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Indro e la favola del Tenente e la Principessa ESCLUSIVO MONTANELLI REPORTER DI GUERRA / 2 Elena del Montenegro, futura Regina d’Italia, ebbe un romance con Karl Gustav Mannerheim? Sì, a dar retta a Montanelli. Che però – con tutta probabilità – inventò l’episodio a quarant’anni di distanza dai suoi (pretesi) colloqui col maresciallo di Finlandia. Un pettegolezzo poco onorevole che si sostiene su un corto-circuito di citazioni autoreferenziali: tutte riconducibili alla medesima indiscrezione. Ma che dal punto di vista storico non ha alcuna base solida di Luigi G. de Anna N el 1988 Montanelli pubblica il volume «Ritratti», contenente in parte testi provenienti da altre sue opere. Trattando di Vittorio Emanuele III, evo- ca il suo fidanzamento con Elena di Montenegro (1873- 1952), figlia di Nikita (Nico- la) di Montenegro (1841-1921) e di Milena Vukotic (1847-1923), conosciuta a Venezia nella primavera del 1895. «Era una bella ragazzona di ventitré anni», scrive Montanelli nel 1988, «che a Pietroburgo era stata lì per lì per andare sposa a un giovane ufficia- le della nobiltà baltica, il barone Mannerheim, futuro eroe nazionale della Finlandia, di cui nel ‘18 guide- rà la vittoriosa lotta di liberazione dalla Russia e nel ‘40 l’eroica resistenza». Così continua Montanelli in Ritratti: «Chi scrive è stato ospite della sua casa di campagna presso Helsinki, e ci ha visto la fotografia di Yela con affettuosa dedica». Nella citata intervista concessa a Pietro Radius nel 1989, troviamo altri particolari: «Lei lo ha conosciuto, che tipo era Mannerheim?» e la risposta di Montanelli: «Un uomo estremamente saggio, un vecchio ufficiale zarista, un barone baltico che non amava la volgarità, lo strepito, che non voleva mettersi in luce, mi prega- va sempre di non parlare di lui, ma dei suoi soldati. E poteva controllare perché leggeva le mie cronache. - In italiano? - Certamente, lo parlava benissimo, perché era stato a Pinerolo alla scuola di cavalleria. Avrebbe anche dovuto sposare la regina Elena. - Scusi?- Pri- ma che lei sposasse Vittorio Emanuele, ovviamente. Era lo zar Alessandro a voler combinare il matrimo- nio, perché le principesse montenegrine erano un po’ sotto la sua tutela, era lui che le manteneva e poi le faceva sposare a principi e duchi un po’ dappertutto. - Fu Mannerheim a dirglielo? - Un giorno che andai a trovarlo, prima ancora della guerra, nella sua villetta di campagna. Molto semplice, spartana. Fra i trofei di caccia, vidi una fotografia da giovane di Elena del Montenegro con una lunga dedica in cirillico, che io non capivo. Sì, mi spiegò, siamo stati buoni amici, anzi lo Zar avrebbe voluto che la sposassi. - Come finì che poi sposò Vittorio Emanuele?- Beh, a Mannerheim le donne non interessavano molto. Con un pretesto par- STORIA IN RETE | 40 Febbraio 2010 41 | STORIA IN RETE Febbraio 2010 per un’esplo- razione in Siberia, in Mongolia, non so, e quando tornò lei era stata promessa al futuro re d’Italia». Qui Montanelli, oltre a voler dare l’impressione di avere avuto una certa familiarità con Mannerheim («mi pregava sempre di non parlare di lui»), asserisce che costui poteva parlare bene l’italiano perché aveva frequentato la scuola di cavalleria di Pinerolo. E’ vero che Mannerheim conosceva sette lingue, tra cui il francese perfettamente, ma non si ha alcuna documentazione in base alla quale si possa asserire che sapesse l’italiano, tanto è vero che quando parla con rap- presentanti dell’Italia ufficiale ricorre al francese. Montanelli sostiene di aver appreso di questa love story in occasione del- la prima visita che fece a Mannerheim, nell’ottobre del 1939, quando sulla sua scrivania vide il ritratto di Elena, con una dedica in caratteri cirillici. E’ da notarsi che in una risposta a Neri Salveschi, un lettore di Firenze, dal titolo «Mannerheim, grande uomo», apparsa sul Giornale del 25 agosto 1986, Montanelli aveva inve- ce detto che la dedica era in francese. Lo spunto era stato fornito al lettore da un articolo sulla regina Elena com- parso sul «Giornale» a firma di Mario Cervi, collaboratore di Montanelli nella monumentale «Storia d’Italia». Fu Renato Barneschi, giornalista della redazione romana del rotocalco «Oggi», al quale l’episodio era stato raccontato da Monta- nelli (è lo stesso Indro a confermarci di esserne la fonte), a iniziare la catena di riferimenti ad Elena e Mannerheim, che continuerà sia con l’articolo di Cervi sul «Giornale» in cui ve- niva ripreso l’aneddoto citato da Barneschi, sia con un arti- colo di Cavallotti sempre sul «Giornale» e poi col libro scritto da Romano Bracalini, mentre nel frattempo era intervenuto Indro Montanelli (a centro pagina) inventò di sana pianta un flirt fra la principessa Elena di Montenegro e Carl Gustav Mannerheim (sopra, in un fotomontaggio)

