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Federica Silvestri Effetti della turbolenza atmosferica su FSO
PARTE IIILA COMUNICAZIONE
TECNICO-SCIENTIFICAF.S. MARZANO
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Elettronica
Elementi di comunicazione tecnico-scientifica (CTS)1. Comunicazione interpersonale
2. Presentare in pubblico3. Presentare in pubblico mediante TED e in inglese4. Preparare una presentazione
5. Gestione del tempo e organizzazione6. Linguaggi, filtri e comunicazione efficace7. Atteggiamento, successo e autorevolezza
8. Creatività e ideazione progettuale9. Sviluppo e pianificazione progettuale10. Analisi e gestione progettuale
Esempi ed esercitazioni in aula
Sommario Parte III
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1. Comunicazione interpersonale
• La comunicazione umana– P. Watzlawick (1921-2007), «The belief that one’s own view
of reality is the only reality is the most dangerous of all delusions” (The reality of reality, 1976)
– Fondamentali assiomi della comunicazione umana (Pragmaticsof Human Communication, 1967)
• Impossibilità di non-comunicare• Livelli comunicativi di contenuto e di relazione• La punteggiatura della sequenza di eventi• Comunicazione numerica e analogica• Interazione complementare e simmetrica
• Livelli di comunicazione umana– Verbale (7% nei primi 3 minuti)– Paraverbale (38% nei primi 3 minuti)– Averbale (non verbale) (55% nei primi 3 minuti)
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1. Canali di comunicazione umana
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Canale virtuale AVERBALEGesti, postura, movimenti
Livello delle idee
Livello del linguaggio/parole
Livello fisico voce/pronuncia
Interlocutore A
Livello delle idee
Livello del linguaggio/parole
Livello fisico voce/pronuncia
Interlocutore B
Canale virtuale delle
IDEE
Canale virtuale del linguaggio
(VERBALE)
Canale virtuale fisico
(PARAVERBALE)Can
ali t
rasp
aren
ti (in
volo
ntar
i)
Can
ali t
rasp
aren
ti (in
volo
ntar
i)
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1. Iceberg della comunicazione
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Verbale
ParaverbaleAverbale
COSA
COME
Livello di contenuto:LogicaPensieroRazionalitàDovereSchemi e pregiudizi
Livello di relazione:Emozione, sentimentocreatività, desiderio, innovazione, ansia, turbamento, rifiuto, conflitto
ICEBERG DELLA COMUNICAZIONE: la comunicazione non è solo razionalità, ma soprattutto
espressione di emozione, sentimenti, valori
1. Comunicazione verbale
• Comunicazione verbale– Il linguaggio è l’elemento
costitutivo con cui consciamentesi condivide con gli altri la «visione del mondo»
– Traduzione in parole e predicatidi esperienze comuni
– Percezione soggettiva del mondo attraverso il linguaggio
• Condizioni e ambiti– Rappresentazione interna del
mondo esterno– Ambiguità semantica del
linguaggio (significato delle parole)
Le parole sono pietre, C. Levi, 1955F.S. Marzano, Elementi di ComTecnoSci, Laurea magistrale Ing.Elettronica 6
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1. Comunicazione paraverbale• Comunicazione paraverbale
– La voce, e in generale i segnali emessi da tutti i nostri organo di senso, è codificata inconsciamente dall’interlocutore al fine di attribuire significato alle parole.
• Voce– Registro: grave/profondo, alto/vigoroso– Volume: intensità di aria polmonare– Timbro: monotono o variato– Nasalizzazione: aria attraverso naso
• Pronuncia– Dizione: pronunciamento delle parole– Cadenza: lentezza/velocità del parlare– Affettazione: valore enfatico delle parole– Modulazione: ritmo, enunciazione espressioni
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1. Comunicazione averbale• Comunicazione averbale
– Informazioni che vengono emesse inconsciamente dal corpo e come esso è usato per esprimere intenzioni
– In una relazione, nei primi 3 minuti, il livello di comunicazione importante (55%) è quello AVERBALE (Mehrabian, UCLA, 1967)
– Dopo i primi 3 minuti, il livello VERBALE cresce, ma non supera mai il 35% (Birdwhistell, 1918-94)
– Importanza della congruenza tra i vari livelli e il loro CONTROLLO
• Elementi averbali fondamentali– Gestualità– Postura– Movimenti
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1. Segnali della comunicazione averbale«Tutti i movimenti del corpo hanno un senso, non essendo casuali» (Birdwhistell, 1918-94)
• Segnali subliminali (averbali)– Tensione: sfogare stress attraverso il corpo
Pruriti, grattamenti, variazioni di postura, dondoli, accavallamento continuo delle gambe, contrazione del volto, deglutizione ripetuta, irrigidimento mascellare, fuga dello sguardo, riduzione tono voce
– Rifiuto: ogni forma di allontanamentoAllontanamento del corpo e di oggetti, tronco o capo all’indietro, spolverare o spazzar via, spolverarsi, gambe accavallate o braccia conserte (chiusura)
– Gradimento: ogni forma di avvicinamentoAvvicinamento del corpo o di oggetti, toccare mani/oggetti interlocutore, labbra arricciate (bacio analogico), mordicchiamento labbra, postura in avanti, ammiccamenti, suzione di oggetto, allargamento braccia/gambe
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1. Segnali della comunicazione averbale
• La regola del 3– Ogni singolo gesto deve essere collocato nel contesto
più ampio della gestualità della persona– Regola del 3: notare almeno 3 segnali subliminali dello
stesso tipo prima di giudicare il linguaggio averbaledell’interlocutore
• Gestione dello spazio (Prossemica)Spazio come scudo intorno al corpo. Prossemica (proximus): uso dello spazio e suoi segnali averbali
• Zona intima: da 20 a 50 cm, distanza dalle mani con gomiti lungo il corpo (udire parole, odori, respiro, colori)
• Zona personale: da 50 a 120 cm, distanza con braccio disteso; più importanza del verbale
• Zona sociale: fino a 240 cm, neutralità affettiva ed emozionale; lo sguardo assume importanza
• Zona pubblica: oltre 240 cm fino a 8 m; assenza di rapporto diretto; verbale e paraverbale importanti
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Elementi di comunicazione tecnico-scientifica (CTS)1. Comunicazione interpersonale
2. Presentare in pubblico3. Presentare in pubblico mediante TED e in inglese4. Preparare una presentazione
5. Gestione del tempo e organizzazione6. Linguaggi, filtri e comunicazione efficace7. Atteggiamento, successo e autorevolezza
8. Creatività e ideazione progettuale9. Sviluppo e pianificazione progettuale10. Analisi e gestione progettuale
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2. Presentare in pubblico• Parlare in pubblico (public speaking)
– Ogni attività richiede una presentazione in pubblico sia esso un colloquio tra colleghi, una presentazione in una riunione, una conferenza in pubblico
– Difficoltà nel comunicare: «The King's Speech», 2010, regia: T. Hooper, Re Giorgio VI: C. Firth
• Capacità fondamentali– Gestire le emozioni– Abilità oratorie
• TED conference– Technology Entertainment Design, (R.
