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a cura di Alfonso Rubinacci TECNOLOGIE DOSSIER

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Page 1: DoSSIER TECNoLoGIE · dizionata da blocchi orari di 50/60 minuti. Per quanto riteniamo interessan-te indagare, con occhio attento e critico, anche su come le scuole aderenti al progetto

a cura di Alfonso Rubinacci

TECNoLoGIEDOSSIER

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Nella società contemporanea è ormai capillare la diffusione di dispositivi digitali, la pos-

sibilità di connettersi alla rete, l’a-desione e partecipazione a sistemi e servizi di comunicazione online. Purtroppo, è difficile affermare lo stesso rispetto alle scuole italiane, nelle quali è frequente che la tec-nologia sia un’eccezione, non solo rispetto alla prassi didattica quoti-diana, ma persino nell’organizza-zione del lavoro e nella formazione dei docenti. Tuttavia esistono realtà scolastiche ad alta densità tecnolo-gica, che si discostano nettamente da questa tendenza negativa e che finalmente iniziano a essere rico-nosciute, studiate e, si spera, prese a modello.

Il prof. Luigi Nicolais, Presiden-te del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nell’intervista inserita nel dossier pubblicato nel numero di ottobre della rivista Tuttoscuo-la, sottolinea il coinvolgimento del CNR nel progetto Wikischo-ol e le ricadute positive derivate dall’uso degli strumenti del Web 2.0. “L’idea di Wikischool - precisa Augusto Chioccariello, ricercatore ITD-CNR - ha radici nella lunga collaborazione tra la scuola “Don Milani” e l’ITD per l’integrazione delle tecnologie nel lavoro degli insegnanti e nei processi di inse-gnamento e apprendimento”. La rete di scuole laboratorio coinvolte nel progetto - la “Scuola-Città Pe-stalozzi” di Firenze, la “Don Mila-ni” di Genova, e “Rinascita-Livi” di Milano - diverse per contesto, cultura e tradizione, è accomuna-ta dall’obiettivo di concretizzare una comunità di pratiche allargata, con una visione legata, oltre che a quello dell’innovazione tecnologi-ca, anche ad altri temi.

“L e s c u o le l ig u r i – è l a

convinzione della dott.ssa Ro-saria Pagano, Direttore generale dell’USR Liguria – mostrano for-te attenzione e sensibilità al tema della innovazione tecnologica […] che può significare un’ottima op-portunità di miglioramento delle competenze […] le Wikischool sono un valore aggiunto importantis-simo […] offrono non solo contri-buti alla formazione dei docenti […] ma collaborano attivamente e sistematicamente con l’USR per l’organizzazione di iniziative di formazione”.

Le tre istituzioni scolastiche che collaborano al progetto sono impe-gnate da alcuni anni in esperien-ze innovative legate alla mobilità, all’individuazione e alla valutazio-ne del personale docente, il quale ha aderito a un patto di sviluppo professionale in cui la crescita del singolo diventa strumento di cre-scita della comunità. Il percorso formativo degli insegnanti non si esaurisce nella didattica in aula, ma si esplica anche in un impegno quotidiano volto alla riflessione e alla ricerca cooperativa perché la tecnologia, per sua natura, non è fatta certo per lavorare da soli o in ambienti limitati, ancora con-dizionata da blocchi orari di 50/60 minuti.

Per quanto riteniamo interessan-te indagare, con occhio attento e critico, anche su come le scuole aderenti al progetto interpretino la pluralità delle componenti coin-volte nella professione dei docenti, il dossier focalizza l’attenzione sul ruolo delle TIC sul versante dell’or-ganizzazione del lavoro e dei pro-cessi professionali cooperativi oltre che, naturalmente, nei processi di insegnamento/apprendimento.

Le interviste di alcuni protago-nisti del progetto portano ad una

conoscenza approfondita della si-gnificativa esperienza di trasfor-mazione di una scuola che non era, prima, in grado di utilizzare le opportunità offerte dalle TIC per modificare gli ambienti di appren-dimento. “Il progetto Wikischool – osserva la prof.ssa Manuela Del-fino – vuole richiamare in modo esplicito la scelta strategica di una costruzione dell’innovazione che sia al contempo interna alle scuole, che attivi il dialogo tra le scuole e, soprattutto, che sia vici-na all’esperienza professionale dei docenti” per superare una didattica orientata esclusivamente allo svi-luppo di conoscenze e un modo di lavorare solo frontale. “Inoltre - aggiunge Chioccariello - la ca-pacità di rif lettere sulla pratica professionale […] genera una nuo-va conoscenza in un processo di apprendimento dall’esperienza. Le due attività, di ricerca e di pratica riflessiva, danno il meglio quando riescono a lavorare in sinergia. Il progetto Wikischool è un contesto privilegiato per ricercare questa sinergia”.

L’orientamento trova ulteriore conferma nelle parole del prof. Pa-olo Cortigiani, Dirigente scolastico della “Don Milani” di Genova: “la materia prima più preziosa delle scuole è la pratica, che produce conoscenza professionale (quin-di innovazione) se e quando e da quante più persone viene interro-gata e indagata”. “Potenziare la partecipazione – continua Corti-giani - significa dare all’organiz-zazione interna una forma di rete, la forma organizzativa che massi-mizza la produzione […] dell’inno-vazione. […] In tale organizzazione […] la rete rompe le linee d’azione top-down, de-formalizza i ruoli, scompagina le pratiche dirigiste,

Le TIC sul versante dell’organizzazione del lavoro docente e dei processi professionali cooperativi nel progetto Wikischool

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DossierTECNOLOGIEvalorizza la reputazione acquisita

con la forza delle argomentazioni”. Il prof. Stefano Dogliani, Diri-

gente scolastico della “Scuola-Città Pestalozzi” di Firenze osserva co-me la scuola abbia offerto la possi-bilità “di avere nello stesso plesso la scuola primaria e la scuola se-condaria” e come ciò abbia con-sentito ai docenti “di agire un curricolo verticale condiviso e di lavorare ad un coerente sviluppo delle competenze e degli appren-dimenti adeguato ai diversi livelli di età”, quindi di “accompagnare il loro apprendimento, attraverso le diverse esperienze che si susse-guono negli anni, per raggiungere un profilo in uscita caratterizzato da solide competenze ed arricchi-to da capacità digitali critiche e creative”.

“Allo scopo di favorire l’uso de-gli strumenti tecnologici applicati al lavoro di docenti e studenti – aggiunge la prof.ssa Anna Sandi, Dirigente scolastica dell’Istituto “Rinascita-Livi” di Milano si in-serisce la scelta di usare una piat-taforma digitale come Moodle. […] Questo strumento favorisce la comunicazione tra studenti e tra studenti e docenti, le attività inte-rattive e individualizzate, l’archi-viazione del materiale che diventa parte condivisa di riflessione”.

Gli orizzonti di riferimento del progetto riguardano dunque il ri-pensamento strutturale del “fare scuola” in termini di tempo, spazio e metodologia didattica, sfruttando le opportunità offerte dalle TIC, considerate più quale “effetto col-laterale piuttosto che l’obiettivo vero e proprio del lavoro”. Cer-tamente l’utilizzo della tecnologia

può produrre benefici nell’attua-le contesto operativo del sistema educativo, ma le vere potenzialità delle tecnologie riguardano un ri-pensamento di cosa si intende per apprendimento, per percorso per-sonalizzato, per rielaborazione del sapere.

Per questo, per far cambiare le cose, occorre mettere gli insegnan-ti in condizioni di condividere, pro-gettare e lavorare insieme. E con questa prospettiva ci si muove all’i-dentificazione di un preciso profilo per gli insegnanti, che possa essere coerente con l’esperienza Wiki-school. Il punto focale consiste nel mettere in luce le caratteristiche dei docenti “maggiormente congruenti con le finalità del progetto e con le scelte pedagogico-didattiche che ne discendono”.

