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REYNOLDS ET AL., CAMPIONAMENTO DELLE UVE E VARIABILITÀ SPAZIALE, PAG. 1 VINIDEA.NET RIVISTA INTERNET TECNICA DEL VINO, 2005, N.2/2 ESPERIENZE DI CAMPIONAMENTO DELLE UVE E VARIABILITÀ SPAZIALE Andrew G. REYNOLDS & Christiane de SAVIGNY Cool Climate Oenology & Viticulture Institute, Brock University, St. Catharines, ON, USA Il campionamento di una vigna per la stima della produzione e della composizione dell’uva è un’azione che ogni produttore ed enologo devono saper fare; sembra qualcosa di semplice, e probabilmente lo è se non è fatto correttamente. Viceversa, un campionamento ben fatto richiede tempo, capacità e conoscenze. Lasciamo da parte il tempo necessario, e focalizziamo la nostra attenzione sul resto. Immaginiamo di essere in una vigna tipica di Chardonnay o Riesling nella zona dei Finger lakes o nella penisola del Niagara. Abbiamo 4,5 piedi sulla fila e 8 piedi di distanza interfilare, che significa 1200 piante per acro. Ogni pianta produce circa 6,5 libbre di uva, con circa 30 grappoli per pianta, con una produzione globale di 4 tonnellate per acro. Da quanti grappoli sono composte le 4 tonnellate ? Il calcolo è facile: circa 36.000. La dimensione del grappolo di Chardonnay e di Riesling è variabile, in dipendenza della posizione, della chioma della vite, del clone, della carica, delle pratiche viticole ecc. Ma ipotizziamo che un grappolo sia in media di 110 g. Quanti sono gli acini che compongono il grappoli di 110 g? I dati da noi raccolti in vari anni ci fa stimare 70-85, che deriva da un peso medio degli acini di 1,4 g. Tutti questi dati di base ci portano a considerare circa 2,5 milioni di acini in ogni acro di Riesling o Chardonnay ! Con questo enorme numero di individui, che compone la popolazione che vogliamo caratterizzare in termini di produzione per unità di superficie e/o di composizione dell’uva, è possibile arrivare ad ottenere una stima che possa essere affidabile? Campionamento per stimare la resa Per arrivare a stimare la produzione per acro sono necessari due dati di base: 1. numero di grappoli e 2. peso medio dei grappoli alla vendemmia. È anche importante essere accurati nel conteggio del numero di piante (tenendo conto delle fallanze). Si inizia contando il numero di grappoli su quante più piante o settori di vigna possibile. Per tener conto della variabilità spaziale, scegliere diverse viti (almeno 10 piante per acro equivalente) e campionare seguendo una configurazione ad “X” partendo dagli angoli opposti del blocco di vigna prescelto. Annotare il numero di grappoli per ogni vite. Ora è necessario stimare il peso dei grappoli. Per fare un lavoro decente è molto importante a questo punto rendersi conto di quanto insignificante è il campione di grappoli che stiamo prelevando rispetto alla popolazione totale. Il conteggio dei grappoli su 10 piante rappresenta un campione dello 0,8%. Il prelievo di un grappolo per ognuna di queste piante ci dà un campione dello 0,03%. Quanto grande deve essere questo campione per rappresentare in modo affidabile una popolazione di 36000 grappoli per acro ? Gli esperti non sono d’accordo, se non sul concetto che più grande è il campione, meglio è. Amerine and Roessler (1958b) suggeriscono 40 grappoli ogni 1000 viti per avere una ragionevole stima della composizione dell’uva, ma non hanno ragionato sulle necessità di un campionamento per la stima della resa. La decisione di quanti grappoli campionare va fatta in accordo con le seguenti regole: 1. campionare vini normali e sane; 2. assumere una modalità di campionamento “a strati”, in modo che la composizione finale rappresenti tutte le porzioni della chioma. Inoltre, quando campionare ? Noi (Reynolds and Wardle, 1989) sappiamo che il peso degli acini incrementa del 40-50% del peso finale dall’invaiatura alla vendemmia come risultato dell’espansione cellulare, assumendo che non ci sia stress idrico. Per esempio, gli acini di Gewurtztraminer all’invaiatura pesano 0,7 g ciascuna, mentre alla vendemmia la media è di 1,2

