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La sacralità del mondo vegetale ha radici arcaiche. È il mito a indicare l'albero come un "sistema" epifanico di manifestazione della divinità nel mondo naturale e il bosco come santuario ante litteram, come teatro di culti e di ritualità. L'esempio più eloquente è l'identificazione della quercia con Zeus, che lega la pianta al sacro ed è fondamento di dendromanzia: la voce divina è percepibile nel fruscio del fogliame o nel suono prodotto da piccole lastre di bronzo, appese ai rami, allo spirare del vento.Paola Pellegrino, docente di letteratura latina, svolge la sua attività di ricerca nell'ambito del mondo classico, con particolare attenzione al teatro antico. Ha composto pièces teatrali rappresentate in vari palcoscenici italiani e pubblicato vari studi di carattere antropologico.

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  • odegli alberie dei boschi

    Miti e sacralitMiti e sacralitdegli alberie dei boschi

  • Milano2004

  • 2004 Paola PellegrinoTutti i diritti riservati

    ISBN 88-7695-284-5

    Prima edizione: agosto 2004Arcipelago EdizioniVia Carlo DAdda 2120143 Milano

    Ristampe7 6 5 4 3 2 1 02010 2009 2008 2007 2006 2005 2004

    In copertina: Tomba di Thoutmosis III, Necropoli di Tebe, XVI XV sec. a.C.

    Editing: Marisa Chiani

    Istruzione e Formazione Tecnica SuperioreTECNICO SUPERIORE PER LORGANIZZAZIONE E IL MARKETING DEL

    TURISMO INTEGRATO

    Corso per la valorizzazione dei parchi forestali,montani e con arte rupestre dellarco alpino

    DirettoreGabriella Brusa Zappellini

    Enti finanziatori: Cipe Regione Lombardia

    Enti attuatori: Universit degli Studi di Milano

    Dipartimento di Scienze della Terra Centro Camuno di Studi Preistorici Istituto Statale Virgilio Touring Club Italiano

    Unione Europea

    Fondo Sociale Europeo

    Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

    http://wwww.studipreistorici.it

  • Paola Pellegrino

    Miti e sacralitdegli alberi e dei boschi

  • Indice

    Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7Il bosco sacro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9

    Nemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9Gli dei del bosco di Nemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11

    Artemide (Diana) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11La ninfa Egeria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .12Ippolito-Virbio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13

    Le piante oracolari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .19La quercia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .19

    Zeus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .19Dione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .20

    La quercia nel mito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .21Melampo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .23Gli Argonauti La polena di quercia di Dodona . . . . . . . . . . . . . . . .25

    Il frassino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .27Poseidone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .27

    Il pioppo nero e il pioppo bianco . . . . . . . . . . . . . . . . .29Era e Persefone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .29

    Morte e rinascita dellalbero-dio . . . . . . . . . . . . . . . . . .31Il pino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .31

    Cibele e Attis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .31La nascita di Cibele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .31La nascita di Attis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .32

    Marsia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34Allegoria platonica di avvicinamento alla verit . . .34

    Lalbero della mirra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .37Afrodite e Adone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .37

    Fondazione dei culti dellalbero . . . . . . . . . . . . . . . . . . .43Metamorfosi arboree . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .43

    Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .59

  • Introduzione

    Nelle religioni antiche si incontrano esempi di culto resoagli alberi che venivano considerati sacri.

    I riti scaturiti da questi culti venivano celebrati nei boschi,santuari pi arcaici dei templi.

    Il rapporto con la vegetazione ammantato di sacralit certamente connesso al tema orfico di morte e rinascita inquanto lalbero, col ruotare della fogliazione, segnala inmodo macroscopico la natura in divenire, il passaggio dallestagioni infauste e improduttive invernali a quelle feconde eprimaverili.

    Nel profondo della mitologia inoltre si pu scoprire chegli alberi, elementi di raccordo tra i tre mondi, quello ipogeo,gli inferi, quello di superficie, la terra, e quello oltremonda-no, astrale, il cielo, costituivano, come nel caso della querciadi Zeus, manifestazioni esemplari della presenza divina, e inun tempo remoto erano vere e proprie divinit.

    Il variegato catalogo delle Ninfe, ad esempio, intessutodi richiami al mondo arboreo: le Amadriadi (da drus) sono leninfe delle querce, le Melie, (da mlia) ninfe dei frassini, leCariatidi (da karia), ninfe nocciole dei noci, le Mlie, ninfedei meli.

    Altri dei minori si configurano come spiriti dei boschi:Pan, Satiri e Sileni sono definibili divinit silvestri. Anchesemplici mortali si sono inselvati per volont divina sia inseguito a riconoscimento di particolari virt che per rientra-re nel ciclo delle rinascite o cristallizzare uno stato danimo(lossessione di Clizia o il dolore di Ciparisso) attraverso unamimesi di tipo, diciamo, platonico.

    A Grineo dove c il bellissimobosco di Apollo

    (Pausania, Periegesi, I,21,7)

  • Il bosco sacro

    Nemi

    Sulla sponda settentrionale del lago di Nemi, che gli anti-chi chiamavano Specchio di Diana, sorgevano il bosco sacroe il santuario della Diana Nemorensis; in questo sacro boscocresceva un albero particolare (presumibilmente una quer-cia), intorno al quale in tutte le ore del giorno (e forse anchedella notte) era possibile vedere aggirarsi una figura scura.

    La spada sguainata nella mano destra si guardava intornosospettosa come temendo unaggressione.

    Quella figura era un sacerdote destinato a cadere prima opoi sotto i colpi del nemico da cui si guardava e che gli sareb-be succeduto nel ruolo sacerdotale.

