equilibrio e stabilita’ statica …20stabilit%e0_new.pdf · in questo modo la corda media...

54
EQUILIBRIO E STABILITA’ STATICA LONGITUDINALE. ALA ISOLATA E VELIVOLO PARZIALE introduzione Un aereo di peso W, costante in volo orizzontale rettilineo uniforme in aria di densità ρ assegnata, deve soddisfare, se considerato come un punto materiale, l’equilibrio delle forze lungo la traiettoria (la spinta deve uguagliare la resistenza) e perpendicolarmente a questa (la portanza deve uguagliare il peso), nonché l’equilibrio del momento longitudinale (cioè attorno all’asse di beccheggio). Accanto al soddisfacimento dell’equilibrio è anche auspicabile che questo sia stabile, e che quindi per una variazione positiva dell’incidenza (a cabrare) nasca un momento longitudinale negativo (a picchiare) che riduca il suddetto incremento di incidenza. Devono valere quindi le quattro relazioni: L = W T = D C MCG = 0 0 < α MCG c equilibrio e stabilità statica longitudinale dell’ala isolata Se l’aereo si riduce alla sola ala, l’espressione che fornisce il momento baricentrico longitudinale risulta: ( ) * * * 2 * * 2 2 , 2 1 2 1 2 1 Tz S V c x x S V c Sl V c M Z D CA CG L CA M CG + + + = ρ ρ ρ essendo C M,CA il coefficiente del momento valutato rispetto al centro aerodinamico dell’ala isolata; x CG * e x CA * le distanze del baricentro e del centro aerodinamico a partire dal bordo d’attacco, misurate parallelamente alla direzione della velocità V; z * la distanza tra il

Upload: dokien

Post on 19-Aug-2018

214 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

EQUILIBRIO E STABILITA’ STATICA

LONGITUDINALE. ALA ISOLATA E VELIVOLO

PARZIALE

introduzione

Un aereo di peso W, costante in volo orizzontale rettilineo uniforme in aria di densità ρ

assegnata, deve soddisfare, se considerato come un punto materiale, l’equilibrio delle

forze lungo la traiettoria (la spinta deve uguagliare la resistenza) e perpendicolarmente a

questa (la portanza deve uguagliare il peso), nonché l’equilibrio del momento longitudinale

(cioè attorno all’asse di beccheggio). Accanto al soddisfacimento dell’equilibrio è anche

auspicabile che questo sia stabile, e che quindi per una variazione positiva dell’incidenza

(a cabrare) nasca un momento longitudinale negativo (a picchiare) che riduca il suddetto

incremento di incidenza. Devono valere quindi le quattro relazioni:

L = W

T = D

CMCG = 0

0<∂

∂αMCGc

equilibrio e stabilità statica longitudinale dell’ala isolata

Se l’aereo si riduce alla sola ala, l’espressione che fornisce il momento baricentrico

longitudinale risulta:

( ) ***2**22, 2

121

21 TzSVcxxSVcSlVcM ZDCACGLCAMCG ++−+= ρρρ

essendo CM,CA il coefficiente del momento valutato rispetto al centro aerodinamico dell’ala

isolata; xCG* e xCA

* le distanze del baricentro e del centro aerodinamico a partire dal bordo

d’attacco, misurate parallelamente alla direzione della velocità V; z* la distanza tra il

baricentro e la parallela alla direzione della velocità V passante per il centro aerodinamico;

infine z** è il braccio della spinta (che si suppone agire parallelamente alla velocità) rispetto

al baricentro. Lo schema riportato, oltre all’inconveniente di essere piuttosto complesso (vi

figurano quattro termini), ha quello che i bracci delle varie forze rispetto al baricentro

variano al variare dell’incidenza α. Dato però che nel campo delle incidenze normalmente

considerato (inferiore ai 20°) è generalmente lecito ritenere cos(α)=1 e sen(α)=α, e dato

che è lecito trascurare il momento della spinta (che in un’ampia gamma di assetti è

inferiore ad un decimo del peso del velivolo) si può giungere alla più semplice:

( )**22

21

21

CACGLCAMCG xxSVcSlVcM −+= ρρ

Dividendo l’equazione per la pressione dinamica di riferimento, per la superficie di

riferimento e la corda di riferimento (CMA indicata con l per non confondere con il termine

CMCA), si ottiene:

( ) ( )CACGLMCACACG

LMCAMCG xxcclxx

ccc −+=−

+=**

dove xCG e xCA sono la distanze del baricentro e del centro aerodinamico a partire dal

bordo d’attacco ed espresse adimensionalmente in frazioni della corda l. Ricordiamo che

per incidenze non troppo elevate si può assumere:

αα

∂∂

= LL

cc

e possiamo scrivere:

( )CACGL

MCAMCG xxc

cc −

∂∂

+= αα

Per assicurare il volo orizzontale rettilineo uniforme, deve risultare uguale a zero. E’

possibile ricavare il valore del coefficiente di portanza espresso dalla

( )CACG

MCALL xx

ccc

−−=

∂∂

= αα

e ricordando che per definizione CM,CA non dipende dall’incidenza, derivando l’equazione

rispetto all’assetto di volo, otteniamo l’espressione dell’indice di stabilità:

( )CACGLMCG xxcc

∂∂

=

∂αα

Poiché la pendenza della curva CL-α dell’ala è positiva, la stabilità statica longitudinale

viene quindi a dipendere dal segno della parentesi a secondo membro:

se xCG è minore di xCA (cioè il baricentro si trova davanti al centro aerodinamico) l’ala è

staticamente stabile;

se xCG e xCA sono uguali (baricentro e centro aerodinamico coincidono) l’equilibrio è

indifferente;

se infine xCG è maggiore di xCA (cioè se il baricentro si trova dietro il centro aerodinamico)

l’ala è staticamente instabile.

Riconosciuto quindi che deve essere (xCG-xCA)<0 si può osservare che il CL di volo, ha il

medesimo segno di CM,CA.

I profili usuali con linea media concava verso il basso e CM,CA negativi (cioè picchianti),

porteranno ad ali volanti, che, se stabili, voleranno con CL negativi e, quindi in volo

rovescio.

Un profilo biconvesso simmetrico con CM,CA=0, non permetterà di volare, perché il

coefficiente di portanza di equilibrio sarebbe nullo.

Solo un profilo caratterizzato da CM,CA>0, perciò, consentirebbe un volo corretto.

Sulla base delle considerazioni ora esposte, i profili con CM,CA negativo sono detti instabili;

quelli con CM,CA nullo (biconvessi simmetrici) sono detti indifferenti; quelli con CM,CA

positivo sono detti autostabili. Vedremo che il nostro profilo è instabile.

Il coefficiente di momento dell’ala attorno al centro aerodinamico e centro aerodinamico

dell’ala in configurazione pulita

La lunghezza della corda media aerodinamica del nostro aeromobile è già stata

determinata precedentemente, il valore è:

CMA=21,34 ft

Avevamo anche già calcolato la posizione, rispetto alla corda di mezzeria, della CMA che

risultava essere:

x*ba,CMA=24,2 ft

Per definire la posizione della CMA rispetto al muso del velivolo, è sufficiente stabilire la

posizione dell’ala relativamente alla fusoliera. Il bordo d’attacco della corda di mezzeria

dell’ala (cioè il punto ottenuto prolungando immaginariamente i bordi d’attacco delle due

semiali fino ad intersecarsi) si trova ad una distanza dal muso del velivolo pari a:

xba,ROOT=70,2 ft

In questo modo la corda media aerodinamica è posta alla seguente distanza dal muso

dell’aeromobile:

xba,CMA=94,4 ft

Nota la corda media aerodinamica e la sua posizione, determiniamo il centro

aerodinamico dell’ala mediante la seguente:

+= ∫∫

2/

2/1

*2/1

0

** )()()()(2/

1 b

b

CA

b

CAalaCA dyycyxdyycyxS

x

essendo x*CAala la posizione del centro aerodinamico dell’ala rispetto al centro

aerodinamico del profilo di mezzeria,e x*CA(y) la posizione del centro aerodinamico della

generica sezione di ascissa y, sempre relativamente al C.A. del profilo di mezzeria.

Partendo dai dati di partenza dei nostri profili riportati in tabella:

profilo x/c c* c c° 65-415 0,268 41,1 11,0148 30,0852

65-412 0,265 26,7 7,0755 19,6245

65-410 0,26 6,7 1,742 4,958

E calcolate le equazioni per le due semi-metà ala:

x1(y)=11,02-0,4934y

x2(y)=23,29-0,1729y

e riportando le equazioni delle corde:

c1(y)=41,1-0,6792y

c2(y)=31,7-0,2358y

integrando otteniamo:

x*CAala= 20,97 ft

Riportando questa distanza rispetto al bordo d’attacco della CMA e, adimensionalizzando

rispetto alla lunghezza della stessa, si trova:

365,0*****

=++

==MA

alaBAalaCAROOTCA

MA

alaCAalaCA c

xxxcx

x

Il coefficiente di momento rispetto al centro aerodinamico dell’ala è già stato trovato:

alaCAMc , = -0,0515

Il piano di coda orizzontale

Corda media aerodinamica

Già nei capitoli precedenti avevo calcolato le caratteristiche geometriche del piano di

coda orizzontale:

croot = 22,2 ft

ctip = 10 ft

Λ = 40°

Sh = 1024 ft2

b = 64 ft

L’andamento della corda aerodinamica lungo l’apertura è:

c(y) = -0,38125 y +22,1

La corda media aerodinamica vale :

( )∫=2b

0

2 dxxc2S

1CMA

ottenendo per il piano di coda il valore:

CMAtail = 16,97 ft

Come per l’ala, calcolo la posizione del bordo d’attacco della corda media

aerodinamica dei piani di coda orizzontali:

