LE SERIE TV COME ENCICLOPEDIA TRIBALE DEL MONDO OCCIDENTALE DEL TERZO MILLENIO
Vale la pena riflettere sull’affermazione provocatoria ed estremistica di uno scrittore svedese Dag
Solstad nel suo romanzo La notte del professor Andersen( 1996): « Certe rappresentazione ( allude ai
drammi di Sofocle e di Ibsen) hanno potuto turbarci unicamente in virtù della loro attualità, dello scalpore
che suscitavano, ma non hanno mai avuto la capacità di andare oltre. Ora la nostra folle corsa ci ha portato al
punto in cui possiamo privarci di un’altra illusione» L’illusione a cui si riferisce l’autore è che le grandi
opere, i cosiddetti classici, possano parlare in eterno all’umanità.
https://youtu.be/8WavVmAUMTY Illustri studiosi riuniti a convegno concordano sulla difficoltà
di insegnare e parlare di letteratura oggi. Il video è molto lungo ma interessante per chi vuole
recuperarlo.
Sicuramente non possiamo ignorare i sintomi di una crisi epocale e neppure indovinarne gli esiti,
tuttavia difficile pensare che l’invenzione narrativa intesa come bisogno di dare risposte al senso
dell’esistere non ci sia più.. Allora se non è morta dov’è andata a finire? Soffermiamoci su due
piccoli spezzoni di due serie tv
Mad Men
https://youtu.be/T-sd2rX1D24
The Whire
https://youtu.be/VmxWdSfFyAg
In entrambi i casi ci troviamo di fronte ad esempi di scrittura drammatica ovvero finalizzata alla
messinscena. Qui le tematiche letterarie sono evidenti:
Mad Men: siamo nella N.Y. del 1960 l’oscurità come rappresentazione del mondo interiore.
Odissea, nostalgia, la ricerca di identità, il tempo, il flusso di coscienza, la messa in abisso ( la serie
nella serie) la messa in scena consente una sintesi di tutte queste tematiche.
The wire: scacchi e scacchiera sono metafore consuete in letteratura, a indicare un conflitto (
Nabokov) o un‘ossessione. Il turco di Poe ad esempio. Essa è stata definita la “passione inutile” da
un noto critico Cockburne il che rimanda alla visione pessimistica della serie. Anche in pittura
troviamo spesso l’immagine della scacchiera. Duchamp rappresenta il destino dell’arte con una
scacchiera Qui sotto sono rappresentati Re e Regina.
Ma la tematica è presenta nel cinema di Bergman la partita a scacchi con la morte.
https://youtu.be/d2S9VVeGNkA
e prima ancora è presente nel Dramma elisabettiano del ‘600 Thomas Middelton ma compare
anche in Eliot e Becket
Nella scena che abbiamo visto è importante lo spazio: il quartiere viene concepito come un campo
aperto, una sorta di arena a cielo aperto, dove per l’interiorità non c’è spazio alcuno. La luce forte
non lascia scampo, abbaglia. I panni stesi rappresentazione il degrado prodotto dalla realtà
contempreana sul mondo illusorio della letteratura.
Nel cosiddetto “catalogo del mondo” le serie tv hanno un loro posto? La risposta non è difficile
da darsi: nella misura in cui le serie tv condizionano fortemente il nostro immaginario collettivo e
si fanno veicolo di problemi sociali, politici ed esistenziali sono meritevoli di diventare oggetto di
studio. Non solo se io mi faccio la domanda” A che servono le serie tv?” la risposta è la medesima
che mi posso fare per un libro e anche la domanda fa formulato in termini più precisi: la
narrazione in genere può dirmi qualcosa sul mio mondo reale, sulla realtà nella quale vivo io?”
Occorre per le serie tv fare uno sforzo maggiore che per un libro: le serie tv mostrano, lo scrittore
spiega, illustra il proprio mondo concettuale. Io devo individuare gli aspetti del mondo fittizio che
tornano invariati nel mondo reale. La sfida consiste sempre nel trovare il denominatore comune fra
mondo inventato e mondo reale.
La scuola non si occupa di serie tv solo da poco ha scoperto il cinema ( ma non è materia scolastica
ed è spesso trascurato dai docenti) e soprattutto in Italia il fenomeno è poco studiato, come si
evince dalla maggior parte dei prodotti di Rai e Mediaset caratterizzati da approssimazioni e
appiattiti su vecchi modelli.
Si sostiene del resto che le serie tv sono la sintesi delle forma narrative che hanno dominato nei
secoli precedenti: la forma epica del romanzo e la forma drammaturgica del teatro e del cinema.
C’è anche chi afferma che le serie tv hanno reso anacronistico il romanzo, forma d’arte destinata a
perdersi. Quest’ultima ipotesi va considerata, ovviamente, con molta cautela: il romanzo non è
morto, in ogni angolo del pianeta si pubblicano romanzi di qualità. E’ vero che la paraletteratura,
condizionata fortemente da prodotti cinematografici e televisivi, la fa da padrona negli scaffali
della nostre librerie, ma la maggior parte di questi testi presenta con risultati stilistici vari e in
misura diversa contaminazioni con la narrativa “classica”, il che è tipico del post moderno.
Comunque si voglia porre la complicata questione, le serie tv entrano nelle nostre vite a gamba
tese, molto più di quanto non entrino le tragedie di Eschilo, i romanzi di Flaubert, i sofisticati film
di Lynch, il cui messaggio universale è più potenziale che immediato.. Significativo che si parli
addirittura di “empatia internazionale” per mettere in rilievo la diffusione planetaria del
fenomeno: se film come“ La grande bellezza” o il romanzo “La Ferocia “ di Lagioia, ultimo premio
Strega, presuppongono un contesto tipicamente italiano, le tematiche e le problematiche di serie
come Games of Thornes o Transparent coinvolgono un pubblico internazionale.
Potremmo azzardarci allora a porre come premessa del nostro discorso che come l’epos omerico
costituiva “l’enciclopedia tribale” della civiltà greca antica le serie tv nel loro insieme e nel loro
essere espressione di una collettività costituiscono l’enciclopedia tribale del mondo occidentale del
terzo millennio? E potremmo anche supporre che le serie tv, figlie del citazionismo, costruite sulla
tecnica delle contaminazione del post moderno, ne costituiscono nelle forme e nei contenuti anche
il superamento? E possiamo anche trarne la conclusione, esaminando in una prospettiva più ampia
il fenomeno, che la cosiddetta crisi della cultura umanistica dipende soprattutto dal fatto che essa
per molteplici ragioni non ha trovato un modo efficace per farsi riconoscere come tale e per
rivendicare la sua insostituibilità nel catalogo del mondo. In conclusione letteratura e serie tv sono
alleate, non nemiche se viste nella giusta prospettiva.
DESCRIVIAMO UNA SERIE TV.
SERIE TV vs FILM
A livello formale l’avvento del digitale ha annullato le differenze fra serie tv e cinema. Si tratta
sempre e comunque di immagini in movimento, ovvero non solo di fotografare la realtà ma anche
di riprodurne la sua peculiarità fondamentale ovvero la continua trasformazione, il continuo
spostarsi nel tempo e nello spazio e l’inevitabile tensione che l’inarrestabile condizione di
metamorfosi inarrestabile.
I film e le serie tv in quanto immagini in movimento, ci dicono gli studiosi, appartengono al
medesimo genere ontologico.
Film https://youtu.be/J-z9UOZJC44 Il signore degli anelli.
Serie tv: https://youtu.be/sdu7SW7_RMk Games of Thrones 5 stagione vista cosi potrebbe essere la
sequenza di un film
Fra le due scene dal punto di vista formale non vi è differenza. Possiamo operare delle distinzioni?
Definire le serie tv solo immagini in movimento è limitante: in esse le immagini in movimento
raccontano una storia e descrivono un mondo/ ambiente e non in un unico testo filmico. Loro
peculiarità è infatti la struttura a più livelli:
Il racconto filmico si svolge in un solo livello. Quando esco dal cinema ho una conclusione, per
quanto aperta essa sia, per quanto ci siano rimandi a sequel o prequel. Possiamo dire che la
serialità cinematografica ( Harry Potter, The avengers ecc) prevede delle parti in sé concluse che
vanno a costituire un intero( modalità bottom-up) invece la serialità tv prevede un intero che si
articola in parti non concluse in sé. ( modalità top-down)
Riassunto di Games of Thrones https://youtu.be/6k8Xj4uQnjA
Riassunto di The walking dead https://youtu.be/82_WdLRAwb4
Struttura di Mad Men: Stagione 1-3- Trilogia della Sterling Cooper e della famiglia Draper.4-5 reset
familiare e riunione aziendale. 6-7 la fine di un mondo.
Pertanto il racconto seriale si svolge su più livelli: la puntata, la stagione e la serie nella sua
interezza. Chi realizza la serie presuppone uno spettatore che guarda a capitoli, che si ferma a ogni
puntate, riflette, fa collegamenti con il passato, si immagina il futuro dei personaggi, si identifica
con loro, ne sente la mancanza a stagione ultimata e ne attende la nuova apparizione con ansia,
immerso come loro in una realtà metamorfica in continua evoluzione che lo condiziona come
condiziona loro. Da questo punto di vista il fenomeno era analogo a quello che avveniva per i
romanzi a puntate che hanno contribuito non poco alla fortuna del genere.
Ma che tipo di spettatore è quello che si mette davanti alla tv o al pc a guardare le varie puntate di
Mad Men di Masters of sex? E qual è il suo orizzonte di attesa? Chi nelle piazze della Grecia antica si
fermava ad ascoltare la performance dell’aedo aveva grande familiarità con i personaggi evocati,
ne condivideva la visione del mondo, ne conosceva vicende passate, amori e peripezie: la
contemporaneità con la sua esuberanza di immagini e la sua capacità mitopoietica pervasiva ha
plasmato uno spettatore non troppo dissimile da quello della civiltà aurale. Le avventure di
Odisseo attraevano un pubblico indifferenziato che pure doveva essere dissimile per classe sociale
e cultura e che verosimilmente doveva apprezzare aspetti diversi dell’esibizione del cantore.
E per le serie? https://youtu.be/Lo89_23GrHo
lo spettatore di ottime letture riconoscerà la metabole( il rovesciamento della norma)
rappresentata dallo storico greco Tucidide nella descrizione della peste di Atene del 431 a. C, il
cinefilo le reminiscenze del capolavoro del 1968 di Romero la nostte dei morti viventi. tuttavia la
figura dello zombie e l’archetipo della persona normale calata in una situazione eccezionale e
costretta a farsi eroe è familiare a tutti.
La differenza più significativa rispetto a quel lontano passato non sta tanto nel canale e nella
modalità di fruizione( si pensi al concetto di piazza virtuale, alla tv e alle sue propaggini digitali)
quanto piuttosto nella flessibilità esistenziale dell’uomo del terzo millennio. Siamo abitatori di un
villaggio senza confini, viaggiamo almeno virtualmente da un’esperienza all’altra, e il nostro
universo immaginario è una democrazia estrema sconfinante nell’anarchia dove visioni del mondo
e punti di vista antitetici hanno pieno diritto di cittadinanza e di rappresentanza. Le serie tv sono
inconcepibili senza l’interazione di questo tipo di pubblico dall’orizzonte di attesa scevro da
moralismi che né accetta né impone limiti ideologici o etici.
