La Provincia di Ragusa
Sommario<
DirettoreGiovanni Franco AntociPresidente Provincia Ragusa
Direttore responsabileGiovanni Molè
RedazioneGiovannella Criscione, Clara Damanti,Vincenza Di Raimondo, Pina Distefano
Segretario di RedazioneEnrico Boncoraglio
FotografieAntonio e Massimo Assenza, Tony Barbagallo,Tiziana Blanco, Sergio Bonuomo, Giovanni Ciancio,Maurizio Cugnata, Giuseppe Leone, AndreaMaltese, Andrea Martinazzi, Maurizio Melia,Alessandro Migliorisi, Giuseppe Moltisanti, LuigiNifosì, Giovanni Noto, Carmelo Raniolo, LorenzoSalerno, Gaetano Scollo, Salvatore Tinghino,Vincenzo Zarino.
Hanno collaboratoGrazia Baudo, Maria Carfì, Maria GiovannaCataudella, Daniela Citino, Giovanni Criscione,Adriana Cugnata, Andrea Di Falco, Antonio DiRaimondo, Cettina Divita, Michele Farinaccio,Giuseppe La Barbera, Vincenzo La Ferla, GiuseppeLa Lota, Salvo La Lota, Antonio La Monica, EsterLicitra, Elisa Mandarà, Giuseppe Mustile, SilviaRagusa, Maria Rendo, Raffaele Schembari,Alessandro Tumino.
Direzione e RedazionePalazzo della Provincia - Viale del Fante, 97100Ragusa - Tel. 0932.675322 - 675240Fax 0932. 624022Registrazione Tribunale di Ragusa n. 4 del 24aprile 1986 - Spedizione in abbonamento postalePubbl. inf. al 50% - Autorizzazione n. 220 dellaDirezione Provinciale P.T. di RagusaSito internet: www.provincia.ragusa.itE-mail: [email protected]
Gli scritti esprimono l�opinione dell�autore.
In copertinaModica. Il presepe di sabbiaFoto di Maurizio Cugnata
Impaginazione e stampaC.D.B. - Zona Ind.le III faseTel. e Fax 0932.667976 - 97100 RagusaE-mail: [email protected]
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Attualità. Sicilia e Malta. Senza barriere di Giovanni Molè
Consiglio. Scelte di solidarietà di Adriana Cugnata
Consiglio. Urps. Nicosia guida la commissione viabilità
Ambiente. Tutti per il parco. Ma come farlo? di Antonio La Monica
Diverso parere. Sanità iblea, cambiare si può di Alessandro Tumino
Diverso parere.;Salvaguardare le Comunità di Raffaele Schembari
Commercio. Telesorveglianza, negozi più sicuri di Maria Carfì
Ambiente. Aree di stoccaggio per il polistirolo di Ester Licitra
Gemellaggi. Il patto con l�Oise di Maria Carfì
Anniversari. La Pira torna a San Marco di Antonio La Monica
Volontariato. Dalla parte degli immigrati
Volontariato. di Maria Giovanna Cataudella
Servizi Sociali. Il Servizio Ponte in aiuto dei sordi
Servizi Sociali. di Michele Farinaccio
Università. Una presenza da governare di Maria Carfì
Università. Ci vuole un progetto di rilancio di Giuseppe Mustile
Scuola. I mestieri tra i banchi di Grazia Baudo
Cultura. Laboratorio d�Istruzione di Giovanni Criscione
Primo piano. I maestri della sabbia di Antonio Di Raimondo
Primo piano. Tesoro di un presepe di Giovanni Criscione
Primo piano. Il Natale in fiera di Silvia Ragusa
Cucina. I cibi di una volta di Silvia Ragusa
Cultura. La storia locale? Meglio ristamparla di Salvo La Lota
Cultura. La Sicilia secondo Matteo di Silvia Ragusa
Cultura. Sicilia, la mia prigione
Cultura. Voci e sogni di prigione di Elisa Mandarà
Chiesa. I Cappuccini lasciano Vittoria dopo 300 anni
Chiesa. di Giuseppe La Barbera
Libri. Amigdala, il mio viaggio interiore di Daniela Citino
Libri. Dora Spataro, la luce dopo il lutto
Cinema. Costa iblea, luci di festival di Andrea Di Falco
Cinema. Quel corifeo di Colapresti
Musica. Quel criceto di Giuliana di Cettina Divita
Musica. Il Belgio applaude il coro
Teatro. Luoghi inediti, palchi diversi di Silvia Ragusa
Tradizioni. Caro carretto� di Vincenzo La Ferla
Premi. Oscar, finestra aperta sul calcio di Giuseppe La Lota
Pallanuoto. Il debutto della Sikla di Maria Rendo
Album. Monterosso, il Presepe degli Iblei di Giovanni Molè
Album. Fotoservizio di Andrea Martinazzi e Gaetano Scollo
Periodico d�informazionedella Provincia Regionaledi RagusaAnno XXII - n. 6Dicembre 2007
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Un evento, ma non solo. Sitratta comunque di una datastorica per l�Isola di Malta.
L�ingresso nell�area Schengendell�Isola dei Cavalieri è avvenutoufficialmente il 21 dicembre 2007,anche se il Paese fa partedell�Unione Europea già dal 1 mag-gio 2004. Il ritardo è dovuto ad ungraduale adeguamento ai requisitinormativi e tecnici che ogni Paesedeve possedere per poter essereammesso a Schengen.Gli accordi firmati il 14 giugno1985 a Schengen, cittadina delLussemburgo, sono un passo fon-damentale nel processo di unionedell�Europa e i suoi obiettivi sono adir poco fondamentali da raggiun-gere. Con essi si mira infatti ad abo-lire i controlli sistematici delle per-sone alle frontiere interne dellospazio Schengen e, quindi, si regi-stra la libera circolazione delle per-sone senza alcun passaporto,anche se nel contempo è previstoun rafforzamento delle frontiereesterne. Importanti passi avanti siregistreranno nella lotta alla crimi-nalità organizzata e ai traffici illeci-ti. Ci sarà infatti la possibilità per leforze dell�ordine di ottenere unamaggiore collaborazione e di poterintervenire in alcuni casi anche oltrei propri confini. Inoltre si prevedeun�integrazione delle banche datidelle forze di polizia in un unicosistema (il Sistema informazione diSchengen).L�ingresso di Malta nell�areaSchengen alla vigilia di Natale èstato segnato simbolicamente dalviaggio compiuto proprio nella pro-vincia di Ragusa (a sottolineareancora di più il grande legame diMalta con questa provincia e conl�Italia in generale) dalla delegazio-ne maltese, guidata dal Vice Primo
Ministro Tonio Borg, dal Ministrodegli Esteri e delle ComunicazioniCensu Galea. Le autorità maltesisono state accolte al porto diPozzallo dal sottosegretario agliEsteri Bobo Craxi, dal capo dellaPolizia, prefetto AntonioManganelli, dal prefetto di RagusaMarcello Ciliberti, dal presidentedella Provincia Franco Antoci, dalsindaco di Pozzallo GiuseppeSulsenti e da tutti i sindaci deicomuni iblei. La delegazione malte-
se, dopo un primo saluto nei localidella Capitaneria di Porto diPozzallo, è stata accolta nell�aulaconsiliare del Palazzo dellaProvincia dal presidente FrancoAntoci e dal presidente delConsiglio Provinciale GiovanniOcchipinti.Nel saluto rivolto al vice primoministro Tonio Borg, il presidenteAntoci ha sottolineato il momentostorico perché �con l�abbattimentodelle frontiere marittime ora Malta è
Sicilia e Malta.Senza barriere< >di Giovanni Molè
Attualità
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<Il vice primo ministro di Malta Tonio Borg accolto dal presidente Franco Antoci>
Attualità
ancora più vicina alla Sicilia ed allaProvincia di Ragusa in particolare�.�L�entrata di Malta nel sistemaSchengen � ha detto Antoci � devefavorire un intensificarsi dei rappor-ti di cooperazione nel turismo e nelcommercio nonché una fortecoesione dei rapporti di amicizia edi scambi culturali. Con le ultimebarriere cadute tra l�Italia e Malta, ilMare Mediterraneo è diventato dav-vero un mare di pace e di fratellan-za, come auspicato da Giorgio LaPira, il quale essendo originario diPozzallo aveva intuito da tempo ilprofilarsi di questi scenari. Non èinfatti un caso che l�accoglienza alladelegazione maltese sia avvenutaproprio a Pozzallo, paese natio di LaPira, profeta di pace�.L�ingresso nell�area Schengen èstato accolto favorevolmente inprimo luogo dagli stessi maltesi.Scorrendo i quotidiani nazionaliviene dato grande rilievo all�eventocon un�ampia titolazione sulle primepagine dei tabloid maltesi.L�ingresso nel sistema Schengen èconsiderato di fondamentale impor-tanza per la storia del paese, vistigli enormi vantaggi di cui i maltesipotranno godere. Essere cittadinieuropei è considerato infatti comeun vero e proprio allargamento deipropri diritti civili, senza contare poiche il paese godrà di effetti positivianche dal punto di vista economico.Lo scambio di merci e di passegge-ri facilitato accrescerà il commerciostesso e ovviamente avrà ripercus-sioni benefiche anche sul turismo,tanto che già sono stati ventilatiaccordi con diversi tour operatorcinesi. Il tutto è visto poi ancor piùfavorevolmente dal momento chegli accordi di Schengen prevedononutrite misure di sicurezza. Già inprecedenza per poter essereammessa al trattato, Malta si èovviamente dovuta adeguare aiparametri richiesti, e questo ha por-tato a grandi investimenti non solonelle infrastrutture ma anche inuomini addetti alla sicurezza alta-mente specializzati. Inoltre i con-trolli saranno più intensificati e tesia contrastare la lotta alla criminali-
tà, l�immigrazione clandestina e iltraffico internazionale di stupefa-centi. Lo stesso presidente malteseFenech Adami ha salutato positiva-mente l�ingresso nel sistema Schen-gen perché �migliorerà notevol-mente i nostri sistemi di informazio-ne e li aiuterà a sostenere lo sforzodella Comunità Europea nel com-battere il crimine organizzato, l�im-migrazione irregolare ed il trafficointernazionale di sostanze illecite�.Nel suo intervento di saluto il viceprimo ministro Tonio Borg ha sotto-lineato la grande vicinanza conl�Italia avviata a metà degli anni �60quando l�allora presidente delConsiglio dei Ministri Aldo Moro fu il
primo premier a visitare Malta dopola dichiarazione d�indipendenzadalla Gran Bretagna, avvenutacome si ricorderà il 21 settembre1964.�Con l�ingresso nel sistemaSchengen � ha aggiunto Borg - si ècompletato il nostro processo diintegrazione con l�Unione Europea.Possiamo ben dire ora che il desti-no dell�Europa è oramai il nostrodestino�.Il processo d�ingresso nel sistemaSchengen si esaurirà nel mese dimarzo 2008 con l�abolizione dellefrontiere aeree: da quel momentol�Isola dei Cavalieri sarà a pienotitolo in Europa.
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<L�ingresso di Malta nel sistema Schengen. La delegazione maltese guidata dal vice primoministro Tonio Borg ricevuta alla Provincia dal sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi, dalpresidente Franco Antoci e dal presidente del consiglio provinciale Giovanni Occhipinti>
Consiglio
Il Consiglio Provinciale, anchenella nuova legislatura, confer-ma la sua scelta in favore della
solidarietà internazionale. Nel solcodi una tradizione inaugurata 5 annifa dall�ex presidente NelloDipasquale, anche il nuovo consi-glio provinciale ha deciso di devol-vere 25 mila euro della propriadotazione in favore di due iniziativedi solidarietà internazionale. Laprima iniziativa ad essere beneficia-ta è stata quella in favore del Cope(Cooperazione Paesi Emergenti)che già lo scorso aveva avuto stan-ziato 20 mila euro per la realizza-zione di un presidio medico sanita-rio nel Perù, quest�anno invecesono stati deliberati 5 mila eurodestinati all�acquisto delle attrezza-ture dello stesso ospedale di Lima.Gli altri 20 mila euro sono statiinvece assegnati al progetto �Unponte per la vita� che punta allacostruzione di un�ala pediatricadell�Ospedale di Pietrmoritzburg inSudafricaIl Consiglio Provinciale ha delibe-rato la devoluzione dei fondi in ini-ziative di solidarietà ad associazionidi volontariato che sono fondate odelle quali fanno parte cittadinidella provincia. C�è una Provinciasolidale che lotta giorno dopo gior-no e si impegna con azioni concre-te per poter far giungere il proprioaiuto concreto nei Paesi delSudamerica e dell�Africa dove lecondizioni di vita sono al limite dellasopravvivenza e dove c�è bisogno diaiuto e di strutture.I consiglieri provinciali hannovotato favorevolmente e all�unani-mità alla destinazione dei fondi alledue associazioni che ne hanno fattorichiesta, le quali potranno portarea compimento due progetti diversima molto importanti. A ringraziare
il Consiglio Provinciale per la sceltadeterminata è intervenuto donGiuseppe Burrafato, responsabiledell�Ufficio della Pastorale Missio-naria della diocesi di Ragusa e lapresidente dell�Associazione �UnPonte per la vita�, Clara Tumino.Le iniziative di solidarietà interna-zionale sono ormai una consuetudi-ne nell�attività della ProvinciaRegionale di Ragusa. Non ci sonosolo i progetti di soggiorno per ibambini della Bielorussia e dellaBosnia ospitati da diverse famiglieiblee, ma anche iniziative che pun-
tano a realizzare opere nel TerzoMondo. È oramai da cinque anniche il Consiglio provinciale riesce afar arrivare il proprio aiuto concretoin diverse parti del mondo grazieproprio alla grande e rilevante atti-vità delle diverse associazioni iblee.Nel 2006 ad esempio il contributodato al Cope aveva permesso lacostruzione del presidio sanitario aLima, così come nel 2004 un altroimportante progetto era stato intra-preso dal momento che il Consiglioprovinciale aveva creduto for-temente nell�iniziativa promossa
Scelte di solidarietà< >
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di Adriana Cugnata
<Il presidente del Consiglio Provinciale consegna l�assegno di 5 mila euro al responsabiledell�Ufficio della Pastorale Missionaria della diocesi di Ragusa don Giuseppe Burrafato>
Consiglio
dall�Associazione �Abbracci senzafrontiere� che forte del contributoricevuto aveva potuto muovere iprimi passi per realizzare l�obiettivodi costruire in Uganda a Kampala,una casa famiglia per i bambinimalati di Aids. E ancora l�annoprima vi era stato il contributoall�associazione di padre Amato cheaveva realizzato una scuola inAfrica, così come nel 2003 con ifondi del Consiglio si era procedutoad attivare il caseificio di Visegrad,cittadina della Bosnia Occidentaleche dista solo 100 km da Sarajevo,col contributo all�associazione�Lama� di Enna.Si tratta dunque di progetti real-mente concreti e soprattutto neces-sari nelle zone interessate dagliinterventi. Ma d�altra parte laProvincia Regionale ha sempreavuto un occhio di riguardo per lasolidarietà e come ha più voltedichiarato il presidente FrancoAntoci �è questa una caratteristicadella nostra amministrazione cheogni anno si va sempre più accre-scendo e rafforzando�Il presidente del consiglio provin-ciale Giovanni Occhipinti ha avutomodo di sottolineare, durante il suointervento in Consiglio, la sensibilitàdel nuovo Consiglio per i temi dellasolidarietà e si è dichiarato moltosoddisfatto soprattutto della conti-nuità che si è riusciti a dare a que-sta iniziativa nel corso degli anni.�L�iniziativa � afferma il presiden-te Occhipinti - è in realtà un�ereditàdella scorsa legislatura. E il nuovoConsiglio, di indubbio ed elevatospessore umano, ha deciso di farepropria e rinnovare questa iniziativache in passato è stata moltoapprezzata e che ha dato lustroall�attività consiliare. I contributideliberati alle due associazioni per-metteranno di portare a compimen-to un�opera in Perù e di intrapren-derne una del tutto nuova inSudafrica: in entrambi i casi si trat-ta di progetti rilevanti e e dalla fortepregnanza sociale. Insomma, ilConsiglio Provinciale non ha man-cato di scrivere una pagina dibuona politica�.
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Il consigliere provinciale FabioNicosia, capogruppo consiliaredella Margherita, è stato eletto aPalermo, presidente della Commis-sione Viabilità e Trasporti dell�UnioneRegionale delle Province Siciliane.Uno dei primi impegni del neo presi-dente della Commissione sarà quellodi attivare tutte le interlocuzioninecessarie per finanziare la variantedella S.S. 115 nel tratto Vittoria-Comiso che la Regione Siciliana nonha inserito tra le priorità nell�accordocon l�Anas, come ha avuto modo diannunciare il presidente Ciucci aduna delegazione di amministratorilocali guidata dal presidente dellaProvincia Franco Antoci.�L�impegno per la S.S. 115 � dice ilconsigliere Fabio Nicosia � è priorita-rio perché si tratta di un�infrastruttu-ra strategica per la viabilità di tutto ilterritorio ibleo e in particolare delversante ipparino. Su quest�arteriasono stati accumulati anni di ritardoe dopo che il progetto di variante èstato completato, non possiamosentirci dire che non c�è la coperturafinanziaria perché non si tratta diun�opera prioritaria. Incalzeremo ilGoverno Regionale e l�Anas per anti-cipare l�inserimento di quest�operanel piano delle priorità perché nonpossiamo pagare a caro prezzo lanostra marginalità geografica. Manon ci occuperemo solo della S.S.115. Seguiremo da vicino anche l�i-ter per l�assegnazione dei fondi perla viabilità secondaria. 84 milioni dieuro per i prossimi 3 anni sono fondiimportanti per cambiare il volto dellarete stradale provinciale. Fondi checonsentiranno l�ammodernamento dimolte strade della provincia. Cosìcome non trascureremo la nostraattenzione sul raddoppio dellaRagusa-Catania, un�opera attesa datanto, troppo tempo che può cam-biare il volto del nostro territorio eche la sua realizzazione porterà disicuro un grande beneficio, non soloeconomico, ma anche sociale e cul-turale. Una moderna ed efficace rete
viaria al servizio del territorio porte-rà all�annullamento di quel gap infra-struttrutturale che tanto ci ha pena-lizzato e potrebbe favorire la cresci-ta del turismo che resta una nostrainesauribile risorsa. Il 2008 sarà l�an-no del nuovo aeroporto di Comisoma per rendere questa provinciasempre più competitiva e con unaforte attrazione turistica dobbiamoavere strade all�altezza dei tempi,nuovi porti turistici e commerciali maanche ferrovie non ottocentesche.La provincia di Ragusa ha la �maglianera� tra le province italiane per ilpiù basso indice di infrastrutturazio-ne, ora dobbiamo scrollarci di dossoquesto record negativo, comincian-do a risolvere i problemi burocraticiche non permettono la realizza-zione di alcune infrastrutture.L�approvazione del progetto dellavariante della S.S. 115 Vittoria-Comiso, ancora fermo nei meandriburocratici della Regione Siciliana èun primo obiettivo da perseguire,così come lo spostamento di prioritànel piano triennale 2007-2010. Soloun lavoro sinergico di tutta la classedirigente della provincia può portarea risultati decisivi per il nostroterritorio�.
<Urps/Nicosia guida la commissione viabilità>
<Fabio Nicosia>
Tutti per il Parco.Ma come farlo?< >
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Ambiente
Il Parco nazionale degli Ibleipotrebbe essere il primo parconazionale della Sicilia. Il Senato
ha, infatti, deciso di costituirlo con il�collegato� alla legge finanziaria 2008.Il parco ricade nelle province diSiracusa, Ragusa e Catania.L�assessore provinciale di Siracusa allaPianificazione territoriale PaoloUccello ha annunciato di volersi farepromotore di un protocollo d�intesacon le altre due province interessateper avviare le procedure di legge perla organizzazione del parco e la indivi-duazione delle fonti di finanziamento.Fin da oggi sono comunque disponibi-li 250 mila euro per le prime spese diavviamento.Ma perché nasce il Parco degli Iblei?L�obiettivo principale � secondo i pro-ponenti � è quello di mantenere inte-gri i caratteri peculiari di questa partedi Sicilia, nella certezza di poter valo-rizzare � dal punto di vista anche eco-nomico � l�enorme patrimonioambientale-storico-culturale degliIblei.L�impegno è di salvaguardare -attraverso un approccio metodologi-co�interdisciplinare - il preziosissimopatrimonio naturalistico ed antropicoed in particolare la biodiversità e lepeculiarità culturali dell�area iblea, maanche - tenendo conto dei numerosied autorevoli apporti culturali e scien-tifici già acquisiti nel tempo - di pun-tare sulle particolarità, suggestioni,potenzialità compatibili e su un futurosostenibile e durevole del territorioper salvare il capitale naturale (sor-genti, cave, grotte e boschi) e la ric-chezza etno-antropologica, a partiredalla storia dei siti, dai saperi, dai pro-dotti, dalle �carte d�identità� dei luo-ghi, dalle preesistenze e stratificazionie, quindi, dai grandi patrimoni pae-saggistici, archeologici, architettonicie naturalmente di quella che è stata
definita � Università della Natura�. IlParco nasce per una proposta econo-mica per far durare nel tempo il capi-tale fisico materiale (con la manuten-zione dei manufatti), nasce per pro-muovere il capitale ambientale con unturismo eco-compatibile, nasce peroperare una saldatura con i territori,patrimonio dell� Umanità, compresinell�Heritage List dell�Unesco. Ma sucome realizzarlo e come procedere aduna perimetrazione c�è in corso unvivace e serrato dibattito. Diverse leposizioni in campo ma una volontàemerge su tutti: il parco lo voglionotutti. Semmai, il problema è un altro.Come farlo e con chi? A tal propositol�assessore provinciale al Territorio edAmbiente Salvo Mallia ha promossoun incontro tra tutti gli enti interessa-ti e le associazioni ambientaliste perfare il punto della situazione alla pre-senza dell�assessore regionale alTerritorio ed Ambiente RossanaInterlandi. Insomma, ha avviato ilconfronto.-Assessore Mallia perché que-sto interesse per il nostro territo-rio tale da voler creare un Parco?
�L�area iblea è senza dubbio tra lepiù belle e ricche di storia . Abbiamoun patrimonio paesaggistico, naturali-stico, etnoantropologico, archeologicoe culturale di immenso valore. Che vasenz�altro tutelato. Inoltre nel nostroterritorio insiste la più grande densitàd�Europa di biodiversità, per caratteri-stiche bioclimatiche, fitogeografichedella flora iblea, faunistiche, per catte-ristiche geomorfologiche, geologiche egeochimiche. Questo spiega il grandeinteresse per il nostro territorio�.-Il Parco per il territorio equi-vale ad un vincolo o ad uno svi-luppo?�Il Parco degli Iblei, così come èstato concepito da chi forse il territo-rio non lo conosce nella sua interezza,di certo può rappresentare un vincolonon indifferente per alcune zone e peralcuni settori produttivi che si trove-rebbero a dover fare i conti con unaserie di restrizioni difficili da far coin-cidere con le esigenze di mercato, conla necessità di servizi più efficienti einfrastrutture moderne. La proposta diinclusione di 180 ettari delle 3 provin-ce significa che tutto il territorio degli
di Antonio La Monica
Ambiente
Iblei è un Parco. Anche per questo èstato definito da alcuni �ParcoUrbano�. E� pur vero che altri settorieconomici e altre aree, come le ZoneMontane, per esempio, troverebbero,invece, nel Parco una possibilità dicrescita e di sviluppo notevoli, perchéverrebbero ad essere inseriti in circui-ti di turismo nazionale ed internazio-nale e perché avrebbero di certo unamaggiore capacità di attrazione difondi pubblici, a cominciare da quellieuropei. Certamente, quindi, il Parcorappresenta un�opportunità per alcunicomparti. Il nostro obiettivo è farlodiventare un�opportunità per tutti gliattori del territorio�.-Qual è la soluzione per mette-re tutti d�accordo?
�La soluzione è la concertazione.Non permetteremo a nessuno diimporci dall�alto i confini ed i relativicriteri di gestione. Sarà un Parco che�nascerà dal basso� ovvero dal territo-rio. E proprio a tal fine a breve inse-dieremo un �tavolo tecnico� cui faran-no parte tutti i sindaci dei comuni rica-denti nell�ipotesi di Parco prevista dalComitato Promotore, i rappresentantidelle categorie produttive, i rappre-sentanti delle associazioni ambientali-ste e delle associazioni venatorie.Oltre a tutti gli Enti che hanno com-petenza nella tutela e salvaguardiadel territorio. Tutti insieme decidere-mo i percorsi per realizzarlo, la suaperimetrazione e la regolamen-tazione ed i criteri di gestione che rite-
niamo più confacenti all�area iblea�.-Parco Nazionale o ParcoRegionale?�La Sicilia è una Regione a StatutoSpeciale, peranto, è la Regione, comeha avuto modo di dire l�AssessoreRegionale Rossana Interlandi nell�in-contro promosso nella sala convegnidel Palazzo della Provincia a metàdicembre, ad avere competenza pri-maria nell�istituzione del suddettoParco, pertanto non può essere sca-valcata dall�imposizione dello Stato.La materia urbanistica in Sicilia è sog-getta alla potestà legislativa esclusivadell�assemblea regionale siciliana. Inogni caso, prima di definire le nuovezone protette, si sarebbe dovuta rag-giungere un�intesa con la Regione.Per cui, anche se la Finanziaria lo defi-nisce Parco Nazionale, il parco saràregolamentato dalle leggi regionali inmateria�-Parco-sì, Parco-no: come fini-sce questo dilemma?�Il problema non è: sì o no al Parco.Il Parco verrà comunque fatto. E� giàstato previsto nella Legge Finanziaria2008. Il problema è l�estensione ecome realizzare il Parco. Sta a noidare prova di grande maturità e sen-sibilità e creare il Parco degli Iblei amisura del nostro territorio, in mododa rimuovere a monte tutte quellerealtà che possono generare conflitti.In definitiva sì ad un Parco che pre-servi la straordinaria bellezza paesag-gistica e culturale della nostra terra; sìad un Parco che incrementi il turismoibleo e lo proietti in un circuito inter-nazionale; sì ad un Parco che permet-ta di fruire dei fondi europei e sì ad unParco che permetta a zone, qualiquelle montante, di beneficiare appie-no dei vantaggi che può offrire l�ap-partenervi. Ma un �no� deciso ad unParco che �ingessi� il nostro tessutoproduttivo, le nostre industrie e lenostre zone artigianali. No ad unParco che ci neghi la possibilità di uti-lizzare energia alternativa. No ad unParco che limiti la nostra produzioneagricola. No ad un Parco che ci vieti dicreare nuove infrastrutture in unaprovincia deficitaria come lo è lanostra. In una parola �no� ad unParco che ci venga imposto dall�alto�.
