euro 2,50 t r i a n g o l o it r o s s o“no”al fascismo i nostri lutti pag. 48 È morto lello...

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www.deportati.it Giornale a cura dell’Associazione nazionale ex deportati politici e della Fondazione Memoria della Deportazione Nuova serie - anno XXVII Numero 1-3 . Gennaio-Marzo 2011 Sped. in abb. post. art. 2 com. 20/c legge 662/96 - Filiale di Milano Messaggi di auguri da Giorgio Napolitano e Oscar Luigi Scàlfaro IT I GRANDI DELLA DEPORTAZIONE T R I A N G O L O R O S S O (da pagina 8) (da pagina 3) I nostri ragazzi I 90 anni di Gianfranco Maris Tornato dal lager dedicò la vita alla ricerca dei suoi “compagni di viaggio Italo Tibaldi Uomo della Resistenza custode della Memoria Il “Piano Solo” fu deciso dal Quirinale prigioniero dei fantasmi anti-comunisti (da pagina 38) DOSSIER ELLEKAPPA euro 2,50

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Page 1: euro 2,50 T R I A N G O L O IT R O S S O“no”al fascismo I NOSTRI LUTTI Pag. 48 È morto Lello Perugia. Era il “Cesare” di Primo Levi Grazia Di Veroli Pag. 49 Per Corazza e

www.deportati.it

Giornale a cura dell’Associazione nazionaleex deportati politici e della Fondazione Memoria della Deport a z i o n e

Nuova serie - anno XXVIINumero 1-3 . Gennaio-Marzo 2011 Sped. in abb. post. art. 2 com. 20/clegge 662/96 - Filiale di Milano

Messaggi di auguri daGiorgio Napolitanoe Oscar Luigi Scàlfaro

ITI GRANDI DELLADEPORTAZIONE

T R I A N G O L OR O S S O

(da pagina 8)(da pagina 3)

I nostrir a g a z z i

I 90 anni di Gianfranco Maris

Tornato dal lagerdedicò la vita

alla ricerca dei suoi “compagni di viaggio”

Italo Ti b a l d iUomo della R e s i s t e n z ac u s t o d ed e l l aM e m o r i a

Il “Piano Solo” fu deciso dal Quirinale p r i g i o n i e ro dei fantasmi a n t i - c o m u n i s t i

(da pagina 38)

DOSSIER ELLEKAPPA

euro 2,50

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IT Questo numeroPag. 3 I 90 anni di Gianfranco Maris

Uomo della Resistenza custode della memoria

I GRANDI DELLA D E P O RTA Z I O N E I TALO T I B A L D IPag. 8 Tornato dal lager dedicò la vita alla ricerca dei suoi

“compagni di viaggio”

B I B L I O T E C APag.12 Uno per uno la storia di tutti i lager nazistiPag.14 Diari e lettere di ebrei italiani durante il fascismo

di Alessandra Chiappano

P R E S E N TATO IL VOLUME: BRUNO VA S A R IPag. 16 Milano-Mauthausen e ritorno: la memoria era un dovere

P i e t ro Ramella

LE NOSTRE STO R I EPag. 18 Il “pane bianco” di Onorina Brambilla,

la partigiana SandraFranco Giannantoni

Pag. 22 Quando la figlia di Himmler venne portata dal padre a Dachau

S a u ro Bore l l iPag. 24 Giorgio Marincola, il partigiano nero deportato a

Bolzano caduto alla LiberazionePag. 26 Lo scrittore che entrò nel lager di Treblinka assieme ai

soldati dell’Armata RossaIbio Paolucci

Pag. 28 Gli inglesi deportano i “nemici” in Canada. 805 morti(446 italiani) nella nave silurata da un U-boot tedesco

Maria Serena BalestracciI NOSTRI RAGAZZIPag. 32 Gianfranco Maris incontra gli studenti milanesi

Rita InnocentiPag. 33 40 studenti dei licei bolognesi a Mauthausen Pag. 34 Ionne Biffi “In viaggio con gli studenti milanesi nel lager

dove è morto mio padre”Ionne Biffi

D O S S I E RPag. 38 Il “Piano Solo” fu deciso dal Quirinale prigioniero dei

fantasmi anti-comunistiFranco Giannantoni

Pag. 46 Sesto San Giovanni. Fu la quinta città industriale italiana candidata a patrimonio mondiale dell’Unesco

Giuseppe ValotaPag. 47 Quando il cardinale Carlo Maria Martini disse

“no”al fascismo

I NOSTRI LUTTIPag. 48 È morto Lello Perugia. Era il “Cesare” di Primo Levi

Grazia Di VeroliPag. 49 Per Corazza e Varini, due ex deportati, una menzione

speciale della Provincia di Bologna

B I B L I O T E C APag. 50 Suggerimenti di lettura a cura di Franco Giannantoni

Triangolo RossoPeriodico dell’Associazione nazionaleex deportati politici nei campi nazisti e dellaFondazione Memoria della Deportazionee-mail: s e g r e t e r i a @ f o n d a z i o n e m e m o r i a . i t

Una copia euro 2,50, abbonamento euro 10,00Inviare un vaglia a: A n e d - via San Marco 4920121 MilanoTelefono 02 76 00 64 49

e-mail Aned nazionale: [email protected] Aned di Milano: [email protected]

Direttore Gianfranco Maris

Comitato di presidenza dell’AnedGianfranco Maris p r e s i d e n t eRenato Butturini t e s o r i e r eMiuccia Gigante segretario generale

Triangolo Rosso

Comitato di redazioneGiorgio Banali, Bruno Enriotti, Angelo Ferranti,Franco Giannantoni, Ibio Paolucci ( c o o r d i n a t o r e )P i e t ro RamellaSegreteria di redazione Elena Gnagnetti

Gli organismi dellaFondazione Memoria della Deport a z i o n eBiblioteca A rchivio Pina e Aldo RavelliVia Dogana 3, 20123 MilanoTelefono 02 87 38 32 40

Gianfranco Maris presidente Giovanna Massariello vice presidente Bruno Enriotti d i r e t t o r eRita Innocenti attività didatticaElena Gnagnetti s e g r e t e r i aVanessa Matta archivio biblioteca

Il Comitato dei garanti è composto da:Giuseppe Mariconti, Osvaldo Corazza, Enrico Magenes

Il Consiglio di amministrazione della Fondazione è composto da:Gianfranco Maris, Giovanna Massariello, Ionne Edera Biff i ,Renato Butturini, Guido Lorenzetti, Aldo Pavia,Alessio Ducci, Divo Capelli

Collaborazione editorialeFranco Malaguti, Isabella Cavasino Chiuso in redazione il 10 febbraio 2011Stampato da Stamperia scrl - Parma

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ITGianfranco Maris ha voluto festeggiare nella sede del-la Fondazione Memoria della Deportazione i suoi 90anni. C’erano i familiari, gli amici più stretti, i rappre-sentanti delle diverse tappe della sua lunga vita: i par-tigiani e i superstiti dei lager nazisti, gli esponenti delpartito in cui per molti decenni ha militato, gli studio-si della Resistenza, gli avvocati e i giudici con cui ha la-vorato, gli uomini e le donne che ancor oggi lo aff i a n-cano nella sua attività politica e sociale iniziata quan-do era ancora un giovane studente. C’erano i magistrati Edmondo Bruti Liberati, procura-tore capo della Repubblica e Manlio Minale, procura-tore generale di Milano, esponenti politici e sindacali co-me Roberto Vitali e Antonio Pizzinato, il sindaco diSesto San Giovanni Giorgio Oldrini e soprattutto tantidirigenti delle sezioni Aned, l’associazione degli ex de-portati che Maris dirige da molti decenni. Chi non ha potuto essere presente ha mandato un suo mes-saggio di saluto, come Benedetta Tobagi e il cardinaleGianfranco Ravasi.

