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Fabio Ranzolin marzo 2018 cv / statement / about / portfolio / contatti

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Page 1: Fabio Ranzolin marzo 2018 - comune.venezia.it · Mi chiedo se a volte pretendo un po’ troppo, ma non voglio mica la luna, nemmeno la sua tintarella color latte; in fondo, io vivo

Fabio Ranzolinmarzo 2018

cv / statement / about / portfolio / contatti

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CVb. 1993, Vicenza - ITvivo e lavoro tra Vicenza, Venice e Roma

Education:2016-interrupted: MA in Fine Arts and Fashion, IUAV, Venezia (IT)2013-2016: BA in Fine and Performative Arts, Accademia di Belle Arti, Venezia(IT)

Connection and Relation:2016-current: rappresentato da Galleria Montoro12 Contemporary Art, Rome (IT) - Bruxelles (BE)2014-2016: è stato rappresentato da Galleria Massimodeluca, Mestre, VE (IT)

Exhibitions:

UPCOMING2018Villa Lena residency _ settembre, selezionato da Caroline Bourgeois storica curatrice di François Pinault, Toscana (IT)

SOLO

2018Bye bye Circo Massimo a cura di Amalia Nangeroni, Galleria Montoro12 Contemporary Art, Roma (IT)

2016I’ve Fallen From Gracea cura di Massimiliano Schiozzi, ZimmerFrei Gallery, Trieste (IT) Confidere/Fidati di mea cura di Paola Colombo, Tiziano Possamai, “Vicino e Lontano”, Piazza Delle Erbe, UD (IT)

2014GENITORI, ADOLESCENTI E GIOVANI ADULTI responsabile Dr. Laura Bellin, San Bortolo Vicenza - dipartimento salute mentale, Palazzo Cordellina, Vicenza (IT) Il mio primo appartamento contributo del Comune di Vicenza, “Le milleArti e una notte”, Piazza dei Signori, Vicenza (IT)

COLLECTIVE

2017Borsisti della 100ma Collettiva Bevilacqua La Masa_ a cura di Stefano Coletto, San Marco, Venezia (IT)Tiziano, Tintoretto e la scuola veneta del XXI secolo_ a cura di Walter Zuccolotto, Villa Giovannina, Treviso (IT)ArtVerona 2017, 13* edition_ per Montoro12 Contemporary Gallery, Verona (IT) Code Art Fair, per Montoro12 Contemporary Gallery, Center Blvd. 5, 2300 København S (DK)YIA ART FAIR #09 Brussels, per Montoro12 Contemporary Gallery, Square Brussels Meeting Center (Mont des Arts), Bruxelles (BE)Art Paris Art Fair 2017, per Montoro12 Contemporary Gallery, Grand Palais, Paris (FR)Mutatis Mutandis?, a cura di DUO, Palazzo Michiel, Venice (IT)Artefiera Bologna, a cura di Angela Vettese, per Montoro12 Contemporary Gallery, Bologna (IT)

2016100ma collettiva giovani artisti / Fondazione Bevilacqua La Masa, a cura di Stefano Coletto, Galleria Piazza San Marco, Venezia (IT)The elephant in the room, a cura di Amalia Nangeroni, S.A.L.E. Docks, Venice (IT)1906, a cura di Massimiliano Schiozzi, Susan Petri, ITIS Palace, Trieste (IT) To the Wonder / FRASE Contemporary Art Prize, in shortlist per “FRASE Got Talent Prize 2016” / www.frasecontemporaryart.comENTROPIA, “Festival delle Arti Giudecca”, Toffolo’s yard, Giudecca, Venezia (IT) La vera natura _ partner Stefan Milosavljevic; a cura di Silvia Petronici, Mirco Corato, Parco Salin, Marostica - VI (IT)ENTROPIA, a cura di Marta Scaccia, editedo da: Collettivo Barnum, Spazio Exworks, VI (IT) It’s Me, presidente Aurora Fonda, in collaborazione con Polo di Aggregazione: Educazione, Università, Ricerca, Cultura e Sport del Comune di Trieste, Palazzo Gopcevich, Trieste (IT)

