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Direttore responsabile Lucina Anna Rita Caramella Comitato Scientifico Daria G. Banchieri, Adriana Emiliozzi, Roberto Maggi, Annaluisa Pedrotti, Floriana Cantarelli, Isabella Nobile, Rita Scuderi, Gabriella Tassinari, Gian Pietro Brogiolo, Alfredo Lucioni, Paola Porta - Articoli sottoposti a Peer Review - Art director e progetto grafico Lucina Anna Rita Caramella Redazione Daria G. Banchieri, Dario Carcano, Alfredo Lucioni, Paola Porta, Rita Scuderi, Gabriella Tassinari Piazza della Motta, 4 - 21100 Varese [email protected] Traduzioni e revisioni riassunti in lingua: Germana Perani [email protected] Editore © Centro di Studi Preistorici e Archeologici di Varese Printed in Italy www.cspa-va.it Sede legale Piazza della Motta, 4 - 21100 Varese Stampa Selgraph S.r.l. - Cocquio Trevisago (VA) Periodico registrato presso il Tribunale di Varese col n. 952 il 20.11.2009 ISSN: 0559-9628

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Direttore responsabile Lucina Anna Rita Caramella

Comitato ScientificoDaria G. Banchieri, Adriana Emiliozzi, Roberto Maggi, Annaluisa Pedrotti, Floriana Cantarelli, Isabella Nobile, Rita Scuderi, Gabriella Tassinari,Gian Pietro Brogiolo, Alfredo Lucioni, Paola Porta

- Articoli sottoposti a Peer Review -

Art director e progetto graficoLucina Anna Rita Caramella

Redazione Daria G. Banchieri, Dario Carcano, Alfredo Lucioni, Paola Porta, Rita Scuderi, Gabriella TassinariPiazza della Motta, 4 - 21100 [email protected]

Traduzioni e revisioni riassunti in lingua: Germana Perani [email protected]

Editore© Centro di Studi Preistorici e Archeologici di VaresePrinted in Italywww.cspa-va.it

Sede legalePiazza della Motta, 4 - 21100 Varese

StampaSelgraph S.r.l. - Cocquio Trevisago (VA)

Periodico registrato presso il Tribunale di Varese col n. 952 il 20.11.2009ISSN: 0559-9628

Sommario

Note di presentazione e introduttive

Editoriale

Daria G. Banchieri Dal 1953 a oggi: 60 anni di attività e ricerca

Elvira D’AmiconeGli interessi preistorici, antropologici, paleobotanici e paleozoologicidell’egittologo Ernesto Schiaparelli

Camillo Vellano, Elena GiacobinoCarlo Fabrizio Parona e il contributo allo studio dei reperti zoologici degli scavi Schiaparelli

Mario MineoNota sui rapporti, scambi e cessioni di manufatti archeologici tra Ernesto Schiaparelli e Luigi Pigorini

Alfredo Bini, Hachim Friesen, Yves Quinif, Andrea Strini, Alessandro UggeriAnalisi e datazione di alcuni travertini lombardi (Italia)

Roberto KnoblochLa ceramica depurata tardoceltica di imitazione della vernice nera: elementi per una definizione della classe

Letizia Sotira Echi milanesi negli edifici di culto di Ravenna di V e VI secolo

Viviana ReggioLo sviluppo urbanistico di Bologna tra la seconda e la terza cerchia di mura (Via Castiglione - Strada Maggiore): ordini religiosi e confraternite

Nicola Leoni Le modalità insediative nel contado riminese bassomedievale.Dati e considerazioni per uno studio archeologico

Tecnologia

Giulio CalegariOsservazioni etno-archeologiche e riflessioni su alcuni esempi di ceramica tradizionale africana

Donatella Alessi, Luigi Vigna, Alfredo Aldrovandi Simone Porcinai, Andrea Cagnini La lamina aurea delle civiche collezioni archeologiche del Museo del Castello della Spezia.Vicende storiche e intervento conservativo

memoria dell’anTico

Enrico Carnevale La cucina della Massera da bé

Gabriella Tassinari La figurazione glittica di «Leda e il cigno» e un cammeo di Giovanni Pichler

noTiziario

Daria G. Banchieri Attività svolte da Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello, Preistorico Isolino Virginia e CSPA nel 2012-2013

p. 15

19

57

86

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175

225

281

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417

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Daria Giuseppina Banchieri *

dal 1953 a oggi: 60 anni di aTTiviTà e ricerca

parole chiave: Mario Bertolone, Musei Civici di Varese, Sibrium, Biblioteca, Centro Studi di Varese