Wurman & H. Marks, 1984)– «Ideas worth spreading in 18 minutes» – Conferenza ogni anno a Vancouver (Ca)– TED in altre città (TEDx)
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2. Gestione delle emozioni: 6 regole1. Percezione
Rilassatezza tramite respirazione diaframmatica (inspirare con il naso gonfiando solo la pancia, lasciando fermo il torace; espirare con bocca aperta, sgonfiando la pancia): convertire paura in adrenalina (cervello ossigenato …)
2. PreparazioneAnticipare obiezioni, preparare argomenti, conoscere uditorio
3. VisualizzazioneImmaginare il discorso («La mente non distingue realtà da finzione»)
4. ContrazioneTensione emotiva induce all’azione; contrazione muscolare del corpo.
5. ConfidenzaEssere a proprio agio nel luogo; visitare il luogo, salutare le persone del pubblico. Contatto visivo con l’uditorio: guardare negli occhi, gestire prossemica, emozioni condivise, autenticità
6. Apertura«Non c’è mai seconda occasione per una buona prima impressione» (O. Wilde); esordio produttivo, voce piena e alta, entusiasmo«Ice breaker»: storia, battuta, smorzare la tensione
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2. Abilità oratoria: verbale e paraverbale
• Verbale1. Usare il linguaggio dell’uditorio con personalità2. Usare immagini senza abusarne3. Concetti semplici, adatti, efficaci4. Evitare tecnicismi ovvero spiegarli senza ambiguità
• Paraverbale1. Tono e timbro della voce
• Evitare monotonia o cantilene, adottare variazioni acuto/grave• Eliminare cadenza e accenti dialettali del parlato
2. Volume della voce• Partenza con volume alto per «calibrare» il pubblico• Evitare le NON-PAROLE («ehm, ovviamente, diciamo, …»)
– «Il silenzio è più efficace dell’urlo»– La pausa cerca attenzione e rifocalizza il pubblico
• Ritmo: non troppo lento e non troppo veloce
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2. Abilità oratoria: gestire l’averbale
• Postura autorevole, ma non aggressiva• Partire dal centro o guadagnare il centro della scena• Mani lungo i fianchi con gambe dritte e bilanciate, spalle
leggermente indietro • Rimanere fermi o spostarsi lentamente, senza correre, evitando
di ballare o ciondolare• Gesticolare in modo coerente con il discorso• Esibire corpo, faccia e mani evitando mani in tasca o dietro il
corpo (per non dare la sensazione di nascondere) • Contatto visivo con il pubblico
– Pochi secondi per contatto 1-1 («Hello, Ciao»), – Se in presenza di platea, contatto a blocchi
• Da evitare• Parafulmine dell’attenzione (penna o foglio in mano)• Attrattori estetici (vestito, scarpe, colori ..) per essere neutri
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2. Abilità oratoria: qualche altro consiglio
• Consigli per una buona preparazione– Registrarsi e guardarsi mentre si presenta per
notare eventuali atteggiamenti che non piacciono o per i quali si rischiano reazioni ambigue.
– Controllare che tutta la grammatica e la punteggiatura del discorso sia corretta.
– Assicurarsi che il discorso non sia né troppo lungo, né troppo corto, specialmente se ci sono dei limiti minimi o massimi di tempo.
• Consigli pratici per un buon discorso– Aggiungere un po' di umorismo per dimostrare di
essere sicuro/a, ma fare attenzione: ciò dipende dal contesto e la linea tra l'essere divertenti e far la figura degli idioti è davvero labile.
– Assicurarsi di non imbarazzare od offendere nessuno durante il discorso.
– Guardare ciascun individuo della platea, e non una persona sola o nessuno.
