Istituto MEME s.r.l. Modena associato a
Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles
Il corpo non mente Attività corporee ed esercizi di musicoterapia
Scuola di Specializzazione: Musicoterapia Relatore: Dott.ssa Roberta Frison
Correlatore: Dott. Paolo Caneva Tesista specializzando: Marco Catelli
Anno di corso: Primo
Modena 17-06-2006 Anno accademico 2005-2006
INDICE
Premessa
p. 2
PARTE PRIMA
1. Il corpo p. 51.1. Il movimento p. 6
1.2 La voce p. 7
2. L’uso dello spazio p. 112.1 Il setting p. 11
2.2 Gli strumenti p. 12
2.3 Il cerchio p. 12
3. Il conduttore p. 143.1 Le consegne p. 14
3.2 L’osservazione p. 15
4. Finalità
p. 17
PARTE SECONDA
1. Attività di movimento del corpo p. 20
2. Attività vocali-verbali p. 372.1 Attività vocali: la parola p. 37
2.2 Attività vocali: il canto p. 46
3. Attività strumentali
p. 50
Bibliografia p. 72
Anche se si tenta di nascondere un certo stato d’animo, il corpo non può fare a meno di dare un’immagine di sé, positiva o negativa che sia. NATALINA LORIA, Dal corpo allo strumento musicale
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Premessa
C’è più gente con un metodo, in cerca di un problema per poterlo utilizzare, che ricercatori con un problema in cerca di un metodo per risolverlo (Stevens). ROLANDO BENENZON, La nuova musicoterapia
Catalogare, classificare, ordinare, elencare delle attività da poter usare in
musicoterapia penso sia un lavoro molto complesso, che richiede tempo ed
esperienza per mettere a fuoco l’obiettivo e le finalità, per dare un’impronta e
un’identità, infine per descrivere materialmente le varie attività in modo chiaro e
conciso rendendole fruibili a tutti senza difficoltà.
Ogni attività proposta è assolutamente “da prendere con le pinze”, non è fine a
se stessa, e la sua finalità può cambiare a seconda dell’individuo o del gruppo che
la svolge.
Potrebbe essere utile avere una traccia da seguire, avere delle attività già
confezionate da proporre, ma credo che gli esercizi e le attività vadano create,
fatte su misura, per ogni singolo paziente ed ogni singolo gruppo. Non a caso la
tecnica più usata in musicoterapia è l’improvvisazione, che racchiude tutta la sua
bellezza e carica emotiva nell’estemporaneità.
Le finalità in un primo momento possono sembrare chiare, ma è nella
realizzazione che si scoprono esattamente il senso e il valore dell’esercizio
proposto.
È per questo che sono dell’idea che tutte le attività vadano testate, provate e
riprovate per riuscire così ad ottenere un ottimo risultato in termini di efficienza,
in modo da stabilire quale, come, in quale contesto, in che fascia di età e per quale
finalità usare un’attività piuttosto che un’altra.
Nel momento della verifica, cioè quando si testa un’attività, ci si accorge subito
se essa può funzionare oppure no, ci si rende conto se ciò che si è proposto è
adatto alla situazione in cui ci si trova.
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La risposta, il feed-back, ed un eventuale ritorno verbale finale, sono la
conclusione dell’attività, intesa come la chiusura del cerchio, qualcosa che dà un
senso, che completa l’attività proposta.
È proprio nella risposta che si trova la finalità.
Stabilire tutto questo a priori, senza aver provato le attività, credo che sia
veramente improbabile.
Stabilire tutto questo a priori, senza aver provato su se stessi, sul proprio corpo,
e senza aver ricevuto, aver fatto una accurata formazione, credo sia impossibile.
Ritengo questo lavoro l’inizio di un percorso personale, una traccia su cui
iniziare a lavorare per trovare, esplorare, sperimentare le varie attività corporeo-
sonoro-musicali.
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PARTE PRIMA
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1. IL CORPO
Tutto ruota intorno al corpo. NATALINA LORIA, Dal corpo allo strumento musicale
L’unica certezza, e forse l’unica vera realtà, è che tutte le attività di
musicoterapia interessano e riguardano il corpo. Non esiste attività o lavoro che in
qualche modo escluda il corpo.
La voce esce e viene prodotta dal corpo, il quale ne costituisce la cassa di
risonanza; lo stesso si può dire anche per alcuni strumenti a fiato (i legni e gli
ottoni in particolare).
Per percuotere un tamburo c’è bisogno del corpo, del gesto: cambiando
l’intensità o l’ampiezza del gesto si va a modificare il timbro prodotto dallo
strumento percosso.
Per questo credo sia indispensabile un lavoro e un’attività che riguardino molto
il corpo: l’uomo ha “bisogno” del proprio corpo, di sentirlo vivo, che pulsa, che si
muove liberamente e vibra producendo emozioni.
«Il corpo umano è lo strumento più importante fra tutti quelli che il
musicoterapeuta ha a disposizione»:1 strumento, perché è proprio di questo che si
tratta, un vero e proprio strumento, il nostro unico e sincero strumento, in grado di
trasmettere, di tradurre e di portare l’energia.
Le potenzialità del corpo sono infinite, ogni cosa parte dal corpo e ogni attività
è inscindibile da esso. Noi siamo il nostro corpo.
Il nostro corpo è l’unica realtà che abbiamo, è la nostra certezza, il nostro
sentirci vivi, il nostro termometro, il nostro strumento in grado di misurare,
provare e sentire le sensazioni; sensazioni che passano attraverso il corpo e non la
mente, poiché è il corpo che riceve e trasmette quell’energia che chiamiamo e
identifichiamo come gioia, felicità, paura, tristezza, dolore, rabbia, amore.
Tutti gli esseri umani amano, piangono, ridono, si nutrono con il corpo.
1 Benenzon, R. O. et al. (1998). La nuova musicoterapia, 85.
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Il corpo è la nostra vita, è il segno della nostra età, che cambia e si evolve
insieme a noi.
Nella musicoterapia l’importanza del corpo è fondamentale.
Per citare le parole di Natalina Loria, «La musica passa attraverso il corpo e
permette di esprimere le emozioni più intime. È un linguaggio che nasce dentro di
sé. Il suono proviene dal corpo, ed è quindi come se fosse il corpo stesso a
parlare»:2 il musicoterapeuta, quindi, «deve imparare a riconoscere appieno il
proprio corpo e a sfruttarne tutte le potenzialità sonoro-vibrazionali. Il suo
allenamento personale è rivolto a eliminare blocchi psicologici, pregiudizi ed
inibizioni che potrebbero impedirgli di esprimersi liberamente attraverso il
corpo».3
Se poi a questo “corpo” aggiungiamo tutto il potere della musica, il risultato
non può essere che di grande emozione ed espressione.
Il nostro corpo che ascolta-il nostro corpo che suona assorbe le emozioni
trasmesse (da un altro corpo o dalla musica) e contemporaneamente trasmette a
sua volta le proprie sensazioni ed emozioni, basta semplicemente lasciare fare al
nostro corpo ciò che è in grado naturalmente di fare in maniera unica e autentica:
comunicare.
«Conoscere gli altri significa allo stesso tempo conoscere se stessi, perché il
corpo come essere vivente rappresenta un’apertura al mondo, non è un oggetto
inanimato, chiuso in se stesso, ma è proteso verso gli altri»:4 il nostro corpo è in
grado di comunicare da solo senza l’uso della mente, riuscire a liberarlo
mettendolo in condizioni di esprimersi è un obiettivo che sicuramente riguarda la
musicoterapia.
1.1 Il movimento
Il movimento è di grande aiuto sia nell’atto di suonare uno strumento che in
musicoterapia. Uno strumento è un allungamento, un proseguimento del corpo. In
2 Loria, N. (2001). Dal corpo allo strumento musicale, 17. 3 Benenzon, R. O. et al. (1998). La nuova musicoterapia, 27-28. 4 Loria, N. (2001). Dal corpo allo strumento musicale, p. 16.
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modo analogo, un buon riscaldamento musicale è un riscaldamento del corpo: non
si scalda un pianoforte o una tromba, ma il nostro corpo.
In una seduta di musicoterapia si dovrebbe partire dal corpo, con attività in
grado di riscaldarne le varie parti: «Ogni singola parte del corpo ha la sua
importanza nella realizzazione del ritmo e, nello stesso tempo, a ogni movimento
partecipa tutto il corpo nel suo insieme».5 Ciò permette di scaricare le nostre
tensioni e di entrare in contatto con il nostro corpo, poiché «Abbandonarsi al
movimento ritmico, vuol dire anche rilassarsi, annullarsi, per poi esaltarsi in un
gioco ritmico corporeo, che trasforma l’ansia in estasi».6
Il movimento, se libero e incondizionato, crea danza. La danza-movimento è
molto importante nella formazione di una persona, permette una conoscenza più
profonda della nostra personalità e dei nostri movimenti.
L’uso del movimento definisce i confini del nostro corpo, consente di
riconoscerlo in tutte le sue parti e le sue funzioni, permettendogli di sperimentare
posture inusuali e di creare movimenti liberi senza essere controllato dalla mente:
«Nella danza il corpo abbandona i gesti abituali che hanno nel mondo il loro
campo di applicazione, per prodursi in sequenze gestuali senza intenzionalità e
senza destinazione che, nel loro ritmo e nel loro movimento, producono uno
spazio e un tempo assolutamente nuovi, perché senza limiti e costrizioni».7
1.2 La voce
«Alla base dello sviluppo della personalità di ciascuno e ragione stessa della
sopravvivenza è il bisogno primario della comunicazione; da sempre si manifesta
come bisogno di lasciare traccia di sé, di lanciare segnali-richiamo della propria
esistenza, di esprimere-esternare i propri desideri e aspirazioni, di stabilire un
contatto con l’altro-il mondo-l’universo; da qui deriva nel contempo il bisogno
che i propri messaggi vengano raccolti e compresi e ricevano risposte. Crescita e
comunicazione sono processi inscindibili in funzione del rapporto con la realtà».8
5 Ivi, 39. 6 Ivi, 39-40. 7 Galimberti, U. (1998). Il corpo, 245. 8 Guerra Lisi, S. Il racconto del corpo, citato in Loria, N. (2001). Dal corpo allo strumento
musicale.
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L’uso della voce è importante nella relazione, nella comunicazione, ma
aumenta il suo valore se è usata come manifestazione della propria persona,
poiché «La voce è espressione della propria personalità».9
È molto importante l’uso della voce, in quanto elemento sonoro, e in quanto
elemento sonoro prodotto dal corpo.
Intendiamo la voce non come parola usata nel verbale, ma come suono, come
fonte sonora di espressione.
Tutte le persone parlano e cantano, ma forse poche sono consapevoli che la
voce è indice della propria personalità e che è legata al proprio corpo.
Spesso le persone, quando viene chiesto loro di cantare, si giustificano dicendo
di essere stonate o di avere una brutta voce, anche se non pensano che in molte
occasioni cantano senza preoccuparsi della propria voce (si canta in auto, in casa o
nella classica doccia).
La difficoltà principale consiste nel “tirare fuori” la voce, così come il nostro
corpo la produce. Le persone hanno caratteristiche fisiche diverse e di
conseguenza ognuno ha una voce propria diversa dalle altre persone.
Il canto è un mezzo sonoro che arriva più in profondità, colpisce ancora di più
della parola le corde delle emozioni.
La vera difficoltà è che la voce e soprattutto il canto riguardano molto da
vicino e molto intensamente il nostro corpo e le nostre emozioni: questo rende il
canto un’attività molto impegnativa a livello emotivo, alla quale non siamo molto
abituati.
La maggior parte delle persone dall’età dell’adolescenza in poi non è abituata a
relazionarsi con le proprie emozioni, e il canto, quando non spontaneo, ma
richiesto, significa mettere la persona di fronte alle proprie emozioni, dunque alle
difficoltà di espressione appartenenti al proprio carattere e alla propria personalità.
Ma dove poter vedere la vera spontaneità?
In tutte le attività che riguardano l’espressività (il movimento, la danza, il
canto) basterebbe osservare un bambino piccolo, il quale, essendo “tutto corpo” e
privo del controllo da parte della mente, riesce ad esprimersi con naturalezza e
semplicità, pur suscitando forti sensazioni ed emozioni da parte di chi osserva: «Il
9 Streito, B. Coralità, citato in Mungai, M. (2005). Laboratorio vocale, 3.
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9
prendere coscienza della propria voce diventa esperienza irrinunciabile per
l’equilibrio di una persona, e prendere coscienza significa innanzi tutto acquistare
confidenza, sviluppare fiducia, provare benessere».10
L’obiettivo sta nel riconoscere la propria voce, nell’acquisire la consapevolezza
che anche noi possiamo usare la voce non solo parlando, ma urlando, sussurrando,
emettendo suoni, versi, rumori, e cantando.
