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comunità parrocchiale “S. Antonino martire” Castelbuono I segnali silenziosi e i molteplici indizi In dialogo con i mendicanti

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Spiritual


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Anno pastorale 2011-12 Parrocchia Sant' Antonino Martire di Castelbuono (PA) Parroco Don Mimmo Sideli Ciclo di conferenze "I mendicanti dell'Assoluto" tenuto da P. Filippo S. Cucinotta, OFM; docente di Teologia orientale della Pontificia Facoltà Teologica "San Giovanni Evangelista" di Palermo Incontro su Etty Hillesum

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comunità parrocchiale “S. Antonino martire”Castelbuono

  

I segnali silenziosi e i molteplici indizi

 In dialogo con i mendicanti dell’Assoluto

   

Anno pastorale 2011-2012

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IV Convegno Ecclesiale Nazionale

«… La società in cui viviamo va compresa nei suoi dinamismi e nei suoi meccanismi, così come la cultura va compresa nei suoi modelli di pensiero e di comportamento, prestando anche attenzione al modo in cui vengono prodotti e modificati. Se ciò venisse sottovalutato o perfino ignorato, la testimonianza cristiana correrebbe il rischio di condannarsi a un’inefficacia pratica».

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I modelli di pensiero

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22 Ottobre: F. Nietzsche

19 Novembre: E. Severino

10 Dicembre: E. Scalfari

14 Gennaio: H. Küng

25 Febbraio: C.M. Martini

24 Marzo: E. Bianchi

21 Aprile: E. De Luca

19 Maggio: E. Hillesum 

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Esther Hillesum (1914-1943)

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Momenti e figure di un’esistenza interrotta

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Esther Hillesum nasce il 15 gennaio 1914 a Middelburg, in OlandaLa famiglia appartiene alla borghesia intellettuale ebraica di Amsterdam. Il padre, preside di un liceo, è un grande studioso.La madre è una profuga dalla Russia per sfuggire ai pogrom.

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Ha due fratelli: Mischa, un promettente pianista che a sei anni suona Beethoven in pubblico.Jaap, un futuro medico che già a diciassette anni scopre un nuovo tipo di vitamina.Esther si laurea in Legge e darà lezioni private di russo. 

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Sarà assistente e compagna di Julius Spierfondatore della psicochirologia.Inizia a scrivere il diario, nel 1941 a 27 anni.Si recherà volontariamente nel campo di Westerbork per aiutare i malati nelle baracche dell’ospedale.

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Il 7 settembre 1943 arriverà l’ordine di deportazione: “Abbiamo lasciato il campo cantando”. Verrà uccisa il 30 novembre successivo ad Auschwitz.

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Sul vagone n. 12 Etty parte per Auschwitz-Birkenau. Su quel treno ci sono: 170 bambini, 602 adulti, 215 anziani. Morirà il 30 novembre 1943.

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«Christine [van Nooten], apro a caso la Bibbia e trovo questo: “Il Signore è il mio alto ricetto”. Sono seduta sul mio zaino nel mezzo di un affollato vagone merci.

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Papà, la mamma e Mischa sono alcuni vagoni più avanti. La partenza è giunta piuttosto inaspettata, malgrado tutto. Un ordine improvviso mandato appositamente per noi dall’Aia. Abbiamo lasciato il campo cantando, papà e mamma molto forti e calmi, e così Mischa. Viaggeremo per tre giorni. Grazie per tutte le vostre buone cure.

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Alcuni amici rimasti a Westerbork scriveranno ancora a Amsterdam, forse avrai notizie? Anche della mia ultima lunga lettera? Arrivederci da noi quattro».

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Apologia dell’anomalia

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L’UNICA DONNA

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L’UNICA CHE SCRIVE UN DIARIO

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La verità dell’Autobiografia e

la verità del Diario

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E. Severino: “La bellezza dei grandi memoriali non sta nella loro fedeltà all'originale, ma in una alterazione che, si, sfigura, ma insieme rende manifesta una nuova immagine, un nuovo senso del mondo e del ricordato”.

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“... dovrei impugnare questa sottile penna stilografica come se fosse un martello e le mie parole dovrebbero essere come tante martellate, per raccontare il nostro destino e un pezzo di storia com’è ora e non è mai stata in passato - non in questa forma totalitaria, organizzata per grandi masse, estesa all'Europa intera. Dovrà pur sopravvivere qualcuno che lo possa fare”.

