feedjournal 4/3/2014 at 9:15:48 am - 4/4/2014 at 12:14:48 pm ... · feedjournal 4/3/2014 at 9:15:48...

11
Da dove vengono gli umori secessionisti del Veneto (Aldo Giannuli) by www.aldogiannuli.it (il Chiosco) Submitted at 4/4/2014 2:58:48 AM La storia dei secessionisti arrestati, con il loro ridicolo carro armato da strurmtruppen, se non emergeranno altri elementi da far riconsiderare la storia sotto altra ottica, probabilmente finirà presto nel dimenticatoio; e c’è da sperare che i magistrati non pesino troppo la mano contestando reati sproporzionati rispetto alla reale pericolosità di questa pagliacciata. Non abbiamo bisogno di martiri. Però la questione degli umori separatisti veneti non va presa sottogamba, non tanto per l’effettivo pericolo di una separazione di quella regione (o quelle tre regioni), quanto per le dinamiche che può innescare. Conviene dunque cercare di capire quali siano le ragioni di questo malessere territorialmente concentrato in una regione, anzi, ad essere precisi, nel suo centro situato nel triangolo Padova-Vicenza- Treviso. Non si tratta di un fenomeno con ragioni di breve periodo, ma di qualcosa che ha radici che affondano lontano nel tempo. Il Veneto, come tutti sanno, è sempre stato una delle regioni più cattoliche della penisola, ma di un cattolicesimo molto tradizionalista, assai poco incline al progressismo e privo della forte caratterizzazione sociale tipica del cattolicesimo lombardo. Qui, le figure del sindacalismo cattolico, come Guido Miglioli sono più rare e di minore rilievo. Il cattolicesimo veneto ha dentro di sé una istintiva diffidenza verso la politica e lo Stato ed è una delle componenti più tipiche di quella Italia storicamente antipolitica, che ha resistito alla pedagogia del Risorgimento prima, del fascismo poi, dell’antifascismo e della Resistenza ancora dopo. Il fascismo risolse il problema mettendo in divisa tutti, anche gli antipolitici, integrandoli, con le buone o con le cattive, nel proprio sistema. La Dc fece uso di un altro strumento di consenso: la distribuzione selettiva delle risorse, di cui il Veneto fu uno dei principali beneficiari per il grande peso che i suoi esponenti ebbero in quel partito (un Presidente del Consiglio come Rumor, segretari del partito come Guido Gonella, potenti ministri come Bisaglia o Gui per non dire di De Gasperi e Piccoli che erano del limitrofo Trentino). Chi non ricorda la Pi-Ru-Bi, l’autostrada Trento, Vicenza, Rovigo, cosiddetta dalle iniziali dei rispettivi esponenti Dc, Piccoli, Rumor e Bisaglia? Così come la legislazione di favore per i coltivatori diretti, gli artigiani ed i commercianti (componenti sociali di buon peso nel Veneto degli anni cinquanta e sessanta) ebbe un ruolo non marginale nel soddisfare la domanda politica di quella regione. E vale anche la pena di ricordare il tentativo di industrializzazione della Regione da parte delle Ppss, al pari del sud, con l’istituzione del polo petrolchimico di Marghera. A partire dai tardi anni settanta, tuttavia, ci furono sempre meno risorse da distribuire, anche solo per una parte del corpo sociale, inoltre, il Veneto vedeva cadere uno dietro l’altro i suoi principali esponenti democristiani (Rumor e Gui abbattuti dal processo Lockheed nel 1976, Bisaglia annegato nel 1984) senza che emergesse nessun personaggio capace di sostituirli. Di conseguenza, i flussi di risorse che giungevano alla regione iniziavano a farsi più magri del passato. Il risultato paradossale fu che, proprio il surplus di risorse distribuite in precedenza, rese più acuta la sensazione di deprivazione relativa e, per di più, nello stesso tempo, iniziava a farsi pesante la mano del fisco. E’ quello il periodo in cui nasce l’immaginario di un popolo veneto che dà allo stato centrale molto più di quel che ne riceve. A rafforzare queste tendenze contribuirono anche le trasformazioni sociali della regione, dove la componente agricola si riduceva fortemente, la politica dei grandi impianti come quello di Porto Marghera si ridimensionava e parallelamente si affermava il modello dei distretti industriali e della polverizzazione del tessuto produttivo in una miriade di piccole e piccolissime imprese: nasceva così il mitico “modello del nordest”. Questa politica (sciaguratamente benedetta anche da Pci e Cgil) produsse una borghesia di prima generazione votata ad una accumulazione selvaggia, che mal tollerava i vincoli della legislazione del lavoro e della tutela ambientale e, soprattutto, non sopportava affatto la crescente pressione fiscale. Da quel malcontento nacque la Liga Veneta che, nel 1983, ebbe il suo primo successo elettorale. Dopo di che, con la nascita della parallela Lega Lombarda, l’incendio divampò e, quando giunse l’ondata delegittimante di Mani Pulite, il Veneto fu in testa all’ondata populista -liberista (quella “emulsione” di cui parla Giovanni Orsina nel suo libro sul berlusconismo). Lega e Forza Italia qui raccolsero i loro più cospicui bottini elettorali. Forza Italia ha retto per un certo periodo, più in grazia delle promesse che delle effettive realizzazioni. La Lega, alle consuete promesse di una diversa politica fiscale e di una legislazione di favore per le piccole e medie imprese, ha aggiunto altre due componenti decisive per il suo consenso: l’ostilità contro gli immigrati (che coglieva la netta sensibilità identitaria di quelle comunità) e la prospettiva separatista che risvegliava antiche suggestioni. La Serenissima ha sempre animato l’immaginario veneto come una stagione di grande prosperità, sciaguratamente interrotta dal trattato di Campoformio. La Liga ripropose anche il mito di una risorgente repubblica di San Marco con la rivoluzione del 1849, magari incurante del fatto che il suo eroe, Daniele Manin, in realtà era un agente dei servizi segreti di Cavour, ma i leghisti, si sa, sono di bocca buona e mandano giù qualsiasi frottola. A ridare vigore all’assopito immaginario della repubblica veneta, a cavallo fra i settanta e gli ottanta, venne anche l’esperimento dell’Alpe Adria che legava in un patto di collaborazione il triveneto con regioni austriache, slovene, croate, magiare, il che dava la sensazione di una diversa allocazione geoeconomica del Veneto. E di lì, il passo verso una diversa dislocazione statuale non era lungo. La Lega colse, dunque, una domanda che andava nascendo e che si trattasse solo di un immaginario scarsamente fondato sia storicamente che economicamente, non aveva alcuna importanza, perché funzionò ugualmente e non solo elettoralmente. Istanze identitarie, recriminazioni anticentralistiche, antipolitica, vulgata neoliberista, rivendicazioni economiche, mito federalista: tutto è confluito in questo miscuglio che, però, ha cementato un sentire comune andato oltre la stessa crisi leghista (prodotta dal crollo di credibilità innescato dalle vicende del Trota e di Belsito). E la protesta dei veneti si è incanalata verso il M5s, ma non è detto che il treno si fermi qui. Nel 1990 nessuno avrebbe immaginato che il bastione democristiano sarebbe franato in così poco tempo e nel 2010 qui la Lega prese il 40% e nessuno avrebbe detto che solo tre anni dopo sarebbe franata anche lei. Il Veneto è una regione che ha svolte rapide e poco prevedibili. Fra un anno si vota, occorre andarci con proposte forti che sappiano distinguere fra le richieste legittime e quelle da respingere, ma che soprattutto siano capaci di disegnare una reale possibilità di ripresa dalla regione. Pensiamoci perché le soprese potrebbero essere molto sgradevoli: forse non ci avete fatto caso, ma il Veneto dista dall’Ungheria di Orban solo un centinaio di Km o poco più. Non è molto. Aldo Giannuli N.18 - 4 aprile 2014 www.ilchioscodifrancescoimpala.wordpress.com

Upload: dinhtruc

Post on 20-Feb-2019

214 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

FeedJournal feedjournal.com4/3/2014 at 9:15:48 AM - 4/4/2014 at 12:14:48 PM

Da dove vengono gli umori secessionisti delVeneto (Aldo Giannuli)by www.aldogiannuli.it (ilChiosco)

Submitted at 4/4/2014 2:58:48 AM

La storia dei secessionisti arrestati,con il loro ridicolo carro armato dastrurmtruppen, se non emergerannoaltri elementi da far riconsiderare lastoria sotto altra ottica, probabilmentefinirà presto nel dimenticatoio; e c’èda sperare che i magistrati non pesinotroppo la mano contestando reatisproporzionati rispetto alla realepericolosità di questa pagliacciata.Non abbiamo bisogno di martiri. Peròla questione degli umori separatistiveneti non va presa sottogamba, nontanto per l’effettivo pericolo di unaseparazione di quella regione (oquelle tre regioni), quanto per ledinamiche che può innescare. Conviene dunque cercare di capirequali siano le ragioni di questom a l e s s e r e t e r r i t o r i a l m e n t econcentrato in una regione, anzi, adessere precisi, nel suo centro situatonel tr iangolo Padova-Vicenza-Treviso. Non si tratta di un fenomenocon ragioni di breve periodo, ma diqualcosa che ha radici che affondanolontano nel tempo. Il Veneto, come tutti sanno, è semprestato una delle regioni più cattolichedella penisola, ma di un cattolicesimomolto tradizionalista, assai pocoincline al progressismo e privo dellaforte caratterizzazione sociale tipicadel cattolicesimo lombardo. Qui, lefigure del sindacalismo cattolico,come Guido Miglioli sono più rare edi minore rilievo. Il cattolicesimoveneto ha dentro di sé una istintivadiffidenza verso la politica e lo Statoed è una delle componenti più tipiched i que l l a I t a l i a s to r i camenteantipolitica, che ha resistito allapedagogia del Risorgimento prima,del fascismo poi, dell’antifascismo edella Resistenza ancora dopo. Il fascismo risolse il problemamettendo in divisa tutti, anche gliantipolitici, integrandoli, con le buoneo con le cattive, nel proprio sistema.La Dc fece uso di un altro strumentodi consenso: la distribuzione selettivadelle risorse, di cui il Veneto fu unodei principali beneficiari per il grandepeso che i suoi esponenti ebbero inquel partito (un Presidente delConsiglio come Rumor, segretari delpartito come Guido Gonella, potentiministri come Bisaglia o Gui per nondire di De Gasperi e Piccoli che eranodel limitrofo Trentino). Chi non

ricorda la Pi-Ru-Bi, l’autostradaTrento, Vicenza, Rovigo, cosiddettadalle iniziali dei rispettivi esponentiDc, Piccoli, Rumor e Bisaglia? Cosìcome la legislazione di favore per icoltivatori diretti, gli artigiani ed icommercianti (componenti sociali dibuon peso nel Veneto degli annicinquanta e sessanta) ebbe un ruolonon  marginale nel soddisfare ladomanda politica di quella regione. Evale anche la pena di ricordare iltentativo di industrializzazione dellaRegione da parte delle Ppss, al paridel sud, con l’istituzione del polopetrolchimico di Marghera. A partire dai tardi anni settanta,tuttavia, ci furono sempre menorisorse da distribuire, anche solo peruna parte del corpo sociale, inoltre, ilVeneto vedeva cadere uno dietrol’altro i suoi principali esponentidemocristiani (Rumor e Gui abbattutidal processo Lockheed nel 1976,Bisaglia annegato nel 1984) senzache emergesse nessun personaggiocapace di sostituirli. Di conseguenza,i flussi di risorse che giungevano allaregione iniziavano a farsi più magridel passato. Il risultato paradossale fuche, proprio il surplus di risorsedistribuite in precedenza, rese piùacuta la sensazione di deprivazionerelativa e, per di più, nello stessotempo, iniziava a farsi pesante lamano del fisco. E’ quello il periodo incui nasce l’immaginario di un popoloveneto che dà allo stato centralemolto più di quel che ne riceve. A rafforzare queste tendenzecontribuirono anche le trasformazionisocial i del la regione, dove lacomponente agricola si riducevafortemente, la politica dei grandiimpianti come quello di Porto

