successo e appannamento dell’immagine di nicolae ceausescu in italia 1964–1989, pp. 67-78

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DIALOGOI POLITIKÉ 7

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DIALOGOI POLITIKÉ

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DirettoreGiuseppe GrilliUniversità degli Studi Roma Tre

Comitato scientificoGiovanni BurtoneCamera dei Deputati

Paolo CorsiniSenato della Repubblica

Francesco GuidaUniversità degli Studi Roma Tre

DIALOGOI POLITIKÉ

La sezione Politiké che si sviluppa come articolazione ulteriore di Dialo-goi. Collana di Studi comparatistici, intende integrare negli ambiti dellaricerca comparatistica quelle specificità che riguardano aspetti della co-municazione culturale legati alla condizione di cittadinanza. Essa, al dilà dell’attualità e forse della cattura del termine nel sistema delle mode,rispecchia una realtà ampia, con implicazioni teoriche e concretezzadi pratiche sociali. La Polis infatti è il luogo in cui l’intreccio tra le vitedegli individui e le pulsioni sociali delle collettività si incrociano, de-terminando aYnità o conflittualità inevitabili, problematiche e spessoirrisolte. Per questo Politiké intende raccogliere la sfida del ragionaresul presente e sul passato recente nell’alternanza tra riflessione teoricaed esemplificazione storica, tra aneddoto e sistematizzazione deglieventi in un quadro più generale. Culture della politica e politica comecultura devono confrontarsi e possono indicare una uscita di sicurezzadalla decadenza delle idee della democrazia e della partecipazione.

L’Europa e il suo Sud–est

Percorsi di ricercaContributi italiani all’XI Congresso Internazionale

dell’Association Internationale d’Études du Sud–est Européen

Sofia, 31 agosto – 4 settembre 2015

a cura di

Antonio D’AlessandriFrancesco Guida

Contributi diAlberto BascianiMarco Clementi

Giuseppe CossutoAntonio D’Alessandri

Emanuela Claudia Del ReFilippo Marco Espinoza

Francesco GuidaIliana Krapova

Tatjana Krizman MalevBlerina Suta

Giuseppina Turano

Copyright © MMXVAracne editrice int.le S.r.l.

[email protected]

via Quarto Negroni, 15

00040 Ariccia (RM)(06) 93781065

isbn 978-88-548-8608-7

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: luglio 2015

Indice

9 Premessa

11 Dalla “piccola patria” al concetto di incola Europae. Il percorsodi Ruggero Boscovich–Ruder Boškovic (1711–1787)Tatjana Krizman Malev

29 Le minoranze nazionali nella storia d’Europa. Una riflessionesu due case study del Sud–estFrancesco Guida

37 Il Fondo dei Carabinieri Reali di Rodi e la comunità ebraica.Dal controllo alla deportazioneMarco Clementi

55 La “questione” degli Archivi di Rodi nel primo dopoguerra.Cessione, recupero e distruzione dei documenti italiani nelPossedimento egeo (1945–47)Filippo Marco Espinoza

67 Successo e appannamento dell’immagine di Nicolae Ceause-scu in Italia 1964–1989

Alberto Basciani

79 Il dicembre 1989 in Romania e l’Europa nella stampa italianaAntonio D’Alessandri

93 Producendo cultura si conserva l’identità. La strategia cultu-rale dei tatari di Romania dall’entrata della Romania nell’UEai nostri giorniGiuseppe Cossuto

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8 Indice

109 L’Albania e l’Europa nella sperimentazione allegorica delromanzo Darka e gabuar di KadareBlerina Suta

121 Language Balkanism in the Western Balkans TodayEmanuela Claudia Del Re

135 On Clitic Climbing in the Balkan Languages from a Synchro-nic PerspectiveIliana Krapova, Giuseppina Turano

L’Europa e il suo Sud–estISBN 978-88-548-8608-7DOI 10.4399/97888548860871pag. 9–10 (luglio 2015)

Premessa

L’Associazione italiana di studi del Sud–est europeo (AISSEE), fondataa Roma nel 1969, riunisce i maggiori studiosi italiani dei Paesi dell’areabalcanica. Essa costituisce il referente italiano dell’Association inter-nationale d’études du Sud–est européen (AIESEE), organizzazionescientifica internazionale non governativa, sostenuta dall’UNESCOsin dalla sua fondazione, avvenuta a Bucarest nel 1963.

In occasione dell’XI Congresso mondiale dell’AIESEE (Sofia, 31

agosto – 4 settembre 2015), gli studiosi italiani hanno voluto oVrireai colleghi provenienti da tutto il mondo un insieme di scritti, fruttodi percorsi di ricerca individuali che, tuttavia, si inseriscono piena-mente negli ambiti di interesse di entrambe le Associazioni. Comeda tradizione, dunque, l’Associazione italiana si presenta al Congres-so mondiale di studi sul Sud–est europeo con una raccolta di saggiscientifici già stampata. L’auspicio è che essa possa suscitare interessee fornire alla comunità accademica internazionale una serie di utilispunti di discussione.

