yvy- tierra

26
YVY, Tierra La lotta contadina e indigena in Paraguay Isabel Farina Ambyasy, jasy. Ysoindy ojepokapáva okúi. Ñ ande yvy jeko ijaku'ipáta Opáta ha nde imemby, máva jyváreiko rejeréta? Yo sufro, luna. La luciérnaga se retuerce y cae. Dicen que nuestra tierra se hará polvo, se acabará, y tú, su hija, ¿del brazo de quién volverás? Miguel Ángel Meza 1

Upload: unito

Post on 25-Feb-2023

2 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

YVY, TierraLa lotta contadina e indigena in

ParaguayIsabel Farina

Ambyasy, jasy. Ysoindy ojepokapáva okúi.

Ñ ande yvy jeko ijaku'ipáta Opáta

ha nde imemby, máva jyváreiko rejeréta?

Yo sufro, luna. La luciérnaga se retuerce y cae.

Dicen que nuestra tierra se hará polvo, se acabará,

y tú, su hija, ¿del brazo de quién volverás?

Miguel Ángel Meza

1

IntroduzioneNell’aprile del 2012, sessanta contadini senza terra hanno occupato deiterreni a Curuguaty, nel Paraguay nord-occidentale. Questi terrenivenivano considerati di proprietà dell’ex senatore del Partito Colorado,Blas N. Riquelme, una delle persone più ricche e uno dei più grandiproprietari terrieri del paese. Nel 1969, il dittatore Stroessner,aveva dato illegalmente a Riquelme 50.000 ettari di terra che sisupponeva fosse destinata ai poveri agricoltori come parte della riformaagraria. Con il ritorno alla democrazia nel 1989, i campesinos hannocominciato una lotta per tale riforma che implicherebbe una realedistribuzione dei diritti di proprietà della terra, poiché laripartizione effettuata negli ultimi cinquant'anni, risulta essere statainefficace nel ridurre la povertà di un'ampia fetta della popolazionerurale, indigena e campesina. L’occupazione delle terre a Curuguatyavvenuta in aprile era uno di questi tentativi. Il 15 giugno, le forzedi sicurezza sono arrivate a nella proprietà per sfrattare i campesinossin tierra dal loro insediamento. Lo scontro che è seguito allo sfratto (idettagli di questo sono ancora molto confusi) ha causato la morte di 17persone, di cui undici campesinos e sei agenti di polizia. Ottantapersone sono rimaste ferite.Con effetto domino, da questo avvenimento è seguita la caduta delgoverno Lugo con l’insediamento di Federico Franco, l’elezione diHoracio Cartes e l’inizio di lotte e mobilitazioni sempre più forti daparte dei movimenti campesinos sin tierra, repressi duramente dal governo. Durante il mio soggiorno in Paraguay ho toccato con mano gli effettidevastanti della (s)vendita dei terreni alle multinazionali eproprietari brasiliani da parte di decenni di dominazione Colorada nelgoverno, effetti che non sono solo ambientali, economici o politici, maprima di tutto sociali. La lotta campesina risulta l’esempio perfettoper comprendere queste complesse dinamiche che intercorrono in questomomento attuale e che riportano a galla un passato ancora presente. Mi

2

riferisco agli strascichi traumatici della dittatura, terminata 25 annifa e l’impatto che le violenze e le decisioni economiche e politiche diallora, hanno avuto sullo stato psicosociale del paese. Attualmente il movimento campesino sta vivendo anni di dura repressioneperché es el que màs se moviliza y màs lucha, pero también sus demandas y reivindicacionesapuntan a los pilares del modelo de acumulaciòn del capital en el paìs: la tierra1.

1. Una storia di espropriazioniParlare di terra in Paraguay, significa esplorare le cicatrici apertedelle guerre e della morte. Il dramma della terra e la repressione dichi combatte per il diritto alla restituzione, trova le sue origininella dittatura di Stroessner, ma il legame sofferto che il popolo hacon il suo territorio va ricercato ancora più indietro. Come dice ancheStefano Ruzza fin dai suoi albori, l’umanità ha sovente impiegato la forza allo scopo dicontrollare un certo territorio o una determinata risorsa naturale: molte guerre, nonché la quasitotalità delle avventure coloniali, sono esemplificative di questa antica associazione tra terra esangue2. Se la “sindrome del meticciato” serve per spiegare le relazioni1 Palau Marielle, Criminalizaciòn a la lucha campesina, Base Is 2012,Asunciòn, pg. 13. 2 Ruzza Stefano, Bloody soil, fertile land. Neo-liberalismo, privatizzazione e violenza, in (in)sicurezze. Sguardi sul mondo neo-liberale tra antropologia, sociologiae studi politici, Edizioni Nuova Cultura, 2013 Roma, pg 76.

3

familiari e di genere in America Latina, a mio avviso torna utile percomprendere anche le relazioni di possesso e di proprietà con ilterritorio. Dopotutto parliamo di un popolo che è nato, come altri nelcontinente, dall’incontro drammatico tra colonizzatori e indigeni, e laprima forma di dominazione coloniale è sicuramente l’accaparramento e ladistruzione degli spazi naturali, nel loro contesto ecologico esimbolico a discapito delle popolazioni originarie. Come diceva Clastres, i guaranì erano il popolo del territorio in termini dioccupazione reale e simbolica dello spazio. Tutta la loro cultura siradicalizza nel rapporto con lo spazio e una parte di questa relazione èstata ereditata anche dal popolo paraguayano. Il drammadell’espropriazione delle terre agli indigeni verrà investigato piùavanti, mi concentro ora sulla storia generale della vendita dei terrenida parte dello Stato.

1.1. Le vene aperte delle guerre Alla fine del 1800 in Paraguay il 98% del territorio era di proprietàpubblica: lo Stato cedeva ai contadini lo sfruttamento di appezzamentiin cambio dell'obbligo di abitarvi e coltivarli in forma permanente masenza il diritto di venderle. C'erano, inoltre, 64 estancias de la patria,proprietà che lo Stato amministrava direttamente. Le opere diirrigazione, dighe e canali, i nuovi ponti e strade contribuironosignificativamente all'aumento della produttività agricola. Si riscattòla tradizione indigena, abbandonata dai conquistatori, di due raccoltiannuali. Ma con la Guerra della Triplice Alleanza (1865-1870), il Paraguay-sconfitto da Argentina, Brasile e Uruguay- visse un vero e propriogenocidio maschile. Non scomparve solo la metà della popolazione: anchele tariffe doganali, i forni di fonderia, i fiumi chiusi al liberocommercio, l'indipendenza economica e vaste zone del suo territorio. Ivincitori introdussero dentro le frontiere ridotte dal saccheggio, illibero scambio ed il latifondo. Tutto fu saccheggiato e tutto fuvenduto: le terre ed i boschi, le miniere, le piantagioni di erba mate,gli edifici delle scuole. Successivi governi marionetta venneroinstallati ad Asunción dalle forze straniere d'occupazione. Appenaterminata la guerra, sul paese cadde il primo prestito straniero dellasua storia da parte del Regno Unito, che non aveva preso formalmenteparte alla guerra. Negli anni successivi, lo Stato paraguayano iniziò avendere le sue terre fiscali per far fronte alla crisi finanziaria

4

causata dal conflitto. Bernardino Caballero, presidente dal 1880 al1886, decretò la vendita di milioni di ettari per far fronte alle spesee ai debiti della guerra e per incentivare lo sviluppo economico permezzo della privatizzazione. I contadini sopravvissuti alla guerrafurono costretti ad abbondonare le terre dove avevano vissuti pergenerazioni a diventare proletari in città o braccianti dei nuovipadroni.Di questa guerra il paese porta ancora tutti i segni ben visibili, comeraccontato da Galeano nella sua opera storica: “Allí, entre pantanos y mosquitos,junto a los restos de un muro derruido, yace todavía la base de la chimenea que los invasoresvolaron, hace un siglo, con dinamita, y pueden verse los pedazos de hierro podrido de lasinstalaciones deshechas. Viven, en la zona, unos pocos campesinos en harapos, que ni siquierasaben cuál fue la guerra que destruyó todo eso. Sin embargo, ellos dicen que en ciertas noches seescuchan, allí, voces de máquinas y truenos de martillos, estampidos de cañones y alaridos desoldados3”. Ancora aperte sono anche le vene della Guerra del Chaco, avvenuta tra il1932 e il 1935, contro la Bolivia per il controllo delle risorsenaturali della zona inospitale del Gran Chaco, dove si sospettava lapresenza di petrolio. Come risultato della guerra, vennero ridisegnatitutti i confini a Nord e il Paraguay cedette una parte di Chaco in cui,anni dopo, si confermò la presenza di pozzi petroliferi.

