• MITOLOGIA
• SISTEMI RELIGIOSI
tra le più antiche elaborazioni psichiche
IMMAGINAZIONE – FANTASIA- INTUIZIONE
per dare significato all’esperienza
SENTIMENTO RELIGIOSO
La “psicologia della religione “ si è sviluppata
nel tentativo di spiegare come mai le diverse
espressioni di fede mostrino nuclei comuni,
come se esistesse un nocciolo di credenza
universale con una base biologica nel cervello
SENTIMENTO RELIGIOSOPur tu, solinga, eterna peregrina,Che sì pensosa sei, tu forse intendi,Questo viver terreno,Il patir nostro, il sospirar, che sia;Che sia questo morir, questo supremoScolorar del sembiante,E perir dalla terra, e venir menoAd ogni usata, amante compagnia.E tu certo comprendiIl perchè delle cose, e vedi il fruttoDel mattin, della sera,Del tacito, infinito andar del tempo.Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amoreRida la primavera,A chi giovi l'ardore, e che procacciIl verno co' suoi ghiacci.Mille cose sai tu, mille discopri,Che son celate al semplice pastore.Spesso quand'io ti miroStar così muta in sul deserto piano,Che, in suo giro lontano, al ciel confina;Ovver con la mia greggiaSeguirmi viaggiando a mano a mano;E quando miro in cielo arder le stelle;Dico fra me pensando:A che tante facelle?Che fa l'aria infinita, e quel profondoInfinito Seren? che vuol dir questaSolitudine immensa? ed io che sono?Così meco ragiono: e della stanzaSmisurata e superba,E dell'innumerabile famiglia;Poi di tanto adoprar, di tanti motiD'ogni celeste, ogni terrena cosa,Girando senza posa,Per tornar sempre là donde son mosse;Uso alcuno, alcun fruttoIndovinar non so.
SENTIMENTO RELIGIOSO
• Qual è il SENSO ESAURIENTE DELL’ESISTENZA ?
• Qual è il SIGNIFICATO ULTIMO della realtà
• Per cosa val la pena vivere ?
SENTIMENTO RELIGIOSO
Il sentimento religioso coincide con questi
interrogativi e con QUALUNQUE RISPOSTA a
questi interrogativi
RELIGIONE
Da un punto di vista fenomenologico-religioso il termine "religione" è collegato alla nozione di sacro:
• « Secondo Nathan Söderblom, Rudolf Otto e Mircea Eliade, la religione è per l'uomo la percezione di un "totalmente Altro"; ciò ha come conseguenza un'esperienza del sacro che a sua volta dà luogo a un comportamento sui generis.
• Questa esperienza, non riconducibile ad altre, caratterizza l'homo religiosus delle diverse culture storiche dell'umanità. In tale prospettiva, ogni religione è inseparabile dall'homo religiosus, poiché essa sottende e traduce la sua Weltanschauung (Georges Dumézil).
• La religione elabora una spiegazione del destino umano (Geo Widengren) e conduce a un comportamento che attraverso miti, riti e simboli attualizza l'esperienza del sacro. »
(JULIEN RIES. Le origini, le religioni., 1992)
RELIGIONE
Da un punto di vista storico-religioso la "nozione" di "religione" è collegata al suo esprimersi storico:
• « Ogni tentativo di definire il concetto di "religione", circoscrivendo l'area semantica che esso comprende, non può prescindere dalla constatazione che esso, al pari di altri concetti fondamentali e generali della storia delle religioni e della scienza della religione, ha una origine storica precisa e suoi peculiari sviluppi, che ne condizionano l'estensione e l'utilizzo. [...]
