Con il sostegno del
XXI Indagine Profilo dei Laureati 2018
Sintesi del Rapporto 2019
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 1
Sintesi della XXI Indagine sul Profilo dei Laureati 2018 (Rapporto AlmaLaurea 2019)
Il Profilo dei Laureati prende in considerazione 280.230 laureati nell’anno solare 2018. I 75 Atenei
coinvolti nell’Indagine, in cui consegue il proprio titolo circa il 90% dei laureati in Italia, si
distribuiscono sul territorio nazionale con una certa omogeneità: 28 al Nord, 21 al Centro, 26 al Sud e
nelle Isole1. Sei di questi atenei (Bologna, Sapienza Università di Roma, Napoli Federico II, Padova,
Torino e Milano Statale) nel 2018 superavano i 10 mila laureati.
Il complesso dei laureati si articola come segue: 159.880 laureati di primo livello (che
rappresentano il 57,1% del complesso dei laureati del 2018); 36.694 magistrali a ciclo unico (13,1%);
81.964 magistrali biennali (29,2%); 277 nel corso pre-riforma in Scienze della Formazione primaria2
(0,1%); 1.415 in altri corsi pre-riforma3 (che costituiscono ormai solo lo 0,5% del totale). I cinque gruppi
disciplinari più numerosi sono l’economico-statistico, ingegneria, il politico-sociale, il letterario e le
professioni sanitarie, che rappresentano assieme oltre il 50% dei laureati. La maggior parte dei gruppi
comprende corsi di laurea con una struttura “3+2”, mentre in sette gruppi sono presenti anche laureati
magistrali a ciclo unico. Hanno compilato il questionario di rilevazione 258.971 laureati, quindi il tasso
di risposta al questionario è pari al 92,4% del totale dei laureati coinvolti nell’indagine (in linea con
quello dei laureati del 2017).
La documentazione presentata viene analizzata distintamente per i diversi tipi di corso di laurea,
ognuno dei quali risulta caratterizzato da una differente composizione per gruppo (o ambito)
disciplinare.
I corsi di laurea magistrali a ciclo unico e quelli di primo livello sono gli unici cui si può accedere
con il diploma di scuola secondaria di secondo grado. I corsi di primo livello sono distribuiti in sedici
ambiti disciplinari, con una maggiore concentrazione nei gruppi economico-statistico (15,0%),
ingegneria (13,0%), politico-sociale (12,3%) e professioni sanitarie (11,9%). I corsi magistrali a ciclo
unico, invece, di durata almeno quinquennale, si concentrano in pochi ambiti disciplinari: giuridico
(37,0%), medicina e odontoiatria (28,8%), farmaceutico (13,8%), architettura (9,0%), insegnamento –
dal 2016 -(8,8%, con la sola classe di laurea in Scienze della Formazione primaria), medicina veterinaria
(2,5%) e letterario (0,1%, corrispondente alla classe di laurea in Conservazione e restauro dei beni
culturali). Ai corsi magistrali biennali hanno invece accesso i laureati che hanno già conseguito almeno
una laurea di primo livello. I laureati magistrali biennali si distribuiscono in sedici ambiti disciplinari,
concentrandosi prevalentemente in quattro: economico-statistico (18,8%), ingegneria (18,6%),
letterario (10,4%) e politico-sociale (10,2%). I pochissimi laureati del corso pre-riforma in Scienze della
Formazione primaria e degli altri corsi pre-riforma, pur facendo parte della popolazione complessiva
coinvolta nell’indagine, non verranno analizzati. Pure il gruppo disciplinare di difesa e sicurezza, a
causa del numero particolarmente ridotto di laureati, non viene preso in esame. Inoltre, nell’analisi
1 La documentazione completa è disponibile su www.almalaurea.it/universita/indagini/laureati/profilo.
2 Con il D.M. n. 249/2010 è stata istituita la nuova classe di laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione primaria
(LM 85-bis) di durata quinquennale, che a tutti gli effetti sostituisce il precedente corso di laurea quadriennale, l’unico non riformato dal D.M. n. 509/1999. Le prime attivazioni sono partite dall’a.a. 2011/12; nel Profilo 2016 sono arrivati alla laurea i primi laureati della classe LM 85-bis. 3 I corsi pre-riforma sono quelli istituiti prima del varo del D.M. n. 509/1999 e sono progressivamente in via di esaurimento.
2 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
congiunta per gruppo disciplinare e tipo di corso, non vengono presi in considerazione i laureati
magistrali biennali del gruppo giuridico (corsi attivati dal D.M. n. 509/1999 e in via di esaurimento) e
i magistrali a ciclo unico del gruppo letterario (i primi laureati dei corsi in Conservazione e restauro
dei beni culturali istituiti dal D.M. del 2 marzo 2011) per la ridotta dimensione e la particolarità di tali
popolazioni.
1. Genere e origine sociale
Le donne, che da tempo costituiscono oltre la metà dei laureati in Italia, rappresentano tra i
laureati del 2018 il 58,7% del totale, quota stabile negli ultimi dieci anni. Le donne hanno un’incidenza
del 64,5% nei corsi magistrali a ciclo unico, 8,3 punti percentuali in più rispetto a quanto osservato tra
i laureati magistrali biennali (56,3%) e 6,0 punti in più rispetto ai laureati di primo livello (58,6%).
Si rileva una forte differenziazione nella composizione per genere dei vari ambiti disciplinari. Nei
corsi di primo livello le donne costituiscono la forte maggioranza nei gruppi insegnamento (93,3%),
linguistico (83,8%), psicologico (80,4%) e professioni sanitarie (70,3%). Di converso, esse risultano una
minoranza nei gruppi ingegneria (26,6%), scientifico (26,9%) ed educazione fisica (32,7%). Tale
distribuzione è confermata anche all’interno dei percorsi magistrali biennali. Nei corsi magistrali a
ciclo unico le donne prevalgono nettamente in tutti i gruppi disciplinari: dal 96,0% nel gruppo
insegnamento al 53,3% nel gruppo medicina e odontoiatria.
Con riferimento alla mobilità sociale, si rileva fra i laureati una sovra-rappresentazione dei giovani
provenienti da ambienti familiari favoriti dal punto di vista socio-culturale. Nella popolazione maschile
italiana fra i 45 e i 64 anni4 il 13,5% possiede un titolo di studio universitario; tale quota raggiunge il
21,1% fra i padri dei laureati. Il confronto fra la popolazione femminile italiana e le madri dei laureati
porta ad analoghe conclusioni (rispettivamente il 15,4% e il 20,4%). Considerando congiuntamente i
livelli di istruzione dei padri e delle madri dei laureati analizzati da AlmaLaurea, si osserva che il 29,9%
ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario (nel 2008 era il 25,5%). Tale quota varia tra
il 26,6% dei laureati di primo livello, il 30,8% tra i magistrali biennali e il 42,9% tra i magistrali a ciclo
unico (Figura 1).
Figura 1 - Laureati dell’anno 2018: almeno un genitore laureato per tipo di corso (valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
4 Elaborazioni su dati Istat. Si considera tale fascia di età come quella di riferimento per i genitori dei laureati intervistati da
AlmaLaurea.
26,6
42,9
30,8 29,9
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 3
I laureati di origine sociale meno favorita, ossia i cui genitori svolgono professioni esecutive (operai
ed impiegati esecutivi), nel 2018 sono il 21,6% (23,3% fra i laureati dei corsi di primo livello, 20,9% fra
i laureati magistrali biennali, solo il 15,4% fra i laureati magistrali a ciclo unico). Di converso, i laureati
di estrazione sociale elevata (i cui genitori sono imprenditori, liberi professionisti e dirigenti) incidono
per il 22,4% (20,3% fra i laureati di primo livello, 22,0% fra i magistrali biennali, ben il 33,0% fra i
laureati magistrali a ciclo unico). Pur nella loro schematicità, questi dati rispecchiano efficacemente
il peso dell’origine sociale sulle scelte e sulle possibilità di completare con successo un percorso di
istruzione universitaria. L’iscrizione ai percorsi a ciclo unico comporta inevitabilmente una previsione
di investimento di durata maggiore rispetto alle lauree di primo livello, investimento che spesso
proseguirà con ulteriori corsi di specializzazione. È anche per questo motivo che i laureati magistrali a
ciclo unico costituiscono una popolazione di estrazione sociale relativamente elevata, in particolare
quelli del gruppo medico.
Il contesto sociale di origine dei laureati magistrali biennali è tendenzialmente più favorito rispetto
a quello dei laureati di primo livello. Ciò è dovuto al fatto che nel passaggio tra i due livelli di studio
si registra un’ulteriore selezione socio-economica: in sintesi, proseguono la formazione più
assiduamente i laureati che hanno alle spalle famiglie culturalmente avvantaggiate e più attrezzate a
sostenere gli studi dei figli.
2. Provenienza geografica e background formativo
2.1. Provenienza geografica
Nel 2018, quasi la metà dei laureati (45,9%) ha conseguito il titolo nella stessa provincia in cui ha
acquisito il diploma di scuola secondaria di secondo grado. Il fenomeno, che coinvolge il 48,8% dei
laureati di primo livello e il 47,6% dei laureati magistrali a ciclo unico, si attenua fra i laureati magistrali
biennali (39,4%). La scelta di studiare “vicino a casa” trova spiegazione, tra l’altro, nell’ampia
diffusione delle sedi universitarie (di fatto, quasi tutte le province italiane sono sede di uno o più corsi
universitari), ma anche nella necessità delle famiglie più svantaggiate di contenere i costi della
formazione. Resta però confermato che, come si vedrà meglio nel paragrafo 8, la mobilità è in continuo
aumento e che su tale fenomeno esercita un peso rilevante la ripartizione geografica di conseguimento
del diploma.