2/S

dy)y(c)y(xx

2/b

0ba

CMA,ba

∫ ⋅=

in cui

xba = 0,839 ft

Integrando :

xbaCMA-tail = 0,839 ft

Centro aerodinamico del piano di coda orizzontale

Il piano di coda orizzontale è composto da un solo tipo di profilo simmetrico NACA-

0012 per cui il centro aerodinamico è situato ad un quarto della corda:

xCA = 0.25 c

Considero un sistema di riferimento che sia posizionato in mezzeria in

corrispondenza dei piani di coda e con origine coincidente con il centro aerodinamico

del profilo alla radice ; il centro aerodinamico dei profili che compongono la

superficie in considerazione ha una posizione che può essere espressa lungo

l’apertura come:

xCA(y) = 0.7437 y

Il valore della posizione del centro aerodinamico dei piani di coda è :

∫=2/

0

)()(2/

1 b

CAtailCA dyycyxS

x

ottengo:

x’CA-tail. =10,46 ft

La posizione del centro aerodinamico dei piani di coda in frazione della corda media

aerodinamica dei piani di coda si ricava da :

in cui compaiono i seguenti valori:

x’c.a.tail = 2.742 m

x’c.a.root = 1.743 m

x’c.a.CMA = 3.196 m

CMA = 5.005 m

Quindi:

xc.a.tail = 0.257 m

coefficiente di momento dell’ala attorno al centro aerodinamico e

centro aerodinamico dell’ala con ipersostentatori deflessi

Valutiamo in che modo il centro aerodinamico e il coefficiente di momento dell’ala variano

quando vengono estesi gli ipersostentatori. Considereremo un particolare che la

deflessione di questi sia quella massima, cioè 45°.

Procediamo nel seguente modo. Per prima cosa valutiamo l’effetto degli ipersostentatori

sul coefficiente di momento rispetto al bordo d’attacco per un’ala rettangolare, grazie alla

relazione:

( ) ( )

+

∆−−

∆=∆

== 1'1''25,0''2

0,

2

0

2

, ccc

cc

ccccx

cccc alaCAMLLalaCAMrettBAM ββ

dove:

211 )6()(' λλλµ

FFc M =∆

In queste espressioni CLβ=0 è il coefficiente di portanza per l’ala in configurazione pulita,

∆CL è la variazione del coefficiente di portanza dovuto agli ipersostentatori, xCAala è stato

calcolato e, (CMCA,ala) β=0 è il coefficiente di momento dell’ala in configurazione pulita.

Inoltre i coefficienti λ1, λ2, F(λ)/F(6) sono gli stessi già utilizzati nel capitolo degli

ipersostentatori, mentre µ1 è diagrammato sulle dispense del Picardi. Per tenere conto del

fatto che la nostra ala non è rettangolare il risultato ottenuto con l’espressione scritta

pocanzi, va corretto nel modo seguente:

rettBAMBAM cc ,2∆=∆ µ

essendo µ2 un coefficiente diagrammato sempre sulle dispense.Riassumiamo nella

seguente tabella i valori dei parametri che compaiono nelle formule presentate:

λ1 0,575

λ2 1,7

F(λ)/F(6) 1,1

µ1 -0,29

µ2 0,38

∆c'M -0,3209

Valutiamo ora l’effetto degli ipersostentatori sul coefficiente di momento dell’ala riferito, si

badi bene, al bordo d’attacco. I risultati sono riportati nella seguente tabella.

alfa ala CL-ala CL con beta

45 CM ca-ala Delta Cmrba Cmba -11,68 -0,1456 0,90464 -0,0449087 -0,17270366 -0,16446836

-10,398 -0,6567 0,286209 -0,0449087 -0,16835318 0,02643362

-9,116 -0,6395 0,307021 -0,0449087 -0,16849958 0,02000922

-7,834 -0,56032 0,4028288 -0,0449087 -0,16917357 -0,00956547

-6,552 -0,43502 0,5544418 -0,0449087 -0,17024012 -0,05636652

-5,27 -0,33276 0,6781764 -0,0449087 -0,17111056 -0,09456186

-3,988 -0,2372 0,793804 -0,0449087 -0,17192396 -0,13025466

-2,706 -0,1272 0,926904 -0,0449087 -0,17286028 -0,17134098

-1,424 -0,0138 1,064118 -0,0449087 -0,17382554 -0,21369724

-0,142 0,08576 1,1845856 -0,0449087 -0,174673 -0,2508841

1,14 0,19316 1,3145396 -0,0449087 -0,17558719 -0,29099929

2,422 0,2968 1,439944 -0,0449087 -0,17646937 -0,32971007

3,704 0,40044 1,5653484 -0,0449087 -0,17735155 -0,36842085

4,986 0,49896 1,6845576 -0,0449087 -0,17819016 -0,40521926

6,268 0,6034 1,81093 -0,0449087 -0,17907915 -0,44422885

7,55 0,70044 1,9283484 -0,0449087 -0,17990515 -0,48047445

8,832 0,80044 2,0493484 -0,0449087 -0,18075635 -0,51782565

10,114 0,89364 2,1621204 -0,0449087 -0,18154967 -0,55263697

11,396 1,05758 2,3604878 -0,0449087 -0,18294513 -0,61387053

12,678 1,16724 2,4931764 -0,0449087 -0,18387856 -0,65482986

13,96 1,24758 2,5903878 -0,0449087 -0,18456241 -0,68483781

15,242 1,34734 2,7110974 -0,0449087 -0,18541157 -0,72209937

16,524 1,42882 2,8096882 -0,0449087 -0,18610512 -0,75253312

17,806 1,48884 2,8823124 -0,0449087 -0,18661602 -0,77495132

19,088 1,5385 2,942401 -0,0449087 -0,18703872 -0,79349992

20,37 1,58338 2,9967058 -0,0449087 -0,18742074 -0,81026314

21,652 1,59944 3,0161384 -0,0449087 -0,18755744 -0,81626174

22,934 1,5951 3,010887 -0,0449087 -0,1875205 -0,8146407

24,216 1,48034 2,8720274 -0,0449087 -0,18654366 -0,77177646

25,498 1,37004 2,7385644 -0,0449087 -0,18560479 -0,73057809

26,78 0,26572 1,4023372 -0,0449087 -0,17620482 -0,31810132

28,062 0,23842 1,3693042 -0,0449087 -0,17597244 -0,30790444

29,344 0,2093 1,334069 -0,0449087 -0,17572457 -0,29702777

30,626 0,1911 1,312047 -0,0449087 -0,17556965 -0,29022985

31,908 0,182 1,301036 -0,0449087 -0,17549219 -0,28683089

Nell’ultima colonna della tabella si è calcolato il coefficiente di momento aerodinamico

dell’ala rispetto al bordo d’attacco, corretto per la presenza degli ipersostentatori. Si è

utilizzata a tal fine la seguente relazione:

( ) 0,0,0,, ===−+∆= βββ alaLalaCAalaCAMBAMalaBAM cxccc

La retta di regressione dei dati ha la seguente espressione:

( ) ααβ

0283,02557,00,, −−=+=

=alaCAMalaBAM cBAc

Si può quindi ricavare immediatamente il centro aerodinamico dell’ala con gli

ipersostentatori estesi:

( ) ( )( ) °=

°=°= ∂∂

∂∂−=

30

045

β

ββ α

α

L

LalaCA c

cBx

Grafico CM-alfa per ipersostentatori a 45°

y = -0,0283x - 0,2557-1

-0,9-0,8-0,7-0,6-0,5-0,4-0,3-0,2-0,1

00,1

-10 -5 0 5 10 15 20 25

angolo

Coe

ffici

ente

di M

omen

to

.

equilibrio e stabilità longitudinale del velivolo parziale

Le correzioni apportate al CM,CA dell’ala isolata per ottenere il CM,CA del velivolo parziale si

basano essenzialmente su formule semi empiriche, frutto dei risultati della

sperimentazione in galleria.

Si assume che la pendenza della curva CL-α del velivolo parziale sia uguale a quella della

curva CL-α dell’ala isolata, in quanto, i pur limitati CL, che fusoliera e gondole motrici

forniscono ad un’opportuna incidenza, finiscono per bilanciare le diminuzioni di CL dell’ala

dovute all’interferenza appunto di queste ultime.

L’effetto della fusoliera e dei motori sul velivolo è instabilizzante, tanto più quanto maggiori

sono la lunghezza e l’ingombro degli stessi anteriormente l’ala. In altri termini, applicare

una fusoliera e dei motori ad un’ala isolata, fa avanzare il centro aerodinamico, col rischio

(in realtà certezza) che superi il baricentro del velivolo. Vediamo in dettaglio di

determinarne l’effetto.

descrizione del metodo

In generale la fusoliera e le gondole forniranno una variazione del coefficiente di momento,

rispetto al centro aerodinamico del velivolo (ancora incognito), che si può esprimere nella

forma:

αα

∂∂

+∆=∆ MMM

ccc 0

Si tratta dunque di calcolare i termini ∆CM0 e ∂CM/∂α separatamente per la fusoliera e per

le gondole, sommando poi i vari contributi, al fine di ottenere la variazione totale del

coefficiente, con la quale sarà poi possibile determinare il nuovo centro aerodinamico.

Il termine ∆CM0 si esprime, sia per le gondole che per la fusoliera, nella forma:

[ ]dxxixwSckk

cl

LCalaMA

M ∫ +−

=∆0

0221

0 )()(5.36

α

L’integrale è esteso lungo l’ascissa orizzontale x dell’elemento considerato (fusoliera o

gondola). Il valore di k1-k2 è diagrammato in funzione del rapporto di snellezza; w(x)

rappresenta la larghezza massima dell’elemento nella posizione di ascissa x; α0ala è

l’angolo tra la direzione di portanza nulla dell’ala e la direzione di riferimento (parallela

all’asse di fusoliera); infine, iCL(x) è l’inclinazione della linea media dell’elemento in

considerazione, sempre rispetto alla direzione di riferimento.