• Considerata questa prospettiva, la definizione della "religione" è per sua natura operativa e non reale: essa, cioè, non persegue lo scopo di cogliere la "realtà" della religione, ma di definire in modo provvisorio, come work in progress, che cosa sia "religione" in quelle società e in quelle tradizioni oggetto di indagine e che si differenziano nei loro esiti e nelle loro manifestazioni dai modi a noi abituali. »
(Giovanni Filoramo. Religione in Dizionario delle religioni )
RELIGIONE
Da un punto di vista antropologico-religioso la "religione" corrisponde al suo modo peculiare di manifestarsi nella cultura:
• « Le concezioni religiose si esprimono in simboli, in miti, in forme rituali e rappresentazioni artistiche che formano sistemi generali di orientamento del pensiero e di spiegazione del mondo, di valori ideali e di modelli di riferimento »
• Anche se: « Non è dunque possibile stabilire un criterio assoluto per distinguere i sistemi religiosi da quelli non religiosi nel vasto repertorio delle culture umane »
(Enrico Comba. Antropologia delle religioni. Un'introduzione. 2008)
RELIGIONE
« come forma specifica della cultura umana, ovunque presente nella storia e nella geografia, è un fenomeno estremamente complesso, che va studiato con molteplici procedure, mano a mano che queste ci vengono offerte dal progresso degli studi delle scienze umane, senza pretendere di dire mai in proposito l'ultima parola, come accade per un lavoro che sia costantemente in corso d'opera. »
(Carlo Tullio Altan e Marcello Massenzio. Religioni Simboli Società: Sul fondamento dell'esperienza religiosa1998)
RELIGIONE
ETIMOLOGIA
Il termine religione deriva dal latino relìgio,
la cui origine linguistica non è del tutto chiarita
RELIGIONE
Secondo Cicerone (106
a.C.-43 a.C.), la parola
originerebbe dal verbo
relegere, ossia
"ripercorrere" o
"rileggere", intendendo
una riconsiderazione
diligente di ciò che riguarda i
l culto degli dèi
RELIGIONE
Lattanzio (250-327),
apologeta cristiano, criticò
l'etimologia di "religione"
proposta da Cicerone,
ritenendo che questo
termine dovesse essere
riferito al "legame" tra
l'uomo e la divinità
RELIGIONE
Jean Paulhan evidenzia come Lucrezio fece invece derivare religio dalla radice di re-ligare, nel significato «dei legami che uniscono gli uomini a certe pratiche»–derivazione che fu poi ritenuta tale anche da Lattanzio (però col significato di «legarsi nei confronti degli dei»).
RELIGIONE
• « religiosum est, quod propter sanctitatem aliquamremotum ac sepositum a nobis est. Ecco precisamente in che cosa consiste il sacro.
• Usargli sempre debiti riguardi: è questo l'elemento principale della relazione fra l'uomo e lo straordinario.
• L'etimologia più verosimile fa derivare la parola religioda relegere, osservare, stare attenti; homo religiosus è il contrario di homo negligens. »
(Gerardus van der Leeuw. Fenomenologia della religione, 1933).
RELIGIONE
La credenza nella divinità che chiede attenzione,
fiducia, rispetto, obbedienza si esprime nei
comportamenti (etica, morale) e nei riti.
STRUTTURA CHE REGOLA IL RAPPORTO TRA UOMO E DIO
flectere si nequeo
superos,
Acherontea movebo(Virgilio, En. VII, 312)
(Die Traumdeutung, 1899)
SPIRITUALITA’
Vocatus atque non vocatus,
Deus aderit
(Oracolo di Delfi)
“volevo esprimere il mio senso di
precarietà,
la sensazione di trovarmi sempre immerso in
possibilità che
trascendono la mia volontà “
SPIRITUALITA’
SPIRITUALITA’
Jung spiegherà in un’intervista:
“Non è una dichiarazione di fede cristiana. Risale all’oracolo di Delfi e la parola dio va intesa come
DOMANDA ULTIMA. Misi quell’iscrizione per ricordare ai miei pazienti e
a me stesso che il timore di Dio è l’inizio della sapienza;
tutti i fenomeni religiosi, che non siano meri rituali della Chiesa, sono strettamente intrecciati con le
emozioni”
LO SPIRITO
L’archetipo junghiano dello Spirito è un bisogno della psiche che si attiva quando si presenta una situazione in cui la COSCIENZA (conoscenza, razionalità, volontà) non si rivelano sufficienti a risolvere l’esperienza che si prospetta, che potrà essere superata solo grazie ad un ampliamento della coscienza stessa.
Di solito, si tratta di situazioni limite, spesso giudicate impossibili da risolvere perché prospettano la perdita obbligata di un qualcosa che è sentito come irrinunciabile da chi sta vivendo l’esperienza e che si trova come di fronte ad un bivio, ad un momento di dubbio o di paura, in cui appare difficile fare una scelta senza entrare in una dinamica psicologica paradossale.