Esempio presentazione di Dexter https://youtu.be/LZ3m5gGIrWA
Tony Soprano: https://youtu.be/RbHc774cL5o
Monologo di Frank in House of Cards https://youtu.be/yh-wVWjGOlg
L’accoglienza riservata dal pubblico pare quasi una legittimazione del mondo del crimine o del
cinismo al potere. Difficile pensare sia semplice catarsi: l’amoralità è piuttosto il terreno di incontro
fra spettatore e personaggio complici nel vivere sulla propria pelle l’inadeguatezza delle vecchie
morali consolidate di fronte al caos di una realtà labirintica, piena di mostri ma anche di possibilità
e scoperte. Le vecchie gerarchie sono state sconvolte, il precariato è diventato stabile forma di vita
per intere generazioni, il mondo impazzito si è ridotto a un cumulo di macerie, un disordine, in
mezzo al quale in fondo se ci si adatta si sopravvive e non necessariamente infelici. L’”aeroe” della
serie tv è un lontanissimo erede dell’”uomo senza qualità”, protagonista dei grandi romanzi del
‘900, di cui però non ha né la propensione alla speculazione metafisica né l’oscuro senso di colpa
per essere precipitato da chissà dove in un universo enigmatico ( elementi non scomparsi, si
prenda True detective stagioni prima, https://youtu.be/mM9KRCNIpZ8
ma essi non sono mai gerarchicamente prevalenti, fanno per cosi dire parte del corredo di
citazioni colte di personalità dalle mille sfaccettature): se nulla è certo, perché prendersi la briga di
interrogarsi su se stesso e su ciò che ci circonda? Di qui l’ironia, la disponibilità all’esperienza
spinta all’estremo, di qui una visione del mondo perennemente in fieri, spesso disinvoltamente
scevra da imperativi morali. Non è che l’etica sia scomparsa, ma la nostra morale è frammentata, a
valori intrescambiali, con le porte spalancate ai mutamenti e alle rivoluzioni di fronte alle
circostanze.
Esempi: https://youtu.be/D9xi87b0pg8 Io sono Maura
https://youtu.be/4PvxJJYhq2M Il bullismo secondo Frank Shameless
https://youtu.be/cA4CJyLsYV0 Frank sfida Dio Shameless
Sei la mia ragazza …trentasette minuto di Shameless 2x10
https://youtu.be/oiAR34krJL0 Breaking Bad Walt e Jess
Prendiamo il protagonista di Breaking Bad:il professor Walter White insegna chimica in un liceo,
vive una vita normale almeno all’apparenza con una moglie e un figlio adolescente affetto da
paresi cerebrale, quando gli viene diagnosticato un tumore esiziale. La rivoluzione copernicana
che lo coinvolge a quel punto è quanto di più inaspettato per chi è avvezzo grazie a migliaia di
libri e film sul tema ad associare il cancro a una riconsiderazione dell’esistenza, che porta a
rivalutarne i lati affettivi prima marginali: al contrario White disseppelle la parte cinica del
proprio ego, si mette a spacciare droga e diventa un efferato criminale conducendo una doppia
vita. L’archetipo del “doppio” è letterario, ma qui siamo ben lontani dal libro del 1886 Stevenson
Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hydee: in Breaking Bad non c’è alcun conflitto fra personalità divise,
l’individuo si riarmonizza,, si riconosce e si trova perfettamente a proprio agio nel genio del
crimine, anzi l’attività delinquenziale pare essere addirittura l’occasione attesa da anni di inerzia
per essere finalmente se stessi. E’ vero solo mr Hyde, il dottor Jekyll è solo maschera apparenza.
Forse era cosi anche nel romanzo di Stevenson ma qui il problema della doppia identità è per gli
altri, i famigliari non per Walter.
Sequenza da film di Fleming https://youtu.be/IcwTfN0pXRM
Breaking bead https://youtu.be/8h-iAZBtNrs
II PARTE
TUTTI GLI SCENEGGIATI CHE PASSANO IN TV POSSONO ESSERE ANNOVERATI COME
SERIE TV?
https://youtu.be/CVMOrM8I-TI Provaci ancora Prof il bacio
https://youtu.be/-Ty4DgGTIus Mad Men
E’ una scena topica in entrambi i casi: la cena fra persone che stanno per avere una storia. la
distanza non è solo contenutistica, o di stile ma anche nella struttura. Nel primo caso la storia
d’amore ha una funzione sostitutiva: il caso non basta a generare tensione, quindi in maniera
contraddittoria le vicende sentimentali e familiari edulcorano le potenzialiallità eversive.
Nella seconda scena l’intesa fra i due è esistenziale, non sentimentale anzi Don forse neppure la
vuole a conferma dell’incomunicabilità. L’attenzione degli autori è rivolta ad altro…Nel
primo caso la coppia è a distanza ravvicinata (banale
inquadratura campo contro campo e descrittiva), nel
secondo invece sono lontani..la sigaretta è il modo di
fumarla attesta che si tratta di una donna sofisticata ma
anche la barriera di fumo fra i due..ciascuno ha la propria
solitudine..non c’è possibilità di intimità.
Sono molte le produzione televisive) che non rientrano nelle serie anche se prevedono tantissimi
episodi: la divisione in episodi ha solo valore potremmo dire pragmatico, nel senso che è una
semplice convenzione comoda per chi fa questo tipo di lavoro per la tv. l’articolazione in
più stagioni non ha valore né estetico né narrativo: la figura del detective
che indaga ha scarsi mutamenti di personalità, gli si chiede per lo più di affrontare un caso umano
ogni volta diverso con lo stesso stile, la stessa visione del mondo ecc.
Per esempio Non uccidere recentissima discreta serie prodotta a Torino e trasmessa su rai 3 aspira
ad essere qualcosa di più di uno sceneggiato, proprio nel considerare il capoluogo piemontese e i
suoi dintorni come paradigma della realtà urbana contemporanea in cui le famiglia nascondono
dramma e patologie sotto l’apparenza di normalità in interazione con la complicata storia
familiare e la personalità sfaccettata dell’ispettrice protagonista. Per il momento ci è riuscita. Il
banco di prova saranno però le prossime stagioni. https://youtu.be/mRjxdSJ07ic
Come vedremo il modello è quello di CS1 ma l’ambientazione è piemontese qui siamo a La Morra .
Emerge il lato nascosto della nostra provincia.
Altre serie italiane sono: Romanzo criminale, Gomorra, 1992. e tutte hanno come filo conduttore il
ritratto di un paese profondamente malato che non crede più alle proprie istituzioni e alla
possibilità di riformare la società attraverso la politica e i rapporti umani in genere teme comune
alle serie USA del resto.
Boris https://youtu.be/P_m_4PszrEc è la parodia del linguaggio televisivo. 16 ‘
La filosofia di Gomorra: https://youtu.be/w-JgjZcOzu8 siamo lontani dalle fiction televisive sulla
mafia per crudezza del linguaggio e per l’italiano non omologato. 3 puntata 39 minuto avvezzo a
fare lo spaccone piuttosto che a sporcarsi le mani o dare ordini. Il suo chiodo fisso è trovare una
ragazza, così è Ciro (Marco D’amore) che con una semplice telefonata sistema tutto. Il piccolo boss
esce così con Noemi, la ragazza che aveva incontrato in discoteca tempo prima e che desiderava
ardentemente. Conquistarla, quando si ha così tanto potere, è un gioco da ragazzi.
https://youtu.be/yGwlpKL5shc
“Grazie per essere venuta..”
“Allora? Che mi dovevi dire?”
“Io stasera mi sento un Re. Vuoi essere la mia Regina?”
Ed è qui che “Gomorra – La Serie” regala al pubblico una delle scene finora più emozionanti.
Mentre Alessio (un famoso cantante neomelodico) fa per Genny e Noemi una serenata sotto al loro
balcone, nel duro carcere di Poggioreale Don Pietro vive il suicidio del giovane Pasqualino, a cui
avevano appena dato 10 anni di reclusione. Le immagini cozzano l’un l’altra per contenuto e
intensità emotiva. Da un lato il clima festoso e colorato di una canzone vivace, dall’altro il dolore e
l’oscurità di una morte notturna.
https://youtu.be/0Nn90D6mgII 1992 anche qui il dialogo padre figlia mentre camminano: niente
smancerie affettiva, la cinica confessione del proprio mestiere. E il degrado dell’ambiente urbano e
della politica e del modello educativo: il padre non vuole trasmettere valori alla figlia.
CRONOTOPO DELLE SERIE TV
IL TEMPO CONDIVISO E “IPERPECITO/ VISSUTO” COME CIFRA DELLE SERIE TV.
ILTEMPO CONDIVISO: In ogni forma d’arte il rapporto fra fruitore e creatore è fondamentale
per comprenderne le specificità. Un elemento cardine del dialogo autore/ realizzatore e il lettore/
spettatore è l’arco di tempo messo in comune.
Nel teatro classico la coincidenza di tempi fra la folla che assisteva alla rappresentazione di una
tragedia di Sofocle o di Euripide è una simulazione artificiosa, dovuta alle convenzioni dell’epoca:
gli accadimenti mitici evocati sulla scena, il susseguirsi
vertiginoso di eventi interrotti da monologhi e dagli
intermezzi corali chiarificatori sono nella loro astrazione il
corrispettivo temporale dello spazio spoglio “metafisico”
richiesto dallo spirito speculativo, connaturato al dramma
ateniese del V-VI a. C https://youtu.be/XO-SKqRlh3w
Lo spazio e il tempo nel cinema sono in genere maggiormente fedeli alla realtà, ma neppure loro
sfuggono alla sensazione di forzature ad hoc: il presente di un frenetico action movie non corre
alla stessa velocità del presente “vero”. https://youtu.be/lTRftZx2tAo
Il tempo mitico del sogno : Kurosawa: https://youtu.be/3OTj5Qv153U
Il tempo pensato della rievocazione memoriale Kar-wai: https://youtu.be/2NMmgKPiAhw
Drammaturgo e regista hanno operato a lungo con accorgimenti e mezzi diversi proprio per
provocare tale effetto estraniante: visibile è la loro impronta personale nell’opera, ma il tempo
speso per la creazione non è percepibile direttamente né deve esserlo.
Nella letteratura, il rapporto fra autore e lettore è certamente più diretto. Lo scrittore scrive il
romanzo durante un periodo preciso della propria vita, il lettore legge quel romanzo durante un
periodo più o meno lungo della propria vita. I personaggi del libro poi vivono le loro vicende in
un arco di tempo ancora diverso. Trattandosi però di un‘opera letteraria, parlare di tempi di
scrittura e di lettura è esercizio gratuito: si tratta sempre di entità astratte, non quantificabili e
confrontabili. Si hanno tempi di scrittura e di lettura variabili, soggettivi. E anche qui il tempo è
sempre il tempo della rievocazione memoriale, è sempre un tempo pensato come nella poesia:
i racconti di Cechov riassumono in poche pagine una vita
Alice Munro”Quello che si ricorda” in poche pagine si condensa il tempo di un intera esistenza per
ricavarne il senso o la mancanza di senso .
