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    LE ERBE MEDICINALI DI FRATE ATANASIO

    Biografia di p. Atanasio

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    La V edizione del libro di P. Atanasio Cristofori Erbe medicinali di frateAtanasio vede la luce a quarantadue anni dalla precedente e alle sogliedell'anno 1985 che segna il centenario della nascita dell'Autore.Nonostante il passare del tempo pensiamo per che l'apparire del volume nellelibrerie e speriamo anche e soprattutto nelle case delle nostre vallitrentine, sia salutato come il ritorno di un amico, come l'affacciarsi alla

    porta di casa della veneranda e bonaria figura del frate che ne l'Autore: unafigura ieratica sull'altare e sul pulpito, ma buona, affabile, umile eaccostabile negli incontri personali e nella vastit e tenacia delle amicizie.Cos intima e affettiva era infatti ritenuta universalmente la connessione fral'uomo, il frate sacerdote, e la sua opera di raccoglitore e distributore dierbe medicamentose, tra la parola viva e parlata che sapeva accostare l'uomo aDio, e quella scritta nel suo libro che sapeva indicare nella natura lamanifestazione della bont e provvidenza di Dio, da divenire universalmenteconosciuto e chiamato il frate delle erbe.Crediamo pertanto che non sar discaro a quanti lo hanno conosciuto e a quantine hanno sentito parlare, premettere a questa edizione postuma un breve profilodell'Autore, perch la sua memoria rimanga ancora unita alla sua opera.

    Sacerdote cappuccino

    Padre Atanasio Cristofori Angelo al battesimo nasceva a Grauno, minuscolocentro della Valle di Cembra il 24 luglio 1885. A sedici anni scendeva a Trento,accompagnato da mamma Cecilia, per chiedere di essere ammesso tra i fraticappuccini. Aveva frequentato con profitto le tre classi elementari esistentinel paese: possediamo l'attestato della III classe del 1899, nel quale la bravamaestra Speranza Balduzzi lo giudicava molto buono in tutte le materie: soloin storia naturale e fisica lo gratificava con appena un sufficiente. Un po'poco veramente per un futuro naturalista!... Un certificato del parroco diGrumes dichiara che il giovinetto era stato istruito da lui per due anni nellalingua italiana e latina specialmente, non trascurando la storia, la geografia ela letteratura, nelle quali materie dimostr grande diligenza e non mediocrecapacit.Non gli mancava quindi una preparazione scolastica, sia pure rudimentale, masufficiente per essere ammesso agli studi conventuali.Ma quando il giovinetto, imbarazzato e tremante (lo raccontava lui, da vecchio,sorridendo) si trov davanti alla figura austera del Provinciale dei cappuccini,allora P. Ignazio Zanol da Rovereto, e si sent dire: siete troppo gracile perla nostra vita austera: dovete mangiare ancora due some di polenta, si sentperduto. Intervenne mamma Cecilia col coraggio e l'autorit materna: el varda,padre, che l' ben semplizot (in dialetto, piccolo, mingherlino) ma l' san,salo?. E fu accettato.Entr nel noviziato a Condino il 24 settembre 1901 ed ebbe l'abito di SanFrancesco. Comp e termin gli studi ginnasiali nel convento di Arco, lafilosofia a Terzolas e la teologia a Rovereto e Trento. Fu ordinato sacerdote il14 febbraio 1909. Ma non ancora predicatore e confessore: termin gli studi diteologia nel 1912 ed inizi il suo lungo itinerario nei vari conventi e nelleparrocchie che vi facevano capo. Incominci a Rovereto, poi a Trento efinalmente, nel 1940 approd a Terzolas, da dove non si mosse pi, se non permorire, nell'infermeria di Rovereto l'11 giugno del 1961.Possediamo un libriccino in cui, fino al 1924 annot diligentemente le sueprediche: titolo, data, luogo dove le singole prediche furono recitate. Avevaquindi un repertorio che, almeno nei primi anni mandava a memoria, come delresto era consuetudine di tutti i predicatori popolari. Poi l'esperienza gliinsegn a conservarne il materiale catechistico e l'ossatura della predica,adattandolo per ai luoghi, alle circostanze e all'ambiente, vivacizzandolo conbozzetti e aneddoti dell'esperienza quotidiana. Predicazione eminentemente edesclusivamente popolare, dunque. Lo aiutava a farsi ascoltare anche il suoaspetto prestante, dalla barba fluente del profeta e la voce tonante:raccontava, compiacendosene, di quel prete di montagna (Ruffr, perl'esattezza), che temeva per le vetrate della piccola chiesa!

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    Cos per cinquant'anni: quaresime, missioni popolari, sagre di paese, conlunghissime ore di confessionale, con lunghe camminate da un paese all'altro,sempre pronto a rispondere a chi lo richiedeva e a chi lo mandava. E lungo lastrada trovava anche i suoi Nicodemi che lo aspettavano per fare la Pasqua,per i quali non c'erano tempi stabiliti, ma tutto l'anno era aperto allamisericordia di Dio che P. Atanasio portava con s.

    Durante la prima guerra mondiale fu anche cappellano militare al Tonale e sullaPresanella, ma solo per qualche mese, perch la vita militare non era fatta perlui e la divisa gli era pi pesante e ingombrante del saio francescano.Il frate delle erbe

    All'interno della sua vocazione francescana ne nacque ben presto un'altra, inpiena armonia e sintonia con la prima: quella dell'interesse per la natura, glianimali, le erbe, i funghi: anch'essi creature di Dio, dono di Dio agli uomini.Come san Francesco avrebbe voluto cantare e cant di fatto con la sua vita e conil suo entusiasmo:Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre Terra,la quale ne sustenta e governae produce diversi fructi con coloriti fiori et erba.

    Fu certamente una vocazione innata, un'inclinazione tutta personale. Forse portcon s dal piccolo borgo natio l'amore alla natura e qualche nozione attintaalle conoscenze popolari, ma certo che in convento trov un clima adatto allasua crescita e la possibilit di apprendere e approfondire ci che gi sentivanell'anima. In ogni convento francescano c' sempre un giardino per i fiori, unclaustro ingentilito di corolle. Francesco stesso, come narrano i suoi primibiografi consigliava all'ortolano di adattare a giardino una parte dell'orto,dove seminare e trapiantare ogni sorta di erbe odorose e di piante che produconobei fiori, affinch al tempo della fioritura invitino tutti quelli che guardanoa lodare Dio, poich ogni creatura sussurra e dice: `Dio mi ha fatta per te, ouomo" (Legg. perugina). quanto P. Atanasio stesso ci conferma nella sua Prefazione alla prima edizionedel suo libro: La causa che mi spinse a dare alle stampe questo modestissimolibretto doppia: remota e prossima. La prima risale alla mia giovinezza, e ful'amore di predilezione alla Botanica. Quest'amore, crescendo sempre con glianni, mi diede occasione, in convento e fuori, di dedicare tutti i ritagli ditempo disponibili a questo studio, mediante mezzi didattici, esperimenti econversando con persone competenti. Da qui lo studio applicato allaFioricoltura, alla Frutticoltura ed alla Terapeutica della nostra superba elussurreggiante Flora.Chi sono le persone competenti che lo aiutarono a formarsi la culturabotanica?P. Atanasio non pot conoscere di persona il suo confratello cappuccino econterraneo P. Placido Giovanella da Cembra che fu micologo e naturalista eavvi alla conoscenza dei funghi l'abate Giacomo Bresadola, perch questi morivanell'infermeria del convento di Rovereto nel 1903, mentre fra Atanasio era alleprese con i latinucci nel vicino ma allora irraggiungibile, convento di Arco. Neconobbe per i molti discepoli e visse nel desiderio di raccoglierne l'ereditculturale, anche per diritto di patria.Pi tardi, ormai sacerdote, conobbe e fu amico del Bresadola stesso: benchapplicato, pi che alla micologia, alla fitologia e alla fitoterapia, conoscevaa fondo, l'opera bresadoliana, tanto da poterne citare a memoria le pagine deidue volumi pi diffusi, per ogni fungo che gli fosse mostrato: latestimonianza di un suo collaboratore. Molti altri sono gli amici competentiche l'hanno aiutato a crescere nella conoscenza della botanica: egli stesso nenomina qualcuno nella citata prefazione, come il Comm. Giovanni Pedrotti, ilmaestro Biasioni, il Comm. Osvaldo Orsi, direttore dell'Istituto AgrarioProvinciale di S. Michele, Guido Sette, farmacista di Cembra, ecc. Non possiamotacere il nome del Prof. Guido Rovesti del Ministero dell'Agricoltura e Foreste,Medaglia d'Oro della Cultura, suo grande amico e ammiratore al quale si deve laPrefazione alla IV Edizione del libro di P. Atanasio.In seguito, nel 1936-37, a oltre cinquant'anni, ebbe modo di frequentare i Corsidi Erboristeria presso l'Universit di Padova, dove trov nuove cognizioni e

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    altre conferme ai suoi studi autodidattici. Il Prof. Giuseppe Gabrielli,dell'Universit di Ferrara, solandro e erborista, commemorando P. Atanasio nelXV anniversario della morte presso il convento di Terzolas, diceva: A questoproposito (di P. Atanasio, studente universitario) ebbi occasione di attingerechiari ragguagli dallo stesso direttore dei corsi, il Prof. Felice Gioelli, che,divenuto in seguito ordinario di questa disciplina, quindi rettore del-

    l'Universit di Ferrara, il caso volle fosse anche mio maestro, e che con luisostenessi la tesi di laurea. Ricordava distintamente il Gioelli del nostrofrate la partecipazione diligente e appassionata alle lezioni, nonch lespiccate qualit di cui aveva dato prova nelle esercitazioni e neiriconoscimenti. Di questa partecipazione diligente alle lezioni

    testimonianza un piccolo blok di appunti, scritti con meticolosa pazienza,come da uno scolaretto diligente, durante l'insegnamento e gli esperimenti deimaestri, dei quali ben presto divenne pi che discepolo, amico e collaboratore,mantenendosi in frequente corrispondenza. Il notes molto sciupato e porta isegni di una continua e diuturna consultazione.Frutto di questi studi, ma soprattutto della sua consumata esperienza, della suainnata intuizione e della conoscenza dei luoghi, e dietro sollecitazione deimolti amici e ammiratori, il suo libro Piante ed erbe medicinali della nostra

    Regione Tridentina, vero vademecum della medicina pratica popolare, che ebbenelle nostre valli ma anche fuori, una insperata diffusione. Si proponeva discrivere per il popolo: Il libretto scritto in modo semplicissimo per esserealla portata di tutti. Per questo ho evitato la terminologia medica, hotralasciato quasi tutte le piante velenose' (nella I Edizione), perchnella cura delle malattie, non si avesse a sorpassare. arbitrariamente ledosi... (prefaz. alla I Edizione). Il libretto andr poi arricchendosi erimpolpandosi nelle successive edizioni. Basta osservare la data e ilprogressivo aumento delle pagine per farsi un'idea della diffusione del libro edella cura meticolosa con cui l'Autore lo ha curato e seguito.

    Ecco l'elenco delle varie Edizioni:I EDIZIONE: P.A.C. (Padre Atanasio Cappuccino ) - Piante ed Erbe Medicinalidella nostra Regione Tridentina - Ardesi, Trento 1931 - pag. 72.Prefazione dell'Autore - duplice indice alfabetico: delle piante descritte nellibro e delle malattie e corrispondenti cure.II EDIZIONE: Padre Atanasio da Grauno - Cappuccino - Piante ed Erbe Medicinalidella nostra Regione Tridentina - II Edizione migliorata, ampliata e illustratacon figure colorate. Ardesi - Trento - 1934 - pag. 150.Vi aggiunto un Atlantino in 12 Tavole a colori, con nome delle piante initaliano e latino. L'Atlante stampato ad Esslingen in Germania dalla J.F.Schreiber Verlag come appendice al libro di Christiansens A. Taschenbucheinheimischer Pflanzen. Munchen, 1916.