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Malliasull�istituendoParco degliIblei: il nostroobiettivo èfarlo diventareun�opportunitàper tuttigli attoridel territorio
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Diverso parere
I problemi della sanitàin provincia di Ragusa.Dalla riorganizzazionedella rete ospedaliera allaqualità e quantità deiservizi; dalla paventatachiusura delle guardiemediche alla mancataattivazione di divisionispecialistiche di rilievo peril territorio. Analisi dellostato di salute della sanitàiblea e proposte per unasanità nuova e possibile.Di seguito le opinionidei consiglieri provincialiAlessandro Tumino (Sini-stra Democratica) e Raf-faele Schembari (Udc).
Affrontare il tema �Sanità inProvincia� oggi, non è scevroda rischi politici, ma appare
chiaro che, chi come me, da profes-sionista della salute, ha chiesto edottenuto il consenso al corpo eletto-rale non può esimersi dal fornire ilproprio contributo. Proprio per dareun contributo fattivo e costruttivosalto a piè pari qualsiasi considera-zione sulle scelte compiute a livelloregionale e sul modello �lombardo�di sanità, che abbiamo importatonella nostra Isola, pur non avendoné il Pil della Lombardia, né la stes-sa capacità e mentalità organizzati-va. In provincia di Ragusa la �Sanità�gode di un livello quali-quantitativomedio alto, sia se ci riferiamo all�o-spedale sia se si fa riferimento al ter-ritorio, con alcune punte di francaeccellenza e qualche raro esempio didecadenza: questo almeno fino adun paio di anni fa. E qui è giustointrodurre una prima nota dolente elanciare l�allarme sulla Sanità nellanostra Provincia. I dati inseriti nelPiano di Risanamento e
Contenimento, che la Regione havisto approvato dal Ministero dellaSalute, in quarta stesura pena ilCommissariamento della stessa,penalizzano oltremodo una realtàpiccola, operosa ed organizzatacome la nostra. Siamo trattati allastregua di quelle realtà che hannoveramente fatto il �buco� nellaSanità Regionale, imponendoci taglie tariffe che una delle poche realtàcon i conti a posto non merita. Oggiho due principi per i quali battersi: ilprimo è la difesa a tutto campo delServizio Sanitario Ragionale (lo pre-ferivo Nazionale ma ahimè oggi nonè più SSN ma SSR) come sistemacapace di garantire Livelli Essenzialidi Assistenza quanto più omogeneipossibili, basato sulla fiscalità gene-rale e che sia equo, solidale cioè inpratica credo ancora nei principi san-citi dalla 833/78; il secondo, è la�sostenibilità economica� del SSRper la quale bisogna sforzarsi diessere propositivi, di avere larghevedute e di superare i piccoli interes-si localistici o di parte. Oggi si discu-te sulle Guardie Mediche ma mi chie-
do quanti cittadini hanno contezzadei costi di una chemioterapia peraffrontare quel �male� che oggiquasi non risparmia nessuna famigliae che fortunatamente affrontiamocon risultati globalmente eccellentitant�è che l�Italia è il paese al Mondoin cui la sopravvivenza a 5 anni daquesta diagnosi è la più elevata.Oggi si discute sulle GuardieMediche senza sapere che non sonosufficienti i posti letto per la lungo-degenza e la riabilitazione, che man-cano le Residenze Sanitarie Assistite,che mancano le Comunità terapeuti-che assistite per i malati di mente eche non ci sono posti letti per i postcomatosi o per chi rimane in statovegetativo o più semplicementesenza sapere che nella nostra Asl dal23.05.2007 non è più possibile averel�Assistenza Domiciliare Integratasempre per carenza di risorse econo-miche. E� logico che tutta questaassistenza ricade sulle nostre fami-glie a costi a volte insostenibili per lacronicità della patologia. Oggi si dis-cute dell�accorpamento di repartiospedalieri uguali magari posti apochi chilometri l�uno dall�altro edancora non sono presenti importantispecialità dalla forte incidenza (sipensi alla Neurochirurgia od allaOncoematologia) e non sono ancorachiari i criteri che ispirano la raziona-lizzazione della rete ospedaliera, datutti ritenuta indispensabile. Occorrea mio avviso una progettualità sulterritorio che mantenga la qualità ela quantità dei Servizi resi alla nostrapopolazione e che elimini solo glieventuali sprechi o quello che non èpiù sostenibile ed è sostituibile conefficaci alternative, senza eliminareciò che spreco non è, partendo dallaconsiderazione che tutti gli attorisiano essi politici, siano tecnici odamministratori debbano porsi in
Sanità iblea,cambiare si può< >
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<Alessandro Tumino>
Diverso parere
ascolto, recepire suggerimenti emostrarsi disposti anche a qualchepiccola rinuncia o a qualche sacrifi-cio, pur di mantenere o meglioaccrescere l�Assistenza che abbiamo.Non è possibile però prescinderedalla difesa della nostra sanità aPalermo, dalla difesa delle risorseche ci spettano, in misura proporzio-nale, senza dover subire ingiusti taglio torti nell�assegnazione di quellerisorse che una popolazione operosaed operatori da sempre attenti edoculati, meritano. In contemporaneapropongo l�apertura degli �StatiGenerali� della sanità iblea, coordi-nati dall�Amministrazione Provincialequale Ente di tutela, gestione e con-trollo sovracomunale, con una seriedi tavoli tematici dove i Sindacati, itecnici, i manager e le forze politichesi confrontino. Dobbiamo ragionaresu proposte serie, attuabili e sosteni-bili, sulla emergenza territoriale e sul118, sull�assistenza territoriale ivicompreso il sistema delle GuardieMediche integrato con l�AssistenzaPrimaria e con i Pronto SoccorsiOspedalieri, ove occorre ridurre itempi d�attesa ad esempio con gliambulatori per i codici bianchi, sullarete dei Poliambulatori per finire allarazionalizzazione della rete ospeda-liera e alla implementazione dellarete di quei servizi che hanno valen-za sanitaria ma anche sociale e quin-di RSA e CTA, ivi compreso il ruolodelle ex IPAB (speriamo prestoASSAP), che costituiscono un patri-monio sociale non sfruttato nellarete dei Servizi alla cronicità, che èritenuta, da tutti gli operatori del set-tore, la vera scommessa del futuro.Se difendiamo le nostre risorse aPalermo e nel contempo scommet-tiamo tutti, partendo dai principi chefurono alla base della 833/78, rive-dendo alcune criticità, rinunciandoad alcuni privilegi non più sostenibi-li, premiando il lavoro e la professio-nalità, facendo dell�integrazione conil sociale un obiettivo irrinunciabile,sono convinto che daremo ai nostriconcittadini la sanità che meritano.
Alessandro TuminoCapogruppo ConsiliareSinistra Democratica
><la provincia di ragusa 9
L�esigenza di alcuni governi regio-nali di rispettare gli impegniassunti con lo Stato attraverso icosiddetti �Piani di rientro� ha ripor-tato il dibattito nelle sedi del confron-to istituzionale tra Regioni ed EntiLocali. Ciò anche a seguito delle rica-dute che tali strumenti di program-mazione stanno generando nei terri-tori di riferimento in termini di affie-volimento delle prestazioni sanitariefino ad ieri garantite. Nella RegioneSiciliana, anch�essa sottoposta allemisure del �Piano di rientro� pattuitocon lo Stato, si registrano quotidianeforme di proteste che vedono oppor-re le comunità locali avverso ogni tipodi chiusura delle Guardie Mediche, dirazionalizzazione delle strutture ospe-daliere esistenti e/o di ottimizzazionedei servizi sanitari.L�adozione di una strategia diaffiancamento delle postazioni diguardia medica alle unità di emergen-za/urgenza delle strutture ospedaliereavrebbe il sicuro intento di assicurareun separato canale di smaltimentodelle richieste di intervento caratteriz-zate da codici di accesso a basso onullo rischio clinico. Tale processo didecongestionamento delle aree ospe-daliere di emergenza/urgenza trove-rebbe utile integrazione con l�esten-sione della disponibilità oraria dellamedicina di famiglia (h 12) anche gra-zie al più estensivo ricorso all�associa-zionismo professionale.Dal punto di vista socio-sanitario laprovincia di Ragusa ricade per interonella giurisdizione della Asl 7 a cui siaggiunge l�Azienda Ospedaliera diRagusa. Questi Enti dovrebberointerfacciarsi con la Conferenza deiSindaci della provincia da cui trarreispirazione per la loro azione istituzio-nale. Tuttavia le azioni che ne deriva-no risultano scoordinate e moltospesso inappropriate al soddisfaci-mento delle esigenze della popolazio-ne. Ciò viene attribuito alla realeimpossibilità di programmazione dellapolitica socio-sanitaria su scala pro-vinciale e quindi ad una sua mancataunivoca rappresentazione a livello
regionale (sede della governance deiprocessi socio-sanitari). Troppo spes-so quindi la Regione si trova ad ope-rare scelte di programmazione senzaaver avuto un quadro locale di riferi-mento da cui trarre spunto per il con-seguimento dei propri obiettivi.In questo quadro sarebbe auspica-bile che l�Amministrazione provincialesi facesse promotrice di una iniziativatendente a coordinare tutti gli attoridella politica socio-sanitaria del pro-prio territorio. Si pensi ad una�Conferenza Permanente Provincialesocio-sanitaria� composta da unorganismo tecnico-politico che vedala partecipazione dei rappresentantidella Provincia e dei Comuni Iblei.Attraverso tale strumento si potrebbeaddivenire alla compilazione di unPiano Socio-Sanitario provinciale incui siano salvaguardate le necessitàpeculiari delle varie Comunità, lacapacità operativa del ServizioSanitario e gli obblighi di budgetimposti dalla programmazione regio-nale. Tutto questo, inoltre, permette-rebbe al Sistema socio-sanitario ibleodi sviluppare proposte per la suaarmonica evoluzione futura presen-tandosi in sede di programmazioneregionale come un corpus unicum dicui tener conto anche in rapporto allealtre realtà regionali.
Raffaele SchembariConsigliere provinciale Udc
<Salvaguardare le Comunità>
Commercio
Commercio in apprensione. Unsettore che in provincia diRagusa non sta vivendo una
fase tranquilla. Se da un lato larecessione economica fa sentire isuoi effetti, dall�altro c�è da registra-re la recrudescenza della microcri-minalità. Così per rispondere ad unarichiesta sempre più insistente delleassociazioni di categoria, presenta-ta al tavolo provinciale del commer-cio indetto dall�assessore alloSviluppo economico Enzo Cavallo,la Giunta Provinciale ha deliberatoun provvedimento che fissa contri-buti economici alle piccole impreseper l�installazione nelle proprieaziende di dispositivi di telesorve-glianza.Il provvedimento prevede l�eroga-zione di un contributo pari al 30%delle spese complessive sostenutedalle piccole imprese (cioè conmeno di dieci dipendenti) che met-tano in atto dei progetti aziendalifinalizzati alla realizzazione diimpianti in grado di accrescere illivello di sicurezza nelle sedi dovesvolgono la propria attività, otte-nendo in tal modo una sorveglianzacontinuativa sia diurna che nottur-na. Ovviamente si richiede che l�in-stallazione sia eseguita da dittespecializzate, regolarmente iscritteper almeno tre anni nel registrodelle imprese presso la Camera diCommercio, dal momento che lestesse sono infatti tenute a rilascia-re l�attestazione di conformità del-l�impianto alle normative vigenti.Punto rilevante del progetto chemira a conferire maggiore efficienzaa tutto il sistema di sicurezza è l�ob-bligo da parte degli esercenti di farcollegare questi dispositivi ad un�u-nica centrale di raccolta degli allar-mi che avrà il compito di discrimi-nare i falsi allarmi da quelli veri e di
comunicare in tempo reale con leforze dell�ordine affinché interven-gano immediatamente in modo dadissuadere i malviventi dai tentatividi furto.�Il provvedimento varato dallaGiunta Provinciale - afferma il presi-dente Franco Antoci - vuole coniu-gare due fattori: da un lato dare unsostegno esplicito ai commercianti edall�altro migliorare la loro sicurez-za. È un segnale chiaro verso que-sta categoria che sta attraversandoun periodo molto delicato�.L�iniziativa di finanziare in partegli impianti di telesorveglianza degliesercizi commerciali era stata inse-rita nel programma elettorale delpresidente Antoci e condivisa dal-l�associazione dei commercianti.Ora bisognerà provvedere a redige-re il relativo regolamento da sotto-porre al Consiglio Provinciale perpoi provvedere alla successiva ema-nazione di un bando che individui irequisiti richiesti oltre che le moda-lità e i termini per l�accesso dei
commercianti al beneficio fissatodalla Giunta Provinciale.�Col provvedimento varato - affer-ma l�assessore Enzo Cavallo - abbia-mo voluto dare dei segnali ben pre-cisi: incoraggiare e sostenere i com-mercianti per l�installazione delleapparecchiature di telesorveglianzaall�interno dei loro esercizi ed espri-mere concretamente la volontàdella Provincia nel contrasto allamicrocriminalità in modo da assicu-rare l�incolumità dei commerciantispesso esposti a rischi non sempreprevedibili. Chiederemo al ConsiglioProvinciale in sede di previsionedell�esercizio finanziario 2008 diappostare nel relativo capitolo dibilancio le somme adeguate rispet-to alle reali esigenze del settore�.Anche il presidente dellaConfcommercio di Ragusa, CesareSorbo si è dichiarato favorevole alprovvedimento: �Credo che sia unostrumento utile e indispensabile pervenire incontro alle esigenze deicommercianti. Dotarsi di sistemi ditelesorveglianza per scongiurarenon solo i furti ma anche i piccoliatti vandalici è una soluzioneabbracciata da molti enti pubblici,che hanno preso provvedimenti intal senso già da alcuni anni, inmodo d�accrescere la sicurezza deicittadini�.Prima di procedere all�installazio-ne di un sistema di videosorveglian-za si deve valutare correttamentese il suo uso è proporzionato agliscopi da perseguire o se invecerisulta essere superfluo. Infine sideve provvedere ad informare cor-rettamente i cittadini della rilevazio-ne dei dati e dell�esistenza di unsistema di telesorveglianza e i datiraccolti salvo casi particolari nonpossono essere conservati nellebanche dati per più di 24 ore.
Telesorveglianza,negozi più sicuri< >
><la provincia di ragusa10
di Maria Carfì
<Un impianto di telesorveglianza in unnegozio del centro storico di Ragusa>
Ambiente
><la provincia di ragusa 11
Attivazione di alcune aree distoccaggio nei centri terricolidella provincia di Ragusa che
vivono maggiormente l�emergenzadello smaltimento del polistirolo.L�annuncio è dell�assessore alTerritorio e Ambiente Salvo Malliache vuole risolvere questa proble-matica puntando sulla collaborazio-ne dell�Ato Ambiente che sta acqui-stando delle macchine compattatri-ci per ridurre le dimensioni del volu-minoso rifiuto. Il produttore dovràquindi solo smaltire correttamente irifiuti da imballaggi nelle appositearee di stoccaggio, così come previ-sto dalla legge, senza caricare iComuni o la Provincia dell�onere diripulire terreni e aree di quantoabbandonato con naturale aggraviodi costi nonché dispendio di forzalavoro.�Ai produttori agricoli della fasciatrasformata � afferma l�assessoreMallia � stiamo fornendo gli stru-menti per smaltire correttamente ilpolistirolo avviando anche un�inter-locuzione con i consorzi nazionaliConai (Consorzio NazionaleImballaggi) e Corepla (ConsorzioNazionale per la Raccolta, ilRiciclaggio ed il recupero dei Rifiutidi Imballaggi in Plastica) per risol-vere definitivamente la questionedel contributo che le aziende rego-larmente pagano senza però averein cambio un servizio.�Il territorio vuole trovare risposteadeguate � aggiunge Mallia - alproblema dello smaltimento delpolistirolo e conoscere se il contri-buto, che le nostre aziende paganoa fondo perduto al consorzio nazio-nale incaricato dello smaltimento diquesti rifiuti speciali, senza peròottenere come contropartita la rac-colta, lo stoccaggio, sia legittimo. Ameno che non si individuino nuovi
percorsi per risolvere questa pro-blematica�.I due rappresentanti dei consorzinazionali di rifiuti speciali hannoammesso le loro inadempienze inprovincia di Ragusa che si sono pro-tratte nel tempo per una serie dicontingenze sfavorevoli. A livellonazionale, infatti, è stata creata unarete di impianti di raccolta e rici-claggio del polistirolo ma in Siciliac�è stata qualche difficoltà per lamancanza delle aziende in grado diriciclare il polistirolo. Il rappresen-tante di Corepla ha specificato cheil corrispettivo trasferito ai consorzinazionali non è in funzione del ser-vizio reso ma viene utilizzato perpagare la raccolta differenziataurbana. Corepla e Conai ad ognibuon conto si sono resi disponibiliad individuare una soluzione chepossa risolvere in modo definitivo laquestione della raccolta del polisti-rolo nel territorio ibleo dove insistefortemente la produzione sottoserra e vi è un largo uso di questo
prodotto soprattutto tra i vivai.�Per lunghi anni i due Consorzi -insiste Mallia- per loro stessa am-missione, nella provincia di Ragusa,sono stati inadempienti. Pertanto cidovranno risarcire per il mancatoservizio. Per il futuro sono certotroveremo un accordo e ho regi-strato una loro disponibilità di mas-sima per pervenire ad una soluzio-ne condivisa. Da un lato, dunque,procediamo in maniera pragmaticae in tempi brevi, attivando le aree diraccolta e auspicando l�avvio immi-nente della raccolta differenziata.Dall�altro dialoghiamo con i Consor-zi chiedendo loro di aderire all�Ac-cordo di Programma e di sostenercinella nostra attività di pulizia delterritorio, recuperando e riciclandoil materiale come gli spetterebbe, o,se saremo noi a farcene carico,attraverso un sostegno economico.L�avvio del confronto con Corepla eConai è serrato e porteremo avantila nostra interlocuzione fino a quan-do risolveremo il problema�.
Aree di stoccaggioper il polistirolo< >di Ester Licitra
però
Gemellaggi
Rinnovato il patto di gemellaggioche lega la Provincia Regionaledi Ragusa e il Dipartimento fran-
cese dell�Oise. Una delegazione guida-ta dal presidente Franco Antoci ecomposta dall�assessore GiovanniVenticinque e dai consiglieri provincia-li Riccardo Minardo e Ignazio Nicosia èstata in visita a Beauvais, capoluogodel dipartimento dell�Oise, accolta daYves Rome, presidente del Conseilgeneral de l�Oise. La delegazione èstata ricevuta presso il Senato france-se su invito del senatore Vantomme,vera anima del rapporto di gemellag-gio delle due istituzioni e vicepresiden-te del Conseil de l�Oise. Ha poi visitatola prestigiosa sede parigina di casaSicilia, ha presenziato all�inaugurazio-ne della mostra �Coulers de l�Italie�,collezione di dipinti del Seicento italia-no, di proprietà del Museo dipartimen-tale di Beauvais, e si è, infine, recatapresso il Centro di Restauro diCompiegne, dove è stato possibileassistere alle varie fasi di interventosui reperti provenienti dal Museo delLouvre.La visita della delegazione iblea,oltre a rinnovare il patto di gemellag-gio col dipartimento dell�Oise, ha per-messo di stilare un calendario da met-tere in atto nei prossimi mesi per alcu-ne iniziative e scambi nell�ambito spor-tivo e culturale. Relativamente al set-tore culturale è stata riconfermata lacollaborazione tra le due competentiSoprintendenze ai Beni culturali che,con molta probabilità, daranno vita aduna pubblicazione sugli importantirisultati delle annuali campagne discavi condotte dagli archeologi france-si presso il sito di Terravecchia(Giarratana) e dalla squadra guidatadal dottor Giovanni Distefano, che haeseguito ricerche invece presso gliscavi di Champlieu, in Francia.Nell�ambito dei progetti di solidarie-
tà internazionale la provincia diRagusa ha intenzione di appoggiarel�attività di partenariato solidale che ilDipartimento dell�Oise ha recentemen-te avviato con il Madagascar. In pas-sato sono state realizzate importantiiniziative nel campo musicale, conscambi che hanno coinvolto gruppirock, jazz e che hanno fatto anchematurare una certa sensibilità cultura-le. Fra le iniziative di carattere pretta-mente economico poi non si può noncitare la partecipazione alla Fiera diBeauvais dei presidenti dei treConsorzi di tutela dei prodotti iblei chehanno gettato le basi per potersi con-frontare anche nel settore agro-ali-mentare e a loro volta la partecipazio-ne alla Fiera Emaia di Vittoria.Riguardo allo sport poi si sono tenutiperiodicamente degli incontri tra lerispettive squadre di rugby e di scher-ma, promuovendo delle relazioniintense e durature. È ormai un gemel-laggio decennale quello avviato tra laProvincia Regionale di Ragusa e il
Dipartimento dell�Oise il 2 luglio 1998,che ha consolidato ad un livello piùalto quello costituito già nel 1985 traChiaramonte Gulfi e Clermont del�Oise. Un gemellaggio fortementevoluto soprattutto da Chiaramonte cheper primo inviò a Clermont degli stu-diosi locali per sottolineare come i duepaesi vantavano radici comuni nellafigura di Manfredi Chiaramonte, fon-datore della città, e probabile discen-dente della famiglia dei Clermont.�A distanza di dieci anni dal gemel-laggio - afferma il presidente FrancoAntoci - il legame che unisce la provin-cia di Ragusa a quella francesedell�Oise è vivo e propositivo, a confer-ma di una comunione di interessi e disensibilità che vanno oltre la posizionegeografica e le frontiere, nel pieno spi-rito della fratellanza europea. Anchenel corso del 2008 cercheremo di man-tenere alto lo spirito di interscambi nonsolo formali ma soprattutto umani eculturali che sono sempre intercorsi trale due circoscrizioni territoriali�.
Il pattocon l�Oise < >
><la provincia di ragusa12
di Maria Carfì
<Il presidente del Conseil general de l�Oise Yves Rome e il presidente Franco Antoci>
Anniversari
E�stato il cardinale Josè SaraivaMartins, Prefetto dellaCongregazione per le Cause
dei Santi, a benedire, lunedì 5novembre, la nuova sepoltura diGiorgio La Pira all�interno della basili-ca di San Marco, a Firenze. A tren-t�anni dalla morte, il �Sindaco Santo�è tornato nella �sua� chiesa, accantoal convento che fu di Savonarola e delBeato Angelico e che lui scelse, pocodopo essere arrivato a Firenze, comesua abitazione condividendo, da ter-ziario domenicano, la vita dei frati. Lasalma è stata traslata dal cimitero diRifredi, dove La Pira fu sepolto nel1977 a fianco di monsignor GiulioFacibeni, ed è stata sistemata sullaparete sinistra della chiesa, poco lon-tano dalla statua che ricordaSavonarola e dalle sepolture di Picodella Mirandola e del pittore AgnoloPoliziano. Più avanti, nella cappellaSalviati, riposa invece Sant�AntoninoPierozzi, domenicano che fu Vescovodi Firenze dal 1446 al 1459. La nuovatomba di La Pira è stata disegnatadall�architetto Riccardo Mattei e ricor-da, simbolicamente, le sue radici sici-liane e il suo attaccamento a Firenze:ha un basamento in pietra siciliana(scelta nella stessa cava da cui pro-vengono le pietre usate per il restau-ro della cattedrale di Noto) e una lapi-de in pietra serena, proveniente dallecolline fiorentine.La scelta di seppellire La Pira nelcimitero di Rifredi, accanto a donGiulio Facibeni, fu assunta e forte-mente voluta dall�allora arcivescovodi Firenze, il cardinale GiovanniBenelli, che dovette compiere quasi�un colpo di mano� per metterla inatto (alcuni parenti volevano riportar-lo in Sicilia), rispondeva certamentealla volontà del �Professore�. Loaveva detto lui stesso, pubblicamen-te, a Galeata, commemorando don
Giulio Facibeni: �Siamo tutti figlisuoi... L�ho detto anche a don Corso[Guicciardini, ndr]: quando muoio midevi seppellire lì nel cimitero diRifredi�. Perché allora questa decisio-ne, a trent�anni dalla morte?Il motivo è semplice, la causa dibeatificazione, come ha autorevol-mente detto il cardinale José SaraivaMartins, prefetto dell�appositaCongregazione vaticana, in un�intervi-sta all�Osservatore Romano, �cammi-na speditamente� e pur non potendofare previsioni sui tempi, sembra dav-vero vicino �il giorno della sua eleva-zione all�onore degli altari�. La trasla-zione della salma è stata chiesta daidue postulatori della causa, Gomez eRicci, perché è opportuno che il corpodi un beato o di un santo sia conser-vato in un luogo sicuro, al chiuso, eaccessibile alla venerazione dei fede-li. Dal momento della sua beatifica-zione quel corpo, infatti, non appar-tiene più ai familiari o agli eredi, maalla Chiesa intera. E dato che questatraslazione era necessaria, qualeluogo più adatto si poteva trovare in
Firenze, se non la �sua� basilica diSan Marco?La nuova sepoltura è avvenutadurante la Messa nel trentesimo anni-versario della morte di Giorgio La Piraalla presenza di numerosi vescovidella Toscana e della Sicilia e rappre-sentanti istituzionali. Alla cerimoniaha partecipato anche il presidentedella Provincia Franco Antoci, nonchéil sindaco di Pozzallo GiuseppeSulsenti e alcuni familiari del �SindacoSanto�.�Il messaggio di Giorgio La Pira �dice Antoci - è di un�attualità estre-ma. Presenziando alla cerimonia dellatraslazione delle sue spoglie nellaBasilica di San Marco, ho sentito pro-fondamente l�importanza del suoinsegnamento e l�enorme valenzadella sua testimonianza. La Pira è unpersonaggio gigantesco da studiareed analizzare nella profondità del suoinsegnamento ma è soprattutto una�stella polare� che oggi, come nonmai, ci indica il cammino da intra-prendere, per costruire un orizzontedi pace, solidarietà, di benessere�.