Il caso delle serie tv è completamente diverso: qui il tempo è effettivamente quantificabile e in
questo senso condivisibile. Una serie tv composta di cinque stagione
di dodici puntate l’una dalla durata di cinquanta minuti
richiede allo spettatore un investimento temporale ben
preciso di 3000 ore. Alle 3000 ore della visione
corrispondono molte più ore in genere della vita dei
personaggi e molte più ore sul set ove vengono allestiti i
vari capitoli. Questa condivisione di spazi temporali differenti è un unicum: le 3000 ore
della mia vita si intrecciano con le tot ore dei personaggi della serie e l’effetto
simulazione artificiosa scompare quasi totalmente e là ove
permane è elemento assolutamente marginale Nessun altra forma
d’arte consente questo: le serie tv non solo riproducono in modo
fedele il tempo vissuto nella sua totalità e completezza, ma
anche ne valorizzano il senso e gli impongono un valore
particolare evidenziandone l’intreccio fra tempo interiore e
tempo oggettivo. Mad men è insieme ritratto di un’epoca storicamente connotata ma la
coralità di personalità ritratti vive immerso in un’interiorità esasperata ove ore e giorni trascorrono
in maniera non uniforme. Significativo è il fatto che il trascorrere del tempo sia il tema
ossessivamente riproposto da queste produzioni. Ci sono intere puntate-analessi in cui nel
presente si aprono squarci attraverso cui i personaggi rivivono momenti fondamentali del loro
passato: i Soprano 1x07,
https://youtu.be/3jeul4TOX48?list=PLVBE_uv3GV2SIsSi22vtF4eMk3IAlVYLn
Il fatto di non vivere unicamente nel presente, ma in
continua tensione verso il passato e verso il futuro ci
accomuna ai protagonisti delle suddette serie. L’analisi
psicologica nella sua acutezza traduce sullo schermo le
pagine mirabili sul medesimo tema di tanti scrittore, da
Seneca, a Virginia Woolf fino alla Egan di Il tempo è un
bastardo.
Ma a proposito del tempo occorre aggiungere ancora un altro fattore fondamentale, ovvero una
sorta di temporalità “iperpercepita/vissuta che garantisce una maggior profondità rispetto al
semplice effetto verità del documentario che si proponga di registrare momenti singoli di una
vicenda accaduta a determinati personaggi. Nella serie tv i personaggi condividono con i loro
spettatori crescita, maturazione ed invecchiamento. Cerchiamo di chiarire con l’esempio di Orange
is new black: qui le donne protagoniste vengono viste secondo tre prospettive. Il presente della
cella, il loro passato ( attraverso il flash-back/ analessi), e il futuro, nel senso che lo spettatore
percepisce nitidamente e sul momento la metamorfosi interiore ed esteriore che la condizione del
carcere presente sta per produrre su di loro.
Il cast quasi tutto femminile. Dove si parla di carcere, razzismo, sesso, omofobia, violenza e
speranza. La prima serie in cui una trans, Laverne Cox, non recita il ruolo di una prostituta, ma
semplicemente quello di una trans. Stiamo parlando di “Orange is the new black“, la serie
dell’estate 2013, una comedy-drama creata da Jenji Kohan (Weeds), prodotta e distribuita online
da Netflix.
Piper Chapman, interpretata da Taylor Schilling, è una Waspy (bianca, bionda, classe alto-
borghese) di 34 anni, vive a New York, ha una sua ditta di saponi artigianali ed è fidanzata con il
dolcissimo e inconcludente Larry (Jason Biggs, Jim di American Pie). Una vita quasi perfetta.
Quasi.
Piper dovrà scontare 15 mesi di carcere in una prigione federale femminile. È accusata di aver
trasportato una valigia carica di soldi sporchi, aiutando la sua ex fidanzata Alex Vause (Laura
Prepon), una trafficante internazionale di droga. Una vecchia storia, tornata a galla
improvvisamente. Una storia vera. “Orange is the new black” è tratta dal libro autobiografico
scritto da Piper Kerman, che per lo stesso reato ha scontato tredici mesi nella prigione federale di
Danbury, nel Cunnecticut.
Il libro è uscito nel 2010 e quando Jenji Kohan l’ha letto non ha avuto dubbi. “Se vai da un grosso
network e dici ‘vorrei raccontare la vita delle donne afroamericane, sudamericane e anziane in
prigione’ sicuramente non otterrai nulla. Ma con questa questa ragazza bionda dietro le sbarre
potrai raccontare la sua storia e quelle di tutte le altre detenute”.
Come quella di Red (la grandissima Kate Mulgrew, che negli anni novanta era il capitano Janeway
di Star Trek), ex ristoratrice finita dentro dopo aver scoppiato un seno rifatto a una russa molto
ricca, che lavora nella cucina della prigione e può decidere della sorte delle altre detenute. O Nicky,
una ragazza lesbica cresciuta con una madre assente e cinica che non si è curata di lei quando è
entrata nel tunnel della droga. E la sua quasi-fidanzata Morello, che sta pianificando il matrimonio
perfetto col suo ragazzo fuori dalla carcere. O Sophia Burset, una ragazza trans, sposata con un
figlio, che è finita dentro per una frode con carte di credito e che tutti i giorni deve fare i conti con
un sistema carcerario che non si cura delle necessità mediche delle detenute.
Non si conoscono i reali dati d’ascolto di “Oitnb” ma sicuramente la serie si sta imponendo nel
dibattito pubblico. Introducendo nei talk e nei salotti televisivi temi spesso tabù. Sam Chambers,
professore associato alla John Hopkins, ha dichiarato al Time che il personaggio di Sophia e “il suo
ruolo drammatico sta cambiando il volto della televisione”. I racconti dei frequenti abusi
perpetuati dal personale carcerario (in maggioranza maschile) sulle detenute sta facendo discutere
della riforma dell’intero sistema. La vera Piper Kerman: “il mio consulente in prigione era davvero
ossessionato dalle lesbiche”. E il telespettatore lo capisce fin dalla prima puntata. Come capisce
quanto sia facile e imprevedibile finire in isolamento o essere ulteriormente punite mentre si
sconta la pena.
“Orange is the new black” è una serie scritta davvero bene, grazie alle battute ciniche di Piper e le
altre detenute in pochi minuti si è immersi in un ambiente drammatico in cui le persone lottano per
mantenere la propria dignità, coltivare affetti sinceri e superare i propri errori. E le riprese della
seconda stagione sono già iniziate.
The orange is the new black 1x01
Analessi e prolessi in realtà sono elementi tipici fin dai tempi di Omero di opere letterarie, ma
hanno sempre costituito un elemento di rottura o di interruzione rispetto alla diegesi (
racconto). Il primo a farne abbondante uso, per quanto ne sappiamo, è Apollonio Rodio ne
“Le Argonautiche” (III a. C.), ove la narrazione dell’impresa eroica degli Argonauti viene
continuamente turbata da riferimenti al passato o da allusioni al futuro. L’intersezione di piani
temporali fa parte delle strategia di innovazione adottate dal poeta greco per svecchiare un genere
logoro. Tuttavia la novità porta a una ramificazione del
racconto nella quale passato, presente e futuro restano entità
ben distinte e non arrivano mai a costituire un insieme
organicamente fuso. Ancora una volta si tratta del tempo
della riflessione, del pensiero filosofico che resta entità
astratta. Le cose non cambiano, mi pare, nel romanzo
moderno e contemporaneo. Nel caso editoriale del 2010 Il tempo è un bastardo della
Egan la scrittrice comunica al lettore il destino futuro di qualche personaggio, e la consapevolezza
avvolge il racconto in un’atmosfera estraniante, destabilizzante, adatta a mettere in luce il
traumatico scarto fra l’oggi e il lontano domani, il tradimento insomma del tempo nei nostri
confronti. Ma lo spazio intermedio viene totalmente omesso, non c’è gradualità, logoramento, il
trascorre invisibile dei giorni, su cui insiste il pensatore latino d’epoca neroniana Seneca, non si
avverte ed è inevitabile sia cosi. Il verso o la pagina scritta non arrivano per loro stessa natura di
opere concluse a fotografare e cristallizzare l’effetto verità di un tempo iperpercepito/vissuto in cui
l’individuo è nello stesso tempo il suo presente, il suo passato e il suo futuro, entità imprescindibili
l’uno dall’altro e in perenne movimento e interscambio
ANALISI The orange is the new black 1x01
Il personaggio ci viene presentato attraverso il contatto: l’intimità della vasca da bagno e la doccia
del carcere. La doccia è il connettivo. Costruzione dello spazio. Dialogo lei è ridotta a “belle tette” e
le ciabatte dimostrano la sua capacità di adattamento. La scelta di un personaggio simile dipende
dalla volontà di traumatizzare il pubblico costringendolo all’identificazione. La quotidianità della
vasca da bagno. Forse perché non è propriamente un pilota, ma un inizio, molto più
semplicemente. Non è fatto per convincere, la serie è già tutta lì, è fatto per spingere il pubblico a
continuare e assolve completamente al suo compito. La scrittura di Orange è miracolosa.
Un'altalena tra leggerezza e brutalità, sensualità e goffaggine totale. Piper incarna la serie, e il
pilota è Piper. Con gli occhi sgranati davanti ai cancelli del penitenziario, per niente preparata a
quello che sta per succedere
Titoli di testa volti vissuti struttura corale. La sigla, musicata da Regina Spektor, mette in evidenza,
tramite dettagli del volto delle protagoniste, tutte le imperfezioni naturali che accentuano l’unicità
del carattere. Si allude anche alla struttura corale: il ritratto classico viene frammentato, fatto a
pezzettini, lacerato. La durezza della vita ha plasmato i lineamenti del volto e si è concentrata su
alcuni dettagli deformato. Sembrano maschere, ci aspettiamo maschere ma sono volti.
Al minuto 17 punto di raccordo la foto su you tube detta da Morello…noi di Morello sapremo
qualcosa di più preciso solo nella seconda stagione….per ora la vediamo cosi….lei si immagina di
fare una vita in prigione …leggerò, lui le promette di sposarla ( lo spazio è quello romantico della
spiaggia e la dichiarazione d’amore…andrà davvero cosi)…l’ingresso in prigione…l’accoglienza e
non ero pronta per la fotografia ( siglia) Piu avanti una compagna di cella le chiderà stupita se ha
letto prima di entrare in prigione
Al minuto 27’ le viene illustrato la comunità prigione ( prigione federale) …le spiega raccordo
detta dal direttore ( io so tutto quello che avviene qui dentro) che si contrappone al suo mondo
incantato ( fidanzato scrittore, il bel negozio)
Minuto 31 le vengono mostrati gli spazi. Le differenze razziali contanto
Minuto 35 raccordo ( tu cosa hai fatto)
Minuto 40 incontro con Red ( il perché reagisca cosi lo veniamo a sapere attraverso un connettivo
racccordo…ma è il primo incontro angosciante con la prigione…conclusione trauma….
III PARTE
LE SERIE TV NASCONO DALLA CONTAMINAZIONE DI CINEMA E LETTERATURA,
MEDIUM DECADUTI?
