Sanitanova Srl – Psoriasi: le nuove opzioni terapeutiche a disposizione e il ruolo del farmacista – Modulo
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Psoriasi: le nuove opzioni terapeutiche a disposizione e il ruolo del
farmacista
Responsabile scientifico: Prof. Federico Bardazzi, Responsabile Ambulatorio Psoriasi severe e malattie
bollose – A.O.U. Policlinico S. Orsola-Malpighi (Bologna)
Sanitanova è accreditato dalla Commissione Nazionale ECM (accreditamento n. 12 del 10/06/2010) a
fornire programmi di formazione continua per tutte le professioni.
Sanitanova si assume la responsabilità per i contenuti, la qualità e la correttezza etica di questa attività
ECM.
Fine evento: 31/12/2016; ID evento: 12-167220
Obiettivi formativi
Dopo aver completato il seguente corso di aggiornamento, il farmacista dovrebbe essere in grado di:
identificare i diversi tipi di psoriasi;
descrivere le comorbilità associate alla psoriasi;
descrivere i possibili piani di trattamento per la psoriasi che comprendono dosaggi, monitoraggio dei parametri e educazione del paziente.
Modulo 3: Il counseling
Al momento, non è stata ancora trovata la cura ideale per la psoriasi. La malattia al momento non può
essere curata e i ricercatori continuano a cercare una terapia efficace. Il farmacista deve essere
aggiornato sulle opzioni terapeutiche per poter offrire un counseling appropriato.
Gli effetti della psoriasi sulla qualità della vita
Come trattato nei moduli 1 e 2, la psoriasi presenta numerose comorbilità; la patologia in quanto tale ha
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inoltre un notevole impatto sulla qualità della vita (Quality of Life, QoL) e l’entità delle ripercussioni è
proporzionale alla visibilità del problema (ad esempio nel caso si manifesti sul viso o sulle unghie)1.
Una survey condotta negli Stati Uniti su un panel di oltre 40.000 persone affette da psoriasi, cui hanno
risposto oltre 17.000 persone, riporta il grande impatto della psoriasi sugli aspetti psicosociali e sulla vita
quotidiana dei pazienti (veri Tabella 1)2.
Tabella 1. Attività psicosociali influenzate dalla psoriasi
Risposte per gruppi di età (%)
Attività 18-34 anni (n=1918) 35-54 anni (n=6625) ≥ 55 anni (n=8891)
Relazioni lavorative 18 17 8
Relazioni
familiari/coniugali
15 13 8
Capacità di sviluppare
nuove amicizie
15 11 7
Esclusione da locali
pubblici
7 8 6
Difficoltà a trovare
lavoro
5 4 3
Idee suicide 10 7 3
Fonte: referenza bibliografica 2
Le persone più giovani segnalano più frequentemente difficoltà nelle relazioni sessuali (27%) rispetto ai
pazienti più anziani, che più frequentemente riportano difficoltà nella vita quotidiana o in attività che
coinvolgano le mani o il cammino (19 e 14%, rispettivamente) (vedi Tabella 2)2.
Tabella 2. Attività della vita quotidiana influenzate negativamente dalla psoriasi
Risposte per gruppi di età (%)
Attività 18-34 anni (n=1918) 35-54 anni (n=6625) ≥ 55 anni (n=8891)
Dormire 20 22 22
Attività sessuali 27 27 13
Utilizzo delle mani 8 16 19
Camminare 7 11 14
Stare seduti per lunghi
periodi
7 11 11
Stare in piedi per lunghi
periodi
5 9 15
Svolgere la propria
attività lavorativa
10 12 9
Fonte: referenza bibliografica 2
Nel caso di psoriasi severa, la presenza della malattia causa in media 2.3 giorni di assenza dal luogo di
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lavoro, discriminazioni sul lavoro nel 6% dei casi e convinceva l’8% delle persone a pensare di poter
trovare lavoro unicamente se svolto al proprio domicilio2; inoltre al 57% delle persone è stato chiesto se
la malattia fosse contagiosa e nel 48% dei casi la psoriasi è stata identificata dalle altre persone come
una malattia diversa (nel 9% dei casi è stato chiesto loro se erano affetti da AIDS)2; la malattia ha inoltre
comportato difficoltà nell’accesso a barbieri/parrucchieri, piscine pubbliche e palestre (24, 19 e 11%
rispettivamente).