Per esaminare la capacità attrattiva del sistema universitario italiano, è interessante considerare
la cittadinanza dei laureati: i giovani cittadini di altri Paesi, laureati negli Atenei AlmaLaurea, nel 2018
sono 9.890. Gli stranieri incidono per il 3,5% sul complesso dei laureati, con una punta del 4,9% nei
corsi magistrali biennali e con valori pari al 3,1% fra quelli di primo livello e al 2,4% tra i laureati
magistrali a ciclo unico (Figura 2). La quota di laureati di cittadinanza estera risulta in crescita: secondo
i dati AlmaLaurea era pari al 2,6% nel 20085. In termini generali, si tratta di un risultato positivo, in
particolare tenendo conto delle barriere linguistiche, delle difficoltà di natura burocratica e di quelle
legate alla scarsità di risorse che tuttora condizionano le università italiane. Occorre però evidenziare
5 Anche se nel 2008 la composizione della popolazione dei laureati rilevata da AlmaLaurea era differente da quella attuale, sia
in termini di numero di atenei che di tipo di corso (pre-riforma, primo e secondo livello), approfondimenti specifici hanno confermato la sostanziale tenuta dei confronti temporali.
4 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
che si tratta in misura crescente di giovani che provengono da famiglie immigrate e residenti in Italia:
ben il 43,5% dei laureati di cittadinanza non italiana ha conseguito il diploma di scuola secondaria di
secondo grado nel nostro Paese: tale quota era il 28,2% nel 2011.
Figura 2 - Laureati dell’anno 2018: cittadinanza estera per tipo di corso (valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Su cento laureati di cittadinanza estera, il 52,2% proviene dall’Europa, in particolare il 12,6%
dall’Albania e l’11,4% dalla Romania. Il 25,6% proviene dall’Asia e dall’Oceania: più nel dettaglio, il
9,2% dalla Cina (quota che è cresciuta notevolmente negli ultimi anni: era l’1,6% nel 2008) e il 3,5%
dall’Iran. Un altro 12,8% proviene dal continente africano (specie dal Camerun, 3,6%, e dai Paesi del
Maghreb, 3,2%) e un 9,4% dalle Americhe (in particolare dal Perù, 1,9%). I laureati stranieri si
indirizzano verso specifici ambiti disciplinari, quali architettura, linguistico, economico-statistico,
politico-sociale e ingegneria. All’opposto, in quattro gruppi disciplinari (educazione fisica, psicologico,
insegnamento e giuridico) i laureati esteri sono meno del 2% del totale.
2.2. Background formativo
Per quanto riguarda il background formativo dei laureati del 2018, vi è una prevalenza dei diplomi
liceali (76,9%), in particolare di quello scientifico (posseduto dal 43,7% dei laureati) e classico (16,0%).
Segue il diploma tecnico, che riguarda il 18,8% dei laureati; del tutto marginale, infine, il diploma
professionale (2,0%). La quota di laureati con un diploma liceale negli ultimi dieci anni è aumentata
considerevolmente, passando dal 67,8% del 2008 al 76,9% del 2018 (+9,1 punti), in particolare a scapito
dei laureati con diploma tecnico, che scendono dal 27,0% al 18,8%.
Concentrando l’attenzione sui laureati con un diploma liceale, si osservano differenze modeste tra
i laureati di primo livello e quelli magistrali biennali, mentre i laureati magistrali a ciclo unico risultano
fortemente caratterizzati (Figura 3): l’89,9% ha infatti una formazione liceale, soprattutto di tipo
classico (29,9%) o scientifico (48,5%), rispetto al 74,1% dei laureati di primo livello (rispettivamente il
12,8% e il 41,5% proviene dal liceo classico e scientifico) e al 76,6% di quelli magistrali biennali (15,9%
dal liceo classico e 46,1% dallo scientifico).
3,12,4
4,93,5
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 5
Figura 3 - Laureati dell’anno 2018: possesso di un diploma liceale (classico, scientifico, linguistico, delle scienze
umane, artistico e musicale e coreutico) per tipo di corso (valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Va segnalata la presenza di un legame importante tra diploma conseguito e ambito disciplinare
degli studi universitari. Se, nel complesso, il 41,5% dei laureati di primo livello proviene dal liceo
scientifico, questa provenienza scolastica riguarda la maggioranza dei laureati in ingegneria (67,9%) e
nei gruppi geo-biologico (60,2%), scientifico (59,9%) e chimico-farmaceutico (57,5%); all’opposto, i
laureati in possesso di un diploma liceale scientifico sono meno presenti fra i laureati dei gruppi
insegnamento (15,5%), linguistico (21,0%) e giuridico (21,3%). Fra i laureati di primo livello quelli che
hanno conseguito il diploma di liceo classico (complessivamente pari al 12,8%) sono presenti in misura
maggiore nei gruppi letterario (34,3%) e psicologico (21,0%), mentre rappresentano una quota
decisamente più contenuta fra quanti conseguono un titolo di primo livello nei gruppi disciplinari
educazione fisica, ingegneristico, scientifico (rispettivamente 6,3%, 6,7% e 7,1%). La caratterizzazione
scolastica dei percorsi di studio è confermata dal fatto che anche i laureati di primo livello con diploma
tecnico o professionale (24,5% nel complesso) variano apprezzabilmente da percorso a percorso: la
presenza è relativamente forte nei gruppi giuridico (43,6%), economico-statistico (38,7%) ed agraria
(34,9%), più debole nei gruppi psicologico (10,6%), letterario (11,5%) e geo-biologico (13,4%).
Tra i laureati magistrali a ciclo unico, come è stato detto, proviene dal liceo scientifico il 48,5%
dei laureati; tale quota è superiore al 60% tra i laureati in medicina e odontoiatria, veterinaria,
architettura e farmacia. Dal liceo classico proviene il 29,9% dei laureati magistrali a ciclo unico: tale
percentuale sale al 41,6% tra i laureati del gruppo giuridico e al 29,6% tra quelli di medicina e
odontoiatria, mentre si ferma al 14,4% tra i laureati del gruppo insegnamento e al 14,9% tra quelli di
architettura. Rispetto alla media dei laureati magistrali a ciclo unico, la quota di laureati con il diploma
tecnico o professionale è più elevata tra i laureati dei gruppi architettura, giuridico e insegnamento
(rispettivamente il 13,6%, l’11,5% e l’11,1%); tale percentuale è quasi trascurabile tra i laureati di
medicina e odontoiatria (2,3%). Nel complesso, le preferenze disciplinari sottese alla provenienza
scolastica mostrano una certa stabilità nel corso del tempo.
Sebbene, nel complesso, i laureati magistrali biennali presentino un passato scolastico piuttosto
simile a quello dei laureati di primo livello, ossia caratterizzato da studi liceali (76,6%) e tecnici
(17,6%), con simili differenziazioni per gruppo disciplinare, va evidenziato che si tratta di studenti che
hanno avuto carriere scolastiche tendenzialmente più brillanti. Il voto medio di diploma dei laureati
magistrali biennali è di 82,1 su cento, rispetto all’80,3 dei laureati di primo livello; tale risultato,
74,1
89,9
76,6 76,9
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
6 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
verificato in tutti gli ambiti disciplinari, conferma che a continuare gli studi dopo la laurea di primo
livello sono tendenzialmente gli studenti più preparati.
Il voto acquisito alla maturità dai laureati di primo livello del 2018 risulta apprezzabilmente
inferiore alla media fra i laureati dei gruppi educazione fisica (73,5), insegnamento (75,4), giuridico
(76,6) e politico-sociale (77,1), mentre raggiunge valori più elevati per i laureati dei gruppi ingegneria
(85,7) e scientifico (85,2), entrambi con un’elevata presenza di diplomati dei licei scientifici.
Il voto di diploma è ancora più alto tra i laureati magistrali a ciclo unico, che ottengono in media
84,2. Le ragioni di questi risultati particolarmente brillanti sono in parte da attribuire alla selezione
per l’accesso ai corsi a numero programmato, che caratterizzano i percorsi magistrali a ciclo unico più
degli altri.
3. Esperienze nel corso degli studi universitari
Tra le esperienze svolte nel corso degli studi universitari si analizzeranno lo studio all’estero, le
esperienze di tirocinio curriculare e il lavoro durante gli studi.
3.1. Esperienze di studio all’estero
Le esperienze di studio all’estero coinvolgono complessivamente il 13,0% dei laureati del 2018,
quota in lieve crescita rispetto al 2008, dove coinvolgevano l’11,7% dei laureati. Questo risultato è
frutto dell’aumento di quasi 3 punti percentuali delle esperienze svolte nell’ambito di un programma
dell’Unione europea e della contemporanea contrazione delle esperienze realizzate su iniziativa
personale. I laureati di primo livello sono tendenzialmente meno coinvolti da tali tipi di esperienze
(9,8%) rispetto ai laureati magistrali biennali (17,7%) e magistrali a ciclo unico (17,3%).
Più nel dettaglio, le esperienze di studio all’estero sono realizzate per l’8,9% con programmi
dell’Unione europea (Erasmus in primo luogo), per il 2,4% attraverso altre esperienze riconosciute dal
corso di studio (Overseas, ecc.) e per il restante 1,4% su iniziativa personale.