Marghera s i r idimensionava eparallelamente si affermava i lmodello dei distretti industriali e dellapolverizzazione del tessuto produttivoin una mi r i ade d i p i cco le epiccolissime imprese: nasceva così ilmitico “modello del nordest”. Questa politica (sciaguratamentebenedetta anche da Pci e Cgil)produsse una borghesia di primag e n e r a z i o n e v o t a t a a d u n aaccumulazione selvaggia, che maltollerava i vincoli della legislazionedel lavoro e della tutela ambientale e,soprattutto, non sopportava affatto lacrescente pressione fiscale. Da quel malcontento nacque la LigaVeneta che, nel 1983, ebbe il suoprimo successo elettorale. Dopo diche, con la nascita della parallelaLega Lombarda, l’incendio divampòe , q u a n d o g i u n s e l ’ o n d a t adelegittimante di Mani Pulite, ilVeneto fu in testa all’ondata populista-liberista (quella “emulsione” di cuiparla Giovanni Orsina nel suo librosul berlusconismo). Lega e ForzaItalia qui raccolsero i loro piùcospicui bottini elettorali.  ForzaItalia ha retto per un certo periodo,più in grazia delle promesse che delleeffettive realizzazioni. La Lega, alleconsuete promesse di una diversapolitica fiscale e di una legislazionedi favore per le piccole e medieimprese, ha aggiunto altre duecomponenti decisive per il suoconsenso: l ’ost i l i tà contro gl iimmigrati (che coglieva la nettasensibilità identitaria di quellecomunità) e la prospettiva separatistache risvegliava antiche suggestioni.La Serenissima ha sempre animatol’immaginario veneto come unastagione di grande prosperi tà ,

sciaguratamente interrotta dal trattatodi Campoformio. La Liga riproposeanche il mito di una risorgenterepubblica di San Marco con lar ivoluz ione de l 1849, magar iincurante del fatto che il suo eroe,Daniele Manin, in realtà era unagente dei servizi segreti di Cavour,ma i leghisti, si sa, sono di boccabuona e mandano giù qualsiasifrottola. A r idare v igore a l l ’assopi toimmaginario della repubblica veneta,a cavallo fra i settanta e gli ottanta,venne anche l’esperimento dell’AlpeAdria che legava in un patto dicollaborazione il triveneto con regioniaustriache, slovene, croate, magiare,il che dava la sensazione di unadiversa allocazione geoeconomica delVeneto. E di lì, il passo verso unadiversa dislocazione statuale non eralungo. La Lega colse, dunque, una domandache andava nascendo e che si trattassesolo di un immaginario scarsamentefonda to s ia s to r icamente cheeconomicamente, non aveva alcunaimpor t anza , pe r ché funz ionòugualmente e non solo elettoralmente. Istanze identitarie, recriminazionianticentralistiche, antipolitica, vulgatan e o l i b e r i s t a , r i v e n d i c a z i o n ieconomiche, mito federalista: tutto èconfluito in questo miscuglio che,però, ha cementato un sentire comuneandato oltre la stessa crisi leghista(prodotta dal crollo di credibilitàinnescato dalle vicende del Trota e diBelsito). E la protesta dei veneti si èincanalata verso il M5s, ma non èdetto che il treno si fermi qui. Nel1990 nessuno avrebbe immaginatoche il bastione democristiano sarebbefranato in così poco tempo e nel 2010qui la Lega prese il 40% e nessunoavrebbe detto che solo tre anni doposarebbe franata anche lei. Il Veneto èuna regione che ha svolte rapide epoco prevedibili. Fra un anno si vota, occorre andarcicon proposte forti che sappianodistinguere fra le richieste legittime equel le da respingere , ma chesoprattutto siano capaci di disegnareuna reale possibilità di ripresa dallaregione. Pensiamoci perché le sopresepotrebbero essere molto sgradevoli:forse non ci avete fatto caso, ma ilVeneto dista dall’Ungheria di Orbansolo un centinaio di Km o poco più.Non è molto. Aldo Giannuli

N.18 - 4 aprile 2014 www.ilchioscodifrancescoimpala.wordpress.com

2 FeedJournal

Cosentino in carcere ora dica ciò che sa(ROBERTO SAVIANO).by La Repubblica 4/4/2014 (ilChiosco)

Submitted at 4/4/2014 1:22:16 AM

KUWAIT-Casal di Principe. Sedovessi trovare una sintesi al poterepolitico di Cosentino utilizzereisoltanto queste due parole: Kuwait eCasal di Principe. Il nuovo arresto diNicola Cosentino non riguarda solo lasua famiglia, la Campania, la politicameridionale e i fatti criminali locali. IL ruolo della Q8, una delle piùimportanti compagnie petrolifere almondo che emerge dall’inchiesta èdavvero determinante. GiovanniCosentino (fratello di Nicola e anchelui arrestato) dice — secondo quantoemerge dall’inchiesta — a Gallo,imprenditore concorrente che vuoleprovare ad aprire un distributore: «LaQ8 sono io». Nicola Cosentino non èun criminale qualsiasi. Ha genioeconomico e — se le accuse sarannoconfermate — ha compreso che nonesiste profitto senza mediazionecriminale e che il profitto va investitoin politica e sul territorio. Chi è contro questa regola è control’economia stessa. Se osservi le leggisei un perdente, se forzi le leggi seiun vincente. Il motto economico dellacriminalità casalese. Cosentinosubisce il carcere con l’orgoglio dichi lo considera un rischio delmestiere, cosciente che la via dellapolitica e del potere prevede anchepr ig ione e nemic i . R icorda tel’incidente ferroviario di Viareggio?Era il 29 giugno 2009 e morirono 32persone per il deragliamento di unconvoglio composto da quattordicicarri cisterna, quattordici vagoni pienidi Gpl. Partivano dallo stabilimentod i T r e c a t e p e r r a g g i u n g e r eGricignano d’Aversa, a pochichilometri da Casal di Principe. Ilcarico apparteneva alla AversanaPetroli , azienda della famigliaCosentino. Una fatalità che poco ha ache vedere con la famiglia Cosentino,se non fosse che quel treno viaggiavagratis. Fs Logistica, la società delgruppo Ferrovie dello Stato che avevastipulato il contratto con AversanaPetroli, per il trasposto del Gpl deiCosentino non riusciva a guadagnareun euro, anzi, più chiudeva appaltipiù finiva in perdita. In quegli anniNicola Cosentino era sottosegretarioall’Economia. Il suo potere eraimmenso. L’inchiesta della Dda diNapoli portata avanti da AntonelloArdituro, Francesco Curcio, FabrizioVanorio e del procuratore aggiuntoGiuseppe Borrelli è un lavoro epocalep e r c h é d e s c r i v e s i n n e ldettaglio come funziona uno degliaffari più redditizi e misconosciutidelle organizzazioni criminali: ladistr ibuzione e la gest ione dicarburanti, l’apertura di distributori dibenzina. Nella letteratura delleinchieste antimafia questa segna unospartiacque. Illumina i rapporti tra la

distribuzione della benzina e lacamorra. L’accusa alla famigliaCosent ino (Nicola , Antonio eGiovanni ) è d i aver o t tenutorapidamente il rilascio di permessi elicenze per costruire impianti, anchequando c’erano oggettive causeostative. Quando altri imprenditori sip roponevano ne l t e r r i to r io , iC o s e n t i n o c o s t r i n g e v a n oamministratori e funzionari pubblicilocali a impedire o rallentare lacostruzione degli impianti concorrenticon atti amministrativi illegittimi. Inquesto caso specifico, l’alleanzaAversana Petroli con il ramo del clandi casalesi che faceva capo a MicheleZagaria, avrebbe permesso allafamiglia Cosentino di battere laconcorrenza utilizzando non solo lecapacità militari del clan e il lorodominio sul territorio, ma anche laloro capacità di muoversi nellaburocrazia. Il clan Zagaria continua ad essereuna delle aziende di servizi piùefficiente d’Italia. Esemplare quantoaccaduto a Luigi Gallo, imprenditoremandato sul lastrico dalle angheriedei Cosentino solo perché avrebbevoluto gestire un distributore dibenzina troppo vicino a quello che iCosentino avevano in progetto diaprire. La famiglia Cosentino —secondo le accuse dell’Antimafia —avrebbe costretto Gallo ad appaltaretutti i lavori necessari per l’aperturade l d i s t r ibu tore ag l i Zagar ia .L’alleanza Zagaria-Cosentino cheemerge dall’inchiesta è un alleanzamilitare e petrolifera. In Italia, le grandi compagniepetrolifere non possono non avererapporti con le organizzazionicriminali che presidiano il territorio.Le società che non hanno legami conle organizzazioni criminali inizianocon l’avere problemi burocratici perl ’ i n i z i o d e l l e a t t i v i t à . S a r àdifficilissimo se non impossibileo t t ene re l e au to r i zzaz ion i , idistributori sulle autostrade sarannomessi sotto estorsione e sarannovittima di incidenti di ogni genere, leispezioni saranno continue, i camioncon i rifornimenti saranno sempre inritardo. Le compagnie che inveceavranno accettato di essere non soloprotette dalle organizzazioni criminalima loro partner economici, godrannodi una serie infinita di servizi: tra cuiuno speciale alert nel caso di controllisulla qualità del prodotto in vendita. L’alleanza tra compagnie petroliferee camorra è storica. Questa vicendaspecifica però è del tutto particolare.Ci sono due dirigenti della Q8 per iquali la procura ha chiesto e ottenutogli arresti domiciliari: GiovanniAdamiano e Bruno Sorrentino. LaQ8, in questa inchiesta, se dovesseroe s s e r e c o n f e r m a t e l e a c c u s edell’Antimafia di Napoli avrebbe unr u o l o c e n t r a l e e d i g r a n d ecolpevolezza. L’Antimafia di Napoli

dimostra che avvenivano ripetutiincontri tra i dirigenti Q8 e GiovanniCosentino su come organizzare sulterritorio il business e decidere chierano i concessionari. La Q8 insostanza obbediva ai Cosentino. C’èun incontro fondamentale cosìraccontato dal la procura: «Diparticolare rilievo è la riunionedell’agosto 2009, alla quale partecipaanche Cosentino Nicola dimostrandoil suo potere quale politico in grado diforn i re raccomandazioni e d ipresentare al ministro del Kuwait ilPresidente della Q8». Cosentinopromette un passaggio fondamentaleper la carriera di un alto dirigentedella Q8: incontrare il ministro delKuwait . “Q eight”, in inglese,rimanda immediatamente al Kuwait,i l Paese degl i az ionis t i de l lacompagnia petrolifera. Tra GiovanniCosentino e Alessandro Giolitti,p r e s i d e n t e d e l c o n s i g l i od’amministrazione della KuwaitPetroleum Italia, i rapporti sonocostanti. I Cosentino sono fedeli sodali deidirigenti Q8 e aiutano il figlio di unodei dirigenti, Giovanni Adamiano, adessere assunto in Equitalia. Lafamigl ia Cosent ino ass ieme aSorrentino e Adamiano impone le sueregole a chiunque voglia essereimprenditore nel set tore del ladistribuzione carburanti. Il caso Galloè u n p a r a d i g m a c r i m i n a l e .L’imprenditore deve accettare diverseassurde imposizioni che la Procuraelenca chiaramente: 1. Consentirel’apertura di un distributore di GPLdei Cosentino nell’area di servizio delGallo; 2. Accettare i Cosentino qualisoci e/o compartecipanti all’attività didistribuzione degli altri carburantisull’area di servizio che dovevaaprirsi; 3. Estinguere una posizionedebitoria del tutto estranea al rapportofra Gallo e la Q8 a mezzo difinanziamenti che la Q8 avrebbeerogato al Gallo per il tramite deiCosentino. In questo modo avrebberoiscritto ipoteca sull’area di servizio,ciò anche nella prospettiva di unprevedibile inadempimento del Gallo,che avrebbe determinato il definitivopassaggio dell’area di servizio incapo ai Cosentino; 4. Sottoporre alGallo, nel corso di una delle riunioniper definire l’affare congiunto, unpreventivo relativo al completamentodei lavori nell’area di servizio dellostesso, dolosamente sovrastimato(256.000 euro circa, in luogodell’importo equo di circa 100.000euro) e redatto da un’impresafiduciaria dell’Aversana Petroli,all’evidente scopo di estorcere alGallo indebitamente ulteriori somme.La Q8 ora cosa dirà? Si considereràparte lesa? Farà come la Unicredit su cui Cosentinofece da mediatore — secondo leaccuse — per far o t tenere a l