Uno studio ha inoltre dimostrato che i pazienti affetti da psoriasi presentano una diminuzione delle
funzioni fisiche e mentali paragonabili a quelle osservate in pazienti affetti da malattie come tumori,
artrite, insufficienza cardiaca, diabete e depressione3. Le persone affette da psoriasi palmoplantare
presentano una disabilità fisica maggiore in quanto la malattia interferisce maggiormente con le attività
della vita quotidiana rispetto alle persone con psoriasi in altri siti del corpo4.
I sintomi della malattia hanno un impatto negativo sul benessere dell’assistito; il prurito e il dolore
intenso interferiscono con la salute mentale, così come sulla valutazione della salute fisica. Si è inoltre
osservato che la psoriasi causa diminuzione della produttività, assenteismo e incapacità nel compiere le
azioni quotidiane, in relazione alla gravità della malattia stessa, sia per quanto riguarda l’entità della
superficie corporea, sia la gravità dei sintomi5.
Lo stress e i sintomi depressivi presentano una correlazione positiva con lo sviluppo di episodi acuti di
psoriasi e con l’aumento del prurito, così come un miglioramento dei sintomi depressivi è associato con
una diminuzione dei sintomi della psoriasi; si ipotizza che questa correlazione non sia dovuta
unicamente al fatto che l’esistenza di problemi cutanei causi depressione ma che entrambe le patologie
presentino una base immunologica comune6.
I principi della comunicazione
La malattie dermatologiche, per il semplice fatto che condizionano l’aspetto estetico e quindi
l’immagine di sé della persona afflitta, sono correlate a un notevole imbarazzo dell’assistito nel
discutere con il medico le proprie problematiche.
Questo ambito consente al farmacista di svolgere un ruolo fondamentale per la salute del cittadino; il
farmacista è infatti visto come un professionista della salute, ma è considerato socialmente accessibile
(non è necessario l’appuntamento per andare in farmacia...); inoltre la conoscenza delle malattie e della
terapia farmacologica in atto consente al farmacista di stimolare il dialogo con l’assistito, con
l’opportunità di evidenziare i possibili effetti indesiderati delle terapie in corso o eventuali comorbilità
frequentemente riscontrate.
Il farmacista, per essere in grado di prestare correttamente assistenza, deve essere però
informato/formato non solo sulle problematiche fisiopatologie della malattia, ma anche sulla percezione
della malattia da parte dell’assistito e della sua famiglia, sui principi della comunicazione e su come
interpretare e gestire eventuali imbarazzi.
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I principali linguaggi della comunicazione (interpersonale)
Le competenze comunicative e relazionali richieste a un farmacista non sono competenze psicologiche
da intendersi in senso terapeutico (tale intervento è riservato specificamente alla figura dello psicologo),
bensì di un intervento a forte connotazione empatica e composto di ascolto attento, costruito sul
rapporto fiduciario fatto di competenza e coerenza. L’informazione permea attraverso la comunicazione
e, quando risulta essere inefficace, rischia di invalidare l’intervento informativo stesso.
Atteggiamenti necessari a connotare una comunicazione efficace sono l’autenticità, l’empatia e la
capacità di ascolto.
La comunicazione utilizza diversi linguaggi (vedi Figura 1 e 2):
verbale: comunicare attraverso le parole, siano esse scritte o verbali;
non verbale: comunicare attraverso il corpo.
Figura 1 – caratteristiche della comunicazione verbale
Figura 2 – Caratteristiche della comunicazione non verbale
La comunicazione non verbale riveste un ruolo fondamentale nel più ampio concetto di comunicazione.
Si deve infatti sapere che il messaggio viene trasmesso:
per il 7% da parole (aspetto verbale);
per il 38% dall’intonazione della voce (ritmo, volume, prosodia eccetera);
per il 55% dal linguaggio del corpo (in particolare dalle espressioni facciali).
La presenza di segnali non verbali coerenti con la comunicazione verbale determina il presupposto della
comunicazione persuasiva ed efficace (vedi Figura 3).
Volontaria
Volontario / Conscio
Orale
Scritta Conscia
Involontario / Inconscio
Involontario
Inconscio
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Figura 3. Comunicazione come processo interattivo
Occorre inoltre considerare che, in ogni comunicazione, sono definiti due diversi ruoli: l’emittente (colui
che deve comunicare) e il ricevente (colui che riceve la comunicazione). Questi ruoli possono essere
statici quando si fa riferimento a relatori che parlano davanti a una platea di centinaia di persone; sono,
invece, continuamente interscambiabili nell’ambito di un dialogo, dove non esiste il docente e l’allievo.
