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ATTI E MEMORIE SERIE QUARTA VOLUME XV ATTI e MEMORIE ESTRATTO DEPUTAZIONE PROVINCIALE FERRARESE DI STORIA PATRIA FERRARA 1999 SATE SI'I - Ferrara

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ATTI E MEMORIE SERIE QUARTA

VOLUME XV

ATTI e MEMORIE

ESTRATTO

DEPUTAZIONE PROVINCIALE FERRARESE DI STORIA PATRIA FERRARA 1999

SATE SI'I - Ferrara

STEFANO GRANDESSO

Una commissione pubblica ferrarese: il monumento a Vincenzo Monti

di Giuseppe Ferrari

Il 25 novembre del 1828 il conte Piergentile Varano annunciava l'iniziativa pubblica, da lui promossa in qualità di Gonfaloniere della Municipalità di Ferrara, di erigere un Monumento a Vincenzo Monti, da poco scomparso a Milano (1). Scopo del Varano era attestare "la amlnirazione singolare tributata dalla Patria a sì celebre Figlio" e nel contempo aden1piere al desiderio dallo stesso Monti manifestato agli amici più cari "di con1piere in Ferrara la di lui mortale carriera". La destinazione dell'opera era già stata individuata nella Cella degli uomi­ni illustri del Cin1itero della Certosa (2) e la somn1a necessaria all'impre­sa sarebbe stata raccolta attraverso una sottoscrizione pubblica (3). Infine una commissione appositamente non1inata avrebbe valutato il progetto e sovrinteso alla sua realizzazione (-+).

La vicenda della commissione ebbe termine però solamente diversi anni dopo, con la definitiva assegnazione del prestigioso incarico al giovane scultore ferrarese Giuseppe Ferrari (5). La storia complessa e travagliata di questo significativo episodio della scultura ottocentesca si può ricostruire attraverso la ricca documentazione dell'Archivio Storico Comunale di Ferrara. Il suo interesse trascende la dimensione locale che la produzione, in gran parte destinata al Cimitero della Certosa, dell'autore della nobile statua del Monti sembrerebbe sugge­rire, poichè investe nun1erose problen1atiche di rilevanza più generale. Innanzitutto, trattandosi di una comn1issione pubblica, essa consente di seguire quali fossero i meccanismi della promozione artistica ufficia­le del tempo, articolati, come accennato, nella nOlnina di una commis­sione, nella raccolta di fondi tramite una sottoscrizione, nel coinvolgimento collettivo nell'impresa dei n1aggiori esponenti del pa­norama artistico e culturale cittadino, chiamati ad esprimersi sulle soluzioni proposte e, in seguito, a vigilare sul lavoro dello scultore. Attraverso il dibattito sulla scelta dell'artista en1ergono significativi documenti di gusto e si può comprendere quale fosse il grado del

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controllo, sia dal punto di vista iconografico che formale, esercitato dalla committenza.

Come si vedrà, in questo contesto si viene delineando una duplice strategia messa in atto dall'amministrazione comunale, tesa ad assicu­rare alla fabbrica del Cinlitero opere di scultura dei nlaggiori artisti contemporanei e, nel contenlpo, a perseguire la nascita di una scuola di scultura locale di alto livello che potesse provvedere alla richiesta del mercato ferrarese. Si fece interprete di entrambe le istanze il marchese Ferdinando Canonici (6) , l'architetto che aveva progettato l'amplia­mento e la trasformazione dell'antico complesso della Certosa in Cimitero Comunale riprendendo lo "stile lombardesco" (7) delle fabbri­che preesistenti. La mediazione con Adamo Tadolini, svolta per conto della famiglia Mosti, per il Monumento a Ercole Trotti Estense Mosti (8) e in seguito il suo ruolo determinante per l'assegnazione a Pietro Tenerani del Monumento a Giambattista Costa bili Containi (9) lo individuano come il regista della promozione artistica privata e istitu­zionale e dunque il responsabile, assienle a Leopoldo Cicognara che lo aveva preceduto in questa funzione chiave (10), della qualità delle sculture della Certosa e della varietà degli artisti impiegati, soprattutto di ambito romano.

Dopo il coinvolgimento di artisti di fama come Rinaldo Rinaldi, Tenerani e Tadolini per il Monumento a Vincenzo Monti, la scelta finale di Ferrari, che tra l'altro si dimostrò in grado di fornire ad un prezzo concorrenziale un'opera di prestigio come una statua a tutto tondo (Figg.1-4), doveva rivelarsi determinante al fine di dotare Ferrara di una scuola di scultura. Negli anni successivi egli avrebbe infatti contribuito a delineare l'aspetto della Cella degli uonlini illustri e del Cimitero della Certosa, fornendo ben 15 lavori, e ad organizzzare nel Civico Ateneo di Palazzo dei Diamanti la prima scuola comunale di "Scultura e Plastica" nel 1844 (11). Il Monumento Monti si segnala anche per la sua incidenza nel dibattito contemporaneo sulla scultura e per il fatto che testimonia, nel quadro dei rapporti artistici e culturali tra Ferrara e Roma, il luogo deputato della formazione artistica, oltre che il centro internazionale della scultura, la diffusione in ambito provinciale del linguaggio acca­denlico, elaborato, nelle sue conlponenti di classicismo, naturalismo, e purismo, da Tenerani.

Un altro nl0tivo di interesse è l'emblematica collocazione dell'ope­ra, un cenotafio che accolse solamente i precordi del poeta (12), nella Cella degli uomini illustri. La celebrazione dei figli della patria più grandi nei pantheon dei nuovi cinliteri suburbani ottocenteschi carat­terizzava immediataI11ente la vocazione pubblica di questi luoghi,

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destinati sin dalla fondazione a divenire templi laici della fanla e della virtù dove l'esempio dei trapassati potesse svolgere una funzione educativa nei confronti del pubblico. Tali principi ispiratori alla base della loro stessa creazione, al di là dello scopo funzionale, erano testilTIoniati nel caso ferrarese dal podestà Girolamo Cicognara nell'or­dinanza del 1 agosto 1812 (13), che istituiva il Cimitero della Certosa, e invocati nel 1'813 nella vicina Bologna da Pietro Giordani, allora Pro­segretario dell'Accaden1ia di Belle Arti. Nell'orazione Delle sculture nei sepolcri egli sottolineava infatti la dilnensione pubblica dei nuovi cimi teri, paragonando quello della Certosa bolognese all' antica necropoli ateniese del Dipylon, dove venivano collocate le tombe degli uomini illustri (14).

Proprio Giordani, venuto a conoscenza del progetto della munici­palità di Ferrara di innalzare il Monumento a Vincenzo Monti, il 24 maggio del 1829 scriveva all'amico Leopoldo Cicognara affinchè ado­perasse la sua influenza in patria per fare assegnare la prestigiosa commissione a Tenerani:

"Sai che i ferraresi fanno fare un monumento a Monti. E perchè tu giustissimamente devi essere un oracolo pe' tuoi concittadini, come già sei per tutti quelli che amano di cuore le arti, io ti prego, e meco ti pregano molti , che tu voglia proporre il Tenerani; artista di fama non mediocre, e di merito superiore alla fama, e di bontà eccellente: che farebbe l'opera più per amore di quel grande, e per proprio onore, che per utile. Fammi dunque questa grazia che io ti domando con ogni istanza; e rispondimi un motto di aver esaudita la mia preghiera: che se mai ti fosse impossibile di esaudirla, dimmelo. Ma fai l'impossibile: perchè son certo che tu stesso ne sarai lodato e ringraziato da tutti: migliore artista non potresti trovare, e il prezzo non farebbe difficoltà: due cose ben difficili a combinare." (1 5)

Tre anni prima Giordani aveva decretato la fama nazionale di Tenerani celebrandolo sulla "Antologia" come il nuovo Canova, nono­stante fosse allievo di Thorvaldsen, in grado di lnantenere all'Italia il prinlato artistico nel can1po della scultura e auspicabilmente di succe­dergli anche nel ruolo civile di simbolo dell'identità nazionale (16). Ora intendeva favorirlo procurandogli anche una commissione, stimolato dagli amici toscani di Tenerani che incontrava spesso quando si recava nel salotto letterario della n1archesa Carlotta de' Medici Lenzoni, prima mecenate dello scultore carrarese e proprietaria della Psiche abbando­nata. Lo stesso Cicognara del resto aveva verosimiln1ente condiviso i suoi giudizi, consegnati poco dopo alle pagine dell' "Antologia", quando si era trovato con lui ad alnnlirare la Psiche a Palazzo Lenzoni nell' aprile del 1826 (17) .