2015KAIROS, a cura di Spazio Supernova, Parco Foundation, Casier - TV (IT) ART PRIZE CBM. Premio Carlo Bonatto Minella, III EDITION, presidente Karin Reisovà, a cura di Antonio D’Amico, Casa Toesca, Torino (IT)

2014OPEN 17 International Exhibition of Sculptures and Installations, a cura di Amalia Nangeroni, organizzato da Paolo de Grandis, Lido e Isola di San Servolo - VE (IT)

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www.fabioranzolin.com

EVOLUTION,a cura di Aldo Grazzi, in collaborazione con: New York University, Italian Swiss’ Conservatory, Amsterdam’s Conservatory, Conservatorio di Venezia, Ateneo Veneto La Scienza, Letteratura e Arte, Venezia (IT) 2011It’s All About Time 2011. presidente: Franca Sozzani, Palazzo Morando, Milan (IT)

Esperienze Formative

2017- workshop con Alok Vaid-Menom, Ubik space, Schio - VI (IT)2016- corso universitario, visiting professor Alberto Garutti, IUAV, Venezia (IT)- workshop con Kea Tonetti, SHED: Lanificio Conte, Schio - VI (IT)2015- esperienza lavorativa con Martina Camani and Marta Scaccia, per la mostra Epifanie dal fronte, Loggia del Capitaniato, Palazzo Trissino, Palazzo del Monte di Pietà, Vicenza (IT)- esperienza lavorativa con Maria Eichhorn, per la mostra All The World’s Futures, 56th Biennale di Venezia, Corderie Arsenale, Venezia (IT)- assistente di Thomas Hirschhorn per la mostra All The World’s Futures, 56th Biennale di Venezia, Central Pavilion Giardini, Venezia (IT)2013- assistente di Michelangelo Pistolettoper per l’opera d’arte Terzo Paradiso, Accademia di Belle Arti di Venezia, Venezia (IT)- assistente di Loris Greaud per la mostra Prima Materia, Punta della Dogana, Pinault Collection Museum, Venezia (IT)

Progetti Indipendenti

2017-in corso- curo e dirigo un corso d’arte contemporanea con scopi terapeutici per individui con disturbi psicologici e psichiatrici, responsabile progetto DIRIGENTE MEDICO - DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE Laura Bellin, C. San Felice, Vicenza (IT)2013- curato e tenuto un corso d’arte contemporanea con scopi terapeutici per senzatetto ed individui in alta soglia di povertà, responsabile Francesca Campodonico, Casa Alice Dalli Cani, Arzignano - VI (IT)2011: selezionati e stampati in rivista 3 miei articoli dalla redazione di VOGUE ITALIA, direttore Franca Sozzani _ Aprile-Maggio-Luglio 2011

Awards and Distinctions

- selezionato fra “222 ARTISTI EMERGENTI SU CUI INVESTIRE 2018”, Exibart.edizioni- in shortlist Under 30 prize, Artefiera Bologna 2017- 100ma collettiva giovani artisti / Fondazione Bevilacqua La Masa, 2016, 3th PREMIO- Premio Combat 2016 Prize, 2016, in shortlist come artisti segnalati dalla giuria- To the Wonder / FRASE Contemporary Art Prize, 2016, in shortlist for “FRASE Got Talent Prize 2016”- Premio Combat 2015 Prize, 2015, in shortlist come artisti segnalati dalla giuria- Premio Combat 2014 Prize, 2014, in shortlist come artisti segnalati dalla giuria

Artist Book:

Bye Bye Circo Massimo, edited by F. Ranzolin, Rome: Galleria Montoro12 Contemporary Art, 2018 (text by A. Nangeroni) Catalogue published on the occasion of the exhibition Fabio Ranzolin. Bye Bye Circo Massimo, curated by Amalia Nangeroni, Galleria Monto-ro12 Contemporary Art, Rome, Feb. 16 - Mar. 29, 2018_ITA

