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38 AZIENDABANCA - settembre 2014 DOSSIER - BANCA E TERRITORIO

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38 AZIENDABANCA - settembre 2014

DOSSIER - BANCA E TERRITORIO

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DOSSIER - BANCA E TERRITORIO

Nell’Italia dei Campanili, afferma-re il legame localistico tra sistema bancario e impresa è abbastanza scontato. Che nel corso dei de-cenni la piccola impresa locale abbia potuto contare su una pre-ziosa sinergia con le realtà banca-rie del territorio è ormai assodato, e questa virtuosa collaborazione ha spesso permesso di immettere ulteriori energie positive sul terri-torio e di accelerarne lo sviluppo. Lo conferma anche una recente analisi, “Territorio, banca , svilup-po. I sistemi territoriali oltre la cri-si”, commissionata dall’ABI, in cui il Censis fotografa nel dettaglio le condizioni delle diverse aree del nostro territorio. L’impatto di sei anni di stallo ha contempora-neamente messo in difficoltà e rinnovato il legame tra banca e territorio, evidenziando le poten-zialità dell’interazione tra banca e soggetti locali (famiglie, imprese, enti, istituzioni etc.: il rapporto Censis parla di “geocomunità”) a diversi livelli.

La banca, da sola, può far pocoIl punto di partenza fondamentale resta il sostegno all’impresa. Con

il perdurare di una crisi di cui mol-te volte è già stata annunciata la fine, è diventato rapidamente evi-dente che l’azione di una singola banca a sostegno del territorio poteva fare ben poco. Di fronte a una cronica mancanza di una vi-sione a lungo termine e di ampio respiro in ambito di politica eco-nomica e industriale, la banca, per quanto legata a distretti pro-duttivi e reti di impresa e con for-ti competenze in specifici settori e filiere, rischiava anzi di vedersi trascinata nelle difficoltà dell’eco-nomia locale. E così, in alcuni casi, è stato.

Manca una politica nazionaleQuelle stesse competenze speci-fiche hanno certamente permes-so a diversi istituti di individuare le imprese ad alto potenziale, in settori consolidati o emergenti, da guidare in percorsi di crescita e di internazionalizzazione. Ma anche in questo caso l’assenza di una politica economica nazionale, declinata sulle specificità locali, pesa negativamente sulla effica-cia delle misure prese. Gli stessi, numerosissimi interventi a favore

Ricostruire il legame con il territorioIL LEGAME TRA BANCA ED ECONOMIA DEL TERRITORIO È

AMPIAMENTE RICONOSCIUTO. MA LE INTERAZIONI A LIVELLO

LOCALE VANNO OLTRE IL RAPPORTO BANCA-IMPRESA E LA

SFERA ECONOMICA, INCLUDENDO LE FAMIGLIE, GLI ENTI

PUBBLICI, LE ASSOCIAZIONI E LA SFERA SOCIALE. UNA “RETE

DI COESIONE” MESSA A DURA PROVA DALL’ESPERIENZA DELLA

CRISI ECONOMICA

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delle start-up, pur ampiamen-te pubblicizzati, restano spesso confinati all’iniziativa di banche e istituzionali locali per sostene-re i coraggiosi neoimprenditori del territorio, e non parte di una più ampia politica nazionale di rilancio dell’economia nei setto-ri più innovativi.

Il territorio fa sistemaper il welfareSe una azione efficace a favore dello sviluppo è difficilmente innestabile a livello locale, con l’impatto della crisi la “rete” di banca, imprese, sistema sociale e territorio si è comunque attiva-ta. II sostegno alla società locale si è manifestato in diversi modi: di fronte ai tagli alla spesa relati-vi al welfare, ad esempio, nume-rose banche locali hanno avviato iniziative a favore del reinseri-mento lavorativo dei disoccupa-ti, del sostegno (anche psicolo-gico) di chi si trova in difficoltà, di social housing. E nella ricerca di prodotti e soluzioni in grado di dare una risposta ai problemi contingenti della clientela, sal-vando il salvabile e proteggen-do il più possibile il territorio aspettando la ripresa.