Il termine ∂CM/∂α si esprime nel modo seguente:

( ) ( )

+

∂∂

+

+

∂∂

=∆ ∫∫ dxxwdxxwSc

cll

MAM

21

0 2

2

0 1

20 11

5.361

αε

αε

Il primo integrale si estende alla zona anteriore al bordo d’attacco della sezione d’incastro

tra l’ala e l’elemento cui l’equazione è applicata; il secondo integrale, si estende sulla zona

posteriore al bordo d’uscita della sezione di incastro tra l’ala e l’elemento cui l’equazione è

applicata. Il termine di upwash (∂ε/∂α)1, e il termine di downwash (∂ε/∂α)2, hanno le

seguenti espressioni:

( )0785,011

alaLc ααε

αε ∂∂

∂∂

=

∂∂

1122

2

1

∂∂

−=

∂∂

αε

αε

lx

I valori (∂ε/∂α)1 e (∂ε/∂α)2, rappresentano delle quantità diagrammate e da determinarsi in

base ai parametri geometrici dell’ala e dell’elemento in analisi. Se i valori di questi

parametri, sui diagrammi, non corrispondono a quelli della propria ala, si ricorrerà a

tecniche di interpolazione.

Nota la variazione totale, introdotta dalla fusoliera e dalle gondole, del coefficiente di

momento, il centro aerodinamico del velivolo parziale si calcola tramite la relazione:

( )( )α

α∂∂∂∂

−=L

MalaCAvpCA c

cxx

mentre, il valore costante del coefficiente di momento rispetto al centro aerodinamico è

dato dalla:

0,, MalaCAMvpCAM ccc ∆+=

velivolo in configurazione pulita

contributo della fusoliera

Iniziamo col trattare il contributo della fusoliera. La fusoliera del nostro velivolo è lunga 209

ft ed ha un diametro di 20 ft, ha dunque un rapporto di snellezza pari a 10,45. A questo

corrisponde i un valore del rapporto k2-k1:

k2-k1= 0,93

Il valore dell’integrale è stato risolto numericamente, discretizzando le funzioni che vi

compaiono. Si è suddivisa la fusoliera in 35 parti (15 per il muso, una per il corpo centrale

e le restanti per la coda) e ad ognuna di esse è stato associato il valore medio delle

grandezze a questa relative.

Il valore dell’angolo tra la direzione di riferimento della fusoliera e la direzione di portanza

nulla dell’ala in configurazione pulita è α0ala=-1,296° .Nella seguente tabella, sono riportati i

calcoli per la valutazione dell’integrale a secondo membro dell’equazione scritta

precedentemente.

Parte ∆x w w2 iCL iCL+α0-ala w2(iCL+α0-ala)∆x1 2 4 16 -3 -6,296 -201,472

2 2 7 49 -25 -28,296 -2773,008

3 2 9 81 -2 -5,296 -857,952

4 2 11 121 -1 -4,296 -1039,632

5 2 13 169 -1 -4,296 -1452,048

6 2 14 196 -2 -5,296 -2076,032

7 2 15 225 -5 -8,296 -3733,2

8 2 16 256 -11 -14,296 -7319,552

9 2 17 289 -15 -18,296 -10575,088

10 2 17,5 306,25 -2 -5,296 -3243,8

11 2 18 324 -0,5 -3,796 -2459,808

12 2 18,5 342,25 -0,5 -3,796 -2598,362

13 2 19 361 -0,5 -3,796 -2740,712

14 2 19,5 380,25 -0,5 -3,796 -2886,858

15 2 20 400 0 -3,296 -2636,8

16 120 20 400 0 -3,296 -158208

17 5 19,5 380,25 0 -3,296 -6266,52

18 5 19 361 -10 -13,296 -23999,28

19 5 18 324 -7 -10,296 -16679,52

20 5 17 289 -5 -8,296 -11987,72

21 5 16 256 -4 -7,296 -9338,88

22 5 15 225 -2 -5,296 -5958

23 5 13,5 182,25 -0,5 -3,796 -3459,105

24 2 12 144 -1 -4,296 -1237,248

25 2 11 121 -0,5 -3,796 -918,632

26 2 10 100 -0,5 -3,796 -759,2

27 2 9 81 -0,5 -3,796 -614,952

28 2 8,2 67,24 -0,5 -3,796 -510,48608

29 2 7,7 59,29 -0,5 -3,796 -450,12968

30 2 7 49 -0,5 -3,796 -372,008

31 2 6,5 42,25 -2 -5,296 -447,512

32 2 6 36 -4 -7,296 -525,312

33 2 5,5 30,25 -0,5 -3,796 -229,658

34 2 5 25 -0,5 -3,796 -189,8

35 2 4 16 -0,5 -3,796 -121,472

Sommando i dati dell’ultima colonna, ottengo il valore dell’integrale al secondo membro.

Ne segue che il valore di ∆CM0 è:

(∆CM0)fus=-0,0718

Passiamo ora a calcolare il valore di ∂CM/∂α per la fusoliera.

Per risolvere il primo integrale dobbiamo richiamare il valore di ∂CL/∂α della nostra ala in

configurazione pulita, che è pari a 0,0774. Nella prossima tabella sono riassunti i calcoli

relativi.

x1 x1/c1 ∆x w w^2 ∂ε/∂α* ∂ε/∂α prodotto 1 70,8 1,722627737 2 4 16 0,3 0,29579618 1,2957962

2 68,8 1,673965937 2 7 49 0,35 0,34509554 1,3450955

3 66,8 1,625304136 2 9 81 0,4 0,3943949 1,3943949

4 64,8 1,576642336 2 11 121 0,45 0,44369427 1,4436943

5 62,8 1,527980535 2 13 169 0,5 0,49299363 1,4929936

6 60,8 1,479318735 2 14 196 0,524 0,51665732 1,5166573

7 58,8 1,430656934 2 15 225 0,548 0,54032102 1,540321

8 56,8 1,381995134 2 16 256 0,572 0,56398471 1,5639847

9 54,8 1,333333333 2 17 289 0,596 0,58764841 1,5876484

10 52,8 1,284671533 2 17,5 306,25 0,62 0,6113121 1,6113121

11 50,8 1,236009732 2 18 324 0,644 0,6349758 1,6349758

12 48,8 1,187347932 2 18,5 342,25 0,668 0,65863949 1,6586395

13 46,8 1,138686131 2 19 361 0,692 0,68230318 1,6823032

14 44,8 1,090024331 2 19,5 380,25 0,716 0,70596688 1,7059669

15 42,8 1,04136253 2 20 400 0,74 0,72963057 1,7296306

16 40,8 0,99270073 40,8 20 400 0,76 0,74935032 1,7493503

Sommando i dati dell’ultima colonna ottengo il valore del primo integrale al secondo

membro.

Per risolvere il secondo integrale dobbiamo definire la posizione del piano di coda

(seppure stiamo ancora trattando il velivolo parziale). Nella seguente figura sono definiti i

parametri geometrici r* ed m*, rispettivamente distanza valutata parallelamente e

ortogonalmente alla direzione di portanza nulla dell’ala tra il centro aerodinamico del piano

di coda, e il punto al 25% della corda del profilo della sezione di incastro.

Per il nostro velivolo I valori sono:

r* = 100 ft

m* = 10,25 ft

Dividendo r* ed m* per la semi apertura alare, si ottengono due parametri adimensionali r

ed m che ci permettono di ricavare il valore di (∂ε/∂α)2 diagrammato. Si ottiene:

r = 0,9433

m = 0,0967

56,02

=

∂∂αε

Nella seguente tabella sono riportati i calcoli per la valutazione del secondo integrale

X1 x1/c1 ∆x w w^2 (∂ε/∂α)2 ∂ε/∂α prodotto38,1 0,927007299 38,1 20 400 0,56 -0,8273532 2631,137

43,1 1,0486618 5 20 400 0,56 -0,8046962 390,6076

48,1 1,170316302 5 19 361 0,56 -0,7820391 393,4194

53,1 1,291970803 5 18 324 0,56 -0,7593821 389,801

58,1 1,413625304 5 17 289 0,56 -0,736725 380,4323

63,1 1,535279805 5 15 225 0,56 -0,714068 321,6735

68,1 1,656934307 5 13,6 184,96 0,56 -0,6914109 285,3832

73,1 1,778588808 5 11 121 0,56 -0,6687539 200,4039

75,1 1,827250608 2 9 81 0,56 -0,659691 55,13005

77,1 1,875912409 2 10 100 0,56 -0,6506282 69,87436

79,1 1,924574209 2 8,9 79,21 0,56 -0,6415654 56,78321

81,1 1,97323601 2 7 49 0,56 -0,6325026 36,01475

83,1 2,02189781 2 6 36 0,56 -0,6234398 27,11234

85,1 2,070559611 2 6,3 39,69 0,56 -0,6143769 30,61076

87,1 2,119221411 2 5 25 0,56 -0,6053141 19,73429

89,1 2,167883212 2 4 16 0,56 -0,5962513 12,91996

91,1 2,216545012 2 3,5 12,25 0,56 -0,5871885 10,11388

93,1 2,265206813 2 2,2 4,84 0,56 -0,5781256 4,083744

95,1 2,313868613 2 1,8 3,24 0,56 -0,5690628 2,792473

97,1 2,362530414 2 1 1 0,56 -0,56 0,88

Sommando i dati dell’ultima colonna abbiamo il valore del secondo integrale.

Sostituendo i valori, approssimati, degli integrali così calcolati otteniamo il seguente

risultato:

001209,0=

∂∂

fus

MCα

contributo delle gondole motrici

Ripetiamo ora i calcoli eseguiti per la fusoliera per i contributi delle gondole motrici.

