“surreale, ma bello” - conoscere notting hill

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“Surreale, ma bello” - Conoscere Notting Hill Visitare il celebre quartiere residenziale di Londra ripercorrendo i passi di Hugh Grant e Julia Roberts nel capolavoro targato Richard Curtis Un sogno. Un’emozione grandissima. Quasi come risvegliarsi protagonista di una favola. Scorazzare, a volte correndo, tra quei vicoli e innumerevoli viuzze parallele. Per più di dieci anni hai sognato di essere lì, augurandoti un giorno di poter toccare con mano quella realtà che, per mezzo del grande schermo, ha iniziato a ossessionarti, presentandoti quei luoghi come un piccolo paradiso terrestre destinato esclusivamente alla visione ma enormemente lontano da qualcosa di tangibile, materiale, concreto. Imboccando il primo tunnel di uscita dall’underground ti ritrovi catapultato in quel mondo, respirando un’aria pervasa da un profumo vagamente hollywoodiano. Per me il sogno si è realizzato qualche settimana fa quando, in occasione di una vacanza a Londra, ho finalmente messo piede in quei luoghi mitici. Notting Hill, questo il nome, della piccola realtà urbana di una metropoli sconfinata quale Londra. Un melting pot. In questo caso parlerei di una sorta di amore a prima vista che, puntualmente, assale il visitatore. E’ una Londra estremamente calda, per gli standard del luogo, quella che ha ospitato il periodo del mio soggiorno, ma, il pomeriggio della mia visita, le condizioni metereologiche riconducono il tutto alla tipica atmosfera uggiosa e nuvolosa tipicamente bretone. L’atmosfera frizzante e accogliente è, però, sempre la stessa. Il punto di partenza è per me l’ormai consueta stazione di King’s Cross/St. Pancras: da qui è consigliabile imboccare la Victoria line per poi, dopo poche fermate, cambiare a Oxford Circus. Per chiunque abbia un minimo di familiarità con la Tube londinese non sarà difficile, dopo cinque fermate delle Central line, scendere a Notting Hill Gate. Possiamo, così, dare inizio a un rapido e vario excursus storico, turistico e pratico di questo singolare distretto. Ci troviamo nel Royal Borough of Kensington and Chelsea (W11 n.d.r.), a occidente rispetto alla City, e a due passi dai musei della Scienza e di Storia Naturale, dal Victoria and Albert e dai magazzini di Harrods. Un quartiere residenziale che cozza con l’immediato contrasto della parte popolare di questo, sfociando poi in Portobello Road. Ma torniamo un po’ indietro nel tempo fino ad arrivare in epoca vittoriana... Quando, intorno alla metà del diciannovesimo secolo, Londra non raggiungeva l’attuale estensione, i territori in questione erano lande di campagna, e tra queste sorgeva la Portobello Farm. Tra fieno e fruttetti, una corsia di paese collegava Kensigton Gravel Pits e Kensal Green. La fattoria di Portobello, eretta nel 1740 in zona Gelborne Road, deve il proprio nome alla celebre vittoria dell’ammiraglio Vernon a Puerto Bello, a Panamà, nella guerra di Jenkin’s Ear. Una prima urbanizzazione e bonifica della zona a inizio ‘800, unitamente al collegamento della ferrovia, permise alla ricca borghesia grandi investimenti nei mercati e negozi locali. Sontuose e monumentali case circondate da viali alberati: questi i tipici tratti che connotano gli isolati. Eppure un significativo afflusso di immigrati afrocaraibici segnò i primi del ‘900, tanto che nel ’58 Pembridge Road divenne per quattro giorni epicentro di tensioni razziali, “riots” e tumulti. Come risposta non ufficiale e silente ai moti, l’anno seguente, prese vita un grande carnevale di strada, oggi conosciuto in tutto il mondo. Ai tempi delle prime edizioni l’insolito carnevale era una semplice sfilata di carri corredati da ballerini e musica a palla. Oggi, dopo più di cinquant’anni, la manifestazione sfiora e supera il milione di presenze, con grandi carri, costumi folkloristici e tanta tanta samba, divenendo, così, il più grande carnevale di strada dopo Rio. Nessuna regola: folla e frastuono in cima alla lista! Insomma, durante il Summer Bank Holiday, ultimo weekend di agosto, quando le banche sono chiuse, il

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“Surreale, ma bello” - ConoscereNotting Hill