La figura 4 schematizza le relazioni tra loro intercorrenti.
Figura 4 - Il modello di comunicazione
Solo quando otteniamo attenzione e/o interesse è possibile trasmettere un messaggio. Senza attenzione
e/o interesse non esiste comunicazione, apprendimento e cambiamento, ma c’è delusione, frustrazione,
aggressività e proiezione.
Le cinque aree della comunicazione non verbale o paraverbale
La comunicazione non verbale si esplica attraverso cinque aree principali:
postura
mimica del volto
gestualità (braccia – mani)
prossemica (comportamento spaziale)
prosodia (area paraverbale)
Emittente Messaggio
Ricevente
Interferenze
Interferenze Interferenze
Tradurre le idee
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Postura
La postura di una persona è in grado di rendere esplicite molte informazioni sulla situazione della
persona, a chi sappia ben osservarle. Infatti, mentre il volto canalizza emozioni specifiche, il corpo
espone emozioni generali (tensione, rilassamento, eccitazione…). L’atteggiamento posturale è un
residuo di comportamento rettiliano (archetipo ancestrale) arricchito, nell’uomo, da infinite sfumature
corticali. C’è una correlazione stretta tra postura e respirazione, per cui spesso tale relazione espone
segnali ben percepibili. La postura è pochissimo controllabile; in condizioni di tensione emotiva fa
trasparire numerosi segnali inconsapevoli.
Gestualità
Il gesto è solo relativamente controllabile. Esso rappresenta un atto che coinvolge dapprima il sistema
limbico (con un coinvolgimento emotivo), poi corticale (con una reazione razionale).
Una emotività intensa produce una gestualità più marcata. Come conseguenza di questa diversa
elaborazione, emerge che qualora si verifichi una divergenza dall’autenticità (voler esprimere a parole
opinioni delle quali non si è convinti), si verificano distonie tra gesti e significati logici.
Mimica
I principali segnali mimici sono lo sguardo e il sorriso; in condizioni di tensione emotiva lo sguardo tende
a essere erratico rispetto a quello dell’interlocutore e si altera la predisposizione al sorriso (che quando
viene forzato determina una abbastanza netta percezione di “artefatto”, detto smorfia caduca).
Prossemica
Prende questo nome il comportamento spaziale – territoriale dell’individuo nella relazione
inter-personale.
È analizzabile:
in termini statici come spazio fisso e delimitato;
in termini dinamici come presa di posizione o invasione del territorio. La distinzione introdotta da Hall (1966), oramai considerata un classico, individua quattro diverse zone e
tipi di distanza interpersonale (vedi Figura 5). Queste cinque aree acquistano una estensione spaziale
diversa in funzione di fattori socio-culturali. In Italia, l’area personale è data dalla distanza di un braccio
teso, mentre nel mondo arabo questa distanza si riduce (chi parla tocca spesso l'interlocutore sul petto
o sul braccio); al contrario, negli Stati Uniti, i due interlocutori restano a distanza di un doppio braccio.
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Figura 5 – Diverse tipologie di distanze interpersonali
Prosodia
Rappresenta i segnali para-verbali:
il timbro e la melodia: informano su contenuto e relazione; ogni essere umano, nella “sua” voce, ha molte voci, cui contribuiscono bocca, gola, naso, polmoni, diaframma; le frequenze diafram-matiche indicano fiducia, quelle nasali il timore o la paura; ansia e collera alzano la frequenza;
la velocità è diversa fra le diverse persone e in funzione degli stati d’animo; essa tende ad au-mentare con l’ansia; le pause si usano per rinforzare, riflettere, dare spazio d’intervento, ma de-notano anche distrazione interna, imbarazzo o, in ultimo, strategia; l’ansia produce più pause vuote ed esitazioni;
il volume e la chiarezza denotano sicurezza e competenza; il volume tende ad aumentare con l’aggressività e l’entusiasmo, a diminuire con sensazioni di minore sicurezza personale.
L’ascolto attivo
L’ascolto è parte fondamentale del processo di comunicazione, determinante per l’efficacia. Il ricevente
ha nella decodifica e quindi nell’ascolto un compito unico e fondamentale.
