dott. giuseppe ricca primarie/2018/corsi... · “consiste nella convinzione che i propri modelli...

28
EVENTO FORMATIVO Diversità socio culturali nelle varie etnie di immigrati a Brescia: Appropriatezza della cura e prevenzione Dott. Giuseppe Ricca ASST Spedali Civili di Brescia

Upload: vudat

Post on 19-Feb-2019

214 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

EVENTO FORMATIVO

Diversità socio culturali nelle

varie etnie di immigrati a Brescia:

Appropriatezza della cura e prevenzione

Dott. Giuseppe Ricca

ASST Spedali Civili di Brescia

ASST Spedali Civili di Brescia

ETNOCENTRISMO

“consiste nella convinzione che i propri modelli di

Comportamento siano sempre normali, naturali, buoni,

belli, o importanti e che gli stranieri nella misura in cui

vivono in modo diverso, si conducano secondo schemi di

comportamento selvaggi, inumani, disgustosi o irrazionali.

Le persone intolleranti verso le differenze culturali ignorano,

di solito, il seguente fatto: se gli fosse stata trasmessa la

cultura da un altro gruppo, quei modi di vivere ritenuti selvaggi,

inumani, disgustosi o irrazionali, ora sarebbero i loro”.

(Harris, 1987)

ASST Spedali Civili di Brescia

CULTURA

“in senso antropologico indica quanto socialmente viene

appreso ed acquisito come il complesso delle attività

dei prodotti materiali ed intellettuali dell'uomo - in -

società.In questa definizione sono compresi anche i modi

strutturati di pensare e agire”

(D.Cozzi, D.Nigris 1996)

ASST Spedali Civili di Brescia

IDENTITA'

“l'identità è l'insieme di caratteristiche uniche che rendel'individuo unico e inconfondibile, e quindi ciò che ci rendediverso dall'altro.L'identità non è immutabile, ma si trasforma con la crescitae cambiamenti sociali.”

ASST Spedali Civili di Brescia

SALUTE

SALUTESALUTE

Salute

salute Salute

SALUTE

ASST Spedali Civili di Brescia

MALATTIA

MALATTIAMALATTIA

malattia

malattia

MALATTIA

•L’identità religiosa•La storia delle Religioni attraversa la Storia dell’Uomo

•La Storia dell’Uomo attraverso l’evoluzione delle “costruzioni sociali”, cioè delle società, incontra le Religioni come elemento identitario

•L’identità religiosa•Le Religioni sono composte da ritualità, simbologie, allegorie, precetti, significati, ovvero da riti di passaggio che determinano la scansione della storia

•La “cultura religiosa” e non tanto la “fede religiosa” rappresentano un esercizio di riconoscimento identitario sul versante culturale-antropologico-psicoanalitico

•L’identità religiosa

•L’ebraismo, religione monoteista, è la credenza in un solo Dio che è creatore del mondo e degli uomini. Questa rivelazione è stata tramandata attraverso i libri sacri, la Bibbia e il Talmud dove emerge l’Alleanza tra Dio e il popolo ebraico.

•La malattia nella religione ebraica acquista una connotazione morale ben precisa, in quanto mandata da Dio per punire e correggere: la malattia non può che essere conseguenza del male e del peccato del mondo

•L’identità religiosa

• Nella religione cattolica la credenza è in un solo Dio, creatore del mondo, che si rivela agli uomini attraverso il Figlio. Nella tradizione cattolica la Parola viene trasmessa attraverso i libri sacri: la Bibbia e i Vangeli

•La vita è un dono e la malattia si presenta come un evento indisponibile (la malattia non dipende da Dio) e insieme come decisione libera (dipende dall’uomo come curarsi)

•L’identità religiosa

•Islam significa “sottomesso a Dio” e musulmano (da “muslim”, credente) è colui che compie la volontà di Dio. Anche nella tradizione islamica la rivelazione avviene attraverso il libro sacro che è il Corano, trasmesso per mezzo del profeto Maometto