Uomo della Resistenzacustode della Memoria

I 90 anni di Gianfranco Maris

In alto: la presidenza dellamanifestazione conGiovanna Massariello eDario Venegoni mentreparla Moni Ovadia. Qui a lato la sala dellaFondazione gre m i t a .

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C erto non è stato facileriassumere in una solaserata l’intero arco

dell’impegno politico, sociale e professionale di GianfrancoMaris. Un impegno iniziatoquando Maris – che è nato aMilano il 24 gennaio 1921 – eraancora uno studente del liceoCarducci. È lì che in pieno fascismo ha presoi primi contatti con chi siopponeva al regime di Mussoliniche in quegli anni dominavaincontrastato. Dopo la scuola c’è stata la guerra che lo vede sul fronte croato e, dopo l’8settembre, il drammatico ritorno inItalia. Sono gli anni di Maris esponente attivo della

Resistenza e della deportazione nel lager di Mauthausen. Dopo laLiberazione e il ritorno dal campodi concentramento, inizia unanuova vita per Gianfranco: lamilitanza politica nel PCI, la suaattività di avvocato in difesa deipiù deboli e dei perseguitati, il suoimpegno come senatore e comecomponente del Consigliosuperiore della Magistratura.

Afianco di questa attività c’èla creazione dell’Aned e,successivamente, la nascita

della Fondazione Memoria dellaDeportazione, voluta fortemente daMaris – con il contributodeterminante del suo compagno dideportazione Aldo Ravelli che alla

sua morte ha lasciato un cospicuopatrimonio per la Fondazione – eda lui presieduta sin dalla nascita.

L’incontro per il 90°compleanno di Maris è statapresieduto da Giovanna

Massariello, vice presidente dellaFondazione e da Dario Ve n e g o n ipresidente dell’Aned di Milano.Dopo un commovente intervento diMoni Ovadia sul pericolo chel’oblio seppellisca il valore storicodella deportazione, quattro oratori –un ex deportato, un uomo di legge,uno studioso della Resistenza e un dirigente politico – hannosintetizzato i quattro aspettifondamentali della vita diGianfranco Maris.

Maris – al quale è stato consegnato il libro con i suoi scritti e discorsi curato da Giovanna Massariello Merzagora – haconcluso la serata in suo onore ricordando il consenso e l’amicizia nati con i suoi rapporti umani e politici assieme alvasto consenso che si è creato per la sua scelta di vita ispirata a valori profondi di convivenza, libertà e giustizia.

Valori – ha concluso Maris – di cui la società di oggi ha un forte bisogno e che sono destinati a prevalere per la crea-zione di una società solidale e giusta. Per questa società noi, uomini dell’antifascismo, della Resistenza e della depor-tazione abbiamo combattuto e sofferto.

I 90 anni di Gianfranco Maris

In occasione del suo 90° compleanno, la FondazioneMemoria della Deportazione ha pubblicato una rac -colta di scritti di Gianfranco Maris. Il volume – curatoda Giovanna Massariello Merzagora – ha per titoloUna sola voce: scritti e discorsi contro l’oblio ed è pre -ceduto da un caloroso messaggio del Presidente eme -rito della Repubblica Oscar Luigi Scàlfaro .

Una sola voce:scritti e discorsic o n t r ol ’ o b l i o

Il Presidente della Repubblicaricorda Gianfranco Marisnel suo discorso al QuirinaleDi Gianfranco Maris il pre-sidente Napolitano ha par-lato nel suo discorso alQuirinale pronunciato il 27gennaio in occasione delGiorno della Memoria.

Il cosa accadde – ha dettoN a p o l i t a n o - è raccontatoo ricostruito grazie al mol -tiplicarsi di contributi dimemoria e di indagine sto -rica. C’è stata in questi an -ni, da ultimo nel 2010, e intal senso ha operato anchelo stimolo delle celebra -zioni del 27 gennaio, unafioritura – possiamo dire ,penso che gli amici delleComunità ebraiche con -v e rranno – di pubblica -

zioni di grande interesse eforza comunicativa. Le piùdiverse: ad esempio, quel -la assai recente sulla ri -c e rca, che è stata da alcu -ni compiuta, dei Giustid’Italia rimasti sconosciuti,non fattisi avanti per mo -destia e pudore. Eppure –ha scritto Denise Epstein– “i Giusti hanno diritto aln o s t ro amore non meno deinostri mort i ” .Ancora in questi giorni ab -biamo letto ricordi ango -sciosi di deportati italianinei campi nazisti, salvati -si sopravvivendo a pro v et e rribili: da ultimo quellidi Gianfranco Maris de -p o rtato a Mauthausen.

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Uomo della Resistenza, custode della memoria

Numerosi messaggi di auguri sono giunti a GianfrancoMaris per il suo 90° compleanno.Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano hacosì telegrafato: “ C a ro Maris, al lieto evento del tuocosì lusinghiero compleanno, non può mancare il mioaugurio più cordiale, nel nome di una autentica amici -zia e vicinanza.”Nel messaggio inviato dal Presidente emerito OscarLuigi Scàlfaro si legge: “Sono arrivati i 90. Un frater -no abbraccio con tutte le cose belle e buone che desi -d e r i . ”

Gli auguri del PresidenteG i o rgio Napolitanoe di Oscar Luigi Scàlfaro

Floriana Maris anche a nome del fratello Gianluca havoluto brevemente ricordare la figura del padreGianfranco leggendo alcuni versi di una poesia diCamillo Sbarbaro: “ P a d re, anche se tu non fossi il mio / Padre, anche sefossi a me estraneo / per te stesso egualmente t’amere i/ Padre, anche se tu non fossi il mio / Padre, se anchetu fossi un estraneo / fra tutti quanti gli uomini già tan -to / pel tuo cuore fanciullo t’amere i ” .

