- uso interno -
AD 2007
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Alcune foto delle nostre missioni
India
Costa d’Avorio
“Per quanti lo hanno conosciuto ed hanno avuto
modo di essergli vicino nel lavoro e nell’inter-cambio di preoccupazioni, Mons. Carmine Rocco
resta nel ricordo come un grande realizzatore, al
servizio della Chiesa, senza nulla cercare ne
volere per se stesso, ma preoccupato sempre di
ricercare il Sommo Bene che avrebbe voluto
raggiunto ed amato da ogni essere umano”.
Mons. Gennaro Prata
L’America: Il continente della nascita e della espansione. Luogo
delle prime esperienze e dell’accoglienza delle numerose
candidate che hanno fatto ingresso nella Congregazione, potendo
contare già al momento della fondazione con numerosi membri
oltre alle 20 suore confondatrici. Oggi conta con 56 comunità e
siamo presenti in Brasile, in Argentina, Cile e Paraguay.
L’Europa. Nel 1965, la prima fondazione fuori del Brasile a
Roma Italia, e subito dopo in Svizzera, Germania, Francia e
ancora nel Portogallo e in Polonia, segnando presenza in 6 paesi
Europei. Oggi sono 12 comunità presenti in Europa.
L’Africa. Nel 1969, è la volta della fondazione in Africa, a Costa
d’Avorio e poi nel Gabon. In quell’occasione la nostra fondatrice
così si esprimeva: «La venuta in questa terra si trasforma in
realtà. La nostra Congregazione, ancora così giovane, grazie
alle sue figlie, cammina fianco a fianco con la Chiesa, per la
Chiesa di Cristo. Tutto è possibile, quando spinte dall’amore di
Dio agiamo per amore, che è il movente di tutta la nostra
esistenza. La missione qui, mie figlie, è grande.»
Oggi sono 5 comunità nella Costa d’Avorio, 2 nel Gabon e 1 nel
Togo.
L’Oceania. Nel 1979 è la volta dell’Australia, nell’Oceania. La
Fondatrice così commenta quest’evento: «Con gioia, vi comunico
che già è iniziato il nostro lavoro di assistenza e apostolato in
terra australiana, dove il Buon Dio ci ha indicato come nostro
campo di azione, attraverso l’assistenza ad anziani ed avrà un
vasto campo di apostolato sociale e parrocchiale tra gli emigrati
italiani.» Oggi sono 2 comunità in Australia.
L’Asia. A partire dal 1990, la nostra congregazione si fa presente
in Asia. I fondatori non ci sono più, ma il cammino era stato
preparato. L’apertura della comunità nelle Filippine è avvenuta
nel 1990 e oggi sono tre comunità presenti in questo paese. Da un
«Non considero preziosa la mia vita,
mi basta portare a termine la mia
esistenza compiendo il ministero che
ho ricevuto dal Signore Gesù, di dar
testimonianza al Vangelo della grazia
di Dio».
At 20,24
Ricordare il Nunzio Carmine Rocco, prete
campano della diocesi di Calvi e Teano, alunno del
Seminario S. Luigi di Posillipo, vuol dire soprattutto
cercare di cogliere il cuore del suo essere che spiega
poi la ricchezza e la molteplicità del suo operare come
«Buon Pastore», a servizio del Romano Pontefice, le
esigenze e le glorie del buon pastore risplendevano
nella persona del Nunzio Rocco, amata ed ammirata
«conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono
me» (Gv 10,17) «...e le conduco ai pascoli erbosi»: era
il suo programma, il suo stile di vita.
* D’ERRICO Alfonso, «L'Arcivescovo Carmine Rocco (1912-
1982), Nunzio Apostolico», in Osservatore Romano, 10-11
Maggio 2002, p. 7; LAMBERTI Michele, «Una vita per la
Chiesa. Mons. Carmine Rocco Nunzio apostolico in Brasile»,
Marigliano, 1984.
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L'ARCIVESCOVO CARMINE ROCCO* Le Missionarie di S. Antonio Maria Claret nei cinque continenti
LO STILE DI VITA
Le Filippine, la Bolivia, il Brasile costituivano la
sua parrocchia, il suo ambito pastorale. Ovunque
pellegrino della speranza, del dialogo, della pace.
Invitava tutti a fare esperienza di Dio ovunque in
serenità. L’intensità della sua parola rappresenta una
«summa» prestigiosa. Ha fatto camminare i vari
popoli in verdi pascoli.
Tutto nasceva da una fede vissuta con estrema
coerenza e intessuta di grazia. Da qui scaturiva il suo
amore per la Chiesa e per il Papa. La Chiesa era il
motivo che lo aiutava a superare tutto e tutto
indirizzare alla Chiesa. Chi lo ascoltava percepiva una
cultura teologica e umana che colpiva.
Accolse con grande serietà e gioia il
rinnovamento conciliare attuandolo nel modo più
vero, facendolo conoscere per quello che veramente
doveva essere: un rinnovarsi dentro, togliere l’opacità
che rende poco credibile il Vangelo, preparare il
terreno adatto tra i laici.