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Fig. 1 GrUSEPPE FERRARI

Monul1lento Cl Vincen z.o Monti ( 1835-1840) marmo Ferrara, Certosa Cella degli Uomini Illustri.

Fig. 2 GIUSEPPE FERRARI

MOl1umento a Vince ll z.o Monti particolal-e.

Fig. 4 GIUSEPPE FERRARI

M011umento a Vincenz.o Monti particolari.

Fig. 3 GIUSEPPE FE RRARI

M011lunel1to a Vincel1z.o Monti particolare.

La risposta dell'autore della Storia della scultura non ci è pervenuta, poichè, come noto, Giordani usava abitualmente distruggere le lettere ricevute non appena vi aveva risposto, nel timore di eventuali persecu­zioni politiche (1 8). Ma davvero Cicognara non poteva impegnarsi per Tenerani, avendo già provveduto a segnalare al Gonfaloniere, attraver­so il h"atello Vincenzo (1 9), il nome del veneto Rinaldo Rinaldi (lO), allievo tra i prediletti di Canova e suo particolare protetto sin dalla giovanile frequentazione dell'Accadenlia di Belle Arti di Venezia, della quale Cicognara era stato Presidente. La lettera inviata al fratello infatti, datata 14 aprile 1829, precedeva di più di un nlese quella citata di Giordani e acconlpagnava sei straordinari schizzi, eseguiti a penna ed acquerello, raffiguranti altrettante soluzioni per il cenotafio di Monti (Figg. 5-7).

"Mio caro Vincenzo, Una riga a te equivalerà una lunga epistola al Gonfaloniere a cui farai conoscere

li sei progetti di Monumento per Monti con l'aprossimativa spesa per ciascheduno. Non conosco i confini sui quali si crede di poter procedere a quella nobilissima determinazione. Ma è certo che Rinaldi essendo uno dei primi scultor i viventi può far cosa nobilissima. E io preferisco li numeri 4,5,6 e più particolarmente l'ultimo, che sarebbe un gran bel pensiero quello di far sedere sul tumulo l'Immortalità, cosa sublime e novissima. Sulle quali cose, consultato il Varano mi darete, o egli mi darà il più pensato e positivo riscontro di ammissione od esclusione." (lI)

L'articolata proposta di Rinaldi era stata concepita per poter soddisfare tutti quei requisiti che la committenza avesse trovato neces­sari per la realizzazione dell'opera. Il fatto che tutte le tipologie di monumento sepolcraJe fossero rappresentate in questi disegni poteva permettere la scelta di quella più adeguata alla collocazione prescelta; inoltre il prezzo indicato in basso a destra di ciascun progetto, dai 500 scudi ronlani della soluzione più economica ai 4000 di quella più prestigiosa, consentiva immediate considerazioni di carattere econo­mico.

Nel prilno progetto (Fig. 5) Rinaldi aveva collocato il busto panneggiato all'antica del poeta, coronato d'alloro, su un plinto recante in bassorilievo una lira e una corona; ai lati stavano due faci rovesciate e sotto il basanlento con l'epigrafe. Il secondo ed il terzo (Fig. 5-6) erano stati concepiti a guisa di stele e illustravano la personificazione della città di Ferrara, che annota le azioni del defunto di fronte alla sua enna, e Calliope, musa della poesia epica, con gli attributi della tuba e del capo cinto di alloro, in atto di incoronare l'autore della celebrata traduzione dell'Iliade. Le idee affidate a questi due disegni furono riutilizzate da Rinaldi, combinate in un unico bassorilievo, nel successivo MOI1Umel1-

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to a Giuseppe Sisco (ROlna, S.Luigi dei Francesi), con la città di Bastia mentre incorona il busto del nledico (22). Un'analoga allegoria di città era comparsa nella canoviana Stele Giustiniani (Padova, Museo Civico) ( 3

); per l'jlnpostazione, invece, la figura di Ferrara di Rinaldi riprendeva la Nemesi di Thorvaldsen, nel rilievo di Nemesi che recita a Giove i fatti della storia l,[111ana (Milano, Pinacoteca Anlbrosiana) (24).

Gli ultimi tre schizzi (Figg. 6-7) prevedevano, in cambio del più elevato compenso di 2500, 3000 e 4000 scudi, la realizzazione di statue a tutto tondo: un Genio alato e dal capo turrito, giacente sul sarcofago; la figura stante dell'Immortalità, in atto di coprire con illnanto, forse silnboleggiante jl velo dell'eternità, l'urna cineraria del defunto; ancora la figura dell'Immortalità, ma sedente accanto all'erma di Monti. Il Genio è vagamente ispirato a quello posto da Canova suJ Monumento a Clemente XIII in S.Pietro, come l'altro scolpito dallo stesso Rinaldi entro i11827 per il cenotafio canoviano dei Frari (25). L'ultima soluzione invece presenta significative affinità con il Monumento di Vittorio Alfieri in S. Croce eb

), quali il grande basamento cilindrico, con l'epigrafe centrale entro tabula, posto sotto sotto la figura allegorica e l'arca, e il particolare decorativo e sinlbolico dei mascheroni agli angoli di que­st'u]tinla.

Rinaldi aveva già lasciato nel Cimitero della Certosa di Ferrara un saggio giovanile del suo canovisnlO nella stele scolpita per il Monumen­to di Venanzio Varano (27), Duca di Camerino, dove la figura strante di plorante e il Genio della morte con in mezzo l'urna cineraria del defunto ricordano la prima idea di Canova per il Monumento a Vittorio Alfieri (Possagno, Gipsoteca) (2S). La sua candidatura non ebbe conllmque un seguito, nonostante l'autorevole appoggio di Cicognara.

La fase immediatalnente successiva della vicenda non ha lasciato traccia nella documentazione dell'Archivio Storico Comunale. Ma la testimonianza di Leone Vicchi, biografo nl0ntiano, fondata su una lettera del 1829 inviata da una Canonici Facchini al pittore Giovanni Monti, nipote di Vincenzo (29), ci infornla che !'interesse della Munici­palità era piuttosto orientato verso un'artista nlilanese. Infatti il Gonfaloniere, pur in possesso di "quattro disegni" per il cenotafio -forse di Rinaldi, ma potevano anche essere giunti altri progetti - aveva scritto alla figlia del poeta, Costanza Monti Perticari, affinchè si infornlasse della richiesta "d'un valente scultore nlilanese" per la realizzazione in nlarmo del busto di Monti. Poichè l'artista in questione si era offerto di eseguire gratuitanlente il lavoro, ritenendosi sufficien­temente soddisfatto del prestigio de]]'incarico, il Consiglio C0111unale

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aveva deciso di conlpensarlo con un dono. Senonché l'entità di questo regalo doveva risultare ufficialmente inferiore alla sua reale consisten­za. E ciò per non urtare quei consiglieri che nutrivano ostilità nei confronti della condotta politica di Monti.