LO SPIRITO
• Gli Archetipi, così come li ha definiti Jung, contenendo in sé i contrari, sono polivalenti e paradossali perché prospettano “una pienezza di tali riferimenti che rende impossibile ogni univoca formulazione” e proprio perché la psiche va automaticamente verso la completezza, diventa anche necessario il lavoro d’integrazione per trovare quel punto di mezzo che consenta di dare comunque significato e profondo valore all’esperienza difficile che si sta vivendo.
• Lo Spirito infatti viene attinto direttamente dall’inconscio che, proprio perché atemporale ed aspaziale, è l’unico a poter fornire la risposta arcaica, istintiva ed immediata di come potrà essere risolta una situazione o uno stato d’animo che appaiono incomprensibili, ma soprattutto non gestibili facendo ricorso soltanto a parametri razionali
LO SPIRITO
Differenze tra Spirito e Anima
Spirito ed Anima sono entrambi collegati all’emisfero destro del cervello, quello preposto ad elaborare i contenuti collegati alla percezione delle emozioni e di ciò a cui rimandano i sensi. Infatti, se l’emisfero sinistro elabora le connessioni logiche e verbali, attraverso la ragione e la linearità della mente conscia, quello destro è inconscio, analogico e simbolico; è collegato alla fantasia, al mito, alla poesia, alle attitudini artistiche e musicali, all’intuizione.
LO SPIRITO
• L’Anima è quindi la parte ricettiva della psiche che ha connotazioni prettamente femminili: è attenta al flusso emotivo, alle atmosfere, i ricordi, i sogni e l’immaginazione, ma anche in stretto contatto col mondo notturno e quanto esso rimanda, non esclusa l’irrazionalità."Tutto quello che l’Anima tocca diventa numinoso, cioè assoluto, pericoloso, soggetto a tabù, magico; in quanto vuole la vita, l’Anima è conservatrice e si attiene in modo esasperante all’umanità antica” (Gli Archetipi dell’Inconscio collettivo, 1934-54, Opere, IX)
• A differenza dell’ Anima, invece, lo Spirito è un archetipo dinamico con connotazioni essenzialmente maschili che aspira all’Unità.E’ un principio attivo che scuote e vivifica la mente, facendola entrare in contatto col potenziale intuitivo che scavalca non solo le statiche suggestioni dell’Anima, ma anche le strategie razionali che l’Io pone a difesa di se stesso, ed offre la risposta più appropriata all’esperienza inedita che si sta vivendo.
LO SPIRITO
di solito ciò che attiva lo Spirito è il rivelarsi di situazioni improvvise ed estreme che portano la mente “fuori dal seminato”; portano l’individuo in un territorio inesplorato di emozioni e sensazioni sconosciute che non possono essere affrontate né con le soluzioni della mente conscia, né col quelle proposte dall’Anima, senza il rischio di trascinare l’individuo in una fase di stallo da cui non riuscirà ad uscire.
LO SPIRITO
“È possibile avere esperienza dell’interazione tra l’anima e lo spirito. Nei momenti di concentrazione intellettuale o di meditazione trascendentale, è l’anima che invade con impulsi naturali, ricordi, fantasie e paure. In momenti di nuove intuizioni o esperienze psicologiche, lo spirito vorrebbe immediatamente estrarre da esse un significato, metterle all’opera, concettualizzarle in regole. L’anima resta aderente al regno dell’esperienza e alle riflessioni entro l’esperienza. Si muove indirettamente, con ragionamenti circolari, dove le ritirate sono altrettanto importanti delle avanzate; preferisce i labirinti e gli angoli, dà alla vita un senso metaforico servendosi di parole come chiuso, vicino, lento e profondo. L’anima ci coinvolge nella massa confusa dei fenomeni e nel flusso delle impressioni; è la parte «paziente» di noi. L’anima è vulnerabile e soffre; è passiva e ricorda. Essa è acqua per il fuoco dello spirito”.
(J. Hillman, Re-visione della Psicologia, 1975)
LO SPIRITO
• Lo Spirito chiama l’uomo “dal futuro”, anticipando per lui quella risposta ricca di senso che non potrà essere trovata né negli intellettualismi della mente razionale, né nel ripiegamento su se stessi, su un nostalgico e sterile passato.