La Pira torna a San Marco< >
><la provincia di ragusa 13
di Antonio La Monica
<Firenze. La cerimonia di traslazione delle spoglie di Giorgio La Pira e la nuova tomba>
Volontariato
><la provincia di ragusa14
Mecca Melchita è l�associazio-ne che a Ragusa si occupadegli immigrati. E� nata ven-
t�anni fa. In un modo veramentesingolare. In una fredda giornata dipioggia, qualcuno bussa alla portadi casa Vicari. La signora Tina apree sull�uscio c�è un cittadino extraco-munitario che ha freddo e fame. Leviene naturale darle una tazza dilatte caldo. Da quel momento, lacasa della signora Vicari è diventa-ta un luogo in cui molti immigratihanno trovato accoglienza, qualco-sa da mangiare, qualche vestito euna parola di conforto.Incontro Tina Vicari nel piccoloappartamento dove ha sedel�Associazione Mecca Melchita (viaFeliciano Rossitto angolo via AldoMoro). Il locale è stato dato in
comodato d�uso dal Comune diRagusa. Tina mi viene incontro conun bel sorriso e mi accoglie in cuci-na, nella stanza dove abitualmentesvolge il suo compito, perché leipreferisce occuparsi personalmentedel pranzo, che ogni giorno vienepreparato per tutte le persone chequotidianamente arrivano. In tantihanno modo di poter avere unpasto caldo. Nel centro oltre a con-sumare i pasti trovano la possibilitàdi riposarsi, di avere sostegno,affetto e solidarietà.�Gli immigrati che arrivavanoerano sempre più numerosi - rac-conta Tina - così abbiamo preso inlocazione un garage, per dare lorola possibilità di mangiare. Moltepersone di buona volontà hannocominciato a portare cibo e vestia-
rio. Un giorno è venuto a trovarciPadre Luigi La Rosa, parroco dellaParrocchia di San Paolo che verifi-cando la nostra situazione, ci haofferto i locali parrocchiali, ma inseguito, a causa dei lavori di ristrut-turazione della chiesa, siamo anda-ti via. Abbiamo trovato però un�altrasistemazione: la signora BrunaCannì ci ha messo a disposizioneuna villetta abbandonata di suaproprietà, in via Pirosi, dove siamorimasti per quasi venti anni. Inseguito però la Cannì ha messo invendita l�immobile ed abbiamo cer-cato di acquisirlo. Insieme ai com-ponenti del Centro abbiamo decisodi raccogliere la somma necessariachiedendo offerte di casa in casa.Un giorno però in un�officina invecedi darmi un�offerta qualcuno mi ha
Dalla partedegli immigrati < >di Maria Giovanna Cataudella
L�associazioneMecca Melchitaopera da 20anni in favoredei cittadiniextracomunitari.La storia di uncentro, natoper caso, cheospita tantiimmigrati indifficoltà,lontano dalleloro terre, avolte, invisibili�
<<
>> <Tina Vicari, responsabile dell�associazione Mecca Melchita di Ragusa,insieme a due piccoli ospiti extracomunitari di uno dei centri che gestisce>
Volontariato
tirato un martello: a quel punto hodovuto desistere. Avevamo giàottenuto in comodato d�uso daparte del Comune di Ragusa ilCentro di Ginisi (che continua adessere utilizzato per gli immigrati),ma è troppo lontano rispetto allazona urbana, ed io cercavo unposto più vicino, magari in città.Così è nata l�idea di costituire l�as-sociazione che ci ha permesso diottenere il locale attuale, dove peròabbiamo carico un canone di loca-zione ma che necessita urgente-mente di essere ristrutturato�.Tina Vicari racconta la storia diMecca Melchita e trova il modo percommuoversi. I suoi occhi diventa-no più lucidi quando s�immerge nelracconto di qualche esperienza:�Tre anni fa sono arrivati trentaliberiani e tra questi c�era unadonna incinta. Le abbiamo prepara-to il corredino e poi l�abbiamo assi-stita in ospedale, dove ha partoritouna bella bambina. La donna, insegno di ringraziamento, ha volutodarle il nome di mia nipoteFederica�. Un altro episodio tornanella sua memoria. Mi mostra unabella foto di una coppia sposata.�Un giorno, un giovane senegalese,
che conosceva la nostra associazio-ne ha telefonato, per chiederci degliabiti per sposarsi. Lo abbiamoaccontentato, acquistando in unnegozio sia l�abito per lui che per lasua ragazza. Il giovane si è conver-tito diventando cristiano e ora vivea Milano, così in segno di ricono-scenza, ci ha mandato la foto delsuo matrimonio�.Tina Vicari �apre� le porte delCentro. C�è la stanza dove sono sti-pati i generi alimentari che sonoforniti mensilmente dal BancoAlimentare. Ma non bastano. Allabisogna provvedono i soci che met-tono insieme un contributo perso-nale mensile, per comprare la carneche il Banco non fornisce. Poi c�è ilreparto dove sono conservati abiti,giacche, scarpe, pigiami, indumentiper bambini, ma l�abbigliamentoche più necessita è quello maschile.Sugli immigrati in questi anni diquotidiano volontariato si è fattaun�idea. Racconta di persone beneducate e molto rispettose. Sonoingegneri, architetti, professori checercano lavoro, in realtà, si adatta-no a fare i lavori più umili, quelli chenessuno ormai vuol fare. Non sap-piamo nulla di tutte queste persone
che scappano dalla loro terra di ori-gine, per la guerra o per le condi-zioni di vita estremamente misere.In tanti chiedono l�asilo politico per-ché non possono rientrare nellapropria nazione: rischierebbero diessere uccisi. Situazioni drammati-che che difficilmente trovano unavia di sbocco. Il loro problema mag-giore è il linguaggio, la difficoltà nelcomunicare, quindi, si avverte l�esi-genza di creare una scuola perimparare la nostra lingua. Almomento c�è una volontaria, giova-ne aspirante medico, StefaniaScrofani, che impartisce qualchelezione di italiano. Ma l�aiuto degliEnti Locali è fondamentale per lasua associazione. �In occasionedel �Natale con gli immigrati�,organizzato in collaborazione conl�Assessorato alle Politiche Socialidella Provincia Regionale di Ragusa,l�assessore Raffaele Monte si èdimostrato molto sensibile ai biso-gni del Centro. Ha trascorso qui danoi qualche ora, ha pranzato con gliextracomunitari, ha visto comesiamo organizzati ed ha promessoil suo impegno per potenziareil Centro e migliorare qualcheservizio�.
><la provincia di ragusa 15
Servizi Sociali
Un Ponte col mondo esterno.La Provincia Regionale harinnovato la convenzione
con la sezione di Ragusa dell�EnteNazionale Sordomuti per la confer-ma e il potenziamento del servizio�Ponte Relay Service� che prevedeuna spesa annua di 50 mila euro.In tal senso la provincia di Ragusasi conferma all�avanguardia per ilservizio erogato ed una dellepoche province ad attuarlo. Il ser-vizio consiste nell�istallazione diuna postazione fissa con operatorein grado di ricevere da un utentesordo una telefonata con D.T.S.(dispositivo telefonico per sordi) etradurla ad un utente con telefonoa voce e viceversa. La fruizione ègratuita ed è garantita a tutti colo-ro, udenti e non, che necessitanodi comunicare con un utente sordoanche al di fuori del territorio pro-vinciale. La comunicazione non èlimitata alla sfera del privato mapermette di comunicare con gliuffici della pubblica amministrazio-ne e/o di pubblica utilità come gliuffici dell�Asl o il medico di famiglia. La Provincia Regionale di Ragusasi è sempre distinta per le sue poli-tiche indirizzate alle categoriedeboli. �Il servizio Ponte � affermal�assessore Raffaele Monte - rap-presenta un fiore all�occhiello del-l�azione amministrativa ed è l�em-blema di una politica che promuo-ve l�integrazione attraverso l�auto-nomia, che vuole lavorare �con� enon �per� i disabili. Oggi, il ServizioPonte dell�Ente NazionaleSordomuti di Ragusa svolge unruolo primario e al momento inItalia sono solo 5 i Servizi Ponteattivi. Il nostro Servizio Ponte con-sente ai sordi di rendersi autonominella gestione della loro vita quoti-diana�.
Nella vita di ogni cittadino sordo-muto, il Servizio Ponte è diventatoun indispensabile ed insostituibilestrumento di comunicazione equindi di integrazione. E� noto,infatti, che i sordi non possonomettersi in contatto con altre per-sone che non hanno lo stessoapparecchio e quindi sono costret-ti a chiedere l�intervento di unapersona udente che telefoni perloro. Sinora, quando, un sordodoveva telefonare al medico,all�avvocato, o semplicemente pre-notare al ristorante, era costretto achiamare una persona udente,quindi a chiedere l�intervento delproprio figlio o del vicino di casa odi altre persone udenti, con gravilimiti per la sua privacy e la suaindipendenza.Il Servizio Ponte è un serviziocentrale per l�autonomia dei sordinella comunicazione poiché con-sente loro di contattare qualsiasi
Il servizio Pontein aiuto dei sordi < >
><la provincia di ragusa16
di Michele Farinaccio
<Gli operatori del Servizio Ponte Relay gestito dall�Ente Nazionale Sordomuti,Sabina Fontana, Carla Marino, Angela Di Stefano, insieme all�assessore allePolitiche Sociali Raffaele Monte e al presidente dell�ENS Vincenzo Carratello>
In provinciadi Ragusasono 350i soggetti sordiche utilizzanoil ServizioPonte Relay,emblema diuna politicache promuovel�integrazioneattraversol�autonomia
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Servizi Sociali
persona attraverso un centralinoDts/telefono o attraverso program-mi di video-comunicazione gestitidagli impiegati-centralinisti che sialternano e che mettono in colle-gamento il sordo con l�udente eviceversa. In sostanza, il sordo simette in contatto con il centralinodel servizio Ponte con il DTS espiegherà all�operatore la personacon cui desidera mettersi in contat-to e il relativo numero di telefono.A tal proposito l�operatore compor-rà il numero di telefono e contatte-rà la persona indicata traducendoin voce quanto il sordo scriverà suldisplay. Allo stesso modo l�udentepotrà contattare un sordo sempli-cemente componendo il numerotelefonico del centralino dell�Ente.Questo servizio ha avuto un impat-to territoriale forte non solo sullavita dei sordi ma anche sulla vitadegli udenti. Infatti, le difficoltànella comunicazione non erano sol-tanto dei sordi che costituisconouna fetta consistente dell�utenza,ma anche degli udenti che doveva-no contattare altri sordi. Infatti, l�u-tenza comprende il 70% delle tele-fonate da parte di sordi ed il 30%di telefonate da parte di udenti.Analizzando la tipologia delle chia-mate: il 46% delle chiamate inentrata provengono dalla provinciadi Ragusa, il 28% fuori dalla pro-vincia di Ragusa ed il 26% da cel-
lulari. Per quanto riguarda, invece,le chiamate in uscita, il 33% sonodestinate a residenti nella provin-cia di Ragusa, il 30% sono indiriz-zate fuori della provincia di Ragusaed il 37% sono destinate ai cellula-ri. I servizi richiesti riguardano perl�8% appuntamenti e prenotazioniper parrucchiere ed estetiste, risto-ranti, bar e pizzerie da asporto); il4% contatti con uffici pubblici(Provincia, Comune, Ausl, Inps,sindacati); l�8% contatti con imedici (da paziente a medico eviceversa, presso medici generici especialisti, per appuntamenti, con-sigli e informazioni); il 4% contatticon sezioni ENS e FISS (EnteNazionale Sordomuti), il 4% perinformazioni del Servizio Ponte, il58% contatti con i privati (parenti,amici, colleghi, soci ed atleti), il14% contatti con Coni, Enel,Telecom, Ferrovie dello Stato,Alitalia, servizio taxi, assicurazioni,agenzie di viaggi, ditte, negozi,autoscuole, impianti sportivi,autofficine, laboratorio analisi,centri acustici, falegname, elettrici-sta, studi privati di professionisti,centri di assistenza tecnica.La tipologia dei servizi è varia ecomplessa ma questo dimostra cheil Servizio Ponte è un mezzo messoa disposizione dei sordi che tendo-no ad usarlo con la stessa natura-lezza con la quale gli udenti comu-
nicano tra loro telefonicamente. IlServizio Ponte a Ragusa sta dimo-strando tutta la sua efficacia per lepersone sorde, poiché attraversodi esso è possibile far raggiungereai sordi il potenziamento e la qua-lificazione del proprio livello diautonomia nei rapporti interperso-nali ottenendo una maggiore inte-grazione del sordo nell�ambientesociale, per rapportarsi alla paricon gli altri; l�aumento della rete dicomunicazione tra sordi e udenti,per una dimensione più unitariadei rapporti; la possibilità di comu-nicare con gli udenti tramite il pro-prio DTS, che diventa simbolo nondi diversità ma di unità. Il ServizioPonte, in sintesi, rappresenta unmodello di politica sociale costrut-tiva delle istituzioni che non creaassistenza ma fornisce al cittadinodisabile gli strumenti per l�autono-mia. �La normativa vigente - affer-ma l�assessore alle Politiche SocialiRaffaele Monte - demanda alleProvince il compito di provvedereall�assistenza dei sordomuti propo-nendo interventi e servizi socio-assistenziali aventi la finalità difavorire la rieducazione e l�integra-zione sociale, proponendosi di con-tenere il processo di emarginazio-ne e di consentire la permanenzadei soggetti non udenti nel conte-sto socio ambientale di competen-za. Il Servizio Ponte attivo soltantoin sei province in Italia finisce peressere per Ragusa un motivo divanto e di efficienza oltre che unfiore all�occhiello dei servizi resiall�utenza soprattutto quella piùbisognosa di attenzione. Da que-st�anno abbiamo qualificato ancoradi più l�intervento con l�inserimentoanche del collegamento attraversouna webcam per la video comuni-cazione collegata alla centralecapace di superare anche la diffi-coltà rappresentata dal poco utiliz-zo e conoscenza dei metodi discrittura degli utenti�.In Provincia sono più di 350 isoggetti sordi che utilizzano il ser-vizio e che si sentono parete inte-grante e attiva della comunitàiblea.
><la provincia di ragusa 17
<I dati del Servizio Ponte>
Università
L�istruzione è cruciale per il progresso: si trattadello strumento più efficace per spostare le bar-riere intellettuali e disegnare nuove possibilità.
L�istruzione è essenziale per l�apprendimento dei sape-ri elementari e per la nostra prosperità individuale, è labase per il benessere nazionale. In un territorio comequello ibleo la presenza dell�Università assicura svilup-po e crescita culturale ed economica. Ecco che sulruolo dell�Università in provincia, sui corsi di laureaproposti o da proporre si è aperto un dibattito che noncoinvolge solo studenti e genitori ma chiama in causasoprattutto le Istituzioni che hanno scelto 15 anni fa difare di Ragusa una nuova sede staccata universitaria.La �dipendenza� con Catania ha giovato all�inizio, poi lascelta e la strategia di candidarsi ad essere quarto polouniversitario in Sicilia dopo Catania, Palermo eMessina. Un sogno, una chimera, una realtà? Per ora èun progetto. Lo era anche nel 1993 quando ilConsorzio Universitario Ibleo si costituì e si avviò ilcorso di laurea in Scienze Agrarie tropicali e subtropi-cali della Facoltà di Agraria di Catania. L�evento fuaccolto con il favore di tutti dal momento che questoavrebbe potuto comportare la nascita del quarto polouniversitario in Sicilia. Ad oggi questo progetto sembraancora lontano dal realizzarsi, nonostante nel corsodegli ultimi anni l�Università iblea sia cresciuta e abbiaallargato la propria offerta formativa, riscuotendo sem-pre più adesioni. Non solo da parte di studenti dellaprovincia di Ragusa ma anche di molti fuori sede.Proprio gli studenti fuori sede rappresentano un terzodegli iscritti e anche quest�anno le iscrizioni hanno regi-strato un trend positivo.Collegandosi al sito internet dell�Università di Cataniae scorrendo l�offerta formativa per l�anno accademico2007-2008, si può avere una chiara idea di comeRagusa sia oramai diventata sede di molti corsi di lau-rea: ben undici!Si comincia ovviamente dalla Facoltà di Agraria cheha all�attivo a Ragusa un corso di laurea triennale eduno specialistico in Scienze e tecnologie agrarie tropi-cali e subtropicali, si passa poi alla Facoltà di Lingueche accoglie sempre più consensi tra gli studenti e chepropone ben due corsi triennali: in Studi comparatisti-ci e in Scienze della mediazione linguistica. È possibilepoi proseguire gli studi specialistici scegliendo tra dueindirizzi formativi: uno in Lingue e culture orientali el�altro in Lingue e culture europee ed extraeuropee. ARagusa sono poi attivi altri importantissimi corsi di
studi: la Facoltà di Medicina e Chirurgia mantiene uncorso specialistico in Medicina e Chirurgia della duratadi 5 anni, tutti attivi, mentre, delle tre lauree triennaliin Fisioterapia, Tecniche di radiologia medica perimmagini e radioterapia e Igiene dentale è stato atti-vato solo l�ultimo anno di corso. Della Facoltà diGiurisprudenza oltre al corso di laurea magistrale inGiurisprudenza della durata di cinque anni (tutti attivia Ragusa) quest�anno è stata mantenuta la laureatriennale in Scienze Giuridiche, pur non avendo attiva-to il primo anno. Se a Ragusa si registrano, soprattutto per le laureetriennali, dei corsi incompleti, a Modica si ha invece lapiena attivazione sia per il corso triennale in EconomiaAziendale che per quello in Scienze del Governo edell�Amministrazione, inoltre, si ha anche il corso dilaurea specialistica in Governo e gestione di
Una presenzada governare< >
><la provincia di ragusa18
di Maria Carfì
<La sede di Ragusa della Facoltà di Medicina e Chirurgia>
<Una lezione del corso di laurea di Giurisprudenza a Ragusa>
Università
Amministrazioni e imprese. Ultimasede universitaria è Comiso, pressoi locali del Centro Euromediterraneod'Eccellenza (ex Base Nato), dove èstato attivato un corso di laureatriennale in Informatica applicata.L�Università in provincia di Ragusapresenta dunque un discreto venta-glio di scelte e di opportunità,soprattutto, perché i corsi di laureaattivi sul territorio sono vicini allenecessità economiche e produttivedel territorio. C�è infatti una certasinergia tra l�università e le aziendeanche private operanti in zona chesempre più numerose aprono leloro porte per accogliere i tirocinan-ti e gli stagisti delle facoltà, offren-do loro i primi contatti con il mondodel lavoro.L�importanza di una sede univer-sitaria non è finalizzata solo all�of-ferta formativa di base. Tra gliobiettivi perseguiti dal Consorziouniversitario vi è anche quello direalizzare �attività culturali e forma-tive quali corsi di orientamentodegli studenti, attività formativeautogestite dagli studenti nei setto-ri della cultura e degli scambi cultu-rali, dello sport, del tempo libero�.L�Università ha effettivamente pro-mosso importanti convenzioni perscambi e ricerche con Istituti efacoltà universitarie anche stranie-re. In questo modo si perseguonodue importanti obiettivi: il primoquello di inserire l�ateneo in unavasta rete di collaborazioni checoinvolgano altri paesi del bacinodel Mediterraneo, e l�altra quella diformare studenti con un�elevataformazione, promuovendo dei pro-getti che possano dare l�opportuni-tà di realizzare stage all�estero.Sono stati promossi anche dei corsifull immersion nelle lingue di com-petenza e anche dei corsi particola-ri volti alla migliore conoscenzadelle culture dei diversi paesi (peresempio è stata qualificante l�orga-nizzazione della Settimana dellacultura, svoltasi dal 2000 al 2005,improntata sulla conoscenza dellacucina e cultura araba, poi giappo-nese, spagnola, anglo-americana,francese ed infine tedesca).
la provincia di ragusa 19><
Circa 25 anni fa, durante la mia carriera di studente universitario, feci unsogno così stimolante per allora, che oggi è ancora vivo nella mia memo-ria. Sognai un filosofo greco che in una grande piazza interloquiva con tantiragazzi e ragazze. Il tema della discussione verteva sulla magnificenza dellaconoscenza. Ai bordi di questa piazza, tante persone affaccendate conti-nuavano a fare le loro cose come se ciò che stava accadendo facesse parteintegrante della loro vita quotidiana. Da questo sogno ho tratto un insegna-mento che mi sono portato dentro durante tutta la mia vita: la cultura nonpuò essere astratta dal contesto della vita di tutti i giorni. Anzi, ne deveessere parte integrante, diventandone quasi un tutt�uno; deve farsi conta-minare e da questa inseminazione la speranza che ne dovrebbe derivare, èquella di partorire un mondo migliore, sicuramente più evoluto.Quando mi capita di parlare di Università mi viene subito in mente questoragionamento e credo profondamente che rappresentando l�Università, unadelle tante occasioni, sicuramente non quella privilegiata, per gli esseriumani per conoscersi più profondamente, per sapere di più, non può esi-stere crescita se non inserita nel contesto in cui si vive. L�etimologia stessadel termine ci suggerisce qualcosa di immenso, di universale, di interesseper tutti. Facendomi forte di questa mia convinzione, credo che l�Universitànon abbia avuto un matrimonio d�amore con il nostro territorio. Mi sembrapiù il frutto di un matrimonio combinato e di interesse, dove lo sposo (ilnostro territorio) è stato sacrificato alle esigenze non dell�amore, ma degliopportunismi. Certo i benefici ci sono stati. Tanti studenti hanno avuto lapossibilità di poter accedere agli studi universitari, che non è cosa scontataai giorni nostri. Ma possiamo limitarci solo a questo? Riesce l�Universitàragusana a collegarci con �l�universo� del sapere? Non rischiamo di tradire ilprincipio stesso dell�universalità della conoscenza?Altra nota dolente è il rapporto con la politica. Non voglio fare demago-gia: tutte le Università sono sottoposte all�influenza della politica, ma credoche a Ragusa si stia esagerando, non soltanto per l�accaparramento di tuttoquello che assomiglia ad una poltrona, ma soprattutto per la manifesta inca-pacità di governare i processi. Non scegliere spesso è ancora peggio di faremale.Il Consorzio Universitario langue. Gli investitori privati sono scomparsi,sembra non si fidano più del progetto di sviluppo. Gli studenti universitarisono in agitazione. La maggior parte dei professori sono lontani, distratti daaltri pensieri che sanno di fatica. Molte famiglie sono preoccupate per il futu-ro dei propri figli e per la loro preparazione soprattutto in medicina, doveper gli ultimi anni del corso di laurea non si può espletare una formazioneclinica di rilievo. Questo è il quadro che ci troviamo di fronte dopo gli ultimicinque anni di gestione. Occorre cambiare, eleggere subito il presidente delConsorzio, che spero sia un manager innamorato del suo lavoro e che sap-pia tenere a bada le velleità dei politici, sia di destra che di sinistra.Occorre puntare su un progetto di rilancio che sappia soprattutto costrui-re un nuovo rapporto con il territorio. Un progetto che sappia valorizzare leprofessionalità ed i talenti locali, che sappia farli crescere, che sappia fare iconti con la sede di Catania, che dia sostegno alle infrastrutture di cui l�ate-neo ragusano ha grande bisogno, prima fra tutte la Casa dello Studente epoi la Mensa Universitaria. Tutto ciò al fine di fare crescere quel senso diappartenenza che attualmente l�Università non riesce a fare vivere fino infondo ai diretti interessati e a tutta la collettività iblea.