Altro fattore qualificante è quello del curare l’accoglienza e l’inseri-mento del docente così come della strumentazione tecnologica. “Non è possibile – sottolinea il comitato di coordinamento delle Wikischool – che dopo aver acquistato gli stru-menti digitali, i docenti debbano ancora imparare ad usarli […] non è sensato fornire strumentazioni che richiedono troppo tempo per essere usate competentemente in un dato contesto. Per questo mo-tivo la tecnologia va tarata sulle competenze e necessità delle sin-gole scuole”.

Obiettivo di Wikischool è trasfor-mare il “cambiamento in risorsa, pensare e far pensare, ragionare e far ragionare, mettere in crisi il sistema, le procedure già predispo-ste, non dare nulla per scontato”.

Per fare questo serve attivare possibili scambi di docenti tra le

scuole del territorio, e momenti di riflessione interni alla scuola, “dif-fusi e non a carattere volontario“, con la partecipazione di “persone aggiornate, con competenze eleva-te e che si riconoscano come parte della struttura operativa, che ne condividano gli obiettivi, la cultura e l’identità”.

Al MIUR spetterebbe il compito di produrre il passaggio dall’espe-rienza al modello, perché si possa declinarlo in altri contesti, produ-cendo risultati analoghi, e per re-alizzare quella generalizzazione sistemica che assicura la crescita matura sul piano nazionale di tutte le scuole.

Il Direttore generale per gli or-dinamenti, dott.ssa Carmela Pa-lumbo, osserva che “la visione di scuola contenuta nel documento “La Buona Scuola” è sicuramente assai vicina all’esperienza della Wikischool quale tentativo ben riuscito di costruire la scuola moderna”.

Alla luce dell’esperienza rac-contata, quali proposte in merito all’organizzazione e alle flessibilità necessarie si potrebbero avanza-re? Quali innovazioni sistemiche da adottare per la loro replicazio-ne? Di quali soggetti servirebbe la collaborazione?

Siamo, infatti, purtroppo abitua-ti a vedere che pregevoli progetti, finito l’esperimento, passano nel dimenticatoio, senza lasciare trac-cia se non nella memoria di chi ne ha fatto parte, che magari potrà farne cenno in un curriculum o, nel caso della scuola, lo vanterà quale requisito per partecipare ad altre iniziative.

Rompere questa consuetudine ci sembra un obiettivo che vorrem-mo condividere con tutti i nostri lettori.

Tuttoscuola auspica che queste esperienze progrediscano ulterior-mente nelle scuole nelle quali si stanno realizzando e trovino spazi di realizzazione anche nelle altre scuole.

Figura 1 - Il logo Wikischool, nel portale del progetto

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Wikischool (http://www.wi-kischool.it) è una rete di cui fanno parte l’istituto

del primo ciclo “Scuola-Città Pe-stalozzi” di Firenze, la scuola se-condaria di I grado “Don Milani” di Genova e la scuola secondaria di I grado “Rinascita-Livi” di Mi-lano. La rete si era costituita nel 2006 e fino al 2011 l’impegno era stato orientato alla realizzazione del progetto “Scuola Laboratorio”, autorizzato ai sensi dell’art. 11 del D.P.R. 275/99. A quell’esperienza ha fatto seguito il progetto “Dal-la scuola laboratorio verso la wi-kischool”, autorizzato con D.M. 15.06.2011 per il biennio 2011/13, con proroga fino al 2015. Oltre alla normale attività didattica, la nor-mativa ha affidato a queste scuole funzioni di formazione e di ricerca sperimentale orientate al territo-rio, indirizzate al rinnovamento del sistema scolastico nazionale. Caratteristica del progetto è il suo approccio di innovazione dal bas-so, resa possibile grazie anche alle opportunità offerte dagli strumen-ti del web 2.0. In questo percorso di spinte in avanti, si è cercato si rispettare la storia delle tre scuo-le, cercando al contempo di tro-vare vie e percorsi per progredire, ma contrastando ogni motivo di omologazione che rischiasse di an-nullare le radici culturali legate al contesto in cui le scuole si sono evolute. La metafora delle “wiki-school” vuole richiamare in modo esplicito la scelta strategica di una costruzione dell’innovazione che sia al contempo interna alle scuole, che attivi il dialogo tra le scuole e – soprattutto – che sia vicina all’e-sperienza professionale dei docen-ti. è per questo che le tre scuole

sono diventate centri risorse per la formazione professionale dei do-centi del territorio. La tecnologia è uno dei temi al centro dei percorsi innovativi e le scelte che sono state fatte in questo ambito testimonia-no la volontà di integrare la tecno-logia nella quotidianità della vita scolastica, senza tuttavia allinearsi ad una visione monolitica e legata alle mode del momento su quali strumenti, attività o metodi siano preferibili rispetto ad altri.

Quel che accomuna le scelte tec-nologiche delle Wikischool dipen-de da un’idea di scuola più globale.

Da un lato c’è la didattica: con nomenclature e stili diversi, nelle Wikischool si attribuisce centralità ad un curricolo integrato, costitui-to da saperi non gerarchizzati, in cui si dà largo spazio ai linguaggi non verbali, a momenti di studio autonomi, all’aggregazione degli studenti in gruppi misti, non neces-sariamente riconducibili alle classi tradizionali, in cui si cerca di dare concretezza agli ideali dell’inclu-sione, della consapevolezza, della responsabilità e dell’autonomia.

Dall’altro, ci sono gli assetti or-ganizzativi interni delle scuole, vissute come comunità di prati-ca, in cui gli insegnanti hanno il tempo per collaborare e prendere parte attiva ai processi decisiona-li. I compiti sono distribuiti e cia-scun docente in servizio prende parte a percorsi di formazione e di aggiornamento. Una funzione valorizzata è quella di accoglien-za e tutoraggio dei nuovi docenti, individuati tramite un apposito au-tonomo bando di concorso, che va-luta il curriculum e le esperienze lavorative. Questa è una delle pe-culiarità concrete che distinguono

e caratterizzano le Wikischool, una condizione necessaria, ma di certo non sufficiente, se si volesse esportarne altrove il modello: la possibilità di selezionare il perso-nale docente. Sulla base dell’espe-rienza maturata in questi anni di sperimentazione nelle Wikischool, emerge in modo evidente come un simile provvedimento - insieme alla presenza di personale tecnico in servizio presso la scuola - sia stato necessario, e non meramen-te utile, affinché le nobili inten-zioni del progetto si mutassero in concreti risultati educativi, anche dal punto di vista dell’innovazione tecnologica. Sull’aspetto di questa autonomia, si rinvia a un prossimo intervento nel numero di febbraio 2015 di Tuttoscuola.

Le idee di fondo delle Wikischo-ol in merito alla didattica, all’or-ganizzazione e alla formazione, alla mobilità e all’individuazione del personale docente sono in re-lazione al possesso di competen-ze tecnologiche. L’infrastruttura, la strumentazione e la presenza di personale tecnico (non previsto dalla normativa vigente nelle scuo-le del I ciclo) di cui le scuole sono dotate garantiscono alla comunità scolastica l’accesso alle risorse di-gitali, ma soprattutto supportano e sostengono la relazione tra le per-sone, in un costante processo di scambio e di conoscenza.

Le TIC al servizio della comunità professionale, interna ed esterna

La maggior innovazione, che nella rete Wikischool non è più nemmeno percepita come tale, ri-guarda la tecnologia al servizio della comunità professionale. Non solo, quindi, al servizio del singolo

Il progetto Wikischooldi Manuela Delfino* e il coordinamento delle Wikischool

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insegnante, ma soprattutto al ser-vizio dei docenti come gruppo di professionisti che interagiscono collegialmente.

