防 Ideogramma cinese “fáng” = “prevenzione”
Career Swot Analysis:
ripensare il proprio futuro
di Gian Piero Scilio
2 Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio
Con la linea IDEOGRAMMI Mida si propone di pubblicare le sue ricerche, in-tese come risultato di studi, pensieri, interpretazioni che gli autori traggono
dalla diretta esperienza sul campo. Ma non solo. I contributi sono anche frutto del desiderio di raccontare l’approccio pecu-
liare di Mida alla professione attraverso i suoi stessi protagonisti.
Career Swot Analysis:
ripensare il proprio futuro
di Gian Piero Scilio
Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio 1
La metafora è quella dell’hockey sul ghiaccio.
Mi sembra il modo migliore per rappresentare quello che sta
accadendo alle carriere, al rapporto delle persone con il la-
voro.
Il ghiaccio, con la sua durezza e la sua instabilità, rappre-
senta benissimo l’ambiente nel quale ci si trova a muoversi:
velocissimo, duro, senza possibilità di tempi morti, di pause,
incapace di perdonare passi falsi, disattenzioni, errori.
E poi il tondino con il quale si gioca mi sembra proprio il bu-
siness: piccolo, imprevedibile, velocissimo! Bisogna essere
capaci di seguirlo con gli occhi e con il corpo, di capirne in
anticipo i movimenti, di stopparlo e poi rilanciarlo. Infine i
giocatori: mi ricordano le persone giornalmente impegnate
nella “battaglia del lavoro”. Persone capaci di prendere, e
dare, “colpi” e subito dopo rialzarsi e proporsi per mete suc-
cessive.
Naturalmente non voglio dire che 10 anni fa le cose fossero
semplici e che ora, negli ultimi 5 anni, tutto sia improvvisa-
mente diventato difficile, impervio, estremo. Anche prima il
lavoro aveva le sue complessità, le sue imprevedibilità, le
sue fatiche; certo è che negli ultimi 5 anni tutto è diventato
più complicato, difficile, duro.
In una parola, il livello di complessità si è elevato in maniera
esponenziale.
Le parole con le quali le persone descrivono la propria attua-
le situazione professionale sono del tipo: “E' un periodo di
grandissima incertezza … sono al bivio … ho bisogno di un
pit stop … sto giocando una partita di poker”. Sono espres-
sioni che raccontano benissimo un certo modo di rappresen-
tarsi la realtà del lavoro di questi anni, che narrano chiara-
mente quello che le persone stanno vivendo sulla propria
pelle.
2 Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio
Lo scopo di queste pagine è descrivere un possibile modo
per fare un check up, per verificare l’andamento del proprio
percorso professionale e, conseguentemente, lo stato di sa-
lute della propria carriera. Con l’idea, tipica della medicina,
che è molto meglio prevenire che aspettare la manifestazio-
ne evidente di una difficoltà.
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Impiegabilità
Uno primo concetto, a mio parere importante, è quello di
impiegabilità.
Per renderlo subito chiaro, ricorro ad una frase di una inter-
vista pubblicata sull’Impresa a Claudio Meyer, senior advisor
di Egon Zehnder: “Il vero problema non è avere un lavoro,
ma essere appetibile sul mercato del lavoro. C’è gente che
oggi lavora, ma non è impiegabile nel futuro”.
Questo è uno dei passaggi chiave per progettare o riproget-
tare il proprio futuro: passare dall’obiettivo “impiego” a
quello di “impiegabilità”.
La domanda chiave su questo versante è: quali elementi
prendere in considerazione per verificare e migliorare la
propria employability?
Vi propongo di riflettere su due dimensioni, una interna alla
persona ed una esterna.
Quella interna ha a che fare con se stessi: la propria storia
professionale, i propri valori, i propri interessi, le proprie ca-
pacità, il network.
La dimensione esterna si riferisce al mercato del lavoro: pro-
fessioni emergenti, settori in sviluppo, trend economici, atti-
vità in declino.
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Dimensione interna
Inizio dal network: moltissime persone con le quali ho avuto
modo di lavorare in aula e in percorsi di coaching, mi hanno
fatto capire che questo è un aspetto delicatissimo. Quasi
tutte erano persone con un bel network interno alle aziende
presso le quali stavano lavorando. Professionisti molto ben
inseriti, con tante relazioni, con tanti contatti interni.