    Un candidato a quel particolare tipo di sacerdozio potevaottenere lincarico solo uccidendo il suo predecessore eoccupandone il posto fino a quando non fosse stato ucciso asua volta da un altro aspirante pi abile di lui

    Giorno dopo giorno il sacerdote a cui era concesso il tito-lo di re doveva vegliare, mai poteva interrompere la suasolitaria vigilanza, e se cedeva al sonno lo faceva a rischiodella vita, un allentamento nella sorveglianza, un calo dienergia lo mettevano in pericolo.

  • Frazer immagina la scena che appariva al viandante inarrivo al bosco di Nemi dautunno in ore notturne

    Il vento sembra intonare il lamento funebre per lanno chemuore. Unimmagine cupa, accompagnata da una musica triste, losfondo dei boschi neri e frastagliati contro un cielo incombentee tempestoso, il sospiro del vento tra i rami, il fruscio dellefoglie appassite sotto i piedi, lo sciabordio dellacqua gelidasulla riva, e, in primo piano, ora illuminata dal crepuscolo, orainghiottita dallombra, una figura scura che cammina avanti eindietro, con un luccichio dacciaio sulle spalle ogni volta cheuna pallida luna, sbucando da uno squarcio nelle nubi addensa-te, lo sbircia attraverso lintrico dei rami.1

    La peculiarit di quel sacerdozio di cui chiaro il saporebarbarico lo rende insolito nellantichit classica, discor-dante con la raffinata societ italica di quel periodo.

    Quali potrebbero essere le motivazioni del sopravviveredi unusanza barbara nel bosco di Nemi?

    Intanto bene esaminare la fisionomia toponomastica: ilbosco di Nemi era chiamato nemus Dianae o semplicementenemus.

    Il termine latino nemus (e il greco nemos) indica una fore-sta in cui sono compresi pascoli, un boschetto e un boscosacro.

    Il nemus era inframmezzato da radure in cui si pascolavail bestiame, anche il bosco sacro comprendeva una radura,perch gli alberi oggetto di culto erano stati messi in eviden-za per essere esposti al culto dei fedeli.

    Non si poteva in alcun modo alterarlo, neppure inavverti-tamente, senza incorrere in castighi compresa la condanna amorte.

    10 MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI

    1 Frazer, Il Ramo doro, cap. I

  • Gli dei del bosco di Nemi

    Artemide (Diana)

    Nemus e nemos hanno la radice nem-, che esprime lideadi distribuire, dividere, mentre il verbo greco nemo contienele accezioni mettere in disparte, isolare che corrispondo-no al concetto di bosco sacro, spazio riservato, separato,occupato da un dio.

    Il bosco di Nemi era consacrato ad Artemide (Diana) esembra che questo culto sia stato istituito da Oreste, il qualedopo avere ucciso Toante, re della Tauride (Crimea), si rifu-gi in Italia con la sorella Ifigenia, portando con s il simu-lacro di Artemide Taurica nascosta in una fascina di legna.

    Il cruento rituale connesso a Artemide Taurica, riferito daitesti classici, in particolare da Euripide2, per cui ogni stranie-ro approdante in Tauride, veniva immolato alla dea, in Italiaaveva una fisionomia pi blanda.

    Vediamo in sintesi liter del rito lacustre.Allinterno del santuario di Nemi cresceva un albero (pre-

    sumibilmente una quercia) di cui era proibito spezzare i rami;solo a uno schiavo fuggitivo era concesso cogliere una dellesue fronde.

    Se riusciva nellimpresa acquistava il diritto di battersicon il sacerdote; se lo uccideva, di regnare in sua vece coltitolo di Rex Nemorensis

    La fronda fatale era il famoso Ramo doro3 che per consi-glio della Sibilla, Enea coglie prima di affrontare la catabasi.

    La fuga dello schiavo doveva rappresentare la fuga diOreste; il suo combattimento con il sacerdote adombrava ilricordo dei sacrifici umani offerti a Diana Taurica ma, limi-tandosi a un duello, era moderatamente cruento.

    La norma che prescriveva di ottenere la successione conla spada rimase in vigore fino allet imperiale; pare cheCaligola, ritenendo che il sacerdote di Nemi fosse rimasto incarica per troppo tempo abbia assoldato un sicario per ucci-derlo.

    IL BOSCO SACRO 11

    2 Euripide: Ifigenia in Tauride3 Virgilio, Eneide, canto VI

  • ancora possibile ricostruire alcuni degli aspetti princi-pali del culto Nemorense.

    Dalle offerte votive ritrovate in loco appare chiaramenteche la dea era vista come cacciatrice ma anche come divinitche concedeva la prole agli esseri umani e un parto facile.

    Sembra che il fuoco fosse elemento preponderante delculto: durante la festa annuale del 13 agosto, il bosco erailluminato da una miriade di torce il cui bagliore si riflettevanelle acque del lago e in tutto il territorio italico ogni fami-glia celebrava lo stesso rito.

    Statuette bronzee ritrovate nel recinto raffigurano la deache regge una torcia con la mano destra alzata e anche ledonne che erano state esaudite si recavano al tempio per scio-gliere il voto, inghirlandate e con una torcia accesa.

    Lucerne di terracotta trovate nel sito erano forse stateofferte per richieste di guarigione provenienti da ceti menoelevati socialmente.

    Questa peculiarit delle torce e lampade votive si spiegaanche col fatto che la Diana di Nemi si fregia anche dellap-pellativo di Vesta, divinit connessa allesistenza di un fuocoperennemente acceso e accudito da vergini vestali.

    Infatti sul luogo stata ritrovata la testa in terracotta diuna vestale e, nellangolo nord-orientale del tempio, unampio basamento circolare appoggiato su tre gradini contracce di pavimento a mosaico, forse sorreggeva un tempio,dedicato a Diana, del tutto simile al tempio circolare di Vestanel foro romano.

    La ninfa Egeria

    Diana non era sola nel bosco di Nemi: il santuario eradiviso con due divinit minori.