Il saluto dei figlicon una poesia di Sbarbar o

La tua vita Gianfranco è parallela a quella che hovissuto io: entrambi ci siamo opposti al fascismosin da giovanissimi, entrambi siamo stati part i g i a -ni e deportati a Mauthausen, abbiamo scelto lap rofessione di avvocati, entrambi siamo stati elettiparlamentari del Pci. Abbiamo combattuto assieme una lotta difficile chesembrava in alcuni momenti impossibile. Una amici -zia nata allora e che continuerà a durare per moltianni ancora. Non so se la nostra esperienza riusciràa venir trasmessa ai più giovani di noi. Mi auguroche ci siano tanti momenti come questi di condivisio -ne e di trasferimento delle esperienze cha abbiamovissuto, questa è una condizione indispensabile per -ché nel nostro paese i principi per cui abbiamo lotta -to e sofferto vengano affermati, difesi e realizzati ef -fettivamente in atti concreti. Entrambi nel lager diMauthausen ci siamo trovati in un mondo capovolto,dove la violenza era elevata a sistema. Usciti da questa tragica esperienza tra noi Gianfrancoc’è stata una fraterna condivisione anche in quei mo -menti in cui abbiamo cercato di riconquistare il sensodella nostra vita. La nostra attività professionale e po -litica si è polarizzata attorno all’impegno di far cono -s c e re i tragici eventi che noi, come tanti altri antifa -scisti, abbiamo vissuto, per impedire che tutto cadessenell’oblio e affinché le giovani generazioni, anche at -t r a v e rso la nostra dolorosa storia, portino avanti labattaglia per il rinnovamento della società.

Le sofferenze di noi deportati in un “mondo capovolto”

Raimondo Riccip residente nazionale Anpi

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I 90 anni di Gianfranco Maris

Ho cominciato a lavorare con Maris sei anni fa nelComitato scientifico della Fondazione Memoriadella Deportazione, dove ho portato la mia espe -rienza di dire t t o re scientifico dell’Istituto nazionaleper la storia del movimento di Liberazione in Italia. Una colleganza che si è trasformata in amicizia an -che perché da Maris veniva una richiesta che eradel tutto conforme agli scopi per cui si erano costi -tuiti tanti anni fa gli Istituti storici della Resistenza.Maris ha sempre sostenuto che non basta la memo -ria come non basta la commemorazione perché ègiunto il tempo di dar vita a ricerche, studi e cono -scenze. La domanda che avanzava Maris era quelladi essere accompagnato in questo desiderio di co -noscenza storica. Sulla stessa lunghezza d’onda c’erano altri studiosie anche reduci dai lager, come Italo Tibaldi, chehanno posto le basi per una concreta conoscenzastorica della deportazione. La Fondazione è entrata così a far parte della re t edegli Istituti della Resistenza e si è creata in tal mo -do una stretta solidarietà che ci ha portato spesso ar i f l e t t e re e decidere insieme. Così è accaduto a proposito della vicenda della di -fesa e del trasferimento in Italia del Memoriale diAuschwitz, contro la surrettizia intrusione della po -litica nazionale e internazionale che tentava di fars p a r i re questo monumento voluto e creato dai de -p o rtati italiani. È una vicenda non finita e nella quale è emersa tut -ta la saggezza e il realismo politico di Maris chepotrà arr i v a re a salvare il Memoriale, dargli unacornice monumentale adeguata, e farne non solo unluogo di memoria ma anche un luogo di conoscenzasoprattutto delle giovani generazioni.

È giunto il tempo di studi e ricerche sulla deportazione

Gianni Pero n ad i re t t o re Insmli

Quando, giovane avvocato, sono arrivato a Milano dauna città disastrata come L’Aquila, non conoscevonessuno ma ebbi la fortuna di cominciare a fre q u e n t a -re Gianfranco Maris, di cui sono amico da oltre 50 an -ni. Gianfranco era senatore e i miei primi rapporti conlui sono stati quelli di un comunista, come ero e sono,con un senatore comunista il quale aveva bisogno did i a l o g a re e confrontarsi per l’elaborazione di pro g e t t ida port a re in Parlamento. In questa prima parte dellanostra collaborazione si è creato uno stretto rapport ofra un esperto di diritto e il port a t o re di una visionepolitica generale. Abbiamo avuto anche rapporti pro -fessionali con Gianfranco che era, oltre che un grandes e n a t o re, anche un grande avvocato. C’è stata in que -gli anni una vicenda molto importante per la mia vita.È stato quando, assieme a Maris, ci siamo battuti af -finché fosse ripreso a Trieste il processo ai re s p o n s a b i -li dei crimini compiti nella Risiera di San Sabba.Redigemmo assieme una memoria per riottenere l’a -p e rtura dell’istruttoria e abbiamo avuto successo, an -che se dovemmo combattere con dei giudici che cerc a -vano di deru b r i c a re quella tragedia. Quella memoria,assieme al contributo di studiosi e di giuristi, portò alp rocesso, i cui atti sono poi stati raccolti in due volumidall’Aned. È stato quello un grande successo della de -mocrazia e della giustizia, dovuto soprattutto all’impe -gno di Gianfranco Maris. Anche negli anni successiviio e Maris abbiamo continuato a dialogare e a colla -b o r a re. Maris mi ha sempre consultato su tutti i pro -blemi che doveva affro n t a re e io facevo ogni sforzo persoddisfarlo, conoscendo e apprezzando il suo impegnocivile e politico. Maris nella sua lunga vita politica hafatto tante cose e tante altre ne farà. Per questo tante persone come me gli sono grate per -ché anche attraverso la sua azione la democrazia è piùricca nel nostro Paese.

Giorgio Marinuccidocente universitario

La nostra collaborazione al processo per la Risiera

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Uomo della Resistenza, custode della memoria