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ESPERIENZE DI CAMPIONAMENTO DELLE UVE E VARIABILITÀ SPAZIALE Andrew G. REYNOLDS & Christiane de SAVIGNY Cool Climate Oenology & Viticulture Institute, Brock University, St. Catharines, ON, USA Il campionamento di una vigna per la stima della produzione e della composizione dell’uva è un’azione che ogni produttore ed enologo devono saper fare; sembra qualcosa di semplice, e probabilmente lo è se non è fatto correttamente. Viceversa, un campionamento ben fatto richiede tempo, capacità e conoscenze. Lasciamo da parte il tempo necessario, e focalizziamo la nostra attenzione sul resto. Immaginiamo di essere in una vigna tipica di Chardonnay o Riesling nella zona dei Finger lakes o nella penisola del Niagara. Abbiamo 4,5 piedi sulla fila e 8 piedi di distanza interfilare, che significa 1200 piante per acro. Ogni pianta produce circa 6,5 libbre di uva, con circa 30 grappoli per pianta, con una produzione globale di 4 tonnellate per acro. Da quanti grappoli sono composte le 4 tonnellate ? Il calcolo è facile: circa 36.000. La dimensione del grappolo di Chardonnay e di Riesling è variabile, in dipendenza della posizione, della chioma della vite, del clone, della carica, delle pratiche viticole ecc. Ma ipotizziamo che un grappolo sia in media di 110 g. Quanti sono gli acini che compongono il grappoli di 110 g? I dati da noi raccolti in vari anni ci fa stimare 70-85, che deriva da un peso medio degli acini di 1,4 g. Tutti questi dati di base ci portano a considerare circa 2,5 milioni di acini in ogni acro di Riesling o Chardonnay ! Con questo enorme numero di individui, che compone la popolazione che vogliamo caratterizzare in termini di produzione per unità di superficie e/o di composizione dell’uva, è possibile arrivare ad ottenere una stima che possa essere affidabile? Campionamento per stimare la resa Per arrivare a stimare la produzione per acro sono necessari due dati di base: 1. numero di grappoli e 2. peso medio dei grappoli alla vendemmia. È anche importante essere accurati nel conteggio del numero di piante (tenendo conto delle fallanze). Si inizia contando il numero di grappoli su quante più piante o settori di vigna possibile. Per tener conto della variabilità spaziale, scegliere diverse viti (almeno 10 piante per acro equivalente) e campionare seguendo una configurazione ad “X” partendo dagli angoli opposti del blocco di vigna prescelto. Annotare il numero di grappoli per ogni vite. Ora è necessario stimare il peso dei grappoli. Per fare un lavoro decente è molto importante a questo punto rendersi conto di quanto insignificante è il campione di grappoli che stiamo prelevando rispetto alla popolazione totale. Il conteggio dei grappoli su 10 piante rappresenta un campione dello 0,8%. Il prelievo di un grappolo per ognuna di queste piante ci dà un campione dello 0,03%. Quanto grande deve essere questo campione per rappresentare in modo affidabile una popolazione di 36000 grappoli per acro ? Gli esperti non sono d’accordo, se non sul concetto che più grande è il campione, meglio è. Amerine and Roessler (1958b) suggeriscono 40 grappoli ogni 1000 viti per avere una ragionevole stima della composizione dell’uva, ma non hanno ragionato sulle necessità di un campionamento per la stima della resa. La decisione di quanti grappoli campionare va fatta in accordo con le seguenti regole: 1. campionare vini normali e sane; 2. assumere una modalità di campionamento “a strati”, in modo che la composizione finale rappresenti tutte le porzioni della chioma. Inoltre, quando campionare ? Noi (Reynolds and Wardle, 1989) sappiamo che il peso degli acini incrementa del 40-50% del peso finale dall’invaiatura alla vendemmia come risultato dell’espansione cellulare, assumendo che non ci sia stress idrico. Per esempio, gli acini di Gewurtztraminer all’invaiatura pesano 0,7 g ciascuna, mentre alla vendemmia la media è di 1,2