1.2. La dittatura: tierra mal habida Nel 1954 si instaurò la dittatura del generale Alfredo Stroessner chedurò per più di trent’anni, e che continua ancora oggi in manieraufficiosa da parte del suo partito, il Partido Colorado. Durante glianni ’70 Stroessner si era accordato con il regime dei militaribrasiliani per accogliere gli immigrati provenienti proprio del Brasiletra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70. La volontà delregime brasiliano era quella di estendere la popolazione brasiliananelle città paraguayane di frontiera. L’accordo con Stroessner furaggiunto rapidamente: il dittatore sloggiò dalle terre più ricche icampesinos del suo paese per far posto ai coloni brasiliani desiderosidi sfruttare al meglio le zone del Paraguay dove maggiori erano lerisorse naturali. Così avvenne la colonizzazione dei dipartimenti diCaaguazú, Alto Paraná e San Pedro. I primi imprenditori brasilianiacquistarono in brevissimo tempo enormi appezzamenti di terreno, che poirivendettero ai coloni che giungevano a frotte dal Brasile, a prezzi

3 Galeano Eduardo, Las venas abiertas de America Latina, Montevideo 1971, pg. 164.5

stracciati. La forte corrente migratoria che si verificò allora ha postole basi per quanto sta accadendo oggi: intere zone del Paraguay sonotrasformate, di fatto, in vere e proprie enclaves brasiliane pocopropense a rispettare leggi ed usanze del paese di cui sono ospiti.Durante la dittatura si attuò anche la così detta Revoluciòn verde, con cuisi sanciva l’utilizzo dei prodotti agrochimici come fertilizzanti e lameccanizzazione dell’agricoltura, distruggendo migliaia di ettari diterra, causando numerose morti, dovute alla contaminazione degliagrotossici, e molti neonati nacquero con evidenti malformazioni.Terminati il regime la Comision de la Verdad sulla dittatura di Stroessnerprovò l’ esistenza di gravi irregolarità negli acquisti della maggiorparte dei terreni in mano a brasiguayos (paraguayani ricchi di originibrasiliane) e multinazionali.

1.3 La transazione alla democraziaSituazione che non cambiò con la transizione alla democrazia, anzi, laproduzione di soja transgenica nella regione orientale del Paraguay ha,se possibile, peggiorato il problema. La Mesa Coordinadora Nacional deOrganizaziones Campesinas (Mcnoc) ha definito la Ley de Control de ProductosFitosanitarios de Uso Agrícola come una licencia para el genocidio. I terreniutilizzati per la produzione di soja e per l’allevamento rappresentanol’80% del territorio nazionale e sono in mano al 2% della popolazioneovvero i brasiguayos. Questa nuova politica agricoindustriale hadisarticolato le organizzazioni contadine, costringendo inoltrecampesinos e indigeni a migrare nei grandi centri urbani, soprattutto acausa delle frequenti fumigazioni, e finendo così per ingrossare le giàpoverissime periferie urbane del paese e vivere in condizioni precarie. Una storia di espropriazioni che definisce inevitabilmente anche lelotte di rivendicazione. Essere “ricollocati” come avviene per lecomunità indigene, o essere costretti a trasferirsi nelle aree urbane olavorare nei latifondi, ha sicuramente un effetto sulla percezione disé da parte dei campesinos e degli indigeni, infatti concetti comepovertà, violenza e furto sono entrati di prepotenza nella vitacontadina e indigena accompagnati da un senso di disorientamento eimpotenza da cui sembra difficile uscire, davanti al potere enorme chegli attori politici ed economici, nazionali e stranieri, stannoacquisendo. Ma come dice Marco Revelli nell’introduzione al libro diGiuseppe de Marzo, “ciò che salva” si genera esattamente là dove il male con più evidenza di

6

manifesta: non nel chiuso dei livelli politici ufficiali ma al livello del suolo, nelle pieghe dei territoridove è più evidente la crisi della rappresentanza e dove è più offesa la vita4.

2. Ñorairõ okaraygua, la lotta campesina

2.1. Storia e attori nel movimento contadinoL’economia del Paraguay si basa soprattutto sull’esportazione dei suoiprodotti agroalimentari. La maggioranza dei territori nel paese sonosfruttati per l’agricoltura e l’allevamento, così come la maggior partedella popolazione è impiegata in queste attività come campesinos o peones.Ma molto poco di ciò che viene prodotto nel paese, appartiene al paeseed è destinato ad esso. I movimenti di lotta campesina iniziarono a delinearsi soprattuttoall’inizio del 1900, favorendo la costituzione di identità collettiveintorno alla memoria della vita contadina. E’ in questo stesso periodoche si sviluppa il mito del bandolerismo social, ovvero di banditiinvulnerabili che rivendicavano i diritti delle aree rurali. Ma la lotta, come la vediamo ora, inizia negli anni ’60 quando il paesesi apre al mercato mondiale, stimolando un modello agro-esportatore perlo sviluppo e la modernizzazione. Iniziò così la produzione intensiva dicotone e soja a discapito dell’agricoltura di autosussistenza e dellaproduzione destinata al mercato interno. Giusto per fare un esempio, inmeno di dieci anni la produzione di cotone per l’esportazione passa dal5% al 47%. Quello che molti studiosi di orientamento marxistasottolineano sia come, questa inversione così veloce, non sia statametabolizzata dalla società soprattutto dai contadini che non ebberonemmeno il tempo di veder svanire le loro terre sotto la nascenteborghesia rurale, i coloni tedeschi, giapponesi e brasiliani. Il modelloagro-esportatore, portò le famiglie contadine ad una povertà accelerata,anche a causa della crisi dei prezzi del cotone e della soja nelmercato, alle tasse elevate pretese dallo Stato sulle famiglie e aglialti tassi di disoccupazione. Tra il 1984 e il 1986 la mobilitazione contadina si fece sempre piùsostenuta, attraverso la pratica dell’occupazione delle terre libere.Nonostante le lotte per la terra non siano nuove nel panorama

4 Giuseppe de Marzo, Anatomia di una rivoluzione, Castelvecchi Rx 2012, Roma, nell’Introduzione di Marco Revelli, pg. 13.