La comunicazione interna alle scuole e tra le scuole è garantita dalla presenza di una piattaforma di comunicazione organizzata in una struttura complessa e plastica, che prende le forme delle varie ag-gregazioni dei gruppi di docenti.

L’idea di un supporto tecnolo-gico al lavoro dei docenti è nata quasi dieci anni fa, in risposta all’esigenza di alcuni docenti e del dirigente della “Don Milani” di poter collaborare a distanza. Il pri-mo prototipo di piattaforma è stato realizzato all’interno del progetto “LabTD” coordinato dall’Istituto per le Tecnologie Didattiche del

CNR. Da questo progetto sono na-te e si sono evolute due realtà tra loro complementari. La prima è il Laboratorio di Tecnologie Didat-tiche per Docenti, centro risorse della “Don Milani” per il sistema scolastico regionale, per la crescita professionale degli insegnanti, rea-lizzato nel 2005/06 con l’obiettivo di integrare le tecnologie tra i do-centi e nella scuola. In uno stadio iniziale l’attenzione si era concen-trata sulla tecnologia, in base al presupposto che via via che que-sta si integra e viene incorporata nell’attività, diventa trasparente. E così è stato.

Non solo, è valso un principio di integrazione progressiva che ha visto nascere nuclei di lavo-ro su tematiche specifiche con

reti territoriali. Da questo model-lo operativo si concretizza anche la seconda realtà, costituita da un arcipelago di piattaforme: la prima, quella “storica”, nata per il Collegio dei docenti della don Milani, cui si sono aggiunti altri spazi per la comunicazione a di-stanza tra scuole del progetto e gruppi di docenti e dirigenti fina-lizzati alla cooperazione profes-sionale (per es., la piattaforma del LabTD; quella del gruppo dello staff sulle Indicazioni Nazionali designato dall’USR Liguria; della Rete regionale Didattica e Shoah; lo spazio del Centro Territoriale di Supporto della provincia di Geno-va per gli interventi per alunni con bisogni educativi speciali).

Durante il progetto “Scuola La-boratorio” le altre due scuole della rete, quella di Firenze e di Milano, hanno avuto modo di familiariz-zarsi e apprezzare la piattaforma di comunicazione per i docenti. Con l’inizio del nuovo progetto, la rete Wikischool ha quindi formalizzato un accordo di collaborazione, non oneroso, con l’ITD che fornisce consulenza scientifica e supporto tecnologico al progetto. La piat-taforma di comunicazione è sta-ta riprogettata e prevede sia spazi comuni che ambienti specifici per ogni scuola e per i tre centri risorse che svolgono attività di formazio-ne sul territorio.

Nell’arco di quasi 10 anni, la piattaforma si è trasformata per-tanto da piccolo spazio per poche persone a grande ambiente arti-colato, che assolve a compiti fon-damentali per dare trasparenza e visibilità al lavoro docente, conser-vandone memoria e capitalizzando l’esperienza. La piattaforma ha, infatti, consentito il superamen-to delle barriere spazio-temporali tipiche del lavoro dei docenti, del senso di solitudine di cui i docenti sono vittime e del difetto di isola-mento di cui sono spesso accusati.

Negli scambi di interazione e comunicazione, a distanza come

Figura 2 - Gruppo di docenti al lavoro nel LabTD della “Don Milani” (GE)

Figura 3 - Schermata iniziale della piattaforma che aggrega le tre scuole del progetto Wikischool

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tecnologia e, quindi, maggiormen-te allenati, ma anche sensibili alla riflessione critica su tale uso.

L’accesso a strumenti aggior-nati e la pratica con la tecnologia da parte di tutti i docenti sono gli elementi che rendono credibile e concreta la loro proposta tecnolo-gica quando entrano in classe: non hanno paura della velocità con cui gli adolescenti interagiscono con gli strumenti digitali, ma vivono il ruolo di chi deve trasformare quella velocità – per lo più acritica e inconsapevole – in momento di crescita.

Le TIC in classe

“Vogliamo utilizzare al meglio la tecnologia a scuola per favorire la formazione di un cittadino colto, capace di continuare a collabora-re con i coetanei e di acquisire e praticare i valori a cui facciamo riferimento”. Cercando di essere coerenti con questa dichiarazione di intenti, espressa nel testo del progetto, ciascuna delle Wikischo-ol ha integrato le tecnologie nella pratica della didattica quotidiana, compiendo scelte autonome in fat-to di strumenti e metodi.

Proprio la quotidianità dell’uso di strumenti digitali ha creato nel corpo docente la consapevolezza delle reali trasformazioni che la tecnologia produce sulla didattica, e una salutare diffidenza verso le ricette semplicistiche e le inizia-tive il cui valore è in molti casi più commerciale che pedagogico. I docenti delle Wikischool sanno bene che la tecnologia non com-pie miracoli, e soprattutto non è priva di costi, non solo economici: dunque l’innovazione tecnologica, per essere virtuosa, deve accom-pagnarsi a grande cautela verso tutto ciò che promette scorciato-ie e risultati scontati nel processo di insegnamento/apprendimento. Troppo spesso, le annunciate rivo-luzioni tecnologiche nella didattica

piattaforma, in particolare il suo essere spazio di interazione demo-cratica, in cui ciascun docente ha diritto di parola e dovere di lettura, non sono privi di criticità. La no-stra esperienza con la piattaforma online mette in evidenza come nel corso della settimana non ci sia soluzione di continuità nei flussi di comunicazione: le ore di utilizzo più intenso tendono ad essere quel-le serali e nei giorni festivi. L’esi-genza dei docenti di collaborare e condividere i processi decisionali per poter raggiungere obiettivi ele-vati, tuttavia, non si accompagna ad un’adeguata revisione del loro profilo professionale.

Proiettando l’esperienza nel fu-turo, è stato messo a fuoco che esistono nuovi vincoli di cui sa-rebbe necessario tenere conto nella riscrittura del contratto la-vorativo, nella relazione del rap-porto tra ore di didattica in aula e ore di progettazione didattica, nell’adeguamento delle struttu-re, degli spazi e degli strumenti di lavoro.

Infine, resta una considerazione legata all’uso dei dispositivi tecno-logici e alla manualità esercitata quotidianamente tramite la piat-taforma. I vantaggi elencati sono di tale portata e valore, da lasciare in ombra e rendere quasi trascura-bile ogni considerazione sul fatto che gli insegnanti che cooperano a distanza con i colleghi sono quo-tidianamente esposti all’uso della

in presenza, si aggregano persone, ruoli e idee. La stratificazione dei messaggi crea un archivio orga-nizzato e i presupposti per poter studiare la storia delle istituzioni scolastiche attraverso le discus-sioni sui più minuti processi: dal-la progettazione delle attività allo scambio/revisione di documenti; dalla condivisione in tempo reale sui fatti che riguardano la scuo-la, passando per la negoziazione tempestiva sulle strategie comuni di intervento verso alunni e fami-glie, fino alla riflessione sui grandi temi dell’apprendimento/insegna-mento; dagli accordi di tipo logi-stico, all’assunzione di delibere collegiali tramite scrutinio elet-tronico (secondo i criteri stabiliti nel Regolamento di funzionamen-to del Collegio dei Docenti). Per questo nel tempo la piattaforma è diventata il terreno in cui si genera lo sviluppo professionale e in cui maturano decisioni accurate le-gate ad un’attenta conoscenza del contesto.

Il valore aggiunto è dato dalla possibilità di rendere maggior-mente visibile il lavoro di singo-li o di gruppi di docenti; di avere scambi comunicativi tempestivi e sistematici, di coordinare le azio-ni; di cercare di rendere esplicite le pratiche tramite la condivisione di materiali; di favorire l’appren-dimento tra pari e, al contempo, l’inserimento dei nuovi docenti.