Non ha importanza avere una bella voce o avere una tecnica perfetta dell’uso
della respirazione diaframmatica, l’importante è ri-conoscere la propria voce, la
nostra voce.
Siamo troppo spesso legati all’idea della bellezza e dell’estetica, e perdiamo di
vista i veri valori dell’espressione, che sono una manifestazione di uno stato
d’animo.
Cantare non deve quindi essere per forza “cantare bene”, ma semplicemente
“cantare”, trovare piacere e divertimento nel sentire la propria voce, da sola o in
mezzo alle altre, senza vergogna o altri sentimenti negativi che la nostra “mente”
ci fa credere.
Aver padronanza della propria voce è sicuramente di grande aiuto nelle
relazioni con gli altri, perché comporta un rafforzamento della personalità, del
carattere e dell’autostima: «La voce, oggetto sonoro del corpo in movimento, si
esprime anche con sonorità più semplici della parola. Racchiude in sé
quell’energia vitale che proviene dal corpo e insieme ad esso lascia traccia di sé
nell’ambiente esterno».11
L’articolazione stessa della parola nel canto aiuta l’emissione della voce, e
contrasta eventuali blocchi della persona: «Anche la parola, però, è un gesto.
All’origine della parola, nel suo silenzio primordiale vi è il gesto, che rompe
questo silenzio. Nel momento in cui si parla si compie un gesto laringo-boccale.
Quindi è il gesto, che poi diventerà voce».12
Inizialmente potremmo cercare la voce e crearla gradualmente partendo
dall’ascolto del respiro, del soffio, del rumore prodotto dall’aria che fuoriesce,
provando a giocare con essa cambiando timbro fino ad arrivare ad emettere un
10 Mungai, M. (2005). Laboratorio vocale, 4 11 Loria, N. (2001). Dal corpo allo strumento musicale, 36. 12 Ivi, 32.
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suono che parte dall’interno, dal profondo del nostro corpo, ed esplorando
successivamente, anche attraverso accentuazioni e caricature del gesto, tutti i vari
suoni, timbri, rumori che la voce permette di fare.
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2. L’USO DELLO SPAZIO
2.1 Il setting
Il setting in musicoterapia è molto importante, ma è altrettanto importante
trovare un setting adatto per ogni situazione ed ogni persona o gruppo.
Per questo motivo ritengo che elencare le varie possibilità di collocazione degli
strumenti all’interno di uno spazio sia, come nel caso della classificazione delle
attività, una tipologia di lavoro complessa, per la continua, diversa natura in cui
andiamo a operare.
Definirei la sistemazione del setting come una pratica soggettiva, poiché ogni
operatore segue un proprio metodo e di conseguenza ha un proprio modo di
sistemare il setting. Si possono fare, tuttavia, alcune considerazioni generali:
a) gli strumenti, se facenti parte del setting,13 andrebbero collocati in una
posizione visibile a tutti: nel centro o a lato di uno spazio, con le persone
sistemate in semicerchio, oppure in una posizione che desti curiosità,
eventualmente solo parzialmente visibili;
b) gli strumenti dovranno essere visibili, ma non per questo necessariamente a
portata di mano: le persone, se incuriosite, saranno in un qualche modo costrette a
raggiungere lo strumento desiderato, quindi ad usare tutto il corpo. Per questo la
mia idea è di creare, quando possibile, un setting con un uso maggiore del
movimento e del corpo, anche perché muoversi nello spazio implica un uso
seppur minimo della mente, quindi distoglie l’attenzione dall’attività proposta,
lasciando più libertà espressiva e meno controllo mentale da parte delle persone;
c) le persone devono essere posizionate in modo da potersi vedere; lo sguardo
e la mimica sono una forma di comunicazione non verbale molto potente. Il gesto
delle altre persone è per noi “scuola”, in quanto apprendiamo, osservando, il gesto
degli altri imitandolo e facendolo nostro.
13 «Nel caso in cui il conduttore non decida di tener volutamente nascosti gli strumenti, per
incuriosire i fruitori portandoli alla scoperta dei vari strumenti e timbri poco alla volta»: Benenzon, R. O. et al. (1998). La nuova musicoterapia.
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2.2 Gli strumenti
Come scrive Rolando Benenzon, «Lo strumento in musicoterapia costituisce un
tutto. Ciascuna delle sue parti avrà importanza ai fini della comunicazione: la
conformazione, la temperatura, la forma, il colore, la sonorità, la qualità degli
elementi e dei materiali che lo compongono».14
Gli strumenti usati all’interno di una seduta di musicoterapia devono destare
curiosità ed invogliare le persone ad esplorarli, devono avere una produzione di
suono immediata, devono essere facili da maneggiare e in grado di consentire un
libero movimento.
Gli strumenti più indicati ed usati per le attività di musicoterapia fanno parte
dello strumentario Orff.
Oltre a questi possono essere utilizzati altri strumenti come il pianoforte, la
tastiera o la chitarra.
È importante che le persone possano provare piacere nel suonare, che possano
individuare un determinato strumento che diventi un tramite per comunicare, che
possano trovare un “proprio” strumento al quale dare la funzione di aiuto
nell’espressione delle proprie sensazioni ed emozioni.
2.3 Il cerchio
Molte attività sono pensate posizionando il gruppo in cerchio, come
conseguenza di un normale comportamento che un gruppo di persone tende a fare,
quasi in maniera involontaria e automatica, in numerose occasioni. Questa
posizione ha infatti radici antichissime e si può trovare in vari contesti: si pensi ad
esempio alle tribù che danzano intorno al fuoco e in generale ai riti propiziatori, o,
più semplicemente, ad un gruppo di amici che trascorrono alcuni momenti in
compagnia.
La tendenza è sempre quella di formare e di chiudere un cerchio, come per
definire e delimitare uno spazio che possa contenere tutta l’energia espressa dalle
persone.
14 Ivi, 19-20.
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Infatti mettere insieme diverse persone non dà la semplice somma di esse ma
crea un’altra situazione, forma un gruppo, con una sua propria esistenza, con
caratteristiche ben definite che danno vita a un’atmosfera magica.
Quando un gruppo viene chiamato in una seduta di musicoterapia, la prima
posizione che probabilmente andrà ad assumere all’interno della stanza, prima
delle consegne del conduttore, sarà di ordine sparso, «una formazione
irregolare»,15 caratterizzata dall’esplorazione con lo sguardo, dalla ricerca di
orientamento o di controllo, da sorrisi e da espressioni di dubbio.
La seconda posizione è chiamata la «posizione del focolare o del fuoco»,16 e
«sorge come una maniera per affrontare le ansie di persecuzione, risvegliate dal
contesto non verbale e dalle libertà di espressione. La formazione circolare, come
pure i giochi di girotondo dei bambini, permettono al gruppo di sentirsi più sicuro
e protetto».17
Nelle fasi successive di una seduta il cerchio si stringe creando un fenomeno
chiamato «aggregazione».18
Progressivamente i partecipanti, aumentando la confidenza, assumeranno varie
posizioni all’interno del setting, passando per il “fuoco” (centro del cerchio),
mettendosi in una posizione più esposta, e talvolta addirittura uscendo dal cerchio
per trovare una collocazione maggiormente adatta a loro.
15 Ivi, 61. 16 Ibidem. 17 Ibidem. 18 Ibidem.
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3. IL CONDUTTORE
Il ruolo del conduttore ha sicuramente una fondamentale importanza all’interno
di un gruppo, e sarebbe, da solo, argomento di più ampie ricerche.
Il conduttore deve prestare molta attenzione principalmente nella fase delle
consegne e della loro illustrazione, così come nell’osservazione del gruppo.
3.1 Le consegne
Per il conduttore la fase dell’illustrazione dell’attività è molto importante.
In ogni attività sia individuale che di gruppo il terapeuta o conduttore deve aver
presente in modo chiaro il percorso da svolgere durante tutta la seduta, attraverso
cui raggiungere gli obiettivi voluti; di conseguenza le attività che vengono
proposte devono avere uno scopo ben preciso, un bersaglio ben delineato da
“colpire”.
In generale, «quanto più breve e concisa è una consegna, maggiore sarà la sua
forza».19 Il conduttore deve inoltre portare grande attenzione e dare molta
importanza all’uso della propria voce nella fase di illustrazione delle consegne: il
tono, il modo, il volume, la scelta delle parole, i tempi in cui usare il verbale sono
elementi che richiedono una accurata valutazione.
L’uso del verbale in determinate situazioni può essere un mezzo per tener
maggiormente legato il gruppo, il quale deve sentire la presenza del conduttore
che indica le varie attività da svolgere: la sua voce assume un valore di puro
riferimento e di guida nel percorso.
Sarebbe, inoltre, di grande aiuto che il terapeuta o conduttore avesse già
sperimentato sul proprio corpo le attività che propone. Egli deve far capire
esattamente ciò che vuole senza imporre nulla, mettendo le persone a proprio
agio, in modo che esse possano sentirsi libere di fare ciò che al momento vogliono
e sentono di fare.
19 Ivi, 99.
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Le persone non devono sentirsi obbligate a fare una determinata attività, ma si
devono sentire invogliate a svolgere un determinato tipo di lavoro che riguarda
loro stesse e la loro persona.
È questo che il conduttore deve fare, nutrire un interesse, coinvolgere le
persone in attività che riescano a calamitare il loro interesse, la loro attenzione e la
loro curiosità.
3.2 L’osservazione
Il compito più difficile del conduttore è quello di osservare il gruppo pur
essendo all’interno del setting, pur essendo, quindi, parte del gruppo; è un ruolo
più complesso dell’osservatore partecipante, perché il conduttore non solo
partecipa alle attività sonoro-ritmiche-musicali e di movimento, ma è anche
immerso in tutta la sfera emozionale che si crea all’interno del gruppo.
La prima persona che sperimenta le varie attività è proprio il conduttore o
terapeuta, perché in musicoterapia non ci si limita a dare indicazioni o consegne,
ma si viene “investiti” dal potere della musica creata e dalle reazioni delle
persone.
La sua osservazione deve essere a trecentosessanta gradi sia in termini di
tempo che in termini di spazio e movimento: deve cogliere con lo sguardo tutto
ciò che riguarda le persone dai momenti precedenti all’inizio del lavoro vero e
proprio fino a quando queste lasciano la stanza, quindi oltre la fine della seduta.
La sua osservazione è rivolta all’atteggiamento della persona, alla scelta degli
strumenti, al movimento e alle espressioni che accompagnano la scelta.
Una volta preso lo strumento, il conduttore deve osservare ciò che fa il
“musicista” in questione con lo strumento prima che gli venga spiegata l’attività, e
successivamente fare attenzione all’atteggiamento delle persone mentre viene
illustrato il percorso.
L’osservazione del conduttore deve essere sopra le parti, limitarsi
esclusivamente ad osservare ciò che realmente accade senza cadere in
interpretazioni e, specialmente, in giudizi. La sua sarà un’osservazione obiettiva
che si deve occupare soltanto di ciò che veramente avviene durante la seduta.
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16
Un’osservazione attenta alla reazione del gruppo, in modo da poter stabilire sul
momento i tempi di esecuzione di una attività proposta (se eventualmente
allungare il tempo di esplorazione oppure intervenire modificando il percorso in
una direzione più adatta alla situazione, allo stato d’animo e alle intenzione e
volontà del gruppo in quel determinato momento).
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4. FINALITÀ
Quando inizia un’attività il conduttore si rende subito conto se ciò che è stato
da lui proposto è stato recepito dalle persone.
Il conduttore deve avere un’idea chiara e precisa dell’attività, di come va
svolta, delle sensazioni ed emozioni che possono nascere da essa.
Può accadere tuttavia che un’attività proposta venga intesa o interpretata in un
modo diverso dall’idea del conduttore: il terapeuta propone delle attività pensando
di condurre il gruppo in una determinata direzione, ma quando la proposta viene
tradotta dal corpo può assumere una forma che alcune volte è diversa da ciò che si
era previsto.
