essere genitori
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Essere GenitoriEssere Genitori
…attraverso le emozioni…
Intelligenza emotiva…Intelligenza emotiva…
…significa amare e riuscire a risolvere i problemi posti dalla vita.
Saper costruire se stessi attraverso le prove della vita.
Abbiate fiducia in voiAbbiate fiducia in voi
Non fidatevi di chi vi dice cosa
fare e di chi vi colpevolizza.
Le domande importanti da porsi:Le domande importanti da porsi:
1. Qual è il suo vissuto?
Un bambino vede il mondo con propri occhi.
Non giudichiamo le sue reazioni.
Ascoltiamolo.
Cerchiamo di identificare ciò che vive, ciò che sente e ciò che dice a se
stesso.
Bisogna lasciare che il bambino si esprima.
Se piange o si dispera stargli vicino senza tentare di calmarlo.
E’ il suo modo di scaricarsi.
Alle lacrime seguirà il rilassamento.
2.2. Che cosa dice? Che cosa dice?
Dietro qualunque comportamento strano, sconveniente, eccessivo, non ordinario; dietro
a quelli che definiamo “capricci” dobbiamo cercare l’emozione e il bisogno.
Il bambino ci sta dicendo qualcosa.
C’è un’emozione bloccata o un bisogno nascosto.
3.3. Che messaggio desidero Che messaggio desidero trasmettergli?trasmettergli?
Di fronte ai comportamenti dei nostri figli dobbiamo sapere quale messaggio
desideriamo trasmettergli, perché i loro convincimenti si fondano sulle nostre
reazioni.
I nostri figli ci ascoltano e ci osservano.
4.4. Perché dico questo? Perché dico questo?
Le nostre reazioni sono dettate dall’educazione, dall’abitudine, dalla stanchezza o da un ragionamento corretto?
I capricci sono invenzioni dei genitori: nascono quando i genitori agiscono solo per affermare il loro potere.
5.5. I miei bisogni sono in competizione I miei bisogni sono in competizione con quelli dei miei figli?con quelli dei miei figli?
I bisogni dei genitori e dei bambini sono spesso in contrasto
Essere genitore significa accettare di accantonare per qualche tempo i propri
bisogni per soddisfare quelli dei figli, ma non è semplice.
Se non riconosciamo i nostri bisogni è probabile che faremo
fatica a dare ai nostri figli ciò di cui hanno bisogno.
Quando si crea un conflitto la collaborazione è sempre il mezzo
più efficace.
I famosi limiti che occorre dare ai bambini sono quelli imposti dai
vostri bisogni.
Genitori come ostacolo:
Quando le nostre emozioni infantili restano represse, non possiamo davvero ascoltare i bisogni di nostro figlio. O proietteremo su di lui i nostri bisogni esagerandoli, perché insoddisfatti da molto tempo, oppure negheremo ogni bisogno per non rivivere la sofferenza.
Per la serenità familiare dobbiamo imparare a contenere l’esuberanza dei nostri figli entro i limiti che siamo in grado di tollerare e allo stesso tempo sopportare un po’ di più.
Ricordiamoci che dipendono da noi e che siamo responsabili del soddisfacimento dei loro bisogni. Dobbiamo guarire le nostre vecchie ferite per poter lasciar vivere i nostri figli secondo il loro ritmo.
6.6. Che cosa ha più valore per me? Che cosa ha più valore per me?
Quando i nostri figli portano scompiglio nel nostro spazio, quando non sappiamo come comportarci, quando sentiamo che il nostro comportamento obbedisce al desiderio di accontentare i nostri genitori e non i nostri figli, poniamoci questa domanda.
7.7. Qual è il mio obiettivo? Qual è il mio obiettivo?
Non esiste una risposta universale.
Ciò che è bene in un dato momento può non esserlo in un altro.
Per questo in ogni momento è bene che il genitore si chieda qual è l’obiettivo che intende raggiungere.
Le emozioniLe emozioni A volte preferiremmo che i nostri bambini non
avessero tante emozione, che non piangessero, non gridassero, non si rotolassero per terra…ma ne hanno semplicemente bisogno.
La libera espressione delle emozioni garantisce la loro salute psichica.
Un bambino troppo buono e tranquillo ha sicuramente dovuto reprimere la sua spinta emotiva e vitale.
Attraverso la sue scelte il bambino esprime le sue preferenze.
Prende coscienza di ciò che lo distingue dagli altri.
..Allora bisogna permettergli tutto!?..Allora bisogna permettergli tutto!?
No. L’ascolto rispettoso delle emozioni non implica sistematicamente la soddisfazione delle richieste.
Insegnare a gestire la frustrazione…
……Non lo capisco!Non lo capisco!
Il messaggio è indiretto
Lui o lei esprime ciò che io mi rifiuto di ammettere
Il pianto non è mai senza motivo
Sogni e incubi…Sogni e incubi…
Verbalizzare le paure:
occorre prendere sul serio i suoi incubi. Asoltatelo e cercate di capire con lui ciò che le immagini del sogno rappresentano.
Usate il disegno:
proponete a vostri figlio/a di disegnare l’incubo.
- La scatola delle preoccupazioni.
- La bambola o il peluche delle preoccupazioni.
La repressione delle emozioniLa repressione delle emozioni
Riconoscere le proprie emozioni, siano esse piacevoli o spiacevoli, significa accettarsi e costruire la fiducia in se stessi
E’ importante mostrare al bambino che il riconoscimento e l’espressione verbale dei propri impulsi violenti non distruggono né la relazione né le persone
Il ciuccio…per non piangere!