Il secolo scorso è indubbiamente stato caratterizzato dal trionfo del cinema. Il cinema ha avuto i
suoi Maestri, dal Giappone all’Europa e agli Stati Uniti, ha partecipato da grande protagonista al
dibattito teorico, è stato fenomeno di massa e di nicchia. Non si può sicuramente avere un quadro
esaustivo del ‘900 senza includervi la cosiddetta settima arte.
Ma oggi? Gli studiosi parlano di inerzia, di incapacità di
proporre linguaggi e tematiche nuove. Se noi diamo uno
sguardo alle nostre città constatiamo ancora da un lato
multiplex destinata alla massa a cui si offrono grandi
spettacoli pieni di effetti speciali con personaggi tratti dai
fumetti e dall’altro festival, rassegne, sale particolari
affollate a un’èlite intellettuale che esige ed apprezza opere
sofisticate. Questa divisione ha avuto una sua ragione ancora negli anni ’90, ai nostri giorni
si limita a sopravvivere. Questo significa che ci troviamo di fronte a una crisi sistemica per alcuni
irreversibile, se non altro per le sale costretta a trovare alternative per non chiudere. Ed è altresì
significativo che l’ultimo festival di Roma includa nella rassegna in uno spazio apposito la seconda
stagione di Fargo e la prima di una serie dedicata alla questione palestinese.
Per quale ragione il cinema è arroccata sul suo glorioso passato e gli stessi grandi giganti non
richiamo più in sale grandi masse e comunque solo eccezionalmente riescono a entrare nel
dibattito culturale contemporaneo: ( il ritratto di Roma ne La grande bellezza)si pensi alla fortuna di
una serie come House of Cards citata da saggisti e politologi. E si pensi all’effetto
imitazione che le serie hanno: basta una visita nei laboratori
di You Tube a N. Y. per accorgersi che il Maestro dietro la
macchina da presa non hanno più moto da dire a questa
folla di artigiani entusiasti. E’ una male forse, ma difficilmente si tornerà indietro.
E’ indubbio che i quindici anni alle nostre spalle ( 2000-2015) sono stati i più poveri di
risultati sul fronte del cinema. I film più significativo appartengono ad autori figli della cultura del
secolo precedente: si pensi a Tarantino, espressione del postmoderno, ai Fratelli Dardenne e Ken
Loch, che rivisitano il neo realismo, a Clint Eastwood ed Almodovar che rinnovano ciascuno a suo
modo i generi classici, e ad altri che ripongono artificiosamente gli stilemi dell’avanguardia.
Nessun regista ha saputo imporre una poetica davvero originale. La spettacolarità garantita dal 3D
non cambia sostanzialmente la situazione: un film come àvatar di Cameron ha costituito un evento
certo ma non ha lasciato dietro di sé una grande eco, ed è difficile dire che dal punto di vista
contenutistico ed estetico essa abbia costituito una svolta epocale nella settima arte.
Nei medesimi anni è stata la televisione a cambiare radicalmente. Prima di allora il prodotto
televisivo è considerato di scarso valore da tutti i punti di vista: telefilm e soap opera si limitano a
riproporre la stessa ricetta destinata per lo più a un pubblico scarsamente esigente dal punto di
vista culturale. Negli anni Novanta vale ancora la contrapposizione fra il cinema considerato
genere nobile da accostare alla letteratura e la tv da considerare invece sottocultura. Contribuisce
alla scarsa considerazione del tubo catodico la costrizione al piccolo schermo
che in qualche modo sottrae alla visione ogni potenzialità
spettacolare.
Poi avviene che la tv in cerca di legittimazione culturale e di nobilitazione chiede soccorso al
cinema e ai suoi grandi autori: David Lynch è l’autore di Twin Peaks). Seguono X ( eks) Files che
condividono ancora molto con il vecchio telefilm ma che sicuramente se ne distaccano per qualità e
struttura. https://youtu.be/GPCH3cXOPGE
Ma è un po’ tutta la Tv a mutare radicalmente nel suo complesso. Negli anni Novanta si diffonde
le pay-tv ( in Italia sky arriva tardi ) che avanzano proposte innovative e coraggiose: la prima è
Home Box Office HBO( “non è la tv, è HBO il suo slogan) che osa presentare Sex and the city. (1996-
2004) https://youtu.be/qxddkZpPQ2c
A que punto anche critici e intellettuali si rivolgono al medium televisivo con altri occhi. E’ iniziato
quel processo che porta la tv a essere qualcos’altro. La locuzione piccolo schermo non ha più
ragione d’essere e le tecniche permettono archiviazioni di contenuti, scelta di orario e quant’altro.
Ovvio che anche lo spettatore sia mutato. Ha contribuito a questo facendo compiere un grande
passo in avanti, l’enorme piattaforma telematica: si trova di tutto ed è disponibile in qualunque
momento e per quante volte io voglia usufruirne. Il concetto di “medium flessuale”
viene mutato dal concetto di rete visione: le piattoforme digitali
dove si archivia per permettere a ciascuno di costruirsi il proprio
palinsesto. Esiste certo ancora ( soprattutto in Italia) lo spettatore legato alla programmazione
dei canali della tv generalista, tuttavia si fa avanti un pubblico più giovane, più sofisticato che si
accosta al prodotto televisivo o lo cerca come il lettore di romanzi. Significativo che l’Auditel in
questi giorni sia stato accantonato. Ovvio in conclusione che il termini serie tv oggi è improprio.
LE SERIE SONO UNA FILIAZIONE DEL CINEMA MA ANCHE DELLA LETTERATURA.
Se io devo collocare in qualche ambito le serie non posso far altro che scegliere la narrazione. Ed è
proprio il primo grande trattato di critica e metodologia, la
Poetica di Aristotele ad aiutarci a consentirmi una
definizione esaustiva di tale forma d’arte. Il filosofo greco
distingue fra epopea e drammaturgia: la prima consiste in
una narrazione estesa ed articolata in una pluralità di
intrecci ed episodi ( Iliade), la seconda invece è una
narrazione concisa ed unitaria. Aristotele poi continuando la
sua trattazione sostiene la netta superiorità della seconda
sulla prima in base al fatto che la messa in scena rende vivi e
direttamente percepibili i suoi contenuti, per di più
organizzati in maniere organica. Dunque teatro e il suo discendente, il cinema,
sono pìù efficaci del romanzo. La serie televisiva mette insieme l’uno e
l’altro: recupera l’epos ovvero la narrazione complessa
dell’antico poema epico e nello stesso tempo la mette in
scena. In conclusione si dice chela serie tv è epopea e
drammaturgia al tempo stesso. E non è difficile accorgersi che una serie come The
Wire nel ritrarre in tutta la sua complessità Baltimora ha il medesimo respiro di un romanzo di
Dickens e nello stesso tempo ha la stessa forza drammaturgica di un film di Scorsese. Lo scrittore
ha la capacità di farci immaginari i mondi fittizi ispirandosi alla realtà, il regista ha la capacità di
farceli vedere, di farci entrare con i nostri occhi in essi: noi abbiamo la sensazione di assistere
direttamente a fatti che non appartengono al nostro universo. Ora se il romanziere, per quanto sia
in grado di potenti affreschi, deve fare appello alla nostra immaginazione e il regista è obbligato a
restringere il suo campo d’osservazione, il creatore di serie tv pare in grado di far fronte a questa
antinomia ( cfr. 1x01 Mad Men, 1x01 Trono di spade) tornando alle grandi costruzione romanzesche
del passato ma senza rinunciare all’immediatezza della rappresentazione cinematografica. Il
risultato ovviamente apre la strada a qualcosa di completamente nuovo.
LA SCRITTURA
La prima cosa che connota una serie tv è la qualità della scrittura ( cfr. Mad Men “La giostra”, The
wire “ la scacchiera” 1x03 11’)…E’ alla fine degli anni 90’ che si completamente rivalutato quello
che gli antichi definivano “drammatizazione” contrapponendola alla diegesi racconto puro e che
noi chiamiamo scrittura drammaturgica ovvero scrittura finalizzata alla messa in scena. La
riscoperta è forse dovuta alla necessità di trovare un codice per leggere un mondo che alle soglie
del terzo millennio si avvia a essere “età del caos” e una forma d’arte che la rappresenti in tutta la
sua totalità e complessità. Il teatro non poteva rispondere a tale istanza, in quanto gli spazi angusti
di un palcoscenico non sono conformi alla vastità d’orizzonti in cui noi inglobiamo il reale.
Significativo è che anche il teatro senta l’esigenza di contaminarsi con altri linguaggi. Del cinema e
della letteratura abbiamo già detto.
Il risultato della rivalutazione fu che la scrittura drammaturgica riguadagnò la sua centralità nel
sistema produttivo statunitense che del resto ne aveva tenuto conto a fasi alterne per il cinema
Non si verifica una convivenza/sovrapposizione fra epopea/ racconto e
drammaturgia, bensì a una fusione totale dei due elementi. E vediamo in che
modo.
Possiamo dire che l’epopea si concretizza in un racconto che si sviluppa
linearmente di puntata in puntata: orizzontalità ovvero racconto che segue
una linea dritta da A. a Z.
La drammaturgia si concretizza in un racconto drammaticamente
strutturato che hai i vertici in un solo episodio/ dramma: verticalità. I vecchi telefilm ( ancora molto presenti nella tv italiana) sono molto “verticali” e realizzano un
depauperamento della tragedia classica di cui riprendono semplicemente la concentrazioni in un
unico evento: tutte le “porte” aperte vengono chiuse e nell’episodio
successivo tornano i medesimi personaggi in una altra situazione
completamente diversa. L’elemento orizzontale qui è solo il
protagonista che torna sempre con cambiamenti minimi.
Si pone in alternativa alla verticalità l’orizzontalità piatta delle soap
opere e di prodotti che gli assomigliano ( Onore e rispetto, Orgoglio ):
qui la vicenda non finisce mai, si affastellano fatti su fatti, situazioni
su situazioni, personaggi nuovi entrano in scena, altri scompaiono e
ricompaiono improvvisamente. Tutto è subordinato dalla
psicologia dei personaggi al contesto alle giravolte dell’intreccio,
secondo una vecchissima formula già presente nel panorama
complesso delle letterature classiche.
La serialità al contrario per lo più combina orizzontalità e verticalità. Ogni episodio ha una
sua verticalità secondo le modalità narratologiche già presenti nella narrativa:
premessa narrativa precisa, un punto di rottura dell’equilibrio/ crisi, svolte,
un climax, finale. Tuttavia il racconto prende forza e senso dalla presenza di
riferimenti costanti alla macro storia e qui abbiamo l’orizzontalità.( X files la
terza stagione è la prima serie a sperimentare la formula)
Da qui la novità: il cinema è costretto a chiudere tutte le porte aperte durante il racconto, raccoglie
tutti gli spunti narrativi seminati ( in gergo pay off e set up), risolve i conflitti tutti, la serie chiude
solo alcune porte ma altre le lascia spalancate. Qualcosa deve restare in sospeso, perché la
macchina si rimetta in moto. Con quale meccanismo? (il più classico è il cosiddetto cliffhanger:
l’episodio si conclude con l’eroe in bilico fra la vita e la morte. L’archetipo è letterario: la tencnica
ad incaatro, l’entrelacement ) Nella serie però i meccanismi di rimando e richiamo sono molto più
sofisticati e non sono necessariamente collocati alla fine https://youtu.be/LdPf4kd9qzA
Dal 6 minuto l’esempio di Lost
Se prendiamo True detective e Amercan Horror story vediamo come veramente i rimandi, le allusioni
fra una stagione e l’altra siano davvero estremamente raffinati: cambiano vicenda e contesto,
eppure a costituire un saldo trait-d’union è il fatto che ci troviamo di fronte a una vera e propria
galleria di situazioni tipiche del noir e dell’horror. Insomma una vera e propria enciclopedia
dell’immaginario. Ed è questa la dimostrazione che il rapporto dialettico fra
apertura e chiusura è alla base della serialità e ne costituisce uno degli
elementi fondamentali.