Molti degli aspetti positivi della

Figura 4 - Schermata iniziale della piattaforma della scuola Don Milani (GE). Attualmente i forum attivi sono una sessantina

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interessanti che sono emersi dall’i-nizio del progetto possono ricon-dursi a due aspetti principali: da un lato, la grande quantità di questio-ni che la comunità professionale ha dovuto affrontare, combinando gli aspetti tecnici con quelli pedagogi-ci e didattici come la configurazio-ne dei dispositivi, le limitazioni, la sicurezza e le protezioni, la gestio-ne delle procedure, la formazione e l’aggiornamento dei docenti, la valutazione delle competenze digi-tali. Dall’altro lato, l’impatto delle TIC nei processi di insegnamento/apprendimento e, in particolare, l’integrazione tra le tecnologie di-gitali, gli strumenti e le pratiche propri dell’approccio laboratoria-le che caratterizza l’ambiente di apprendimento.

Al di là di questa esperienza, le altre aule Wikischool sono at-trezzate con almeno un computer connesso alla rete e uno schermo lcd o - in alternativa – una LIM. è quindi normale e routinario che i docenti usino i materiali digitali a supporto delle proprie lezioni, e questo consente loro di differenziare i linguaggi e i mezzi comunicativi.

Nell’aula l’uso del computer è principalmente (ma non esclusiva-mente) appannaggio del docente. Di fatto, anche nei casi in cui il computer e lo schermo vengono gestiti dagli alunni, ciò che accade è che si ripete una modalità cen-trata su un’unica persona che con-duce/registra l’attività di fronte al resto del gruppo. Per questo nelle tre scuole si cercano e incoraggia-no spazi e situazioni in cui gli stu-denti possono usare gli strumenti tecnologici in autonomia (per es., nello spazio di studio individuale a Milano, nei laboratori interdi-sciplinari a Genova, nei laboratori a gruppi di studenti di diversa età a Firenze). Accade talvolta che gli strumenti digitali (tablet, ma anche notebook e netbook) vengano por-tati nelle aule, ma accade ancora (o di nuovo) che intere classi o gruppi

scuol@ 2.0’. Il cospicuo finanzia-mento del progetto ha permesso di passare da una dotazione pre-valentemente di classe (pc nelle aule, LIM, aula multimediale) all’introduzione di dispositivi indi-viduali (tablet iPad) per la totalità degli alunni, con una “progressio-ne” a seconda delle classi. Nella scuola si è dibattuto a lungo sulla quantità e varietà delle applicazio-ni da usare, sull’accessibilità alla rete, sulla possibilità di portare a casa i dispositivi. Gli aspetti più

sono state motivate in prima battu-ta dagli interessi di chi commercia in prodotti tecnologici (computer, LIM, tablet, libri digitali, etc.), con troppa poca attenzione anche da parte del personale scolastico alle loro reali ricadute educative.

Tra le Wikischool, “Scuola-Città Pestalozzi” (che ospita tutte le otto classi della scuola del primo ci-clo), fa parte delle quindici scuole che per prime, nel 2011, sono state selezionate dal MIUR per l’avvio del progetto nazionale ‘Patto per la

Figura 5 - Studenti di Scuola-Città Pestalozzi (FI) durante un’attività di geografia

Figura 7- Studenti di Scuola-Città Pestalozzi (FI) durante un’attività basata sul metodo del Cooperative Learning

Figura 6 - Studenti di Scuola-Città Pestalozzi (FI) documentano un’attività

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tutti gli studenti. In tali ambienti, inoltre, è possibile dialogare sui contenuti e crearne di nuovi, ma anche far seguire alla pratica una riflessione sull’uso degli strumen-ti, realizzando quindi percorsi di alfabetizzazione digitale basati sull’esperienza.

Come è accaduto per la piatta-forma dei docenti, anche gli am-bienti online, che modificano i confini temporali e spaziali della scuola, hanno coinvolto via via molti docenti, che ne hanno colto le potenzialità e li hanno adottati singolarmente e collettivamente come spazi di lavoro disciplina-ri o di classe. Si è trattato di un processo spontaneo, non organiz-zato in modo sistematico, diffu-sosi con tempi e strumenti diversi, secondo gli approcci didattici ri-tenuti più consoni per il contesto di riferimento, per la metodologia impiegata e per le discipline e i la-boratori oggetto di insegnamento.

Nella scuola di Milano, per esempio, è stato scelto di realiz-zare un ambiente Moodle per gli studenti, parallelo a quello dei do-centi, uno spazio dove gestire atti-vità didattiche online sotto forma di laboratorio. A Genova, invece, si è lasciata la scelta ai gruppi di docenti e ai Consigli di classe che hanno optato per ambienti come PbWorks e Wikispaces. Dato che il processo è in divenire, in questo momento, si stanno facendo strada gli ambienti proposti da Google – il nuovo Google Classroom e il tradizionale Google Sites - da usa-re con gli account Google Apps for Education predisposti per alunni e docenti. Nelle tre realtà, è in corso di analisi e di studio l’utilizzo che in questi anni è stato fatto degli ambienti che sono stati messi a disposizione per la condivisione (Dropbox, Google Drive, Moodle, PbWorks, Wikispaces, per citarne alcuni) e per la documentazione (blog, siti di classe, sito della scuo-la, spazi delle scuole su YouTube).

I limiti e le potenzialità di questi

nei regolamenti di accesso e utiliz-zo delle risorse tecnologiche delle Wikischool.

Se da un lato c’è la difficoltà pra-tica ad aggiornare e mantenere gli strumenti perché possano essere utilizzati da più utenti nell’arco della stessa giornata (un problema su tutti le batterie cariche), dall’al-tro è evidente che spesso i ragazzi dispongono di una strumentazio-ne di base aggiornata e adegua-ta allo svolgimento di attività di documentazione (per es., per la fotografia, la registrazione audio e video). Si sta andando progressi-vamente nella direzione del BYOD (Bring Your Own Device): con scenari interessanti, tutti ancora da approfondire, in termini di si-curezza delle reti, di regole, ma anche di gestione dell’aula (che talvolta diventa la città), di cultura e abitudine alla connessione con strumenti tra loro molto diversi, di costi per le famiglie e di pari op-portunità tra gli alunni. L’uso degli strumenti tecnologici non riguarda più soltanto le situazioni didattiche tradizionali, siano queste in aula o quella negli ambienti esterni. La pratica e l’abitudine da parte di al-cuni docenti, unita alla curiosità di sperimentare da parte dei col-leghi, ha facilitato la diffusione di ambienti di apprendimento online, luoghi riservati in cui è possibile archiviare in modo organizzato (e quindi garantendo la reperibilità nel tempo) il materiale didattico usato in classe e condividerlo con

di alunni, si rechino in laboratori attrezzati: per quanto negli ultimi anni questi spazi siano stati de-monizzati (come luoghi in cui le scuole segregavano le macchine, tenendo la tecnologia a debita di-stanza dalla pratica quotidiana), nella nostra esperienza, essi pre-sentano in molti casi caratteristi-che che li rendono competitivi con le aule tradizionali. Si tratta quindi di scelte legate alle necessità pra-tiche e concrete di lavoro con gli studenti, più che alle suggestioni trasmesse. Gli strumenti usati sono per lo più di proprietà delle scuole, ma accade frequentemente che gli alunni - previa autorizzazione dei docenti - impieghino i propri mez-zi. Questo è reso esplicito anche

Figura 8 - Studenti della Don Milani (GE) durante un laboratorio tecnico-scientifico (matematica e tecnologia)

La realizzazione di pro-getti nelle scuole avviene grazie a docenti che, con competenza e passione, animano la discussione e sono vicini agli studenti e alle loro famiglie e ai col-leghi. Le Wikischool, ma non solo, devono molto alle professoresse Stefa-nia Cotoneschi e Carme-la Oliviero: sarà compito di tutti valorizzare e por-tare avanti il lavoro che la loro prematura scom-parsa ha interrotto

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per scontato. In quest’ottica, la capacità nell’uso degli strumenti diventa requisito minimo al pa-ri della padronanza dei contenuti disciplinari, elementi imprescin-dibili tanto quanto l’abitudine alla riflessione e alla condivisione sulle pratiche. Docenti pronti ad assol-vere una funzione simile possono essere aiutati in primis lavorando sul campo, affiancando e osser-vando in modo critico i colleghi che usano gli strumenti digitali – e va da sé che questo può es-sere esteso a molte altre pratiche della professione docente. Per fa-re questo sarebbe utile prevedere iniziative dove, per brevi periodi, vengono resi possibili scambi di docenti tra scuole del territorio, momenti per la riflessione interna alle scuole che siano con frequenza periodica elevata e non a carattere volontario.