Fu l’uomo della sintesi tra l’approfondimento
MISSIONARIA DEI 5 CONTINENTI
Tutta la vita di Madre Leonia è stata rivolta alle persone
bisognose. Con tutti ha condiviso gioie e dolori, sofferenze e
speranze. La sua azione missionaria non ha conosciuto frontiere
ha insegnato alle sue figlie spirituali, che il cuore della
missionaria deve stare là dove si trova un fratello sofferente.
A 67 anni, in pieno vigore della sua azione apostolica,
Madre Leonia è ritornata alla Casa del Padre, vittima di un
incidente automobilistico in Brasile.
La sua vita continua, moltiplicata in ciascuna delle sue
suore, che desiderano proseguire con fedeltà l’opera da lei
iniziata e nei laici che condividono il suo carisma, spiritualità e
missione.
Nel 1998 è stato aperto il processo di beatificazione e di
canonizzazione di Madre Leonia Milito.
Preghiera per la Beatificazione
della Serva di Dio Madre Leonia Milito
Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, ti
rendiamo grazie per la vita e la testimonianza evangelica di
Madre Leonia, tua serva fedele che ha seguito le orme di Gesù
Missionario e Redentore. Per rispondere alle necessità della
Chiesa e del mondo si è consacrata all'evangelizzazione e alle
opere di misericordia verso i più poveri, cercando sempre la sua
gloria e la salvezza dei fratelli. Concedici la sua glorificazione in
terra e donaci la grazia speciale che ti chiediamo per la sua
intercessione… (chiedere la grazia). Ascoltaci, Signore Dio
nostro, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Le grazie ricevuto sono da comunicare a:
Postulazione Madre Leonia
Viale delle Mura Gianicolensi, 98
00152 Roma
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teologico e la «lettura» della realtà sia nelle Filippine,
sia in Bolivia, sia in Brasile. Emerge chiarissimo nei
suoi interventi dovunque è stato timoniere sicuro e
portatore formidabile per la promozione e la
valorizzazione del laicato. Laicato inserito in una
Chiesa tutta ministeriale, in cui le varie vocazioni si
completavano e si arricchivano scambievolmente.
Anche per i laici il Nunzio Rocco parlava di
autentica vocazione a cui corrispondeva una propria e
tipica missione, nella consapevolezza che in alcuni
settori senza i laici non si dà vera ed efficace presenza
di Chiesa. Affermava che la Chiesa ha urgente
bisogno di laici contemplativi, itineranti per la nuova
evangelizzazione. Laici cristianamente formati e
professionalmente preparati capaci di trasformare le
varie realtà.
Insegnava a camminare con le proprie gambe, a
non fermarsi mai alle piccole cose, a caricare di senso
e di fiducia ogni giornata.
5 40
Suore Missionarie di S. Antonio Maria Claret davanti
la Casa Generalizia.
Madre Leonia Milito, Fondatrice delle missionarie
clarettiane in visita ai familiari di Mons. Rocco. La
foto è stata scattata nel cortile della sua casa paterna.
LE ORIGINI
A Camigliano, ridente e generosa cittadina
campana in provincia di Caserta, nella diocesi di Calvi
e Teano, il 12 aprile 1912 nacque Carmine, Gabriele,
Giovanni Rocco. Penultimo di sette figli, dai coniugi
Vincenzo Rocco e Clementina Giusti. Erano giusti
davanti a Dio: osservavano in maniera irreprensibile
tutti i comandamenti e le disposizioni del Signore.
Venne battezzato il 24 aprile nella chiesa
parrocchiale S. Simeone Profeta.
Imparò a pregare e a controllare il suo carattere.
Dodicenne entrò nel glorioso Seminario di Calvi e
Teano, dove illustri docenti lo avviarono agli studi
umanistici e solerti moderatori lo aiutarono a formarsi
una personalità integrale. La memoria del seminario
riaffiorava spesso nella sua vita di prete e di Vescovo
e veniva dal profondo. Nella chiesa del Seminario gli
fu dato di assimilare il messaggio del Vangelo e il
senso della chiesa. Del suo seminario serbò sempre
intatto il ricordo e, divenuto Nunzio Apostolico, trovò
il tempo di trascorrervi ore liete e di guardare al suo
MADRE LEONIA MILITO 6 39
Mons. Geraldo Fernandes, Fondatore delle Missionarie
di S. Antonio Maria Claret durante la formazione alle
religiose.
Nel 1978, Mons. Rocco si incontrò con il Fondatore.
Mons. Geraldo Fernandes con le suore clarettiane nel
cortile della Casa Generalizia in Brasile.
Alcune foto dall’archivio delle Missionarie
di S. Antonio Maria Claret
vecchio seminario come a modello dei seminari da lui
fondati in Bolivia, nelle Filippine e in Brasile.