Dorme sempre…che bravo bambino!
Non esprime i suoi sentimenti
Tiene il broncio?
Il broncio è un linguaggio:
1. Tentate di scoprire l’emozione che il bambino nasconde. Verbalizzatela.
2. Mostrate una certa indifferenza verso il comportamento…ma non troppo a lungo
…in ogni caso non umiliatelo!
E’ troppo gentile?
Accusa altre persone?
…non colpevolizzatelo…rassicuratelo sul vostro amore e sulla stima che provate per lui…
Costruiamo consapevolezzaCostruiamo consapevolezza
Ascoltarlo veramente
Non giudicarlo
Aiutarlo a capire e ad accettare ciò che avviene dentro di lui
Il cervello del bambino non è ancora sviluppato del tutto
ha bisogno del vostro aiuto
Marco picchia la madre e le dice
“Non ti voglio più bene!”
“Neanch’io ti voglio più bene!”
“Vai in camera tua e torna quando ti sarai calmato!”
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Aveva bisogno di voi e voi non lo avete capito, lo avete rifiutato.
Un bambino non sa ancora esprimersi in modo adeguato, non sa controllare i propri impulsi.
Il ruolo del genitore è quello di aiutarlo a usare le parole appropriate e non di gareggiare con lui sul piano emotivo.
Es. il lattante
…è il dolore che sente!
I suoi confini psichici sono vaghi, il contatto con la madre serve a contenere i suoi affetti e a rassicurarlo.
I bambini vivono nel presente
…non sanno che il dolore passerà…che la collera finirà…è sopraffatto dall’emozione!
Ha bisogno di sapere che i suoi genitori ci sono e possono vivere un’emozione anche intensa senza esserne distrutti.
…Cosa pensate? Dobbiamo prendere in braccio un bebè che piange o
rischiamo di “viziarlo”???…
Si deve accorrere appena piange?Si deve accorrere appena piange?
Se la mamma non viene…
non posso più fidarmi di lei!
Ma come è possibile?…
Il bambino piuttosto cancella sofferenza e emozioni.
Se invece i genitori esprimono amore verso il figlio sempre!, qualunque sia l’emozione che
egli prova, imparerà che non è pericolosa, che può ascoltarla
= stabilità…
”Posso restare me stesso qualunque sentimento provo…”
L’atteggiamento interiore è più importante delle parole. Si tratta di COMPATIRE, di mettervi per un attimo al suo posto, di sentire ciò che prova.
Facciamo un altro esempio:
“Mamma, non ho voglia di fare i compiti, voglio giocare a calcio…”
Attenzione però a non esagerare!
Il vostro ruolo non consiste nel risolvere tutti i loro problemi , ma di aiutarli ad acquistare fiducia.
Non psicanalizzate tutto!
……ricapitolando…ricapitolando…Le tappe del sostegno emotivo:Le tappe del sostegno emotivo:
1. Accogliere in modo non verbale attraverso lo sguardo, con l’atteggiamento interiore (eventualmente prenderlo in braccio)
2. Identificare i sentimenti: “Vedo che sei arrabbiato” “Ti sei spaventato”
3. Permettere all’emozione di compiere il suo percorso fino ad esaurirsi
4. Quando il respiro diventa tranquillo, lasciate il posto alla parola
Naturalmente questo ascolto empatico vi metterà in contatto con voi stessi, ridestando le mancanze e le sofferenze del passato…
““Non lo sopporto!”Non lo sopporto!”
Ipotesi:1. Siete stanchi
2. Non riconoscete i vostri bisogni e le vostre emozioni, sentendovi in competizione con il bambino
3. L’emozione che egli esprime serve a mascherare il vero sentimento
4. E’ un’emozione che non vi concedete di provare
5. Vi ricorda la vostra infanzia
Quando è troppo è troppoQuando è troppo è troppoSe vi arrabbiate per un nonnulla forse
siete semplicemente stanchi. Riconoscete di essere sfiniti e smettete di fare la corsa al “genitore perfetto”…un paio di mutandine in giro per casa basteranno a farvi andare su tutte le furie!
Spiegate ai figli che la causa della vostra irritazione è la stanchezza…
Quando un’emozione ne nasconde un’altraQuando un’emozione ne nasconde un’altra
Marta piange perché la gonna è troppo stretta…Andrea è spaventato dal cane inoffensivo del vicino…Mario si arrabbia col fratello per una sciocchezza…
Ascoltate il vostro intuito; non reagite ad una falsificazione. Forse la vera emozione di Marta è la collera, Andrea ha paura di lasciare la mamma per qualche giorno; Mario è nervoso per il compito di matematica…
A volte le emozioni non possono
essere espresse per quelle che sono,
si mascherano e si trasferiscono su oggetti sostitutivi
(un cane, una gonna…).
Nascondono il vero bisogno
Fai come me…Fai come me…
Come potete sopportare che vostro figlio gridi la propria rabbia se voi non vi siete mai permessi neppure di dire un no a vostra madre?
Come accettare che vostra figlia pianga se voi non avete mai versato una lacrima?
Genitori che non mostrano le proprie emozioni si aspetteranno lo stesso dai figli.
Vietate un’emozione a vostro figlio?
Vi è stata proibita dai vostri genitori oppure l’avete repressa perché vi sembrava pericolosa.