Peccato che nel momento in cui si è fuori dall’azienda il valo-
re di quel network si dimezzi all’istante! Pochissime avevano
curato il network esterno, quello - ad esempio - della comu-
nità professionale di appartenenza. E in Italia, si sa, il prin-
cipale motore di cambiamento di lavoro è la conoscenza di-
retta, il passa-parola: per l’appunto il network.
Se dovessi scegliere quale consiglio dare prioritariamente ad
un mio cliente, direi proprio questo: mettere energia e me-
todo nella costruzione costante, quasi certosina, di un net-
work importante, interno ed esterno! I modi per sviluppare
quello esterno sono tantissimi; il vero punto di svolta è
prendere la decisione di farlo, di dedicare 5 minuti al giorno
a questa attività. Una modalità che mi sembra funzionare
bene, e con un minimo investimento di tempo, è quella di
scegliere su Linkedin un paio di gruppi di discussione, se-
guirne i confronti e, di tanto in tanto, quando si pensa di
avere da dire qualcosa di sensato, scrivere dei piccoli com-
menti. Questa semplice attenzione procura quasi automati-
camente, naturalmente se quanto scritto risulta interessan-
te, un incremento dei contatti su Linkedin. La decisione più
importante è la scelta dei gruppi cui iscriversi (non più di
tre). L’operazione funziona bene se si aderisce a gruppi i cui
ambiti di discussione daranno la possibilità di intervenire, di
esprimere punti di vista, idee interessanti.
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Naturalmente mai trascurare o sottovalutare il network che
può essere generato da parenti ed amici, quello degli ex col-
leghi di lavoro, quelli dell’Università e/o delle scuole di busi-
ness da cui si proviene.
Negli ultimi anni ho ascoltato tanti manager “in carriera” che
hanno sperimentato, anche loro, qualche disavventura pro-
fessionale dalla quale si sono poi risollevati.
Tutti raccomandano di curare il proprio aggiornamento pro-
fessionale, di rimanere “fit” e al passo con i tempi.
Il presupposto è la capacità di leggere, ascoltare i segnali
che arrivano dall’esterno. Un esempio per tutti: in questa fa-
se tutto ciò che è digitale sembra essere particolarmente
“cool”, richiesto dal mercato del lavoro. Ancor più richiesto,
rimanendo all’esempio nel mondo del digitale, tutto ciò che
ha a che fare con il cloud e la dimensione social.
Se pensiamo al marketing (che come tutte le funzioni di
staff sta soffrendo, particolarmente nelle multinazionali, a
causa di un accentramento delle decisioni presso gli head-
quarter europei), è evidente che curare l’aggiornamento del-
la propria “cassetta degli attrezzi”, integrando le proprie co-
noscenze “classiche” con quelle del digitale e/o del social, è
proprio un bel modo di prendersi cura della propria em-
ployability. La stessa cosa mi sento di dire per chi lavora, o
ahimè lavorava, nelle grandi agenzie di pubblicità; è noto
che lì è proprio cambiato il mondo, il business model,
l’approccio. Non integrare le proprie abilità con quelle del
mondo digital/social è il modo migliore per mettersi fuori dal
mercato del lavoro!
Naturalmente tutti raccomandano la cura delle lingue: scon-
tata la conoscenza dell’inglese, sta assumendo sempre più
importanza la conoscenza di una seconda lingua, possibil-
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mente il tedesco (apre grandi possibilità in Alto Adige, Au-
stria e in tutti i paesi dell’Est europeo sotto la forte influenza
tedesca). Sfortunatamente ancora oggi solo una piccola per-
centuale di manager italiani da me incontrati ha una cono-
scenza dell’inglese davvero eccellente. Tutti sono d’accordo
nel ritenerla una competenza essenziale; pochi sono quelli
disposti ad investirci sul serio tempo e soldi. Eppure tante
volte mi sono sentito raccontare che non essere stati capaci
di cogliere sfumature, sottintesi, di dire le cose in un certo
modo, ha impedito di sviluppare alleanze, di cogliere occa-
sioni, di sviluppare network all’interno di contesti multina-
zionali!