Il volume di contributi già pubblicati è stato presentato nelle se-guenti occasioni: al congresso di Sofia del 1989 — F. Guida, L. Val-marin (a cura di), Studi balcanici, Carucci, Roma 1989 — a quello diBucarest del 1999 — A. Tarantino, L. Valmarin (a cura di), Nuovi studibalcanici, «Romània Orientale», vol. 12, 1999 — a quello di Tirana del2004 — A. Basciani, A. Tarantino (a cura di), L’Europa d’oltremare,«Romània Orientale», vol. 17, 2004 — e all’ultimo, il decimo, svoltosia Parigi nel 2009 — A. D’Alessandri, M. Genesin (a cura di), Popoli eculture in dialogo tra il Danubio e l’Adriatico, «Romània Orientale», vol.22, 2009. Non bisogna altresì dimenticare che in occasione del Con-gresso del 1989 alcuni soci pubblicarono i loro contributi sulla rivista«Europa Orientalis», vol. 8 (come volume a parte), sicché gli studiosiitaliani del mondo balcanico furono allora rappresentati anche da talepubblicazione.

9

10 Premessa

Il tema prescelto per l’XI Congresso dell’AIESEE è il seguente:“South–East Europe and European Integration. Political, Socioecono-mic and Cultural Aspects”. Filo conduttore è, dunque, il rapporto traquesta regione e il resto del continente europeo, visto sotto molteplicipunti di vista e tenendo conto dei personali orientamenti di studiodi ogni ricercatore coinvolto. Da qui il titolo della raccolta “italiana”:L’Europa e il suo Sud–est. Percorsi di ricerca. L’obiettivo, infatti, non è for-nire un’analisi complessiva delle relazioni tra i Paesi balcanici e il restodell’Europa, bensì proporre un numero adeguato di contributi chegettino uno sguardo sul panorama delle ricerche in corso sul Sud–esteuropeo nella comunità scientifica italiana. Pur nella loro eterogeneità,dunque, i saggi qui raccolti rivelano la pluralità degli indirizzi di studioriguardanti i Balcani nel nostro Paese: dalla storia alla letteratura, dallalinguistica alla scienza politica.

La presente pubblicazione è forse la testimonianza maggiore diun’attività che l’AISSEE svolge di anno in anno, fatta di colloqui scien-tifici e presentazioni di volumi di interesse balcanico. Tali incontri sisono svolti anche nell’ultimo quinquennio sia in Italia, in sedi universi-tarie e presso altri Enti, sia, più raramente, anche all’estero (Bucarest,Sofia, Tirana) in collaborazione con le rappresentanze culturali ita-liane o con istituzioni scientifiche straniere. È forte l’auspicio chel’interlocuzione con i partner stranieri di grande prestigio proseguaper garantire anche in futuro un alto livello delle iniziative scientifichee delle eventuali pubblicazioni.

L’Europa e il suo Sud–estISBN 978-88-548-8608-7DOI 10.4399/97888548860876pag. 67–78 (luglio 2015)

Successo e appannamento dell’immaginedi Nicolae Ceausescu in Italia 1964–1989

Alberto Basciani

Anche una semplice ricognizione tra le bancarelle di libri presentinelle città italiane può aiutare a farsi un’idea della popolarità rag-giunta in Italia da Nicolae Ceausescu, nel corso degli anni Settantae parte almeno degli Ottanta. Complice la chiusura di tante vecchiesezioni e circoli dell’ex PCI non è diYcile trovare decine di volumi(magari intonsi) di discorsi, opere di argomento storico e di politicainternazionale, firmati appunto da Ceausescu. Questi libri venivanopubblicati principalmente dagli Editori Riuniti, da SugarCo e dalleEdizioni del Calendario, tutte case editrici in qualche modo vicine alPartito Comunista Italiano, tuttavia alcuni volumi, compresa una bio-grafia agiografica a firma di Gian Carlo Elia Valori (personaggio cheritroveremo più avanti) furono editi anche da editori indipendenti eattivi negli ambienti accademici come Bulzoni1 di Roma e addiritturaRusconi2 di Milano, un marchio editoriale di un certo prestigio nell’I-talia di quegli anni. Senza contare i dirigenti sovietici più in vista, cheper ovvi motivi erano molto spesso presenti nelle cronache dei gior-nali e dei telegiornali italiani, credo si possa aVermare che il dittatoreromeno fu, tra tutti i leader comunisti dell’Europa centro–orientalequello più conosciuto in Italia.

È interessante cercare di capire le ragioni di tale successo mediati-co cui seguì, da metà degli anni Ottanta, un graduale e irreversibileappannamento. Un fattore che senz’altro giocò a favore di Ceausescufu rappresentato dai legami politici, economici e culturali allacciati sindalla loro nascita dagli Stati nazionali italiano e romeno. Evitando dicadere nella retorica a volte finanche stucchevole sulle eredità storiche

1. Vedi G.E. Valori, Ceausescu, Bulzoni, Roma 1974.2. N. Ceausescu, Il Nuovo corso. Per una collaborazione internazionale, Rusconi, Milano

1975.