19

introDuzione

Il Direttore dei Musei Civici di Varese Mario Bertolone (in carica dal giugno 1937 al 6 gennaio 1965), in origine dipendente della Soprintendenza1, fin dagli anni ’30 incaricato alla stesura della Carta Archeologica di Varese, Foglio 31, provvederà alla stessa che uscirà nel 1950 seguita nel 1954 da quella di Como e nel 1958 da quella di Chiavenna. Fin dagli inizi della propria carriera tende ad avere rapporti con vari studiosi e sicuramente esiste da parte sua un approccio metodologico all’archeologia indirizzato all’interdisciplinarietà scientifica che non lo abbandonerà mai, anzi, lo porterà a istituire, proprio nel 1953, un centro di sperimentazione sulla tecnologia antica2. Gli anni 1943-45, durante l’espatrio in terra elvetica presso l’Istituto di Preistoria e Archeologia Svizzera di Basilea (sotto la guida del prof. Rudolf Laur Belart) l’avevano portato a maturare una notevole esperienza in ambito della ricerca archeologica partecipando a scavi in diversi siti3 con lo studio di tecniche di scavo, metodi di conservazione e documentazione grafica e fotografica dei materiali archeologici. Sopralluoghi e permanenza presso parecchi musei elvetici con la sistemazione, disegni e studio dell’abbondante materiale, in particolare quello paletnologico in essi conservato, avevano permesso a Bertolone di eseguire ricerche mirate per confronti con quanto rinvenuto nelle nostre palafitte raccogliendo per altro una vasta documentazione bibliografica. Questa permanenza per anni in terra elvetica aveva fornito anche lo spunto per pensare, nel 1944, a un progetto di massima per realizzare in Italia

* Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello, Varese e Preistorico Isolino Virginia, [email protected]

1. Nel 1934 assistente alla Soprintendenza alle Antichità delle Venezie; nel 1958 conseguirà la libera docenza insegnando alle Università Statale e Cattolica di Milano.

2. Banchieri 2003 p. 55.3. Come la palafitta neolitica di Burgaeschi - scavi del prof. Otto Tschumi e la stazione mesolitica

di Fursteiner (Burgaeschi).

53Daria G. Banchieri

riassunto

Nel ripercorrere questi 60 anni, vengono evidenziate le tappe fondamentali della storia e dei rapporti tra i Musei Civici di Varese, altri prestigiosi enti, istituti, studiosi e il Centro di Studi Preistorici e Archeologici di Varese, fondato il 2 aprile 1953 da Mario Bertolone (Direttore dei Musei Civici dal 1937 al 1965) con lo scopo di affiancare il Museo nel campo della ricerca scientifica e della didattica. Bertolone opera alacremente in questa Istituzione, e sul territorio, al fine di portare il Museo progressivamente alla ribalta internazionale. Nel 1954 viene pubblicato il primo volume di «Sibrium», Collana di Studi e Documentazione, che diventerà oggetto di cambio con Musei, Università e Istituti. Cambi che contribuiranno a incrementare la Biblioteca scientifica specialistica del Centro.

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aBstract

From 1953 up to toDay: 60 years oF action anD research

KeyworDs: Mario Bertolone, Musei Civici of Varese, Sibrium, Library, Center for Prehistorical and Archaeological Studies-Varese

In reviewing the last 60 years, it is possible to point out the fundamental stages of history and relations among Musei Civici of Varese, others prestigious institutions, scholars and the Center for Prehistorical and Archaeological Studies-Varese, founded April 2, 1953 by Mario Bertolone (Director of Musei Civici from 1937 to 1965) for supporting the Museum in scientific research and education field. Bertolone works hard in this institution and on Varese territory for leading up to international limelight the Museum. In 1954 he published the first volume of «Sibrium», Series of Studies and Documentation, which will become the subject of exchange with Museums, Universities and Institutes. These exchanges will help to increase the scientific specialist Library of the Center.