camorrista Di Caterino i crediti peraprire un centro commerciale adibitoal riciclaggio? Unicredit scaricò tuttosui responsabili infedeli e si ritenneparte lesa. Ma sul piano politico eculturale basta questo? Il governodovrebbe pretendere che Q8 rimedi aquest’alleanza non descrivendola solocome errore di suoi funzionaricorrotti ma portando investimenti sulterritorio e in cultura. A meno di nondare ragione all’adagio dei narcosmessicani, ossia che petrolio ecocaina sono imperi governabili solocon sangue, armi e corruzione. Non cisarà imprenditore onesto che potràsopravvivere finché continueremo aconsiderare queste vicende marginali,finché non si smetterà di credere chequeste siano solo storie meridionali,finché su questo non ci sarà undibattito vero, un dibattito centrale,finché non sarà chiaro che la battagliademocratica diventa una battagliaall’economia criminale. Non si creda, poi, che il carcerear res t i i l po te re de l c r imine .Cosentino dal carcere e dagli arrestidomiciliari , come risulta dalleintercettazioni, continuava a farepolitica, continuava a dettare la sualinea. Il carcere distrugge soltanto id i spe ra t i , può d iven ta re unaaccademia per i mafiosi. Il potere diCosentino è un potere che si nutrivaanche d i uomini de l lo S ta to ,nell’inchiesta risulta che c’è statoanche un incontro con l’ex prefetto diCaserta Elena Stasi (la stessa cheaveva concesso all’Aversana Petroli ilcertificato antimafia negatogli nel1997 dalla Prefettura di Caserta, dalTar e dal Consiglio di Stato. La stessache fu poi eletta alla Camera tra lef i le del Pdl) che convoca deic o n c o r r e n t i i n t i m i d e n d o l i adimostrazione di quali siano oggi imetodi che lo Stato e la politicau t i l i z z a n o p e r f a v o r i r e l eorganizzazioni criminali: vessazioni,minacce, sottrazione o promesse di favori. Il sistema Cosentino è molto piùcomplesso di pistole e macchine cheprendono fuoco . Nel mondo-Cosen t ino c i sono p re fe t t i eg i o r n a l i s t i — l ’ e s p r e s s i o n e“macchina del fango” fu coniataproprio per descrivere il metodo cheCosentino utilizzava per disfarsi deiconcorrenti politici. Il mondo-Cosentino si nutre di giornalisti che siaccaniscono sui segmenti militaridelle organizzazioni per legittimarsicome antimafia, si nutre di blog chedevono insultare i nemici di questipoteri, si nutre di retroscena eretroscenisti che hanno svilito la loroprofessionalità. Questo mondo, pergarantirsi l’esistenza, ha bisogno diutilizzare metodi in tutti simili aquelli mafiosi. Ora Nicola Cosentino vede crollare

COSENTINO page 4

3FeedJournal

AFFARI & BENZINA LA LEGGE DEICOSENTINO: “CHI HA PIÙ FORZA SPARA”(Marco Lillo).by Il Fatto Quotidiano 4/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/4/2014 12:50:04 AM

NELLA TERRA DEI CASALESI. L’EX SOTTOSEGRETARIO DIN U O V O A R R E S T A T O .STAVOLTA CON DUE FRATELLIE CON DUE ESPONENTI DELCLAN ZAGARIA: ESTORSIONE EC O N C O R R E N Z A S L E A L EAGGRAVATA DA FINALITÀC A M O R R I S T I C A S U L L AVENDITA DI CARBURANTI. La frase che spiega perché a Casal diPrincipe e dintorni è meglio nonmettersi contro i Cosentino è statapronunciata secondo i magistrati inun bar d Aversa nel settembre del2002, da Giovanni, fratello dell’exsottosegretario all’economia delGoverno Berlusconi, e vera mentefinanziaria della famiglia: “Chi ha piùforza quello spara. Dove ci vuole lapolitica c’è mio fratello Nicola; doveci vogliono i soldi ci sto io e dove civuole la forza c’è pure la forza”. CosìLuigi Gallo, il piccolo gestore di unapompa di benzina che aveva osatosfidare l’impero dei fratelli dell’exsottosegretario con le sue 300 aree diservizio, per più di 100 milioni difatturato ogni anno, comprese che ilsuo sogno imprenditoriale era finito. Voleva aprire una pompa di benzinae aveva ottenuto l’autorizzazioneprima dei concorrenti. I Cosentinolavoravano sotto l’insegna Agip, luisotto quella della Q8 anche se ungiorno Giovanni Cosentino gli disse:“la Q8 sono io”. Quando fu chiamatoa un incontro negli uffici dellaAversana Petroli nell’agosto 2009capì cosa voleva dire: un dirigentedella Q8, finito ai domiciliari ieri,chiedeva favori al sottosegretarioall’economia per la figlia e unapresentazione al ministro del petroliodello Stato del Kuwait che Cosentinoavrebbe incontrato di lì a poco alposto di Tremonti. GALLO con la sua denuncia hasfidato i Cosentino e ha dato il viaall’operazione di ieri eseguita daiCarabinieri di Caserta e coordinatadai pm Francesco Curcio, AntonelloArdi-turo e Fabrizio Vanorio. Unvero terremoto: Nicola Cosentino il

pol i t ico, e i f ratel l i Giovannil ’amminis t ra tore del le societàfamiliari e Antonio, l’uomo checurava i rapporti con la RegioneCampania, sono finiti tutti e tre incarcere insieme ad altre sei persone.L’imprenditore agrario e socio dif a t t o d i G iovann i Cosen t inon e l l ’ o p e r a z i o n e H e r a C o m mMediterranea, Enrico Reccia, è finitoagli arresti domiciliari insieme adaltre tre persone, compreso i ldirigente della Kuwait petroleumItalia, Bruno Sorrentino. L’ordinanzadi custodia in carcere unisce i fratelliCosentino e i fratelli del boss MicheleZagaria: Pasquale e Antonio, peraltrogià in carcere. Secondo i pm ilgestore della pompa di benzina erastato estorto dai due Zagaria per ilavori della sua area di servizio. Trale accuse ai fratelli Cosentino spiccainvece l’estorsione e la concorrenzasleale aggravata dal la f inal i tàcamorristica. La Aversana Petroli,fondata da papà Silvio O’mericano(soprannome poi ereditato dal figliocome l’abitudine ai guai con lagiustizia) nel 1975 nei primi bilancidegli anni ottanta si vantava di una“forte capacità di penetrazione nelterritorio”. Parole sante. A Natale del‘99 Gallo brinda con GiovanniCosentino alla prossima apertura

della sua pompa e firma la suacondanna, dice oggi col senno di poi.A d a p r i l e d e l 2 0 0 0 o t t i e n el’autorizzazione e a ottobre del 2001scopre l’amara sorpresa: “sulla stessadirettrice di marcia, a distanza dipoche centinaia di metri, nel Comunedi Casal di Principe, avevano avutoinizio lavori di sbancamento per larealizzazione di una stazione diservizio dei fratelli Cosentino. Aquesto punto – prosegue il racconto diGallo – inizia “l’azione di contrasto,insis tente e pesante, nei mieiconfronti dai fratelli Cosentino, datale Giannino che, all’epoca dei fatti,era il rappresentante d’area dell’AgipPetroli e da Luigi Letizia il quale,all’epoca dei fatti, era un funzionariodel Genio Civile di Caserta ma, difatto, a seguito dell’elezione alConsiglio Regionale della Campaniadi Nicola Cosentino nel 1995, vennenominato quale dirigente di unServizio dell’Ufficio Carburanti dellaGiunta regionale della Campania”. Nel settembre 2002 il comune cedealle pressioni di Cosentino e sospendel’autorizzazione a costruire rilasciataal Gallo. L’architetto Tornincasa chefirmò la revoca poi è morto maraccontò al sindaco: “Sono stufo diquesta situazione, oltre alle pressionidella Regione ho ricevuto pressioni

anche dai miei paesani, quindi hod e c i s o d i s o s p e n d e r el ’ a u t o r i z z a z i o n e ” . D E C I S I V O I L R U O L O d e lviceprefetto di allora Maria ElenaStasi, poi divenuto prefetto e poieletta deputato nel Pdl alla Camera,con sodd i s f az ione d i N ico l aCosentino. Il sindaco di Villa DiBriano, Raffaele Zippo ha raccontatoun incontro con la Stasi che “era incompagnia di Cosentino Nicola, notopolitico di Casal di Principe. Ladonna rimase in silenzio, ma parlò ilCosentino il quale testualmente glidisse “Tu devi allontanare il tecnicocomunale, Nicola Magliulo, perché èindiziato di reati di concussione.Questo Magliulo mi sta dandofastidio. Se mi fai questo piacere tisarò riconoscente, posso anche dartiuna mano politicamente , ti stovicino, se ti serve qualcosa vieniquà”. Gallo vince il ricorso al Tar mala Q8 per i suoi debiti blocca tutto.Nel 2008 arriva la liberalizzazionedelle pompe di benzina e ci riprova,stavolta alleandosi con quello checonsidera il suo carnefice. Nelgennaio 2010 Giovanni Cosentinoperò getta la maschera: “mi dissechiaramente e testualmente: ‘Se vuoiche io partecipo a questa operazioneinsieme a te il GPL è una cosa solomia e per i debiti che tu contrai con laQ8 attraverso la mia garanzia mi deviintestare il terreno”. A quel puntomatura l’idea della denuncia. Per i pmNicola Cosentino deve stare incarcere anche perché non ha affattomollato la presa sul territorio: “nelperiodo 21 giugno 2013 – 8 gennaio2014 in cui il Cosentino non erasottoposto alla custodia cautelare incarcere ha avuto ben 6147 telefonatee 4656 SMS, tra gli al tr i conamministratori locali e politicicoinvolti in altra parallela indagineche ha condotto all’arresto delcons ig l i e re r eg iona le Ange loPolverino e dell’ex direttore dell’asldi Caserta Bottino”. Da Il Fatto Quotidiano del 04/04/2014.