Non appena Costanza venne a conoscenza di questo poco limpido stratagelnma, affermò sdegnata la propria opposizione all'iniziativa pubblica per il cenotafio. Anzi, secondo la Canonici Facchini, fu proprio questo illnotivo che in seguito indusse lei e la madre Teresa Pikler ad avvalorare le pretese di Alfonsine, recentenlente costituitosi come comune autononlO nella provincia di Ravenna, sulla vera patria del poeta, contro Fusignano e Ferrara. Egli infatti era nato nel 1754 in una frazione del territorio di Alfonsine allora soggetta a Fusignano, ed il nuovo comune poco dopo la sua morte era stato assai sollecito nell'ordinare a Cincinnato Baruzzi, su iniziativa del suo primo gonfaloniere Giuseppe Corelli, un busto nlannoreo da dedicargli nel palazzo comunale eO).

Per quanto riguarda l'identità dello scultore lnilanese si possono per ora fare solanlente delle ipotesi. Probabilmente si doveva trattare di uno dei tre che in quegli anni realizzarono il ritratto di Monti el

), e cioè Giovanni Battista COln olI i ( 2), autore dell' effigie della Pinacoteca Ambrosiana probabilmente eseguita prima della sua sconlparsa ( 3

),

Pompeo Marchesi (34), il cui busto veniva inaugurato nel 1829 al teatro dei Filodramnlatici (oggi sconlparso) e Abbondio Sangiorgio, che nel 1833 modellava su disegno di Pelagio Palagi il ritratto di Monti fuso in bronzo per ilmonunlento dedicatogli nel loggiato di Brera (ora scom­parso, ma una traduzione in marnlO si trova alla Galleria d'Arte Moderna di Milano) ( 5

).

Evidentemente l'opposizione di Costanza Monti Perticari e in seguito i temporanei nlutamenti politici dovuti ai moti del1831 costrin­sero i promotori del progetto a rinlandare sino a quell'anno la sua attuazione. Il conte Antonio Avogli Trotti, nuovo Gonfaloniere, fece propria l'iniziativa e avviò un'intensa corrispondenza con Roma, dove artisti, conlponenti della Comnlissione consiliare d'ornato e rappresen­tanti politici della Legazione di Ferrara si sarebbero occupati di pren­dere contatto e trattare con gli artisti, valutare le proposte e quindi di sovrintendere alla realizzazione dell'opera.

Tra questi c'era Canonici che nell'ottobre del 1831 ( 6 ) scriveva da Roma proponendo per l'esecuzione dell'opera Giuseppe Ferrari, ora nella capitale pontificia per conlpletare la propria formazione sotto la guida di Tenerani, dopo essere stato diretto da Giacomo De Maria a Bologna (37). Godendo già di una borsa di studio fornitagli dal Comune,

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il giovane scultore ferrarese si sarebbe accontentato del solo costo del marmo.

Poco dopo però Canonici scriveva nuovamente proponendo un'al­tra soluzione e cioè l'acquisto di un n1armo già terminato di AdaJTIo Tadolini (Fig. 8) ( 8

). Ferrari in can1bio poteva essere incaricato di un Monumento a Benvenuto Tisi detto il Carofalo (9). I resti del grande pittore ferrarese, celebrato in quegli anni in chiave purista dal conte Camillo Laderchi come l'alternativa "cristiana" al Rinascimento "paga­no" di Raffaello (-l0), erano stati recuperati dall'antico sepolcro in rovina della chiesa di S. Maria in Vado per essere ricoverati nel famedio degU uomini illustri.

La stele di Tadolini citata da Canonici era stata scolpita nel1819 per il Morllunento del Cardinale Lante, Legato della città di Bologna, per il cin1itero di quella città. Non era mai stata consegnata ai committenti poichè Tadolini aveva ricevuto solo 600 dei 1000 scudi pattuiti per con1pletarla. Inizialmente Canonici ne aveva trattato l'acquisto per conto di casa Mosti, pensando di poterla riutilizzare per il Monumento di Ercole Trotti Estense Mosti che doveva essere innalzato nel cimitero di Ferrara (-II). Essendosi invece accordato con l'artista per un nuovo sepolcro da eseguirsi appositan1ente, aveva deciso di proporne l'ilnpie­go, dopo le opportune modifiche, per il cenotafio di Monti. Tadolini chiedeva 750 scudi per il bassorilievo, poi ridotti a 700, e 1000 in totale sarebbero stati quelli necessari per completare il monumento. La soluzione era abbastanza econon1ica, tenendo conto del presùgio dell'autore (-12).

La lastra rappresenta il profilo del defunto entro medaglione, affiancato da due figure allegoriche femminili . Quella di destra, che regge il ritratto con una n1ano e una fiaccola rovesciata con l'altra, secondo Canonici con alcuni accorgin1enti avrebbe potuto simboleg­giare la Patria, J11entre quella sul lato opposto, in atto di incoronare il poeta, sarebbe facilmente divenuta la Poesia. Nel cippo lo stemlna della famiglia Lante poteva essere sostituito con l'arma del Comune e un'iscrizione sul basamento avrebbe testimoniato la volontà generale dei cittadini ferraresi di innalzare il cenotafio e ricordato i due gonfalonieri responsabili dell'impresa (-13).

Naturalmente, prilTIa di una decisione, la proposta doveva essere sottoposta a chi aveva contribuito alla raccolta dei fondi, ai Inen1bri del Consiglio Comunale e infine a persone di fiducia, competenti nel campo delle belle arti. Vi furono perplessità tra chi venne consultato: alcune riguardavano il costo dell'opera, poichè si stava pensando di utilizzare una parte della somma fin qui raccolta per la statua di Ariosto che i

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,.

Fig. 5 RINALDO RINALDI

Progello per ilmol1UlIlel1to a Vil1ceJ1'::'o MOl1ti (1829) penna e acquarello su carta Ferrara, Archivio Storico Comunale.

Fig. 6 RJNALDO RINALDJ

Progello per il 171011 U mento a Vincenzo Monti (1829) penna e acquarello su carta Ferrara, Archivio Storico Comunale.

I

Fig. 7 RrNALDO RINALDI

Progello per ill71ol1l1ll/ el7to a VilZcel1~o MOl1ti (t 829) penna e acquarello su carta Ferrara, Archivio Storico Comunale.

Fig. 8 ADAMO TADOLlNI

M0I111111el1to di Domenico MorichinÌ (1819-1836 ) Roma Chiesa di San Marcello al Corso.

fratelli Francesco e Mansueto Vidoni stavano realizzando per la colon­na di Piazza Ariostea (-l-+); altre la sua iconografia, nota attraverso un disegno. Se i pregi esecutivi del bassorilievo di Tadolini, garantiti da Canonici, non venivano messi in discussione, veniva apertamente criticata la sua concezione, con1e convenzionale e poco significativa. In un interessante docun1ento che purtroppo non reca il nome del suo estensore si legge: "non vi si scorge il carattere di Basso-Rilievo, che rappresenti un'azione allegorica, o vera: non quello di Cariatidi, che sostengono un'emblema. Sono due Fame monotone di posizione, e di azione (il che tiene al Barocco) e piantate ritte contro una parete. Pare anche che i lavori dello zoccolo più convenissero ad un fregio, che ad un abbassamento." (-+5) Il carattere di genericità delle due allegorie sarebbe effettivamente stato confennato al n10n1ento del definitivo impiego del bassorilievo per il MOll umento di Domen ico Morichi71l (Roma, S.Marcello al Corso) nel 1836, dove assunsero il significato di Amicizia e Ricono­scenza (46).