Uno “snodo” della riflessione sul proprio posizionamento
professionale è quello in cui le persone ragionano sulla pro-
pria storia professionale:
1. individuare i principali “lavori” svolti, nella stessa
azienda o in aziende diverse;
2. riassumere le principali attività, responsabilità del pe-
riodo;
3. focalizzare gli apprendimenti significativi di ciascuna
fase;
4. riscoprire i momenti di maggior soddisfazione, le cose
che è stato proprio bello fare;
5. pensare una metafora che sia una buona espressione
di ciascun periodo.
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Periodo
1
Periodo
2
Periodo
3
Periodo
4
Periodo
5
Durata periodo,
ruolo e motivi di
chiusura del pe-
riodo
Quali sono state
le attività/ re-
sponsabilità
principali del pe-
riodo?
Che cosa hai
imparato di si-
gnificativo in
questo periodo?
Cosa ti è piaciu-
to fare?
Quali sono stati i
momenti di
maggior soddi-
sfazione?
Quale metafora
è una buona
espressione di
questo periodo?
Lo scopo di questa riflessione è quello di individuare dei “fill-
rouge” del proprio percorso che possano essere utili rispetto
alla propria occupabilità. A solo titolo esemplificativo: indivi-
duare quali sono state le attività, le responsabilità verso cui
si è provato piacere, soddisfazione, può fornire delle utili in-
8 Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio
dicazioni sull’indirizzo da dare ad un ripensamento del posi-
zionamento professionale. Riflettere su quali sono state le
motivazioni che hanno portato a chiudere delle esperienze
professionali e ad intraprenderne delle altre, racconta molto
del come si “funziona” e magari può dare anche qualche in-
dicazione su precauzioni da prendere per il futuro. Spesso
riscrivere la propria storia professionale, rivederla dispiegar-
si su carta, fornisce delle informazioni preziose su quanto si
sia stati “protagonisti” delle proprie scelte o, viceversa, su
quanto si sia stati più propensi a subire le scelte di altri, il
caso, le situazioni improvvise.
Contribuisce alla riflessione sulla propria dimensione interna
la seguente domanda: “Cosa avete di unico, speciale, che
rende di valore il vostro posizionamento professionale?”
L’implicito è che se le persone non trovano niente di partico-
lare faranno bene, da subito, a cercare di costruirsi uno spe-
cifico posizionamento professionale.
Cosa significa farlo in concreto? Le possibilità sono moltepli-
ci, ne indico a solo titolo esemplificativo alcune:
– sviluppare un expertise tecnico o gestionale “certo”,
in linea con i tempi, richiesto dal mercato, che renda
indispensabili e appetibili dall’organizzazione;
– conoscere profondamente un settore, cioè le sue re-
gole del gioco, i protagonisti importanti ed esserne ri-
conosciuto come un player importante;
– sviluppare relazioni forti con la propria rete commer-
ciale, diretta o indiretta;
– conservare la gestione di alcuni clienti direzionali.
La riflessione sulla opportunità di individuare un posiziona-
mento professionale specifico, e percepito di valore, genera
Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio 9
ulteriori domande: è meglio essere dei generalisti o degli
specialisti? Sono più utili le competenze tecniche o quelle
gestionali?
La mia impressione è che oggi le competenze tecnico-
professionali, se debitamente aggiornate, possano essere
più spendibili rispetto a quelle gestionali, che rischiano di
essere più diffuse (almeno a parole) e meno specifiche.
La “grande contrazione” in atto dal 2007 ha fatto sì che oggi
le aziende ricerchino persone in grado di fare “delivery”, di
ottenere risultati tangibili, immediatamente misurabili. In
qualche modo c’è stato un ritorno ai “basic”, alle cose es-
senziali: vale di più, sempre in termini generalissimi, la co-
noscenza approfondita di un settore (ad esempio le banche)
che la capacità di strutturare un processo commerciale. Non
voglio dire che questa capacità, tipicamente manageriale,
non sia più importante; penso però che vada coniugata con
la capacità di “alzare il telefono” e parlare con i player im-
portanti di un settore o di un canale.
Più volte ho toccato con mano la maggiore difficoltà di cam-
biare lavoro per chi, magari a causa del livello manageriale
raggiunto, veniva (a torto o ragione) considerato incapace di
produrre immediatamente risultati “tangibili”. Mi vengono in
mente anche tanti bravi gestori di progetti, ad esempio nel
settore dell’IT, che oggi faticano a ricollocarsi perché ten-
denzialmente vissuti come professionisti capaci di “portare
ordine”, cioè di dare struttura e organizzazione nelle “crisi di
crescita”. Sfortunatamente in Italia, e particolarmente in
quel settore, le aziende attualmente in crisi di crescita si
contano sulle dita di una mano!