•L’identità religiosa

•Per ogni musulmano la volontà di Dio è la risposta a tutte le domande. La volontà di Dio è quindi la causa diretta o indiretta delle malattie e della sofferenza, che sono viste talvolta come benedizioni, occasioni di purificazione per intraprendere cammini futuri di perfezione o di ricompensa nella vita futura. L’importante non è quindi la malattia in sé, quanto piuttosto il rapporto di fiducia con Dio, che rende più facile sopportarla e darle un senso

•Nelle religioni non-monoteiste, buddhismo, indusimo…la principale distinzione è tra corpo e anima, ovvero il soggetto risponde al dharma l’ordine eterno del cose. Il corpo, nella vita terrena è indispensabile esclusivamente alla rinascita (reincarnazione)•La malattia, passaggio necessario dalla vita terrena a un’altra vita, viene accolta come punizione per azioni compiute in altre vite e consente il passaggio ad ulteriori vite•L’azione, il karma, è ciò che consentirà all’atto della rinascita, il non ripetersi di errori che hanno determinato l’insorgere della malattia

•L’identità alimentare

•Il confronto tra l’uomo e l’ambiente alimentare da cui prendono origine le diverse tipologie alimentari, si attua attraverso un sistema complesso di relazione fra i bisogni dell’uomo in energia e nutrienti, il bioma, cioè l’ambiente circostante che fornisce attraverso gli alimenti le sostanze nutritive e la cultura intesa come le azioni svolte per adattare ai bisogni quello che la natura mette a disposizione

•L’identità alimentare

•L’alimentazione coinvolge in ogni contesto ambientale, l’uomo biologico e l’uomo culturale. Nell’atto alimentare sono misteriosamente mischiati la fisiologia e l’immaginario.

•Per i migranti di ogni tempo il cibo rappresenta qualcosa a cui agganciarsi, come mantenimento di una identità culturale

•L’identità alimentare

•Secondo un recente progetto: •“IL MONDO IN UN BOCCONE•a cura di alcune istituzioni nazionali: •Dipartimento di Biologia Animale dell’Uomo – Università di Roma –La Sapienza-•Istituto S. Gallicano di Roma –Struttura di Medicina Preventiva delle Migrazioni, del Turismo e di Dermatologia Tropicale •l’alimentazione italiana appare piuttosto gradita

•L’identità alimentare

•L’alimentazione e il cibo rappresentano inoltre un elemento a forte impatto psicologico. Il cibo viene cognitivizzato prima di essere consumato, pensato prima di essere visualizzato, odoratoprima di essere introdotto

•L’identità alimentare assume quindi un carattere anche di identità psicologica, determinatosi nella relazione psiche/ambiente/cultura

•L’identità alimentare

•Alla luce del nuovo panorama sociale, si può affermare che l’immigrazione è una componente strutturale e non transitoria per la realtà di molti paesi, tra cui l’Italia

•L’alimentazione per ciò risulta essere un buon veicolo interattivo, un mix identitario che può consentire la reciprocità nel processo di conoscenza

Cos'è la sindrome di Salgari?

Non è una particolare malattia, più che altro una credenza cui la medicina e la cultura europee hanno dato molto adito fino a qualche anno fa e tornata in auge con i recenti flussi migratori. piuttosto gradita

La sindrome di Salgari prende il suo nome dallo scrittore veronese Emilio Salgari,che di fantasia ne aveva in abbondanza: questa particolare credenza, più che malattia

o disturbo propriamente medico, prende il nome dal papà di Sandokan e dalla suacapacità inventiva che lo portò ad essere uno degli autori più prolifici della letteraturaItaliana contemporanea.

