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Marina Cometta L’uso della magia nel mondo germanico Corso di Filologia Germanica Unità B e C A.A. 2013/2014 EDIZIONI UNICOPLI

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Filolofia germanica

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  • Marina Cometta

    Luso della magia nel mondo

    germanico

    Corso di Filologia Germanica

    Unit B e C

    A.A. 2013/2014 EDIZIONI UNICOPLI

  • Unit didattica B

  • La magia Unit B

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    Cenni sulle pratiche magiche presso le popolazioni

    germaniche

    Di per s la magia ha o aveva una funzione sociale nella vita quotidiana. In linea di principio, ognuno in grado di esercitare magia, se conosce le giuste parole e il rito eventualmente ad esse connesso. Nellesercizio della magia infatti essenziale prima di tutto pronunciare correttamente la formula appropriata che per spesso deve essere accompagnata da determinati mezzi, azioni riti, gesti e cos via1. Un primo fondamentale aspetto della magia la concezione simpatetica che presuppone che uomo e Natura siano sostanzialmente identici e che tutto sia interconnesso, di conseguenza agendo in un certo modo o su di un certo oggetto si pu ottenere per analogia lo stesso effetto sulla cosa o persona desiderata. Daltra parte la pratica magica presuppone anche la capacit di padroneggiare quella forza misteriosa che presiede al cosmo e che conferisce potere2. Come documenta la scelta di formule proposte nel presente corso, presso le popolazioni germaniche che ricavavano il proprio sostentamento dallagricoltura, lazione magica si rivolgeva primariamente alla preservazione della fertilit dei campi o del benessere degli animali.

    La documentazione anglosassone

    Spesso le formule degli incantesimi si trovano annotate in manoscritti sparsi. Documenti eccezionali sono per alcuni testi di medicina anglosassoni che annotano, accanto a vere e proprie ricette, una serie di formule collegabili con pratiche

    1 Sullutilizzo magico delle rune si veda lunit C.

    2 Troveremo spesso questo concetto nelle formule oggetto del corso, nelle

    lingue germaniche esso viene espresso da quella radice da cui derivano i verbi moderni ingl. may, ted. mag, scand. m.

  • Marina Cometta

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    magiche. Peraltro difficile separare nettamente i contenuti strettamente razionali-scientifici da elementi magico-rituali. Sapere empirico e preghiere o incantesimi si fondono o si alternano costantemente. Quattro sono le raccolte principali giunte sino a noi, tutte dedicate alla cura mediante le erbe: il Lcboc (libro medico) di Bald il Lacnunga (medicamenti) il Peri Didaxeon (sulla scuola di medicina) lo Herbarium Apuleii (erbario di Apuleio) completato da

    un trattato sulla betonica, unerba molto usata ai tempi3, e da alcune ricette tratte dallo Pseudo Dioscoride.

    Si voluto vedere in questi testi la corruzione finale della medicina classica che diviene superstizione. stato pure supposto che essi non fossero destinati ai medici anglosassoni ma fossero puri esercizi di copiatura, affermazione suffragata dal fatto che nei lunghi elenchi di piante officinali figurano anche piante che crescono solo nellarea meridionale del Mediterraneo. Va tuttavia sottolineato che a un esame pi attento essi mostrano di perpetuare la tradizione classica con unaccuratezza straordinaria. Inoltre stato accertato che il loro uso si protrasse per diversi secoli e che alcune ricette si sono dimostrate efficaci. Per altro il clima dellInghilterra medievale era notevolmente mite e sarebbe stato possibile coltivare nellarea protetta del chiostro monastico anche quelle erbe che solitamente richiedono temperature mediterranee. Il manuale pi antico il Lcboc di Bald. Si tratta di tre volumi cos denominati perch un colophon4 posto alla fine del II libro afferma che il medico Bald ne il proprietario. Lunico

    3 Cfr. la dispensa dei testi.

    4 Con colophon si designa unannotazione posta allinizio o alla fine di un

    testo riportante quelle informazioni che vengono ritenute importanti per la sua attribuzione a un estensore, stampatore o proprietario.

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    testimone di questopera datato alla met del X secolo, ma molto probabile che la raccolta del materiale riportato sia avvenuta poco meno di un secolo prima sotto re Alfredo. Infatti verso la fine del II libro si trovano diverse ricette di cui si afferma che siano state trasmesse a re Alfredo su ordine del Patriarca di Gerusalemme, Elia. Elia stato Patriarca di Gerusalemme dal 879 al 907 e fonti contemporanee attestano uno scambio di doni e probabilmente anche di informazioni tra i due personaggi. La struttura di questo testo, sicuramente pensato per un uso pratico, composita e tuttavia mostra un buon ordine: I libro: i primi 30 capitoli sono prescrizioni per la cura di

    infezioni del corpo sistemate in ordine decrescente dalla testa ai piedi. Seguono diversi rimedi di vario genere.

    II libro: il tenore pi dotto, descrive i sintomi e le relative diagnosi di mali interni con le corrispondenti cure.

    III libro: riprende in gran parte il primo, ma riporta anche numerosi incantesimi e invocazioni cristiane.

    Anche il Lacnunga tradito in un unico manoscritto (Britsh Museum, MS Harley 585) della met dellXI secolo. Oltre a contenere alcuni passi paralleli a quelli del Lcboc, questo testo una miscellanea di ca. 200 ricette, rimedi e incantesimi provenienti da fonti greche, romane, bizantine, celtiche e tedesche, distanziandosi molto di pi del primo dai modelli classici. Il Lacnunga un chiaro esempio dei quattro fattori che secondo le concezioni germaniche sono la causa della malattia5: veleni aleggianti nellaria i nove esseri malvagi il verme

    5 Si vedano come esempi diverse formule proposte nel corso.

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    il colpo degli elfi Spesso intriso di concezioni magiche o comunque legate al soprannaturale, esso trasmette alcuni dei pi famosi incantesimi in versi. Il manoscritto del Peri Didaxeon (British Museum, Harley MS 6258 B) data probabilmente agli anni intorno al 1200, tanto che si discute se considerare la sua veste linguistica ancora tardo sassone occidentale o gi middle english. Rappresenta laspetto pi razionale della medicina anglosassone e anche se basato sulle stesse fonti del Lcboc, ne utilizza parti differenti. Infine la versione anglosassone dello Pseudo Apuleio ci pervenuta i quattro manoscritti tra cui il Cotton Vitellius C. iii, magnificamente miniato, generalmente datato a poco dopo il 1050. Il testo in genere noto col nome di erbario anglosassone e contiene la descrizione di 132 piante a cui se ne aggiungono altre 33 dallo Pseudo Dioscoride. Alla descrizione delle singole piante seguono i loro diversi usi in medicina.6

    Le formule semplici7

    Come si diceva pi sopra, elemento fondante la pratica magica la parola in s che, se pronunciata in modo adeguato talvolta sufficiente per ottenere il risultato voluto (Wi wennum). In altri casi, quando linflusso del Cristianesimo si fa sentire, lingiunzione fatta al male o alla sua causa viene rafforzata dalla recitazione di una preghiera, che perde per la sua valenza religiosa per divenire anchessa parola legata a una potenza trascendente (Pro nessia, Contra vermes). A queste

    6 Unultima parte del ms. contiene brani tratti dalla Medicina de

    Quadrupedibis, in cui si espongono alcuni medicamenti che utilizzano gli animali. 7 Qui come nelle prossime sezioni viene citato tra parentesi il titolo della

    formula riportata nella dispensa dei testi, che verr poi analizzata.

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    componenti essenziali possono poi aggiungersi alcuni semplici gesti o, eventualmente lindicazione di una semplice ricetta (Wi wyrm, Wi ymbe).

    Wi wennum

    Questa formula, tradita nel Lacnunga, strutturata su tre procedimenti caratteristici che ritroveremo anche in altri incantesimi. Innanzi tutto si chiama il male per nome, pronunciandolo due volte e quindi raggiungendo il numero perfetto di tre e contemporaneamente coinvolgendo anche la cisti piccola; vale a dire linfezione viene colta nella sua totalit, in modo che nemmeno una sua piccola parte possa sfuggire allo scongiuro. Il male deve poi venire allontanato dal malato. Qui gli si vuole impedire di insediarsi nel corpo e gli si ordina di recarsi lontano, significativamente su di una collina che per la sua forma ricorda una cisti, tanto che definita suo fratello. Dopo un verso (5) dove si accenna a una non meglio definita pratica magica, inizia il secondo scongiuro in cui dapprima si ordina alla ciste di svanire sotto due animali emblematici quali laquila e il lupo, quindi lincantesimo adotta la seconda strategia, quella di ordinare al male di divenire sempre pi piccolo fino a sparire. Lefficacia del comando ottenuta con una serie di passi che accennano a cose sempre pi piccole sino allannientamento. wenne, wennichen (v. 1) ciste, cistina etimologia: il termine (ingl. wen) attestato solo nellarea del Mare del Nord e risale forse a una forma germanica *wanj. Lesito ags. presenta quindi la geminazione germ. occ. e la metafonia sulla vocale radicale. Dal grado zero della radice ie. *u n; -> germ. *wun- con un ampliamento in dentale potrebbe derivare la designazione per ferita: an. und (con caduta della

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    semivocale iniziale) ags. -, ma ingl. wound, as. wunda, aat. wunta (con regolare indurimento della dentale). wennichen indica sicuramente una ciste piccola, non chiaro se si tratti di una formazione con un suffisso diminutivo o di un composto in cui secondo termine indicherebbe il piccolo, il pulcino (ingl. chicken). scealt (vv. 2, 3, 5) devi etimologia: II pers. sg. del verbo preterito-presente di IV classe dovere, la radice verbale attestata, al di fuori del germanico, solo nelle lingue baltiche

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    nel paradigma dei verbi normali. Spesso questo verbo veniva usato nelle lingue germaniche per esprimere lidea del futuro o di condizionale. timbrien (v.2) costruire etimologia: la forma ags. standard8 timbrian; verbo debole di II classe, got. timbrjan, an. timbra, as. timbron, aat. zimb(a)rn, il verbo tratto da una radice nominale germ. *timbr-9, una forma ampliata della radice ie. *dem-/dom-/dm; , dal cui grado /o/ deriva latino domus casa. fonetica e morfologia: le forme germaniche derivano dal grado /e/ della radice e presentano regolare innalzamento della vocale radicale a causa del nesso nasale+consonante seguente. Si noti in aat. la II mutazione consonantica sulla dentale iniziale. Mentre il verbo gotico rientra nella prima classe dei verbi deboli, nella altre lingue il verbo di II classe, si ricorda che in ags. questa classe presenta il suffisso ampliato in jan- che si indebolisce a jan. habben/hauest (vv. 2, 4) avere, hai etimologia: forme standard: habban hafast; got. haban, an. hafa, ags. habban, as hebbjan, aat. habn germ. *hagn-; la vicinanza semantica e fonetica col latino habre ha fatto ipotizzare erroneamente una corradicalit che non possibile dato che la radice ie. di habre ie. *ghabh- che, per legge di Grimm, darebbe in germanico **gag- e non *hag-. Molto pi probabile la derivazione dalla radice verbale ie. *kap-, germ.