Se si considerano congiuntamente le esperienze di studio nell’ambito dei programmi dell’Unione
europea e degli altri programmi riconosciuti dal corso, si rileva che l’11,3% del complesso dei laureati
ha maturato tale tipo di esperienza (Figura 4). Tra i laureati di primo livello del 2018 tale percentuale
è pari all’8,2%, con un picco particolarmente marcato nel gruppo linguistico (30,6%) e valori superiori
alla media nel gruppo politico-sociale (11,0%) e nell’economico-statistico (9,6%).
Tra i laureati magistrali a ciclo unico le esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di
laurea sono relativamente diffuse e riguardano il 15,5% dei laureati. Particolarmente elevate le
esperienze di studio all’estero nei gruppi architettura (25,1%), veterinaria (21,1%) e medicina e
odontoiatria (18,6%).
I laureati magistrali biennali che hanno usufruito delle opportunità di studio all’estero nell’ambito
di iniziative riconosciute dal corso sono il 15,9%, cui si aggiunge un’ulteriore quota di laureati che
hanno partecipato a programmi di studio all’estero durante il percorso di primo livello, per un totale
del 20,9% nell’arco del “3+2”. Quest’ultimo valore supera l’obiettivo fissato per il 2020 in sede
europea, posto pari al 20%. Le esperienze di studio all’estero durante gli studi magistrali biennali hanno
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 7
riguardato in misura particolarmente marcata non solo, com’era prevedibile, i laureati dell’ambito
linguistico (31,8%), ma anche quelli dei gruppi ingegneria (22,7%) e architettura (19,5%).
Figura 4 - Laureati dell’anno 2018: esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di laurea svolte per
tipo di corso (valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Tra i laureati che hanno maturato un’esperienza di studio all'estero riconosciuta dal corso, l’80,0%
ha sostenuto almeno un esame che è stato convalidato al rientro in Italia. Il 27,8% di chi ha svolto un
periodo di studio all’estero vi ha anche preparato una parte rilevante della tesi (quota che sale al 46,3%
fra i laureati magistrali biennali).
3.2. Tirocini curriculari
I tirocini formativi e di orientamento svolti e riconosciuti dal corso di studio rappresentano per le
università italiane uno degli obiettivi strategici sul terreno dell’intesa e della collaborazione tra
università e sistema economico. Che tali esperienze rappresentino per gli studenti una carta vincente
da giocare sul mercato del lavoro è da anni dimostrata da AlmaLaurea: a parità di condizioni, infatti,
il tirocinio si associa a una probabilità maggiore del 9,1% di trovare un’occupazione, a un anno dalla
conclusione del corso di studio.
Negli ultimi anni si è registrato un aumento delle esperienze di tirocinio curriculare, che nel 2018
hanno riguardato il 59,3% dei laureati (erano il 53,3% nel 2008). A tale positivo risultato si associa
un’elevata soddisfazione da parte di chi ha vissuto questa esperienza: il 68,6% dei laureati esprime
infatti un’opinione decisamente positiva.
Più nel dettaglio, le esperienze di tirocinio riconosciute dal corso di studio hanno riguardato il
61,1% dei laureati di primo livello, il 41,2% al di fuori dell’università. I tirocini sono esperienze che
entrano nel bagaglio formativo di oltre l’80% dei laureati di primo livello dei gruppi insegnamento
(94,5%), professioni sanitarie (87,6%), agraria (85,7%) ed educazione fisica (82,0%), mentre interessano
solo una minoranza dei laureati dei gruppi ingegneria (31,5%) e letterario (45,0%). Tra i laureati di
primo livello, inoltre, i tirocini risultano più diffusi (71,2%) tra coloro che non intendono proseguire gli
studi con una laurea magistrale (Figura 5).
8,2
15,5 15,911,3
5,0
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
Esperienza di studio
all’estero
riconosciuta svolta
nel primo livello
e non nel biennio
magistrale
TOTALE
PERCORSO
DI STUDI
20,9
8 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
Figura 5 - Laureati dell’anno 2018: attività di tirocinio riconosciuta dal corso di laurea svolta per tipo di corso
(valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Si riscontrano frequenti esperienze di tirocinio curriculare, svolte nel corso del biennio, anche tra
i laureati magistrali biennali (62,0%). Inoltre, il 14,3% dei magistrali biennali ha svolto sì un tirocinio,
ma durante il percorso di primo livello, il che porta la quota complessiva di laureati magistrali biennali
con esperienze di tirocinio al 76,3%. Si confermano più impegnati in queste attività i laureati dei gruppi
di educazione fisica, geo-biologico, insegnamento, professioni sanitarie e politico-sociale, tutti con
percentuali al di sopra del 76%.
Per quanto riguarda i corsi magistrali a ciclo unico la presenza di tirocini curriculari riguarda il
47,1% dei laureati, seppure in presenza di situazioni molto diversificate per ambito disciplinare: ben il
92,3% dei laureati in farmacia ha svolto queste attività, rispetto al 16,8% di quelli del gruppo giuridico.
3.3. Lavoro durante gli studi
Negli ultimi dieci anni si è assistito ad una flessione della quota di laureati con esperienze di lavoro
durante gli studi (dal 74,7% nel 2008 al 65,4% nel 2018), probabilmente sia per effetto della crisi
economica sia per il progressivo ridursi della quota di popolazione adulta iscritta all’università. Più nel
dettaglio, nel 2018, il 6,1% dei laureati è lavoratore-studente, ovvero ha conseguito la laurea lavorando
stabilmente durante gli studi6. Gli studenti-lavoratori, ovvero tutti gli altri laureati che hanno compiuto
esperienze di lavoro nel corso degli studi universitari, sono il 59,2%. Specularmente, l’incidenza di
laureati che giungono al conseguimento del titolo privi di alcun tipo di esperienza lavorativa è
aumentata negli ultimi dieci anni e nel 2018 risulta pari al 34,5% (+10,1 punti percentuali rispetto ai
laureati del 2008). Sarà interessante monitorare se, dopo il recente periodo di crisi economica, si
verificherà una ripresa delle esperienze lavorative e se questo possa essere un segnale di un progressivo
miglioramento delle opportunità occupazionali.
L’attività lavorativa, di qualunque natura, svolta nel corso degli studi caratterizza il 65,9% dei
laureati di primo livello; il 5,5% è lavoratore-studente. I laureati che hanno avuto esperienze di lavoro
6
I lavoratori-studenti sono coloro che hanno dichiarato di avere svolto attività lavorative continuative a tempo pieno per almeno la metà della durata degli studi, sia nel periodo delle lezioni universitarie sia al di fuori delle lezioni.
61,147,1
62,0 59,3
14,3
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
TOTALE
PERCORSO
DI STUDI
76,3
Tirocinio svolto
nel primo livello
e non nel biennio
magistrale
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 9
sono particolarmente numerosi nei gruppi di educazione fisica (82,7%), insegnamento (79,0%), giuridico
(75,8%) e politico-sociale (74,4%), mentre il contatto con il mercato del lavoro è relativamente più
debole nei gruppi professioni sanitarie, ingegneria, scientifico e geo-biologico (percentuali che
oscillano dal 56% al 58%). In questi ultimi gruppi si rileva una presenza molto ridotta di lavoratori-
studenti (2-4%), i quali invece incidono in misura più rilevante nei gruppi giuridico (16,2%),
insegnamento (13,3%) ed educazione fisica (10,2%).
I percorsi di studio magistrali a ciclo unico accolgono più degli altri, come si è visto, giovani con
background familiare più favorito. Nonostante questo, lo svolgimento di attività lavorative coinvolge
più della metà dei laureati magistrali a ciclo unico (57,5%), percentuale che oscilla dal 39,7% dei
laureati del gruppo medicina e odontoiatria al 75,3% dei laureati in Scienze della Formazione primaria.
È pur vero che solo il 3,1% dei neolaureati magistrali a ciclo unico è a tutti gli effetti un lavoratore-
studente.
Tra i laureati magistrali biennali il 67,4% è stato impegnato in esperienze di lavoro durante gli studi
magistrali. La presenza dei lavoratori-studenti è tutt’altro che trascurabile (8,2%), in particolare fra i
laureati dei gruppi giuridico (46,9%), professioni sanitarie (41,9%) e insegnamento (25,0%).
4. Condizioni di studio
4.1. Frequenza alle lezioni
Ha frequentato regolarmente le lezioni, per almeno i tre quarti degli insegnamenti previsti, il
69,4% dei laureati del 2018: 69,4% per i laureati di primo livello, 58,7% per i laureati magistrali a ciclo
unico e 75,1% per i laureati magistrali biennali (Figura 6). La serie storica evidenzia come la frequenza
alle lezioni sia in lenta ma progressiva crescita negli ultimi anni: nel 2008 frequentava regolarmente il
65,7% del complesso dei laureati.
Figura 6 - Laureati dell’anno 2018: frequenza regolare di almeno il 75% degli insegnamenti previsti per tipo
di corso (valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Come è già stato detto, il 69,4% dei laureati di primo livello ha dichiarato di avere frequentato
regolarmente le lezioni; anche per questa dimensione dell’esperienza universitaria si registrano forti
differenze in funzione del gruppo disciplinare. Risulta particolarmente assidua la partecipazione alle
lezioni nei gruppi delle professioni sanitarie (95,1%), architettura (85,2%), ingegneria (80,2%) e
69,458,7
75,169,4
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
10 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
chimico-farmaceutico (80,2%). Di contro, la presenza in aula è stata relativamente più limitata fra i
laureati dei gruppi giuridico (45,5%), insegnamento (45,8%) e psicologico (52,9%).