Accettarla in vostro figlio vi costringerebbe a rimettere in discussione l’educazione ricevuta dai vostri genitori, ad andare contro di loro.
Non ascoltate vostro figlio per proteggere l’immagine dei vostri genitori.
……Sono io ad essere in collera!Sono io ad essere in collera!
Voleva la pasta col burro e voi ci avete messo il pomodoro…e urla! Si lamenta della scuola, si arrabbia col fratello perché ha il volume della tv troppo alto…di solito siete pazienti…ma oggi NO!
Siete fuori di voi e cominciate ad urlare!
Per qualche motivo siete in collera…
Forse dentro di voi ce l’avete con vostro marito che legge tranquillamente il giornale…o con vostra moglie che fa sempre di testa sua…forse ce l’avete con il capo, con le tasse, con l’idraulico, con vostra madre…e vostro figlio si permette di arrabbiarsi per un piatto di pasta!?
Possiamo anche essere inconsapevoli delle nostre emozioni, ma queste si manifestano con un’inopportuna esasperazione nei confronti dei figli.
Più il genitore è inconsapevole delle proprie emozioni più i figli se ne fanno carico…
Fermatevi e chiedetevi qual è la vera ragione per cui siete in collera
Quando si comporta così Quando si comporta così divento violento…divento violento…
Identificazione col genitore violento
per
Capire cosa accadeva a lui
e per
Vendicarci della violenza subita
Guarire dalla propria infanzia
La pauraLa paura
Trattare un bambino in modo brusco non è un metodo efficace per aiutarlo a superare le sue paure, e può avere conseguenze pesanti a lungo termine.
…tendenza a correre rischi…
…timidezza…
…tranquillanti o droghe…
…difficoltà di relazione…
…fobie…
Esistono paure sane e paure smisurate, fuori luogo. Esistono paure da
attraversare e altre da superare.
Tutte devono essere rispettate e occorre aiutare i nostri figli ad affrontarle.
I rumori fortiI rumori forti
“Hai avuto paura; era forte quel rumore, ha fatto paura anche a me…è stato così improvviso…”
+ SPIEGAZIONE
Paura di dormirePaura di dormire
Forse vi sta semplicemente dicendo che ha bisogno della vostra presenza accanto a lui…
Il momento del sonno è un momento delicato….
- PRESENZA E CONTATTO FISICO
E le fiabe che fanno paura?E le fiabe che fanno paura?
Il messaggio spesso è: non ho il diritto di provare sentimenti di collera contro mia madre.
Come possono storie così aiutare un bambino a crescere?
Ai bambini piace avere paura?
Paura di ragni, insetti, cani…Paura di ragni, insetti, cani…
La paura è estremamente contagiosa. I bambini istintivamente non hanno paura degli insetti e degli animali. Avranno paura se riconosceranno questo sentimento nell’atteggiamento di chi li circonda.
E’ timido?E’ timido?
I bambini hanno i loro tempi.
Non permettete che venga appiccicata a vostro figlio l’etichetta di timido; se qualcuno lo fa rispondete “No. Ha solo bisogno di un po’ di tempo per fare conoscenza”.
Paura della scuola, dei Prof., dei voti…Paura della scuola, dei Prof., dei voti…
Ascoltate vostro figlio.
Non schieratevi sistematicamente a favore dell’insegnante
Anche se dovesse subire tutto l’anno un insegnante che si comporta male con lui, il fatto di sapere che ritenete ingiusto il suo comportamento lo aiuterà a conservare la fiducia in se stesso.
Aiutate vostro figlio a rilassarsi e a visualizzare qualcosa di buffo…
nella mente si può fare di tutto, gettare un secchio d’acqua in testa all’insegnante, dipingergli la testa di rosso o il naso di blu…tutto è permesso ed è molto liberatorio!
Al mare…“Ho paura non lasciarmi!”
Innanzitutto accogliere.“Capisco la tua paura. E’ da tanto tempo
che non nuoti.”
Poi aiutare il bambino ad entrare in contatto con le sue capacità.
“Ti ricordi a Palinuro come ti divertivi a nuotare con il salvagente? Andavamo lontano e ti staccavi da me”.
Attenzione al tono che usate.
Deve essere ammirativo. L’intenzione non è certo di colpevolizzarlo insinuando che è stupido perché prima andava facilmente dove non toccava, ma di
aiutarlo a ricordare, a entrare di nuovo in contatto con le sue capacità e con il
piacere provato, in modo da far nascere il desiderio.
“Sss..sì”Oscilla ancora tra desiderio e paura. Quanto ho
detto non è stato sufficiente. Cerco ancora qualcosa nel suo passato.
“Ti ricordi una volta in cui avevi paura e hai superato la tua paura?”
“Si”Parlargli delle proprie paure per rassicurarlo.“Sai, anch’io ho paura, tanta paura ad andare
così in alto sul trampolino…hai visto tuo padre ci è andato, ma io no. Ho troppa paura, come per te adesso…”
Incoraggiare, motivare a superare.
“Qualche volta abbiamo paura ma andiamo comunque. Possiamo andare pur avendo paura, e superarla. Ci incoraggeremo reciprocamente. Tu puoi superare la tua paura a nuotare dove non tocchi e io superare la mia paura e tuffarmi!”
“Voglio uscire!”
Ok. Non insistere mai!