C a ro Maris, un odioso malanno di stagione mi impe -disce di essere oggi con te per port a rti , così comea v rei vivamente desiderato, il mio augurio e la rico -noscenza per tutto quello che hai fatto fin qui e, nonne dubito, continuerai a fare per tanti anni ancora perla causa della libertà e della giustizia per cui hai spe -so la tua esistenza. Noi viviamo in tempi in cui da molte parti si vorre b b ec a n c e l l a re o mistificare la memoria della nostra sto -ria, dell’abisso cui ci aveva sprofondato il fascismo edell’opera di quanti, come te, giovani o giovanissimi,m i s e ro a repentaglio la loro vita per riscattare l’onoredell’Italia di fronte al mondo e per conquistarle unnuovo avvenire. Dopo aver portato in salvo i tuoi sol -dati tra mille pericoli, nel momento tragico del disfa -cimento degli alti comandi a conclusione del crollo diuna guerra d’aggressione infame e perduta, tu avre s t ianche potuto ritenerti pago dell’impresa compiuta ep e n s a re finalmente a mettere in salvo te stesso, mascegliesti, al contrario, di impegnarti nuovamentenella lotta. Giusto è il nome – il Corpo dei Volontari della Libert à– di quell’esercito creato dal nulla come quello chequasi un secolo prima si era mosso per unificarel’Italia. La Resistenza, il campo di sterminio: questep a role che indicano il tuo percorso di Volontario dellaL i b e rtà a dirle oggi sembrano a molti evocare il lasci -to remoto di un mondo scomparso e c’è una ben or -chestrata attività che riempie scaffali e vetrine dellel i b rerie di testi benevoli o encomiastici sul fascismoo l t re che di denigrazione della lotta partigiana. È unav e rgogna tra le altre e in relazione con le altre che af -fliggono il nostro sfortunato Paese. Anche contro que -sta ondata di miseria morale e contro i pericoli chenuovamente corre la democrazia bisogna onorare unavita come la tua di uomo della Resistenza, di deport a -to politico e poi di parlamentare, di giurista, di diri -gente politico.La Resistenza non fu una avventura militare ma la ri -nascita di valori morali profondi senza di cui le so -cietà vanno a picco: il valore, innanzitutto, della dedi -zione all’interesse comune e non al proprio part i c o l a -re, il valore di una idea di libertà che non significhi lap revaricazione del più forte verso il più debole,ma alcontrario l’uso delle maggiori capacità dell’uno pers o v v e n i re ai problemi dell’altro. E la memoria dellad e p o rtazione e dei campi di sterminio indica innanzi -

La testimonianza di una lotta per la libertà e la giustizia sociale

Aldo To rt o re l l aex dirigente Pci

tutto il valore della lotta per difende -re la cultura e la ragione contro labestialità che può essere dentro dinoi. La banalità del male è prima ditutto nel rifiuto della consapevolezza. Come anche oggi accade molti pre f e -riscono non sapere e non vedere, perd i f e n d e re il quieto vivere e pre p a r a n -do così disastri senza saperlo. Sonoquei valori di dedizione e di libert à

solidale che hanno ispirato una vita come la tua. Il tuos a p e re e le tue capacità hanno fatto di te l’avvocatod i f e n s o re di tanti deboli e perseguitati, il parlamenta -re che si è battuto non per le controriforme volte ada f f o s s a re la possibilità della giustizia ma per le rifor -me, purt roppo contrastate, destinate ad avvalorarla, arenderla più umana e più efficiente. Molta parte di quei diritti sociali e di quel diritto dell a v o ro che tu, come legislatore, hai contribuito ad af -f e r m a re oggi vengono sistematicamente smantellati.Si teorizza, anzi, che i diritti sociali non esistono per -ché sono conseguenza del benessere economico, percui se non c’è questo cadono quelli. A quell’editorialista del Corriere della sera che ha so -stenuto questa tesi non è passato neppure per la menteche seguendo questo ragionamento noi saremmo an -cora nella più nera arretratezza. È la lotta per i dirittisociali che ha sollecitato lo sviluppo, non il contrario.C’è da essere fieri della grande opera che fu compiu -ta, certo non da solo, dal Partito di cui tu sei stato undirigente illuminato e stimato. Il Partito Comunista Italiano fu un esempio unico tratutti quelli che portavano questo nome e il suo contri -buto alla democrazia italiana può essere negato soloda chi è così cieco da volerla distru g g e re. La tua azio -ne politica e parlamentare è la testimonianza di unalotta ininterrotta per costru i re uno stato di diritto oves e m p re più ampie fossero libertà e giustizia. Il fattoche molta parte di quell’opera venga smantellata eche la stessa Costituzione sia oggetto di furibondi at -tacchi da parte di molti che ad essa hanno giurato fe -deltà può indignare ma non deve indurre allo sconfor -t o .Pensando ai compagni e agli amici che sono cadutinella lotta partigiana e nei campi di concentramentoanche a me è capitato di chiedermi se tutto quel sacri -ficio non sia stato vano. Ma credo fermamente di no.Da quel seme molte piante sono nate e continuerannoa nascere, come provano le lotte di tanti giovani e, an -che, la prova di coraggio e di dignità che è venuta datanta parte operaia alla FIAT e altrove. E non è stataspesa invano la tua fatica, carissimo compagno Maris,p e rché il tuo esempio è di sprone e di incoraggiamentoe lo sarà ancora negli anni venturi della tua vita per iquali accetta anche il mio più affettuoso augurio uni -tamente ad un forte abbraccio fraterno.

Tuo Aldo To rt o rella

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Tornato dal lagerdedicò la vita alla ricerca dei suoi“compagni di viaggio”

I GRANDI DELLA DEPORTAZIONE

“Contabile della memoria”lo definì il nostro EnnioElena in una bella intervistache fece a Italo Tibaldi all’i-nizio dell’anno 2000. Ti b a l-di, reduce da Mauthausen,dette vita a una ricerca rigo-rosa, appassionante, realiz-zando uno strumento pre-zioso per la memoria, unforte stimolo per altri studisulla deportazione. Unomaggio alle tante vittimedel nazismo, alla moltitudi-ne di detenuti chiusi negliorrendi vagoni piombati,trasportati in un lungo viag-gio massacrante verso icampi di sterminio, quasisempre senza ritorno. Migliaia di nomi e di ognitrasporto una minuziosa ri-costruzione. Prendiamo dueesempi a caso, fra i tanti, permeglio comprendere la me-ritoria fatica durata una in-tera vita.

Italo Ti b a l d iI L C O N TABILE DELLA M E M O R I A

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Studente in un istituto tecnico, dopo l’8 settembre salì inmontagna col padre, ufficiale di carriera. Sceso a To r i n oper incontrare partigiani della II divisione alpini GL, il 9gennaio del 1944 venne arrestato a seguito di unadelazione. Dopo essere stato rinchiuso nell’alberg oNazionale, sede delle SS, venne detenuto nel carceretorinese delle Nuove, poi deportato nel campo disterminio di Mauthausen e, in seguito, nel sottocampo diEbensee, dove venne colpito da una grave forma ditubercolosi. Rientrato in Italia, dopo un lungo periodo di cure, trovòlavoro al Comune di Torino e alla Regione Piemonte. Nel 1955 iniziò una puntuale ricostruzione delladeportazione, presentata col titolo La geografia dellad e p o rtazione italiana.Al tema della deportazione e, in particolare, ai trasportidei deportati, Tibaldi ha dedicato l’opera Compagni div i a g g i o. Il 13 ottobre del 2010 Tibaldi è morto all'età di83 anni, lasciando un grande vuoto e “per noi tutti ungrande dolore – come ha affermato il presidentedell’Aned, Gianfranco Maris – ma anche una ragione dio rgoglio per la comune appartenenza e per un nostrocomune impegno di lotta per realizzare quei valori checi unirono a lui nel corso della nostra vita”.