Forse anche in considerazione di rilievi come quello citato, nella seduta del 28 giugno 1833 del Consiglio Con1Lmaie veniva deliberata la richiesta di ulteriori perizie da Roma. Il già nominato Giovanni Monti dava un parere favorevole per il riutilizzo dell'opera, il prof. Carlo Sereni giudicava eccellenti sia il pregio artistico del rilievo che la qualità del marmo, raccon1andando tuttavia di accordarsi preventivamente con Tadolini affinché le n10difiche necessarie per mutare l'effige del cardinale Lante in quella di Monti e per caratterizzare la figura di Ferrara, attraverso l'emblema delle tre torri sul capo, fossero realizzate quanto possibile senza "rappezzature", in n10do da non diminuire il pregio del monumento (47). Il poliedrico marchese Gherardo Bevilacqua Aldobrandini, archeologo, erudito, filosofo e pittore (-+X), aveva richiesto anche l'autorevole parere di Thorvaldsen, oltre che di altri artisti rinomati, per rispondere ai concittadini: nonostante lo squisito lavoro del marmo, degno dell'allievo di Canova, il rilievo era stato concorde­mente giudicato "di composizione non affatto nuova, giacchè rappre­senta le solite figure allegoriche, incoronata di lauro la n1edaglia del defunto: e quest'azione sembra anzi più convenirsi veramente ad un poeta che ad un Cardinale". Il prezzo fissato da Tadolini appariva con1unque conveniente (-+9).

In alcuni documenti il contratto con lo scultore bolognese risulta già sottoscritto, tuttavia le trattative dovevano saltare. L'operazione probabiln1ente doveva apparire non sufficientemente consona al nome illustre del defunto, al carattere pubblico dell'iniziativa e all' emblel11atica collocazione nel pantheon ferrarese. Inoltre da più parti si era auspicata

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la nascita di una scuola di scultura ferrarese che potesse pro\Nedere alle esigenze monunlentali ciUadine, come già era a\Nenuto nella vicina Bologna dove operavano Cincinnato Baruzzi e De Maria. A questo scopo veniva da più parti segnalato il nonle di Ferrari, che stava conseguendo straordinari risultati con il Monumento Cl Marietta Rossi Scutellari ("0): la celebrazione di un illustre figlio della patria attraverso l'opera di un concittadino avrebbe recato un doppio onore a Ferrara e inoltre una prestigiosa commissione pubblica avrebbe consentito al­l'artista quei progressi nell'arte utili alla creazione di una scuola locale.

Così infine nell'agosto del 1835la Conlmissione Consiliare d'Orna­to, composta da Canonici, Girolamo Scutellari e dal conte Francesco A\Nenti, decise di sostenere presso il Gonfaloniere proprio il progetto di Ferrari, mentre per il Monumento a Carofalo presentava quello di Angelo Conti (SI). Ferrari aveva ideato una statua a tutto tondo (Figg. 1-4) come la più conveniente alla grandezza e alla fama europea di Monti, a imitazione di quanto praticato dai greci, dai romani e "dai più celebri nostri Artisti del secolo XVI". Il bozzetto mostrava il poeta "in piedi per dimostrare la sua attività", con il corpo seminudo, panneg­giato all'antica e con "un foglio su cui si noteranno le principali sue opere". Per garantire la sonliglianza dell'effige egli si sarebbe ispirato al "Ritratto fatto in Milano da valente artista", forse quello di Abbondio Sangiorgio, del quale esiste un esenlplare "in scagliola" nella Biblioteca Ariostea, pervenutovi però solo molti anni dopo (52). Il prezzo richiesto di 1000 scudi, da corrispondere in tre anni, poteva considerarsi modico in considerazione delle spese elevate di acquisto (53), di sbozzatura e di trasporto di un blocco di l11armo di grandi dinlensioni, e per la necessità di realizzare il modello a Roma, onde assicurare una sua felice riuscita: "in quella sede delle belle arti, e particolarmente della Scultura", dove si trovavano i capolavori antichi e i grandi maestri della statuaria contel11poranea (54).

A suo tempo Ferrari aveva pro\Neduto ad elaborare una sua idea per il Monumento a Carofalo. Approvata da Tenerani, essa prevedeva in bassorilievo il busto del pittore, posto su una colonna, con accanto una Fama recante la tromba (55). La parola "Imitatio", scolpita sotto il ritratto, avrebbe esortato il pubblico allo spirito di il11itazione dell'uo­mo grande. Conti proponeva ora un'immagine dal carattere più narra­tivo e cioè "Ferrara che rinviene e raccoglie gli avanzi della spoglia di Benvenuto, che si ritrovava confusa con altri scheletri. nell'avello destinato alla sua famiglia: Il Genio della Pittura gli accenna l'urna ed il luogo d'onore, ove Ferrara pensa riporvi le ceneri e dargli onorevole posto". La richiesta di 190 scudi per le spese ("6) sarebbe stata integrata

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da un indennizzo mensile che il Conlune gli avrebbe accordato per i 18 mesi necessari a con1pierla, a Roma (57). Dei tre disegni presentati la conlmissione ne controfinnava uno con la personificazione di Ferrara con il capo coronato dal Castello Estense e l'enlblenla del fiume Po (Fig. 9).

Alcuni mesi dopo le spese venivano definitivamente approvate C~)

e il 17 maggio 1836 la Conlnlissione Consigliare d'Ornato dichiarava soddisfacenti sia il bozzetto di Ferrari che il disegno di Conti per l'esecuzione in grande delle opere, che tuttavia dovevano essere sotto­poste al giudizio di Tenerani, l'autorità accademica, pregato di intro­durvi tutte quelle modifiche che avesse trovato necessarie ("9). Monsignor Carlo Emanuele Muzzarelli, Uditore della Sacra Rota e Deputato di Ferrara presso la Santa Sede, il professor Carlo Sereni e l'avvocato Tommaso Gnoli, Deputato di Ferrara, venivano poi incaricati di seguire i due giovani a Ronla (60). Attraverso un fitta corrispondenza questi personaggi tennero in seguito costantemente informati i concittadini dell'avanzamento dei lavori sino alla loro conclusione, testinloniando la costante supervisione "di quel lume principalissimo delle arti italia­ne, il Tenerani" (61).

Il bassorilievo di Conti venne terminato, solo nel 1840, con delle significative varianti, forse suggerite da Tenerani o da Thorvaldsen che seguiva anch'egli il lavoro, conle testinl0niato dallo stesso artista ferrarese (62 ). Era stato eliminato il dettaglio macabro delle ossa del defunto, così poco consono ai canoni del classicismo: ora la figura di Ferrara reggeva con una mano l'urna cineraria e con l'altra indicava la lapide in rovina dell'antico sepolcro (Fig. 10). Vi sono assonanze tra questo rilievo e la canoviana Stele di Angelo Emo (63 ): in particolare il motivo del Genio in volo e la posa in ginocchio della figura allegorica fernnlinile.

Il modello in creta della statua di Vincenzo Monti era terminato già nel 1837 (6-1), nello stesso anno Ferrari ne aveva ricavato un'incisione ed aveva ricevuto il nlarmo da Carrara. Nel 1838 l'avvocato Gnoli vedeva l'opera "fornlata per intero, e sgrossata non poco la bellissima statua del Monti, ingrandita e migliorata ancora dal modello. Essa stabilirà la fanla di questo giovane e formerà l' ornanlento del nostro pantheon." (65) Alla fine dell'anno successivo era ternlinata (66).