Questa impressione, che naturalmente non vale sempre e
con tutti, mi viene confermata da amici head hunter ai quali
ho sottoposto il quesito. Ne ricordo in particolare uno che mi
raccontava come le sue aziende clienti ricerchino sempre di
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più “competenze certe”, immediatamente spendibili: sapere
tutto di sicurezza aziendale, saper controllare e tagliare i co-
sti, saper sviluppare un settore, un canale, avere i contatti
giusti in una determinata area geografica.
La ragione di questo orientamento è molto semplice: nessu-
no vuole rischiare più del necessario. In questa fase si cer-
cano sicurezze, certezze. Forse è una grande illusione,
un’idea un po’ semplicistica delle cose, poco lungimirante.
Però bisogna tenerne conto!
Un altro momento di riflessione è quello in cui si ragiona sul-
la propria employability. Tre domande-chiave:
1. Da cosa dipende, per settore e per famiglia profes-
sionale, il valore sul mercato del lavoro?
2. Come viene considerato, al momento, il valore sul
mercato del lavoro, e perché?
3. Negli ultimi tre anni, è diminuito o aumentato, e per-
ché?
E’ sempre interessante scoprire che sono domande che più o
meno le persone hanno in testa, che erano lì da qualche
parte, ma che in realtà non sono mai state formulate e per
le quali non ci si è mai preso il tempo di riflettere e rispon-
dere.
La prima domanda, in particolare, aiuta a fare chiarezza sul-
la propria situazione e sugli eventuali aggiustamenti da rea-
lizzare. Ricordo una volta che stavo facendo coaching ad un
manager della consulenza direzionale un po’ in difficoltà.
Quando gli proposi di fare questa riflessione mi guardò un
filo stranito, poi si mise a riflettere per dieci lunghi minuti
per dirmi alla fine: “Nel mio mestiere contano tre cose: la
notorietà, le relazioni, una competenza profonda e ricono-
Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio 11
sciuta su qualche argomento. Ora che ci penso capisco di
essere abbastanza noto, con buone relazioni, ma con una
competenza molto trasversale su tanti aspetti. Su nessuno
di essi però faccio ancora la differenza, come avveniva 10
anni fa!”.
La sua percezione di declino, la sensazione di aver perso
employability, erano legate ad uno dei tre fattori che, nel
suo mestiere, fanno la differenza. Il suo successivo piano
d’azione è partito proprio dalla presa d’atto di questa diffi-
coltà e dalla necessità di tornare ad essere “speciale” su
qualcosa di importante per i suoi clienti.
In una riflessione sullo “stato di salute” della propria em-
ployability non può mancare un accenno alle più frequenti
cause di perdita del lavoro, in particolare di tipo manageria-
le. Certamente ci sono delle motivazioni legate agli anni che
stiamo vivendo, alla contrazione in corso, al cambiamento in
atto di paradigmi consolidati: acquisizioni (specialmente se
si è dalla parte … sbagliata!), ristrutturazioni, riduzioni costi,
sono le prime cause di perdita del lavoro che vengono citate.
Rispetto ad esse qualcosa può essere fatto; penso, ad
esempio, al rendersi importanti, indispensabili, al di là di
qualsiasi cambiamento aziendale. In molti casi però, almeno
in apparenza, c’è veramente poco da fare e sembrerebbe
che non rimanga altro che subire gli eventi, molti dei quali
non dipendono certamente dalle persone che si trovano in
mezzo a questi grandi cambiamenti.
In realtà, quando mi capita di fare coaching in percorsi di
riattivazione professionale, quello che prima o poi emerge è
che sì c’è stata la fusione, oppure la riorganizzazione lacrime
e sangue, ma che in fondo in fondo una certa dose di re-
sponsabilità individuale ha contribuito, talvolta in maniera
determinante, alla perdita del lavoro. Mi tornano in mente
12 Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio
persone che mi hanno confessato di essersi sentite “arriva-
te”, non più interessate ad apprendere, a migliorarsi, capaci
di fare l’ordinaria amministrazione senza nessuno sforzo.