    Una era Egeria, la ninfa della limpida acqua che sgorgaspumeggiante dalla roccia basaltica e ricade nel lago.

    Si narra che Egeria fosse la sposa, o lamante, del saggiore Numa, e che egli si congiungesse a lei nel segreto delbosco e proprio la sua intimit con la dea gli ispirasse le leggiper Roma.

    12 MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI

  • Ippolito-Virbio

    Altro dio del lucus nemorensis era Virbio, lo sposo ritua-le della dea nel bosco sacro, che il mito accosta a Ippolito,giovane figlio di Teseo e dellAmazzone Antiope.

    Figlio di Teseo, diventato re di Trezene, Ippolito eradedito al culto di Artemide (Diana) e quindi4 devotamentecasto, interessato solo allarte venatoria appresa dal centauroChirone.

    Tale passione lo induceva a trascorrere la vita nei boschia caccia avendo come unica compagna la vergine Artemide,divina cacciatrice ed era tanto fiero del rapporto con la dea,da disdegnare le donne.

    Afrodite, decisa a punire ci che considerava un insultodiretto a lei, fece in modo che, mentre Ippolito partecipava aimisteri Eleusini, la matrigna Fedra si innamorasse perduta-mente di lui.

    Egli aveva una veste bianca, una corona in capo e benchla sua espressione fosse dura e arcigna, a Fedra apparve stu-pendo e austero.5

    Poich in quel periodo Teseo si trovava in Tessaglia (oforse negli Inferi per recuperare Piritoo6), Fedra si rec aTrezene dove, edificato un tempio ad Afrodite, sovrastante lapalestra ogni giorno, senza essere notata, poteva osservareIppolito che, nudo, si esercitava nella corsa, nel salto e nellalotta.

    Un antico albero di mirto sorgeva nel recinto del tempioe Fedra, in preda al furor della passione, si accaniva contro lesue fronde servendosi di uno spillone-gioiello.

    Pausania racconta che le tombe dellinfelice coppia (quel-la di Ippolito contrassegnata da un tumulo di terra) si pote-vano vedere luna accanto allaltra a Trezene vicino all albe-ro di mirto le cui foglie trapunte mostravano ancora i buchiprovocati dal segno del fermaglio di Fedra.7

    IL BOSCO SACRO 13

    4 Plutarco, Vite parallele, Teseo; Apollodoro,Biblioteca, III, 2,1-2:Euripide,Ippolito

    5 Pausania, Periegesi, II, 31 66 Igino, Fabulae, 251, Seneca, Hipp., 835 sgg.7 Pausania, Periegesi, I 22 9

  • In seguito, quando Ippolito si rec ad Atene per assisterealle Panatenee e prese alloggio nel palazzo del padre, Fedralo spi dal tempio di Afrodite sullAcropoli.

    La matrigna non svel a nessuno il suo desiderio ince-stuoso, ma toccava appena cibo, dormiva male e tanto siindeboliva che la vecchia nutrice intuita la verit, la supplicdi inviare una lettera a Ippolito.

    Fedra segu il consiglio e scrisse confessando il proprioamore.

    La lettera, ricostruita dallinventio ovidiana8 era basataallinizio sulla captatio benevolentiae eroticae: Fedra dichia-rava di essersi convertita al culto di Artemide, cui aveva con-sacrato i simulacri lignei portati da Creta e chiedeva aIppolito di essergli compagna in una partita di caccia.

    Proseguiva con un bellespediente retorico, una digressio-ne sulla sventura delle donne (non menziona il teratomorfofratello Minotauro) legate alla real casa minoica:

    Noi donne della reale casa cretese siamo forse per destino con-dannate al disonore: pensa a mia nonna Europa, a mia madrePasifae e infine a mia sorella Arianna? Ah infelice Arianna,abbandonata da tuo padre linfedele Teseo che in seguito ucci-se tua madre Antiope (perch le furie non punirono la tuafiliale indifferenza alla sua triste sorte?) e forse un giorno ucci-der anche me... Conto su di te per vendicarti di Teseo renden-do omaggio ad Afrodite.Perch non ce ne andiamo a vivere assieme per qualche tempoalmeno, servendoci come pretesto della battuta di caccia?Nessuno sospetter dei nostri veri sentimenti. Gi alloggiamosotto lo stesso tetto e il nostro affetto sar considerato innocen-te e persino encomiabile

    Ippolito bruci inorridito la lettera, e si rec nella cameradi Fedra e la rimprover aspramente; ella si lacer le vesti,spalanc le porte gridando

    Aiuto! Sono stata violentata !

    e si impicc a una trave del soffitto, lasciando una lettera almarito in cui accusava Ippolito di orrendi crimini.9

    14 MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI

    8 Ovidio,Heroides 4; Igino, Fabulae, 479 Euripide, Ippolito

  • Teseo, letta la lettera, maledisse il figlio e diede ordiniaffinch lasciasse Atene per non tornarvi mai pi, poi siricord che suo padre Poseidone aveva promesso di esaudir-gli tre desideri. Allora preg che il figlio morisse quel gior-no stesso:

    Padre fa che una belva si pari dinanzi a Ippolito sulla stra-da di Trezene10

    Anche se Diodoro siculo discorda dallintervento funestodel toro poseidoneo e avvalla cause pi razionalistiche (lin-cidente di Ippolito causato dallalterazione per le calunniedella matrigna), la fine del giovane secondo le varianti piaccreditate venne causata da un toro bianco emerso dalmare, creatura di Poseidone, che spavent i quattro destrieriin corsa lungo la parte pi stretta dellistmo, nel percorsoAtene Trezene.

    I cavalli fecero uno scarto verso la parte opposta dellastrada, senza cadere nel baratro per labilit dellauriga ma ilgaloppo furioso in cui si erano lanciati era difficilmentegovernabile.