L’ascolto deve essere “attivo” o “empatico”, quindi nel pieno rispetto e senza preconcetti rispetto
all’emittente. Ascoltare in modo attivo significa mostrare interesse verso chi parla, mantenendosi in
sintonia con lui attraverso domande specifiche.
L’empatia è proprio la capacità di porsi dentro (come indica il prefisso greco “en”) la situazione cognitiva
ed emotiva del proprio interlocutore.
Saper ascoltare significa effettuare continue verifiche per:
assicurarsi di avere ben compreso cosa sta dicendo l’altro (utile lo strumento della riformulazione che consiste nel ripetere alcune parole dette dall’interlocutore utilizzandole per espandere il proprio contributo comunicativo; es. “lei mi sta dicendo che …, quindi ….”);
confermare all’interlocutore che si sta ascoltando;
far capire che si ha capito. Le componenti dell’ascolto attivo sono:
capire e circostanziare;
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verificare;
coinvolgere razionalmente sui problemi;
coinvolgere emotivamente;
stimolare la partecipazione;
riassumere.
La comunicazione con l’assistito
Il presupposto essenziale per facilitare l’instaurazione di un contatto tra farmacista e paziente è avere a
disposizione (e quindi, da parte del farmacista, predisporre a priori) un contesto in grado di facilitare la
comunicazione e quindi di rimuovere quei fattori di resistenza che potrebbero indurre il cliente a non
aprire il canale di relazione con il farmacista.
È pertanto possibile effettuare l’analisi dell’approccio comunicazionale per tutte le tipologie di pazienti
su più tematiche, quali:
l’ambiente;
il contesto e i mezzi di supporto;
il professionista e le competenze;
il messaggio.
L’ambiente
Un po’ di privacy è fondamentale quando si voglia permettere all’assistito di aprirsi a un dialogo con il
farmacista stesso, un “micro-ambiente protetto” realizzabile utilizzando eventualmente strutture mobili
(espositori o monitor).
Contesto e mezzi di supporto
Avere a disposizione materiale che consenta di spiegare all’assistito la patologia in termini adeguati al
suo grado di comprensione e le possibili opzioni terapeutiche è fondamentale.
Professionista e competenze
Le competenze richieste al consulente devono essere sia scientifiche sia relazionali, ma queste ultime
incidono in modo più rilevante, poiché l’efficacia del counselling, come di ogni processo di
comunicazione, si gioca per l'80% su aspetti di forma e soltanto per il 20% sul contenuto.
Le competenze relazionali devono essere soprattutto relative alle capacità del professionista di
“leggere” i messaggi non verbali e verbali del cliente e di modulare i propri di conseguenza.
L’esercizio dell’empatia (en-pathos = dentro l’emotività) è il requisito essenziale per innescare la fiducia
del paziente, che deve sentirsi considerato e ascoltato, con sentirsi sfortunato.
È pertanto importante che venga esercitato l’ascolto attivo, più che un monologo spesso sterile di
informazione scientifica.
Come si è già detto, l’ascolto attivo è il presupposto per l’apertura del canale di comunicazione e quindi
di fidelizzazione tra farmacista e cliente.
Il messaggio
I semplici passi per gestire la comunicazione con il cliente dovrebbero essere i seguenti:
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Apertura: mettere a proprio agio il cliente e facilitare con domande aperte l’esposizione del pro-blema
Sviluppo: guidare il paziente a chiarire meglio il proprio messaggio, mediante l’uso di domande di chiarimento (“mi spieghi meglio …” “le capita qualche volta?” …) e di verifica. Un elemento molto utile dell’ascolto attivo, che aiuta per le domande di verifica, è la riformulazione (“se ho capito bene, lei mi sta dicendo che…, ho inteso correttamente?”) che dà la sensazione al pazien-te di essere davvero ascoltato e lo incita a esprimersi con maggiore chiarezza. Dal punto di vista dei contenuti, sono molto importanti i supporti visivi (figure, schemi, filmati, ecc.), che aumentano fino a 4 volte l’efficacia della comunicazione e della memorizzazione. Il messaggio deve essere comprensibile, attraverso l’utilizzo di un linguaggio semplice e chiaro (scevro da tecnicismi eccessivi), con uno stile assertivo: sguardo diretto e sorridente, tono paca-to e volume solo leggermente ridotto, senza ammiccamenti o esitazioni, postura aperta e gestua-lità non compressa (braccia e mani aperte), prossemica modulata (se il paziente si avvicina, stare vicini, se sta più distante avvicinarsi solo gradualmente senza invadere la distanza personale.)