A livello complessivo, i laureati magistrali a ciclo unico dichiarano di avere frequentato
regolarmente le attività didattiche nel 58,7% dei casi. Questo risultato, tuttavia, è determinato in
particolare dal fatto che i laureati del gruppo giuridico, che costituiscono il 37,0% del totale dei
magistrali a ciclo unico, frequentano relativamente poco (solo il 34,3% partecipa regolarmente alle
lezioni), mentre negli altri ambiti disciplinari la partecipazione ha interessato tra il 58,3% del gruppo
insegnamento e l’88,1% del gruppo architettura.
Nell’esperienza formativa dei laureati magistrali biennali si riscontrano valori particolarmente
elevati di frequenza alle lezioni (75,1%). L’assiduità varia apprezzabilmente secondo il gruppo
disciplinare, dal minimo del gruppo insegnamento (43,6%) al massimo dei gruppi architettura (91,2%),
ingegneria (85,2%) e scientifico (84,9%).
4.2. Servizi per il diritto allo studio
Fra i laureati del 2018 i servizi utilizzati almeno una volta ed erogati dall’organismo per il diritto
allo studio sono stati soprattutto il prestito libri (38,7%), le mense/ristorazione (36,6%), il servizio di
borse di studio (23,4%), il contributo per i trasporti (17,2%) e le integrazioni a favore della mobilità
internazionale (16,1%). I laureati che nel loro percorso di studio hanno usufruito dell’alloggio sono il
4,8% del totale; il 7,8% ha fruito di contributi per l’affitto.
In linea generale, i laureati si dichiarano soddisfatti dei servizi erogati dall’ente per il diritto allo
studio di cui hanno fruito, con punte del 91,4% per quanto riguarda il prestito libri e dell’80,5% per la
qualità degli alloggi; si registrano, tuttavia, aree di criticità legate ai buoni per l’acquisto di libri, ai
contributi per l’affitto e ai buoni per l’acquisto di strumenti informatici, per i quali circa la metà dei
fruitori si dichiara insoddisfatto.
Le borse di studio sono meno frequenti tra i laureati magistrali a ciclo unico (19,6%), in virtù del
loro background socio-economico più favorito; è opportuno ricordare che la fruizione della borsa di
studio è differenziata per disciplina di studio e più diffusa proprio laddove è più elevata la presenza di
studenti provenienti da contesti socio-economici meno favoriti: il gruppo linguistico (29,0%),
l’insegnamento (28,1%) e il politico-sociale (26,3%).
I servizi di ristorazione sono più utilizzati dai laureati di primo livello (39,3%), il servizio di prestito
libri è più utilizzato dai laureati magistrali a ciclo unico (45,3%). Per gli altri aspetti, invece, non si
registrano differenze rilevanti per tipo di corso, sia nella fruizione dei servizi per il diritto allo studio
sia nella soddisfazione dichiarata da chi ne ha usufruito.
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 11
5. Riuscita negli studi universitari
In questa sede la riuscita negli studi è analizzata come il prodotto di una combinazione di diversi
fattori, quali l’età all’immatricolazione, la durata prevista dagli ordinamenti dei corsi e quella
effettivamente impiegata dallo studente per conseguire il titolo, l’età alla laurea e il voto di laurea.
5.1. Regolarità
Per i corsi a cui si accede al termine della scuola secondaria di secondo grado si osserva una
sostanziale regolarità all’immatricolazione, ovvero nella maggior parte dei casi l’iscrizione avviene
subito dopo il conseguimento del diploma. Infatti, l’84,5% dei laureati di primo livello si è
immatricolato con al più un anno di ritardo rispetto all’età “canonica”, definita da AlmaLaurea pari a
19 anni. Ancora più regolari risultano i laureati magistrali a ciclo unico, dove il 90,0% si immatricola
tutt’al più con un anno di ritardo rispetto all’età canonica.
Riflessioni specifiche riguardano invece i laureati magistrali biennali, che hanno già completato un
percorso universitario precedente. Per questi la regolarità all’immatricolazione, posta da AlmaLaurea
pari a 22 anni, non risulta particolarmente elevata (59,2%); la causa del ritardo è in tal caso da imputare
principalmente a ritardi accumulati durante la laurea di primo livello.
L’età alla laurea, per il complesso dei laureati del 2018, è pari a 25,8 anni, con evidenti differenze
in funzione del tipo di corso di studio: 24,6 anni per i laureati di primo livello, 27,0 per i laureati
magistrali a ciclo unico e 27,3 per i laureati magistrali biennali. Come è stato evidenziato anche nelle
precedenti edizioni del Rapporto sul Profilo dei Laureati, l’età alla laurea è diminuita in misura
apprezzabile rispetto alla situazione pre-riforma e continua a diminuire ulteriormente negli ultimi anni:
l’età media era infatti 27,0 anni nel 2008.
L’età media alla laurea tra i laureati di primo livello oscilla tra i 24,0 anni del gruppo ingegneria e
i 27,9 del giuridico. L’età media alla laurea dei laureati magistrali a ciclo unico varia dai 26,8 anni del
gruppo giuridico e 26,9 di medicina e odontoiatria ai 27,9 dei laureati in veterinaria. L’età media dei
laureati magistrali biennali si attesta, come si è detto, sui 27,3 anni: 30,7 anni per le professioni
sanitarie, 28,9 per il gruppo insegnamento e, all’opposto, tra 26,2 e 26,9 anni per i gruppi chimico-
farmaceutico, economico-statistico, agraria, scientifico, ingegneria, linguistico e geo-biologico. Si
tratta però di un’età “lorda”, condizionata anche dalla presenza rilevante di laureati che hanno fatto
il proprio ingresso al biennio magistrale in età superiore a quella tradizionale, come si è accennato
poco sopra.
La regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti
dagli ordinamenti, ha registrato negli ultimi anni un miglioramento marcato. Se nel 2008 concludeva
gli studi in corso il 39,4% del complesso dei laureati, nel 2018 la percentuale raggiunge il 53,6% (Figura
7). All’opposto, se dieci anni fa a terminare gli studi con quattro o più anni fuori corso era il 17,1% dei
laureati, oggi la quota si è quasi dimezzata (8,7%).
12 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
Figura 7 - Laureati dell’anno 2018: conclusione del percorso universitario in corso per tipo di corso (valori
percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
La regolarità negli studi appare consolidata e continua a riguardare una quota elevata di laureati
di primo livello (53,9%). Concludono nei tre anni previsti dagli ordinamenti ben il 70,5% dei laureati
delle professioni sanitarie; all’estremo opposto, laurearsi in corso riesce soltanto al 33,1% dei laureati
del gruppo giuridico dove, corrispondentemente, il 23,9% ha terminato gli studi con almeno quattro
anni di ritardo.
Per i laureati magistrali a ciclo unico la regolarità riguarda il 40,0% dei laureati, mentre il 22,6% si
laurea un anno fuori corso. Anche in questo caso si osservano situazioni diversificate all’interno dei
singoli gruppi disciplinari: se è vero che il 75,9% dei laureati in Scienze della Formazione primaria,
istituito in anni più recenti, risulta regolare, è altrettanto vero che lo è il 51,8% dei laureati nei corsi
di medicina e chirurgia; all’opposto, è regolare solamente il 16,1% dei laureati in architettura e il 20,7%
di quelli in veterinaria.
Rispetto ai laureati di primo livello, si registra una regolarità ancora maggiore per i laureati
magistrali biennali, dove risulta in corso il 60,1% dei laureati, con punte superiori o vicine all’80% per
i laureati del gruppo di educazione fisica (81,4%) e delle professioni sanitarie (79,3%); all’opposto, sono
meno regolari i laureati dei gruppi architettura, ingegneria e letterario (rispettivamente con
percentuali pari a 42,5%, 45,8% e 47,6%). Come è stato detto in precedenza, i laureati dei corsi
magistrali biennali paiono un gruppo selezionato in termini di origine sociale e con performance migliori
rispetto a quelle dei laureati di primo livello.
A conclusione del percorso di studio i laureati sono chiamati alla predisposizione di una tesi (o
prova finale) che influirà sul voto di laurea. La predisposizione della tesi ha richiesto, ai laureati 2018,
in media 4,8 mesi, con prevedibili differenze per tipo di corso: si passa dai 3,4 mesi per i laureati di
primo livello (per i quali la prova finale può eventualmente consistere in un elaborato o nella relazione
sul tirocinio) fino ai 6,3 mesi per i magistrali biennali e ai 7,3 mesi per i magistrali a ciclo unico.
53,9
40,0
60,153,6
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 13
Per analizzare i molteplici fattori che incidono sui tempi di laurea si è applicato un modello di
regressione lineare7. Si è scelto di considerare, come variabile dipendente, l’indice di ritardo, che
misura il rapporto tra il ritardo accumulato dal laureato e la durata normale del corso (entrambi
espressi in anni). Questo indice consente di misurare il ritardo indipendentemente dalla durata del
corso: è pari a zero per chi è del tutto regolare e aumenta proporzionalmente al ritardo accumulato.
L’analisi ha tenuto in considerazione i seguenti fattori: voto di diploma, gruppo disciplinare,
ripartizione geografica dell’ateneo, frequenza delle lezioni, lavoro durante gli studi e adeguatezza del
carico di studio rispetto alla durata del corso8.
Il fattore più rilevante (Tavola 1) nel determinare il ritardo accumulato dai laureati è il lavoro
durante gli studi: il modello di regressione lineare mostra che rispetto a quanti non hanno svolto attività
lavorative durante gli studi, i lavoratori-studenti impiegano il 50,5% in più nel concludere gli studi,
mentre gli studenti-lavoratori impiegano il 10,3% in più. Ad esempio, se un laureato triennale, che non
ha mai lavorato durante il percorso di studio, impiega 3 anni per laurearsi, a un lavoratore-studente
sono necessari circa 4,5 anni. Si evidenzia una marcata eterogeneità per gruppo disciplinare (in questa
analisi i gruppi medicina e odontoiatria e professioni sanitarie sono stati considerati separatamente):
a parità di ogni altra condizione si stima che un laureato del gruppo ingegneria (il meno performante
sotto questo punto di vista) impiega il 30,7% in più rispetto a un laureato del gruppo educazione fisica.