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Elementi di comunicazione tecnico-scientifica (CTS)1. Comunicazione interpersonale
2. Presentare in pubblico3. Presentare in pubblico mediante TED e in inglese4. Preparare una presentazione
5. Gestione del tempo e organizzazione6. Linguaggi, filtri e comunicazione efficace7. Atteggiamento, successo e autorevolezza
8. Creatività e ideazione progettuale9. Sviluppo e pianificazione progettuale10. Analisi e gestione progettuale
Esempi ed esercitazioni in aula
Sommario Parte III
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3. Le 7 regole della conferenza TED
• TED conference (TED, TEDx)https://youtu.be/dZQbGLDVe1I1. Perché (Perché ci credi, essere esempio)
2. Storia (5 C)• Conflict (problema), Characters (caratteri/personaggi)• Cure (cura), Change (effetti), Carry out (conclusione)
3. Pratica (Esercitarsi in anticipo, pianificare il discorso)
4. Novità (Innovazione rispetto allo stato dell’arte)
5. Stupore (Stupire le persone dell’uditorio, effetto WOW)
6. Umorismo (Il riso crea familiarità e rilassatezza)
7. Tempo (Ritmo, frasi compiute: inizio, corpo, conclusione)
• Exampleshttps://www.youtube.com/watch?v=Ks-_Mh1QhMc&feature=youtu.be&t=726 (S. Sinek talk, 2012)https://www.youtube.com/watch?v=ubFi5V1_KjE&feature=youtu.be (B. Obama talk, 2014)https://www.youtube.com/watch?v=oObxNDYyZPs (S. Jobs talk, 2010)https://www.youtube.com/watch?v=tsgvhP07BC8 (B. Gates talk, 2009)
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4. L’inglese, l’itanglese … l’ingtaliota
POCHE regole per NON sembrare italiani parlando inglese, pur rimanendo orgogliosamente italiani
– Dare enfasi alla frasi evitando di leggere in modo monotono e piatto
– Contrarre i verbi con i pronomi complemento (me, you, him, ..)
– Attenzione al DO, DOES, «s» terza persona, verbi passato/participi
– Pronunciare correttamente la «th» dentale o palatale (the, theatre)
– Pronunciare la «t» metallica– Per l’americano, …. patata in bocca e
labbra semichiuse– Per il britannico, … stecchino in bozza
e labbra spalancateF.S. Marzano, Elementi di ComTecnoSci, Laurea magistrale Ing.Elettronica 19
4. La lingua inglese e i suoi dintorni
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Gigi Proietti, A me gli occhi please, Sceneggiata americana, 1976 https://www.youtube.com/watch?v=afUKzhzd1YA
Enrico Montesano, Molto pittoresco, 1977 https://www.youtube.com/watch?v=XsTLdMjOzaE
Steve Martin, Pink Panther, Hamburger scene of Inspector Clouseau, 2006https://www.youtube.com/watch?v=lz0IT4Uk2xQ
British vs American | English Pronunciation Lessonhttps://www.youtube.com/watch?v=2nAnT3PASakhttps://www.youtube.com/watch?v=LIZ78RwhSPc&feature=iv&src_vid=2nAnT3PASak&annotation_id=annotation_44025Anglo-link: https://www.youtube.com/channel/UCaRMivfyupj3ucUyJbZbCNg?sub_confirmation=1Amer-link: https://www.youtube.com/channel/UCvn_XCl_mgQmt3sD753zdJA?sub_confirmation=1
24 English accents - 30 English accents https://www.youtube.com/watch?v=dABo_DCIdpMhttps://www.youtube.com/watch?v=NtB1W8zkY5A&feature=plcp
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4. Dalla teoria alla pratica ….
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• BepiColombo mission to Mercury– First ESA mission exploiting Ka-Band – Data volume return
• Ka-band theoretical 12 dB performance advantage (vs. X-Band) eroded by:a) larger on-board losses and reduced on-board
antenna efficiency;b) reduced ground antenna efficiency;c) ground and on-board larger pointing errors;d) larger antenna noise temperaturee) larger and more variable weather effects.
• If measures are not taken to counteract the points above, in particular d), the overall Ka-band advantage vs. X-Band could turn to be negligible.
ESA ESTRACK deep spaceCebreros (Madrid, Spain)Altitude: 760 mBWG Cassegrain antennaDiameter =35 m, Gain= 78.40 dBi
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2. Presentare in pubblico3. Presentare in pubblico mediante TED e in inglese4. Preparare una presentazione
5. Gestione del tempo e organizzazione6. Linguaggi, filtri e comunicazione efficace7. Atteggiamento, successo e autorevolezza
8. Creatività e ideazione progettuale9. Sviluppo e pianificazione progettuale10. Analisi e gestione progettuale
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Sommario Parte III
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4. Preparazione di diapositive: suggerimenti
• Obiettivo– Presentare il proprio lavoro, convincendo il pubblico della
qualità e potenzialità dei risultati ottenuti.– MS PowerPoint™ (o simili prodotti): ottimo strumento per
utilizzare al meglio l’antica, ma sempre attuale, arte della retorica con il necessario supporto visivo.
– Diapositive: sequenza secondo una scansione «canonica» (introduzione, corpo, conclusioni) determinata dal sommario
• Strategia Chiarire più volte cosa è stato fatto e perché in 3 momenti:
• a) dare subito il quadro d’insieme di ciò che si andrà a esporre, per catturare l’attenzione e preparare all’argomento;
• b) analizzare punto per punto ciò che era stato annunciato all’inizio, senza divagare rispetto alla traccia annunciata, e cercando di essere molto schematici;
• c) concludere, riassumendo cosa e perché punto per punto.
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4. Diapositive: l’organizzazione
• Esordio e introduzione– TITOLO E INTRODUZIONE. La prima e la seconda diapositiva devono
annunciare ciò di cui si parlerà. Serve un titolo eloquente, in modo che il pubblico abbia già una piccola anticipazione; nel caso di più autori, va evidenziato chi di loro sta parlando (e.g., sottolineando il nome).
– SOMMARIO. Segue una sorta di sommario della presentazione con gli argomenti che verranno trattati. E’ utile concludere l’introduzione richiamando gli obiettivi del lavoro e le domande cui si darà risposta.
Può essere utile riprendere il Sommario durante la presentazione!
• Materiali e metodiUna o più diapositive espongono i metodi di lavoro adottati (anche analitici nel caso di un’attività di laboratorio) e i dati di partenza (origine dei dati, metodo di raccolta).