Nostalgia. Nostalgia canaglia . 2016, Artist Book by Fabio Ranzolin

Ops! . 2016, Artist Book by Fabio Ranzolin layout and editing by Fabio Ranzolin. Limited Edition. 25 copies signed, pp.66, Trieste (IT)

Arte: prodotto di un cervello seduttivo . 2016 . Saggio di Fabio Ranzolin_saggio sull’attività neurale e gli adattamenti comportamentali che hanno portato la specie umana (come unica specie vivente sul pianeta terra) ad evolvere comportamenti artistici, pensieri creativi e rituali. La tesi si orienta ad un approccio di tipo Darwiniano, esponendo le più recenti tesi di neuro scienziati e psicologi evoluzionisti.

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STATEMENT

ITA

Osservo che il pavone è stanco d’essere poetico e che il burro piange per abitudine. La nostalgia è canaglia e la zingara chiede ancora ancora ancora un amor senza fine.La voce del silenzio mi sussurra che ho scordato il rossetto e cioccolato, e quell’eco fra campi di soia conosce meglio di me i miei segreti. Ti prego Charles Darwin volami nel cuore, mentre il mare d’inverno mi promette lucciole nelle calde coste di Acapulco.Mi chiedo se a volte pretendo un po’ troppo, ma non voglio mica la luna, nemmeno la sua tintarella color latte; in fondo, io vivo in mezzo a troppi cuori, io vivo dentro e vivo fuori, è tutto un attimo o semplicemente è un’emozione da poco.Non cambia mai nulla: la spiaggia è sempre la stessa ed anche il mare, sarà perché io dondolo e le mie gambe tremano, ma tutta questa emozione brucia come le ortiche. Quando si vola, si sa, sempre più in alto si va e che pazza idea costruire castelli con i cuscini blu del divano.

Ma un giorno avrò l’Alzheimer, chissà se - tutto questo - avrà avuto un senso.

ENG

I notice that the peacock is tired of being poetic and that the butter weeps for habit.There’s nothing I can do, a total eclipse of the heart surprises me while I start walking though those soybean fields which know better my secrets than me. I can be a hero, just for one day, I can a be hero I just say, but don’t cry for me, Argentina and don’t believe that I am that kind of criminal, I’m just a smooth criminal of confetti. Don’t you know Charles Darwin that I’m a slave for you, while Memory Motel reminds me of vain flashes of fireflies.Don’t stop me now, you know the summer is magic sir, I can boogie and I want to jump on the dance-floor, but these boots are made for walking, and that’s just what they’ll do.I’m like a dancing queen and this emotion burns like a bunch of nettles.If only I could, I’d be running up that hill, but I am so lazy to take that step. I prefer to build a castle with the blue pillows of the couch.

But one day I will have Alzheimer’s, I wonder if - all of this - will have had a sense.

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*Poesia J883 (1864) / F930 (1865). The Poets light but Lamps, Emily Dickinson, 1830-1886

Il mio lavoro si basa spesso su una rete di testimonianze, rimanenze ed esaltazione di un quotidiano perduto, effimero per sua stessa natura. Con la mia arte vorrei limitarmi ad ascoltare la vita, la vita mia e quella degli altri. Io sbircio, prendo, cito e raccolgo oggetti ed esperienze che mi colpiscono e nel fare questo tendo a raccontare un flebile racconto contemporaneo, in cui le azioni e le emozioni di noi esseri umani sembrano perdersi in una società dei consumi sempre più frenetica. Credo che il mio metodo sia più vicino a quello dei poeti, per lo più ermetici. Cerco, infatti, di realizzare una pluralità di significati elusivi e vorrei che il mio lavoro fosse depositario di sfumature ambigue, di equivoci che dialogano spesso fra la cultura pop/queer e l’estetica teorica evoluzionistica.