La lunghezza di una gondola è 25,8 ft, mentre il suo diametro è 12,5 ft, per un rapporto di

snellezza pari a 2,064. Avremo corrispondentemente:

k2-k1=0,63

∆x w W2 iCL iCL+α0-ala w2(iCL+α0-ala)∆x 1 2 11 121 0 -2,296 -555,632

2 2 11,9 141,61 0 -2,296 -650,27312

3 2 12,4 153,76 0 -2,296 -706,06592

4 2 12,5 156,25 0 -2,296 -717,5

5 2 11,9 141,61 0 -2,296 -650,27312

6 2 11,3 127,69 0 -2,296 -586,35248

7 2 10,8 116,64 0 -2,296 -535,61088

8 3 9,7 94,09 0 -2,296 -648,09192

9 2 7 49 0 -2,296 -225,008

10 2 5,5 30,25 0 -2,296 -138,908

11 0,8 5 25 0 -2,296 -45,92

12 2 3,5 12,25 0 -2,296 -56,252

13 2 1,5 2,25 0 -2,296 -10,332

Sostituendo i valori trovati per gli integrali approssimati, si trova:

( ) 000931,00 −=∆ gonMc

essendo due le gondole otteniamo:

( ) 001862,00 −=∆ gonMc

Considerando anche il termine di upwash abbiamo:

x1 x1/c1 ∆x w w^2 ∂ε/∂α* ∂ε/∂α prodotto18 0,437956204 2 11 121 1,4 1,38038217 576,0525

16 0,389294404 2 11,9 141,61 1,6 1,57757962 730,0221

14 0,340632603 2 12,4 153,76 1,7 1,67617834 822,9784

12 0,291970803 2 12,5 156,25 1,9 1,8733758 897,9299

10 0,243309002 2 11,9 141,61 2,2 2,16917197 897,5729

8 0,194647202 2 11,3 127,69 2,56 2,52412739 899,9917

6 0,145985401 2 10,8 116,64 3 2,95796178 923,3133

3 0,072992701 3 9,7 94,09 3,8 3,74675159 1339,866

Disponiamo ora degli elementi necessari per calcolare il centro aerodinamico e il

coefficiente di momento del velivolo parziale in configurazione pulita.

Otteniamo così:

CMfus = 0,01209α - 0,07185

CMgond = 0,001895α - 0,001862

Che ci forniscono un

( ) 0737,00 −=∆ TOTMc

Con questi dati utilizzando le formule proposte otteniamo:

∆xc.a. = -0,088847

xc.a.vp=0,2762

CMc.a.vp=-0,1830

velivolo con ipersostentatori deflessi

Dobbiamo ora ripetere gli stessi calcoli appena svolti, tenendo conto di quei parametri che

variano a causa dell’estensione degli ipersostentatori. Si assume la massima deflessione

necessaria al velivolo (45°).

Nel calcolo di ∆CM0 cambia unicamente il valore di α0ala, l’angolo tra la direzione di

portanza nulla e quella di riferimento: il suo valore è ora pari a –9,0353°.

Per quel che riguarda il calcolo di ∂CM/∂α, le differenze sono maggiori. Nel primo integrale,

si tratta di tenere conto del nuovo valore di ∂CL/∂α, pari ora a 0,0843, che interviene nella

valutazione di (∂ε/∂α)1. Il secondo integrale è influenzato invece dai parametri r ed m che

ora sono diversi, a causa della variazione della direzione di portanza nulla dell’ala. In

particolare r*= 97,47 ft ed m*= 23,74 ft.

I nuovi valori sono:

r = 0,9195

m = 0,2239

61,02

=

∂∂αε

contributo della fusoliera

Cominciamo dai conti relativi alla fusoliera.

Parte ∆x w w2 iCL iCL+α0-ala w2(iCL+α0-ala)∆x 1 2 4 16 -3 -14,0353 -449,1296

2 2 7 49 -25 -36,0353 -3531,4594

3 2 9 81 -2 -13,0353 -2111,7186

4 2 11 121 -1 -12,0353 -2912,5426

5 2 13 169 -1 -12,0353 -4067,9314

6 2 14 196 -2 -13,0353 -5109,8376

7 2 15 225 -5 -16,0353 -7215,885

8 2 16 256 -11 -22,0353 -11282,0736

9 2 17 289 -15 -26,0353 -15048,4034

10 2 17,5 306,25 -2 -13,0353 -7984,12125

11 2 18 324 -0,5 -11,5353 -7474,8744

12 2 18,5 342,25 -0,5 -11,5353 -7895,91285

13 2 19 361 -0,5 -11,5353 -8328,4866

14 2 19,5 380,25 -0,5 -11,5353 -8772,59565

15 2 20 400 0 -11,0353 -8828,24

16 120 20 400 0 -11,0353 -529694,4

17 5 19,5 380,25 0 -11,0353 -20980,86413

18 5 19 361 -10 -21,0353 -37968,7165

19 5 18 324 -7 -18,0353 -29217,186

20 5 17 289 -5 -16,0353 -23171,0085

21 5 16 256 -4 -15,0353 -19245,184

22 5 15 225 -2 -13,0353 -14664,7125

23 5 13,5 182,25 -0,5 -11,5353 -10511,54213

24 2 12 144 -1 -12,0353 -3466,1664

25 2 11 121 -0,5 -11,5353 -2791,5426

26 2 10 100 -0,5 -11,5353 -2307,06

27 2 9 81 -0,5 -11,5353 -1868,7186

28 2 8,2 67,24 -0,5 -11,5353 -1551,267144

29 2 7,7 59,29 -0,5 -11,5353 -1367,855874

30 2 7 49 -0,5 -11,5353 -1130,4594

31 2 6,5 42,25 -2 -13,0353 -1101,48285

32 2 6 36 -4 -15,0353 -1082,5416

33 2 5,5 30,25 -0,5 -11,5353 -697,88565

34 2 5 25 -0,5 -11,5353 -576,765

35 2 4 16 -0,5 -11,5353 -369,1296

x1 x1/c1 ∆x w w^2 ∂ε/∂α* ∂ε/∂α prodotto 70,8 1,722627737 2 4 16 0,3 0,32216561 42,3093

68,8 1,673965937 2 7 49 0,35 0,37585987 134,8343

66,8 1,625304136 2 9 81 0,4 0,42955414 231,5878

64,8 1,576642336 2 11 121 0,45 0,48324841 358,9461

62,8 1,527980535 2 13 169 0,5 0,53694268 519,4866

60,8 1,479318735 2 14 196 0,524 0,56271592 612,5846

58,8 1,430656934 2 15 225 0,548 0,58848917 714,8201

56,8 1,381995134 2 16 256 0,572 0,61426242 826,5024

54,8 1,333333333 2 17 289 0,596 0,64003567 947,9406

52,8 1,284671533 2 17,5 306,25 0,62 0,66580892 1020,308

50,8 1,236009732 2 18 324 0,644 0,69158217 1096,145

48,8 1,187347932 2 18,5 342,25 0,668 0,71735541 1175,53

46,8 1,138686131 2 19 361 0,692 0,74312866 1258,539

44,8 1,090024331 2 19,5 380,25 0,716 0,76890191 1345,25

42,8 1,04136253 2 20 400 0,74 0,79467516 1435,74

40,8 0,99270073 40,8 20 400 0,76 0,81615287 29639,61

x1 x1/c1 ∆x w w^2 (∂ε/∂α)2 ∂ε/∂α prodotto38,1 0,927007299 38,1 20 400 0,61 -0,8469722 2332,144

43,1 1,0486618 5 20 400 0,61 -0,8268898 346,2204

48,1 1,170316302 5 19 361 0,61 -0,8068074 348,7126

53,1 1,291970803 5 18 324 0,61 -0,786725 345,5055

58,1 1,413625304 5 17 289 0,61 -0,7666426 337,2014

63,1 1,535279805 5 15 225 0,61 -0,7465602 285,1197

68,1 1,656934307 5 13,6 184,96 0,61 -0,7264779 252,9533

73,1 1,778588808 5 11 121 0,61 -0,7063955 177,6307

75,1 1,827250608 2 9 81 0,61 -0,6983625 48,86527

77,1 1,875912409 2 10 100 0,61 -0,6903296 61,93409

79,1 1,924574209 2 8,9 79,21 0,61 -0,6822966 50,33057

81,1 1,97323601 2 7 49 0,61 -0,6742636 31,92216

83,1 2,02189781 2 6 36 0,61 -0,6662307 24,03139

85,1 2,070559611 2 6,3 39,69 0,61 -0,6581977 27,13226

87,1 2,119221411 2 5 25 0,61 -0,6501648 17,49176

89,1 2,167883212 2 4 16 0,61 -0,6421318 11,45178

91,1 2,216545012 2 3,5 12,25 0,61 -0,6340989 8,964578

93,1 2,265206813 2 2,2 4,84 0,61 -0,6260659 3,619682

95,1 2,313868613 2 1,8 3,24 0,61 -0,618033 2,475146

97,1 2,362530414 2 1 1 0,61 -0,61 0,78

Sostituendo i valori approssimati degli integrali, otteniamo i seguenti risultati:

( ) 20018,00 −=∆ fusMc

contributo delle gondole

Parte ∆x w w2 iCL iCL+α0-ala w2(iCL+α0-ala)∆x 1 2 11 121 0 -12,0353 -2912,5426

2 2 11,9 141,61 0 -12,0353 -3408,637666

3 2 12,4 153,76 0 -12,0353 -3701,095456

4 2 12,5 156,25 0 -12,0353 -3761,03125

5 2 11,9 141,61 0 -12,0353 -3408,637666

6 2 11,3 127,69 0 -12,0353 -3073,574914

7 2 10,8 116,64 0 -12,0353 -2807,594784

8 3 9,7 94,09 0 -12,0353 -3397,204131

9 2 7 49 0 -12,0353 -1179,4594

10 2 5,5 30,25 0 -12,0353 -728,13565

11 0,8 5 25 0 -12,0353 -240,706

12 2 3,5 12,25 0 -12,0353 -294,86485

13 2 1,5 2,25 0 -12,0353 -54,15885

E considerando anche il termine di upwash:

x1 x1/c1 ∆x w w^2 ∂ε/∂α* ∂ε/∂α prodotto18 0,437956204 2 11 121 1,4 1,50343949 605,8324

16 0,389294404 2 11,9 141,61 1,6 1,71821656 769,8533

14 0,340632603 2 12,4 153,76 1,7 1,8256051 868,9301

12 0,291970803 2 12,5 156,25 1,9 2,04038217 950,1194

10 0,243309002 2 11,9 141,61 2,2 2,36254777 952,3408

8 0,194647202 2 11,3 127,69 2,56 2,7491465 957,457

6 0,145985401 2 10,8 116,64 3 3,22165605 984,8279

3 0,072992701 3 9,7 94,09 3,8 4,08076433 1434,147

Ancora sostituendo i valori approssimati e moltiplicando per le due gondole,otteniamo i

seguenti risultati:

( ) 009762,00 −=∆ gonMc

Otteniamo così:

CMfus = 0,012323α - 0,20018

CMgond = 0,002012α - 0,009762

Che ci forniscono un

( ) 2099,00 −=∆ TOTMc

Con questi dati utilizzando le formule proposte otteniamo:

∆xc.a. = -0,09092

xc.a.vp=0,2741

CMc.a.vp=-0,31924

EQUILIBRIO E STABILITA’ STATICA

LONGITUDINALE del VELIVOLO

COMPLETO

introduzione

Dalle equazioni scritte, ma soprattutto dai conti effettuati è facile dedurre quali siano le

principali limitazioni dei velivoli che corrispondono allo schema di ala isolata

(sostanzialmente non sono muniti dell’impennaggio orizzontale), Per variare il CL di volo,

per essi è necessario, o variare il CMca (con rotazioni di superfici mobili del bordo d’uscita),

o variare la posizione del baricentro. Quest’ultima tecnica però, anche se trovò

applicazione nei primordi dell’aviazione, presenta l’inconveniente di far variare l’indice di

stabilità al variare del CL di volo, e non si presta certamente ad un agevole controllo del

velivolo (è la tecnica utilizzata nei deltaplani). L’impiego di superfici mobili del bordo

d’uscita, ha l’inconveniente di precludere l’impiego degli ipersostentatori in fase di

atterraggio (dato che il loro abbassamento provocherebbe sicuramente un CMca negativo),

e comporta una serie di limitazioni al valore del massimo CL ottenibile dato che la

rotazione verso l’alto delle superfici mobili ha peraltro un elevato effetto iposostentatore.

Abbiamo visto che passando al velivolo parziale le cose non sono migliorate.

La soluzione classica è quella di disporre posteriormente al baricentro del velivolo una

superficie di coda che, dato il suo braccio rilevante rispetto a questo, sia in grado di fornire

cospicui momenti baricentrica, grazie a forze portanti o deportanti, anche di limitata entità.

Detta SC la superficie in questione, d la distanza tra il bordo d’attacco dell’ala e il centro

aerodinamico CAC della superficie SC (misurata parallelamente alla direzione di portanza

nulla) e CLC il suo coefficiente di portanza, il momento baricentrica dovuto alla coda,

risulta:

( )C

CGCCLCCG VxdScM

−−= 2**

21 ρ

supponendosi trascurabile il momento dovuto alla resistenza in confronto a quello dovuto

alla portanza, e pure trascurabile il contributo del momento rispetto al CAC (in moltissimi

casi del resto, la coda è su profili biconvessi simmetrici, e il suo momento aerodinamico

focale è rigorosamente nullo).

Il coefficiente di portanza dell’impennaggio orizzontale si può calcolare dalla seguente:

( ) EL

CSc

LE

LC

C

LCL

ci

cccc δ

δεα

αδ

δα

α

∂∂

+−−

∂∂

=

∂∂

+

∂∂

=

essendo

• αC, l’incidenza dell’impennaggio orizzontale rispetto al vento relativo, e misurata a

partire dalla direzione di portanza nulla del piano di coda;

• α, l’incidenza dell’ala rispetto al suo vento relativo e misurata rispetto alla direzione

di portanza nulla;

• ε, il termine di downwash valutato in corrispondenza del CAC; questo angolo è

diretta conseguenza del fatto che l’ala produce una forza portante e per reazione

esercita una forza uguale e contraria sull’aria che la investe, deviandola verso il

basso. Tale angolo è espresso dalla relazione

• ααεεε

∂∂

+= 0

essendo 0ε il valore della deviazione della corrente che si ha quando l’ala non

fornisce portanza, funzione a sua volta del campo aerodinamico della fusoliera,

dell’interferenza ala-fusoliera e della geometria dei raccordi ala-fusoliera. Una

valutazione di 0ε non è possibile con le tecniche comunemente note, ed è

praticamente indispensabile ricorrere a prove in galleria per poter determinare il

valore di quest’angolo. In mancanza di dati sperimentali, assumeremo 0ε = 0;

• CSi l’angolo formato tra la direzione di portanza nulla dell’ala e la direzione di

portanza nulla della coda (angolo di calettamento dello stabilizzatore);

• La pendenza della curva di portanza dell’impennaggio orizzontale, dato il ridotto

allungamento di quest’ultimo e gli spesso vistosi effetti di interferenza della

fusoliera, non viene in genere calcolato con le vistose tecniche seguite per l’ala, ma

viene valutata sulla base di dati semiempirici;

• Eδ l’angolo di deflessione dell’equilibratore.

Possiamo scrivere:

( )C

CGCCSC

LCCG VxdSi

cM

−−−

∂∂

−= 2**

21)( ρεα

α

che possiamo adimensionalizzare dividendo questa espressione per la pressione

dinamica di riferimento dell’ala, per la superficie di riferimento dell’ala e per la corda media

aerodinamica dell’ala ( MAc = l). Otteniamo:

( )

−−−

∂∂

−=V

Vx

ld

SS

ic

c CCG

CCS

c

LCGM

ρ

ρεα

α21

21

*2

o anche:

ητδεαεα

α

+−−

∂∂

∂∂

−= CGC

ECSc

LCGM x

ld

SS

ic

c *1 0

dove si sono introdotti due nuovi simboli:

• η rappresenta il rapporta tra la pressione dinamica della corrente che investe la

coda e la pressione dinamica della corrente che investe l’ala; è compreso di norma

0,9 e 1,1: è maggiore di 1 se il flusso arriva in coda accelerato dal soffio delle eliche

(non è il nostro caso), è minore di 1 se il flusso arriva in coda rallentato dalla

resistenza dell’ala e della fusoliera;

• τ è un parametro che evita di sistemare la variazione di Lc della coda per una

deflessione unitaria dell’equilibratore. Infatti:

∂∂

∂∂

=αδ

τ LL cc

ed è funzione del rapporto tra la superficie della parte mobile della coda

(equilibratore) e quella della parte fissa (stabilizzatore).

La quantità

− CG

C xld

SS * è di estrema importanza nello studio della stabilità

longitudinale. Essa prende il nome di rapporto volumetrico di coda e il suo valore, di

norma, è compreso tra 0,5 e 1.

Derivando rispetto all’incidenza α l’equazione otteniamo l’espressione dell’indice di

stabilità della coda:

ηαε

αα

∂∂

∂∂

−=

∂CG

C

c

L

C

CGM xld

SScc *1

Abbiamo già visto l’espressione dell’indice di stabilità del velivolo parziale: a questo punto

possiamo scrivere l’espressione dell’indice di stabilità del velivolo completo

( ) ηαε

ααα

∂∂

∂∂

−−

∂∂

=

∂CG

C

c

LVPCACG

VP

L

VC

CGM xld

SSc

xxcc *1

In questa equazione il contributo del velivolo parziale è sicuramente positivo, e quindi

instabilizzante.

Il contributo della coda, invece, è negativo, e pur di scegliere un valore appropriato del

rapporto volumetrico di coda, riesce a rendere negativa tutta l’espressione, cioè è

possibile assicurare la stabilità di un aereo, anche per valori di CGx decisamente superiori

ad VPCAx .

E’ inoltre interessante notare come:

• la stabilità non dipenda da α , da Eδ e da VPCAMc , : questo significa che fissata una

posizione del baricentro, una volta che la stabilità sia assicurata per una condizione

di volo definita dai valori α e Eδ , la stabilità resta automaticamente soddisfatta per

qualsiasi altra condizione di volo;

• L’adozione per l’ala di profili aventi linee medie più o meno curve ( e quindi con

diversi valori di CAMc ) non ha alcun effetto sulla stabilità longitudinale.

Abbiamo già determinato i valori che caratterizzano l’escursione baricentrica. Possiamo

andare a rintracciare quali siano le posizioni più avanzate e più arretrate del baricentro.