7

paraguayano, queste rivendicazioni assumono una forma differente dalpassato per il contesto in cui si muovono, per il carattere di massa eper la violenza a cui sono sottoposte. In piena dittatura, le leghecampesine, vennero brutalmente represse dallo Stato, accusate di esserecomposte da comunisti e sovversivi. Il problema non venne maiconsiderato dalle forze politiche come un problema sociale ma come unfatto di dominio della polizia e dell’apparato legale. Fatti piùrecenti, come il Piano Colombia, legittimano la repressione e laviolenza di Stato se pur in nome della guerra al narcotraffico. Unavolta fermate le occupazioni, le terre espropriate vennero convertite inaree assediate militarmente. Bisogna sottolineare che durante il regime,così come la forma adottata dal movimento non rispecchiava le lottepassate, le rivendicazioni in sé non rispecchiavano le lotte future: nonvi era infatti un progetto di riforma sociale e avevano un carattereframmentario e localizzato. Ma allo stesso tempo per il loro caratteresociopolitico, la loro capacità di generare identità collettiva e dirispecchiare micro-forme di partecipazione democratica, queste lottefurono il germe originario delle mobilitazioni dei giorni nostri. Nelcorso degli anni la lotta si è fatta sempre più politicizzata: imovimenti si sono aperti anche alla denuncia della repressione, delcontrabbando e della corruzione. La lotta si è ampliata, così come ladomanda di diritti: non si tratta più di rivendicare le terre, ma anchedi pretendere diverse condizioni di commercio, diritto di associazione,ecc… . I protagonisti sono aumentati, comprendendo non solo i campesinossenza terra, ma anche coltivatori della struttura produttiva eproduttori indipendenti e salariati a tempo determinato. Particolarmente rilevante è stato l’emergere di nuovi attori socialiparticolarmente influenti come gli occupanti di Tavapy II con il loroconsiglio comunitario, la Asemblea permanente de Campesinos sin Tierra e laCoordinaciòn de Mujeres Campesinas.In particolare ho trovato interessante la storia della nascita dellaCoordinazione delle donne contadine, come attore simbolo della nuovalotta campesina. Nel 1985, qualche mese dopo l’Assemblea permanente deicontadini senza terra, le madri, moglie e sorelle dei campesinos siraggrupparono in maniera organizzata per supportare le rivendicazionidell’Assemblea in temi come il sovra-sfruttamento e la discriminazione,la domanda di terra in relazione alla produzione e riproduzione masoprattutto il diritto a partecipare alla difesa dei propri interessinel piano di consumo (alimentazione, salute e educazione). Ai temi

8

tipici della lotta campesina si aggiungevano tematiche di genere. Perquesto si sentiva l’urgenza di creare un soggetto di denuncia delladoppia oppressione delle donne in quanto donne e in quanto contadine. Da questa prima esperienza di aggregazione, nacque CONAMURI, CoordinadoraNacional de Organizaciones de Mujeres Trabajadoras Rurales e Indígenas, membrodell’organizzazione campesina odierna più importante, il CLOC- VíaCampesina Paraguay. Il metodo di lotta di CONAMURI si caratterizza perla formazione politica con denunce, mobilitazioni, alleanze con altreorganizzazioni, proposte di legge, partecipazione agli spazi diformazione e di azione nazionali e internazionali.

2.2. Il massacro di CuruguatyParticolarmente importante per i movimenti campesini è la data del 17 diaprile, dichiarato giorno mondiale della lotta contadina, per ricordareil massacro avvenuto nel 1996 a Eldorado dos Carajás, in Brasile, in cuipersero la vita 19 contadini occupanti durante una marcia di protesta el’ostruzione della strada BR-155 per la capitale Belèm. La polizia e icorpi militari ricevettero l’ordine di utilizzare la forza. Le vittimedi Eldorado simboleggiano tutte le vittime della violenza di stato edella repressione delle rivendicazioni per la terra, ma c’è un altroevento, particolarmente drammatico e significativo per i campesinosparaguayani: il massacro di Curuguaty del 2012 che segnò il golpe diFederico Franco per destituire l’allora presidente Fernando Lugo.Solamente dalla caduta della dittatura di Stroessener, nel 1989, inParaguay si sono registrati circa un centinaio di assassini didirigenti sindacali campesinos. Ai quali si sono aggiunti gli undicicontadini massacrati a Curuguaty. E’ in questa città che l’ ex presidente del Partido Colorado BlasRiquelme, aveva una proprietà di 70.000 ettari, acquisita, assieme adaltre, durante la dittatura di Stroessener. Un tipico esempio di quelloche viene chiamata tierra mal habida, ovvero “terra mal ottenuta”. Tra leterre di cui si dichiarava proprietario figurava anche Marina Kuè,appezzamento donato dalla Industrial Paraguaya S.A. nel 1967 allo Statoche vi installò un distaccamento della Marina militare fino al 1999. Perquesto il suo nome in guaranì significa “Vecchia Marina”. Abbandonato ilterritorio a causa di problemi economici, alcune famiglie contadineiniziarono ad avviare le pratiche per abitare legalmente e coltivare icampi, poiché i terreni dovevano rientrare nella riforma agraria.Riquelme iniziò ad interessarsi alle terre ma si trovata davanti le

9

pratiche legali delle famiglie per ottenere i diritti sulle terre. Nel2004 il potere esecutivo dichiarò le terre di interesse sociale periniziare un processo di riforma agraria ma contemporaneamente Riquelmeiniziò una causa per usucapione ed un giudice corrotto emise una falsasentenza, confermata anche in seconda istanza, che le terre gliappartenevano. Una sentenza che i campesinos non riconobbero e nonaccettarono sia sul piano giuridico che su quello delle azioni pratichedi riappropriazione, poiché consideravano le terre di proprietà delloStato, e il codice civile del Paraguay non ammette l’usucapione suproprietà pubbliche. A maggio 2012 una sessantina di contadini con donne e bambinioccuparono i 2000 ettari di Marina Kuè. Il metodo di lotta utilizzato,fu quello già illustrato nei paragrafi precedenti: l’occupazione deicampi, la coltivazione e la negoziazione con il governo per ottenerne laproprietà. In quel periodo a capo del governo era stato eletto, dopodecenni di dominazione del Partido Colorado, il liberale Fernando Lugo,sostenuto soprattutto dai movimenti campesini. La sua elezione nel 2008aveva rappresentato per il paese l’inizio di un periodo di grandisperanze e importanti aspettative soprattutto sul tema della riformaagraria. Erano proprio i gruppi campesini, a riconoscere la vittoria diLugo, come una loro vittoria. Per questo, il caso di Curuguaty portò aduna crisi sociale e ad un nuovo golpe. Tradendo le aspettative delle famiglie contadine di Marina Kuè, ilgoverno accolse la richiesta di Riquelme, inviando il Grupo Especial de laPolicia Nacional, specializzato in sgomberi di terre occupate. Senza alcuntipo di dialogo, la polizia passò alle armi provocando 17 morti tra cui6 agenti di polizia. Non furono morti accidentali: i campesini eranocircondati da cecchini e la polizia sparò a sangue freddo. Questa è unatestimonianza di ciò che accadde la mattina del 15 giugno appenaarrivate le forze dell’ordine: “ Luego se acercaron a nuestro dirigente, que decía:“¡Vamos a conversar solamente!”. “¡No!” le respondió y disparó ya hacia arriba el policía. Unostenían pistola y otros arma larga… no sé cómo se llama, mbarakaja’i se le dice, pero lo que sí quetiene muchísimas balas. Ahí, yo estaba y ya le dispararon al señor Pindú [uno dei dirigenticampesino], No sé cómo se llama pero Pindú nomás se le dice. Y ahí le dispararon, con suhondita en el pecho murió el señor. Y después yo empecé a correr pidiendo socorro. Corrí y lasbalas… Terrible era. Escuchaba las balas pasar a lado mío. Terrible era, terrible. Nuestro Dios esgrande. Y pude llegar hasta el bosque, y el helicóptero pasaba sobre mí. ¡Terrible! Se olía el olorde la pólvora de las balas. Después volví a correr, había un árbol caído con las raíces fuera, meescondí en el hueco entre sus raíces”. Undici contadini morirono: Erven Lovera