Visitare il celebre quartiere residenziale diLondra ripercorrendo i passi di Hugh Grant eJulia Roberts nel capolavoro targato Richard

Curtis

Un sogno. Un’emozione grandissima.Quasi come risvegliarsi protagonista di unafavola. Scorazzare, a volte correndo, traquei vicoli e innumerevoli viuzzeparallele. Per più di dieci anni haisognato di essere lì, augurandoti un giornodi poter toccare con mano quella realtàche, per mezzo del grande schermo, hainiziato a ossessionarti, presentandoti quei luoghi come un piccolo paradiso terrestredestinato esclusivamente alla visione ma enormemente lontano da qualcosa di tangibile,materiale, concreto. Imboccando il primo tunnel di uscita dall’underground ti ritrovicatapultato in quel mondo, respirando un’aria pervasa da un profumo vagamentehollywoodiano. Per me il sogno si è realizzato qualche settimana fa quando, in occasionedi una vacanza a Londra, ho finalmente messo piede in quei luoghi mitici. Notting Hill,questo il nome, della piccola realtà urbana di una metropoli sconfinata quale Londra. Unmelting pot. In questo caso parlerei di una sorta di amore a prima vista che,puntualmente, assale il visitatore. E’ una Londra estremamente calda, per gli standarddel luogo, quella che ha ospitato il periodo del mio soggiorno, ma, il pomeriggio dellamia visita, le condizioni metereologiche riconducono il tutto alla tipica atmosferauggiosa e nuvolosa tipicamente bretone. L’atmosfera frizzante e accogliente è, però,sempre la stessa. Il punto di partenza è per me l’ormai consueta stazione di King’sCross/St. Pancras: da qui è consigliabile imboccare la Victoria line per poi, dopo pochefermate, cambiare a Oxford Circus. Per chiunque abbia un minimo di familiarità con laTube londinese non sarà difficile, dopo cinque fermate delle Central line, scendere aNotting Hill Gate.

Possiamo, così, dare inizio a un rapido e vario excursus storico, turistico epratico di questo singolare distretto. Ci troviamo nel Royal Borough of Kensington andChelsea (W11 n.d.r.), a occidente rispetto alla City, e a due passi dai musei dellaScienza e di Storia Naturale, dal Victoria and Albert e dai magazzini di Harrods. Unquartiere residenziale che cozza con l’immediato contrasto della parte popolare diquesto, sfociando poi in Portobello Road. Ma torniamo un po’ indietro nel tempo fino adarrivare in epoca vittoriana... Quando, intorno alla metà del diciannovesimo secolo,Londra non raggiungeva l’attuale estensione, i territori in questione erano lande dicampagna, e tra queste sorgeva la Portobello Farm. Tra fieno e fruttetti, una corsia dipaese collegava Kensigton Gravel Pits e Kensal Green. La fattoria di Portobello, erettanel 1740 in zona Gelborne Road, deve il proprio nome alla celebre vittoriadell’ammiraglio Vernon a Puerto Bello, a Panamà, nella guerra di Jenkin’s Ear. Una primaurbanizzazione e bonifica della zona a inizio ‘800, unitamente al collegamento dellaferrovia, permise alla ricca borghesia grandi investimenti nei mercati e negozi locali.Sontuose e monumentali case circondate da viali alberati: questi i tipici tratti checonnotano gli isolati. Eppure un significativo afflusso di immigrati afrocaraibici segnòi primi del ‘900, tanto che nel ’58 Pembridge Road divenne per quattro giorni epicentrodi tensioni razziali, “riots” e tumulti. Come risposta non ufficiale e silente ai moti,l’anno seguente, prese vita un grande carnevale di strada, oggi conosciuto in tutto ilmondo. Ai tempi delle prime edizioni l’insolito carnevale era una semplice sfilata dicarri corredati da ballerini e musica a palla. Oggi, dopo più di cinquant’anni, lamanifestazione sfiora e supera il milione di presenze, con grandi carri, costumifolkloristici e tanta tanta samba, divenendo, così, il più grande carnevale di stradadopo Rio. Nessuna regola: folla e frastuono in cima alla lista! Insomma, durante ilSummer Bank Holiday, ultimo weekend di agosto, quando le banche sono chiuse, il

visitatore può prepararsi a due giorni da urlo. Per cinque chilometri la processione digente, che, con un budget limitato, fa festa e si diverte, intasa le vie e mobilita glispostamenti. Non facili i movimenti e sporadici gli eventi spiacevoli (del resto, cometrattenere grandi masse in preda ai piaceri dell’alcool...). Ad ogni modo, con il corsodegli anni sono state adottate misure di sicurezza sufficientemente valide (un buonnumero di “bobbies” e la tube con viabilità limitata possono bastare). C’è da dire, però,che gli inglesi non amano i carnevali, tradizione di una cultura più calda.