Risulta:

xCG AV=0,18

xCG AR=0,28

Queste posizioni sono raggiunte in corrispondenza della modalità di carico 100% fuel, due

passeggeri in quarta fila, la prima, e con 0% fuel, tutti i passeggeri seduti.

stabilità statica longitudinale a comandi bloccati

Cominciamo col definire le caratteristiche geometriche del piano di coda, la cui

conoscenza è necessaria per i successivi calcoli. Le caratteristiche in questione sono

riassunte nella seguente

tabella:

SC [ft2] 1024

SE [ft2] 420

SE / SC 0,41015

SC / S 0,21333

bC [ft] 64

AR C 4

TR C 0,45045

cROOT,c [ft] 22,2

cTIP,c [ft] 10

Sweptback(c/4) [degrees] 37,5

Sweptback(b.a.) [degrees] 40

cMA C [ft] 16,97

cL,α c 0,059

Questa tabella rappresenta la geometria finale del piano di coda orizzontale Questi valori

dei parametri geometrici, ci portano a considerare i parametri aerodinamici, come si può

dedurre dalle tabelle e dai diagrammi:

u = 0,957

τ = 0,61

Altri parametri sono necessari per definire completamente la geometria dei piani di coda e

la loro posizione rispetto all’ala.

Riprendiamo i risultati riguardanti il velivolo parziale in configurazione pulita. In particolare

ricordiamo i seguenti:

VPCAx = 0,2762

VPCAMc , = -0,1830

VP

lc

∂∂α

= 0,0774

In questa configurazione inoltre definiamo i seguenti parametri relativi al piano di coda

orizzontale:

MAcd = 5,8318

CSi = 8°

essendo d la distanza tra il centro aerodinamico del piano di coda orizzontale e il bordo

d’attacco della corda media aerodinamica (d = 99 ft); il calettamento dello stabilizzatore è

scelto in modo che la deflessione dell’equilibratore sia nulla in crociera.

Infine riprendiamo i termini di downwash, e poniamo:

0ε = 0

αε

∂∂ = 0,52

Riprendiamo i risultati riguardanti il velivolo parziale con ipersostentatori deflessi. In

particolare ricordiamo i seguenti:

VPCAx = 0,2741

VPCAMc , = -0,3192

VP

lc

∂∂α

= 0,0843

In questa configurazione inoltre definiamo i seguenti parametri relativi al piano di coda

orizzontale:

MAcd = 5,7140

CSi = 11,03°

essendo d la distanza tra il centro aerodinamico del piano di coda orizzontale e il bordo

d’attacco della corda media aerodinamica (d = 97 ft); si è adottato un piano di coda a

calettamento variabile e non si è scelto un calettamento maggiore dello stabilizzatore per

evitare fenomeni di stallo dello stesso.

Infine riprendiamo i termini di downwash, e poniamo:

0ε = 0

αε

∂∂ = 0,52.

L’analisi di stabilità longitudinale a comandi bloccati ci porta a definire un limite posteriore

per il baricentro del velivolo. Tale limite posteriore coincide con il centro aerodinamico del

velivolo completo VCCAx . Calcoliamo pertanto la posizione del centro aerodinamico per

mezzo della formula:

( ) ( )

( ) ( )SS

cc

SS

cdcxc

xC

CCLVPL

C

CMACLVPCAVPL

VCCA

η

ηαε

αα

αα

+

∂∂

−+=

1

Risulta

VCCAx = 0,6291 per configurazione pulita

VCCAx = 0,5948 per configurazione ipersostentata

Questo valore mi garantisce “abbondantemente” che la posizione del baricentro più

arretrata sia dentro il margine imposto dalle normative.

Valutata perciò la posizione del centro aerodinamico tramite la (10), possiamo calcolare i

margini di stabilità nelle varie configurazioni. Si trova:

Configurazione pulita

VCCAx = 0,6291

AVCGVCCA xx − = 43,98%

ARCGVCCA xx − = 34,93%

Ipersostentatori estesi

VCCAx = 0,5948

AVCGVCCA xx − = 40,55%

ARCGVCCA xx − = 31,51%

Diagrammi del Crocco

Mettiamo ora in grafica i risultati ottenuti mediante i diagrammi del Crocco, sia per il

velivolo completo in configurazione pulita che con ipersostentatori deflessi. Precisiamo che

le isocline sono state ricavate per mezzo dell’equazione:

( ) ( )VCBAMMA

VPCAMA

VPLVPCAMMA

VCL cdc

xcdcc

dc

c ,, **

*−+

−+= αα

mentre le rette di barra hanno equazione:

( ) ( ) ( )VCBAMVCCA

CCVPCA

MACSCLVPCAM

VCCAVCL c

xSS

xcdicc

xc ,0,

1*1−+

−−++= ητδεα

Infine, le baricentriche sono rette di equazione:

( )VCBAMCG

VCL cx

c ,1

−=

Configurazione pulita

CL-VC = -0,039055 + 0,072837 α - 0,2134 CMba-VP

CL-VC = 0,358397 - 0,063491 α -1,58945 CMba-VP

CL-VC = -1,589451 CMba-VP

diagramma di Crocco

-1-0,8-0,6-0,4-0,2

00,20,40,60,8

11,21,41,61,8

22,22,42,62,8

3-1

-0,8

-0,6

-0,4

-0,2 0

0,2

0,4

0,6

0,8 1

1,2

1,4

-CM ba

CL

vc

baricentriche CL-VC

isoclina con angolo 0°

isoclina con angolo 10

isoclina con angolo20,658°retta di barra con delta 0

retta di barra con delta -10°

Ipersostentatori estesi

CL-VC = -0,06989 + 0,079239 α - 0,21893 CMba-VP

CL-VC = 0,30389 -0,066073 α -1,681076 CMba-VP

CL-VC = -1,681076 CMba-VP

diagramma di Crocco

-1-0,8-0,6-0,4-0,2

00,20,40,60,8

11,21,41,61,8

22,22,42,62,8

3-1

-0,8

-0,6

-0,4

-0,2 0

0,2

0,4

0,6

0,8 1

1,2

1,4

-CM ba

CL

vc

baricentriche CL-VC

isoclina con angolo 0°

isoclina con angolo 10

isoclina con angolo20,568°retta di barra con delta 0

retta di barra con delta -10°retta di barra con delta -25°

curva cL-α e polare del velivolo completo

Abbiamo ora tutto ciò che serve per valutare la curva di portanza e la polare del velivolo

completo in configurazione pulita, sia con il baricentro avanzato che arretrato. Per il

coefficiente di portanza si utilizzerà la relazione:

bac VCL

−=α

con

( )

−=

VPCAMA

VPL

VPCAM

xcdc

ca

*,

α

( )

−=

VPCAMA

VPL

CGMA

xcdc

xcd

b*

*

α

Si noti che la pendenza della retta di portanza per il velivolo completo vale

( )b

cVCL

1=α

Per quel che riguarda invece il coefficiente di resistenza si porrà:

SS

ccc CCCDiVPDVCD η+=

con

uc

c CLCDi πλ

2

=

e dove CLc è dato dalla

( )SScc

cCC

VPLVCLCL η

−=

Sottolineiamo infine che le curve di portanza vengono linearizzate, e come angolo

d’incidenza massimo si considera quello dato dal rapporto:

( )VPL

VPMAXLMAX c

c

α

α ,=

Graficando le seguenti equazioni:

per xCG=0,26

CLVC=0,077116 α + 0,04135

per xCG=0,18

CLVC=0,075747 α + 0,040616

per xCG=0,28

CLVC=0,077466 α + 0,041538

CL alfa velivolo completo

-0,5

0

0,5

1

1,5

2

-10 -5 0 5 10 15 20 25 30

alfa

CL

vc

0,180,280,26CL VP

Polare equilibrata

-0,5

0

0,5

1

1,5

2

0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12

CD

CL

0,260,180,38CDVP

STABILITA’ DI MANOVRA A COMANDI

BLOCCATI E A COMANDI LIBERI

stabilità di manovra a comandi bloccati

Nella trattazione del centraggio della stabilità statica longitudinale fin qui svolta, si è

costantemente assunto che il volo dell’aereo fosse orizzontale e stazionario, e si è potuto

constatare come, doti di stabilità a comandi liberi e a comandi bloccati comportino

rispettivamente, spostamenti all’indietro dalla barra per aumentare la portanza (e

viceversa) e sforzi di barra pure all’indietro per incrementare il CL (e viceversa).

L’ottenimento delle caratteristiche citate è di fondamentale importanza perché su di esse è

basata la capacità del pilota di “percepire” il modo di volere del velivolo.

Nel caso di volo accelerato (che viene ricondotto ai due casi di richiamata e virata corretta)

è altrettanto importante che il pilota possa avere, attraverso gli spostamenti della barra,

una precisa percezione delle accelerazioni cui è sottoposto l’aereo nell’esecuzione della

manovra:

• spostamenti e sforzi di barra troppo elevati possono rendere addirittura impossibili

le manovre in questione;

• spostamenti e sforzi di barra troppo esigui rendono difficoltosa la dosatura delle

azioni di governo, potendo giungere ad imporre all’aereo fattori di carico troppo

elevati.

Sotto l’ipotesi che le variazioni di velocità del velivolo siano solo in direzione e non in

modulo, e che quindi le accelerazioni cui il velivolo è sottoposto siano solo di tipo

centrifugo, si sono esaminate le due manovre di richiamata e virata corretta. L’essere in

manovra, rispetto alla condizione di VORU, provoca due effetti:

• dato che L = nQ, sarà ( )( )22 VSWnc VCL ρ=

• per effetto della velocità angolare di beccheggio q, l’incidenza dell’impennaggio

orizzontale risulta diminuita di un angolo Cα∆ , che vale:

( )Vxd

q CGC

−=∆α .

Per soddisfare la condizione di equilibrio dei momenti rispetto all’asse baricentrica di

beccheggio, vincendo appunto l’effetto di smorzamento conseguente alla velocità angolare

di beccheggio, è quindi necessario incrementare la deflessione dell’impennaggio di un

certo angolo Eδ∆ , che si ricava appunto imponendo che l’incremento di VCLc sia nullo.