    Per questo motivo le redini di Ippolito si impigliarono nelrochos contorto, un olivo selvatico (oleastro) che si trovavavicino al tempio di Artemide Saronide: il cocchio si infransesu una pietraia e il giovane, imprigionato dal groviglio delleredini, and a sbattere prima contro il tronco, poi contro lepietre ed infine fu calpestato dai cavalli, mentre il toro bian-co svaniva nel nulla.11

    Discordanti i mitografi sullepifania di Artemide che rive-la a Teseo la verit sullinnocenza del figlio, come invece silegge nella tragedia di Euripide, mentre accertato che la deaordin ai Trezeni di tributare a Ippolito onori divini.

    Da quel giorno tutte le spose trezenie si tagliano una cioc-ca di capelli e gliela offrono come dono votivo; e pare cheDiomede abbia consacrato lantico tempio di Ippolito nel cuirecinto situata la sua tomba.

    IL BOSCO SACRO 15

    10 Plutarco, Vite Parallele, 34; Virgilio, Eneide, VI 44311 Pausania, Periegesi, II 32 8; Euripide, Ippolito, 1193 e sgg.; Ovidio

    Metamorfosi, XV 506 e sgg.Plutarco, Vite Parallele, 34; Diodoro Siculo, Biblioteca storica, IV 62

  • I trezeni negano che Ippolito sia morto calpestato daicavalli e che sia sepolto nel recinto; vogliono per mantene-re il segreto sullubicazione della tomba, situata forse in unpunto strategico dellistmo.

    Propendono anzi per il catasterismo, cio per la trasfor-mazione, voluta agli dei, di Ippolito nella costellazione del-lauriga.12

    La storia prosegue nel Tartaro dove lombra di Ippolitoera ovviamente discesa:

    Artemide indignata chiese ad Asclepio di resuscitare ilsuo corpo.

    Asclepio di cui abbiamo notizia esauriente nei mitografi,(cfr. Apollodoro), figlio di Apollo era stato affidato dal padreal centauro Chirone

    () dal quale venne cresciuto e apprese sia la medicina chelarte della caccia.Egli divenne chirurgo e dopo essersi eccezionalmente perfezio-nato nella sua arte, non solo evit che alcuni uomini morissero,ma resuscit persino i defunti: aveva infatti ottenuto da Atena ilsangue che sgorga dalla Gorgone, e usava quello uscito dallaparte sinistra per uccidere e quello dalla parte destra per salvar-li e con questo mezzo riusciva a far rivivere i morti.13

    Nella glossa marginale entrata a far parte integrante deltesto di Apollodoro, c una lista delle persone resuscitate daAsclepio nella quale rientra anche Ippolito ( citata una fontepoetica, i canti di Naupatto14).

    Asclepio dopo la richiesta di Artemide, apr il suo stipo diavorio e ne estrasse lerba che aveva resuscitato il creteseGlauco.

    Per tre volte pos lerba sul corpo di Ippolito, pronun-ciando frasi magiche e la terza volta il cadavere alz la testadal suolo.

    Ade e le Moire per irati per lattentato ai loro privilegi,indussero Zeus a uccidere Asclepio folgorandolo.

    16 MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI

    12 Euripide, Ippolito, 1282 e sgg. 1423 e sgg.; Pausania, Periegesi, II 32 1-213 Apollodoro, Biblioteca, III, 3 14 Carcino di Naupatto (VI sec.a.c.)

  • Allora Artemide avvolse Ippolito in una fitta nube, glifece assumere le sembianze di un vecchio e, dopo aver esita-to tra Delo e Creta, lo nascose nel bosco sacro di Nemi15.

    Affinch nulla le ricordasse la sua morte Artemide diedead Ippolito il nuovo nome di Virbio, soggetto a due interpre-tazioni, vir bis due volte uomo o hierobios, santa vita, e loaffid alla ninfa Egeria: cos Ippolito-Virbio trascorse la vitain un luogo solitario, il bosco di Nemi, in cui non potevanopenetrare cavalli, tab connesso alla memoria della morte delgiovane.

    Virbio era venerato come un dio; alcuni ritengono chefosse il sole ma in realt, scrive Servio16

    () egli una divinit associata con Diana come Atti asso-ciato alla madre degli dei e Adone ad Afrodite (...)

    Il giovane Ippolito-Virbio, amato da Artemide, stroncatonel fiore degli anni, va riconosciuto quindi come uno di que-gli amanti mortali prediletti da una divinit di cui il pi famo-so Adone.

    La rivalit tra Artemide e Fedra in relazione a Ippolitoriproduce in pratica la contesa tra Afrodite e Persefone perAdone, dal momento che Fedra lalter ego di Afrodite.

    Tale teoria confermata dal fatto che nella religione delleorigini Artemide, come Afrodite, era la grande dea della fer-tilit, e quindi colei che rende fertile deve essere lei stessafertile e per esserlo deve avere uno sposo.

    Ippolito era lo sposo di Artemide a Trezene, e Virbioquello della sua omologa latina, Diana, a Nemi.

    Virbio fondatore del bosco sacro e primo sovrano diNemi, rappresenta larchetipo di quella stirpe di re-sacerdoticonnessi al culto di Diana che, come lui, uno dopo laltroincontravano una morte violenta.

    facile ipotizzare che essi stessero alla dea nello stessorapporto in cui stava Virbio; in altre parole il re del bosco,creatura mortale, doveva custodire con la propria vita lalbe-ro sacro ritenuto la incarnazione della divinit.