Poi c’è Portobello Road, via celebre per il mercato che si tiene dal lunedì alsabato in questa lunga strada trasbordante di negozietti, bancarelle, pub e ristoranti diogni etnia e cultura. Nella popolare strada, salvata anni addietro dalla stretta delleindustrie, il mercato si presenta giornalmente puntuale: generico, ortofrutticolo(Colville Terrace/Westbourne Park Road) e biologico. Sicuramente, però, il mercatino diantiquariato del sabato è il più gettonato da autentici cercatori di occasioni! Raritàper tutte le tasche, anche se per lo più costose, si annidano tra una bancarella el’altra o, più semplicemente, esposte su teli bianchi a terra. “Many goods”, soprammobili(i cosìdetti “knick knacks”), oggetti inusuali o “usa e getta”. Nonostante la proceduradi “esposizione”, oggetti di ottima fattura sono facilmente reperibili, così come unampio campionario di vestiti nuovi e usati. Il lungo e sinuoso curvone di Portobello Roadsi allontana dai dispendiosi esercizi commerciali all’incrocio con Chepstow Road pergiungere al più abbordabile sottopassaggio Westway o alla zona di Golborne Road. Se poisi è alla ricerca di buona cucina, questa non manca di certo: sempre calda presso i varistand o, se interessati a qualcosa di sfizioso, bisogna rivolgersi all’ElectricBrasserie, al 202, al The Hillgate o al The Cow. Il tutto “surrounded” dallefolkloristiche case color pastello con tonalità che spaziano dal verde, all’azzurro, dalrosa, al giallo. Notting Hill e la sua vitalità sono testimonianza di un quartieretuttora a misura d’uomo, o quasi... Ormai i prezzi di acquisto o di affitto dellesemplici terraced house sono quasi inaccessibili, per non parlare di quelli delle semi-detached! A partire dal nuovo millennio, infatti, il valore degli immobili ha registratouno sproporzionato aumento dovuto non solo all’effettiva bellezza del borough londinesema anche a numerose celebrities che hanno stabilito qui le proprie residenze... ClaudiaSchiffer, Robbie Williams, Bella Freud, Damon Albarn, e molte altre, le very importantpeople che vivono qui o lo hanno fatto, come i Rolling Stones, i Pink Floyd, EricClapton, i Led Zeppelin e Jimi Hendrix (che ha anche trovato la morte in un hotel delposto). Persino George Orwell visse qui dopo essersi dimesso dalla Soprintendenza dellapolizia imperiale della Birmania. Possiamo concludere che, oramai, si può parlare confacilità e veridicità di un quartiere élite tra i più desiderati.

Tuttuvia l'aspetto chic di Notting Hill è relativamente recente: può risultaredifficile da credere che, intorno alla metà del secolo scorso, una delle più ambite eaffascinanti aree di Londra venisse definita come un’imponente topaia dei bassafondi, untugurio malfrequentato, connotato da case stracolme e condivise da innumerevolicoinquilini. Una vera e propria “casba”. Certamente una realtà che sembra improponibilequella di una Notting Hill brulicante di ratti e spazzatura... Una meta sconsigliata edecisamente da evitare! Situata in una delle zone più prestigiose della Big Smoke, venivaetichettata come una sorta di mela marcia. Sicuramente cinquant’anni fa nessuno avrebbemai pensato di girarci un film... ma questa è un’altra storia. Nello sconfinato desertodi due secoli fa, solo nel 1840 sorsero le tenute di Ladbroke e Norland. Al tempo NottingHill era conosciuta per le Potteries, ovvero le numerosissime fabbriche di ceramiche, eper le Piggeries, gli allevamenti di maiali (il rapporto “animaletti rosa”-abitanti eradi 3:1 n.d.r.). Un pensiero davvero poco “stuzzicante”... Vennero ricavate, in seguito,multiproprietà, ma, con l’avvento della guerra, l’area subì profonde alterazioni. Maiesempio più azzeccato in questione di cambiamento e tendenza. Negli ultimi trent’annisono state, infatti, significative le trasformazioni e i miglioramenti che hanno portatoallo stato che il borgo detiene tutt’oggi, tanto da contribuire a rendere il RBKCl’autorità locale più densamente popolata del Regno Unito e vero e proprio centronevralgico della nuova Londra. In campo letterario il distretto è stato citato anche daSir Arthur Conan Doyle con l’assassino Selden, ne “Il mastino di Baskerville”, e fonte diispirazione e ambientazione per G. K. Chesterton e Paulo Coelho.

