e io vivrÒ per lui - la posta di padre mariano · anni fa con la romana pellegrinaggi. gli risposi...

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santità del mio amico Paolo sì da indur- mi a conservare gelosamente, a futura memoria, tutta la corrispondenza inter- corsa. ... Ci conoscemmo nel 1937, qualche giorno prima di Ferragosto, sulla piazza principale di Rocca di Papa. Avevo 15 an- ni. ... Tutte le mattine Paolo alle 6,30 ascolta- 1/2008 - La Posta di Padre Mariano ...E IO VIVRÒ PER LUI 7 Nell’ambito dei “martedì di P. Mariano”, il 13 novembre u.s. il dr. Giustino Spadaccini ha rievocato con emozione ed estrema precisione gli incontri con il suo grande amico. Lo ringraziamo di cuore, mentre ci scusiamo per non poter riportare tutto il suo intervento. “L’amico è metà dell’anima mia” (Orazio) Giustino Spadaccini (a dx nella foto) con Paolo Roasenda e un amico (16-8-’37) ...S ulla vocazione alla santità del prof. Roasenda c’è tutta un’antologia splendidamente raccolta nel bel volume “Paolo Roasenda: As- soluto e Relativo”, sì che la Sua figura rifulge di una luce spirituale tale da non lasciare dubbi sulla Sua santità. E questa santità, già manifesta da laico, si arricchì di nuova luce quando l’11 gennaio 1941 il prof. Paolo Roa- senda indossò il saio francescano nel Noviziato di Fiuggi. ... UN INCONTRO DECISIVO Per conoscere meglio la Sua perso- nalità è necessario che io torni indie- tro di quattro anni per rendere testi- monianza del mio primo incontro con il futuro Padre Mariano, un incontro straordinario che ha segnato la mia vita sin dalla adolescenza e dal quale ho trat- to tanti frutti di bene. Da quell’incontro è nata una amicizia durata 35 anni, che si è alimentata attra- verso un interessante epistolario e si è arricchita di tanti ricordi personali che spiegano come io, sin dal primo incon- tro, abbia maturato la convinzione della

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Page 1: E IO VIVRÒ PER LUI - La Posta di Padre Mariano · anni fa con la Romana Pellegrinaggi. Gli risposi assicurandoLo di aver fatto propaganda per il Suo volumetto su Bac-calare, giovane

santità del mio amico Paolo sì da indur-mi a conservare gelosamente, a futuramemoria, tutta la corrispondenza inter-corsa. ...

Ci conoscemmo nel 1937, qualchegiorno prima di Ferragosto, sulla piazzaprincipale di Rocca di Papa. Avevo 15 an-ni. ...

Tutte le mattine Paolo alle 6,30 ascolta-

1/2008 - La Posta di Padre Mariano...E IO VIVRÒ PER LUI

7

Nell’ambito dei “martedì di P.Mariano”, il 13 novembre u.s. il dr.

Giustino Spadaccini ha rievocato conemozione ed estrema precisione gli

incontri con il suo grande amico.Lo ringraziamo di cuore, mentre ciscusiamo per non poter riportare

tutto il suo intervento.

“L’amico è metà dell’anima mia” (Orazio)Giustino Spadaccini (a dx nella foto)

con Paolo Roasenda e un amico (16-8-’37)

...Sulla vocazione alla santitàdel prof. Roasenda c’è tutta

un’antologia splendidamente raccoltanel bel volume “Paolo Roasenda: As-soluto e Relativo”, sì che la Sua figurarifulge di una luce spirituale tale danon lasciare dubbi sulla Sua santità.

E questa santità, già manifesta dalaico, si arricchì di nuova luce quandol’11 gennaio 1941 il prof. Paolo Roa-senda indossò il saio francescano nelNoviziato di Fiuggi. ...

UN INCONTRO DECISIVOPer conoscere meglio la Sua perso-

nalità è necessario che io torni indie-tro di quattro anni per rendere testi-monianza del mio primo incontro conil futuro Padre Mariano, un incontrostraordinario che ha segnato la mia vitasin dalla adolescenza e dal quale ho trat-to tanti frutti di bene.

Da quell’incontro è nata una amiciziadurata 35 anni, che si è alimentata attra-verso un interessante epistolario e si èarricchita di tanti ricordi personali chespiegano come io, sin dal primo incon-tro, abbia maturato la convinzione della

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va la S. Messa e al termine, verso le sette,partivamo per la passeggiata. Appena ar-rivati a destinazione ci riposavamo inqualche fraschetta facendo colazione abase di pizza, prosciutto e fichi, il tuttoannaffiato dal vino locale, e poi dopo unbreve giro turistico riprendevamo la viadel ritorno. Era un piacere stare con Luied era un piacere ascoltarLo perché af-frontava gli argomenti più disparati congarbo, con umiltà, sollecitando la mia opi-nione, senza mai mettermi in difficoltà.