    III EDIZIONE: Padre Atanasio da Grauno - cappuccino - Piante ed Erbe Medicinalidella Regione Tridentina - Ardesi - Trento 1937 - XV - pag. 253.IV EDIZIONE: Padre Atanasio da Grauno - cappuccino - Piante ed Erbe Medicinalid'Italia con speciale riguardo alla Regione Tridentina - Ardesi - Trento 1942,pag. 281.

    IV Edizione riveduta, ampliata con nuovo ricettario. La pubblicazione portatutti i segni del tempo di guerra: carta, stampa e soprattutto la mancanzadell'Atlante illustrativo, che si pot avere solo in un numero limitato di copieper la difficolt dell'importazione. Porta la prefazione del Prof. GuidoRovesti, Consigliere Superiore del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste.Alla fine di questa forse troppo lunga enumerazione mi sembra di poter dire chedue sono principalmente i meriti dell'opera di P. Atanasio, prescindendo dal suovalore scientifico: quello di essere riuscito a volgarizzare e rendereelementare ed accessibile a ogni classe di persone una scienza che non dellepi facili, illluminando soprattutto i pi sprovvisti ad apprezzare la ricchezzache li circonda nella natura; e lo spirito di carit e di fede da cui tutto illibro animato.

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    Scriveva nella Prefazione alla II Edizione del 1934: Possono queste pagineistruire, consolare e sanare tanti esseri sofferenti ed irrequieti, e dire atutti: Nel vostro corpo sano, sana sia pure la vostra mente: "mens sana incorpore sano": affinch, essi commossi alla considerazione di questo dono diDio, nel grande e svariato mondo delle piante, lodino e glorifichino il DivinoCreatore.

    Ma l'attivit scientifica di P. Atanasio non si ridusse alla composizione dellibro, a correggere, aggiungere, chiarire meglio le procedure pratiche per lapreparazione delle erbe medicinali, lavoro riservato ai mesi invernali lunghi esolitari nel convento di Terzolas, ma appena si apriva la stagione e i primifiori e le prime erbe comparivano sulle montagne circostanti, incominciavanoanche per il frate le lunghe escursioni nei boschi, solo o con amici ecollaboratori e al ritorno, il sacco da montagna era sempre pieno e fragrante dimille odori e colori.Intensa anche la sua collaborazione al Consorzio Erboristico Regionale di cuiera membro della Commissione scientifica fino dal 1929 e la partecipazione suasempre entusiastica alla fondazione e alla manutenzione dell'orto botanico alleViotte di Monte Bondone. Continua e appassionata anche l'opera di divulgazionecon conferenze e lezioni a gruppi botanici e in particolare ai maestri

    elementari. Con questi in particolarmente faceva opera di educazione ecologica.Proprio in una conferenza ai maestri si augurava di non vedere pi quellefrotte promisque e incoscienti di gitanti e di turisti, salire e scendere dainostri monti con la testa nel sacco, calpestare e distruggere vandalicamentequanto di bello e di autentico il Signore ci ha regalato nelle nostre stupendemontagne....Uomo tra gli uomini

    La lunga carrellata nella vita e tra gli scritti di P. Atanasio probabilmentenon ancora riuscita a darci la sua fisionomia umana verace e autentica, comel'hanno conosciuta le genti della Valle di Sole e di Non che lo incontravanosulle loro strade nelle sue scorribande pastorali e scientifiche. Chi non loconosceva? L'apparire della sua figura ieratica di patriarca dalla barba fluentee dal sorriso ilare di bambino rimasto tale anche se cresciuto e invecchiato,era sempre unasulle piazze dei paesi, nelle baite di montagna, nelle chiese ecase.P. Atanasio fu veramente un semplice, un umile, un buono: come San Francescovoleva i suoi figli.Per questo am la natura con ammirazione ed. entusiasmo, nelle sue espressionipi semplici e pi belle: i monti, i fiori, le erbe, gli alberi, le acque, gliuccelli, i cervi e i camosci, che ospit in convento per salvarli dallarigidezza dell'inverno: tutte le creature del buon Dio. Per questo am gliuomini, senza eccezione e senza distinzione. Credo non abbia mai avuto non solonemici, ma neppure avversari, competitori, invidiosi o malevoli. Avvicinavatutti con la medesima confidenza e sicurezza. Per tutti i mali del corpo avevail suo pizzico profumato di erbe aromatiche, accompagnato da una benedizione eda un ammonimento morale; per tutte le occasioni gioiose e tristi aveva il suofiore e la sua partecipazione umana e francescana; per ogni incontro l'aneddotoarguto, la battuta caustica, le caratteristiche rimele eco di un mondo difiaba, ingenuo e buono, sereno e semplice, tipicamente francescano. Con lamedesima confidenza e disinvoltura dava e chiedeva, ammoniva, rimbrottava elodava, lasciando sempre tutti con l'animo pacato e contento.Ci auguriamo che il ritorno di P. Atanasio attraverso le pagine del suo librovalga non solo a portare sollievo a quanti soffrono nel corpo e nello spirito,ma anche a ricordarci che Dio ci vuoi bene e che le creature che ci ha messevicine sono l'attestazione concreta della Sua bont e della Sua Provvidenza.

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    BREVE NOZIONE DI FITOTERAPIA

    Sar sempre cosa difficile anche per l'uomo studioso il poter valutareadeguatamente i beni immensi apportati all'uomo dalle piante medicinali, tantonell'uso profilattico, che in quello terapeutico: il loro uso si pu dire abbia

    avuto principio all'apparire del primo uomo sulla terra.Purtroppo per questi mezzi di cura che la divina Provvidenza ci diede a largamano e gratuitamente, col progresso di tempo e con l'avvento di nuovi sistemi,andarono in disuso, fino a essere addirittura disprezzati.Anche gli stessi sanitari, abbandonando i fitofarmaci, formatisi sottol'influsso di quel potente reattivo chimico, che il sole, prestaronovolentieri l'orecchio alle interessate lusinghe di quei fabbricanti stranieri,che riversavano continuamente sul nostro mercato, sotto diversi nomi reboanti,la loro produzione di materie coloranti, spacciate per medicamenti di ammirabileefficacia.Gi sullo scorcio dei secolo passato un discreto numero dei nostri mediciitaliani studiarono e seppero valutare i benefici apportati dalle piante ed erbemedicinali, all'umanit sofferente; e nel 1882 il professor Oreste Mattirolo

    propose alle sfere governative un progetto di legge a tutela del patrimoniocostituito dalla nostra flora medicinale.La guerra mondiale poi fu quella che aument in modo straordinario lo studiodell'Erboristeria, per la mancanza di quei prodotti e sottoprodotti di materiecoloranti che non si potevano pi ritirare dall'estero belligerante, preoccupatoa preparare con esse gli esplosivi e i gas asfissianti.Nel dopoguerra questo studio delle piante medicamentose s'intensific semprepi, finch arriviamo alla legge Acerbo del 1930.Con questa legge, approvata il 6 gennaio 1931, Giacomo Acerbo, Ministrodell'Agricoltura e Foreste, riuniva una Commissione di agronomi, chimici, mediciindustriali per uno studio serio, destinato allo sfruttamento razionale dellanostra flora officinale.A questa legge, che disciplina la coltivazione e la raccolta delle piante

    officinali, fecero seguito due altre disposizioni importanti: quella che siriferisce all'autorizzazione per raccogliere le piante, e quella che riflette ilconseguimento del Diploma di Erborista, ovviando cos all'ignoranza o ingordigiadi certi raccoglitori, poco coscienziosi, i quali, strappando radici o togliendoalle piantine i mezzi di riproduzione, fecero s che alcune di essescomparissero dalla flora di certe regioni.Frutto di questa legge provvidenziale fu lo studio appassionato in seno a tuttele classi e in tutta la nazione; il programma dell'Erboristeria introdotto nellescuole; il ritorno di tanti medici all'uso dei semplici; l'istituzione diparecchi Consorzi Erboristici Regionali, di Istituti Chimici per la preparazionedi medicinali a base di puro vegetale e di interessantissimi Corsi Erboristicitenuti nelle diverse Regie Universit per il conseguimento del Diploma diErborista legale specializzato.

    Frutto di questa provvida legge sull'Erboristeria furono le belle e interessantiopere edite da valenti uomini nostri, quali: un dottor Negri con il suo: Erbariofigurato; un dottor Fidi con le sue: Erbe e Piante medicinali; un dottorAlessandro de Mori con le sue: Piante officinali e il chiarissimo dottor CarloInverni con le sue opere riflettenti questo vago, utilissimo e redditizio campodell'Erboristeria.NB Ma forse il pi grande studioso in questa materia il chiarissimoprofessor Guido Rovesti con le sue interessanti monografie sul Ginepro, sulLauro, sulla Ginestra, sull'Autarchia italiana attraverso i secoli nelcampo delle piante officinali.

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    CONOSCENZA E UTILIZZAZIONE DELLE PIANTE OFFICINALI

    Non occorre dirlo che per dedicarsi di proposito all'erboristeria assolutamente necessario non solo conoscere le piante ed erbe medicamentose cosin generale, ma di saper discernere secondo la diversit del clima, del terreno,

    dell'altitudine e della localit le piante d'una stessa specie. Giacch provato che la forma, il colore e le dimensioni, come pure la potenzialitterapeutica dipendono da questi fattori. Cos pure l'Erborista deve porre gran-de attenzione per non confondere una pianta medicamentosa con altra di specieaffine, il che molto facile ad avverarsi non solo con piante d'una stessafamiglia, ma anche con quelle di famiglia e generi diversi.E questa precauzione oculata deve aversi sempre presente, trattandosi di piantevelenose (p. es. Veratrum album e Gentiana lutea, ecc.).L'Erborista deve usare questa pratica specialmente con le piante o erbe giessiccate, perch, in tale stato, rappresentano forme e colori diversi dallostato verde. Quindi l'obbligo di tenerle separate le une dalle altre, e metterviper tempo a ciascuna la propria etichetta.Di qui anche la necessit di conoscere le parti utilizzabili della pianta, se si

    debba cio raccoglierla intera, o le foglie, o i fiori, o le sommit fiorite ola corteccia, radici, rizomi, semi, bacche, libro, o una o pi di queste particombinate insieme.

    EPOCA DELLA RACCOLTA

    La raccolta si deve iniziare allorch la pianta o le parti di essa cheinteressano contengono il massimo dei principii attivi. L'epoca della raccoltavaria secondo le diverse piante, e secondo le diversi parti d'una stessa piantache si vuole utilizzare. Per avere un raccolto pi o meno abbondante, pi o menoricco di principii attivi, si deve fare attenzione alla qualit del terreno, alclima, al luogo e anche alla coltivazione. In quanto alla coltivazione si fanotare che le piante spontanee sono pi ricche di principii attivi che non

    quelle coltivate, a meno che la coltura si faccia in un ambiente volutodall'attitudine e dal terreno delle piante spontanee. Nella raccolta dellefoglie, dei fiori e sommit fiorite si deve fare attenzione di non danneggiarele piante. Le radici, i tuberi, i bulbi e i rizomi devono essere interi, benpuliti e ben conservati. Ogni raccolta deve farsi in giornate serene o almenoasciutte.Le radici, i tuberi, i bulbi e i rizomi si raccolgono preferibilmente inprimavera, quando incominciano a spuntare le foglie, o in autunno, dopo lacaduta delle foglie o del caule, se la pianta biennale. Generalmente per sipreferisce l'autunno, perch in tale stagione le radici sono pi ricche disucco. Per il medesimo titolo si raccolgono pure d'autunno le cortecce e leparti legnose: anzi, per queste, preferibile l'inverno.Gli steli e le foglie si raccolgono in principio di fioritura, perch prima le

    piante sarebbero troppo pregne di acqua; pi tardi invece, i principii attivipasserebbero nei fiori. I fiori vengono raccolti al tempo della fecondazione,cio quando si aprono.Le foglie e i fiori delle labiate si raccolgono quando le piante sono in pienafioritura. Per quanto riguarda la raccolta dei frutti e dei semi si consiglia diprenderli a perfetta maturit, fatta eccezione delle piante ombrellifere i cuisemi devono raccogliersi prima della maturazione, perch non avendo lamaturazione simultanea, andrebbero perduti i semi pi sviluppati. I ritardatarisi possono maturare con l'essiccazione. E questi semi, perch di maturazioneirregolare, devono essiccarsi al sole. Le foglie, specialmente se sono destinateal commercio, devono essere monde, cio senza picciolo.