Il nlagistero di Tenerani si era rivelato determinante per Ferrari. Innanzitutto per la scelta del modello antico, il Demostene dei Musei Vaticani che proprio il carrarese aveva restaurato integrando le parti mancanti delle braccia con il rotolo (Fig. Il) (67). Del solenne ritratto dell'oratore ateniese Ferrari aveva ripreso il riUno chiuso, l'insistere

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della figura sul piede sinistro, con le pieghe del panneggio convergenti sul lato destro, la parte superiore destra del busto nuda ed il motivo delle braccia distese in avanti a reggere un cartiglio. Anche l'ampiezza dello stile nel panneggiare dipendeva strettamente dal lnaestro, oltre che da Thorvaldsen, come si può osservare confrontandolo con la statua di SCiovanni Evangelista di Tenerani (Napoli, S.Francesco di Paola, 1833-36) (68)e quella, di poco successiva, di Friedrich Schiller di Thorvaldsen (Stoccarda, Schlossplatz, 1835-39) (69). Il poeta era stato raffigurato, come sintetizzava efficacemente Canonici, "mentre detta a sè medesinlo un carme" CO): nel cartiglio infatti erano stati incisi quei versi della Mascherol1iana ove Monti aveva reso Olnaggio a Ferrara, la città abitata durante gli studi giovanili, (" ... venni alla cittadel che del ferro si nonla, oh! dalle musei abitate mai senlpre alme contrade."), scelti evidentemente dai committenti per ribadire la loro posizione sulla vera patria del poeta . L'età scelta per rappresentarlo corrisponde­va a quella in cui aveva dato cOll1pimento a questo poema. Secondo Oreste Raggi, che recensiva positivamente l'opera prilna su "L'Album" nel 1837 e poi su "Il Tiberino" nel 1840 C'), altre caratteristiche dimostravano il tenlperamento e l'attitudine del poeta: le "fibre alquan­to rilassate" e i "nluscoli poco intesi" si addicevano all'uomo di età avanzata e non abituato alle fatiche del corpo, ma dimostravano soprattutto l'attività intellettuale, che richiedeva il concorso di tutte le energie lasciando in abbandono le membra. Perciò l'artista aveva posto "una certa azione nei muscoli della fronte su cui deve apparire quanto si affatichi il pensiero" e aveva lasciato i capelli incolti per "mostrare che l'uomo il quale miri a conseguire una qualche gloria, non cura gran fatto la persona, l11a si accontenta della nettezza senza lisci o vezzi" (72 ).

L'apparizione della statua di Vincenzo Monti provocò indiretta­l11ente il sorgere a Roma di una vivace disputa, combattuta sulle pagine de "Il Tiberino", sul costume da adottarsi nella rappresentazione degli uomini illustri contemporanei, cioè se convenisse loro l'abito del tempo, ovvero quello "eroico" all'antica. All'elogio di Raggi per la scelta di Ferrari di rappresentare il poeta secondo le convenzioni della scultura classica infatti risposero i compilatori del periodico romano che erano di avviso opposto. A ciò seguirono ulteriori repliche (1-' ).

Il tema veniva trattato piuttosto in ritardo a Roma, per esenlpio rispetto a quanto era avvenuto a Milano in occasione del progetto di Marchesi e Palagi per il Monumento ad Andrea Appiani nel 1819 (14). Tuttavia la polen1ica ebbe un esito 1110ltO interessante, poichè spinse Raggi a raccogliere i pareri per iscritto di illustri artisti e letterati, come Lorenzo Bartollni, Luigi Pampaloni, Luigi ZandOl11eneghi, Giovanni

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Fig. 9 ANGELO CO\·.JTI

Progetto di 1l10llllJllel1lo a Bellvellllfo Tisi da Carojò/o (1835) Ferrara Archivio Storico Comunale.

Fig. lO ANGELO CONTI

MOllulI/ento a Bel1l'el111to Tisi da Carojà/o 0835-1840) marmo Ferrara, Certosa Cella degli Uomini Illustri.

Fig.ll Del/1os/elle Roma Musei Vaticani, Braccio Nuovo.

Fig. 12 GIUSEPPE FERRARI MOlllllllell/o ad AI/ol1so Voral1o (184 I -1846) marmo Ferrara, Certosa Cella degli Uomini llIustri.

Fig. 13 GIUSEPPE FERRARI MOllumento a DOl1iello Bartoli (1853-1857) marmo Ferrara, Certosa Cella degli Uomini Illustri.

Battista Niccolini, Melchiorre Missirini e Giovan Battista Rosini e S). Secondo]o stesso letterato inoltre Tenerani, che in parte era l'ispiratore delle sue idee, sarebbe stato stinlolato dalla vicenda per cin1entarsi nella rappresentazione del costunle nloderno, anche se tale affermazione è contraddetta dal fatto che lo scultore carrarese l'aveva già adottato nel bozzetto per la figura del Principe Giovanni Torlonia, lTIodellato nel 1829 (Ronla, Museo di Roma) (76), e ne] nlezzobusto di Enrico Lenzoni (1833-35, Firenze, S.Spirito, Chiostro) (77).

La statua di Vincenzo Monti venne innalzata ne] Pantheon ferrarese nel giugno del 1840. Il favore con cui venne accolta dai concittadini spinse la municipalità ad accettare il progetto presentato dallo stesso Ferrari per altre tre statue di uonlini illustri ferraresi, da fornire nelle stesse dinlensioni e alle stesse condizioni di quella del Monti (78), e allogò immediatanlente all'artista il Monwnento ad Alfonso Varano (eseguito tra il 1841 e il 1846, Fig. 12), poeta e tragediografo. Successi­vamente Ferrari scolpì anche quello del grande prosatore gesuita Daniello Bartoli (tra il 1853 e il '57, Fig. 13), mentre non potè eseguire quello del Savonarola, che pure era stato approvato nel 1861 ( 9

).

268-

NOTE

(1) 11 25 novembre di quell'anno.

(2) La Certosa di Ferrara venne destinata a divenire Campo Santo comunale con Decreto Reale del 3 giugno 1811 emanato a Chartres; il progetto adottato nel 1829 e definitivamente approvato, con il parere favorevole dell'Accademia di Venezia presieduta da Leopoldo Cicognara, il 17 settembre del 1830 spettava al marchese Ferdinando Canonici. L'intervento venne illustrato dallo stesso architetto in uno splendido volume in-folio. Cfr. F. CANONICI, L'antica Certosa di Ferrara accollzodala a pubblico Campo:·;anlO, Bologna-Rovigo 1851, p.1I1. p.1X note 1 e 2. Sul Cimitero della Certosa e i monumenti sepolcrali ivi collocati cfr. ino.ltre: [I. Andreasi], Ce11l1o storico sul COlllu11ale Camposa11to nell'al1tica Certosa di Ferrara, Ferrara 1855, [C.Tomasi], La cerlosa ossia il Camposal1lo di Ferrara, Ferrara [1867], Monumenti della Certosa di Ferrara (disegl/ali da Gaetano De)l11el1ichini) , Ferrara s.d.; G.G. REGGIANI, La Cerlosa di Ferrara, FelTara 1914; La Certosa di Ferrara, a cura di R. Roda e R. Sitti, Padova 1985; AA.VV., Museo del s ilen::.io. Memorie e s il1lboli nella Cerlosa di Ferrara, Padova 1988.

(3) Alla quale aderirono immediatamente gli esponenti di numerose famiglie aristocratiche della città. Tra i primi partecipanti, oltre allo stesso Varano, figura­vano Galeazzo Massari, Giovanni Roverella , Giambattista Costabili, Alessandro Tieghi che donavano 50 scudi, Francesco Calcagnini e Luigi Estense Tassoni che contribuivano rispettivamente con 30 e 20 scudi. II Comune per parte sua stanziò la somma di 300 scudi romani con l'approvazione del Cardinal Legato.

(4) Ferrara, Archivio Storico Comunale, Repertorio sec. XIX, cat. "Sanità", Cimitero di Ferrara, Cart. 51, 25 nov. 1828. D'ora in poi si intenderà questa collocazione ove si citi solamente il numero della Cartella con la data.