• Risultati e conclusioni– Risultati. Elaborazioni effettuate, analisi dei dati e discussione.– Conclusioni. In una sola diapositiva, raramente due se le conclusioni sono
davvero molte, si tirano le fila del discorso.F.S. Marzano, Elementi di ComTecnoSci, Laurea magistrale Ing.Elettronica 24
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4. Diapositive: lo stile
• Diapositiva come traccia– Diapositiva di una presentazione: non deve essere esaustiva
• Non è la pagina di un libro; piuttosto, è la traccia del discorso. – Non mettere tutto: solo messaggi e dati più importanti
• Saranno le capacità oratorie a dare interpretazioni e dettagli in più.• Voltaire affermava: “Il segreto per essere noiosi è dire tutto”.
• Frasi e informazioni– Più che veri e propri testi o frasi sintatticamente compiute, in
una presentazione si usano slogan, disegni, cifre e schemi. • Se si scrive troppo, si rischia che l’uditorio legga e non ascolti.
– Ogni diapositiva deve riferire un solo messaggio evidente e va lasciata finché il relatore non esaurisce l’argomento.
• Il relatore dovrebbe evitare la mera lettura ad alta voce delle singole diapositive; leggere è ciò che il pubblico può fare da sé.
• Utile avere in calce il nome del relatore, luogo, evento, # diap.; se si appartiene ad un ente, inserire il logo rende «visibili» …
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4. Diapositive: ancora sullo stile
• Stile e lessico– Titolazione di ogni diapositiva per sintetizzarne il tema– Oltre al titolo, non scrivere più di 10-15 righe su ogni diapositiva– Preferibile servirsi il più possibile di liste puntate o numerate– Eliminare avverbi ed aggettivi (le sfumature le darà il relatore)
• Abolire o quasi la punteggiatura• Largo ricorso a simboli e disegni (niente è meglio di una freccia per
esprimere il rapporto causa-effetto!).
• Formati e colori– Formati grafici: 2 o 3 fonti sufficienti. Per maggiore leggibilità:
• Non utilizzare un corpo troppo piccolo (almeno 20-22). • Limitare le parole scritte tutte in maiuscolo/corsivo e sottolineature
– Le animazioni (non eccessive) aiutano la scansione degli argomenti– Le combinazioni cromatiche più efficaci sono il fondo bianco (o
pastello) con carattere scuro (nero, grigio scuro, blu scuro, …).
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4. Diapositive: grafici/tabelle … quante?• Figure e tabelle
– Uso di disegni, grafici e tabelle, ma con titoli esplicativi, numeri leggibili e legende chiare, senza abbreviazioni incomprensibili, riportando sempre le unità di misura.
– Mai più di 1 o 2 tabelle o grafici per ciascuna diapositiva. Una tabella con più di 5-6 righe e 3-4 colonne è attentato alla vista e alla pazienza del pubblico. Elargire troppi dati finisce per diluire i concetti-chiave in un mare di numeri ...
• Quante diapositive?– Presentare circa 1 diapositiva al minuto. Ciò significa che per 15
minuti di presentazione, serviranno 14-15 diapositive, a meno di titoli e indice (≈ 0,75 diap./minuto).
– Attenzione inoltre a saper gestire il programma di presentazione: saper mandare avanti le diapositive, ma anche mandarle indietro o cercarne una nell’indice, se serve ...
– Si può chiudere la presentazione ringraziando l’uditorio informa orale o scritta.
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2. Presentare in pubblico3. Presentare in pubblico mediante TED e in inglese4. Preparare una presentazione
5. Gestione del tempo e organizzazione6. Linguaggi, filtri e comunicazione efficace7. Atteggiamento, successo e autorevolezza
8. Creatività e ideazione progettuale9. Sviluppo e pianificazione progettuale10. Analisi e gestione progettuale
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5. Organizzare il tempo
• Matrice di Eisenhower – «Importante» è soggettivo, ha a
che vedere con i valori, i principi, obiettivi e i risultati che si vuole raggiungere non a breve scadenza
– “Urgente” è oggettivo, dipende esclusivamente dalla variabile tempo, è un’attività che richiede attenzione immediata o comunque a brevissima scadenza.
Riferimento per applicazioni alla formazione personale: «I 7 pilastri», 1989, S. Covey
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”La cosa importante è raramente urgente e ciò che è urgente è raramente importante” – Dwight David “Ike” Eisenhower (US President, 1953-61; Denison, 14 ottobre 1890 – Washington, 28 marzo 1969)
5. Matrice di gestione del tempo
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QuadrantiTutte le attività sono valutate secondo quattro criteri:– importante e urgente: attività
prioritarie da eseguire al più presto e di persona;
– importante e non urgente: attività a cui porre una scadenza e da eseguire personalmente (obiettivi personali);
– non importante e urgente: attività da delegare se possibile ovvero da limitare;
– non importante e non urgente: attività da eliminare (lavoro inutile, perdite tempo) ovvero da gestire in libertà (divertimento).
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Elementi di comunicazione tecnico-scientifica (CTS)1. Comunicazione interpersonale
2. Presentare in pubblico3. Presentare in pubblico mediante TED e in inglese4. Preparare una presentazione
5. Gestione del tempo e organizzazione6. Linguaggi, filtri e comunicazione efficace7. Atteggiamento, successo e autorevolezza
8. Creatività e ideazione progettuale9. Sviluppo e pianificazione progettuale10. Analisi e gestione progettuale
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6. Linguaggi e PNL
Programmazione neuro-linguistica– Teoria psico-linguistica ideata dal
matematico Richard Bandler e il linguista John Grinder (1974, Santa Cruz, CA)
– PNL (NLP): modello di comunicazione interpersonale che si occupa principalmente della relazione fra gli schemi di comportamento e le esperienze soggettive (in particolare, gli schemi di pensiero e di azione) che ne sono alla base.