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dei discendenti di Traiano in riva al Danubio, sappiamo che nel corsodella seconda metà dell’Ottocento e poi lungo tutto il XX secolo sinoalla fine della Seconda guerra mondiale, i rapporti italo–romeni furo-no piuttosto intensi ma allo stesso tempo anche complessi e tutt’altroche senza problemi. Tuttavia senza entrare nel merito della questionesi può dire che gli anni della stalinizzazione della Romania imposerouna cesura netta a decenni di importanti relazioni culturali, a notevoliinterscambi economici e a rapporti politici che, sia pur attraversatida crisi e impuntature da una parte e dall’altra, avevano portato Italiae Romania ad avere una certa familiarità3. Con la morte di Stalin, leaperture seguite al nuovo corso impresso da Nikita Chrušcëv al mon-do comunista e la conquista di maggiori spazi di autonomia politicada parte di Bucarest nei confronti della Potenza dominante moscovita,i semi delle vecchie relazioni italo–romene tornarono pian piano agermogliare e i governi di Bucarest e Roma diedero inizio a un gra-duale processo di riavvicinamento. La Romania della metà degli anniSessanta pareva, nell’ottica occidentale, un Paese interessante: almenoin apparenza guardava ed era guardata con sospetto da Mosca e alcontempo cercava una strada suYcientemente veloce per moderniz-zare le proprie infrastrutture e la propria industria4. Allo stesso tempol’Italia — caratterizzata in quegli anni da una forte crescita economica— considerava con estremo interesse le potenziali possibilità oVertedall’Est Europa per gli aVari dell’industria nazionale sia pubblica cheprivata. Sarà suYciente ricordare che nel 1966 la FIAT, in joint venturecon lo Stato sovietico, diede l’avvio alla costruzione di una gigantescafabbrica di automobili a Togliattigrad o ai rapporti intessuti dall’ENIsempre con l’URSS sul versante dello sfruttamento delle risorse pe-trolifere. Proprio la possibilità di avviare una proficua collaborazioneeconomica bilaterale fu l’occasione per riprendere i contatti politici adalto livello tra l’Italia e la Romania.

Fino ad allora gli unici contatti politici degni di questo nome al-lacciati tra i due Paesi erano quelli che riguardavano i rapporti tra ilPCI e il PCR, una relazione ambivalente che, già piuttosto studiata nel

3. Per un quadro d’insieme delle relazioni italo–romene si veda G. Caroli, La Romanianella politica estera italiana 1919–1965. Luci e ombre di un’amicizia storica, Nagard, Milano 2009.

4. Su questi aspetti rimando alla lettura delle pagine dedicate alla lunga parentesicomunista contenute in F. Guida, Romania, Unicopli, Milano 2009

2, pp. 184–282.

Successo e appannamento dell’immagine di Nicolae Ceausescu in Italia 1964–1989 69

nostro Paese, ora comincia a destare la curiosità anche degli storiciromeni5. Forse più interessanti dei contatti tra i due partiti sono irapporti bilaterali tra i due Stati. Nel 1966 Amintore Fanfani si recò invisita uYciale in Romania, e nel maggio di quell’anno una delegazionedell’IRI visitò alcuni impianti industriali romeni. L’anno dopo, comericorda il diplomatico Pasquale Baldocci, che nel 1967 aveva appenapreso servizio presso l’Ambasciata d’Italia di Bucarest, fu organizzatanella capitale romena una mostra o forse sarebbe meglio dire una sor-ta di fiera campionaria, L’Italia produce, che inaugurata da Ceausescucercava di presentare a politici, funzionari e specialisti romeni unavasta gamma di prodotti dell’industria italiana che potessero essereappetibili per il mercato romeno6. Il meccanismo era stato dunquemesso in moto e da allora le relazioni politiche ed economiche trai due Paesi non fecero altro che aumentare, come testimoniano lenumerose e reciproche visite di esponenti — anche di alto livello —della politica italiana e romena. Oltre alle potenzialità economicheanche gli avvenimenti interni al campo comunista facevano crescere,e non poco, l’interesse e la curiosità del mondo politico italiano neiconfronti della Romania e soprattutto verso il suo sempre più indiscus-so leader Nicolae Ceausescu. La decisa condanna dell’invasione dellaCecoslovacchia da parte delle forze del Patto di Varsavia pronunciatada Ceausescu nell’estate del 1968 e la ricerca, in apparenza sempre piùdeterminata, di autonomia nei confronti di Mosca, contribuirono adalimentare le simpatie italiane nei confronti della Romania7. Inoltre aincrementare il prestigio e la simpatia di Ceausescu in Italia concor-

5. Vedi S. Santoro, Partito comunista italiano e “socialismo reale”. I casi romeno e polacco,in «Storicamente. Rivista del Dipartimento di Storia Culture e Civiltà “Alma Mater” Uni-versità di Bologna», 2, 2013, pp. 2–13; S. Santoro, Comunisti italiani e Romania socialista. Unrapporto controverso, in «Storia e Futuro. Rivista di Storia e Storiografia online», 26, 2011, con-sultabile su storiaefuturo.eu/comunisti–italiani–romania–socialista–rapporto–controverso.Più di recente il rapporto tra PCI e PCR ha cominciato a destare l’attenzione anche diricercatori romeni si veda C. Stanciu, Luigi Longo and Nicolae Ceausescu. New Evidences fromthe Romanian Archives, in «Nuova Rivista Storica», a. XCIX, vol. 1, 2015, pp. 1–21.