Possiamo scrivere:

( ) ( ) ECLSCLCL ccc δα δα ∆+∆=∆ = 0 ⇒ τ

αδ 1SE ∆−=∆

inoltre questo incremento di deflessione si somma ad un termine che è quello classico di

centraggio del velivolo, ma valutato in corrispondenza di un VCLc che è pari ad n volte

quello di VORU.

Risulta quindi in caso di manovra

EVCLE fce δδ ∆++=

essendo e ed f due coefficienti che ci hanno consentito di risolvere il problema del

trimmaggio nel capitolo precedente (vedi appunti teoria). f, in particolare, dipende dalla

posizione del baricentro.

L’espressione scritta è del tutto generale, e va specializzata alla manovra che si vuol

trattare. In genere, compare il fattore di carico al quale si sta compiendo la manovra, come

variabile. Derivando l’equazione rispetto al fattore di carico, otteniamo un indice molto

importante per valutare la stabilità di manovra a comandi bloccati: il gradiente di

deflessione dell’impennaggio orizzontale al variare del fattore di carico.

Ricaviamo per la richiamata:

( )2,

*1

V

lxldng CGE

rm τ

δδ

−−−

= ;

per la virata corretta:

2,

*1

V

lxld

nng CGE

vm τ

δδ

−−

= ;

Derivando le equazioni rispetto al fattore di carico n, dopo aver sostituito le espressioni per

e per f, si ottiene:

per la richiamata:

( )( ) 22

*

2V

lxldg

VSWf

n

CG

r

E

τρδ

−=

∂∂

per la virata corretta:

( )( ) 2

2

2

1*

2V

nnlx

ldg

VSWf

n

CG

r

E

τρδ

−=

∂∂

Uguagliando le equazioni a zero, e risolvendo rispetto alla posizione del baricentro, si

ottengono le condizioni di centraggio che rendono nulle le due derivate. Queste condizioni

sono assolutamente indesiderabili, in quanto per esse possono verificarsi anche vistosi

incrementi del fattore di carico, senza che la deflessione dell’impennaggio debba variare e

potendo quindi giungere alla rottura dell’aereo in volo senza che il pilota agisca in alcun

modo sui comandi. Queste condizioni di centraggio prendono il nome di PUNTI NEUTRI

DI MANOVRA A COMANDI BLOCCATI (ce n’è uno per ogni manovra).

Richiamata a quota z = 0 m e con il carico alare massimo

CM-α CG VP= -0,0529 + 0,08419XCG

f = -20,406 + 32,4736XCG

∂δ/∂n = -1,0763 + 1,702XCG

XPNMCB,R = 0,6323

-80

-70

-60

-50

-40

-30

-20

-10

00 100 200 300 400 500

Velocità

Gra

dien

te d

i def

less

ione

Richiamata a quota di crociera e con il carico alare medio

CM-α CG VP = -0,0529+0,08419XCG

f = -20,406 + 32,4736XCG

∂δ/∂n = -1,0025 + 1,5853XCG

XPNMCB,R= 0,6323

ddelt/den

-90-80-70-60-50-40-30-20-10

00 100 200 300 400 500

Velocità

Gra

dien

te d

i fle

ssio

ne

stabilità di manovra a comandi liberi

Nella trattazione a comandi liberi, si valuta lo sforzo di barra che il pilota deve applicare

per effettuare una manovra ad un assegnato valore del fattore di carico. Eguaglio il lavoro

del momento sull’equilibratore al lavoro effettuato dal pilota per muovere la barra,

considerando i valori medi:

δCMFs =

Definendo il rapporto di trasmissione ( skt δ= ), ottengo:

hmmC

tC clSVkMs

F

== 2

21 ρδ

In particolare, considerando la variazione di forza rispetto al VORU da applicare per

effettuare la manovra, ricavo la seguente relazione:

( )EhShmmt cclSVkF δαρ δα ∆+∆=∆ 2

21

In questa espressione gli incrementi di deflessione dell’equilibratore e di incidenza che

servono per effettuare la manovra, sono dati dalla somma di due termini:

• per quanto riguarda Eδ∆ , un primo incremento di deflessione dell’equilibratore, è

tale da consentire l’equilibrio dei momenti ad un Lc più elevato di n volte, rispetto a

quello corrispondente alle condizioni di VORU alla medesima velocità; un secondo

contributo serve per bilanciare l’effetto della variazione d’incidenza della coda,

conseguente alla rotazione del velivolo attorno all’asse di beccheggio con una

velocità angolare q;

• per quanto riguarda Sα∆ , un primo termine rappresenta la variazione d’incidenza

del velivolo per passare dal Lc che si aveva nel volo orizzontale rettilineo uniforme,

ad uno n volte maggiore; il secondo termine è invece dovuto alla rotazione del

velivolo con velocità angolare q.

Omettendo i passaggi intermedi otteniamo la formula proposta a lezione:

µηα

kVCCMAdxx hCVCLnm +=

e sostituendo i valori per il nostro velivolo in condizioni di VORU abbiamo:

xn = 0,2468

Come possiamo notare xn<xm e questo vuol dire che in VORU il velivolo è stabile

Sforzi di barra

Per il calcolo degli sforzi di barra applichiamo una formula data a lezione.

)(12 BCAC

VnCSqKF nnmmCTT δα +−

=

con:

CMAgKXCMAd

SQ

CA CG

L

−+

∂∂

−=− α

ερα

121

CMAgKXCMAd

SQfB CG

−−=

τρ12

con i nostri valori otteniamo:

FT = 693 N

Come potevamo prevedere, senza servosistemi il velivolo non può essere pilotato. La

forza richiesta sarebbe troppa per una persona capace di tirare “solo” 30 kg per braccio.

STABILITA’ LATERO - DIREZIONALE

introduzione

Mentre la presenza di un piano di simmetria permette lo studio della stabilità longitudinale

del velivolo in assetti simmetrici indipendentemente da quella laterale (attorno all’asse di

rollio) e direzionale (attorno all’asse d’imbardata), lo studio di queste, a rigore, non può

essere separato, in quanto in genere, ad ogni rollata corrisponde un’imbardata ed una

derapata; ad ogni derapata una rollata e un’imbardata; indipendentemente dalla causa che

abbia provocato la rollata, la derapata o l’imbardata iniziale.

La stabilità direzionale, cioè la stabilità dell’equilibrio alla rotazione attorno all’asse Z (asse

principale d’inerzia d’imbardata, positivo se diretto verso il basso), è nei velivoli ad

architettura classica assicurata dall’impennaggio verticale che consta di una parte fissa

(deriva) e di una parte mobile (timone). Quest’ultimo ha la funzione specifica di assicurare

la manovrabilità direzionale, cioè la possibilità di impedire o di provocare la rotazione del

velivolo attorno all’asse Z, mentre alla deriva è demandato il compito di assicurare la

stabilità.

La stabilità direzionale, seppure non necessaria al volo in modo assoluto come quella

longitudinale, è altamente desiderabile, per non obbligare il pilota ad intervenire

continuamente sui comandi per correggere le deviazioni del velivolo dalla rotta prescelta.

La manovrabilità direzionale è poi indispensabile per dare al pilota la possibilità di

effettuare variazioni o correzioni della direzione della traiettoria, nonché di compiere

manovre (virata) o di mantenere l’equilibrio in particolari condizioni (vento laterale, volo

con trazione asimmetrica,ecc…).

E’ bene notare che i moti attorno all’asse X (rollio) e Z (imbardata) non sono indipendenti,

ma ad ogni rollata corrisponde un’imbardata per annullare la quale occorre intervenire

sugli organi di governo direzionale, e viceversa. In questo capitolo però supporremo che i

momenti di rollio che si generano in seguito ad un’imbardata siano annullati istante per

istante da un’opportuna manovra degli alettoni, contemporanea a quella del timone di

direzione, e che la manovra degli alettoni abbia un’influenza trascurabile sui momenti

imbardanti, onde non complicare eccessivamente la trattazione.

indice di stabilità direzionale

La stabilità direzionale del velivolo è quella caratteristica che si manifesta quando l’aereo,

per effetto di una qualunque causa perturbatrice, non vola più mantenendo il proprio asse

di simmetria tangente al vettore velocità del suo baricentro, ma assume un assetto deviato

caratterizzato da un angolo di derapata β .

Convenzioni: la terna di assi corpo è una terna destra principale baricentrica:

• l’asse longitudinale X (rollio) appartiene al piano di simmetria del velivolo ed è

positivo se diretto verso il muso del velivolo;

• l’asse Y (beccheggio) è diretto perpendicolarmente al piano di simmetria del

velivolo ed è positivo se diretto verso la semi ala destra;

• l’asse Z (imbardata) appartiene al piano di simmetria del velivolo e forma con gli

altri due una terna destra.

• Forze e spostamenti sono positivi se diretti come gli assi in questione.

• I momenti (attorno a ciascuno dei tre assi) sono positivi se seguono la regola della

mano destra.

Quando il velivolo è investito da un vento relativo diretto come in figura la risultante delle

forze aerodinamiche non giace più nel piano di simmetria del velivolo ma ammette una

componente normale al piano X-Z oltre alle due componenti secondo gli assi X e Z.

β

V

Al momento di beccheggio quindi si aggiungono in generale un momento di rollio dovuto

principalmente alla presenza di un diedro alare ed un momento imbardante attorno

all’asse Z.

E’ questo che interessa soprattutto nello studio della stabilità direzionale.

Per valore nullo dell’angolo di derapata , data la simmetria aerodinamica del velivolo, il

momento imbardante ha generalmente valore nullo, sicché la condizione 0=N è

automaticamente soddisfatta (detto N per l’appunto il momento imbardante).