    8 Questi testi presentano spesso forme ormai tarde, diverse dalla forma

    standard. Lanalisi partir dalla forma standard. 9 Cfr. ingl. Timber legname, steccato, ted. Zimmer stanza.

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    *haf- prendere, afferare (cfr. lat. capere); *hag-, che si trova in un rapporto di alternanza grammaticale, esprimerebbe un significato durativo rispetto a *haf-; tale radice forma nelle lingue germaniche un verbo forte (primario) *hafian afferrare, sollevare. fonetica e morfologia: in an. hafa la fricativa sonora labiale di germ. *hagn- ha, come sempre, grafia di . Dato che si tratta di un verbo di III classe debole, le forme as. e ags. presentano il suffisso ampliato )jan-; questo, contrattosi a jan-, provoca geminazione e metafonia della vocale radicale, in ags., tuttavia, la metafonia non si realizza, probabilmente per tenere distinto questo verbo dal primario *hafjan. Relativamente alla geminazione, va chiarito che questa si realizza su germ. /*)b/ e che nella geminazione tale fricativa si presenta anche in ags. e as. come occlusiva. Nella II per sg. (hafast) non vi pi la /j/, quindi in assenza della geminazione la velare conserva il carattere fricativo e, come in an., ha grafia di . Relativamente al verbo forte *hafian- si fa presente che attestato in tutte le lingue germaniche con alcune particolarit. Le forme nelle varie lingue sono:

    got. hafjan hf hfum hafans an. hefja hf hfom hafenn ags. hebban hf hfon hafen as. hebbian hf / hb hbun haban aat. heffen / heben huob huobum (gi)haban

    Si tratta di un verbo forte di VI classe che forma il presente col suffisso ampliato j-an-. Il solo infinito dellan. e del germ. occidentale presenta perci la metafonia palatale sulla /a/ radicale; nelle tre lingue del germ. occ. si inoltre verificata la geminazione.

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    Il verbo presentava lalternanza grammaticale, quindi ie. /p/ > germ. /f/ (per legge di Grimm) allinfinito e pret. sg. e ie. /p/ > germ. /)b/ (per legge di Verner) al pret. pl. e ppp. Tale alternanza stata disturbata da fenomeni di analogia: Il gotico ha ovunque eliminato gli esiti di Verner. In an. la grafia non distingue tra fricativa sorda e fricativa

    sonora per cui il fenomeno resta ambiguo. Anche in ags. la grafia sempre sia per /f/ che per /)b/;

    tuttavia molto probabile che la forma con la sonora sia stata estesa a tutto il paradigma: linfinito hebban parte infatti da *ha)b)bjan, in cui la geminata ha dato esito di occlusiva sonora, mentre la /)b/ scempia, rimasta fricativa, viene resa appunto con .

    La generalizzazione della sonora si verificata pure in as., dove lesito per sempre di occlusiva; solamente al pret. sg. si ha a volte la forma .

    Laat. infine presenta la forma analogica sempre al pret. sg.10, mentre linfinito heffen attesta la geminazione della sorda. Nel corso dellevoluzione linguistica sorge quindi una forma heben, assolutamente analogica alle altre, vale a dire calcata priva di geminazione, esattamente come il preterito e il participio.11 Si noti infine la regolare dittongazione di // in /uo/ in aat.

    ft (v.6) piede

    10 Questa stata probabilmente la prima forma a subire lanalogia, dato che

    tutto il preterito aveva gi un unico vocalismo. 11

    Fenomeno analogo si verifica anche in inglese, ove la forma moderna to heave, che per altro oltre alle forme forti (hove) ha assunto anche una formazione debole (heaved).

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    etimologia: germ. *ftuz, got. ftus, an. ftr, ags., as. ft, aat. fuoz; termine diffuso in molte lingue ie., derivato dalla radice ie. *pd-/pd-. fonetica e morfologia: gli esiti nelle varie lingue germaniche sono da manuale12. wolves (6) del lupo etimologia: forma standard: wulfes; got. wulfs, an. ulfr, ags., as. wulf, aat. wolf, germ. *wulfaz, da un probabile tema ie. *u ;l po-, confrontabile con latino lupus, ma anche vulpes (volpe). fonetica: la liquida sillabica ie. sviluppa in germ. una /u/ che in aat. si apre (abbassa) ad /o/ a causa della /a/ tematica. semantica: nellimmaginario umano il lupo incarna la forza rapace e distruttiva, tanto che nella mitologia norrena, il mostro che minaccia il creato e che alla fine dei tempi ingoier Odino ha le sembianze di un Lupo13. earnes (vv. 6,7) dellaquila etimologia: got. ara, an. o3 rn, ags. earn, as.,aat. aro, arn. Il termine ie. *or-n- indicava probabilmente un grosso uccello rapace (cfr., con generalizzazione di significato, gr. , uccello, ital. ornito-logo ecc.) sost. m. in nasale. fonetica e morfologia: loriginario tema in nasale germ. *aran- si presenta in certe forme col grado zero del suffisso e un ulteriore suffisso tematico -a-: germ. *arn-a-; si spiega in

    12 Il plurale ingl. feet risale a una forma germ. *ftiz, in quanto il termine

    rientrava nella classe tematica *-iz, gi in ags. il nom. pl. era perci ft. 13

    Una buona esposizione del mito del lupo Fenrir si trova nella pagina internet di Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Fenrir)

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    questo modo la forma ags. e la variante as., aat. arn; in an. il secondo suffisso tematico era -u-, anzich -a-: *arnuz, si spiega cos la metafonia labiale della voc. radicale. Ags. earn presenta regolare frattura. gewure (vv. 11, 13) diventi, II pers. ottativo pret. di weran etimologia: got. waran, an. vera, ags. weoran, as. werthan, aat. werdan, ie. *u= ert- volgere, cfr. lat. vertere, laccezione germanica fa probabilmente capo allidea del volgere delle stagioni e del ciclo naturale. fonetica e morfologia: la /e/ radicale subisce i seguenti fenomeni: in got. ha lesito aperto con grafia di a causa della vibrante successiva, in ags. si ha frattura a causa del nesso /r/. Lesito della fricativa dentale sorda germanica da manuale. Si tratta di un verbo forte di III classe che presentava anche alternanza grammaticale, le forme germaniche sono perci: *weran-, *war-, wurum-, wuranaz. semantica: le lingue germaniche traggono da questa radice (al grado zero e con alternanza grammaticale) anche una designazione per destino, notoriamente una delle forze soprannaturali pi importanti per la mentalit germanica: *wuriz, an. urr (con caduta della semivocale iniziale), ags. wyrd (con metafonia), as. wurd, aat. wurt. Il verbo era molto diffuso nelle lingue antiche, scompare tuttavia sia in inglese, dove viene sostituito dal neologismo to become, sia, in larga misura, nelle lingue scandinave14, dove subentra nel corso del XV secolo bli (un prestito dal medio basso tedesco bliven). Per contro diviene un importante ausiliare nel tedesco dove viene

    14 Oltre che in islandese, solo in una delle due varianti del norvegese rimane

    verta come possibilit nella formazione del passivo.

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    utilizzato per esprimere sia il futuro al posto delle pi antiche formazioni cadute in disuso con preterito-presenti quali mun in an. e scal in ags. (ingl. shall), sia il passivo accanto ad essere.

    Pro nessia, Contra vermes

    Queste due brevi formule del IX-X secolo, la prima di area bavarese, la seconda antico sassone, riprendono nella loro essenzialt il procedimento magico: al male, in questo caso il verme, viene ordinato di uscire dal corpo, colpendolo nella sua totalit, quindi anche relativamente ad eventuali recrudescenze (i nove vermiciattoli). Il male viene poi allontanato progressivamente sospingedolo sempre pi verso lesterno fino a che giunge ad uno strale che, sottointeso, viene lanciato lontano. La formula si chiude o con la recita del Pater noster, la preghiera pi nota e, proprio perch insegnata direttamente da Ges, ritenuta pi efficace o con una generica invocazione al Signore.

    Si noti che le due formule tedesche, contrariamente a quella anglossassone, commentata pi sotto, usano per verme un

    termine raro per il quale difficilissimo trovare altri riscontri. gang (p.n.v. 1) vai, imperativo di gangan etimologia: verbo germanico di VII classe, i cui raffronti con lie. sono rari ed incerti:

    got. gaggan iddja gaggans an. ganga gekk gengom gengenn ags. gangan (ode) /geong geongon gangen as. gangan geng gengun gegangen aat. gangan giang giangum gigangan

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    fonetica e morfologia: al preterito, il verbo forte presenta in gotico e forse anche in ags, dove la forma ode sopra riportata rara, delle forme supplettive, mentre nelle altre lingue il paradigma completo; non per certo quale sia lo stato originario. Iddja e ode potrebbero attraverso una serie di passaggi non del tutto chiari derivare dalla stessa radice di lat. re e di greco . Si ricorda che i verbi di VII cl. con vocale radicale a- allinfinito, hanno al pret. rispettivamente in an. e as. -e-, in ags. -eo- e in aat. 2-. Relativamente alla fonetica si noti in got. la grafia per il nesso -ng-, in an. lassimilazione del medesimo nesso, in posizione finale, a -kk- e, al ppp., una palatalizzaione della voc. radicale dovuta alla cons. velare seguente, seguita a sua volta, dalla vocale. palatale -e-.

    Il solo germanico occidentale attesta nelle sole forme di presente, un verbo di derivazione incerta, forse originariamente atematico: ags., as., aat gn15 (cfr. ingl. to go) < germ. *gn- (1); si notino lesito // dellags. dovuto alla nasale che ha impedito le schiacciamento a /F6 /. Laat. inoltre presenta una variante di non chiare origini: gn (ted. gehen). drohtin (c.v. rigo 4) signore etimologia: germ. *druhtinaz, an. drttinn, ags. dryhten, as. druhtin, aat. truhtin condottiero, signore, derivato mediante un suffisso che indica la posizione di comando allinterno di un gruppo da germ *druhtiz, an. drtt, ags. dryht, as. druht, aat, truht, in got. attestato il derivato gadrahts soldato. La designazione di questa struttura sociale di fondamentale importanza per il germanesimo tratta mediante il suffisso ti-,

    15 Il solo ags. attesta anche il participio preterito gegan. (ingl. gone);

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    caratteristico per gli astratti femminili, dal grado zero di una radice germ. *dreu-/drau-/dru- (serie apofonica della II classe dei verbi forti), a sua volta derivata dalla radice ie. *dher-/dhr-, il cui significato di base sarebbe quello di tener saldo, sostenere, tener fede, cfr. lat. fretus fiducioso, frenum morso, briglia; formazioni analoghe sono inoltre attestate in: baltoslavo: asl. drugu amico, lit. draugas compagno celtico: gall. drungos, air. drong schiera. fonetica e morfologia: drtt / drttinn: in an. lassimilazione della fricativa velare alla dentale ha provocato labbassamento e lallungamento della vocale; in ags. dryht / dryhten si ha metafonia palatale sulla vocale radicale; in aat. truht / truhtin vi indurimento della /d/ iniziale. semantica: il campo semantico di queste formazioni dunque chiaramente circoscritto ad una schiera militare i cui membri sono legati da un vincolo di solidariet; germ. *druhtinaz il capo di tale schiera. Con il diffondersi del Cristianesimo, questo termine venne sempre di pi usato con riferimento alla divinit. Il processo di calcatura avviene in diverse, interessanti fasi. 1. Il primo termine che viene impiegato per indicare il

    signore Dio germ. *frawan-, una formazione molto antica che pare avesse anche alcune connotazioni sacrali. Nella fase antica delle lingue del germ. occidentale il termine ancora attestato, soprattutto in ags. (fra), ma gi in fase di regressione16 di fronte alle forme derivate da

    16 In area nordica il termine cade in disuso prima dellintroduzione del

    Cristianesimo. Esso era ormai divenuto il nome proprio di una divinit pagana (Freyr). In tedesco rimane il corrispondente femminile (Frau), mentre il maschile si conserva solo in alcuni composti, tra cui Frondienst

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    *druhtinaz. Come si detto questo termine indicava il condottiero. Le modalit secondo le quali passa ad indicare il Signore Dio, sono strettamente legate ad unevoluzione semantica del latino e hanno poco a che fare con leventuale idea che luomo germanico, divenuto cristiano, concepisse s stesso come seguace di Cristo, vale a dire come guerriero legato a Cristo in uno strettissimo rapporto di fedelt.