    IL BOSCO SACRO 17

    15 Ovidio, Metamorfosi, XV 532 e sgg. e Fasti, VI 745 16 Servio, Commento a Virgilio

  • Artemide era quindi essenzialmente una divinit deiboschi, come Demetra lo era del grano e Dioniso del vino: ilpoeta latino Orazio la definisce custos nemorum17; Catullodomina montium () et silvarum virentium.18

    I suoi santuari infatti sorgevano generalmente allinternodei boschi, che anzi le erano sacri, e spesso nelle iscrizionidedicatorie era associata a Pan, dio delle selve; ma leffigiedella Artemide Efesina dalle molte mammelle, presenteanche nel suo tempio sullAventino, rimanda sicuramente altema della fertilit della natura e della coppia in relazionealla prole.

    Questo il senso delle nozze di Artemide Diana, checon la maschera di Egeria, sposa Virbio sullo sfondo delbosco sacro.

    Il cerimoniale degli sponsali si celebrava forse ogni annoper assicurare fecondit non solo alla terra ma anche a uomi-ni e animali...

    18 MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI

    17 Orazio, Carmina, III 2218 Catullo, Carmina, 34

  • Le piante oracolari

    La quercia

    Zeus

    Etimo del nome Zeus: dallindiano Djaus che significaluce, giorno e brillare del cielo.

    Da qui le attribuzioni del dio che presiede ai fenomeniatmosferici, raccoglie le nuvole e le sperde, comanda alletempeste, fa balenare lampi, rumoreggiare i tuoni.

    Scaglia la folgore con la destra, mentre con la sinistramanda la pioggia.

    Lo scudo o Egida originariamente un manto di nubi:scuotendolo uscivano le tempeste; in un secondo tempo ricoperto con la pelle di Amaltea.19

    Libero nellagire subisce solo il limite del fato (Moira);per il resto custode dellordine delle cose e del governo delmondo.

    Come Zeus xenios tutela il dovere dellospitalit e puni-sce i trasgressori.

    19 Igino, Fabulae, 139

  • un dio i cui oracoli discendono dai fenomeni atmosferi-ci: il vento che scuote le fronde o le lamine di bronzo appe-se ai rami, producendo la rumoristica oracolare.

    A Dodona, nella parte nordorientale della Grecia, il culto molto pi antico, presente anche quando non esisteva anco-ra alcun tempio, ma querce annose esprimevano, con il fre-mito misterioso dei loro rami, gli oracoli divini.

    Le profetesse erano donne e venivano chiamate LePeleiadi o le Peristere, cio le colombe.

    Erodoto dice che queste donne furono chiamate colombeperch erano barbare e i loro parlare suonava ai Grecicome un cinguettare di uccelli. Nel frusciare del fogliamedelle querce le Peleiadi leggevano il responso del dio.

    La quercia da sempre connessa a Zeus: lalbero sacroa sua madre Rea che partorisce il dio a Creta, in un antro delmonte Ditteo20 e lo affida ad Adrastea ninfa dei frassini(colei che non si sfugge). Il frassino propiziatore di piog-gia) e alla capra Amaltea (che Zeus trasformer nella costel-lazione del capricorno)21.

    Dione

    Gli autori pi antichi la ritengono preellenica, quindi conunidentit mitologica vaga, trattandosi di una dea arcaica.

    Nella Teogonia di Esiodo, Dione la figlia di Oceano eTeti, mentre i mitografi paragonano Dione a Rea, sposa diCrono e madre di Zeus, cui era consacrata la quercia; in effet-ti a Dodona Dione la signora della quercia e delle colombe; anche la sposa di Zeus. Secondo Erodoto il nome Dionepoteva essere un derivato di dios, il genitivo di Zeus, intesocio come quella di Zeus; Frazer invece ritiene il nomeDione sia una forma dialettalmente diversa di Giunone.

    Inoltre, come Omero, anche Euripide ritiene che Afroditesia figlia della coppia di Dodona:

    e tu, cipride, figlia di Dione, tu che hai ottenuto la palma dellabellezza grazie alle mie nozze.22

    20 MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI

    20 Apollodoro, Biblioteca, 621 Igino, Astronomia poetica22 Euripide, Helena, 1098

  • LE PIANTE ORACOLARI 21

    I dati mitici sono molto eterogenei ma comunque riman-dano tutti alla quercia e alle sacerdotesse-colombe, lePeleiadi, che, stando alla testimonianza di Erodoto avevanoraccontato a lui direttamente la fondazione delloracolo.

    Da Tebe dEgitto avrebbero spiccato il volo due colombenere:una verso la Libia e laltra verso il loro paese; questa, suuna quercia avrebbe dichiarato con voce umana che in quelluogo si doveva stabilire un oracolo di Zeus; gli abitanti aveva-no ritenuto che quello fosse un ordine divino e, di conseguen-za, lavevano eseguito. Laltra colomba che si era diretta versola Libia, dicono, aveva imposto ai Libici di fondare loracolo diAmmone. E anche queso un oracolo di Zeus.23

    Perch Dodona? Un luogo di temporali; sia il vento e iltuono che le lastre di bronzo agitate dal clima ventoso, allu-devano al parlare del dio.

    Qui le sacerdotesse per dare responsi interpretavano tuttala fenomenologia atmosferica, e anche il tubare delle colom-be, il frusciare delle foglie o il tintinnio dei vasi di bronzoappesi ai rami.

    Comunque in altre regioni la quercia associata a Zeuscol ruolo di dio della pioggia: in Arcadia nel rituale dellapioggia un sacerdote immergeva una fronda di quercia in unafonte sacra.

    La quercia nel mito

    MelampoGli Argonauti

    Antefatto genealogico

    Per arrivare a Giasone, figlio di Esone, e capire il conflit-to con lo zio Pelia fondamentale lassunto genealogico apartire dalla stirpe dellet del bronzo, formata con acqua e

    23 Apollodoro, Biblioteca, I, 9, 1; Erodoto, Storie, II, 54-57

  • terra da Prometeo, che ebbe come figlio Deucalione; quandoZeus decise di annientare la stirpe umana, Deucalione, susuggerimento del padre, costru unarca e vi sal con Pirra.24

    Zeus mand il diluvio e sommerse la Grecia; morironoquasi tutti, tranne quei pochi che si erano rifugiati sulle mon-tagne.