Un bambino non si sente rassicurato perché i suoi genitori non hanno mai paura, ma al contrario perché sa che tutti possono aver paura.
Un bambino si sente “anormale” se crede di essere il solo ad aver paura e pensa che i suoi genitori non provino mai questa emozione…ciò aggrava la sua sensazione di insicurezza.
Le tappe per aiutare il bambino a Le tappe per aiutare il bambino a vivere l’emozionevivere l’emozione
1. Rispettare l’emozione
2. Ascoltare “Che cosa ti fa paura?”
3. Accettare e capire
4. Anch’io…/ sdrammatizzare
5. Cercare le sue risorse
6. Aiutarlo a liberare la sua energia
7. Soddisfare il bisogno di informazione
8. Fargli formulare diverse risposte possibili di fronte alla paura
- Pensate in termini di DESIDERIO. Che cosa può suscitare in lui il desiderio di affrontare il cane o l’acqua?
- E’ fondamentale che non ci sia alcuna pressione da parte vostra…la costrizione genera paura! Solo una libera scelta dà la sensazione di dominare l’ambiente e permette di superare le paure.
La tremarellaLa tremarella
“E’ normale avere un po’ di paura. Anch’io ne ho quando…
Mi batte il cuore, mi sudano le mai, ho la gola secca. In questo modo il mio copro si prepara a dare il meglio. Sono manifestazioni della paura. Tutti la sentono in momenti del genere. Quando provo questa sensazione io…Tu puoi provare con qualcosa di diverso per sentirti meglio. Hai un’idea?”
Se il bambino è realmente Se il bambino è realmente troppo pauroso…troppo pauroso…
a. Reazione ad un eccesso di protezione
“Attenzione che cadi!”… “Non camminare lì sopra”
= “Il mondo è pericoloso”
“Tu non sei capace”
Attenzione ai messaggi contraddittori.
b. La rimozione della collera
c. L’espressione delle paure negate o rimosse dei genitori
Come aiutare un bambino pauroso?Come aiutare un bambino pauroso?
1. Smettere di giudicarlo pauroso!2. Per fargli acquisire fiducia:- proponetegli attività adatte alle sue
possibilità- Concedetegli delle modalità per esprimere
la collera- Favorite la sua creatività- Trovare attività, luoghi, giochi da cui siano
esclusi giudizi e valutazioni
3. Il contatto con animali di grandi dimensioni spesso è molto positivo.
4. Giocare con il pc.
5. Misurate le vostre paure e guaritele.
La collera è una reazione sanaLa collera è una reazione sana
Per andare in bici…
…per avere un altro gelato…
Quando un bambino insiste, urla, fa una scenata perché vuole qualcosa, afferma
il suo desiderio, e ciò è molto importante!
L’altro può rifiutarsi…ma è un problema suo. Lui sa di avere diritto di desiderare. Il bambino non ha sempre bisogno di vedere soddisfatti i suoi desideri, vuole solo che siano riconosciuti, che le sue emozioni siano capite.
La collera non è violenza, non vuol dire tenere a distanza l’altro. E’ il contrario, è l’espressione di un bisogno, una richiesta all’altro per ristabilire un equilibrio.
- Una tappa nel processo dell’accettazione- Una tappa nel processo dell’accettazione
La rabbia del bambino quando non può ottenere qualcosa rappresenta una tappa necessaria, naturale e normale del processo di rinuncia per giungere all’accettazione.
1. La negazione2. La collera3. La contrattazione4. La tristezza5. L’accettazione
La frustrazione moderata è costruttiva.
Prevenire i minimi desideri dei figli può rendere difficile lo sviluppo dell’identità.
Fortunatamente è impossibile soddisfare sempre un bambino!
Bisogno/richiesta/soddisfazione.
Quando le sue richieste non possono essere soddisfatte allora è
fondamentale che venga sempre capita la sua collera.
Fronteggiare un’ingiustiziaFronteggiare un’ingiustizia
- COLLERA non è VIOLENZA.
La collera serve a fronteggiare un’ingiustizia, è una reazione di fronte ad un’invasione, a ciò che ci fa soffrire. Permette di difendere il proprio territorio, il proprio corpo e le proprie idee.
Se non si sa gestire la collera si scivola nella violenza. Sento un bisogno, lo esprimo ed esso non viene soddisfatto. Dentro di me si crea un vuoto. Sto male. La violenza è il tentativo di proteggersi da questo dolore proiettandolo sugli altri
“Sei cattivo/a!”…
Il bisognoIl bisogno
Il bambino fa grosse scenate quando è sfinito e non ha più la capacità di gestire le frustrazioni. Sente dentro di sé un vago malessere (la stanchezza!) e ne cerca le ragioni. Afferrerà il primo motivo che gli capita a tiro.
Ha bisogno di trovare qualcosa su cui scaricare la sua energia.
Rimproverarlo non serve perché in quel momento non ha scelta di agire diversamente.
Decifrate il vero bisogno e aiutatelo semplicemente a soddisfarlo.
Il bambino fa quello che può per attirare la nostra attenzione sui suoi bisogni. Non sa ancora esprimesi adeguatamente, non sa identificare sempre con precisione ciò che avviene in lui, ma se è furioso vuol dire che qualcosa è accaduto.
L’adulto deve utilizzare la sua intelligenza superiore per identificare il bisogno del bambino, aiutarlo a incanalare la sua energia e a riprendersi.