Inutile dilungarci oltre quando l’ultimo punto del nostro reportage potrebbe esserefacilimente intuibile. Torniamo a un lontano 21 maggio 1999 quando, nelle sale inglesi,

usciva quello che di lì a poco sarebbe diventato un kolossal del cinema romanticod’autore: Notting Hill, con la regia di Roger Michell e su soggetto del grande RichardCurtis. Oggi, come quattordici anni fa, rimane uno dei film maggiormente apprezzati dellostile british. Curtis, il produttore Duncan Kenworthy, il compositore Trevor Jones e loscenografo Stuart Craig sono gli stessi che pochi anni prima realizzarono “Quattromatrimoni e un funerale”, tanto che molti cineamatori intravedono nelle due pellicolepunti di contatto. Com’è riuscito questo film a vincere tre Empire Awards e trenomination ai Golden Globe, guadagnando oltre quattrocento milioni di dollari e vendendopiù di ventidue milioni di biglietti? Semplicità, humor inglese e favola del ventunesimosecolo a lieto fine...

Lui è William Thacker, “ordinary”, timido, con un decente equilibrio e con pocadisinvoltura in amore. Propietario di una piccola e fallimentare libreria di guide daviaggio, conduce una vita normale fino a quando Anna Scott, volto di Hollywood più invoga del momento, entra nella sua libreria. Il destino dei due inizia a intrecciarsi.Cinque minuti dopo, urtandola per strada, William riversa una spremuta d’arancia sultoppino della diva e... la invita a casa propria, giusto dall’altro lato della strada,per darsi una ripulita. Scatta la scintilla e Anna, prima di lasciare l’abitazione con ilportone blu, lo bacia. Il tutto viene interrotto dall’arrivo di Spike, folle edeccentrico coinquilino gallese di William. Tenendo nascosto l’accaduto, i due sirincontraranno al Ritz su invito, stavolta, dell’attrice. Al suo arrivo, però, Williamtrova la ragazza nel bel mezzo di un ricevimento con membri della stampa per lapromozione di Helix, ultimo lavoto della Scott. Esilarante il siparietto in cui Thackersi presenta come corrispondente di “Cavalli e segugi”, divenendo, con la propria esiguaprofessionalità nelle vesti di giornalista, protagonista di gaffes e inspiegabili uscitecon i membri del cast (nel brave cameo appare una giovanissima Mischa Barton). Illibrario riesce a invitare la superstar alla festa di compleanno della propria sorella,Honey. In quella serata tra amici con Bella, Max, Bernie e la festeggiata Honey, Annariesce a farsi amare non solo come l'artista che tutti conoscono ma anche come sempliceragazza. Al termine della serata, i due si introducono in uno dei tipici giardinettiprivati del distretto londinese e si baciano nuovamente. Tempo dopo, Anna lo invita nellapropria suite del Ritz ma viene a sapere dell’arrivo del fidanzato Jeff (Alec Baldwin).William si finge un cameriere e l’attore americano lo tratta a pesci in faccia.L’episodio ricorda a William le diversità che intercorrono tra i due e tra i mondi diprovenienza. La storia non può funzionare ma il fragile libraio non dimentica... Mesidopo l’attrice bussa alla casa dal portone blu cercando rifugio dalla stampa, che hapubblicato alcune sue foto compromettenti. La mattina dopo William e Anna si presentanoalla porta dove vengono assaliti dai flash dei giornalisti: Spike si è lasciato sfuggirela notizia nel vicino pub. Ed è nuovamente rottura... Mesi dopo William decide di recarsisul set ad Hampstead Heath, dove la Scott sta girando un film. Il giovane assiste alleriprese e ascolta in cuffia i dialoghi degli artisti: in una pausa, Anna, parlando diWilliam con un collega, non manifesta per il libraio alcun sentimento. Will, deluso,scappa via. Il giorno dopo Anna si presenta al Travel Bookshop, pregando il ragazzo ditornare a frequentarsi ma lui la respinge, timoroso della possibilità di una nuovarottura che il proprio cuore non avrebbe retto. Fatto rinsavire dalle parole degli amici,che gli fanno comprendere l’errore, William si fionda all’hotel Savoy, dove l’attrice statenendo una conferenza stampa prima di ripartire per gli States. Davanti a una folla digiornalisti il giovane londinese chiede ad Anna di rimanere con lui e rinviare lapartenza. Il finale? Scontato: come rifiutare? La favola ha l’atteso lieto fine (o happyend, se preferite)...