Chiusura: riassumere in modo succinto i punti chiave della consulenza e invitare il paziente a compiere un’azione specifica specificando i benefici che potrà ottenere.
In conclusione del colloquio, il farmacista dovrebbe fare una breve sintesi dei punti essenziali toccati e
incoraggiare a chiedere chiarimenti, se necessari, poi dovrebbe porgere o indicare i materiali
consegnabili e segnalare la propria disponibilità (o del medico di medicina generale) per il futuro. Il tutto
sempre con fare sorridente e professionale, ma non “professorale”.
Caso di studio 1
Disturbo principale: "Le squame prudono"
A.R. è un ragazzo di 24 anni che lamenta lesioni estese, secche, squamose, di colore argentato su
gambe, ginocchia, gomiti e addome. Di recente si è trasferito da Caltanissetta a Milano e ha riscontrato
un peggioramento delle lesioni pruriginose con il clima più freddo. Pensa di andare in vacanza al mare
tra qualche settimana e prova imbarazzo all'idea di andare in spiaggia per via delle placche. Spiega di
sentirsi ‘giù’ perché è molto preoccupato. A.R. ha utilizzato una crema da banco all'idrocortisone
durante la scorsa settimana, ma non ha notato alcuna differenza. A.R. afferma di non avere un'anamnesi
significativa e che l'unico medicinale che ha usato è la crema all'idrocortisone. Racconta che suo padre
ha sofferto di psoriasi. Le abitudini voluttuarie di A.R. includono il consumo di due-quattro bevande
alcoliche a settimana, principalmente nel weekend, un pacchetto di sigarette al giorno negli ultimi
cinque anni e nessun precedente di droga. Sostiene che la penicillina gli causi rash.
Il consiglio del farmacista
In base ai sintomi è possibile pensare che A.R. sia affetto da una psoriasi a placche moderata, la forma
più comune di questa patologia. Poiché la psoriasi copre oltre il 10% del corpo di A.R., gli si consiglia di
rivolgersi a un dermatologo per una valutazione della patologia che probabilmente è psoriasi.
Le terapie non farmacologiche che il farmacista può consigliare da subito per questo paziente includono
il counseling per abbandonare l’uso di alcol e tabacco, dato che entrambe queste sostanze possono
esacerbare la psoriasi. Tra gli aspetti positivi va ricordato che la luce solare a cui il soggetto sarà esposto
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durante le vacanze può giovare alle lesioni.
Caso di studio 2
Disturbo principale: "Non ho capito cosa mi ha spiegato il medico”
Paziente di 70 anni, affetto da psoriasi da circa 10 anni ma sempre in forma limitata e per cui veniva
trattato solo con farmaci topici.
Da circa 1 anno, il paziente ha assistito a un progressivo peggioramento della malattia che lo ha
condotto da un dermatologo, il quale gli ha prescritto metotrexato 2,5 mg 4 cpr, da assumere in unica
somministrazione 1 volta alla settimana, e acido folico 5 mg cp, da assumere il giorno del metotrexato e
il giorno successivo.
Il paziente, tuttavia, a causa delle molteplici informazioni ricevute durante la visita medica, è insicuro su
ciò che è scritto nel referto. Ad esempio, non sa se deve assumere l’acido folico prima o dopo i pasti e se
il metotrexato può essere assunto in concomitanza con i farmaci antipertensivi con cui è in terapia e
pertanto chiede consiglio al farmacista.
Il consiglio del farmacista
Mediante le proprie conoscenze e con l’aiuto del referto emesso dal medico, il farmacista istruisce il
paziente sull’assunzione dell’acido folico, che può essere assunto indipendentemente dal pasto, e del
metotrexato che deve essere assunto in due somministrazioni di 2 cp ciascuna, preferibilmente dopo
colazione e dopo cena, indipendentemente dall’assunzione di farmaci antipertensivi.
Conclusioni
La maggior parte dei pazienti con psoriasi presenta una forma di malattia lieve, che può essere trattata
con farmaci per uso topico da parte del medico di medicina generale. È stato dimostrato da uno studio
come il supporto del farmacista in questa tipologia di pazienti, tramite un colloquio ogni 6 settimane
circa, migliori le conoscenze del paziente e riduca la gravità della psoriasi e l’impatto sulla qualità della
vita. Ciò conferma come il farmacista possa avere un ruolo importante nella gestione di queste tipologie
di pazienti7.
