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Mi accingo a delineare con questo mio scritto alcuni elementi facen- ti capo ai più recenti studi e ricerche internazionali su ciò che avviene e avverrebbe in relazione alla Musica nell’intimo più profondo della persona secondo le Neuroscienze umane e la Psicoclinica. All’Istituto Superiore di Studi Musicali “V. Bellini” di Caltanissetta per i Maestri frequentanti il corso di studi per il Diploma Accademico Abilitante di II livello classe di concorso A 077 (a.a. 2009/2010), si è tentato un labo- ratorio di Neuropsicologia e Musica tenute presenti alcune determi- nanti del progetto “Blue Brain” degli studiosi europei e d’oltreoceano. Lasciamo ai ricercatori tedeschi e a quelli austriaci il caos della Glitch Music del gruppo Oval (è un sodalizio di tre ricercatori di musi- ca elettronica; e Glitch Music è una sonorità musicale che ha nel glitch intoppo come un singhiozzo elettronico, un alleato significativo che, nel caos acustico, fa emergere un nuovo equilibrio riportando l’orec- chio, attraverso le modulazioni cerebrali, alle gestalten più armoniche - “È questo il suono del prossimo mezzo secolo”, Vincenzo Rossini, 2011). Ma, allo stato delle cose, credo che tali sperimentazioni [la decom- posizione dell’armonia e l’affastellamento sonoro come derivati del suono sintetico] sconvolgerebbero, tra l’altro, i sistemi neuronali della natura armonica e melodica entro la quale siamo formati in sede psico- neuro-endocrina [cfr: D. Scheppard, La vita e i tempi di Brian Eno, Ed. Arcana]. A questo punto è forse opportuno ricordare che lavori di grande profilo etico e scientifico avvicinano sempre più la convergenza tra 51 Dr. Antonio Iacono Psicoclinico, specialista di psicoterapia Alla ricerca della musica?

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Mi accingo a delineare con questo mio scritto alcuni elementi facen-ti capo ai più recenti studi e ricerche internazionali su ciò che avvienee avverrebbe in relazione alla Musica nell’intimo più profondo dellapersona secondo le Neuroscienze umane e la Psicoclinica. All’IstitutoSuperiore di Studi Musicali “V. Bellini” di Caltanissetta per i Maestrifrequentanti il corso di studi per il Diploma Accademico Abilitante diII livello classe di concorso A 077 (a.a. 2009/2010), si è tentato un labo-ratorio di Neuropsicologia e Musica tenute presenti alcune determi-nanti del progetto “Blue Brain” degli studiosi europei e d’oltreoceano.

Lasciamo ai ricercatori tedeschi e a quelli austriaci il caos dellaGlitch Music del gruppo Oval (è un sodalizio di tre ricercatori di musi-ca elettronica; e Glitch Music è una sonorità musicale che ha nel glitchintoppo come un singhiozzo elettronico, un alleato significativo che,nel caos acustico, fa emergere un nuovo equilibrio riportando l’orec-chio, attraverso le modulazioni cerebrali, alle gestalten più armoniche- “È questo il suono del prossimo mezzo secolo”, Vincenzo Rossini,2011).

Ma, allo stato delle cose, credo che tali sperimentazioni [la decom-posizione dell’armonia e l’affastellamento sonoro come derivati delsuono sintetico] sconvolgerebbero, tra l’altro, i sistemi neuronali dellanatura armonica e melodica entro la quale siamo formati in sede psico-neuro-endocrina [cfr: D. Scheppard, La vita e i tempi di Brian Eno, Ed.Arcana].

A questo punto è forse opportuno ricordare che lavori di grandeprofilo etico e scientifico avvicinano sempre più la convergenza tra

51

Dr. Antonio IaconoPsicoclinico, specialista di psicoterapia

Alla ricerca della musica?

Biologia e Psicologia. Un iter virtuoso, cronologicamente non sequen-ziale: da Hebbinghaus a F. C. Barlett, a K. Lashley, D.O. Hebb, BrendaMilner e, ancora, W. Mc Dougall; tutti psicologi ai quali dobbiamo laconoscenza di basi inalienabili sui meccanismi dell’apprendimento edei sistemi cerebrali (cfr.: L. Squire e il Nobel E. Kandel).

Gli studi e le sperimentazioni di Anatomia, Fisiologia, Psicofisio-logia arricchiti dalle Neuroscienze e dalla Psicoclinica ci dicono che learee del cervello, grandi o piccole, hanno funzioni specifiche. Questearee “si parlano”, si aiutano, non solo all’interno di ciascun emisfero,ma anche tra un emisfero e l’altro. Le loro funzioni sono state aggior-nate attraverso la PET ed altre metodiche (Posner 1994), come la fMRI(risonanza magnetica funzionale, R. Poldrack, 2001).

Per la Musica sono importanti le zone del linguaggio: le aree diWernicke e di Broca.