Vicinanza e solidarietàtra personeMerito anche di una maggiore consapevolezza, da parte dei cittadini, che le cose sono cam-biate. Secondo il rapporto “Un

Neo-Welfare per l’Italia. Auto-protezione, mutualità e coope-razione”, realizzato da Assimo-co, è in corso la definizione di nuove soluzioni di protezione sul piano sociale ed economico, an-che grazie all’azione dei diversi soggetti sul territorio: individui, famiglie, associazioni, ma anche enti pubblici e banche locali. Di fronte alla crisi, insomma, si ri-torna ai legami di vicinanza e di solidarietà tra le persone, alme-no per il 49,5% del campione di intervistati coinvolti nella ricer-ca: l’idea di una crescita infini-ta sembra tramontata per sem-pre e per il futuro si prevedono meno lavoro, meno reddito e meno welfare pubblico. Proprio il tema del welfare sembra quel-lo maggiormente preoccupante: solo il 10,7% degli intervistati si è detto convinto che il sistema pubblico in futuro sarà in grado di fornire un servizio adeguato. Tutti gli altri ritengono di do-ver incominciare a provvedere a forme di protezione integrativa, stipulata individualmente, come nucleo famigliare e in altre for-me “collettive”. E non a caso è proprio dal mondo delle BCC che arrivano alcuni interessanti progetti a sostegno della geo-comunità.

Il caso dei Social BondIl legame con gli attori sul terri-torio mette la banca in contatto anche con il cosiddetto terzo

SE UNA AZIONE EFFICACE

A FAVORE DELLO

SVILUPPO È DIFFICILMENTE

INNESTABILE A LIVELLO

LOCALE, CON L’IMPATTO

DELLA CRISI LA “RETE” DI

BANCA, IMPRESE, SISTEMA

SOCIALE E TERRITORIO SI È

COMUNQUE ATTIVATA

gBeneven
Evidenziato
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settore, il mondo dell’associa-zionismo e del no-profit: un am-bito in cui il mondo bancario ha già sviluppato, in molti casi, importanti esperienze di offer-ta ad hoc, ma in cui ha fatto il proprio ingresso uno strumen-to particolarmente interessan-te. I Social Bond sono ormai una realtà consolidata e tutta da esplorare. Le esperienze in corso, al momento prevalen-temente a livello nazionale, la-sciano prevedere nuove moda-lità di finanziamento per realtà che mal si adattano ad approcci tradizionali basati ad esempio sull’analisi di bilancio, ma che generano ritorni positivi per i territori in cui vanno ad agire.

La difesa del microterritorioPur in questo quadro così duro, l’importanza per il territorio di un rapporto con una banca lo-cale è testimoniato anche dalla nascita di comitati per la fonda-zione di nuovi istituti bancari: iniziative che spesso impiegano anni per andare a buon fine (e alcune volte non ci riescono af-fatto) e che prendono piede an-che in territori in cui le banche territoriali sono state assorbite da Gruppi più ampi. Ma che cosa può spingere imprendito-ri e famiglie a creare una nuo-va banca in un momento in cui non solo la lettura dei bilanci bancari, ma anche una sempli-ce occhiata a un quotidiano fi-

nanziario indica che la redditivi-tà del settore è ai minimi? Una spiegazione si può trovare nel fenomeno della “difesa del mi-croterritorio”, ben descritta dal Censis nel 47esimo Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese: a uno scarso coinvol-gimento dei cittadini italiani nei processi decisionali pubblici, sintomo della crescente lonta-nanza della dimensione politi-ca, corrisponde una strenua di-fesa del territorio.

La banca locale come fattoredi competizioneE, più in particolare, delle strut-ture potenzialmente a rischio di chiusura o ridimensionamento: scuole, ospedali, uffici postali, stazioni ferroviarie, mezzi di tra-sporto, persino aeroporti. In al-cuni casi si tratta di simboli del-la presenza dello Stato, certo, ma la gran parte delle battaglie condotte da comitati spontanei e cittadini sul territorio riguarda il mantenimento di servizi e in-frastrutture che, in una epoca di competizione globale, sembra-no indispensabili per permet-tere a famiglie, imprese, enti e associazioni locali, se non di confrontarsi ad armi pari con il resto del mondo, almeno di avere una chance.

A.G.

IL TEMA DEL WELFARE

SEMBRA QUELLO

MAGGIORMENTE

PREOCCUPANTE:

SOLO IL 10,7% DEGLI

INTERVISTATI SI È

DETTO CONVINTO CHE

IL SISTEMA PUBBLICO

IN FUTURO SARÀ IN

GRADO DI FORNIRE UN

SERVIZIO ADEGUATO