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un colloquio ininterrotto, un unico grande colloquio

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Westerbork

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Westerbork

Nel 1939: campo per ebrei rifugiati provenienti dalla Germania, dall’Austria e dalla Polonia.Dal 1942 al 1945: campo di concentramento e transito per ebrei.107.000 prigionieri.93 convogli ferroviari.

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Westerbork

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Westerbork

“Mi hai resa così ricca, mio Dio, lasciami anche dispensare agli altri a piene mani. La mia vita è diventata un colloquio ininterrotto con te, mio Dio, un unico grande colloquio” (18 agosto 1943).

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Julius Spier

(1887-1942)

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Prima impressione, dopo pochi minuti: una faccia non sensuale, non olandese, un tipo in qualche modo: familiare, non del tutto simpatico.

Seconda impressione: occhi grigi intelligenti, incredibilmente intelligenti, vecchissimi, che riuscivano per un po’, ma non a lungo, a distogliere l’attenzione dalla grossa bocca.

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Molto impressionata dal suo lavoro: l’analisi dei miei conflitti profondi attraverso la lettura del mio secondo volto: le mani.

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http://www.nuovaipsa.com/immagini/libri/mani_bambini.jpg

Julius Spier, Le mani dei bambiniintroduzione alla psicochirologia

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... E ora capisco anche le parole di S[pier]. dopo la mia prima visita da lui. “Quel che c’è qui” (e indicava la testa) “deve finire qui” (e indicava il cuore)”.Ha pure assegnato il posto giusto alle cose che già facevano parte di me, come in un puzzle ... non so come ci sia riuscito ... non per nulla si parla di lui come di una “personalità magica”.

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“Qualche volta ho la sensazione di avere Dio dentro di me, aveva detto un paziente a S[pier], per esempio quando ascolto la Matthaus Passion [Bach].

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E S[pier] aveva risposto all’incirca che «in quei momenti lui era in contatto diretto con le forze creative e cosmiche che operano in ogni persona»; e che «questo principio creativo era in definitiva una parte di Dio, si doveva avere solo il coraggio di dirlo».

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Queste parole mi accompagnano già da settimane: si deve avere anche il coraggio di dirlo. Avere il coraggio di pronunciare il nome di Dio”.

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“... riceve sei pazienti, e passa ore intense con ciascuno di loro; li apre e ne tira via il pus, apre le sorgenti in cui Dio si nasconde a molti uomini, continua a lavorare con loro finché le acque scorrono nelle loro anime prosciugate...”.

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“... Ieri sera, in bagno, ho letto di un prete: “Era un intermediario tra Dio e gli uomini. Le cose ordinarie non l’avevano potuto toccare. E proprio per questo capiva così bene la pena di tutti gli esseri in divenire””.

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Anna Frank(1929-1945)

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“Spero che ti potrò confidare tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero che sarai per

me un gran sostegno”.

“Avanti, allora! E’ un momento penoso, quasi insormontabile: devo affidare il mio animo represso a uno stupido foglio di carta a righe ...”.

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Etty Hillesum: "Esisterà pur sempre un pezzetto di cielo da poter guardare e abbastanza spazio dentro di me per congiungere le mani in una preghiera".

Anna Frank: "Prova anche tu, una volta che ti senti solo o infelice o triste, a guardare fuori dalla soffitta quando il tempo è bello. Non le case o i tetti, ma il cielo. Finché potrai guardare il cielo senza timori, sarai sicuro di essere puro dentro e tornerai a essere felice”.

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Edith Stein(1891-1942)

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Fu uno strano giorno quando arrivarono degli ebrei cattolici - o se si preferisce dei cattolici ebrei - suore e preti con la stella gialla sui loro abiti religiosi.

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“Ho fiducia che, dall’eternità, mia madre vegli sulla mia famiglia e che il Signore abbia accettato l’offerta della mia vita per tutti.

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Penso in continuazione alla regina Ester, che venne presa dal seno del suo popolo, per insorgere di fronte al re a favore di questo popolo.

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Io sono una piccola Ester, molto povera e molto debole, ma il re che mi ha scelto è onnipotente e infinitamente misericordioso.