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résumé

De 1953 à aujourD’hui: 60 ans D’activités et De recherche

mots-clés: Mario Bertolone, Musées Civiques de Varese, Sibrium, bibliothèque, Centre d’étude de Varese

En retraçant les 60 dernières années, la contribution met en évidence les étapes de l’histoire et de la relation entre les Musées Civiques de Varese, d’autres organisations prestigieuses, des institutions universitaires et le Centre pour l’étude de la préhistoire et d’archéologie Varese, fondé 2 Avril, 1953 par Mario Bertolone (Directeur des musées de 1937 à 1965) dans le but d’aider le Musée dans le domaine de la recherche scientifique et l’éducation.Bertolone travailler dur dans cette institution, et sur le terrain, afin d’ amener progressivement le Musée à la notoriété internationale. En 1954, il publie le premier tome de “Sibrium” Ensamble des études et de la documentation, qui deviendra l’objet d’échanges avec les musées, les universités et les instituts. Des changements qui aideront à augmenter la bibliothèque scientifique du centre spécialisé.

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zusammenFassunG

von 1953 Bis heute: 60 jahre aKtivität unD ForschunG

schlüsselwörter: Mario Bertolone, Stadtmuseen von Varese, Sibrium, Bibliothek, Zentrum für Prähistorische Studien in Varese

Im Durchgang durch die letzten 60 Jahren werden die Meilensteine der Geschichte und die Beziehungen zwischen den Städtischen Museen von Varese, mit anderen renommierten Einrichtungen, Instituten, Gelehrten und dem Zentrum für prähistorische und archäologische Studien von Varese, hervorgehoben.Das Zentrum wurde 2 April 1953 von Mario Bertolone (Direktor der Städtischen Museen von 1937 bis 1965) mit dem Zweck gegründet, das Museum auf dem Feld der wissenschaftlichen Forschung und der Didaktik zu begleiten.Bertolone wirkt mit Eifer in dieser Institution, und auf dem Terrain, um das Museum zunehmend ins internationale Rampenlicht. zu bringen.1954 erscheint der erste Band von “Sibrium”, einer Reihe von Studien und Dokumentationen, die Gegenstand des Austauschs mit Museen, Universitäten und Instituten wird. Dieser Austausch trägt dazu bei, die wissenschaftliche Spezialbibliothek des Museums zu vervollkommnen.

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57

Ernesto SchiaparellieLuigi Pigorini

(Foto da: http://scientiantiquitatis.blogspot.it/2012/09/i-grandi-archeologi-ernesto.html ;© S-MNPE - L. Pigorini, Roma-EUR – su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo)

elvira D’amicone *

gli inTereSSi preiSTorici, anTropologici, archeoboTanici e archeozoologici dell’egiTTologo erneSTo Schiaparelli

parole chiave: Ernesto Schiaparelli, Luigi Pigorini, Carlo Fabrizio Parona, studi preistorici, antico Egitto, Museo delle Antichità Egizie di Torino

1. ErnEsto schiaparElli E lE nuovE frontiErE dElla ricErca archEologica nElla vallE dEl nilo: la scopErta dEllE culturE prEistorichE

Ernesto Schiaparelli compie gli studi di egittologia a Torino e prosegue la formazione a Parigi, al Collège de France, alla cattedra del Maspero, successore del decifratore dei geroglifici Jean-François Champollion1. Sono anni in cui la disciplina egittologica si dedica intensamente all’interpretazione delle fonti antiche dopo i lunghi anni di impossibile lettura a causa della mancata decifrazione della scrittura e analogamente è in piena espansione la ricerca archeologica. Le attività di scavo procurano scoperte eccezionali, che compongono quadri d’arte e cultura nuovi, nei quali a periodi di grande splendore, documentati dagli eccezionali ritrovamenti dell’area archeologica di Saqqara (Serapeo, “scriba seduto”, “sceicco del villaggio”, tombe di Ti e Ptahhotep) seguono fasi di crisi politica e sociale, riportate alla luce dagli scavi nelle sedi del decentramento amministrativo (I Periodo Intermedio). Ulteriori scoperte tra il 1881 e il 1883 rendono noti i testi incisi sulle pareti delle camere interne delle piramidi dei sovrani della V e VI dinastia a Saqqara (Testi delle Piramidi) ed inizia l’esplorazione di Tell el-Amarna, la capitale fondata da Amenhotep IV-Akhenaton dopo la riforma religiosa, che afferma l’unicità del culto del dio sole Aton in opposizione a Tebe e al potente clero del dio Amon. Tuttavia completamente nuovo è quanto viene scoperto nelle località, dove sono riportate alla luce testimonianze delle culture che precedono lo