• Solo dall’integrazione tra Spirito ed Anima, può nascere una nuova prospettiva di vita, quella che assicura all’individuo, sia uomo che donna, di mantenere il contatto con le sue radici emotive, ma contemporaneamente gli permette di “andare oltre”
LO SPIRITO
Ai piedi di un’alta parete rocciosa vedevo due figure, un vecchio con una barba bianca e una giovinetta. …Mi tenevo stretto a Elia, perché sembrava che fosse il più ragionevole dei tre, e che avesse molto senno.
(C. G. Jung, Ricordi, sogni, riflessioni)
LO SPIRITONel corso dei suoi studi sugli archetipi, Carl Gustav Jung si occupò anche dell'ARCHETIPO DELLO SPIRITO.
Dall'esame di numerose fiabe di ogni tempo e paese, si accorse che ricorreva una figura, che meglio di
ogni altra simboleggiava lo spirito inteso come soffio vivificatore e creatore: la figura del VECCHIO
SAGGIO. Tale archetipo «appare nei sogni come mago, medico, sacerdote, maestro, professore, uomo o
persona comunque autorevole»
Aggiunge Jung che «alla frequenza con cui nel sogno il tipo dello spirito si presenta come un vecchio,
corrisponde pressappoco quella della fiaba. Il vecchio rappresenta dunque, da un lato, sapere,
discernimento, riflessione, saggezza, prudenza, intuizione;
Dall'altro, anche qualità morali, come benevolenza e sollecitudine onde dovrebbe essere abbastanza
chiarito il suo carattere “spirituale”»
Malgrado che il vecchio rivesta spesso nelle fiabe i panni di un personaggio soccorrevole ed abbia
quindi una valenza positiva, la psicologia del profondo ci ha insegnato che gli archetipi, oltre ad un
carattere positivo, "hanno pure un carattere rivolto verso il basso, in parte negativo e sfavorevole, in
parte semplicemente ctonio, ma nel più ampio aspetto neutrale“ Il Vecchio Saggio diviene allora il mago
malvagio, lo stregone.
LO SPIRITO
“Il vecchio Saggio appare nei sogni come medico, mago, sacerdote, maestro, professore o persona comunque autorevole. L’archetipo dello Spirito in forma di uomo anziano o gnomo o animale si presenta sempre in una situazione in cui perspicacia, intelligenza, senno, decisione, pianificazione ecc. sarebbero necessari, ma non possono provenire dai propri mezzi. L’archetipo compensa questo stato di carenza con contenuti capaci di colmare la lacuna”.
LO SPIRITO
La costellazione dell’Archetipo dello Spirito va spesso di pari passo con il manifestarsi di tappe evolutive obbligate e momenti molto particolari dell’esistenza, spesso accompagnati da stati di confusione o di perdita di certezze o in quelle fasi di passaggio in cui “non si è più quello che si era, ma non si è ancora diventati quello che si sarà”: dall’infanzia all’adolescenza innanzitutto, dalla giovinezza alla maturità, nei momenti in cui si diventa madre o padre, nei momenti in cui c’è una scelta importante da fare, una malattia o una perdita da affrontare, fino allo stadio conclusivo della vecchiaia e del declino.
LO SPIRITO
Come tutti gli archetipi, anche quello dello Spirito ha un aspetto polare oscuro che può farsi altamente pericoloso e fuorviante; è quando la spinta archetipica orienta l’individuo verso idee fisse, ostinazioni mentali, idealizzazioni ed illusorie visioni che indulgono in fantasie utopiche e senza senso; è quando lo fa smarrire nel deserto dell’intellettualismo, dell’Animus più negativo, dove vagherà in cerca di luce;
lo Spirito diventa “Il Briccone” o “Il Mago folle” che lo inganna e lo induce a pensare che può contare sulla sua scaltrezza e potere della mente per perseguire scelte individualistiche e solo personali, oppure che lo illude a negare la realtà immanente per potersi rifugiare in un mondo irreale ed artefatto, il mondo delle ombre dell’Anima… dove non sarà costretto ad affrontare il complesso delle proprie paure, ma dove anche non avverrà nemmeno l’incontro con se stesso e con la propria essenza più vera.
LO SPIRITO
In queste sacre sale Non si conosce la vendetta! E se un uomo è caduto, L’amore lo conduce al dovere. Condotto da mano amica,camminerà poi Contento e lieto in terra migliore.
In queste sacre mura, Dove l’uomo ama l’uomo, Non può nascondersi nessun traditore, Perché il nemico viene perdonato. Chi non onora tali insegnamenti, Non merita di essere un uomo.