L’AMACA del 04/03/2014 (Michele Serra).by La Repubblica 4/4/2014 (ilChiosco)

Submitted at 4/4/2014 12:01:32 AM

RENZI dice “o si fanno le riforme ome ne vado a casa”. Grillo dice “ovinciamo le europee o me ne vado acasa”. È apprezzabile la tensioneagonistica, ma preoccupa e unpochino disturba l’ossessione di

primato. Si sente la mancanza diqualcuno che accetti di arrivaresecondo, o terzo, o anche sedicesimo,e stia sereno lo stesso, e continui afare per benino le sue cose ancheperché così è fatta la politica e così lademocrazia (così anche la vita, tral’altro): un concerto di persone chequalche volta vincono, qualche voltaperdono, ma non per questo se ne

vanno sbattendo la porta. Se tuttivogliono essere il Maschio Alfa, chifarà il Beta, il Gamma, il Delta? E se tutti Alfa, tutti il meglio fico delbigoncio, tutti sottomettitori deglialtri e nessuno sottomesso, comeevitare il bagno di sangue? SignorMatteo, signor Beppe, non ve neandate. Anche doveste — perdisgrazia — abortire qualche riforma,

o perdere le elezioni europee e subitodopo quelle mondiali, restate agiocare con gli altri bambini. Vifacciamo fare il Capo, promesso.A turno. Mentre uno comanda, l’altrosi riposa. Da La Repubblica del 04/03/2014.

4 FeedJournal

Rabbia nel paese del tank “Ce ne fossero diribelli” (Davide Vecchi).by Il Fatto Quotidiano 4/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/4/2014 2:07:46 AM

TUTTI CON L’ARRESTATOCONTIN. IL VENETO CHIEDE ARENZI LO STATUTO SPECIALE:IN CONSIGLIO REGIONALE ILPD ESCE DALL’AULA, SOLO LASINISTRA VOTA CONTRO. Appena dieci parole: “Le siariconosciuto lo status di Regione astatuto speciale”. Il telegramma èstato recapitato ieri al governo.Mittente il Veneto che dopo duegiorni di discussione in aula ha votatosì. Contrario solo il consigliere dellaFederazione della Sinistra veneta,mentre il Pd ha preferito far finta dinul la : usc i re da l l ’au la e nonpartecipare al voto. Il giorno dopol ’ a r r e s t o d i v e n t i q u a t t r oindipendentisti la politica tenta didare una risposta istituzionale almalcontento a l imentato anched a l l ’ o p e r a z i o n e d e l R o s d e icarabinieri. Già pochi giorni fa ilPalazzo guidato da Luca Zaia avevaavviato l’iter per realizzare unr e f e r e n d u m p e r l ’ a u t o n o m i at e r r i t o r i a l e . TROPPO poco? Tra le province diVerona, Padova, Treviso e fin su aBelluno, ovunque cresce la rabbia e laconsapevolezza che “un popolo nondovrebbe chiedere l’indipendenza madovrebbe prendersela”. L’ha detto nel1997 Flavio Contin, l’ideatore deiSerenissimi, dopo aver assaltato ilcampanile e lo ha ripetuto in ogniintervista concessa fino a mercoledìscorso, quando è stato arrestatoseppur lasciato ai domicil iar i .L’ultima volta l’ha ripetuto appenatre settimane fa al Corriere delVeneto commentando il risultato delreferendum on l ine cui hannopartecipato oltre due milioni dicittadini invocando l’addio a Roma.“Tutto inutile”, disse Contin. “Quelloche serve oggi non sono i referendumma il coraggio”. Nel garage a casasua in via Amadio a Casale diScodosia mercoledì mat t ina icarabinieri hanno sequestrato il tankche venne usato per l’assalto alCampanile San Marco 17 anni fa e nehanno portato via anche un altrogemello trovato in un capannoneabbandonato, ma hanno alimentato e

lasciato tra queste zone un temporicche e oggi uccise dalla crisi, ancorapiù rabbia e voglia di indipendenza.“Da uno Stato che vien qui solo abatter cassa e portar via i nostriuomini migliori”, bofonchia tra unasigaretta e un’altra Antonio Balbo.Lui abita davanti a Contin. Dopopranzo si sposta al bar. Trecentometri da via Amadio. La caffetteria dipiazza Aldo Moro è il luogo diritrovo, dove anche Contin passavadel tempo. E Zaia, la Lega, ilMovimento 5 Stelle: potrebberoinventarsi qualunque cosa ma tantoquaggiù, tra i quartieri desertificatid a l l a c r i s i e u n C o m u n ecommissariato che non riesce arattoppare neanche le strade, non cicredono più alla politica . “Tutte

balle”, commentano. “Ce ne fosserodi Cont in varda, un eroe”. El ’operaz ione de l Ros d iventa“l’invasione da parte dello Stato”, gliarresti, come quelli seguiti all’assaltodel Campanile del 1997, son “unapresa in giro, hanno paura questi qui:da retta a mi”, suggerisce convintoBalbo. L’altro giorno, racconta,“sembrava fossero venuti per far laguerra”. I VOLTI CHIUSI e diffidenti delmercoledì si sciolgono, gli stessi cheappena 24 ore prima hanno evitato ig i o r n a l i s t i o r a p a r l a n otranquillamente. Perché? Perchéhanno sentito i tg, letto i quotidiani.“Ci siamo informati ecco, sai come sidice qui da noi no? Per saver la veritàbisogna sentir do busiari”. Ridono.

Qualcuno al telefonino si fa sentire:“Ah non venir col trattore chet’arrestano sa”. Poi mette giù eannuncia: “Mi vado a Treviso dalBusato”. Cioè Gianluca Busato,promotore de l re ferendum suplebiscito.eu che ieri in piazza deiSignori ha indetto una manifestazionecui ha partecipato Marilena Marin, lamog l i e d i F ranco Rocche t t a ,fondatore della Liga Veneta, exparlamentare e sottosegretario,arrestato mercoledì assieme agli altri.Ricordati, ribatte Toni, “i popoli semazza e i re se abraza” (i popoli siammazzano e i re si abbracciano).“Ricordati ti: io mi non son sior néconte, io son Togno”. In Veneto c’èun detto secondo cui Tonio fa la roba,il signore la gode e il conte la mangia.Dialoghi come questo si ripetono quiin provinc ia , a Padova c i t t à .Ovunque. La rabbia è tanta. GilbertoBuson, componente del nucleostorico dei Serenissimi insieme aContin e Faccia, inquadra così quantosta accadendo: “El sciapo de piegoreora va da se” (Il gregge di pecore,non inteso in questo detto in senso dispregiativo, ora è in grado diandare da solo). Buson era ed è unodei capi dei Serenissimi, tra i primi adaver giurato fedeltà alla RepubblicaVeneta e a parlare d’indipendenza eseparatismo quando, prima del 1997,era un reato anche solo dirlo. Chesignifica? Toni spiega: “Che c’è unamassa ora, un gruppone… capito? Luidice che non serve più, c’è un popolo.Siam tutti terroristi? Fidate de no ocomunque non lo siamo per tutti,anzi”. Lo scorso luglio a Rosà, unpaesino fuori Vicenza, il sindacoleghista ha intitolato una via a BepinSegato, arrestato dopo l’assalto in SanMarco e morto nel 2006, dopo ilcarcere, a soli 52 anni. Contincommentò: “Il Carroccio non è degnoneppure di pronunciare il nome diBepin”. E lo diceva anche a Bossi,quando il leader della Lega Lombardaarrivava quaggiù nei primi anni ’90 atentar di parlare con la Liga e unirla,come poi fece, nella Lega nord. MaContin è sempre stato contrario: “Tipensa a Milano e la tu regione, quilassa far a noaltri”. Indipendentisti intutto. E sempre. Da Il Fatto Quotidiano del 04/04/2014.

COSENTINOcontinued from page 2

tutto. E a Cosentino ribadiamo ilnostro consiglio: collabori con lagiustizia. Collabori subito. Berlusconilo ha emarginato, lo ha lasciato solo.Il sistema di informazione che gli eravic ino, con le sue f i rme, s tascappando da lui in silenzio, facendofinta di nulla e trovando nuovipadroni da servire, f ingendosii n d i p e n d e n t e , c o m e s e m p r e ,attraverso il vaccino della cattiveria edella superficialità che dispensa a

tutti e su tutti. Collabori con lagiustizia, Cosentino, racconti tuttoquello che conosce. So come ragionaun uomo casalese: non distruggerà,parlando, la sua famiglia, ma puòtrovare un percorso di riscatto.Potrebbe raccontare non solo leresponsabilità del centrodestra, maanche le connivenze del bassolinismoe di tutto quel potere politico che hapermesso la sua crescita. Cosentino sasopportare il carcere, ma adesso più

c h e m a i p r o v i a d a v e r e u ncomportamento che non rispondaall’onore del silenzio. Dia una chancealla sua dignità, scelga di parlare. Da La Repubblica del 04/04/2014.

5FeedJournal

“Renzi? Solo democrazia spot e neoliberismo.Così il Pd muore” (Beatrice Borromeo).by Il Fatto Quotidiano 4/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/4/2014 1:58:36 AM

La polemica Salvatore Settis. La riforma di Renzi è contraria aller e g o l e p i ù e l e m e n t a r i d e l l ademocrazia”. Per Salvatore Settis, exdirettore della Scuola Normale di Pisae firmatario dell’appello di Libertà eGiustizia contro la “svolta autoritaria”di questo governo, il progetto diriforma costituzionale tanto volutodal premier è “affrettato, disordinatoe assolutamente eccessivo”. Perché, professor Settis? Non si può accettare che a inciderecosì profondamente sulla Carta sia unParlamento di nominati e non dieletti, con un presidente del Consiglionominato e non eletto. I giuristi sono divisi: c’è chi dice chela sentenza della Consulta delegittimail Parlamento e chi sostiene ilcontrario. Vero. Ma se possono esserci dubbidal punto di vista giuridico, non ce nesono dal punto di vista morale: questoParlamento non può fare una riformadi questa portata, né tantomenoanteporla alla riforma elettorale, che èla vera urgenza. Come si spiega il cambio di priorità? Il problema è che queste decisioni,prese in stanze segrete, non ci sonomai state spiegate. Non ne sappiamonulla: non mi pare che questem a n o v r e c o r r i s p o n d a n o a l l ademocrazia parlamentare così com’èprevista dalla nostra Costituzione.

A cosa pensa? Per esempio al famoso rapporto diJ.P. Morgan del 2013, che è statoriportato quasi alla lettera nelprogetto di riforma del governo Letta,e ora è citato come un testo sacro daMarzio Breda sul Corriere della Sera. Anche Renzi secondo lei subiscepressioni esterne? Non penso mai alle grandi congiure.Però di certo c’è una vulgataneoliberista secondo la quale ilmercato è tutto, l’eguaglianza è pocosignificativa e la libertà è quella deimercati, non delle persone. E a questavulgata si sono piegati in molti. Soloche finché si adeguano Berlusconi eMonti mi stupisco ben poco. Ma chec e d a i l P d , c h e d o v r e b b erappresentare la sinistra italiana, èincredibile. E porterà a un’ulterioredegrado del partito, e dunque a unanuova emorragia di votanti. Per la verità, prima di Renzi il Pd eragià in agonia. Ora però la sinistra sta proprioperdendo la sua anima. Si staconsegnando a un neoliberismosfrenato, presentato come se fossel’unica teoria economica possibile,l’unica interpretazione possibile delmondo. Come se non fosse possibile,per esempio, mettere l’eguaglianzadei cittadini prima della libertà deimercati. E poi Renzi sta patteggiandoquesta riforma con Berlusconi. L’ex Cavaliere è stato anchericevuto dal capo dello Stato. Se Berlusconi ha proposto diappoggiare le riforme in cambio di

qualcosa e Napolitano l’ha mandatoal diavolo, allora l’incontro è statopositivo. Altrimenti ci sarebbe dapreoccuparsi. Renzi sarà il cavallo di Troia diquesto neoliberismo nella sinistra? Non so quanto ne sia consapevole.Certamente l’unico elemento chiarodel suo stile di governo è la fretta.Dovrebbe prima spiegarci quale è ilsuo traguardo e poi come vuolearrivarci. Non basta solo la parola“riforma”, che può contenere tutto.Anche abolire la democrazia sarebbeuna riforma. E non credo che il Pdvoglia questo. Il nostro sistema bicamerale però èfarraginoso e costa parecchio, lolascerebbe inalterato? Credo che vada mantenuto, ma condelle correzioni. Che non sono certoquelle delineate da questo governo. IlSenato deve essere elettivo, ma ilnumero dei suoi membri si puònotevolmente ridurre. Se gli StatiUniti hanno solo 100 senatoripossiamo tagliare anche noi, no?Usano questa foglia di fico dei costi,che è popolare, per coprire manovrepiù gravi. Quanto alle competenze,non è affatto difficile immaginare unbicameralismo meno perfetto diquello odierno. In più il Senato, come ci spiega ilg iur i s ta Gianlu ig i Pe l legr ino ,manterrebbe in realtà un pesosignificativo, rendendo ancora piùconfuso l’iter legislativo.