Le nostre scuole sono, infine, portavoce di un’esigenza collet-tiva: perché infrastrutture solide e affidabili vivano e prosperino nel tempo, è necessario avere as-sistenti tecnici di riferimento che facciano parte dell’organico della scuola – o di piccole reti di scuo-le di un dato territorio – e che di quella realtà curino gli interessi. Sono necessarie persone aggior-nate, con competenze specifiche elevate, in grado di occuparsi della manutenzione e gestione ocula-ta delle attrezzature e della loro configurazione in ambienti in cui sono presenti studenti (in molti ca-si ben lontani dalla maggiore età), così come sono da aggiornare ed elevare le competenze dei docenti e del personale della segreteria. è fondamentale che tutto il persona-le della scuola si riconosca come parte della struttura lavorativa, che ne condivida gli obiettivi, la cultu-ra e l’identità.

* Manuela Delfino, membro del coor-dinamento della scuola “Don Milani”, insegna storia e geografia. Ha esperien-za di ricerca nel settore delle tecnologie didattiche.

sia sotto l’evidente punto di vista economico-finanziario, sia sotto quello educativo-didattico, oltre che etico. Il rischio è quello di por-tare nelle scuole strumenti superati in partenza, ad elevati costi di ma-nutenzione (vedi le LIM) o effime-ri (vedi la vita media di un tablet).

La dotazione tecnologica di una scuola è un investimento della pubblica amministrazione. Dando per scontato che i nostri ammini-stratori non si facciano trascinare dalle mode del momento o dalle lobby di chi ha interessi economici esterni alle scuole pubbliche, non è pensabile che, dopo aver acquista-to gli strumenti digitali, i docenti debbano ancora imparare ad usarli. Inoltre, il periodo di ammortamen-to della tecnologia dovrebbe coin-cidere con il suo periodo d’uso e di vita: non è sensato fornire stru-mentazioni che richiedono troppo tempo per essere usate competen-temente in un dato contesto. Per questo motivo la tecnologia va tarata sulle competenze e neces-sità delle singole scuole. Al di là dell’imprescindibile livello di base dato a tutte le istituzioni scolasti-che (infrastrutture e connettività solide e affidabili per docenti e studenti), ci dovrebbe essere una quota di strumentazione data alle scuole in base alle specifiche esi-genze e proporzionata all’effettiva capacità di ricezione.

L’obiettivo è di ridurre (se non annullare del tutto) il tempo di in-tegrazione della tecnologia nella scuola, investendo su strumenti che hanno in sé la possibilità di innovare: la condizione è che sia-no effettivamente e correttamente recepiti. Inoltre, vi è la necessità di formazione e condivisione di pratiche fra docenti in un’ottica collaborativa. Nelle Wikischool si chiede ai docenti, soprattutto, di riappropriarsi degli obiettivi alti della scuola: pensare e far pensare, ragionare e far ragionare, mette-re in crisi il sistema, le procedu-re già predisposte, non dare nulla

spazi e – soprattutto - i criteri di analisi e scelta conseguenti meri-terebbero riflessioni ben più ampie delle presenti. Comunque sia, quel che sembra evidente è che stru-menti come questi rispondono alle esigenze di chi – tramite il digi-tale – cerca di favorire tutti quei processi che vanno nella direzione del reperimento dell’informazione (per es., con interrogazioni non banali in cerca di risposte non scontate a domande aperte) e che supportano la strutturazione e or-ganizzazione della conoscenza, il consolidamento di un metodo di studio che prevede la coesistenza del lavoro individuale con quello della comunità dei pari.

Sia nel contesto d’aula, sia in quello extrascolastico, un certo uso della tecnologia può rivesti-re un valore fortemente inclusivo, concedendo agli studenti di lavo-rare secondo i propri tempi, ritmi e curiosità, le proprie esigenze di ap-prendimento, con diverse modalità comunicative e alternando i mezzi.

Alcune riflessioni aperte

Nelle Wikischool l’importanza attribuita alle attività esperienziali è elevata tanto quanto quella attri-buita alla documentazione e alla riflessione critica sull’attività stes-sa. è quindi normale che la pratica con gli strumenti tecnologici sia considerata più un effetto collate-rale che l’obiettivo vero e proprio del lavoro. è evidente che l’uso di strumentazione tecnologica non comporta di per sé valori positivi: la facile fruizione e la realizzazio-ne/condivisione di prodotti digitali non vanno di pari passo né con la loro buona qualità né con una buona mediazione didattica, che restano problemi aperti. Il primo riguarda il rapporto tra la rapida obsolescenza degli strumenti e la familiarità nell’utilizzo da parte dei docenti. La corsa alle tecno-logie è fallimentare in partenza

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collegiali della scuola che li ren-da funzionali all’esigenza di una efficiente gestione e sia rispettosa delle prerogative dirigenziali.

I docenti chiedono soprattutto formazione continua e classi meno numerose. Infatti, la necessità di rispondere a studenti con bisogni educativi e formativi e stili di ap-prendimento molto diversi mette a dura prova le strategie e le me-todologie didattiche consolidate, imponendo la continua ricerca e il confronto anche in ordine ai profi-li epistemologici delle discipline.

Gli studenti chiedono in parti-colare che ci si prenda cura de-gli edifici scolastici e si provveda

all’ammodernamento degli am-bienti di apprendimento, anche mediante un uso più massiccio del-le risorse digitali nella didattica. Inoltre gli studenti sono sempre più consapevoli dell’importanza di maturare, già a partire dalla scuo-la, vere competenze spendibili nei contesti di studio e di lavoro che dovranno affrontare in seguito.

Le famiglie sono generalmente attente alla cura che la scuola nel suo complesso riesce ad esprimere e al contesto educativo nel quale i figli si inseriscono; quindi esse danno valore non solo alla quali-tà degli insegnamenti, ma anche al progetto educativo, esplicito o implicito, che tutta la comunità scolastica trasmette agli allievi.

Il mondo del lavoro guarda con attenzione alla capacità della scuola di attivare negli studenti tutte quelle competenze, anche trasversali, che possono rendere più agevole la transizione tra scuo-la e lavoro. Insomma si valorizza-no le metodologie e le esperienze (stage, tirocini, alternanza scuola-lavoro) che determinano l’occupa-bilità degli studenti.”