    2. Con *druhtinaz infatti Germani, entrati, quali mercenari, a far parte dellesercito romano, designavano, come ovvio, il loro comandante in capo, vale a dire limperatore. A costui spettava, in epoca tardo antica, il titolo di dominus; viene quindi a crearsi una corrispondenza *druhtinaz dominus; quando, col Cristianesimo, dominus viene riferito allunico, vero Imperatore, cio Dio, *druhtinaz ne segue levoluzione semantica.

    3. A questo punto le due principali lingue del germ. occ. creano altri due termini per designare il signore terreno (e in un secondo tempo anche quello celeste), in inglese si impone Lord (contrazione da hlfweard guardiano del pane, vale a dire colui che deputato al sostentamento dei suoi uomini), in tedesco Herr (derivato dal comparativo di un aggettivo significante anziano, venerabile, ad imitazione di signore, derivato da lat. senior, comparativo di senex vecchio.

    Wi wyrm, Wi ymbe

    Mentre Wi wyrm tradita come tante altre nel Lacnunga, Wi ymbe stata annotata nel margine superiore di un manoscritto dellXI secolo contenente una copia della versione

    (servizi particolari dovuti in epoca feudale al signore) e Fronleichnam (Corpus Domini). vedi anche pi sotto.

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    anglosassone dellHistoria ecclesiastica gentis angorum di Beda. Queste due formule anglosassoni, presentano una maggiore elaborazione e contengono alcuni elementi in pi rispetto alle precedenti. Alla parola si accompagnano qui alcuni semplici gesti: lindicazione di sussurrare la formula contro i vermi nellorecchio del paziente con la curiosa distinzione tra un maschio e una femmina. Lincantesimo va inoltre ripetuto per nove volte. Poi, in parziale contraddizione si consiglia di cantarlo spesso sulla ferita, bagnandola con la saliva, e aggiungendo una sintetica ricetta per un unguento a base di verde centaurea pestata e caldo sterco di mucca. Ancora pi brevi sono le indicazioni dellincantesimo per le api, ridotte sostanzialmente a gettare della polvere con evidente simbologia alla stanzialit. Quanto alla forza della parola, Wi wyrm si affida ad una formula assolutamente incomprensibile; ma proprio larcano celato nei suoni che conferisce il potere a chi li recita o, meglio, li canta. Wi ymbe17 per contro suddivide lo scongiuro in due momenti; dapprima si evocano le forze della terra con forse unallusione a chi o a cosa potrebbe danneggiare le api: linimicizia di un ladro, la perdita dellorientamento o infine le parole di qualcuno che le attiri altrove. Nella seconda parte poi ci si rivolge direttamente allo sciame ingiungendogli di non volare lontano e di ricordarsi piuttosto del padrone e del beneficio che esso gli arreca. Per altro la pratica di gettare della sabbia sullalveare per impedire lo sciamare della api, documentata. Le api si rifugiano cos accanto alla loro regina e possono facilmente venire trasferite in unaltra arnia. wyrm verme

    17 Pi avanti vedremo una analoga formula tedesca, che per fortemente

    rivestita di cristianesimo.

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    etimologia: germ. *wurmiz / *wurmaz serpe, verme, got. warms, an. ormr; agr. wyrm, as., aat. wurm dallie. u= r; miz, lat. vermis. fonetica: I termini del germ. occ. derivano dalla prima forma, ags. wyrm presenta perci regolare metafonia; got. e an. partono invece dal tema in a; in got. si ha apertura (abbassamento) a causa della /r/ seguente, labbassamento di /u/>/o/ in an. dovuta alla vocale tematica, in an inoltre la semivocale iniziale caduta perch seguita da una vocale velare. wpned cynnes (w.w. rigo 2) armata stirpe kenning per maschio wF6 pned armato ppp. di un verbo debole tratto dal sostantivo germ. *wpna- arma. etimologia: got. w)pn, ags. wF6 pn, as. wpan, aat. wffan18; senza riscontri con lie. fonetica: gli esiti della /1/ sono da manuale, si noti la II mutazione consonantica in aat. cynn stirpe, schiatta etimologia: germ. *kunja(n) schiatta: got. kuni, an. kyn, as., aat. kunni, ags. cynn. La radice ie.*gen/gon/gn; aveva laccezione di generare, cfr. lat. genus, gignere, gens.

    18 In tedesco esiste anche Wappen stemma si tratta del medesimo termine

    solamente entrato in tedesco come prestito dal basso tedesco (la forma medievale dellas.) assieme a altre numerose formazioni appartenenti al lessico della cavalleria, dato che proprio questa regione ha fatto da tramite per la diffusione della cultura cortese cavalleresca dalla Francia alla Germania.

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    fonetica: tutte le forme germaniche sopra citate derivano dal grado zero della radice. In an. e ags. si ha sempre metafonia palatale sulla vocale radicale; ags. cynn e as., aat. kunni presentano la geminazione del germanico occidentale causata dalla semivocale palatale del suffisso tematico. wifcynnes (w. w. prosa rigo 3) genere femminile wf donna (per cynnes vedi termine precedente) etimologia: germ. *w)ba-, an. vf, ags., as. wf (ingl. wife), aat. wb (ted. Weib); in genere anche se con diversi dubbi il termine viene ricondotto a una radice ie. *u= e=i p- mettere in moto, girare, avvolgere, con evoluzione semantica a velare, facendo riferimento alluso delle donne germaniche sposate di portare un copricapo di lino, oppure collegando il moto designato dalla radice con lattivit di tessitrice. Direttamente confrontabile un verbo debole germanico *wai)bjan-, attestato in got. biwaibjan avvolgere, an. veifa dondolare, gettare, ags. wF6 fan avvolgere, rivestire, aat. zi-weiban spargere. Con ampliamento in sonora anzich in sorda cfr. ie. *u= e=i b lat vibrre. fonetica e morfologia: tutta la famiglia germanica presenta legge di Verner; i differenti gradi apofonici dei termini sopra citati fanno riferimento alla prima classe dei verbi forti. La forma ags. wF6 fan presenta regolarmente la metafonia palatale sullesito // del dittongo germanico. semantica: il termine uninnovazione germanica che si affianca a quello di derivazione ie., germ. *kwenn (got. qino,

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    an. kona19, ags. cwene, as., aat. quena) < ie. *gu= en- (cfr. greco ). Germ. *w)ba- non perci attestato nellarcaico gotico ed entra in concorrenza col termine pi antico nelle altre lingue; entrambe le designazioni si conservano nelle lingue scandinave moderne (kona, viv), mentre in inglese e tedesco si impone il lemma pi recente (wife, Weib); daltro canto ags. cwene si specializza in inglese in queen regina. Linterpretazione del conio germanico rimane comunque controversa, soprattutto perch difficile spiegare il genere neutro di un termine che designa lessere femminile in generale o la donna adulta. Fra le possibili motivazioni di questa particolarit stato citato un eventuale riferimento ad aspetti soprannaturali della donna oppure al suo status di essere servile. In effetti sia designazioni di esseri demoniaci che di persone sottomesse possono essere di genere neutro. Relativamente alla prima ipotesi, stato sottolineato che presso i Germani la donna era ritenuta depositaria di doti profetiche e caratterizzata quindi, secondo Tacito, da un qualcosa di sacro; *w)ba- avrebbe perci fatto riferimento a una particolare mobilit dello spirito, a una sorta di estasi tipica della profetessa. Contro questa ipotesi va per detto che luso del termine, sin dalle sue prime attestazioni, esclude non solo qualsiasi riferimento ad una sfera soprannaturale, ma appare anche privo di qualsiasi atteggiamento di reverenza. A favore della seconda ipotesi si pu invece tener conto che il termine ha sempre designato un essere femminile adulto, quindi nella sua piena capacit lavorativa, *w)ba- avrebbe allora designato colei che si occupa dei lavori domestici e agricoli, in uno stadio sociale in cui alluomo competeva per contro la caccia e la guerra, situazione questa pure documentata da Tacito e che

    19 La vocale /o/ probabilmente dovuta a una sorta di contrazione della

    vocale radicale /e/ con la semivocale labiale della consonante iniziale.

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    pare riflettersi in nella formula ags. wF6 penman and wfman esseri umani che portano le armi e esseri umani che sono wf, femmine, formula quindi molto simile al lessema qui analizzato. leo (w. w, rigo 2) canto, forma originaria hlod etimologia: germ. *hleua(n), got. hliu, cfr. sv. ljud, an. hlio, n. si tratta probabilmente di una formazione participiale in to- da un radice ie. *kleu - ascoltare; nelle lingue germaniche il termine viene ad indicare qualsiasi gradazione del suono: ascolto, silenzio20, suono. fonetica: il sostantivo attestato solo in gotico e nordico con esiti regolari del dittongo e della dentale. galdor (w. w. rigo 2bis) canto, incantesimo etimologia: germ. *gal-raz, an. galdr; ags. gealdor [jFldor] incantesimo. In ags. si noti la palatalizzazione della consonante velare sonora iniziale e la conseguente grafia , tra la dentale e la vibrante si inserita una vocale epentetica. Il sostantivo tratto dal verbo forte di VI classe germ. *galan-, gl, glum-, galan. semantica: da un significato originario di cantare si passa a quello di cantare incantesimi, incantare (il passaggio analogo allitaliano cantare > incantare). Interessante laccezione attestata in nordico di stridere riferita ad uccelli (gallo, corvo, aquila), evidente richiamo alla credenza dei poteri divinatori di

    20 Cfr. il primo verso della Vo3 lusp: la profetessa prima di annunciare la sua

    visione chiede ascolto o attento silenzio: Hljs bi ek allar helgar kindir, silenzio chiedo a voi tutte sacre stirpi.