Dal 1930 al 1936 è nel Seminario Regionale
Campano di Posillipo; sotto la guida dei PP. Gesuiti si
formò spiritualmente alla scuola di s. Ignazio, una
spiritualità di fuoco, una spiritualità entusiastica e
ponderata, ardita e prudente, coraggiosa ed abile.
Coltivò lo spirito missionario e il sensus ecclesiae che
avrebbero contrassegnato tutta la sua azione
apostolica.
Venne nominato presidente del Circolo
Missionario, dando un impulso unico alla missione. In
quel periodo il chierico grumese Antonio Chiacchio
gli fece conoscere il «genio femminile». Missionario
di Grumo Nevano, formato dal b. Paolo Manna.
In una conferenza affermava di individuare la
realtà dell’urgenza di riportare la Chiesa a donare di
nuovo il Vangelo della salvezza ai cristiani che erano
solo nominalmente tali.
Il 26 luglio 1936 venne ordinato sacerdote nel
Duomo di Teano da S.E. Mons. Giuseppe Marcozzi.
7 38
… in un clima di comprensione e di affetto,
… amorevolmente assistite dalle suore.
Coltivò gli studi e consegui la laurea in diritto
canonico alla Gregoriana e all’Accademia dei Nobili,
si formò alla vita diplomatica.
IL LUMINOSO SERVIZIO DIPLOMATICO
Viene chiamato il 1° settembre 1939 in
Segreteria di Stato e il 1° novembre 1939 viene
inviato presso la Nunziatura di Francia come
collaboratore del Nunzio Apostolico Valerio Valeri.
Nei suoi quaderni traccia un diario minuzioso degli
avvenimenti che caratterizzarono quel periodo
burrascoso vissuto dalla Francia, spaccata in due
tronconi politici, con due capitali: Vichy e Parigi.
Nel settembre 1944
toccò al Rocco di diventare
collaboratore del nuovo
Nunzio S.E. Mons. Angelo
Roncalli, futuro Giovanni
XXIII, che apprezzò le doti
elevate e la generosità nel
servire la Chiesa del Rocco.
8 37
Con Giovanni XXIII
(13 novembre 1961)
Nel refettorio.
Le persone anziane trascorrono la loro vita in serenità.
Le Missionarie di S. Antonio Maria Claret
celebrano il giubileo d’oro...
In data 30 aprile
1946 all’uditore di
Nunziatura il futuro
Pontefice cosi
esprimeva i suoi
sentimenti:
Mio carissimo
Mons. Rocco,
Sul punto in
cui ella lascia la
Nunziatura di
Parigi e la mia
compagnia, nulla
so offrirle di meglio e di più prezioso che questo
anello episcopale, fatto di oro, platino, ametista e
rubini. È lo stesso che io portavo da molti anni e che
prediligevo. Lo conservi in segno della mia
riconoscenza, della mia grande stima e della mia
affezione. E se, come spero e come mi auguro per il
buon servizio che le sue belle qualità le permetteranno
di rendere alla Santa Sede, le accadrà un giorno di
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La lettera del futuro Giovanni XXIII
Le anziane esigono cura ed assistenze continue e le
suore missionarie clarettiane le assistono con premu-
rosa disponibilità cristiana.
recarselo in dito, nell'atto di benedire alle anime
semplici e buone che incontrerà sul suo cammino,
voglia sempre ricordarsi anche di me che da qualche
punto di questo mondo o dell'altro, non cesserò di
volerle bene e di pregare per lei.
aff.mo nel Signore
Angelo Gius. Roncalli
Nunz. Apost.
Nel 1946 fu inviato nella nunziatura di Buenos
Aires in Argentina e contribuì a tenere alto il prestigio
della Sede Apostolica durante il Governo Peronista.
Nel 1953 venne richiamato nella Segreteria di Stato.
Nel 1956 fu inviato alla nunziatura apostolica
del Brasile, retta da S.E. Mons. Armando Lombardi,
un nunzio di fuoco, ex alunno, come il Rocco, del
seminario di Posilippo.
Dal 1959 venne nominato Nunzio Apostolico in
Bolivia.
Il 5 ottobre 1961 veniva eletto Arcivescovo
titolare di Giustianianopoli di Galazia e il 12
novembre nella Basilica di s. Carlo in Roma ricevette
10 35
La targa
«Cantico di un
anziano» sulla
facciata della
casa di riposo
per anziani
«Santi Vincenzo
e Clemente».
Benedetti quelli che mi guardano con simpatia.
Benedetti quelli che comprendono il mio camminare stan-
co.
Benedetti quelli che stringono le mie mani tremanti con
calore.
Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto.
Benedetti quelli che mi regalano frammenti del loro tempo.
Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine.
Benedetti quelli che mi sono vicini nella mia sofferenza.
Benedetti quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia
vita.
Benedetti quelli che parlano a voce alta per minimizzare la
mia sordità.
Benedetti quelli che si interessano della mia lontana giovi-
nezza.
Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei di-
scorsi già tante volte ripetuti.
Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio.
Qquando entrerò nella vita senza fine mi ricorderò di loro
presso il Signore Gesù.