Con il rischio evidente di essere diventate velocemente ob-
solete. Oppure altre che mi hanno raccontato delle difficoltà
relazionali avute con il nuovo capo, la nuova proprietà,
l’headquarter della multinazionale. Persone che magari era-
no sempre state capaci di costruire alleanze con i precedenti
capi e che, per svariate ragioni, non ci sono più riuscite o
non ne hanno più avuto l’energia.
Dovessi scegliere due aree di attenzione da segnalare ai
manager direi proprio: mai fermarsi, mai “sedersi” e curare
sempre al meglio le capacità relazionali, in particolare verso
l’alto.
Una riflessione interessante, in particolare per persone over
55, mette insieme lo stato d’animo che le persone stanno
vivendo con tre diverse possibili scelte.
Le domande sono1:
– Ti senti in rilancio oppure ti senti in declino?
– Vuoi fare una scelta di continuità, di adattamento op-
pure di cesura?
E’ evidente che un conto è fare, ad esempio, una scelta di
continuità perché si sente che continuare a fare la cosa che
si è sempre fatto è una scelta bella, piena, appagante; altra
cosa è farla perché ci si sente al tramonto e la si vive come
l’unica scelta possibile. Rimanendo sugli estremi della deci-
sione, anche la cesura, cioè il cambiamento forte e deciso,
assume una dimensione completamente diversa a seconda
1 Ringrazio Enrico Oggioni e il suo libro “Ragazzi di sessant’anni”, Mondadori Editore.
Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio 13
che lo si faccia sentendosi in rilancio oppure in declino. Un
conto è cambiare completamente vita facendosi coinvolgere
in un progetto a cui magari si è pensato per tanti anni,
un’idea collegata ad una propria passione o ad un proprio
valore, nella quale mettere desiderio, talento, voglia di fare
e riuscire. Altra cosa è “aprire la gelateria” perché … qualco-
sa bisognerà pure farla!
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Dimensione esterna
Una abilità importante per sviluppare la propria employabili-
ty è quella di osservare attentamente le trasformazioni del
mercato del lavoro.
Gli elementi da considerare sono tantissimi, spesso collegati
strettamente con il proprio settore di appartenenza o la pro-
pria famiglia professionale.
Un dato generale è quello che indica che durante i periodi
recessivi le start up investono e assumono, le grandi aziende
licenziano. Un dato per tutti: Google impiegava nel 2013 cir-
ca 36.000 persone. Questo significa che ha assunto una me-
dia di 4 persone al giorno, tutti i giorni, per più di 15 anni2!
Probabilmente avere un occhio attento alle aziende giovani e
di successo del proprio settore si rivela, in termini di occu-
pabilità futura, proprio un buon investimento!
Un altro dato interessante è quello che riguarda Internet:
sempre secondo Riccardo Luna, internet è stato ovunque il
più grande creatore di posti di lavoro degli ultimi 15 anni,
anche in Italia. La morale è semplice: tanti lavori sono
scomparsi per effetto della digitalizzazione dei processi e dei
mercati ma, al tempo stesso, tanti altri ne sono stati creati
proprio grazie allo stesso fenomeno.
Il terzo trend interessante fa riferimento al dato geografico.
In buona sostanza nel panorama economico attuale conta
sempre di più, oltre a quello che si sa fare e alle relazioni del
network, il luogo dove si vive. In un interessantissimo libro,
“La nuova geografia del lavoro”, il Professor Enrico Moretti,
italiano che vive e insegna negli Stati Uniti, sostiene che cit-
tà e regioni in grado di attirare lavoratori qualificati e impre-
2 Fonte: Riccardo Luna, “Cambiamo tutto”, Editori Laterza.
Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio 15
se innovative tendono ad attirarne sempre di più. Viceversa
le comunità che non ci riescono perdono sempre più terreno.
Saranno vincenti, a suo dire, i grandi hub dell’innovazione:
anche per i lavoratori che non ci lavoreranno direttamente!
Non tutti possono lavorare in Google, Apple o Twitter ov-
viamente. Ma le comunità nelle quali questa tipologia di
aziende si insediano finiscono per offrire migliori opportunità
professionali anche a medici, avvocati, commercialisti, inse-
gnanti, fisioterapisti, tassisti, ecc.
Sfortunatamente nessuna città italiana sembra al momento
avere queste caratteristiche; in Europa alcune tra le città più
vive in questo senso mi sembrano essere Berlino, Londra e
Barcellona.