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    questi animali. Cfr. inoltre il termine per usignolo Nachtigall, nightingale. Difficile ricondurre i termini a una radice verbale ie. Forse si tratta di formazioni connesse con una base ie. *ghel gridare, che per rientra in unaltra serie apofonetica. swire eare (w. w. rigo 2) orecchio destro swire etimologia: forma di comparativo da ags. sw forte, abile, destro. Questo aggettivo risale a germ. *swinaz

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    presente nella fase antica (sved. hger21). Per contro in anglosassone si era diffuso sw, in un primo tempo con riferimento alla mano atta a maneggiare le armi. are orecchio etimologia: germ. *auz, got. auso, an. eyra, ags. are, as., aat. ra, cfr. lat. auris; gli esiti del dittongo sono regolari: in an. si avuta un palatalizzazione a causa della sibilante sonora seguente, in aat. si ha lesito monottongato a causa della vibrante successiva. wynstre (w. w. rigo 3) sinistraforma contratta per winester

    etimologia: an. vinstri, as. aat. winistar, forma tratta mediante un suffisso di opposizione ter- da *winiz, letteralmente amico; il termine attestato in an. vinr ags, wine e as., aat. wini. Si tratta di un tema in i-, per cui la /i/ radicale esito di innalzamento di /e/: germ. *wen- < ie. u en amore, piacere, avvenenza. Questa radice, che pure attestata nel teonimo Venere, sviluppa in germanico numerosi termini, tra cui si cita germ. *wunj (femm.) gioia, piacere, desiderio, il termine attestato solo nelle lingue del germ. occ.: ags. wynn, as., aat. wunnia. Queste lingue presentano la geminazione a causa della /j/, in ags. wynn la semivocale palatale ha provocato anche la metafonia sulla vocale radicale. Wynn per altro la forma ags. del nome della runa per la semivocale labiale < >. semantica: come spesso accade in germanico, il lemma presenta una forte connotazione giuridica: amico non tanto la persona che ci vuole (e a cui vogliamo) bene, ma colui al

    21 Mentre inglese e tedesco designano la (mano) destra come quella

    giusta, le lingue scandinave conservano una formazione antica *hgi- adatto.

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    quale ci lega un forte vincolo di solidariet. In un contesto di comitatus, il fulcro di un tale vicendevole rapporto il capo; di conseguenza spesso wine pi che lamico designa il condottiero, sottolineandone per la qualit di benevolenza e generosit verso i suoi seguaci. Mentre per destro si utilizzano radici che indicano una maggiore forza, abilit, la sinistra viene invece intesa, anche presso altre culture ie., come la parte pi favorevole. Questo probabilmente da collegare con certe abitudini cultuali: durante il culto ci si rivolgeva di preferenza verso est, dove cio sorge il sole. Per i Germani per la sede degli dei, da cui provenivano quindi forze benefiche, era il nord, se per durante il sacrificio di guarda a est, il nord si trova alla sinistra. awriten (w. w. rigo 3) scritto sopra, ppp. di awrtan, derivato da wrtan incidere, graffiare etimologia: verbo forte di I classe germ. *wrtan- (wrait-, writum-, writanaz); got. -; an. rta, ags., as. wrtan, aat. rzan, non ci sono diretti corrispondenti in ie. semantica: il verbo diviene il termine tecnico per incidere la rune. Nelle lingue germaniche si diffonde anche un altro verbo *skrb) an-, anchesso di non chiara origine: la forma e il significato farebbero propendere per un prestito dal latino scribre, vi contraddice per la morfologia di verbo forte, che in genere riservata ai verbi primari (=di diretta origine ie.). Tendenzialmente veniva usato *wrtan- in riferimento al fuark e *skrb) an-, alla redazione di testi con lalfabeto latino. Talvolta per *wrtan- passa anche a designare la stesura mediante lalfabeto (cfr. ing. to write, ma anche ted. Buch-

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    stabe, dove il secondo elemento deriva da germ. *stab) a- che indicava il tratto runico.) 22 mg (w. w. rigo 2bis) possa etimologia: germ. *mag5 pu non ha chiari riscontri in ie. si noti per lags. lesito schiacciato della vocale. morfologia: in germanico la radice verbale *mag5 -, forse appartenente ad una originaria V classe forte, d luogo ad un preterito-presente, con notevoli anomalie rispetto allapofonia consueta per la V classe; nelle varie lingue le forme sono:

    got. mag magun mahta an. m mego mtta ags. mg magon meahte as. mag mugun mohta aat. mag magun/mugun mahta/mohta

    Nel paradigma si sono verificati i seguenti fenomeni fonetici: al preterito debole la dentale del suffisso si unisce direttamente alla radice e non subisce quindi la legge di Verner; essa si presenta come occlusiva sorda e, venendo a contatto con la velare sonora della radice, ne provoca lassordimento, lesito di /ht/, che in an. si assimila a /tt/ con conseguente allungamento della vocale radicale. In an. si inoltre verificata la caduta della consonante velare finale al pret. sg. (con valore di presente), sempre con lallungamento della voc. radicale; in ags. si ha schiacciamento della /a/ radicale al pret. sg. (con valore di presente), e frattura al pret. debole, in as. e aat. le

    22 La diretta continuazione di aat rzan ted. reien, strappare; il

    significato di incidere, graffiare continua in ritzen, che deriva da un verbo corradicale, debole di II classe, con geminazione intensiva: germ. *writtn.

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    forme di preterito debole tratte col vocalismo /u/ presentano apertura. Mentre la V classe forte prevede al preterito plur. il grado allungato //, questo verbo presenta ovunque un vocalismo breve di vario timbro, ove le forme con /u/ paiono quelle pi recenti e sembrerebbero essere sorte per analogia con i verbi pret. pres. di IV cl. che presentano al pret. pl. (con significato di presente) il grado zero, anzich quello allungato: es.: *skal/skulum devo/dobbiamo. Tenendo conto del ppp. dei verbi di V cl., in *mag5 il grado zero dovrebbe essere rappresentato da una /e/; le forme con /u/ sarebbero quindi pienamente analogiche alla IV classe. Le forme con /a/ radicale, per contro, possono venir intese come esito di analogia col vocalismo del singolare, forse secondo lo schema di alternanza dei vb. forti di VI cl. semantica: dalla radice il cui significato era potere, essere in grado, deriva mediante un suffisso in- (che quindi provoca metafonia palatale) un sostantivo (*mag5 ina-) con significato di potere, forza, che spesso indica proprio il potere magico e che ritroveremo di frequente nelle nostre formule: an. megin, ags. mFgen, aat. megin; interessante in proposito antico persiano maga- classe sacerdotale, da cui deriva il nostro mago. Comune a tutte le lingue germaniche pure il termine germ. *mag5 -tiz che continua tuttora con ingl. might, ted. Macht, norv. maatt: got. mahts, an. mttr (con assimilazione del nesso /ht/), ags. meaht (con frattura), as., aat. maht; da un punto di vista fonetico si noti anche levoluzione delloriginale nesso /g5 t/, (sorto dal contatto della consonante finale della radice con un suffisso iniziante per /t/) esso passa a /kt/ per assimilazione parziale e quindi per dissimilazione ad /ht/. (cfr. il preterito debole del verbo e anche pi avanti).

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    Le formule complesse

    Quegli elementi che abbiamo visto essere caratteristici degli esempi considerati fino a qui si ritrovano maggiormente elaborati ed integrati da altri motivi nelle formule proposte in questa sezione.

    Wi wterlfadle, Wi frstice

    Questi due incantesimi traditi da Lacnunga mirano a fornire un rimedio a malesseri fisici che colpiscono luomo. Essi fanno riferimento a una credenza molto diffusa che attribuisce la colpa della malattia allintervento di esseri soprannaturali. In particolare il primo allude agli elfi, esseri dalla natura quanto mai ambigua e sfuggente. Il testo tramandato inizia con una dettagliata descrizione di questa malattia e prosegue con una lunga ricetta di erboristeria. Segue lincantesimo vero e proprio con lusuale raccomandazione di recitarlo tre o pi volte. Dallo scongiuro si evince che il sintomo pi grave la comparsa di una serie di pustole che rischiano di infettarsi, e coerentemente gli autori di questa affezione sono esseri collegati con lacqua. Lo scongiuro di per s abbastanza semplice: sempre avendo presente la necessit di cogliere il male nella sua totalit si enumerano per impedirle, tutte le modalit secondo le quali la malattia potrebbe propagarsi. La forza dello scongiuro viene aumentata citando una simbolica delimitazione dellulcera e, come conclusione invocando linesausto potere della terra, fonte di ogni forza rigeneratrice. Il secondo incantesimo fa riferimento a quello che ancora oggi va sotto il nome di colpo della strega. Qui la ricetta ridotta a pochi ingredienti, mentre molto pi elaborato appare lincantesimo vero e proprio. Esso si apre con un riferimento a quegli esseri ritenuti la causa di questo dolore improvviso: creature di genere femminile lanciate in una cavalcata selvaggia, quasi a evocare la subintaneit della fitta dolorosa.

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    Lo scongiuro si struttura nella triplice ingiunzione al dolore concretizzato in un dardo che penetrato nella carne di uscire dal corpo (vv. 4, 10 e 13). Alle prime due ingiunzioni segue levocazione di quanto accaduto: il mago ha visto le donne lanciare i dardi che ora egli intende rivolgere contro di loro, inoltre conosce anche le modalit con cui il dardo stato forgiato: queste sue conoscenze gli danno il potere, allinterno di questa sorta di visione, di ripetere lo scongiuro (fuori piccolo dardo, v. 13). Col verso 15 lingiunzione assume tutta la sua forza cogente: non pi fuori piccolo dardo se tu sei dentro ma: Fuori dardo, non essere dentro dardo! Quindi secondo la consueta tipologia al male viene ordinato di diminuire fino a scomparire (v. 17) e quindi lo si circoscrive in tutte le sue eventuali caratteristiche. Infine, dopo averlo inviato sui monti dove evidentemente albergavano le donne malefiche, analogamente allincantesimo tedesco contro il verme, il male viene allontanato ponendo il suo simbolo, una daga, nellacqua (corrente) che lo porter lontano. wterlfadle (wa. rigo 1) malattia degli elfi dacqua wF ter acqua etimologia. wFter acqua, da una radice germ. *wat- (con schiacciamento della /a/ radicale), as. watar, aat. wazzar (con II mutazione cons.), a questa formazione del germ. occ. si affiancano i termini uscenti in nasale del nordico e del gotico: got. wat (ma gen. watins), an vatn. Alla base si trova una radice ie. *u= d- / u= od-/ ud, i termini per acqua derivano dal grado o-, mentre dal grado allungato, germ. *wt-, deriva laggettivo umido: an vtr, ags. wF6 t. Della stessa radice il greco e il lat. unda. Si tratta di un antichissimo sostantivo neutro, nella cui flessione si alternava un suffisso tematico in vibrante (nom. e acc.) con uno in nasale (gen. e dat.), mentre il