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    ESSICCAZIONE

    In via generale l'essiccazione delle foglie, dei fiori e delle piante erbacee sifa all'ombra, in ambienti arieggiati e difesi dall'azione diretta dei raggisolari. Le piante aromatiche possono, in un primo tempo, esporsi al sole, mai abagnomaria o al forno; tutt'al pi, in via eccezionale, si possono essiccare inuna stanza riscaldata.Le radici, i tuberi, i rizomi devono essiccarsi al sole, o nelle stufe, o neiforni, badando bene per che nei forni non vengano cotti o addiritturaabbruciati. Per l'essiccazione sia all'ombra che al sole o al forno, necessario che la pianta, o i fiori, o le radici siano bene distese; e prima dimettere a fissa dimora la parte di pianta che si vuoi utilizzare, deve esseretalmente secca, che stropicciandola, si possa polverizzare. Perch le piante, lefoglie e i fiori possano mantenere, nel miglior modo possibile, il colore, equindi renderle commerciabili, non si devono mai pressare nello stato verde inceste o altro, ma praticare subito l'essiccazione giusta le norme quiprescritte.Per l'essiccazione di radici, bulbi, rizomi, tuberi e cortecce, necessariosiano tagliati in pezzetti orizzontali o verticali, secondo le prescrizionifarmacologiche. L'essiccazione di piante minute o acquose si fa legandole amazzetti e sospendendole in aria a una corda.Prima dell'essiccazione delle piante necessario prati-care accuratamente lapulitura, la lavatura, se occorre, e lo scarto delle parti marce o deteriorate.

    MODO DI PREPARARE LE DROGHE

    Gi dopo la prima edizione di questo mio libro, alcuni de' miei lettori silamentarono di non aver trovato in alcune piante la dose specifica da adoperarsiper ogni singolo preparato. Altri mi domandarono la distinzione che passa trath o infuso e decotto, come pure la spiegazione delle parole estratto, tintura,

    succo, tisana, ecc.Cercher di accontentare tutti nel miglior modo possibile, sempre persuaso,per, di non arrivarvi, perch so che certuni sono un po' troppo esigenti ecapricciosetti come scattanti bambini.Dir, primieramente, che la dose per ogni th o infuso ordinariamente di 8-10gr. quando, in questolibro, non indicato altrimenti e anche quando non fosseindicata dose alcuna. Questa dose pu essere aumentata o diminuita a piacimentodell'individuo, secondo la propria costituzione fisica e l'effetto che produce.Tutto questo per le piante ed erbe non venefiche, perch per le venefiche necessario stare all'indicazione o consultare il medico.

    THE, INFUSO, INFUSIONE

    Il th, o infuso, o infusione consiste nel versare ac-qua bollente (un quarto dilitro) in un recipiente nel quale sia stata messa in precedenza la piantasminuzzata, avendo cura di coprirlo subito per impedire l'evaporazione. Dopocirca 15 minuti si filtra e si zucchera, o meno, secondo i gusti. In viagenerale per si ha fretta di gustare il preparato, e io consiglierei a farbollire per 2 minuti la droga, tenendola sott'acqua con una forchetta elasciandola sedare, come sopra, per soli 5 minuti. Per certe piante,specialmente amare, consigliabile usare una seconda volta, aggiungendovenemet di nuove.

    DECOTTO O DECOZIONE

    Il decotto o decozione, l'indica la stessa parola, si fa con il bollire la

    pianta o le piante a completa cottura, ossia dai 20 ai 40 minuti, notando che seper un decotto si adoperano piante molli e dure (ad esempio: rizomi, radici),

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    queste devono esser bollite prima delle molli (foglie e fiori), riuscendo cospi efficace il decotto.

    ESTRATTOSi ha l'estratto di una pianta, quando si adoperano dei solventi, che possonoessere acquosi, idroalcoolici, alcoolici ed eterei, conforme se si adopera acqua

    distillata, o alcool diluito, o solo alcool, o etere.

    TINTURALa tintura si ottiene mettendo a macerazione la pianta ridotta in polverenell'alcool. Questa operazione si compie in due volte, e precisamente: si mettela droga nella met dell'alcool che si vuoi adoperare per 4-5 giorni, poi siversa in un recipiente, immettendovi l'altra met di alcool per altri 5 giorni;indi si versa, si spreme il residuo, si uniscono insieme i due liquidi, e poi sifiltrano.

    SUCCOIl succo si ottiene spremendo la pianta verde in un torchietto o in un mortaio,

    badando che la pianta sia ben lavata e sufficientemente tagliuzzata. La pastaottenuta si spreme in un sacchetto di tela. Il succo cos ottenuto, si devechiarificare con il metterlo in un vaso di vetro e immergerlo in acqua quasibollente, finch sia chiarificato. Quando poi raffreddato, si filtra, siimbottiglia, mettendovi sopra un piccolo strato di olio d'olivo, si tappaermeticamente e si pone in luogo fresco e asciutto. Mancando l'alcol,specialmente alla gente povera, si procede alla stessa operazione con vinogeneroso ad alta gradazione. Per piante e radici mucillagginose, viscose necessario pestarle, inumidirle con acqua e lasciarle per qualche. tempo inmacerazione prima della spremitura.

    TISANALa tisana una pozione nella quale il principio attivo in piccola quantit, e

    si pu prendere senza alcun inconveniente.

    SPIEGAZIONI DI ALCUNI TERMINI MEDICI CHE SI RISCONTRERANNO NEL LIBROAMENORREA : ritardo o mancanza delle mestruazioni. AMARO: che aumental'appetito, facilita la digestione, rinforza.ANALETTICO: che ristabilisce le forze, specialmente nei convalescenti.ANESTETICO: che priva della sensibilit.ANTIDOTO: Contravveleno.ANTIELMINTICO: che scaccia i vermi.ANTIPIRETICO: rimedio contro la febbre.ANTISETTICO: contro la putrefazione tanto dei liquidi che dei tessuti.

    ANTISPASMODICO: medicamento contro le contrazioni involontarie dei muscoli.APERITIVO: che eccita l'appetito, ristabilendo le funzioni dello stomaco.ASTRINGENTE: che diminuisce o arresta la secrezione con il suo contatto.BECHICO: contro la tosse.CARMINATIVO: che espelle i gas intestinali.CATARTICO: purgante blando.CAUSTICO: che brucia.CEFALICO: che combatte i dolori di testa.COLAGOGO: che serve a espellere la bile.DEPURATIVO: che serve a purificare il sangue. DETERSIVO: che pulisce le ferite ele cicatrizza. DIAFORETICO: eccitante il sudore.DIURETICO: che provoca abbondanza di orina. DRASTICO: purgante energico.EMETICO: che provoca il vomito.

    EMMENAGOGO: che provoca i mestrui.EMOLLIENTE: atto a rammollire le parti irritate o in-fiammate.EMOSTATICO: che arresta le emorragie.ESPETTORANTE: che fa espellere le materie contenute nei bronchi.

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    FEBBRIFUGO: che allontana la febbre.IPNOTICO: che eccita il sonno.LASSATIVO: purgante che non irrita.LEUCORREA: perdite bianche delle donne. METRORRAGIA: perdita di sanguedall'utero.NARCOTICO: che produce torpore, sonno, stupore. PETTORALE: atto a curare le

    malattie della respirazione.REVULSIVO: che serve a deviare verso l'esterno una secrezione morbosa, portandola parte malata allo stato di prima.RUBEFACENTE : che porta maggiore quantit di sangue alla superficie della pelle.SINERGICO: rimedio simile a un altro.STIMOLANTE: che eccita l'attivit organica, ravvivandone la circolazionesanguigna.STOMACHICO: che fortifica lo stomaco.STOMATICO: che serve per le malattie della bocca. SUDORIFERO: eccitante ilsudore.TENIFUGO: rimedio contro il verme solitario.Tossico: che eccita e fortifica in modo durevole le funzioni dei tessuti.ToPICo: rimedio che si applica all'esterno, come: empiastri, cataplasmi,

    unguenti, ecc.VERMIFUGO:. che scaccia i vermi dall'intestino.VULNERARIO: atto a curare le ferite.

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    1 PARTE

    PIANTE ED ERBE MEDICINALI

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    SPIEGAZIONE DELLE ABBREVIAZIONIH.: Habitat. P.: Parti.R.: Raccolta. F.: Famiglia.NOMI BOTANICIAllioni: ALLIONI CARLO (1725 - 1804) botanico italiano.D.C.: DE CANNELLE AUGUSTIN (1778-1841) - botanico svizzero, professore inMontpellier, contribuisce alla sistematica con Teo-ria elementare della

    botanica. Inoltre autore di molte altre opere di fisiologia e organografiavegetale.DE CANNELLEALFONSO (1806-1893) - figlio di Augustin, botanico, termina l'operaPadronus del padre e prosegue con Monografia sulle fanerogame.Ehr.: EHRENBERG CHRISTIAN (1795-1876) - zoologo, botanico, medico, alseguito della spedizione asiatica con Humbled.Gaert.: JOSEPH GAERTNER (1732-1791) a Pietroburgo - Fondatore del-la morfologiamoderna, 'autore di Morfologia dei frutti e semi. Il figlio continua la suaopera.Koch: WILLHELM DANIEL KOCH (1771-1849) - botanico ed entomologo.L.: KARL VON LINNE (1707-1778) - medico svedese - ricercatore botanico -eccezionale classificatore. Il suo erbario con oltre 7000 specie in possessodella Linean Society London.

    Mnch: MONCH KONRAD (1744-1805) - Professore di botanica in Kassel -Specializzato nella flora di Hessen.Neck.: NECKED HEDWIG insieme a Schimper autrice di Sistematica dei licheni.Pers.: CHRISTIAN HENDRICK PERSOON (1755 Citt del Capo - 1837 Parigi) - medico,per primo tent- di classificare i funghi. Autore di Micologia europea.Schip.: SCHIMPER KARL FRIEDRICH (1803-1867) - Scopritore della nuo-va morfologia delle piante. Il figlio ed il nipote Willhelm(1856-1901) proseguono la sua opera. Autore di Sistematicadelle fanerogame.Schr.: FDNZ VON SCHDNK (1747-1835) e Paola von Schrank. Direttore dell'ortobotanico di Monaco - Studiosi della Flora Bavarese.Spr.: SPRENGEL CHRISTIAN (Berlino 1750, Brandeburgo 1816) -Sistematologia della impollinazione con insetti.

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    Abete biancoAbile pectinata, D.0

    NOMI DIALETTALI: Avz, Avc, Avzzo, Paghra, Avo, Avdin, ecc.DESCRIZIONE: Albero che pu raggiungere l'altezza di 25 metri, con fusto a ramiquasi orizzontali; foglie persistenti, piegate in due serie opposte, lineari epercorse di sotto da due righe bianche; pinne erette con squame caduche.

    Habitat: comune nella zona montana e subalpina.Parti usate: le gemme e le foglie, come pure la resina.Raccolta: le gemme in primavera, le foglie in pieno sviluppo.Famiglia: Conifere.Le foglie (500-1500 gr.) bollite fortemente nell'acqua (3-4 litri) e poi versatoil tutto in un bagno con dentro acqua calda, giovano assai nell'artrite,reumatismo, asma, etisia iniziale, scorbuto e malattie della pelle.Le gemme bollite servono quale stimolante sudorifero, urinifero, nelle debolezzedi ventricolo, idropisia, sifilide cronica e impetigini. La resina produce latrementina di Strasburgo, che serve a fare empiastri. Dalle pine si estrae olioper ferite; cos pure la trementina che si estrae dalle piccole cellule chesporgono dal tronco liscio.