In questo caso il conduttore entra veramente in gioco, decidendo se lasciare
libertà all’attività, osservandone le varie evoluzioni e limitandosi ad affiancarle,
oppure se intervenire, deviando l’attività verso il primo percorso indicato o per
dare una direzione diversa e ulteriore.
Lavorando prevalentemente sulla risposta diventa difficile prevedere e dare una
sola finalità ad un’attività, anche perché ogni singolo esercizio proposto è
composto da diversi elementi e movimenti.
Inoltre tutte le attività proposte potrebbero suscitare reazioni diverse da parte
delle singole persone del gruppo: una attività potrebbe piacere e divertire una
persona tanto quanto potrebbe annoiare e “bloccare” un’altra.
Le attività che seguiranno sono state suddivise in tre sezioni, a seconda della
tipologia di lavoro principale: attività di movimento, attività vocali, e attività
strumentali. Tutte le attività sono modificabili, per poterle adattare alle persone
che un terapeuta può trovarsi di fronte: infatti ciò che è catalogato sotto la voce
“movimento”, potrebbe, cambiando alcuni elementi trasformarsi, in un’attività
vocale e quindi non ritrovarsi più nella collocazione “giusta”.
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Se è vero che è difficile dare una finalità specifica, è altrettanto vero che
esistono numerosi motivi per fare attività che riguardano il corpo, la voce, la
produzione sonora:20
- conoscenza del proprio corpo
- consapevolezza della propria corporeità
- aiuto nelle relazioni
- fiducia nelle proprie possibilità
- fiducia nelle altre persone
- aiuto nella presa di decisioni
- creatività
- divertimento, svago, piacere personale
- rilassamento psico-fisico
- sfogo delle tensioni
- caricamento energetico
- espressività corpo-voce-strumenti
- incontro con le emozioni.
Le emozione di base sono quattro: paura, rabbia, tristezza, felicità. Un tramite
per arrivare a queste emozioni è sicuramente la musica, sia come ascolto che
come esecuzione. Ogni attività deve essere sostenuta da una adeguata musica,
poiché ogni genere musicale influisce sulle sensazioni e sulle emozioni.
Credo non esista una sola attività da proporre per poter arrivare alle emozioni,
ma credo che una possibile strada potrebbe essere introdurre le emozioni con varie
attività e con l’uso di frasi che riportano in ambienti o in situazioni che suscitano
determinati stati d’animo.
20 Il termine “sonoro”, deve essere inteso in una accezione più ampia possibile, svincolata da
un ambito estetico, poiché riferito a tutte le sonorità, più o meno complesse, che l’uomo percepisce ed è in grado di riprodurre: cfr. Di Franco, G. (1990). Musicoterapia: sogno, mito, realtà scientifica.
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PARTE SECONDA
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1. ATTIVITÀ DI MOVIMENTO DEL CORPO
1) Rilassamento
Il gruppo è disposto in cerchio, senza scarpe, tenendo gli occhi chiusi; in
sottofondo una musica rilassante (new age).
Il conduttore, verbalmente, porterà l’attenzione delle persone verso tutte le
parti del loro corpo: si potrebbe iniziare ascoltando il respiro ed il battito cardiaco,
poi, partendo dalla testa, si potrebbero elencare le varie parti del corpo fino ad
arrivare ai piedi, per poi finire ritornando ad ascoltare il proprio respiro.
Il conduttore lentamente ricondurrà il gruppo al contatto con il proprio corpo
collocato all’interno della stanza.
1a) Rilassamento a terra
Una possibile variante è mettere il gruppo coricato con le teste rivolte al centro,
ad occhi chiusi; il conduttore porterà l’attenzione delle persone verso tutte le parti
del loro corpo.
Successivamente, attraverso la guida verbale del conduttore, il corpo diventerà
totalmente pesante, attratto dalla forza di gravità e dal terreno, poi leggero, come
se salisse in alto, se levitasse, poi, pian piano scenderà fino a ritornare nella
posizione di partenza.
2) Suono il mio corpo
Il gruppo viene disposto in cerchio, senza scarpe e ad occhi aperti, con una
musica non molto veloce ma brillante (pop, leggera).
A turno, partendo dal conduttore, ci sarà una proposta che prevede di
percuotere a ritmo con le mani le varie parti del corpo.
Tutte le persone saranno chiamate nella proposta.
Lo scopo è di portare le persone a prendere coscienza di come suona il loro
corpo, e di quante parti del corpo spesso dimentichiamo.
Alla fine ogni persona sceglierà la parte che gli è più piaciuta, dando sfogo ad
una libera improvvisazione ritmata.
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2a) Suono il corpo di una persona
Si formano delle coppie, una persona inizia a suonare il corpo dell’altra,
usando battenti o bacchette, tamburellando con le dita o con le mani, cercando di
suonare tutte le parti del corpo, naturalmente facendo molta attenzione ed usando
tanta delicatezza.
La persone, così facendo, iniziano un primo contatto con il corpo di un’altra
persona.
2b) Massaggio il mio corpo
Il gruppo è in cerchio, le persone sono scalze, con gli occhi chiusi, in
sottofondo musica rilassante con ritmo abbastanza lento. Le persone, guidate
verbalmente dal conduttore, toccheranno con le mani le varie parti del proprio
corpo facendo un piccolo massaggio.
In una fase successiva saranno le persone a massaggiarsi le parti dove
avvertono dei blocchi o delle tensioni.
2c) Solo una parte di me
Il gruppo inizia a camminare liberamente nello spazio: il conduttore farà un
elenco delle varie parti del corpo, e le persone di volta in volta andranno a
muovere queste parti come più desiderano, con massaggi, carezze, ecc.
Finita questa fase le persone sceglieranno una parte sola del proprio corpo, una
parte dove sentono un blocco, una resistenza (es. spalle, testa, mani, piedi), ed
inizieranno a lavorare con questa parte attraverso un movimento libero, di
qualsiasi tipo, un massaggio, carezze, danza, ecc.
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3) Il cammino
Il gruppo, senza scarpe, viene invitato a camminare liberamente nello spazio, in
tutto lo spazio disponibile, lasciando che il proprio corpo decida la direzione, il
ritmo e la velocità.
Il conduttore inizialmente farà in modo che le persone prestino attenzione al
loro respiro e al battito cardiaco.
3a) Come appoggio il piede
Successivamente l’attenzione verrà spostata sui piedi, e in particolare verrà
fatto notare come il piede si appoggia al terreno, poi si chiederà di camminare
sulle punte, sui talloni, sulla parte interna ed esterna del piede, fino a ritornare a
camminare normalmente.
3b) Sperimento lo stop
Il conduttore farà in seguito rallentare gradualmente le persone fino a fermarsi
(stop), ascoltando il respiro ed il battito cardiaco, per poi a riprendere a
camminare.
3c) Cammino in tanti modi
Alcune varianti possono essere camminare:
- sul ghiaccio-nel deserto (la sabbia scotta)
- in avanti-indietro-di fianco
- in assenza di gravità
- pesantemente-con leggerezza
- strisciando i piedi
- facendo cambi di direzione sempre a destra o a sinistra.
Il conduttore guiderà attentamente ogni fase del cammino, tenendo legato il
gruppo con il verbale. È importante dare alle persone un periodo di tempo che
consenta di sperimentare il proprio modo di camminare, poiché ogni elemento
aggiunto ha bisogno di un periodo di tempo per essere messo in pratica, ed è
meglio rischiare di annoiare che riempire l’attività con troppe stimolazioni.
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3d) Ricalco il ritmo*
Le persone sono invitate a camminare nello spazio. Dopo una prima fase libera,
ogni persona prenderà uno strumento a percussione che utilizzerà per ricalcare il
proprio passo: ad ogni passo vi sarà un battito.
In alternativa si potrebbe chiedere ad una persona di camminare liberamente,
mentre le altre ne ricalcano con gli strumenti il ritmo.
In un’altra fase il conduttore con un tamburo darà un ritmo che verrà ricalcato
dalle persone seguendo i cambi di velocità e di dinamica, camminando in modo
leggero se il suono è piano e in modo pesante se il suono è forte.
4) Il proprio cammino (ritmo)
Il gruppo inizia a camminare liberamente nello spazio; ogni persona sceglie la
propria velocità, alla quale viene attribuito un valore numerico di 5.
Il conduttore chiederà di rallentare gradualmente fino ad arrivare a camminare
nel modo più lento possibile, velocità alla quale sarà dato il valore 1, inteso come
velocità iniziale. Da qui si inizierà ad accelerare gradualmente aumentando il
valore della velocità fino ad arrivare al proprio ritmo di camminata (valore 5). Il
conduttore chiederà di aumentare la velocità di un paio di valori (6-7) e di
ritornare alla propria velocità.
Poi alternerà i vari valori di camminata chiedendo alle persone di ricordare il
valore associato alla propria velocità.
La confidenza con questo tipo di attività può portare ad accelerare
gradualmente fino ad arrivare alla massima velocità possibile, che verrà
riconosciuta con il valore 10.
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4a) Ci conosciamo camminando
Le persone, dopo aver sperimentato il cammino, possono iniziare ad incontrare
altre persone.
L’incontro è stabilito dal conduttore che decide:
- durata
- eventuali contatti
- uso del verbale.
Inizialmente si potrebbe far incontrare le persone facendole salutare (con un
“ciao” o un “buongiorno”), successivamente le persone potrebbero presentarsi
dicendo il proprio nome oppure dicendo il nome della persona che si incontra.
Altra ipotesi, un contatto: che può essere fatto di sguardi o una smorfia con il
naso o con la bocca, oppure salutando usando le mani, fino ad arrivare ad un vero
contatto, appoggiando la mano sulla spalla, dandosi la mano… La varianti sono
tante.
Questa attività è indicata per un riscaldamento iniziale e per cercare di portare
le persone verso una direzione ben precisa, che, nella fase centrale della seduta,
verrà esplorata ed ampliata.
5) L’esplorazione
Il gruppo viene invitato a camminare liberamente nello spazio, il conduttore
dirà di esplorare con solo l’uso della vista tutta la stanza, come se le persone
fossero in quel luogo per la prima volta.
5a)
Finita questa fase di esplorazione visiva, il conduttore porrà al centro della
stanza una serie di strumenti.
Ogni persona, sempre muovendosi, dovrà guardare gli strumenti, sceglierne
uno, avvicinarsi e iniziare l’esplorazione di questo oggetto, dapprima con il tatto e
la vista, poi musicalmente, dando vita ad alcuni suoni, fino a lasciare che lo
strumento sia il mezzo di espressione delle sensazioni del momento.
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6) Il nome-gesto
Le persone si presenteranno abbinando al loro nome un movimento a scelta,
possibilmente un movimento per ogni sillaba del nome.
Si tratta di un’attività che si può ripetere varie volte e riproporre in più sedute
dove il conduttore darà indicazioni su come deve essere il movimento:
- in piedi, poi seduti;
- movimento morbido, rigido;
- movimento veloce, al rallentatore.
Anche in questo caso al gruppo verrà chiesto di collegare le persone con il
proprio nome-gesto, e di ripeterlo insieme.
Naturalmente il conduttore potrà dare un cenno per l’inizio di ogni ripetizione.
6a) Scriviamo il nostro nome
Le persone camminano liberamente nello spazio portando la propria attenzione
sul respiro, che assume diversi significati: nella fase dell’inspirazione l’aria
rinfresca la mente, nella fase dell’espirazione viene emessa sotto forma di colore
uscendo anche dalle mani e dai piedi, e colorando tutta la stanza.
Di conseguenza le persone scriveranno il proprio nome in terra, nell’aria, sul
proprio corpo, usando le mani, i piedi o altre parti del corpo.
7) Formiamo un cerchio
In gruppo, ogni persona cammina per proprio conto ad occhi chiusi, pian piano,
con le mani in avanti per evitare di farsi male urtando pareti o altre persone.
Lasciata una prima fase di esplorazione individuale, dove il conduttore
cercherà di far perdere l’orientamento alle persone facendole girare su loro stesse,
si chiederà che quando si incontra qualcuno lo si prenda per mano fino a formare
un cerchio chiuso in modo che tutti abbiano per ogni mano una persona, quindi di
cercare di posizionarsi al centro della stanza, facendosi aiutare dal proprio
orientamento e fidandosi di quello altrui.
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8) Cammino ad occhi chiusi
Attività da svolgere a coppie, in cui una persona è ad occhi chiusi; ci si mette
uno di fronte all’altro.