6. Vedi P. Baldocci, L’Italia e l’eresia di Ceausescu, in La politica estera italiana negli annidella Grande distensione (1968–1975), a cura di P.G. Celozzi Baldelli, Aracne, Roma 2009, pp.27–29.

7. Sui rapporti politici italo–romeni negli anni centrali del potere di Nicolae Ceausescurimando al mio: Tra aperture e neostalinismo. Italia e Romania negli anni Sessanta e Settanta,in I. Garzia, L. Monzali, M. Bucarelli (a cura di), Aldo Moro, l’Italia repubblicana e i Balcani,Besa, Nardò 2011, pp. 188–217.

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se anche la benevolenza che nei suoi confronti parve manifestare inquegli anni, almeno uYcialmente, il PCI interessato a seguire l’atteg-giamento critico della Romania nei confronti della potenza dominantesovietica8.

L’insieme di questi fattori aiuta a spiegarci come proprio all’iniziodegli anni Settanta Nicolae Ceausescu cominci a diventare una figurapiuttosto familiare anche presso l’opinione pubblica della penisola. Dicerto gli articoli dedicati al leader romeno da “l’Unità”, a quel tempocaratterizzata spesso da toni piuttosto seriosi, da soli non sarebberostati suYcienti. Contribuì ad alimentare la popolarità del dittatoreuna serie piuttosto numerosa di servizi televisivi e soprattutto direportage giornalistici (i rotocalchi a quel tempo avevano una largadiVusione tra il pubblico medio italiano) e una sempre più massicciapresenza di opere di carattere storico e politico, a firma appunto diCeausescu, diVuse a getto continuo più che per mezzo dei normalicanali della distribuzione libraria, utilizzando piuttosto quella fittarete costituita dalle centinaia di sezioni del PCI, biblioteche popolari,feste dell’Unità, scambi culturali ecc.9. In generale i toni utilizzati daimedia italiani per descrivere al pubblico il dittatore romeno eranopiuttosto accondiscendenti. Il segretario generale del PCR venivapresentato come una persona dai costumi semplici e bonari, furboe scaltro più che intelligente, gran lavoratore e strenuo difensore diun Comunismo che aveva come caratteristica principale la difesa aoltranza degli interessi della sua Patria. Altri aspetti sottolineati dallastampa italiana erano l’attenzione posta da Ceausescu per concetti qualila convivenza pacifica con il sistema occidentale e il perseguimentotestardo dell’accrescimento delle potenzialità economiche e civili della

8. Tuttavia i rapporti riservati del PCI segnalavano già alla fine degli anni Sessanta lacensura e il clima di oppressione di ogni voce discordante che caratterizzavano l’azione delPartito Comunista Romeno. Vedi S. Santoro, Partito comunista italiano e “socialismo reale”,cit., pp. 5–6.

9. Gli anni d’oro delle pubblicazioni di Ceausescu in Italia ebbero inizio con il 1970

quando gli Editori Riuniti e Le Edizioni del Calendario diedero avvio alla stampa dellaserie degli Scritti scelti che sarebbe continuata anche per buona parte degli anni Ottanta.Accanto a questi volumi ne apparvero altri, sempre firmati da Ceausescu, preceduti daintroduzioni e/o prefazioni di alti dirigenti del PCI come per esempio Sviluppo economicoe democrazia socialista in Romania, Editori Riuniti, Roma 1973, con prefazione di UgoPecchioli, oppure da intellettuali, anche noti, e piuttosto organici al PCI. Uno di questiera Carlo Salinari, direttore del “Calendario del popolo” e dal 1977 preside della Facoltà diLettere dell’Università “La Sapienza” di Roma.

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Romania e attraverso esso il miglioramento delle condizioni di vitadel popolo romeno indipendentemente dall’origine etnica dei suoiabitanti. Sia nei servizi giornalistici che in quelli televisivi la moglie,Elena, non mancava mai di essere mostrata al pubblico italiano nellasua veste di valente scienziata impegnata in importati ricerche nelcampo della chimica. Se ne sottolineava, inoltre, la vecchia militanzapolitica e la presenza costante al fianco del marito nei momenti piùimportanti della sua vita pubblica10.