Se si scosta il velivolo da tale posizione di equilibrio, nasce in generale un momento

imbardante, funzione di β . Si dirà che il velivolo possiede una stabilità direzionale se tale

momento tende a ricondurlo nella condizione di equilibrio iniziale. Ciò equivale a dire con

le convenzioni adottate che un velivolo è stabile direzionalmente se

0<

∂∂βN

E’ possibile in prima approssimazione valutare le caratteristiche di stabilità direzionale di

un velivolo considerando separatamente i vari elementi e poi sommandoli (cercando di

tenerne in conto ove possibile i fenomeni di interferenza), analogamente a quanto fatto per

la stabilità longitudinale. Passando poi dal momento N al relativo coefficiente Cn definito

da :

SbV

NCn2

21 ρ

=

il criterio di stabilità diviene:

0, <=

∂∂ ββ

CnCn

La quantità βnC , prende il nome di indice di stabilità direzionale.

E’ possibile, in prima approssimazione valutare le caratteristiche di stabilità direzionale di

un velivolo, considerando separatamente i vari elementi e poi sommandoli (cercando di

tenere in conto, se possibile, i fenomeni d’interferenza), analogamente a quanto fatto per

la stabilità longitudinale. Occorre quindi esaminare separatamente i vari contributi.

contributo dell’ala

Il contributo dell’ala è di entità relativamente piccola. Esso dipende soprattutto dall’angolo

di freccia, il cui effetto si può intuire osservando che al crescere dell’angolo di derapata (o

deriva) la semi ala che arretra viene a presentare al vento relativo una superficie frontale

minore della semi ala che avanza. Angoli con freccia positiva sono quindi stabili. Una

valutazione di prima approssimazione è data da:

alaCn β, = -0.00012 Λ

dove Λ espresso in radianti è l’angolo di freccia espresso in gradi, e misurato tra la

normale al piano di simmetria del velivolo e l’asse focale dell’ala, che nel nostro caso vale

30°.

Da cui alaCn β, = -0,00032

contributo della fusoliera

fusCn β, = 312

21

3,5796,0

bfbf

HfHf

bSLfSfK

dove:

Sf = 384,45 m2 superficie laterale della fusoliera

Lf = 63,7032 m lunghezza della fusoliera

S = 445,93 m2 superficie alare

b = 64,6176 m apertura alare

1Hf = 6,096 m altezza della fusoliera al 25% di Lf

2Hf = 5,7912 m altezza della fusoliera al 75% di Lf

1bf = 6,096 m larghezza della fusoliera al 25% di Lf

2bf = 5,7912 m larghezza della fusoliera al 75% di Lf

Inoltre il coefficiente K è definito dalla seguente relazione:

105,075,0max3,0 −⋅+=Lf

HfLfLcgK

dove:

maxHf = 6,096 m altezza massima della fusoliera

Lcg = 29,87 m distanza del baricentro limite posteriore dal naso della

fusoliera

Sostituendo i valori del mio velivolo si ottiene K = 0,10744 da cui

fusCn β, = 0,001649

Commento:

β,Cn è positivo, questo significa che la fusoliera ha contributo instabilizzante dal punto di

vista della stabilità latero direzionale. il coefficiente K dipendendo dalla distanza del

baricentro limite posteriore dal naso del velivolo vuole evidentemente tener conto

dell’effetto di interferenza tra ala e fusoliera, effetto che è funzione della posizione mutua

delle due parti in senso longitudinale. Il β,Cn del complesso ala + fusoliera è diverso dalla

somma dei due contributi calcolati finora e tale differenza è generalmente in senso

favorevole, cioè stabilizzante. Per tener conto, oltre che della posizione longitudinale,

anche della posizione in altezza dell’ala rispetto alla fusoliera il Perkins suggerisce la

seguente correzione da apportare alla somma dei due contributi:

ala alta β,Cn∆ = -0,0002

ala media β,Cn∆ = -0,0001

ala bassa β,Cn∆ = 0

Nel nostro caso, avendo assunto un’ala bassa per il velivolo, non devo apportare alcuna

correzione.

contributo delle gondole

Il contributo della singola gondola si valuta con il medesimo procedimento seguito per la

fusoliera:

gonCn β, = 312

21

3,5796,0

bgbg

HgHg

bSLgSgK

dove:

Sg = 21,572 m2 superficie laterale della gondola

Lg = 7,8638 m lunghezza della gondola

S = 445,93 m2 superficie alare

b = 64,6176 m apertura alare

1Hg = 3,81 m altezza della gondola al 25% di Lg

2Hg = 1,6764 m altezza della gondola al 75% di Lg

1bg = 3,81 m larghezza della gondola al 25% di Lg

2bg = 1,6764 m larghezza della gondola al 75% di Lg

Inoltre il coefficiente K è definito dalla seguente relazione:

105,075,0max3,0 −⋅+=Lg

HgLgLcgK

dove:

maxHg = 3,81 m altezza massima della fusoliera

Lcg = 23,77 m distanza del baricentro limite posteriore dal naso della

gondola

Sostituendo i valori del mio velivolo si ottiene K = 1,1653 da cui

gonCn β, = 0,000207

A questo punto basta moltiplicare per due il contributo della singola gondola per ottenere

gontotCn β, = 0,000414

Commento:

il coefficiente K dipendendo dalla distanza del baricentro limite posteriore dal naso delle

gondole vuole evidentemente tener conto dell’effetto di interferenza tra ala e gondola,

effetto che è funzione della posizione mutua delle due parti in senso longitudinale.

Adesso ci accorgiamo che la somma dei tre termini (ala, fusoliera, gondola) fin qui ricavati

è positiva, cioè un velivolo con architettura tradizionale ha un’intrinseca stabilità statica

direzionale che rende necessaria l’aggiunta di una superficie stabilizzante, e ciò non solo

per compensare l’instabilità delle altre parti, ma anche per dare al velivolo il grado di

stabilità/controllabilità desiderato. Il velivolo completo presenterà quindi anche uno

impennaggio verticale, posto dietro il baricentro del velivolo e quanto più possibile lontano

da esso. Il contributo dell’impennaggio orizzontale può essere valutato in due distinte

condizioni: si può ragionare a comandi bloccati, cioè si suppone il timone solidale alla

deriva oppure a comandi liberi, cioè si suppone che il timone possa ruotare attorno al suo

asse di cerniera, libero di assumere la sua posizione di equilibrio sotto l’azione del vento

relativo.

Il piano di coda verticale

Corda media aerodinamica

Già nei capitoli precedenti avevo calcolato le caratteristiche geometriche del piano di coda

orizzontale:

croot = 25,5 ft

ctip = 10,2 ft

Λ = 45°

Sh = 571 ft2

b = 32 ft

L’andamento della corda aerodinamica lungo l’altezza è:

c(y) = -0,4781 y +25,5

La corda media aerodinamica vale :

( )∫=2b

0

2 dxxc2S

1CMA

ottenendo per il piano di coda il valore:

CMAtail = 18,94 ft

Come per l’ala, calcolo la posizione del bordo d’attacco della corda media

aerodinamica dei piani di coda orizzontali:

2/S

dy)y(c)y(xx

2/b

0ba

CMA,ba

∫ ⋅=

Integrando :

xbaCMA-tail = 13,714 ft

Il contributo del piano verticale di coda si calcola quindi con la formula sottoportata nel

caso di considerare i comandi del timone liberi.

∂∂

∆+

∂∂

−=

∂∂

βη

αβn

cvvL

v

n CSblSCC

2

ed il coefficiente che compare per ultimo è pari a -0,003.

Abbiamo così che il contributo risulta essere pari a:

timonetotCn β, = -0,000556

Allora abbiamo che:

TOTCn β, = -0,00382

Controllabilità latero-direzionale in caso di piantata

motore

Si rende necessaria la possibilità di allineamento del velivolo in caso di piantata del

motore. Il momento attorno all’asse di imbardata dovuto alla spinta asimmetrica deve

quindi essere equilibrato dal momento generato dalla forza aerodinamica agente sul piano

di coda verticale per una deflessione del timone inferiore o al limite uguale a quella

massima.

Yv= V

V

2

21 ρ VS V

V

Cl δδ

∂∂ =

2

21 Vρ Vη VS τ V

V

Cl δα

∂∂

Nv = Yv * Xv momento imbardante dovuto alla manovra del timone

aT ⋅ momento imbardante dovuto all’asimmetria di trazione

Deve quindi essere verificata la seguente disuguaglianza:

aT ⋅ ≤

2

21 Vρ Vη VS τ V

V

Cl δα

∂∂

da cui si ricava:

Vδ ≥XvClSV

aT

VVV

∂∂

ατηρ 2

21

La condizione più critica risulta essere la riattaccata in fase di avvicinamento. In tal caso la

velocità assume il valore della velocità di avvicinamento pari a VsfoV *3,1= e la spinta

disponibile è pari alla massima possibile (con un motore). abbiamo già indicato in

precedenza tutti i parametri necessari al calcolo, dobbiamo ricordare solo il braccio della

trazione che è pari a a = 1,628 m . Sostituendo le quantità necessarie al calcolo nella

relazione otteniamo l’escursione angolare del timone in caso di piantata del motore:

Vδ ≥ 18,04°

Ed è un valore accettabile, in quanto deve essere minore di 20°

Controllabilità latero-direzionale in caso di vento

laterale

Anche in questo caso si rende necessaria la possibilità di allineamento del velivolo in caso

di vento laterale. Il momento attorno all’asse di imbardata dovuto alla spinta asimmetrica

deve quindi essere equilibrato dal momento generato dalla forza aerodinamica agente sul

piano di coda verticale per una deflessione del timone inferiore o al limite uguale a quella

massima.

Abbiamo da applicare la formula:

lSqCTl

vvL

TV

βτδ =

con CLβ ricavato con la formula del Raymer:

( )( )

++Γ

−=λλα

β 13212

4L

LC

C = 0,000264

Assumendo un angolo beta pari a 30°, otteniamo così il valore:

Vδ ≥ -29,15°