10

(41), Osvaldo Sánchez (32), Jorge Rojas (37), Wilson Cantero González(35), Derlis Benítez (27), Juan Godoy (25). Avelino Rivero (62), AvelinoEspínola (55), Delfín Duarte (54), Francisco Ayala (37), Arnaldo RuizDíaz (36), Ricardo Frutos (35), De los Santos Agüero (35) Adolfo Castro(28), Fermín Paredes (28), Luis Paredes (25) y Luciano Ortega (18). La notizia venne strumentalizzata all’inverosimile, facendo figurare glioccupanti non solo come i criminali della situazione, ma anche comeaderenti al gruppo terroristico EPP (Ejercito del Pueblo Paraguayo). La veritàperò era un'altra, come dichiarò anche il giornalista Benegas inun’intervista radio nel 2013 “Tutta l’operazione fu illegale, perché le terreappartengono allo stato. Dovrebbero essere processati il giudice, il fiscal, il ministro dell’interno. Icontadini aspettavano che andassero a parlare con loro, mostrassero i documenti di proprietà.Non andarono a parlare, furono sloggiati con violenza, con un’ ordine di perquisizione e non disgombero, tutto questo processo deve dichiararsi nullo, assolutamente nullo e mettere sottoprocesso i responsabili di quest’ operazione infame”. Per l’omicidio degli 11campesinos, nessuno è stato incriminato e non è stata svolta alcunainvestigazione ma quattordici occupanti sono stati arrestati e accusatidi omicidio doloso, associazione criminale e violazione della proprietàprivata.Il massacro di Curuguaty venne strumentalizzato dalle forzedell’opposizione per avviare un procedimento di destituzione delPresidente Lugo. In meno di 24 ore il Presidente venne chiamato adifendersi con l’accusa di negligenza per le violenze di Marina Kuè eper cattivo esercizio delle proprie funzioni. Alla fine, come previstodalla Costituzione, il Senato e la Camera votarono per la sfiducia,promuovendo la figura del vice Presidente Federico Franco per creare ungoverno di coalizione. Un anno dopo, venne eletto Hugo Cartes,riconfermando l’oligarchia del Partido Colorado e degli interessiagroesportatori. A partire dal “golpe” la situazione per il campesinado peggiorò: il neoPresidente dette il via libera all’agronegozio delle multinazionali disemi transgenici di soja, riso, mais… , all’alleanza pubblico-privata(approvata di recente) sulla concessione ai privati di tutto ilpatrimonio delle infrastrutture nazionali , alle modifiche alla legge intema di difesa e sicurezza nazionale e infine alla legislazioneambientale per la deforestazione e la fumigazione massiccia conagrotossici. A distanza di due anni dal massacro cominciano ad emergere leconseguenze sia nelle persone affette direttamente ma anche in tutta la

11

popolazione. Ma soprattutto risultò chiaro come nella realtà ladittatura stronista non era ancora finita. Come dice Galtung la violenzastrutturale, che è applicabile a quelle situazioni in cui si produce un danno alla soddisfazione dellenecessità umane di base come risultato della stratificazione sociale, è la situazione conflittualedove una parte avanza guadagnando sempre a costo di un’altra parte. Una delle forme diviolenza strutturali principali è la violenza politica.

2.3. La violenza di Stato Per Marielle Palau5 lo Stato ha un carattere repressivo di natura inquanto la sua azione ruota intorno alla coercizione e al consenso, chegarantiscono la sua esistenza. Perciò fa affidamento soprattutto sulpotere legale e sugli organi repressivi. E’ in primis attraverso ilpotere legislativo che la violenza di Stato trova la sua legittimazione,criminalizzando i movimenti di rivendicazione sociale. Criminali sonoinfatti coloro che violano le leggi, per questo l’azione dura delloStato può essere giustificata. Ma le leggi a cui fa appello sonodefinite leyes impostoras, prodotte nel corso di 140 anni di dominazione nelpaese da parte di latifondisti, lobby, stranieri ed esponenti cherappresentano un determinato gruppo di interessi. Con queste leggi nonsolo lo Stato restringe il diritto di manifestazione e i diritti dicittadinanza, ma allo stesso tempo trasforma le azioni di rivendicazioniin un delitto. Come afferma la stessa Palau, oggi se reprime con la ley en lamano6. Alle leggi si affianca lo strumento della forza, ovvero il ricorsoai corpi di polizia e alla fiscalìa che non solo agiscono con il pienodiritto ma non vengono mai incriminati per le violenze commesse.Generalmente le forze armate agiscono sugli occupanti attraversosgomberi forzati, distruzione delle abitazioni e delle coltivazioni,furti e violenze fisiche. Un’eredità lampante della dittatura. La stessaPolicìa Nacional è un prodotto stronista. Infatti, appena caduta ladittatura la polizia del regime venne convertita nell’attuale corpodella Stato, con una transizione diretta dei suoi peggiori vizi:tortura, sparizioni, corruzione, trattamenti crudeli, inumani edegradanti. Come dice Juan A. Martens, el habitus de los policìas que ingresan cadaaño, va formàndose bajo de la influencia de quienes directamente vivieron la dictadura comouniformados, o de quellos que ya aprendieron de estos sus pràcticas7.

5 Palau Marielle, Criminalizaciòn a la lucha campesina, Base Is 2012,Asunciòn, pg. 366 Ibidem, pg. 377 Martens Juan, Paraguay. Ley y Proceso Penal, instrumentos de persecuciòn a militantessociales, in Criminalizaciòn a la lucha campesina, Base Is 2012, Asunciòn pp. 93-94.

12

Come riporta anche l’Annuario dei diritti umani in Paraguay del 2013 losdifensores de DD.HH. han pasado a ser vistos como enemigos. Se ha tratado de des legittimarlos yla fuerza pùblica ha sido utilizada para amedrentar y no para proteger a las personas defensorasde los derechos de toda la poblaciòn. A queste accuse le autorità hanno rispostoche i diritti umani proteggono solamente i delinquenti e non le vittimedella delinquenza. La stessa retorica utilizzata durante la dittatura,negli interrogatori quando gli arrestati venivano picchiati con oggettia cui i carnefici davano nomi quali “diritti umani”, per svuotare delsuo significato questo concetto e per installare nel torturato il sensodi colpa per la sua azione. La criminalizzazione di chi protesta è unatecnica inventata proprio dai regimi dittatoriali: già con Stroessner iprigionieri venivano accusati di essere assassini, comunisti,sovversivi, di aver commesso gravi reati e l’azione repressiva era tantoforte da riuscire a cambiare la percezione di sé nell’accusato, tanto dafar sorgere il dubbio sulla propria innocenza. Nos sentimos culpables y por algoestamos aquì. Perché essere lì e subire tutte quelle torture? SecondoCarol Gilligan8 la risoluzione a queste domande venivano trovate proprionel senso di colpevolezza. Vi è un’esorabile legame tra l’eredità delladittatura e la situazione attuale. Naomi Klein in Shock economy (2008)mostra come le atrocità commesse dalle dittature militari in AmericaLatina, erano direttamente vincolate a disciplinare la società e crearecosì le condizioni per applicare le politiche neoliberali. La situazione attuale non è cambiata, solo che ora lo Stato si serveanche dei mezzi di informazione per creare un immaginario alterato diquesti attori sociali. Più volte i campesinos sono stati accusati diessere terroristi finanziati da Chavez, di essere comunisti sovversivi,pericolosi assassini che vogliono minare l’integrità dello Stato. Equando questi discorsi non funzionano, la stampa fa ricadere la colpadella propria condizione non sulla politica ma sui contadini stessi,affermando che el campesino paraguayo es pobre porque es ignorante. Io stessa ho potuto sentire in prima persona le opinioni dell’asunceñomedio che considera gli abitanti delle zone rurali, borrachos que no quierentrabajar. Sempre di più il campesino sta diventando sinonimo di violenza,anche a causa della strumentalizzazione delle violenze di Curuguaty. Masoprattutto, anche quando si tenta di non dare un’accezione negativa, ilcampesino e l’indigeno sono un problema, per la loro povertà, la loroignoranza e il loro stile di vita arcaico. Sembrano addirittura usciredal concetto di identità nazionale, non venendo mai definiti come