Sarebbe interessante conoscere quanto l’onnipresente scienziataElena Ceausescu sapesse delle strane frequentazioni intessute dal mari-to con ambienti piuttosto oscuri dell’eversione italiana, perché un datoestremamente interessante di questi anni è che accanto a numerosiincontri con personalità del mondo politico ed economico italiano,l’uYcio di Ceausescu diventò anche il luogo di appuntamenti conaVaristi di vario genere e personaggi legati in vario modo alla loggiamassonica P2. Dopo il ritrovamento degli elenchi degli aYliati allaloggia eversiva e di molti altri documenti connessi alle trame di LicioGelli, parve sicura la familiarità tra lo stesso Gelli e Ceausescu. Tragli Atti della Commissione d’inchiesta ho rinvenuto un articolo di ungiornale (purtroppo per il momento non sono riuscito a identificarené la testata né l’autore) nel quale senza mezzi termini veniva data persicura l’assidua frequentazione di Bucarest da parte di Gelli, accusatodi essere anche una spia al servizio di non meglio specificati Paesi del-l’Est. Nella seduta del 29 giugno 1982 della Commissione d’inchiestaparlamentare sulla P2, il deputato Renato Massari (del PSDI), ricordava,nel corso della sua deposizione, come Gelli negli incontri pubblicimostrasse di avere familiarità con molti leader politici mondiali ein particolare con Ceausescu11. Pietro Longo, segretario del PSDI e

10. Si veda Ceausescu, in «Domenica del Corriere», 21, 1969; Brehznev e Ceausescu, in “IlMessaggero”, 21 agosto 1971, ma ancor più emblematico fra tutti P. Zullino, Come viveCeausescu. Festeggia a Bucarest i cinesi, sfida l’Unione Sovietica e inneggia all’indipendenza: nelgioco rischioso possono inserirsi i suoi nemici interni, sostenuti da Breznev, in «Epoca», vol. 22,1971, pp. 18–25. La copertina del rotocalco era proprio dedicata al dittatore romeno. Tra leinterviste televisive si veda quella realizzata da Giancarlo Vigorelli, A carte scoperte: incontrocon Nicolae Ceausescu, andata in onda su un canale RAI il 23 luglio 1974.

11. Camera dei Deputati – Senato della Repubblica, IX Legislatura, CommissioneParlamentare d’Inchiesta sulla Loggia Massonica P2 (d’ora innanzi CPILMP2), vol. 4

(sedute dal 9 giugno al 15 luglio 1982), p. 504. I lavori della Commissione sono consultabilianche on line sul sito www.fontitaliarepubblicana.it.

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aYliato anch’egli alla loggia massonica P2, a precise domande dei com-missari non seppe dare una risposta esatta circa l’eventualità che Gelliavesse eVettivamente conosciuto e frequentasse Ceausescu, anche se ilpolitico socialdemocratico aVermò che Gelli vantava di avere familia-rità con molti politici stranieri dai golpisti argentini (ma anche Peron)ai dirigenti comunisti dell’Est12. Escluse invece categoricamente talepossibilità Giancarlo Elia Valori, ascoltato dalla stessa Commissioneparlamentare. Nel corso della sua deposizione, Valori, che ammise diviaggiare assiduamente in Romania sin dal 1967–68, negò la possibilitàche Ceausescu fosse stato iscritto alla P2

13. Interessante però che tral’ingente materiale sequestrato dalla polizia alla figlia di Gelli, MariaGrazia, il 4 luglio 1981 accanto a molto materiale inerente l’attività piùo meno illegale di Licio Gelli, fu rinvenuto anche un documento datti-loscritto anonimo di 6 pagine intitolato La Romania oggi. Si tratta di unvero e proprio inno alla politica illuminata di Ceausescu capace di assi-curare benessere, sviluppo, libertà e indipendenza al suo Paese14. SeLicio Gelli abbia o meno conosciuto e/o frequentato Ceausescu non èfacile a dirsi. La Commissione d’inchiesta parlamentare presieduta daTina Anselmi non raccolse prove certe. Personalmente negli archiviche ho consultato finora non ne ho trovato traccia; ciò non escludeche ricerche più approfondite, magari presso il Consiglio Nazionaleper lo Studio degli Archivi della Securitatea (CNSAS), non possanoriservarci delle sorprese interessanti. Di sicuro Gelli si era vantato piùvolte delle sue frequentazioni con il dittatore romeno così come avevaaVermato di aver messo in contatto Ceausescu con discussi personaggilegati alle dittature militari sudamericane, soprattutto argentini.