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    gotico e il nordico hanno generalizzato questultimo, il germanico occidentale ha esteso la vibrante. (cfr. per la chiusura di Wi frstice: wtan, una evidente forma arcaica o dialettale. F lf elfo etimologia: ags. Flf, an. alfr, germ *al)baz, in ted. il termine compare solo in epoca recente, o come prestito dallinglese: Elf, o riprendendo la fonetica antica (alb): Alp, questultima designazione significa per incubo, facendo riferimento evidentemente la credenza che lincubo fosse causato da una creatura soprannaturale che opprimeva luomo. Solitamente si ricostruisce una radice ie. *albh- essere luminoso, bianco. Lessere verrebbe dunque designato in base al suo aspetto lucente e diafano, sarebbe dunque una sorta di bianco fantasma. semantica: Gli elfi sono esseri soprannaturali le cui caratteristiche in gran parte ci sfuggono. Essi vengono spesso citati nei carmi dellEdda, senza per che se ne precisi il numero o laspetto. Poich allitterano con Asi, gli alfar si trovano spesso in versi dedicati ai primi, a volte per senza altra funzione che non sia quella metrica. Da altre ricorrenze pare tuttavia che fra gli elfi e gli dei esistesse un rapporto abbastanza stretto, tant vero, che intorno al 1020 si ha una testimonianza di un culto che i contadini ancora pagani di stergtland tributavano agli Elfi. Abbiamo poi alcune locuzioni che possono apparire ambigue: nella poesia ags. spesso si definiscono Flfscene belle come gli Elfi, donne dotate di una particolare bellezza, tale da sedurre pericolosamente gli uomini; anche la designazione an. alf-ro3 ull raggio degli elfi per il sole pu far riferimento alla spendente bellezza di questi esseri, oppure al fatto che gli elfi

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    non possono sopportare la luce del sole che ne provoca la morte.

    lcedome (wa. rigo 3) rimendio etimologia: termine composta da: lF6 ce medico germ. *l1kjaz continua in got. lkeis, an. (con un ampliamento) lF6 knir, as. lki e aat. lhi; la /1/ ha gli esiti regolari, in an. ha subito metafonia palatale. La radice viene ricondotta a un ie. *leg-/log-/lg- raccogliere, ordinare, dire (cfr. lat. lego raccolgo, dico, leggo): sulla base dei significati attestati ancora dal latino, si interpretata questa formazione o riferentesi al medico come colui che dice recita incantesimi terapeutici oppure come colui che raccoglie le erbe medicinali. dom si ricostruisce un germ. *dmaz: got. dms modo, destinazione, destino, an. dmr, ags., as. dm, aat. tuom giudizio, fama, potere, dignit; si tratta di un sostantivo derivato mediante un suffisso in nasale dalla radice ie. *dh-/dh- fare, istituire; probabilmente proprio allampliamento in nasale dovuta la particolare evoluzione semantica del sostantivo. Non inoltre da escludere che la vasta gamma di accezioni si sia evoluta nellambito del linguaggio specifico del ing, per cui derivati da germ. *-/- avrebbero designato situazioni collegate con questa istituzione). Il sostantivo *dmaz forma numerosi composti, acquisendo perci sempre di pi funzioni di suffisso (> ingl. dom, ted. tum) nella formazione di astratti maschili con significato di potere, autorit, qualit, stato, condizione.

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    In qualit di suffisso diffuso nel germ. settentrionale e occidentale e si unisce ad aggettivi o sostantivi che indicano una qualit o una posizione sociale, formando termini che designano appunto lo stato espresso dallaggettivo o sostantivo di partenza: per es. aat. fr0-tuom, ags. freo-d@m libert (lo stato di essere libero). In tedesco -tuom diviene quindi suffisso a tutti gli effetti e pu unirsi a termini diversissimi. La radice ie. *dh-/dh- d luogo a un verbo, originariamente atematico il cui significato era porre, mettere (cfr. gr. ), laccezione germanica di fare perci conseguenza di unampia generalizzazione di significato. Lampliamento in -m presente anche nei termini greci thema frase, Themis Giustizia, anche in ambito greco quindi il riferimento primario a una capacit di discernimento che quindi si pu esplicare in una sentenza, in una decisione oppure in unopinione anche relativamente alle qualit di un altro. Fra i corradicali germanici pi significativi si noti lastratto femm. germ. *diz: got. gads, an. d, ags. dF6 d, as. dd, aat, tt azione, con esiti regolari della forma germanica. In latino la radice presente in: ab-dere nascondere, con-dere fondare, sacer-dos sacerdote, e con un ampliamento in consonante velare in facio faccio. burnon (wa. v. 2) brucino ottativo preterito di beornan etimologia: got. brinnan, an. brenna, ags. beornan, as. brinnan, aat. prinnan/ brinnan; riscontri con altre lingue ie. sono possibili solo presupponendo complicati passaggi fonetici. morfologia: verbo ft. di III classe: germ. *brinnan

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    analogica al causativo (debole di I classe): germ *brannjan23 dar fuoco, bruciare come vb. transitivo; in ags. si verificata una metatesi (vale a dire la vibrante e la vocale si sono scambiate di posizione: brinnan>birnan, di conseguenza si verificata la frattura con esito /eo/. wund waxsian (wa. v. 4) ulcerose crescano wund ferito, ulceroso, per lanalisi linguistica cfr. wenne waxian etimologia: III pers. pl. ottativo pres.. di weaxan crescere, germ. *wahs(j)an, got. wahsjan, an. vaxa, as. e aat. wahsan; la radice ie. designava un aumentare. fonetica e morfologia: propriamente si tratta di un verbo forte di VI classe, quindi con apofonia a / / / a (per cui la forma tedesca del pret. wuohs con dittongazione). In ags. la forma dellinfinito presenta frattura della vocale radicale /a/ a causa della /h/ seguente, graficamente poi il nesso /hs/ reso con . Lesito fratto e la presenza di un nesso consonantico in chiusura della radice ha per poi causato linserimento analogico del verbo nella VII classe e pi precisamente nel gruppo che al preterito presenta esiti del dittongo /eu/, il paradigma ags. quindi: weaxan, wox,woxon, weaxan halewge (wa. v. 5) via salutare etimologia: laggettivo germ. *haila-, got. hails, an. heill, ags. hl, as. hl, aat. heil integro, sano risale a ie. *ko=i l/ke=i l-.

    23 In tedesco il causativo ha sostituito il verbo forte: brennen, brannte,

    gebrannt, per il transitivo si usa in genere il verbo prefissato verbrennen. La presenza di /a/ al passato NON dovuta a unalternanza apofonica, ma al fatto che in queste forme non si realizzata la metafonia (Rckumlaut).

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    fonetica e morfologia: nellaggettivo gli esiti del dittongo sono regolari. semantica: Nella radice ie. paiono essere insite accezioni quali integro perch proprio di una divinit; fra i corradicali sono infatti interessanti a. slavo celu sano, integro, e celtico coel segno premonitore, colui che interpreta gli auspici; il significato della radice passa quindi da integro, completo a completamente appartenente a..., di esclusiva propriet di qualcuno, levoluzione in celtico e germanico indica tuttavia che il tema aveva una connotazione sacrale, nel senso che i termini si specializzano ad indicare lappartenenza ad una forza soprannaturale, che pu essere rappresentata da una divinit, ma anche dal destino; essi possono quindi avere la valenza di ci che permette di apprendere le decisioni del destino. In ambito germanico infine il termine collegato essenzialmente con un destino favorevole: cfr. in proposito il sostantivo *hailiz (un originario tema in ie. -es-/-os-) an. heill, as. hl, ags. hF6 l, aat. heil fortuna, segno favorevole. Una volta diffusosi il Cristianesimo, il lemma e i suoi derivati conservano da un lato significati concreti legati alla salute e allintegrit fisica, dallaltro entrano appieno nella terminologia religiosa della salvezza, si pensi solo allaggettivo germ.*hailag5 az > ingl. holy, ted. heilig santo. wge, grafia particolare per weg via, strada attestato ancora nelle lingue moderne. eoran (wa. v. 6), eore (prosa finale) terra, terreno, mondo etimologia: got. ara, an. jo3 r, ags. eore. as. ertha,aat. erda, germ. *er terra, si tratta di un ampliamento in dentale di una forma germ. *er (aat. ero, ancora attestato come apax nel Wessobrunner Gebet) da confrontarsi perci col termine greco

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    terra), la radice ha dato luogo a formazioni analoghe in greco e celtico. fonetica: in got grafia e pronuncia [e] per la /r/ seguente, la tematica del germ. si indebolisce nel germ. sett. e occ. ad u che causa la frattura in an., in ags frattura per liquida pi consonante. Si noti inoltre che in as. la spirante dentale sorda del germanico resa con la grafia che rispecchia lavvenuta sonorizzazione in ambito sonoro. Il termine generalmente un femminile in -; lags. presenta per anche una variante con suffisso in nasale. semantica: La formazione germ. sembra successiva rispetto ad uno stadio a cui risalgono le designazioni corradicali a lat. humus. La concezione della (madre-)terra come entit che possiede tutte le forze generatrici e quindi anche salvifiche comune a moltissime culture. mihtum and mgenum (wa. v. 7) con potere e potenza

    etimologia: si tratta di due derivati dalla radice verbale *mag5 - (cfr. sotto mF g) che, come gi accennato, ricorrono spesso nelle nostre formule proprio a evocare il potere costrittivo dellincantesimo o delle forze ivi evocate. Si noti che qui i due termini sono al plurale proprio a sottolineare la somma di tali forze. Come gi visto, mgen tratto dalla radice mediante un suffisso in- (che quindi provoca metafonia palatale) germ. *mag5 ina-: an. megin, ags. mFgen, aat. megin; comune a tutte le lingue germaniche poi germ. *mahtiz che continua tuttora con ingl. might, ted. Macht, norv. maatt: got. mahts, an. mttr (con assimilazione del nesso /ht/), ags. meaht (con frattura) o mi(e)ht con frattura metafonizzata, as., aat. maht; da un punto di vista fonetico si noti anche levoluzione delloriginale nesso

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    /g5 t/, (sorto dal contatto della consonante finale della radice con un suffisso iniziante per /t/): esso passa a /kt/ per assimilazione parziale e quindi per dissimilazione ad /ht/. Hlude wran (w. f. v. 1) ad alta voce erano hld etimologia: laggettivo germ. *hl, ags. as. hld (ingl. loud), aat. hlt (ted. laut) corradicale a germ. *hleua- analizzato pi sopra e deriva da un grado zero della radice ampliato per da una schwa: ie. *kl u- germ. *hl-, mentre il sostantivo attestato solo in gotico e nordico, laggettivo proprio solo delle lingue del germ occidentale. Si noti il regolare indurimento della dentale in tedesco. wF6 ran erano III pers. pl del preterito di wesan etimologia: germ. *wesan- continua in got. wisan, an. vesa24, ags. (ws, wF6 ron, wesan), as., aat. wesan (was, w$run, -weran). La radice *wes- rimanere, permanere) ricorre variamente in ie. p.es. nel nome della dea romana del focolare Vesta. Questo verbo viene utilizzato nelle lingue germaniche per esprimere il passato del verbo essere. fonetica e morfologia: verbo forte di V classe con apofonia germ. e/ a/ )1/ e, nonch alternanza grammaticale: al pret. pl. e ppp. si ha legge di Verner, la sibilante sonora si presenta quindi rotacizzata in an. e germanico occidentale; si noti anche, per il presente, linnalzamento di /e/ ad /i/ in gotico. genesan mote (w. f. v. 3) guarire possa