8 Gilligan Carol, In a different voice, Harvard University Press, 1982 p. 15613

cittadini paraguayani, come fossero una categoria a parte, o addiritturauna classe sociale differente. Vengono così isolati, rendendo la lottauna “loro” rivendicazione, che non tocca il cittadino comune. Citandosempre Marielle Palau, “uno dei requisiti per la criminalizzazione è lastigmatizzazione dei soggetti in lotta, attraverso l’uso dei mezzi dicomunicazione. Si crea così un’opinione negativa nella popolazionegenerale in maniera che non possano sorgere azioni di solidarietà, perconseguire che la popolazione acconsenta alla repressione eall’indurimento della struttura legale”9. A volte i contadini arrestati,come segno di protesta per la loro incarcerazione ingiusta, iniziano unosciopero della fame che dura anche dei mesi, ma la loro azione vieneinterpretata dalla gente comune come un atto di follia. Lo racconta beneLucìa Agüero Romero, intervistata da Daniela Candia per il suodocumentario su Curuguaty10: “Soy madre viuda de dos hijos. Mis suegros no me quierendar mis hijos. Mi suegra creyò que yo sufrì de una enfermedad mental al realizar la huelga dehambre, creyeron que me estaba volviendo loca. Yo estoy bien, mi mente està bien normal”.Lucìa venne arrestata per cinque mesi e nello scontro perse ilfratello. Nel documentario la donna racconta che durante l’attacco aMarina Kuè, se non si fosse messa sopra un bambino, ricevendo unapallottola alla gamba, probabilmente il bambino sarebbe morto per manodi alcuni cecchini appostati. Nell’udienza pubblica realizzata alla camera del Senato il 4 dicembre2012 sopra “Tortura, tratos crueles, inhumanos y degradantes entreagosto 2008 y agosto 2009” una vittima raccontò la sua esperienza direpressione da parte della polizia, durante un’azione di sgombero:Yo estaba con dos criaturas de la mano, y la policìa no discriminaba, no resperaban a lasembarazadas, disparaban con balines, les amenazaban que morirìan de todas maneras y que nose preocupen luego, yo me quede atascada en un alambre y cuando un compañero fue aayudarme le golpearon brutalmente. Los golpes fueron en la mayorìa en la cabeza, hay gente quetiene hasta 16 puntos. Llevaron nuetra comida, dinero, motos. Esa actuaciòn de la policìa fuecriminal, corrìamos por toda la comunitad, nos buscaban en las casas desde las 6 de la mañana,y a las 9 nos volvieron a atacar con caballos, hubo mas de 51 compañros encarcelados.Entendemos que fue un estado de sitio lo que hizo la policìa11. Anche sul caso diCuruguaty vennero raccolte molte testimonianze di tortura da parte dellapolizia durante la retata, tutte documentate dal CODEHUPY: “La policía seensañó con él [con Adalberto Castro]. Se le veía eso en su cuerpo, sus piernas, su cuarto, estaban9 Palau Marielle, Criminalizacion a la lucha campesina, Base Is 2012, Asunciòn, pg. 60. Traduzione mia. 10 Candia Daniela, Detras de Curuguaty, 201211 Ibidem, pg. 60

14

rajados, con moretones. Estaba desnudo, con anatómico, o sea totalmente desnudo estaba en elhospital. Allí él estaba ya con sonda. Estaba todo trancado, no podía orinar, quería orinar y nopodía. Le pusieron sonda. Sus ojos estaban azules. En ese momento él no nos reconocía. A mí unrato me reconocía y al rato ya no. Su cabeza estaba totalmente deformada, por el golpe. Lollevaron y lo tiraron, Dice que uno de los policías le dijo “Levantate y corré”. “No voy a correr,mátenme nomás, yo ya no puedo correr”, dijo que les dijo. “Mátenme si quieren matarme”, lesdijo. Allí, uno de los policías, dijo “Mátenlo nomás ya. ¡¡¡Mátenlo, EPP es!!!”. “Me colocó el arma enla raíz del oído” me contó [Adalberto]. En eso vino otro y dijo “dejen al prójimo, no sirve matarlo,ya se les entregó”. De allí, lo tomaron nuevamente de las manos y lo arrastraron, allí lo llevaron,lo tiraron, le pegó uno en la cabeza. “Allí perdí conocimiento”, dijo. “Ya no me di cuenta”. Lotiraron. De allí lo rescataron unos brasileros, escuché que hablaban..., él dice que se despertó ydijo que escuchaba hablar a los brasileros. Él dice que fueron esos los que lo levantaron a unverdulero. Lo sacaron en la ruta y venía un verdulero y éste lo llevó al hospital. Por eso fue elprimer herido en llegar al hospital. No fue la policía quien lo haya llevado. Por eso lo seguíanbuscando, era a él. El domingo se seguía diciendo que había más muertos. Porque dijeron, habíauno que se tiró en tal parte. Fueron allí a buscarlo. Pero ese era [Adalberto], a quien lo habíantirado allí, pero no se murió. A él lo torturaron12”.Anche la violenza contro le donne è un dato rilevante. In un societàpatriarcale e machista, in cui la donna è considerata il “sesso debole”la forza repressiva negli ultimi anni si è fatta sempre più violenta neiconfronti delle donne campesinas. Una spiegazione potrebbe essere che lapolizia e la fiscalìa stanno implementando una politica senzadiscriminazioni, per cui tutti ricevono lo stesso trattamento. Un’altrateoria più plausibile è che le forze dell’ordine hanno incorporato ivalori maschilisti della società per colpire i soggetti “più deboli”della lotta. Come dicono Claudia Korol e Roxana Longo, conservar el controlsobre los cuerpos de las mujeres, disciplinarlos, manejar la vida o subestimar la muerte de lasmujeres es absolutamente funcional a las politicas de control del capital: patriarcado ycapitalismo no son mecanismos de dominaciòn que nada tienen que ver el uno con el otro. Hanllegado juntos a estas tierras, como parte de las politicas de colonizaciòn 13. A questo proposito, anche in Paraguay si presenta un fenomeno nuovo,frutto del neo-liberismo, come già affrontato da Stefano Ruzza, ovverol’azienda privata di sicurezza. La violenza non è più un esercizioesclusivo delle forze dell’ordine pubblico, ma con l’avvio dellepolitiche neo-liberali e la vendita dei territori ad aziende straniere,si è diffusa la pratica di privatizzazione della sicurezza e quindi12 CODEHUPY Coordenadora de Derechos Humanos del Paraguay, Informe de derechos humanos sobre el caso Marina Kue, 2012 pg. 12713 Korol Claudia e Longo Roxana, Criminalizaciòn de la pobreza y de la protesta social, El colectivo America Libre, 2009, Buenos Aires.

15

della violenza. Questo nuovo soggetto non soltanto ricalca un modello di organizzazionedelle risorse (in questo caso di violenza) privilegiato dal neo-liberalismo, cioè quello dell’impresaprivata, ma risulta altresì fondamentale nel rispondere, secondo uno schema di mercato, alladomanda di violenza generata dal neo-liberalismo stesso. Tutto ciò diventa particolarmenteevidente se riferito allo sfruttamento delle risorse naturali14.Due imprese vengono spesso menzionate dalla stampa: “El Tigre” in AltoParanà e “La Montada” a Caaguazù. Le guardie private di queste aziendesono sospettate dell’assassinio di tre militanti campesinos: AbrahamSàanchez di 19 anni ucciso nel 2009 mentre andava a controllarel’abbattimento indiscriminato di alcuni alberi e la costruzione di forninon autorizzati, all’uscita dall’estancia Cuè-en Urunde’y a San Pedro loaspettavano alcune guardie private che gli spararono al cuore; EnriqueBenitez di 30 anni membro dell’Organizzazione Campesina del Nord che dapiù di un anno occupava le terre di Fernando Renhfeldt, conl’autorizzazione di questo con cui erano in corso le negoziazioni per lacompera della terra; Benitez venne trovato morto impiccato ad un alberoa 14 metri d’altezza; Andrès Ozuna di 23 anni venne mandato dal capatazdella estancia a ritirare della carne, ma non rientrò mai, e il suocorpo venne trovato il giorno seguente nei pressi della proprietà conaccanto un revolver ma sul cadavere vennero riscontrati segni ditortura, ematomi e tagli. Per tutti questi casi non venne mai svoltaun’indagine. Come spiegato anche da Stefano Ruzza, sta diventando sempre piùfrequente il fenomeno di far lavorare congiuntamente guardie private emembri della polizia nazionale, infatti ci troviamo costantemente di fronte aschemi di governance della sicurezza di matrice neo-liberale, dove cioè i privati hanno titoloall’esercizio della violenza e voce in capitolo sul controllo della medesima, anche quando ciòavviene a scapito delle funzioni o delle prerogative dello Stato. Le private security firms hannoreso più fluido questo quadro, aprendo possibilità di collaborazione prima impossibili, osemplificando forme già esistenti. Lo dimostrano bene le triangolazioni tra forze governative,irregolari e private, che consentono di mettere in atto schemi di plausible deniabilty (ovvero lapossibilità degli investitori, e delle autorità, di non “mettere la faccia”nelle questioni che riguardano l’uso della forza) assai sofisticati, i quali, nonostante un rispettoformale dei ruoli e delle leggi, consentono un carico di responsabilità minimo per gli investitorimassimizzando al contempo i loro vantaggi15. Come testimoniato dall’Osservatoriodei diritti umani e agronegozi, il 14 novembre 2008 nella colonia Chinoì14 Ruzza Stefano, Bloody soil, fertile land. Neo-liberalismo, privatizzazione e violenza, in (in)sicurezze. Sguardi sul mondo neo-liberale tra antropologia, sociologiae studi politici, Edizioni Nuova Cultura 2013, Roma, pg. 89. 15 Ibidem.