Il sipario mai calato implica necessariamente la varietà dei soggetti narrativi.
Le serie tv certamente si richiamano alle convenzioni dei generi, che
rispettano, tuttavia ne allargano confini e territori, ne sfruttano al massimo le
potenzialità implicite, in quanto non sono costretti alle elissi e alle sottrazione
dei tempi concentrati del cinema. Infatti se si guardano certi prodotti (
Transparent, Veep, Boris, The american Horror story ecc)
https://youtu.be/0HZ3hOuhid4
Figura 1 jannucci cinema verita parodia
ancora oggi si vede chiaramente un instancabile sperimentazione nelle
strutture narrative.
La serialità aspira alla totalità narrativa che era tipica dell’epos omerico; anche certo cinema adotta
accorgimenti per ottenerla ( sequenze a episodi, elissi, eliminazione dei tempi morti ma
soprattutto il regista deve evidenziare sia quando gli attori dialogano sia quando
agiscono il memorabile, il solenne, ( come il drammaturgo).
L’intreccio di un film si articola per lo più in climax: è il
punto culminante di massima concentrazione drammatica
che lo spettatore deve raggiungere, relegando tutto il resto
spesso a cornice o a sfondo. E’ la medesima strategia
adottata dal teatro antico: si tiene lo spettatore con il fiato
sospeso fino all’azione e al dialogo verso cui convergono ed
avanzano tutte le tappe in cui si articola la trama. La serie
può permettersi il lusso di presentare dei caratteri
individuali più stratificati, meno soggetti all’eccezionalità e
alla causalità serrata degli eventi; può anche presentare un
personaggio, lasciarne intravedere qualche aspetto e poi
rimandarne la conoscenza più oltre, può sviluppare il tema
diluendolo gradualmente episodio dopo episodio ( American
Horror Story, The wire, House of Cards, 1992), può analizzare
gli effetti di un evento traumatico ( Rescue me esempio)
considerandolo da una pluralità di punti di vista.
“L’OPPOSIZIONE QUADRANGOLARE: IL SISTEMA DEI PERSONAGGI.
L’atto di nascita della letteratura è un conflitto: Achille e Agamennone si dividono e il loro
conflitto è l’autentico motore dell’Iliade. Come in letteratura e ben più che in letteratura il cinema
costruisce tendenzialmente le sue storie opponendo a un protagonista un antagonista ( non
necessariamente un individuo ma anche società distopiche come nei film di fantascienza o società
reali come nei film di Ken Loach o dei fratelli Dardenne).
Ma per rappresentare una realtà narrativa in una prospettiva ben più ampia occorre andare oltre
la schematica opposizione eroe-antieroe. Nel 2009 John Truby ha elaborato
la cosiddetta “opposizione quadrangolare” schema che vede
tre antagonisti ( o anche più) contro un protagonista.
Possiamo anche proporre un capovolgimento dello schema
proposto da Propp: spesso l’aiutante magico dell’eroe
evolvendosi diventa antagonista ( Claire e Frank in House of
cards) e l’antagonista primaria diventa aiutante magico.
Quale conseguenza si ha nella narrazione se si prende come riferimento il modello di Truby? Gli
antagonisti colpiscono il protagonista in modo non uguale e non prevedibile.
L’esempio lo trovo in Game of trones stagione prima:
protagonista: Ned Stark, leale, uomo del Nord ( Grande Inverno)
Antagonisti: la regina Cersei (sersei)
il fratello amante di lei,
il consigliere sleale
Scontro: mai a viso aperto, sempre fra i corridoi del palazzo, sempre con l’intrigo e mai in campo
aperto dove Ned potrebbe sconfiggerli facilmente. Ma su questo sfondo ognuno dei tre avversari
agisce in modo diverso: la regina intriga per metterlo in cattiva luce, il fratello amante di lei lo
ferisce a tradimento, l’ultimo gli si finge amico.
Lo stesso schema possiamo proporlo per The walking dead dove gli zombi non sono gli antagonisti
principali ma ad ogni stagione il laeder deve affrontare difficoltà diverse.
https://youtu.be/77Ie1dvbOog
L’altra importante conseguenza è però che i tre antagonisti siano anche in conflitto fra di loro e i
loro rapporti siano sempre tesi. Particolarmente interessante da questo punto di vista è il sistema
dei personaggi di serie come House of Cards o The americans dove i rapporti fra i personaggi sono
difficili da definire e questo ci consente di arrivare al punto che Truby precisa: lo scontro deve
essere sui valori, sui modi di vedere la vita. Tuttavia nelle serie televisive dove i valori vacillano le
conflittualità sono molto più sfumate soprattutto i ruoli sono molto meno fissi e stabiliti una volta
per tutti. Gli antagonisti della copia sovietica di The americans sono il sistema statunitense contro
cui lottano ma anche i loro capi del KBG con le loro imposizione
https://youtu.be/2ZP9ogwKl6I
. Non basta perché anche il marito per la moglie e la moglie per il marito lo sono, per non parlare
dei figli. E lo stesso schema possiamo proporlo per House of Cards.
Truby suggerisce anche di passare dal quadrato al cubo. Che
significa? Ovvero la conflittualità non deve riguardare solo gli
individui ma anche i gruppi sociali di cui gli individui fanno o si
sentono parte, le comunità a cui questi gruppi appartengono e
infine le epoche in cui queste comunità si trovano a vivere. E per
questo l’orizzonte del film è tropo angusto per poter rappresentare
questa conflittualità ad ampio raggio, quella di cui invece serie
come Games of trones, Mad Men, Masters of sex, Sons of Anarchy,
Empire, 1992, Gomorra si alimentano.
Bisogna precisare che geni della settima arte sono riusciti a portare sullo schermo lo scontro fra
epoche, gruppi sociali, ecc, basta citare 2001 Odissea nello spazio, ma nelle serie tv tutto ciò è
elemento costitutivo del genere.
Risulta molto chiaro nelle serie televisive come nei grandi romanzi
di Balzac o Sthendal è che l’eccezionalità individuale può porsi
come tale solo in un determinato contesto di relazioni e in un dato
mondo storico: gli eroi come Dexter della serie omonima o Donald Draper di Mad Men o il
giovane Savastano di Gomorra non sono mai figure solitarie, la loro grandezza da questo punto di
vista non è mai epica. Le persone che stanno loro intorno infatti hanno ampio margine di
autonomia, il plot si ramifica in varie storylines e ognuna di esse porta il suo contributo, non sono
mai semplici comparse cosi come elementi come l’arredamento, l’abbigliamento, gli spazi in
genere non sono un semplice sfondo e per questo vengon ricostruiti con grande accuratezza.
LE SERIE COME “CRONOTOPI” ( Bachtin) “ OPERA MONDO” ( opere polifoniche Moretti).
Si può pensarlo visto la complessità del mondo rappresentato che fa pensare alle grandi
architetture romanzesche. La differenza però è che la serie tv fornisce un accesso percettivo diretto:
quando guardiamo abbiamo l’impressione di essere nell’universo rappresentato ( incipit Mad Men
gli uffici)
https://youtu.be/LfuMhXcLa-Q
entriamo e percorriamo l’ambiente come i corridoi di scuola.
. Il che spiega l’enorme forza attrattiva di tali prodotti, nel senso che l’esperienza che si fa del
mondo fittizio è analoga a quella che si fa del mondo reale e quindi diviene esperienza ordinaria al
limite della banalità ( persino di più de “Il grande fratello” e simili)
Tuttavia nella letteratura è lo stile di uno scrittore che mi mette di fronte all’evidenza che fra
esperienza ordinaria ed esperienza reale vi è uno scarto:
Salinger Il giovane Holden ( 1951) inizia così:
Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere
prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che
cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e
tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio
di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli
verrebbero un paio d’infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale
sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto
mio padre. Carini e tutto quanto -chi lo nega – ma anche maledettamente
suscettibili.
Tuttavia considerato che le serie tv aspirano ad essere forma d’arte ovvero vogliono essere anche
un’esperienza estetica occorre che lo spettatore faccia un lavoro aggiuntivo di “decodifica” per
comprenderne appieno qualità. Ci può limitare come per i libri a una visione epidermica ma
occorre andare oltre-
Occorre tenere conto di una serie di fattori che determinano la serie come tale e che sono parte del
cosiddetto allestimento audiovisivo.
Essi sono:
sceneggiatura-scrittura finalizzata alla messa in scena
scenografia, recitazione e regia: il modo in cui riempio lo
spazio/ scena
design di luci e suono
l’inquadratura: ovvero l’operazione complessa per cui la m.d.p
capta lo spazio e lo trasforma in “immagine audiovisiva”.
grafica e montaggio: organizzazione delle immagini e
manipolazione.
Tutte questi fattori contribuiscono alla connotazione dell’universo narrato dalla serie, proiettano
una certe luce sul medesimo, forniscono al lettore una chiave di lettura, a esplicitare una visione
del modo che si articola in immagini e suoni.
SCENEGGIATURA.
Non è semplicemente il copione scritto dagli sceneggiatori( che pure esiste ed ha la sua
importanza). Essa è invece un progetto narrativo che si ha in mente prima dell’inizio delle riprese
ma che è sempre in fieri. Chi se ne occupa? Nei titoli di testa leggiamo spesso scritto created by,
una formula che indica l’Omero della situazione ovvero il demiurgo dell’operazione, colui che ha
in mente tutto il progetto nelle sua articolazioni che deve preoccuparsi della coerenza tematica fra
le parti e il tutto.
A che serve la sceneggiatura in una serie? Da un lato deve edificare puntata per
puntata l’intero universo narrato, dall’altro deve concentrarsi sulla singola
puntata che deve avere una sua autonomia e nel contempo essere fedele alla
tematica complessiva della serie. La dialettica fra la parte e il tutto è specifica delle serie.
L’analisi della singola puntata deve partire dal titolo che ne indica e ne riassume il tema: le diverse
storyline devono coordinarsi per sviluppare tutti il tema portante dell’episodio. Esempio: Games of
trones 3X 06 the climb la scalata..dove tutti i protagoniste sono accomunati dalla scalata verso il
potere o verso la barriera un viaggio più esistenziale che fisico.
