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Ecomuseo dello Jato COPPEM

Associazione NED

Liberi per Jato

Ecomuseo

dello

Jato

Ecomuseo dello Jato COPPEM

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Liberi per Jato

Il termine Ecomuseo e’ stato coniato da Hugues de Varine nel 1971.

Con questo neologismo egli voleva riferirsi ad un museo dedicato al

territorio nel suo complesso:

Un qualcosa che rappresenta ciò che un territorio è, e ciò che sono

i suoi abitanti, a partire dalla cultura viva delle persone, dal loro

ambiente, da ciò che hanno ereditato dal passato, da quello che

amano e che desiderano mostrate ai loro ospiti e trasmettere ai

loro figli.

Hugues de Varine

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Liberi per Jato

In Italia gli ecomusei sono numerosi e spesso molto diversificati

fra loro, a seconda delle specifiche interpretative da parte dei

soggetti promotori. Attualmente nella nostra nazione vi sono

oltre un centinaio di ecomusei, che si occupano

prevalentemente di contesti rurali.

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Vale la pena ricordare che, accanto ad iniziative isolate, esistono reti di ecomusei,

in fase di espansione, realizzati sulla base di leggi regionali specifiche.

È stato il Piemonte la prima regione a dotarsi di uno strumento normativo in

materia (L.R. 31/95); in seguito la Provincia autonoma di Trento (L.P. 13/2000), poi

la Sardegna (L.R. 14/2006), il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia (L.R. 13/2007),

l’Umbria (L.R. 34/2007), il Molise (L.R. 11/2008), la Puglia (L.R. 15/2011) e per

ultima, la Sicilia con la LEGGE 2 luglio 2014, n. 16. che mira a “recuperare,

testimoniare, valorizzare e condurre lo sviluppo la memoria storica, la vita, le figure, i

fatti, la cultura, l’ambiente naturale e l’ambiente antropizzato, le tradizioni, le attività

e il modo in cui gli insediamenti umani hanno caratterizzato la formazione e

l’evoluzione del paesaggio e del territorio regionale […]”

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Liberi per Jato

Oggi a livello internazionale per "museo" si intendono

non solo le istituzioni che acquisiscono, conservano ed

espongono le testimonianze materiali dell'umanità e del

suo ambiente ma anche siti e monumenti, parchi, orti

botanici, centri scientifici e planetari ecc.(dall'estratto

dallo Statuto dell'ICOM - International Council of

Museums)

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Nel 1875 Artur Hazelius, un linguista svedese, realizzò,

all’Esposizione internazionale di Parigi, “l’accampamento

lappone”, una ricostruzione vivente di un insediamento

dell’estremo nord scandinavo. Qualche anno dopo, nel 1891,

sulle colline di Stoccolma, a Skansen, l’esperimento divenne

permanente e ospitò la ricostruzione di complesse scene di

vita e di lavoro rurale della Scandinavia, con l’utilizzo di

figuranti e di materiale etnografico, fabbricati tradizionali

autentici smontati e poi rimontati, altri edifici

completamente ricostruiti secondo il modello degli originali.

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Questa iniziativa costituiva un vero e proprio museo

permanente (è tuttora in attività) all’aria aperta

destinato a influenzare profondamente la museografia

etnografica di tutta l’Europa nordorientale per diversi

decenni. Dopo Skansen nuove forme di

rappresentazione e interpretazione della cultura hanno

fatto la loro comparsa e ognuna di esse ha aggiunto

qualcosa di originale alla costruzione di quel concetto

che oggi chiamiamo “patrimonio culturale”.

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Si arriva così alla fine degli anni ’60 con un concetto di

patrimonio culturale ormai in gran parte slegato da

considerazioni estetiche e riferito invece a elementi

sociali. Non è importante per la cultura ciò che è bello,

prezioso, unico, ma ciò che permette di ricostruire e

raccontare la storia delle comunità umane.

Tutto questo spiega come sia cambiato il concetto di

patrimonio culturale e racconta una parte della storia.

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Progettare un museo diffuso significa innanzi tutto

stabilire un metodo di fruizione dell’intero territorio.

Una struttura museale del genere è basata su due

componenti: un luogo di riferimento dove si concentra

l’essenza specifica della struttura museale (servizi al

pubblico, luogo di raccolta e di documentazione, centro

di interpretazione ecc.); un sistema di percorsi che

collegano i luoghi di interesse scientifico e culturale.

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Questa polifonia culturale viene raccordata visivamente e

simbolicamente attraverso un parallelo lavoro su soluzioni coerenti

e capillari di arredo paesaggistico, una apposita specializzazione

della segnaletica e la messa a punto di itinerari tematici,

sottolineati da banner sospesi e da “sentieri” calpestabili che

raccordano i diversi attrattori. Gli elementi fisici della

comunicazione possono essere supportati efficacemente dalla

realizzazione di immagini e videoservizi per raccontare gli attrattori

e gli eventi del territorio.