Secondo lo psicoclinico Gardner di Harward (1983), la Musica deri-va da una “facoltà” distinta del cervello, da una intelligenza specifica(Teoria delle intelligenze multiple). È come se, nel corso dei millenni,a zone del cervello si fossero dedicate particolarità sia anatomiche siafunzionali. Seguendo Gardner individuiamo così almeno 5 interrela-zioni funzionali e strutturali: l’Intelligenza Logico-Matematica (abilitàimplicata nel confronto e nella valutazione di oggetti concreti o astrat-ti nell’individuazione di relazioni e principi); l’Intelligenza Linguistica(abilità che si esprime nell’uso del linguaggio e delle parole, nellapadronanza dei termini linguistici e nella capacità di adattarli allanatura del compito); l’Intelligenza Spaziale (abilità nel percepire e rap-presentare gli oggetti visivi, manipolandoli idealmente, anche in loroassenza); l’Intelligenza Musicale (abilità che si rivela nella composizio-ne e nell’analisi di brani musicali e nella capacità di discriminare conprecisione altezza dei suoni, timbri e ritmi e memoria creativa (la sin-tesi operata dagli engrammi) e l’Intelligenza Cinestetica (abilità che sirivela nel controllo e nel coordinamento dei movimenti del corpo enella manipolazione degli oggetti per fini funzionali o/e espressivi).

Per i cognitivisti (Dowling, 1986, e altri), la Musica è un’attività spe-cifica dell’intelligenza generale: è come se tutte le parti e le attività delcervello si fossero concentrate per produrre la musica, o meglio l’atti-vità musicale.

Per districarci in questo labirinto bisogna mettere a fuoco alcunielementi di: Biologia (le leggi del funzionamento); Etnologia (gli aspet-ti antropologici delle varie regioni del mondo); Musicologia (cultura e

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studio sperimentale del sapere musicale); Filosofia trascendentale(espressione dei princìpi); Psicoclinica (gli aspetti della personalitàindividuale). Ma, dice Peretz (2010, uno dei massimi studiosi delramo): “Soprattutto la Psicologia, specialmente dell’Età Evolutiva”.Ma, anche, le metodiche di M. Martenot e di E. Willems.

Lasciando da parte le patologie cerebrali genetiche o acquisite inquanto non possono aiutarci nella comprensione diretta del funziona-mento del cervello sano, le tecniche di oggi delle Neuroscienze(Neurologia, Neuroanatomia, Psicoclinica, ecc…) ci possono dare unamano nello studio del cervello “normale”.

Grazie alla tecnica esplorativa dell’Ascolto dicòtico (Goodglass eCalderon, Università di Boston, 1997), consistente nel far ascoltare incuffia stimoli sonori diversi per l’orecchio dx e per quello sx, e consi-derato il principio anatomico dell’attività controlaterale secondo ilquale l’informazione ricevuta dall’orecchio dx è elaborata meglio dal-l’emisfero sinistro, e viceversa: è stato dimostrato che è l’emisfero sini-stro ad elaborare meglio gli stimoli sonori.

Ma, se viene fatta ascoltare una sequenza di 3 numeri cantati condiverse altezze sonore, nella fase di riproduzione vocale di talesequenza, solo nel caso di musicisti si è vista la dominanza dell’emi-sfero sinistro, che è risultato attivato da un substrato dell’emisferodestro.

Risultati simili sono stati ottenuti da Besson (1998) dal Centro diNeuroscienze Cognitive di Marsiglia con la tecnica dei “potenzialievocati”. È una tecnica che registra al millisecondo ogni variazioneelettrica dei neuroni cerebrali e dalla sua applicazione è stato rilevatoche c’è un’autonomia cerebrale della musica rispetto al linguaggioparlato (studi di Sergent, Canadese; e di Petersen: Washington, ‘92); ela P.E.T. (Tomografia ad Emissione di Positroni) ha registrato un afflus-so ematico aumentato ed altre particolarità.

Tali particolarità sono state confermate anche da tecniche più sofi-sticate come la Risonanza magnetica, la Magneto-elettro-encefalogra-fia e la fMRI (tecnica più recente che registra il passaggio di una pro-teina nel flusso ematico cerebrale nel corso di un’esecuzione musica-le).

Una breve panoramica storica sulle ricerche relative alla localizza-zione delle attività musicali all’interno del cervello, ci suggerisce chesino al secondo ‘800 non si capiva bene quali fossero le precise funzio-ni superiori del cervello salvo le due aree del linguaggio. Nei primi

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anni del ‘900 fece scalpore il caso del musicista Sebalin che con danniall’emisfero cerebrale sinistro continuava la carriera musicale, mentrealtri musicisti, con danni nell’emisfero destro, non furono più in gradodi fare della buona musica.