16 Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio
Swot Analysis
Il titolo di questa riflessione è “Career Swot Analysis”: si
possono tirare le somme sulla propria situazione professio-
nale utilizzando un tool manageriale che molto spesso viene
usato per prendere decisioni strategiche di business. Alla lu-
ce delle pensate fatte fino ad ora si possono sintetizzare:
– i propri punti di forza e quelli di debolezza (i fattori
interni);
– le opportunità e le minacce derivanti dal contesto
(i fattori esterni).
Riporto un esempio che ricordo bene di un percorso di coa-
ching. Il cliente era un serissimo manager di una nota mul-
tinazionale operante nei servizi, un po’ preoccupato per
Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio 17
l’età (52 anni) in relazione alle giornate passate all’estero.
La sua swot era, più o meno, la seguente:
– punti di forza interni: esperienza, professionalità for-
te, leadership personale, profilo internazionale
– punti di debolezza interni: poco contatto diretto con i
clienti finali, età che iniziava ad essere “impegnativa”
(52 anni)
– opportunità esterne: settore in fermento, in forte
evoluzione tecnologica
– minacce esterne: brand un po’ “vecchio”.
Mettere insieme questi diversi elementi gli ha permesso di
decidere le azioni da intraprendere nel futuro prossimo. In
particolare ricordo la decisione di reinvestire nuovamente in
un refresh del suo aggiornamento tecnologico, da utilizzare
per preparare un rientro nella country italiana della sua
azienda, a contatto diretto con i clienti.
Sono arrivato alla conclusione di queste riflessioni. Nei giorni
in cui scrivo stanno prendendo forma i primi provvedimenti
del Jobs Act. Mi chiedo come influiranno sui ragionamenti
che vi ho proposto.
La mia impressione è che assicurarsi un percorso di longevi-
tà professionale passerà sempre più dalla capacità di co-
struire nell’arco degli anni un certo numero di “segmenti di
vita professionale”. Non solo aziende diverse, ma anche con-
tratti psicologici diversi: alcuni da lavoratore dipendente, al-
tri di natura più spiccatamente libero-professionale. Avendo
ben chiaro in mente che il lavoro “sicuro” non esiste più (se
mai è esistito) e che la superficie ghiacciata dell’hockey ri-
chiede di mantenersi costantemente in forma. Agilità di pen-
siero e di azione, lungimiranza nelle vedute, una dose ade-
18 Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio
guata di protagonismo mi sembrano essere dei buoni ingre-
dienti di partenza.
Buon gioco!
Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, di Gian Piero Scilio 19
Gian Piero Scilio
Consulente, formatore, coach. Partner Mida dal 2003.
Ho collaborato presso diverse società di consulenza, nazionali ed
internazionali, quali Praxi, Ambrosetti, Impact.
Nella seconda parte degli anni ’90 ho appreso in Inghilterra la me-
todologia esperienziale dell’outdoor training e ho contribuito a svi-
lupparla e renderla nota in Italia.
In Mida dal 1999, nel 2009 ho conseguito presso il Centro Berne di
Milano il diploma di counselor ad indirizzo Analitico-Transazionale.
Mi occupo spesso di leadership ed efficacia personale. Tratto questi
temi con capi, venditori, negoziatori e private banker.
Negli ultimi anni ho sviluppato approcci integrati di consulenza,
formazione e coaching per dare supporto ai manager in situazioni
di transition professionale.
Nel 2013 ho ideato e sviluppato l’approccio Mida agli over 55 “Long
Life Opportunity“, realizzando un convegno e gestendo il piano edi-
toriale di un sito dedicato sia al tema degli over55, che a temi lega-
ti all’apprendimento, alla diversity and inclusion, alla multiculturali-
tà e interculturaltà.
Sempre nel 2013 ho pubblicato, con Massimo del Monte e Carlo
Romanelli, un libro edito da Franco Angeli dal titolo “Out of office.
Storie di manager che si sono reinventati il futuro.”
Sono uno dei Soci fondatori dell’Osservatorio Senior.
Considero un privilegio potermi occupare di persone, delle loro
passioni, fragilità, emozioni, aspirazioni.
Career Swot Analysis: ripensare il proprio futuro, by Gian Piero Scilio is licensed
under a Creative Commons 3.0 Italia License, marzo 2015.
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