The Poets light but Lamps -Themselves - go out - [...] *

Sono due versi di una poesia di Emily Dickinson dal titolo _ “I poeti non accendono che lumi”,trovo che non ci siano parole più adeguate, un’immagine più efficace e una sintesi - di così rara raffinatezza e semplicità - per descrivere l’arte ed il mio lavoro. Seppur la mia ricerca appare confusa, caotica, estetizzante e subitanea vi è una grazia dolente, una nostalgia compiaciuta che spero rappresenti la mia più gran cifra. Io mi limito a raccontare frammenti esili e li illumino con una luce nuova, a tratti colma di esperienze e citazioni e a tratti educata; ogni mio lavoro svela, in ogni sua forma, una tensione romantica e prova a farsi portavoce del nostro bisogno umano d’amare ed essere amati.

Nulla più.

ABOUT

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Portfolio

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Passivo, Passivo, Passivo 2017 legno Obeche e Okoumè, lamina in ottone, profumo Roma Laura Biagiotti 75ml, ovatta da imballaggio, nastro adesivo trasparente, frammento in pietra vicentina da statua (metà ‘900 circa), terra 30x200x100 cm

L’opera Passivo Passivo Passivo ha senz’altro un’aura sessuale: enunciata dichiaratamente dal busto nudo - che offre impudente il suo sedere di pietra - e dal profumo Roma di Laura Biagiotti; e concettualmente dalla terra secca - materiale raccolto dall’artista il 30 settembre 2017 a Ramuscello in provincia di Pordenone, precisamente 68 anni dopo dal fatto che condannò Pier Paolo Pasolini di “atti immorali a danno di minori”. Nel ‘49, all’età di ventisette anni, un giovane maestro di scuola, poeta quasi laureato e militante comunista, consumò proprio in quel prato, torbide tenerezze con quattro ragazzini, uno di 15, gli altri di 16. Tutti maschi. Pasolini offrì dei dolci per ricevere carezze. Alla fine diede loro 100 lire e se ne tornò alla festa del paese. Il primo rapporto dei carabinieri reca la data del 15 ottobre 1949; il 28 dello stesso mese, alle 5 del mattino, il poeta partì dalla stazione di Casarsa verso Roma per trasferirsi definitivamente. L’atto sessuale qui sopra citato, era avvenuto il 30 settembre del 1949 e portò la carriera di Pasolini a una dura svolta: fu espulso, infatti, dal Partito Comunista Italiano e licenziato dalla scuola. Dopo tale avvenimento, inoltre, il suo rapporto con l’omosessualità, sia privato che pubblicò, divenne sempre più conflittuale. La vicenda di Ramuscello rivela molto dello strano destino di questo autore, della sua mitizzazione, dell’uso o, come forse sarebbe meglio dire, del consumo della sua figura. La terra, inscatolata fra l’oro dell’ottone, stride: questo materiale naturale, ordinario, elementare, diventa portavo-ce di un patrimonio concettuale profondo che innesca un collegamento storico diretto ed assolutamente specifico. L’elemento del prato - con il suo fertile terriccio - è e resterà sempre un luogo pasoliniano per eccellenza: spazio aperto all’esperienza amorosa nei romanzi, nei film, nelle vicende della sua vita vissuta. Nella poesia Coccodrillo (1968), Pasolini scrive:

Nei salottinon si può fare l’amore, e neanche nei letti.

Occorre un prato di periferia, un pezzo di deserto,la steppa, la brughierainsomma tutti i posti

dove l’erba è poca, bruciata e calda; i costonimediterranei, dove crescono piantine selvatiche

che la madre non raccoglie, la madre rimastacon le creature più piccole, nei vicoli.

