donne al lavoro
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LISBONA 2010 DONNE AL LAVORO:
quante sono, quale il profilo, quali contratti part-time – lavoro temporaneo, le esperienze
OCCUPAZIONE E FECONDITA’ MISURE DI CONCILIAZIONE
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Le donne piemontesi sono più vicine all’Europa: hanno un tasso di occupazione di circa dieci punti percentuali più alto della media italiana - 46,3% - mancano solo 4 punti all’obiettivo di Lisbona
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Le donne rappresentano il 51,5% della popolazione piemontese. La percentuale è influenzata da una presenza più numerosa di donne anziane.Nella fascia dell’età lavorativa compresa tra i 15 e i 64 anni le donne scendono al 49,7% della popolazione
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49,7% della popolazione 43,4% della forza lavoro42,9% degli occupati53,8% persone in cerca di occupazione
Le donne in età lavorativa diminuiscono al 49,7% e sono solo il 43,4% della forza lavoro.Tra le persone in cerca di occupazione le donne sono il 53,8%
Obiettivo 2010
Donne 60% Uomini divario
Piemonte 55,9 % 73,5 % 17,6 %Italia 46,3 % 70,5 %Ue (15) 58,6 %
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popolazione maschile occupata 73,5%, popolazione femminile occupata 55,9%
Il divario di genere è molto più elevato nelle fasi d’ingresso ed uscita dal mondo del lavoro
Settore terziario. Comparto istruzione (75%) e in genere i servizi (68%). Più scolarizzate (60% con diploma o formazione superiore) ma con
compiti spesso meno qualificati. Lavoratrici dipendenti con compiti impiegatizi. Il 24,3% lavora a part-time. Sono meno presenti ai livelli più elevati: rappresentano solo un
quinto delle posizioni dirigenziali nonostante un maggior livello di istruzione. Divario retributivo a parità di ruolo.
Le lavoratrici indipendenti sono prevalentemente presenti nelle professioni deboli sul mercato (collaborazioni 59,5% e socie cooperative/coadiuvanti 62%).
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H H o ventotto anni, vivo con i miei genitori, mi
sono laureata benissimo in lettere a ventidue,
tutti a dirmi brava, brava, vedrai vedrai, ma ho
visto ben poco. Qualche supplenza qua e là in
scuole medie di paesi lontani, levatacce
all’alba, allievi che mi prendevano poco sul
serio, tanto me ne sarei andata via presto. Un
piccolo ciclo di lezioni private a un allievo
asinissimo che mi ha fatto sgolare e penare con
ben pochi risultati. Curriculum su curriculum
inviati a tanti indirizzi,quasi nessuna risposta e
quelle rare tutte dello stesso tenore: “Grazie,
non ne abbiamo bisogno, la terremo comunque
presente ecc,ecc.”
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In Piemonte la percentuale è del 24,3% contro il 3,8% degli uomini
Raggiunge il 40% in Gran Bretagna, Belgio, Germania, e il 75% in Olanda
Sono donne con età compresa tra 25 e 49 anni: le più giovani lo scelgono per motivo di studio, successivamente per conciliare i tempi della famiglia.
Vantaggi:maggiori possibilità di gestire il tempo lavoro-famiglia.Limiti: minore riconoscimento delle competenze,minore integrazione nel contesto lavorativo,minore avanzamento di carriera e retribuzione.
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Quando ho chiesto di poter usufruire del part time i
miei due figli erano piccoli e avevamo , mio
marito ed io, da poco contratto un mutuo per
l’acquisto del nostro appartamento.
Non è stata quindi una decisione presa a cuor
leggero.
La prima sensazione provata fu di estrema felicità .
Finalmente avevo la possibilità di prendermi cura
personalmente dei miei figli all’uscita della scuola
materna ed elementare.
Nello stesso tempo sul lavoro provavo un senso di
colpa nel “lasciare” i colleghi alcune ore al
pomeriggio.
Quest’ultima sensazione è svanita subito quando mi
sono accorta che la mole di lavoro che portavo
avanti coni il tempo pieno era la stessa che con il
part-time. Mi auto riducevo infatti ogni possibile
pausa e cercavo di “produrre” al pari dei colleghi.
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Le donne Le donne sono meno presenti sono meno presenti nel mercato del lavoro nel mercato del lavoro e sono e sono più numerose più numerose nelle nuove forme di lavoro più nelle nuove forme di lavoro più flessibili ma anche flessibili ma anche più precariepiù precarie. .
Un terzo dei nuovi avviamenti al lavoro sono contratti a tempo determinato mentre per gli uomini l’incremento dei posti di lavoro sono assunzioni permanenti
E’ la forma di inserimento al lavoro prevalente per i giovani soprattutto per le giovani donne: rappresenta quasi la metà dei contratti offerti alle giovani tra i 15-24 anni
oltre i 30 anni il 70% dei lavoratori interinali sono donne, maggiormente coinvolte nei settori del commercio e dei servizi alle imprese (call –center e imprese di pulizia) molto inferiore il coinvolgimento in ambiti più professionali (informatica , consulenze)
Papaàà, mi dai una mano?
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Mi chiamo Claudia, ho 30 anni ,
nubile, convivente, laureata.
Lavoro con un contratto di collaborazione annuale presso
un ente pubblico. Possiamo
dire quindi che sono un lavoratore atipico, una Cocopro, una precaria.Essere precari e donna, condiziona enormemente la
vita. Come si può pensare di
costruire una famiglia, fare dei
figli se domani, il mese successivo o se proprio va bene l’anno successivo non si
può prevedere che cosa capiterà del proprio lavoro?