ANALISI DELLA SCENEGGIATURA:
The Climb si focalizza sul viaggio dei nostri protagonisti, non tanto fisico quanto esistenziale, tutti
uniti sotto il comune denominatore della “scalata”, che sia essa al potere o alla Barriera. L’episodio
è una riflessione:
frasi chiave: 1)Più legno , più grande è il fuoco minuto 2’-4.50
inizia in una spelonca buia
L’episodio ha inizio in un antro oscuro nelle profondità del bosco, in cui Samwell, spostando un
ceppo, permette al fuoco di nascere, di squarciare il buio, di riscaldare e dare vita (“It needs to
breath“). Siamo in un momento di intimità tra due esseri umani che ancora conservano una loro
ingenuità e purezza primordiale, andando a comporre un’immagine quasi religiosa (con tanto di
bambinello) di una famiglia intorno al focolare (con la canzoncina a rimarcare proprio l’amore
genitoriale nei confronti dei bambini). La vita è come se qui iniziasse il suo corso. Ancora si sogna,
si raccontano storie, si fantastica su luoghi leggendari. Per Samwell e Gilly, la Scalata deve ancora
iniziare.
2-L’occhio sa dove andare, Fidatevi dell’occhio 12’poi minuto 19’
Le sequenze immediatamente successive sono dedicate ai personaggi più piccoli della serie: Bran e Arya. In entrambi i
casi, c’è un elemento specifico ad accomunarli: la visione, lo sguardo, ovvero il primo strumento con il quale l’essere
umano esce dall’oscurità iniziale ed esplora il mondo. Arya deve ancora imparare a fidarsi dei propri occhi quando tira
con l’arco. Esemplare, qui, il successivo confronto con Melisandre, una donna che ha fatto del “vedere” lo strumento
principale del suo potere, affinato nel corso degli anni durante la propria Scalata La vita non è altro che un sadico gioco,
a volte bello, a volte crudele. Superata l’infanzia, è questo che si apprende durante l’adolescenza, quando, appena
all’inizio della tua arrampicata, ti trovi già di fronte alla scottante verità: la Scala è il Caos. Per gestirlo, bisogna sapersi
muovere, in un gioco di strategie da adulti, che adolescenti come Robb, Theon, Jon e Sansa ancora non sono in
grado di comprendere e che, per questo, subiscono. Neanche il tempo di iniziare la scalata, che già sono in difficoltà. E
gli adulti non li aiutano anzi recidono i cordono ombelicali.
. Immagine della scalata 21’ minuto e poi ripetuto a unire le sequeeza
4 io vinco 22’ minuto -24
Per tutti loro, il gioco di troni è ancora ad uno stadio infantile e il potere è ancora qualcosa che si dimostra sul piano
fisico. Lo si vede nei “teneri” modi di Joffrey di dimostrare la propria virilità, così come nella tortura fine a se stessa del
carceriere di Theon, impegnato in un atto quasi di “bullismo medioevale“, volto solo a sottolineare la supremazia di
uno nei confronti dell’altro. Il successo è effimero e di breve d urata
6-noi non faremo più l storia -40 42
il mondo degli adulti compare solo 30 minuti dopo l’inizio dell’episodio. Lentamente, entriamo così nel mondo di
Cersei, Tyrion, Varys e Littlefinger, dove la lotta per il potere non passa più per guerre o scontro fisici, ma per
intrighi, matrimoni combinati e strategie di ogni sorta. Siamo proprio ad un passo dalla cima della scala, in un punto in
cui tutti possono vedere il Trono di Spade, simbolo del potere, chimera cui tutti aspirano senza sapere neanche bene
cosa sia. “Power is a curious thing, a shadow on the wall” sibillava un tempo Varys; “Power is power” proclamava
Cersei, che anche qui, nel momento più difficile per lei e per Tyrion, sfoggia tutto il suo “spicciolo pragmatismo”:
Sansa e Loras sono un problema? “We can have them both killed“. Per Cersei e Tyrion, la Scalata è sull’orlo del
precipizio
Ai vertici della scala minuto 33-36
. Sulla vetta (al momento) ci sono Olenna e Tywin, i veri burattinai di questa stagione. Eppure, possiamo davvero dire
che abbiano raggiunto il loro scopo? Alla fine di tutto, giunti alla vecchiaia, ci si ritrova seduti a punzecchiarsi, sempre
ad ordire trame su trame, sorseggiando vino e lanciando velate minacce in un esercizio di pura retorica, ancora
perennemente insoddisfatti nonostante ci si trovi in cima alla catena alimentare. La vetta non basta, perché è un posto
angusto e non c’è spazio per più di una persona. Per Olenna e Tywin, la Scalata non è ancora finita
frase portante al minuto 46’la scala il caos il reame è un illusione.
7-io e te minuto 48
E arriviamo così al finale, sfacciatamente smielato e romantico (L’immagine di Jon e Ygritte sulla cima della
barriera costituisce il ritorno, in perfetta opposta simmetria, alla dimensione intima iniziale di Samwell. Dalle oscure
profondità dei boschi siamo arrivati all’apice del cielo, dal fuoco che prende vita dal basso, al Sole che fa capolino dalle
nuvole. Jon raggiunge così una nuova consapevolezza: non c’è scalata che tenga finché sei subordinato a qualcuno, ma
allo stesso tempo, da solo non sopravvivi. Jon sarebbe morto in passato tra i ghiacci se non fosse stato per Ygritte.
Ygritte sarebbe morta precipitando dalla Barriera se non fosse stato per Jon. Per Snow, questa era la presa di coscienza
definitiva, una sfida, un rito di iniziazione simile per certi versi alla nascita. Come la regina dei draghi è pronto a
entrare nei continente occidentale. La sua scalata è terminata.
SCENOGRAFIA:
La prima cosa che accade quando inizia un film o una serie tv è che percepisco uno spazio. Lo
spazio può essere costruito ad hoc oppure può essere prresistente.
Può essere neutro ( denotativo) ovvero non avere un valore particolare ( la maggior parte delle
fiction di casa nostra)
Può essere fortemente caratterizzato tanto da assumere valore di personaggio( Mad Men, Games of
Trones, Detective true, Orange is the new black …)
Può limitarsi ad accogliere la storia.
Nel cinema la costruzione dello spazio si definisce scenografia e ha le radici nel teatro ( apparato
scenico che ha una sua storia a partire dalla nudità “metafisica” del teatro classico)
Cosi come la scenografia non è un semplice copione, costruire uno spazio non significa
semplicemente arredare una stanza. In un film esistono gli ambiente urbani o i paesaggi ( en plain
air), costituito dagli ambiente attraversati dai personaggi.
La costruzione dello spazio nelle serie tv è un’aspetto fondamentale, tenuto conto della pluralità
degli spazi: si ricorre agli esterni e anche quando lo spettatore non li vede la dialettica fuori/ dentro
è un elemento costitutivo della storia ( Mad Man, The walking dead)
Si può delineare una differenza da questo punto di vista fra serie tv e cinema? Al cinema siamo
sempre in un set: nei film di James Bond l’ambiente non ha una sua autonomia ma è solo lo
scenario del virtuosismo fisico dell’eroe. Se io lo confronto con quello di Gomorra recepisco subito
la diffenza:) lì mi trovo in un mondo, la discensio ad inferos dei protagonisti acquista una
concretezza proprio perché calata negli spazi angusti e degradati di Napoli di cui costituisce a sua
Figura 3 la casa del cammorista
Idem per la Baltimora di The wire
Dunque l’ambiente in una serie tv non è solo lo sfondo ma è un elemento dinamico, concepito
nella sua evoluzione, visto da una molteplicità di punti di vista, che determina e sicuramente
compenetra le azioni dei protagonisti.
Si tratta come abbiamo visto dagli esempi di uno spazio sociale: è ciò
che rende riconoscibile immediatamente le istituzione, le aggregazione e le gerarchie. Gli uffici
della Sperling Cooper in Mad men, il Wertham Comunity Center in Misfits, . Si tratta sempre di
archietettura non neutre ma destinate a essere parte dell’esistenza dei personaggi. Sono luoghi
vivi, che eccedono la funzione pratica, si prestano a usi anomali, soggetti ad intrusioni esterne: lo
studio di avvocati di The good wife e gli uffici della Sperling Cooper sono presi d’assalto da varie
personaggi a volte ostili.
Figura 4 il prestigioso studio di avvocati a Chicago
Questi luoghi assorbono a mano a mano la vita dei personaggi: lì si lavora ma soprattutto ci si
comprende, ci si odia, ci si ama, addirittura si muore ( Mad men 4x09).
La scenografia connota lo stile di una serie: gli sceneggiatori lo concepiscono dotato di una
personalità e gli scenografi traducono in termini architettonici. In Casalinghe diseperate la casa di
Bree Van der Kamp è il suo campo d’azione per il suo maniacale perfezionismo.
L’altra categoria scenografica basilare è è quella dei grandi spazi esterni effettivi, spesso all’insegna
di un realismo urbano molto spinto: esemplare è la Los Angeles di 24,
dove la metropoli offre molteplici situazioni. Esemplare è lo scontro fra Bauer e Drazen presso il
porto ( 1 ultimo episodio). Interessante è il caso di Lost: lo spazio è concepito
in modo tale da farne risaltare l’ambiguità e da portare lo spettatore
a chiedersi “dove siamo?”.
RECITAZIONE:
Anche in questo caso intendiamo qualcosa di complesso. Anche le cose di servizio tipo aprire una
porta fanno parte della recitazione.
Di un attore solitamente di considera:
adesione al personaggio( metodo Stanislaski)
capacità di adattamento a ruoli diversi
la sua dimensione gestuale
la sua dimensione vocale
la sua relazione con la macchina da presa
la sua relazione con la luce
il suo rapportarsi agli altri attori
Il minimo è che gli attori si attengono alla maschera/ ruolo che è stato loro assegnato: in serie
come Games of Trones, Criminal minds, The walking dead sono previsti personaggi perfettamente
tipizzati ( evoluzione della maschere del teatro antico) in un modo o nell’altro. Tuttavia si noti
come un gesto, uno sguardo, il modo di pronunciare una frase diano alla recitazione dell’attore un
valore aggiunto e ci permette di concepire qualcosa di più delle serie della sua personalità che non
potremmo dedurre dalla storia e dalla sceneggiatura. Jack Bauer è il protagonista della serie 24
e…è il protagonista di The walking dead: in entrambi i casi la teoria di fondo è che una comunità
può basarsi solamente sull’eseercizio della forza ( storiografia classica Tucidide) ma è la recitazione
degli attori che fa comprendere agli spettatori quanta dedizione e sofferenza interiore comporti in
chi ha maggiori responsabilità nell’esercizio della forza. L’eroe nasce sulle ceneri dell’uomo: il
motivo è letterario, costituiva la personalità del Giasone di Apollonio Rodio e dell’Enea di Virgilio
ma lì erano i versi del poeta e le situazioni studiate a far risaltare il conflitto, qui è appunto il
talento dell’attore che deve farlo recepire attraverso gli strumenti che ha a disposizione.