La persona ad occhi aperti prenderà le mani dell’altra persona e inizierà a
guidarla nello spazio senza incontrare nessun’altra persona, facendo attenzione a
non urtare nessun oggetto o ostacolo.
Subito sarà suggerito di camminare lentamente, poi gradualmente si può
aumentare la velocità e diminuire il contatto tenendo solo una mano.
Ci sarà un cambio di ruolo.
8a) I polpastrelli*
Aumentata la confidenza con la persona che guida e con il fatto di stare ad
occhi chiusi, si diminuisce il contatto tenendo attaccati solo i polpastrelli di una
mano, e in un secondo momento solo il polpastrello di un dito.
8b) Quasi da solo
In una fase ulteriore la persona con gli occhi aperti è alle spalle di quella con
gli occhi chiusi e le tiene una mano appoggiata sulla spalla.
La persona ad occhi chiusi inizia a camminare liberamente e al sopraggiungere
di un ostacolo la persona che guida farà una leggera pressione sulla spalla affinché
la persona ad occhi chiusi possa evitarlo.
8c) Il soffio…
Successivamente la persona ad occhi chiusi camminerà da sola e verrà avvisata
della presenza di un ostacolo da un soffio fatto sulla spalla o sul collo dalla
persona che guida.
Oppure la persona può essere avvisata dal suono di uno strumento scelto in
precedenza.
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8d) Il cerchio di sicurezza
In questa fase si formano due gruppi: il primo, sempre con occhi chiusi,
cammina liberamente all’interno di un cerchio formato dal secondo gruppo, che
delimita uno spazio. Un cerchio di sicurezza che permette di camminare
tranquillamente.
8e) Il trenino*
Si può variare anche formando un trenino di persone ad occhi chiusi, “legate”
insieme dal contatto di una mano sulla spalla della persona davanti.
La locomotrice sarà una persona che, tenendo gli occhi aperti, guiderà il
trenino nello spazio.
8f) Da solo
Come ultima fase, o come obiettivo, le persone si muovono liberamente nello
spazio stando ad occhi chiusi.
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9) Palmo contro palmo
Il gruppo si mette in cerchio, con occhi chiusi, e inizia un rilassamento con
sottofondo musicale. Si porta l’attenzione sul respiro, su i piedi, sulle gambe, sulle
braccia.
Lentamente si chiede di alzare le braccia, di portarle in avanti con la mano
aperta e il palmo verso l’esterno, quindi di andare lentamente verso il centro del
cerchio fino a raggiungere un contatto con le mani di un’altra persona.
Stabilito il contatto (il conduttore potrà facilitare questa fase), verrà dato un
segnale da parte del conduttore, quindi le persone inizieranno a muovere le mani e
le braccia mantenendo il contatto e restando sempre ad occhi chiusi.
Le persone dovranno sentire chi sta guidando e chi sta seguendo il movimento
all’interno della coppia.
Il conduttore darà un segnale per il cambio del ruolo, chi seguiva passerà a
guidare.
Successivamente, oltre a muovere le braccia, le coppie possono spostarsi avanti
e indietro e muoversi liberamente nello spazio.
10) Gesto-Passaparola
Il gruppo, in piedi, si dispone in cerchio o in fila, con gli occhi chiusi. Il
conduttore o il primo della fila, aprendo gli occhi, farà dei gesti semplici sul corpo
della persona di fianco, ad esempio: due colpetti sulla spalla, una carezza in testa e
uno sfregamento del braccio destro.
La persona che ha ricevuto i gesti, a sua volta, aprendo gli occhi, andrà a
ripetere gli stessi gesti sulla persona di fianco, e così fino all’ultima persona.
È molto interessante osservare come il gesto venga interpretato e a volte
cambiato da ogni partecipante dell’attività.
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11) Lanciamo in aria un…
Le persone si mettono una di fronte all’altra, abbastanza distanti. Il conduttore
distribuirà delle palline colorate (del formato di una pallina da tennis, ma di
spugna), e le coppie si passeranno e si lanceranno queste palline.
Finita questa fase le coppie appoggeranno la pallina, ma continueranno a
lanciarsela immaginandola e vedendola passare da persona a persona.
Poi lanceranno la pallina non più con le mani ma utilizzando il soffio.
Di grande importanza è l’immaginazione da parte delle persone, il fatto di
riuscire a “vedere veramente” il percorso che fa la pallina invisibile, o il soffio, o
la voce (11b), o il suono (11c).
Il modo in cui vengono lanciate le varie cose è libero, ogni persona, ricevuto il
soffio o il suono, potrà ripeterlo uguale o rispondere in modo diverso, in assoluta
autonomia.
Un movimento accompagnatore facilita l’immaginazione ed il risultato
dell’attività.
11a) … con le bottiglie…
Una prima variante di questa attività è quella di fornire a tutti delle bottiglie di
plastica: le persone, soffiando dentro la bottiglia si passeranno il soffio, il quale
formerà una traccia, una scia che unisce le due persone.
11b) …la voce...
Sempre di fronte, le persone si lanciano un suono qualsiasi, che potrà essere
una nota, un rumore, un verso, un bacio, purché prodotto con la bocca; volendo ci
si potrebbe passare anche una parola.
11c) ... il suono...
Questa volta le persone sono dotate di uno strumento, uguale o diverso: la
pratica è la stessa, inizia una persona, lancia il suono che percorre una strada e
raggiunge l’altra persona.
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11d) … in cerchio...
Queste attività possono essere svolte non solo a coppie ma anche in gruppo,
dove “l’oggetto” viaggia tra le persone che compongono il cerchio.
La persona A guarderà negli occhi la persona B a cui vuol passare l’oggetto, di
conseguenza B farà la stessa cosa con C e così via….
12) La pallina
Si forma un cerchio, le persone passeranno una pallina di spugna alla persona
alla loro destra, facendo fare alla pallina tutto il giro del cerchio. Subito l’attività
verrà svolta senza musica, poi si farà passare la pallina mantenendo il ritmo della
musica proposta.
Si inizia facendone girare una sola, poi gradualmente si aumenta il numero
della palline.
12a) Una gira, l’altra salta
Sempre in cerchio, le persone continueranno a passare una pallina alla persona
alla loro destra, e contemporaneamente ne verrà introdotta un’altra, di colore
diverso, la quale verrà lanciata non più di fianco ma attraversando il cerchio.
Anche in questo caso il numero delle palline andrà in crescendo.
12b) Con le mani
Finite queste attività si sostituirà la pallina con il battito delle mani, battendole
in modo da lanciare il battito verso la persona di fianco, la quale si girerà verso la
prima accogliendo il gesto e “passandolo” a sua volta.
Anche in questo caso si aumenterà il numero dei battiti, e in una seconda fase
vi sarà un battito che segue la linea del cerchio ed un altro che lo attraverserà.
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12c) ta-ta-tatta
Un gruppo di persone forma un cerchio. Una persona batte un colpo (ta) con le
mani indicando, mentre lo esegue, con le braccia e con lo sguardo a chi vuol far
arrivare questo colpo. La seconda persona a sua volta farà la stessa cosa, cioè
batterà con le mani un colpo (ta) ed indicherà una persona. La terza indicherà
anche lei una persona ma farà due colpi (tatta) con le mani.
La quarta persona inizierà da capo battendo un colpo solo.
13) Contiamo insieme
Il gruppo si mette in cerchio, con gli occhi chiusi.
L’attività prevede che il gruppo conti fino ad una cifra prestabilita, potrebbe
essere il numero dei partecipanti, o il doppio, o semplicemente una cifra inventata,
comunque non molto alta (ad esempio 10-15).
Non si dovrà contare insieme ma uno alla volta, un numero per volta, in modo
crescente.
Non ci sarà nessun segnale di via, ma un breve silenzio da rispettare per creare
un po’ di tensione, quindi le persone partiranno a turno con il conteggio: uno, due,
tre... così fino ad arrivare alla cifra stabilita. La sequenza sarà casuale, infatti
essendo ad occhi chiusi non si può sapere chi dirà il numero successivo, e se ci
sarà una sovrapposizione di voci si tornerà a contare da capo.
Una volta raggiunta la cifra si conterà al contrario partendo dal numero più alto
fino al numero uno.
13a) Contiamo insieme musicalmente
La stessa attività può essere svolta sostituendo il conteggio della voce con il
battere delle mani o con l’uso di uno strumento a percussione. Naturalmente il
numero dei colpi seguirà il moto crescente dei numeri.
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14) Il percorso
Il conduttore, posizionando in terra vari oggetti (vestiti, bottiglie di plastica…),
crea nella stanza un sentiero più o meno tortuoso, e invita le persone a percorrerlo
dall’inizio alla fine, cercando di memorizzarlo per poi farlo ad occhi chiusi.
Ogni persona sceglierà il proprio ritmo di camminata e la velocità che ritiene
più appropriata.
Vi saranno tre, quattro, cinque ripetizioni, e poi ogni persona farà il percorso ad
occhi chiusi.
Se si sbaglierà si ricomincerà da capo.
14a) Il percorso sonoro*
Dopo aver fatto alcune volte il percorso ad occhi aperti, le persone lo faranno
con occhi chiusi, guidate da un’altra persona che avvisa sonoramente se la persona
sta sbagliando direzione.
L’avviso sarà fatto in questo modo: si suonerà dalla parte sinistra se la persona
che cammina andrà troppo verso sinistra, e viceversa se andrà troppo verso destra
si suonerà nella parte destra.
La persona ad occhi chiusi deve seguire il suono, i suoi spostamenti saranno
lenti per dare modo anche all’altra persona di essere agevolata nella funzione
dell’avviso.
14b) Il percorso guidato
È possibile svolgere questa attività anche a coppie, nelle quali una persona, ad
occhi chiusi, viene guidata da un’altra.
Le persone sono messe di fronte ed il contatto tra loro può essere di vario tipo:
- tenendosi con le due mani
- con una sola mano
- solo con un polpastrello
- la persona che guida sta alle spalle e segnala l’ostacolo mediante una
piccola pressione sulla spalla o con un soffio sul collo della persona ad
occhi chiusi.
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14c) Usando l’olfatto
Stessa attività, ma la guida sarà il nostro naso.
Una persona farà il percorso tenendo gli occhi chiusi e l’altra la guiderà
tenendole vicino al naso un pezzetto di cioccolato.
La persona si dovrà fidare solo del proprio olfatto.
15) Movimenti a ritmo
Il gruppo, in piedi, si dispone liberamente nello spazio osservando un po’ di
distanza tra le persone.
Il conduttore batterà su un tamburo dei colpi, che potranno essere ritmici, ossia
avere una regolarità, oppure essere liberi.
Le persone, tenendo i piedi fermi e ben saldi al pavimento, faranno dei
movimenti secchi, degli scatti con il corpo.
Questi movimenti non dovranno essere simmetrici, come alzare un braccio o
portarlo in avanti, ma dovrebbero interessare tutto il corpo.
Eventualmente in una prima fase esplorativa i movimenti potrebbero essere
semplici.
Le persone staranno ferme nella posizione scelta in attesa del nuovo segnale, e
a quel punto cambieranno la loro posizione.
15a) Movimenti con eco
Passata questa prima fase, il movimento non sarà più uno scatto con uno stop
ma avrà un’eco: il movimento risuonerà nello spazio.
Il movimento inizierà velocemente, di scatto, ma poi proseguirà la sua corsa
diminuendo l’intensità fino a fermarsi.
15b) Cambio al 4° colpo
In questa attività i movimenti saranno veloci, secchi e senza eco, il ritmo sarà
costante e avrà una pulsazione regolare, le persone cambieranno posizione sulla
quarta pulsazione, che in un primo momento il conduttore accentuerà per marcare
chiaramente il ritmo.
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16) La statua
Si formano delle coppie. Inizia una persona che modella l’altra facendole
prendere diverse forme. La persona che fa lo scultore modellerà la persona a suo
piacere, mentre il compito della statua sarà quello di assecondare le posizioni
cercando di non opporre resistenza.
Naturalmente vi sarà un cambio di ruoli.
16a) Tanti scultori*
Si formano due cerchi, uno interno (le statue da modellare) e uno esterno (gli
scultori).
Ogni scultore farà fare alla statua che avrà di fronte un piccolo movimento
dando una posizione, ad esempio le alza un braccio. Successivamente ci sarà una
rotazione verso destra da parte del gruppo esterno, e quindi lo scultore si troverà
di fronte un’altra statua alla quale darà una sua posizione, poi un’altra rotazione
fino a terminare il giro.