– Sistema di analisi basato sul modello PNL che cerca di istruire le persone all'autoconsapevolezza e alla comunicazione efficace, oltre che al cambiamento dei propri schemi di comportamento mentale ed emozionale
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«La mappa non è il territorio» (G. Bateson, 1908-80, Verso
un'ecologia della mente, 1977)
La totalità dell’individuo interagisce nelle sue componenti ("linguaggio", "convinzioni" e "fisiologia") nel creare percezioni con determinate caratteristiche qualitative e quantitative: l'interpretazione soggettiva di questa struttura dà significato al mondo (territorio). Modificando i significati attraverso una trasformazione della struttura percettiva (detta mappa, cioè l'universo simbolico di riferimento), la persona può intraprendere cambiamenti di atteggiamento e di comportamenti. La percezione del mondo, e di conseguenza la risposta ad esso, possono essere modificate applicando opportune tecniche di cambiamento. La PNL ha tra i suoi scopi, quindi, l'obiettivo di sviluppare abitudini/reazioni di successo, amplificando i comportamenti "facilitanti" (cioè efficaci) e diminuendo quelli "limitanti" (cioè indesiderati). Il cambiamento può avvenire anche riproducendo ("modellando") precisamente i comportamenti delle persone di successo allo scopo di creare un nuovo "strato" di esperienza (una tecnica chiamata modeling, o modellamento)
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6. Percezione della realtà
Il cranio umano è completamente ermetico alla luce, e il cervello, che si trova dentro il cranio, è nell’oscurità più completa. L’immagine del mondo circostante che arriva al cervello dipende perciò esclusivamente dagli occhi: ci sono però molti passaggi tra la trasformazione dell’energia luminosa in impulsi elettrici, che avviene nell’occhio, e l’attività neurale che corrisponde a una percezione cosciente del mondo. In altre parole, il cervello gioca a una specie di telefono senza fili, e –contrariamente a quanto si può pensare – la nostra percezione corrisponde a un tentativo di interpretazione fatto dal cervello, non necessariamente a come sono le cose davvero. Questo si sa da almeno 150 anni, dai tempi di Hermann von Helmholtz (inferenza inconscia, 1867).
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Il vestito è bianco-oro o nero-blu?Le palline si muovono orizzontalmente o verticalmente?
Realtà linguistica di B
6. Filtri nelle relazioni interpersonali
• La mappa non è il territorio– Ognuno ha una rappresentazione personale (realtà interna) della
realtà (territorio), una modalità linguistica con cui la esprime (realtà linguistica) e un filtro psico-culturale (cognitivo) con cui recepisce la realtà linguistica altrui
• Comunicazione efficace– Ascoltatori empatici («cosa intendi per?»)– Comunicatori responsabili («capisci quello che dico?»)
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Realtà interna
di ARealtà
esternaRealtà interna
di B
Realtà linguistica di A
Filtro cognitivodi A
Filtro cognitivodi B
L’infinito linguistico
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6. Comunicazione efficace
Realtà percepita– Associata a stato
emotivo e significato– Credenze
• Potenzianti– Accesso a risorse– Ottimismo e autostima«Bicchiere mezzo pieno»
• Depotenzianti– Blocco delle risorse– Pessimismo e paura «Bicchiere mezzo vuoto»
• Efficacia1. Essere responsabili della
propria comunicazione2. Interpretare le proprie
emozioni (pulire i filtri)3. Ascoltare l’interlocutore in
modo autentico 4. Smettere di giudicare
l’interlocutore
• Modalità– Uso di linguaggio
trasformazionale– Interruzione di moduli
comunicativi (e.g., riso)– Ricalco paraverbale (e.g.,
stesso volume)F.S. Marzano, Elementi di ComTecnoSci, Laurea magistrale Ing.Elettronica 35
OBIETTIVO: attivare stati emotivi potenzianti usando linguaggi idonei
nella relazione interpersonale
6. Linguaggio trasformazionale
Potenza del linguaggio– Attivare emozioni potenzianti nella propria realtà interna – Uso del linguaggio attraverso frasi responsabilizzanti– Frasi che aprono e frasi che chiudono la comunicazione– Disinnescare il meccanismo istintuale azione-reazione
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Frasi che chiudono Frasi che aprono
Devi fare questo Vorrei che facessi questoPotresti fare questo
Mario è più bravo di te Su questo Mario può aiutartiHai la fortuna di chiedere a Mario
Non capisci Mi spiego meglioProvo ad esprimermi meglio
Hai torto Capisco ma non condividoLa vedo diversamente
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6. Comunicazione e rimostranza efficace
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Azione per rimostranza Frase potenziante1. Abbassare l’intensità emotiva Vorrei parlarle di una cosa importante
2. Chiedere il permesso Ha voglia/tempo per parlarne?
3. Esporre la situazione Le espongo i fatti per come sono accaduti
4. Esprimere emozioni Il significato che attribuisco ai fatti è
5. Dichiarare la posta Mi è difficile continuare in questo modo
6. Ammettere proprie responsabilità Mi rendo conto che ho contribuito a creare …
7. Definire un nuovo riferimento D’ora in poi sarebbe importante che …8. Chiedere opinione Che ne pensa?9. Disponibilità a ricominciare Chiarito il significato reciproco dell’accaduto,
sono pronto/a ricominciare anche con maggiore determinazione
Modelli di comunicazione vincente:- Io vinco, tu vinci- Nessuno vince
Modelli di comunicazione perdente:- Io vinco, tu perdi (predatore)- Io perdo, tu vinci (preda)- Io perdo, tu perdo (nichilista)
Elementi di comunicazione tecnico-scientifica (CTS)1. Comunicazione interpersonale
2. Presentare in pubblico3. Presentare in pubblico mediante TED e in inglese4. Preparare una presentazione
5. Gestione del tempo e organizzazione6. Linguaggi, filtri e comunicazione efficace7. Atteggiamento, successo e autorevolezza
8. Creatività e ideazione progettuale9. Sviluppo e pianificazione progettuale10. Analisi e gestione progettuale
Esempi ed esercitazioni in aula
Sommario Parte III
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7. Azioni, risultati e retroazione positiva
• Punti di vista – Successo: è un PROCESSO, non è un evento– Successo: frutto di focalizzazione e credenze potenzianti– Successo: la fortuna vede chi non è cieco– Successo: esito di un ciclo virtuoso
• Ciclo retroattivo pensiero-emozioni-azioni-risultati
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Azioni
Energia abilitante
PensieroCredenzepotenzianti
Focus
Risultati OpportunitàProattività
Risultati positivi consolidano autostima
EmozioniPensieri positivi
Emozioni positive
7. Il ruolo dell’atteggiamento
• Formula della potenzialità/prestazione– Ingredienti:
• C = Conoscenza (studio, applicazione, tecnica)• T = Talento (predisposizione, inutile senza applicazione)• E = Esperienza (consapevolezza, pratica)
P = C + T + E• E’ sufficiente?