L’epistolario ebbe inizio con una car-tolina che Paolo mi mandò a Tripoli il 30agosto 1937 da Lourdes con queste paro-le semplici ma ricche di profondo signifi-cato spirituale: “T’ho ricordato pregan-do”. Al ritorno da Lourdes, tredici giorni

dopo, mi scrisse una lettera di quattropagine dicendomi di “avere ancora l’ani-mo pieno di tanta letizia non provatamai” e dopo avermi descritto l’atmosfe-ra mistica di quei giorni aggiunse: “Ti doun consiglio dal cuore, come lo darei a unfiglio: quando potrai, appena potrai, va’ aLourdes”, cosa che io ho fatto quindicianni fa con la Romana Pellegrinaggi.

Gli risposi assicurandoLo di aver fattopropaganda per il Suo volumetto su Bac-calare, giovane di Azione Cattolica mor-to in odore di santità, e Paolo mi ringra-ziò con queste parole: “Spero che il Signo-re benedica quelle poche pagine e suscitiun po’ di bene grazie a quell’esempio. CheGesù appiani la tua via e ti conduca a Lui,con la sua dolce mano, passo passo versola santità viva, possibile in qualunque sta-

Il dr. Spadaccini presenta il calice a mons. Francesco Lambiasi durante la celebrazioneconclusiva del Centenario (22 maggio 2007)

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to, anzi più difficile da laici nel mondoche da religiosi in convento”, concettoquesto ripreso nella sua breve autobio-grafia del 1955.

E l’8 dicembre ’37 mi scrive: “Come vala scuola? Ricordati che il tuo primo apo-stolato è quello di essere il primo dellascuola o almeno cercare di esserlo. Pregaun po’ per il poveretto che ti scrive a cuihanno affidato l’incarico della Presidenzadei giovani cattolici di Roma”.

Il 12 marzo 1938 così mi scrive: “Speroche i tuoi voti siano rispondenti al meritodi Giustino Spadaccini quale tutti voglionoabbia a riuscire negli studi. Non perderequesti anni di liceo: sono i più preziosi pergettare le basi di una vera cultura. Consi-dera lo studio come mezzo per salire aDio annunciandone le opere in tutti i cam-pi del sapere. Lo studio, poi, a sua volta, tidarà una carriera onorata e rispettata nelmondo”. Alla lettera era allegata una im-maginetta della Madonna con queste pa-role: “Che la Madonna ti faccia santo”.

Mio padre,che andò a

Roma aipri-

mi del ’38 per i funerali di mia nonna, sirecò a trovarlo per portargli i miei saluti;al ritorno a Tripoli mi disse: “Hai ragione,quell’uomo è un santo. Mi ha parlato tantodi te con una dolcezza ineffabile come so-lo un santo può parlare”. ...

Ed ecco ora una lettera illuminanteper il suo richiamo a San Francesco. Pao-lo così mi scrive: “L’apostolato più bello,siine convinto oggi e sempre, è quello diSan Francesco e cioè l’esempio. Esempiodi vita, di opere, di preghiera, di sacrifizi”.

Certamente, in quei primi otto mesi,l’amico Paolo aveva saputo infondermitanta carica e tanta fiducia sì da render-mi più maturo, più responsabile; studia-vo con meno fatica e con più profitto,avevo un esempio da imitare, una scom-messa da vincere: essere degno della Suaamicizia. Il carisma di Paolo mi trasfor-mò: nel ’38 fui promosso al 2° liceo e nel’39 al 3° e anche con discreti voti e mipreparai, quindi, nell’estate del ’39 a riab-bracciarlo nuovamente in Italia.

Verso la fine di luglio, infatti, mi telefo-nò a Rocca di Papa e mi invitò a pranzoa Monteporzio, sopra Frascati, ove Eglitrascorreva le vacanze con la Sua fami-glia. Quale fu la mia sorpresa quando Lo

vidi arrivare alla guida di una Ba-lilla! ...

Ma prima del pranzovolle farmi conoscereil Sacro Eremo Tusco-lano, sopra Frascati,un’oasi di pace, di silen-

zio, di misticismo dovevivevano dei monaci che

ai piaceri della vita aveva-no preferito la preghiera e la

dedizione al Signore.Il monaco che venne ad aprir-

Il dr.Spadaccinidurante la

conferenza

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Al termine il dr.Spadaccini posa con

alcuni membri delGruppo di preghiera

“Padre Mariano”

ci, con una lunga barba bianca, era un exufficiale dei bersaglieri che aveva com-battuto nella Prima Guerra Mondiale e ciaccompagnò a visitare le celle, tutte disa-dorne (un tettino, un crocifisso, un tavo-lino, una sedia, una lanterna appesa almuro) e poi visitammo la Chiesa oveogni quattro ore (di giorno e di notte) imonaci si riunivano per pregare. In quel-l’eremo Paolo si sentiva quasi di casa edera felice di parlarmi della vita contem-plativa di quei monaci così lontani dalmondo ma così vicini a Dio. Quella visitafu per me un’esperienza indimenticabile.