Giudizio che conferma la miaimpressione: questa è una riformapretestuosa, disordinata, superficiale.Quello che cerca il premier è l’effettoannuncio, il titolone sui giornali:“Renzi rottama il Senato”. Lui puntaa una democrazia spot , a unademocrazia degli slogan. Se ilpremier sostiene che la Camera altanon è più elettiva, ma doppiamentenominata, allora significa che haveramente perso il senso di che cosavoglia dire “democrazia”. La infastidisce che i nuovi membrisaranno presidenti di Regione esindaci? Mi pare una concessione volgare aglislogan leghisti secondo i quali ilSenato dev’essere la Camera delleautonomie, cioè l’anticamera deisecessionismi. È inutile festeggiare i150 anni dell’Unità d’Italia se poi inostri figli rischiano di non celebrareil 200esimo compleanno. Renzi le risponderebbe: ho giuratos u l l a C o s t i t u z i o n e , n o n s u ip r o f e s s o r o n i . Mi auguro che l’abbia anche letta, laCostituzione, oltre che giurarci sopra.Perché, per esempio, ha detto che ilsuo è un “governo costituente”. NellaCarta non esiste nulla di simile. Evitile battute sugli intellettuali , esoprattutto le bestemmie contro laCostituzione. Da Il Fatto Quotidiano del 04/04/2014.

La scelta (di solito) è rapida (AntonellaMascali).by Il Fatto Quotidiano 4/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/4/2014 12:43:49 AM

IL 10 APRILE È QUI. Nei palazzi della politica romanacircola insistente la voce che aMilano il tribunale di Sorveglianzarinvierà a dopo le elezioni europee difine maggio la decisione su che tipodi pena far scontare a Si lvioBerlusconi . È la politica che parla e al momentosu questo punto sembra farlo avanvera, anche se il leader di ForzaItalia agogna quel rinvio, tanto daessere andato al Quirinale a batterecassa. Ma al momento le cose stannodiversamente: c’è un’udienza, quelladel 10 aprile, e potrebbe esserel’unica prima che il collegio si ritiriper decidere se affidare Berlusconi aiservizi sociali, quali fargli fare e inche modo. Oppure se mandarlo agliarresti domiciliari. Il Cavaliere deve scontare una pena

per frode fiscale a 4 anni ma, come èarcinoto, 3 anni sono stati indultati. La difesa, per ottenere un rinvio, nonpuò sicuramente giocarsi la carta delr icorso a S t rasburgo: è s ta topresentato a dicembre ma non è stataancora fissata una data per la suadiscussione e di solito, per questo tipodi cause, passa un anno. Ma gli avvocati di Berlusconi cihanno abituato a conigli tirati fuoridal cilindro pur di guadagnare tempo.Potrebbero farlo anche in questo caso,complice Pasqua, il 25 aprile e ilprimo maggio di mezzo. Ma anche alla luce di questaconsiderazione puramente ipotetica,appare difficile che la decisione arrividopo le elezioni europee del 25-26maggio. Per quanto sia un caso“politico”, la sentenza del tribunale disorveglianza, verosimilmente ,dovrebbe arrivare non oltre unadecina di giorni dalla fine dellediscussione, anche perché da codiceandrebbe presa entro 5 giorni. Q U A N D O T O C C Ò A L

TRIBUNALE di sorveglianza diRoma dover decidere su CesarePreviti, impiegò esattamente 5 giorni:udienza il 14 febbraio del 2007 esentenza il 19 febbraio. Previti fuaffidato alla Ceis di don Picchi epoteva star fuori dalle 7 alle 23. Checosa succederà a Ber lusconi ,ovviamente non si può prevedere.L’unica cosa che sembra impossibile,anche se l’ipotesi di scuola rimane, èche finisca in carcere. Non tanto per ilfattore età, quanto per la cosiddettadoppia sospensiva indicata, contro ilparere dei suoi pm, dal procuratoreEdmondo Bruti Liberati, e accolta dalgiudice di soverglianza per il direttoredel Giornale Alessandro Sallusti:

a n c h e s e n z a d o m a n d a d e lcondannato, arresti domiciliari e noncella, in base alla legge “svuotacarceri”. Se si dovesse ripetere ilcopione e se Berlusconi volesse ildramma mediatico può cercare di“evadere” per farsi portare in carcere. Ma può drammatizzare anche in casogli vengano accordati i servizi socialiperché se scatteranno in campagnaelettorale per le Europee non èdifficile immaginare innumerevolidichiarazioni sue e dei suoi alleati perdire che i giudici gli voglionoimpedire di fare politica. Anche se dainterdetto dai pubblici uffici per dueanni non può nemmeno votare mentrenon è più candidabile per i prossimi6, in base alla legge Severino, lastessa che gli è costata la decadenzadal Senato. Da Il Fatto Quotidiano del 04/04/2014.

6 FeedJournal

Via le Province (o quasi) Anatomia di unpasticcio (Marco Palombi).by Il Fatto Quotidiano 4/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/4/2014 1:17:16 AM

IL DDL DELRIO È LEGGE: PERQUESTI ENTI NON SI VOTA PIÙ,MA ESISTONO ANCORA SOLOCHE NON SI CAPISCE COSAFARANNO, NÉ COME. E I COSTIPOTREBBERO SALIRE. Magari non è “un golpe”, comeurlava Renato Brunetta ieri nell’auladella Camera, ma il ddl Delrio che –approvato definitivamente ieri –punta a svuotare le Provincetrasformandole in un bizzarroircocervo è almeno un pasticcio, unodi quegli incredibili pasticci italiani inc u i i l r i f o r m i s m o d i v e n t aa p p r o s s i m a z i o n e e l ’ a t t i v i t àl e g i s l a t i v a u n a b r a n c a d e l l acomunicazione. Dietro le frasialtisonanti dell’articolato, infatti, nonc’è niente: i contenuti di questa legge,c’è scritto, “valgono come principi digrande riforma economica e sociale”.È v e r o ? M a h . P a r e c c h icostituzionalisti e la Corte dei Conti,per dire, hanno sottolineato che inquesta legge non si capisce niente equesto non potrà che peggiorare lecose, aumentare i costi e i ricorsigiudiziari e costituzionali (visto chel a Consu l t a ha g i à bocc i a tol’antecedente di questa norma, losvuota-Province di Mario Monti).Ecco perché questo riassunto percapire come cambiano le istituzioniitaliane. LA NON ABOLIZIONE. LeProvince sono ancora lì: questa leggenon le abolisce, anzi le perpetuaanche per quando (e se) arriverà lariforma costituzionale che le cancelladalla Carta. Solo che da oggi sarannoistituzioni, per così dire, semi-democratiche: presidente e consiglieriprovinciali – non retribuiti – verrannoeletti da consiglieri comunali es i n d a c i c o n u n c o m p l i c a t omeccanismo di ponderazione cheterrà conto della popolazione deicomuni di provenienza di ciascunvoto. L’assenza di stipendio (maqualche rimborso ci sarà) è quello che

permette a Matteo Renzi di sostenereche vengono abolite tremila poltrone. LE CITTÀ METROPOLITANE.Saranno dieci – Roma, Torino,Milano, Venezia, Genova, Bologna,Firenze, Napoli, Bari e ReggioCalabria, anche se con qualche mesedi ritardo rispetto alle altre – edovrebbero essere in vigore dal 1gennaio. Saranno in tutto e per tuttocome le a t tual i Province e i lpresidente sarà il sindaco (detto“s indaco met ropo l i t ano”) de lcapoluogo. Governerà sul suoterr i tor io grazie al “consigl iometropolitano” (l’elezione è disecondo l ive l lo , come per leProvince) e da una “conferenzametropolitana” (i sindaci della zona).

Tutti, renzianamente, senza stipendio.Tutto qui? Magari. In realtà, esiste lapossibilità teorica che un terzo deicomuni della zona decida di staccarsicon apposito referendum. A quelpunto sarà il governo a dover trovareuna soluzione. IL NUOVO POTESTÀ. La leggeDelrio divide l’Italia in due: le cittàcomandano e i piccoli comunisubiscono. Grazie al sistema di votoponderato per popolazione, infatti,nella conferenza metropolitana diGenova, per dire, il voto del sindacodel capoluogo ligure varrà di più diquelli di tutti i 67 sindaci dei comunilimitrofi; stessa cosa a Livorno (unocontro venti); a Torino al sindaco delcapoluogo basterà allearsi con sei

colleghi per scavalcarne altri 315. A-DEMOCRATICA. È una leggeche non ha un gran rapporto con larappresentanza: basti dire che arrivaad abolire alcuni consigli provincialiche erano ancora in carica e chesarebbero scaduti tra due mesi (e perle elezioni se ne parla poi): lademocrazia abolita per legge. Purel’applicazione delle quote rosa èbizzarra: ci sono (al 60%), masaranno applicate solo tra cinqueanni. IL MISTERO DELLE FUNZIONI.Cosa faranno le nuove Province?Ancora non si sa: devono fare “unpiano strategico triennale del loroterritorio”; occuparsi di “sviluppoe c o n o m i c o e s o c i a l e , a n c h eassicurando sostegno e supporto alleattività economiche e di ricercainnovat ive e coeren t i” ; “par iopportunità”; “edilizia scolastica”. Ilmenù è lunghissimo, ma si puòordinare alla carta: deciderannoRegioni e Comuni quali funzionilasciare al le Province e qual ip r e n d e r s i l o r o ( c o l r e l a t i v opersonale). Serve una scelta in 90giorni con tanto di decreto delgoverno, poi entro altri sei mesi serveun accordo coi sindacati per trasferirei dipendenti con altro decreto. IL MISTERO DEI COSTI. I lgoverno prevede un risparmio, manon lo quan t i f i ca e nessuno ,d’altronde, può farlo: per la Corte deiConti probabilmente la confusionefarà aumentare i costi; l’Unione delleProvince ha prodotto un dossier in cuisi calcola in due miliardi l’aggravio.IL MISTERO DEI CONSIGLIERI.Non prenderanno stipendio, ma sologettoni di presenza – dice il governo– resta il fatto che le potroneproliferano: tra un ente di secondolivello e l’altro (ci sono pure le assaiconsigliate ai più piccoli Unioni deiComuni ) , p iù un aumento d iconsiglieri e assessori nei comunipiccoli e piccolissimi, si parla di31mila posti in più. Da Il Fatto Quotidiano del 04/04/2014.