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Il museo diffuso consente di valorizzare le potenzialità intrinseche del

territorio e di attivare flussi turistici in settori urbani e territoriali meno

conosciuti, innescando circoli virtuosi per il territorio e per gli operatori

del settore. In funzione di questa strategia, l’Associazione NED propone

soluzioni di regia dei contenuti e dei sistemi informativi in grado di

operare in modo coordinato su scala metropolitana e territoriale, e linee di

prodotti editoriali (guide, brochures, manifesti, portali web) pensate per

una efficace comunicazione del circuito e dei suoi itinerari tematici.

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La Rete dei Musei En Plein Air in Sicilia.

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La Rete dei Musei En Plein Air in Sicilia.

Gibellina

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La Rete dei Musei En Plein Air in Sicilia.

Fiumara di Tusa

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La Rete dei Musei En Plein Air in Sicilia.

Casal di Noto

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La Rete dei Musei En Plein Air in Sicilia.

Farm Cultural Park - Favara

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I°Step

Gennaio/Marzo 2015

Costituzione di un Comitato Promotore su proposta congiunta

dell’Associazione NED, Associazione Liberi per Jato, COPPEM

con

Comune di Monreale, San Giuseppe Jato, San Cipirello, Altofonte,

Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela, Camporeale, Roccamena

GAL Terre Normanne, Associazione Libera, Legambiente, Regione

siciliana (Autorità di gestione del Parco Archeologico dello Jato)

Accademia delle Belle Arti, Università di Palermo, scuole e altri attori

territoriali

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Il Museo En Plain Air dello Jato – MEPAJ

II°Step

Aprile/Giugno 2015

Presentazione pubblica dell’idea progettuale e definizione di una

partnership aperta per la realizzazione di un percorso di

progettazione partecipata per rispondere ai requisiti del POR

2014/20 al fine di attivare fondi strutturali per supportare

l’iniziativa.

Individuazione di aree pubbliche e/o di beni confiscati per la

realizzazione di un Centro di Interpretazione del Territorio e sede

dell’Ecomuseo.

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Perché un Ecomuseo nel territorio dello Jato? L’Ecomuseo è una dinamica socioeconomica dietro cui sta un patto con il quale

una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio.

• Patto: non un insieme di norme che obbligano o proibiscono qualcosa, ma un

accordo non scritto e generalmente condiviso.

• Comunità: i soggetti protagonisti non sono solo le istituzioni poiché il loro ruolo

propulsivo, importantissimo, deve essere accompagnato da un coinvolgimento più

largo dei cittadini e della società locale.

• Prendersi cura: conservare ma anche saper utilizzare, per l’oggi e per il futuro, il

proprio patrimonio culturale, in modo da aumentarne il valore anziché consumarlo.

• Territorio: inteso non solo in senso fisico, ma anche come storia della popolazione

che ci vive e dei segni materiali e immateriali lasciati da coloro che lo hanno abitato

in passato.

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Possibili ipotesi progettuali

• Azione formazione della figura dei Facilitatori Ecomuseali

• Realizzazione del Centro di Interpretazione dell’Ecomuseo dello Jato

• Realizzazione di una Mappa di Comunità

• Adeguamento dei percorsi naturalistici con la collocazione delle opere di arte contemporanea

• Adeguamento degli edifici tradizionali (mulini, pagghiari, etc.)

• Restituzione alla Comunità dei Beni confiscati

• Attività promozionali – tradizionali e web 2.0 (pubblicazioni, brochure informative, produzioni

audiovisive, etc.)

• Eventi culturali per la promozione delle eccellenze del territorio (agroalimentari ed enogastronomiche

es. Festival del Cinema del Vino e della Dieta Mediterranea)

• Realizzazione di una residenza di artisti (per l’ospitalità, la didattica, la ricerca e la realizzazione di

opere d’arte contemporanea realizzate da artisti provenienti da tutto il Mondo)

• Internazionalizzazione e valorizzazione degli attrattori culturali e turistici, anche attraverso la

partecipazione ad eventi fuori dal territorio (per es. EXPO 2015) e l’adesione alle reti nazionali e

internazionali degli Ecomusei.

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Quanto ipotizzato dovrà essere il frutto di un percorso di

progettazione partecipata posto in essere attraverso una

serie di incontri di comunità coordinati dalla figura di un

facilitatore. Il risultato conseguente sarà chiamato Piano di

Comunità dell’Ecomuseo dello Jato. Alla redazione del

Piano sono in genere necessari almeno 6 mesi di

progettazione partecipata.

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Redatto il Piano sarà necessario darsi una

governance dell’Ecomuseo affidandola ad

una Fondazione di Comunità costituita ad

hoc tra i soggetti promotori.

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La Fondazione sarà affiancata da un

Comitato Etico, con funzioni di

garanzia e legalità e da un Comitato

artistico. Entrambi i Comitati saranno

costituiti da personalità riconosciute ed

indipendenti.

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Le attività di prefattibilità e di fattibilità saranno realizzate

da un Comitato tecnico scientifico scelti dagli Enti

Promotori.

COPPEM: Natale Giordano - coordinatore

Associazione NED: Floriana Coppoletta – resp. Comunicazione

Liberi per Jato: Raffaele Turtula – esperto sviluppo locale

GAL Terre Normanne: Ciro Misseri (?)

Comuni: Un impiegato a tempo indeterminato

Altri: da definire

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Grazie

Natale Giordano – COPPEM Floriana Coppoletta - Ass. NED

[email protected] [email protected]