Personalmente, avrò visto “Notting Hill” almeno una ventina di volte e mai mistancherò di farlo... Un film romantico vecchia maniera, curatissimo nei dettagli e neidialoghi. Pellicola ove il valore artistico e culturale supera quello cinematografico.Eccellente ritratto di una realtà suburbana, anche se abbondantemente ripulitaetnicamente della maggioranza nera che popola la zona. Quasi trascuravo un dettaglio nonirrelevante... Da chi è composto il cast? Julia Roberts, con il suo meraviglioso sorriso,interpreta sè stessa al microscopio con un pizzico di autoironia da vera starinternazionale che impara a conoscersi come una persona “normale”. Mai scelta piùazzeccata e di prima fascia. Hugh Grant, anch’egli nelle proprie vesti, personifica iltipico allocco, impacciato e bamboccione inglese, nel ruolo di un maldestro e improbabileamante. Essenziali anche le interpretazioni dei personaggi di contorno. Rhys Ifans e Emma

G. M. Chambers sono la coppia di svitati costituita da Spike e Honey. Più credibili, comecoppia, invece, Tim McInnerny e Gina McKee nei panni di Max e Bella. Notting Hill è lacronaca di un sogno impossibile che si tramuta in concreta realtà, dove l’umileinnamorato non snatura i propri comportamenti pur di riuscire, avallando, comunque, lediversità sociali e di ambienti. Il soggetto, solido, prettamente di natura teatrale,appare convincente, quasi umano, facendo permeare quella naturalezza e compostezza tipicadel distretto. Sfatiamo, finalmente, il falso mito della richezza e del successo, facendotrionfare l’anonimato, una visione positiva della vita e personaggi genuini evulnerabili. Ogni film con la Roberts sembra appartenere al genere della favola moderna,come nel film che nel ’90 l’ha consacrata, Pretty Woman. Come dimenticare quando Annadice a Will: “La faccenda della fama non è una cosa reale sai... e non dimenticare chesono anche una semplice ragazza, che sta di fronte a un ragazzo e gli sta chiedendo diamarla...”. Le distanze dei sogni si accorciano fino ad annullarsi. Chi non vorrebbe unoscenario simile prendere possesso della propria vita? Se fosse possibile, ci metterei lafirma. Il cartellone del film recitava così: “Può la più grande star cinematografica delmondo innamorarsi di un ragazzo comune?”. La risposta è affermativa. Il titolo che hoscelto è “surreale, ma bello”, una delle più celebri e riuscite battute del film, ma cheal meglio ne riassume la trama. Superba la mano di Curtis (che trovò nel sonnol’ispirazione) non dimenticando che è lui l’ideatore della serie Tv inglese Mr. Bean,vera pietra miliare. A fare da colonna sonora Shana Twain, i Boyzone e Van Morrison ma ilvero piatto forte sono la stupenda “When you say nothing at all” di Ronan Keating e“She”, storico brano di Charles Aznavour, reinterpretata da Elvis Costello. Soundtrack,tra l’altro, premiata anche ai Brit Awards.

Il vero tocco, è il caso di dirlo, d’artista è “La Mariée” realizzato nel 1950 daMarc Chagall. Il dipinto, raffigurante in primo piano una giovane sposa con abito rosso evelo bianco con un bouquet in mano, simboleggia la nostalgia per qualcosa che si èperduto. Nello sfondo, in contrasto, predominano il blu notte e il grigio con una caprache suona il violino. Da vera protagonista, alla sposa viene assicurato il velo da unafigura che le circonda la testa come in un abbraccio. Lo sposo in questione è lospettatore verso cui la giovane, leggermente ridente, si rivolge. In lontananza èpossibile scorgere la chiesa. Appartenendo a una collezione privata e avendo un valoreche si aggira intorno al milione di dollari, in occasione del film ne venne autorizzatauna copia, in seguito distrutta per scongiurare problemi, vista la verosimiglianza. Uninno all'amore giovane che “ti mostra come dovrebbe essere l’amore: fluttuare nel cieloblu scuro con una capra che suona il violino! La felicità non è felicità senza una caprache suona il violino”.

