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Page 1: Enciclopedia degli Autori Italiani - E l I A I - A.L.I. Penna d'Autorecolta commentata dei neologismi e dei barbarismi entrati nella lingua italiana, più volte ristampato con aggiorna-menti

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- INDICE -A.L.I. Penna d’Autore © All rights

PAOLI PIER FRANCESCO (Pesaro 1585-Roma 1642) - Visse tuttala sua vita a Roma al servizio di casa Savelli e membro dell’Accademiadegli Umoristi. Meglio conosciuto per versi introduttivi collegati alleopere di Marino, ha pubblicato a più riprese diverse raccolte di rimefirmate di suo pugno. Famose alcune sue poesie come «Lettera a belladonna che sta in villa», «Capelli rossi» e «Vecchio canuto amante». Del-le sue poesie ci sono pervenute tre edizioni; le prime due con il titolo«Rime», rispettivamente del 1609 e 1619, la terza intitolata «Rime va-rie» del 1637.

PAOLINI MASSIMI PETRONILLA(Tagliacozzo 1663-Roma 1726) - Rima-sta orfana di padre, fu incredibilmente fat-ta sposare a 10 anni non ancora compiu-ti, con il quarantenne Francesco Massi-mi, nobile romano e vicecastellano diSant’Angelo: lo squallido matrimonio ga-rantiva una protezione “eccellente” allafamiglia in cambio dei beni paterni e del-la serenità di Petronilla. Per consolare la

PANZINI ALFREDO (Senigallia [AN]1863-Roma 1939) - Si laureò in lettere a Bo-logna, dove fu allievo del Carducci e si de-dicò poi per tutta la vita all’insegnamento,a Milano e a Roma. L’educazione umanisticasi riflette nella sua opera narrativa, mesco-lanza curiosa e variamente composita di di-vagazioni, confessioni, momenti lirici, no-tazioni impressionistiche, evocazioni cultu-rali, appesantite talora da atteggiamenti pro-fessorali e pedanteschi, che rivela un’inti-ma inquietudine di fronte alla vita moder-na e si risolve in toni ondeggianti tra l’ironia e l’accoratosentimentalismo. Nei libri di viaggio («La lanterna diDiogene», 1907; «Viaggio di un povero letterato», 1919)come in quelli più strettamente di fantasia e invenzione(«Piccole storie del mondo grande», 1901; «Santippe» 1914;«La Madonna di Mamá», 1916; «Io cerco moglie», 1920;

PAPINI GIOVANNI (Firenze, 1881-1956) - Intellettuale e organizzatoreculturale, ben presto si appassionòalla lettura e alla scrittura, anche cri-tica. Sin da ragazzo strinse amiciziacon Giuseppe Prezzolini: insieme in-trapresero innumerevoli iniziativeculturali. Ultimata una formazione dicarattere filosofico, fondò nel 1903 il«Leonardo», rivista che importò inItalia il pragmatismo americano. In-tanto, come redattore del «Regno» diEnrico Corradini scrisse alcuni arti-coli allineati con le posizioni del na-scente Partito nazionalista italiano. Leprime opere narrative furono i «rac-conti metafisici» di «Tragico quotidia-no» (1906) e «Il pilota cieco» (1907),ma la sua opera narrativa più celebreè del 1912: «Un uomo finito». Nel1908 iniziò la collaborazione alla

«Voce» di Prezzolini, e nel 1913 fondòcon Ardengo Soffici «Lacerba», rivistafuturista cui lavorò fino al momentodella rottura con Filippo Tommaso Ma-rinetti. Negli anni della guerra stampòle «Stroncature» (1916), ma il libro dimaggiore successo è quello legato allasua clamorosa conversione religiosa(«Storia di Cristo», 1921). A partire dal1929 collaborò alla rivista cattolica «IlFrontespizio», mentre continuava a in-crementare la sua produzione critica estorico-letteraria. Alla fine degli anniTrenta Papini fu acceso sostenitore delfascismo e della guerra. Nonostante laparalisi progressiva che lo colpì nel1952, non smise di lavorare; gli articoliapparsi sul «Corriere della Sera» sonoraccolti in diversi volumi, tra cui«Schegge» (1971).

«II padrone sono me», 1923; «La pulcellasenza pulcellaggio», 1925; «I giorni del solee del grano», 1929; «Il bacio di Lesbia», 1937)si rivela la sua disposizione verso l’idillio eil bozzetto, in cui si condensa, con garbataironia, la nostalgia per il passato, il dissidiotra il mondo attuale e la civiltà pacata e uma-na dell’ideale classico, tra la vita provincia-le e patriarcale della propria giovinezza euna vagheggiata vita avventurosa, libera diresidui sentimentali e culturali. Si impegnòanche in studi linguistici, pubblicando nel

1905 il «Dizionario moderno», concepito come una rac-colta commentata dei neologismi e dei barbarismi entratinella lingua italiana, più volte ristampato con aggiorna-menti anche dopo la morte dell’autore. Nel 1932 ha pub-blicato una «Grammatica italiana» che per il suo taglioespositivo e di scrittura è tuttora attuale.

penosa condizione della sua vita si dedicò alla poesia, cosa che poi ilmaritò le impedì di fare dopo aver messo al mondo tre figli. Per questo laobbligò a ritirarsi in convento e vi rimase fino alla morte del marito,avvenuta nel 1707, per disporre finalmente della sua vita insieme ai figli.

PAOLO DIACONO, detto Paolo Varnefrido (Cividale del Friuli 720circa-Montecassino 799 circa) - Discendente di una famiglia nobile,studiò a Pavia ed ebbe incarichi alla corte dei re Rachis, Astolfo e Desi-derio. Ricevuti gli ordini sacri, fu maestro di Adelberga, figlia di Deside-rio, e l’accompagnò a Benevento quando essa andò sposa al duca Arechi,che lo tenne in grande onore presso di sé. Incerte sono le notizie dellasua vita dopo la fine del Regno longobardo (774): si sarebbe recato pres-so Carlo Magno tra il 782 e il 786 circa per perorare la causa di un suofratello, coinvolto in una rivolta scoppiata nel Friuli contro i Franchi; maavrebbe rifiutato l’invito a rimanere a corte tra i dotti. È certo che nel 787entrò nel monastero di Montecassino e vi rimase fino alla morte. Le sueopere storiche sono una «Historia romana», che si rifà al sommario diEutropio, e l’importante «Historia Langobardorum», dalle origini al re-gno di Liutprando, che costituisce, nonostante i molti difetti di informa-zione e di critica, una fonte di grandissimo valore per la conoscenza di

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