Con questo lavoro Ranzolin attiva in qualche modo un’indagine sul costume dell’Italia tra il secondo dopoguerra e l’epoca del boom economico attraverso Pasolini e gli scandali costruiti intorno alla sua vicenda. In lui stesso la tensione politica convive con la pulsione passionale. L’Italia di fronte ai suoi occhi infatti, cambia perché egli percepisce il mutamento dei corpi, sente il loro assoggettarsi a modelli culturali omologanti, coglie attraverso di loro l’alienazione e la mutazione antropologica prodotta dal neocapitalismo. Così si spiega il profumo Roma di Laura Biagiotti, usato dalla madre dell’artista. Mamma e Roma, altra felice coincidenza. Tale profumo è un prodotto industriale che tenta, con la sua fragranza mescolata all’alchool, di diffondere l’olezzo erede dei codici, delle note e delle tradizioni della capitale. Destinato ad un uso superficiale nelle pelle, ad una seduzione epidermica, annulla in qualche modo la peculiare identità della città e dei suoi abitanti. Omologa. L’opera è una struggente dedica al Pasolini uomo e al suo umano desiderio di riconoscimento e affetto. Contro ogni tentativo di normalizzazione o di ridurre la figura dell’intellettuale italiano, Ranzolin si focalizza nel descrivere l’ “equivoco amore” di Pasolini, un aspetto complesso, fonte di profondo dolore e solitudine.

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Like victory without victorious 2017 struttura in ottone, frammento in pietra vicentina da statua (1759 circa), camicia in cotone firmata Valentino, spilla in plastica made in China157x70x20 cm

L’opera ha come elemento principale un braccio scolpito in pietra vicentina. L’arto mozzato appartiene ad una scultura di Sant’Antonio, patrono di Padova, originariamente pensata per decorare una villa veneta del 1749. Reduce da una demolizione abitativa, esso è stato installato in una struttura d’ottone saldata a caldo. Protratto al cielo, enfatizza un certo richiamo al divino, tuttavia, per altri aspetti evoca il tradizionale saluto romano, promosso poi nel XX secolo dal Fascismo affinché sostituisse la stretta di mano ritenuta “borghese” e poco igienica. Nella medesima struttura formalmente minimale viene stesa una camicia celeste firmata Valentino. Il capo d’abbigliamento si presenta in cattive condizioni poiché è consumato nei polsini e nel colletto. Tale indumento è stato acquistato dal nonno dell’artista, riutilizzato poi da Ranzolin stesso. La scelta del brand di alta moda non è casuale, ancora una volta la mostra Bye Bye Circo Massimo mette in con-versazione identità omosessuali romane, realizzando così un’orchestra di creatività e citazionismo che si muove fra più discipline. La griffe, oggetto di desiderio per tutti i cultori del fashion, è universalmente sinonimo di alta classe e creatività, tant’è che l’industria del settore considera lo stilista come l’ “ultimo imperatore” della moda. Sulla camicia, inoltre, è stata applicata una spilla kitsch made in China acquistata dall’artista nel tragitto che collega la galleria alla Fontana di Trevi di Roma. Tale spilla raffigura la penisola italiana colorata dalle bande della bandiera dello stesso Paese. La camicia, una volta stesa, ribalterà lo “stivale” italiano ricordando immediatamente l’opera di Luciano Fabro l’ “Italia capovolta”, lavoro simbolo dell’Arte Povera e dell’artista torinese. Il lavoro evoca una sorta di totem al fallimento o al prestigio, in un perenne gioco di simbologie culturali e di co-stume storico. L’artista riflette sul fatto che fra la partita del tempo e della cultura non vi è alcun vincitore ed alcun perdente.

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Have you ever tried to enjoy yourself with a pair of socks?2017lastra di granito rosa, 2 calzini gialli, ferro, vernice

Stuzzicante e malizioso è il titolo dell’opera che assomiglia ad un tavolo più elevato del normale. La struttura è in ferro ed il piano è in granito rosa, la lastra è stata prelevata da una macelleria e veniva utilizzata come piano da lavoro per tagliare carni di animali, sbatterle e farcirle. Il marmo è stato forato in due punti, all’interno dei quali sono stati inseriti e fatti penzolare due sporchi e sudati calzini gialli. Gli indumenti sono in spugna e sono tipicamente adatti per le performance sportive. Il lavoro descrive esplicite dinamiche sessuali, in particolare rimanda al gioco dell’autoerotismo, agli orifizi ed ad una sensualità consumata, seriale e disadorna.