    Deucalione navig nove giorni e nove notti e approd alParnaso; in quel luogo, cessata la pioggia, usc dallarcasacrific a Zeus Salvatore.

    Zeus allora invi Ermes e gli concesse di esprimere undesiderio.

    Deucalione scelse di essere il progenitore della nuovaumanit.

    Zeus gli ordin di scagliare pietre dietro il capo: le pietreche gettava Deucalione divennero uomini, quelle che gettavaPirra donne.

    Egli ebbe da Pirra25 Elleno che sposa Orseide: nasconoDoro, Suto, Eolo.

    Elleno chiama i Greci Elleni: divide la Grecia tra i suoifigli: a Suto il Peloponneso (Achei dal figlio Acheo); a Doro,la parte davanti al Peloponneso (Dori); a Eolo la Tessaglia(Eoli).

    Eolo sposa Enarete ed ha sette figli e cinque figlie.Tra i figli di Eolo Atamante, Creteo, Sisifo, Salmoneo

    che si dislocano cos26:Atamante in BeoziaSisifo a CorintoCreteo e Salmoneo in Tessaglia; questultimo credendo di

    essere potente come Zeus soppresse i sacrifici in onore deldio per rivolgerli a s.

    Diceva di avere le stesse potenzialit del padre degli dei:trascinava orci pieni di nacchere di bronzo attaccati al carroper simulare il tuono, scagliava verso il cielo torce dicendoche erano fulmini.

    Zeus allora lo folgor e distrusse la citt che aveva fon-dato (Salmone) insieme a tutti i suoi abitanti...

    22 MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI

    24 Apollodoro, Biblioteca, I, 7, 2; Igino, Fabulae, 15325 Apollodoro, Biblioteca, I, 1626 Apollodoro, Biblioteca, I, 9, 8

  • La figlia di Salmoneo, Tiro, fu allevata dallo zio Creteo. Innamorata del fiume Enipeo fu invece concupita con

    linganno da Poseidone (che aveva preso le sembianze diEnipeo); dallunione col dio nacquero due gemelli.

    Temendo il disonore Tiro li espose. I piccoli giacevano abbandonati, quando la cavalla di un

    mandriano di passaggio, zoccol uno dei due che rimasedeturpato nel volto da un livido scuro.

    Il mandriano raccolse entrambi i gemelli e li crebbe:chiam Pelia il bambino col livido e Neleo laltro.

    Diventati adulti ritrovarono la loro madre e uccisero laloro matrigna Sidero.

    Avevano infatti saputo che Tiro era stata maltrattata dalei: per vendetta laggredirono; ella riusc a rifugiarsi neltempio di Era, ma Pelia la sgozz proprio sullaltare e conti-nu anche in seguito a offendere la dea. A causa di un litigioi due fratelli si separarono: Pelia and in Tessaglia e Neleo fuesiliato in Messenia e fond Pilo.

    A questo punto la genealogia si rintreccia con Creteo, chefond Iolco e spos la nipote Tiro, dalla quale ebbe Esone,Amitaone e Fere.

    La progenie dei figli di Creteo alla base sia della vicen-da degli Argonauti, sia della curiosa storia di Melampo,entrambe in qualche modo connesse al tema della quercia.

    Da Esone e da Polimede, figlia di Autolico, nacqueGiasone, che si stabil a Iolco.

    Da Amitaone e Idomene (figlia di Fere) nacquero Biantee Melampo.

    Melampo

    Melampo figlio di Amitaone, viveva in campagna, davan-ti alla sua casa cera una quercia cava dove avevano nidifi-cato serpenti.

    I servi uccisero i serpenti, egli bruci i resti e allev i pic-coli.

    Mentre dormiva, i serpenti gli si accostarono da entrambii lati e gli purificarono le orecchie con le loro lingue; egli sidest spaventato e si accorse di capire il linguaggio degli

    LE PIANTE ORACOLARI 23

  • uccelli e di avere capacit divinatorie, che incominci adesercitare per aiutare il fratello Biante in unimpresa matri-moniale.

    Biante, infatti, voleva sposare Pero figlia di Neleo.Poich la ragazza aveva molti pretendenti, Neleo decise

    di concederla a chi gli avrebbe portato le preziose giovenchedi Filaco, custodite da un cane pericoloso.

    Biante, che non era in grado di rubarle, chiese aiuto al fra-tello il quale, pur decidendo di assecondarlo, predisse chesarebbe stato colto sul fatto e aveva Melampo, come impri-gionato per un anno, ma che alla fine avrebbe ottenuto le gio-venche. Melampo, come aveva previsto, fu scoperto duranteil furto delle giovenche e imprigionato: poco prima delloscadere dellanno sent un dialogo tra i tarli del tetto dellaprigione

    () Uno domandava quanta parte della trave dovesse ancoraessere rosa, gli un altri rispondevano che ne restava ancorapochissimo27

    allora chiese di essere spostato in unaltra cella.Subito dopo il trasferimento la cella precedente croll e

    Filaco liberandolo, stupito dalla preveggenza, gli impose dirivelare in quale modo il figlio Ificlo avrebbe potuto avere unerede. Melampo accett di rispondere in cambio delle famo-se giovenche.

    Dapprima sacrific due tori e li fece a pezzi; poi interroggli uccelli.

    Da un avvoltoio apprese che un giorno Filaco avevacastrato dei montoni e aveva deposto il coltello ancoraimbrattato di sangue vicino a Ificlo. Il bambino era fuggitospaventato.

    Allora Filaco aveva piantato il coltello in una querciasacra e il fogliame laveva coperto e avvolto.