Trasporto 120: convogliopartito da Trieste tra il 2 e il4 febbraio 1945 con desti-nazione Mauthausen, dovegiunse il 7 febbraio 1945.Altri deportati vennero ag-giunti durante le soste a Go-rizia e a Udine. Sulla base della sequenzadei numeri di matricola at-tribuiti alla data di arrivodel convoglio (compresi tra

il 126600 e il 126946), il to-tale dei deportati può esserestimato attorno a 247, di cui131 identificati. Al 1984 ne risultavano su-perstiti 36. Segue l’elencodei nomi e dell’età, a co-minciare da Babich A n t o-nio, classe 1906, matricola126608, per finire con Vi-sintini Ermes, classe 1927,matricola 126931.

Trasporto 58: partito daGorizia il 27 giugno 1944con destinazione Dachau,dove giunse il 30 giugno1944. Sulla base della se-quenza dei numeri di matri-cola attribuiti alla data diarrivo del convoglio (com-presi tra il 75128 e il75286) il totale dei depor-

tati può essere stimato in-torno a 159, di cui 11 iden-tificati. Al 1984 risultavasuperstite un solo deporta-to: Zuri Otello, classe1909, matricola 75191.Nella introduzione al suolibro Tibaldi scriveva chededicava la sua opera “aglioltre 40.000 deportati poli-

tici e razziali italiani neicampi di eliminazione na-zisti; a quanti hanno attesoinvano un ritorno e a quan-ti ci hanno accolti; a quan-ti, in questi 50 anni dallaLiberazione, hanno trovatoil coraggio di testimoniarela propria esperienza equella dei loro compagni; aquanti ci hanno richiesto diconoscere più approfondi-tamente cosa abbia signifi-cato la deportazione”. Nel-lo stesso tempo Tibaldi rin-graziava “gli oltre 2500 te-stimoni sopravvissuti e aquanti hanno creduto inquesto ormai trentennalelavoro di ricerca e hannovoluto aiutarmi a realizzar-lo”.Infine, nello scusarsi perinvolontarie omissioni, ilnostro Tibaldi intendeva ri-cordare che “dentro ogninumero di matricola vi è

stata una vita”. E quale vi-ta e quale morte, sacrifica-ta per ridare a tutti noi la li-bertà. Italo Tibaldi, che era vice-presidente nazionale del-l’Aned, componente delComitato internazionale diMauthausen e membro delComitato scientifico dellaFondazione Memoria dellaDeportazione, venne insi-gnito nel 2004 dal capodello stato Azeglio Ciam-pi, dell’onorificenza diGrande ufficiale della Re-pubblica italiana. Per Italo Tibaldi, la suapreziosa ricerca ha costi-tuito un impegno tenacedurato fino alla morte “perdare a ciascun uomo ed aciascuna donna – come haricordato il presidente Ma-ris – un nome ed un volto ea ciascuno la sua dignità dicombattente”.

Italo Tibaldi era nato a Pinerolo nel 1927

In montagna col padrescende in città e per una delazione viene arre s t a t o

ESEMPIO NUMERO UNO

ESEMPIO NUMERO DUE

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Carceri Nuove di To r i-no ore 9,30. La portadella cella n. 60 del II

braccio viene aperta dalleSS e con Porcellana e Mon-trucchio vengo sospintobruscamente nella rotondadel carcere dove già moltialtri attendono. Ve n i a m ocontati più volte. Tra noi so-no anche cinque detenutiebrei, Giuseppe Diaz, A l-berto e Salvatore Segre, Lu-ciano e Renato Treves. Ilnumero previsto è final-mente raggiunto: siamo cin-quanta in attesa. Poi in auto-carro ci portano a PortaNuova. Saliamo sul carrobestiame fermo a un bina-rio, consegnati a quattro mi-liti della polizia di frontiera“Alpenjager”(...). Te r m i n a-ta così la detenzione, co-mincia la nostra deportazio-ne: è il primo trasporto dideportati politici e razzialiche parte da Torino e dalPiemonte diretto a un cam-po di sterminio. Nella nottepassiamo da Bolzano e almattino del 14 gennaio sia-mo scaricati alla stazione diMauthausen, un piccolopaese posto sulle rive delDanubio, a ventidue chilo-metri da Linz. Massiccia-mente scortati lo attraver-siamo e raggiungiamo il La-ger sulla collina. Dopo unviaggio breve ma massa-crante, i miei compagni edio siamo arrivati. A tutti vie-ne assegnato un numero di

matricola, da 42271 a42320. Divento il 42307.Sono il più giovane del tra-sporto, ho appena 16 anni,ma presto diventerò un “an-ziano”. Per quasi tutti è ini-ziato così un calvario, acui-to talvolta dall’impossibilitàdi conoscere le ragioni dellapropria deportazione e lepresunte colpe commesse.

Atrocità, furore, odio,morte, sono la corni-ce agghiacciante en-

tro la quale si consuma lanostra sconvolgente espe-rienza. Chiamati e trasferitida un lager all’altro, secon-do un piano ordinatamenteprogrammato, mentre pernoi tutto sprofonda nell’in-comprensibile e nell’assur-do (…). Il lager nazista mi è parsoun tutto difficile da decifra-re. Quei giorni interminabi-li (ne ho contati 477), vissu-ti nel più completo isola-mento psicologico, rappre-sentano soprattutto unaesperienza che non potremomai più dimenticare, duran-te la quale abbiamo avuto lamorte accanto, in attesa; co-nosciuto lo sconforto e lapiù cupa disperazione; in-contrati i soggetti più diver-si, dal kapò fanatico, sadi-co, collerico, fino al compa-gno più umano e disponibi-le alla solidarietà.

(dal libro Compagni diviaggio di Italo Ti b a l d i)

Datata Firenze il 5 giugno1 9 8 4 .

“…Quanto al mio trasporto,fui preso assieme a tanti altrinel carcere militare di Pe-schiera il 9 settembre ’43 etrasportato in Germania, aDachau, il 22. Lì restai percirca quattro mesi, poi fui tra-sferito al campo di Allah perrimanerci quattro o cinquemesi. Lì caddi sfinito e mi ri-trovai dopo due giorni a Da-chau, in infermeria. Fui man-dato alla stazione di Dachau,a fare un ricovero di cementoarmato, come manovale. Ilmese di dicembre fui trasferi-to a Buchenwald per circa unmese, poi fui trasferito aMansfeld dove rimasi fino al-la liberazione, che avvenne inun paesetto vicino Dessau,perché dal campo di Man-sfeld ci incolonnarono, scor-tati dalle SS e ci fecero cam-minare tre giorni e tre nottifinché la mattina del quartogiorno alle dieci arrivaronogli americani a liberarci”.

L E T T E R A D IA N D R E AB A R Z A N T I

Datata Brescia 3 giugno1 9 8 4 .