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g. Quindi, quale che sia il peso medio dei grappoli ottenuto in un campionamento all’invaiatura, è necessario moltiplicare questo valore per un fattore 1,7-2,0 per ottenere il peso del grappolo alla vendemmia. Un’eccellente nota tecnica (Wolpert and Vilas 1992) descrive un metodo di stima in due fasi. Nella prima si determina il numero dei grappoli in pre-fioritura, quando i grappoli sono facilmente visibili. Il peso dei grappoli si misura invece all’invaiatura, sfruttando una fase di relativa stabilità ponderale. Gli autori forniscono tabelle dettagliate che precisano la dimensione richiesta del campione a vari livelli di precisione. Il messaggio generale è che in vigne con ampie variazioni in numero o peso medio dei grappoli da una pianta all’altra, sono necessari numeri molto elevati di grappoli affinché il campione rappresenti l’intera popolazione con un errore <5%. Il compromesso è di campionare meno grappoli ed accettare una maggiore probabilità d’errore. Campionamento per la composizione dell’uva Così come per il campionamento finalizzato alla stima della resa, è necessario avere presente quanto piccolo è il campione prelevato rispetto alla totalità dell’uva considerata. Noi abbiamo prelevato centinaia di acini con campionamenti rigorosi da una vigna di superficie inferiore a 5 acri, e la variabilità riscontrabile a livello di zuccheri, acidità, pH ed altre variabili è impressionante. Ma ciò si spiega pensando che 100 campioni di 100 acini ciascuno equivalgono solamente allo 0,4% dell’intera popolazione. Chiaramente su questo tema sono stati fatti studi. Negli anni 50 in California, Amerine e Roessler (1958a) hanno pubblicato un lavoro in cui si mettevano a confronto campionamenti di acini, di grappoli e di intere piante. In generale, il campionamento di acini dà valori di zuccheri e pH più elevati ed acidità minori rispetto ai campionamenti effettuati con grappoli o su viti intere. Gli autori non dicono tuttavia quale dei vari sistemi di campionamento ha dato i risultati più vicini ai valori reali alla vendemmia. Un lavoro successivo suggerisce che, per rientrare in un errore di 1 °Brix, è necessario prelevare 2 campioni di 100 acini, oppure 4 campioni da10 grappoli oppure 11 viti intere ogni 1000 piante (Amerine & Roessler 1958b). Altri studi successivi da parte dello stesso gruppo (Roessler e Amerine 1962) hanno più o meno confermato questi parametri, concludendo che 100-200 acini prelevati casualmente da 1000 piante danno valori di stima + 0.6 oBrix rispetto al valore riscontrabile alla vendemmia sull’intera massa. Essi indicano che sia il campionamento ad acini che quello a grappoli danno valori leggermente superiori rispetto ai contenuti reali in vendemmia, ma comunque meno variabili di quelli ottenuti con la raccolta di tutta l’uva di un certo numero di piante. In Australia, Rankine et al. (1962) hanno condotto uno studio dettagliato comparando diversi metodi, concludendo che in termini di precisione il campionamento ad acini equivale a quello a grappoli, mettendo in evidenza alcune regola che vale la pena ripetere: 1. la variabilità è maggiore in vigne con uva poco matura rispetto a vigne con uva più matura; 2. esiste una variabilità tra viti, all’interno della stessa pianta, tra grappoli ed all’interno dello stesso grappolo; 3. l’irrigazione aumenta la variabilità. Più recentemente, Kasimatis e Vilas (1985) raccomandano sia 2 campioni da 50 acini oppure 5 campioni da 10 grappoli per blocco di vigneto, preferendo tuttavia quello a grappoli per la migliore precisione. Molti di questi autori hanno espresso pareri negative sui campionamenti di piante intere oppure di grappoli per la stima della composizione dell’uva, principalmente a causa del tempo e del lavoro necessario per la raccolta di campioni di queste dimensioni dal vigneto e per la successive preparazione del campione. Il campionamento di acini è considerato il più pratico e sufficientemente preciso, se il lavoro viene fatto in modo appropriato. Assumendo che il campionamento ad acini è il metodo migliore, cosa significa “appropriato”? Il campionatore deve rendersi conto che le piante sono diverse in termini di vigore e di carica, oltre che di carica relativa (produzione per pianta / dimensioni della pianta). Tale differenze influenzano l’accumulo degli zuccheri. Viti con sovrapproduzione, ad esempio, avranno in una certa fase meno zuccheri di viti adiacenti ma con carica inferiore.