    24 Poi anche in analogia alla forme con legge di Verner vera.

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    Il verbo (ge)nesan ha in germanico le seguenti forme *nesan-, nas, -nzum-, nezan- (verbo forte di V classe con alternanza grammaticale) sopravvivere, da cui il debole di I classe germ *nazjan- nutrire, mantnere in vita, salvare. mote ottativo presente di un verbo pret. pres. potere. etimologia: il significato del verbo oscilla nelle lingue antiche tra dovere e potere non possibile trovare altre corrispondenze. fonetica e morfologia: si tratta di un preterito presente di VI classe:

    got. mt mtun msta an. mt mton msta ags. mt mten mste as. mt mt msta aat. muoz muozun muosa/muosta

    Si noti in aat. la regolare dittongazione della // e la II mutazione consonantica nelle forme di ex-preterito forte. Relativamente al preterito debole: la forma originaria germ. era * mt-ta; ovunque per in uno stadio primitivo del germanico venga a crearsi per contatto una doppia /tt/ questa si evolve a /ss/; lunica forma originaria quindi aat. muosa (con lo scempiamento della doppia dopo un vocalismo lungo). In seguito, per analogia con tutti gli altri preteriti deboli, stata ripristinata la /t/. Stod under linde (w. f. v. 5) stavo sotto a un tiglio std etimologia: preterito singolare del verbo *standan stare; in germanico la radice ie. *st - ampliata da una dentale e ha

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    anche un infisso nasale nel tema del presente: *sta-n--an e appartiene alla VI classe dei verbi forti. Per lantico nordico si ha quindi: standa, st, stom, staenn, dove la nasale, essendo caratteristica del presente regolarmente non compare al preterito; le lingue del germanico occidentale hanno invece variamente esteso per analogia linfisso anche agli altri tempi: langlosassone ha standan, std, stdon, standen (cfr. ingl. to stand, stood), il processo completo in aat.: stantan, stuont, stuontum, stantan.

    garas sndan (w. f. v. 8) lance inviano gr etimologia: germ. *gaizaz, an. geirr, ags. gr, as., aat. gr; termine tecnico tipico dellarea germanico-celtica. fonetica: la sibilante sonora si rotacizza, il dittongo ha esiti regolari in an e ags. e as., mentre in aat. si presenta monottongato a causa della vibrante successiva. sendan: etimologia: germ. *sand-jan, got. sandjan, an. senda, ags. sendan, as. sendian, aat. senten far andare, inviare un verbo debole di I classe, probabile causativo di un verbo germanico di III classe *sin- < *sen-, tale verbo per non chiaramente attestato, mentre diffuso il sostantivo: got. sins volta, ags., as. s (con caduta della nasale avanti fricativa sorda e allungamento di compenso della vocale radicale) via, impresa, destino, volta. fonetica: nel verbo debole si regolarmente verificata la metafonia25; in *sen- la /e/ seguita da nasale pi consonante

    25 Le forme di preterito del tedesco (sandte) non presentano la metafonia,

    conservano perci un tratto anomalo, ma originariamente regolare, perch

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    subisce regolarmente linnalzamento; nelle forme ags. e as. si avuta la caratteristica caduta della nasale avanti fricativa sorda con allungamento di compenso della vocale radicale. St (w. f. v. 11) sedeva etimologia: got. sitan, an. sitja, ags. sittan, as. sittian, aat. sitzen; il verbo germanico *setjan- fa capo alla radice ie. *sed-, dal medesimo significato. fonetica e morfologia: la V classe ha come serie apofonica: e a e, in questo verbo per il tema del presente ampliato con una semivocale palatale, questo provoca, nelle sole forme di presente, il restringimento (innalzamento) della vocale radicale e nel germanico occidentale la geminazione della dentale che chiude la radice, in aat. si ha di conseguenza lesito affricato della II mutazione consonantica al presente, mentre al preterito e al ppp. lesito quello di fricativa; il paradigma ags perci: sittan, sF t (con schiacciamento), sF6 ton (esito ags. di /1/), seten e quello aat. sitzan, saz, szun, gisezzan.26 wlspera worhtan (w. f. v. 14) lance di morte approntavano) wF l etimologia: germ. *walaz continua in an. valr, ags. wFl, as., aat. wal morto in battaglia, campo di battaglia, letimologia incerta; generalmente si rimanda o a una radice variamente

    in questo verbo al preterito la dentale si univa direttamente alla radice, senza quindi la vocale palatale caratteristica della classe. In inglese la dentale del suffisso si contratta con quella della radice dando luogo a forme che la lingua ora sente come irregolari (sent). 26

    Cfr. tedesco moderno: sa, gesessen.

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    attestata nelle lingue ie. con significato di morto, fantasma, oppure a una radice verbale (*u= el-) strappare, rapire. fonetica: si noti lo schiacciamento della vocale radicale in ags. semantica: questo termine pare legato al mondo guerriero germanico. Esso designava con *walaz coloro che erano morti sul campo di battaglia e quindi degni di essere accolti nella valho3 ll (germ. *walahall ), luogo soprannaturale a loro destinato, dove avrebbero continuato la loro esistenza di guerrieri quali seguaci di Odino, in attesa degli eventi legati alla fine del mondo quando avrebbero combattuto accanto agli dei. sper lancia, termine diffuso in tutte le lingue germaniche. hgtessan geweorc (w. f. v. 22) opera delle streghe hgtessan etimologia: il termine deriva con schiacciamento della /a/ radicale da un precedente *hag- +tis-, attestato anche in aat. hagezissa (con II mutazione)27. Questa formazione ha dato luogo a diverse interpretazioni tra cui si cita: se derivata da germ. *hag- abile, intelligente (attestato in

    an. come hagr) avrebbe designato la strega come colei che depositaria di un sapere arcano,

    se derivata da *hag- appezzamento variamente delimitato (attestato in varie lingue germaniche soprattutto in composti), avrebbe inteso la strega come essere confinato al di fuori del mondo abitato, soprattutto nei boschi.

    27 Il termine continua abbreviato in ingl. hag e ted. Hexe.

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    Considerazioni sulla formazione di derivati mediante suffissi, hanno per fatto propendere per un vero e proprio composto28: *hagu-tes-. quindi opportuno analizzare i due termini: a) hag5 u- (lo stesso termine della seconda proposta) etimologia: an. hagi pascolo, campo recintato, ags. haga / h#g recinto, giardino, as. hago pascolo, aat. hag recinto, muro di difesa. Germ. *hai- deriva per legge di Grimm dalla radice ie. *kagh- racchiudere, recinto, attestata oltre che in diverse formazioni celtiche anche in latino caulae sbarra, recinto. fonetica e morfologia: il termine poteva essere formato con diversi suffissi tematici, le forme citate sopra sono in nasale, tranne ags. h#g e aat. hag che sono temi a, di conseguenza in ags. la /a/ radicale venendo a trovarsi in un monbosillabo subisce lo schiacciamento, che nellaltra forma era stato impedito dalla presenza di una /a/ velare nella terminazione. Per contro il termine pi diffuso oggi in tedesco, Hecke (siepe), era un tema in -j@: la semivocale palatale ha provocato, come sempre in germanico occidentale, la geminazione: *haggj@; la forma del tedesco presenta quindi lindurimento della velare e la metafonia palatale sulla vocale radicale. b) tes(se) etimologia: deriverebbe da un pi antico *tusja- (in aat. attestata anche la variante hagazussi) demone oppure *tesu- (ags. teosu) danno, distruzione fonetica: la doppia sibilante sarebbe dunque esito della geminazione del germanico occidentale, mentre la vocale

    28 In ags. la velare, originariamente fricativa sonora, a diretto contatto col

    suffisso si sarebbe assordata dando luogo a una forma *hahtissi

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    radicale, trovandosi nel composto in posizione atona, si sarebbe indebolita ad /e/; in teosu si verificata la metafonia velare. Secondo questa proposta, la strega sarebbe lessere che danneggia il *hagu-, che quindi avrebbe la pi diffusa accezione positiva di terra recintata e coltivata, campo, in effetti molte credenze attribuiscono allazione malefica di streghe ogni sorta di danno che pu subire lagricoltura. worhtan, geweorc etimologia: sia il verbo che il sostantivo derivano da una radice germ. *werk-/wurk- < ie. *u erg-/u r; g- fare. In dettaglio: il verbo appartiene alla I classe debole ed tratto dal grado

    zero della radice germ. *wurkjan, got. warkjan fare, operare, an. yrkja (con caduta della semivocale iniziale avanti vocale velare e metafonia della vocale radicale), ags. wyran (metafonia della vocale radicale e palatalizzazione della consonante velare), aat. wurchen (forma meridionale con affricazione della velare); al preterito ags. worhtan, tuttavia, la dentale si univa direttamente alla radice: *wurk-t-a- per cui non si verificata la metafonia, ma labbassamento dovuto alla vocale bassa nella sillaba seguente; inoltre locclusiva velare a contatto con la /t/ si dissimilata divenendo una fricativa /h/. Una forma analoga attestata anche in runico col significato tecnico di fare le rune.

    il sostantivo invece formato sul grado /e/: *werka(n) lavoro, opera an. verk, ags. weorc (con regolare frattura), as., aat. werk29 (senza II mutazione perch in presenza di liquida come di qualsiasi altra consonante si avrebbe

    29 Da questo grado deriva ance ted. wirken

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    affricazione che per la velare limitata ai dialetti del tedesco superiore).

    helpan (w. f. v. 24) aiutare etimologia verbo forte di III classe germ. *helpan, halp, hulpum, hulpan-; got. hilpan, an. hjalpa, ags., as. helpan, aat. helpfan. fonetica: got. hilpan ha regolare restringimento della /e/ radicale, an. hjalpa ha frattura aat. helpfan presenta la II mutazione consonantica con esito di affricata, il nesso /lpf/ si semplifica per gi in aat in /lf/. In germanico sett. e occ. il ppp. ha lapertura della vocale radicale a causa della /a/ del suffisso : *holpan-30.