Dal 1960, Doreen Kimura (Montreal, 1964) e Brenda Milner (in pre-cedenza: 1962) dimostrarono invece che anche l’emisfero destro posse-deva buone chances. Successivamente Bever e Chiarello (ColumbiaUniv., 1974) si sono dedicati a tentare di dimostrare che soltanto imusicisti riconoscono le melodie con il cervello sinistro e riescono ariconoscere due note isolate della stessa melodia [quest’ultima affer-mazione ricevette forti contestazioni!]. I non musicisti, se acquisisconoesclusivamente il profilo melodico, attiverebbero solo l’emisfero didestra. Ma anche i non-musicisti possono attivare il sx. Dunque,Musicisti e non musicisti attivano dx e sx, in misura differente.

Per giungere ad una prima conclusione, le osservazioni cliniche cidicono che una “facoltà” musicale può essere selettivamente distruttao selettivamente risparmiata da un danno cerebrale. La musica coin-volge i 2 emisferi cerebrali, ma la dominanza dell’uno sull’altro èincerta. La “facoltà” musicale si fonda su moduli a volte indipendentil’uno dall’altro e suscettibili di essere collocati in aree distanti tra loro.Attraverso la P.E.T. (Tomografia ad emissione di positroni) si è potutoconstatare che negli ascoltatori inesperti l’ascolto della musica attiva laparte destra del cervello, quella più intuitiva; nei musicisti si attiva laparte più razionale, cioè quella sinistra.

Nel processo di riconoscimento di un brano musicale non vieneattivato solo il livello uditivo perché a livello cerebrale si mobilitanodiversi moduli; la ricerca neuropsicologica ha, infatti, determinatodiversi accessi. Chi ascolta un brano opera un’organizzazione melodi-ca delle variazioni in sequenza e delle altezze dei suoni, contempora-neamente fa un’analisi dei tempi del brano. Per i musicisti questadistinzione appare scontata.

Per il percorso melodico, nella nostra cultura occidentale, avremmol’identificazione del profilo melodico (comune a molti); la percezionedegli intervalli (comune a pochi); la percezione della tonalità (comunea pochissimi).

A livello sperimentale sono stati individuati un’altra serie di modu-li connessi, questa volta, all’emozione. Sono moduli relativamenteautonomi perché fanno parte dell’esperienza fenomenologica (Eccles,Nobel 1963) che consiste, anche nel nostro caso, nel rivivere la musica

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e nel lasciarla scorrere interiormente in assenza di uno stimolo uditi-vo.

Pochissimo ancora sappiamo di ciò che va oltre l’ascolto, il ricono-scimento e la lettura musicale.

Se ci sia una “predisposizione musicale” la risposta è un “si” con-dizionato: se tale predisposizione viene esposta significativamentealla musica (ascolto mirato e cultura) si sviluppa, altrimenti si ottun-de e muore (cfr.: gli studi e le sperimentazioni sulla plasticità dell’en-cefalo).

L’educazione musicale autentica, dunque, modifica i moduli cere-brali e mentali preesistenti e stimola la creazione di nuovi moduli. Ilvero problema, allora, è questo: in quale misura le modificazioni cere-brali (moduli paralleli) connesse ad una migliore conoscenza possonoessere indotte, tali da cambiare l’organizzazione di base?

In conclusione, la musica è legata all’attività di tanti micro-cervelli(alcuni autonomi, altri interrelati); le sofisticate immagini cerebrali(risonanze, PET, ecc.), e le indagini psicocliniche della Neuropsi-cologia aprono prospettive che, se connesse allo studio e alla ricercasul piano dello sviluppo emotivo, daranno prospettive più certe, manon esaustive.

Esistono metodologie avanzate di esplorazione dell’attività dellevarie aree specialistiche del cervello umano mediante l’uso di un fMRIche consente la funzione flussimetrica di una proteina del sangue cere-brale durante l’esecuzione musicale a cominciare dall’area del lin-guaggio (Broca): parti specialistiche del cervello si attivano e si disat-tivano coerentemente, armonicamente, solidarmente, a seconda chel’intenzione del musicista sia creativa o esecutiva.

Gli aggiornamenti sono intensi e continui. Qualche riferimento:a. Le interrelazioni strutturali e funzionali cervello-mente (M.

Clynes, 1987; J. Davidson, 1995).b. Le sperimentazioni avanzate e divulgate (Andrea Frova, Andrea

Cremaschi e il convegno Ladimus, 2011).c. La collocazione della Psicologia, dalla Clinica all’Evolutiva, nel-

l’ambito delle ricerche più sofisticate sui processi cognitivo-emo-tivi: cognitivisti e confessionisti sembrano essere concordi con ilgruppo di M. Besson, 1994.

Concludo con una citazione riportata da un lavoro di RobertoCaterina e Leslie Bunt, 2002: A. Storr, 1992, sostiene che l’origine dellaMusica va ricercata nel cervello, nella mente umana e ha per fine di

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“ordinare” i dati sensoriali. Ciò è dimostrato dalle risposte psicofisio-logiche connesse alle emozioni più profonde.

(Da: Isabelle Peretz, La Musica e il cervello, 2002)

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