Riallacciamo le fila del nostro itinerario, concludendo questo approfondimento sulfilm con una guida pratica ai luoghi che hanno ospitato il memorabile set. La primatappa, sorprendentemente al di fuori di Notting Hill, è il 150 sulla Piccadilly(facilmente raggiungibile con la tube di Green Park e le linee Jubilee, Piccadilly eVictoria). Cosa si trova qui? The Ritz ovviamente! Una piccola curiosità in merito: leriprese nell’atrio e nei corridoi dell’hotel sono state realizzate tra le due e lequattro di notte in modo da non risentire della presenza dei veri clienti. L’hotel,infatti, ha sempre adottato una politica abbastanza rigida riguardo i permessi perriprese interne ma, stavolta, a quanto pare, ha fatto un’eccezione senza precedenti...Per rimanere in campo alberghiero, altra sosta è d’obbligo al Savoy Hotel, al n.1 diSavoy Hill sulla Strand (tube di Charing Cross, linee Backerloo e Northern). Qui, nellascena cruciale del film, William “rincorre” Anna Scott nella Lancaster Room perconvincerla a rimanere, rimediando, così, al proprio iniziale diniego. Infine, nelsettore, l’Hempel Hotel, al 31-35 di Craven Hill Gardens (tube Paddington, line District,Circle, Bakerloo, City e Hammersmith). Presso il giardino Zen con la firma della designerAnouska Hempel è stata allestita la location chic del matrimonio tra Anna Scott e WilliamThacker, penultima scena del film.

Spostiamoci, quindi, con la Central, la District o la Circle line e giungiamo,finalmente, a Notting Hill, dove, appena usciti dall’underground, imboccando il varco disinistra, troviamo, al 103, il Notting Hill Coronet. La struttura, eretta nel 1898, contratti vagamente vittoriani, era in principio adibita a teatro. La reputazione delCoronet è sempre stata molto rispettabile, tanto che Re Edoardo VIII assistette a unospettacolo e Sir John Gielgud vide qui per la prima volta una rappresentazione di

Shakespeare (il teatro ospitò, per altro, anche illuminanti esibizioni di Irving). Purproiettando film dal ’16, venne adibito a cinema a tempo pieno solo nel ‘23, conservandoil tradizionale splendore. Hugh Grant, alias William, si reca qui per la visione diHelix, film fantascientifico di Anna Scott, e in occasione di un appuntamento conl’attrice al quale si presenta con una maschera da sub con lenti graduate.

Percorrendo Notting Hill Gate in direzione della stazione di Holland Park, giriamo adestra in Landsdowne Road. Voltando alla sesta di sinistra, troviamo i Rosmead Gardens,dove è stata girata la celebre scena del bacio dopo aver scavalcato il cancellettod’ingresso. Espressione dei tradizionali giardinetti comunali, i Rosmead Gardens sonosovvenzionati dai residenti di Ladbroke Estate, e pertanto destinati a loro uso privatoed esclusivo, essendo i soli residenti a possederne le chiavi. Riguardo allo sgattaiolareal di là della cancellata, non pensateci nemmeno! Considerato il notevole dislivellodella ringhiera con l’altra sponda, non è consigliabile imitare le imprese da scalatricedi Julia Roberts, non tralasciando il fatto che introdursi in questi giardini privati èda considerarsi illegale. Il circondario include anche i vicini Arundel e St. John’sGardens.

Ultimato il giro di perlustrazione (dall’esterno), basta girare nuovamente asinistra per Lansdowne Road e, al n.91, troviamo la casa di Max e Bella, dove Williampresenta agli amici la Scott in occasione della festa di compleanno della sorella Honey.La struttura si presenta come una delle folkloristiche terraced houses color pastello,con recente rifacimento della facciata in verde acqua e la tipica piazzola piastrellataantistante all’ingresso.