Non ci sorprende invece la frequenza davvero notevole delle visiteintercorse tra Valori e Ceausescu. Gli incontri diretti tra i due uominirisalgono alla fine degli anni Sessanta e si infittirono nel corso deglianni Settanta. Nel 1974, come già accennato, Valori pubblicò pressol’editore Bulzoni di Roma una biografia del dittatore romeno dai tonielogiativi e a tratti agiografici che inutilmente tentò di far recensire dal“Corriere della Sera”15. A quel tempo il clima politico della Romania

12. Ivi, p. 510.13. CPILMP2, vol. 10, p. 450.14. Ivi, vol. 7, pp. 213–218.15. Ivi, vol. 3, p. 622.

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aveva ormai abbandonato le sia pur timide aperture della fine deglianni Sessanta, e il Paese era entrato nella cosiddetta minirivoluzioneculturale ricalcata su quella cinese e arricchita da qualche calco nord-coreano, ma il futuro dominus delle partecipazioni statali italiane eraconvinto della bontà della strada intrapresa da Bucarest:

L’antica “querelle” per cui Stato e popolo avrebbero sfere d’interessi irridu-cibili fra loro è in realtà vanificata — sosteneva Valori — dall’esempio dellaRomania, da un esempio che si può toccare con mano e che trova la suaespressione più immediata ed eYcace nella stessa persona del PresidenteCeausescu, di quest’uomo che ha fatto della propria vita, la vita stessa dellanazione, dei suoi interessi personali quelli del popolo, pronto a coglierne leistanze, ad interpretarne le aspettative a suggerirgli le direttrici fondamentalidi comportamento perché possa ritrovarsi tutto, indipendentemente dallediverse nazionalità che racchiude [. . . ] il presidente romeno ha gettato lebasi per un futuro d’eVettivo progresso.16

L’anno seguente, probabilmente anche grazie ai buoni uYci dellostesso Valori, le disquisizioni politiche di Ceausescu uscirono dallesezioni del PCI e cercarono di intercettare il più vasto pubblico dei let-tori italiani, perché fu appunto un grande editore di livello nazionale,Rusconi di Milano, a pubblicare Un nuovo corso. Per una collaborazioneinternazionale, introdotto da uno scritto, naturalmente, di Giancar-lo Elia Valori17. La Commissione d’inchiesta sulla P2 ha cercato dicapire quale fosse la reale natura di questi rapporti. Nel corso del-l’audizione del 24 marzo 1983, uno dei commissari, Alberto Cecchi,chiese espressamente a Valori se, a seguito della rottura tra Gelli eOrtolani, il suo compito non fosse stato, per caso, quello di far inmodo che la Romania sostituisse l’Argentina nella compravenditadi carni18. Valori negò un suo coinvolgimento in una tale iniziativama non poté negare di avere un ruolo dirigente nell’Institute forProblems of the New International Economic Order che, istituito aBucarest, aveva la sede principale a Parigi, e del quale proprio Ceause-scu era stato uno dei fondatori. Sempre secondo la testimonianza diValori, un economista romeno (ancora oggi piuttosto conosciuto),

16. G.E. Valori, Ceausescu, cit., pp. 66–67.17. G.E. Valori, Introduzione, in N. Ceausescu, Il Nuovo corso. Per una collaborazione

internazionale, cit., pp. 7–10.18. CPILMP2, vol. 3, p. 163.

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Gheorghe Dolgu, era tra i principali animatori di quel ristretto circolo.Valori aggiunse che Ceausescu era il Presidente onorario mentre l’expresidente dell’Argentina, Arturo Frondizi, presiedeva il Consigliod’Amministrazione19.

Insomma solo verifiche attente negli archivi romeni e tra le cartedelle tante commissioni d’inchiesta istituite in questi anni in Italiapotranno chiarire meglio la reale natura dei rapporti intessuti daCeausescu con questi personaggi e gli ambienti in cui costoro gra-vitavano. Tuttavia è innegabile che quanto finora appurato aiuta acomprendere la fortuna dell’immagine di Ceausescu e del suo regi-me tirannico nel nostro Paese. Che questa fosse la sua vera natura idirigenti politici italiani ne erano perfettamente informati tanto dairapporti stilati dall’Ambasciata italiana a Bucarest che dalle informa-zioni raccolte dai servizi segreti. Le carte Moro consultabili pressol’Archivio Centrale dello Stato lo testimoniano20. Sono altresì sicuroche nuove interessanti informazioni le forniranno le carte Andreottidepositate all’Istituto Sturzo, dopo che la parte relativa alla Romaniasarà finalmente riordinata. Tuttavia ragioni di politica estera e com-merciale in primis imponevano che quello che pareva lo Stato ereticoper eccellenza del blocco comunista continuasse a godere di creditoe prestigio in Occidente. Del resto se la visita di Stato intrapresa inItalia, Vaticano e San Marino da Ceausescu tra il 22 e il 27 maggio1973 fu coronata da un notevole successo d’immagine e fu seguita conattenzione dai media italiani21, non bisogna certo dimenticare che inquesti stessi anni il dittatore romeno visitò con eguale successo moltealtre capitali occidentali e fu ricevuto con molti onori anche nel corsodi un paio di fortunati viaggi negli Stati Uniti nel dicembre 1973 e nell’a-prile 1978. A sua volta il segretario del PCR ricevette a Bucarest moltistatisti occidentali: basti ricordare i due viaggi eVettuati da Charlesde Gaulle (maggio 1968) e Richard Nixon (agosto 1969). In Italia unulteriore elemento favorevole al buon nome del regime romeno furappresentato, come detto, dalla politica del PCI che cercava di allon-tanarsi dalla rigida ortodossia nei confronti del PCUS e dunque poteva

19. Ivi, vol. 10, pp. 458–459.20. Cfr. A. Basciani, Tra aperture e neostalinismo, cit., pp. 194–196.21. Oltre a diverse importanti decorazioni uYciali della Repubblica italiana, Ceausescu

fu insignito anche della cittadinanza onoraria da parte del municipio di Bari.