L’esperienza descritta nel dos-sier, sembra suggerire che ag-giornamento e formazione dei

LE INTERVISTEdi Paola Torre

Le scuole coinvolte nel progetto Wikischool pre-sentano un elevato grado di complessità. Le soluzioni che hanno adottato in risposta alle esigenze didatti-che, organizzative e di formazione del personale sono originali e talvolta in controtendenza, ma sempre in un rapporto di dialogo con le istituzioni locali e na-zionali. Per fare emergere la varietà dei temi connessi con gli scenari dell’innovazione scolastica, abbiamo intervistato alcuni rappresentanti di queste istitu-zioni, oltre che alcuni dei protagonisti delle scuole

coinvolte.Il direttore generale per gli ordinamenti scolastici e

la valutazione del sistema nazionale di istruzione, il direttore di uno degli uffici scolastici regionali delle Wikischool, un ricercatore dell’ITD-CNR e i dirigen-ti delle tre scuole: chiediamo a loro - in virtù del ruolo e delle competenze di cui sono portatori - di fornire ulteriori elementi per dare una visione più completa del progetto e della sua relazione con il panorama scolastico.

cArmeLA PALumBo direttore generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Carmela Palumbo nel corso della sua carriera ha ricoperto numerosi incarichi. Sempre alla ricerca di qualcosa, il Direttore Palumbo è orientato a fornire il massimo supporto ai processi di cambiamento, all’operatività degli uffici e delle scuole alla luce di una mobilità e moltepli-cità di relazioni con la Regio-ne, gli Enti locali, con il mondo dell’impresa e le parti sociali in quanto portatori di scelte e responsabilità.

Direttore Palumbo, quali sono le richieste che le sono rivolte dai dirigenti, dai docenti, dagli stu-denti, dalle famiglie, dal mondo del lavoro?

“Senza dubbio i dirigenti sco-lastici richiedono vera autonomia delle scuole, accompagnata da un’adeguata assegnazione di ri-sorse. L’esigenza è quella di poter determinare, almeno in parte, la scelta del personale da destina-re alle varie funzioni in ragione del piano dell’offerta formativa e delle innovazioni didattiche da introdurre.

Si attende, ormai da tempo, anche la revisione degli organi

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docenti si generino dentro le pratiche (nei contesti di lavoro, “dal basso”) e in modo connet-tivo (accessibili e condivisibili tra le scuole). Ci sono le condi-zioni perché questo venga messo a sistema?

“L’esperienza della Wikischo-ol dimostra bene come le reti di scuole siano particolarmente ef-ficaci quando si impegnano nelle attività di formazione degli inse-gnanti. Infatti tali attività normal-mente si realizzano attraverso la ricerca-azione tra i docenti della rete. L’uso delle TIC permette, poi, l’ampia socializzazione dei materiali e delle pratiche didatti-che fra gli insegnanti stessi.

L’estensione del modello della Wikischool è sicuramente auspi-cabile e potrà trovare fondamento da un lato nella progressiva digita-lizzazione delle scuole e dall’altro nell’ampliamento della loro auto-nomia organizzativa.

Del resto, la visione di scuola

Direttore Pagano, come esercita il suo non facile compito di gestire

contenuta nel documento “La Buo-na Scuola” è sicuramente assai vicina all’esperienza della Wiki-school che rappresenta il tentativo ben riuscito di costruire la scuola moderna.”

In che modo intendete pro-cedere alla valutazione delle esperienze e delle pratiche (di-dattiche e organizzative) realiz-zate nelle Wikischool?

“La valutazione dell’esperien-za della Wikischool impegnerà senz’altro alcuni dirigenti tecnici e sarà finalizzata soprattutto a ve-rificare il miglioramento degli ap-prendimenti degli studenti. Inoltre sarà fondamentale verificare per il Ministero la mutuabilità del mo-dello e gli eventuali provvedimen-ti normativi necessari ad una sua vera e propria messa a regime.”

nell’esperienza Wikischool è prevista una mobilità territo-riale dei docenti ad hoc. Quali le

dall’alto il complesso scenario dell’innovazione scolastica?

condizioni, gli ostacoli, i vantag-gi di una mobilità concorsuale dei docenti gestita dall’istituzio-ne scolastica o scambio di do-centi tra istituzioni scolastiche nel territorio?

“La mobilità ad hoc dei docenti è forse l’aspetto più interessante della Wikischool sotto il profilo organizzativo. In sostanza si rico-nosce alle scuole una modalità di scelta che è funzionale all’attua-zione dell’offerta formativa. I van-taggi di tale sistema sono evidenti perché i dirigenti scolastici posso-no, entro certi limiti, connettere le risorse e le professionalità del-la rete alle attività che ciascuna scuola intende realizzare.

O v v i a m e n t e s o n o n e c e s -sar ie specif iche disposizioni contrattuali per far sì che l’espe-rienza diventi ordinaria modalità di gestione del personale docente e punto qualificante nel percorso di ampliamento dell’autonomia delle scuole.”

“Ritengo innanzitutto sia fonda-mentale avere una visione strategica nell’esercitare una governance dei processi di cambiamento, il che si-gnifica avere ben in mente un futuro da costruire.

Parlando di innovazione tec-nologica, quel futuro è delineato dall’Agenda Digitale Italiana che rappresenta un’occasione per per-seguire i grandi obiettivi della cre-scita, dell’occupazione, della qualità della vita nel nostro Paese, in linea con Europa 2020.

In questo quadro si colloca la Scuola, luogo di investimento e di creazione di valore, nel quale si svi-luppino originali modelli d’appren-dimento, aperti al cambiamento, che tengano conto di nuovi principi edu-cativi come il social learning.

Devo sottolineare che le scuole

rosAriA PAGAno Direttore Generale USR-Liguria

Dopo la laurea in lettere ed una breve esperienza di inse-gnamento, si è dedicata agli studi giuridici, per accedere, tramite concorsi, ai vari gradi della carriera amministrativa nel Ministero dell’Istruzione, prima nel Provveditorato di Na-poli e successivamente in quello di Genova. Dal novembre 2000 Dirigente del Provveditorato di Genova, ha poi ricoperto il ruo-lo di Vice Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Li-guria. Da agosto 2014 il Mini-stro Giannini l’ha voluta alla testa della Direzione Generale della Liguria.

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“Competere o cooperare. Professio-ne docente: esperienze a confron-to”, tenutosi a Genova il 7 maggio 20141.”

La rete realizza davvero una forma facilitante di interazione e collaborazione fra differenti tipi di istituzioni? Può favori-re lo scambio di esperienze e di docenti?

“Informazioni e scambio di esperienze sono valorizzate dalla costituzione di community, che co-stituiscono un importante sviluppo professionale della funzione docen-te. La rete Wikischool in Liguria ha offerto molti spazi, in particolare su due tematiche: didattica della shoah e scuola e teatro.”

1 I video degli interventi sono sul sito http://www.donmilani.wikischool.it/

sugli apprendimenti può significare un’ottima opportunità di migliora-mento delle competenze. Si tratta di attuare una didattica innovativa, in cui gli strumenti metodologici possono offrire adeguati supporti.”

In che modo l’USR può crea-re sinergie tra le Wikischool e le altre scuole del sistema regionale d’istruzione?

“Le Wikischool sono un valo-re aggiunto importantissimo. Ad esempio la nostra scuola ligure, la “Don Milani”, offre non solo contri-buti alla formazione dei docenti an-che a distanza, tramite piattaforma LabTD, ma collabora attivamente e sistematicamente con l’USR per l’organizzazione di iniziative di for-mazione seminariale e convegnisti-ca, come è stato anche dimostrato dall’organizzazione del convegno

liguri mostrano una forte attenzione e sensibilità al tema della innova-zione tecnologica, e non da adesso.

Il bando che, come USR, abbiamo emanato a seguito dell’Accordo Sta-to Regioni del 18 settembre 2012, ha visto il 90% delle IISS destinata-rie di assegnazioni per l’acquisto di LIM o per la realizzazione di Cl@ssi 2.0. E prima ancora abbiamo as-sistito alla costituzione spontanea di reti di scuole per l’innovazione tec-nologica. Questo a conferma della profonda volontà di miglioramento didattico attraverso un uso consape-vole e competente della tecnologia.”