“Sono stato catturato dai te-deschi a Pola il 17 ottobre ’43e sono partito dalla stazioneferroviaria di Pola il 17 no-vembre del ’43, in un carrobestiame, con un convogliodi circa 250 deportati, inmaggioranza istriani. Sono arrivato al campo diconcentramento di Dachau lasera del 19 novembre ’43. Mifu assegnato il numero di ma-tricola 58288. Sempre con lo stesso numerodi matricola sono stato trasfe-rito nel giugno del 1944 alcampo di Allah, dove sono ri-masto fino alla fine dellaguerra. Dei miei compagni di prigio-nia non posso darti il nomina-tivo, è passato troppo tempoe non li ricordo. Mio fratello,Rodolfo Bonyhadi, decedutoil 5 gennaio 1983, ha subito lemie stesse vicissitudini. Il suonumero di matricola, a Da-chau, era il 52289”.

L E T T E R A D IV I T TO R I OB O N Y H A D I

Il viaggio di un ragazzo da Torino verso l’inferno di M a u t h a u s e n

Centinaia di letterescritte a Tibaldi dai deportati p e r n a r r a rela loro Odisseaverso i campiItalo Tibaldi, matricola 42307, chiese allastragrande maggioranza dei superstiti dai campi disterminio, da lui contattati, di far sapere il luogo ela data della partenza; il luogo e la data dell’arrivoal campo e il numero della matricola assegnata: glieventuali altri campi di trasferimento; ogni altranotizia ritenuta utile per individuare altri compagnidel trasporto.Centinaia e centinaia le lettere di risposta, tutteriportate nel libro scritto da Tibaldi. Qui di seguito ne riportiamo alcune.

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Datata Genova 4 giugno1984.

“Caro Italo, ho ricevuto latua lettera dalla quale ho ap-preso che, con ammirevoleimpegno, cerchi di ricostrui-re e ricordare le soff e r e n z edi tanti italiani deportati neicampi di concentramentotedeschi. Fui arrestato nella mia abi-tazione la notte del 15 gen-naio 1945 dalle SS e con-dotto nelle carceri di Maras-si (Genova). Ventiquattro ore dopo, conaltri 41 detenuti, fui rinchiu-so in un carro bestiame edopo tre giorni e trenotti giunsi aDachau dove ri-masi fino alla li-berazione con ilnumero 61959. Del mio trasporto at-tualmente siamo ri-masti sei viventi. Con-traccambio il fraternoabbraccio”.

L E T T E R ADI GIOBAT TAD A G N I N O

Datata Milano 12 agosto 1984.

“La mia triste storia incomin-cia da un piccolo paese dimontagna. Mi è difficile rico-struire luoghi e dati precisi,ma farò del mio meglio. L’ 8maggio 1944 venni portata aBrescia, nel carcere dove su-bii torture e botte. Rimasi lìper un mese circa, poi passaia Fossoli, Carpi, per poi esse-re prelevata il 26 luglio perpartire per la Germania. Nonricordo bene il giorno in cuiarrivai a R a v e n s b r ü c k, misembra il 6 agosto. Fui imma-tricolata con il numero 49556e rimasi lì fino alla primaveradel 1945, poi passai al campodi Rechlin e fui liberata dairussi in un campo che mi paresi chiamasse Neubranden-b u rg. Rientrai in Italia il 16 ot-tobre 1945. Se hai dati dellesorelle Camilla e Sandra Pal-lavicino, dovrebbero corri-spondere, perché negli sposta-menti eravamo sempre insie-me. Ti abbraccio”.

L E T T E R A D IE N R I C H E T TAC O M I N C I A L I

Datata 3 gennaio 1984.

“Io, Sac. Filippo GiovanniFortin, parroco di San Gae-tano in Te r r a n e g r a - P a d o v a ,fui arrestato nella sede par-rocchiale la mattina del 14dicembre 1943 e fui condot-to a Venezia (Fondamentadei SS. Apostoli) a disposi-zione del comando fascistache mi rinchiuse nelle pri-gioni di Santa Maria Mag-giore. Dal primo gennaio1944 fui messo ad i s p o s i z i o-n e

del comando tedesco, chedecise la mia partenza per laGermania. Fui per due gior-ni nei “Forti” di Verona epoi condotto a Dachau. En-trai in forza nel campo KZ ilprimo di marzo 1944 e mi fudato il numero di matricola64718. Rimasi sempre a Da-chau, adibito al lavoro deicampi nel “Plantage” con1500 sacerdoti e professio-nisti. Corremmo il pericolo

di essere fucilati nella not-te del 17 aprile 1945 e poifu preparata la distruzio-ne del campo in vistadell’arrivo degli ameri-cani a Freising.Fummo liberati la se-ra del 29 aprile del1945 e dopo quasidue mesi di per-manenza volon-taria per l’assi-stenza agli ita-liani ammala-

ti, il 22 giugno1945 feci ritorno a Pa-

dova dove detti inizio ai la-vori del Tempio dell’inter-nato ignoto.

La “ricevuta di liberazione”dal campo di Ebenseerilasciata a Tibaldi il 18maggio 1945.In basso, il re g i s t ro matricoladel carc e re di Regina Coeli ilgiorno della grande razzianel ghetto di Roma, il 16o t t o b re 1943.Uno dei tanti documenti che

hanno permesso a Tibaldi la suam o n u m e n t a l ericostruzione dei trasport i .

L E T T E R AD E L SACERDOTE FILIPPO GIOVANNI FORT I N

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Uno per uno la storiadi tutti i lager n a z i s t i

Nel III volume della monumentale opera di Brunello Mantelli sulla deportazione.

È uscito, in una data for-temente simbolica, ossial’8 settembre, il terzo vo-lume della ricerca delD i p a rtimento dell’Univer-sità di Torino, diretta daBrunello Mantelli e NicolaTranfaglia, pro m o s s adall’Aned, dedicata alla ri-costruzione analitica del-le deportazioni dall’Italia.