Un trattamento subottimale e l’elevato rischio di recidiva della malattia comportano frustrazione per il
paziente e un incremento della disabilità psicosociale2; la percezione del paziente sull’efficacia della
terapia comporta anche variazioni della compliance8; nel caso di psoriasi grave, si è osservato che il
trattamento con farmaci biologici aumenta la percezione da parte dei pazienti sul grado di controllo
della malattia (il 93,3% considera la malattia sotto controllo e il 46,1% segnalano un controllo completo)
con conseguente miglioramento della qualità della vita8.
Il farmacista può pertanto suggerire al proprio assistito una rivalutazione da parte del dermatologo nei
casi di psoriasi scarsamente controllati dalla terapia in corso, onde iniziare al più presto una terapia
sistemica e, nei casi più gravi, una terapia biologica, proprio per evitare il progredire della malattia e
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delle sue comorbidità.
Bibliografia
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treatment in the outpatient setting: survey of patients and their prescribing physicians. J
Dermatolog Treat. 2016 Sep 19:1-12.
Questionario ECM
1) In base ai dati della survey statunitense, rispetto i pazienti ≥ 55 anni, i pazienti di età inferiore
ai 34 anni presentano?
a) maggiori difficoltà nelle relazioni lavorative
b) uguali difficoltà nelle relazioni lavorative
c) minori difficoltà nelle relazioni lavorative
d) questo parametro non è oggetto dello survey
2) In base ai dati della survey statunitense, in che percentuale i pazienti di età inferiore ai 34 anni
presentano idee suicide?
a) 3%
b) 7%
c) 10%
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d) 15%
3) In base ai dati della survey statunitense, rispetto i pazienti ≥ 55 anni, i pazienti di età inferiore
ai 34 anni presentano?
a) Maggiori difficoltà nell’utilizzo delle mani
b) Uguali difficoltà nell’utilizzo delle mani
c) Minori difficoltà nell’utilizzo delle mani
d) questo parametro non è oggetto dello survey
4) Nel caso di psoriasi grave, la malattia è responsabile degli eventi seguenti eccetto?
a) discriminazioni sul lavoro
b) difficoltà nei lavori all’aperto
c) difficoltà nell’accesso a barbieri/parrucchieri, piscine pubbliche e palestre
d) sospetto di AIDS
5) I pazienti affetti da psoriasi presentano funzioni fisiche e mentali paragonabili?
a) a quelle osservate in pazienti affetti da malattie come tumori, artrite, insufficienza cardiaca,
diabete e depressione
b) a quelle osservate in pazienti affetti da altre patologie cutanee
c) a quelle osservate in pazienti affetti da malattie come melanoma
d) nessuna delle risposte indicate
6) La “comunicazione” è:
a) uno strumento che utilizza solo il canale non verbale
b) lo studio del significato dei simboli e delle loro reazioni tra gli umani
c) informazione esclusivamente a mezzo stampa
d) lo strumento mediante il quale si instaurano e si sviluppano le relazioni in ogni ambito
della vita umana ed in ogni gruppo sociale
7) La comunicazione verbale si effettua con: a) il gesto b) il tono c) il tono e il gesto d) la parola e il tono
8) Il professionista che si relaziona con pazienti che richiedono il suo consiglio, dovrebbe: a) possedere elevate competenze scientifiche, perché il paziente vuole chiarimenti tecnici b) possedere competenze relazionali verbali c) essere soprattutto capace di leggere i messaggi non verbali dell’assistito d) nessuna delle risposte indicate
9) Nel caso di pazienti con malattia lieve, che ruolo può svolgere il farmacista?
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a) nessuno tranne dispensare i farmaci prescritti dal medico
b) fornire un counseling che consenta di migliorare le conoscenze del paziente e riduca la
gravità della psoriasi e l’impatto sulla qualità della vita
c) somministrare prodotti alternativi
d) modificare le prescrizioni del medico
10) Un trattamento subottimale della psoriasi è?
a) indicato, in quanto consente la possibilità di avere terapie più efficaci nel caso la malattia
peggiori
b) non indicato, in quanto provoca effetti indesiderati senza avere adeguati benefici
c) non indicato in quanto provoca frustrazione nel paziente
d) nessuna delle risposte indicate