    Merseburger Zaubersprche

    Gli Incantesimi di Merseburgo sono stati trovati allinterno di un codice religioso, custodito nella biblioteca capitolare di Merseburgo (cod. 136) nella Germania centro-orientale. Il codice, composito, contiene anche un sacramentario del IX secolo, riportante varie formule da recitare durante la consacrazione eucaristica o in occasione di altri sacramenti. Sulla pagina anteriore di questa parte vennero annotate nel X secolo le due formule magiche in una forma linguistica ibrida con tratti sia alto che basso tedeschi. Particolare a queste due formule la chiara suddivisione in due parti. La prima la cosiddetta historiola, in cui si espone brevemente un evento analogo, accaduto in una dimensione mitica, con lintento di evocare quelle forze che allora hanno ottenuto lo scopo voluto, in modo che questo si ripeta anche nel presente. Anche nelle formule anglosassoni tale meccanismo

    30 Cfr. ted geholfen, in inglese il verbo passato alla flessione debole.

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    presente, tuttavia non in maniera cos chiara e strutturalmente precisa come nei due incantesimi tedeschi. Il primo dei due incantesimi mira ad ottenere la liberazione di un prigioniero. Tuttavia potrebbe anche trattarsi non solo di un guerriero tenuto prigioniero dal nemico, ma anche di una persona imprigionata da una malattia paralizzante. La historiola del primo incantesimo di difficile interpretazione. In sostanza fa riferimento a degli esseri soprannaturali in grado di padroneggiare dei lacci. Poco infatti si sa delle Idisi, esseri comunque depositari di potere magico e, forse, di una sapienza arcana. Per certi versi esse potrebbero essere assimilate alle matronae, divinit femminili la cui origine pare risiedere in credenze celtiche-romane-germaniche e il cui culto era diffuso soprattutto lungo il Reno, punto di contatto appunto tra queste culture. Esse vengono in genere raffigurate in triadi e vengono invocate per ottenere protezione e prosperit.

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    La traduzione di duoder problematica, se la si intende come qui e l, lespressione potrebbe far riferimento ai tre gruppi di Idisi: quelle che legano, quelle che incitano gli eserciti e quelle che hanno in mano i legami della stirpe. Lultimo verso un chiaro scongiuro che mira a sciogliere i lacci. Lefficacia del comando doveva inoltre essere rafforzata da qualche gesto/scritta(?) potente, il testo si chiude infatti con la runa /h/ < >, a cui si collega il potere di sciogliere. Nel secondo incantesimo lhistoriola pi chiara: delle divinit, tra cui Wodan, che la forma sassone corrispondente al nordico Odino, si stanno recando verso un bosco, quando improvvisamente a una di loro si azzoppa il cavallo. Intervengono allora alcune divinit femminili, i cui nomi fanno pensare a delle valchirie, notoriamente legate a Odino, il cui potere magico per non sufficiente a sanare la slogatura. Solo Odino, grazie al suo sapere superiore, in grado di ottenere la guarigione. Alla historiola segue la formula, verosimilmente usata da Wodan e quindi ripetuta nel presente, senza nessuna frase di passaggio. In questo caso leffetto viene ottenuto ordinando alle singole parti coinvolte nella slogatura di ripristinare loriginario collegamento. Particolare a questo incantesimo il ricorrere unico nella produzione aat. di un certo numero di nomi rapportabili a divinit germaniche. Phol (/Fol/) e il corrispondente femminile Uolla (/Folla/) probabilmente derivano dalla radice germ. *full- pieno (cfr. ingl., sved., norv. full, ted. voll) e dovevano designare qualche divinit della fertilit. Controverso invece il significato di Balder (v. 2), la forma linguistica infatti non pare corrispondere esattamente al nome an. Baldr, per cui talvolta il termine stato interpretato come signore e quindi

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    come apposizione di Phol31. Che una delle infinite funzioni di Wodan fosse proprio quella di guarire i cavalli testimoniato anche da una serie di amuleti risalenti al V/VI secolo32. infar wgandun (I, v. 4) sfuggi ai guerrieri in- far (cfr. anche nella seconda formula fuorun) *faran significa andare, muoversi; un verbo forte di VI cl. *faran-, fr-, frum-, faranaz: attestato in tutte le lingue germ.: got. faran, an. fara, as., aat. faran. Esso viene ricondotto alla radice ie. *per-/por- perforare, trasportare (cfr. it. por-tare). La forma di preterito plurale del II incantesimo presenta la regolare dittongazione della // in aat. biguol (II, vv. 3,4,5) incant etimologia: verbo forte di VI classe, germ. *galan, an. gala, ags. galan, gl, glon, galen, aat. galan, guol, il verbo non attestato in gotico e in aat. non sono attestate forme di preterito plurale e di part. pret. Si tratta di un regolare verbo forte di VI classe; in aat. la // subisce regolare dittongazione. Per altre informazioni cfr. galdor (sotto wi wyrm). conda (II, v. 5) poteva etimologia: germ. *kann conosco, quindi sono in grado, posso, ha come base il grado /o/ della radice ie. *genc -, la

    31 Anche la struttura dei vv. 1 e 2 sembra suffragare questa ipotesi; infatti

    poco probabile che nel primo verso vengano citate due divinit che compiono una determinata azione, e che quindi nel verso successivo se ne citi una terza a cui accade qualcosa di completamente diverso. 32

    Questa caratteristica forsa da ricollegarsi al fatto che la cavalcatura di Wodan era un destriero a otto zampe (Sleipnir).

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    doppia nasale del germanico si spiega come esito di assimilazione di -nc -. Presentando in germanico una radice chiusa da una nasale pi unaltra consonante (in questo caso ancora una nasale), il verbo preterito presente rientra nello schema apofonico della III classe. Le forme germ. *kann-kunnum- (ex-preterito singolare e plurale con significato di presente) sono attestate in tutte le lingue germaniche senza particolari fenomeni fonetici. La forma debole con significato di preterito ags. ce33

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    interpreta il termine come un part. passato di una radice verbale dal significato di scaturire, sbocciare, fiorire: ie. *bhl-t, da cui deriva anche il lemma per fiore: got. blma, an. blme, as. blmo, aat. bluomo, o ags. blstma (ingl. blossom); il sangue dunque ci che sboccia, sgorga da una ferita, mentre la metafora della macchia di sangue come fiore sulla pelle troppo poetica e letteraria per essere allorigine dellevoluzione semantica. Va notato che non esiste una formazione comune ie. per il sangue. I due termini latini sanguis e cruor (propriamente il sangue rappreso) sono relativamente diffusi, essi hanno alcune corrispondenze in greco e per la radice di cruor si ha una continuazione anche in germ. nellagg. per crudo (la carne cruda sanguinolenta): da *hrwaz si ha an. hrr, ags. hraw (ingl. rough), as. hro, aat. hr (ted. roh) [per la fonetica: in an. e as. la // ha dato regolarmente esito di //, la /w/ caduta in an. e si vocalizzata a /o/ in as.; in ags. e aat. il nesso ha dato luogo al dittongo au- che si regolarmente evoluto ad ags. a- e aat. (in fine di parola) -]. Inoltre in nelle lingue germaniche antiche, il sangue pu anche venire inteso genericamente quale liquido corporeo, cosicch lo si trova pure designato, soprattutto con riferimento ad animali cacciati o sacrificati, col termine che propriamente significa sudore: an. sveiti, ags. swt, as. swt, aat. sweiz, germ. *swait-, cfr. con altro grado apofonico lat. sudor. probabile che questa molteplicit di designazioni sia dovuta a concezioni tabuistiche. Lesperienza ha infatti suggerito ben presto che la vita fosse strettamente legata al sangue. Quale sede della forza vitale, il sangue dispensatore di forza, unendo gli uomini fra di loro e con gli dei, esso ricorre spesso anche nelle pratiche divinatorie e serve quale magico mezzo terapeutico. Soprattutto il sangue di re e di santi ha questo potere.

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    lid (II, v. 8) membro etimologia: germ. *lii-, got. lius, an. lir, ags. li, as. lith, germ. *liu(z) membro, arto, giunzione, il termine viene ricondotto a una radice ie *le=i piegare, quindi alla sua origine pu esserci stata lidea di una struttura corporea munita di unarticolazione. gelimida (II, v. 8) incollati etimologia: ppp. di un verbo debole di I classe gelmen, tratto dal sostantivo germ. *lma-, an., ags., as., aat. lm colla, in an. anche gesso < ie. *le=i -m- spalmare, cfr. lat. lmus fango, questultima accezione viene espressa dalle lingue germaniche con laltro grado della radice: ie. *lo=i m- < germ. *laim-, ags. lm, as. lmo, aat. leimo.

    Paganesimo e cristianesimo

    La commistione di elementi tradizionali/pagani con elementi marcatamente cristiani poi ancora pi evidente in certe formule, dove non solo lo scongiuro viene rafforzato dalla recita di una preghiera cristiana, ma Dio viene direttamente invocato allinterno dellincantesimo, oppure dove Cristo e i santi si sostituiscono nellhistoriola alle divinit pagana.

    Ad equum errehet

    Questa formula conservata in un manoscritto del XII secolo custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi (Cod. nouv. acq. lat. 229, Bl) e offre ancora una volta un rimedio per lazzoppamento di un cavallo. Protagonista dellhistoriola qui nostro signore che, non senza una punta di ironia, chiede al viandante che conduce il suo cavallo, perch non cavalchi. Avuta la risposta, Cristo gli insegna il modo per porre rimedio

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    allinfortunio, consistente sia in parole da sussurrargli nellorecchio sia in alcuni gesti. La formula in fatti deve in qualche modo rimanere segreta, inoltre dallorecchio penetra pi facilmente nel corpo e pu quindi giungere dallinterno al male. I gesti per contro sono rivolti alla parte lesa e riguardano sia la zampa destra, vale a dire quella pi forte sia la pulizia di tutte e quattro, quasi a voler lavare via il male. Questa seconda operazione, come anche le parole da sussurrare sono esplicitate nella sezione finale in prosa che significativamente parzialmente espressa in latino, la lingua della Chiesa che quindi sacra e perci potente, ma che, essendo poco nota, risulta arcana e anche per questo potente. La formula inizia col Pater noster, quindi con un processo analogo a quello gi visto, per essere efficace, deve comprendere tutte le varie razze di cavalli, mentre in alcune formule precedenti era il male che doveva essere colto nella sua totalit, qui la formula stessa, peraltro ridotta al semplice scongiuro che impone la guarigione, che deve valere per qualsiasi cavallo. ros (v. 2,5) destriero etimologia: germ. *hursa-/hrus-: an. hross, ags. hors, as. hross, aat. hros, ros. Le varie forme germaniche presentano un fenomeno di metatesi che distingue lags. dalle altre lingue; non tuttavia chiaro quale sia stata lesatta forma di partenza. Varie sono infatti le proposte di etimologia: collegato con un vb. deb. an. hrata, ags. hratian cadere,

    affrettarsi, cfr. con significato intensivo-iterativo anche ingl. to rattle e ted. rasseln, si tratterebbe quindi ancora di una designazione che si riferisce alla qualit di corridore-saltatore dellanimale,

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    collegato col vb. lat. curro correre e mat. hurren muoversi velocemente, quindi con unevoluzione semantica simile alla precedente,

    stata inoltre notata una corrispondenza col termine finnico orih/oris dal medesimo significato, e quindi ipotizzata sia per esso che per i termini germ. una base sarmatica *vrsn-; in tale caso avremmo allora un prestito in germanico da questo gruppo linguistico in relazione appunto al fatto che lallevamento di cavalli si sviluppato presso le popolazioni dellEuropa orientale .