Per qualcuno c’è sempre la
possibilità di un “aiutino” da
parte di mamma e papà, ma
nessuno, penso, sia felice a
trent’anni o più, di dover dipendere dai propri genitori.
Inoltre l’instabilità che la precarietà produce nella vita
non riguarda solo aspetti materiali come la casa, la famiglia, la macchina ma si insinua nella mente e negli animi delle persone rendendole insicure, incapaci
di affrontare con tranquillità
vari aspetti della vita, impossibilitate a sentirsi parte
di un contesto lavorativo che
oggi c’è e domani chissà.Insomma, più fragili psicologicamente.
?Giovani dal FUTURO incerto
?
Cristina, 30 anni: ………….Vivo nell’angoscia per non avere una sicurezza
economica e sono preoccupata per il mio futuro, sapendo che se il mio contratto a termine non verrà rinnovato dovrò mettermi nuovamente alla ricerca di un lavoro e probabilmente sarà ancora a tempo determinato. Spesso cerco di immaginare il mio futuro… ma riesco a vedere davanti a me solo un grande punto interrogativo.
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Sono il 60,8% le donne presenti nella Pubblica Amministrazione in Piemonte, maggiormente nelle Amministrazioni Locali.
Vantaggi: Facilità di accesso delle donne tramite concorso per la
migliore scolarizzazione maggiori garanzie di mantenimento del posto di lavoro,
stabilità lavorativa, maggior facilità di conciliazione delle diverse
responsabilità familiari. Il part-time è utilizzato dall’11% delle donne e solo dal 3% degli uomini
la presenza delle donne è di molto superiore nelle categorie B e C
La proporzione si inverte a livello dirigenziale16
Categoria A Categoria B Categoria C Categoria D Dirigenti
uomini 30 827 1.444 1.421 115 donne 36 1.955 4.605 1.530 82
-500
1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 4.500 5.000
dipe
nden
ti
La distribuzione per genere (31/12/2008)
3.837 uomini 8.205 donne
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SINDROME DEL RITARDO ….
Ritardo nell’ingresso nel mondo del lavoro e ritardo all’autonomia significa arrivare in tarda età a formare la propria famiglia, cosa che ha conseguenze negative sulla scelta del se e quando procreare e sul numero dei figli che si riescono ad avere.
Età media al parto
Tot Figli
Torino 31 1,3Piemonte 30,8 1,27Italia Sud 30,4 1,36Italia 30,8 1,34
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Occupazione e fecondità possono crescere insieme se alle occasioni
lavorative si affiancano strumenti di conciliazione?
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Tasso di fecondità sale dove il tasso di occupazione è più alto
Due casi opposti
Investimenti in politiche sociali
nascite
Svezia 3% pil 2 figli per donna
Italia 1,1% pil 1,34 figli per donna
Tasso di fecondità sale dove il welfare è più efficiente
E allora?Il consolidamento di una relazione
positiva tra occupazione e fecondità è importante per lo sviluppo territoriale
e suggerisce:
Il potenziamento delle misure conciliazione
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Il part-time Ma le mamme che lavorano part-time rischiano di più di perdere il lavoro dopo la nascita del primo figlio delle mamme con lavoro full-time
70% contro il 16%
L’astensione per la maternità e i congedi parentali
E’ uno strumento, destinato ai rapporti di lavoro dipendente, ma ha la prospettiva di interessare una platea di destinatari sempre più ristretta visto che interessa i lavoratori più giovani e soprattutto nell’età più feconda per le donne
Le reti informali per la cura dei bambini
misure che dovrebbero permettere alle donne di dire un doppio ‘sì’
alla maternità e al lavoro”
Consiglio di Barcellona(parte integrante della Strategia di Lisbona)
sottolinea l’importanza dei servizi alla conciliazione
Scuole dell’infanzia
popolazione in età 3-5 anni
Entro il 2010: disponibilità 90%
In Italia: obiettivo già raggiunto!
Nidi d’infanzia
popolazione in età < 3 anniEntro il 2010: disponibilità
33%In Italia: 9,9%Piemonte:13,1%Emilia Romagna: 23,9%Calabria: 1,8%
Lista di attesa di 1.568 bambini per l’ingresso ai nidi nel Comune di Torino (2008)
Conciliare lavoro e famiglia
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Mi chiamo Veruschka, ho 38
anni , Ho un Incarico di
Collaborazione Coordinata e
continuativa annuale presso
un ente pubblico
piemontese.
Sono sposata, ho due figli,
anche mio marito lavora con
contratti a termine.
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2010 = 60%55,9%
part-time è una soluzione?come superarne i limiti?
lavoro temporaneo fragilità sul mercato?
stabilizzazione o
< Progressione di carriera
è scelta ocondizionamento?
Le donne nella scelta del lavoro danno maggiore importanza alla sua qualità e contenuto o alla possibilità di carriera e maggior reddito?
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Piemonte in 5 mesi persi 100.000 posti di lavoroColpiti soprattutto precari e autonomi
50.000 avviamenti al lavoro in meno
Quali conseguenze? lavoro, famiglia, sicurezze
Quali politiche per arginarle?Come condiziona le donne?
Fonti: IRES, Donne. Primo rapporto sulla condizione femminile
in Piemonte, anno 2007. IRES, Donne e lavoro atipico, III rapporto, osservatorio
permanente sul lavoro atipico in Italia, anno 2008. Provincia di Torino, Quaderno di lavoro. Donne e
conciliazione fra lavoro e famiglia in provincia di Torino, anno 2008.
www.provincia.torino.it/pari_opportunita/crspo/index.htm www.provincia.torino.it/pari_opportunita/crspo/donne_lavo
ro_conciliazione.htm Bilancio di genere del Comune di Torino
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