SUORE MISSIONARIE DI
S. ANTONIO MARIA CLARET
A CAMIGLIANO
La casa di riposo «Santi Vincenzo e Clemente»
è gestita da un gruppo di suore missionarie clarettiane
che si prendono cura di persone anziane.
Vi sono stanzette ben tenute, arredate con gusto;
vi è un giardino ampio e curato e non mancano idonee
attrezzature ricreative. Il tutto serve a far trascorrere in
serenità le giornate delle persone anziane, in un clima
di comprensione e di affetto.
l’ordinazione episcopale del Cardinale Amleto
Cicognani.
A La Paz nel 1966 fondò l’Università Cattolica
Boliviana. Il 18 aprile 1975 ricevette in quella
università la laurea honoris causa in Scienze di
Amministrazione di Impresa. Fondò il Seminario «S.
José» di Cochabamba e curò, insieme con Mons.
Prata, la formazione dei giovani aspiranti al
sacerdozio.
In Bolivia, dove trascorse 8 anni fra tante
vicende, talvolta invasioni sul piano politico e
militare, fece valere la sua prudenza, il suo equilibrio,
l’ansia pastorale in uno spirito di costante
abnegazione.
Visita pure le città e le zone della Bolivia in
un’epoca nella quale le vie e i mezzi di comunicazione
erano difficili. In tal modo venne a conoscenza delle
popolazioni e dei problemi locali.
Il 16 settembre 1967 venne trasferito alla
Nunziatura Apostolica di Manila nelle Filippine.
In quelle terre, con immutato slancio e fervore
11 34
Comunità delle suore Missionarie di S. Antonio Maria
Claret presente a Camigliano; da sinistra: Sr. Maria do
Carmo, Sr. Maria Inazuil, Sr. Veronica Zamuner, Sr.
Corradina Falco e Sr. Maria Teixeira.
operò efficacemente per stabilire cordiali rapporti tra
la Chiesa e lo Stato, senza cedimenti di fronte a
situazioni incresciose o lesive dei diritti fondamentali
dell’uomo.
Ebbe la gioia e l’onore di accogliere Papa Paolo
VI in terra filippina.
Il suo nome è benedizione a Manila e nelle
Filippine per il gran bene compiuto per la Chiesa.
Il 22 maggio 1973 venne nominato Nunzio in
Brasile. Un’altra nazione, immensa e fascinosa,
attendeva questo infaticabile «nomade» di Cristo e
della Chiesa, sempre pronto a dire il suo «Sì»
generoso. Sempre presente e chiaro fu in Mons. Rocco
Signore, che considera fatto a sé ciò che facciamo ai
fratelli bisognosi, vivono lo spirito del Vangelo nella
pratica delle opere di misericordia corporali e
spirituali.
La Madre Fondatrice ribadiva: “Non lasciamoci
vincere dallo sconforto per i mali dei tempi presenti…
Se vediamo un nostro fratello che cade, corriamo a
sollevarlo… E’ Cristo stesso che ci affida ciascuno dei
nostri fratelli dicendo: “Ogni volta che avete fatto il
bene a un solo di questi miei fratelli più bisognosi,
l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).
Le Missionarie di S. Antonio Maria Claret, in
totale apertura e disponibilità allo Spirito Santo, fanno
loro le priorità della Chiesa locale, dando la preferenza
ai luoghi più bisognosi della luce del Vangelo e del
servizio della carità. Vogliono incontrare l’altro nella
diversità della sua cultura, preoccupandosi di
conoscere tale cultura e di rispettarla, servendo i più
poveri con bontà e gioia.
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Con Paolo VI
(10 gennaio 1977)
Con Giovanni Paolo I
(28 settembre 1978)
Congregazione è nata per curare i “poveri più poveri”,
intendendo con questo termine gli oppressi da
qualsiasi forza che li privi della dignità di figli di Dio,
sia a livello spirituale, morale, fisico, psicologico, che
materiale.
Diceva il Padre Fondatore: “Voi che vi dedicate
ai bambini, ai poveri, ai malati, agli orfani, agli
anziani, alle povere creature diseredate, agli
sfortunati e a coloro che hanno anche problemi di
intelletto, voi dovete dedicarvi a queste opere che
nessuno vuole e che esigono umiltà, molta dedizione,
molto sacrificio, usando un unico metodo pedagogico,
l'unico metodo efficace per guadagnare anime per
nostro Signore: AMARE QUESTE CREATURE”.
Le Missionarie di S. Antonio Maria Claret sono
coscienti che soltanto l’amore è capace di qualunque
gesto, di donazione, di eroismo fino alla totale
dimenticanza di se stessi; vogliono circondare di
affettuosa carità quanti sono afflitti dall'umana
debolezza; anzi, riconoscere nei poveri e nei sofferenti
l’immagine di Cristo. Fiduciose nelle parole del
il Sensus Eclesiae e la sollecitudine per la Chiesa
brasiliana.