Lettera a Boddah (Massimo Gramellini).by La Stampa 4/4/2014 (ilChiosco)

Submitted at 4/4/2014 12:28:08 AM

Vent’anni fa, proprio in queste ore,Kurt Cobain finiva di scrivere lalettera che fu poi ritrovata tra i fiori,accanto al cadavere. Per chi non losapesse, Kurt Cobain è stato unmusicista, forse l’ultimo per il qualesi possa spendere la definizioneabusata di genio. Ha inventato suoniche pr ima non es i s tevano . Equalunque anima raminga si imbattanella sua chitarra o nella sua vocegraffiata si troverà a pensare: eccomi

a casa. Aveva ventisette anni, quandoscrisse la lettera. Ventisette anni, unamoglie e una figlia amatissime,eppure indirizzò la missiva a Boddah,l’amico immaginario che avevariempito la sua infanzia solitaria difiglio di divorziati. Nel messaggio dicongedo gli rivelò di non riuscire piùa provare nessuna emozione. E diamare troppo il genere umano, tantoda sentirsi «fottutamente triste».Succede agli spiriti esageratamentesensibili che raggiungono vibrazionid’amore così al te da r isul tareinsostenibil i . Di questa lettera si cita sempre la

penultima frase. Là dove Cobain,riprendendo il verso di una canzonedi Neil Young, sostiene che è meglio

bruciare in fretta che spegnersilentamente. In realtà a spegnersi più omeno lentamente è solo il corpo (ilsuo era tormentato da un’ulcera).L’anima non si spegne né brucia. Mami guardo bene dall’entrare inpolemica con un genio. Preferiscoricordarlo con le sue ultime esottaciute parole: peace, love,Empathy – pace, amore, Empatia –l’ultima delle quali sottolineata e inmaiuscolo. Vent’anni dopo non ne hoancora trovate di migliori. Da La Stampa del 04/04/2014.

7FeedJournal

IL COSTITUENTE È PREGIUDICATO ILGUARDASIGILLI SALE AL COLLE (Fabriziod’Esposito).by Il Fatto Quotidiano 4/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/4/2014 12:11:44 AM

B. TEME I DOMICILIARI MASPERA CHE LA DECISIONE SUISERVIZI SOCIALI NON TARDI. Disperato Condannato no stop. Neiracconti di chi ha sentito o vistoSilvio Berlusconi in queste ore, sianoessi fedelissimi del cerchio magicooppure ex falchi adesso colombefilorenziane, c’è un primo, comuned a t o c h e e r o m p e c o n f o r z a :“Berlusconi non si rassegna al fattoche debba scontare i domiciliari ofare i servizi sociali. Lo dice dastatista e da uomo innocente, perchévoi giornalisti vi ostinate a noncapirlo?”. Detto questo, il percorsodei prossimi giorni è avvolto nel caospiù completo. Per un semplicemotivo, come spiega un parlamentaredi rango a microfoni spenti: “Nelberlusconismo non esiste mai unasola veri tà”. Tutto è relat ivo,insomma. UNA CERTEZZA però c’è. Ed èquella data scolpita nel calendariodell’ex Cavaliere: 10 aprile. Udienzadel tribunale di sorveglianza diMilano. Servizi sociali o domiciliari?I primi presuppongono un pentimentoche nel carattere del Condannato nonè mai stato preso in considerazione.Di qui la mossa disperata di andare alQuirinale mercoledì pomeriggio. Trai berlusconiani le versioni sulcolloquio sono principalmente due.Una, la meno gettonata, è però moltoraffinata: nega che B. abbia chiestoqualcosa e addebita a Napolitano levoci circolate dall’altro giorno perché“il capo dello Stato non ama né Renziné Berlusconi”. L’altra è quella piùdiffusa e credibile. La richiesta dellagrazia e, soprattutto, quella dellapossibilità di differire in un modo onell’altro la decisione dei magistratidi sorveglianza e partecipare così allacampagna elettorale delle Europee. Ilsogno di un atto di clemenza da partedel Quirinale non è mai tramontato a

Palazzo Grazioli e quando ieripomeriggio il capo dello Stato haincontrato il Guardasigilli AndreaOrlando sono stati in molti a fare unopiù uno. Orlando però smentisce nellamaniera più categorica: “Era unappuntamento fissato da tempo.Abbiamo parlato di carceri e altritemi ma non di Berlusconi e del 10aprile. Assolutamente”. Ma il vero dramma che si staprofilando tra Palazzo Grazioli, laresidenza romana di B., e Arcore,dove il Condannato è rientrato con undolore al ginocchio, adesso si chiamaarresti domiciliari. Anche per questo,Berlusconi vuole sapere prima dellapresentazione delle liste cosa farà iltribunale di sorveglianza. L’exCavaliere è convinto che una misuradel genere, i domiciliari, aprirà unavoragine nel partito. Non c’è solo ilproblema di evitare un tracolloelettorale di Forza Italia alle Europee(di scendere cioè sotto quota venti percento). Il film del 27 novembre,quando su l l a decadenza s i èconsumata la scissione di Alfano, hainsegnato a Berlusconi che nulla è

scontato. E così cominciano acircolare le liste di quelli che, traparlamentari e non, potrebberolasciare la nave azzurra che affonda.Alfano ha già lanciato un messaggioin questa direzione, ma per ifedelissimi di B. alcuni potrebberoabbracciare direttamente Renzi e ilrenzismo. Scenari foschi, che non aiutanol’umore. Il Condannato è descrittocome “incazzato nero”. Per il muroche Napolitano ha eretto alle suerichieste e anche per l’esito dellamissione di Verdini e Letta a PalazzoChigi dal premier. Per le colombefilorenziane di FI sono “Brunetta,Romani e Toti” quelli che spingonoalla rottura totale. Modello, appunto,27 novembre. Ma tutto questo nonfa r ebbe a l t r o che aumen ta r el’isolamento del Condannato. Unatentazione rischiosa. Semmai, per iberlusconiani moderati, l’unica stradapercorribile è quella di mantenere ilpatto con Renzi e ottenere che si votiprima l’Italicum e poi la GrandeRiforma. Il solito tormentone che nonaiuta ad abbassare la tensione in vista

del 10 aprile. Tutto ruota attorno alladecisione che arriverà a partire dagiovedì prossimo. Con Berlusconi aidomiciliari, potrebbe tornare l’ipotesidinastica in lista, per arginare iltemuto crollo causato dal Condannatoimmobile ad Arcore, residenzaprescelta per la reclusione domestica.Il nome è sempre quello di Barbara,figlia di secondo letto. Ma per ifedelissimi l’opzione dei figli (nonsolo Barbara) “non esiste per leEuropee”. La soluzione ereditariaspunterà per le Politiche, quando cisaranno. Non prima. Solo a quelpunto, il Condannato spingerà in pistaun familiare. Qualcuno sostiene disapere già il nome “ma il tema non èattuale ed è troppo presto”. Per ilmomento il quesito principale restauno solo: il presunto riformismoistituzionale dell’ex Cavaliere reggeràall’urto della misura che verrà scelta aMilano tra il 10 e il 15 aprile? Sempreche non ci siano altre sorprese. Da Il Fatto Quotidiano del 04/03/2014.

8 FeedJournal

Palazzo Madama val bene una messa (BrunoManfellotto)by L'Espressowww.espresso.repubblica.it (ilChiosco)

Submitted at 4/3/2014 11:03:00 PM

A lungo annunciata, pur largamenteprevedibile, la valanga lepenista inFrancia (con l’eccezione di Parigi)inquieta e preoccupa chiunque abbiaa cuore il futuro dell’Europa. Perchéprefigura ciò che potrebbe succederenelle elezioni per il Parlamento diBruxelles, perché non riguardaesclusivamente la Francia ed è figlianon solo della grande delusioneHollande, ma di una malattia piùprofonda che da tempo ha colpitotutto il Vecchio Continente. Eccoperché il trionfo del Front National cioffre più di una lezione. La prima è che la classica divisionetra destra e sinistra non regge più.Accanto alle forze tradizionali, figliedelle grandi scuole di pensiero delsecolo passato, nascono movimentiinediti e trasversali difficilmentecollocabili secondo schemi consueti.Inoltre, le ricette finora sperimentateappaiono ormai rituali, insufficienti asanare contraddizioni nate dap r o b l e m i s o v r a n a z i o n a l i -globalizzazione, immigrazione, crisieconomica - ma che produconodrammatiche conseguenze interne: i

tre milioni e mezzo di disoccupati inItalia misurati dall’Istat sono unarealtà da incubo. Seconda lezione. Quando la crisiincalza e i cittadini si sentonostritolati dalle tasse, vessati dallebanche, abbandonati dalla politica, laloro rabbia finisce facile preda dipopulismi, demagogie e sciovinismiche condizionano gruppi e movimentio addirittura ne generano di nuovi, siaa destra che a sinistra. È la tendenzaistintiva a chiudersi in casa, a temerel’invasore, a demonizzare la monetaunica, come se alzare un pontelevatoio bastasse a contenere l’onda.Dentro le mura del castello, Le Pennon è sola: in Ungheria impazzal’estrema destra di Jobbik; in Greciaquella di Alba dorata; in Olanda ilpartito per la libertà di Geert Wilders;in Austria la formazione guidata daHeinz-Christian Strache. In Germaniasi agitano gl i euroscett ici delprofessor Bernd Lucke; in Italia sonocontro questa Europa sia la Lega eBerlusconi che il movimento diBeppe Grillo e la lista di sinistra diAlexis Tsipras. Messi insieme,formano una massa d’urto notevole. L’unica risposta possibile all’ondatasarebbe proprio cancellare vizi, ritardie impotenze che alimentano quellestesse esasperazioni. Prima di tutto la

disoccupazione, appunto; e poi lap o l i t i c a c o m e p r i v i l e g i o ;l’immobilismo dei governi. Perquesto, da quando ha mandato a casaLetta, Matteo Renzi ripete che ènecessario fare le riforme, che se nonv ince l a scommessa mol l a ebuonanotte, e con lui la politica tutta.Così ha preso a correre, a cambiarepasso - o almeno dà l’impressione divolerlo fare - dopo aver annunciatoun fit to calendario di riforme,ferreamente scadenzato come tappe diuna via crucis. La più impegnativa, l’operazionesimbolo della stagione Renzi, è certola trasformazione del Senato nellacamera dei poteri emergenti, is indac i , c ioè la f ine d i que lbicameralismo perfetto che da almenotrent’anni viene individuato comel’origine dell’immobilismo e delladifficile governabilità. Ma anchecome uno dei pilastri sui quali è statocostruito il sistema Italia. Inevitabilidunque le reazioni di chi frena, di chiteme che picconare l’impalcaturaesistente possa far cadere l’interopalazzo. In fondo è da qui che si sonom o s s i q u a n t i d i f e n d o n o l aCostituzione più bella del mondotemendo che venga snaturata, comea r g o m e n t a S a l v a t o r e S e t t i s ,s e m p l i c e m e n t e o s s e r v a n d o e

commentando una storica fotografia. Non è facile il cammino per Renzi.Anche il suo partito - l’unico ancorastrutturato e con forti valori diriferimento - non lo segue compattonella corsa, come dimostra laspericolata contestazione firmata dalpresidente del Senato Pietro Grasso.E questo contribuisce a seminareulteriore confusione. Il vero rischio, aquesto punto, è che nello scontro tra ilriformismo estremo del rottamatorefattosi premier e la continuità deirivoluzionari fattisi conservatorivinca il nulla di fatto. Con grandegioia di Grillo, che non a caso si èaffrettato ad abbracciare Rodotà eZagrebelsky che solo pochi mesi faaveva insultato. O, al contrario, chedalla fretta e dallo scontro frontalenascano riforme piccine, monche,parziali. E però questa non è solo unacampagna elettorale, qua si stacostruendo un edificio che dovrebbedurare per molte generazioni ancora.Chissà se per una volta non valga lapena scommettere. Però non facciamolo al buio. E primapensiamoci bene. Twitter @bmanfellotto 04 aprile2014