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I always get the fuzzy end of the lollipop20175 tipologie di materiale pirotecnico (9 pzz), 1 lastra di marmo, 1catena luminosa, 7 basi per candeline da torta, 9 pacchi di popcorn da micronde confezionati (2 scatole), cemento, nastro adesivo180x80 cm

<< Story of my life: I always get the fuzzy end of the lollipop >> è una famosissima citazione presa dal film Some Like It Hot. La frase è stata pronunciata candidamente da Marilyn Monroe, che lo stesso PierPaolo Pasolini la definì nel film un “fenomeno delizioso”. Trovo interessante ricordare che il termine “fuzzy end of the lollipop” fu usato per la prima volta nel 1860 da Abraham Lincoln per descrivere gli stati del sud, a suo dire sporchi e rozzi, a un ragazzo di scuola.L’opera è natura morta di oggetti spenti ed inattivati, oggetti che sono stati usati ed oggetti ancora confezionati inseriti dentro un perimetro fittizio realizzato con un nastro adesivo da imballaggio. L’installazione appare fredda ed inquietante in perenne contrapposizione con gli elementi inseriti: 5 tipologie di fontane luminose e materiale pirotecnico che è stato trovato abbandonato in un parcheggio subito dopo la notte del 31 dicembre 2016, una piastrella in marmo di una discoteca dismessa, una catena luminosa utilizzata in una serra per attrarre i clienti durante i periodi festivi, delle basi di candeline per dolci e delle confezioni di pop-corn per microonde ancora confezionate. Alcuni oggetti sono inseriti in forme geometriche di cemento e la loro disposizione è stata scelta con cura dall’artista. Ogni elemento è superstite e testimone di momenti e desideri, di auguri e di danze. Ranzolin ancora una volta è affascinato dagli ornamenti frivoli, dai party e dai momenti in cui ci si traveste/ci si fa maschera - sia nei costumi che nelle gesta - un po’ come i due personaggi travestiti del celebre film hollywoodiano. Un freddo cimitero di gioie finite che puzza di fuliggine, nulla qui appare caldo, confortante, tutt’altro sembra proprio “fuzzy end of the lollipop”.

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Gira, corazón; gira, corazón è un’opera delicata che suggella nel tempo e nello spazio, da generazione a generazione, il desiderio d’amare in tutta la sua, inevitabile, precarietà.Lo scatto raffigura l’autore mentre abbraccia l’opera Untitled (water), 1995, dell’artista cubano Felix Gonzalez-Torres nella galleria Massimo De Carlo a Milano, durante la mostra monografica dell’autore a cura di Julie Ault e Roni Horn del 2016.A vent’anni dalla scomparsa della figura di Gonzalez-Torres, che rappresenta per Ranzolin uno dei modelli artistici più importanti e stimati, l’artista italiano cerca di stabilirne un contatto, abbracciandone dolcemente ciò che è rimasto di esso nel corso del tempo. L’opera si tinge quindi di un’assonanza poetica, riflettendo sulla perdita e sulle relazioni affettive. Inoltre, la metodologia rimanda all’uso tipico dell’artista concettuale Sherrie Levine dell’ Appropration Art: avanguardia nata nel 1980, la quale utilizzava opere d’arte come ready-made per produrre un’altra opera in un inevitabile citazionismo di contenuti. Questo procedimento artistico si propone di suscitare nello spettatore un’osservazione critica ed attenta dell’opera d’arte, sul sistema dell’arte stesso, su quale sia l’originale e dove sia l’originalità dell’opera.In questo intervento, tuttavia, Ranzolin manifesta un approccio più sensibile e complesso, intitolando il lavoro con un famoso verso della poesia Veleta (Banderuola nella traduzione italiana) dell’autore spagnolo Federico Garcìa Lorca, il quale scrive (traducendo):

« [...] Le cose se ne vanno e non tornano più,

tutti lo sanno[...]