Quale impatto ha l’innovazio-ne tecnologica sulla qualità della scuola, dell’insegnamento e sui risultati dell’apprendimento degli studenti?

“L’impat to delle tecnologie

AuGusto chioccArieLLo ricercatore ITD-CNR

Augusto Chioccariello, lau-reato in Fisica, ha lavorato all’Università della California e al MIT con Seymour Papert, su ambienti di programmazione per bambini. Dal 1989 è ricerca-tore all’Istituto per le Tecnologie Didattiche del CNR.

Qual è il ruolo dell’Istituto per le Tecnologie Didattiche (ITD) ri-spetto al progetto Wikischool?

“L’idea di Wikischool ha radici nella lunga collaborazione tra la scuola “Don Milani” e l’ITD sull’in-tegrazione delle tecnologie nel la-voro degli insegnanti e nei processi di insegnamento/apprendimento. La rete di scuole ha fornito un con-testo sperimentale per investigare

l’estensione del modello della piat-taforma di comunicazione per i do-centi ad altre scuole e, soprattutto, al lavoro collaborativo tra le scuole. Un requisito importante della nuova piattaforma è stato quello che ogni insegnante, con un solo account, potesse accedere a tutti gli spazi di discussione, fossero essi di una scuola o di un centro risorse. Questo ha comportato l’identificazione di

quali stanze potessero essere lascia-te aperte e di quali fosse necessario chiudere a chiave (per es., quelle in cui si discute dei singoli alunni). Un’altra domanda di ricerca era il peso della parte in presenza nella possibilità di estendere e sostene-re nel tempo la discussione in un ambiente virtuale. A ciò, infine, si aggiunge che l’ITD aveva anche il compito di rendere operative le scel-te e far funzionare il servizio.”

Avete raggiunto i vostri obietti-vi di ricerca?

“L’estensione dell’uso di una piattaforma di collaborazione al-le altre due scuole ha funzionato senza particolari problemi. Anzi, ci ha sorpreso la velocità con cui una modalità di lavoro che alla Don Milani ha impiegato alcuni anni a svilupparsi si sia propagata alle altre. Dove, invece, abbiamo regi-strato criticità è nel livello di col-laborazione tra scuole. I problemi

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“Il lavoro del ricercatore è, in linea di principio, svincolato dalle esigen-ze pratiche di funzionamento di una scuola. Questa libertà permette di studiare e sperimentare idee nuo-ve. L’aderenza alla concretezza del far funzionare quotidianamente una scuola è fonte di conoscenze non riproducibili in laboratorio. La capa-cità di riflettere sulla pratica profes-sionale, come ci ricordava Donald Schön, genera nuova conoscenza in un processo di apprendimento dall’esperienza. Le due attività, di ricerca e di pratica riflessiva, danno il meglio quando riescono a lavorare in sinergia. Il progetto Wikischool è un contesto privilegiato per ricerca-re questa sinergia.”

è di organizzazione del lavoro: non ci sono forme di autonomia orga-nizzativa a livello di rete in grado di gestire, in forma non occasionale, richieste di strutturazione di attività intra-scuole. Il recente dimensio-namento della rete scolastica ha, di fatto, rimosso i dirigenti Wikischool dalla quotidianità del progetto con la loro riallocazione ad un contesto di istituto più ampio, al cui inter-no sono state inglobate le tre scuole laboratorio.”

In base all’esperienza maturata, quali relazioni tra il mondo della ricerca e quello della scuola sono a vostro parere più produttive/efficaci?

non sono di natura tecnologica: pe-sa la mancanza della componente di lavoro in presenza, di cui quello online si alimenta. Una delle forme di integrazione tra le tre scuole, che si vorrebbe sperimentare, è la parte-cipazione di insegnanti alle attività didattiche in classe di un’altra Wiki-school. Condividere la prassi è im-portante per riflettere sui processi di insegnamento/apprendimento ed è complementare alla condivisione della loro documentazione. Que-sto non è ancora avvenuto in modo stabile per due motivi. Uno è eco-nomico: il progetto Wikischool assegna alle scuole personale ag-giuntivo, ma non prevede costi per le attività del progetto. L’altro

PAoLo cortiGiAni dirigente “Don Milani”, Genova

Paolo Cortigiani è dirigente del Convitto Nazionale “C. Co-lombo” di Genova e dell’Istituto Onnicomprensivo annesso. Ha pubblicato numerosi articoli sul tema dell’organizzazione e della direzione delle scuole. È convinto che la cooperazione professionale e la democrazia dei processi decisionali siano risorse decisive per l’efficacia delle scuole e per la crescita del-le persone che vi lavorano.

Parlando della piattaforma si è fatto riferimento alla partecipa-zione dei docenti ai processi deci-sionali. Questi sono causa o effetto della piattaforma?

“La materia prima più preziosa delle scuole è la pratica, che produce conoscenza professionale (quindi innovazione) se e quando e da quan-te più persone viene interrogata e indagata; per questo la partecipazio-ne è il motore dello sviluppo profes-sionale e dell’autonomia di ricerca

delle scuole.La piattaforma è stata ed è una

risorsa decisiva per favorire la par-tecipazione al sistema sociale e ma-teriale di attività delle Wikischool. Un contesto di lavoro non è, di per sé, un ambiente di apprendimento: le scuole devono imparare a pensar-si come contesti di apprendimento, di formazione in servizio, e ad or-ganizzare il pieno accesso a tutti gli aspetti rilevanti della pratica. La formazione da fatto individuale,

decontestualizzato, collaterale, epi-sodico, deve diventare un princi-pio organizzativo fondamentale del contesto di lavoro.

Potenziare in modo sistematico la partecipazione significa dare all’organizzazione interna una for-ma di rete, la forma organizzativa che massimizza la produzione della conoscenza professionale e quindi dell’innovazione. Non innovazio-ne ingegneristica, pensata in think tanks lontani dalle scuole, bensì in-novazione incrementale, radicata nei processi lavorativi, prossima alle pratiche e ai bisogni reali delle scuo-le, contestualizzata nelle scuole.

L’utilizzo di una tecnologia di supporto al lavoro collaborativo è stata senz’altro determinante per superare quelle barriere che ostaco-lano il pieno dispiegarsi dell’appren-dimento e dell’innovazione, che si realizzano dovunque con modalità blended, integrando le interazioni discorsive e cognitive in presenza con quelle a distanza. Mi permetto un suggerimento al MIUR: nel Pia-no Scuola Digitale bisognerebbe in-durre un’azione strategica dedicata

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tendenza mainstream, fondamental-mente autoritaria e neogerarchica, che affronta il problema complesso della direzione delle scuole con la soluzione semplicistica che punta a rafforzare il potere del dirigente. Il discorso parte-cipativo e democratico, sicuramente eretico in questa fase storica, è non solo economicamente più efficiente delle vie autoritarie, perché funzionale alla produzione di sapere professiona-le e innovazione dal basso, ma anche politicamente emancipativo, perché potenzia il protagonismo professiona-le dei lavoratori della scuola e la loro partecipazione alle scelte di direzione dell’organizzazione.”

d’azione top-down, de-formalizza i ruoli, scompagina le pratiche dirigi-ste, valorizza la reputazione acquisi-ta con la forza delle argomentazioni. Il dirigente “irretito” deve puntare sulla followership (sull’abilitazio-ne dei lavoratori ad autogestire il proprio lavoro; in merito, rinvio alle pagine di Roberto Serpieri) e sull’attivazione di concreti disposi-tivi organizzativi, anche telematici, in grado di facilitare la costruzione sociale e democratica della funzione di direzione delle scuole.”

non ha mai la sensazione di esse-re controtendenza?