    ziuhez (v. 9) tiri, conduci etimologia: II pers. sg. di ziohan, germ. *teuhan, got. tiuhan, an. (solo ppp. togenn), ags. ton, as. tiohan, ie. *deuk- (cfr. lat. ducere, it. con-durre). fonetica e morfologia: gli esiti del dittongo sono da manuale; si noti la II mutazione in aat. e la caduta di /h/ intervocalica in ags. con conseguente contrazione della vocale della terminazione con il dittongo radicale. Verbo forte di II classe che presenta anche alternanza grammaticale: germ. *teuhan, tauh, tug5 um-, tug5 anaz, il ppp. presenta inoltre in an. e nel germ. occidentale labbassamento della /u/ ad /o/ (grado zero della radice), cfr. la forma an. e aat. zogan. cesewen (v. 11) destro etimologia: aat. zes-e-we, con epentesi da un pi antico ze(h)swe, risale a germ. *tehsw- < ie, *deksu -, la formazione attestata ancora solo in got. tahswa (con esito basso della vocale radicale); si tratta probabilmente della designazione

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    originaria per destra, che pure deriva da questa radice mediante il suffisso di opposizione ter-. buoz (v. 12), buozta (prosa) miglioramento, rimedio - guarisse etimologia: da germanico *bt-, deriva got. bta, an. bt, ags. bt, as. bta, aat. buoza, questultima forma presenta la regolare dittongazione di // e lesito di fricativa sorda della dentale per II mutazione consonantica. Dal sostantivo deriva il verbo debole di I classe *btjan, si notino le forme an. b' ta e ags. btan con regolare metafonia. La radice presenta unalternanza apofonetica di VI classe (serie pesante) germ. *bat-/bt- bhd) e indica qualcosa di positivo, di buono. Essa anche alla base di germ. *batiz-, da cui vengono tratte le forme supplettive di comparativo e superlativo di *gaz buono:

    germ. got. an. ags. as. aat. comp. *batiz- batiza betre betera betera bezziro sup. *batist- batists beztr bet(e)st bezt bezzist

    si noti che nelle forme qui sopra riportate il segno ha valori differenti: in germanico e in gotico indica la sibilante sonora esito della legge di Verner, in an. e as. laffricata dentale esito di contrazione fra locclusiva dentale sorda e la sibilante sorda, in aat. la sibilante sorda esito di seconda mutazione consonantica. La vocale palatale del suffisso pu subire indebolimento o sincope. Come in altri casi di gradi di comparazione supplettiva, la forme di migliore e ottimo vengono tratte da una base avverbiale aggiungendo a questa le terminazioni della flessione (debole per il comp. e forte per il sup.): germ. *batiz meglio, la forma gi contrassegnata dal suffisso tipico del comparativo germ *-iz; analogamente la base del superlativo presenta il suffisso *-ist-.

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    semantica il significato di germ. *bt- parte quindi da unaccezione di miglioramento, vantaggio; esso diviene quindi, soprattutto nel germ. occidentale, un termine tecnico per risarcimento, vale a dire per quella prassi giuridica che mirava a sostituire il diritto alla vendetta di chi aveva subito un torto, con quello ad ottenere dallautore delloffesa una ricompensa in beni materiali che, appianando il danno subito, migliorasse la situazione di temporaneo svantaggio in cui veniva a trovarsi chi aveva subito laffronto, ristabilendo cos la precedente situazione di benessere. Le leggi germaniche regolano minuziosamente lentit del risarcimento, rapportandola sia alla gravit del danno subito sia alla posizione sociale delloffeso. In ambito cristiano poi, il termine pu designare la penitenza, vale a dire il risarcimento che il peccatore deve a Dio per rimediare alle sue mancanze. got (prosa) Dio etimologia: got. n., gu; an. gu (n.)/ gur (m.); ags., as. m., god, aat. m., got; germ. *g5 ua-; il termine col significato di dio solo germanico; in genere si ipotizza una formazione participiale col suffisso ie. *-t (> germ. *-a- per legge di Verner) su una base verbale ie. *ghu-; quanto al significato di questa radice vengono avanzate le seguenti proposte: invocare, il dio quindi quale essere invocato; viene citato

    in proposito lattributo sanscrito puru-htas riferito ad Indra col significato appunto di molto invocato;

    tributare un sacrificio, il dio colui a cui si sacrifica; fondere, il riferimento qui allidolo fuso in metallo

    prezioso. fonetica: le forme germaniche presentano regolare evoluzione della spirante sonora dentale; talvolta in an., sempre in germ.

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    occ. si ha inoltre apertura della vocale radicale per la /a/ tematica. semantica: dato il genere originariamente neutro, probabile che il termine germanico, designasse in un primo tempo unentit divina non meglio definita, solo quando questa entit assunse le caratteristiche del Dio cristiano, il termine divenne di genere maschile. Nella denominazione dellEssere Supremo conosciuto attraverso il Cristianesimo, i Germani seguirono una via autonoma. In epoca pagana esistevano designazioni generiche per gli dei, che noi conosciamo grazie alla tradizione nordica. Fra la pi frequenti si citano: regin, n. pl. letteralmente coloro che decidono, che

    tengono consiglio sulle sorti degli uomini (cfr. got. ragin decisione);

    tvar, m. pl. corradicale al nome del dio *twaz, an. Tr, ags. Tg, aat. Zio; il termine interessante poich della medesima radice del greco e del latino deus e quindi della denominazione utilizzata dalle lingue romanze per designare Dio; la radice ie. *de=i -, indicava luminosit (cfr. lat. dies giorno), la divinit appellata in questo modo era quindi una divinit celeste, luminosa.

    ho3 pt, bond, pure due neutri pl. derivati da radici che indicano un legame; il processo semantico perci quello che ritroviamo nel termine religione (lat. religio).

    I Germani non scelsero dunque la via del calco, utilizzando una delle designazioni pi note e modificandone il significato sul modello del latino, n quella di un semplice prestito; bens coniarono un nuovo termine. La sua diffusione in tutte le lingue germaniche attesta una grande antichit della formazione, forse addirittura precedente alla cristianizzazione vera e propria; pare dunque che essi abbiano percepito che

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    quella divinit adorata da altre popolazioni e di cui essi iniziavano ad avere notizia, fosse completamente diversa da quelle pagane. Anche la scelta di un termine poco usato ed essenzialmente oscuro depone a favore di una coniazione autoctona, non influenzata dal lessico dei missionari, questi infatti tendevano ad usare se non i prestiti, almeno termini dal significato pi palese, che gi di per s avrebbero alluso a qualche caratteristica del nuovo Dio.

    Lorscher Bienensegen

    Lassimilazione di taluni incantesimi al Cristianesimo si completa nella loro trasformazione in benedizioni. Questa, trovata in un manoscritto conservato nel monastero di Lorsch, mira a impedire che le api sciamino lontano dallalveare perdendosi nel bosco. Questa formula venne annotata nel X secolo capovolta nel margine inferiore di manoscritto riportante lapocrifa Visio St. Pauli, annotata nel IX secolo. Il manoscritto venne redato in zona renana e a partire ca. dal 900 fu conservato nella biblioteca del monastero di Lorsch (nellodierna Assia), dove probabilmente venne inserita la nostra formula.

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    Nel XVI secolo il codice venne portato nella biblioteca palatina di Heidelberg e, nel secolo successivo nella Biblioteca Apostolica Vaticana, dove ottenne la segnatura Pal(atinus) lat(inus) 220 (la nostra benedizione si trova al fol. 58r). Nella prima sezione il padrone delle api si rivolge a Cristo annunciandogli con levidente intento di raccomandarlielo che lo sciame uscito dallarnia, si indirizza poi alle api (propriamente a una singola ape come pars pro toto), invitandole a volare qui, cio a non allontanarsi troppo, e a tornare a casa sane e salve con la protezione divina. La seconda parte quanto rimane dello scongiuro strutturato in una serie di imperativi, che per non sono frutto della semplice volont dellapicultore, ma di un comando della Madonna: la parola quindi non pi sufficiente da sola, deve piuttosto essere formulata direttamente da Cristo o da Maria; a differenza delle altre formule, quindi, non basta che lincantesimo sia stato un tempo espresso da un dio, e ora possa venire ripetuto con la medesima efficacia, ma sempre necessario lintervento diretto della divinit. E che si tratti non di obbedire allingiunzione delluomo ma di seguire un ordine superiore, viene ribadito nellultimo verso: il ritorno delle api corrisponde alla volont divina che ha stabilito che fossero utili al sostentamento delluomo. Fridu frno (v. 3) nella pace del signore fridu da germ. *friuz derivano le seguenti attestazioni: in got. il termine attestato solo in nomi di persona p.es. Fria-reiks, an. frir, as. frithu, ags. freou- pace, sicurezza, protezione, aat. fridu, da una radice ie. *pre=i - / pri- amare; fra le varie attestazioni germaniche della radice, si citano:

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    germ. *frijn-, got. frijn, an. frj, ags fron, as. friohan (con /h/ epentetica) amare,

    germ. *fr-, got. freis, an. frjls (contratto da fr-hals), ags., as., aat. fr libero.

    fonetica e morfologia: freou un tema in u-, la vocale tematica si conserva dopo radice breve e in ags. pu provocare la metafonia velare della vocale radicale (pi anticamente il termine era friou), sono per attestate anche forme prive di metafonia: friu. semantica: In germanico ie. *pr- sviluppa termini di grande pregnanza religiosa e giuridica. Il concetto di amare si specializza ad indicare quello strettissimo vicolo di solidariet che accomunava tutti i membri della stirpe (Sippe); essa garantiva loro sicurezza e prosperit (freou, cfr. tedesco Friede pace), il termine nordico (frir) designa per qualcosa di pi rilevante: il frir quella forza soprannaturale, legata allequilibrio della vita naturale e allarmonia interna della stirpe, che preside al prospero sviluppo della comunit stessa e dei singoli appartenenti ad essa; espellere un essere dalla comunit, significava togliergli il frir, privarlo quindi della base stessa della sua esistenza; non pi protetto dalle forze benefiche ma privato anche, concretamente, del sostegno e della protezione della Sippe, egli era preda dei nemici e degli elementi ostili. Era questa la pena peggiore prevista dal sistema giuridico germanico e riservata a chi si fosse macchiato di gravi delitti contro la stirpe stessa34. Per contro, in seno alla stirpe lindividuo poteva godere di tutti quei diritti che lappartenenza ad una comunit gli garantiva, era libero (cfr. tedesco frei, inglese free). Si noti infine che levoluzione di questa radice verso unaccezione di libero presente anche

    34 Essa viene designata col termine tecnico tedesco di Friedlosigkeit.

  • Marina Cometta

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    in celtico, si tratta quindi di uninnovazione di questi due gruppi linguistici che riflette evidentemente una comune base culturale. frno in germanico il termine poteva presentare sia il normale suffisso tematico in nasale, sia quello ampliato *frawan / *fra-wjan signore: dalla prima forma proviene ags. fra as. fr(ho) e aat. fr, dalla seconda got. frauja, an Freyr (nome di un dio), ags. frega, as. fri. fonetica e morfologia: il maschile un tema in wan- o wjan-, ags. fra e as., aat. fr derivano dalla forma con il suffisso senza la semivocale palatale, la semivocale labiale del suffisso tematico ha formato dittongo /au/ con la vocale radicale dando poi regolarmente esito /a/ per lags. // per las. e anche per laat. poich il dittongo venuto a trovarsi in fine di parola, le forme flesse, come quella