(5) Ferrari (1805-1864) fu attivo soprattutto nel genere del ritratto e della scultura monumentale e funeraria. Operò soprattutto per il Cimitero di Ferrara, ma inviò lavori anche a Bologna (Mol1umento Masefti al Cimitero della Certosa) e in Irlanda (MOIll/1llel1to O 'Brio n, Dublino, e le statue di S. Agostino VeS. Gregorio Magno). La sua produzione è ricca di motivi e stilemi desunti da Tenerani e Thorvaldsen. Sull'artista e la sua opera cfr. D. Vaccolini, Scultura in l1lorle di Marietta Scutellari. Bassorilievo di Giuseppe Ferrari (errarese, alto palmi r. 7 e mezzo, largo 6, in "Il Tiberino A. 1, 9 novembre 1833 n.45, p . 170; O. RAGGI, Di W1 basso­rilievo per il MOl1umel1to a Maria Rossi Scutellari. Opera di Giuseppe Ferrari. in "Il Tiberino", A. III, 1 aprile 1835 n.13, p.50; [O. Raggi], Statua di Vincenzo Monti scolpita da Giuseppe Ferrari, in "L'Album", Roma 1837, distI'. 30 A. IV, pp. 233; O.A .R. [O. Raggi], Stalua di Vincenzo MOl1li scolpita da Gillseppe Ferrari, in "Il Tiberino", A. VI n. 22, 13 luglio 1840, p. 88; G. PETRUCCI, Il Genio della Giurisprudenza - Slatua, Bologna 1853; L.N.Cittadella, Opere di scultura di Giuseppe Ferrari, Ferrara 1859; Necrologio, in "Gazzetta Ferrarese", 14/11/1864; [L.N. Cittadella], L'Il1du.,,.lria COIlI­l71erciale - Statua in marmo nel f71Ol1l11llento Casazza, s.a.n.L; O. RAGGI, Della vita e delle opere di Pietro Tel1erani, del suo tell1po e delLa sua scuola nella scultura, Firenze 1880, pp. 185-189, 424-425; G. SCUTELLARl, Cenni biografici intorno ai pittori, scultori, ed architetti ferraresi dal /750 fino ai 110stri giorni per far seguito alle vite del Baruffàldi, in "Atti della Deputazione Ferrarese di storia patria", vol. V, Ferrara 1893, pp. 2 1-60, ad vocel1l; R. VARESE, La scultura jimera ria: dall1eoclassico al 11aluralisl7lo, in La certosa di Ferrara, 1985, cit., p. 48; L. GUIDJ, Ill11011Ll1l1 enlo a Paolo V dopo l'Unità d'/lalia, in La Fortez.::.a del Papa. Ferrara /598-/859, Ferrara 1990, pp. 36-37 nota 1.

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(6) Su F. Canonici (1780-1873) cfr. T. LEATI, Necrologia delllIorch Ferdinondu Canonici, Ferrara 1873; A.P. TORRESI, Nuovi dati sull'archi/ello Ferrarese Ferdinal1do Canonici, in "La Pianura" 2/94, pp. 88-92; E. CECCON, Leopoldo Cicagnara: alclll1i rapporti cultura li tra Ferrara e Venez.ia, in Neo Estense. Pittura e restauro a Ferrara nel XIX secolo, a cura di L. Scardino e A.P. Torresi, Ferrara 1995, p. 267; Inventari d'arte. DOCUI11en/i Sll IO quadrerie ferraresi del XIX.secolo, a c. di G. Agostini e L. Scardino, Ferrara 1997, p. 62.

(7) Cfr. F. CANONICI, L'antica Certosa di Ferrara, cit., p. 49. Il gus to neorinascimentale di Canonici era in linea con i principi architettonici di Pietro Estense Selvatico, cfr. Ibidem, soprattutto p. 51. Per i suoi interessi verso l'architet­tura medievale cfr. F. CANONICI, Sulla Cat1edrale di Ferrara ... CO l1 litografìe di Gioval1ni Pividor, Venezia 1845.

(8) Cfr. infra p. 255. (9) Fu Canonici ad incaricare Tenerani del monumento dell'uomo politico e

grande collezionista ferrarese, commissionato dal pronipote Giovanni. Per l'argo­mento cfr. S. GRANDESSO, Pietro Tenerani (/789-1869). Fortlllza crit ica e ricoglli~ùme dell'opera, tesi di laurea discussa presso l'Università degli Studi di Venezia "Ca' Foscari", A.A. 1994/1995, pp. 150-172. Su Tenerani cfr. inoltre E. DI MAJO-S. SUSINNO, Pietro Te 11 era 11 i, da allievo di Thorvaldsel1 a protagonista del pllrisl1l0 religioso romano. U11a traccia biografIca, in Bertel ThorwLldsen /770-1844 sClll/ore danese a Roma, catalogo della mostra a cura di E . di Majo, B. J0rmes, S. Susinno, Roma 1989, pp. 313-326; S. GRANDESSO, Te/1(:,rani nell'il1terpretaz.ione di Giordcmi, in "Studi di storia dell'arte" 7, Todi 1996, pp. 25] -292, dove si affronta anche sinteti­camente il tema del presente saggio, a p. 268. Su Giambattista Costabili cfr. G. VENTURI, Gioval1l1i Battista Costabili Contail1i, in Diz)onario biografIco degli italiani, vo I. XXX pp. 264-266; La leggenda del collez.io11ismo. Le quadrerie storiche Ferraresi, cat. della mostra di Ferrara a cura di G. Agostini, J. Bentini, A. Emiliani, Venezia 1996.

(lO) CfT. E. CECCON, Leupoldo Cicog11ara, cit., p. 253 e nota l.

(11) Cfr. L. GUIDI, Il Monu17lento a Paolo V, dt., nota I p. 36. Per la fondazione della cattedra di scultura Ferrari poté giovaI-si dei suggerimenti impartiti da Tenerani durante una conferenza tenuta a questo scopo nell'ateneo ferrarese nel 1843, dT. Cart. 56, "Monumenti A-L", lettera di Giuseppe Ferrari al gonfaloniere Ippolito Saracco Riminaldi, Roma 21 luglio 1843.

(12) Il cuore di Monti venne donato nel 1840 dagli eredi di Costanza Perticari. Per ordine dell'arcivescovo Della Genga venne sotterrato nel famedio degli uomini illustri. Nel 18841a cassetta con il cuore venne rinvenuta e tnlsportata alla Biblioteca Civica, dove si conservano i cimeli del poeta. Egli era stato sepolto al Cimitero di S. Gregorio a Milano. Cfr. G. Busnco, Iconografia di Vincen::.o Monti, Novara 1929, p.32.

(13) Cfr. R. VARESE, La scultura fill1eraria: dalneoclassico olnatllralisl1lO, cit., p.52.

(14) Cfr. P. GJORDANJ, Opere, XlV volI. Milano 1854-1862, voI. IX, pp. 288-302, pubbl. con i Materiali e pri1Zcipio di una discorso sui sepolcri, in C{/Sll p. 288-289.

(15) P. GJORDANJ, Opere, voI. VI p. 40. (16) Cfr. S. GRANDESSO, Tenera Il i l1ell'interpretazio11e di Giorda11i, cil., pp. 251 e

succo (17) Cfr. Ibidelll, p. 259 e nota 80.

270-

(18) Tra le carLe Giordani della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze si trova solo un'altra letLera relativa a questa vicenda, dove il piacentino I-icordava a Cicognara di dargli una risposta sull'argomento: "Rispondimi qualche cosa su quel monumento ferrarese di Monti: è cosa che sta molto a cuore a me, e ad altri". Cfr. Casso Giordani, Lettere a Cicognara (], 382), 6 giugno 1829.

(19) Abate ed allora DiretLore della Biblioteca Comunale di Ferrara, cfr. E. CECCON, Leopoldo Cicogl1ara, cit. p. 276 nota 156, che segnala anche l'invio dci progetti di Rinaldi.