Giuseppe MustileConsigliere Provinciale Rifondazione Comunista
<Ci vuole un progetto di rilancio>
Scuola
La scuola, oltre la formazione. C�è l�esigenza avverti-ta di favorire una diretta interazione tra il mondo dellavoro e il mondo della scuola. Le esperienze di poli-
tica attiva del lavoro - maturate dall�equipè multidiscipli-nare dell�agenzia Orienta Project - hanno evidenziato ilbisogno degli studenti di integrare le conoscenze indiret-te del lavoro con le strategie di formazione e orienta-mento.Molte realtà produttive - bisognose di risorse umane -non riescono a presentare in maniera efficace i profiliprofessionali di cui hanno bisogno, altre realtà invece,sembrano avere un immagine positiva e riescono adattrarre molti più studenti a prescindere da un concretofabbisogno della realtà produttiva ed economica locale.Poiché i settori che maggiormente risentono di questacomunicazione inefficace sono soprattutto quelle mani-fatturiere e dell�artigianato, con i laboratori dei mestieripromossi all�interno del Castello di Donnafugata dall�as-sessorato alla Pubblica Istruzione, dall�agenzia OrientaProject e dall�Istituto Regionale dell�Olio si è dato avvioal dialogo e al confronto diretto tra il mondo della scuo-la e il mondo del lavoro con lo specifico obiettivo di sol-lecitare riflessioni nel contesto provinciale sull�importan-te tema dell�orientamento professionale consapevole: unponte tra scuola e lavoro inteso come orientamento inte-rattivo e osservazione diretta sul campo per conoscere imestieri e imparare a tessere legami con la realtà lavo-rativa, relativamente al grado di interesse e attitudine diognuno.All�organizzazione ed alla realizzazione dei laboratorihanno partecipato attivamente i membri del tavolo tec-nico per l�orientamento composto dai referenti scolasticiper l�orientamento delle Scuole Superiori della Provinciae dall�equipe multidisciplinare dell�agenzia OrientaProject. I laboratori dei mestieri, articolati in 19 �stazio-ni� didattiche gestiti in sinergia con artigiani e scuole tec-nico-professionale, hanno fornito, ai 500 studenti inter-venuti, l�opportunità di assistere a dimostrazioni prati-che, parlare con artigiani e coetanei già inseriti nel con-testo formativo e lavorativo. Ecco i laboratori didatticiattivati: filiera olivicola, sezione Vegetale, a curadell�Istituto Agrario di Vittoria; produzione dell�olio a curadel Dirigente dell�Istituto Regionale dell�Olivo e dell�Olio;produzione del sapone a cura dell�Istituto Agrario diVittoria; degustazione del prodotto finito, cucina artisticae cucina flambé, a cura dell�Istituto Professionale�Principi Grimaldi� di Modica; dolci e cioccolato, a curadel laboratorio dolciario �Casa Don Puglisi� di Modica;
degustazione prodotti tipici della Provincia di Ragusa, acura del laboratorio �Ragusa a Tavola� di Ragusa; arre-damento, tessuti, ceramica, metallo e scultura, a curadell�Istituto Statale d�Arte �Salvatore Fiume� di Comiso;ricami e sfilati, a cura di Pina Ragusa; restauro a curadell�Azienda �Il milione di tarli� di Giuseppe Gagliano; loscalpellino a cura di Salvatore Tumino; l�apicoltura a curadell�azienda agricola Roccuzzo; idraulica e meccanica, acura dell�Istituto Tecnico �G. Ferraris� di Ragusa.Ai laboratori didattici e allo spirito dell�iniziativa hannoprontamente risposto anche le istituzioni. L�IstitutoRegionale dell�Olivo e dell�Olio, funzionale e strategicoper il circuito dei laboratori dedicati alla sezione vegeta-le dell�ulivo, della produzione dell�olio e del sapone di oliod�oliva, ha promosso tra i giovani, durante i laboratorididattici, la conoscenza specifica dell�olio, delle sue pro-prietà e dei suoi benefici alimentari. Il comune di Ragusaautorizzando l�utilizzo del Castello di Donnafugata hapermesso di realizzare i laboratori didattici in una corni-ce suggestiva fornendo un ulteriore collegamento trascuola, lavoro e cultura. L�Ato Ambiente proponendo lasalvaguardia e il rispetto dell�ambiente ha messo a dis-posizione, in occasione della manifestazione, i prodottiriciclabili.Il progetto pilota sui laboratori dei mestieri è il primoservizio erogato da Orienta Project - agenzia dei serviziper l�orientamento - con la diretta partecipazione in fasedi ideazione e realizzazione degli Istituti d�Istruzione
I mestieritra i banchi< >
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di Grazia Baudo
<Cerimonia di apertura dei laboratori dei mestieri.Da sinistra il dirigente Luigi Fratantonio, l�assessore alla P.I.Giuseppe Giampiccolo, Giuseppe Siciliano e Pippo Ricciardo>
Scuola
Secondaria della Provincia Regionaledi Ragusa. �I laboratori dei mestieri - affermal�assessore alla Pubblica IstruzioneGiuseppe Giampiccolo - hanno favo-rito un incontro, tra il mondo deimestieri e gli studenti, funzionalealla scoperta di un mondo pococonosciuto. Il nostro obiettivo eraquello di mettere a disposizione deglistudenti esperienze e peculiarità deisingoli mestieri ma al contempo sco-prirne valori ma anche criticità perrendere lo studente consapevole:l�artigiano che guida il proprio labo-ratorio diventa, per lo studente,anche un modello di riferimento, unpotenziale mentore per un futurosviluppo professionale autonomo. Ilnostro obiettivo è di riproporlo: unappuntamento annuale tra studentidi I e II ciclo, artigiani e associazionidi categorie.�Per l�ideazione del logo della mani-festazione e del logo del laboratorio�filiera olivicola� è stato bandito unconcorso tra gli studenti della pro-vincia di Ragusa per individuarneuno. I vincitori ex aequo sono statiChiara Colombo e Denise Di Nataledell�Istituto Professionale Commer-ciale di Ragusa che sono statipremiati dall�assessore GiuseppeGiampiccolo.
><la provincia di ragusa 21
Guidare lo studente verso delle scelte consapevoliintegrando competenze personali e conoscenzespecifiche sono in sintesi le finalità che hanno spintol�assessorato alla Pubblica Istruzione della ProvinciaRegionale di Ragusa a fornire la continuità temporalealle attività di Orientamento scolastico e professiona-le iniziate nell�anno scolastico 2000/2001 e trasforma-te dal gennaio 2007 in Orienta project � Agenzia deiservizi per l�orientamento. Nel suo primo anno di atti-vità l�agenzia ha incrementato il numero di studenti diV anno che hanno partecipato alle attività di �orienta-mento�la preparazione alla scelta�: da 680 della quar-ta edizione a 1076 della quinta edizione. Da settem-bre 2007 a dicembre 2007 hanno usufruito delle con-sulenze individuali presso l�agenzia 430 utenti.L�agenzia ha costituito una rete di relazioni direttetra le istituzioni e le scuole: con il progetto �Scuole inRete� è stato siglato il protocollo d�intesa tra il 90%
degli Istituti d�Istruzione Superiore, la ProvinciaRegionale di Ragusa e l�associazione In Urbe, affida-taria della gestione di Orienta Project. Propedeutico alle attività del tavolo tecnico per l�o-rientamento è stato il percorso formativo seguito daisuoi membri, la cui finalità è stata la condivisione dellespecifiche competenze in materia di orientamento,porre le basi per azioni in progetti di rete che, invecedi concentrarsi solo su interventi programmati, svilup-pino azioni e progetti educativi concreti ed efficaci.Il tavolo tecnico è stato funzionale sia per �I labo-ratori dei mestieri� sia per l�analisi del contesto relati-vo alla redazione del progetto �Pass Partout � il mioprimo lavoro� con il quale sono stati richiesti 407.800euro alla Fondazione per il Sud per sviluppare azionidi orientamento e accompagnamento al lavoro rivolteagli studenti frequentanti i Licei Socio Psico-Pedagogici di Vittoria, Ragusa e Modica.
<L�agenzia di orientamento>
Cultura
L�Ente morale autonomo �Liceo Convitto� diModica, con i suoi centotrentasei anni di vita, èl�istituzione culturale più antica della Provincia. Il
decreto regio che ne ratifica l�istituzione porta infatti ladata del 24 agosto 1872. Da oltre un secolo, dunque,l�Ente �Liceo Convitto� svolge un�attività di promozionescolastica e culturale che ha influito profondamentesulla storia della pubblica istruzione a Modica. Con ilpresidente Giorgio Colombo, già docente di Linguaggiocinematografico e televisivo, ne ripercorriamo breve-mente la storia.�L�Ente � dice Colombo, che lo presiede dal 1996 �ha sede in Via Liceo Convitto 33 nell�imponente PalazzoSant�Anna, un ex complesso religioso edificato a parti-re dal 1639, ristrutturato nell�Ottocento. Dell�edificioseicentesco oggi non sopravvive che lo splendido chio-stro loggiato. Tornando all�Ente �Liceo Convitto�, essotrae la denominazione dagli obiettivi fissati dai fonda-tori che lo vollero finalizzato anzitutto all�istituzione diun Liceo classico con annesso Convitto. Tuttavia,anche se tale istituzione costituì l�oggetto della primaintenzione, l�Ente si configurò sin dall�origine come isti-tuto distinto per organismi direttivi e amministrativi siadal Liceo che dal Convitto. L�Ente costituisce una fon-dazione di diritto privato e senza fini di lucro, soggettoalla vigilanza governativa del Ministero della PubblicaIstruzione. In virtù del suo retaggio storico e del suorilievo cittadino, il presidente e i membri del consigliodirettivo sono nominati dal sindaco della città�. A volerne la nascita fu la classe dirigente modicanapost-unitaria che le assegnò come fine quello di pro-muovere le istituzioni scolastiche in città. Quanto aimezzi, l�Ente avrebbe dovuto ricavarli dalla gestionedei beni della chiesa locale, incamerati dallo Stato conle leggi eversive della proprietà ecclesiastica. In realtà,l�istituto di Palazzo Sant�Anna entrò in possesso di queibeni solo al termine di una ventennale controversiagiudiziaria contro lo Stato. L�Ente divenne così proprie-tario di un vasto patrimonio, comprendente immobilima anche terreni, feudi, censi e lasciti destinati a dota-re la città di nuove scuole. In effetti, nell�ultimo scorciodel secolo XIX e nei primi anni del XX, il consiglio diret-tivo dell�Ente svolse un�attività febbrile che diedeimportanti risultati. In primo luogo, nel 1875 promos-se e finanziò la nascita di un ginnasio-liceo comunale,nucleo originario di quello che tre anni dopo sarebbedivenuto il Regio ginnasio-liceo �Tommaso Campailla�(dove �Regio� sta per statale). Per l�ex capitale della
Contea si trattava di un traguardo prestigioso perché illiceo allocato al primo piano di Palazzo degli Studi, eral�unico del genere nel circondario. E tale sarebbe rima-sto ancora a lungo. In secondo luogo, realizzò i labo-ratori di fisica e di chimica dell�Istituto tecnico, sorto findal 1866 e allocato al secondo piano del Palazzo degliStudi. In terzo luogo, si prodigò per la nascita dellaScuola normale (poi Istituto magistrale) sorta nel 1913e ospitata inizialmente a Palazzo Sant�Anna. Pare, poi,che si organizzassero nel doposcuola corsi di �scher-ma, calligrafia e ballo�. Infine, istituì un convitto cheaccoglieva gratuitamente studenti provenienti da tuttoil circondario, garantendo così il diritto allo studio aigiovani capaci ma privi di mezzi. Allo stesso scopo ser-vivano le borse di studio istituite per i più meritevoli.
Laboratoriod�Istruzione< >
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di Giovanni Criscione
<Il cortile seicentesco di palazzo S. Anna sede del Liceo Convitto>
Cultura
Il convitto, però, ebbe vita assaibreve a causa delle difficoltà finan-ziarie che ben presto cominciaronoad assillare l�Ente. A seguito dellasoppressione di alcuni censi, delladispersione di vari beni e soprattut-to di una gestione finanziaria dis-sennata, l�enorme patrimoniodell�Ente fu dilapidato. L�ultimo�gioiello�, il Palazzo degli Studi, giàcollegio dei gesuiti e attuale sededel liceo �Campailla�, fu ceduto alComune nel 1982. Proprio neglianni Ottanta l�Ente di PalazzoSant�Anna visse i suoi momentipeggiori, tra difficoltà economiche ecampagne di stampa che ne invo-cavano la liquidazione come �enteinutile�. Poi nel 1996 la svolta.L�allora sindaco di Modica CarmeloRuta, dopo vari contatti, ne affidòla presidenza al professore GiorgioColombo, che è stato l�artefice dellarinascita dell�Ente.�Quando sono diventato presi-dente � ricorda Colombo � delpatrimonio originario non rimane-vano che il Palazzo Sant�Anna, sedeistituzionale, e la villa annessa. Ciònonostante, grazie a una gestione�in economia�, l�Ente ha continuatoa svolgere un�importante attività dipromozione scolastica e culturale.Non a caso grazie al nostro operatoe a quello del Distretto scolastico n.54 nel 1997 siamo riusciti ad otte-nere l�istituzione del Liceo artistico.Il nuovo istituto non solo ha �salva-to� l�autonomia del vecchio Liceo�Campailla�, che per carenza diiscritti rischiava di essere accorpatoad altri istituti della provincia, ma èdivenuto un�importante e consoli-data realtà nel panorama provincia-le degli istituti di istruzione supe-riore�.All�opera di promozione scolasti-ca, sotto la presidenza Colombo, siè affiancata un�intensa attività cul-turale, consistente da un lato nel-l�organizzazione di seminari, conve-gni e corsi finalizzati all�aggiorna-mento dei docenti e alla qualifica-zione post-diploma degli studenti;dall�altro in una vivace attività pub-blicistica. Ma anche in una attivitàdi recupero e apertura alla fruizione
di alcuni spazi del complesso diSant�Anna, quali la villa omonima,l�antica chiesa annessa al convento(oggi adibita ad auditorium) e lenuove aule intitolate a CarmeloOttaviano e Federico II.�Per quanto attiene ai corsi, nonsi è trattato di �doppioni�, cioè dicorsi già esistenti - precisa il presi-dente - ma di corsi nuovi che col-mavano una lacuna nella conoscen-za del territorio e della storia loca-le. In particolare, abbiamo avviatonegli anni scorsi un corso quin-quennale di Storia dell�Arte dellaSicilia sud-orientale, con l�obiettivodi presentare in maniera organicale testimonianze artistiche architet-toniche, scultoree, pittoriche e leespressioni delle arti minori (stuc-chi, argenti) del Val di Noto, consi-derato un unicum dal punto di vistastorico, artistico e culturale". Tra icorsi istituiti negli ultimi anni vannoricordati quelli di Archeologia delterritorio, con lezioni frontali edescursioni nei siti di maggiore inte-resse; i corsi di Paleografia con par-ticolare riferimento ai documentidei secoli XVI-XVIII (�che poi sonoquelli su cui gli studiosi siciliani sicimentato più spesso durante leloro ricerche", precisa Colombo); icorsi di botanica finalizzati allaconoscenza delle essenze principalidel nostro territorio; i convegnibiennali sulla Storia della Chiesa
nella Sicilia sud-orientale. Inoltreorganizza ciclicamente una Scuoladi Cinema triennale dedicato al lin-guaggio cinematografico e televisi-vo, alla storia del cinema e alla tec-nica multimediale, con particolareriferimento al montaggio e alla rea-lizzazione di documentari. I corsisono aperti a tutti e sono per lo piùgratuiti. E gratuita è anche la diffu-sione della rivista di studi ArchivumHistoricum Mothycense, fiore all�oc-chiello dell�Ente, che dal 1995 esceregolarmente con cadenza annuale.La rivista, che si caratterizza per ilrigore scientifico, la chiarezza espo-sitiva ma anche per la particolarecura della veste grafica ed editoria-le, si propone di alimentare la ricer-ca storica e archeologica sul territo-rio di Modica. Fra i volumi editidall�Ente va ricordato infine il sag-gio storico Collegium Mothycensedegli studi secondari e superiori(1630-1767; 1812-1860) di GiorgioColombo. Tra i progetti in cantierec�è la realizzazione di un orto bota-nico nei terrazzamenti attigui alPalazzo Sant�Anna e di una bibliote-ca multidisciplinare. Il primo nucleodella biblioteca è stato donato direcente da Emanuele Barone, giàdocente di matematica nei licei. Unfatto, questo, emblematico: oggicome ieri non mancano le donazio-ni dei modicani a sostegno dellacultura.
><la provincia di ragusa 23
<Modica. L�Ente Liceo Convitto ha avuto la proprietà della sede del LiceoGinnasio Tommaso Campailla, prima del passaggio alla Provincia Regionale>
Primo piano
Ha rappresentato la puntadi diamante delle attrazio-ni natalizie non solo di
Modica, ma dell�intera provincia.La suggestiva novità del prese-pe di sabbia è piaciuta parec-chio ai bambini, e anche ai piùgrandi. L�originale variante dellaNatività è stata allestita nell�a-trio comunale di palazzo SanDomenico, trasformato per l�oc-casione in un evocativo prosce-nio, con un�illuminazione artisti-ca pensata apposta per valoriz-zare le autentiche opere d�artedi sabbia realizzate dagli sculto-ri di fama internazionale OrnellaScrivante e Mario Vittadello, chehanno impiegato oltre una setti-mana per modellare in manieracertosina la loro scultura. I due
artisti, entrambi originari delPadovano, hanno fatto incetta dipremi e riconoscimenti sempregrazie alle loro apprezzate scul-ture di sabbia, esposte a Riminie Cervia, tra le mete obbligatedel turismo nazionale ed inter-nazionale.Grazie all�intuizione e all�impe-gno della Provincia Regionale,non solo i modicani, ma anchele centinaia di visitatori prove-nienti dai centri limitrofi hannopotuto ammirare queste impo-nenti opere di sabbia, per laprima volta realizzate dai duescultori sul tema della Natività.Per la realizzazione del presepeè stato necessario l�impiego diben 540 tonnellate di sabbia. Lascultura si è estesa su dieci
I maestridella sabbia < >
><la provincia di ragusa24
di Antonio Di Raimondo
Gli scultori Ornella Scrivantee Mario Vittadellohannorappresentato la Natività,modellando540 tonnellatedi sabbia,realizzandoil presepemonumentaledi Modica
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Monterosso, il presepe degli IbleiMonterosso, il presepe degli Iblei
l più gioioso rito del Natale è l'alle-stimento del prese-I
pe. Il presepe, il cui ter-mine significa capanna o mangiatoia, in riferi-mento al giaciglio che, secondo la tradizione cristiana, accolse Gesù appena nato, nasce con funzione devozio-nale nell'ambito dei luo-ghi di culto, per appro-dare in un secondo momento nell'intimità delle case o in luoghi esterni carichi di storia e di suggestioni.È presente nella Nativi-tà ed in tutte le sceno-grafie pastorali lo sfor-zo di registrare e ren-dere più consueto, domestico, familiare un evento esemplare che per sua stessa tipologia si colloca al livello del mito, o di un fatto acca-duto in “illo tempore” che proprio per la sua natura fonda e garanti-sce la storia successiva.Il presepe, in una più generale ottica antro-pologica, ha la funzione di riattualizzare ritual-mente un evento mitico rendendolo fruibile all'in-terno di un tempo sospeso, di una dimen-s ione metastor ica entro cui la comunità avverte periodicamen-te l'esigenza di immer-gersi.Questa impressione ho colto visitando il prese-pe vivente di Monteros-so Almo, un evento di ri levante interesse
l più gioioso rito del Natale è l'alle-stimento del prese-I
pe. Il presepe, il cui ter-mine significa capanna o mangiatoia, in riferi-mento al giaciglio che, secondo la tradizione cristiana, accolse Gesù appena nato, nasce con funzione devozio-nale nell'ambito dei luo-ghi di culto, per appro-dare in un secondo momento nell'intimità delle case o in luoghi esterni carichi di storia e di suggestioni.È presente nella Nativi-tà ed in tutte le sceno-grafie pastorali lo sfor-zo di registrare e ren-dere più consueto, domestico, familiare un evento esemplare che per sua stessa tipologia si colloca al livello del mito, o di un fatto acca-duto in “illo tempore” che proprio per la sua natura fonda e garanti-sce la storia successiva.Il presepe, in una più generale ottica antro-pologica, ha la funzione di riattualizzare ritual-mente un evento mitico rendendolo fruibile all'in-terno di un tempo sospeso, di una dimen-s ione metastor ica entro cui la comunità avverte periodicamen-te l'esigenza di immer-gersi.Questa impressione ho colto visitando il prese-pe vivente di Monteros-so Almo, un evento di ri levante interesse
etno-antropologico che la comunità del piccolo centro montano vive in maniera totalizzante e coinvolgente.Palcoscenico naturale dentro il quale, oltre che gli emblemi di una sacra storia vengono esibiti i manufatti di una memoria storica. Come ampiamente documentato dalle foto di questo “album” il pre-sepe vivente di Monte-rosso ha co-niugato cor-rettamente, sinergica-mente e senza cadute di stile “folcloristiche” il recupero di una devo-zione popolare assai c onso l i da t a ne l l a nostra Isola come la Natività attraverso la ricostruzione presepia-le; e dall'altro lato l'ele-mento spettacolare pro-posto attraverso la rico-struzione di ambienti e di situazioni storica-mente e antropologica-mente at tendib i l i . L'impianto scenico e i costumi hanno avuto un effetto predominan-te perché si è scelto di preferire la realtà natu-rale con un intero quar-tiere che si trasforma in un presepe all'aperto e dove si ha la pretesa di “fermare” nella memo-ria un “quadro” ben riu-scito di grande impatto visivo ed emotivo.
Giovanni Molè
etno-antropologico che la comunità del piccolo centro montano vive in maniera totalizzante e coinvolgente.Palcoscenico naturale dentro il quale, oltre che gli emblemi di una sacra storia vengono esibiti i manufatti di una memoria storica. Come ampiamente documentato dalle foto di questo “album” il pre-sepe vivente di Monte-rosso ha co-niugato cor-rettamente, sinergica-mente e senza cadute di stile “folcloristiche” il recupero di una devo-zione popolare assai c onso l i da t a ne l l a nostra Isola come la Natività attraverso la ricostruzione presepia-le; e dall'altro lato l'ele-mento spettacolare pro-posto attraverso la rico-struzione di ambienti e di situazioni storica-mente e antropologica-mente at tendib i l i . L'impianto scenico e i costumi hanno avuto un effetto predominan-te perché si è scelto di preferire la realtà natu-rale con un intero quar-tiere che si trasforma in un presepe all'aperto e dove si ha la pretesa di “fermare” nella memo-ria un “quadro” ben riu-scito di grande impatto visivo ed emotivo.
Giovanni Molè
Primo piano
metri di lunghezza per tre metrid�altezza. Il presepe di sabbiaallestito a Modica è stato ilsecondo del genere in tuttaItalia: l�altro è stato inauguratoin contemporanea a Jesolo.L�organizzazione è stata curatadall�associazione �Idearp� di cuiè presidente Arabella Agosta,che ha devoluto il 50% dell�in-casso in beneficenza. I visitatorihanno difatti pagato un ticketsimbolico di appena un euro.L�onere economico è statosostenuto per intero dallaProvincia. Soddisfazione è stataespressa dall�assessore allaCultura Girolamo Carpentieri,che ha seguito di persona tuttele fasi dell�iter. �Ho creduto �dichiara Carpentieri � in questainiziativa che ha dato un toccodiverso di sacro e di maestoso alNatale in provincia. Le centinaiadi visitatori entusiasti mi hannodato ragione. Ho apprezzato ivisi meravigliati dei bambini cheammiravano l�imponente scultu-ra, resa davvero realistica dall�e-strema cura dedicata ad ognisingolo particolare. Non è esclu-so il bis per il prossimo Natale,anche perché l�aspetto solidaledell�iniziativa ha dato i fruttisperati. Coniugando spettacoloe impegno sociale nel periodonatalizio, in cui tutti almeno inteoria siamo più buoni � haaggiunto Carpentieri � abbiamolanciato al pubblico un tangibilesegnale di solidarietà e di aiutoconcreto al prossimo, nella fatti-specie alle persone indigenti�.Ai visitatori è maggiormentepiaciuta la materia utilizzata daidue scultori padovani. La sabbiadi solito evoca l�estate e i tradi-zionali castelli di sabbia e vede-re una Natività con questamateria è stato qualcosa di ine-dito.L�artistica illuminazione haesaltato il colore della sabbia,mettendo in evidenza i partico-lari di una scultura oggetto deiflash di centinaia di macchine
digitali, per serbarne il ricordo.Se il bis ipotizzato dall�assessoreCarpentieri dovesse concretiz-zarsi, sarebbe interessantepoter ammirare una sculturaancora più imponente, da allo-
care magari in una piazza delcomune capoluogo.Una sfida che i due scultoriaccetterebbero sicuramente conpiacere, per la gioia di grandi epiccini.