9FeedJournal

Oh, stellino! (Marco Travaglio).by 4/4/2014 (il Chiosco)

Submitted at 4/3/2014 11:54:47 PM

La nostra ben nota ammirazione perPiero Ostellino si sta trasformando invero e proprio culto della personalità:i suoi ultimi interventi sul Corriere eanche fuori fanno di lui un mitovivente. Specie la sua adesione al“contro-manifesto dei l iberali”pubblicato ieri dal Giornale diSallusti (noto epigono delle scuolecrociana ed einaudiana, correnteSantanchè) in polemica con quello diLibertà e Giustizia sottoscritto daZ a g r e b e l s k y , R o d o t à , P a c e ,Carlassare e altri sulla “svoltaautoritaria”. Questi autonominati“liberali” – tali Bedeschi, Berti eCofrancesco – hanno imbarcato, perfar numero, il socialista LucianoPellicani, che tutti ricordano alla cortemolto liberale di Craxi. Sono i liberalialle vongole che esercitano in Italia lafunzione opposta a quella degliintellettuali nelle democrazie liberali:bastonano qualunque opposizione edifendono chiunque stia al potere.Non propongono mai un’idea, unariforma, una trovata, un aforisma, unadidascalia. Ma t rovano “ in to l l e r ab i l e” ,“ r i d i c o l o ” , “ g r o t t e s c o ” c h eZagrebelsky & C. osino criticare leriforme Renzusconi, “senza avernel’autorità morale né il prestigiointellettuale”. Poteva mancare,nell’allegra brigata, Ostellino? Noche non poteva. Lui del resto dia u t o r i t à m o r a l e e p r e s t i g i ointellettuale ne ha da vendere. Ungiorno tuonò contro il malvezzoilliberale di multare i pirati dellastrada (“il limite di velocità è

diventato una forma di lotta di classee l’autovelox l’incrociatore Aurorache dà i l via al la r ivoluzioneegualitaria”): un vigile comunistadoveva averlo multato perchésfrecciava ai 200 all’ora. Un’altravolta svelò l’origine, tutta morale eintellettuale, della sua atavicaavversione per la magistratura: “Mi èbastato di averci avuto a che fare unasola volta per convincermene”. Fuquando denunciò Dagospia perdiffamazione, vinse la causa, incassòun lauto risarcimento, poi però inCassazione la somma “fu ridotta ameno di un terzo di ciò che aveva giàfissato la seconda sentenza che avevagià ridotto d’un terzo l’indennizzodella prima”. E lo sventurato dovette“restituire pressoché tutto ciò cheavevo incassato” e magari speso.Incredulo e inconsolabile dinanzi atre gradi di giudizio che non silimitano a fotocopiare i verdetti delgrado precedente (perché “si pervienea sentenze poi smentite anni dopo”?),Oste l l ino s i d ip inse come unSolgenitsin perseguitato “perchépoliticamente antipatico” e mise glieventuali lettori a parte del suodramma, forse sperando in unacolletta. Ma sempre animato dal piùassoluto disinteresse personale,nonché da robuste dosi di autoritàmorale e prestigio intellettuale. Infatti

ultimamente è impegnatissimo in unacampagna all’arma bianca contro ilcontributo di solidarietà di qualchespicciolo richiesto da Renzi aipensionati da 2.500 euro in su. Tipolui, per esempio. Al tema ha giàdedicato tre articoli in nove giorni, enon ha mica finito. Nel primodefinisce “il prelievo sulla miapensione” un atto il l iberale di“confisca” degno del “dirigismo” dei“ s i s t e m i s o c i a l i s t i ” , d e l“giacobinismo”, del “Terrore” e del“totalitarismo”. Seguono le consuetecitazioni col copia-incolla dei soliti“Burke, Constant, Tocqueville”, conpreoccupante trascuratezza per StuartMill che lui tira sempre in balloquando qualcuno gli pesta un callo.Nel secondo, risponde ai lettori chel’hanno insultato per il primo e, giàche c’è, dà una sistemata alla “culturapauperista, a metà (ancora fascista) eper l’altra metà catto-comunista”. Poirespinge l’accusa di badare solo alproprio “orticello”: “Io difendo id i r i t t i e le l iber tà de l l ’uomoqua lunque che i l d i spo t i smoburocratico tiranneggia”, e pazienzase l’uomo qualunque si chiamaOstellino Piero. Càpita. La chiusa ètipicamente liberale: “Affogate purenel vostro sinistrismo parolaio. Io misono scocciato. Andate al diavolo!”.Nel terzo, rimedia a una dimenticanzadegli altri due e accomuna “la sinistrar e n z i a n a ” ( u n o s s i m o r o )a l l ’ “ egua l i t a r i smo to t a l i t a r i ocomunista”. Ora si spera che la suacallista giacobina non gli infiammi ildurone che ha sull’alluce, sennò chilo sente.

I 300 distributori della Nick Family (VincenzoIurillo e Andrea Postiglione).by Il Fatto Quotidiano 4/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/4/2014 12:59:59 AM

L’IMPERO. La buccia di banana del gruppoCosentino è una pompa di benzinaAgip mezza scassata a pochecentinaia di metri in linea d’aria dallostadio di Casal di Principe. Si trovasulla Nola-Villa Literno, uno stradonein mezzo al nulla di questa specie diArizona del casertano, tra i campi egli scheletri di fabbricati non ultimaticome la pompa del ‘rivale’ LuigiGallo, quattrocento metri più avanti,mai aperta e soffocata dalle erbacce.Per far aprire questo impianto con lostemma del cane a sei zampe,secondo la Dda attraverso tecniche ailimiti del camorristico, i Cosentinorischiano di fars i sequestrare,confiscare e perdere un impero chemacina cifre impressionanti e che siidentifica in un’azienda conosciuta intutta Italia nel settore dei carburanti:

l a A v e r s a n a P e t r o l i s r l ,amministratore Giovanni Cosentino,il fratello di Nick, 83 milioni e634.440 euro di fatturato nel 2012, 85milioni e 630.584 euro nel 2011, unpicco di oltre 103 milioni di euro nel2008, l’anno del massimo potere diNicola Cosent ino , deputa to esottosegretario all’Economia delgoverno Berlusconi, coordinatoreregionale del Pdl, pronto a diventareGovernatore della Campania primache un’ord inanza d i cus todiacautelare per camorra gli sbarrasse ilpasso. I L G R U P P O C O S E N T I N O ,dicevamo. I quattro fratelli (Giovannipossiede il 34 per cento; Mario 32 percento; Palmiro e Aurelio il 16,6 percento) sono proprietari non solodell’Aversana Petroli ma anchedell’Aversana Gas srl, miscelazionedi gas petroliferi e liquefatti, 10milioni e 650.000 euro di fatturato, epoi anche del 100% di Sotraco srl,ditta del trasporto di merci su strada,

fatturato da 1.150.000 euro, e il 100%di una onlus, la Fondazione CarpeDiem. C’è poi la Ip Service srl,progettazione e realizzazione diimpianti di carburante, 3 milioni dieuro di capitale sociale, anch’essaamministrata da Giovanni Cosentino,il manager di famiglia. É l’aziendache ha costruito circa 300 pompe dibenzina, che ha fatto la fortuna deiCosentino. Tutte società nelle qualiCosentino non compare. Non detieneazioni. Ai familiari il controllo delbusiness. A lui la carriera in politica.Ed ora tutto rischia di andare in fumoper una pompa sperduta di periferia.Il Fatto è andato a parlare con uno dei

gestori della famiglia Zaccariello.Nell’area dell’impianto non c’è unbar, non c’è il Gpl: “Li avevamoprogettati 10 anni fa – spiegano –erano state fatte pure le prove per ilgas, e il gas non è più venuto. Civolevamo mettere in competizionecon gli altri.. perché gli altri cel’hanno, e noi invece no”. E cosa èquesto segno enorme davanti aidistributori? “Qui è stato fatto unrappezzo, per tre mesi siamo stati conun buco nell’asfalto perché avevaceduto i l terreno. Le personer i s c h i a v a n o d i r o m p e v a n o iparafanghi e la coppa dell’olio delleloro auto”. All’American Bar di Casaldi Principe, accanto ad una sededell’Aversana Petroli, ci sono trer a g a z z i c o n p o c a v o g l i a d icommentare l’accaduto. “Sì, abbiamosaputo dai telegiornali”. Da Il Fatto Quotidiano del 04/04/2014.

Scuole di giornalismo,studiate il caso Proto(Gianni Barbacetto)by www.ilfattoquotidiano.it (ilChiosco)

Submitted at 4/3/2014 9:43:45 AM

No, non entrerà nella storia dellaf inanza. Ad Alessandro Protopiacerebbe un sacco essere ricordatocome un Wolf of Wall Street ,m a s c a l z o n e m a g r a n d e : n o nsuccederà, perché la finanza sta aProto come un fiore al petrolchimicodi Taranto. Proto non ha mai fatto un’operazionefinanziaria in vita sua. Non ha maimosso neppure una delle azioni cheannunciava di comprare. Ora stascontando la sua pena agli arrestidomiciliari, ma la Proto Organizationha ripreso a operare. Intanto, se nonentrerà nella storia della finanza,Proto potrebbe però entrare nellas tor ia de l g iorna l i smo. Anzi :propongo alle scuole di giornalismodi studiarlo, di analizzare il suo caso,di farne materia d’insegnamento,d’invitarlo come visiting professor.La sua è davvero una s to r iaincred ib i le . Inizia quando il giovane AlessandroProto, che vende enciclopedieGarzanti e si veste come un agenteimmobiliare pensa si vesta unfinanziere, cerca di farsi un nomesulla piazza di Milano facendoscrivere sui giornali che lui vende leville dei vip. Non risulta che ne abbiavenduta una, eppure cercate inGoogle: troverete molti articoli suimportanti quotidiani nazionali cheraccontano le gesta del giovane

SCUOLE page 10

10 FeedJournal

Voto di scambio, pene ridotte allaCamera (Sara Nicoli).by Il Fatto Quotidiano 4/4/2014(il Chiosco)