17) La danza dei veli*
Il conduttore consegnerà ad ogni persona un foulard.
Le persone dovranno muoverlo a tempo di musica: prima si muove solo il
foulard, poi il foulard accompagnato dal braccio, poi lo si seguirà anche con lo
sguardo, successivamente con il busto, ed infine con tutto il corpo.
Il conduttore indicherà verbalmente le varie fasi.
17a) Coloro con il foulard
Le persone si mettono a coppie: a una persona viene consegnato un foulard
colorato, e quando parte la musica la persona con il foulard dovrà colorare l’altra
in tutte le parti del corpo; poi vi sarà un cambio di ruolo.
In una seconda fase il gesto usato per colorare sarà ampliato diventando
movimento e quindi danza.
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18) La musica ed il silenzio
Il conduttore farà ascoltare un brano musicale, il gruppo dovrà muoversi
liberamente seguendo il ritmo della musica.
Quando il conduttore fermerà la musica, le persone si fermeranno restando
immobili nella posizione in cui si trovano, per poi ripartire al riapparire della
musica.
Successivamente si farà il contrario, si starà fermi quando c’è musica e ci si
muoverà quando c’è silenzio.
18a) ... in due gruppi…
Successivamente si formano due gruppi: il gruppo A si muove quando c’è
musica, mentre il gruppo B sta fermo quando c’è musica; il gruppo B si muove sul
silenzio ed il gruppo A sta fermo sul silenzio.
19) Prendo la pallina
Si formano delle coppie, ad una persona A viene data una pallina, la quale
verrà spostata mediante un movimento effettuato con le braccia ed il corpo,
mantenendo però fermi i piedi in una stessa posizione. La seconda persona B
dovrà fare il gesto di prendere la pallina, senza in realtà farlo veramente. Una
volta che la persona B ha toccato la pallina, la persona A farà un altro movimento.
19a) La prendo con il naso
Stessa attività di prima, ma cambia il gesto della persona B, che invece di
prendere la pallina con le mani la dovrà raggiungere con il naso.
In entrambe le attività ci sarà un cambio di ruolo.
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20) Il filo di lana
Si formano delle coppie, le persone si mettono di fronte unite da un filo di lana
tenuto tra due dita (pollice ed indice).
La lunghezza del filo è di circa 1,5 m.
Inizia la musica, e con essa un movimento libero per far danzare il filo di lana.
Il conduttore seguirà l’attività portando le persone ad esplorare i vari livelli
dello spazio: in piedi, a metà e a terra.
20a) Senza filo
Le persone dovranno far danzare il filo cercando di ripetere i movimenti di
prima dando molta importanza al gesto usato precedentemente. Ciò che cambia è
che viene tolto il filo di lana, e le persone dovranno immaginare di averlo stretto
tra le dita e di vederlo muoversi nell’aria.
21) Che strumento seguo
Il conduttore farà ascoltare un brano musicale dove si distinguono i suoni di
vari strumenti musicali. Le persone saranno chiamate a scegliere uno strumento
fra quelli ascoltati, e quindi a prodursi in movimenti liberi cercando di seguire la
linea melodica dello strumento precedentemente scelto.
22) Mi lascio danzare
Attività di coppia dove una persona diventa una marionetta abbandonando il
proprio corpo nelle mani dell’altra persona, la quale la porterà in giro nella stanza
facendola danzare a tempo di musica.
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2. ATTIVITÀ VOCALI-VERBALI
2.1 Attività vocali: la parola
1) La filastrocca
Scrivere su una lavagna una filastrocca, un breve racconto. Le persone saranno
invitate a leggere questa filastrocca interpretando un personaggio che il conduttore
avrà loro assegnato.
Dire la filastrocca come potrebbe fare: un robot, una strega, un bambino
capriccioso o che sta piangendo, un prete, una spia, una persona assonnata ecc.
In questo caso le persone sono portate a pensare al personaggio e non si
preoccupano di “tirar fuori” la voce, né del fatto che stanno parlando di fronte ad
altre persone.
1a) Trasformiamo il nostro nome*21
Ogni persona si inventa un personaggio e pronuncia il proprio nome cercando
di esprimerne le caratteristiche.
Per rendere bene l’idea del personaggio bisogna esagerare nella caricatura,
enfatizzare le espressioni, poiché esiste sempre un divario tra quello che noi
pensiamo di esprimere e ciò che gli altri percepiscono.
21 L’asterisco indica che l’attività descritta riprende con alcune variazioni esercizi di Paolo
Caneva, che qui si ringrazia per la gentile concessione.
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2) Chiamiamo una persona*
Il gruppo si dispone in cerchio, ad occhi aperti, e a turno ogni persona ne
chiamerà un’altra, in una prima fase nel modo che preferisce, in seguito secondo
le indicazioni del conduttore:
- supplicare
- sedurre
- chiedere
- richiamare
- salutare
- riprendere.
3) Le parole*
“Albero”, “Amore”, “Non farlo”, “Lasciami”, “Che bello”... Ogni persona
pronuncia una di queste parole, magari scritte ad una lavagna, cambiando
modalità di pronuncia:
- con tenerezza
- con passione
- con terrore.
4) … una frase, veloce o intensa
Le persone saranno chiamate a pronunciare una frase e a giocare su velocità e
intensità: stessa intensità diverse velocità, stessa velocità diverse intensità.
Le frasi potrebbero essere:
- La luna è tonda.
- Sei andata da lei per dirle questo?
- Dai che andiamo!
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4a) Come mi sento*
Ogni persona dice a modo suo una determinata frase impersonando uno stato
d’animo e sentendosi:
- infallibile
- mostruoso
- perverso
- spaccone
- sospetto
- inquieto
- esitante
- supplichevole
- complice.
Le frasi potrebbero essere di tipo comune o colloquiale, ad esempio:
- Otto panini, grazie.
- Scusi, che ore sono?
- Dov’è via Mazzini?
5) La poesia*
A tutte le persone verrà dato il testo di una poesia, oppure la poesia verrà scritta
su una lavagna. Le persone dovranno suddividersi la poesia recitando in un primo
momento una frase per ciascuno, poi una parola per ciascuno.
Si potranno notare le varie pause tra una parola e un’altra, o al contrario la
fluidità del discorso.
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6) Il nostro nome*
Il gruppo si sistema in cerchio con occhi chiusi. Ognuno a turno pronuncia il
proprio nome, e il gruppo dovrà ascoltare le caratteristiche della voce e descrivere
che cosa ha trasmesso:
- a livello fisico: calda, dolce, roca;
- a livello affettivo: allegra, annoiata, maliziosa;
- a livello mentale: discreta, volgare, invadente.
7) I rumori della bocca*
Il gruppo si sistema in cerchio, il conduttore invita le persone a respirare
profondamente e pian piano a chiudere gli occhi, quindi chiede alle persone di
emettere un suono con la voce, qualsiasi suono cantato.
Le persone lasceranno uscire un suono-rumore sia in ispirazione che in
espirazione, prima con la bocca chiusa poi con la bocca aperta.
Provare a sperimentare i vari suoni che si possono produrre con la bocca:
- rumori del palato
- delle labbra
- della gola
- del naso
- soffiare
- apnea
- gonfiare
- esplodere
- grattare.
7a)
In una seconda fase, il conduttore chiamerà per nome le persone, le quali
faranno sentire un suono a piacere, che potrà essere già stato sperimentato oppure
del tutto nuovo.
In una seconda fase il gruppo ripeterà il rumore emesso.
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8) Il guerriero
Le persone formano due gruppi e si posizionano di fronte; ogni gruppo avrà un
capo, un rappresentante.
I capi gruppo si “sfideranno” in una battaglia fatta di gesti accompagnati da
suoni emessi con la bocca. Ogni gesto sarà legato ad un suono, sia il gesto che il
suono dovranno essere rapidi, secchi, di scatto. Lo scopo è di conquistare,
avanzando nello spazio, il territorio dell’altro e difendere il proprio.
È molto importante che non ci sia alcun contatto fisico, anche se le persone si
avvicineranno molto.
Il gruppo, in questa attività, ripeterà il gesto-rumore del proprio capo. Ad
esempio: inizia il capo A che, avanzando, fa un gesto ed un suono, il gruppo
ripeterà il tutto; ora tocca al capo B che farà il suo gesto ed il gruppo lo ripeterà,
poi ancora A e così via...
9) Mi sfogo con la voce
Le persone formano un cerchio e si prendono per mano, quindi vanno insieme
verso il centro e tornano al posto; così per due o tre volte, poi quando si andrà
verso il centro si emetterà un suono con la voce.
Si può iniziare cantando tutte le vocali, poi ogni persona emetterà la vocale
preferita. Oppure si può iniziare dalle vocali per arrivare ad emettere un suono
qualsiasi, un verso o un rumore.
9a) … con un salto e la voce...
Il gruppo si dispone in cerchio. Le persone sono piegate in avanti con le
braccia a penzoloni: ognuna inizierà un moto vibratorio di tutto il corpo, testa
compresa, come per rilassarlo facendolo vibrare.
Si inizia a far uscire la voce, emettendo una vocale a scelta con un crescendo di
volume ed intensità, fino ad arrivare al culmine: a questo punto si farà un salto
verso il centro del cerchio emettendo un urlo liberatorio e restando immobili nella
posizione presa.
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10) I suoni a terra*
Le persone sono sdraiate supine, con le teste vicine e rivolte al centro della
stanza.
Si inizierà a respirare profondamente, ognuno con il proprio ritmo, poi ogni
persona emetterà la vocale O.
L’emissione sarà libera sia in termini di altezza, sia di durata, sia di frequenza.
In diverse fasi si possono cambiare le varie vocali, o emettere suoni o rumori a
piacere o dettati dal conduttore.
11) La coppia di schiena
Si formano delle coppie, e le persone si mettono in piedi schiena contro
schiena.
La persone inizieranno a fare dei rumori o dei suoni con la bocca, e
l’esecuzione potrà avvenire:
- contemporaneamente, con un dialogo sonoro
- a imitazione
- a botta e risposta
- instaurando un discorso che sviluppi una tematica (ad esempio il mare, la
montagna…)
11a) ... di fronte…
In una seconda fase le persone ripeteranno tutta l’attività ma poste una di fronte
all’altra, cercando di mantenere il contatto visivo, guardandosi negli occhi.
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12) Parliamo muovendoci
Le persone sono chiamate a camminare nello spazio.
Dopo una breve fase di riscaldamento, si potrà formare una coppia con un’altra
persona, con la quale, sempre camminando, ci si scambieranno alcune parole,
alcune frasi a scelta, usando solo il verbale.
Al segnale del conduttore vi sarà un cambio di coppia.
12a) … con i suoni-rumori…
Dopo la prima fase di esplorazione, le persone ripeteranno la stessa attività
sostituendo il verbale con dei rumori e dei suoni prodotti dalla bocca.
Anche in questo caso vi saranno dei cambi di coppia.
12b) … da soli…
Le fasi successive sono identiche a quelle precedentemente esposte, ma le
persone, anziché mettersi a coppie, resteranno da sole. Quindi in una prima fase
parleranno contemporaneamente usando il verbale, successivamente faranno dei
rumori-suoni con la bocca, tutto questo sempre continuando a camminare nello
spazio.
Quando ci sarà l’utilizzo del verbale, il conduttore, per facilitarne l’esecuzione,
potrà dare una tematica facile da sviluppare, ad esempio raccontare i fatti della
mattinata.
12c) … da soli, fermi…
Un altro sviluppo dell’attività potrebbe essere quello di verbalizzare, sempre
tutti insieme, il racconto precedentemente esposto, restando fermi e scegliendo un
posto all’interno della stanza; oppure:
- emettere i rumori contemporaneamente restando fermi;
- verbalizzare uno alla volta la frase restando fermi con gli altri che
ascoltano;
- fare dei rumori-suoni uno alla volta restando fermi con gli altri che
ascoltano.
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13) Il respiro sonoro
Le persone camminano e si muovono liberamente nello spazio, con in mano
uno strumento a percussione o il proprio strumento; quindi l’attenzione verrà
portata al respiro, poi al rumore del proprio respiro.
Successivamente le persone, nella fase dell’espirazione, dovranno subito far
emettere un suono allo strumento, come se fosse l’aria a far suonare lo strumento;
poi sostituire il suono con la voce: le persone quando espirano emettono un suono
con la propria voce.