    Abete rossoAbies excelsa, D.0

    NOMI DIALETTALI: Pc, Pazzi, Piec, Pici, Dasa. H: la zona montana e subalpina.P: la trementina con i residuati. R: preferibilmente in autunno. F: Conifere.DESCRIZIONE: Albero (25-35 m.) con fusto irregolarmente ramoso; i ramiorizzontalmente arenati e ramettipendenti; foglie persistenti, solitarie,rigide, sottili, quasi tetragone, acute, volte per ogni verso sui rami, affattoverdi; pine pendenti con le squame persistenti.La trementina, detta anche Acqua ragia, si ottiene incidendo il tronco; l'oliodalla distillazione e il residuo la pece bianca o di Borgogna. Tanto latrementina che la pece, specialmente se unita a cera vergine, servono per uso

    esterno come empiastro o unguento nelle suppurazioni, reumatismi, lombaggini enegli ascessi.Per uso interno nei catarri cronici delle vie respiratorie, urinarie edell'intestino; si usa prenderne da 1 a 4 grammi al giorno, a diverse riprese,in capsule o in altro modo. Le gemme si usano contro i catarri bronchiali edella vescica, come pure nella blenorragia e nella cistite. Dose: 30 grammi ininfusione in un litro d'acqua.Per chi soffre di petto (tossi, catarri o predisposizione alla tubercolosi o in stato di convalescenza) trover grande sollievo passeggiando o riposandoall'ombra delle conifere. Per chi non ha tale possibilit, si faccia portare unfascio di rami verdi di conifere (piceo, abete, pino); li collochi nella suastanza e di quando in quando li agiti. Cos si sprigionano le sostanzebalsamiche; una volta al mese li sostituisca con nuovi rami.

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    Achillea atrataIdem, L.

    DESCRIZIONE: Fusto ascendente o eretto, brevemente pubescente (10-12 cm.);foglie bislunghe, pennattofesse, con lacinie lineari, mucronulate; capolinipiccoli in corimbo terminale, con brattee involucrali orlate di nero.

    Achillea moschataIdem, Wulf.

    DESCRIZIONE: Fusto ascendente o eretto (10-15 cm.); foglie sparse sul caule,sessili, glabre con lobi lineari, paralleli; capolini piccoli, in corimboterminale, bianchi, con le squame involucrali orlate di rossastro o nero.

    Achillea nanaIdem, L.

    DESCRIZIONE: Fusto ascendente, semplice (6-15 cm.); foglie bianco-tomentose,bislunghe, pennatosette, con segmenti lineari interi, dentati o incisi; capolini

    picco-li, bianchi, in corimbo terminale compatto, sferico; squame involucraliottuse e brune nel margine.Tutte e tre queste composte di alta montagna, unite all'Artemisia mutellinadanno il Genep o th svizzero che giova assai nell'atonia del basso ventre,nella digestio-ne ritardata, nelle conseguenti flatulenze; usasi pure qualevulnerario. amabile, stomatico e giova anche nei raffreddori e mal di montagna.

    AcetosellaOxalis acetosella, L.

    NOMI DIALETTALI: Pan e vin, Pan de cuco, Pan del ciel, Pan de oro, ecc.DESCRIZIONE: Rizoma sottile con squame carnose, embricate, rossicce; foglietutte basali cuoriformi e picciuoli assai lunghi; stipole lungamente vellutate,

    picciolari; peduncoli basali uniflori con una brancola nel mezzo; sepali ovali,bislunghi; petali obovali, bianchi o rosei convene pi cariche. H: luoghi umidie ombrosi, specialmente nei boschi di conifere. P: tutta la pianta. R: estate eautunno. F. Ossolidacee.Questa graziosa pianticella efficace nelle febbri intermittenti, nellecostipazioni, nei tumori, nelle piaghe. Si prepara il decotto con una manata difoglie in 500 gr. di acqua. Per tumori si preparano i cataplasmi con le fogliecotte nel grasso di maiale; anche il succo, plasmato su piaghe ulcerose, assaiefficace. Per le costipazioni si mangiano le foglie crude con sensibilegiovamento; per occorre non abusarne per l'acido ossalico che contengono.

    AconitoAconitum Napellus, Stoerk.

    NOMI DIALETTALI: Mapl, Radis del diaol, Fior dalla mort, Luc, Ludo.

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    DESCRIZIONE: Aconito, dal greco acne = roccia per la stazione della pianta.Rizoma con due tubercoli allunga-ti, fusto eretto, un po' angoloso; foglie 5partite e segmenti cuneati a ventaglia, divisi in lacinie lineari; fioriviolaceo-azzurri in racemo; elmo emisferico, rostro del nettario breve, carpelliappressati all'asse; semi solcati in una sola faccia. H: nei luoghi umidi e almargine delle rocce e dei boschi della zona montana e subalpina. P: i tuberi. R:

    all'epoca della fioritura e da essiccarsi all'aria aperta. F: Ranuncolacee.Questa pianta velenosissima in tutte le sue parti, serve nelle nevralgie, neidolori reumatici e gottosi, nella sciatica, nell'angina, nel mal di cuore enelle congestioni polmonari. Per l'uso si deve sempre interrogare il medico.

    Actea spicata, L.NOMI DIALETTALI: Barba de capra, Barba de bech.DESCRIZIONE: L'Actea ha un rizoma grosso, nerastro; foglie bi-tripennate, confoglioline ovate incisoseghettate; fiori in racemo denso; petali spatolati,

    bianchicci; bacca nera, lucida. H: luoghi ombrosi della zona montana esubalpina. P: la radice. R: estate, autunno. F: Ranuncolacee.La radice di questa pianta ha propriet purgative e sudorifere; venne pureadoperata nel gozzo e nell'asma, e anche nelle malattie della pelle. Essendovelenosa, deve essere adoperata con prudenza e in piccolissime dosi.

    Agarico bianco o Fungo del laricePolyporus officinalis, Fries.

    Questo fungo si sviluppa sul tronco delle conifere e specialmente del laricenelle foreste della zona montana subalpina. Ha forma di zoccolo o mensola,

    sugheroso, coperto di crosta dura, segnata da zone di diverso colore. Si puraccogliere in qualunque stagione. Si raschia la parte superficiale, perliberarlo dalla parte legnosa. Contiene una resina speciale. Bollito nella dosedi 4-5 gr. purgante violento e anche vomitivo. Nella dose di 1 gr. si adoperacon successo nei sudori dei tisici. Serve pure nelle emorragie, come anche nellafabbricazione di certi liquori, quali, a esempio, il Fernet.

    Agave americanaIdem, L.

    Pianta vivace della famiglia delle Amarillibacee, con rizoma grosso dal quale

    hanno origine le foglie carnose e lunghe fino a un metro. Essa originariadall'America, ma acclimatata anche da noi. Lungo le coste del Mediterraneocresce spontanea. Si usa il succo che si estrae dalle foglie e dal rizoma. Esso rinfrescante, depurativo, diuretico. Come rinfrescante interno si usa l'infusodi 50 gr. di foglie in 1 litro d'acqua che si addolcisce con miele. Si prende atazzine.Per uso esterno giova assai quale lavaggio nelle infiammazioni degli occhi.Le foglie secche, polverizzate, in dose di una cucchiaiata al giorno, servonocontro l'itterizia e i mali di fegato. Da non confondere, come fanno taluni,l'Agave con ll'Alo.

    Aglio

    Allium sativum, L.

    H: ignoto allo stato spontaneo; viene comunemente coltivato negli orti. F:Liliacee.

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    Preso per bocca considerato quale stimolante delle vie respiratorie edigestive; ottimo preservativo nelle malattie infettive; bollito nel latte(meglio ancora nel vi-no) potente vermifugo; pestato si applica comecataplasma nei dolori reumatici; pestato e unito a grasso di maiale e olio si hala cosiddetta Senape del diavolo che si usa quale unguento nei tumori freddi,contro la tigna e la scabbia, come pure nelle paralisi e nei reumatismi cronici.

    Quest'unguento deve essere usato caldo. Contro l'artrite e reumatismo digrande effetto anche la tintura che si prepara con 20 gr. di aglio pestato messoin infusione per20 giorni in 100 gr. di alcool; se ne prendano 10 gocce algiorno sullo zucchero, aumentando giornalmente di una goccia fino a che latintura finita, e se occorre, si ripeta la cura.

    Aglio orsinoAllium ursinum, L.

    DESCRIZIONE: Bulbo inserito sopra un rizoma obliquo od orizzontale; foglie pianelarghette; tepali lineari, lanceolati; stami lunghi, acuti; ovario con caselle adue ovoli. H: prati umidi e lungo i margini dei boschi dalla collina alla zonaalpina. P: le foglie. F: Liliacee.Questa pianticella compare in principio di primavera. Ha propriet depurative, esi pu cuocere, a tale scopo, in grande quantit, nella minestra o in insalata.Ha il sapore e la forma simile al porro. Non vi forse pianta pi salutare perpurificare lo stomaco, gli intestini e il sangue.

    Aglio serpentinoAllium victorialis, L.

    DESCRIZIONE: Bulbo bislungo. scapo foglioso finoalla met, angoloso in alto; fiori' bianco-verdognoli in ombrello globoso; stamilunghi il doppio del perigonio; cassula globosa-trigona. H: luoghi umidi eombrosi e nei margini dei prati di montagna. P: il bulbo. F: Liliacee.Il bulbo ha virt fortemente astringente e si usa quale empiastro nei dolorireumatici, artritici, gottosi, co-me pure sui flemoni e sui tumori. Nel mal didenti, di orecchi e delle articolazioni si applicano i bulbi contusi, e i dolorispariscono.

    AgrifoglioIlex aquifolium, L,

    NOMI DIALETTALI: Vialr, Lassimistar, Sprgil, Laurano, Spina Christi.DESCRIZIONE: Arboscello sempre verde; foglie alter-ne, coriacee, ovali oellittiche con margine ondulato o irregolarmente dentato, spinoso; fiori incorimbi ascellari o solitari; drupa globosa, rossa. H: localit fresche e ripa-rate, specialmente fra le querce e castagni. P: foglie e corteccia. R: tuttol'anno. F: Aquifoliacee.Le foglie di questo arbusto servono contro l'artrite e reumatismo in dose di 30-40 gr. in un litro d'acqua; la corteccia rammollita con l'acqua unita atrementina, cera, burro e miele d un sapone giovevole contro tumori edenfiagioni; il decotto serve contro la febbre e isteria; la corteccia pesta,

    unita ad acqua, d un buon vischio per gli uccellatori.

    Agrimonia

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    Agrimonia eupatoria, L,DESCRIZIONE: Agrimonia da agros = campo e mone = abitazione. Pianta irsuta,fusto eretto (30-50 cm); foglie pennatosette, a segmenti ovali grossolanamenteseghettati; fiori gialli in racemo terminale a forma di spiga; achenio unico. H:frequente nei luoghi erbosi, nelle siepi lungo il margine dei sentieri, dalpiano fino alla zona montana. P: sommit fiorite e foglie. R: all'epoca della

    fioritura; F: Rosacee.Questa pianta contiene un olio etereo e una certa quantit di tannino. Essendoastringente si prescrive il th di foglie e sommit fiorite nel principio diangina, di faringiti croniche delle persone obbligate a parlare o cantare inpubblico. Il succo e il decotto (10% ), da prendersi 3-4 volte al giorno,giovano per i medesimi mali, come purenella dissenteria, diarrea, nelleaffezioni del fegato, dellamilza, dei reni, nelle glandole mesenteriche e intestinali.Esternamente si suole usare quale cataplasmo nei tumori,piaghe e vene varicose.