– Esempi di prestazioni inferiori alle attese (e.g., sport)– A= Atteggiamento mentale come stato emotivo potenziante
• Maggiore controllo delle reazioni fisiche (battito, ansia)• Energia extra cui attingere per focalizzare l’azione
P = A x (C + T + E)F.S. Marzano, Elementi di ComTecnoSci, Laurea magistrale Ing.Elettronica 40
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7. Atteggiamento e proattività
Proattività e mentalità orientata alla soluzione– Atteggiamento proattivo
• Donatore e non sottrattore (energy giver versus energy sucker)• Introduce energia e positività nel gruppo di lavoro
– Mentalità problema-risolvente (problem solving mentality)• Definito il problema, pro-attivazione per analisi di soluzioni• Ricerca delle soluzioni in modo autonomo e non sollecitato• In situazioni di crisi, pre-valutazione di scenari
If you enter this room without at leasta SOLUTION to your problem, you’ll
become THE PROBLEM (A Chronofagus of XX century)
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7. Professionalità e affidabilità
• Obiettivi e intenzioni– Intenzione
• Desiderio di fare senza sapere come ed entro quando• Non committenza verso sé stessi e l’altro/a
– OBIETTIVO• Impegno a realizzare cercando il come e sapendo entro quando• Categoria importante/non-urgente o importante/urgente• Un obiettivo SENZA SCADENZA è … un’intenzione
• Affidabilità e fiducia (F)– L’altro/a può contare sulla realizzazione dell’obiettivo (affidabile)– L’altro/a può contare sulla qualità del lavoro svolto (professionale)– L’altro/a sa di poter delegare (fiducia)
P = F x A x (C + T + E)F.S. Marzano, Elementi di ComTecnoSci, Laurea magistrale Ing.Elettronica 42
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7. Sulla delega e l’affidabilità
• Rapporti gerarchici e obiettivi– Ogni raggiungimento di obiettivo implica responsabilità e ruoli– L’assegnazione di ruoli e responsabilità a tutti i livelli si
inquadra in un rapporto inter-personale dove è ineludibile la valutazione delle potenzialità P
• Delega– La delega di responsabilità e compiti è tipicamente l’esito di un
processo in 4 fasi:
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FASE Delegante DelegatoSelezione Io faccio Tu guardiAffiancamento Io faccio Tu faiAttribuzione Io guardo Tu faiSupervisione Io verifico Tu fai
7. Autorevolezza e direzione (leadership)
Alcuni ingredienti della mentalità autorevole1. Desiderio ardente di raggiungere l’obiettivo2. Non avere piani alternativi 3. Guardare gli ostacoli come opportunità
• «Rialzarsi sempre», «Trasformare le sfighe in ....sfide»4. Condividere un approccio di squadra
• Energia è forma contagiosa di atteggiamento potenziante• «Siamo tutti uno», «La forza della squadra sta nell’anello debole di essa»
5. Assumersi la responsabilità• Responsabile sia nel caso di vittoria che di sconfitta• «Non scaricare il barile», «Grande potere, grande responsabilità»
6. Alzare i propri riferimenti standard• «Prendere a modello i migliori del settore», «Non appagarsi dei risultati»
7. Avere fiducia• Fiducia in sé, nel proprio sogno, nella propria squadra• «Innamorarsi del migliore sé stesso»• «Felicità è atteggiamento, non raggiungimento dell’obiettivo»
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7. Autorevolezza, controllo e influenza
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Elementi della Sfera di controllo:- su quali pensieri focalizzare la attenzione ?- quali significati dare a ciò che succede ?- quali azioni intraprendere (molti sono ancora convinti che le emozioni “capitino” e non si possano
controllare, ma non e cosi …) ?
E’ fondamentale capire che l’unica sfera su cui abbiamo vero potere, e di conseguenza responsabilità, esolo ed esclusivamente quest’ultima, quella di controllo. Leader e chi cerca costantemente diespandere la propria sfera di controllo, quella in cui sa di dover e poter essere protagonista.
7. Modelli di direzione e decisione (1/2)
Modelli decisionali1) Autocratic, 2) Consultative, 3) Collaborative(Fonte: Vroom, Yetton and Jago, Leadership and Decision Making, 1973, 1988)
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Style:Autocratic – you make the decision and inform others of it.There are two separate processes for decision making in an autocratic style:
Processes:
Autocratic 1(A1) – you use the information you already have and make the decision
Autocratic 2 (A2) – you ask team members for specific information and once you have it, you make the decision. Here you don't necessarily tell them what the information is needed for.
Style: Consultative – you gather information from the team and other and then make the decision.
Processes:
Consultative 1 (C1) – you inform team members of what you're doing and may individually ask opinions, however, the group is not brought together for discussion. You make the decision.