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L’esposizione dei frutti gioca un ruolo ugualmente importante: gli acini al sole hanno più zuccheri e meno acidità, più antociani, fenoli e terpeni di quelli totalmente o parzialmente all’ombra (Reynolds et al. 1986; Reynolds e Wardle 1989). Inoltre, la posizione sul grappolo è un altro fattore importante: i grappoli tendono ad accumulare zuccheri a partire dalla punta del grappolo, e quindi gli acini basali sono normalmente gradi °Brix superiori a quelli vicini all’attaccatura del grappolo (Wolpert et al. 1983; Wolpert e Howell 1984). Wolpert e Howell (1984) hanno anche evidenziato che i grappoli da femminelle possono influire negativamente sulla precisione del campionamento. Le implicazioni sono importanti: è necessario avere lo stesso metodo di campionamento in ogni zona del vigneto, ed assicurarsi che tutte le parti dei grappoli siano interessate. In altre parole, il campionamento ad acini deve rispecchiare la carica e l’esposizione dei grappoli in ogni blocco di vigneto. Esempio pratica: un protocollo di campionamento per stimare la maturità dell’uva L’azienda presa come caso studio compra numerose tonnellate di uva da tutto la zona del Niagara. Essi campionano 10 grappoli per ogni blocco di vigneto. Le file sono scelte in modo randomizzato, evitando quelle laterali. Il campionamento è fatto a diverse altezze sulla vite (evitando quelle in testata) e su uve con diversa esposizione. I campionatori sono preventivamente istruiti per rendere la scelta dei grappoli la più causale possibile, e per evitare di non campionare mai grappoli con marciume ecc. Se il vigneto è molto vasto, vengono prelevati 2 campioni da 10 grappoli, ognuno da una metà del vigneto. Altri accorgimenti: 1. il campionamento si effettua al mattino; 2. i campioni non devono essere bagnati di pioggia; 3. il campionamento non si effettua nei giorni di pioggia o con nebbia fitta; 4. I campioni, una volta raccolti, sono conservati refrigerati per non “cuocere” in macchina; 5. i campioni vengono trasportati al laboratorio prima delle ore 13.00 di ogni giorno. Sulle varietà Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, e Merlot si effettua inoltre un campionamento un giorno prima della vendemmia per valutare il colore delle uve, che diventa uno dei parametri di determinazione del prezzo delle stesse. In aggiunta, si fanno campionamenti in alcuni vigneti per seguire l’andamento della maturità. In questo caso il campionamento si effettua come segue: il campionatore cammina nel vigneto con un percorso casuale e preleva porzioni di grappoli fino ad avere l’equivalente di almeno 300 acini (corrispondenti a circa 10 grappoli interi); i campioni sono congelati; gli acini congelati sono successivamente suddivisi in gruppi di 50 acini ciascuno, più un gruppo da 100 acini, analizzati per il contenuto in antociani, assorbanza a 420 nm e 520 nm (la cui somma dà l’intensità del colore). Campionamento per la maturità degli aromi Il campionamento di acini per determinare la maturità degli aromi è pieno di difficoltà non tanto per la dimensione del campione, come nei casi discussi prima, quanto per gli aspetti qualitative del processo di raccolta dati. Provate a chiedervi: “Qual è l’aroma maturo di Chardonnay?” . Oppure, allo stesso modo, qual’è l’aroma tipico di Pinot blanc, Auxerrois, Seyval, Vidal e tanti altri vitigni senza aroma caratteri varietali caratteristici ? Quando si effettua un campionamento per la stima dell’aroma, della maturità o qualsiasi altro parametro relativo ad “uve pronte da vendemmiare”, il lavoro di accurata raccolta del campione può essere del tutto inutile se non si ha chiaro come determinare la maturità. Un esempio che si è rivelato utile in alcuni casi è quello sviluppato da Eschenbruch (pers.comm., 1986) (Tabella 1).