Si registrano differenze rilevanti con riferimento alla ripartizione geografica dell’ateneo: rispetto a chi
si laurea al Nord chi ottiene il titolo al Centro impiega il 10,1% in più e chi si laurea al Sud o nelle Isole
(da ora in poi si utilizzerà il termine “Sud” comprendendo anche le Isole) il 19,5% in più. Il modello
mostra inoltre che la capacità di concludere gli studi in modo regolare è influenzata anche dalla
frequenza alle lezioni: a parità di condizioni, un laureato che frequenta meno del 25% delle lezioni
impiega il 26,8% in più rispetto a chi invece frequenta più del 75% delle lezioni. La valutazione del
carico di studio rispetto alla durata del corso è un altro fattore che incide sul ritardo alla laurea: coloro
che valutano decisamente inadeguato il carico di studio impiegano il 27,5% in più per concludere gli
studi rispetto a chi lo ritiene decisamente adeguato. Infine il voto di diploma si conferma un
significativo indicatore della velocità negli studi: rispetto a chi ottiene il massimo dei voti alla scuola
secondaria di secondo grado, chi consegue il diploma con 60 su 100 impiega il 21,8% in più. Il genere e
l’origine socio-culturale ed economica di provenienza non sono stati inseriti nel modello a causa del
loro modesto apporto informativo: molto probabilmente l’effetto di questi fattori viene assorbito in
parte dalle performance scolastiche (voto di diploma) e in parte dalla scelta della disciplina di studio.
7 L’analisi degli effetti sulla regolarità negli studi è stata condotta, con approccio multivariato, mediante modelli di regressione
lineare. Il modello non considera i laureati pre-riforma, del corso pre-riforma in Scienze della Formazione primaria e del gruppo disciplinare difesa e sicurezza. Si sono tenuti in considerazione, ma non sono risultati significativi, i fattori legati alla cittadinanza (italiana/non italiana) e al ritardo all’iscrizione. Il genere, il titolo di studio dei genitori, la classe sociale, il tipo di diploma, il tipo di corso, la mobilità per motivi di studio, le precedenti esperienze universitarie, le motivazioni culturali e professionalizzanti nell’iscrizione all’università, la dimensione dell’ateneo, la distanza tra l’alloggio e la sede degli studi, l’affitto di un alloggio durante gli studi, la fruizione di una borsa di studio, le esperienze di studio all’estero e lo svolgimento di attività di tirocinio riconosciuta dal corso sono stati esclusi dal modello visto il loro modesto apporto informativo. 8 Quest’ultimo fattore è stato preso in considerazione pur nella consapevolezza dei limiti legati a possibili cause di endogeneità.
14 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
Tavola 1 - Laureati dell’anno 2018: modello di regressione lineare per la valutazione dell’indice di ritardo
Nota: R-quadrato = 0,131 (R-quadrato adattato = 0,131), N = 250.617 Tutti i parametri sono significativi all’1% (p<0,01)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
b S.E.
Voto di diploma (in 100-mi) -0,005 0,000
Gruppo disc iplinare (Educazione fisica=0)
Agraria e veterinaria 0,162 0,009
Architettura 0,278 0,009
Chimico-farmaceutico 0,262 0,009
Economico-statistico 0,142 0,007
Geo-biologico 0,208 0,008
Giuridico 0,181 0,008
Ingegneria 0,307 0,008
Insegnamento 0,032 0,008
Letterario 0,229 0,008
Linguistico 0,168 0,008
Medico/medicina e odontoiatria 0,118 0,009
Medico/professioni sanitarie 0,052 0,008
Politico-sociale 0,122 0,008
Psicologico 0,081 0,008
Scientifico 0,263 0,009
Ripartizione geografica dell'ateneo (Nord=0)
Centro 0,101 0,003
Sud e Isole 0,195 0,003
Lavoro durante gli studi (nessuna esperienza di lavoro=0)
lavoratori-studenti 0,505 0,005
studenti-lavoratori 0,103 0,002
Frequenza delle lezioni (più del 75% degli insegnamenti)
meno del 25% 0,268 0,006
tra il 25% e il 50% 0,200 0,005
tra il 50% e il 75% 0,099 0,003
Carico di studio adeguato alla durata del corso (dec isamente sì)
decisamente no 0,275 0,007
più no che sì 0,131 0,003
più sì che no 0,016 0,002
Costante -0,031 0,008
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 15
5.2. Voto alla laurea
Il voto medio di laurea, dove il “110 e lode” viene posto uguale a 113, rimane sostanzialmente
immutato negli ultimi anni (102,9 su 110 nel 2018 rispetto al 103,0 del 2008), ma con variazioni
apprezzabili secondo il tipo di corso di laurea: 100,0 fra i laureati di primo livello, 104,8 fra i laureati
magistrali a ciclo unico e 107,9 fra i laureati magistrali biennali (Figura 8).
Figura 8 - Laureati dell’anno 2018: voto di laurea per tipo di corso (valori medi)
Nota: per il calcolo delle medie, il voto di 110 e lode è stato posto uguale a 113.
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Se il voto medio di laurea per i corsi di primo livello è pari, come è stato detto, a 100,0, si osservano
variazioni rilevanti per gruppo disciplinare, con voti di laurea che vanno dal 104,9 del gruppo
professioni sanitarie e 104,5 del letterario al 95,8 dell’economico-statistico, 96,0 del giuridico e 96,8
di ingegneria. Il voto medio di laurea nei percorsi magistrali a ciclo unico è pari a 104,8 su 110, con
variazioni che vanno da 100,2 fra i laureati del gruppo farmaceutico e 101,5 di giurisprudenza a 110,2
in medicina e odontoiatria. Fra i laureati magistrali biennali si registra un voto medio di laurea molto
elevato (107,9) dovuto anche a un effetto di tipo incrementale rispetto alla performance ottenuta alla
conclusione del percorso di primo livello: l’incremento medio del voto di laurea, ottenuto al termine
del percorso di secondo livello, è di 7,6 punti su 110 rispetto al titolo conseguito nel primo livello. I
gruppi disciplinari magistrali biennali in cui si osservano i voti medi di laurea relativamente meno
elevati sono ingegneria e l’economico-statistico (rispettivamente 106,6 e 106,7).
Per analizzare le determinanti del voto di laurea si è applicato un modello di regressione lineare9
(Tavola 2). L’analisi ha tenuto in considerazione i seguenti fattori: tipo di diploma secondario di
secondo grado, voto di diploma, motivazioni culturali nell’iscrizione all’università, mobilità geografica
per motivi di studio, tipo di corso, gruppo disciplinare, lavoro durante gli studi, esperienze di studio
all’estero riconosciute dal corso. Il modello conferma la presenza di forti distinzioni per tipo di corso:
a parità delle altre condizioni, rispetto a un laureato di primo livello, si stima che un laureato
magistrale a ciclo unico consegue quasi 2 punti in più e un magistrale biennale 8 punti in più. Si
conferma anche una forte differenziazione disciplinare: considerando gli estremi, ottenere il titolo in
9 L’analisi degli effetti sul voto di laurea è stata condotta, con approccio multivariato, mediante modelli di regressione lineare.
Il modello non considera i laureati pre-riforma, del corso pre-riforma in Scienze della Formazione primaria e del gruppo disciplinare difesa e sicurezza. Il genere, il titolo di studio dei genitori, la classe sociale, la ripartizione geografica e la dimensione dell’ateneo, il ritardo all’iscrizione, le motivazioni professionali nell’iscrizione all’università e lo svolgimento di attività di tirocinio riconosciuta dal corso sono stati esclusi dal modello visto il loro modesto apporto informativo.
100,0 104,8 107,9102,9
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
16 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
un corso del gruppo medico comporta un premio, in termini di voto di laurea, di quasi 9 punti rispetto
ad un laureato del gruppo ingegneria. Il voto di diploma ha anch’esso un forte impatto nel determinare
le performance universitarie: rispetto ad un diplomato che ha ottenuto il voto di diploma minimo, chi
raggiunge 100 punti su 100 ottiene un voto di laurea di quasi 11 punti superiore. Ciò, naturalmente, a
parità delle altre condizioni, tra cui il tipo di diploma conseguito. A tal proposito, rispetto a un laureato
con diploma professionale, un laureato con diploma liceale ottiene, ceteris paribus, 4 punti in più
mentre un laureato con diploma tecnico ottiene 2 punti in più.
Tavola 2 - Laureati dell’anno 2018: modello di regressione lineare per la valutazione del voto di laurea
Nota: R-quadrato = 0,428 (R-quadrato adattato = 0,427), N = 250.982 Tutti i parametri sono significativi all’1% (p<0,01).
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Fattori comunque significativi, ma meno rilevanti, sono le motivazioni culturali per l’iscrizione al
corso (quasi 2 punti in più per chi si è dichiarato decisamente motivato rispetto a chi non lo era del
tutto), le esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso (quasi 2 punti in più rispetto a chi non
le ha svolte), aver studiato nella stessa provincia o nella provincia limitrofa a quella di ottenimento
b S.E.