14) Imito un strumento
Il setting sarà composto di vari strumenti a percussione e strumenti melodici,
non raggruppati al centro della stanza ma sparsi in tutto lo spazio.
Le persone, muovendosi, saranno chiamate a suonare liberamente i vari
strumenti, esplorandoli e cercando di memorizzare il suono che producono.
Le persone dovranno fare attenzione non solo al suono prodotto ma anche al
gesto che hanno utilizzato per suonare i vari strumenti.
Di conseguenza, esse faranno un brevissimo suono con uno strumento, quindi
lo ripeteranno con la voce, poi cambieranno strumento.
14a) … prima la voce...
In una seconda fase le persone prenderanno contatto con uno strumento,
riprodurranno il suono con la voce e poi lo ripeteranno con lo strumento.
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14b) … voce e gesto
Il setting sarà composto come prima, le persone prenderanno i vari strumenti
ma non li suoneranno, eseguiranno il gesto di suonare e produrranno il suono con
la voce.
Il gesto è fondamentale per una buona ripetizione del suono: ripetere il
movimento esatto con il quale abbiamo suonato un determinato strumento ne
facilita l’esecuzione, e pensare intensamente al gesto favorisce l’emissione della
voce.
14c)
Il conduttore chiederà a due persone di fare un dialogo sonoro,
un’improvvisazione in cui si utilizza solo la voce per imitare il suono strumentale,
ripetendo il gesto che si userebbe per suonare veramente lo strumento.
Si prendono in mano i vari strumenti e si produce il suono con la voce.
14d)
Alla fine dell’attività il gruppo si dispone in cerchio, ogni persona a turno farà
sentire il proprio strumento preferito suonandolo ed imitando il suono con la voce.
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2.2 Attività vocali: il canto
1) Il nome cantato
Il gruppo è in cerchio, le persone vengono invitate a cantare tutte insieme il
nome di ogni partecipante: il conduttore mediante l’uso di uno strumento
melodico (il pianoforte è ideale in questo caso) darà la linea melodica, prevedendo
per ogni sillaba del nome una nota di uguale o diversa altezza.
Esempi: Mar-co = sol-do; Mo-re-na = do-mi-re.
1a)
Prima variazione: a turno ogni persona canterà il proprio nome, sempre con
una nota per ogni sillaba, e il gruppo ripeterà il nome-suono prodotto.
Anche in questo caso il conduttore faciliterà l’emissione della voce facendo
sentire le note alle persone.
Più si prende confidenza con l’uso della voce e più le persone saranno libere di
decidere quali note fare, di decidere come cantare il proprio nome.
1b)
Seconda variazione: ogni persona canterà il proprio nome, e quando tutti
avranno fatto la loro esposizione il conduttore chiederà ad esempio: “Come ha
cantato il suo nome Marco?”. Le persone dovranno dunque ricordarsi come ogni
persona ha cantato il proprio nome, e ripeterlo.
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2) Scegliere una canzone dal repertorio*
Sembra una cosa banale, ma la sola scelta di un brano musicale rappresenta una
consegna non indifferente per un gruppo eterogeneo.
Per facilitare, si può invitare a scegliere prima un autore, o un complesso,
oppure un genere, una lingua, e solo successivamente effettuare la scelta della
canzone.
Per far interagire ancora di più le persone del gruppo si possono chiedere i
motivi della scelta di una determinata canzone.
3) Cantare una canzone*
Il conduttore fornisce il testo di una canzone a tutte le persone, quindi,
sostenuti dall’accompagnamento di una tastiera, di un pianoforte o di una chitarra,
si inizia a cantare tutti insieme.
Cantare individualmente diventa infatti molto difficile per una persona
introversa, e nello stesso tempo avere un pubblico tutto per sé obbligato ad
ascoltare è una tentazione fortissima per un egocentrico. Ecco quindi che cantare
in gruppo smorza l’egocentrico e tranquillizza l’introverso.
Successivamente e progressivamente la canzone, o meglio il testo della
canzone, viene distribuito ai vari partecipanti, che si troveranno a cantare così solo
qualche parte o qualche riga.
Si può arrivare a far cantare ad un solista le strofe e a tutto il gruppo il
ritornello.
Infine un partecipante può cantare da solo tutta la canzone.
Per sviluppare la memoria, l’attenzione e la concentrazione, il conduttore
potrebbe iniziare a suonare e cantare la canzone senza dare il testo alle persone, in
modo che queste ultime aumentino l’attenzione ed imparino la canzone a memoria
senza l’uso del testo. Se l’utenza ha dei problemi di vista (anziani) ricordarsi di
ingrandire il testo per facilitare la lettura.
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4) Suonare una canzone*
Mentre il gruppo o il singolo canta una canzone, il musicista accompagna con
uno strumento armonico (chitarra, fisarmonica, tastiera, pianoforte). Con l’ausilio
di alcuni strumenti le persone accompagnano l’esecuzione tenendo il ritmo della
canzone. In questo caso è consigliato l’uso di strumenti a percussione per
consentire un buon accompagnamento ritmico.
In una seconda fase, con l’inserimento di strumenti quali piastre sonore
singole, xilofoni ecc., si può accompagnare la canzone predisponendo anche
un’orchestrazione semplice, basata sulla distribuzione delle fondamentali degli
accordi del brano. Naturalmente si possono usare sia gli strumenti melodici che
quelli a percussione.
Il conduttore darà alle persone le indicazioni precise su quando devono
suonare, cioè assumerà il ruolo del direttore, ruolo che volendo potrebbe essere
svolto anche da una persona del gruppo. In questo modo si può unire alla tecnica
del canto la tecnica del direttore.
Per l’orchestrazione si possono scegliere due modalità:
- il direttore ha una copia del testo dove sono indicati gli strumenti e gli
esecutori e dà lui l’attacco;
- ogni partecipante ha una copia del testo con segni sopra alle parole che
indicano quando deve cambiare nota, o con segni che gli fanno capire che
sta a lui suonare.
5) Suonare il ritmo sillabico di una canzone*
Verrà chiesto ad una persona di cantare una canzone a voce alta e di battere su
uno strumento ritmico la suddivisione sillabica e gli accenti di quella canzone.
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6) La chitarra*
Il conduttore propone una chitarra con accordatura aperta, ossia:
- mi, la, do#, la, do#, mi
- mi, sol#, mi, sol#, si, mi,
poi mostra alle persone come si tiene.
Le persone, una alla volta, saranno chiamate in varie attività che prevedono
suonare la chitarra e:
- produrre una M con la bocca chiusa
- produrre una vocale O su di una sola nota
- produrre una vocale a piacere o più vocali usando una o più note
- dire o cantare il proprio nome o i nomi delle altre persone
- vocalizzare una melodia con la M a bocca chiusa o con l’uso di vocali
- creare un testo estemporaneo (su ciò che stiamo facendo o su quello che
vediamo, oppure descrivere una persona).
In un’altra fase una persona può inventare frasi e cantare, ed il gruppo
interagisce in tempo reale con degli imput o delle risposte ai versi della
canzone proposta.
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3. ATTIVITÀ STRUMENTALI
1) Saluto di arrivo
Le persone, quando arrivano nella stanza dove si svolgerà l’attività di
musicoterapia, si saluteranno eseguendo un piccolo frammento musicale, in
grande libertà, come per dire “ciao” o “buongiorno”.
L’attività può essere svolta in cerchio, e la scelta dello strumento può essere
libera o suggerita dal conduttore, che di seduta in seduta potrà cambiare lo
strumento.
Si potrebbe altrimenti mettere lo strumento in una posizione vicina
all’ingresso, in modo che le persone entrando o uscendo possano salutare gli altri
componenti del gruppo.
2) Il nostro nome
Il gruppo forma un cerchio, e il conduttore inizia a battere con le mani un ritmo
preciso e costante; dopo quattro battiti dirà il proprio nome e il gruppo lo ripeterà.
Così per tutti i partecipanti: prima sempre quattro battiti, poi il nome della persona
e la ripetizione da parte del gruppo. Nel secondo giro, oltre a pronunciare il
proprio nome, le persone si indicheranno con le mani, e anche il gruppo nella
ripetizione indicherà con le mani quella persona.
2a) Il nome forte e piano
Il conduttore chiederà alle persone di ripetere il proprio nome il più piano
possibile, quindi assegnerà a quel volume il valore 1 su una scala di dieci. Poi
gradualmente si aumenterà il volume (valore 2, 3, 4, 5) fino ad arrivare a dieci,
che sarà il massimo delle possibilità di ogni persona.
In una seconda fase, le persone ripeteranno ognuna il proprio nome utilizzando
i volumi stabiliti in precedenza non in modo lineare, ma alternando i vari valori,
(2, 7, 4, 5): in questo caso, il conduttore stabilirà il valore da eseguire, si
batteranno quattro colpi con le mani, quindi le persone diranno il proprio nome
tutte insieme.
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3) Il nome ritmico
Il gruppo si dispone in cerchio, e a turno ogni persona dice il proprio nome
sillabandolo e contemporaneamente facendo un suono per ogni sillaba con uno
strumento (unico per tutti).
Esempio: Mar-co (ta-ta), Mo-re-na (ta-ta-ta).
Le varianti possono essere: si usano strumenti diversi, anche uno strumento
diverso per ogni sillaba, oppure si hanno più ripetizioni ritmiche per ogni sillaba.
Assegnando uno strumento ad ogni persona sarà possibile ripetere il nome e il
suono di ognuno: la persona dice e suona il proprio nome e il gruppo ripeterà ciò
che ha sentito.
3a) Lui si chiama…?
In una seconda fase il conduttore chiederà al gruppo di ripetere il nome e il
suono di una determinata persona: si indica la persona e si chiede il nome ed il
suono legato ad essa, oppure si chiede: “Com’è il suono di Marco?”.
Generalmente si ricordano più facilmente le persone con più carattere, più
grinta, o che hanno esternato con più personalità il proprio nome ed il proprio
ritmo.
Questo può servire per stimolare la memoria e vedere quanto e cosa è stato
trattenuto dalle persone in questa determinata attività.
3b) Presentazione a coppie
Si formano delle coppie, una persona dirà il proprio nome e l’altra, posizionata
di fronte, suonerà quel nome, usando lo strumento che preferisce e che ritiene più
idoneo. Ci saranno più ripetizioni nelle quali le persone potranno cambiare il tono
e il modo usato per dire il proprio nome.
3c) Cammino e mi presento
In questa variazione si inizierà a camminare nello spazio, e quando si
incontrerà una persona ci si presenterà dicendo il proprio nome legato ad un
suono.
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4) Cerchio strumentale
Ogni componente del gruppo sceglie a piacere uno strumento a percussione di
piccole dimensioni, per rendere più facile ed agevole un eventuale movimento.
Il conduttore dopo questa fase dispone il gruppo in cerchio, in piedi o seduto,
quindi illustra l’attività da svolgere.
Partendo dal conduttore, ogni persona a turno (es. in senso orario) farà sentire
come suona il proprio strumento. Si effettueranno vari giri, dove le persone
saranno chiamate a suonare qualcosa di diverso dal giro precedente.
4a) Cerchio con dedica*
Il gruppo è disposto in cerchio e svolge la stessa attività di prima: ogni persona,
a turno, suona a piacere il proprio strumento, ma questa volta dedicando la frase
suonata ad una persona del cerchio.
La dedica sarà rivolta verbalmente chiamando il nome della persona scelta,
oppure guardandola mentre si esegue il suono.
Di conseguenza la parola passa alla persona scelta, che a sua volta farà
un’ulteriore dedica musicale.
4b) … a tempo
Il gruppo forma un cerchio, e tutte le persone hanno uno strumento a
percussione (triangolo, tamburelli, legnetti).
Il gruppo inizierà a battere un ritmo regolare, e quando la pulsazione si è
stabilizzata le persone, sempre a turno, potranno improvvisare con il loro
strumento, tenendo sempre la pulsazione come riferimento ritmico.
Per facilitare l’esecuzione, si potrebbe utilizzare una musica che sostenga sia
armonicamente che ritmicamente.
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5) Imitazione
Sempre in cerchio e con piccoli strumenti a percussione, le persone, a turno,
vengono chiamate ad eseguire un ritmo, una piccola frase, un frammento musicale
naturalmente a piacere. Le altre persone, sempre una alla volta, andranno ad
imitare quello che hanno sentito.
Inizialmente sarebbe preferibile suonare qualcosa di semplice, possibilmente
imitabile, cioè qualcosa facile da ricordare, in modo da rendere l’imitazione più
agevole.