Nella definizione del talento dell’attore, vengono individuati due elementi fondamentali per le
serie televisive:
1-la parsimonia espressiva / understatement che significa estrema sobrietà
nell’esprimere passioni e stati d’animo( versus declamazione ed enfasi nel
teatro classico), il cui modello è Gary Cooper
) https://youtu.be/f68TdgErXkE
2-la capacità di far conoscere il personaggio nella sua normalità, escludendo
lo sconvolgente e il memorabile ( modelli film di Cassàvetes). Del resto una
recitazione caricata e tesa per tutte le ore in cui dura una serie tv
stancherebbe e considerata la varietà di situazioni sarebbe anche poco
verosimile. https://youtu.be/dJvRmGQgXs0
Cosa richiede all’attore l’interpretazione in una serie tv? In primo luogo la gestione delle
trasformazioni e questo vale anche per i personaggi fortemente tipizzati. Non si verifica mai la
poco verosimile e sciatta conversione improvvisa in cui ad eempio il malvagio nega se stesso.
L’esempio è Bree van der Kam che pur passando attraverso vari stati non nega mai la propria
natura, non si “converte” mai ma piuttosto sposa sentimenti quali la pietà l’amore di madre con
una rigidità che il neutralizza. Il carattere risulta cosi un mix contraddittorio mai schematico.
Le trasformazione che il ruolo impone all’attore sono a più livelli. Via via che
le puntate si susseguono il personaggio deve far sentire il passato lontano di
quanto la stagione è iniziata, senza un banale intervento narrativo ( la
protagonista di Orange is new black video). Inoltre è
importante considerare che le trasformazioni del
personaggi ricadono sul contesto, sull’insieme e lo
condiziona, provocando a sua volte trasformazioni a
catena. Dalla capacità del team di attori di gestire le
trasformazioni dipende l’efficacia della serie (
Revenants). L’insieme del resto non è mai dato come
un a priori ma va continuamente ridefinito,
riconquistato, ridefinito. Questo “fare squadra”
perennemente instabile è alla base di serie come CSI,
Gray’s anatomy, Revenants) dove a una squadra si
contrappone una controparte altrettanto instabile(
poliziotti/ criminali, medici/pazienti, vivi/ morti).
REGISTA COME L’AEDO.
Il concetto è molto complesso, come attestano la varietà di definizioni, nonché i tanti luoghi
comuni con cui se ne parla.
Le cose si complicano per le serie tv, perché qui la paternità di una serie tv è del suo creatore/
demiurgo/ protosceneggiatore. Più che la regia occorre considerare dunque nei titoli di testa il
“created by”.
Quali sono allora le operazioni propriamente registiche? Nella serie tv il regista è colui che
presiede all’allestimento della singola puntata. Attenzione però che il suo ruolo è simile a quello
del cantore dell’epos omerico che interveniva su un materiale già elaborato. Il regista della singola
puntata, deve essere fedele al mondo narratavo in cui è chiamato a lavorare, rispettando il lavoro
del regista che lo ha preceduto e impegnandosi a consegnarlo integro nella spirito al regista
successivo, senza tuttavia rinunciare a dare la sua impronta personale. Esemplare è The shield: lo
sceneggiatore Ryan e rigisti Brazil e Jonsohn hanno fissato un stile visivo, in base al quale la realtà
va ripresa direttamente esattamente cosi com’è. I registi ospiti devono attendersi a questo stile, ma
ad esempio nella stagione seconda Horton si attengono alla casualità imprevedibile del reale, (
Carte Blanche); altri invece cercano di introdurre strumenti di controllo e di mediazione sul reale
che pertanto non risulta altrettanto come spontaneo frutto di eventi casuali.
LUCE
Bisogna partire dalla definizione di campo visivo in un film/ serie tv” la
porzione di spazio immaginario a tre dimensioni percepito in un
immagine filmica”.( Aumont 1990) La fotografia è la costruzione del campo visivo.
La fotografia opera in modo da trasformare la scena in campo visivo basandosi su due scelte:
come illuminare la scena
come inquadrarla.
La fotografia è un atto creativo ovvero è ciò che consente alla spettatore di vedere il mondo
narrativo.
Dietro una serie tv vi è sempre un’elaborazione formale prodigiosa: movimenti di macchina, luci,
ecc
Per ciò che concerne la luce si hanno questi casi:
Stilizzazione estrema ( virtuosismo luministico): la prima serie tv a lavorare
su questo fu la terza stagione di X files ove l’effetto luminoso rimandava a
un’entità extraterrestre di cui era la manifestazione reale. Nel doctor Who i
protagonisti viaggiano nello spazio e nel tempo e i loro vertigonsi
spostamenti richiedono una tavolozza cromatica variegatissima e una luce
continuamente cangiante, sembra sempre di essere catapultati al centro di un
vortice iridescente, una sorta di arcobaleno cangiante a seconda delle epoche
e dei luoghi.
La luce può essere finalizzata alla ricerca di unitarietà, fissando una
dominante cromatica, esplorata in tutta la sua complessità: in House of Cards
il buio come simbolo dell’anima avviluppata nella propria cattiva coscienza (
video Claire e Frank vivono in un mondo privo di luci solo la notte consente
loro di esprimere i loro impulsi erotici amorosi che pure hanno)
1x08 minuto 20’
SUONO.
In un film esiste anche il campo sonoro, concepito come porzione di spazio
immaginario a tre dimensioni costruito dalla colonna sonora..
Nel cinema si intende in genere il commento musicale il commento musicale, destinato solamente
agli spettatori e appunto costituire una sorta di sfondo emotivo al film. Il modello è l’opera di
Wagner, ( tecnica del leitmotiv temi legati a persone, luoghi o sentimenti) che continua a dominare
per il cinema che in alcune serie viene ripreso senza particolare originalità con risultati
apprezzabili. https://youtu.be/J-qoaioG2UA
La musica in una serie tv rifiuta il ruolo di mero commento lirico dell’azione: essa è parte di un
complesso sonoro articolato, di cui fanno parte la recitazione e tutto il resto. Si prendano due serie
recenti: Empire dove la storia della famiglia, versione contemporanea e volutamente kitsch di Re
Lear si riflette nei testi delle canzoni o Mozatr in the Jungle dove la musica classica costituisce
l’altrove a cui i vari personaggi, invischiati nella N.Y contemporanea e nelle meschinità
dell’ambiente, aspirano. La musica è un prodotto stratificato, imprescindibile dai dialoghi e dai
rumori. Ovvio che i compositori sono integrarsi con il contesto narrativo, essi devono creare una
partitura non che commenti ma che si integri. In Lost il suono si distingue per una
sratiticazione sbalorditiva: l’isola produce un rumore sinistro ed
evidente la sua funzione strutturale. Dell’evoluzione in questo
senso ci si rende conto guardando ad esempio l’incipit dell’episodio
16 della prima stagione lo si ode come una partitura di rumori reali:
pioggia esterna,
rumore dei tacchi sul pavimento di un garage
le chiavi tintinnanti in mando al personaggio
effetti sonori ad ogni stacco di montaggio.
La voce umana che risuona all’interno di un ambiente. (
Un’altra caratteristica sonora di tante serie è la cosiddetta voce over. Essa si caratterizzata per
l’alto livello della scrittura e per gli effetti. Si pensi alla voce dall’oltretomba in Casalinghe disperate
quella che esattamente come il coro nella tragedia greca fornisce la chiave di lettura della storia
https://youtu.be/EYjHSxwPAEc
Vale la pena citare Mad Men: qui il tema musicale si riduce al minimo, nell’intento di annullare la
distanza fra il campo sonoro della narrazione e il campo sonoro della realtà, talora però interviene
per evidenziare i momenti cruciali e per trasfigurare il senso delle immagini
https://youtu.be/yXoILGnHnvM
INQUADRATURA
La fotografia ci dice come apparirà l’immagine, l’inquadratura invece l’immagine stessa quale sarà.
Inquadrare significa scegliere: quale porzione di spazio mostrare
Con quale messa a fuoco
Da quale punto di vista ( dal punto di vista di chi guarda da lontano, da vicino, di chi sta fermo, di
chi invece si muove)
Alcuni sostengono che dietro ogni inquadratura vi sia una filosofia: io prendo posizione sulla
scena stessa. Godard “il carello è unq questione di morale”. Inquadra a distanza ravvicinata il volto di
una donna morente è sintomatico secondo costoro dell’abiezione morale del regista( leziosità
stilistica)
E nelle serie tv? La frase di Godard è stata cosi corretta da Terrone/Bandirali “il carello è una
questione di ontologia”. Che significa? È la capacità di fare entrare lo spettatore nello spazio
narrativo come un mondo di cui è chiamato a fare esprienza e non come un palcoscenico senza più
la quarta parete ma con le poltrone della platea al suo posto. Ciò significa che carrelli e movimenti
di macchina si incaricano di fare recepire lo spazio nella sua pienezza volumetrica nella sua
osservabilità e percorribilità a 360 gradi. Il travelling lungo e articolato diventa una caratteristica:
può dare l’impressione di un’esuberanza espressiva, in realtà ci si accorge che tale stilizzazione è
stile, cifra distintiva che serve a rendere un mondo e farne sentire parte lo spettatore.
Esempio: episodio 7 de Una mamma per amica…l’inizio è connotato da movimenti molto raffinati
ma all’inizio abbiamo la percezione che Stars Hollow è una realtà concreta.
In genere si cerca sempre di cogliere ciò che nella scena in quel momento è più saliente. Come
quando entro in una stanza. Qualcosa mi colpisce oppure se il posto è irrilevante nulla mi
colpisce…La reatà di una serie tv in questo senso è romanzesca per il mio occhio.
GRAFICA
Sono le operazione che modificano, completano e in certi caso sostituiscono
il contenuto fotografico dell’inquadratura. Sono i cosiddetti effetti speciali.
Nelle serie tv la grafica interessa soprattutto il blocco dei titoli di testa. Oggi
ci troviamo di fronte a una eccezionale intensificazione stilistica. Qui la
musica conserva la sua importanza, ma soprattutto qui i personaggi vengono
allegorizzati, astrazioni di stile di vita ( Shamless, Fargo). Vale la pena di
visionare Casalinghe disperata: ci troviamo di fronte a un ironica “storia della
pittura”in cui noti dipinti ballano sulle note di Danny Elfan in uno spazio
domestico. https://youtu.be/B0BA2FUa85o oppure mad men
https://youtu.be/ayYW6Zmycn4 effetto retrò, allusione a grafica diIntrigo
internazionale con riferimenti alla musica contemporanea. Si racconta il
viaggio di un uomo da casa all’ufficio fino al suo precipitare da un grattacielo
lo spazio è costituito da icone della pubblicità. Alla fine l’uomo si trasforma e
lo troviamo seduto sulla poltrona di casa con la sigaretta. E’ l’allegoria della
storia di Dan Draper che oscilla fra precipizio e quiete apparente e indica noi
che da lui deriviamo.
MONTAGGIO
E’ l’operazione che mette insieme i frammenti. Il montaggio non è mai automatico, non è un
semplice combinare i pezzi ma risponde a precise scelte di stile e di significato. Tanto è vero che se
l’inquadratura rispondendo al mio sguardo è realistica il montaggio è antirealistico: il montaggio
manipola la percezione al fine di ottenere significati aggiuntivi, che vadano oltre quelli meramente
raffigurativi. Il montaggio risponde all’organizzazione del materiale in un romanzo o nel poema
epico ( Odissea)
Il montaggio dà un ritmo e quindi implica una scelta di stile. Nelle fiction di bassa qualità si
rinuncia a una funzione espressiva: campo e controcampo nei dialoghi, inquadrature descrittive,
campi né troppo lunghi né troppo brevi.