    Lavvoltoio disse dunque che se si fosse ritrovato il col-tello, ne fosse stata raschiata la ruggine e data da bere a Ificloper dieci giorni, egli avrebbe generato un figlio.

    24 MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI

    27 Apollodoro, Biblioteca, I, 9, 12

  • A Ificlo nacque il figlio Podarce e Melampo condusse legiovenche a Pilo, dove ottenne la figlia di Neleo per il fratel-lo.

    Per qualche tempo egli continu a vivere a Messene, finoa quando Dioniso rese folli le donne di Argo; allora, avendo-le guarite in cambio di una parte del regno, si stabil in quelluogo insieme al fratello Biante.28

    Gli ArgonautiLa polena di quercia di Dodona

    A Iolco, morto il re Creteo, doveva diventare re Esone,invece Pelia usurp il trono.

    Un oracolo lo avvert che un discendente di Eolo lavreb-be ucciso e Pelia mise a morte tutti i capi eolici che riusc acatturare, tranne Esone perch amava sua madre Tiro; lotenne prigioniero nel palazzo.

    Esone da Polimede ebbe Giasone-Diomede... Ne finse lamorte inducendo le ancelle a un fittizio compianto funebreper sottrarlo allo spietato usurpatore, e lo port sul montePelio, affidandolo a Chirone.

    Da un secondo responso oracolare Pelia seppe che dove-va guardarsi da un uomo con un sandalo solo. Dapprima eglinon riusc a interpretare loracolo, ma poi lo comprese.

    Mentre con principi suoi alleati stava compiendo unsacrificio a Poseidone, vide sulla spiaggia un giovane con unsolo sandalo: gli chiese il nome e il giovane rispose:

    sono Giasone figlio di Esone, anche se il mio vero nome Diomede

    Aveva perduto il sandalo nelle fangose acque del fiumeAnauro a opera di una vecchia che, stando sullaltra riva,supplicava i passanti di traghettarla. Nessuno ebbe piet dilei fino allarrivo di Giasone, che si prest a caricarsela sullaschiena. Subito si accorse di barcollare sotto il suo peso, per-ch la vecchia era Era travestita che preparava la vendettacontro lempio Pelia.

    LE PIANTE ORACOLARI 25

    28 Apollodoro, Biblioteca, II, 2, 2

  • Pelia chiese a Giasone:Che faresti se sapessi che uno dei tuoi concittadini ti uccider?

    Giasone rispose, ispirato da EraLo manderei alla ricerca del vello doro nella Colchide appesoa una quercia nel bosco sacro ad Ares.

    A quel punto Giasone volle conoscere lidentit dellin-terlocutore; Pelia si svel e Giasone chiese subito la restitu-zione del trono usurpato.

    Il re non pot ignorare la richiesta perch tra i principipresenti al rito cerano gli zii Ferete di Fere e Amataone diPilo che spalleggiavano Giasone ed erano testimoni dellacontesa.

    Pelia allora disse di essere tormentato dallombra diFrisso, morto nella Colchide, e chiese a Giasone di liberarela patria dalla maledizione che risaliva al momento in cui aOrcomeno, in Beozia, Atamante, padre di Frisso ed Elle,avuti da Nefele, e di Learco e Melicerte, avuti da Ino, permi-se che Frisso ed Elle diventassero vittime della secondamoglie.

    Infatti Ino, gelosa dei figli di Nefele, studi un piano perliberarsene: sugger con linganno alle donne della citt diabbrustolire i semi di grano di nascosto dai mariti, dicendoche era un sistema sicuro per migliorare i raccolti.

    Il grano ovviamente non diede frutti, ci fu una carestia; siconsult loracolo di Delfi: Ino corruppe chi doveva dare ilresponso e fece dire che si doveva sacrificare Frisso a Zeus.

    Frisso era gi stato portato allaltare del sacrificio quandola madre Nefele lo salv, facendo fuggire entrambi i figli acavallo di un ariete dal vello doro che le aveva donatoErmes.

    Durante la trasvolata, Elle cadde nel mare che da lei pren-der il nome di Ellesponto, mentre Frisso arriv fra i Colchi,dove regnava Eete figlio di Elios e Perseide, fratello di Circee di Pasifae.

    Ringrazi gli dei per averlo salvato e sacrific lariete;don il vello doro a Eete e ne spos la figlia Calciope, da cuiebbe Argo.

    26 MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI

  • I figli di Ino diventarono vittime della vendetta di Era suAtamante: Learco venne ucciso dal padre, e Melicerte fu tra-scinato in mare dalla madre in un impeto suicida.

    Pelia disse che secondo loracolo delfico la terra di Iolconon avrebbe mai prosperato se lombra di Frisso non fossestata riportata in patria con il Vello doro. Codesto vello stavaora appeso a un albero nel bosco sacro ad Ares, nellaColchide. Questa era anche la condizione per ridare il tronoal legittimo erede.

    Giasone accolse la sfida e mand messi a cercare volon-tari; chiese ad Argo, abile costruttore di navi, una nave a 50remi.

    La nave fu costruita nel cantiere di Pagase e si us legna-me stagionato del monte Pelio.

    Atena adatt sulla prora una polena parlante fatta con illegno di quercia di Dodona.29

    In realt Apollonio Rodio, nelle Argonautiche, identificala polena con una trave, il cui legno, data la sacralit dellaprovenienza, mantiene capacit foniche, e lancia un grido almomento della partenza verso la Colchide.

    Il frassino

    Poseidone

    Anche Poseidone ha il potere della mantica: a Delfi,molto prima di Apollo, profetizzava allombra di un frassinotramite un interprete chiamato pyrkon, forse a indicare unmodo di divinazione connesso con il fuoco, scaturito dal ful-mine attirato dallalbero.