><la provincia di ragusa 25
Un presepemaestosorealizzato conuna materiaviva che hadato un toccodi sacro adun�opera artisticaapprezzata perla sua luce
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<Modica. Un particolare del presepe di sabbia allestito all�interno dell�atrio di Palazzo S. Domenico>
<Il vice presidente Girolamo Carpentieri>
Primo piano
Centoventicinque anni di vita. Tanti ne compie que-st�anno il presepe monumentale della chiesa di SantaMaria di Betlem a Modica. La storia di questo prege-
vole presepe, inaugurato nel Natale del 1882, è stata rac-contata da Carmelina Naselli in un articolo poco noto,apparso nel 1931 sulla rivista milanese �Per l�Arte Sacra�.Utilizzando i documenti dell�archivio della chiesa di SantaMaria, gli articoli di giornale, le lettere e altri documentiraccolti nel volumetto Padre Benedetto Papale e i suoi cri-tici (Caltagirone, 1911), integrate dalla testimonianza oraledel cavaliere Salvatore Monelli da Modica, la studiosa riuscìa ricostruire nei dettagli la storia di questo presepe.L�idea fu del cavaliere Giovanni Trombatore, possidente.Nel 1881 il cavaliere, che per curare i propri interessi face-va spesso la spola tra Modica e Caltagirone dove possede-va case e terreni, aveva potuto ammirare le statuine in ter-racotta realizzate dagli artigiani calatini per i più ricchi pre-sepi delle maggiori città siciliane.Erano quelli gli anni in cui l�arte del presepe rifioriva intutta l�Europa cattolica, rilanciata dal gusto tardo-romanti-co per il folklore, le tradizioni, la religiosità popolare, icostumi e gli stili di vita delle classi contadine. ACaltagirone, dove l�arte delle statuine in terracotta rag-giunse risultati artistici notevolissimi, v�erano famiglie di�Santari� e �Pasturari� che modellavano e coloravano lefigure della Natività su commissione di chiese, conventi,corporazioni religiose e famiglie agiate dell�aristocrazia iso-lana. Affascinato dalle realizzazioni delle botteghe calatine,il cavaliere decise che anche Modica avrebbe dovuto avereun presepe monumentale entro il Natale dell�anno succes-sivo. E ne parlò ai membri della Confraternita dell�orazionee morte, di cui anch�egli faceva parte. La Confraternita eraun sodalizio formato per metà da laici e per metà da reli-giosi, collegato alla chiesa di Santa Maria di Betlem, che sioccupava di assistere i sofferenti nell�ora estrema e diprovvedere alla sepoltura degli indigenti. Il presidente delsodalizio era il cavaliere Vincenzo Moranda Frasca; deldirettivo facevano parte l�avvocato Francesco Iozzia e ilnotaio Carmelo Basile in rappresentanza della società civi-le, e l�arcidiacono Carmelo Sparacino e il decanoErmenegildo Mormina in qualità di rappresentanti dellaChiesa. L�idea di realizzare un presepe, lanciata dal cava-liere Trombatore, piacque a tal punto che la Confraternitase ne fece promotrice presso i fedeli. Fu lanciata subitouna sottoscrizione popolare per raccogliere i fondi da desti-nare all�impresa. Il presepe avrebbe trovato posto all�inter-no della chiesa collegiata di Santa Maria di Betlem. Le fasidella realizzazione erano due: la creazione delle statuine e
la costruzione della scenografia. Per ciascuna delle due fasii committenti scelsero di affidarsi ad artisti affermati.L�incarico di realizzare le statuine per il presepe fu asse-gnato alla rinomata ditta �Bongiovanni & Vaccaro� diCaltagirone nel maggio 1882. Si trattava di una delle piùprestigiose botteghe calatine, fondata sul finire delSettecento dai fratelli Giacomo e Giuseppe Bongiovanni. Idue fratelli, in seguito, avevano cooptato il nipoteGiuseppe Vaccaro che aveva saputo conferire dignità d�ar-te all�attività artigianale avviata dagli zii. La volontà dei committenti appare chiara dalle indicazio-ni riportate nella bozza di convenzione, pubblicata dallaNaselli in appendice al suo studio. La convenzione preve-deva la realizzazione di figure grandi, medie e piccole. Ipastori di prima grandezza, in particolare, dovevano esse-re alti due palmi e mezzo (circa 60 cm) oltre la base.Sarebbero stati pagati 20 lire ciascuno, purché fossero
Tesoro diun presepe< >
><la provincia di ragusa26
di Giovanni Criscione
<Modica. Il presepe monumentale della chiesa di S. Maria di Betlem>
Primo piano
�maestrevolmente eseguiti, colorati edecorati come l�arte richiede�. Poi sirichiedevano �pastori di seconda gran-dezza, dell�altezza di palmi due alprezzo di lire 10� e �pastori di terzagrandezza alti un palmo e un quartopel prezzo di lire 5�. Infine, erano pre-viste piccole figure complementariquali buoi, pecore, capre, colombe euccelletti. I pastori dovevano esseretutti �in costume del nostro contado�:ciò ne fa uno specchio della societàdel tempo. I soggetti richiesti eranozampognari, zappatori, taglialegna,donne con cesti di frutta, uno storpioche chiedeva l�elemosina, �un alber-gatore sulla soglia della porta cheattende al suo mestiere�, �una vec-chierella seduta nella grotta che fila eun vecchierello che si riscalda al fuococon gatto, galline e un porchetto dacollocarsi in un angolo della grotta�,oltre alla serie dei pastori, dal �pasto-re spaventato che guarda la stella� aquello che attinge l�acqua, da quelloche �guarda buoi e pecore� al pastore�con somaro in atto di sollevarlo daterra ove trovasi caduto per l�eccessi-vo peso�. Per i personaggi della SacraFamiglia, all�artista sarebbe toccato uncompenso maggiore perché realizzaticon la massima cura, �essendo i pro-tagonisti del gran fatto che si vuoleriprodurre e perpetuare in un monu-mento�. In particolare, per ciò cheriguardava il bambinello, i colori dellevesti dovevano essere �più carichi epiù fini con adorni e filetti a zecchino�.Complessivamente i committentirichiedevano sessanta figure da con-segnare entro ottobre. A lavori ultima-ti il Vaccaro avrebbe percepito 475lire. Ma apparve subito chiaro cheGiuseppe Vaccaro, ormai settantenne,non avrebbe potuto rispettare la sca-denza nonostante la collaborazionedei figli Salvatore e Giacomo. In giu-gno, perciò, fu chiesto a un altro arti-giano calatino, Giacomo Azzolina, direalizzare una ventina di figure (tra cuiGiuseppe, la Madonna e il bambino)per la somma complessiva di 400 lire.La composizione dello scenario fuaffidata invece al frate BenedettoPapale dei minimi di San Francesco(Caltagirone, 1836- ivi, 1913). Costuiera celebre in tutta la Sicilia e anche a
Malta per i suoi presepi con paesaggioa tutto rilievo. I committenti gli invia-rono una traccia con le indicazioni perrealizzare l�opera. Ma il Papale non netenne conto, rivendicando per sé unatotale autonomia artistica. In una let-tera al cavaliere Trombatori, il fratechiese �per principale compenso� lasola soddisfazione per la riuscita del-l�opera, pur non disdegnando le 5 liregiornaliere, il vitto e l�alloggio �in unlocale salubre� e �le spese del viaggiosì all�andata come nel ritorno� daCaltagirone che gli erano state offerte.Giunto a Modica alla fine di settembre,il frate studiò il paesaggio circostantecompiendo passeggiate e escursioniper tutto il territorio. Durante le sueesplorazioni raccolse rocce, tronchi eradici di ulivo e di carrubo e altri mate-riali caratteristici della zona. Poi chie-se la collaborazione di quattro artigia-ni locali: un muratore, uno stagnino,un falegname e un pittore. Il france-scano, dunque, si mise al lavoro ediede prova di grande abilità.L�opera richiese cinquanta giorni dilavoro. Ma il risultato fu spettacolare.Trentatrè metri quadrati di superficie,duecentotrentotto metri cubi di volu-me, un paesaggio mozzafiato di roccein un saliscendi di picchi, grotte, bur-roni e crepacci, su cui si collocavanosessantasei figure, ispirate ad unacuto realismo e disposte su tre pianiprospettici (ravvicinato, medio elungo) che davano l�illusione di uno
spazio vasto e profondo, sintesi tral'arte plastica di eccellenti figurinai el�immaginazione di uno dei più genialiscenografi di presepi del tempo. Sullosfondo, si stagliavano le alte torri e itempli di Betlemme, mentre in primopiano dominava la campagna modica-na con scene di vita quotidiana, tran-ches de vie in cui si ritrovava quelmondo contadino e popolare cheSerafino Amabile Guastella, all�incircanegli stessi anni, andava descrivendonei suoi libri. �I tocchi realistici � scris-se Carmelina Naselli � la colorazionecalda e vivace, con riusciti effetti diluce, la tecnica anatomica e, la curascrupolosa nel rendere il tipo somati-co villereccio isolano, fanno di ciascu-na statuina un piccolo miracolo diverità e d�arte�.Il presepe fu solennemente inaugu-rato la notte di Natale del 25 dicembre1882 alla presenza di una folla entu-siasta. Al Papale venne assegnatoanche un attestato di benemerenza daparte della Confraternita. Per vent�an-ni l�opera incantò gli spettatori cheaccorrevano ad ammirarla. Finché, il26 settembre 1902, l�alluvione che siabbatté su Modica lo danneggiòpesantemente. In quella circostanza,un�onda di fango e detriti invase lachiesa di Santa Maria fino a un�altezzadi 3,43 metri. Il presepio, che si innal-zava da terra un metro e mezzo, ripor-tò dei danni. Fu necessario restaurar-lo. Il Comune, che aveva chiuso ilbilancio del 1901 con un passivo di55.000 lire, si trovava ora ad affronta-re un disastro di immani proporzioni(l�ammontare dei danni superava i cin-que milioni di lire). In quelle condizio-ni per il restauro del presepe non fupossibile ricorrere all�opera del Papale,che pure in una lettera al notaioGiorgio Piccitto, membro della Confra-ternita, s�era informato dell�entità deidanni riportati dal suo capolavoro. Ilrestauro, voluto dal governatoreSalvatore Monelli, fu affidato all�orga-nista e scultore del legno AngeloStrano (Modica, 1863-ivi, 1930). Ilrisultato complessivo, nonostantequalche lieve ritocco, non pare abbiaalterato lo splendido quadro d�insiemerealizzato vent�anni prima dal Vaccaro,dall�Azzolina e dal Papale.
><la provincia di ragusa 27
Primo piano
Decine e decine di artigiani locali edi casalinghe, pronti ad esporre ipropri manufatti, veri gioielli di
creatività. Anche quest�anno è tornatol�appuntamento con �Fiera Natale�, l�ini-ziativa organizzata dal gruppo del Moica,il movimento italiano delle casalinghe, edal Mosac, il movimento Sicilia arte ecultura di Ragusa.Il salone delle feste dell�hotelMediterraneo Palace si è trasformato inun salotto culturale di natura artistica ericreativa, aprendo al pubblico con unospettacolo di danza e musica, una sfila-ta di acconciature e un defilè di modacurato da due atelier ragusani. �FieraNatale� ha proposto, infatti, una rasse-gna dei migliori ricami e degli sfilati sici-liani (punto �400, �500 e �700) ma ancheuna pregevole esposizione di ceramiche,sculture, quadri, opere artistiche edecoupage, oggetti creati con materialiesclusivi, oculatamente scelti. Si spazia
allora dai particolari quadri a pittura ericamo su stoffa agli oli prettamente sici-liani e baroccheggianti, fatti di scene,scorci e paesaggi della tradizione, perpassare alle singolari musicalità sculto-ree in metallo o agli interessanti quadria rilievo, miniature di facciate barocchee bassorilievi in pietra. Sono ancora pic-cole borsette, rigorosamente create amano, che rimandano indietro la luceartificiale colorandola di strass e paillet-tes. Così come le pietre dure, come lacorniola e l�ametista, che s�intreccianoaudacemente componendo spille e gra-ziose sciarpette. Diversi gli angoli adibitiagli sfilati, veri e propri gioielli di ricamioriginari fatti a mano, e di esclusivi scial-li del XVIII secolo. E poi ancora lavora-zioni importanti in ferro battuto e gra-ziosi schizzi pittorici creativi, come le telea fondo bruciato, tipiche della tecnicapirografica. A tutti questi oggetti, moltidei quali utili idee regalo, si aggiungono
anche quelli proposti da alcuni esercizicommerciali che con le proprie creazionihanno reso l�esposizione natalizia �unavetrina delle vetrine�. La manifestazionesi è poi intersecata anche con il festivaldella pasticceria iblea denominato�Dolce Natale�: su un�apposita area,infatti, i migliori pasticcieri ragusani sisono cimentati sul tema proponendo leproprie dolci composizioni. Uno spazioimportante è stato riservato anche alsociale, così come vuole la tradizionedelle iniziative organizzate dal Mosac edal Moica. Sono stati, infatti, ospiti di�Fiera Natale� i ragazzi dell�associazione�Alba Chiara onlus� che hanno propostoi propri interessanti manufatti, dalle can-dele di stoffa, alle porcellane dipinte e aldecoupage. Particolare attenzione èstata offerta anche all�Airc, l�associazio-ne per la ricerca sul cancro che, tramiteuna postazione, ha divulgato utili infor-mazioni sul tema.
Il Natale in fiera< >
><la provincia di ragusa28
di Silvia Ragusa
Moica e Mosachanno propostoanchequest�annoFiera Natale,esposizionedi piccolimanufattiad opera dicasalinghee artigiani.Spazio ancheal festival dellapasticceria iblea
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>> <La Fiera di Natale promossa dalla Moica e dal Mosac per fini benefici>
Cucina
Gusti semplici della tradi-zione che sanno di ricordi,di sorrisi e degli intensi
odori del �bagghiu�. Perché l�ar-te della cucina contadina meritacertamente un fascio di luce chericonduca agli antichi sapori incui le materie prime, spesso lepiù povere, venivano delicata-mente lavorate per rispettarneed esaltarne la genuinità. Eranoi lavori del sabato o quelli dellefeste comandate. Prima tra lealtre quella del Natale. Allora,nelle masserie ragusane ci sipreparava a �scannare� il maia-le, animale che, accudito egovernato per lunghi mesi, eracapace di far fronte all�interaeconomia alimentare della fami-glia per un anno intero. Era l�o-dore del sugo di maiale a con-quistare le narici la mattinadella vigilia. Denso, saporito,d�un rosso che colora le tavole.Un rosso d�altri tempi, vivo epersistente come lo �strattu�,perché così veniva cucinato, conl�estratto di pomodoro prepara-to in casa, insieme all�acqua tie-pida, alla cipolla, al pepe rossoe ad un bicchiere di vino. Afuoco lento, cucinato per ore eore, mentre, sulla tavola le manisi cominciavano a sporcare difarina. I ravioli o i cavati erano itipi di pasta mangiati frequente-mente ma c�è chi ancora ricordala tipica pasta alle uova impa-stata a mano con gli �usa�, cioègli steli delle spighe dell�orzoche si attorcigliavano nel pettinedel telaio. Eppure del maialeassolutamente nulla veniva but-tato. Tutte le parti, anche quellecosiddette di scarto, si utilizza-vano per un qualcosa. Anche ilgrasso serviva. Le nonne lo
ricordano conservato, durantetutto il periodo invernale, ingrossi barattoli o nei vasi di ter-racotta, utilizzato in famiglia perle più svariate pietanze in sosti-tuzione del burro o della marga-rina che ancora mancavano:ingrediente principe della nottedi Natale. Fatto a dadini venivamesso a cuocere a fuoco lento ecostante, per non meno di treore, così da fondere il grasso,adesso strutto, e consentire l�e-vaporazione dell�acqua contenu-ta. Ed era in una padella untacon questa �saime� che si face-vano sfrigolare le costate dimaiale, quelle che il nonno�macellaio� aveva appena affet-
tato e preparato assieme allasalsiccia, che, in parte, venivaappesa ad un supporto nella�casa ri mannira� per essereasciugata ed insaporita col fumoproveniente dalla preparazionedella ricotta. La �saime� servivainoltre per creare un�altra parti-colare ricetta natalizia di bellis-sima composizione: �u sfuog-ghiu�. Preparata con farina,uova, lievito, sugna e sale, lapasta, dopo essere stata lascia-ta a riposare per circa mezz�ora,veniva stirata col mattarello finoa stendere più sfoglie sottili,sulle quali, poste le une sullealtre, veniva cosparso uno stra-to di �saime� sciolta. Fatto que-
><la provincia di ragusa 29
I cibi d�una volta< >di Silvia Ragusa
><la provincia di ragusa30
Cucina
sto si arrotolava la striscia disfoglie, ottenendo un panetto aforma di chiocciola che, inseguito, veniva appiattito con lemani o leggermente con lo stes-so mattarello. Era il calore delforno, poi, a far aprire a mo� dicarciofo �u sfuogghiu� cheovviamente veniva farcito diricotta, assieme alla quale simetteva la salsiccia a pezzetti o,come ricorda qualcuno, i cosid-detti �frìttili�, cioè i piccoli resi-dui di carne del grasso da cui siera appena ricavata la sugna. Etra le memorie c�è chi non famancare un tocco di golosità,ricordando come da bambinosullo �sfogghiu� spruzzava zuc-chero e cannella, creando unasinfonia di sapori agrodolce.Frattanto, dentro le masserie,bollivano nelle �tannure� reci-pienti di acqua calda, sostenutedal fuoco dei forni sempre acce-si, pronti per accogliere pane�cunzatu� e scacce. Era l�acquapulita che serviva, alla fine, perlavarsi, prima di mettersi a tavo-la a festeggiare l�attesa ricor-renza. Anche con le focacce,come quella di broccoli o di spi-naci: le prime preparate conaglio tritato ed olive nere snoc-ciolate, le seconde con uvapassa, noci, capperi e pan grat-tato. Altro piatto tipico delperiodo natalizio erano le fratta-glie del maiale. I �cosi ri rintra�(così erano ben definiti gli orga-ni interni o viscere come il fega-to, il rognone, il cervello, lo sto-maco, il cuore, la milza, il pol-mone e altri) si cuocevano in untegame con vino cotto e finoc-chietto selvatico, sempreaccompagnati dallo strutto,tanto quanto bastava. E la tradi-zione vuole che non si accom-pagnassero al normale pane dicasa, ma ai �feddi�: fette dipane raffermo, appena bagna-te, che venivano fritte nel gras-so (appunto a saime) fino allaloro doratura. Non c�eranopanettoni allora, ma certo qual-che biscotto o torrone a base di
mandorle chiudeva la cena. Nonsi dimenticano, infatti, i dolcitipici di questo periodo come �a�mpagnuccata�, palline di pastaottenute da uova, farina digrano duro e zucchero, bagnatenel miele e servite su foglie dilimone, i mucatoli di noce e
miele o la �cubbaita�, un torronepreparato con semi di sesamo,miele, mandorle e zucchero.Infine la frutta secca, noci emandorle tostate sul fuoco, eperfino i lupini, quelli che iragazzini solevano tenere sem-pre in tasca.
La cucina siciliana non è mai stata povera, in quanto intelligente deri-vazione di tante, disparate culture; per nulla popolare, se per popola-re intendiamo spicciola espressione, arrangiata, frettolosa.I siciliani, a tavola, storicamente imitano i fasti della corte, pur sempreripercorrendo coscientemente le varie epoche. Qui si mangia per vivere,alla ricerca di quel noto, popolare condimento fatto soprattutto di libertà.La Sicilia iniziò ad uscire dall�isolamento quando fu occupata dai colo-nizzatori Calcidesi, che, provenienti dall�arida, assolata Grecia, trovarononell�isola una terra promessa, ricca e abbondante di pascoli e di terrenifertili. Tant�è vero che nell�età attica, Siracusa raggiunse i due milioni diabitanti, seguita da Catania e da Agrigento, dove furono costruiti magni-fici templi.Lo stesso Platone, chiamato a Siracusa da Dionigi il Vecchio, ebbe occa-sione d�elogiarne la locale pasticceria. Trimalchio, non sappiamo se nati-vo di Gela o di Siracusa, è cuoco siciliano tanto famoso da venir contesodal mondo greco. Miteco di Siracusa scriveva Il cuoco siciliano, eLabduco, gastronomo, inaugurava una scuola a pagamento, antesignanadegli odierni istituti alberghieri. Archestràto di Gela scriverà Gastrologia,opera tra cronaca e ricettario, dove troviamo descritte svariate qualità dipani, di vini, di pesce, di salse, di condimenti, secondo le diversificateproduzioni locali, alcune conservate ancora oggi, per fortuna. Tutto ciò, ariprova del primato gastronomico siciliano nell�età greca e romana, e delfatto che quella siciliana è la più antica cucina del continente.
<La storia della cucina in Sicilia>
Cultura
L�amore per la storia e l'atten-zione nei confronti di unasocietà che vuole conoscere
sempre più l'origine del propriopassato spingono studiosi comeSalvatore Palmeri di Villalba acimentarsi in azioni filantropichealla ricerca di un continuo interesseverso un sapere che è passato eche diventa presente nel momentoin cui si dà alla società civile.E� questo il senso dell�operazioneche ha portato Salvatore Palmeri diVillalba a ristampare alcuni testisulla storia di Vittoria e della Sicilia.L'opera contiene gli scritti sulla sto-ria di Vittoria ad opera dei baroniSalvatore e Ignazio Paternò.Lo scritto più rilevante è quellodel barone Salvatore Paternò, natoa Vittoria il 15 marzo 1809, figliodel barone Ignazio e di donnaAngela Verga Albergo. Egli sposòdonna Maddalena Leone Catalanoed ebbe 10 figli. Nel 1877 pubblicòl'opera intitolata le "Memorie stori-che di Vittoria di Sicilia dei primitempi" stampata dalla tipografiaVelardi di Vittoria. L'opera suscitòmolte polemiche per i contenutiriportati e creò amarezza nell'animodel Paternò che morì nel 1889 aVittoria. Salvatore Palmeri ha deciso direcuperare uno scritto così anticoche era già stato ristampato neglianni '50, ma con evidenti correzionie modifiche tali da distaccarlo moltodall'originale. Ma non solo. L�autoreha individuato altri scritti che hannoun collegamento con l�opera diPaternò: le risposte del frateGaetano La China, e poi del GiudiceCiani, polemico anche con LaChina, e per finire chiudeva la que-stione un altro monaco forestieroproducendo un opuscolo anonimo.Tutti questi scritti erano noti all'epo-
ca dei fatti, ma col tempo si sonopersi nella loro continuità dialogica,perché stampati separatamente ecaduti nel dimenticatoio. Qui siinserisce l'opera preziosa diSalvatore Palmeri, il quale incuriosi-to delle vicende accadute e avendo-ne scoperto le tracce, nell'intento direstituire alla collettività l'opera delPaternò, ha pensato di produrreuna ristampa anastatica che conte-nesse tutto quanto, compreso l'ela-borato di Salvatore Paternò adopera del nipote Ignazio; il tuttoben strutturato in un continuumdiscorsivo e concettuale che nefacilita la comprensione. Nel 1951,solo "Le memorie storiche diVittoria di Sicilia" furono ristampateper la seconda volta, dalla nipoteMaddalena Paternò, ma quellaristampa, riveduta, corretta e depu-rata dei fatti, contenuti nello scrittodel nonno, e che a quell'epoca ave-vano creato tanto scalpore, riporta-va anche molti errori di stampa,mostrando un testo modernizzatoal punto di contenere anche consi-
derevoli storpiature linguistiche. Maquali erano questi fatti scabrosi cheavevano suscitato tanto sconcertonella comunità cittadina ed eccle-siastica di allora? Il Paternò, notoanticlericale, narrava di episodi checoinvolgevano direttamente i fratiminori Zoccolanti del convento delleGrazie, in questioni poco ortodosse.Il libro del Paternò non fa altro cheraccontarli con i supporti di testi-monianze oculari di persone cheall'epoca dei fatti erano stati indottia dire la loro su quanto accaduto.Opere ben conservate nell'archiviodella Chiesa Madre. Ecco spiegatal'esistenza degli scritti polemici colnascere di tanto scalpore in unasocietà settecentesca, in cui episodidel genere certamente non passa-vano in maniera inosservata e rica-devano in quei classici luoghi comu-ni di cui la storia di ogni tempo, cul-tura e società si è caratterizzata.L'ultima ristampa di SalvatorePalmeri si colloca in modo conse-quenziale, al termine di una serie diristampe curate dallo stesso, cheinizia da "Predica Balnearia in versied alcune poesie inedite" del poetavittoriese Neli Maltese, seguita da"Miscellanea Poetica" opera licen-ziosa dell'ottocento, del cavaliereFederico Ricca di Tettamansi perchiudersi almeno per ora, perchéaltre sono le opere in cantiere, chehanno come autore lo stessoPalmeri, con le "Memorie storiche diVittoria di Sicilia" del Paternò.Questa continua voglia di produrreo meglio di riportare alla luce �reli-quie� letterarie di inestimabile valo-re, come l'opera del Paternò, delRicca o del Maltese, nasce da unaforte esigenza di tramandare la cul-tura storica locale, la quale ha biso-gno di essere coltivata attraverso lafreschezza di riproduzioni letterarie.