    AlchimillaAlchemilla vulgaris, L. TAV. 4 - N. 31

    NOMI DIALETTALI: Foie dala bruma, Erba stela.DESCRIZIONE: Radice grossa, legnosa; fusto eretto o

    ascendente (5-20 cm); foglie basali picciolate, reniformi,divise fino a '/5 dal margine in 5-9 lobi semicircolari,dentati in tutto il contorno, piegate a ventaglio; fiori incorimbi terminali, verdognoli; calice con lembo a 8 dentiovali, quasi uguali.

    Alchimilla alpinaAlchemilla alpina, L. TAV. 4 - N. 32

    DESCRIZIONE: Radice grossa, legnosa; foglie basalipalmeto partite in 5-7 lacinie lanceolate, seghettate all'api-ce, serico-argentine di sotto; fiori quasi verticillati in co-rimbo allungato; calice con lembo a 4 divisioni, 3-4 voltepi larghe dei lobi del calicetto.

    Tutte e due queste piante hanno propriet vulnerariee astringenti e si adoperano in infuso contro le diarree eflussi sanguigni in dose di 60 gr. in 1 litro d'acqua. Ester-namente si usa nelle contusioni. Vi ha pure chi l'adopera

    quale afrodisiaco per le bestie.Queste due specie cotte nell'acqua e bevute a caldo

    servono per tutti i dolori di testa, specialmente per indige-stione di acqua nella stagione estiva, nei raffreddori, nelleinfiammazioni degli occhi e nel mal di denti, facendogargarismi. salutare l'una o la seconda nelle rotture oernie, facendo degli impacchi. H: prati umidi di monta-gna. P: foglie. R: estate. F: Sanguisorbacee.

    AlloroLaurus nobilis, L,

    DESCRIZIONE: Lauro dal celtico Lauer = verde, per-

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    ch pianta sempre verde; foglie bislunghe-lanceolate; co-riacee e a margine ondulato; frutto drupa. H: da noicoltivato nella regione Vezzano-Riva. P: le foglie e ledrupe. R: a maturazione. F: Lauracee.

    Le foglie di alloro, oltre che adoperate come condi-mento, si preparano in infusione quale stomachico, sudori-

    fero e carminativo. Dalle drupe si estrae un olio per frizio-ni nel reumatismo e nell'emorroidi. Tale olio si adoperapure in veterinaria.

    L'infuso delle foglie si fa con 5-10 foglie in una tazzadi acqua bollente. Esso giova anche nelle flatuosit, nelladebolezza di stomaco e nelle gastralgie, eccitando l'appeti-to, facilitando la digestione. Nella paralisi si danno 8gocce dell'essenza delle bacche.

    Altea officinaleAlthaea officinalis, L

    DESCRIZIONE: Pianta cinerino-tomentosa; fusto eret-to, (60-120 cm.); foglie quasi ovali pi o meno angolose,crenato-dentate con stipole lesiniformi, caduche; pedunco-li con 1-3 fiori, calicetto con 7-9 divisioni lineari-lanceola-te; carpelli molti reniformi a margini ottusi, rugosi suldorso. H: assai rara come spontanea; si trova invece colti-vata ed di facile coltura. P: principalmente le radici eanche le foglie e i fiori. R: autunno per radici; le foglie

    e i fiori a maturazione. F: Malvacee.Le radici sono lassative, calmanti, diuretiche, emol-lienti, espettoranti. Si usa l'infuso di 20-30 gr. in tutte leinfiammazioni acute, nella diarrea, dissenteria, nelle malat-tie delle vie respiratorie, nei bruciori d'orinare, nellaleucorrea, e in fomenti nei foruncoli, nelle erisipole e nellepiaghe.

    L'infuso di foglie e fiori (10-15 gr.) in 1 litro diacqua rimedio nelle tossi ribelli; le foglie si applicanosui tumori come emollienti.

    Amarella

    Artemisia vulgaris, L.

    NOMI DIALETTALI: Erba legn, Erba per la fever, Me-demaistro mat.

    DESCRIZIONE: Fusto eretto (70-110 cm.); foglie ver-de-cupo di sopra, bianco-tomentose di sotto, le inferioripicciolate, le superiori sessili, tutte pennato partite consegmenti larghi inciso-dentati; capolini ovoidi piccoli bian-castri in racemo composto stretto; squame involucrali. H:comunissima nei luoghi incolti, aridi, lungo le siepi. P: lefoglie e le sommit fiorite. R: in pieno sviluppo dellefoglie e prima che sboccino interamente i fiori..F:Composte.

    Il th si prepara con 30 gr. in un litro d'acqua, qualestimolante nei disturbi gastrici, nelle regole soppresse odolorose come emmenagogo, nelle metrorragie e nelle dif-ficili mestruazioni (un bicchiere la mattina alcuni giorni

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    precedenti). Viene pure adoperata per le bestie nelle cosid-dette engropade e nel mal del sangue.

    Anemone dei boschi

    Anemone nemorosa, L.

    DESCRIZIONE: Erba rizomatosa con foglie radicali si-

    mili alle bratte dell'involucro, brevemente picciolate, ternate con segmentomedio generalmente trifido e bifidi idue laterali, tutti dentati; fiore solitario bianco o roseo con peduncolicurvati a maturit; achenio pubescente, terminato da una punta glabra. H: comunenei boschi della zona montana e subalpina. P: le foglie e i fiori.R: primavera. F: Ranuncolacee.

    La pianta fresca pestata viene adoperata come cata-plasma contro la tigna e quale vescicatorio, producendosulla pelle eritema pi o meno grande a seconda della

    durata dell'applicazione.

    AngelicaAngelica silvestris, L. -TAV. 1 N. 3

    NOMI DIALETTALI: Angelica, Sambughi mati, Car.DESCRIZIONE: Dal grego angelos = angelo per le sue

    propriet medicinali. Fusto eretto, grosso, cavo ramoso inalto, foglioso (50-150 cm.); foglie triangolari grandissime,tripennatosette con segmenti discosti, bislungo-lanceolari,acuminati, inegualmente seghettati; fiori bianchi; ombrel-

    le con 20-30 raggi; frutto ellittico con coste dorsaliottuse.

    ArcangelaAngelica Archangelica, L.

    DESCRIZIONE: Radice grossa, aromatica; fusto gros-so, cavo (100-120 cm.); foglie basali assai grandi, tripen-natosette, con segmenti ovolo-bislunghi inegualmente se-ghettati; il terminale trifido; ombrelle grandi con moltiraggi; frutto con coste sporgenti, acute a vallicelle, senza

    canaletti. H: tutte e due nei luoghi umidi e nei fossi dellapianura alla zona subalpina. P: la radice (raccolta dopo lafioritura) le foglie e i frutti. F: Ombrellifere.

    La radice in dose da 3-4 gr. sola o con zucchero indecozione giova nella gonfiezza del basso ventre, nei di-sturbi gastrici e nei catarri di petto; messa in infusioneper otto giorni nel vino bianco, serve nelle coliche prodot-te da bibite fredde o da freddo ai piedi; masticata servequale preservativo nelle malattie contagiose.

    Facendo l'infuso di 15-30 gr. in 1 litro d'acqua, siottiene un delizioso stomachico, eccitante l'appetito, facili-ta l'espettorazione; indicato contro l'isteria. L'infuso difoglie e di fiori anticatarrale e depurativo del sangue.

    AnicePimpinella Anisum, L.

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    DESCRIZIONE: Fusto glabro, ramoso (30-50 cm.); fo-glie basali cuoriformi, rotonde, lobate, inciso dentate, lemedie pennato-lobate a lobi cuneati o lanceolati; fruttipubescenti con pochi peli sparsi. H: d'ordinario coltivatonegli orti. P: il seme. F: Ombrellifere.

    I semi assai profumati di questa pianticella sono carminativi, sudoriferi,sedativi, espettoranti e si usano ininfusione (15 gr. in 1 litro d'acqua). Il th (un cucchiaiodi semi in una tazza di acqua bollente) eccellente nelledifficili digestioni, nelle ventosit, negli spasimi nervosidelle vie respiratorie, nei dolori di ventre dei bambini, nelmal di capo. Per gli asmatici giova assai fumare i semi.

    AntennariaGnaphalium dioicum, L. TAV. 6 N. 49

    DESCRIZIONE: Pianta con stoloni radicanti; fusto

    eretto, semplice (5-15 cm.); foglie lanceolato-lineari ver-de-cinerine e tomentose di sotto, le basali obovato-spatola-te assai ottuse, le superiori acuminate quasi uguali; capoli-ni mediocri in piccolo corimbo di color bianco o roseo.H: nei luoghi aridi e boschi chiari della zona subalpina ealpina. P: la pianta intera. R: in fioritura. F: Composte.

    Questa pianticella simile nella sua forma alla Stellaalpina, si trova assai spesso associata a questa. Si usal'infuso nelle malattie di petto in dose di 20 gr. in 1 litrod'acqua. Ma, oltre che espettorante, sudorifera, antiel-mintica e vulneraria. Vi pure chi asserisce come dettapianta, posta negli armadi, scacci insetti nocivi. Lavando-si, con il decotto la testa, fa morire altri insetti schifosi.

    ArnicaArnica montana, L. - TAV.1 - N. 5

    DESCRIZIONE: Erba perenne con foglie radicali a ro-setta, 5-nervate; fusto eretto (20-40 cm.), con 1-2 coppie

    di foglie lanceolate opposte; il caule verde e peloso alvertice termina con una infiorescenza a capolino colorgiallo; achenio cilindrico, coronato da un papo di setolebianche uniseriate. H: comune nei prati di alta montagna.P: fiori e radici. R: i fiori in luglio, ben distesi ed essiccatiall'ombra, le radici in ottobre ed essiccate all'aria aperta.F: Composte.

    Anche questa bella e graziosa pianta delle nostreAlpi ha parecchie virt medicamentose, tanto per uso inter-no che esterno. Internamente si prepara l'infuso nel quan-titativo di 10-12 gr. in 250 di acqua. Se ne prende uncucchiaio ogni due ore negli assalti nervosi, nel principiodella gotta, negli avvelenamenti, nella gonfiezza al bassoventre e contro le perdite sanguigne emorroidali. Giovapure nelle peritoniti, nelle febbri intermittenti ostinatecon infiammazioni ai piedi e idropisia. Esternamente si usail decotto nelle lividure, slogature, piaghe, tagli, punture,ascessi freddi, cadute, punture.

    Per fanciulli idrocefali si usano 15 gr. di fiori d'arni-

    ca in 90 gr. di aceto bollente e 150 gr. di acqua pure bol-lente, mettendo la miscela sul capo del malato qualeimpacco e cambiandola spesso. Fare attenzione, perchuna dose troppo elevata per uso interno potrebbe cagiona-

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    re nausee, vomiti, oppressione, vertigini.Nelle paralisi, frizioni con lo spirito sulla spina

    dorsale.

    AroArum maculatum, L. TAV. 1 N. 6

    DESCRIZIONE: Rizoma a tubero; foglie grandi astate,con macchie brune, donde il nome, con infiorescenza aspadice di color rosso. H: sporadico nella zona montanain luoghi ombrosi e freschi (Folgaria, Bondo, Giustino,ecc.). P: il rizoma. R: dopo la fioritura. F: Aracee.

    Il rizoma si usa come antielmintico e antireumatico;schiacciato si applica con buon esito sulle piaghe, paterec-ci, porri e calli.

    Per uso interno si raccomanda molta prudenza (4 gr.in polvere pro dose) perch rimedio pericoloso.

    AsparagoAsparagus officinalis, L.

    DESCRIZIONE: Pianta erbacea perenne che ci d inprimavera il noto eccellente ortaggio. Della famiglia delleliliacee, qua e l inselvatichito, ma pi comunemente colti-vato. La radice ha propriet diuretica, calmante del cuore.Si fa il decotto con 50 gr. di radici in 1 litro di acqua daprenderne tre bicchieri al giorno tra i pasti. Questo decot-to pure indicato nell'idropisia e nella pinguedine.

    AssenzioArtemisia absinthium L. TAV. 12 N. 86

    NOMI DIALETTALI: Medemaistro, Mdech, Erba bian-ca, Erba bona, ecc.