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trovare negli “eretici” romeni una sponda per raVorzare l’ambivalentee tentennante politica di autonomia verso Mosca22 messa in atto daEnrico Berlinguer. La situazione si mantenne su questi livelli fino agliultimi anni Settanta.

Giusto alla fine degli anni Settanta i deputati radicali Marco Pan-nella, Emma Bonino, Mauro Mellini e Adele Faccio presentaronoun’interpellanza parlamentare nel quale, pur denunciando un casospecifico, quello cioè del cittadino apolide Ioan Valeriu Sas e dellasua famiglia, accusarono la Romania di contravvenire ai dettami dellacarta di Helsinki23. Tuttavia è pur vero che gli stessi radicali in piùoccasioni, nei dibattiti parlamentari, presentarono Ceausescu comeuno dei leader mondiali più attivi nella politica di disarmo e disten-sione tra i blocchi, pur non negando il carattere tirannico del suogoverno24. Solo nel 1985 il deputato Achille Tramarin (appartenenteal Gruppo Misto) presentò un’interpellanza al Ministro degli Esteridenunciando le carcerazioni arbitrarie e le angherie subite da alcunidissidenti romeni (Gheorghe Calciu–Dumitreasa e Radu Filipescu)sottolineando:

Il regime repressivo del presidente Ceausescu e della cinquantina di parentipiazzati nei posti chiave del potere, che impone al popolo rumeno [sic!]soVerenze fisiche quali la fame e il freddo (l’inverno scorso 5 gradi in casa!)oltre a quelli morali della totale mancanza di libertà.25

Per quanto è dato conoscere la denuncia di Tramarin rimase unatto isolato, anzi in questo periodo una novità interessante fu rap-presentata dall’apparizione, accanto ai soliti libri di Nicolae, anchedi alcuni volumi di carattere più prettamente scientifico firmati del-la consorte, Elena Ceausescu. Queste pubblicazioni non furono ilfrutto del caso, ma apparvero quando la natura clanica del regimecomunista romeno era ormai ben delineata ed Elena Ceausescu era

22. Cfr. S. Santoro, Comunisti italiani e Romania, cit., p. 7.23. Camera dei Deputati, Atti Parlamentari (d’ora innanzi CD – AP), seduta di venerdì

8 aprile 1977, p. 6697.24. CD – AP, seduta di martedì 27 febbraio 1979, intervento dell’onorevole Roberto

Cicciomessere, p. 27791. Gli Atti parlamentari dimostrano comunque che almeno fino al1985 quasi tutto l’arco parlamentare considerava Ceausescu un vero e proprio apostolodella pace.

25. CD – AP, seduta del 25 luglio 1985, p. 30326.

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diventata molto più che una attiva first lady. Infatti era ormai la perso-nalità più importante del regime dopo il marito e dunque pienamenteinserita nei meccanismi messi a punto dalla propaganda di regimeper promuovere ad ogni livello il culto della personalità sempre piùsfrenato della coppia presidenziale romena26. La fama di scienziatachimica di Elena Ceausescu doveva dunque oltrepassare i confini dellaRomania e infatti i suoi lavori, già pubblicati nelle principali lingueoccidentali, nel nostro Paese ottennero l’avallo di scienziati di famainternazionale. Ricerche nel campo della sintesi e della caratterizzazionedei composti macromolecolari, pubblicato da SugarCo nel 1980, si giovòdi un’introduzione firmata da Antonio Carelli, presidente dell’Accade-mia Nazionale dei Lincei, mentre due anni dopo il genetista GiuseppeMontalenti accettò di scrivere una prefazione per Nuove ricerche nelcampo dei composti macromolecolari, pubblicato a Roma da Edimez. Bi-sogna dire che l’apparato propagandistico del regime e le ambasciateromene operanti in Occidente si mossero con astuzia e caparbietà (nési possono escludere lusinghe di ogni tipo per captare la benevolenzadegli sprovveduti mentori scientifici), perché le istituzioni scientificheitaliane non furono le uniche a consacrare ai più alti livelli i meritiaccademici della semianalfabeta Elena Ceausescu. Lasciando da partele innumerevoli lauree honoris causa raccolte da Nicolae in giro peril mondo (ricordiamo soltanto quella ottenuta dall’Università di Niz-za), la bontà delle ricerche chimiche attribuite a Elena Ceausescu furiconosciuta dall’Accademia delle Scienze di New York, da quella del-l’Illinois e dal Politecnico di Londra27. Come ebbe a scrivere EdwardBehr molte personalità che ebbero occasione di conoscere da vicino lacoppia presidenziale romena si resero immediatamente conto dellapochezza intellettuale dei due. Eppure ancora per qualche anno l’Occi-dente e con esso l’Italia continuarono a mantenere un atteggiamentopiuttosto benevolo nei confronti del regime romeno che da parte suaricambiava con una condotta in apparenza sempre più discordante neiconfronti del resto del Paesi del blocco comunista e soprattutto versol’URSS28.