16

(Alto Paranà), si avvistarono poliziotti e guardie private intente acustodire i macchinari per la fumigazione di coltivazioni di soja.Quando si tentò di bloccare l’uso degli agrotossici, vennero arrestati27 contadini compresa una donna incinta di sette mesi. Anche la morte diVidal Vega viene collegata a gruppi privati di sicurezza. Vega era unodegli attivisti più importanti della lotta campesina, originario di unafamiglia contadina che sempre si era battuta per il suo diritto allaterra. Era anche un testimone importante del processo sul massacro diCuruguaty, ma venne ucciso a sangue freddo, in casa sua e in pienogiorno, sotto gli occhi della moglie, prima di poter andare intribunale, il 1° dicembre del 2012. Il rapporto sulle violazioni deidiritti umani a Marina Kuè segnala che en distintas zonas del Paraguay rural, la“seguridad” pública se sustenta en el actuar de los parapoliciales, amparados por la venalidad delos agentes locales de las instituciones de seguridad16.Dal 1989 ad oggi si contano circa 112 morti tra dirigenti e/o militantidi organizzazioni campesine durante azioni repressive da parte delloStato con la complicità delle forze private delle estancie.

3. Le rivendicazioni indigene

1.1. L’occupazione di plaza UrugayaNel 2011, circa trecento indigeni delle etnie Avà Guaranì da San Pedro eMbya Guaranì da Caaguazù, si recarono ad Asunciòn per svolgere unarivendicazione pacifica delle loro terre, occupando Plaza Uruguaya. Lecomunità inizialmente si installarono nel parco al centro della città,domandando all’INDI (Instituto Paraguayo del Indigena) di comprare loro 7milaettari di terra nel dipartimento di San Pedro, nel Paraguay centrale.Dopo cinque mesi la loro richiesta venne rigettata a causa delle gravicontaminazioni agrotossiche e le comunità dislocate dalle loro terreoriginarie, incominciarono a costruire delle abitazioni temporanee nellapiazza, grazie al legno donato anonimamente. Sotto gli occhi degliosservatori inviati dalle Nazioni Unite, il sindaco di Asunciònimplementò un programma di espropriazione degli indigeni dalla piazza,dichiarando che, essendo un luogo pubblico, tutti avrebbero il dirittodi frequentarlo rendendo illegittima l’occupazione degli indigeni. Quasiun anno dopo, la polizia entrò nella piazza con l’ordine di prelevaregli occupanti e ricollocarli nel distretto di Tacumbù in un terreno diproprietà dell’esercito, arrestando chiunque si opponesse. Vennero

16 CODEHUPY, Informe de derechos humanos sobre el caso Marina Kue, 2012 pg. 2617

arrestate tredici persone, tra cui indigeni e attivisti per i dirittiumani. La piazza venne circondata da una ringhiera per evitare nuoveoccupazioni. Nel 2014 gli indigeni tornarono ad Asunciòn instaurandosiaccanto alla piazza, sotto i portici della Estación Central delFerrocarril, sotto il controllo della polizia. L’occupazione durò pochimesi, venendo nuovamente ricollocati in un’altra area periferica dellacittà su richiesta dei commercianti della zona, che non tolleravano ildegrado palese in cui gli indigeni erano costretti a vivere. Al momentol’INDI sta contrattando con i proprietari dei terreni a Caaguazù e SanPedro. L’occupazione di plaza Uruguaya è solo un esempio che rappresenta secolidi azioni coatte contro le popolazioni originarie del Paraguay. La primaforma di discriminazione nei confronti degli indigeni avviene proprioattraverso il mancato rispetto e protezione dei territori d’origine. Ilterritorio riflette una intima relazione con i conoscimenti ancestrali ela cosmovisione di tutte le etnie presenti nel paese. Le donne indigenein particolare rivendicano le proprie terre come essenza della propriaesistenza, tanto da identificare la violazione dei diritti territorialicome una violazione dei propri corpi. Questa relazione tra corpo erelazione con la società è tipico della concezione amerindia, infatticome dice Seeger, la peculiarità delle società tribali in Sud America consiste in una nozionedi individuo particolarmente elaborata, con uno speciale riferimento al corpo come idiomasimbolico di riferimento. La produzione fisica del singolo è inscritta in un contesto che punta allaproduzione sociale degli individui come membri di una societa17. Per questo lo stato didegradazione fisica e di salute degli indigeni viene mostrata senzavergogna tanto quanto le cicatrici e le ferite ricevute durante lemanifestazioni, per questo quando vengono allontanati dai propri luoghid’origine si lasciano morire di fame e non accolgono le cure date,: sonoun indice importante di come la privazione dei propri territorid’origine sia allo stesso tempo una privazione della possibilità divivere in maniera dignitosa e secondo i propri standard. Come espresso dalla Corte Interamericana dei diritti umani “Entre losindígenas existe una tradición comunitaria sobre una forma comunal de la propiedad colectiva dela tierra, en el sentido de que la pertenencia de ésta no se centra en un individuo sino en el grupoy su comunidad. Los indígenas por el hecho de su propia existencia tienen derecho a vivirlibremente en sus propios territorios; la estrecha relación que los indígenas mantienen con latierra debe de ser reconocida y comprendida como la base fundamental de sus culturas, su vida

17 Bonifacio Valentina, Terra senza cibo. L’eredità di Carlos Casado al popolo maskoy, in Etnografie collaborative e questioni ambientali, Cleup 2012, Padova pg. 81.

18

espiritual, su integridad y su supervivencia económica. Para las comunidades indígenas larelación con la tierra no es meramente una cuestión de posesión y producción sino un elementomaterial y espiritual del que deben gozar plenamente, inclusive para preservar su legado culturaly transmitirlo a las generaciones futuras18." Nel 1981 il governo paraguayano avevapromulgato la legge 904/1981 con cui si decretava il diritto dei popoliindigeni di possedere una quantità di terre sufficiente per poterportare avanti un modo di vita definito tradizionale, ovvero basatosulla caccia e sulla raccolta. La lotta degli indigeni si è unita a quella dei campesinos tanto chemolte organizzazioni collaborano e alle manifestazioni gli attivistimarciano insieme per ottenere lo stesso diritto.

1.2. Il caso degli indigeni SawhoyamaxaSe per i campesinos la luce infondo al tunnel pare non vedersi ancora, ungruppo di indigeni è riuscito ad ottenere una vittoria storica. È ilcaso dei Sawhoyamaxa di etnia Enxet la cui battaglia giuridica ebbeinizio nel 1991 con la rivendicazione di 14mila ettari di terraancestrale nelle aree conosciute come Retiro Santa Elisa e EstanciaMichi, nel nord del Paraguay. La comunità il cui nome significa “delluogo dove si raccoglie il cocco”, è un’espressione sedenterizzata degliindigeni che hanno sempre vissuto nel Chaco Paraguayano; i membri diquesta comunità appartengono ai popoli di lingue Enxet e Enhelt cheformano insieme ad altri gruppi, la famiglia linguistica Maskoy. Vivimos alcostado de la ruta [al km16], vivimos mal. Murieron por accidente, por enfermedades variaspersonas de la comunidad. Nadie nos respectaba. Ma dopo quindici anni la CorteInteramericana dei diritti umani accolse il loro caso contro lo Statodel Paraguay, emettendo una sentenza a loro favore riconoscendo non soloil diritto al ritorno nelle terre d’origine ma anche la negligenza daparte dello Stato di aver messo a rischio la vita dell’intera comunità,senza garantire cure e condizioni di vita dignitose. Nel 2012 ilPresidente Horacio Cartes promulga una legge che approprial’espropriazione di 14mila ettari di terra nel Chaco, che lo Statorestituirà agli Sawhoyamaxa.