In una seconda fase la risposta verrà fatta non singolarmente, ma ripetuta
all’unisono dal gruppo.
Nelle prime fasi per facilitare la risposta da parte del gruppo il conduttore o
un’altra persona potrà dare un gesto che dia inizio alla ripetizione
6) Il cerchio e il solista
In questa attività il cerchio ha proprio una funzione specifica, quella di
delimitare, di contenere e di ricreare un luogo dove suonare. Ogni persona avrà
uno strumento a percussione scelto precedentemente.
Il conduttore inizierà a battere un ritmo costante ed inviterà le altre persone a
sostenerlo ritmicamente. Queste ultime, in ordine sparso, potranno entrare nel
cerchio, andando verso il centro, variando e creando ritmi diversi da quello base.
La permanenza dentro il cerchio sarà di breve durata, solo il tempo necessario per
far capire il ritmo eseguito.
Il gruppo esterno accompagnerà l’improvvisazione esposta tenendo il ritmo
sempre costante. Una volta che la persona sarà ritornata al proprio posto, il gruppo
sarà chiamato a ripetere il ritmo entrando e avvicinandosi al centro del cerchio,
quindi, eseguito il ritmo, si farà ritorno alla propria posizione. Così per svariate
volte fino ad un naturale esaurimento della tensione creata.
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7) Il cerchio dell’espressione
Il gruppo sarà disposto in cerchio, le persone saranno sedute e ad occhi chiusi.
Al centro del cerchio verranno posizionati non solo vari strumenti a
percussione, ma anche gli strumenti appartenenti delle persone, le quali verranno
invitate ad ascoltare attentamente un brano musicale e a lasciarsi trasportare dalla
musica.
Quando sentono di voler esternare le proprie sensazioni del momento, o se
hanno semplicemente qualcosa da dire, le persone possono entrare all’interno del
cerchio e ricreare sonoramente le loro emozioni.
Entrando sceglieranno uno strumento che possa “parlare” delle loro emozioni.
Il tempo di permanenza all’interno del cerchio potrà essere breve o lungo, o
durare per tutta l’attività, e le persone saranno libere di far ritorno al proprio posto
quando vogliono, quindi riprenderanno contatto con la musica e, se lo
desidereranno, potranno ritornare al centro del cerchio esprimendosi in modo
uguale o diverso.
In questa attività c’è assoluta libertà espressiva da parte delle persone, non è
richiesto nulla, non si richiede di seguire il brano nelle sue caratteristiche quali il
genere, il ritmo, la tonalità, ma “solo” di seguire le proprie sensazioni ed emozioni
del momento.
In questa attività, il conduttore dovrà mettere particolare attenzione nella scelta
dei brani da proporre, poiché sarà la musica a coinvolgere le persone, diventando
non solo parte principale dell’attività, ma tramite per poter arrivare alle proprie
sensazioni.
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8) Uno, due, tre. Prima una…
Due persone, con propri strumenti o con altri strumenti melodici, saranno
invitate ad improvvisare usando solo una nota, che potrà essere scelta dal
conduttore oppure scelta dalle persone stesse. In questo caso, l’attività inizierà con
un piccolo silenzio per permettere alle persone di poter trovare una sintonia tra di
loro.
8a) Dalle due note…
Due persone vengono invitate a dialogare e improvvisare usando solo due note
date dal conduttore.
È preferibile, in questo caso, l’uso di una tonica e di una quinta dello stesso
accordo (do-sol), visto la relazione che esse hanno nella loro natura.
Do = tonica, staticità
Sol = dominante, tensione movimento.
Le persone possono usare il loro strumento o altri strumenti melodici.
Il conduttore farà un segnale che darà l’inizio a questa libera improvvisazione
con l’impiego di due note soltanto…
8b) ... alle tre…
Stessa situazione di prima, ma cambia il numero delle note, che da due passa a
tre.
Le due persone, in una prima fase, potranno usare tre note a piacere, mentre in
una seconda fase sarà il conduttore ad assegnare loro tre note, le quali avranno una
relazione tra loro: ad esempio do-mi-sol, re-si-do.
In alternativa si potrebbero suddividere le note che formano l’accordo
assegnando a una persona le note do e mi e all’altra le note mi e sol.
Inoltre potrebbe essere interessante vedere il cambiamento
nell’improvvisazione delle stesse persone modificando la nota mi, che da terza
maggiore dell’accordo passa a mib formando quindi un accordo minore,
sicuramente di diverso significato.
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8c)
Questa serie di attività è molto variabile, e tutto dipende dal contesto in cui la si
propone, dall’età delle persone e dalle loro conoscenze musicali.
Si può aumentare il numero delle persone portandolo da tre fino ad un piccolo
gruppo (5-6 persone), oppure si possono sostituire gli strumenti melodici con
strumenti a percussione o con altri ricavati con materiali di recupero (bottiglie di
plastica, barattoli di latta o di plastica).
In questo caso le note con altezze diverse verranno sostituite ognuna con uno
strumento che suoni in modo diverso.
Ogni persona avrà a disposizione uno strumento per ogni nota (es. do-mi=
triangolo, piatto sospeso).
8d)
Di notevole interesse ed applicazione è la sostituzione dei vari strumenti sia
melodici che percussivi con l’uso della voce, allargando l’impiego di questa
attività a vari contesti e a diverse fasce di età.
Partendo con una nota sola la persona prende confidenza con la propria voce
cantata, e inoltre l’uso della voce in questa attività è adattabile a tutte le persone,
specialmente quelle con poche o minime conoscenze musicali.
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9) Il solista e l’accompagnatore
Due persone sono chiamate ad improvvisare liberamente con vari strumenti a
percussione.
Iniziata l’improvvisazione, le due persone dovranno stabilire chi accompagna e
chi fa il solista, naturalmente il tutto non verbalmente ma con un intesa musicale:
lo sguardo in questo caso potrebbe essere di grande aiuto, così come il
movimento, la mimica facciale e la postura del corpo. Trovati i ruoli e lasciato
passare un periodo di tempo, circa 2-3 minuti, il conduttore chiamerà il cambio
dei ruoli. I cambi possono susseguirsi con varia frequenza a discrezione del
conduttore.
Il conduttore a seconda delle persone che avrà di fronte potrà stabilire i ruoli e
decidere chi farà per primo il solista.
9a) Il solista ed il gruppo
Attività identica a prima, ma il ruolo dell’accompagnatore non sarà svolto da
una singola persona bensì da tutto il gruppo.
Anche in questo caso vi sarà un cambio di ruoli, cambio che non sarà deciso
dal conduttore ma dalle persone, che si proporranno in veste di solista.
Naturalmente la proposta deve essere musicale e non verbale.
In questa attività sarebbe interessante anche l’impiego della voce.
9b) … in movimento...
Il gruppo inizierà a camminare nello spazio, ogni persona avrà uno strumento a
percussione, quindi il conduttore o una persona inizierà a suonare proponendo un
ritmo base.
Le persone a turno faranno il loro ingresso integrandosi nel ritmo esposto. Tutti
i ritmi esposti ne formeranno uno unico, il ritmo del gruppo.
Il conduttore volendo inserire nuovi stimoli darà un segnale lasciando le
persone libere di improvvisare a piacere, poi ad un secondo segnale si ritornerà al
ritmo del gruppo.
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9c) … ascoltiamo il solista…
Stessa attività di prima, ma quando si è formato il ritmo del gruppo alcune
persone possono, tenendo il loro ritmo esposto, aumentare il volume per emergere
così rispetto alle altre persone, le quali sentendo un cambio di volume
abbasseranno il loro.
Sarebbe interessante sperimentare la differenza tra queste due attività (9b, 9c)
eseguendole in movimento oppure restando fermi in cerchio.
10) Chi guida?
Le persone sceglieranno uno strumento a percussione e inizieranno a
improvvisare liberamente, il conduttore chiamerà una persona e le dirà di proporre
un tema.
Questo tema potrà essere un modo, uno stile, un’idea, un ritmo che la persona
sente in quel preciso momento, su cui il gruppo non si limiterà ad imitare lo stile
proposto ma lo esplorerà, improvvisando ed elaborando l’idea della persona.
Esaurita la prima esposizione, il conduttore chiamerà altre persone che
proporranno la loro idea.
Attività da svolgere possibilmente in movimento, camminando nello spazio.
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11) Simulata tra terapeuta e paziente
Il setting è composto da vari strumenti a percussione.
Il paziente ha una forte stereotipia musicale, e ripete sempre la stessa cosa o/e
suona sempre gli stessi strumenti, il terapeuta è chiamato a distoglierlo da questa
stereotipia portandolo in un’altra direzione.
Oppure il paziente non vuole suonare nessun strumento, e il terapeuta dovrà
invogliarlo e incuriosirlo ed attrarlo verso gli strumenti.
11a)
Il terapeuta deve portare musicalmente il paziente verso determinate sensazioni
e situazioni:
- divertimento
- rilassamento
- gratificazione musicale.
12) Ci troviamo in…
Attività adattabile a coppie, gruppo o piccolo gruppo, nella quale il conduttore
indicherà un luogo da riprodurre, una situazione atmosferica o ambientale che
verrà riprodotta dalle persone con gli strumenti a disposizione e volendo anche
con l’uso della voce. Alcuni esempi:
- bosco
- mare
- montagna
- nebbia
- sole
- ombra
- temporale
- pioggia.
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12a) Gli opposti
In una seconda fase verrà richiesto di riprodurre alcune situazioni opposte. In
questo caso il conduttore può aiutare portando le persone a pensare a luoghi dove
poter trovare queste situazioni;
- caldo, freddo (deserto, ghiacciaio)
- ruvido, liscio
- duro, morbido
- pesante, leggero
- vicino, lontano.
12b) Il disturbatore
Il conduttore inviterà alcune persone ad improvvisare liberamente fornendo
eventualmente un tema conduttore.
Una di questa persone sarà un elemento di disturbo all’interno del setting, e
quindi in accordo con il conduttore e all’insaputa delle altre persone disturberà
l’attività cercando di deviare la tematica data.
12c) Il piacere
Due persone improvvisano liberamente cercando suoni che possano dare
piacere, sia a se stesse, sia all’altra persona.
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13) Il ritmo delle coppia
Si formano delle coppie le quali si metteranno schiena contro schiena: ogni
persona avrà uno strumento a percussione, e si inizierà a suonare tutti insieme,
ognuno ciò che vuole.
La consegna è quella che ogni coppia deve trovare un ritmo in comune,
qualcosa che possa andare bene a entrambe le persone.
Trovato il ritmo, il conduttore lascerà alle coppie un po’ di tempo per eseguire
il ritmo creato, poi chiederà di mostrarlo a tutto il gruppo.
Volendo si può proseguire cambiando i componenti delle coppie.
Questo esercizio aiuta a trovare concentrazione e la condivisione con un’altra
persona.
14) Lo specchio
Il gruppo si dispone su una o più file, con in mano uno strumento a
percussione: a turno ogni persona potrà mettersi di fronte al gruppo e proporre dei
piccoli ritmi che il gruppo andrà a ripetere all’unisono.
In una prima fase verrà lasciata ampia libertà alle persone di fare ciò che
vogliono.
Poi pian piano verranno introdotti nuovi elementi. Ad esempio, le persone non
si limiteranno a fare dei suoni, ma accompagneranno e legheranno il suono con un
movimento.
Riuscendo ad ottenere un legame ritmico tra proposta e risposta si aumenterà
l’energia all’interno del gruppo.
14a)
Per variare questa attività si può sostituire lo strumento con la voce, subito
suggerendo di dire le vocali o di fare dei rumori con la bocca, poi di pronunciare
alcune parole (“ciao”, “come stai?”, “tutto bene?”, “sono stanco” ecc.).
Anche in questo caso il suono sarà legato ad un movimento.
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14b)
In un’altra fase si può inserire una vocale cantata, fino ad arrivare a piccole
melodie.
14c)
In una fase più avanzata si potrebbero unire i vari strumenti a nostra
disposizione: corpo, voce, strumenti musicali.
15) Mi specchio
Due persone si pongono una di fronte all’altra, e si accordano su chi fa lo
specchio e chi si rispecchia.
Si inizia un movimento lento usando le braccia e le mani, poi passando a
muovere la testa, aiutandosi tenendo lo sguardo fissato sul movimento.
Non ci sarà alcun contatto tra le persone.
Ci saranno più cambi di ruolo.