Le serie invece sfruttano tutte le possibilità del montaggio. Ad esempio le sequenze a episodio
sono generalmente caratterizzate da fluidità ed eleganza. Prendiamo la sigla di The Wire:immagini
di videocamera qualunque con zoom a scatti, il ritmo del montaggio non coincide con le
inquadratura. E’ come se un documentarista rozzo si limitasse a un reportage sulla metropoli di
Baltimora, poi però il montaggio ci porta su tutt’altra strada, ovvero ci accorgiamo di trovarci di
fronte a una storia costruita ad arte come un romanzo. Infatti il montaggio va d’’accordo (
sincrono) con le musiche e il clima per cosi dire più lirico e romanzesco che esse delineano.
Altre figure di montaggio segnano la chiave stilistica dell’intera serie. Il montaggio ha sempre una
funzione strategica. Il montaggio delle serie contemporanee coordina molteplici linee narrative
nello spazio e nel tempo si configura come un sistema retorico ( filosofia del linguaggio)
finalizzato a mostrare un mondo, vasto, ma anche organico, strutturato attorno a un mondo
concettuale a una visone del mondo.
Quali sono le due figure di montaggio più emblematiche?
1- la sequenza a episodi
2- la puntata mono-plot
1-Il montaggio utilizza una canzone come raccordo e ci mostra frammenti della vita dei vari
personaggi, di fatto lontani gli uni dagli altri, ma miracolosamente resi agli occhi dello spettatore
integrati e composti in un quadro unico. Sequenze di chiusura in Mad Men
2- qui il montaggio nega la coralità tipica della serialità e si concentra eccezionalmente su un’unica
vicenda. Perché il creatore rinuncia a coordinare più vicende. Il perché è chiaro: lo spettatore sa che
l’evento è cruciale, che non c’è spazio per nient’altro.
Seconda stagione, penultima puntata Games of thrones 2x09 l’assedio alla capitale del regno. Cosi
anche nelle altre stagioni.
SPAZIO E TEMPO NELLE SERIE TV.
La narrazione televisiva tradizionale segue due modelli:
1-accumulo ( come nel feuilleton) la storia è interminabile
2-iterazione (una storia che ciclicamente ripete se stessa, forma, tipica del poliziesco)
Entrambi hanno grossi limiti: nel primo la storia come si dice è tirata per i capelli, è strampalata, si
attorciglia su se stessa, fino all’inverosimiglianza ( la soap opera). Nel secondo l’assuefazione, la
noia, la prevedibilità.
Negli anni novanta questo schema vecchio è stato superato e le nuove serie hanno introdotto il
modello della
Spirale realizzabile in molti modi a seconda di come interagisce con l’iterazione e l’accumulo. Da
questo punto di vista hanno svolto una funzione importane CSI, Alias,
Blocco la narrazione è pensata al di fuori degli schemi consolidati. Qui tempo e spazio
costituiscono un blocco compatto: esempio tipico è 24 in cui il tempo dell’azione coincide con il
tempo sullo schermo. Le 24 ore dell’agente Bauer e del candidato Palmer alle primarie in
California corrispondono a 24 episodi di un ‘ora ciascuno ( le elissi di pochi minuti sono segnalate).
Il tempo unifica la varietà dispersiva dello spazio.( c’e il quadrante di un orologio e il pulsare
implacabile del suono)
ESEMPIO CS1 ( crime scene investigation)
Schema di ogni episodio:
prologo: viene mostrato fatto delittuoso al centro dell’indagine
in parallelo: seconda indagine di cui l’evento originario resta fuori campo.
Il modello investigativo è quello dell’abduzione: l’archetipo è Conan Doyle Sherlock Holmes. iL
cinema ha ripreso questo schema aggiornando con registrazione audiovisive, ma confinandolo ai
casi limite, all’eccezione. CSI è tornato a Conan Doyle riportando il modello alla routine quotidiana
del lavoro di una squadra investigativa e in diverse città. CS1 Miami, CSI New york.
Lo scopo della spirale è costruire un mondo narrativo, la cui caratteristica predominante è una
relazione particolare fra tempo e spazio.
Lo spazio è presentato come interfaccia fra due piani
temporali che si interescano nella scena del crimine:
realtà dal presente al passato vs indagine dal passato al
presente
Il montaggio assembla due tipi di immagine:
l’indicativo presente con immagini che si riferiscono
all’indagine. Si parla di indicativo perché è il tempo
dell’oggettività: la luce rende le immagini nitide chiare, ma
da notare che dell’azione non restano che labili indizi non
chiaramente decifrabili( ciò che resta della realtà è ben poco)
condizionale passato flash mentali che illustrano il
progredire delle ipotesi esplicative. Qui invece la azioni
sono tante, ma le immagini sono caratterizzate da durate
fulminea e colori desaturati. Siamo nel regno della
soggettività e dell’approssimazione.
La verità ristabilita dall’indagine mira a una ricucitura, a
una fusione: gli indizi si saldano alle ipotesi. Lo spazio alla
fine risulta essere la cucitura di un tempo scisso in passato e
presente.
CSI indaga sul rapporto fra sguardo e mondo, pensiero e
sguardo che si approssimano alla verità dei fatti attraverso
le apparenze. La verità è ciò che sta nascosto e non appare.
CSI con la sua freddezza tende a marcare la differenza fra
pubblico e privato che resta in ombra ai margini, altre serie
fanno al contrario. In 24 sia l’agente Bauer sia il candidato Palmer si trovano di fronte
all”antinomia di Antigone” che impone la scelta fra i sentimenti e lo Stato. il taglio dell’immagine
nell’ultima inquadrature della prima stagione sancisce la vittoria sul versante pubblico e la
sconfitta sul versante privato.
QUALE MONDO CI RACCONTANO LE SERIE TV
Se il cinema ci consente uno sguardo sul reale, le serie tv compiono un passo avanti nel senso che
non si limitano a cogliere un aspetto della realtà e a cristallizzarlo nel presente cinematografico,
bensì riescono a descrivere la dimensione specifica dell’esistenza umana che è la realtà sociale.
Esse dato il tempo a disposizione sono un contenitore molto più capiente: non si limitano a
illustrare le vicende di un solo personaggio ma seguono i percorsi di più personaggi, li fanno
interagire fra loro e il loro intrecciarsi finisce per rappresentare le entità superiori chiamate in
linguaggio filosofico oggetti sociali. Ma cosa intendiamo in concreto per oggetti sociali:
la coppia
la famiglia
le aziende
le istituzioni
le nazioni
il denaro
le leggi
le frontiere.
Si tratta dunque di entità che entrano nei nostri discorsi e che determinano la nostra felicità o
infelicità. Il problema è che esse non facilmente descrivibili, perché non hanno una localizzazione
precisa nello spazio.
Gli oggetti sociali sono entità dall’identità sfuggente: le serie tv ci consentono di entrare in
profondità e di averne un’esistenza più approfondita. The good wife ci fa comprendere in maniere
perfetta il funzionamento dei tribunali e delle legge in genere. Le serie tv proprio questo fanno: ci
raccontano le dinamiche all’interno di un gruppo, come si distribuiscono i ruoli e il potere al suo
interno, quale rapporto si sviluppa fra il gruppo sociale e i suoi componenti.
Dunque occorre dire che i protagonisti delle serie tv non sono gli individui ma le aggregazioni. In
una fiction come Provaci ancora prof o Fuori orario è tutto incentrato sull’attrice e sul suo
personaggio e anche per questo non sono vere e proprie serie. Sono un mero tributo all’attrice che
si ritiente in grado di richiamare il pubblico. Al contrario le serie per quanto abbiano al loro
interno personaggi carismatici come Donald Draper in Mad Men o Frank Underwood in House of
Cards non gravano sulle loro spalle interamente anzi il contestano in cui operano non resta mai in
ombra. Anzi la loro eccezionalità si concretizza propria nella dialettica fra le loro individualità
fuori dal comune e il microcosmo di cui fanno parte. Neppure il giovane protagonista di Sons of
anarchy per quanto appaia dotato di etica in un universo basato sulla violenza non eroe senza
macchia. Dall’altro lato non abbiamo neppure il superuomo o il nichilista prototipo di tante
narrazioni delle letteratura moderna e contemporanea. La loro eccezionalità può essere pertanto
definita superomismo umanista: sono sempre consapevoli che la loro esistenza ha senso all’interno di
una comunità e anche nel caso in cui vogliano ( House of Cards, Games of Thrones) o debbano ( i
Soprano) esercitare un ruolo di dominio, sono sempre condizionati dal senso di un’appartenenza. Il
celebre detto attribuito a Cesare “ preferirei essere piuttosto che secondo a Roma” non potrebbe
mai valere per Frank Underwood: lui vuole essere lì a Washington D.C. e la sua esistenza fuori dal
cupo microcosmo delle stanze del potere non avrebbe senso.
Lo stesso discorso va fatto quando le serie raccontano le aggregazioni famigliari. Le relazioni
familiari hanno una complessità pari a quella dei gruppi di lavoro. Serie come Californication,
United States of Tara ( significativo il nome), Shameless, mostrano con chiarezza i meccanismi che
regolano la vita in famiglia nelle società contemporanee evolute in tutta la loro complessità e
problematicità. La visione di queste opere ci consente di comprendere come la famiglia non sia
solo un’entità naturale, ma come essa sia davvero il nucleo primario della società come ci
spiegavano le filosofie classiche, con i suoi rapporti di forza, le sue regole costitutive e le sua
evoluzione storica. La famiglia tradizionale analizzata nella serie tv rivela tutto il suo anacronismo:
neppure la famiglia Soprano ancorata ai valori ancestrali dell’Italia del Sud rispetta più i vecchi
canoni. Vedi rapporti conflittuali di Tony con madre e zio. Anche nelle fiction italiane compaiono
le novità ma sono mere concessioni al political correct manca l’analisi ( In Fuori orario l’amico del
figlio della protagonista è figlio di due genitori maschi ma li intravediamo soltanto e ci vengono
descritti mentre fanno le torte)
Interessante notare come le aggregazioni sociali si basino sulla forza per conservare la propria
stabilità: serie come Dexter, The whie, CSI ci dicono che esistono aggregazione speciali votate alla
stabilità di altre aggregazioni, ma in ogni aggregazione qualcuno teme il timone( Fiona in
Shameless)
Un altro aspetto interessante è che perché l’aggregazione familiare possa continuare, devono
formarsi nuove aggregazioni familiari, nuove coppie. Il cinema ha indagato abbondantemente la
coppia nella commedia e nel melodramma. Le serie tv usano dramma, commedia e melodramma
ma loro peculiarità è l’attenzione alla figura dell’adolescente. Serie come Misfits e Glee: mostrano
adolescenti in conflitto fra i loro istinti e la necessità di adeguarsi alle regole dell’aggregazione a
cui appartengono. Il teen drama assomiglia al poliziesco perché indaga e sperimenta il modo in un
cui un’aggregazione può funzionare solamente se gli adolescenti accettano le sue regole e
diventano adulti.
L