Consultative 2 (C2) – you are responsible for making the decision, however, you get together as a group to discuss the situation, hear other perspectives, and solicit suggestions.
Style: Collaborative – you and your team work together to reach a consensus.
Process:Group (G2) – The team makes a decision together. Your role is mostly facilitative and you help the team come to a final decision that everyone agrees on.
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Modelli di direzione e decisione (2/2)
Albero decisionale VYJNote:When you sit down to make a decision, your style, and the degree of participation you need to get from your team, are affected by three main factors:• Decision Quality – how important is it
to come up with the "right" solution? The higher the quality of the decision needed, the more you should involve other people in the decision.
• Subordinate Commitment – how important is it that your team and others buy into the decision? When teammates need to embrace the decision you should increase the participation levels.
• Time Constraints – How much time do you have to make the decision? The more time you have, the more you have the luxury of including others, and of using the decision as an opportunity for teambuilding.
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7. Motivazione, capacità e direzione
Motivazione e direzione– Motivation is defined as “the extent to which persistent effort is
directed toward a goal• Effort - defined in relation to its appropriateness to the objectives being pursued.• Persistence - willingness of the individual to stay with a task until it is complete• Direction - how persistent effort is applied in relation to the goals being pursued• Goals - individual goals and organizational goals (must be compatible)
• Extrinsic motivation: – Factors in the external environment such as pay, supervision, benefits, and job perks
• Intrinsic motivation: – Relationship between the worker and the task
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Bassa Motivazione Alta Motivazione
Bassa Capacità Direzione assertiva Direzione collaborativa
Alta Capacità Direzione stimolativa Direzione partecipativa
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7. Qualità di una direzione autorevole
• Qualità di una direzione autorevole– Stimoli, energia, impegno, dedizione– Autostima, assertività, motivazione– Onestà, integrità, carisma
• I dubbi di una direzione autorevole Quanto gli altri sono o vogliono essere coinvolti? La guida partecipativa è un ‘opzione? Perché o perché no? Quali sono le conidzioni ambientali? Ci sono influenze esterne? E’ possibile adattare lo stile direzionale a situazioni differenti?
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Elementi di comunicazione tecnico-scientifica (CTS)1. Comunicazione interpersonale
2. Presentare in pubblico3. Presentare in pubblico mediante TED e in inglese4. Preparare una presentazione
5. Gestione del tempo e organizzazione6. Linguaggi, filtri e comunicazione efficace7. Atteggiamento, successo e autorevolezza
8. Creatività e ideazione progettuale9. Sviluppo e pianificazione progettuale10. Analisi e gestione progettuale
Esempi ed esercitazioni in aula
Sommario Parte III
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8. Creatività e innovazione
• Cervello e informazioni– Cervello come rete dinamica
(plastica) di neuroni interconnessi da sinapsi che trasmettono segnali elettro-chimici
– Interconnessioni neurali si sviluppano all’aumentare della conoscenza e dell’esperienza
– Catena innovazione: nuovi stimoli, nuove associazioni, nuove idee
• Creatività– Creatività è saper collegare
cose: unire i puntini (S. Jobs)– Tecniche di collegamento polare
(Pole bridging): creazioni di connessioni tra aree distanti del cervello mediante stimoli
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Pensiero laterale– Termine dello psicologo maltese
E. De Bono (Lateral thinking: a textbook of creativity, 1970)
– Modalità di risoluzione di problemi logici che prevede un approccio indiretto ovvero l'osservazione del problema da diverse angolazioni, contrapposta alla modalità sequenziale (verticale) di soluzione diretta al problema.
8. Le tempeste cerebrali (brainstorming)
• Brainstorming– Tempeste cerebrali: tecnica,
proposta dal pubblicitario A. Osborne(1888-1966), come metodo per incentivare la creatività del gruppo (Problem solving, 1952)
– Conta la quantità e NON (solo) la qualità delle idee («assurdo è bello»)
• Applicazione in 2 fasi1. Produzione del massimo di idee
• Fase della quantità, apertura e divergenza senza limiti di tempo
• Associazione libera di idee che si stimolano e contaminano
2. Valutazione e selezione di idee• Fase della convergenza, analisi
critica e scelta• Apertura mentale per accogliere
soluzioni diverse dalle proprieF.S. Marzano, Elementi di ComTecnoSci, Laurea magistrale Ing.Elettronica 52
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8. Tecniche di inversione
Metodo– Considerare un problema in
una prospettiva diversa. – Idea, obiettivo, questione sono:
• “rovesciati” o considerati da una prospettiva diversa
• «riformulati» in termini negativi per stimolare la riflessione sulla causa del problema
– Processo mentale che permette ad un gruppo di:
• produrre idee nuove• visualizzare una questione in
maniera originale, ribaltando i luoghi comuni (outside the box)
– Ruolo del «facilitatore»• Definisce tema, modera, riassume
• Processo1. Definire il problema
Per es.: aprire un’attività creativa2. Elencare i presupposti
Che idee si hanno normalmente sul tema scelto?
3. Invertire ogni ideaCome è al contrario?
4. Realizzare inversioniCome si potrebbero realizzare le inversioni?
5. Selezione idea inversaQuale idea inversa scegliere e come renderla realistica?
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Elementi di comunicazione tecnico-scientifica (CTS)1. Comunicazione interpersonale
2. Presentare in pubblico3. Presentare in pubblico mediante TED e in inglese4. Preparare una presentazione
5. Gestione del tempo e organizzazione6. Linguaggi, filtri e comunicazione efficace7. Atteggiamento, successo e autorevolezza
8. Creatività e ideazione progettuale9. Sviluppo e pianificazione progettuale10. Analisi e gestione progettuale
Esempi ed esercitazioni in aula
Sommario Parte III
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9. La disciplina «Gestione di progetti»Gestione dei progetti• La gestione dei progetti (Project Management) è una
disciplina sempre più importante e sempre meno destinata ai soli tecnici, essendo ormai l’innovazione organizzativa e gestionale la chiave di volta per il successo delle imprese.