La storia locale?Meglio ristamparla< >
><la provincia di ragusa 31
di Salvo La Lota
<Salvatore Palmeri di Villalba>
Cultura
Un viaggio dentro la grandeletteratura isolana e chetuttavia si avventura nella
vita di uomini �senza storia�. Inquesto paesaggio che gattopar-descamente �ignora le vie dimezzo fra la mollezza lasciva el�arsura dannata; che non è maimeschino, terra terra, distensivo,come dovrebbe essere un paesefatto per la dimora di esserirazionali�. Una, dieci, centoSicilie, annotava bene Bufalino, oforse nessuna, perchè essa �èmetafora del mondo�, spiegal�autore, �isola non abbastanzaisola� come nel più �compositodei continenti�.�Un�isola che non potrà maiessere collegata con un ponte,per la semplice ragione che èimpossibile collegare un conti-nente a un altro, anche serven-dosi delle tecniche ingegneristi-che più strabilianti ed efficaci.L�unico ponte possibile è quellodella letteratura�. Eccola allora�L�isola senza ponte�, titolo delnuovo libro, edito da Longanesi,del giornalista del Corriere dellaSera e scrittore agrigentinoMatteo Collura.�Forse è stata la promessa - ola minaccia, secondo il punto divista - della realizzazione delponte di Messina a suggerirmi dipubblicare questo libro - dice sor-ridendo -. Dico forse, perché unartista, quando si lascia guidaredalla semplice ispirazione, non samai con esattezza perché realizzale sue opere. In ogni caso, invista dell�evento, come uno sfol-lato ho preparato il mio bagaglioa mano. Dentro ho messo tuttoquanto può servirmi per conser-vare una mia idea di Sicilia che,mi auguro, possa diventare
anche un po� quella dei lettori�.Alla sala Falcone Borsellino diRagusa Ibla, il professor GaetanoLo Monaco introduce il pubbliconegli �spazi scenici� che fanno dasfondo ai grandi romanzi, attra-verso quel viaggio che Collura,compie con semplicità, rifuggen-do i luoghi comuni, affascinandoproprio nel momento in cui�mostra l�unicità e l�irripetibilità diessere siciliani�, suggerisce il pro-fessore. Forse perché la Siciliasuggestiona e si autosuggestio-na, molto più della Sardegna. �Illegame che tiene stretti i sicilianialla loro terra non si scinde mai -ribadisce lo scrittore - Si tratta diuna condizione di insularità parti-colare, un fatto che appartienealla mitologia, qualcosa di ance-strale�. Così la storia millenaria,stratificata, infinita diventa�mappa emotiva� di un �libro-guida� sulla Sicilia e i siciliani.Perché sono loro, �uomini edonne di Sicilia�, così come recitail sottotitolo del saggio, comples-
si e affascinanti, duplici e con-traddittori in ogni loro aspettoche Collura narra e indaga,lasciandosi trasportare dal miste-ro delle corrispondenze, a partiredagli illustri: Pirandello, Antonelloda Messina, Sciascia, Brancati,Bufalino. Sottilmente va l�autore,cercando una magra vena di paz-zia, tra le tracce ormai consunteche si ergono per metà in contra-da Caos, o la goliardersca sensi-bilità del dipinto, l��Uomo ignoto�,dal carismatico sorriso, tuffando-si nei complessi rapporti amorosi,carnali, nel decoro o nel sensoluttuoso, cupo e opprimente,della morte, lascito iberico eancor prima greco.�C�è la morte - è vero - in que-sto libro; ma anche la disperazio-ne. E non potrebbe che esserecosì, trattandosi di un libro nonfolcloristico né consolatorio né,tanto meno, alla moda�. E c�è l�e-pigrafe, quella sciasciana, d�in-spiegabile visione, e la parventedisperazione del �meno siciliano
La Siciliasecondo Matteo< >
><la provincia di ragusa32
di Silvia Ragusa
Nel suo ultimoromanzoMatteo Collurascandaglia lasua terra comeil maestroSciascia perridarle dignitàe giustiziaa chi nonne ha avuta
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Cultura
tra gli scrittori isolani�, quellaricerca sensoriale in �Paolo ilcaldo� di Brancati o la sensualeesplorazione dell�isola di Guy deMaupassant. Vinti e vincitori diverghiana memoria, che si ritro-vano, in seguito, al cospetto degliUzeda. E ancora la grande cultu-ra degli uomini d�altri tempi, qualera ad esempio il principe Tomasidi Lampedusa; �come tanti altri,ho sbagliato a giudicare il�Gattopardo�. � confessa MatteoCollura - Non si trattava di unromanzo passatista, volto all�in-dietro. È invece probabilmente illibro più importante della lettera-tura italiana dopo i �PromessiSposi�. Poi però, inframmezzati aipensieri d�autore, racconti si sno-dano dal centro reclinato diAgrigento al paesaggio fisico, e aquello dell�anima, per andareincontro alle passioni, ai drammie alle gioie di uomini e donne nonsempre e solo illustri. Una mano,fanciulla, scavata nella roccia,sorge a ricordo della disperazionedi una madre messinese, dopo ilterribile terremoto del 1908, equella strana �lue�, incisa sull�epi-taffio voluto dalle sue alunne, delprofessor Alessandro Pistarini,ancora oggi sta nel cimitero diAgrigento. E non solo. Un intensoe civile capitolo è dedicato allozio dell�autore, Francesco, uccisoin Friuli, sul finire della guerra, dapartigiani italiani e sloveni, maanche a Ciro, partigiano agrigen-tino, come lo zio, impiccato per-ché tale ad un lampione nellapiazza di Belluno. SalvatoreCacciatore, detto Ciro, affrontòcon grande dignità e coraggio lamorte nel marzo 1945 in quellapiazza che oggi è intitolata a lui eai suoi compagni. Il suo corponon tornò mai a casa. FrancescoCollura, sergente di Salò aPalmanova fu torturato e uccisodai partigiani. Anche il suo corponon tornò mai a casa. �L�isolasenza ponte significa allora anchee soprattutto questo � dice loscrittore � loro non poterono mairitornare a casa�.
><la provincia di ragusa 33
�Non so quante volte - afferma Collura - come l�abate Faria, scri-vendo abbia tentato di evadere dalla Sicilia, ritrovandomi semprein una posizione più interna di quella da cui ero partito. E questo nonperché la Sicilia è una prigione dalla quale è impossibile evadere comela fortezza immaginata da Alexandre Dumas, ma perché non si finiscemai di parlare della propria terra, di evocarla, di confrontarla, di allonta-narla o chiamarla a sé�. Così �ho scritto questo libro anche per mostra-re un�altra Sicilia che non sia quella simpatica e folcloristica dei gialli diCamilleri - insiste Collura non senza qualche accento polemico - Non honulla contro la letteratura di intrattenimento, ma c�è altro da indagare,una cultura alta, grandiosa�. L�identità dell�isola, dunque, vista da un sici-liano che in Sicilia non abita più da quasi trent�anni.�Vivo a Milano � dice � e mi ritengo un emigrato privilegiato. Appenami è possibile, infatti, vengo continuamente�.-In questi anni, lei che può guardarla da fuori, come vede laSicilia? E� cambiata? �Guardo la Sicilia con una certa serenità. A volte � è vero � mi arrab-bio, ma non riesco ad essere pessimista. Pasolinianamente contrappon-go al pessimismo della ragione l�ottimismo della volontà. Non faccio altroche baciare la Sicilia come si fa con una donna, ma mi sforzo di farlo congli occhi aperti e riesco a vederne anche i difetti. Questo mi riesce forseperchè vivo fuori e da lontano posso avere un�idea più esatta. Tuttavia isegnali di cambiamento riesco a vederli: basti guardare a quanta gentesi è riunita al teatro Politeama per manifestare contro il racket. Fino aqualche anno fa era impensabile una folla del genere�.-Qual è, secondo lei, la chiave di volta per risolvere almeno inparte i problemi dell�isola?�Una diversa idea sulle elezioni. La Sicilia deve cessare di essere unariserva di caccia elettorale. Solo allora le cose potranno veramente cam-biare�.
<Sicilia, la mia prigione>
<Lo scrittore e giornalista Matteo Collura>
s.r.
Cultura
><la provincia di ragusa34
�Il carcere è un topos�, ricordava Mario Tropea, scor-rendo �voci e sogni di prigione in Pascoli eCampana�, �un luogo mentale, oltre che fisico,
nella cultura e nell�immaginario letterario�.Tra gli eventi culturali più significativi che hanno chiusoil 2007 della provincia iblea, il Convegno Internazionale diStudi, promosso dalla Facoltà di Lettere dell�Università diCatania e dalla Fondazione Gesualdo Bufalino, svoltosi traRagusa Ibla e Comiso. Il tema, sebbene squisitamente let-terario �Carceri vere e d�invenzione dal Tardo Cinquecentoal Novecento� ha attratto un uditorio significativo, cattura-to forse dalle mille valenze che il motivo proposto assumenell�arte e nell�immaginario collettivo.�Il convegno ha voluto colmare una lacuna negli studi �dice Nunzio Zago - perché un�indagine sistematica sultema della reclusione sia nel senso reale, sia nel senso dicarcere d�invenzione, non è molto frequentata. Si tratta diun motivo al di là del quale si intravede una realtà di sof-ferenze che hanno motivazioni storiche, sociali, ma ancheinteriori, psicologiche. Le forme della reclusione non scom-paiono con la modernizzazione, ma diventano più diffuse,più sofisticate, mentre cresce l�aspetto della reclusionecome fatto esistenziale, interiore, l�essere prigionieri di sestessi. Questo duplice versante il convegno ha esplorato,partendo da Tasso, giungendo al Novecento, seguendo unimpianto, per quanto sia stato possibile, diacronico�.Aggiunge Giuseppe Traina: �la reclusione può consistereper esempio nella bufaliniana claustrofilia, cioè nella scel-ta di isolarsi nel chiuso di prigioni metaforiche, non per-dendo però la capacità di guardare al mondo con un giu-dizio etico forte, impegnato, che potrebbe contribuire acambiare il reale�.Al di là della fisicità degli ambienti del penitenziario, dicui il convegno ha direttamente o trasversalmente offertouna riproduzione relativa alle strutture moderne, per lacoscienza il carcere è anzitutto sfalsamento delle coordi-nate spaziotemporali, immersione in un luogo altro, perdi-ta della percezione del fluire oggettivo di ore e giorni, edanche regressione nell�unica misura del tempo in cui la vitaha avuto valore di esperienza attiva: il passato. Carcere èassenza di vita. Secondo Luciano Curreri �non c�è rappre-sentazione della prigione: nel momento in cui la si evoca,c�è una pausa del racconto, una �sospensione di vita�,direbbe Manganelli. Dei quattro mesi trascorsi daPinocchio in carcere, noi non sappiamo nulla, così comenon sappiamo nulla del matto delle giuncaie di Fucini�.Carcere è pure occasione e ragione di scrittura, quandoasseconda l�emergere del poeta celato nelle segrete dello
spirito; ma ne sa anche ammutolire la voce con gli ecces-si di durezza. In poesia la prigione può essere anche unfatto squisitamente formale, perciò Sebastiano Grasso,cultore dell�approccio scientifico al testo letterario, disqui-sendo su Antonio Veneziano anche lungo indagini seman-tiche di �carcere� e dei lessemi ad esso connessi, scorgenell�ottava una forma chiusa, dunque una modalità direclusione. Esiste pure la prigionia di un personaggiorispetto all�autore che l�ha creato, argomenta AnitaFabiani, esemplificando attraverso la Marisalada di FernánCaballero e la Tristana di Galdós.Finanche la propria casa, o i vincoli familiari possonocostituire prigionia, quando la morsa della quotidianità fini-sce per usurarli, per snaturarli dai tratti primi dell�affetto edella � etimologica � comprensione: Sarah ZappullaMuscarà dedica il proprio studio alla figura di StefanoPirandello, che era stato realmente in carcere, ma chesubiva quale vera prigione la famiglia. Parimenti LuigiPirandello, visitato da Guido Nicastro principalmente nellaproduzione teatrale, ha trattato di carceri e tribunali veri,ma ha anche inteso rappresentare la compressione dilibertà che è per l�uomo la vita di ogni giorno. E ancorprima, Giacomo Leopardi confidava a Pietro Giordani . �Eio mi dispero proprio� che mi tocca di vivere in questocarcere�, con un�ammissione esplicita di quanto Recanatifosse sentita dal poeta come reclusorio, dorato, ma pursempre luogo di costrizione.Funzione del carcere è stata storicamente anche quelladi arginare il cammino delle idee, di reprimere, con glistrumenti inquisitori di un potere religioso o laico, il geniodi chi avanzava verso la verità, scientifica o delle coseumane. Cinzia Emmi scorge nel testo di Nievo l�interpreta-zione della vicenda di Galileo in cui si tenta di superare ifatti politici e la censura in nome di un ideale, che, nel casodello scienziato, consiste nella possibilità di eliminare i pre-giudizi scientifici del tempo e raggiungere, in nome dellaricerca, la verità. Nicolò Mineo, inquadrando l�Historia civi-le del Regno di Napoli di Giannone, il quale soffrì l�ama-rezza del carcere, ne attualizza la lezione, osservando, tral�altro, che l�impegno dello scrittore sperimenta in Italiauna delle prime situazioni di pessimismo storico. Col con-sueto acume Mineo riflette sul problema perenne dei rap-porti tra intellettuali e potere, notando come nella secon-da metà del novecento sia avvenuta la politicizzazionedella cultura, ma non la culturalizzazione della politica. Trai paradossi della creatività dell�uomo, al quale è ammissi-bile l�intima compresenza di polarità, esiste anche l�impos-sibile conciliazione di spazio chiuso e spazio aperto, quan-
Voci e sognidi prigione< >di Elisa Mandarà
Cultura
do lo spazio claustrofobico viene con-taminato dalla vertigine agorafobica:è quanto rileva Carminella Sipala, che,analizzando Parigi nel XIX secolo:dalla prigione romantica alla reclusio-ne decadente, conclude che �la pri-gione è la chiave che la modernità alsuo nascere ha scelto per rappresen-tare, per visualizzare, per raccontare ilproprio mondo, ovvero la città moder-na, ovvero la città-prigione�.Alla dimensione carceraria nellescritture di Torquato Tasso dedicaattenzione Pasquale Guaragnella, chevaluta l�esperienza carceraria delpoeta paradigmatica. Tasso ne testi-monia nelle Lettere, in cui dapprimaeroicizza la propria condizione e poiammette invece di essere in preda aduna vera e propria follia, nell�ambitodella quale egli insiste sull�ansia dellaliberazione. Nei Dialoghi è poi presen-te la sublimazione della condizione dicarcerato: Tasso offre il ritratto di sécome melanconico e porge la propriasituazione non più come follia, quantocome una malinconia geniale.Giuseppe Sorbello si interessa dellamelanconia e dell�antiplatonismo diMichelangelo poeta, concentrandosi,evidentemente, sulle prove michelan-giolesche intenzionalmente alienedagli eccessi artificiosi di certo dete-riore platonismo; lo studioso compieuna lettura in parallelo tra l�opera let-teraria e quella plastica, nella fase delnon finito delle Prigioni. E semprerinascimentale è l� ambito del saggiodi Gaetano Lalomia, �Prigioni e prigio-nieri nei romanzi cavallereschi spa-gnoli della metà del Cinquecento�,una rassegna dedicata al tema comesi realizza nel romanzo cavallerescospagnolo, dove si registra la ricorren-za di schemi narrativi quasi fissi.La carcerazione suscita anchememorie religiose. �Paulo Maura -racconta Rita Verderame - poeta natoa Mineo nel diciassettesimo secolo,su-bisce l�esperienza del carcere, acausa di una vera e propria persecu-zione messa in atto dalla nobile epotente famiglia dei Maniscalco, cheosteggiava l�amore del poeta per lafiglia. Tradotto in carcere, Maura scri-ve su questa vicenda delle rime, delleottave, ed un poemetto, La pigghiata,
�la cattura�, dove il poeta ripercorre lasua esperienza carceraria nei terminidella presa cristologica, con le moda-lità espressive del dialetto ma anchecon inserti colti, testimonianti la raffi-nata cultura letteraria del poetamineolo�.Gino Ruozzi, esperto delle formebrevi, ossia degli aforismi, si cimentanella fluviale Histoire de ma vie diCasanova, il quale, arrestato e dete-nuto all�interno dei Piombi, conosceun periodo di grande intensità vitale,confermato dall�accento superomisti-camente posto nella biografia sullafuga. Narrando della figura diCasanova, �l�uomo della superficie,ma della profondità della superficie�,Ruozzi ne uguaglia l�esilio ad una par-ticolare condizione di carcere. Negliambienti tetri dei Piombi, infestati dacimici e pidocchi, Casanova entravestito superbamente, e la sua ele-ganza, il suo lusso, lanciano quasi unaprovocazione, uno stridente contrastoin luoghi dove urlano miseria e dispe-razione. Dunque il carcere diventaopportunità di affermazione del pro-prio sé, come accadde ad un altro raf-finato cultore delle forme, passato da�una specie di eternità di fama ad unaspecie di eternità di infamia�: OscarWilde, l�esteta in prigione, soggettodel saggio di Stefania Arcara. Daipassi del De profundis scorsi in occa-sione del convegno dalla studiosa, siintuisce che la prigionia costituì per
Oscar Wilde una tappa del proprio iti-nerario personale: dopo lo sconfortodel primo anno, in cui lo scrittorelamenta il �crepuscolo perpetuo nellacella�, che porta al cuore �la tenebraperpetua�, la detenzione diventa un�meraviglioso principio�, un�esperien-za spirituale.A illustrare le pratiche riservate inepoca moderna ai condannati amorte, interviene Antonio Zollino conle Notti malinconiche di GiacintoManara, sorta di manuale di confortoper condannati a morte. Uscito dalcarcere, prima dell�esecuzione dellacondanna, colui che era destinato allapena capitale trascorreva la notte pre-cedente in una nuova cella, la �confor-teria�, dove i �confortatori�, formati inapposite scuole, avrebbero dovutosostenerli. Luigi Surdich relazionasulle prigioni deamicisiane (il sintag-ma suona come un ossimoro). Il moti-vo è presente, seppure quale temanon primario, sia nei Libri di viaggio,nei quali la situazione chiusa e coattadel passeggero è assimilata a quelladella cattività, sia in altri testi, in par-ticolare nel Primo Maggio, un libroquasi socialista, ove De Amicis, rita-glia squarci efficaci su alcuni arrestatie sulle carcerazioni preventive dianarchici socialisti. Nel celeberrimolibro Cuore, in un capitolo intitolato Ilprigioniero, troviamo poi la storia diun compagno di classe di Enrico, il cuipadre era stato in carcere sei anni,mentre si diceva, con un eufemismodi sostanza, che fosse partito perl�America. La favola patriottica nazio-nale, che riecheggia nei ricordi infan-tili di tutti, spinge Surdich ad unacomparazione amara tra bullismi diepoche diverse: se Garrone mitigavale intemperanze dei compagni serven-dosi di un coltellino, oggi il litigio tradue amici verrà indubbiamente ripre-so dal videotelefonino cinico di unterzo.In conclusione? Ci si auspica chel�arte riesca a valicare la misura pursuggestiva ma sempre astratta dellapagina. Che la voce del poeta condu-ca alla violazione di ogni reclusionenon legittima e, laddove il carcere siascelta o urgenza del cuore, che neritempri, col canto, la fibra.
la provincia di ragusa 35><
<Gesualdo Bufalino»
Era il 28 settembre del 1992,quando, il ministro provincialedei cappuccini padre Giovanni
Salonia scriveva all�allora vescovo diRagusa, monsignor Angelo Rizzo,comunicandogli con grande ramma-rico: �Abbiamo preso atto dell�im-possibilità di continuare la nostrapresenza nella chiesa parrocchiale S.Maria Maddalena di Vittoria. Questadecisione è per noi motivo di soffe-renza, ma vogliamo pregare e spe-rare che in un prossimo futuro saràpossibile ritornare a prestare ilnostro servizio pastorale nella chiesadi Vittoria�. I frati cappuccini lascia-rono così la parrocchia e il conventodi Vittoria, dopo quasi trecento annidal loro insediamento, completandocosì la loro missione in città, doveavevano diffuso il messaggio diCristo con semplicità e povertà dimezzi, proprio come san Francesco.Dopo quindici anni dalla partenzadei frati minori, sono stati presenta-
ti alla comunità parrocchiale di S.Maria Maddalena, nel 40° anniversa-rio della sua erezione, come purealla città di Vittoria nel 400° anniver-sario della sua nascita e all�ordinefrancescano locale e provinciale, irisultati della ricerca e dello studioaffrontato con grande amore eimpegno dall�attuale parroco dellachiesa don Vito Intanno, nominatonel 2003, e dal professore PieroOcchipinti di Acate.�Mi sono subito reso conto che miera stato affidato un gioiello di par-rocchia � scrive don Intanno � inprimo luogo per i parrocchiani, tuttagente semplice ed amabile, e poi perla preziosità storica ed artistica delcomplesso architettonico�.Punti di partenza delle ricerchesono stati certamente i precedentilavori già pubblicati quali quelli delbarone Salvatore Paternò nel 1877,di monsignor Federico La China nel1890, e di padre Samuele Nicosia
nel 1895, integrati con altra docu-mentazione custodita negli archivilocali e regionali, mentre, meno con-sultata appare la più recente storio-grafia locale che non viene peraltromenzionata. �Sin dal 1690 � riporta-va nel 1877 Salvatore Paternò � igiurati di Vittoria ne chiedevano lafondazione ed assegnavano pel loca-le del convento e per la selva salmauno di terra�. I cappuccini erano pre-senti sul territorio già da tempo eovunque venivano accolti con gran-de entusiasmo per il loro sostegnoreligioso e morale: a Vizzini dal1533, a Ragusa Superiore dal 1537,a Caltagirone (1540), a Gulfi (1550),a Modica (1556), a Licodia Eubea(1568), a Scicli (1572), a Gela,Lentini e Francofonte (1574), a Mi-neo (1598), a Chiaramonte (1599),a Ibla (1607), a Comiso (1616), aIspica (1634). Erano chiamati i fratidel popolo, impegnati ad amare edaiutare i poveri in tutte le loro neces-
I Cappuccini lasciano Vittoria dopo 300 anni< >
la provincia di ragusa36
di Giuseppe La Barbera
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Chiesa
<Vittoria. Una foto d�epoca del convento dei Cappuccini, ora parrocchia di S. Maria Maddalena. I frati cappuccini lasciaronoVittoria, dopo quasi 300 anni, il 28 settembre 1992 per decisione del ministro provinciale padre Giovanni Salonia>
sità ed in particolare erano statisempre gli unici che incuranti dellapropria salute e �con serafica abne-gazione� avevano soccorso gli infer-mi quando le popolazioni venivanocolpite da epidemie varie.L�elegante volume ripercorre levicende storiche che hanno caratte-rizzato la lunga permanenza dei fratiin città, dalla fondazione del conven-to fino alla recente partenza, attra-verso gli alterni avvenimenti dellaraccolta delle offerte, l�organizzazio-ne della fiera, la congiura mazzinia-na del 1851, la soppressione volutadalle leggi statali. �La prima pietra �scriveva in un appunto padreSamuele Nicosia nelle sue memoriestoriche dei frati minori Cappuccinidella provincia monastica di Siracusa� fu posta nel 1694 da AntonioLaurifici, barone di Passinitello, pre-sente il padre provinciale Innocenzoda Scicli e la religiosa famiglia vi siera stabilita sin dal 29 dicembre1697 con una solenne processione econ segni di grande affetto del popo-lo, essendo allora guardiano il padreFrancesco da Vittoria�. La richiestafu presentata o ripresentata nel1695 e fu accettata ed esecutoriatail 21 giugno 1697, invitando il vesco-vo a �dare inizio � sottolinea il prof.Occhipinti � nel vulgo della Vittoriaalla fabbrica del convento con la suachiesa e il suo campanile, coro,refettorio, dormitorio, orto e servizivari nel quale potersi mantenere nonmeno di dodici religiosi con le ele-mosine dei pii benefattori�.Praticamente, quando pervennel�autorizzazione, i cappuccini aveva-no già avviato da tempo i lavori e siapprestavano a completare la strut-tura, la cui realizzazione rimanelegata all�evento miracoloso delritrovamento di una vera e propria�truvatura� da parte di un fraticelloin cerca di legna, raccontato sempredal Paternò.La primitiva chiesa viene, cosìcome l�aveva identificata già AttilioZarino nel 1985, individuata nelsalone adibito oggi a teatrino, che sipresentava semplice e ad unicanavata con volte a botte e sicura-mente corredata da una cripta.
�Considerato che tutti i conventi deicappuccini � scrivono gli autori �presentano ancora visibilissima lacripta ci viene spontaneo dire cheanche il convento di Vittoria dovevaavere la sua, come suggerisconoalcuni segni sulla pavimentazionedel saloncino�.Il complesso architettonico che inorigine sorgeva fuori le mura dellacittà, al di là della porta Marina, lecui vicende si legano fortemente allacittà, conserva ancora oggi dellepregevoli opere artistiche come l�al-tare settecentesco della Madonna diLoreto, la cui statua simile in tuttoall�originale fu portata nel 1740 aVittoria da fra Fedele dopo un pelle-grinaggio a Loreto. Collocata nellachiesa, �la statua � precisavaFederico La China nel 1890 � comin-ciò a spargere grazie e prodigi�, alpunto che il simulacro fu dotatodella corona d�oro, il più alto titolo divenerazione, e nel 1792 ottenne dalrettore della Santa Casa di Loreto indono un sacro velo che era stato acontatto della statua originale.Infine, nel 1793 l�altare fu elevato aCappella Reale dal re Ferdinando III. Doloroso a Vittoria, come in tuttal�isola, il momento in cui i frati rice-vettero l�ingiunzione di sfratto conregio decreto del 1866 e il 26 otto-bre nessun religioso doveva compa-
rire in città vestito dell�abito del suoordine. Fu un momento triste perquei frati dover abbandonare i loroconventi da dove avevano potutoadempiere i religiosi doveri. Il con-vento di Vittoria fu destinato adospedale ed adattato alle nuove esi-genze mediche, trasformando ilrefettorio e la cucina in sala di balia-tico per i bambini abbandonati e salanecroscopica e il primo piano in salaoperatoria.Solo nel 1919 per le pressantirichieste dei fedeli, la chiesa vienerestituita all�ordine francescano,ricostituendo anche il Terz�ordine enel 1967 il vescovo di Ragusa, mon-signor Francesco Pennisi, eressecanonicamente nella chiesa la nuovaparrocchia di santa MariaMaddalena, �affidata pleno jure inperpetuo alla provincia monasticadei pp. Cappuccini di Siracusa�. Ilprimo parroco fu padre Andrea daLicodia. In questi anni di permanen-za a Vittoria diversi furono i padriche lasciarono un buon ricordo di sé,tra cui vengono segnalati padreGiuseppe da Malta il fondatore �a cuii frati a perpetua ricordanza gli fece-ro ritrarre un gran medaglione a fre-sco nel refettorio� (La China), padreGaetano La China , letterato e auto-re di alcuni libri, in parte pubblicati,e padre Pietro Puglia.