Senza vento,credimi,

gira, cuore;gira, cuore.»

La scelta del titolo e degli autori non è casuale: la tenda di Felix Gonzalez-Torres, infatti, si emoziona nel fruscio e nel capriccio del vento; la citazione di Lorca, invece, eviscera un sentimentalismo corrotto dalle stagioni, mentre la fotografia dell’abbraccio di Ranzolin tenta di congelare un momento labile, intimo e mortale.

Gira, corazón; gira, corazón2016c-print - 31x47 cm . series of 5- 12,5x19 cm . series of 5

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Mio padre è sempre stato un uomo senza fede 2017listelli parquet, 2 cinghie di sicurezza, anello in oro con incisione35x41x41 cm

Una serie di listelli di parquet sono impilati in maniera precaria fra loro, ogni elemento è stato rimosso dal pavimento di una camera padronale di un tipico edificio italiano del 1964. I listelli sono stati lasciati sporchi, rovinati e deturpati dal tempo. A tenere il cubo insieme vi sono due cinghie di sicurezza tendenzialmente usate per legare ingombranti oggetti o materiali nel trasporto. All’interno di tale forma minimale vi è nascosta la fede nuziale del padre dell’artista, pezzo unico e prezioso in oro giallo, modello semplice con inciso internamente il nome “Mariangela”, madre dell’artista. Il titolo dell’opera, si basa su una massima diretta e descrittiva, tuttavia vaga, poiché si innesca un inevitabile gioco di parole. Nella lingua italiana, infatti, la parola “fede” ha un duplice significato, il primo è “faith” quindi la credenza piena e fiduciosa nella verità e giustezza di un assunto ed il secondo significato è “anello nuziale”, cioè, quell’ellissi in lega che simboleggia la promessa di amore ed unione eterna e consacra materialmente il rito del matrimonio. L’opera palesa un’attitudine paterna all’ateismo e alla leggerezza della promessa fatta. L’anello tuttavia non si può vedere, è nascosto: dentro questo sporco cubo di legna vi è un oggetto preziosissimo, personale ed intimo; un “heart of gold” che può essere “visto” solo grazie alla fiducia, innescando così un nuovo semplice modello di fede materialistica.

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In the crumbling tension of cold shiver20172 materassi per dondolo, 2 palchi di cervo, nastro adesivo argentodimensioni variabili

Due materassi e due palchi di cervo. Oggetti fra loro accoppiati in coppia.

L’installazione In the crumbling tension of cold shiver deriva da una suggestione, in particolare da un testo scritto da Ranzolin nel 2015. Handle with intimacy no.8 (sul sito) è un racconto evocativo sulla natura dei rapporti umani, sulla sessualità e sull’ipotetica frustrazione che comportano tali legami. L’opera si intitola con un estratto del testo, un autocitazione, ed è composta formalmente da due sporchi e usati materassi a dondolo e due palchi di cervo maschio intrecciati fra loro. I materassi sono lasciati a terra, mentre le “corna” sono posate solo su uno di essi. Ciò che colpisce di più è senz’altro la composizione e il disequilibrio armonico; il groviglio e la superficie rugosa dei palchi, infatti, è in contrasto con la linearità dei materassi, tuttavia essi sono ricoperti da una fantasia floreale di rigogliosi girasoli, leggermente demodé, che ricorda trame e fantasie tipicamente mediterranee. Il titolo è la poetica rappresentazione che Ranzolin fa per descrivere l’orgasmo sessuale, allo stesso modo l’opera stessa racconta visivamente l’unione di due corpi.I palchi di cervo maschio sono strutture massicce e ramificate che si trovano nel capo dell’individuo ed hanno uno scopo soprattutto difensivo. Tuttavia è necessario sottolineare che essi sono anche importanti ornamenti sessualmente selezionati, atti all’attrazione delle femmine della specie. Il dualismo è per Ranzolin motivo di ispirazione: difesa e sessualità, ingombro e necessità sono, per l’artista, le dinamiche più attraenti nello studio dell’esistenza umana; nondimeno l’utilizzo di palchi maschili - aggrovigliati su se stessi - induce riflessioni all’erotismo omosessuale. Anche l’uso dei materassi a dondolo non è casuale ma evocativo, poiché questi due oggetti - ora resi disfunzionali e decontestualizzati - fungevano ad un utilizzo ludico e rilassante, in cui l’instabilità ritmata diventava momento di svago. L’opera, quindi , tenta di descrivere le dinamiche dell’amore romantico, della sua solare passione, ma anche della sua sporca e fatiscente tensione.