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Indro e la favola delTenente e la Principessa

ESCLUSIVO MOntanELLI reporter dI gUErra / 2

Elena del Montenegro, futura Regina d’Italia, ebbe un romance con Karl Gustav Mannerheim? Sì, a dar retta a Montanelli. Che però – con tutta probabilità – inventò l’episodio a quarant’anni di distanza dai suoi (pretesi) colloqui col maresciallo di Finlandia. Un pettegolezzo poco onorevole che si sostiene su un corto-circuito di citazioni autoreferenziali: tutte riconducibili alla medesima indiscrezione. Ma che dal punto di vista storico non ha alcuna base solida

di Luigi g. de anna

N el 1988 Montanelli pubblica il volume «Ritratti», contenente in parte testi provenienti da altre sue opere. Trattando di Vittorio Emanuele III, evo-ca il suo fidanzamento con Elena di Montenegro (1873-1952), figlia di Nikita (Nico-

la) di Montenegro (1841-1921) e di Milena Vukotic (1847-1923), conosciuta a Venezia nella primavera del 1895. «Era una bella ragazzona di ventitré anni», scrive Montanelli nel 1988, «che a Pietroburgo era stata lì per lì per andare sposa a un giovane ufficia-le della nobiltà baltica, il barone Mannerheim, futuro eroe nazionale della Finlandia, di cui nel ‘18 guide-rà la vittoriosa lotta di liberazione dalla Russia e nel ‘40 l’eroica resistenza». Così continua Montanelli in Ritratti: «Chi scrive è stato ospite della sua casa di campagna presso Helsinki, e ci ha visto la fotografia di Yela con affettuosa dedica».

Nella citata intervista concessa a Pietro Radius nel 1989, troviamo altri particolari: «Lei lo ha conosciuto,

che tipo era Mannerheim?» e la risposta di Montanelli: «Un uomo estremamente saggio, un vecchio ufficiale zarista, un barone baltico che non amava la volgarità, lo strepito, che non voleva mettersi in luce, mi prega-va sempre di non parlare di lui, ma dei suoi soldati. E poteva controllare perché leggeva le mie cronache. - In italiano? - Certamente, lo parlava benissimo, perché era stato a Pinerolo alla scuola di cavalleria. Avrebbe anche dovuto sposare la regina Elena. - Scusi?- Pri-ma che lei sposasse Vittorio Emanuele, ovviamente. Era lo zar Alessandro a voler combinare il matrimo-nio, perché le principesse montenegrine erano un po’ sotto la sua tutela, era lui che le manteneva e poi le faceva sposare a principi e duchi un po’ dappertutto. - Fu Mannerheim a dirglielo? - Un giorno che andai a trovarlo, prima ancora della guerra, nella sua villetta di campagna. Molto semplice, spartana. Fra i trofei di caccia, vidi una fotografia da giovane di Elena del Montenegro con una lunga dedica in cirillico, che io non capivo. Sì, mi spiegò, siamo stati buoni amici, anzi lo Zar avrebbe voluto che la sposassi. - Come finì che poi sposò Vittorio Emanuele?- Beh, a Mannerheim le donne non interessavano molto. Con un pretesto par-

STORIA IN RETE | 40 Febbraio 2010 41 | STORIA IN RETEFebbraio 2010

tì per un’esplo -razione in Siberia, in Mongolia, non so, e quando tornò lei era stata promessa al futuro re d’Italia».

Qui Montanelli, oltre a voler dare l’impressione di avere avuto una certa familiarità con Mannerheim («mi pregava sempre di non parlare di lui»), asserisce che costui poteva parlare bene l’italiano perché aveva frequentato la scuola di cavalleria di Pinerolo. E’ vero che Mannerheim conosceva sette lingue, tra cui il francese perfettamente, ma non si ha alcuna documentazione in base alla quale si possa asserire che sapesse l’italiano, tanto è vero che quando parla con rap-presentanti dell’Italia ufficiale ricorre al francese. Montanelli sostiene di aver appreso di questa love story in occasione del-la prima visita che fece a Mannerheim, nell’ottobre del 1939, quando sulla sua scrivania vide il ritratto di Elena, con una dedica in caratteri cirillici. E’ da notarsi che in una risposta a Neri Salveschi, un lettore di Firenze, dal titolo «Mannerheim,

grande uomo», apparsa sul Giornale del 25 agosto 1986, Montanelli aveva inve-ce detto che la dedica era in francese. Lo spunto era stato fornito al lettore da un articolo sulla regina Elena com-parso sul «Giornale» a firma di Mario Cervi, collaboratore di Montanelli nella monumentale «Storia d’Italia». Fu Renato Barneschi, giornalista della redazione romana del rotocalco «Oggi», al quale l’episodio era stato raccontato da Monta-nelli (è lo stesso Indro a confermarci di esserne la fonte), a iniziare la catena di riferimenti ad Elena e Mannerheim, che continuerà sia con l’articolo di Cervi sul «Giornale» in cui ve-niva ripreso l’aneddoto citato da Barneschi, sia con un arti-colo di Cavallotti sempre sul «Giornale» e poi col libro scritto da Romano Bracalini, mentre nel frattempo era intervenuto

Indro Montanelli (a centro pagina) inventò di sana pianta un flirt fra la principessa Elena di Montenegro e Carl Gustav Mannerheim (sopra, in un fotomontaggio)