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Tabella 1. Lista di criteri soggettivi per la misura della maturità dell’uva. Dal foglio di lavoro sviluppato da Eschenbruch (pers. comm. 1986). ATTRIBUTO LIVELLO DELL’ATTRIBUTO PUNTEGGIO Colore verde (assenza di colore) 0 Cambio di colore; traslucido 1 Colore di piena maturità 2 Colore da sovramaturazione 1 Facilità di rimozione degli Acini dai pedicelli Forte resistenza 0 Moderata resistenza 1 Poca o nulla resistenza 2 Consistenza al tatto duro 0 Soffice, elastico 1 Plastico, perdita della forma 0 Consistenza in bocca Facilità di collasso della buccia Forte resistenza 0 Moderata resistenza 1 Scarsa resistenza 2 Caratteristiche meccaniche della polpa liquida, acquosa 0 viscose 2 gelatinosa 1 Aroma assente 0 Aroma varietale riconoscibile 2 Sensazioni alla masticazione Carattere iniziale non maturo; verde; neutro 0 (durante la masticazione) qualche carattere varietale 1 Forte carattere varietale 2 Rilascio dalla buccia nessuno 0 Carattere varietale tipico 1 Retrogusto nessuno 0 amaro; astringente; fenolico 0 carattere varietale tipico 1 Punteggio Massimo totale 15 Variabilità spaziale nei vigneti in produzione L’evidenza della variabilità spaziale nella carica, nella dimensione delle viti e nella composizione dell’uva ha portato ad esplorare l’impiego del Global Positioning System (GPS) per mappare I vigneti in base alla tessitura ed alla composizione del terreno, alla compoziione dei piezioli, alla resa specifica ed anche al vigore (Davenport et al. 2001; Greenspan 2001; Reynolds e de Savigny 2001). I dati relativi alla resa per pianta possono essere raccolti dotando la macchina vendemmiatrice di un rilevatore del peso di uva vendemmiata. Le informazioni possono essere usare per creare un Goegraphic Information Sistema (GIS) che riproduce la variabilità in una

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mappa del vigneto. La fase successiva è l’impiego di tecnologie variabili che possono modulare le aggiunte di fertilizzanti o ammendanti, i trattamenti ecc. Sebbene non sia l’obiettivo di questo articolo di trattare nel dettaglio la viticoltura di precisione, è interessante mostrare qui alcune evidenze: 1. l’ordine di grandezza delle variabilità rispetto alla resa ed alle sue componenti; 2. le diverse variabilità spaziali in una stessa vigna al variare dell’annata. Variabilità spaziale tra vigneti. Il nostro gruppo ha completato un lavoro in cui si è usato il GPS per studiare alcuni vigneti di Chardonnay e Riesling nella Penisola di Niagara, e per localizzare le viti oggetto di campionamento. Il numero delle viti varia da 75 a 200 per ogni vigneto, secondo la sua estensione. Le analisi del terreno e del pezioli sono state fatte nel 1998; i dati sulla dimensione delle viti, sulla carica e sulla composizione dell’uva dal 1998 al 2002 compresi. Le osservazioni che si ricavano da questo lavoro sono interessanti. Ad esempio, due vigne distanti meno di 1 km e condotte in modo molto simile mostrano variabilità molto diverse (Figura 1). La vigna raffigurata in Fig. 1(a) mostra variabilità nella carica da 6,9 a 11,5 t/acro (1200 viti per acro), mentre in Fig. 1(b) si varia da 5,1 a 8,2 t/acro. Val la pena notare che queste vigne sono situate in un terreno sciolto e condotto a Scott-Henry; le rese dei terreni pesanti ed argillosi nel sud della penisola di Niagara non possono avere questi dati. Variabilità spaziale della carica in un vigneto al variare dell’annata. La stessa vigna può non avere la stessa mappatura di variabilità da un anno all’altro. Se si considerano la 4 mappe di Figura 2, si nota che nel 1998 e 1999 la distribuzione è abbastanza simile (da 5,1 a 8,2 t/acro nel 1998 e da 7,7 a 11,0 nel 1999), ma che nel 2000 e 2001, nonostante le pratiche colturali siano rimaste invariate, le mappe risultano molto diverse rispetto alle altre annate e tra di loro. La forchetta di variabilità era però la stessa (da 4,3 a 8,0 t/acro nel 2000 e da 4,9 e 7,9 t/acro nel 2001). Nel 2002 (dati non riportati) la variabilità di carica era simile (4,5 – 8,1 t/acro), ma la variabilità spaziale era ancora diversa. Questa osservazione pone problemi dal punto di vista del campionamento, ma porta anche a riflettere sulla viticoltura di precisione basata sulla variabilità della carica. Davenport et al. (2001) sono giunti agli stessi dubbi lavorando su vigneti Concord nello stato di Washington, dove dati raccolti in diverse annate hanno dato varibilità spaziali molto diverse tra di loro.