S.E. Mons. José Newton così lo descriveva:
«In questo vasto continente non lasciò un angolo
senza visitarlo, senza portarvi la presenza della
Chiesa, del Papa. Fu Nunzio Apostolico durante
un’epoca difficile per il Brasile. Epoca di rivalità tra
la Chiesa e il Governo. Egli ha saputo vincere sempre,
risolvendo le questioni più oscure con amabilità e
docilità... Egli non era fra di noi come uno straniero,
ma padre, pastore, amico fedele. I suoi frequenti
incontri con il Ministro Armando Falcao miravano ad
allentare questioni, attenuare contrasti, ristabilire
equilibri».
Papa Roncalli, o meglio l’allora Delegato
Apostolico Roncalli, usava dire che il rappresentante
pontificio deve essere soprattutto il cuore del Papa, il
Nunzio Rocco il cuore del Papa lo interpretava
meravigliosamente.
Lo Stato di Guanabara, per i suoi alti meriti, gli
conferì il titolo di «cittadino» alla presenza
13 32
dell’episcopato, del
corpo diplomatico e
di tanto popolo.
Il Brasile e
specie l’altro Brasile
lo suggestionava e gli
faceva rinascere
l’amore nostalgico
per la nostra
Campania, così affine al suo Brasile e all’Italia.
Fu sempre l’uomo, con le sue esigenze e i suoi
drammi, l’oggetto primario delle sue attenzioni e
sollecitudini.
«Era buono con tutto il popolo brasiliano,
ovunque andasse, prediligeva i sofferenti, soprattutto i
lebbrosi, fraternizzava con i sacerdoti, i seminaristi e
le persone consacrate; condivideva le ansie
dell’episcopato brasiliano, dando il suo prezioso
contributo e vigoroso impulso a tutte le iniziative».
La visita del Santo Padre in Brasile nel 1980
unitamente all’attiva partecipazione al Concilio,
quell’amore universale che ci unisce a Dio.
Usano la loro vita non nello spreco di energie
per futili sogni irrealizzabili, ma nello sforzo serio e
sincero per una realizzazione piena della propria
esistenza, sfruttando ogni istante per donarsi, servire e
aiutare il prossimo.
“C’è tanto dolore che aspetta di esser lenito. Ci
sono tante lacrime da asciugare, tanta miseria da
alleviare, tanta bontà da praticare; ci sono tanti cuori
da comprendere e tanto amore da diffondere”,
ricordavano continuamente i Fondatori.
Le Claretiane devono essere pronte a lavorare in
un campo senza frontiere, spesso difficile e pericoloso,
affinché la loro testimonianza si diffonda e risplenda
in mezzo agli uomini attraverso l’annuncio del
Vangelo e l’esercizio delle opere di misericordia.
Mediante il servizio della carità si dedicano di
preferenza ai poveri più poveri, in vista della loro
liberazione integrale secondo il Vangelo, usando tutti i
mezzi possibili e compatibili con la vita religiosa.
I Fondatori erano infatti soliti dire che la
14 31
La notizia fu pubblicata nel giornale
Globo, il 3 luglio 1974.
e Togo), America Latina (Brasile, Argentina, Cile e
Paraguay), Asia (Filippine, India ed Indonesia),
Oceania (Australia).
L’espansione della Congregazione è un segno
fecondo del suo specifico carisma missionario, che la
mette a servizio della Chiesa universale dedicandosi di
preferenza ai poveri più poveri.
I suoi membri, seguendo Cristo casto, povero e
obbediente, si dedicano all’evangelizzazione e al
servizio della carità, rivolta di soprattutto ai più
bisognosi.
Le Missionarie di S. Antonio M. Claret vogliono
essere come uno specchio che riflette un raggio della
bontà del Padre. Il loro amore per i poveri si manifesta
nel servizio, nella lotta per ottenere migliori
condizioni di vita, nell’opposizione ad una società
ingiusta che emargina ed esclude, nella progettazione
e costruzione di strutture di accoglienza, nell’offerta di
una vita dignitosa.
Si dedicano con piena disponibilità al servizio
dei fratelli di ogni credo, età e provenienza, con
contribuirono a rafforzare in Dom Carmine l’indomita
fede e a fargli sentire, ancora più ampio e vivido, il
respiro ecumenico della Chiesa.
PAUSE DI SERENITÀ
Aveva scelto di servire la
Chiesa e il Papa. Mai
dimenticò la nostra patria, la
sua Camigliano, il suo
Vescovo S.E. Matteo Guido
Sperandeo, il Monastero di S.
Biagio in Aversa, il Seminario
diocesano e di Posillipo, i suoi confratelli e i numerosi
amici.
Concedersi un po’ di riposo e alternare pause di
relax alle stressanti fatiche era necessario per
ritemprare le forze fisiche. Anche se a casa trovava dei
vuoti tra i suoi cari, c’era pur sempre la vecchia
mamma che l’attendeva. Riabbracciare parenti e
amici, prendere nota delle ultime novità costituiva per
lui una fonte di serena distensione: le cose semplici, le
15 30
L’abbraccio di
Giovanni Paolo II
(3 ottobre 1981)
conversazioni piacevoli, i gustosi pasti consumati
senza le incombenti rigide etichette.