    DESCRIZIONE: Pianta bianco tomentosa; fusto erettoramoso (60-80 cm.); foglie ovali le inferiori tripenatosettecon lacinie lanceolate, ottuse, le superiori pennatosette;capolini gialli mediocri in pannocchia fogliosa, volti da unlato. H: luoghi incolti, asciutti, sui muri e ai margini dellestrade. P: foglie e sommit fiorite. R: in fioritura. F:Composte.

    Il th si prepara con le foglie e le sommit fioritenella dose di 8 gr. in un litro di acqua bollente che silascia riposare per un'ora. indicato contro il mal dimare, come diuretico, digestivo, antielmintico, antiittericoe stomachico. Da prendersi in piccole dosi (tre-quattrocucchiai alla volta); come vermifugo da prenderne unatazza la mattina a digiuno per gli adulti, per i bambini inquantit minore. Non abusarne, perch l'abuso potrebbeportare a gravi disordini.

    Avena

    Avena sativa, L.

    DESCRIZIONE: Fusto eretto (60-120 cm.); foglie li-neari piane; pannocchia grande, ramosa in tutti i sensi;

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    spighette biflore, aristate; gemette glabre. H: coltivata. P:i semi. R: a maturit. F: Graminacee.I semi sono nutritivi, aumentano le forze vitali, sono

    antiemorroidali e rinfrescanti. Contro le costipazioni edemorroidi si prendono ogni mattina due o tre tazze dicaff preparato con avena torrefatta. Contro l'idropisia

    ribelle si usa il decotto di un litro di avena in 2 litrid'acqua fino a ridurla a 1 litro che si beve tutto duranteil giorno. Per catarri di petto, nelle infiammazioni deltubo digerente, delle vie urinarie, nei calcoli vescicali enella renella si fa il decotto di avena mondata in dose di25-30 gr. in 11/2 di acqua fino a ridurla a un litro. Si bevein giornata tra i pasti. Anche la farina di avena cotta benenell'acqua con un po' di burro riesce eccellente e nutritivaminestra per gli anemici, deboli, vecchi, per le nutrici eper i convalescenti di malattie contagiose.Con una manata di paglia d'avena, ben tritata, messa

    a bollire per 25-30 minuti in un litro d'acqua si ottieneuna bevanda ottima contro gli acidi urici cagionanti la

    gotta, la podagra, l'artrite, la calcolosi e la renella. Se nebevono 2-3 bicchieri al giorno. In ogni cura per bisognaprocedere con fiducia e costanza!

    BarbaforteCochlearia armoracia, L.

    Nomi DIALETTALI: Crm, Ravanada, Crn, Rdech.DESCRIZIONE: Radice grossa, fusiforme, carnosa; fu-

    sto eretto, ramoso (40-60 cm.); foglie basali ovatobislun-ghe, crenulate; le cauline inferiori pennatofide, le superio-ri lanceolate; fiori bianchi; siliquette ellittiche gonfie. H:

    coltivata. P: le radici. R: a preferenza autunno, inverno.F: Crocifere.La radice di questa pianta ha propriet depurative,

    antiscorbutiche e anticatarrali, e grattugiata con aceto ezucchero serve quale companatico. Eccedendo nella quan-tit, produce ritenzione di orina od orina sanguigna. Gio-va nel mal di denti, nei crampi di stomaco, in caso diasfissia, congestione cerebrale, capogiro, mal di testa esimili. Per questi casi si fa l'empiastro di radici grattugiatesulla parte dolorante. Messa in acquavite o alcool, d unliquore giovevole per l'artrite e reumatismo, fregando for-temente. Per facilitare la digestione, nei catarri di petto ointestinali, nell'idropisia e nella ritenzione di orina si fa

    l'infusione di 80-120 gr. di radici tagliuzzate in 2 litri divino o birra; da prendersi a bicchierini. La radice grattu-giata e posta nell'aceto, spirito o latte serve a levare lemacchie (lentiggini) dal viso e dalle mani, passandovi so-pra con un po' di ovatta inzuppata nel liquido.

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    BarbabietolaBeta vulgaris, L,

    La radice di questa pianta da tutti conosciuta, perchcoltivava, oltre essere ottimo alimento, specialmente per il

    bestiame, pure medicinale. Essa conviene a preferenzaalle persone irascibili, biliose, irrequiete. Con essa furonoguariti molti individui affetti da gastro-enterite cronica.Le foglie, cotte e condite con molto olio e poco sale,giovano nella stitichezza. Il decotto di foglie (40-50 gr. in1 litro d'acqua) eccellente nelle infiammazioni intestina-li, nei bruciori d'orinazione, nelle emorroidi e nelle malat-tie della pelle.

    La pianta appartiene alla famiglia delle Chenopodia-cee.

    BardanaLappa maior, Gaertn.

    Nomi DIALETTALI: Petolara, Baldana, Slavacioni,ecc.

    DESCRIZIONE: Fusto eretto, striato, ramoso(100-150 cm.); foglie grandi, cuoriformi, quasi tomentosedi sotto, tutte piciolate; capolini rosei, grandi tutti inracemo basso cuoriforme; squame involucrali tutte pilunghe dei fiori; disco epigino con orlo ondulato. H: assaicomune vicino alle case, negl'incolti, lungo le strade, pres-so depositi di rifiuti. P: la radice e le foglie. R: autunno eprimavera per le radice, per le foglie in pieno sviluppo. F.Composte.

    La Bardana, usata da tutti i medici e farmacisti finoavanti mezzo secolo, ha propriet sudorifere, diuretiche,depurative e cicatrizzanti. Il decotto di radice in dose di60 gr. in i litro d'acqua, fino a ridurlo a met purifican-te, risolvente, rinfrescante; giova quindi come sudorifero,nei disturbi d'orinazione, nelle ulceri, nella gotta, nellapodagra, nell'artrite, nella pietra e nella renella: giovaancora nei catarri polmonari, e in tutte le malattie dellapelle. Con le foglie fresche pestate, unite a chiaro d'uovo,si fanno impacchi sulle piaghe, sui tumori vecchi, geloni,nodi emorroidali, indurimenti e ferite. Si possono adopera-re anche le foglie secche, polverizzate, ma in dose alquantopi elevata. Il sapone si prepara pestando radici e foglie,

    che si cuociono nel burro, filtrando il ricavato. E indicatis-simo nelle scottature. La tisana si prepara con 25 gr. diradici in '/2 litro di acqua. risolutivo efficace ai bambinicolpiti da rosolia, dandone a bere un cucchiaino ogni 5minuti. In due ore la eruzione completa, e il bambino,tenendolo ben caldo, in tre giorni guarito. Un empiastroben caldo di foglie cotte nel latte fa cessare i dolori localiordinari, risana in breve le ferite, i tumori, le emorroidi,le croste lattee e la tigna.Per le ulceri (vene) varicose delle gambe, si unisce a

    un mezzo bicchiere di succo di foglie mezzo bicchiere diolio d'olivo; si agita fortemente fino a renderlo a consi-stenza d'unguento; si applica all'ulcera con una fascia di

    cotone trasparente, ricoprendo con una foglia fresca dibardana.Mezzo per far crescere i capelli. In un litro di acqua si

    aggiungano tre litri di aceto; vi si cuocia insieme il quanti-

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    tativo di 3-4 grosse radici di Bardana per lo spazio di15-20 minuti; si filtri e si lavi, fregando fortemente aguisa di massaggio, la testa 2-3 volte il d, e se il bulbonon morto, si ottiene realmente la crescita dei capelli.Ognuno deve capire che la crescita non subito pronta,ma bisogna attendere un tempo pi o meno lungo, senza

    stancarsi.

    Basilico (Basalic)Ocymum basilicum,

    Questa labiata, perch coltivata negli orti, abbastan-za conosciuta, senza dover farne la descrizione. pianti-cella molto aromatica, anche dopo l'essiccazione; oltre essereornamentale e servire quale condimento nella confezio-ne di diversi cibi, ha pure virt medicinali stimolanti estupefacenti. Si usa l'infuso di 10 gr. di foglie in un litrod'acqua contro la tosse, nel vomito, nella dispepsia nervosa, e quale

    gargarizzante nell'angina. Il succo giova nelmale d'orecchia, inzuppando dell'ovatta con alcune gocce.Il decotto usasi esternamente nelle screpolature. Il saponecomposto di grasso di maiale e di succo di basilico, serveper le labbra e per i capezzoli feriti. Con l'olio essenziale sifanno frizioni contro la caduta dei capelli e nelle paralisi.Per eccitare lo scolo soppresso dal naso si fiuta la polvere.

    BeccabungaVeronica beccabunga, L.

    Nomi DIALETTALI: Grasson, Erba del tai, Sempreviva.

    DESCRIZIONE: Fusti grossetti, cavi, radicanti alla ba-se e rossastri (20-60 cm.); foglie ellittiche, ottuse, picciola-te, superficialmente seghettate; calice quadripartito conlacinie uguali; cassula glabra quasi tonda oppure margina-ta o intiera. H: presso le sorgenti, lungo i rigagnoli, neifossi e nelle paludi, quasi sempre associata al Crescione.P: foglie e germogli. R: giugno, luglio. F: Scrofulariacee.

    Il succo Succus herbae Beccabungae scorbutico,risolvente e giova nelle costipazioni, nelle eruzioni cuta-nee, nella ritenzione di orina. Dose: da 40-70 gr. al gior-no. Le foglie e i germogli danno un'ottima insalata prima-

    verile.

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    BelladonnaAtropa belladonna, L.

    DESCRIZIONE: Fusto eretto, ramoso (50-150 cm.);foglie ovate, affatto intiere, accoppiate o solitarie; pedun-

    coli uniformi; corolla di coloro rossastro livido, campanu-lata; bacca nera. H: nei boschi freschi o recentementetagliati della zona montana e subalpina. P: foglie e radici.R: le foglie dopo la fioritura; le radici, di 3-4 anni, inautunno o in primavera. F: Solanacee.Questa pianta velenosissima deve essere trattata sola-

    mente dai chimici, dai medici e farmacisti. La si prescrivedagli oculisti per dilatare e immobilizzare l'iride dell'oc-chio e la pupilla. Le foglie, ma pi specialmente le radici,vengono usate nelle nevralgie facciali, nelle gastralgie, nel-la tosse asinina e nell'asma.Sia dovere preciso dei genitori e dei maestri che la

    conoscono di mostrarla ai loro rispettivi figliuoli e discepo-

    li avvertendoli di non manipolarla o coglierne le baccheper mangiarle. Tre-quattro bacche bastano per dare lamorte a un adulto; una sola pu essere letale a un bambi-no! Per fortuna rara da noi! Io la trovai abbastanzadiffusa sul Monte Baldo, tra S. Valentino e Canalette, quae l sul Pasubio, sui monti di Ala verso la Sega, in Lavaro-ne, tra Monte Rover e Luserna e nell'anno 1936 ne vidi al-cuni bei esemplari sul Monte Cengio, di qua da Asiago, inoccasione dell'Escursione Erboristica fatta con i miei Pro-fessori e Colleghi durante il Corso Erboristico tenuto al-l'Universit di Padova, ordinato dal Ministero dell'Agricol-tura e Foreste, per il conseguimento del Diploma Mini-steriale.

    BetonicaBetonica officinalis, L. TAV. 2 N. 14

    DESCRIZIONE: Fusto eretto (20-60 cm.); foglie infe-riori lungamente picciolate, ovato-bislunghe; brattee ova-to-mucronate; spiga bislunga, speronata alla base; calicepi o meno peloso, non reticolato, venoso; corolla porpo-rina o bianca. H: nelle radure, luoghi erbosi e incolti, aimargini dei boschi. P: tutta la pianta. R: durante la fiori-tura. F: Labiate.

    Le foglie giovani e i germogli cotti nell'acqua salatadanno un cibo saporito. Le foglie secche in dose di 8-10gr. in 1/2 litro d'acqua offrono un th pettorale risolvente icatarri. Sono bens amare e sgradite, ma giovano assainello sputo di sangue, nella debolezza di nervi e nei distur-bi di respirazione. La pianta, cotta nel vino, serve, per usoesterno, a medicare ulceri varicose e piaghe infette. Laradice purgativa.