Tipo di diploma (Professionale=0)
liceo 4.220 0.094
tecnico 2.001 0.098
Voto di diploma (in 100-mi) 0.267 0.001
Tipo di corso (Primo livello=0)
Magistrali biennali 8.128 0.031
Magistrali a ciclo unico 1.965 0.055
Gruppo disc iplinare (Ingegneria=0)
Agraria e veterinaria 5.298 0.084
Architettura 6.525 0.080
Chimico-farmaceutico 2.629 0.086
Economico-statistico 1.264 0.052
Educazione fisica 6.023 0.093
Geo-biologico 4.019 0.068
Giuridico 2.495 0.082
Insegnamento 6.226 0.074
Letterario 6.834 0.060
Linguistico 4.115 0.064
Medico 8.971 0.057
Politico-sociale 4.466 0.057
Psicologico 3.439 0.072
Scientifico 2.891 0.079
Luogo di conseguimento del diploma (ripartizione diversa da quella di laurea=0)
provincia della laurea o provincia limitrofa a quella delle laurea 2.036 0.039
stessa ripartizione ma in una provincia non limitrofa 1.773 0.051
estero 1.799 0.111
Motivazione culturale (non del tutto motivato=0)
decisamente motivato 1.768 0.030
Lavoro durante gli studi (lavoratori-studenti=0)
nessuna esperienza di lavoro 3.102 0.060
studenti-lavoratori 2.141 0.057
Esperienza di studio all'estero nel corso degli studi universitari (non svolta=0)
svolta 2.290 0.041
Costante 81.374 0.125
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 17
del diploma (+2 punti rispetto a chi ha sperimentato una mobilità di lungo raggio), l’aver condotto gli
studi universitari senza contemporaneamente svolgere attività lavorativa oppure l’aver svolto attività
lavorative saltuarie (rispettivamente, 3 punti e 2 punti in più rispetto a chi ha lavorato in modo stabile
durante gli studi). Anche in questo caso, come nel modello sulla regolarità nel concludere gli studi, il
genere e il background socio-culturale ed economico di provenienza non sono stati inseriti nel modello
a causa del loro modesto apporto informativo: molto probabilmente l’effetto di questi fattori viene
assorbito in parte dalle performance scolastiche (voto di diploma) e in parte dalla scelta della disciplina
di studio.Ma la variabilità del voto di laurea, sia tra corso e corso sia, a parità di ambito disciplinare,
fra sedi diverse, è anche il frutto di numerosi fattori istituzionali contingenti: standard di attribuzione
dei voti negli esami di profitto, criteri di attribuzione del voto finale e delle relative premialità,
standard di valutazione e complessità degli elaborati, ecc. Questa elevata variabilità solleva dubbi sul
fatto che il voto di laurea sia ancora oggi un criterio di selezione affidabile nel reclutamento del
personale: una valutazione più accurata del voto di laurea non può prescindere dunque dagli elementi
appena citati.
6. Giudizi sull’esperienza universitaria
I giudizi che hanno rilasciato i neolaureati coinvolti nelle rilevazioni di AlmaLaurea indicano
un’elevata soddisfazione per i diversi aspetti dell’esperienza di studio compiuta, indipendentemente
dal tipo di corso concluso. Con riferimento al 2018, il 23,2% dei laureati si dichiara decisamente
soddisfatto dei rapporti con il personale docente e un altro 63,2% abbastanza (nella scala di valutazione
utilizzata nel questionario corrisponde a “più sì che no”) soddisfatto, per un gradimento complessivo
dell’86,5%. Per quanto riguarda la valutazione delle aule, frequentate dal 98,9% dei laureati, il 25,1%
le ha ritenute “sempre o quasi sempre adeguate” e un ulteriore 48,5% “spesso adeguate”. I servizi
delle biblioteche (ad esempio, prestito/consultazione e orari di apertura), utilizzati dall’86,5% dei
laureati, ricevono una valutazione “decisamente positiva” dal 39,2% dei fruitori e una “abbastanza
positiva” da un altro 52,5%. Le postazioni informatiche, utilizzate dal 72,7% dei neodottori, sono
giudicate “presenti in numero adeguato” dal 51,6% dei fruitori. Il 78,3% ha usufruito degli spazi dedicati
allo studio individuale e poco più della metà (54,6%) li ha ritenuti “presenti e adeguati”. Più critica
invece la valutazione delle attrezzature per le attività didattiche quali laboratori e attività pratiche:
tra chi le ha utilizzate (81,2%), solo il 23,4% le ha giudicate “sempre o quasi sempre adeguate”; se si
aggiunge il 45,6% di chi le ritiene “spesso adeguate”, si arriva però ad una soddisfazione complessiva
del 69,1%. L’organizzazione degli esami (tra cui appelli, orari, informazioni, prenotazioni) è risultata
“sempre o quasi sempre” adeguata dal 35,0%, a cui si aggiunge il 47,1% che la definisce adeguata “per
più della metà degli esami”, portando dunque il livello di soddisfazione all’82,1%. Per il complesso
dell’esperienza universitaria, il 38,4% dei laureati si dichiara decisamente soddisfatto e un altro 50,5%
risulta abbastanza soddisfatto, per un’incidenza complessiva di soddisfatti dell’89,0%; nel 2008 era
l’86,7% (Figura 9).
18 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
Figura 9 - Laureati dell’anno 2018: soddisfazione complessiva del corso di laurea per tipo di corso (valori
percentuali)
Nota: la percentuale di soddisfazione comprende le modalità “decisamente sì” e “più sì che no”.
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Distinguendo per tipo di corso di laurea, la soddisfazione per l’esperienza universitaria risulta
elevata e consolidata nel tempo tra i laureati di primo livello: si dichiara decisamente soddisfatto del
corso di studio concluso il 36,6% dei laureati, il 52,2% si dichiara abbastanza soddisfatto, per un totale
di 88,8%. I più appagati sono i laureati di primo livello dei gruppi insegnamento (92,7%), chimico-
farmaceutico (91,6%), geo-biologico (91,5%), scientifico (91,2%) e psicologico (90,0%); più critici nelle
valutazioni, al contrario, sono i neolaureati dei gruppi linguistico (82,5%), architettura (84,1%) ed
educazione fisica (84,4%). Il 20,8% dei laureati di primo livello si dichiara decisamente soddisfatto dei
rapporti con i docenti e un ulteriore 65,7% dichiara di essere abbastanza soddisfatto, per una
soddisfazione complessiva dell’86,5%, con punte più elevate nei gruppi insegnamento (90,3%), agraria
(89,6%), chimico-farmaceutico (89,6%), letterario (89,4%) e scientifico (89,2%); livelli di soddisfazione
relativamente più contenuti nei gruppi architettura (79,9%) e ingegneria (82,5%).
Tra i laureati magistrali a ciclo unico il 35,4% si dichiara decisamente soddisfatto dell’esperienza
universitaria e il 51,7% è abbastanza soddisfatto, per una soddisfazione complessiva pari all’87,0%.
Particolarmente soddisfatti risultano i laureati del gruppo insegnamento (94,0%) seguiti da quelli del
farmaceutico (90,3%); più critici i laureati di architettura (81,8%).
È decisamente soddisfatto del corso di laurea il 43,6% dei laureati magistrali biennali; un altro
46,6% è abbastanza soddisfatto. Il livello di appagamento complessivo per la più recente esperienza
universitaria, pari al 90,2%, è superiore a quello registrato fra gli altri tipi di corso. I più soddisfatti
sono i laureati dei gruppi chimico-farmaceutico (93,7%), scientifico (93,3%), ingegneria (92,2%),
economico-statistico (92,0%) e psicologico (91,2%), ma anche geo-biologico e letterario (entrambi
90,9%); i più critici invece i laureati delle professioni sanitarie (77,8%).
La percezione dell’esperienza che sta per concludersi è affidata anche alla domanda “Se potessi
tornare indietro nel tempo, ti iscriveresti nuovamente al corso che stai per completare?”. Una risposta
pienamente positiva, data da quanti confermerebbero la scelta compiuta sia in termini di corso sia di
ateneo, si registra per il 70,0% dell’intera popolazione (Figura 10), quota che risulta sostanzialmente
stabile nel tempo (nel 2008 era il 69,0%). Un altro 9,3% di laureati confermerebbe l’ateneo, ma si
indirizzerebbe verso un altro corso, il 12,1% rifarebbe lo stesso corso ma in altro ateneo, il 6,0%
cambierebbe sia corso sia sede e solo il 2,4% non si iscriverebbe più all’università (per i magistrali
biennali si fa riferimento al solo biennio conclusivo).
88,8 87,0 90,2 89,0
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 19
Figura 10 - Laureati dell’anno 2018: si iscriverebbero di nuovo allo stesso corso e allo stesso ateneo per tipo
di corso (valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Tra i laureati di primo livello, il 68,4% confermerebbe pienamente la scelta compiuta al momento
dell’immatricolazione (stesso corso di studio dello stesso ateneo). Un altro 10,8% resterebbe nello
stesso ateneo, ma si indirizzerebbe verso un altro corso; il 12,0% farebbe la scelta inversa: stesso corso,
ma in altro ateneo. Il 6,5% cambierebbe sia corso sia sede e solo il 2,0% non si iscriverebbe più. La
piena conferma dell’esperienza compiuta trova d’accordo il 79,3% dei laureati di primo livello del
gruppo scientifico, il 73,7% del gruppo psicologico e il 72,6% del chimico-farmaceutico. Di contro, le
percentuali di chi confermerebbe pienamente il percorso concluso sono più contenute tra i laureati dei
gruppi linguistico (55,6%) e architettura (62,3%), che spesso cambierebbero corso, ateneo o entrambi.