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Figura 1. Variabilitàspaziale della carica in due vigneti adiacenti di Chardonnay, Niagara-on-the-Lake, ON, USA,1998.

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Figura 2. Variabilità spaziale della carica in una vigna di Chardonnay a Niagara-on-the-Lake, ON, USA: dati dal 1998 al 2001.

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Variabilità spaziale della composizione dell’uva Variabilità tra i vigneti. Come per la carica, la variabilità degli zuccheri, dell’acidità e del pH può essere molto ampia. Questo rappresenta una sfida per il campionatore, per l’agronomo e per la cantina che vinifica le uve. Sempre considerando la due vigne adiacenti di Chardonnay di prima, vediamo in Figura 3 (a) una variabilità da 19,1 a 21,8 °Brix in un vigneto, mentre quello adiacente variava da 18,8 a 20,4 °Brix. Chiaramente la domanda spontanea è “quando vendemmiare?”. Variabilità tra le annate. Seguendo lo stesso vigneto di Chardonnay per 5 annate è stato possibile osservare i cambiamenti nella variabilità da una vendemmia all’altra. Le forchette di variabilità sono simili nel 1998 (Fig. 3b), nel 1999 (19,4-20,8; Fig. 4a) e nel 2000 (18,0-20,9; Fig. 4b), ma abbastanza diverse nel 2001 (21,0-22,5; Fig. 4c) e nel 2002 (20,0-21,3; Fig. 4d). Oltre ai range, anche la distribuzione nello spazio della variabilità è cambiata sostanzialmente. Variabilità spaziale nel potenziale aromatico. È stato valutato il contenuto in terpeni volatili potenziale (PVT) in una vigna di Riesling durante varie stagioni. I monoterpeni sono attori importanti nella definizione dell’aroma varietale del Riesling e di altri vitigni aromatici. Valori massimi e minimi sono risultati simili nei 3 anni considerati (Fig. 5): da 1,67 a 2,99 mg/l nel 1998, da 1,91 a 2,76 mg/l nel 1999, da 1,31 a 2,14 mg/l nel 2002. Tuttavia, la distribuzione spaziale della variabilità è risultata nettamente diversa da una anno all’altro. La zona della vigna con il maggior potenziale aromatico è situata a nord-est nel 1998, ad ovest nel 1999, nel centro-sud nel 2002. La variabilità spaziale dei terpeni liberi volatili (FVT) nei tre anni studiati aveva implicazioni sul campionamento per la valutazione della maturità degli aromi. Da notare che il range di variazione è molto simile nel 1998 e 1999 (rispettivamente da 0,41 a 0,70 mg/l; Fig. 6a e da 0,40 a 0,84 mg/l ; Fig. 6b), ma molto diversa nel 2002 (da 0,15 a 0,24 mg/l; Fig. 6c). La distribuzione spaziale nel vigneto risultata molto diversa da un anno all’altro: nel 1998 appariva più maturo il blocco nord-est, nel 1999 il lato est, nel 2002 il lato ad ovest. La domanda che sorge è : è possibile predirre la maturità fisiologica quando questi aromi percettibili variano sia nello spazio che nel tempo ?

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Figura 3. Variabilità spaziale degli zuccheri in due vigneti adiacenti di Chardonnay, Niagara-on-the-Lake, ON, USA; 1998.

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Figura 4. Variabilità spaziale degli zuccheri in una vigna di Chardonnay, Niagara-on-the-Lake, ON, USA;. Dati dal 1999 al 2002.

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Figura 5. Variabilità spaziale de terpeni volatili potenziali in una vigna di Riesling, Vineland, ON, USA. Dati dal 1999 al 2002.

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Figura 6. Variabilità spaziale dei terpeni volatili liberi in una vigna di Riesling, Vineland, ON, USA. Dati dal 1999 al 2002.