La collera è una reazione fisiologica. Il bambino per non aver paura delle sue stesse grida, del suo dolore e delle sue pulsioni, ha bisogno di poter contare sull’amore di un genitore presente, che sappia dare un po’ di tenerezza e trasmettergli il seguente messaggio:
“La tua collera non è pericolosa, non mi fa soffrire. Vedi, continuo a starti accanto e a volerti bene. Resti lo stesso bambino/a”.
Un bambino guidato e aiutato in modo corretto durante i suoi scatti di collera sarà un genitore che non avrà impulsi violenti incontrollabili nei confronti dei figli quando sarà a sua volta genitore.
Il bambino dunque non ha ancora la possibilità di organizzare i suoi affetti. Queste capacità si costruiscono poco a poco e difficilmente possono essere utilizzate quando il bambino è troppo stanco o ha accumulato troppe tensioni.
Es. bimba brava a scuola e peste a casa…
Cosa è opportuno fare concretamente:- Accogliere l’emozione- Accettarla ed eventualmente
verbalizzarla
“E’ vero, è ingiusto”
“Capisco la tua collera”
“Sei furioso perché non avevi voglia di venire con me..”
Con un bambino piccolo: sostenerlo e mantenere il contatto. Senza giudizio.
Con un bambino più grande: invitatelo ad andare a gridare in un’altra stanza e anche magari a prendere a pugni il letto o i cuscini.
Quando i genitori sono in colleraQuando i genitori sono in collera
E’ impossibile non caderci mai…però è fondamentale che il bambino abbia il permesso di sentire e di dire che è ingiusto.
Al contrario se un bambino non osa rispondere quando un adulto lo sminuisce, lo ferisce o lo umilia, se non si arrabbia, allora resterà sminuito, umiliato e ridicolizzato, e può conservare questa ferita per molto tempo.
Non arrabbiarsi mai per paura di traumatizzare il figlio non è giusto in assoluto. Se un genitore rimuove le proprie emozioni il figlio se ne farà carico.
Siete in collera:
1. Sentite l’energia della collera dentro di voi e lasciate che vi invada il corpo. Continuate a concentrarvi sulla sensazione del corpo senza passare alle idee.
2. Identificate la vera causa della collera. Il comportamento del bambino l’ha scatenata ma qual è la causa? Se la consapevolezza della causa annienta la vostra collera, allora dovete spiegare al bambino ciò che è accaduto in voi, così che possa imparare a fare lo stesso.
Se invece la rabbia continua a crescere dentro di voi:
a. Non riguarda vostro figlio, informatelo che siete in collera con…e dite che avete bisogno di sfogare la vostra rabbia.
b. Siete davvero in collera con vostro figlio. Formulate i vostri bisogni senza lanciare accuse.
Struttura frase tipo:
Quando tu…(comportamento preciso)
provo…(la mia emozione, il mio sentimento)
perché io…(il mio bisogno)
e ti chiedo di…(richiesta precisa di un comportamento qui e ora che mi permetta di ristabilire la relazione con l’altro)
cosicché…(motivazione per l’altro)
Esempi:
Quando lasci le mutande sporche per terrami arrabbioperché ne ho abbastanza di raccattare le tue
cose , preferisco fare qualcos’altro con te piuttosto che occuparmi della tua roba sporca
e ti chiedo di capire i miei sentimenti e di andare a mettere le mutande nella cesta della biancheria sporca
cosicché io mi senta bene con te e possiamo giocare insieme con piacere.
Spesso sono sufficienti le prime tre frasi:
Quando tu…provo…perché io…
Per evitare di picchiarloPer evitare di picchiarlo- Respirate profondamente per ricomporvi
- Ricordatevi che avete il diritto di avere voglia di picchiarlo, ma non di passare ai fatti. Ascoltate il vostro desiderio: “Ho voglia di rompergli la testa!”…eventualmente visualizzate l’azione nella mente. Potete esprimere ciò che provate a vostro figlio: “Ho voglia di picchiarti ma non lo farò perché non voglio farti male e perché non ne ho il diritto…ma ho il diritto di averne voglia”.
- Ascoltate il vostro bisogno. Se potete soddisfarlo fatelo, oppure proiettate la soddisfazione nel futuro.
- Concentratevi sul bambino e cercate di capire cosa accade dentro di lui, i suoi bisogni, ciò che ha causato il suo comportamento.
- Ripensate a quando eravate bambini e avevate le sua stessa età, ritornate a ciò che sentivate allora.
- Rammentate l’amore che provate per lui rievocando immagini di momenti felici vissuti insieme. La sua nascita, la prima parola, il primo regalo per la festa della mamma (o del papà)…
- Fatevi dare il cambio dal coniuge!
Se questo non è possibile telefonate ad un amico o amica per ridurre la tensione che avete dentro.
Se è collerico…Se è collerico…
Quando l’aggressività sembra gratuita e senza scopo…lo scopo deve essere cercato un po’ più lontano.
Forse sta esprimendo una collera rimossa dai suoi genitori.
Se gli attacchi di collera sono eccessivi, numerosi o sembrano gratuiti…
Si tratta:- di accumulo di tensioni- di una collera che ha per oggetto
qualcos’altro- dell’espressione di una collera inconscia o
inespressa dei genitori- di un’altra emozione (paura o tristezza)
camuffata sotto forma di collera perché l’espressione dell’emozione autentica non è permessa: “Sei grande” “Solo le bambine piangono” “Non avrai mica paura!”…
La gioia di vivereLa gioia di vivere
Quando i figli devono farsi carico delle tristezze, delle frustrazioni, delle insoddisfazioni dei genitori…non sono liberi di essere felici.