Il 66,5% dei neolaureati magistrali a ciclo unico, se potesse tornare indietro, ripeterebbe la scelta
del corso di studio e dell’ateneo (dal 52,5% dei laureati in architettura all’82,5% dei laureati del gruppo
insegnamento). Il 17,8% farebbe lo stesso corso, ma in un ateneo diverso: la differenza rispetto ai
laureati di primo livello è in parte attribuita al fatto che alcuni percorsi magistrali a ciclo unico sono
vincolati al superamento di una prova di ammissione e spesso occorre immatricolarsi laddove si è
ammessi.
I giudizi complessivamente più positivi espressi dai laureati magistrali biennali trovano conferma
anche nell’elevata propensione a confermare la scelta del corso e dell’ateneo di laurea (per i magistrali
biennali si fa ovviamente riferimento al solo percorso biennale) indicata dal 74,8% dei laureati. Si
evidenziano anche in questo caso situazioni diversificate tra i diversi gruppi disciplinari: si passa dal
65,2% dei neolaureati del gruppo architettura all’82,5% del chimico-farmaceutico.
In generale, tutti gli indicatori di soddisfazione riferiti ad aspetti specifici del percorso formativo
rilevano valori più elevati fra i laureati dei corsi magistrali biennali.
7. Prospettive post-laurea
Fra i laureati del 2018 la prosecuzione della formazione dopo la laurea è nelle intenzioni del 64,4%
dei laureati, quota pressoché stabile nel tempo (Figura 11). Come è lecito attendersi, tale tendenza è
particolarmente marcata fra i laureati di primo livello (79,5%), che intendono indirizzarsi in larghissima
parte verso la laurea magistrale biennale (62,3%), e fra i laureati magistrali a ciclo unico (62,1%), per
i quali le scuole di specializzazione (29,0%), i tirocini/praticantati (9,4%) e i master universitari (9,2%)
risultano indicati con maggiore frequenza. Sebbene i laureati magistrali biennali siano relativamente
68,4 66,574,8
70,0
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
20 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
meno propensi a proseguire gli studi (35,3%), su di essi esercita un forte richiamo il dottorato di ricerca:
13,7%.
Figura 11 - Laureati dell’anno 2018: intenzione di proseguire gli studi per tipo di corso (valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Tra i laureati di primo livello, il proposito di proseguire gli studi è particolarmente diffuso fra i
neolaureati dei gruppi psicologico (95,0%), geo-biologico (91,9%) e ingegneria (89,7%). Di converso,
dichiarano una –relativa- minore convinzione di voler proseguire il loro percorso formativo i laureati
dei gruppi giuridico (55,8%), insegnamento (62,9%) e delle professioni sanitarie (66,3%).
Non tutti i laureati di primo livello che intendono proseguire gli studi hanno in mente il “+2”, anche
se la laurea magistrale biennale è l’obiettivo più diffuso, essendo indicata dal 62,3% dei laureati: si
tratta di un titolo particolarmente desiderato dai neolaureati dei gruppi psicologico (88,4%), ingegneria
(86,3%) e geo-biologico (85,4%). L’8,3% intende invece iscriversi ad un master universitario, un titolo
che attrae soprattutto i laureati delle professioni sanitarie (30,4%) e, seppure in misura più contenuta,
quelli del gruppo politico-sociale (11,2%).
Il 62,1% dei laureati magistrali a ciclo unico, come è stato detto, esprime la volontà di proseguire
gli studi. L’intenzione di conseguire altre qualifiche varia apprezzabilmente per gruppo disciplinare:
alta fra i laureati in medicina e odontoiatria (89,6%, con l’81,0% orientato alla specializzazione post-
laurea), più contenuta fra i laureati del gruppo architettura (37,4%, di cui l’11,9% orientato verso un
master universitario e l’8,3% verso un dottorato di ricerca), insegnamento (38,0%, di cui l’8,5%
orientato verso una scuola di specializzazione e il 7,9% verso un master universitario) e farmacia (41,8%,
con il 14,0% orientato verso un master universitario, il 9,5% verso il dottorato di ricerca e il 6,5% verso
una scuola di specializzazione). Fra i laureati del gruppo giuridico, che intendono proseguire gli studi
nel 60,2% dei casi, è relativamente elevata la quota di coloro che intendono impegnarsi nel praticantato
(23,1%).
Come si è rilevato in precedenza, i laureati magistrali biennali che intendono proseguire gli studi
rappresentano il 35,3% della popolazione e si indirizzano soprattutto verso il dottorato di ricerca
(13,7%) e il master universitario (8,3%). Intendono proseguire gli studi in particolare i laureati magistrali
biennali dei gruppi psicologico (74,0%), delle professioni sanitarie (57,1%), geo-biologico (54,0%),
scientifico (49,2%) e letterario (48,9%).
Per quanto riguarda le prospettive di lavoro, alla storica mobilità per studio/lavoro lungo la
direttrice Sud-Nord, che continua a caratterizzare il nostro Paese, si affianca, oramai da qualche
79,5
62,1
35,3
64,4
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 21
tempo, quella verso i Paesi esteri, che costituiscono un obiettivo al quale guarda un numero crescente
di giovani neolaureati, non solo per lo studio ma anche come possibile mèta lavorativa.
La disponibilità a lavorare all’estero è dichiarata dal 47,2% dei laureati (era il 39,9% nel 2008):
48,5% per i laureati di primo livello, 43,8% per i magistrali a ciclo unico e 46,4% per i magistrali biennali
(Figura 12).
Figura 12 - Laureati dell’anno 2018: decisamente disponibili a lavorare all’estero per tipo di corso (valori
percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Il 32,1% è addirittura pronto a trasferirsi in un altro continente. Nonostante i luoghi comuni che
dipingono i laureati poco propensi a spostarsi per lavoro, si rileva una diffusa disponibilità ad effettuare
trasferte anche frequenti (27,8%), così come a trasferire la propria residenza (49,3%). Solo il 2,9% non
è disponibile a trasferte.
Nonostante il contratto a tutele crescenti e a tempo pieno siano le forme di lavoro più apprezzate
dai laureati (sono “decisamente” disponibili ad accettarle, rispettivamente, l’86,1% e l’84,7%), è ampia
anche la disponibilità per i lavori part-time (36,9%) e per i contratti alle dipendenze a tempo
determinato (34,3%). Fra gli aspetti ritenuti rilevanti nella ricerca del lavoro, quello che interessa di
più è da tempo l’acquisizione di professionalità, indicata dal 78,0% dei laureati. Assai rilevante
(percentuali superiori al 60%) anche la richiesta di stabilità e di sicurezza del posto di lavoro (69,1%),
la possibilità di fare carriera (66,5%), la possibilità di guadagno (62,3%) e la possibilità di utilizzare al
meglio le competenze acquisite durante il corso (61,8%). I laureati attribuiscono differente rilevanza
agli aspetti citati in base al tipo di corso: in particolare i laureati magistrali a ciclo unico, oltre agli
aspetti prima citati danno maggiore importanza alla coerenza con gli studi (65,4%) e all’indipendenza
o autonomia (61,4%).
48,543,8 46,4 47,2
Primo livello Magistrali aciclo unico
Magistralibiennali
TOTALELAUREATI 2018
22 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
8. Focus sulla mobilità per ragioni di studio
Un aspetto importante a cui dedicare attenzione è la migrazione per ragioni di studio10. Come
accennato in precedenza, complessivamente il 45,9% dei laureati ha conseguito il titolo universitario
nella stessa provincia in cui aveva ottenuto il diploma di scuola secondaria di secondo grado; un altro
25,9% si è spostato in una provincia limitrofa; il 12,7% si è laureato in una provincia non limitrofa, ma
è rimasto all’interno della stessa ripartizione geografica; il 13,3% si è spostato in un’altra ripartizione
e il 2,3% proviene dall’estero. Ne consegue dunque che il 71,8% dei laureati ha studiato al più nella
provincia limitrofa a quella di conseguimento del diploma. Questo dato è in costante calo (nel 2015
era il 73,7%), evidenziando pertanto un tendenziale incremento della mobilità per motivi di studio di
più lungo raggio (Figura 13).
Figura 13 - Laureati degli anni 2015-2018: grado di mobilità per ragioni di studio (valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
La quota di laureati che hanno studiato, al più, in una provincia limitrofa a quella di conseguimento
del diploma, inoltre, è più elevata tra i laureati di primo livello (75,7%) e i magistrali a ciclo unico
(74,1%), mentre cala sensibilmente tra i laureati magistrali biennali (63,0%), che si rivelano
tendenzialmente più mobili. A tal proposito, è opportuno ricordare che i laureati magistrali biennali
possono sperimentare la migrazione per motivi di studio in due momenti distinti, sia
all’immatricolazione al corso di primo livello sia nel passaggio tra il primo e il secondo livello degli
studi. Considerando congiuntamente la ripartizione nella quale i laureati hanno conseguito il diploma,
il titolo di studio precedente alla magistrale e la laurea magistrale biennale si può analizzare il
momento nel quale avviene la migrazione per motivi di studio. Il 74,5% dei laureati magistrali biennali
del 2018 non ha mai abbandonato la ripartizione geografica di conseguimento del diploma. Ha concluso
il percorso magistrale biennale in una ripartizione geografica diversa da quella di conseguimento del
diploma, invece, il 23,9% dei laureati, equamente ripartiti tra quanti hanno compiuto l’intero percorso
10
Dal momento che il fenomeno della mobilità per ragioni di studio dipende strettamente dalla composizione della popolazione di laureati per ateneo di provenienza, per le analisi in serie storica si è preso in esame il quadriennio 2015-2018, periodo in cui il numero di atenei aderenti al Consorzio è rimasto sostanzialmente stabile.