Respirare l’aria, gustare i frutti deliziosi della
sua terra significava per lui una buona riserva di
ossigeno per ritemprare le forze fisiche e rinfrancare
lo spirito.
In S.E. Mons. Matteo Guido Sperandeo
ritrovava l’amico di Posillipo e riassaporava la
freschezza degli anni giovanili. Avvertiva la carica
umana e la ricchezza interiore del suo Vescovo che
con trasparente sincerità, rilevava in ogni occasione.
Al suo Vescovo si senti sempre tanto legato da vincoli
di profonda amicizia ed affettuosa stima, che in segno
di illimitata fiducia, lo nominò suo esecutore
testamentario.
IL 40° DI SACERDOZIO
Il 26 luglio 1976 nel Duomo di Teano il Nunzio
celebrò il quarantesimo anniversario della sua
ordinazione sacerdotale con la partecipazione del
Card. Umberto Mozzoni, degli Ecc.mi Sperandeo, ecc.
Antonio M. Claret.
La Congregazione si è sviluppata negli anni del
rinnovamento voluto dal Concilio Vaticano II, facendo
proprio lo spirito che quell’avvenimento storico
suscitò nella Chiesa e nel mondo: la Chiesa prendeva
coscienza della necessità di adeguarsi decisamente ai
tempi nuovi, per poter essere presenza viva e
significativa in mezzo all’umanità.
I Fondatori, aperti e disponibili al rinnovamento,
hanno saputo cogliere le necessità di quel momento,
delicato ma allo stesso tempo meraviglioso, che la
Chiesa stava vivendo, dando alla Congregazione uno
spirito fortemente missionario.
Col passare degli anni la Congregazione, mossa
da questo zelo missionario, cresce quantitativamente e
qualitativamente, cercando di incarnare e di attuare il
Carisma dei Fondatori nel mondo intero.
Oggi le Missionarie di S. Antonio Maria Claret
sono presenti in 17 paesi dei cinque continenti:
Europa (Italia, Germania, Svizzera, Francia,
Portogallo e Polonia), Africa (Costa d'Avorio, Gabon
16 29
CHI SONO LE SUORE
MISSIONARIE DI S. ANTONIO MARIA CLARET?
La Congregazione delle Missionarie di S.
Antonio Maria Claret ha origine dalla vita di due
persone: Madre Leonia Milito e Mons. Geraldo
Fernandes Bijos. Leonia Milito nacque a Sapri, vicino
a Salerno, nel 1913. Geraldo Fernandes Bijos nacque
a Contagem, Minas Gerais, in Brasile, nello stesso
anno.
Queste due persone, nate in luoghi diversi, con
storie personali diverse, ma con ideali simili, si
incontrano nel 1956 in Brasile dove, il 19 marzo 1958,
fondano la Congregazione delle Missionarie di S.
e venivano con uno stuolo di autorità sacerdoti,
parenti, amici. Il Nunzio nel rendere grazie al Signore
per i suoi innumerevoli doni, nella coscienza delle sue
in corrispondenze consegnate alla sua misericordia,
con la fiducia incondizionata nella sua fedeltà per
l’avvenire, fece gustare a tutti i presenti la grandezza
del dono ricevuto, amato e donato e che la sua
esistenza era piena e bella. «Ogni volta che celebro,
nelle mie mani accoglienti è data l’anticipazione di
quella Bellezza, che supera ogni conoscenza».
Il 12 novembre 1981 celebrò in Roma il
ventennio della sua ordinazione episcopale e il 15
novembre in Camigliano. In quella circostanza
annunziò di destinare la casa paterna per accogliere
persone anziane e porterà il nome di «Casa Santi
Vincenzo e Clemente». Ritornato in Brasile, riprese il
suo lavoro con l’ardore di sempre. Un male oscuro e
inesorabile minava la sua forte fibra. Non fece pesare
sugli altri il suo male fino all’ultimo. Tutto doveva
continuare e non poteva fermarsi a causa del suo male.
E quando per obbedienza al S. Padre prospettò «il
17 28
Mons. Geraldo Fernandes Madre Leonia Milito
viaggio» in Italia, intensificò l’attività per predisporre
tutto in modo che la sua «assenza» non comportasse
svantaggio per le questioni in corso e per la ripresa
delle attività. Si comprendeva che era ben cosciente
dell’ineluttabilità del male che lo aveva colpito.
Mantenne sempre la sua serena dignità, anche nello
sforzo.
Non si era lasciato scomporre dal pensiero della
morte, che è un passaggio per l’incontro definitivo con
Cristo. Il suo programma di vita si espresse negli
auguri inviati a tutti i Vescovi del Brasile:
«Per me è un grato dovere annunciare Gesù
Cristo Risorto e il suo messaggio, sempre attuale, per
tutti i tempi e tutti gli uomini, senza distinzione di
razza, colore, classe sociale e cultura».