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(Untitled) Lapsus 2016fotografia a colori, pastelli colorati e inchiostro su cartafotografia: 50x70 cm, testo: 29,7x21 cm

Un lapsus, dal latino “caduta”, è un errore non intenzionale che viene compiuto quando a un movimento o azione mentale volon-taria non corrisponde la rispettiva e normale concretizzazione motoria o mentale. Sono esempi di lapsus errori linguistici e vuoti di memoria.

Col procedere della malattia la Sign.ra Dalma ha dimenticato ogni suo componente famigliare, la sua abitazione e le facoltà motorie basi rappresentano ostacoli ormai insormontabili, eppure alcune sensazioni di piacere sembrano ancora essere desideri vividi e necessari. Forse con la consapevolezza della natura torbida, la nonna corrompe l’attenzione di Ranzolin con richieste di baci e carezze, seppur l’artista per Dalma rappresenti un anonimo - e non più il suo nipote - pone tali richieste con imbarazzo, manifestando così il suo lato teneramente umano non ancoradimenticato, superstite. Per la realizzazione dell’opera l’artista ha fatto scrivere ai figli della nonna tali dinamiche licenziose, con la consapevolezza che nessuno di loro sapesse tradurre il contenuto di tali pensieri, in questo modo si realizza una comunicazione fra ignoti, fra pensieri segreti e fra vuoti di memoria unendoli, purtroppo, il fatale ed ereditario destino della malattia.

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It’s like a boon2014ghiaccio, servizio di bicchieri, piedistallo verniciato, legnoPrivate Collection

Deterioramento cognitivo, cronico, progressivo: Alzheimer.It’s like a boon indaga il decorso della malattia nel procedere del tempo, tuttavia con una sinistra e blasfema ironia il titolo evoca a qualsiasi cosa utile e favorevole che giunga improvvisa, una “manna”, appunto.Ranzolin attraverso una composizione di materiali costruisce un processo naturale destinato a svanire ed a frantumarsi, un processo causale quindi, destinato ad essere dimenticato per sempre.Il titolo è sia descrittivo sia onomatopeico, poiché “boon” è simile al suono sordo di un bicchiere che cade e si rompe sul suolo. L’opera indaga la malattia genetica di cui è affetta la nonna paterna dell’artista, la stessa malattia che un giorno colpirà il padre, la sorella e lui stesso.

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Push, push the undo20155 cubi in cemento, 5 ganci metallici, filo di lana, tubo di ferro, carta stropicciata, carta da regalo, cornice con poesia: stampa su carta, 7 panetti di burroarea TOT: 9 mq – 250x360 cmlocation Galleria Massimodeluca, Mestre (VE) - IT

Push, push the undo è la costruzione di frammenti nel vuoto di una stanza. L’Undo è, in informatica, una funzionalità proposta dalla maggior parte dei software moderni, che permette all’utente di annullare le ultime azioni che ha effettuato.Analogamente, dopo un’esperienza traumatica, un individuo crea un meccanismo di difesa che produce uno stato di coscienza alterato, dominato dalla volontà di sottrarsi al trauma e dimenticare.Avevo solo 12 anni.

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