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    BetullaBetula alba, TAV. 3 N. 17

    NOMI DIALETTALI: Bedl, Bel, Bogla, Bedi.DESCRIZIONE: Foglie romboidali-triangolari, lunga-

    mente picciolate, non reticolate nella pagina inferiore,ementi fruttiferi lungamente peduncolati. H: qua e l nel-la zona montana e subalpina. P: le foglie e le gemme. F:Betulacee.

    Per malattie di cuore con edemi diffusi, contro ivermi, per attivare le funzioni dei reni, nella gotta e nelmal della pietra si fa l'infuso di foglie di 20-40 gr. in 1litro d'acqua, o il decotto di 25-40 gr. in 1 litro d'acquafino a ridurlo a met.Il decotto di gemme si fa con 100-150 gr. in 700 di

    acqua, riducendolo a 500. Tanto dell'infuso che del decot-to se ne pu prendere alcuni bicchieri al giorno. Per usoesterno il decotto serve contro l'erpete, sudor di piedi e

    artrite.Contro l'artrite giova assai procurarsi una specie di

    pagliericcio riempito di foglie disseccate; vi si entra inmezzo, spogli dei vestiti; in tal modo si produce moltosudore che si continua restandovi dentro un 20-30 minu-ti; indi ci si asciuga, ci si veste, evitando l'aria.Il cos detto carbone vegetale, calcinato in recipiente

    chiuso, si usa nelle dispepsie flatulenti, nelle diarree feti-de, nelle gonfiezze del basso ventre. Dose: 2-3 cucchiaidopo il pasto in una tazza d'acqua.

    BiancospinoCrataegus oxjacantha, L.

    NOMI DIALETTALI: Marendelr, Brugnolr, Piratolr,Amperlr, Perletn, ecc.DESCRIZIONE: Da cratos = forza e agem = condur-

    re. Arbusto con rami spinosi; foglie coriacee, fatte a venta-glio e pennatifide con 3-5 lobi inciso dentati; fiori bianchio rosei in corimbo di pochi fiori; peduncoli glabri, sepaliglabri ovati; petali obovati, quasi tondi; stili 1-2; fruttopiccolo bloboso, quasi rosso corallo. H: nelle macchie enelle siepi dalla pianura alla montagna. P: sommit infioritura. R: in principio della sbocciatura dei fiori. F:

    Rosacee.Il th dei fiori prezioso tonico del cuore. Dose: un

    buon pizzico in una tazza d'acqua da prendersi 2-3 volte ild. La tintura cardiotonica per le persone a sistemanervoso molto debole (15-20 gocce al giorno); come anti-spasmodico, nelle vertigini e nell'insonnia si pu arrivarefino a 40 gocce, da prendere prima di coricarsi. Il bianco-spino pure rimedio specifico contro l'angina.

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    Billeri

    Cardamine amara et pratensis, L,

    DESCRIZIONE: Cardamine amara: fusto eretto, ascen-dente, angoloso (20-50 cm.); foglie pennate tutte, a fogliolineosavate, o bislunghe sinuate, o dentato-angolose, laterminale un poco pi grande; petali bianchi, raramentevioletti, lunghi 3 volte il calice; silique lineari strette.

    Cardamine pratensis: rizoma corto, fusto eretto(30-40 cm.); foglie basali pennate, tondo-ovate; la pigrande terminale reniforme; fiori lilla a corimbo corto;petali lunghi il triplo del calice. H: la prima lungo i fossie le sorgenti; la seconda nei prati umidi, paludosi. P:

    tutta la pianta. R: dopo la fioritura. F: Crocifere.Il succo Succus herbae Cardaminis S. Nasturtii pra-

    tensis aperitivo, impedisce la decomposizione degliumori, migliora le funzioni del basso ventre, e si usa nelleidropi, nello scorbuto e nelle eruzioni cutanee. Dose: da15-30 gr. da solo o con acqua.

    Biondella (Centaurea minore)

    Erythrea centaurium, Pers. TAV. 10 - N. 77

    DESCRIZIONE: Fusto eretto ramoso superiormente

    (20-40 cm.); foglie basali ovato ottuse in rosetta; fiorirossi, sessili, solitari nelle dicotomie e fascicolati nell'apicedei rami, i laterali accompagnati da due bratteole; stimmabifico. H: nei pascoli e nelle radure dei boschi fino a

    mezza montagna. P: tutta la pianta. R: in fioritura. F:Genzianacee.

    Questa simpatica ed elegante pianticella ha propriettoniche, stomachiche, febbrifughe e leggermente purgative.Si usa il the di tutta la pianta in dose di 10-15 gr. in1/4 di litro d'acqua.Questo th, assai prezioso, giova nelledebolezze di ventricolo, inappetenze, nelle febbri, nei malidi stomaco, nel catarro gastrico, nella diminuzione del-l'attivit digerente, nell'acidit. Esternamente si applicanofasciature del decotto nelle malattie della pelle (erpete,eczema, tigna, ascessi, ecc.).

    II vino amaro stomachico si prepara mescolando inparti uguali Biondella e Trifoglio fibrino, un po' di Assen-

    zio, un pizzico di fiori di Camomilla e alcune scorze diArancio in 2 litri di vino nero. Si lascia in deposito per 8

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    giorni al caldo; poi si filtra e il liquido filtrato e spremutosi mette in bottiglie ben chiuse. Se ne beve un bicchierinodue volte al d.

    Bistorta

    Polygonum bistorta, L

    DESCRIZIONE: Rizoma rossastro piegato due volte suse stesso; fusto semplice (20-60 cm.); foglie inferiori ovali,bislunghe, glauche di sotto scorrenti sul picciolo, tronca-te o cuoriformi alla base; fiori rosei in spiga compatta

    a spigoli acuti. H: prati e pascoli umidi della zona monta-na e subalpina. P: il rizoma. R: autunno e primavera. F:Poligonacee.

    La radice, che si essicca rapidamente al forno o alsole, contiene oltre ad acido tannico e gallico, un poco diacido salicilico e molto amido, e si usa in decozione di 60gr. in 1 litro di acqua nelle infiammazioni delle mucose esanguigne come astringente, come pure nelle diarree, feb-bri intermittenti e denti malfermi.

    Esternamente si usa quale cataplasma nei tumori,ferite e indurimento delle gengive. Internamente si pren-de la polvere in dosi di 2-4 gr. in un bicchier d'acqua neicatarri gastro-intestinali. Le foglie si preparano come lespinacce.

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    Bonaga (Ononide )Ononis spinosa, L. TAV. 6 - N. 41

    NOMI DIALETTALI: Malaighe, Bunaga, Bonaghe,Binaghe.

    DESCRIZIONE: Fusto prostrato o eretto, vellutato da

    una parte, spinoso (20-60 cm.); foglie ovali bislunghe,ottuse, dentate; fiori ascellari a coppie o solitari, rosei;lacinie del calice lanceolato lineari acuminate; legume ova-lo-eretto; semi tubercoloso-scabri. H: pascoli aridi, suimargini delle strade fino alla zona subalpina. P: le foglie eil fittone. R: estate. F: Leguminose.

    Il decotto del fittone da 20-25 gr. in 1 litro di acqua,fino a renderlo un terzo, si prescrive in tutte le infiamma-zioni delle vie respiratorie, urinarie, nelle cistiti e nellagotta. Essendo fortemente diuretico si usa con buon effet-to nelle idropisie, nelle emorroidi e nei calcoli renali evescicali. Per i medesimi mali si adoperano le foglie e ifiori, ma in modo pi blando.

    BorranaBorrago officinalis, L.

    DESCRIZIONE: Fusto grossetto, eretto (20-40 cm.);foglie grandi ovali o ellittiche, ristrette in lungo picciolo,le superiori bislunghe; racemo foglioso alla base; corollaceleste, piana, rotata. H: campi asciutti, siepi, nei ruderi.P: la pianta. R: in fioritura. F: Borrinacee.

    Il the si prepara con 15-20 gr. di foglie, preferibil-mente fresche, in 1 litro di acqua bollente. Giova neireumatismi, provocando traspirazione e per curare le tos-si; come sudorifera, diuretica, emolliente e depurativa si

    prescrive il decotto (da 50-100 gr. in 1 litro d'acqua) daprendersi molto caldo nelle infiammazioni polmonari, nel-la nefrite, nelle febbri esantemiche (rosolia, scarlattina,

    vaiolo) come pure nelle malattie della pelle. Come depu-rativo si cuoce la pianta nel vino che si beve a bicchierini.

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    BorsapastoreCapsella bursa pastoris, TAV. 6 N. 44

    Mnch.DESCRIZIONE: Fusto eretto, semplice o ramoso

    (20-40 cm.); foglie basali a rosetta, bislunghe, intere o

    pennatofide, le cauline saettiformi lanceolate; fiori bian-chi; siliquette triangolari, sopra peduncoli quasi orizzonta-li. H: ovunque nei luoghi incolti e coltivati dal piano allazona subalpina. P: la pianta (meglio fresca). R: al princi-pio di fioritura. F: Crocifere.

    Il decotto si prepara con una manata di piante fre-sche in tre tazze di acqua fino a ridurla a un terzo, che sibeve in due volte con qualche intervallo. Giova moltissi-mo nelle febbri intermittenti (malariche e terzane) neipassaggi sanguigni, nella diarrea, nell'itterizia, nelle scrofo-le al collo, nelle emorroidi, nell'albuminuria (morbo diBright) e nella renella.

    La Borsapastore, oltre essere prezioso astringente ed

    emostatico, ha pure grande propriet radioattiva, agendomagnificamente quando si fanno applicazioni esterne percurare malattie interne. Cos, a esempio, per curare lefebbri malariche si applica la Borsapastore fresca benetagliuzzata ai polsi e alla pianta dei piedi e la febbre cessaquasi subito.

    Cos chi porta con s in tasca uno o due tuberi diciclamino, pure radioattivo, si libera in brevissimo tempodalle emorroidi pi ostinate. Cos si dica di altre pianteradioattive: la cipolla, applicata sui reni schiacciata, controle malattie di fegato, milza, bile, reni; la cariofillata, appli-cata al collo per infiammazione agli occhi, l'imperatoria,l'aglio orsino, il geranio roberziano e lo spino cervino.

    Nella cura delle metrorragie di soggetti giovani onella menopausa si fa il the di 50 gr. di Borsapastore e 50gr. di Amarella (Artemisia vulgaris) in 1 litro di acqua. Silascia sedare per 10 minuti; poi si filtra e se ne beve unbicchiere ogni ora.

    Il succo gocciolato a caldo nelle orecchie, giova nelleotiti purulenti, e all'esterno giova pure, fregando, nellapodagra e nei tumori infiammanti. La polvere stagna ilsangue da naso e si usa anche sulle piaghe fresche. Danotarsi che la pianta, per avere un buon effetto, deveessere usata possibilmente fresca.

    Lo stesso decotto utilissimo nelle urine sanguigne,dando ottimi risultati. Dose: 30-60 gr. in un litro d'acqua.

    BOSSOBuxus sempervirens, L,

    NOMI DIALETTALI: Martl, Ardescol, Berverde,Verzl.

    DESCRIZIONE: Arboscello con rametti giovani un po'pelosi; foglie opposte, ovali, brevemente picciolate, luci-de, sempre verdi (2-3 cm.), con picciolo un po' peloso ailati. H: inselvatichito e coltivato nei parchi e nei. giardini.P: le foglie e la corteccia. R: in ogni stagione. F:Buxacee.

    Questa pianta ha propriet diaforetiche, purgative ecolagoghe, e si usa per questi scopi la decozione di 40 gr.di foglie in 1 litro d'acqua, fino a ridurlo a 1/3. Il decottodella corteccia in ragione di 60 gr. in 1 litro d'acqua, serve

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    a provocare il sudore nelle affezioni reumatiche, erpetichee sifilitiche. Attenzione alle dosi, perch pianta velenosa!