18 Comunidad Mayagna (Sumo) Awas Tingni vs. Nicaragua, sentencia del 31 de agosto de 2001, Corte Interamericana de Derechos Humanos (Serie C), Nº 79, 2001

19

1.3. La “reciprocità mancata”Come altri gruppi indigeni anche questa comunità ha visto l’occupazionedelle proprie terre, soprattutto nel periodo seguente alla guerra delChaco in cui i territori vennero ceduti a proprietari per lo piùbrasiguayos per creare estancie dedite all’allevamento o alla produzionedi tanino tramite la raccolta del legno di quebracho di cui il Chaco èricco. Nelle estancie vennero incorporati gli indegni residenti, comemano d’opera, cambiando così i loro modelli tradizionali di economia eproduzione, restringendo quindi anche la loro mobilità. Con laprivatizzazione delle terre si produsse un cambiamento significativosulle pratiche di sussistenza della popolazione indigena, rendendolidipendenti del lavoro salariato. Secondo Branislava Susnik negli anni’60 per i giovani indigeni, lavorare negli stabilimenti dei bianchi nonera una imposizione ma un motivo di orgoglio: il lavoro di mandriano negliallevamenti di bestiamo, in particolare, era visto come l’attività mascile per eccellenza e “l’uomoabile a cercare risorse alimentari” era colui che era in grado di trovare lavoro presso i Bianchi 19.E’ importante quanto concettualizzato da Valentina Bonifacio sulrapporto tra i Maskoy e la famiglia Casado, quando parla di “reciprocitàmancata”: le relazioni tra gli indigeni del Chaco e i Bianchi è iniziatocon lo scambio di cibo, anche in rapporto al pagamento per la terra. Lareciprocità, in forma di condivisione e scambio, è un elementofondamentale nei rapporti di parentela tra gli indigeni e anche nel casodei Bianchi infatti inizialmente il lavoro nelle estancie venivainterpretato dagli indigeni come uno scambio tra lavoro in cambio disoldi e provviste, doni che uscivano dalla logica di mercato e chesimboleggiavano un’alleanza basata sul rispetto reciproco e sul“prendersi cura l’uno dell’altro”. A differenza di una relazione apertamentebellicosa, imperniata sul conflitto, gli stranieri sembravano proporre inizialmente uno scambioreciproco, imperniato sulla logica del dono e contro-dono. Ma l’offerta di cibo si rivelò nonessere un “dono”, i Bianchi non attesero di essere reciprocati ma si appropriarono senzamediazioni di quello a cui ambivano, la terra20, allo scopo di mantenere gliindigeni in una condizione di “addomesticamento” e di dipendenza dallerisorse. Alcune testimonianze ci raccontano che inizialmente il nonpossedere legalmente la terra e l’aver cambiato il proprio stile di vitanon era particolarmente drammatico, poiché sentivano di essere comunque19 Bonifacio Valentina, Terra senza cibo, l’eredità di Carlos Casado al popolo Maskoy tra dipendenza e reciprocità mancata, in Etnografie collaborative e questioni ambientali, Cleup 2012, Padova pg. 79. 20 Ibidem, pg. 83

20

protetti e tutelati dai proprietari terrieri. Il problema sorge nelmomento in cui iniziano ad essere licenziati o cacciati dai loroterritori, segnando così anche la fine di quel rapporto di reciprocitàche sentivano di aver creato con i Bianchi. Nel caso dei Maskoy di PortoCasado, questa rottura segna l’inizio delle rivendicazioni delle proprieterre, battaglia che risulta vinta dalle comunità indigene grazieall’ottenimento di 30mila ettari di terra, in parte lasciati in ereditàdalla famiglia e in parte donati dalla setta Moon nei pressi di ColoniaMaria Auxiliadora. Ciò che differenza la lotta indigena rispetto a quella campesina va aldi là del legame ancestrale con la terra. I contadini infatti continuanola loro battaglia utilizzando sempre le stesse tecniche dirivendicazione. Entrambi sfilano insieme nelle manifestazioni,pretendendo in massa lo stesso diritto, ma la lotta indigena si staarricchendo di un elemento originale ovvero dopo cent’anni di rapporticon le imprese, gli indigeni che riescono a rimanere vicino alle loroterre d’origine, stanno attuando un ritorno al proprio stile di vitatradizionale, attraverso il recupero dei propri rituali, la coltivazionee la raccolta di risorse alimentari utili per le cerimonie, unarivalorizzazione del rapporto col monte ma soprattutto una fuori uscitadall’auto-vittimizzazione e dal concetto ambiguo di povertà.

ConclusioniParlare della restituzione della terra e le lotte che si muovono intornoa questo tema, significa indagare aspetti come l’ingiustizia sociale, laviolenza di stato, la transizione politica e il legame tra identità eterra. Parlare della lotta dei campesinos paraguayani significa metterein luce i grandi conflitti presenti nel paese tra il popolo e il poterepolitico, forte alleato delle logiche neoliberali e dellemultinazionali.Possedere la terra significa anche appropriarsi di risorse idriche,patrimoni naturali, fonti di produzione, simboli culturali, masoprattutto significa essere i proprietari di tutto ciò che produce lapropria identità culturale. Chi ha sofferto della perdita delle basimateriali e territoriali della propria identità e dei propri mezzi di

21

sostentamento, aggiunge alla propria rivendicazione un peso moralebasato sul senso di essere stati privati prima di tutto di un dirittofondamentale. Questo senso di privazione, serve allo stesso tempo nelprocesso di costituzione dell’identità collettiva dei campesinos. Questiinfatti non si sono mai definiti come una classe sociale, ma comeparaguayani poveri senza terra, legittimando così anche l’occupazionedelle terre libere. Nella formazione dell’identità gioca un ruolofondamentale anche la costruzione di un antagonista che i campesinosriconoscono nelle grandi imprese transnazionali, incorporate nelladimensione nazionale. Anche lo Stato rappresenta un attore fondamentale in quanto è colui chegioca ma allo stesso tempo decide le regole. È colui che promulga leleggi di tutela ma allo stesso tempo è colui che si inserisce nellerelazioni transnazionali, gestendo la terra come merce di scambio con ipropri partner commerciali. Ma come si inserisce lo Stato come soggettod’unione nella relazione informale tra popolazione e lobby capitaliste?I due infatti raramente paiono comunicare, condividendo solo l’oggettodi discussione, ovvero la proprietarie terriere. Lo Stato, come giàdetto, attraverso la sua attività legale divide la popolazione tra chi èmeritevole e chi no di accedere alla terra. A questa suddivisione deldiritto di cittadinanza partecipa anche la comunità economicatransnazionale, risultando il soggetto favorito dallo Stato. Avvienequindi una frattura all’interno della società, in cui molti, traparaguayani campesinos e indigeni vengono considerati cittadini di serieB rispetto ai pochi, stranieri o ricchi compaesani che si approprianodei terreni. Per questo reclamare una riforma agraria e quindi unaridistribuzione equa della terra, significa anche ridefinire il concettodi cittadinanza verso lo Stato paraguayano. L’espropriazione illegale diterre etichetta i campesinos e gli indigeni come cittadini di bassa leva.Queste rivendicazioni non si basano esclusivamente sull’idea di unritorno ai propri luoghi d’origine, non è una lotta per riappacificarsicon la colonizzazione. Togliere la terra ai contadini e agli indigenisignifica togliere loro la possibilità di mangiare, di lavorare, dieducarsi e accedere alla sanità e quindi costringerli a vivere incondizioni di vita non dignitose sotto qualsiasi punto di vista(economico, politico, culturale, sociale). Queste persone sono soggettiesclusi dalla società, e nel caso dei campesinos la lotta servesoprattutto per tornare ad essere cittadini mentre nel caso degliindigeni significa ricreare una logica morale della relazione con lo