    Nel mito greco il frassino infatti consacrato aPoseidone, fratello di Zeus, il cui nome di etimo incerto(indice di arcaismo), anche se Graves azzarda colui che dda bere sul monte alberato da potizo (dare da bere) e ida(monte alberato), proponendo la fisionomia di una divinit di

    LE PIANTE ORACOLARI 27

    29 Apollonio Rodio, Argonautiche

  • acque sorgive o di torrenti, molto antica in quanto appare gisulle tavolette micenee di Crosso e di Pilo.

    Quando gli dei spartirono il dominio del cosmo con unsorteggio, a Zeus, lultimo nato nella Theogonia di Esiodo,tocc il regno del cielo; ad Ade il il regno sotterraneo, aPoseidone il mare, con una generale competenza acquatica (itorrenti, corsi dacqua e vegetazioni corrispondenti).

    Ma in precedenza Poseidone era un dio ctonio, come silegge nellepiteto gaieokhos che Plutarco30 interpreta comesignore della terra, per cui, diventato dio marino, rimaseancora dio dei sismi e si serv di movimenti tellurici e mare-moti come mezzi di lotta per riconquistare la sovranit sul-lambiente terreno.

    Gli antichi infatti pensavano che i terremoti fossero cau-sati dallerosione sotterarranea delle acque, poich i conti-nenti erano considerati dischi appoggiati sulla massaacquatica.

    Pare che a seguito di questi interventi del dio siano emer-se le Cicladi e le Sporadi, e sia stata sommersa Atlantide, li-sola dalla misterosa geografia.

    La natura originariamente ctonia di Poseidone spiega per-ch gli sia stato consacrato il cavallo, creatura di fuoco, usci-ta, come lacqua di una fonte, dalle viscere della terra, dalcarattere impetuoso e balzano proprio come quello del dio.

    Nella sua continua competizione con il fratello minoreZeus, soprattutto per acquisire potere sulla terra, rimastaindivisa, Poseidone sceglieva sempre alleanze con nemicidegli Achei, (protetti da Zeus) come gli Eoli o i Troiani.

    Gli Eoli, secondo Esiodo sono gli uomini della terzarazza, quella di bronzo, discesa dai frassini, dediti allaguerra e alle opere di Ares, uomini orrendi con corpi possen-ti e invincibili braccia: avevano case e armi di bronzo.

    Laccostamento che Esiodo fa dei frassini col bronzo,entrambi simboli di durezza, richiama il corredo armigerodegli Elleni: armi di bronzo con manici di frassino; gli allea-ti del Signore del mare erano quindi amanti della guerra,insolenti e spietati.

    28 MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI

    30 Plutarco, Questioni Conviviali

  • LE PIANTE ORACOLARI 29

    Infatti i sovrani derivati da Poseidone per parentela oinvestitura rifugiatisi in Atlantide, isola sacra al dio, furonoattori di una guerra generale di cui parla Platone nel Timeo enel Crizia, che si configur come lo scontro di due leghe:quella di matrice poseidonea, diretta dai re di Atlantide,avversaria degli Achei, e quella protetta da Zeus, diretta daAtene, alla fine vittoriosa, come racconta Platone nel Timeo,che valorizza il successo Ateniese con le argomentazioni diCrizia, nipote di Solone, sullisola di Atlantide

    () Era pi grande della Libia e dellAsia insieme () e chein questisola era sorto un grande e mirabile impero, il quale ladominava tutta quanta con molte altre isole e alcune parti puredel continente () ora tutta questa forza raccolta insieme, tentuna volta con un solo impeto di soggiogare i luoghi vostri e inostri e quanti sono di qua dello stretto (colonne dErcole). E fuallora, O Solone, che la potenza della vostra citt rifulse pressotutti gli uomini () giacch riusc a trionfare sugli invasori...()

    chiaro che il trionfo di Atene rimarca la potenza diZeus, e lapporto vincente degli dei protettori della citt,Atena ed Efesto, il cui legame con le arti e con le scienze dla misura del gradiente di civilt raggiunto dagli Achei.

    Invece Atlantide, sconfitta, spar, proprio per un terremo-to, quasi a indicare linstabilit del suo nume protettore.Platone nel Timeo racconta:

    () In tempi posteriori peraltro, essendosi succeduti terremotie cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brut-ta notte () lisola di Atlantide ingoiata dal mare scomparve()

    Il pioppo nero e il pioppo bianco

    Era e Persefone

    Bench il pioppo nero sia un albero funerario veniva con-sultato come oracolo a Page, al confine tra la Megaride e laBeozia, in un luogo sacro a Era.

  • presente come albero oracolare anche nel santuario diPersefone in Acaia, a Egira (aigeros significa pioppo nero);alla dea era sacra anche una foresta di pioppi neri nellestre-mo occidente.

    C anche una connessione della dea delloltretomba conil pioppo bianco (o con la variazione cipresso bianco), inquanto dea della rigenerazione in ambito pre-ellenico, comesi legge nel primo testo orfico reperito31 (Ade che una con-cezione ellenica, rappresenta lineluttabilit della morte).

    E troverai alla sinistra delle case di Ade una fontee accanto ad essa un bianco cipresso diritto; e a questa fonte non accostarti neppure da presso.E ne troverai unaltra, acqua fredda che scorreDalla palude di Mnemosine:e davanti stanno i custodi.Di loro: sono figlio di terra e di cielo stellante,inoltre la mia stirpe celeste; e questo sapete anche voi.Sono riarso di sete e muoio; ma date, subito,fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine.Ed essi ti lasceranno bere alla fonte divinaE in seguito tu regnerai assieme agli altri eroi...

    Un bosco di pioppi bianchi lungo il fiume Oceano illuogo in cui i Greci collocavano lingresso principale delregno dei morti.

    30 MITI E SACRALIT DEGLI ALBERI E DEI BOSCHI

    31 Lamella orfica da PeteliaPausania, Periegesi, X, 30, 3