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30 gennaio 1933: Hitler cancelliere

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30 gennaio 1933: Hitler cancelliere

12 aprile 1933: Edith Stein scrive a Pio XI

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30 gennaio 1933: Hitler cancelliere

12 aprile 1933: Edith Stein scrive a Pio XI

Il 20 luglio 1933 a Roma Pacelli e von Papen firmano il concordato.

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“Noi tutti, che guardiamo all’attuale situazione tedesca come figli fedeli della Chiesa, temiamo il peggio per l’immagine mondiale della Chiesa stessa, se il silenzio si prolunga ulteriormente. Siamo anche convinti che questo silenzio non può alla lunga ottenere la pace dall’attuale governo tedesco.

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La guerra contro il Cattolicesimo si svolge in sordina e con sistemi meno brutali che contro il Giudaismo, ma non meno sistematicamente. Non passerà molto tempo perché nessun cattolico possa più avere un impiego a meno che non si sottometta senza

condizioni al nuovo corso”.

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“Vieni, andiamo per il nostro popolo”

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Giovanni Paolo II

“... la resistenza spirituale di molti non è stata quella che l’umanità era in diritto di aspettarsi dai discepoli di Cristo”;

“la richiesta di perdono vale per quanto è stato omesso o taciuto per debolezza o errata valutazione, per ciò che è stato fatto o detto in modo indeciso o poco idoneo”.

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Philip Mechanicus(1889-1944)

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Ettydal campo di Westerbork

10 luglio 1943

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“Qui a Westerbork ho un buon amico. Avrebbero dovuto deportarlo la settimana scorsa. Quando sono andata da lui era diritto come una candela, il viso calmo, lo zaino pronto accanto al suo letto, non abbiamo parlato della sua partenza, mi ha letto diverse cose che aveva scritto e abbiamo ancora filosofato per un po’.

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Non ci siamo resi le cose difficili col nostro dolore per l’imminente distacco, abbiamo riso e ci siamo detti che ci saremmo rivisti. Eravamo ambedue in grado di sopportare il nostro destino.

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Ed è proprio questa la cosa che fa disperare, qui: la maggior parte delle persone non è in grado di sopportare il proprio destino e lo scarica sulle spalle altrui. E sotto quel peso, non sotto il proprio, si potrebbe anche soccombere.

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Philip MechanicusNel Deposito

Diario dal Campo di Westerbork[dal 28 maggio 1943 al 28 febbraio 1944]

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“Domenica 11 luglio [1943] ... La settimana scorsa, il padre di una mia amica è stato trasportato nella baracca dell’infermeria...”.

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[il padre di Etty] “... era frivola e lunatica. Adesso è cambiata molto. E’ diventata così seria, si è come “spiritualizzata”. Sono molto commosso nel vedere che, adesso, questa ragazza si dedica totalmente al servizio dei più poveri e dei più anziani del nostro popolo...”.

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Etty e il suo Dio

Preghiera della domenica mattina(12 luglio 1942)

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Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano.

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Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani - ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte.  

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Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi.

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L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini.  

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Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita.  

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Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi.

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Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento - invece di salvare te, mio Dio.

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E altre persone, che sono ormai ridotte a semplici ricettacoli di innumerevoli paure e amarezze, vogliono a tutti i costi salvare il proprio corpo. Dicono: me non mi prenderanno. Dimenticano che non si può essere nelle grinfie di nessuno se si è nelle tue braccia.  

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Comincio a sentirmi un po’ più tranquilla, mio Dio, dopo questa conversazione con te. Discorrerò con te molto spesso, d’ora innanzi, e in questo modo ti impedirò di abbandonarmi.

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Con me vivrai anche tempi magri, mio Dio, tempi scarsamente alimentati dalla mia povera fiducia; ma credimi, io continuerò a lavorare per te e a esserti fedele e non ti caccerò via dal mio territorio.

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La Etty degli altri

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Via crucis 2007TERZA STAZIONEGesù è condannato dal Sinedrio

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3 luglio 1943: «a ogni nuovo orrore o crimine dobbiamo opporre un nuovo frammento di verità e di bontà che abbiamo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire, ma non dobbiamo soccombere».

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J. Vleeschouwer, Lettera del 6-7 settembre 1943 da Westerbork

“Fatevi coraggio. Ritorneremo tutti un giorno, persone come Etty sanno cavarsela nelle situazioni più difficili”.

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