45,9
46,8
47,0
47,4
25,9
25,7
26,4
26,3
12,7
12,6
11,7
11,6
13,3
12,7
12,4
12,2
0 100
2018
2017
2016
2015
nella stessa provincia della sede degli studi universitariin una provincia limitrofain una provincia non limitrofa, ma nella stessa ripartizione geograficain un'altra ripartizione geograficaall'estero
Hanno conseguito il diploma secondario di secondo grado:
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 23
universitario “fuori sede” (12,5%) e quanti si sono spostati dopo la laurea di primo livello (11,4%).
Infine, l’1,4% ha ottenuto il primo titolo di laurea fuori dalla propria ripartizione per poi rientrare per
compiere gli studi magistrali.
Le differenze nella propensione a migrare per ragioni di studio sono evidenti anche in relazione al
gruppo disciplinare. La quota di laureati che ha studiato nella provincia di conseguimento del diploma
o al più in una provincia limitrofa è molto più estesa nei gruppi insegnamento, giuridico ed economico-
statistico, con percentuali che superano il 75% (Figura 14). All’opposto, è più bassa nei gruppi
psicologico (61,2%), linguistico, politico-sociale e letterario (67,3%, 67,8% e 68,2% rispettivamente). Su
queste tendenze può incidere in particolare la diversa diffusione sul territorio nazionale dell’offerta
formativa: ad esempio, i corsi del gruppo psicologico sono presenti solo in 30 province italiane.
Figura 14 - Laureati dell’anno 2018: grado di mobilità per ragioni di studio per gruppo disciplinare (valori
percentuali)
Nota: il gruppo Difesa e sicurezza non è riportato.
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Osservando i dati per ripartizione geografica della scuola secondaria di secondo grado si
evidenziano forti differenze (Figura 15). I laureati che hanno conseguito il titolo di scuola secondaria
di secondo grado nel Centro, rispetto a quelli del Nord o del Sud, concludono gli studi universitari più
di frequente nella medesima provincia (56,0% rispetto al 43,9% e al 45,4%, rispettivamente) o al più in
una provincia limitrofa (26,6% rispetto al 33,3% e il 20,1% rispettivamente). Su tale risultato esercita
verosimilmente un effetto la ricca offerta formativa erogata dai numerosi atenei presenti a Roma, che
45,9
34,2
38,2
43,7
42,8
44,6
37,8
44,2
43,4
43,7
45,9
48,8
43,1
49,8
53,2
54,9
45,5
25,9
27,0
29,2
24,1
25,5
24,8
32,0
25,8
27,1
26,9
26,5
24,1
30,3
23,8
23,6
23,7
34,0
12,7
22,6
15,9
14,2
14,4
14,4
17,5
12,5
14,3
14,6
13,7
8,4
14,3
10,5
9,6
9,6
11,7
13,3
15,5
14,1
14,9
15,3
13,4
10,5
15,9
11,2
12,2
11,5
15,4
11,6
14,8
10,9
11,0
7,9
0 100
TOTALE
Psicologico
Linguistico
Politico-sociale
Letterario
Medico/medicina e odont.
Agraria e veterinaria
Geo-biologico
Architettura
Chimico-farmaceutico
Scientifico
Ingegneria
Educazione fisica
Medico/prof. sanitarie
Economico-statistico
Giuridico
Insegnamento
nella stessa provincia della sede degli studi universitari
in una provincia limitrofa
in una provincia non limitrofa, ma nella stessa ripartizione geografica
in un'altra ripartizione geografica
all’estero
Hanno conseguito il diploma secondario di secondo grado:
24 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
naturalmente fungono da catalizzatore nei confronti degli studenti della provincia, nonché di quelle
limitrofe.
Il 20,3% dei laureati che hanno ottenuto al Nord il proprio titolo di scuola secondaria di secondo
grado sceglie (relativamente più di frequente rispetto a quelli del Centro e del Sud) un’università in
una provincia non limitrofa, ma senza cambiare ripartizione geografica; è il 9,1% al Sud e il 7,1% al
Centro.
Se si osserva infine chi decide di studiare in un’altra ripartizione geografica, tale scelta è maturata
solo dal 10,2% dei laureati del Centro e dal 2,5% di quelli del Nord; quota che caratterizza invece più
di un laureato meridionale su quattro (25,4%).
Figura 15 - Laureati dell’anno 2018: grado di mobilità per ragioni di studio per ripartizione della scuola
secondaria di secondo grado (valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Le analisi fino ad ora illustrate prendono in esame la mobilità dei laureati sulla base della
prossimità tra province, indipendentemente dalla ripartizione geografica di appartenenza: un conto è
spostarsi, per ragioni di studio, da Caserta a Milano (mobilità di lungo raggio con cambio di ripartizione
geografica), un conto è intraprendere uno spostamento da Caserta a Latina (mobilità di breve raggio,
tra province limitrofe, che comporta un cambio di ripartizione). Resta vero che, per misurare le entità
dei saldi migratori, è importante disporre anche di informazioni che tengano conto della ripartizione
geografica complessivamente considerata. Per tali ragioni, ci si concentra ora sul confronto netto tra
ripartizione geografica di conseguimento del diploma e ripartizione geografica della laurea. Le
migrazioni per ragioni di studio hanno una direzione molto chiara, quasi sempre dal Sud al Centro-Nord
(Tavola 3). La quasi totalità dei laureati che hanno ottenuto il titolo di scuola secondaria di secondo
grado al Nord sceglie un ateneo della medesima ripartizione geografica (97,2%). I laureati del Centro
rimangono nella stessa ripartizione geografica nell’87,8% dei casi, ma quando scelgono di migrare
optano prevalentemente per atenei del Nord (9,5%). È per i giovani del Sud che il fenomeno migratorio
assume, invece, proporzioni considerevoli: il 26,4% decide di conseguire la laurea in atenei del Centro
45,9
45,4
56,0
43,9
25,9
20,1
26,6
33,3
12,7
9,1
7,1
20,3
13,3
25,4
10,2
0 100
TOTALE
Sud e Isole
Centro
Nord
nella stessa provincia della sede degli studi universitari
in una provincia limitrofa
in una provincia non limitrofa, ma nella stessa ripartizione geografica
in un'altra ripartizione geografica
all’estero
Hanno conseguito il diploma secondario di secondo grado:
Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018 25
e del Nord, ripartendosi equamente tra le due destinazioni. Un altro aspetto interessante riguarda i
laureati provenienti dall’estero: oltre il 90% sceglie un ateneo del Centro-Nord.
Tavola 3 - Laureati dell’anno 2018: ripartizione geografica dell’ateneo per ripartizione geografica di
conseguimento del diploma (percentuali di riga)
ripartizione geografica di conseguimento del diploma
ripartizione geografica dell’ateneo
Nord Centro Sud e Isole
Nord 97,2 2,5 0,3
Centro 9,5 87,8 2,7
Sud e Isole 13,7 12,7 73,6
Estero 62,8 28,3 8,9
TOTALE 45,0 24,3 30,7
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
Posti a cento i laureati che hanno conseguito il diploma in ciascuna delle tre ripartizioni, il saldo
migratorio, calcolato confrontando la ripartizione geografica di conseguimento del diploma e della
laurea, è pari a +21,2% al Nord (che quindi “guadagna” giovani universitari), a +21,4% al Centro e a -
24,3% al Sud. Ciò significa che, per motivi di studio, il Sud perde, al netto dei pochissimi laureati del
Centro-Nord che scelgono un ateneo meridionale, quasi un quarto dei diplomati del proprio territorio.
Tra l’altro, ponendo a confronto il contesto familiare di provenienza, si evidenzia un aumento al
Nord della quota di laureati con famiglie con un solido background socio-economico e culturale (classe
sociale elevata e almeno un genitore laureato), rispetto alla relativa distribuzione per diploma di scuola
secondaria di secondo grado, e uno speculare calo nella ripartizione meridionale (Figura 16).
Figura 16 - Laureati dell’anno 2018: classe sociale, titolo di studio dei genitori per ripartizione geografica
del diploma e della laurea (valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.
25,6
18,3
33,3
24,5
30,7
23,9
27,9
19,7
33,4
25,0
28,8
23,4
almeno un genitore laureato
classe elevata
almeno un genitore laureato
classe elevata
almeno un genitore laureato
classe elevata
Sud e
Iso
leCentr
oN
ord
ripartizione di diploma ripartizione di laurea
26 Sintesi della XXI Indagine AlmaLaurea sul Profilo dei Laureati 2018
Le ragioni di questo fenomeno sono da ricercarsi non solo tra le caratteristiche individuali dei
laureati, ma coinvolgono in larga misura le caratteristiche dei territori: nelle regioni del Centro-Nord
si osserva una maggior domanda di lavoro, un più solido sistema del diritto allo studio, e un maggior
numero di sedi universitarie presenti sul territorio.
I risultati qui presentati sembrano avvalorare gli allarmi che in molti, da alcuni anni, lanciano sulla
fuga dei giovani dal Mezzogiorno. Il fenomeno è ancor più preoccupante se si considera che si tratta di
laureati in grado di rappresentare un valore aggiunto importante per i sistemi locali in cui sceglieranno
di stabilirsi. La migrazione per motivi di studio molto spesso si tramuta in una migrazione per motivi di
lavoro, poiché dopo la conclusione degli studi i flussi di ritorno verso le aree di origine risultano
piuttosto limitati.
La documentazione completa è disponibile su: www.almalaurea.it/universita/indagini/laureati/profilo.
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