* Già Direttore coordinatore archeologo presso l’ex-Soprintendenza al Museo delle Antichità egizie di Torino - [email protected]

1. Lo Schiaparelli conclude gli studi presso l’Ateneo torinese il 13 luglio del 1877 e dal 1878 al 1880 è a Parigi per proseguire la formazione presso la prestigiosa cattedra francese; al ritorno in patria gli viene assegnata la direzione del Museo Egizio di Firenze, che lo impegna fino al 1894, quando il 30 settembre assume la direzione del Museo Egizio di Torino. Sul contributo di Schiaparelli all’egittologia italiana ed internazionale attraverso le scoperte e gli studi cfr. il volume a sua memoria moiso 2008a e il contributo D’amicone 2011a, pp. 67-77; su Schiaparelli e il Museo Egizio di Torino si rimanda all’opera egregia curto 1990 s.v.

79Elvira D’Amicone

résumé

mots-clés: Ernesto Schiaparelli, Luigi Pigorini, Carlo Fabrizio Parona, études préhistoriques, Egypte antique, Musée égyptien de Turin

Ernesto Schiaparelli, égyptologue italien et élève de l’école française de Maspero, a consacré sa vie à la promotion scientifique du Musée égyptien de Turin avec la mise en œuvre de fouilles féconds en découvertes exceptionnelles. Son archéologie repose sur les nouvelles méthodes de l’école italienne de Fiorelli (Pompéi) et les travaux de Petrie (fouilles en Egypte). Un rôle important ont joué ses relations avec les savants de nouvelles études en Anthropologie (collaboration avec Giovanni Marro), Préhistoire (collaboration avec Luigi Pigorini), Archéobotanique et Archéozoologie (collaborations avec Ernesto Mattirolo e Carlo Fabrizio Parona et le respect mutuel avec le naturaliste Georg Scheinfurth). Nous devons à cet engagement la modernité avec laquelle les collections du Musée égyptien de Turin acquièrent leur place dans le nouveau cadre de la recherche archéologique au début du XXe siècle.

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zusammenFassunG

Der äGyptoloGe ernesto schiaparelli unD seine interessen an urGeschichte, anthropoloGie, archäoBotaniK unD archäozooloGie

schlüsselwörter: Ernesto Schiaparelli, Luigi Pigorini, Carlo Fabrizio Parona,prähistorischen Studien, altes Ägypten, ägyptischen Museums in Turin

Der weltweite renommierte Ägyptologe Ernesto Schiaparelli, widmete sein Leben der Ausgestaltung der wissenschaftlichen Physiognomie des ägyptischen Museum in Turin, indem er die Sammlungen des Museums durch engagierte Ausgrabungskampagnen und außergewöhnliche Entdeckungen erweiterte. Seine Archeologie ist geprägt vom Interesse an der Bewahrung des Kontexts, ähnlich der italienischen Schule von Fiorelli (Ausgrabungen von Pompeji) und der folgenden von Petrie (Ausgrabungen in Ägypten). Grundelegend waren dabei Seine Beziehungen zu den Gelehrten der neuen Disziplinen der Anthropologie (in Zusammenarbeit mit Marro) Vorgeschichte (Zusammenarbeit mit Pigorini) und in den Studien der archäobotanische-archäozoologischen Studien in Zusammenarbeit mit Naturforschern Mattirolo und Parona und mit dem Naturforscher Georg Scheinfurth. Wir verdanken seiner Konzeption die Modernität, dank deren die Sammlungen des ägyptischen Museums in Turin am neuen Bild der archäologischen Forschung zu Anfang des zwanzigsten Jahrhunderts teilhaben.