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Conclusioni Come bisogna campionare una vigna per la carica e per la composizione dei frutti? Sembra che questo articolo sollevi più domande di quanto dia risposte. Può essere utile ripetere i seguenti punti: 1. campionando grappoli all’invaiatura per la stima della carica, ricordare che il peso finale alla vendemmia sarà da 1,7 a 2 volte quello misurabile all’invaiatura 2. considerare le fallanze quando si calcola la resa: anche un 5% può essere significativo 3. le modalità di campionamento sono importanti. Spostarsi lungo una X immaginaria sembra essere comunemente adottato. Ciò che è molto importante è il numero di campionamenti, ed il metodo con cui ognuno di essi viene effettuato 4. sia la pratica che la ricerca scientifica hanno mostrato che I campioni di acini possono dare stime accurate se si raccolgono acini in numero sufficiente ed in modo che essi rappresentino le variabilità del vigneto (tra piante, sulla pianta, tra grappoli, nel grappolo) 5. Il campionamento deve tener conto del vigneto. Se il 20% dei grappoli sono all’ombra, è necessario che il campione di acini rispecchi questa situazione d’esposizione. Tutti i grappoli sono essenzialmente conici, e quindi esiste una lato all’ombra ed un lato al sole: ambedue i lati devono essere campionati per avere dati accurati. Inoltre, i grappoli tendono ad accumulare zuccheri a partire dalla punta del grappolo e quindi non ci si può limitare a campionare acini solo in questa zona Relazione presentata al 33° Annual New York Wine Workshop Bibliografia Amerine, M.A. and E.B. Roessler. 1958a. Methods of determining field maturity of grapes. Amer. J. Enol. 9: 37-40. Amerine, M.A. and E.B. Roessler. 1958b. Studies on grape sampling. Amer. J. Enol. 9: 139-45. Davenport, J.R., L.J. Mills, J.M. Tarara, F.J. Pierce, and N.S. Lang. 2001. Application of GPS, GIS, and yield monitors for effective vineyard management. Proc. Space Age Winegrowing Symp. (A.G. Reynolds, ed.), Amer. Soc. Enol. Vitic. Eastern Section, pp. 50-55. Presented at ASEV/ES meeting, July 11-12, 2001. Greenspan, M.D. and J.J. O’Donnell. 2001. Evaluating the utility of remotely-sensed canopy density for the understanding of vineyard spatial variability. Proc. Space Age Winegrowing Symp. (A.G. Reynolds, ed.), Amer. Soc. Enol. Vitic. Eastern Section, pp. 27-41. Presented at ASEV/ES meeting, July 11-12, 2001. Kasimatis, A.N., and E.P. Vilas. 1985. Sampling for degrees Brix in vineyard plots. Amer. J. Enol. Vitic. 36: 207-13. Rankine, B.C., K.M. Cellier, and E.W. Boehm. 1962. Studies on grape variability and field sampling. Amer. J. Enol. Vitic. 13: 58-72. Reynolds, A.G., R.M. Pool, and L.R. Mattick. 1986. Influence of cluster exposure on fruit composition and wine quality of Seyval blanc. Vitis 25: 85-95. Reynolds, A.G., and C. de Savigny. 2001. Use of GPS and GIS to determine the basis for terroir. Proc. Space Age Winegrowing Symp. (A.G. Reynolds, ed.), Amer. Soc. Enol. Vitic. Eastern Section, pp. 79-102. Presented at ASEV/ES meeting, July 11-12, 2001. Reynolds, A.G., and D.A. Wardle. 1989. Influence of fruit microclimate on monoterpene levels of Gewurztraminer. Amer. J. Enol. Vitic. 40: 149-54. Roessler, E.B, and M.A. Amerine. 1962. Further studies on grape sampling. Amer. J. Enol. 13: 144-47. Wolpert, J.A., G.S. Howell, and T.K. Mansfield. 1984. Sampling Vidal blanc grapes. II. Sampling for precise estimates of soluble solids and titratable acidity of juice. Amer. J. Enol. Vitic. 35: 242-46. Wolpert, J.A., G.S. Howell, and T.K. Mansfield. 1983. Sampling Vidal blanc grapes. I. Effect of training system, pruning severity, shoot exposure, shoot origin, and cluster thinning on cluster weight and fruit quality. Amer. J. Enol. Vitic. 34: 72-76. Wolpert, J.A., and E.P. Vilas. 1992. Technical brief. Estimating vineyard yields: Introduction to a simple, two-step method. Amer. J. Enol. Vitic. 43: 384-88.