• Sempre maggior necessità di metodologie e strumenti capaci sia di integrare gli aspetti organizzativo-gestionali nei progetti tecnici, sia di affrontare con una visione progettuale le iniziative di miglioramento e ri-organizzazione aziendale.
• Il corso si pone l’obiettivo di descrivere i principi fondanti, gli ambiti di applicazione e gli strumenti fondamentali della gestione dei progetti e dell’organizzazione per processi.
• A partire gestione dal concetto di gestione integrata dei progetti verranno illustrate le metodologie di gestione delle variabili prestazionali di qualità, tempo e costo. In linea con i principali processi standard di Project Management si farà uso di una terminologia, quella della gestione dei progetti, ormai uniformatasi a livello internazionale.Sito di rete del corso presso Sapienza (F. Nonino):
http://www.dis.uniroma1.it/~nonino/index_file/Didattica.htm
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Tonchia S. e Nonino F. (2013), La Guida del Sole24 Ore al Project Management. Lo standardinternazionale di PM per gestire l’innovazionenei prodotti e nei servizi, le commesse, iprogetti di miglioramento. Il Sole 24 Ore, Milano.
9.Articolazione di un progetto
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[Tonchia e Nonino, 2013]
Ciò che contraddistingue un progetto da tutte le altre attività aziendali è che in un progetto – che può essere più o meno innovativo –vi è sempre un inizio e una fine. In altri termini e temporaneo, prima o poi si conclude (o per il conseguimento dell’obiettivo, o per la scadenza del tempo prestabilito, o per l’esaurirsi delle risorse finanziarie, o per lo scioglimento dell’organizzazione e persone coinvolte).
Un progetto può essere definito come un insieme di attività, complesse e interrelate, aventi come fine un obiettivo ben definito, raggiungibile attraverso sforzi sinergici e coordinati, entro un tempo predeterminato e con un preciso ammontare di risorse umane e finanziare a disposizione
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9. Aree di conoscenza e integrazione
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[Tonchia e Nonino, 2013]
Il “corpus metodologico” (Body, PMBOK) cosi riconosciuto e internazionalmente valido prevede - 10 aree di
conoscenza (fra cui le variabili gestionali di tempi, costi, qualità e risorse)
- 6 macro-fasi (dette “gruppi di processi”).
9. Macro-fasi di progetto
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[Tonchia e Nonino, 2013]
Company-Wide Project Management (CWPM)
Guida al Project Management Body of Knowledge –PMBOK(5 edizione, Project Management Institute Inc., Pennsylvania, 2013
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9. Gestione di Operazioni e Innovazione
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[Tonchia e Nonino, 2013]
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2. Presentare in pubblico3. Presentare in pubblico mediante TED e in inglese4. Preparare una presentazione
5. Gestione del tempo e organizzazione6. Linguaggi, filtri e comunicazione efficace7. Atteggiamento, successo e autorevolezza
8. Creatività e ideazione progettuale9. Sviluppo e pianificazione progettuale10. Analisi e gestione progettuale
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10. Obiettivi progettuali
Obiettivo SMART– Specifico, Misurabile, Accettabile (raggiungibile)– Realistico, Tempestivo
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10. Pianificazione progettuale
Struttura di progetto (Work breakdown structure, WBS)– Struttura ad albero di scomposizione analitica del lavoro che articola il
progetto (project), sotto-obiettivi (work package) e compiti (task)– La regola del 100% precisa che la WBS debba includere il 100% del lavoro
e includere TUTTO il necessario - interno, esterno e appaltato - alla realizzazione del progetto, inclusa la gestione del progetto stesso
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10. Gestione progettuale
Diagramma temporale di Gantt• Strumento, ideato dall'ingegnere H.L. Gantt (1861-1919), di supporto
alla gestione dei progetti in termini di sviluppo temporale • Barre orizzontali di lunghezza variabile: durata e arco temporale di ogni
singola attività del progetto, facente parte del progetto descritto nella struttura analitica ad albero WBS
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10. Analisi del rischio progettuale
Matrice SWOTL’analisi SWOT è uno strumento di pianificazione strategica che permette di sintetizzare le proprietà di un dato prodotto, territorio, azienda o progetto in un’unica matrice:• punti di forza (Strenghts)
– Fattore positivo interno
• punti di debolezza (Weaknesses)– Fattore negativo interno
• opportunità (Opportunities)– Fattore positivo esterno
• minacce esterne (Threats)– Fattore negativo esterno
Obiettivo• Potenziare i fattori positivi• Minimizzare i fattori negativi
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10. Strumenti operativi di pianificazione
• PERT (Program Evaluation & Review Technique)– Metodo statistico di determinazione dei
tempi delle attività di progetto, applicabile anche ai costi
– Scopo: determinazione di valori di stimaottimale, probabile e pessimistica, più adeguati a valutare tempi e costi di attività di progetto che presentano incertezza o complessità.
• CPM (Critical Path Method)– Metodo per la determinazione della
durata minima di un progetto individuando attività critiche e la loro sequenza (percorso critico)
– Rappresentazione delle attività di progetto in forma grafica (diagramma reticolare o network diagram)
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10. L’altra progettualità …
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[Tonchia e Nonino, 2013]
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CONCLUDENDO
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Maori Haka dance of All Blacks rugby team, New Zeeland
(https://www.youtube.com/watch?v=xb2W5c5Y7Tk)
STAY HUNGRY … STAY FOOLISH …
Einstein's 72nd birthday on March 14, 1951 (photographer Arthur Sasse)https://www.youtube.com/watch?v=oObxNDYyZPs
(S. Jobs talk, Stanford, CA, 2010)
STAY TUNED …