P. Maiello Gaetano del PIME l’accompagnò dal
Brasile a Roma. Ricoverato al Gemelli tutto sopportò
con serena dignità, sostenuto dalla fede e dal conforto
del Santo Padre, che ne aveva sempre apprezzato le
doti e la lunga feconda attivit à a servizio della Chiesa.
Il 12 maggio 1982 chiudeva la sua vita terrena
Tale Opera, secondo la sua volontà, «porterà il
nome di “casa Santi Vincenzo e Clemente” per voler
io perpetuare la memoria dei miei venerati genitori.
Tale Operà sarà affidata alla cura e direzione delle
Religiose Missionarie di Sant’Antonio Maria Claret.»
Mons. Carmine Rocco in Brasile, nella città di
Londrina conobbe Mons. Geraldo Fernandes Bijos e
Madre Leonia Milito fondatori della Congregazione
delle Missionarie di S. Antonio Maria Claret. Rimase
profondamente colpito per le attività che le suore
svolgevano in campo apostolico, missionario e
caritativo.
18 27
Il cortile della casa paterna del Mons. Carmine Rocco.
visione soprannaturale della vita, degli avvenimenti e
delle cose e un profondo amore per l’uomo, figlio di
Dio. Ispirava in tutti fiducia per la rettitudine del suo
agire, soffuso di cordialità, senza mai far capire la sua
sofferenza.
IL VALORE DI UN DONO
Nel suo testamento spirituale il grande statista
irlandese David O’Connel lasciò scritto: La mia anima
a Dio, il mio corpo alla Patria, il mio cuore al Papa.
Mons. Carmine Rocco alla terra natale non ha offerto
soltanto le spoglie mortali, ma ha inteso dare una
tangibile testimonianza del suo grande amore
istituendo un’Opera Sociale di alto valore umanitario e
cristiano. Con testamento olografo, stilato il 12
novembre 1980 a Brasilia, presagendo prossima la sua
fine terrena, volle destinare la casa paterna, da lui
posseduta in Camigliano, «ad una Opera di Carità»,
per accogliervi «persone anziane del Paese, e
possibilmente dintorni, che desiderano passare ivi gli
ultimi tempi della loro esistenza terrena».
con la frase sommessamente pronunciata
«sonopronto».
ONORANZE ROMANE
Nella Basilica di S. Pietro gli furono tributate
solenni onoranze funebri, che rivelarono l’alta
considerazione in cui era tenuto l’illustre presule. Il
Card. Baggio tracciò un profilo commovente di Mons.
Rocco come sacerdote, Vescovo, uomo con episodi a
lui noti per il rapporto di amicizia che lo legava al
Nunzio Rocco.
NELLA SUA TERRA
Il 15 maggio a Camigliano si tenne una solenne
concelebrazione presieduta da S.E. Mons. Lucas
Moreira Neves brasiliano, segretario della
Congregazione per i Vescovi, con la partecipazione
del presidente della Conferenza Episcopale brasiliana
e dell’episcopato campano con autorità italiane e
brasiliane.
19 26
IL DIPLOMATICO EVANGELICO
Il Nunzio Rocco è stato il diplomatico del
Vangelo. Segno vivente del Sommo Pontefice presso
le gerarchie dove ha prestato servizio.
Segno vivente della comunione e della
solidarietà del Santo Padre manifestando il carisma
speciale di Pietro alle Chiese particolari.
Nei 20 anni di servizio alla sede apostolica il
Nunzio Carmine Rocco ha compiuto la scelta di s.
Giuseppe, il quale dava il suo appoggio discreto, ma
restava nell’ombra di Gesù e della Madonna. È restato
sempre nell’ombra per evidenziare l’autorità del Santo
Padre, essendone «la bocca, l’orecchio, l’occhio e
l’anima».
Per Mons. Rocco era di somma importanza
dimostrare che il servizio diplomatico era un servizio
veramente ecclesiale, pastorale e spirituale. Mons.
Carmine Rocco era convinto che attraverso la
rappresentanza pontificia si esprimeva il carattere
universale della missione di Pietro, la sua autorità di
pastore e guida, di maestro di verità e di strumenti di
i 9 anni sono state create 30 nuove diocesi, 20
Prelature sono passate a diocesi e sono stati nominati
122 nuovi Vescovi. Aveva una predilezione per tutta
la regione missionaria dell’Amazzonia.
In tempi di differenti visioni pastorali Mons.
Rocco è stato sempre fratello, consigliere equilibrato,
incoraggiando nei momenti difficili. Ha fatto amare da
tutti le disposizioni della Santa Sede, mettendo in
comunione con il Romano Pontefice. Tutti ammirano
la sua pace interiore, la sua eccezionale calma, la sua
comprensione. Era una gioia immensa per lui stare con
i seminaristi, i sacerdoti, i religiosi.