(20) Su Rinaldi cfr. N. PIETRUCCI, Biografie degli artisti padoval1i, Padova 1858, pp. 228-231; C. FACCIOLl, UI10 scultore padovano a Roma. Rinaldo Ril1aldi, in "Strenna dei Romanisti", 1979 pp. 229-242; M.S. LIlLl, Ril1aldo Ril1aldi, in "Antolo­gia di Belle Arti", nn. 13-14,1980, pp. 94-101.

(2]) Cart. 52, Cella degli uomini illustri, Monum.enti, lettera di Leopoldo Cicognara a Vincenzo Cicognara.

(22) CIì-. M.S. LIlLl, Aspetti dell'arte 11enclassica. SClllture nelle chiese rolllOl1e /780-/845, Roma 1991, pp. 125-126, Fig. 85.

(23) RipI'. in G. PAVANELLO, L'opera completn del Canova, Milano 1976, p. 102 n. 96.

(24) Ripr. In Bertel T!wrvaldsen, cit., p. 143 n. 9.

(25) Ripr. in 11 Veneto e l'Austria. Vita e cultura artistica nelle città venete /8/4-/866, cat. della mostra a cura di S. Marinelli, G. Mazzariol, F. Mazzocca, Milano 1989, pp. 81 e 122.

(26) Ripr. in G. PAVANEllO, L'opera completa del Cal1ova, cit. p . 115 n. 186.

(27) Ripr. in G.G. REGGIANf, La Certosa di Ferrara, cit., p. 63 n. 29. Del 1814 secondo il Thieme-Becker, ad l'ocem.

(28) Ripr. in G. PAVANEllO, L'ope/a cOl71pleta del Canova, cit., p. l] 5 n. 188.

(29) Cfr. L. VICCHI, DeLLa storia di Fusigl1al1o dalla origille ai giorni /1os/ri. SOllll/zario del Doll. Leone Vicchi, IlO ed. con appendici tre, Faenza 1876, p. 45; cfr. inoltre M. MARrANI, Storie e Vicende del 1110 n llI11erzto a Vincenzo Monti, in "Corriere Padano", 14 maggio] 930, p. 3. Per Giovanni Monti, cfr. C. SAVONUZZJ, Ottocento Ferrarese, Milano] 971 , p. 26.

(30) Cfr. M. MARIANI, Storie e vicende dellllOnlll/lellto a Vincen:o Monti, cit.; G. BUSTICO, Ico11ografia di Vincen zo Monti, pp. 7-8 con ill. L'annosa questione dei natali di Vincenzo Monti venne aspramente dibattuta da storici ed eruditi di entrambi i partiti in numerose pubblicazioni.

(31) Cfr. G. BUSTICO, Iconografia di Vincenzo Monti, cit., pp. 4-6.

(32) Per Comolli cfr. G. KANNÈS, Gioval7l1i Battista ComolLi, in Diziol1ario biografico degli italiani, T. 27 1982, con bibl.

(33) Cfr. N. TARCHIAN1, Spigolature iconografiche, in "11 Marzocco", A. XXXIII n. 41,70tt. 1828, p. 3.

(34) Su Marchesi cfr. La cittò di Erem. Due secoli di scultura, cat. della mostra a c. dell'Istituto di Storia e Teoria dell'Arte e dell'Istituto di Scultura. Accademia di Belle Arti di Brera, Milano 1995, pp. 18 e successive, con bibl.

(35) Cfr. L. CARAMEL-C. PrROVANO, Galleria d'Arte Moderna di Mi!WlO. Opere dell'Ouocento, Milano 1975, p. 670 n. 2260, fig. 2255. n monumenLo di Brera è riprodotto in G . BUSTICO, Icol7ografia di Vil1cenzo Monti, cit., p. 20.

(36) Cart. 52, Cella degli uomini illustri, Monumenti, Statua Monti, Letlel-a di Ferdinando Canonici a Francesco Soldati , Segretario comunale, del 5 ottobre 1831.

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(37) Ferral-i era stato avviato all'arte da Pietm Trefogli, plasticatore e decoratore, che lo aveva dapprima messo a bottega dal pittore Giuseppe Santi e quindi l'aveva indirizzato da De Maria e Tenerani, crr. E. CECCON, Leopoldo Cicognara, cit., p. 266. Per De Maria cfr. C. POPPJ, Gli "allievi" di CalZova. A/cune ossen1azioni su lla scultura italiana della prima metà dell'Ollocento, in "800 italiano", A. Il n. 6, pp. 25-26.

(38) Su Tadolini cfr. A TAOOLlNI, Ricordi autobiografici di Adamo Tadolilli, scultore (ViSSUlO dal 1788 al /868), pubblicati dal nipote Ciulio, Roma 1900; M.S. ULL!, Aspeui dell'arte neoclassica, cit., p. 136 e succ., con bib!.

(39) Cart. 52, Cella degli uomini illustri, Monumenti, Statua Monti, Lettera di Ferdinando Canonici, Roma 25 ottobre 1831.

(40) Cfr. C. LADERCHf, Descrizione della quadreria Costabili, Ferrara 1838-41; A. FRIZZI, Memorie per la storia di Ferrara ... COli gÌlll1t e e note di Camillo Ladachi, Ferrara 1847-48; C. LAOERCHI, Appendici alle Memorie del Frizzi sulla s toria di Ferrara, Ferrara 1856. Laderchi fu anche il primo biografo del nazareno F. Overbeck, cfr. lo., Sulla vita e sulle opere di Federico Overbeck. Notizie raccolte dal COlite Camillo Laderdzi, Roma 1848; C. SAVONUZZI, OUocel1to ferrarese, Milano 1971, p.12.

(41) Cfr. F. CANONrCI, L'alltica Certosa di Ferrara, cit., p. 60; A. TAOOLlNI, Ricordi autobiografici, cit., p. 208; riprodotto in c.G. REGGJAN[, La Certosa di Ferrara, cit., p. 65 fig. 31.

(42) Cart. 52, Cella degli uomini illustri, Monumenti, Statua Monti, Lettera di Ferdinando Canonici, Roma 12 marzo 1832.

(43) Ibidem, Statua Monti , Minuta riassuntiva della vicenda inserita nella Seduta d el 28 giugno j 833.

(44) Sul monumento cfr. E. CECCON, Le llicende che ha7l1/0 caratteriz.zato Wl

importa11te "segno urbano". Notiz.ie sul fallloso 11lOlU1Inel1to di Piazza Ariostea, eseguito mI /833 dai fratelli Vido11 i , in Ferrara. Storia, helli culturali e ambiente, mal'Zo-aprile 1996, pp. 69-71.

(45) Cart. 52, Cella degli uomini illustri , Statua Monti, "Parere separato sul Monumento proposto per Monti", senza data . Nel basamento era stato previsto un bassorilievo con un festone e due putti recanti altrettanti emblemi: il blasone di Ferrara e la cetra, cfr. Ibidem, Lettera di Ferdinando Canonici s.d.

(46) Cfr. A. TAOOLlNI, Ricordi autobiografici di Adamo Tadolini, cit., pp. 105-107, 251; M .S. L ILLl, Aspetti dell'arte neoclassica. Sculture nelLe chiese romane. /780-/845, Roma 1991, pp. 139-140, fig. 98.

(47) Cart. 52, Cella degli uomini illustri , Statua monti, Lettera del pmL Carlo Sereni al conte Avogli Trotti, Roma lO luglio 1833.

(48) Cfr. A.M. FIORAVANTI BARALDl, Scheda per l'Italia. Memorie poligraflche ico11ografiche di Gherardo Bevilacqua Aldobrandini, in "Bollettino di notizie e ricerche da Archivi e Biblioteche", n. 4 1982, pp. 9]-101.

(49) Cart. 52, Cella degli uomini illustri, Statua Monti, Lettera di Gherardo Bevilacqua Aldobrandini al conte Antonio Avogli Trotti, Roma 20 luglio 1833.