In sostanza la sindrome di Salgari "colpisce" (il virgolettato è d'obbligo,dato che non si tratta di una vera e propria malattia) principalmente le personeche ritengono gli immigrati, di qualunque regione del mondo essi siano, portatoridi chissà quali malattie esotiche e gravissime

Senza aver mai visitato i paesi tropicali,Salgari scriveva sognando ad occhi aperti di mondi dovequei dati di diversità che egli traeva dalla consultazionenelle biblioteche, servivano ad alimentare la categoria del meraviglioso dei suoi libri,

ha spiegato lo studioso Colasanti in un libro del 1990.Ma perché la sindrome di Salgari è tornata così di moda negli ultimi tempi?È una questione principalmente socio-culturale:già da anni si discute sull'accanimento che ha spinto,nella medicina contemporanea, a ricercare affannosamentemalattie fantasiose negli immigrati che venivano in Europa dall'Africa o dall'Asia,

considerate regioni esotiche del mondo, e questo arriva fino ai giorni nostricon le tragedie dei migranti.

Si ritengono ancora gli immigrati possibili "untori" con malattie sconosciutee gravissime?Probabile che senza rendersene conto una buona parte deglistudiosi e ricercatori modernisoffra un po' di sindrome di Salgari,determinata principalmente da pregiudizi, paure e scarsa conoscenza.La moderna medicinaha fatto passi enormi nello studio delle malattie mondiali econtinua a combatterle con criterio, non affidandosia credenze qualunque: il passo successivo può esseresolo avanzamento culturale e appartiene alla società.

lLa sindrome di Dhat (Dhat syndrome)

La storia “scientifica” della sindrome di Dhat inzia nel 1960,quando il dottor Wig, in una pubblicazione andata instampa sulla versione indiana del “Journal of Clinical and Social Psychiatry“,Nominò per la prima volta questa psicopatologia, dandole appunto il nome di “Dhat syndrome”.

Si tratta di una sindrome presente soprattuttoin India, ma anche nello Sri Lanka, Nepal,Pakistan e Bangladesh.I soggetti colpiti sono uomini giovaniappartenenti a contesti socioeconomici

bassi che lamentano varie sintomatologie(debolezza, impotenza, vari disturbi

somatici, depressione, insonnia)..

Per i pazienti la causa dei loro malesseri è attribuita alla perdita di liquidoseminale nell’urina, nella polluzione notturna (la perdita involontaria e fisiologica di liquido seminale durante la notte)o nella masturbazione.In questo senso, la sindrome è una sorta di spiegazione culturale chei pazienti danno ai loro disturbi.Questa preoccupazione scatena sintomi di estrema ansiae ruminazione ossessiva nonostante alla visita medicasi accerti l’assenza di disfunzioni fisiologiche. Alcuni dei pazienti riferiscono di notare delle perditebianche provenienti dal pene: in questo caso, potrebbe esserci una interpretazione errata delle perdite, che non sarebbero liquido seminale,ma un sintomo dell’infezione da Clamidia.

La sindrome di Dhat è uno degli esempi più lampanti di come unacredenza culturale possa addirittura fornire il terreno per alcunepatologie psicologiche/psichiatriche.Alla base della sindrome di Dhat, infatti, vi è la concezioneInduista del seme come un importantissimo fluido vitale.Il termine Dhat proviene dal sanscrito Dhatus, che significa“elisir costituente del corpo

Secondo una vecchia credenza indù, servono40 gocce di sangue per creare una goccia di midolloOsseo, e 40 gocce di midollo osseo per creare una gocciadi liquido seminale.Vista dalla prospettiva induista, quindi, il liquido seminaleè un fluido che va preservato, e sarebbe gravissimo perderlo perché,in questo modo, il fluido vitale andrebbe via dal proprio corpo,creando una debolezza estrema e perdendo l’essenza della virilità nel giovane.Si tratta di una patologia che affonda le radici nella medicina ayurvedica.Nel Charak Samhita, il più antico trattato sulla medicina ayurvedica(900/650 avanti Cristo), vi è un disturbo chiamato “Shukrameha”,in cui il paziente perde liquido seminale tramite le urine.Una malattia praticamente uguale alla sindrome di Dhat.

Attualmente la sindrome viene curatacon ansiolitici e/o antidepressivi,e utilizzando la terapia cognitivocomportamentale.