Molti bambini già a 12 anni non hanno più interesse per la vita. I loro genitori sono assenti, stressati dal lavoro e dalla routine quotidiana. A che serve vivere quando intorno non c’è gioia e amore?
Per i genitori essere felici è una responsabilità! Tutti gli affetti rimossi e le ferite non guarite impediscono di trovare la gioia.
La vita non è sempre tranquilla, ma la gioia non nasce solo dalla tranquillità…nasce anche dallo sforzo coronato dal successo, dall’incontro dopo la separazione.
Valorizzare e incoraggiareValorizzare e incoraggiare
I nostri figli possono conservare la naturale propensione alla gioia solo se siamo pronti a congratularci dei loro successi, a incoraggiarli invece che concentrarci sui loro sbagli.
Il successo fa solo venire voglia di andare più lontano! Aiutatelo a sentirsi orgoglioso di sé, anche nelle piccole cose.
Apprendimento e gioco.
Le prove verranno a tempo debito.
L’amoreL’amore
La gioia nasce anche dall’amore, dall’incontro.
Abbiate il coraggio di dire spesso parole dolci:
“Come stiamo bene insieme”
“Sono davvero felice di vivere con voi”
“Quanto mi piace fare colazione tutti insieme”
…il bucato…i piatti da lavare…le bollette da pagare…il telefono che squilla…Quando non ne potete più respirate, guardate i vostri figli e ditevi:
“Ha 2 anni, non avrà mai più 2 anni, approfittane!”
Non fate in modo di arrivare alla vecchiaia pensando di non esservi concessi il tempo di vederli crescere.
I bambini sono rumorosiI bambini sono rumorosi
Un bambino ha bisogno di sentirsi gioioso per sentirsi libero di esistere e di crescere.
Giocate con i vostri figli!
Se si è restii a giocare con loro è probabile che ci si voglia difendere dal proprio disagio. Se giocassero alcuni genitori non potrebbero fare a meno di tornare al dolore della propria infanzia. Non hanno mai giocato con i loro genitori, forse non hanno neppure mai avuto il diritto di giocare, urlare, correre, ridere…
Non abbiate timore di condividere, sorridere, ridere, gridare, abbracciare…i bambini hanno bisogno di tutto questo, del contatto fisico! Ripetete più spesso “Ti voglio bene”.
Naturalmente non si tratta di fingere, non si può essere sempre allegri…ma se non siete allegri per l’80% della vostra vita allora vuol dire che c’è qualcosa da cambiare!
I genitori trasmettono la loro gioia interiore ai figli, ed è l’eredità più bella che essi
possano ricevere.
La tristezzaLa tristezza
Le lacrime ci commuovono…
“Non piangere!”
“Non è nulla di grave ne compreremo un altro”
“Basta sembri una bambina”
Piangere fa bene! Soprattutto tra le braccia di qualcuno che sa ascoltare le lacrime senza fermarle, senza giudicare.
Se non siamo stati autorizzati a versare le lacrime quando eravamo bambini, allora cerchiamo di far cessare le loro.
Un sentimento di tristezza che non può essere espresso versando lacrime resterà bloccato per anni
Un bambino a cui non è permesso di piangere diventerà un adulto incapace di comprendere le lacrime degli altri e che non saprà ridere e divertirsi veramente.
Che cosa dire?
A seconda dell’età la parola morte assume un significato diverso. I bambini acquisiscono la nozione di irreversibilità abbastanza tardi, verso i 9 anni…ma questo non è un buon motivo per raccontare loro delle sciocchezze.
Dire la VERITA’.
- Qualcosa di nascosto , di segreto, fa molta più paura di qualcosa di cui è possibile parlare.
- Suo padre si è suicidato?- Sua nonna è morta in un incidente? E’ importante che lo sappia. Parlategli di ciò
che è accaduto stando attenti alle immagini che il bambino può crearsi nella mente. Ascoltatelo, fategli delle domande su ciò che immagina. Permettete a lui di fare delle domande.
I bambini hanno la tendenza a sentirsi in colpa per ciò che accade intorno a loro. Ribaditegli che lui non c’entra affatto e che ha il diritto di sentire le sue emozioni, dalla collera alla tristezza. Il bambino si sente abbandonato da una persona cara che muore e ha il diritto di sentire ed esprimere la collera
LE FASI DEL LUTTO:
1. Negazione
“No non è morto…”…non dite cose tipo
“Sai il criceto era vecchio, te ne comprerò un altro…” piuttosto “Sei davvero triste, volevi bene al tuo criceto…”
2. Depressione
Stategli vicino permettendogli di piangere e di parlare…solo così arriverà
3. Accettazione
I bambini non sono stupidi, sanno che si può morire di malattia, per un incidente…rassicurarli eccessivamente non serve.
“Mamma anche tu puoi morire!?”“Non morirò tesoro, muoiono le persone molto
vecchie…”“E la mamma di Marco allora?”
I bambini hanno un rapporto migliore di noi con la morte.
Per stare vicino a vostri figlio quando è triste incoraggiatelo con parole semplici: “Sei davvero triste per…”, poi prendetelo tra le braccia e stringetelo dolcemente. Incoraggiatelo a piangere finché vuole: “Piangi amore mio, piangi tutto quello che hai bisogno di piangere!”