Il 16 maggio 1940 uscirono i quadri de-gli esami di Stato: il fatidico giudizio “ma-turo” coincise con il mio 18° complean-no, fui il migliore della classe con tuttisette e otto laddove tre anni prima raci-molavo tra il cinque e il sei: “miracolo”dell’amico Paolo. ...

LA GUERRAE GLI INCONTRI A ROMA

Prima dell’entrata in guerra dell’Italiamia mamma, mio fratello e mia sorella sitrasferirono a Roma e io rimasi a Tripolicon mio padre. L’amico Paolo si attivòmolto per l’iscrizione di mio fratello al 1°liceo del Mamiani (non fu cosa facile, purabitando alle spalle di questo Istituto):mi scrisse in proposito una lunga letterain data 23 ottobre ’40 informandomi cheera uscito un Suo breve commento al se-condo libro delle “Tusculanae” di Cicero-ne e che nella scuola c’erano molti, trop-pi studenti: “in tre classi liceali più di 110.Come si fa a seguire tante giovani anime?E tu sei sempre dell’A.C.? Ne sono certissi-mo e sono certissimo della bontà del tuoanimo. È l’unica cosa che conti veramen-te, tutto il resto passerà: rimarranno nelgiorno della morte solo le nostre opere”.

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po nel Suo animo anche se non la mani-festava apertamente e che Lei era felicedi aver dato un figlio al Signore. IntantoPaolo continuò a scrivermi. Lo rivedrò ametà gennaio del 1943 a Roma, studentedell’Angelicum: avevo ritrovato l’amicodella mia adolescenza, dei miei studi li-ceali, il mio consigliere, una parte di mestesso. ...

Andai a trovarlo più volte quando eracappellano all’Ospedale di S. Spirito, alCarcere di Regina Coeli e al S. Maria dellaPietà, dove erano ricoverati i disabilimentali. Non potrò mai dimenticare la vi-sita in quel triste luogo di dolore e di di-sperazione: P. Mariano mi accolse conmezzo sfilatino al prosciutto e un bic-

chiere di vino, forse per darmiun po’ di coraggio. Mi parlò a

lungo di quella missionecon grande entusiasmo,con grande gioia perché inessa si realizzava il Suo de-siderio di dare un aiuto aquei poveretti che vede-vano in Lui un fratello edun amico. Ma ciò che piùmi commosse di quella vi-sita fu quando mi disseche qualcuno di loro gliaveva sputato sul viso;mentre me lo raccontavaera raggiante: non lo con-siderava una specie di “in-

fortunio professionale”, macome una prova di umiltà e di obbedien-za da offrire alla Madonna.

...Chi avrebbe mai immaginato che stoancora pregando per la beatificazione diquesto umile servo di Dio, mentre io l’a-vevo fatto santo già da 70 anni?!

GIUSTINO SPADACCINI

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Nulla fa presagire, in questa lettera,che quest’uomo, nei prossimi sessantagiorni, cambierà completamente vita e sifarà frate cappuccino. C’è, però, un “postscriptum” che è in un certo senso rivela-tore di uno stato d’animo con qualcheproblema – e che problema! – da risolve-re: “Mi raccomando alle tue preziose pre-ghiere: ho bisogno di tante cose dal Signo-re. Conto, dunque, un po’ anche su te”. Lavocazione alla santità passava attraver-so il poverello di Assisi alla cui dolcechiamata Paolo non può restare insensi-bile. ...

Quando mia mamma mi informò daRoma della decisione di Paolo, gli scrissidicendomi lieto della sua nuova vita emanifestando la speranza che essanon avrebbe allentato i sentimentidi amicizia fraterna. La Sua rispo-sta non si fece attendere: “Caris-simo Giustino, se ti voglio semprebene? La nostra amicizia, come haiben detto tu, è benedetta dal Signoree non può perire”. Era la rispostache mi attendevo e che mi re-se immensamente felice.

Ai primi di maggio ioe mio padre tornammoin Italia perché i conti-nui bombardamenti –soprattutto quello na-vale del 21 aprile 1941 –minarono la salute delmio genitore per cui lasciam-mo tutto a Tripoli, ove non facemmo piùritorno.

Appena arrivato a Roma la mia primavisita fu alla mamma di Paolo che fu lietadi rivedermi. Mi disse che Paolo, abbrac-ciando la vita religiosa, aveva realizzatouna vocazione che covava da tanto tem-

Un primo pianodel dr. Spadaccini