Sua preoccupazione principale è stato sempre il
problema vocazionale. Quante volte non è andato a
Manans per animare i Vescovi a fondare un seminario
maggiore. Quante insistenze e iniziative per superare
tanti ostacoli. Ci è riuscito con le sue preghiere dal
cielo. Infatti nel 1983 funziona in Manans il Seminario
Maggiore. Tutte le realizzazioni che Mons. Rocco
riusci a portare a termine ebbero sempre come
sostegno e spirito animatore due caratteristiche: una
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intervenire per qualche caso difficile, sapeva parlare,
anche alle massime autorità, con franchezza e
coraggio. Anche quelli che non condividevano tutte le
sue idee, lo stimavano ed elogiavano il rispetto con cui
trattava tutti. Risolveva con decisione problemi
importanti e lo faceva senza offendere nessuno. I
collaboratori che ebbe Mons. Rocco nel suo servizio
conservano di lui il più grato ed affettuoso ricordo.
Valorizzava la personalità e le doti di ciascuno
di essi; le grandi realizzazioni portate a compimento
ebbero l’impronta della sua iniziativa e del suo stile,
ma nello stesso tempo, furono frutto della
partecipazione di quanti erano chiamati a collaborare
con lui. Fu un realizzatore di opere e di vita con una
preferenza per la formazione dei sacerdoti e dei laici.
La sua preoccupazione costante era dar vita alla
Chiesa locale, favorirne lo sviluppo ed assicurarne
l’avvenire, riducendo progressivamente la dipendenza.
In Bolivia fondò un nuovo seminario maggiore
nazionale: rinnovato negli edifici, nel personale, nei
metodi ed una Università Cattolica. In Brasile, durante
unità.
Sempre dal punto di vista ecclesiale e pastorale,
Mons. Rocco considerava i rappresentanti pontifici i
collaboratori del Papa nel governo della Chiesa. Il loro
ruolo non era quello di sostituirsi o sovrapporsi
all’episcopato locale, ma di assisterlo, di facilitarlo
nell’adempimento della sua missione mediante i
carismi e poteri del successore di Pietro.
Fu in grado Dom Carmine di infondere
all’episcopato filippino, boliviano e brasiliano quella
sensazione di sicurezza che derivava dalla
consapevolezza di pensare e di agire in sintonia con il
Papa e con la Chiesa universale, dando forza e
coraggio per fronteggiare minacce. Mons. Rocco
viveva intensamente il suo sacerdozio.
In un momento delicato, in cui era oggetto di
intense critiche, leggendo nel suo studio brani di
giornali che interpretavano a loro modo alcune
sue dichiarazioni, commentò:
«La mia vocazione è una sola: quella di
sacerdote. Ciascuno di noi è chiamato a servire Gesù
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Cristo dove Lui vuole. Io lo servo dove la Chiesa e il
Papa mi mandano. Non ho scelto posti. E accetto la
mia parte nella missione di Gesù Cristo. So che questa
missione è una croce, non un onore. Perciò sono
tranquillo, qualunque cosa dicono».
Dom Carmine, seguendo le orme del suo
maestro il beato Papa Giovanni XXIII, amava
scorgere nella Chiesa una «scuola di umanità» per
offrire elementi di soluzione ai problemi inerenti alla
pace, allo sviluppo, ai diritti dell’uomo, all’economia
e alla scienza. Esaminava e discuteva con serenità le
critiche. Rivedeva posizioni e correggeva giudizi i
quali, con rispetto e sincerità, gli si presentavano
argomenti validi.
Era un uomo di profonda preghiera. Meditava la
«parola che non passa» attingendo una profonda
dimensione umana nelle sue relazioni con gli altri.
Tutti lo ricordano come diplomatico abile ed
esperto, sempre pronto a dirimere gli innumerevoli
casi delicati di relazioni tra Chiesa e Autorità civili, in
un periodo caratterizzato da tensioni e incomprensioni.
FEDELE NEL SERVIZIO
Viveva lo Spirito di Cristo servo, aveva autorità
piena nel servire, formato alla scuola di un maestro
insuperabile quale fu il beato Papa Giovanni XXIII,
Mons Rocco concepiva con chiarezza quale fosse il
concetto centrale, essenziale dell’attività diplomatica.
Vivere lo Spirito di Cristo servo, rendersi
strumento adatto dal Signore e del suo Vicario la
persona del Nunzio Rocco irradiava autorità e
competenza, il suo comportamento, pur essendo molto
naturale e lontano da ogni affettazione, era dignitoso.
Solo pochi conoscevano un lato meraviglioso della
ricca personalità di Mons. Rocco: la sua profonda
umiltà. Si metteva a disposizione degli altri, eseguiva
semplicemente quanto il Papa e altri gli chiedevano.
Solo un servizio umile poteva essere un servizio leale
e fedele.
La fedeltà era un imperativo categorico per chi,
nelle nostre terre, sceglieva di servire Cristo e la sua
Chiesa. E Dom Carmine fu fedele e autentico nel suo
luminoso servizio di Nunzio. Quando si trattava di
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