22

Stato. Non bisogna comunque essere ingenui, poiché la lotta non terminacon la restituzione delle terre e i contadini e gli indigeni lo sannobene, tanto da renderlo chiaro nelle loro rivendicazioni pubbliche: deveessere garantito il diritto a vivere il proprio stile di vitatradizionale, il suolo deve essere sano e non avvelenato da agrotossici,deve essere fatta giustizia per tutti i militanti uccisi, arrestati,scomparsi e torturati nel corso del tempo, deve essere dato valore allaproduzione dei piccoli contadini e permettere loro di entrare nelmercato nazionale senza essere sopraffatti dalla concorrenza spietatadelle multinazionali, deve esserci il riconoscimento delle donnecampesinas e indigene come soggetti fondamentali per lo sviluppo delpaese in quanto tutrici dell’educazione e della salute della famiglia. È un percorso lungo e difficile, e nonostante i decenni di lotta, laguerra è appena iniziata ma i campesinos e gli indigeni hanno reso chiarodi avere la determinazione, il diritto e la responsabilità di vincerla.

Piccola nota personaleHo scelto di trattare il tema della lotta campesina e indigena per ildiritto alla terra perché di ritorno dalla mia esperienza in Paraguay,sentivo una sorta di obbligo morale di restituire qualcosa a tutte lepersone che mi hanno accolta, aiutata e accompagnata durante il mioviaggio. Ho vissuto due mesi in una comunità di peones nell’Alto Chaco,in una regione in cui nessun paraguayano decide di andare di suaspontanea volontà. Ho visto con i miei occhi le condizioni di vita, lemenzogne e i furti a cui queste famiglie sono sottoposte, senza nemmenorendersi conto della portata di quanto stia succedendo. Ritornata adAsunciòn, pensavo di potermi prendere una pausa dal mio lavoro diantropologa e senza alcuna intenzione di svolgere ricerche, hofrequentato, per caso, un gruppo di giovani attivisti paraguayani.Alcuni di loro erano membri del Partito Comunista, altri erano attivistiper i diritti umani, ex bambini lavoratori, figli di campesinos…mi hannoaccolta nelle loro case, ho sfilato con loro ad una manifestazionecontro la violenza di Stato, ho bevuto mate e discusso sulla situazionesociale in Paraguay e in Italia. Ho scelto volontariamente di non parlare di questi giovani in questolavoro, in parte perché non sono stati oggetti di studio e ricerca, inparte perché voglio custodire le loro testimonianze per quello che sonostate, ovvero un confronto tra ragazzi provenienti da due paesi lontani

23

e differenti che hanno creato un rapporto di amicizia e confidenza. Maparlare in generale della loro lotta mi è sembrato doveroso, nel miopiccolo, per restituire l’affetto e la confidenza che mi hanno donato. Il loro attivismo e la violenza a cui sono sottoposti ogni giorno mihanno commossa e sono riusciti a scalfire il nichilismo in cui erocaduta. Se c’è qualcosa che l’antropologia mi ha insegnato è che allafine il nostro lavoro ha il potere di narrare le piccole lotte altrui,di riportare alla luce le vite e le testimonianze dell’Altro, e anche sepuò non servire a nulla, è già sufficiente per far sentire l’Altroascoltato, per renderlo visibile. Per concludere mi servirò delleparole di Nancy Sheper-Hughes per descrivere non solo lo scopo puramentepersonale di questo lavoro ma anche per affermare qual è il tipo diAntropologia per cui voglio lavorare, e di cui questa tesina ne èun’umile espressione:“Il compito specifico dell’antropologia e dell’etnografia resta chiaro: schierare noi stessi e lanostra disciplina dalla parte dell’umanità, della salvezza e del miglioramento del mondo, anche senon siamo sempre del tutto sicuri di che cosa questo significhi, di che cosa ci venga richiesto nelmomento in cui le vite dei nostri amici, soggetti di studio e informatori si trovano in pericolo. Inultima analisi possiamo solo sperare che i nostri metodi di testimonianza empatica e impegnata(“essere con” ed “essere lì”) – per quanto vecchi e triti possano essere questi concetti – ciforniscano gli strumenti perché l’antropologia possa crescere e svilupparsi come una “piccolapratica” di liberazione umana21”.

BIBLIOGRAFIAALMADA Martin, Paraguay: la carcel olvidada, 1978

21 Nancy Scheper-Hughes, Questioni di coscienza. Antropologia e genocidio, in F. Dei, a cura di, Antropologia della violenza, Meltemi 2005 Roma, pg. 284

24

scaricabile in http://www.martinalmada.org/libro.html BURGOS Elisabeth, Mi chiamo Rigoberta Menchù, Giunti Barbèra, 1987 Firenze.CLASTRES Pierre, Archeology of violence, Semiotext(e), 2010 Los Angeles. CODEHUPY Coordenadora de Derechos Humanos del Paraguay, Informe de derechoshumanos sobre el caso Marina Kue, 2012DEI Fabio, a cura di, Antropologia della violenza, Meltemi, 2005 Roma. ELGERT Laureen, Can ‘responsible soy’ production justify the concentration of land inParaguay? A critical analysis of five claims about environmental, economic, and socialsustainability, Paper della Conferenza Global Land Grabbing II 2012 CornelUniversity Ithaca NY.http://www.cornell-landproject.org/download/landgrab2012papers/elgert.pdf FAY Derrick, JAMES Deborah, The anthropology of land restitution: an introduction,2008http://eprints.lse.ac.uk/21398/1/The_anthropology_of_land_restitution_%28LSERO_version%29.pdf FOGEL Ramòn, La estructura y la coyuntura en las luchas del movimiento campesinoparaguayo, http://biblioteca.clacso.edu.ar/ar/libros/rural/fogel.pdf FOGEL Ramòn, Tierra y democracia. La lucha de los campesinos paraguayos, in NuevaSociedad n.96- Agosto 1988, pp. 163-173.http://www.nuso.org/upload/articulos/1673_1.pdf GALEANO Eduardo, Le vene aperte dell’America Latina, Sperling, 2013 Milano.GILLIGAN Carol, In a different voice, Harvard University Press, 1982 https://lms.manhattan.edu/pluginfile.php/26517/mod_resource/content/1/Gilligan%20In%20a%20Different%20Voice.pdf POWER Nancy, The transition to democracy in Paraguay: problems and prospects, 1992 perKellogg Institute.https://kellogg.nd.edu/publications/workingpapers/WPS/171.pdfPALAU Marielle a cura di, Criminalizaciòn a la lucha campesina, Base Is, 2009Asunciòn. SCHMIDT Donatella, SPAGNA Francesco a cura di, Etnografie collaborative equestioni ambientali. Ricerche sull’America indigena contemporanea, Cleup, 2012 Padova. VIDALLET Julio Benegas, Masacre de Curuguaty, golpe sicario en Paraguay, 2013Asunciòn

SITOGRAFIAhttp://www.fedaeps.org/actualidad/conamuri-ante-el-quiebre

25

http://www.viacampesina.org/es/index.php/temas-principales-mainmenu-27/mujeres-mainmenu-39/2062-la-importancia-de-la-lucha-y-organizacion-en-paraguay http://ea.com.py/v2/ http://cambiailmondo.org/2014/05/09/paraguay-da-curuguaty-verso-il-futuro/

DOCUMENTARI BONIFACIO Valentina, Casado’s legacy, 2009 visibile suhttp://www.socialscience.manchester.ac.uk/disciplines/socialanthropology/visualanthropology/archive/phdmphil/ CANDIA Daniela, Detras de Curuguaty, 2012 visibile suhttps://www.youtube.com/watch?v=9tSNrgrkIHU MARTINESSI Marcelo, La tierra en Paraguay, 2012 visibile suhttps://www.youtube.com/watch?v=MxW5guGc5go

26