“Sono senz’altro contrario alla

a supportare tecnologicamente la cooperazione professionale nelle singole scuole e tra le scuole.”

Qual è il profilo del dirigente in una scuola in cui i docenti parteci-pano ai ruoli decisionali?

“In un’organizzazione partecipata e democratica, a rete, il dirigente de-ve esercitare un ruolo di promozione e facilitazione della partecipazione, di sostegno ai processi decisiona-li, di connessione e di expertise. In tale organizzazione, per il dirigente risulta difficile affidarsi alla asim-metria di un ruolo formalmente su-periore, perché la rete rompe le linee

steFAno doGLiAni dirigente “Scuola-Città Pestalozzi”, Firenze

Stefano Dogliani dirige Scuo-la-Città Pestalozzi (SCP) dal 2006. È da sempre impegnato a promuovere innovazione didat-tica nella scuola, coniugandola con la ricerca scientifica.

La sua è l’unica delle Wikischo-ol ad avere anche una scuola pri-maria aggregata alla secondaria. Quali sono le specificità di SCP?

“La possibilità di avere nello stesso plesso la scuola primaria e la scuola secondaria consente ai do-centi di agire un curricolo verticale condiviso e di lavorare ad un co-erente sviluppo delle competenze e degli apprendimenti adeguato ai vari livelli di età.

è interessante per noi studiare il diverso utilizzo delle tecnologie e le diverse competenze digitali che gli alunni mettono progressivamente in atto. Inoltre accompagnare il loro apprendimento, attraverso le diverse

esperienze che si susseguono negli anni, consente di raggiungere un profilo in uscita caratterizzato da solide competenze ed arricchito da capacità digitali critiche e creative.”

La scuola che lei dirige è impe-gnata in Wikischool, ma anche in altri progetti nazionali (per es., Scuola 2.0). Come si conciliano queste due visioni, una parti-ta dal basso con quelle proposte dall’amministrazione centrale?

“Non esiste alcun problema in quanto i due progetti presentano lo stesso impianto pedagogico. Que-sto perché il progetto Scuola 2.0 è stato assegnato a quelle scuole che

già si caratterizzavano per una di-dattica interattiva, cooperativa e laboratoriale.

L’utilizzo delle TIC non è un fine, ma un’opportunità per sostenere le scuole che intendono avviare pro-cessi di trasformazione e di inno-vazione didattica e organizzativa. Il Ministero non ha voluto calare dall’alto un progetto precostituito, ma ha voluto che fossero le stesse scuole ad elaborarlo secondo le loro peculiarità; così i due progetti si so-no perfettamente integrati.”

Quali elementi del progetto “Wikischool” sceglierebbe per iniziare ad estenderlo anche a nuove realtà scolastiche?

“Il progetto Wikischool si fon-da sulla capacità dei docenti di fare comunità professionale e di agire in modo da educare gli studenti alla collaborazione e allo scambio cognitivo.

Quindi la prima operazione do-vrebbe essere quella di realizzare con i docenti percorsi di progetta-zione condivisa e di ricerca-azione anche con l’utilizzo di piattaforme e tecnologie, in modo da compren-dere come le TIC consentano di im-plementare la ricerca professionale.

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formativa e a realizzare azione mira-te di tutoring, consentendo nell’ap-prendimento di coniugare in maniera efficace autonomia, personalizzazione e individualizzazione.”

elettronico) intesi non come meri strumenti tecnici, ma come media per apprendere nel rispetto dei di-versi stili cognitivi, possono aiutare i docenti a differenziare l’offerta

Nella didattica si potrebbe speri-mentare in che modo l’utilizzo dei dispositivi (LIM, tablet, notebook) e degli ambienti virtuali (blog, gior-nali online, piattaforme, registro

AnnA sAndi dirigente “Rinascita-Livi”, Milano

Anna Sandi è dirigente scola-stico dal 1984, con esperienza in diverse scuole, alcune delle quali con progetti di sperimen-tazione ex art.3 DPR 419/74. Attualmente dirige l’Istituto Comprensivo “Nazario Sauro”. Tra le sue passioni, il mondo dell’educazione, l’arte, il ricamo e il lavoro a maglia.

nella vostra scuola avete scelto moodle come ambiente di lavoro per gli studenti: quali sono i limiti e le valenze di questa scelta?

“Rinascita fa parte della rete Wikischool, che fa dell’uso degli strumenti tecnologici applicati al lavoro di docenti e studenti uno dei perni fondamentali della didattica. In questa visione s’inserisce la scel-ta di usare una piattaforma digitale come Moodle. Dall’osservazione fatta nei due anni trascorsi, è emer-so che questo strumento favorisce la comunicazione tra studenti e tra studenti e docenti, le attività inte-rattive e individualizzate, l’archi-viazione del materiale che diventa fonte condivisa di riflessione, con la conseguente motivazione degli studenti a partecipare in modo più propositivo.

I limiti sono costituiti dalla ri-gidità degli ambienti, dai tempi di connessione e dall’impossibilità di caricare materiali digitali molto pe-santi. Non abbiamo ancora risposte soddisfacenti in merito ai percorsi di recupero/rinforzo delle competenze, in quanto ci sembra imprescindibile

l’apporto umano in relazione alla capacità di riflessione.”

nella vostra realtà si fa spesso riferimento all’importanza dei genitori nei processi organizzativi della scuola. Qual è il loro ruolo?

“La nostra è, per definizione, una “scuola-comunità”. La parteci-pazione dei genitori nasce da una lunga tradizione e ha ormai solide basi di consapevolezza e organiz-zazione, che si esprimono con varie forme di collaborazione (di servi-zio, di tipo formativo, di indirizzo della scuola).

La stretta relazione tra genito-ri, docenti e studenti determina una concreta alleanza educativa e favorisce la costruzione di una progettazione condivisa e parteci-pata, visibile anche dall’esterno. In quest’ottica, la scuola è un ambito prezioso di Educazione permanente per adulti e ragazzi. Inoltre, questa esperienza diventa anche “comunità di buone pratiche”: i genitori assu-mono ruoli diversi e, a seconda dei contesti, sono adulti in autoforma-zione, animatori culturali, formatori

di altri genitori. Le competenze che mettono a disposizione nella scuola sono vissute con spirito collabora-tivo e di volontariato.”

milano sta vivendo un periodo intenso legato all’expo 2015. In quale modo è coinvolta la scuola che lei dirige?

“Rinascita ha collaborato con istituzioni ed enti pubblici per favorire la consapevolezza delle scelte alimentari e ha una cucina didattica autorizzata dall’ASL dal 1999. L’alimentazione è un tema trasversale che coinvolge le diver-se aree e i laboratori trasversali nelle Attività sociali. Recentemen-te, la Vicepreside di Rinascita, prof.ssa De Clario, ha avuto l’in-carico di Ambasciatrice per EX-PO, con il compito di supportare le scuole che volessero predisporre progetti di educazione alimentare. Vale la pena, inoltre, citare l’ope-rato della “Commissione alimen-tazione sostenibile”, che controlla i pasti della refezione scolastica, organizza mensilmente un mer-cato biologico a filiera corta nel cortile della scuola, collabora nella cura dell’orto didattico. Inoltre, da molti anni è all’interno di una rete di 60 strutture scolastiche del Comune di Milano, in cui svolge il ruolo di Scuola per la formazione nel progetto “Orti nelle scuole – seminiamo insieme per formare i futuri cittadini”. Tale progetto è finanziato dal Rotary San Siro, e i partner sono il Comune di Mila-no, l’Università di Agraria, l’Orto Botanico e l’Istituto Agrario di Noverasco.