Submitted at 4/4/2014 12:21:49 AM

Doveva diventare un decreto, perr e n d e r e s u b i t o o p e r a t i v o l osvuotamento del reato di scambiopolitico mafioso (416 ter) riscritto (daAlessia Morani del Pd su ordine diRenz i ) pe r non d i s tu rbare i lgarantismo peloso di Forza Italia cheminacciava sfracelli alla vigilia delleEuropee. Poi ier i , ne l g iornodell’arresto di Nicola Cosentino,Denis Verdini e Matteo Renzi si sonotrovati d’accordo a Palazzo Chigianche sul contenuto di questoprovvedimento. E sono giunti subitoapplausi e approvazione lampo delddl con una maggioranza bulgara:310 sì, solo 61 contrari (i CinqueStelle). Il momento di maggioretensione in aula è stato registratoquando i grillini hanno lanciatoaccuse di contiguità con le mafie aiparlamentari del Pd e di Forza Italia. ORA IL DDL RIPASSA al Senatod o v e a r r i v e r à b l i n d a t i s s i m o(l’accordo prevede l’approvazionedefinitiva la settimana prossima)perché ieri, durante il Comitato deiNove alla Camera, hanno dato il loroplacet al testo finale Forza Italia,Lega e anche Sel. Unici contrari quelldi M5s. Il testo è un capolavoro d’ingegnerialinguistica, con l’emendamentosalvifico (e finale) del relatore DavideMattiello (Pd), che abbassa le pene

del carcere ed elimina il principiodella punibilità del politico che sim e t t e a d i s p o s i z i o n e“dell’organizzazione mafiosa”.Mattiello ha anche sottolineato chel’intesa Verdini-Renzi prevede che ilgoverno possa intervenire comunqueper decreto qualora a PalazzoMadama qualcuno non tenesse fede aipatti; più che testo blindato, dunque,un’intesa a prova di sabotaggio. Lemodi f i che p iù r i l evan t i sonol’abbassamento della pena, come sidiceva: per il reato di scambiopolitico mafioso il carcere sarà nonpiù, come previsto dal Senato, da 7 a12 anni, ma passerà da 4 a 10 anni,articolo che l’aula della Camera haapprovato con 293 sì, 83 no e 2astenuti. Quanto al ruolo del politico,è stato così riscritto: “Chiunqueaccetta la promessa di procurare votimediante le modalità di cui al terzocomma dell’articolo 416-ter incambio dell’erogazione o dellapromessa di erogazione di denaro o dialtra utilità, è punito con la reclusioneda quattro a dieci anni. La stessa penasi applica a chi promette di procurarevoti con le modalità di cui al primocomma”. C’è poi una terza modifica:nel testo Senato si parlava di“qualunque altra utilità” mentre ora sitorna a “altra utilità”. Soppresse leparole “ovvero in cambio delladisponibilità a soddisfare gli interessio le esigenze dell’associazionemafiosa”. L’articolo è stato approvatocon 305 sì e 71 no. Anche qui, voto

bulgaro, suggellato dalle parole digiubilo di Donatella Ferranti del Pd,presidente del la CommissioneGiustizia della Camera: “È una normadi grande rigore, che permetterà distroncare qualunque patto tra politicae mafia, le modifiche approvatetengono conto delle criticità segnalatedall’Anm e da diversi pm antimafia”.Furibondi, invece, i 5 Stelle: “Unpolitico può essere a disposizionedella mafia: non è reato. Renzi eVerdini hanno ammazzato il 416 ter.Questo è tutto il punto e non ci restache appellarci ai cittadini e lanciare ilgrido d’al larme su quanto stasuccedendo”.“È STATO FATTO un grande regaloalla mafia – si unisce al corod’indignazione il senatore MicheleGianrusso dell’M5s– per il governo Renzusconi unpolitico che si mette a disposizionedei mafiosi non commette reato.Vergogna! I traditori mentono, ic i t t a d i n i t r a d i t i n o n v e l operdoneranno mai”. Giubilo, invece,per Cosimo Ferri, sottosegretario Ncdalla Giustizia: “È pacifico che sia unanorma davvero incisiva nella lottacontro la mafia, mi auguro che vengaapprovata all’unanimità perché è unacosa forte e giusta, ma anchegiuridicamente forte”. La mafiaringrazia? Da Il Fatto Quotidiano del 04/04/2014.

SCUOLEcontinued from page 9

intermediario che ha per le mani caseda sogno, in Sardegna e CostaAzzurra, in Engadina e a New York.Tra i venditori e i possibili acquirentici sono i nomi di George Clooney eBerlusconi, Beckham e Ronaldo, JoséMourinho e Alan Friedman. Ancoraieri, 2 aprile, sui siti della Gazzettadello Sport e del Corriere della Seraven iva pubb l i ca t a l a no t i z i adell’acquisto di una “splendida villasul lago di Como” da parte delgiocatore del Barcellona LionelMessi. Visto che la cosa funzionava ei giornalisti – incantati dai nomi dafavola – abboccavano, nel 2010 Protoalza il tiro. Fa il suo ingresso nellafinanza: virtuale, perché non toccau n ’ a z i o n e , n o n e n t r aneppurenellafilialedellabanca sottocasa, ma comincia a produrrecomunicati . I l primo è del 19

dicembre 2010 e dice che “dodicii nves t i t o r i p r iva t i r i un i t i daAlessandro Proto Consulting, societàcon sede a Lugano”, ha acquistato il2, 88 per cento di Tod’s. Ci cascano IlGiornale e la Reuters. Da allora nonsi ferma più. Comunica di avercomprato l’1 per cento di Fiat. L’1,2di Mediaset. Lo 0,8 di Unicredit. Lo0,5 di Mediobanca. Lo 0,7 diGeneral i . E poi : Fonsai , Rcs ,L’Espresso, Montepaschi, TelecomItalia Media, il Sole 24 Ore. L’elenco dei giornali che ci cascanoè infinito e si trova nella deliberaConsob n. 18794, di cui occupa benquattro pagine e mezza. Comestupirsi che Proto il Lupo delcomunicato stampa venga preso da unsenso d’onnipotenza, da una maniac o m p u l s i v a , d a u n a b u l i m i acomunicativa, da una scimmia da

stampa gabbata che gli dà dipendenzae a s s u e f a z i o n e ? S a c h e p u òraccontare qualunque balla e troveràchi è disposto a credergli. A un certopunto fa la prova. “Una mattina –racconta Proto – arrivo nel mioufficio e lancio una sfida ai mieicollaboratori: io scommetto 10 milaeuro contro 3 mila messi da ciascunodi voi. Facciamo un comunicato chedice che mi candido alla presidenza diUnicredit. Volete vedere che lopubblicano?”. Lo pubblicano. Protovince la scommessa. Eppure bastavauna telefonata, per verificare. Anzi:bastava leggere il curriculum di Proto(perfino quello abbellito nei suoi siti)per capire che l’uomo non avevaproprio le caratteristiche minime perla candidatura. E allora: studiamolon e l l e s c u o l e d i g i o r n a l i s m o ,adottiamo come libro di testo la

delibera Consob su di lui, riflettiamocome sia stato possibile un caso Proto(che continua ancora sui giornali diieri 2 aprile e forse anche di oggi 3).Un caso che non ha nulla a che farecon la f inanza, e tut to con i lgiornalismo. Il 3 aprile 2014, effettivamente, sullepagine del Corriere della sera(cronaca di Milano e Lombardia)appare un articolo sulla presuntavendita a Messi, da parte della ProtoOrganization, di una villa sul lago diComo. Twitter @ gbarbacetto il Fatto Quotidiano, 3 Aprile 2014

Così si scelgono imanager di Stato(Roberto Saviano)by L'Espressowww.espresso.repubblica.it (ilChiosco)

Submitted at 4/4/2014 1:30:00 AM

Paolo Scaroni, amministratoredelegato dell'Eni In questo momento,il governo sta affrontando una provache ci farà comprendere quale stradal’Italia percorrerà nei prossimi anni.Renzi e il suo esecutivo stannoelaborando le nomine di chi dovràdirigere i colossi statali e verticiistituzionali. Inutile elencare leindagini che hanno visto coinvolti ivertici di Finmeccanica, Eni, Enel,Ferrovie dello Stato, Enac. Nonvoglio farlo perché quello che spero èche il nuovo esecutivo in questadelicatissima scelta, tenga conto nonsolo dei pedigree giudiziari dei futuridirigenti – pedigree che andrannovagliati con attenzione, sin neldettaglio e in maniera serena – maanche delle loro reali e specifichecompetenze. Spero che l’essereincensurati , l’essere estranei aprocedimenti giudiziari di qualsiasigenere, non sia l’unica qualifica chesi pretenderà dai futuri dirigenti.Spero, inol t re , che non s ianodirimenti i soliti rapporti trasversaliche i manager hanno saputo coltivarenel corso degli anni. L ' i n t e g r a l e d e l l ' A n t i t a l i a n osull'Espresso in edicola 04 aprile2014

11FeedJournal

Pompei è l'Italiaby www.beppegrillo.it Beppe Grillo (il Chiosco)

Submitted at 4/3/2014 9:15:48 AM

Beppe Grillo a Pompei(03:55) Pompei è emozionante. E una cittàenorme, non ce la fai a girarlaneanche in due giorni. Ho parlato coicustodi, e cè da dire che il problemaPompei è il problema Italia. Pompei èun pozzo di petrolio, e se non hai unamanutenzione ordinaria si scrosta unmuro e devi fare un appalto e tutto ilresto. Qui ci vogliono muratori,mosaicisti, che tutti i giorni siprendano cura della città. E invececosa fanno? Fanno le gare dappalto,spendono milioni, mandano a dirigerei lavori a della gente messa lì da

Forza Italia che coordina e prendemilioni di euro. Cè un teatro, qui, bellissimo. E lohanno ristrutturato con le lucine a led,i l fe r ro . Lo hanno sna tura to ,rovinando la sua storia. Manca ilsenso del rispetto, ecco! Ma come sifa? Allora seppelliamo tutto esperiamo che tra mille anni ci sia unatecnologia straordinaria che auto-riparerà il mosaico da solo. Così nonsi sopravvive. I romani avevano già inventato tutto:i l geotermico, le saune, lar iacondizionata. Tutto pubblico. Questoè il luogo della sacralità del pubblico.Tutto aperto. Poveri e ricchi stavanoall'aperto, svagavano. Non facevanoappalti per le saune, appalti per bere eappalti per mangiare. Che civiltà.

Oggi guardi queste macerie e pensialle macerie delle persone maceratedentro. Qui arrivano i generali coiloro venti esperti, coi loro stipendi da100 milioni a botta. E questa la rovinadi questo Paese. Vinceremo noi. Sicuro. Non abbiatedubbi. PS: Non ho rilasciato, né intendo mair i lasciare , in tervis te ad a lcungiornalista de La Repubblica di DeBenedetti. Possono solo rosicchiarlacome topi dalle mie dichiarazionipubbliche. Potrebbero interessarti questi post:De Benedetti e l'energia fossile del pdIl Parlamento infestato dalle lobby Ilpotere della menzogna

Quante Camere? E quanti metriquadri calpestabili? (GiuseppeCivati)by www.ciwati.it (il Chiosco)

Submitted at 4/4/2014 1:15:40 AM

La battuta di Spinoza è cattiva ma cista tutta: Il Senato non sarà elettivo. Come laCamera. Perché è chiaro che il cortocircuito(voluto, ahinoi, da quasi tutto il Pd)tra riforma elettorale e riformacostituzionale impone che si valutitutto insieme. E così il problema è determinatosoprattutto dalla funzione e dallarappresentanza, almeno per me:perché un Senato pasticciato nonserve, sarebbe meglio non averlo deltutto. Ma se la Camera è una sola,bisogna riflettere bene sia sulla

r a p p r e s e n t a t i v i t à s i a s u lbilanciamento dei poteri. E sulsistema elettorale con la quale sieleggono i suoi membri. Si ragiona quasi esclusivamente intermini di soldi (non chiamiamolerisorse, perché si parla proprio disoldi soldi) e di metri quadri: quantospazio occupa un senatore? Quantaacqua consuma? Se lo prendo in casa,sporca? Forse dovremmo riflettere un po’ dipiù sul fatto che un senato divolontari del fine settimana non hamolto senso. E che non ce l’hanemmeno un Parlamento sbilanciato.E che se si vuole cambiare, i soldi e inumeri sono importanti, ma vannoaccompagnati o, meglio, preceduti da

una riflessione seria sul complessodella riforma che si propone. Valeanche per il fatto che, con la riformadel titolo V, si toglie potere alleautonomie e nello stesso tempo si fauna Camera (molto) bassa delleautonomie, che appare parecchiocontraddittorio. Abolire il Cnel per farne un altro(che assomiglia a un Cral, dicequalcuno), poi, sarà difficile daspiegare. Non fare votare più le persone, nonf a r e s c e g l i e r e l o r o i l o r orappresentanti, non allargare lar a p p r e s e n t a n z a i n t e m p i d idisaffezione e di astensionismo,infine, sarà impossibile.