    BrioniaBryonia dioica, Iacq.

    NOMI DIALETTALI: Zucra selvadega, Zucra mata.DESCRIZIONE: Fusti gracili, erbacei, angolosi, rampi-

    canti (2-3 m.); foglie picciolate, ruvide, palmatoquinquelo-be e lobisinuato dentate, le superiori pi lunghe e piacute; fiori in racemi ascellari con brevi peduncoli; calicipi corti della corolla; bacca rossa piccola. H: nelle siepie negli avallamenti riparati e caldi. P: la radice. R: termi-nata la vegetazione. F: Cucurbitacee.

    Questa pianta velenosa deve usarsi con molta discre-zione. La radice per essere molto grossa, deve essere taglia-ta a fette per ottenere pi facilmente l'essiccazione: potente vomitivo, purgativo, diuretico, antireumatico. Per

    dissipare tumori, umori freddi, glandole sono ottimo rime-dio le frizioni fatte con la radice fresca raschiata. Nei dolorireumatici si applica la polpa fresca di questa radice. Nellecongestioni, nelle bronchiti, pleuriti, grippe, epilessia, ar-trite e quale purgativo si usa l'infusione di 8 gr. di polveredi radice in 1 litro di acqua. Il vino di Brionia si ottienecon 60 gr. di radici poste a macero per 24 ore in un litrodi vino. Se ne prendono 2 cucchiai prima del pranzo edella cena quale diuretico e lassativo nella cura dell'idropi-sia. La radice fresca pestata e cotta col sego rimedioefficace contro la rogna. Quattro o sei frizioni bastano perottenere la guarigione. Attenzione per l'uso interno, essen-do potente veleno.

    BrunellaBrunella vulgaris, L.

    NOMI DIALETTALI: Morella, Moratola, Sanzula.DESCRIZIONE: Pianta alta 10-30 cm.; foglie picciola-

    te con denti divaricati e l'inferiore diviso fino a met;corolla lunga il doppio del calice; stami con punta lesini-forme diritta. H: comune nei prati e lungo i luoghi erbosi

    delle vie. P: pianta intera. R: estate. F: Labiate.Questa pianta leggermente astringente si usa in infu-

    so da 30-40 gr. in 1 litro d'acqua, nelle infiammazioniintestinali e quale gargarismo nelle irritazioni della boccae della gola. La pianta intera fresca, ridotta in poltiglia, siusa come cataplasma nei gavoccioli (giavizzi).

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    Buglossa

    Anchusa officinalis, L.

    DESCRIZIONE: Foglie lanceolate, le superiori dilatate

    alla base; fusto eretto (30-50 cm.); calice 5-fido; corollaporpora-violacea con tubo quasi uguale al lembo e squa-me vellutate; stima unico smarginato; carpelli acuti. H:nei campi e nei luoghi incolti.

    Questa pianta ha le stesse qualit della Borrana.

    Calamo aromatico

    Acorus calamus, L,

    DESCRIZIONE: Erba perenne alta da 50 cm. a unmetro con rizoma grosso, cilindrico, orizzontale; fogliealterne, lunghe da 20 a 50 cm. ensiformi, guainanti, fustola capsula con due o tre semi ovati. H: nei fossi e nellepaludi, specialmente nella valle del Po. P: il rizoma. R:primavera e autunno. F: Aracee.

    Il rizoma aromatico-stimolante, tonico e febbrifugoe si usa nei catarri gastro-enterici, nella cattiva digestione,florifero triangolare; fiori piccoli verdastri; frutto a picco-nelle febbri intermittenti, nell'acidit di stomaco, negliingorghi renali e nelle palpitazioni di cuore. Si fa il decot-

    to del rizoma tagliato a pezzettini. Da 15 a 25 gr. in 500di acqua o vino. usato anche per rischiarare la voce eper bagni o lozioni ai bambini rachitici o scrofolosi.

    Calendola

    Calendula officinalis, L. TAV, 9 N. 64

    DESCRIZIONE: Pianta glandolosa-pubescente; fustoangoloso, lanceolato eretto (20-50 cm.); foglie inferiori

    bislungo-spatolate, le superiori lanceolato-cuoriformi abbraccianti;capolini grandi aranciati con linguette lungheil triplo dell'invoglio; acheni tutti con margine intero,tutti curvati. H: pianta assai rara o coltivata. P: la piantaintera. F: Composte.Foglie e fiori sono sudoriferi, aperitivi. Si usa l'infuso

    di 30-40 gr. in 1 litro d'acqua nei disturbi di ventricolo,della matrice, per ristabilire i mestrui impediti da debolez-za. Il succo (1/2-1 gr.) si adopera nei cancri della pelle,nelle ulceri, nelle scrofole e nell'emorroidi. Da notarsi:se alla mattina i fiori non si aprono, segno di pioggia.

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    CamedrioTeucrium Chamaedris, L.

    DESCRIZIONE: Pianta pubescente; fusto molto ramo-so dalla base (10-12 cm.) ; foglie ovali od ovali-lanceolate,

    brevemente picciolate, pubescenti doppiamente dentate;fiori in racemo foglioso; calice rossastro pubescente; corol-la porporina a lobo mediano concavo, obovato, cuneifor-me. H: luoghi incolti sassosi, sui muri dei campi, neiluoghi secchi e ben esposti. P: l'intiera pianta. R: maggio,giugno. F: Labiate.Questa graziosa pianticella, detta anche Querciola,

    ha propriet stomachiche e digestive. Si fa l'infuso di 15gr. di foglie e sommit fiorite in 1 litro d'acqua. Se neprendono 4 tazzine al giorno nell'inappetenza, nei mali distomaco e nei disturbi intestinali.

    Camedrio alpinoTAV. 10 N, 73

    DESCRIZIONE: Fusti frutticosi, ramosissimi, prostrati(10-20 cm.); foglie ellittico-bislunghe, profondamente cre-nate, ottuse, picciolate, bianco-argentine di sotto; stipolelineari; fiori bianchi, grandi, solitari; petali ordinariamente 8,lunghi il doppio dei sepali; carpelli con lungo stilopiumoso. H: abbondante da formare veri tappeti sui ci-glioni e pascoli della zona subalpina e alpina. P: le fogliee le sommit. R: settembre. F: Rosacee.

    Anche questa simpatica pianticella delle nostre Alpi

    assai preziosa per le sue virt cardiotoniche, diuretiche eastringenti. Si fa l'infuso di 20 gr. di foglie in 1 litrod'acqua per rinforzare il cuore, per pulire il capo e facilitarel'orinazione.

    CamomillaMatricaria chamomilla, L.

    Pianta nota a tutti per essere dispensato dal darne ladescrizione. H: luoghi aridi e incolti, nei campi, lungo le

    strade, negli orti. P: i fiori disseccati all'ombra e messi inrecipienti ben chiusi. R: durante la fioritura. F:Composte.

    I fiori di questa pianta sono tonici, stimolanti, febbri-fughi, emenagoghi, antispasmodici, sudoriferi. Con un piz-zico di fiori secchi in una tazza di acqua bollente si ha unbuon the giovevole nei disturbi di stomaco, nell'insonnianervosa, nelle difficili digestioni, nell'isterismo, nelle feb-bri intermittenti, nei crampi di stomaco, nella tosse asmati-ca e nelle coliche.

    Per uso esterno si usano i fiori posti nello spirito onell'olio contro i tumori infiammati, nelle scrofole e nelloscorbuto.

    Sacchetti di 30 gr. di Camomilla, fiori di Sambuco efarina di Segala in parti uguali si applicano caldi e conbuon esito nei reumatismi, mal di occhi, di orecchi, negliascessi e foruncoli.

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    Cambiare i fiori ogni anno: diversamente perderebbe-ro della loro virt terapeutica.

    CampanellineLeucoyum vernum, L. TAV. 10 - N. 71

    DESCRIZIONE: Scapo eretto, cavo (20-40 cm.); foglielineari, ottuse; fiore unico terminale bianco in cima, ver-dognolo; segmenti allungati; stilo a forma di clava. H:prati umidi di monte. P: il bulbo. F: Liliacee.

    Si usa il bulbo in piccole dosi come vomitivo; ester-namente si applica alla gola, dopo esser stato in compostanell'aceto, per fare scomparire il gozzo.

    Canapa acquaticaEupatorium cannabinum, L.

    DESCRIZIONE: Pianta erbacea, perenne con fusto eret-to alto 60-170 cm. rossiccio, striato con foglie opposte,.picciolate e infiorescenza composta di numerosi capolini afiori rossi o bianchi. H: comune nei boschi umidi, neifossi e nelle paludi. P: sommit fiorite, foglie e radici. R:le radici in primavera, le foglie e le sommit in principiodi fioritura. F: Composte.

    La radice un ottimo purgante, come il rabarbaro,senza produrre coliche o debolezza. Le foglie hanno azio-ne tonica e si fa il th o decotto di 30-60 gr. in 1 litro diacqua nelle debolezze generali, nell'anemia, nella clorosi enelle cattive digestioni. Esse sono toniche, aperitive, sti-

    molanti e purgative e danno buoni risultati nelle idropisie,nei catarri cronici e negli ingorghi di fegato e di milza.

    Come purgante la radice tagliuzzata nella dose di30-60 gr. si mette a macero in 1 litro di vino: un bicchie-re la mattina a digiuno.

    CannaArundo Donax L.

    DESCRIZIONE: Pianta selvatica, comune lungo i fiu-mi, nei luoghi umidi, sabbiosi, nei parchi da tutti conosciu-

    ta per gli usi quale sostegno alle piante di ortaggio, o percancelli, o bastoni da pesca, ecc.Il suo rizoma sotterraneo medicinale quale sudorife-

    ro e diuretico. Si usa il decotto di 40-60 gr. in 1 litrod'acqua che si beve a piccole tazze 5-6 volte al giorno.

    Capelvenere

    Adianthum Capillus Veneris, L.

    DESCRIZIONE: Foglie molli (10-20 cm.) a picciolineri, lucenti, sottili, bipennatosette con lobi a forma di

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    ventaglio sostenuti. H: sulle rupi e sui muri bagnati dastillicidi permanenti, alle pareti di cascate, e in genere neiluoghi umidi poco illuminati. P: pianta intera. F: Polipo-diacee.Tutta la pianta ha leggera azione aperitiva, pettorale,

    emolliente. Si usa l'infuso di 10 gr. di foglie in 120 di

    acqua nelle affezioni di petto, nelle tossi, nelle bronchiti enelle difficili e scarse mestruazioni. Si usa pure nell'asma,negli ingorghi di fegato e di milza. Il decotto si usa perlavare la testa, rinvigorire i capelli e allontanare la forfora.

    Caprifoglio (Madreselva)Lonicera Caprifolium, L.

    DESCRIZIONE: Fusti volubili pubescenti nei rami gio-vani; foglie caduche, un po' coriacee, ellittiche, quasi ton-de; fiori porporini o bianco-giallastri verticillati; un capolino terminalesessile; corolla con labbro superiore a 4 lobi,lungo appena 1/3 di essa; bacche

    ovali rosse. H: nei boschi riparati e caldi della zona submontana; piantapiuttosto rara. P: foglie e fiori. F: Caprifogliacee.

    Le foglie e i fiori sono sudoriferi e diuretici. Si fal'infuso con un pizzico in una tazza di acqua. E gustoso esi presta quale collutorio nelle infiammazioni della bocca edelle fauci. La corteccia ha azione pi forte e si usa indecozione di 25-50 gr. in 1 litro d'acqua nella gotta, nell'it-terizia, nella renella, negl'ingorghi di fegato e di milza. Aldecotto si pu sostituire la macerazione di 1 litro di vinobianco in 150 gr. di corteccia.

    CarciofoCynara Scolymus, L.

    DESCRIZIONE: Pianta da tutti conosciuta, della famiglia delle Composte ecoltivata negli orti. Oltre servire quale insalata, esso ha pure virtme