Provate. Le lacrime scorrono in ogni caso, osserverete che durano molto più a lungo se non le rispettate.
La depressioneLa depressione- Non ride- Non gli interessa nulla- Si annoia o è spesso stanco- È considerato bravo, troppo bravo- È agitato- Ha problemi di sonno o alimentazione- Bisogno di stimoli violenti, di eccitanti come
coca-cola, zucchero, cartoni violenti- Brutti voti a scuola- Voti troppo alti- Malattie in continuazione
Brutti voti a scuola, un sintomoBrutti voti a scuola, un sintomo
Quali le cause? Il suo processo di apprendimento è ostacolato.
…Un altro bambino lo domina o lo picchia?
Un professore è ingiusto, severo, incompetente?
Un genitore è malato o depresso?
Troppe aspettative su di lui?…
ASCOLTO.
In ambito scolastico avete il dovere di difendere vostro figlio, di schierarvi dalla sua parte. E’ in gioco tutta la sua vita. Non è insignificante essere considerato una nullità. Dovete spiegargli che non è così.
Se non ottiene buoni risultati ci sono delle buone ragioni:
- La sua mente è presa da altre preoccupazioni, non c’è spazio per l’apprendimento
- L’insegnante non ha saputo trovare il modo didattico adatto a lui
- Si annoia!
Ascoltatelo e aiutatelo a dare un nome ai sentimenti e ai pensieri che lo preoccupano, finché le sue capacità non si esprimeranno e la sua motivazione non riemergerà.
E’ depresso?E’ depresso?
Ecco dove guardare:- gli manca la vostra presenza in casa o quella
dell’altro genitore? Quando siete presenti siete disposti a passare del tempo con lui?
- È vittima di violenza o assiste a violenza in famiglia?
- C’è un insegnate violento (fisicamente o verbalmente), cattivo, impaziente, squalificante?
- Ci sono segreti in famiglia?
- Voi genitori siete vicini? Vi amate? Vi rispettate? (la distanza affettiva è la più difficile da vivere per i figli)
- Non vive con i suoi genitori?- Ha subito un abuso?- Uno o entrambi i genitori soffrono di
depressione?
Come aiutarlo? Ditegli che vedete che non sta bene e che
volete aiutarlo. Spesso il bambino negherà. Mantenete il vostro punto di vista spiegando diffusamente:
“Quando vedo che ti irriti continuamente con i tuoi compagni, penso che tu non sia felice. Qualcosa ti preoccupa e ti senti a disagio nel parlarne. Forse hai paura della nostra reazione, forse non sai neanche tu cos’è che non va. Ma io non voglio lasciarti in questa situazione. E’ importante per me che tu sia felice. Che cosa succede?”
“Non lo so, tutto mi irrita”
“Che cosa potrebbe irritarti in questo momento della tua vita?”
“Mi irrita il professore di matematica, non ce la faccio, prendo sempre brutti voti”
Continuate a fargli domande aperte che comincino con “che cosa”…
“Che cosa senti quando non ce la fai?”
“Che cosa dici a te stesso?”
Fate domande senza essere assillanti e ascoltate, senza colpevolizzare. Quando ne ha abbastanza concludete dicendo che ne riparlerete. Lasciategli tempo per capire, riflettere e rielaborare.
Aiutate vostro figlio a riprendere il controllo della sua vita. Passate più tempo con lui, ascoltate le sue opinioni sulla famiglia, le uscite, le vacanze. Se ancora non sceglie cosa indossare permettetegli di farlo e ditegli poi cosa vi piace e cosa no…
Non perdete occasione per dirgli che lui è la vostra priorità e che volete dedicargli tempo.
Se potete affrontate i vostri problemi e in ogni caso, se non ci riuscite, parlategliene e non permettetegli di farsene carico. Ditegli che lui non c’entra e che dovete risolvere questi problemi tra adulti.
Le prove della vitaLe prove della vita
Troppa serenità può fargli male?
E’ giusto reprimere le emozioni per adeguarsi alla nostra società?
Le separazioniLe separazioni
Al momento della nascita…
Se la separazione è davvero inevitabile parlategliene!
Quando va al nido.
Parlategli…e soprattutto niente bugie!
Non dite cose tipo
“Tutti i bambini vanno a scuola, è obbligatorio”
Se dovete uscire o partire avvertitelo in anticipo.
Scegliete insieme un oggetto impregnato del vostro odore o che gli ricorda voi.
Se è più grande potete disegnare della caselline per i giorni che passano..lasciargli un messaggino d’amore per ogni giorno lontano…insomma inventate!
Parlategli della persona che si occuperà di lui.
Parlate di ciò che farà durante la separazione.
Dite la verità sul motivo dell’assenza.
Comunicate i vostri sentimenti e ascoltate i suoi
Parlate del modo in cui vi ritroverete.
Imparare a separarsiImparare a separarsi
Giocate a nascondino.
Leggete racconti che parlino della partenza e del ritorno di un genitore.
Abituatelo progressivamente.
Non partite MAI senza salutarlo!
Essere in contatto durante la Essere in contatto durante la separazione?separazione?
Telefonate, scrivete…fate vedere che esistete! Evitate di chiamarlo prima dei dormire, ma chiamate!
Assicuratevi che chi si prende cura di lui non gli dica che non deve piangere perché è grande!