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Chiesa
<Vittoria. Interno della chiesa di S. Maria Maddalena e l�altare della Madonna di Loreto>
Libri
Riuscire a dipanare la matassadei ricordi per ritrovare il filodella propria memoria e scopri-
re, sorprendendoci, che dall�altraparte c�è qualcuno che tiene ancora ilcapo. Dora Spataro, autrice diAmigdala, come Eugenio Montalenella �Casa dei doganieri�, scopre chenelle retrovie del suo cuore è custodi-to un passato che non appartiene a leisola, ma è memoria collettiva. Unbagaglio emozionale che l�autrice, conla scrittura, può condividere nella�pietas umana�, trovando, allo stessotempo, le tracce di un dolore recentein una sofferenza antica e capendoche il suo dolore di donna sta racchiu-so nelle lacrime di bambina di ieri. Il�viaggio dell�io� di Dora Spataro riescenella difficile e sorprendente operazio-ne di toccare le corde del cuore diun�intera comunità. Ed è per questoche �Amigdala�, racconto dell�anima,è stato edito dall�amministrazionecomunale in omaggio al quarto cente-nario della fondazione della città.�Sono rimasta sorpresa dagli effettiemozionali suscitati dal mio libro -dice la scrittrice - ho cominciato ascrivere �Amigdala� dieci anni fa perun bisogno interiore, non certo conintenti letterari destinati alla pubblica-zione. Poi è come se, ad un tratto, lascrittura che si rilevava davanti a me,aveva necessità di intraprendere altrevie, quelle della comunicazione socia-le destinandosi alla condivisione deimiei ricordi, delle mie memorie diquando ero appena una bambina diquattro anni�.L�io narrante di Amigdala è Emily,un nome, come rivela la stessa autri-ce, che riproduce il respiro stessodella vita ritrovata dopo il buio deldolore, di un�esistenza riemersa dallostrazio di due abbandoni, il primopatito con la morte del padre, ilsecondo rivissuto con quella del mari-
to. Dalla �voragine nera� in cui sem-bra essere stata inghiottita Emily-Dora comincia a liberarsi ritrovandosibambina e insieme spettatrice attentadi una comunità. L�io narrante diventacollettivo e piano piano lungo l�assesincronico della narrazione apparel�affresco di una città antica, dellaVittoria degli anni quaranta, di unasocietà sospesa tra l�orrore della guer-ra, gli stenti di un�economia di soprav-vivenza e la felicità di potere fermareil tempo attraverso una vita semplice,quotidiana, scandita dalla linearitàdelle giornate e rassicurata dai suoiriti ordinari, come la pulitura deimaterassi di lana, ma anche rassere-nata da una ritualità collettiva e reli-giosa come quella della �Passione� delVenerdì Santo. La comunità della pic-cola Emily è zolianamente �una tran-che di vite�, è infatti rappresentato ilquartiere di San Francesco che lascrittrice dipinge avvalendosi di unlinguaggio ritmico e rapido. E� unazona urbana della città, che, comeintuito dalla professoressa AntonellaGiardina, curatrice della prefazione alromanzo, è molto di più che un nucleo
architettonico di aggregazioni familia-ri, quanto piuttosto di comunità edu-cante.�Emily-Dora - argomenta AntonellaGiardina - racconta, raccontandosi nelcontempo attraverso la cultura dellasua città. La cultura della sua comuni-tà è la comprimaria di questo roman-zo. Il quartiere appare nella dimensio-ne educativa, pur non essendo unaagenzia di formazione che agisce inmaniera intenzionale. E� spazio in cuisi incontrano le generazioni e in cui ilgruppo dei pari si confronta, assol-vendo ad un importante compito disocializzazione. Ed è qui che si speri-mentano i ruoli di leader, gregario,marginale, antagonista. Sembranoquasi pagine di psicologia sociale, checonfermano che il sé si forma nell�in-terazione con gli altri. La strada, luogodel tempo libero, diventa, lo scenariodi incontri, con tutta una gamma diesperienze di vita e relazionali checontribuiscono alla formazione di inte-re generazioni. E� nella strada che sirielaborano gli eventi luttuosi. La stra-da rinforza, aiuta, sostiene, crea ilconsenso, approva, disapprova. Ed è
Amigdala, il mioviaggio interiore< >
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di Daniela Citino
<Dora Spataro, nella foto a sinistra, l�autrice di Amigdala>
nella strada che si partecipano glieventi lieti, dalle nascite ai matrimoni.Le antiche vie del quartiere s�interse-cano con quelle dell�io, e così DoraSpataro percorrendo con la mente leprime, finisce con l�incrociare leseconde, quelle profonde del suoessere�.Amigdala del resto è una rete diintrecci emozionali. �Per dirla con ilvescovo di Ippona - prosegueAntonella Giardina - il tempo trova,
infatti, nell�anima la sua realtà e lasua misura: conserva la memoria delpassato, presta attenzione al presen-te e sta in attesa del futuro. Un�attesache per Dora, alla fine del percorsonel sé, si trasforma in un dolce e lievesorriso alla vita che verrà. E neanchenei momenti bui in lei si riscontra l�at-teggiamento di chi attende inutilmen-te Godot o di chi si pone in modo fata-listico di fronte al domani. Si coglie,piuttosto, il desiderio di chi è protago-
nista del proprio vivere. Non a caso ilromanzo termina con la parola �Fine�scritta a carattere tridimensionaledella parola. Le tre dimensioni dellalunghezza alludono alla conclusione diuna tappa nel ciclo di vita, alludonoad una fine che in realtà, non è cheun passaggio, un pesach o pesah, unaliberazione verso le altezze, un nuovoinizio, ricco della profondità e lun-ghezza di tutto un passato che non èpeso, ma è preziosa risorsa�.
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Libri
E�la sua prima opera prima ma Dora Spataro nonha la pretesa di essere scrittrice o poetessa.Insegnante in congedo da qualche anno, ha 66 anni,ha cominciato ad insegnare agli adulti analfabeti,prima di avere una cattedra al Circolo Didattico�Gianni Rodari� di Vittoria. Durante la carriera ha con-tinuato a studiare e frequentare corsi per conosceremetodi volti all�apprendimento. Ha fatto parte di equi-pe di formazione dei docenti nel campo dei linguagginon verbali. Dalla metà degli anni �90 ha collaboratocol Provveditorato agli Studi di Ragusa occupandosi didispersione scolastica.-Amigdala nasce da un dolore?E� la risposta di un lungo viaggio interiore duratodieci anni in cui proprio, come suggerisce Italo Svevonella �Coscienza di Zeno�, la scrittura ha esercitatouna funzione terapeutica. Dopo la morte di mio mari-to ho avvertito un profondo dolore, un vortice buioche mi privava del senso della vita. Dovevo cercaredentro di me le ragioni di un�angoscia cosi pressantee ho trovato le risposte nella piccola Dora di quattroanni che all�improvviso subisce la morte del propriopadre. Un abbandono che non ero riuscita ancora arielaborare e che, invece, il lutto patito per mio mari-to faceva riemergere con più forza e disperazione. Daquesta ricerca interiore nasce Amigdala.-Un nome insolito per un romanzo?Amigdala è la nostra sfera emozionale. E� l�archiviosegreto del nostro cuore in cui vengono custoditi inostri ricordi e le nostre reazioni emotive senza cheavvenga una partecipazione cognitiva cosciente emolti dei nostri ricordi risalgono soprattutto ai primianni di vita. Con Amigdala siamo portati ad analizzarel�esperienza corrente confrontandola con quanto acca-duto nel passato. Proprio come succede ad Emily, laprotagonista del romanzo.-Un libro autobiografico in cui si confessasenza troppe schermature, allora perché ricor-rere all�autodifesa di un altro nome. Nella scelta del nome Emily c�è un significato unica-mente evocativo e simbolico, riconducibile al respiro
stesso della vita. Pronunciando la parte iniziale delnome, viene compiuto l�atto dell�inspirazione, nellaseconda quello dell�espirazione. Emily diventa così ilsimbolo stesso della vita.-Qual è la pagina più significativa?Difficile dare una risposta univoca. Credo quella incui racconto l�esperienza della scoperta del mare,espressione, ancora una volta, del ciclo vitale, del bat-tito dell�esistenza. Eppure so che le pagine più amatedal lettore sono quelle che raccontano la vita del quar-tiere di San Francesco, una ricostruzione storica, enon solo sentimentale, di una comunità sociale chenegli anni quaranta viveva i difficili anni della guerra.Dietro ogni episodio c�è un lavoro di recupero filologi-co e linguistico dei canti, delle filastrocche, delle neniedi quel tempo, così gli usi e i costumi d�epoca rivivo-no e sono descritti facendo ricorso ad una ricercamemoriale che non è solo quella personale. Non acaso il romanzo ha acquistato anche un valore storiconell�ambito delle celebrazioni del quarto centenariodella fondazione della città.-E� vero che è tornata a sorridere dopo averescritto Amigdala?E� stata una scoperta dei miei figli. Personalmente,non avevo coscienza di non essere riuscita più a sor-ridere dopo la morte di mio padre. Invece accadevache anche nei momenti più felici della mia vita avver-tivo, se pur non coscientemente, il peso di una soffe-renza mai rielaborata. Adesso si sorrido, perché la vitacontiene una sua speciale bellezza e dietro la fine soloapparente delle cose c�è invece un altro meravigliosoinizio. E il passato non è mai un peso, è invece unarisorsa preziosa per leggere il nostro presente.-E� vero che il romanzo contiene un messag-gio rivolto soprattutto agli insegnanti?Sono stata docente anch�io e ho sempre saputo eadesso ne ho ancora più consapevolezza quanto nondebba mai essere trascurata la sfera emotiva di unbambino per la sua crescita. E� un invito a diventarecustodi dell�Amigdala di ogni bambino.
d.c.
<Dora Spataro, la luce dopo il lutto>
Cinema
Costa iblea,luci di festival< >
><la provincia di ragusa40
di Andrea Di Falco
Il Costaiblea Film Festival continua afar parlare di sé. Costituisce ormaiuna vera e propria speranza per
tutto il movimento cinematograficoibleo. I numeri dell�undicesima edizionetestimoniano uno straordinario sforzoorganizzativo: 65 tra lunghi, corti edocumentari, per 7 giorni pressochéininterrotti di proiezioni al CinemaLumière di Ragusa; 19 le persone coin-volte nell�organizzazione del festival.�Dopo tanto lavoro e fatica � afferma-no i due direttori artistici del CostaibleaVito Zagarrio e Francesco Calogero -siamo riusciti a portare a termine unimpegno tanto gravoso quanto appassio-nante. E� stato un successo senza prece-denti. E di ciò dobbiamo ringraziare ilgruppo che ci ha sostenuto�. Ma perchéil Costaiblea ha successo? La rispostarisiede nel focus del festival: premiare leopere prime di autori italiani �invisibili�nelle sale. Ma c�è dell�altro. Il Costaibleaè diventato, negli anni, un osservatoriospeciale sul cinema siciliano. Dai lunghiai corti ai documentari si può tracciareuna vera e propria mappa dei nostri film.�L�obiettivo � argomentano Zagarrio eCalogero � è quello di diventare puntodi riferimento non solo in Sicilia�. IlCostaiblea può vantare un primato.�Siamo stati i primi - sostiene Zagarrio -a premiare l�esordio nel lungometraggiodi molti registi italiani�. Gli fa ecoCalogero: �Al Costaiblea abbiamo vistoun cinema italiano in salute. A dispettodel luogo comune che lo vuole piagno-ne e ombelicale�. A sottolineare la viva-cità del festival anche il presidente dellaProvincia Franco Antoci, a capo dellaFondazione Film Commission Ragusa,accompagnato durante la serata finaleda Pina Di Stefano, funzionario respon-sabile della Fondazione, alla quale è toc-cato premiare il regista MimmoCalopresti, con il Carrubo d�oro (artisticascultura realizzata da GiovanniScalambrieri) alla carriera.
�Complimenti al Costaiblea e ai suoiorganizzatori � ha dichiarato Antoci � e sec�è la possibilità di realizzare un festivalsempre più prestigioso, statene certi, il mioimpegno, in questo senso, sarà massimo�.Mimmo Calopresti premiato con ilCarrubo d�oro alla carriera, ChristianBisceglia col premio Rosebud, operaprima, col suo �Agente matrimoniale�,infine, Andrea Molaioli, autore de �Laragazza del lago�, ha ricevuto il PremioRosebud speciale - opera prima dell�an-no. Tre registi legati quasi tutti da un filorosso: il morettismo. Molaioli, peresempio, ha lavorato per lunghi annicome aiuto regista di Moretti eCalopresti. �Da Nanni e Mimmo � hadichiarato il regista - ho appreso la cura,l�attenzione e l�etica di questo mestiere�.Ma non bisogna dimenticare la presenzadi Andrea Porporati, con �Il dolce e l�a-maro�, film presentato a Venezia, che haproposto il tema dell�antimafia e duebellezze mediterranee come DonatellaFinocchiaro e Ornella Giusto. Grande curiosità del pubblico per ifilm premiati. A scegliere la pellicola vin-
citrice infatti, sono gli stessi spettatoridel festival. �Sono contento per questomio piccolo film - ha dichiarato euforicoChristian Bisceglia � perché il pubblicoha capito che si tratta di una commediasincera che non ricorre a furbate�.�Agente matrimoniale� narra le vicendedi Giovanni, trentenne siciliano emigratoa Milano, introverso e con la fobia deicani, che, causa il licenziamento e l�as-senza di un nuovo impiego, si vedecostretto a tornare nella natia Catania.Malgrado sia dotato di un brillante curri-culum professionale finisce con l�excompagno di università Filippo a fare l�a-gente matrimoniale per un�agenzia spe-cializzata. Gli interpreti del film sono:Elena Bouryka, Ninni Bruschetta,Corrado Fortuna, Nicola Savino. Il film èprodotto da Eleonora Giorgi, che duran-te i giorni del festival, è intervenuta allaCamera di Commercio di Ragusa ad unconvegno dal titolo: �Donne e giovani:imprese sotto i riflettori�. Il CostaibleaFilm Festival passerella per attrici di suc-cesso: Mita Medici, Piera Degli Esposti,le stesse Bouryka e Finocchiaro. C�è
<Alcuni dei protagonisti del Costaiblea Film Festival. Da sinistra il direttore artisticoVito Zagarrio, l�attrice Ornella Giusto, il regista Roberto Andò e Francesco Calogero>
stato davvero l�imbarazzo della scelta�Nessun imbarazzo per quest�ultima aparlare di un maestro di cinema comeCalopresti, protagonista nel suo ultimofilm �L�abbuffata�: �E� interessante lavora-re con Mimmo perché ti lascia il tempo dientrare nella parte. Così la si comprendeal meglio�. Sulla tendenza che vede i regi-sti diventare attori e gli attori cimentarsidietro la macchina da presa, la Finoc-chiaro ha parole di approvazione: �Non civedo niente di male. Tra l�altro, non esclu-do in futuro l�esordio nella regia�.Tra i film che hanno registrato il mag-gior numero di spettatori, con il gettona-to �Il dolce e l�amaro�, anche �Letteredalla Sicilia� di Manuel Giliberti, inseritonella sezione concorso del PremioRosebud � opera prima del festival. Ilfilm d�esordio di Giliberti ha avuto perprotagonista Piera Degli Esposti, allaquale è stata tributata un�ovazione spe-ciale. Applausi anche per la piccola Giulia
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Cinema
Mimmo Calopresti ha ricevuto il Carrubo d�oro alla carriera alCostaiblea Film Festival. Il festival gli ha dedicato una retrospettiva
dei suoi film. Giacca scura, voce calda, il regista calabrese parla delpotere di persuasione del cinema ma anche della forte attrazione che gliesercita il territorio ibleo. �Questo posto è bellissimo, ora capisco perchétutti vengono a girare da queste parti. Il cinema? E� un mondo meravi-glioso in cui entrare. Il regista per eccellenza di questo mondo è statoFellini, che realizzava, attraverso il cinema, i propri sogni�.Le idee di Calopresti sorprendono. Sorprendono perché a manifestar-le è un corifeo del cinema verità. Uno che viene dal documentario. Cheha una lunga militanza politica alle spalle. Uno, però, che ora sembrapacificato. Che ha voglia di vivere lontano dai clamori. Quasi appartato.Lui deve il suo esordio nel lungometraggio a Nanni Moretti. I due, infat-ti, al Festival di Cannes del 1996, portano in concorso �La secondavolta�. Moretti, oltre che attore è anche produttore del film. E� la storiadi un professore universitario che vede per strada la terrorista che dodi-ci anni prima gli ha sparato alla testa una pallottola che, senza uccider-lo, gli è rimasta conficcata nel cranio. E� un film sull�impossibilità doloro-sa del perdono. Ma è anche un film su Torino, città del lavoro, dell'ordi-ne, del disordine, della discrezione. Già, Torino. La città d�adozione del
regista. Che è calabrese di nascita (Polistena, ReggioCalabria). Dopo avere lavorato presso l'Archivio Audiovisivodel Movimento Operaio, Calopresti realizza il documentario�A proposito di sbavature� (1985), a cui seguono altri corti,�Alla Fiat era così� (1990), una serie di interviste fra gli ope-rai della Mirafiori, protagonisti dell�autunno caldo. MaCalopresti oggi ha un approccio diverso. Non rinnega il pas-sato. Ma affronta il presente con disincanto. Racconta unepisodio, anche divertente, esemplare del suo rapporto congli spettatori. Uno dei suoi film più visti è �La parola amoreesiste� che racconta le vicende di una trentenne psicolabiledi buona famiglia che vive con le sue fobie delle quali faquasi una regola di vita. Decide di innamorarsi e sceglie uninsegnante di violoncello che, in apparenza è più normale dilei. E� una commedia che affronta, con tocco leggero, il temadella psiche. �E� stato un film fortunato � ricorda il regista �e vi dico perché, raccontandovi quest�episodio. Qualchemese fa mi sono trovato all�aeroporto di Roma da solo.Manca un�ora all�imbarco. Prima di partire da casa non homangiato niente. Così, è normale che mi venga fame. Prendoun trancio di pizza e una coca cola. Sto per sedermi, ma unamano mi blocca le spalle. Mi giro con una certa apprensione.
E� un ragazzo sui trent�anni. �Sono un suo fan - mi dice -, posso parlar-le?�. Lo faccio accomodare. E lui attacca: �Ho visto tutti i suoi film. Mauno di questi mi è stato fatale: �La parola amore esiste�. Perché? - glichiedo incuriosito -. �Perché l�ho visto insieme alla mia ex ragazza�. Eallora? - lo incalzo -. E lui: �Prima di vedere il suo film era la mia ragaz-za. Mi ha lasciato il giorno dopo la visione�. Addirittura � replico -. Lui mitranquillizza subito: �Non si preoccupi: continuo ad essere suo fan. Houna nuova ragazza. Ma a vedere i suoi film ora vado da solo�. PerCalopresti, questo episodio è la testimonianza dell�impatto che hanno ifilm sulla vita della gente.
Andrea Di Falco
<Quel corifeo di Colapresti>
Gulino, attrice ragusana, protagonistaanch�essa del film e Amalia Daniele, sce-nografa. �Mi piace lavorare con ManuelGiliberti � ha affermato la Degli Esposti� perché è attento al racconto, ma,soprattutto al volto di noi attrici�.Giliberti ha ringraziato e ha aggiunto:�La necessità del debutto come regista,dopo anni di impegno nella scenografia,nasce dall�urgenza della narrazione inprima persona. Senza filtri. Con il con-trollo totale dell�opera�.
Sette anni. La magia dell�infanzia eil fascino dei desideri che diven-tano realtà. A Giuliana Cascone è
bastata una scia di stelle cadenti perrealizzare il sogno di partecipare alloZecchino d�Oro. La storica rassegnacanora internazionale condotta daMago Zurlì, al secolo Cino Tortorella,che in 50 edizioni ha inciso 632 branicon il coinvolgimento di un milione digiovani voci interpreti. All�Antoniano diBologna la tenera sognatrice è andataoltre i desideri sperati stravincendocon il televoto il premio speciale della50^ edizione dello Zecchino. Per vota-re la piccola voce di ChiaramonteGulfi, sono state espresse telefonica-mente oltre 5200 preferenze. L�ampiafascia di pubblico è stata subito con-quistata dalla voce di Giuliana e dal-l�allegro motivetto della canzone�Radio criceto 33� (autori Mazzoni-DiMaria) che rende festosi e danzanti glianimali animati da un simpatico dj. Ilbrano ha dominato la prima posizionedella classifica ufficiale del concorsoper tutta la settimana della kermessetrasmessa sugli schermi della Rai e
solo qualche istante prima delle battu-te finali ha avuto assegnato dalla giu-ria il terzo posto. Una doppia vittoria,comunque, per Giuliana, divenuta pro-tagonista di un momento di celebrità,replicato poi con il ritorno a casa el�abbraccio caloroso dell�intera cittadi-na di Chiaramonte Gulfi che ha segui-to con interesse l�evento tempestandoil centralino di telefonate per farvincere la propria beniamina. Tra isostenitori anche il primo cittadinoGiuseppe Nicastro, presente aBologna, a fianco della piccolaGiuliana, in occasione della �Cenadelle Nazioni�, la festa inauguraledell�Antoniano alla quale partecipanole autorità rappresentative dei paesi diogni parte del mondo da cui proven-gono gli interpreti finalisti, in totale 14.Tutti bambini prescelti dopo una lungae scrupolosa selezione superata daGiuliana per tre anni di seguito. Giàa soli 5 anni, infatti, approdaall�Antoniano, ma la timidezza lacostringe a cercare tra le lacrime l�ab-braccio della mamma durante l�esibi-zione. Una laringite, poi, impedisce le
prove nell�edizione dell�anno dopo.Doveva arrivare il 2007 per la parteci-pazione, insieme al catanese MattiaLucchesi, 9 anni interprete della can-zone �Amici per la pelle�. Giulianadiviene così l�orgoglio di tutti e la fontedi compiacimento per il �Coro MarieleVentre� di Ragusa, diretto da GiovannaGuastella, paziente maestra di cantoche ha sempre sostenuto le capacitàcanore della piccola. Compiacimentoimpagabile per il traguardo raggiuntocondiviso anche dall�altra insegnantedi canto Elvira Mazza che ha istruitoGiuliana per la propedeutica e tecnicavocale alla scuola di musica �GliArmonici� di Modica.Spenti i riflettori dell�Antoniano esalutati gli amici di Bologna, Giuliana ètornata in provincia di Ragusa immer-gendosi in una intensa stagione di esi-bizioni che l�hanno vista ospite inmolte manifestazioni durante le vacan-ze di Natale. Dalle luci della ribalta, èpassata alla routine quotidiana deibanchi di scuola. Riadattarsi alla vita ditutti i giorni non è stato così difficile,anche perché Giuliana, memore di altri
Quel cricetodi Giuliana< >
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di Cettina Divita
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Musica
<Bologna. La perfomance di Giuliana Cascone allo Zecchino d�Oro. La ragazzina di Chiaramonte Gulfi ha ottenuto il terzo posto finale>
Musica
concorsi canori vinti in questi anni, sabene che anche lo Zecchino si trasfor-merà in un bel ricordo da conservareinsieme agli altri. �Ha vissuto tutto come un gioco -spiegano i genitori Graziella e Vito - equesto grazie anche allo spirito delloZecchino d�Oro che è quello di unagara di canzoni per l�infanzia e nonuna competizione tra bambini. Nellafase preliminare si è divertita a nonsvelare a nessuno il motivo della can-zone che gli autori gli avevano asse-gnato dopo aver valutato le caratteri-stiche vocali. A Bologna poi, sono statigiorni meravigliosi perché ha strettoamicizia con tutti i bambini e come leianche noi genitori con le famiglie coin-volte. Siamo orgogliosi per i risultatiraggiunti e per il grande sostegno
avuto dai nostri concittadini che cihanno aiutato a coronare questa gran-de aspirazione�Mamma Graziella rivela poi il deside-rio che da sempre Giuliana si portavadentro. �Quando nell�ultima audizionedi settembre Giuliana ha saputo diessere stata ammessa allo Zecchino,mentre, piangeva di gioia - ricorda lamamma Graziella - mi ha confidato diessersi commossa perché avevaespresso questo desiderio prima dispegnere le candeline del suo com-pleanno e tutte le volte che ha vistouna stella cadente in cielo�.