15a)
Le stesse due persone (ma le coppie potrebbero anche variare) potranno
sperimentare lo specchio con solo l’uso della mimica facciale, specialmente con
sorrisi, divertenti boccacce o anche sguardi intensi.
15b)
La variante musicale a questo esercizio di movimento può essere l’introduzione
di uno strumento a percussione: in questo caso si andrà ad imitare non solo il
suono sentito ma anche il gesto e la mimica facciale, le espressioni.
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15c)
Aumentata la confidenza, si obbligherà, mentre ci si muoverà, a mantenere lo
sguardo fisso negli occhi dell’altro: questo è un esercizio che mette in grande
contatto le due persone, lo sguardo è sicuramente un mezzo di comunicazione
molto potente.
15d)
In questa fase di attività a specchio è molto interessante sperimentare ogni
singola attività con distanze diverse, prima abbastanza vicini, poi lontani e poi
molto vicini.
Volendo si può introdurre un contatto tra le persone mettendo un foglio di carta
tra le mani, poi si potrebbe togliere la carta mettendo in vero contatto le persone.
16) La marionetta*
Una persona viene fatta muovere dal suono prodotto dal gruppo.
Questa attività prevede che il conduttore o un coordinatore nominato dal
gruppo decida, anche su suggerimento del gruppo stesso, quali strumenti
dovranno essere suonati, da chi e in quale momento.
Il passo successivo sarà quello di decidere che movimento la marionetta dovrà
eseguire all’apparire del suono x.
Si inizierà con identificare i vari suoni legati al movimento (es. al suono del
triangolo la persona che farà la marionetta alzerà il braccio destro, ecc.)
Bisognerà inoltre specificare se il gesto che la marionetta farà dovrà continuare
in modo ripetitivo dopo il segnale acustico fino al comparire del segnale
successivo, oppure se deve essere comunque un gesto unico.
Identificati tutti i suoni-movimento si inizierà, dapprima lentamente, a far
muovere la marionetta.
Se la persona si muoverà nella stanza è buona cosa precisare prima quale
percorso essa dovrà percorrere.
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17) Passerella sonora*
È l’opposto della “marionetta”: in questo caso c’è una persona che percorre un
itinerario nello spazio sempre uguale. I musicisti si posizionano ai lati dello spazio
un po’ come la folla dietro le transenne di un percorso. Chi sfila assegna in
progressione uno strumento ad ogni suo arto (gamba destra e gamba sinistra che si
muovono camminando) e successivamente ad ogni suo gesto (incrociare le
braccia, toccarsi il naso, toccarsi le orecchie, grattarsi l’occhio, sistemarsi i
capelli, guardare l’orologio ecc).
In caso di difficoltà nel riconoscere destra e sinistra usare dei facilitatori
colorati (nastri).
18) Suono il tuo movimento
Attività di coppia nella quale una persona prende diversi strumenti a scelta e li
dispone in modo da poterli suonare tutti, oppure sceglie il proprio strumento.
La seconda persona inizia un movimento corporeo libero, mentre la prima
persona ricalca musicalmente il movimento.
Inizialmente questa attività potrebbe trovare resistenze e difficoltà
specialmente nel fare un movimento libero, ma quando aumenta la confidenza sia
con il movimento che con il ricalco musicale le persone daranno sfogo alle loro
sensazioni, creando uno scambio emozionale dove il movimento genera suono, e
dove aumenta la libertà nel movimento della persona in base alla risposta
musicale.
18a)
Stessa attività, ma cambia il punto di partenza: sarà il suono a dare origine al
movimento.
Dunque ci si muoverà e si danzerà su un suono.
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18b)*
Questa attività è realizzabile non solo a coppie ma anche con gruppi misti:
- una persona suona ed il gruppo si muove;
- una persona si muove ed il gruppo suona;
- più persone si muovono o suonano, ecc.
19) Indovina chi suona
Il gruppo si dispone in cerchio, il conduttore farà passare uno strumento a
percussione, preferibilmente un tamburo o ancor meglio uno djambè, che le
persone andranno a suonare a piacere.
Finita questa fase, una persona sarà bendata e posta di spalle al gruppo, e dovrà
di volta in volta indovinare, ricordandosi la presentazione iniziale, la persona che
sta suonando. Così via per tutti i partecipanti.
20) Inseguo lo strumento
Due gruppi di persone: il primo gruppo viene bendato, al secondo vengono
assegnati degli strumenti a percussione; si formeranno delle coppie tra i due
gruppi nelle quali le persone bendate dovranno spostarsi seguendo il suono a loro
assegnato.
Esempio: viene chiamato il nome della persona A dal conduttore, che le dirà di
seguire questo determinato suono, e si farà sentire il suono.
Naturalmente ci sarà un cambio di ruoli.
20a)*
Una possibile variante è quella che una persona suona uno strumento e venga
seguita da quattro persone ad occhi chiusi in fila indiana che si tengono per mano.
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21) Presentazione strumenti singoli*
Il conduttore estrae uno strumento alla volta dalla borsa dando qualche rapida
spiegazione sull’uso e sulla provenienza, e cercando di non far sentire il suono,
quindi propone ad ogni partecipante di esplorare lo strumento individualmente per
tutto il tempo che ritiene necessario e poi di passarlo alla persona vicina.
21a)*
In seconda fase il conduttore può anche invitare le persone a:
- esprimere un’emozione, l’emozione del momento
- sonorizzare un’immagine
- mandare un messaggio
- presentare/descrivere se stessi
- dedicare la propria produzione al gruppo, a qualcuno, a se stessi.
22) Uno strumento per due
Uno strumento viene posto in mezzo a due persone, messe a loro volta di
fronte.
Dopo un segnale di via da parte del conduttore le due persone iniziano ad
esplorare e a suonare lo strumento.
Non viene data nessuna consegna lasciando piena libertà di esecuzione e di
movimento alle persone, le quali, volendo, possono spostarsi mettendosi di fianco.
22a)
In seconda fase viene introdotta una consegna, un tema-tipo:
- tenerezza-accoglimento
- emergere
- emergere musicalmente
- gioco.
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23) Mi muovo suonando
Tutte le persone scelgono uno strumento a percussione di piccole dimensioni o
il proprio strumento, purché consenta un facile movimento.
Il gruppo è chiamato a muoversi liberamente nello spazio, e dopo un momento
di solo movimento si inizia a suonare liberamente, ognuno per proprio conto.
Dopo questo momento iniziale le persone, se vogliono, quando incontrano
un’altra persona la possono salutare brevemente con il suono del loro strumento
per poi proseguire il proprio cammino, e successivamente accompagnare il suono
con un gesto a piacere.
Ampliando l’attività arriviamo a far incontrare le persone, le quali, invece che
scambiarsi un semplice saluto, si fermeranno di fronte e creeranno un piccolo
dialogo sonoro.
Successivamente le persone saranno chiamate a fermarsi e, mentre dialogano
musicalmente, dovranno guardarsi negli occhi a vicenda.
24) Suono, entro e dedico
Le persone formano un cerchio, tutte hanno uno strumento a percussione o
melodico.
Una persona inizia a suonare qualsiasi cosa a piacere, e dopo questa prima e
breve esposizione, continuando a suonare, entra dentro al cerchio fermandosi
almeno per un attimo nel centro, poi si dirige verso un’altra persona portandole il
proprio ritmo-suono, la quale prenderà il ritmo o la melodia esposta, l’esplorerà a
piacere e di conseguenza entrerà nel cerchio e si dirigerà verso un’altra persona.
Il tempo di permanenza nel centro o la durata di una singola fase è libera, ogni
persona decide quanto tempo suonare.
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25) La festa
Ci troviamo ad una festa, una festa molto chiassosa con tante persone che
chiacchierano e fanno rumore. Vado a questa festa da solo ma so che vi partecipa
anche un mio amico. Inizio la ricerca ricreando l’ambiente e chiamando la persona
con uno strumento che mi sembra idoneo ed efficace nella ricerca.
Questa attività può essere fatta subito in gruppo, con una parte che ricrea
l’ambiente pieno di rumori e due persone che si cercano, poi con due persone, le
quali ricreano l’ambiente e si cercano a vicenda.
Trovata la persona ci si saluterà condividendo insieme un momento musicale,
successivamente si troverà un modo per salutare la persona e andare pian piano
via dalla festa.
Tutte le fasi dell’attività saranno guidate con attenzione dal conduttore.
26) Riconosco la destra e la sinistra
In questa attività si associa uno strumento per la destra e uno per la sinistra.
Si faranno suonare i due strumenti, poi si chiederà di suonare lo strumento
associato alla destra oppure alla sinistra.
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27) Il ristorante
Ci troviamo all’interno di un ristorante o ancor meglio di una mensa dove si
possono trovare vari rumori.
Le persone dovranno ricreare questa situazione, avranno a disposizione tutti gli
strumenti possibili e saranno guidati dal conduttore, che elencherà uno alla volta i
vari rumori.
Esempio: si entra nel ristorante e c’è silenzio, solo una musica leggera di
sottofondo, pian piano si sentono alcuni rumori di piatti in lontananza ed alcune
persone che parlano. Entrano altre persone, il rumore delle voci si fa più alto, vi
sono sedie che strisciano, piatti, bicchieri, posate, risate di persone, persone che
brindano, una porta che sbatte, una voce che si sente sopra le altre, ma
improvvisamente un piatto cade… il ristorante si ferma… un attimo di silenzio…
per poi ricominciare a sentire tutti i rumori di prima. Lentamente ci si alza e ci si
allontana dal ristorante facendo esaurire tutti i suoni.
Si possono successivamente ricreare altre situazione (ad esempio un viaggio in
auto).
In questa o in simili attività il ruolo del conduttore ha grande importanza,
perché dovrà introdurre verbalmente tutti gli elementi cercando di aumentare la
tensione oppure di trasmettere un senso di calma.
28) Scegliere un oggetto sonoro ambientale*
Le persone dovranno esplorare l’ambiente e gli oggetti che lo stesso offre, e
che possono essere attivati e produrre un suono-rumore.
Se ne sceglierà uno, poi si cercherà tra gli strumenti presenti quello che
produce il suono più simile all’oggetto ambientale precedentemente individuato.
Poi uno alla volta si riprodurranno prima il suono dell’ambiente poi il suono
dello strumento.
Volendo si possono imitare i due suoni anche con la voce.
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29) Scarabocchio musicale*
a) Verranno fatti degli schizzi su una lavagna o su un foglio e verranno
proposti ad un esecutore, il quale sceglierà lo strumento e la modalità più adatta
per l’esecuzione;
b) mentre la persona rappresenta musicalmente lo schizzo, le altre su un foglio
andranno a riprodurre il grafo che quell’esecuzione gli ha stimolato;
c) confronto sui vari schizzi
Esempio di schizzi:
1)
2) ... ______________ ..... ______
3)
30) Solista ad occhi chiusi*
Tutte le persone scelgono uno strumento, inizia una persona che espone la sua
frase, il gruppo ascolta ad occhi chiusi, poi risponde all’unisono mentre la prima
persona ascolta ad occhi chiusi.
31) Ricerco l’emozione uguale*
Al gruppo verranno distribuiti dei bigliettini con sopra scritta un’emozione:
felicità, rabbia, paura…
Il gioco consiste nel ritrovare l’emozione uguale alla propria. Tutte le persone
sceglieranno lo strumento secondo loro più adatto per la realizzazione, poi si
inizierà ad esporre la propria emozione, volendo anche camminando ed usando il
corpo ed il movimento.
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32) La ola*
Il gruppo si dispone in cerchio, inizia la prima persona con il suo strumento a
percussione facendo un battito, la persona sulla destra deve suonare non appena
ha sentito il colpo della prima, e così per tutte le altre persone.
Una possibile variazione è che ad un segnale prestabilito del conduttore si
inverta il giro, oppure si può far partire il colpo successivo prima che il giro
termini.
Un’altra variazione è che ogni persona tenga un legnetto nella mano destra e
uno nella sinistra, quindi riceva la pulsazione dalla persona alla sua sinistra e la
trasmetta alla persona sulla sua destra.
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BIBLIOGRAFIA
Benenzon, R. O. et al. (1998). La nuova musicoterapia, Phoenix.
Di Franco, G. (1990). Musicoterapia: sogno, mito, realtà scientifica.
Galimberti, U. (1998). Il corpo.
Loria, N. (2001). Dal corpo allo strumento musicale, ed. scientifiche Magi
Mungai, M. (2005). Laboratorio vocale, dispensa.