(50) CFr. D. VACCOLINT, Scultura i11 morte di Mariella Scudellari, cit.; O. RAGGI, Di un bassorilievo per il Monumento a Maria Scudellari, cit.; ripL in G.G. REGGIANI, La Certosa di Ferrara, cit., p. 66; per Marietta Scutellari cfr. E. CECCON, Leopoldo Cicog11ara, cit., pp. 255, 265 e nota 20.

(51) Su Angelo Conti (1820-1876): G. SCUTELLARI, Cen11i biografici, cit., ad vocem; sul MOnlll71ento al Carofalo dì". Monumento di Be11venuto Tisi da Carofalo (in Ferrara), in "L'Album", Roma j 839 V, distr. 49, pp. 385-387.

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(52) Donato nell882 da Ercole Monti, dr. L. SCARDINO, Tre busti e tre ritratti nella Biblioteca Ariostea: esempi di caLalogaziol1e, in "Bollettino di notizie e ricerche da archivi e biblioteche", n. 4 1982, pp. 69-71,77, 83.

(53) L'importo del marmo fu di 247 scudi, cfr Cart. 52, Cella degli uomini illustri, Statua Monti, Lettera di Giuseppe Ferrari a Rinaldo Cicognara, 12 olt. 1837.

(54)/bidem, Lettera di Giuseppe FetTari al conte Rinaldo Cicognara, Gonfaloniere di Ferrara, s.d.

(55) Ibidem, lettera s.d. di Giuseppe Ferrari a Rinaldo Cicognara. (56) Di cui 100 peri marmi, 50 per l'abbozzo, 30 perl'architettura, 20 per le spese

di nudo e la formatura in gesso. (57) Cart. 52, Cella degli uomini illustri, Monumenti, Statua di Benvenuto Tisi

da Garofalo, lettera di Angelo Conti al Gonfaloniere s.d., all'interno della Seduta del 31 agosto 1835.

(58) Il 23 febbraio 1836, cart. 52, Cella degli uomini illustri, Statua di Benvenuto Tisi da Garofalo.

(59) Ibidem, Seduta della Commissione Consiliare d'Ornato presso il conte Galeazzo Massari, Processo Verbale, 17 maggio 1836, Lettera della Commissione al Gonfaloniere Rinaldo Cicognara, 17 maggio 1836, Cart. 52, Cella degli uomini illustri, Statua Monti. Fin d'ora intanto la Commissione chiedeva che nel Monlllne71-to al Garofalo comparisse una medaglia con il ritratto del defunto per evitare la generici tà.

(60)Cart. 52, Cella degli Uomini Illustri, Statua Monti, Minute del 28 maggio 1836.

(61) Ibidem, Lettera di C.E. Muzzarelli a Rinaldo Cicognara del 21 settembre 1836.

(62) Cart. 52, Cella degli Uomini Illustri, Statua di Benvenuto Tisi d.o Garofalo, Lettera del 24 sellembre 1836 a Rinaldo Cicognara.

(63) Riprodotto in G. PAVANELLO, L'opera completa del Canova, cit., p. 100 n. 81. (64) Il modello in gesso della statua, assieme a quello di Alfonso Varano, è

conservato nei depositi del Museo Civico di Palazzo Massari a Ferrara, cfr. L. SCARDINO, Scultore del XIX secolo. BuSIO di Ferdinando Canonici, scheda in La Pinacoteca Naziol1Clle di Ferrara - Catalogo generale, a cura di J. Bentini, Bologna 1992, p. 316 n. 345.

(65) Cart. 52, Cella degli uomini illustri, Statua di Benvenuto Tisi da Garofalo, ìettera di Tommaso Gnoli al gonfaloniere Alessandro Masi del 14 luglio 1838.

(66) Cfr. Cart. 52, Cella degli uomini illustri, Statua Monti, lettera di C.E. Muzzarelli dell'8 ott.l839. L'opera venne spedita nel 1840.

(67) Cfr. O. RAGGI , Della vita e delle opere di Pietro Tel1erani, ciL, p. 245. Non è ancora stato possibile venire a conoscenza della data del restauro di Tenerani, forse effettuato in occasione del trasferimento del Demostene nei Musei Vaticani, nel 1823, cfr.W.Amelung, Die sClllptl/ren des Vaticanischel1 MI/seuns, voI. l, BerIin 1903, p.82.

(68) Ripr. in S.GRANDESSO, Tenera11i nell'interpretazione di Giorda11i, fig. 20. (69) Ripr. in B. J0RNfES, Bertel Thorvaldsen. La vita e l'opera dello scultore, Roma

1997, p. 196. (70) F. CANONICI, L'antica certosa di Ferrara, cit., p. 63. (71) Crr. [O. RAGGI], Statua di Vincenzo Monti scolpita da Gil/seppe Ferrari, in

"L'Album", cit. ; O.A.R. [O. RAGG1], Statua di Vi11cenzo M071ti scolpila da Giuseppe Ferrari, in "11 Tiberino", cit.

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(72) [O. RAGG1], Statua di Vince71Zo Monti, in "L'Album", cit., pp. 4-5. (73) CIì~. O.A.R. [O. RAGGl], Stalua di Vincenzo Monti scolpita da Giuseppe

Ferrari, cit.; O.A.R. [O. RAGGI], Se co 71 ve 71ga/W alla Statuaria i moderni vestiri. Lettera ai Compilatori del Tiberi71o, in "Il Tiberino", A. VI 1840, pp. 99-100, con la replica dei redattori.

(74) CfT. F. MAZZOCCA, T/lOnlaldse/1 e i c0l11l1zittel1ti lombardi, in Berlel Thon1aldse/1, cit., pp. 115 e successive.

(75) Raggi cita ampiamente e commenta le lettere ricevute nella sua monografia su Tenerani, cfT. O. RAGGI, Della vita e delle opere di Pietro Tenerarzi, cit., pp. 185-197. Le lettere, conservate nella Collezione Autografi Raggi dell'Accademia di S. Luca, sono da me state riscontrate sugli originali. Oltre quelle rese note dallo stesso Raggi, si trova quella inedita di Zandomeneghi, cfT. S. GRANDESSO, Pietro Terzerani, cit., pp. 143, 378-380,467-474.

(76) Ripr. in S. GRANDESSO, Tel1erani nell'i11ferpretazione di Giordani, cit., fig. 16. (77) Ripr. in Ibidem, fig. ] 9. (78) Cart. 52, Cella degli uomini illustri, Statua Varano, progetto del Giugno

1840. (79) Per la documentazione archivistica di questi lavori cfr. Cart. 52, Cella degli

uomini illustri, Statua Varano, Monumento Bartoli e Cart. 56, Monumenti A-L per il MO/1umento a Savol1arola.

NOTA PER IL LETTORE

Nelle note che precedono, pur nel caso di coincidenza di notizie e di interpreta­zioni, ho omesso il rinvio ad un articolo di Lucio Scardino su questo stesso tema, Il m011umento a Vince71Zo Monti i11 Certosa, apparso ne il "Bollettino della Ferraria: Decus" n. 13 del31 maggio 1998. La ragione è che quel testo è apparso dopo che, sin dal mese di marzo 1998, avevo dato al suo autore, in amichevole lettura, il saggio che ora, in questa sede pubblico.

Lascio ai lettori il giudizio su quanto avvenuto. Desidero infine esprimere un vivo ringraziamento, per l'aiuto ed i preziosi

consigli che mi hanno dato, a Valter Curzi, Marta Galli, Fernando Mazzocca, Stefano Susinno e a Maria Sofia Lulli la quale mi ha gentilmente fornito la fotografia, qui n. 8. Ringazio altresì il personale dell'Archivio Storico Comunale di Ferrara, per l'estrema, costante, disponibilità.

Il testo di Stefano Grandesso, nella (orma che qui si pubblica, è stato consegnalo alla redaziol"ze il 7 marzo 1998 (n.d.r.).

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