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Il canto intonato al sentimento della �sicilianità� è volato all�estero con ilCoro Polifonico Ibleo. Le voci rappresentative della provincia di Ragusahanno proposto un ricco repertorio di canti ai connazionali residenti inBelgio in occasione del tour per il periodo natalizio. La prestigiosa coralediretta dal maestro Nello Cavallo ha accolto l�invito dell�Associazione�Vincenzo Bellini� e degli �Amici dell�Inca� di Morlanwelz ad esibirsi nellaregione del Louviere in 5 concerti nelle più belle cattedrali fiamminghe.L�iniziativa, promossa dall�assessorato regionale alle politiche migratorie esalutata dal patrocinio del Consolato Generale d�Italia in Charleroi ha avutolo scopo di creare legami con gli emigrati siciliani e la loro terra di origineattraverso il linguaggio universale della musica. Uno scambio culturale cheha preso il nome di �La voce dei Siciliani� e che si è articolato in incontriistituzionali con le amministrazioni dei comuni di Manage e Mons.Il coro ha rappresentato degnamente la provincia di Ragusa con la suavariegata composizione di cantori originari di Acate, Chiaramonte Gulfi,Comiso, Giarratana, Monterosso Almo, Ragusa e Vittoria. Un folto gruppodi voci, in gran parte non professioniste, che da oltre un decennio con
entusiasmo ed impegno portano,attraverso la musica, una testimo-nianza di fede e armonia. Diretti dalmaestro Nello Cavallo, i coristi hannointerpretato per gli amici belgi unrepertorio di brani ricercato e intrisodella migliore tradizione classica,abbinato anche ad alcuni concerticon esibizione congiunta al Coro�Mons Havre band� e al Coro�Samm�Chante. Un intreccio unani-me di voci riecheggianti sotto lenavate della Chiesa St. Jean Baptistede Bois d�Haine, della Collegiale edella Chiesa di Saint Martin de Hyon.�I concerti - riferisce VitoPulichino, uno dei componenti delcoro - hanno fatto registrare un cre-scendo di pubblico e applausi, nonsolo da parte degli emigrati siciliani eitaliani, ma principalmente dai belgiche sono stati attenti uditori.
Sapendo della nostra presenza in Belgio, sono venuti ad ascoltarci anchedei chiaramontani residenti in Germania e dei cittadini di Clermont de l�Oiseche erano stati a Chiaramonte Gulfi nel 2003. L�accoglienza è stata ovun-que molto calorosa, sia da parte delle istituzioni di Manage, Seneffe eCharleroi, che da parte del Consolato Italiano, dalle varie associazioni e dairesponsabili delle chiese che ci hanno ospitato per i concerti�.�Anche in questa occasione - spiega il maestro Nello Cavallo - ci erava-mo prefissati di ottenere uno scambio reciproco di arricchimento.L�avvicinarsi degli emigrati, sia per chiederci notizie della Sicilia, che percomplimentarsi per le nostre esibizioni, e i lunghissimi applausi che cihanno elargito in tutte le nostre esibizioni, stanno a dimostrare che ilnostro progetto si è realizzato�.
c.d.
<Il Belgio applaude il Coro>
Nella foto sopra il coro polifonico ibleo e l�orchestra �Mons Havre band�all�interno della Chiesa St. Jean Baptiste de Bois d�Haine in Belgio
Esiano pure �palchi diversi�. Inomaggio al suo nome omoni-mo la rassegna teatrale della
compagnia G.o.d.o.t., giunta allasua terza edizione, è ripartitadiventando itinerante, lasciandosialle spalle il palco del teatroDonnafugata di Ragusa Ibla oveaveva debuttato. �Una scelta det-tata dalla volontà di aprirsi ad unpubblico più ampio - precisano idirettori artistici Federica Bisegnae Vittorio Bonaccorso � e di farconoscere i nostri lavori, calcandoi più importanti luoghi e teatri pro-fessionali della provincia�.Il cartellone, fitto di proposte daigeneri più svariati, sta portando inscena con notevole successo ottodiversi spettacoli, tutti di produ-zione della compagnia, che, fino al2 marzo, saranno rappresentati insei comuni differenti. Eppure nonè solo il nomadismo della rasse-gna a costituire la novità di que-st�anno. �Anzitutto � continuano idue attori � godiamo non solo delsostegno della Provincia Regionalee dei comuni di Ragusa, Modica,Vittoria, Chiaramonte Gulfi, Sciclie Comiso, ma anche della collabo-razione di Villa Criscione e delcoordinamento organizzativo del-l�associazione Elfocai di BiagioBattaglia. Le nostre serate, infatti,stanno appoggiando le iniziativedella Lav che ha avviato una cam-pagna informativa sulla vivisezio-ne e sullo sfruttamento degli ani-mali.Brillanti commedie, brani piran-delliani o opere del teatro dell�as-surdo sono gli spettacoli inseritinel cartellone di �Palchi diversi�. Apartire dal debutto, con �L�Attrice�,monologo brillante di FedericaBisegna, e continuando con lasuggestione de �La tessitrice delle
notti� spettacolo di narrazionetratto da �Le mille e una notte� eaccompagnato dal balletto �MariaTaglioni� di Ragusa. Unendo, poi,alla narrazione l�improvvisazione ela creazione estemporanea musi-cale dei jazzisti Stefano Maltese,Antonio Moncada, GiuseppeGuarrella ed Emanuele Brugaletta,nascono le �Metamorfosi�, trattodall�omonimo romanzo kafkiano,da �Il ritratto di Dorian Gray� diOscar Wilde e da �Lo strano casodel dr Jekyll e mister Hide� diStevenson. Successo anche per laserata dedicata ai più piccoli con�Il sentiero fantastico� al teatroGaribaldi di Modica. Uno spettaco-lo per ragazzi vincitore del primopremio al festival nazionale�Teatrando al parco� di Roma �Ostia Lido. Gennaio apre a VillaCriscione con l�originale �Compliciparole di languidi profumi�, realiz-zato in collaborazione con Antonio
Alessandria della profumeria arti-stica Boduoir 36 di Catania e lesue degustazioni olfattive e conl�associazione coreografica �MariaTaglioni� di Cetty Schembari. Altrareplica di notevole successo, poi,�La signora e il funzionario�, com-media brillante di Aldo Nicolaj chedebutta anche al Teatro Italia diScicli. Novità assoluta, invece, per�Canti di Sicilia� che a febbraiosarà sul palco del Garibaldi diModica: un inedito viaggio �omeri-co� all�interno di una Sicilia dallestorie, dai tempi e dai luoghi diffe-renti, scaturito dall�acuta pennadell�autrice Rai Beatrice Monroy.Lo spettacolo, a febbraio, propor-rà anche le bellissime immagini diFranca Schininà. Prettamente indialetto agrigentino il recital�Lumie di Sicilia� di Pirandello,mentre al Teatro Naselli diComiso, unico ospite della rasse-gna, il Piccolo Teatro di Catania,diretto da Gianni Salvo, propone�La cantatrice calva� di EugèneIonesco. Ultimo appuntamento aVilla Criscione con la replica de �Latessitrice delle notti�. Ma, a con-ferma dell�innovazione di questaedizione, �Palchi diversi� continua,trasformandosi in festival. E cosìche nasce la prima edizione delConcorso nazionale di teatro dedi-cato alle giovani ed emergenticompagnie. Saranno sei gli spetta-coli selezionati che, tra marzo eaprile, si esibiranno sui palchidella provincia e che verrannovotati dal pubblico presente, inattesa della prestigiosa serata dipremiazione. �Un modo creativo �concludono Federica Bisegna eVittorio Bonaccorso � per cono-scere e scoprire realtà diverse,attraverso un confronto ed unoscambio reciproco�.
Luoghi inediti,palchi diversi< >
><la provincia di ragusa44
di Silvia Ragusa
Teatro
<Vittorio Bonaccorso e FedericaBisegna, direttori artistici e protagonisti
della rassegna Palchi Diversi>
Signore delle strade dei paesi edelle trazzere di campagna, pervie a fondo naturale più o meno
dissestate, per contrade desolate omolto frequentate, il carretto è statoper tutto l�Ottocento e nella primametà del XX secolo il mezzo di tra-sporto più diffuso in Sicilia. Servivaper trasportare prodotti agricoli,materiali da costruzione, spazzatura,funzionava da veicolo per le persone,per gli ammalati, a volte perfinocome carro funebre. Oggi invece èsolo un pezzo da museo, un ricordodel passato, la testimonianza di unasocietà contadina ormai profonda-mente e irreversibilmente cambiata,ma anche espressione di arte popo-lare, con i suoi dipinti naïf di sceneepiche legate alle canzoni di gesta,alle leggendarie imprese dei paladinidi Francia.Frutto della collaborazione di diver-si artigiani-artisti, ha visto impegnatiprincipalmente: il carradore - aVittoria era assai noto don Pino,detto Facciazza - costruttore dellacassa, delle fiancate, delle ruote; loscultore del legno, creatore di ognispecie di fregi; il fabbro, realizzatoredi tutte le parti in ferro e dei cerchio-ni delle ruote; il pittore, decoratoredelle stanghe, dei riquadri dellesponde e del fondo della cassa conimprese di Orlando, Rinaldo, CarloMagno e degli infedeli saraceni,oppure con scene di guerra o fatticlamorosi di cronaca, secondo larichiesta del proprietario del carretto.I colori per dipingere le varie sceneerano sempre sgargianti, con la pre-dominanza del rosso, giallo, azzurro.Sotto la cassa del carro (tavulazzu)una grossa rete (rituni), che servivaper deporvi la brusca, la strigliae�un barilotto di vino per i viaggilunghi.Alla fine dell�assemblaggio del car-
retto, il cavallo o mulo o asino che lodovevano trainare erano adornati aprofusione con sonagliere, fiocchi,nastri, pennacchi, gualdrappe, spec-chietti, luccicanti borchie nel basto(sidduni), nel pettorale (pitturali),nella testiera (tistera), nel sottopan-cia (suttapanza), sempre pronti amuoversi di giorno e di notte, con ilsole o la pioggia, accompagnatispesso dal suono vibrante e malinco-nico dello scacciapensieri o dal cantolungo e disteso del carrettiere,lamento d�amore di trovatore pro-venzale nella solitudine di intermina-bili percorsi. Prima dell�Ottocento icarretti erano in numero irrisorio elimitato solo al perimetro urbano edintorni, per la mancanza quasi asso-luta di strade adatte a questo tipo diveicolo. Le vie di comunicazioneerano semplici mulattiere o disastratisentieri senza la più piccola manu-tenzione. Ancora a metà Ottocento ilre stesso per spostarsi doveva servir-
si della lentissima e disagevole letti-ga portata su due stanghe da muli,che non sapendo sincronizzare i loropassi trasmettevano continui sobbal-zi ai passeggeri. Anche le lettighe ele portantine del secolo XVIII eranodecorate con sculture e pitture, e diesse ci fa una interessante descrizio-ne il settecentesco scrittore sicilianoMajorca Mortillaro: �Le lettighe [�]erano davvero un�opera d�arte [�].L�interno era guarnito sempre didamasco e di velluto [�]. L�esternoera dipinto dai valorosi artisti deltempo che vi rappresentavano trabellissimi ornati stemmi e simboli, lepoetiche, le bibliche e le mitologicheleggende�. A volte, dentro grandicornici finemente dorate, eranodipinte immagini sacre, ma non man-cavano soggetti di scottante attuali-tà, come l�effigie del palermitanoGiuseppe Balsamo (1743-1795),losco avventuriero e taumaturgonoto in tutta Europa sotto il nome di
Caro carretto�< >
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di Vincenzo La Ferla
Tradizioni
conte di Cagliostro. Quando le condi-zioni delle strade cominciarono amigliorare e quindi divennero percor-ribili anche da carri con due o quat-tro ruote, le lettighe e le portantine apoco a poco furono vantaggiosamen-te sostituite dai carretti e dalle car-rozze. Ha scritto l�illustre studioso difolklore Giuseppe Pitré prima del1913: �Colore e raffigurazioni di car-retto non erano quelle che vediamoal presente. [�] Uno del 1829, espo-sto al Museo Etnografico, offre il car-retto tutto di colore giallo filettato neimargini in rosso, col numero munici-pale 164 in una fiancata (mascidda-ru). Un altro sul medesimo tempo[�] è di colore scuro, e privo di orna-ti. [�] Queste indicazioni dovrebberobastare a farci ammettere una note-vole differenza tra il veicolo d�oggidal lato, s�intende, della pitturazione,ed il veicolo di settanta, ottant�annifa�. Perciò si può affermare che ilcostume di dipingere il carretto sidefinisce nella seconda metàdell�Ottocento, contestualmente allasua diffusione grazie al miglioramen-to del sistema viario isolano, effetto ecausa nello stesso tempo del pro-gresso economico.Il cauto riformismo borbonico(soppressione dei dazi sulle esporta-zioni, aumento di quelli sulle impor-tazioni) e l�investimento in Sicilia dicapitali stranieri, promossero lo svi-luppo, sia pur molto lento, di unapiccola borghesia agraria e di attivitàartigianali e industriali prima scono-sciute, nonché la rinascita di quelleda tempo in via d�estinzione. Si ebbeun generale innalzamento del tenoredi vita dell�universo sociale popolare,per cui si diffuse pure la decorazionedel carretto con sculture e pitture,tanto più ricche e smaglianti quantopiù elevato era il benessere di coluiche le aveva fatto eseguire damastri, lanciando così un messaggioesterno del suo status symbol. Nellostesso tempo in cui progrediva l�ab-bellimento dei carretti, che in alcunicasi apparivano come vere e proprieopere d�arte, si istituzionalizzava unaltro fatto folklorico molto importan-te, l�opera dei pupi, in stretto legamecon il primo.
Appena mezzo secolo fa, parlandodei carretti nel suo Viaggio in Italia,Guido Piovene ha scritto: �La sera lestrade si popolano delle file dei carriche tornano agli abitati; quasi tuttidipinti, secondo l�insita tendenza allosfarzo dei siciliani [�], giacché ilcarro dipinto costa molto di più diquello identico ma privo di decorazio-ni. Come i pupi, i carri dipinti sonousanza abbastanza nuova, cherimonta a poco più di un secolo. Leavventure dei paladini sono ancorapredominanti, ma vi entrano avveni-menti successivi: le battaglie diGaribaldi, la guerra franco-prussiana,le imprese etiopiche e libiche, i melo-drammi, le dive cinematografiche,oltre alle scene sacre�. Anche il dise-gnatore e letterato francese GastonVuillier (1845-1915) durante una suavisita a Palermo, dove ebbe modo diincontrare e dialogare con Pitré,trovò il modo di parlare del carretto.Ecco cosa scrive: «I carretti eranotirati da piccoli asini, da muli e piùspesso da cavalli; guidati talvolta daragazzi, ma più spesso da uominidall�aspetto rozzo e severo. La dome-nica, intere famiglie trovano posto suciascuna di queste carrette, ed io levedevo correre nella polvere, sotto ilsole abbagliante.- Avete notato senza dubbio i sog-getti di quelle pitture, - mi disseGiuseppe Pitré.- Non potei decifrare quei misteri,per quanto li abbia osservati. Vidi deiguerrieri cinti di ferro, battaglie terri-bili, scene di briganti. - Quanto sarete stupito, caro mio,quando saprete che tutta la vostrastoria di Francia passa così per le
nostre vie, nella polvere delle strade,dai Carolingi fino a Sedan! Ma nonsono soltanto le carrette che fannorivivere tra noi codesta storia; i nostricantastorie ve la narreranno pressoal forte di Castellamare, e la sera neinostri teatri popolari assisterete allamorte di Orlando, e vedrete il nostropopolo applaudire Carlo Magno,fischiare i traditori e versare verelagrime al suono del corno diRonsisvalle.Egli mi spiegava in qual modo lecarrette vengono fabbricate. Il carra-dore che le ha costruite le rimette al�nnuraturi o doratore, che le tingetutte d�un giallo oro, eseguisce ledecorazioni meno delicate. Dopo,esse passano nelle mani di un artistache dipinge i quadri, eseguendo isoggetti ordinati, o scegliendoli a suopiacere. La maggior parte di questipittori non hanno mai studiata la pit-tura, e lo si vede subito. Ebbi occa-sione di visitarne uno nel suo studio,una specie di baracca, Mario Zizolfo,la tavolozza in mano, gli occhiali sulnaso, era molto occupato a decorarei fianchi di una carretta, dipingendonon so quale storia del medio evo.Faceva delle cose molto ingenue chem�interessavano. Le sue pitture, cari-che dei gialli più smaglianti, degliazzurri più puri, ricordano per moltilati i pittori primitivi� La bardaturadella bestia era straordinaria; non neavevo mai vista un�altra così origina-le: sul basto, sul pettorale, dal sotto-pancia, dappertutto, pendevano escintillavano specchietti, campanelle,rosoni, nastri, placche, smerli, frangee ornamenti di ogni genere. Sullatesta un gran mazzo di penne, e inmezzo al dorso s�innalzava un riccocimiero ornato di campanelluzzi. Alpiù piccolo movimento dell�animale,le campanelluzze cominciavano a tin-tinnire, i pennacchi si agitavano enembi di mosche spaventate si leva-vano scappando in tutte le direzioni.Il sole scintillava su tutta quella bar-datura luccicante e multicolore digrand�effetto.- Vedete, - mi diceva il Pitré, -come le vostre storie di Francia sonoportate in trionfo! Si direbbe che vifesteggiano ancora�»
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Tradizioni
La notte degli Oscar del calcio sici-liano ha inaugurato il terzo tempoche la Lega Professionisti ha vara-
to in fretta e furia, dopo la morte deltifoso laziale in una stazione di serviziodell�Autosole, sull�onda di una esigenzaavvertita di fair play. Claudio La Mattina�patron� degli Oscar ha fatto un �colpogrosso� riuscendo a far incontrare aVittoria Silvio Baldini, tecnico delCatania, e Mimmo Di Carlo, allenatoredel Parma che dopo aver litigato allaprima di campionato a bordo campo, sisono stretti la mano sul palco delTeatro Comunale con un bicchiererosso di vino Cerasuolo, alla presenzadel sindaco di Vittoria GiuseppeNicosia.Il calcio nel sedere di Baldini a DiCarlo è solo un lontano ricordo e il tec-nico del Parma l�ha messa sul ridere:�Caro Silvio, la prossima volta non tigirerò più le spalle�� Siparietto a sor-presa per una pace annunciata ma nonsiglata tra i due tecnici che inauguraro-no la nuova stagione di serie A con unaviolenta lite ai bordi del campo. SilvioBaldini arrivato al Teatro Comunale diVittoria all�ultimo minuto, è rimastosorpreso della presenza di Mimmo DiCarlo. Fa buon viso e cattivo gioco e sulpalco ammetterà: �Non ho avuto diffi-coltà a consegnare l�Oscar al collegama su tutta la vicenda non mi è piaciu-ta la strumentalizzazione�.La notte degli Oscar, oltre alla ritro-vata pace tra Baldini e Di Carlo, haregistrato il grido d�allarme del presi-dente della Lazio Claudio Lotito: �Bastacon i tifosi di mestiere, basta con gliingaggi miliardari, basta con i giochi diPalazzo. Nel calcio bisogna recuperare ivalori della lealtà, della sportività edella gestione sana e trasparente. Iocerco di fare la mia battaglia anche dadentro il Palazzo. Nel mio ruolo di pre-sidente di un club e di componente delconsiglio della Lega Professionisti misforzo di cambiare il calcio italiano. I
giovani di oggi vanno allo stadio perchécredono in un calcio pulito; bisognaspalancare le porte a questi ragazzisani; e tenerle chiuse a chi vuol fare iltifoso per mestiere. Così come devemettersi da parte la politica. A voltemeglio rinunciare al consenso, pur dimantenere la legalità�.Consensi bipartisan per Lotito, poisfilata di tecnici e giocatori per riceveregli oscar del calcio siciliano. GiacomoTedesco, Jonathan Spinesi, MassimoGiacomini, Rosario Lo Bello (�nessunanostalgia nel rivedere il servizio sullafatal Verona per il Milan di Sacchi�)aprono il loro libro dei ricordi e la nottedegli Oscar si accende di un calcio che,ahinoi, non c�è più. Per il presidente delsettore giovanile della FedercalcioMassimo Giacomini, ex tecnico di Milane Torino, premiato dall�assessore allosport provinciale Giuseppe Alfano,bisogna aprire gli stadi ai ragazzi. �Leiniziative dei grossi club di far entraregratis i ragazzi delle scuole Medie è unviatico per arginare la violenza neglistadi. Il calcio deve riconquistare lapropria essenza: è un gioco. E questamentalità bisogna inculcare già nei set-
tori giovanili�. Spazio anche al calciosiciliano con il simpatico siparietto cheha permesso di far incontrare i fratelliTedesco. All�appello è mancato soloGiovanni, cui il Palermo non ha dato ilpermesso di venire a Vittoria, ma èstato simpatico l�abbraccio tra Giacomoe Totò. Così come quello tra SandroRosa, ex mediano del Vittoria e delSiracusa negli anni �90 che ha premia-to il nipote Luca Filicetti dell�AcateModica, quale miglior calciatoredell�Eccellenza nella scorsa stagione.Rosa è stato una �bandiera� perComiso e Vittoria e si è complimentatocol �nipote� che in Eccellenza fa la dif-ferenza. �Anche lui è uno di categoriasuperiore � dice lo zio � ma preferiscegiocare tra i dilettanti magari per fare ilprimo della classe��. L�altro attaccantedel Modica Nicola Arena, invece, haavuto assegnato l�Oscar alla Primiziaquale miglior giovane juniores siciliano.Gli Oscar del calcio siciliano, quindi,non sono solo una ribalta per calciato-ri, dirigenti e tecnici ma una �finestra�aperta sul calcio nazionale, un modointelligente d�interrogarsi sui mali delpallone.
Oscar, finestraaperta sul calcio< >
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di Giuseppe La Lota
Premi
<L�assessore provinciale allo Sport Giuseppe Alfano premia Massimo Giacomini>
Lo sport ibleo si arricchisce diun�altra disciplina. Finora ammi-rata solo in televisione oppure
nella vicina Catania dove laGeymonat Orizzonte vince da anniscudetti e coppe dei campioni inserie. Ora anche Ragusa ha la suasquadra di pallanuoto femminile. E�la Sikla Nuoto di Scicli, di stanzaperò a Modica dove si allena nellapiscina comunale e dove affronterà iprimi incontri ufficiali del campiona-to di serie B che scatterà il prossimomese di febbraio.La Sikla, è una giovane società,che nasce nell�agosto del 2003, gra-zie alla passione che l�allenatore,nonché presidente della società,Ignazio Fiorito, condivide con alcunisuoi amici. Quasi tutte le atlete pro-vengono da una società modicanache aveva sospeso l�attività agonisti-ca. Nel giro di una sola stagione laSikla è riuscita a conquistare la pro-mozione in serie B ed oggi è la squa-dra più giovane che si appresta adisputare il torneo cadetto: le atletehanno, infatti, un�età compresa tra i13 ed i 21 anni. La giovane mediad�età dell�intera squadra non rappre-senta un ostacolo ai sogni e alleambizioni della Sikla che punta dirit-to alla promozione in serie A2, dopoche il traguardo è stato sfiorato nel-l�ultima stagione mancando solo perun soffio l�accesso ai play-off. I punti di forza della squadra sonodue atlete che hanno fatto la storiadella società sciclitana e della palla-nuoto iblea: Marilena Bongiovanni eGiusi Rendo.La prima, appena ventenne, uni-versitaria, in vasca è un attaccantedi grande potenza. Ha scelto la pal-lanuoto per puro caso, in quantopraticava già da alcuni anni il nuoto.�Ho trovato la pallanuoto più entu-siasmante del nuoto � rivela
Marilena - forse perché è uno sportdi squadra. Inoltre il contatto conl�avversario in acqua ti sprona a nonabbassare mai la guardia, a cercaresempre il modo di superarlo o con laforza o con l�astuzia�. Giusi Rendo,seppure più giovane di un anno, è ilcapitano della squadra e al suo atti-vo vanta alcune presenze nella rap-presentativa siciliana, tre convoca-zioni nella nazionale italiana junio-res. Ha inoltre partecipato, con lanazionale Juniores, ad un torneodelle quattro nazioni (Italia, Francia,Germania e Olanda) che si è dispu-tato ad Angers in Francia. Altrapunta di diamante della Sikla èMelania Pitino che in squadra copreil ruolo del portiere. Atleta che nonpassa inosservata per via della suaaltezza ma anche per la sua bravu-ra. Al di là dei singoli, resta il collet-tivo il punto di forza della Sikla. Lasquadra è pronta già per il debuttoin campionato. �Mi auguro che perl�inizio del torneo la squadra sia
rodata � afferma il coach IgnazioFiorito � e pronta a dare spettacoloin modo da riempire la piscina ditanti supporter. Le ragazze si sonoimpegnate molto nella fase di pre-parazione al campionato e l�appog-gio del pubblico è fondamentale perfare ancora meglio�.La Sikla che punta ad un torneo divertice, non trascura l�immagine e lacomunicazione mirata. Così la socie-tà con l�avvio del campionato hadeciso di introdurre � come nel cal-cio - il �terzo tempo� (o meglio dire�quinto� nel caso della pallanuoto).A fine partita la società inviterà le�avversarie� a consumare un aperiti-vo presso l�Hotel Principe d�Aragona.�Questo sarà un momento di condi-visione dei valori dello sport con inostri avversari - spiega AlessandroNoto � perché riteniamo che primadel risultato agonistico ci preme vei-colare l�immagine di una pallanuotoche sia gioia, divertimento e mezzodi socializzazione�.
Il debuttodella Sikla< >
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di Maria Rendo
Pallanuoto
<La squadra della Sikla nuoto al completo pronta per il debutto nel torneo di serie B>