Dopo la pubblicazione delprimo volume in cui si sonoriportate le schede biografi-che dei deportati, nel se-condo volume l’attenzionedei numerosi studiosi coin-volti si era concentrata adanalizzare le forme e le vi-cende legate alle deporta-zioni nel Reich tenendo con-to dei diversi contesti loca-li, mentre in questo terzo vo-lume viene affrontata la sto-ria dei Lager nazisti.Si tratta di un corposo volu-me di sintesi, ad ogni cam-po viene dedicato un capi-tolo; quasi tutti i saggi (conl’eccezione di A u s c h w i t z ,Ravensbrück e Natzweiler)sono stati scritti da studiosiche operano presso i diver-si Musei che si occupano dipreservare la memoria deiLager e di ricostruirne la sto-

ria. Come afferma Mantelli,nell’introduzione, quella deiLager è una storia assai com-plessa, in cui è facile smar-rirsi, spesso oggetto di sem-plificazioni e di sovrapposi-zioni, proprio per queste ra-gioni si sentiva la necessitàdi un volume che illustrassei percorsi della deportazio-ne, chiarendo differenze edintrecci tra deportazioneebraica e deportazione poli-tica e distinguendo tra que-ste vicende e quelle, paral-lele ma diverse, dell’inter-namento militare e del lavo-ro coatto, capace di off r i r euna sintesi non banale diquella che Mantelli ha defi-nito “una galassia concen-trazionaria”, intendendo l’ap-parato concentrazionario ge-stito dalle SS.Inoltre, come ricordaMantelli, il caso dell’Italiaè particolare: dal momentoche le deportazioni comin-ciarono dopo l’8 settembre1943, la memoria dei campiche ci è consegnata attra-verso le pagine dei raccon-ti dei sopravvissuti tende arestituirci l’immagine deiLager così come appariva-no nell’ultimo periodo del-la loro esistenza, finendo co-

sì con il sottovalutare il fat-to che la storia dei KL è unastoria di lungo periodo, du-rata tanto quanto il regimenazista. Ora proprio partendo da que-ste premesse “è parso ra-gionevole dedicare questoterzo volume a descrizionisintetiche della storia glo-bale di ogni singolo KL, sì dafarne comprendere l’evolu-zione fino al momento in cuigli italiani vi fecero ingres-so; si è allora chiesto ad au-tori qualificati, in gran par-te studiosi attivi nei Museidei KL, o comunque ricer-catori che avessero lavoratoin profondità sul tema, discriverci dei testi apposita-mente pensati per un pub-blico interessato, ma nonspecialista. Ne sono scaturiti quattordi-ci saggi dedicati adAuschwitz, Bergen Belsen,Buchenwald, Dachau, Dora,

Ebensee, Flossenbürg ,Mauthausen, Neuengamme,N a t z w e i l e r-Struthof, Raven-sbrück, Sachsenhausen,Stutthof.” Anche se i saggisono stati scritti da autori di-versi è facile ritrovare deifili rossi che percorrono tut-ta la trattazione: innanzi tut-to, praticamente per ogniKL, viene sottolineato il fat-to che si sono succedute fa-si diverse, cesure segnatedal passaggio del tempo edall’evolversi della situa-zione politica e della guerra.Così i Lager di più anticacostituzione hanno eff e t t i-vamente conosciuto una pri-ma fase in cui la loro ragio-ne d’essere era costituita dal-la repressione politica di ogniforma di opposizione, a que-sta fase è seguita quella incui entrarono in Lager uo-mini e donne colpevoli agliocchi dei nazisti non per laloro opposizione politica,

BIBLIOTECA

di Alessandra Chiappano

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Brunello Mantelli eNicola Tr a n f a g l i a,

Il libro dei deportati, La galassia

concentrazionaria 1 9 3 3 - 1 9 4 5 (vol. III),

Mursia, Milano 2010, euro 38,00

ma per il loro comporta-mento. Dal 1938 la recru-descenza della persecuzio-ne nei confronti degli ebreifece aprire anche per loro leporte dei KL e, infine, conla guerra si assistette ad unaprogressiva internaziona-lizzazione e massificazionedella popolazione dei KL,ad un deterioramento dellecondizioni di vita e delle pos-sibilità di sopravvivenza. Dal 1941 l’avviarsi della co-siddetta “soluzione finaledella questione ebraica”comportò la costruzione distrutture concentrazionariespecificatamente utilizzateper l’eliminazione degliebrei, i “campi di sterminio”propriamente detti, (esclusidalla trattazione presentatanel volume perché non di-pendenti dall’ispettorato deiKL), nonché di campi “mi-sti”, come Auschwitz, cheassolveva a diverse funzio-ni, quella dello sterminio im-mediato e quella dello sfrut-tamento radicale della ma-nodopera costituita dai de-portati. All’inizio del 1942, infatti,era iniziato, non senza mo-menti di conflitto tra i di-versi apparati di potere del-lo stato nazista, uno sfrutta-mento sempre più radicaledella “galassia concentra-zionaria” impiegata mas-sicciamente nella produzio-ne bellica, cosa che, nel-l’ultima fase del conflitto,provocò un drammatico peg-gioramento delle già terri-bili condizioni di vita dei de-

portati, costretti a lavorare,spesso sottoterra, nelle gal-lerie costruite nei fianchidelle montagne, dove erastata trasferita la costruzio-ne anche delle cosiddette“armi segrete”. È questa ultima fase quellaconosciuta dalla grandemaggioranza dei deportatiitaliani, che arrivando in KLper ultimi, come è ricorda-to in molti saggi, finironoper essere collocati molto inbasso nella piramide gerar-chica che era presente in tut-ti i Lager. Molto spesso lamancata comprensione de-gli ordini, il trattamento disfavore ricevuto anche daparte degli stessi compagnidi prigionia, rendeva le loropossibilità di sopravviven-za più basse rispetto ai de-portati provenienti da altrip a e s i .Quanto abbia inciso nellastoria dei KL lo sfruttamen-to dei deportati per la pro-duzione militare, è dimo-

strato dall’espansione del si-stema negli ultimi tre annidi guerra: da ogni campoprincipale dipendevano de-cine di sottocampi, spessocollocati nelle vicinanze del-le officine, oppure che ospi-tavano, al loro interno, unafabbrica, come nel caso del-la Siemens a Ravensbrücko della IG Farben a BunaMonowitz. Alla descrizione di questainfernale macchina sono de-dicati diversi capitoli: tra cuiquelli in cui si ricostruiscela storia di KL diventati tri-stemente famosi, soprattut-to per i deportati italiani, co-me Ebensee e Dora. In que-sto modo, afferma Mantelli,si finisce per comprenderemeglio quello che appare co-me “un puzzle complesso” eappare più chiara la “dialet-tica tra KL come strumentorepressivo e KL come ser-batoio di manodopera coat-ta”. È altresì significativoche si sia deciso di dare spa-

zio anche alla storia di KLdi cui il lettore non specia-lista sapeva relativamentepoco, anche perché versoquesti campi il flusso di ita-liani è stato più contenuto,come Bergen Belsen,Neuengamme o Natzweiler,oggi balzato all’attenzionedei non specialisti grazie albellissimo scritto di BorisP a h o r, N e c ro p o l i.Tuttavia, proprio questo ten-tativo di ricostruzione pun-tuale della storia dei Lagerpermette, anche a chi nonabbia familiarità con questetematiche, di comprenderequanto i KL siano stati unelemento intrinseco dellastruttura di potere del nazi-smo e quante tracce abbianolasciato sia nella memoriadei sopravvissuti come nelpaesaggio europeo.L’auspicio è che la cono-scenza della loro storia co-stituisca un antidoto difronte alle possibili bar-barie future.