Continuando lungo Lansdowne Road, svoltando a sinistra su Ladbroke Road e nuovamentesu Elgin Crescent, la seconda a destra dovrebbe essere Portobello Road. Set negli annisessanta per i film di Bryan Forbes, Michael Caine, Mick Jagger e dei Beatles, la stradaha rappresentato al meglio il periodo Swing alla pari di Carnaby Street e King’s Road. Ilprimo appuntamento è al 142: qui non si trova alcun “Travel Bookshop Co.” ma è questo illuogo utilizzato nel film per l’ambientazione esterna della libreria di William. Ai tempidelle riprese vi era il negozio Nicholls Antique Arcade, in seguito l’antiquario Gong e,recentemente, un negozio di scarpe denominato appunto “Notting Hill”. La nuova gestionedell’esercizio ha ricreato un aspetto esterno sfacciatamente verosimile alla vetrinaazzurra del film. Una o due porte più avanti, rispetto alla macelleria accanto alnegozio, si trova, tra l’altro, un ufficio della casa di produzione di Curtis.

Qualche minuto di strada a piedi ed è possibile raggiungere facilmente il pocodistante Electric Cinema, al 191 di Portobello Road. Questo è uno dei più vecchi cinemadel Regno Unito, eretto come tale nel 1910, quando Portobello Road era una raffinatastrada di negozi. Dall’epoca non ha subito grandi cambiamenti, conservando lo storicoschermo in proporzioni 4x3. Dopo aver attraversato un periodo di decadenza negli anni ’60e ’70, e dopo svariate cessioni, è stato riportato agli antichi sfarzi con poltrone dipelle, poggiapiedi e i tradizionali tavolinetti per cibo e vivande. Tra una poltrona el’altra è sistemata un’abat-jour in perfetto stile retrò. Nel film è possibile ammirarnel’esterno durante la spavalda sequenza delle quattro stagioni. La realizzazione dellascena, girata in un solo giorno, venne affidata alle società specializzate in effettimeteorologici Effect Associates e Snow Bussiness, che poi unificarono i quattro ciack alcomputer.

Tappa successiva nel nostro itinerario è, poco avanti, il n. 201, dove si trova, omeglio si trovava, il Saints Tattoo Parlour. Lo storico negozio di tatuaggi di NottingHill ha, infatti, chiuso i battenti (notizia, tra l’altro, non riportata da alcuna guida“aggiornata” o sito web). Al nostro arrivo non abbiano trovato nulla... Da unachiacchierata con il nuovo proprietario abbiamo scoperto che il vecchio tatuatore, MarcSaint, si sta godendo la meritata pensione, avendo ceduto l’attività, tramutata in unnegozio di abbigliamento giapponese. La memorabile effigie a tinte rosse sulla vetrinanera è stata coperta, ma intravedendosi ancora sul fondo. Il tatuaggio a Notting Hill nonè, però, sparito del tutto: l’anziano tatuatore continua a fare qualche lavoretto nellamansarda in cui vive, alla quale si accede dalla porta nera sul fianco destro della nuovavetrina. All’inizio del film appare proprio la bottega del tatuaggio, con fuori un tizioche si è ubriacato e ora non ricorda perché si è fatto incidere “Sono pazzo di Ken”.

Altro fenomeno tipico della zona i parrucchieri radicali, dove tutti quelli che esconosembrano una delle Spice Girl versione “i capelli sono miei e me li gestisco io”.

La vera fermata obbligata è il vero The Notting Hill Bookshop al 13-15 di BlenheimCrescent, traversa sulla sinistra dopo Elgin Crescent. In attività per oltre trent’anni,dal ’79 per l’esattezza, The Travel Bookshop, che ha ispirato il film, ha chiuso nel2011, per poi essere soppiantato da una nuova libreria. Il ragazzo al banco, che mi haaiutato a scegliere un libro, si è dimostrato gentile nel darmi qualche indicazione esuggerimento stradale, ma certo... l’idea di un librario Hugh Grant sarebbe stata piùsuggestiva! A meno di cento metri da qui si scorge Westbourne Park Road. Al 303, inquella che oggi è una semplice porticina chiusa, c’era la piccola caffetteria doveWilliam acquista la spremuta d’arancia che poi riverserà addosso ad Anna Scott. A quelcivico non c’è mai stato un coffee shop, ma, due porte accanto, oltre il barbiere,all’angolo tra Westbourne Park Road e Portobello Road si trova quello che un tempo era laproprietà sfitta davanti alla quale avviene il fortunoso incidente. Qui oggi sorge unCoffee Republic.