26. Sul culto della personalità riservato dagli apparati del regime a Elena Ceausescu siveda: C.L. Olteanu, Cultul Elena Ceausescu în anii ’80, disponibile su ebooks.unibuc.ro/istorie/ciupala/cultuleneceausescu.htm (ultimo accesso 4 giugno 2015).

27. Ibidem.28. Vedi E. Behr, Kiss the Hand You Cannot Bite. The Rise and the Fall of Ceausescus,

Successo e appannamento dell’immagine di Nicolae Ceausescu in Italia 1964–1989 77

È solo il caso di accennare alle critiche romene all’intervento arma-to sovietico in Afghanistan e poi alla clamorosa partecipazione degliatleti romeni alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 boicottate da tuttigli altri Paesi comunisti. Tuttavia dalla metà degli anni Ottanta la verarealtà della Romania ceausista fatta di repressione, miseria, corruzionee degrado fu sempre più conosciuta dall’opinione pubblica occiden-tale e nonostante Ceausescu e sua moglie continuassero a viaggiaree a tessere legami, ma questa volta diretti più verso i Paesi del TerzoMondo, l’isolamento nei confronti dei Paesi occidentali si fece sem-pre più marcato. Anche in Italia i principali giornali cominciarono ainformare con articoli e reportage piuttosto dettagliati la dura realtàvissuta in quegli anni dalla popolazione romena. Del resto la naturatirannica della dittatura romena appariva ancora più stridente rispettoalle novità introdotte da Gorbacëv in URSS. Il “Corriere della Sera”,“La Repubblica”, “La Stampa” e settimanali come «L’Espresso» nonmancarono di pubblicare articoli di denuncia sulla grave situazionealimentare che aZiggeva la popolazione romena, sulle violazioni deidiritti umani, sulle diYcoltà in cui erano costrette a vivere le minoran-ze nazionali. Circa un anno prima della caduta del regime, Cesare deSeta, nella terza pagina del “Corriere della Sera” denunciò la devasta-zione del centro storico di Bucarest per far posto alla Casa del popoloe la dissennata politica di distruzione dei villaggi romeni messa in attodal regime. Insomma il credito accumulato negli anni precedenti eraormai un pallido ricordo, eppure la propaganda romena qualche pic-cola soddisfazione, per la coppia presidenziale, era ancora in grado diottenerla. Nel 1988 una sconosciuta casa editrice, Settegiorni, pubblicòl’ultima raccolta di discorsi di Ceausescu dal macchinoso titolo Roma-nia, socialismo, collaborazione, pace. Di per sé l’ennesima antologia discritti del dittatore non ha nulla di speciale, ma il fatto più clamorososta nell’autore dell’elogiativa introduzione: Nilde Jotti, già compagnadi Togliatti, membro del gruppo dirigente del PCI e, soprattutto, inquel tempo presidente della Camera dei deputati29. Prima della Rivo-luzione del dicembre 1989, le vicende di Ceausescu conobbero in Italia

Penguin Books, London 1992, p. 167.29. Carlo Longo, artefice dell’impresa era uomo al soldo del KGB, nome in codice Kiril,

e già aveva tentato di diVamare la vedova di Sacharov, Elena Bonner. Vedi G.A. Stella, Lastrana coppia. Il miracolo sovietico, unire il nobile Jas al compagno Armando, in “Corriere dellaSera”, 12 ottobre 1999.

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un ultimo sprazzo di notorietà in occasione del XIV Congresso delPCR tenutosi a Bucarest tra il 20 e il 24 novembre di quello stesso anno.L’avvenimento fu seguito con notevole attenzione dalla grande stam-pa della penisola e moltissimi furono gli articoli consacrati all’ultimagrande manifestazione pubblica cui il dittatore prese parte. Tuttavial’attenzione degli inviati italiani fu centrata sul racconto delle terri-bili condizioni di vita della popolazione, nell’apparentemente ferreaoppressione poliziesca e, soprattutto nel parossistico culto della per-sonalità30. La Romania nel panorama dell’Europa centro–orientale inrapido mutamento era ancora un’anomalia ma questa volta in terminidel tutto negativi31.

30. Il 22 novembre del 1989 “La Repubblica” titolava: Si celebra a porte chiuse la liturgia diCeausescu. Due giorni dopo il “Corriere della Sera” pubblicava un pezzo ancora più durodal titolo: In Romania l’orologio si è fermato. Il tempo lo scandiscono gli applausi.

31. Praga insorge, Bucarest resta in catene, in “Corriere della Sera”, 21 novembre 1989.