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Diari e letteredi ebrei italianidurante il fascismo

In un libro di Mario Avagliano e Marco Palmieri (pubblicato da Einaudi) un’ ant

La persecuzione deglie b rei in Italia, dalle leggirazziali del 1938 al ritornodei pochi sopravvissutidai campi di sterminio trail 1945 e il 1946, racconta-ta per la prima volta at-traverso la viva voce dellevittime, “registrata” gior-no per giorno in centinaiadi lettere e diari per lo piùinediti dell’epoca.

Il libro di Mario Av a g l i a n oe Marco Palmieri, pubblica-to da Einaudi col titolo G l ie b rei sotto la persecuzionein Italia. Diari e lettere1 9 3 8 - 1 9 4 5, ricostruiscel’intera vicenda storica del-la bufera razziale in Italiaattraverso gli scritti coevi,inquadrati da un ampio sag-

gio storico e raccolti in for-ma di antologia.Il libro – come scrive Mi-chele Sarfatti nella prefa-zione – ci consegna «unastoria corale di quell’even-to, tramite le parole di chine fu vittima, fissate sulmomento in forma di lette-ra o diario». Così, seguendo le annota-zioni quotidiane, si va dal-l’incredulità per il Manife-sto e le leggi razziali («Saròtagliato fuori dalla vita delmio paese che ho tantoamato» scrive il poeta Um-berto Saba; «Come è possi-bile che non sia più ritenutodegno di essere figlio d’Ita-lia?» si domanda un reducedella prima guerra mondia-le), alla scelta estrema del

suicidio per l’umiliazione el ’ e m a rginazione subita(«debbo dimostrare l’assur-dità malvagia dei provvedi-menti razzisti» è l’ultimoscritto dell’editore modene-se Formiggini); dalla reclu-sione nei campi di interna-mento italiani («Vo l e n t i e r imi tramuterei in un uccelloper respirare l’aria libera»scrive una bimba a Ferra-monti), alla cronaca dal vi-vo degli eccidi (come al-l’Hotel Meina) e delle reta-te (a Roma il 16 ottobre1943 e in altre città); dallafuga in Svizzera alla vita inclandestinità, alla parteci-pazione alla Resistenza, fi-no alla cattura, alla raccoltanei campi di Fossoli e Bol-zano e agli ultimi disperatibiglietti lanciati di treni(“Con il cuore afflitto lasciola mia terra natia”, “Siamoin viaggio per terre lontanepieni di fiducia”, “Ti scrivoin treno. Salvatevi!”). Ilflusso della scrittura s’inter-rompe solo con la deporta-zione e il vuoto che ne deri-

va è colmato solo in partedagli scritti dei pochi so-pravvissuti durante il ritor-no a casa che chiudono ilvolume (Primo Levi, inuna di queste lettere inedi-te, anticipa i contenuti deLa Tre g u a). Gli autori dellelettere e dei diari sono siapersonaggi noti e aff e r m a t i– come Umberto Saba, Gi-no Luzzatto, Leone Ginz-b u rg, Vittorio Foa, Ema-nuele Artom, Emilio Sere-ni, Leone Ginzburg e PrimoLevi – sia “persone comu-ni”, uomini, donne e bam-bini di tutta Italia e di ogni

BIBLIOTECA

Mario Avagliano eMarco Palmieri,

Gli ebrei sotto la perse-cuzione in Italia. Diari e

l e t t e re 1938-1945,p refazione

di Michele Sarfatti,Einaudi, Torino 2011

pagine 390, euro 15,00

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ologia di scritti coevi ceto sociale. La raccolta èfrutto di un’accurata ricer-ca durata anni negli archivipubblici, privati e di fami-glia in Italia e all’estero. Neviene fuori un libro che, co-me osservano i due autorinell’introduzione, è «un af-fresco storico che assumeun significato particolareanche perché costituito diparole scritte dalle vittimedi una persecuzione e di uncrimine che il nazifascismovoleva mettere a tacere edannientare, e che invece so-no arrivate fino a noi, la-sciandoci traccia tangibile,prova storica inconfutabilee memoria indelebile di ciòche è stato». Cercando dinon dimenticare che «l’in-vito di Primo Levi a medi-tare su ciò che è stato – scri-ve Sarfatti nella prefazione– vale non solo per ciò cheaccadde ad Auschwitz, maper tutto ciò che è docu-mentato dai brani riuniti daAvagliano e Palmieri nellepagine di questo libro».

A . C .

Mario Av a g l i a n o , g i o r-nalista e storico, è mem-bro dell’Istituto romanoper la storia d’Italia dalfascismo alla Resisten-za (Irsifar), della So-cietà italiana per gli stu-di di Storia contempora-nea (Sissco) e del comi-tato scientifico dell’Isti-tuto “Galante Oliva”, edirettore del Centro stu-di della Resistenza del-l'Anpi di Roma-Lazio.Collabora alle pagineculturali de Il Messag -g e ro e de Il Mattino.Con Einaudi ha pubbli-cato: Generazione ri -b e l l e. Diari e lettere1 9 4 3 - 1 9 4 5 (2006); G l iinternati militari italia -ni. Diari e lettere dai la -ger nazisti 1943-1945(2009).

M a rco Palmieri, g i o r-nalista e storico, è mem-bro dell’Istituto romanoper la storia d’Italia dalfascismo alla Resisten-za (Irsifar) e della So-cietà italiana per gli stu-di di Storia contempora-nea (Sissco) e collaboracol Centro Studi dellaResistenza dell'Anpi diRoma. Con Einaudi hapubblicato Gli internatimilitari italiani. Diari el e t t e re dai lager nazisti1943-1945 (2009).

P e r Corazza e Varini, due ex deportati, una

menzione speciale della P rovincia di Bologna

La presidente della Provinciadi Bologna, BeatriceDraghetti ha insignito conuna menzione speciale duestorici ex deportati bolo-gnesi. Si tratta di OsvaldoCorazza e di Franco Va r i n i .Corazza – che è oggi presi-dente onorario dell’Aned diBologna – era stato arresta-to giovanissimo per la suaattività antifascista e depor-

L ap re s i d e n t ed e l l aP ro v i n c i aB e a t r i c eD r a g h e t t icon FrancoVarini (inpiedi) eO s v a l d oCorazza: al o ro unam e n z i o n es p e c i a l e .

tato a Mauthausen. FrancoVarini dopo il suo arrestovenne internato prima aFossoli, poi a Bolzano equindi – come dice lui stes-so – peregrinò per i campidi lavoro per mezza Europa.Sia Corazza che Varini han-no testimoniato della loroesperienza e i loro sacrificiin decine di scuole delB o l o g n e s e .

Il cinque per mille dell’Irpef a sostegno dellaFondazione Memoria della Deport a z i o n e

Il codice fiscale è 9 7 3 0 1 0 3 0 1 5 7

P R O M E M O R I AD A R I TA G L I A R EE CONSERVA R E