E, come nel film, giusto all’angolo oppostodell’incrocio si trova il 280. La casa dal portone blu,che William Thacker divide con Spike. La proprietà, untempo di Richard Curtis, ha un valore superiore a £ 1,3milioni. Quello che nel film viene fatto apparire come unmalmesso monolocale vanta in realtà un ampio cortileinterno con giardino e un ingresso di circa novantaduemetri quadrati. Gli interni mostrati nel film, infatti,non sono altro che il frutto di riprese eseguite in unostudio cinematografico e pertanto, non mostrano alcunasomiglianza con ciò che si nasconde dietro il portone.Poco dopo il grande successo, la celebre porta fu rimossae venduta all’asta per beneficenza per £20.000 dallaChristie's Auction (si trova ora a Hope Cove, nel Devon),per poi essere rimpiazzata da una più anonima porta nera.Il proprietario ha scelto di cambiarne il colore perrenderla meno individuabile e per mettere fine alpellegrinaggio finalizzato ad apporre il proprio autografo sul cimelio. Subito leproteste: apparvero scritte come “R.I.P. Blue door” o “This is the Hollywood door”. Pocotempo fa, però, una nuova porta blu è stata ripristinata al 280.

Proseguendo ancora oltre, in circa dieci minuti di strada, dopo aver superato ilsottopassaggio Westway, si arriva all’estremità di Portobello Road. La prima a destra è,quindi, Golborne Road che incrocia con Bevington Road. Esattamente al n. 105 si trovavaPortfolio, oggi semplicemente “cards and gift”, negozio di materiale artistico. Questabottega angolare è la location scelta per il fallimentare ristorante di Tony, l’amico diWilliam, dove Bernie arrangia al piano “Blue Moon” la sera della chiusura e dove Williamcapisce, grazie all’aiuto degli amici, di aver sbagliato a rifiutare Anna Scott. Da quiparte l’inseguimento che si conclude alla Lancaster Room del Savoy. Ricordiamo che gliinterni della casa di William, del ristorante e della libreria sono stati realizzatipresso gli Ealing e Shepperton Studios.

Per la cena, durante la quale la Roberts dà il meglio di sè, è stato scelto ilrinomato ristorante giapponese Nobu, presso il Metropolitan Hotel, al 19 di Old Park Lane(entrata all’angolo di Hertford Street), facilmente raggiungibile con la tube di HydePark Corner e la Piccadilly line (probabilmente, considerati i prezzi milionari delristorante, se la carta di credito di qualcuno di voi ve ne consentirà una cena, potretepermettervi di sicuro un autista privato per gli spostamenti). Il sito delle riprese delfilm della Scott basato su Henry James è Kenwood House a Hampstead Lane (NW3), nel norddi Londra. Una sontuosa magione del diciottesimo secolo, realizzata da Robert Adam eappartenuta a Lord Mandfield, è stata acquistata negli anni ’20 da Lord Iveagh, magnatedella birra Guinness. E’ possibile apprezzarne i meravigliosi giardini e la sontuosagalleria con dipinti di Turner, Vermeer, Reynolds e Rembrandt. Nonostante i problemiriscontrati in occasione della première di Titanic, la produzione riuscì inventiquattr’ore e senza problemi a girare la scena finale del film presso l’UCI Empire di

Leicester Square. La maggior parte dei lettori si starà chiedendo: e la panchina conl’iscrizione “Per Jude, che amava questo giardino, da Joseph, che le sedeva sempreaccanto”? Mi dispiace deludervi, ma il sedile in questione si trova presso i QueensGardens di Perth, in Australia Occidentale... Ma questo è un altro viaggio...

Desiderando condividere il mio profondo amore per la Big Smoke, trovo doverosoringraziare alcune amiche. Maddalena e Gabriella per l’affetto, la disponibilità e ilsostegno dimostatimi nel corso degli anni, unitamente a tutto quello che sono riuscite atrasmettermi. Un grazie anche a Maria, ruota indispensabile di un ingranaggio perfetto,per l’immensa sopportazione. Infine, last but not least, Gaia, instancabile compagna diteatro, corse e di grande aiuto nella visita di Notting Hill, sperando che anche leipossa apprezzare il mio contributo.

Si conclude, così, il nostro itenerario, nella viva speranza che possa essere statodi gradimento e utilità al lettore, non solo come guida pratica alla storia e ai luoghi,ma anche per avergli fatto scoprire un suggestivo scorcio di una grande città.

Marco Fallanca