Se non lo chiamate potrà farsi delle domande ma non avere il coraggio di parlarne con nessuno. Al ritorno vi diranno che tutto è andato benissimo, che non ha mai chiesto di voi né pianto una volta… Il bambino ha solo capito che doveva nascondere il suo sconforto. Forse esprimerà il suo dolore solo al suo psicologo, fra vent’anni!
Immaginate l’assenza della persona amata per 2 mesi…
Ascoltatelo se parla per esempio del papà assente:
“Dov’è papà?”“In ufficio”…risposta automatica…(“E tu che ne pensi, dov’è papà?”)
“Stai pensando a tuo padre” sarebbe stata una risposta più adatta.
Ritrovarsi Ritrovarsi
Non aspettatevi che vi getti subito le braccia al collo.
Trattenetevi dal precipitarvi e riempirlo di baci.
Vi tiene il muso?…non deludetelo…
Gestire le prime rotture affettive:
Es. baby sitter
Traslocate?
- Aiutatelo a visualizzare il futuro- Fatelo partecipare al massimo
L’arrivo di un altro figlioL’arrivo di un altro figlio
E’ sempre una bella prova
Più è grande meglio gestisce la cosa, tuttavia…
Nessuna posizione è comoda
Cosa pensa un bambino:“La mamma vuole un altro bambino, non le basto!”
“Sono troppo grande, preferisce un bebè, non mi ama più”
Fategli vedere che capite il suo sconforto, ascoltandolo e accompagnandolo all’accettazione. Invece di elencargli i vantaggi fategli fare una lista da solo, senza omettere gli inconvenienti!
Dissidi tra i genitoriDissidi tra i genitori
Anche se non discutete davanti a loro, sentono tutto.
I bambini soffrono per i litigi tra i genitori. Ascoltateli e parlate con loro. Abbiate il coraggio di affrontare l’argomento senza mancare di rispetto all’altro coniuge.
“Che cosa provi quando io e papà litighiamo?”“Non è piacevole per te quando io e la mamma
ci arrabbiamo…”
Non giustificatevi. Non è un giudice, è vostro figlio.
Lasciatelo esprimere e rispondete alle sue domande senza mentire.
Infine rassicuratelo: non è colpa sua se non andate d’accordo…e lo amate sempre.
Il divorzioIl divorzioPer molti genitori è difficile parlare
sinceramente ai figli in situazioni del genere. Magari aspettano il giorno che hanno scelto per andare via per parlare…
“Non voglio che soffrano”
“E’ inutile traumatizzarli in anticipo”
“E’ una cosa tra adulti…”
E’ meglio parlare ai figli al più presto, anche delle nostre esitazioni. Essere messi di fronte alla decisione del divorzio senza preavviso è più destabilizzante del fatto di poterne parlare con i genitori. Parlate con il cuore, vostro figlio si sentirà più sicuro. Non vivrà l’evento come una decisione affrettata e incomprensibile. Soffrirà, beninteso, ma avrà il permesso di soffrire a voce alta invece di soffocare la sua inquietudine nel silenzio.
Se non diciamo niente è per evitare di fronteggiare le loro emozioni e il loro giudizio. Spesso c’è un forte senso di colpa…
I vostri figli vogliono che siate felici e realizzati.
Come annunciare una separazione?Come annunciare una separazione?- Prendetevi il tempo che vi occorre e non comunicate
la notizia a bruciapelo. Parlate di voi, dei vostri sentimenti. Dopo aver detto tutto, condividete le emozioni con i figli. Non esitate a piangere insieme a loro, ma non chiedete la loro consolazione.
- Non rispondete in anticipo a domande che i figli non hanno fatto e forse non si pongono ancora. Lasciate che procedano con il loro ritmo.
- Ascoltateli! Senza giudicare, senza giustificarvi…- Accogliete e comprendete i loro sentimenti di collera,
paura e tristezza. Sono reazioni sane e utili.
Malattie, sofferenzaMalattie, sofferenza
Non valorizzate l’assenza di lacrime.
“Non deve far piacere agli adulti; piangere e lamentarsi quando si sente male è
importante”
Incoraggiatelo a piangere ed urlare dunque…forse infastidirà medici e infermieri, ma vostro figlio è più importante di loro.
Siate felici!Siate felici!
Tutti i problemi che ci rifiutiamo di affrontare saranno a carico dei nostri figli.
I segreti sono dannosi.
Ascoltate…Ascoltate…
…con il corpo……con il cuore…
Accogliete le sue emozioni come una ciotola accoglie l’acqua. Non cercate subito soluzioni. Non trasmettetegli paura, collera, tristezza…ma solo tenerezza.
CAREZZE E BACI SI…ma con rispetto
SOGNATE INSIEME A LORO
PARLATE DEI VOSTRI SENTIMENTI
RICORDATE LA VOSTRA INFANZIA
Circondatevi di foto e disegni per sottolineare il vostro amore per loro, per
risvegliare la tenerezza quando macchiano il divano o rompono
qualcosa.
Travolti dal quotidiano dimentichiamo talvolta di essere felici di vivere insieme. Tutti i genitori lo dicono, l’infanzia passa rapidamente, troppo rapidamente, non
sciupiamo l’incontro!
Ci sarà tempo per tenere la casa pulita e ordinata, quando se ne saranno andati e le vostre quattro mura vi sembreranno molto vuote senza grida e risate…
“I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie
della brama che la Vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso voi ma non da voi,
e sebbene siano con voi non vi appartengono.”
Kahlil Gibran