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riassunto

Egittologo di fama internazionale, Ernesto Schiaparelli dedicò la sua vita allo sviluppo della fisionomia scientifica del Museo Egizio di Torino, ampliandone le collezioni con impegnative campagne di scavo ed eccezionali scoperte. La sua archeologia è improntata alla salvaguardia del contesto in analogia alla scuola italiana del Fiorelli (scavi di Pompei) e a quella successiva del Petrie (scavi in Egitto). Fondamentali furono i suoi rapporti con gli studiosi delle nuove discipline in Antropologia (collaborazione con il Marro), Preistoria (collaborazione con il Pigorini) e negli studi archeobotanici e archeozoologici (collaborazioni con i naturalisti Mattirolo e Parona e reciproca stima con il naturalista Georg Scheinfurth). Dobbiamo a questa sua impostazione di lavoro la modernità con cui le collezioni del Museo Egizio di Torino partecipano al nuovo quadro della ricerca archeologica dell’inizio del Novecento.

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aBstract

the eGyptoloGist ernesto schiaparelli anD his collaBoration with the news archeoloGical FielDs:

the anthropoloGy anD the archeoBotanical anD archeozooloGical stuDies

KeyworDs: Ernesto Schiaparelli, Luigi Pigorini, Carlo Fabrizio Parona, prehistoric studies, ancient Egypt, Egyptian Museum of Turin

Ernesto Schiaparelli, Italian Egyptologist and student of the French school of Maspero, has dedicated his life to the promotion of scientific Egyptian Museum of Turin with important excavations and exceptional discoveries. Its archeology is based on the new methods of the Italian school of Fiorelli (Pompeii) and the work of Petrie (excavations in Egypt). An important role played its relations with the scholars of the new studies in Anthropology (collaboration with Giovanni Marro) Prehistory (collaboration with Luigi Pigorini) Archaeobotany and Zooarchaeology (collaborations with Ernesto Mattirolo e Carlo Fabrizio Parona and mutual appreciation with the naturalist Georg Scheinfurth). His work has been important for the relevance with which the Egyptian Museum of Turin gain his place in the new framework of archaeological research in the early twentieth century.

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Carlo Fabrizio Parona

(Foto da: http://www.isprambiente.gov.it/it/museo/storia/personaggi-illustri)

[ 86 ]

carlo Fabrizio parona e il conTribuTo allo STudio dei reperTi zoologici

degli Scavi Schiaparelli

Camillo Vellano* ed Elena Giacobino **

Carlo Fabrizio Parona (Melegnano 1855-Busto Arsizio 1939) fu professore di geologia nell’Università di Torino dal 1889 al 1930 e Rettore dal 1920 al 1922, periodo in parte coincidente con la direzione del Museo Egizio di Torino in carico ad Ernesto Schiaparelli (1894-1928). Laureatosi in Scienze Naturali all’Università di Pavia nel 1878, divenne assistente della cattedra di Geologia del prof. Torquato Taramelli, tra i fondatori dell’Istituto geologico nazionale e i curatori della “Carta geologica d’Italia”. Insieme con il maestro e la sua scuola svolse un importante ruolo nella progettazione delle grandi opere di ingegneria civile e sviluppo agricolo dell’Italia post-unitaria, con particolare attenzione allo studio del territorio nazionale e sotto la sua direzione il Museo geo-paleontologico dell’Ateneo torinese venne ampliato con una grande Sala dedicata alla Paleontologia italiana. Nel 1903 fu dato alle stampe il suo Trattato di geologia con particolare riguardo alla Geologia d’Italia e nel 1908 e 1913 al tempo dei governi Giolitti fu nominato rispettivamente presidente del Regio Comitato Geologico d’Italia, carica in cui venne confermato più volte fino al 1925 e Capo della Commissione geologica governativa per lo studio e il miglioramento agricolo dei territori libici. Per la geologia della Tripolitania, edito nel 1914, compendia una serie di studi pedologici della colonia italiana recentemente acquisita. Dopo gli anni Trenta l’esplorazione geografica dell’Africa italiana si estende anche ai nuovi territori conquistati e a cura del Parona viene dato alle stampe Avanzi di Poriferi del Cretaceo della Somalia. Al di là della componente politica coloniale che queste esperienze riflettono, esse rivelano il profondo interesse per il panorama geologico extraeuropeo, testimoniato dalla partecipazione alla spedizione himalayana del 1913-1914 ad opera del medico esploratore De Filippi. Il volume Alcuni fossili raccolti al Caracorum da G. Dainelli pubblica i dati sul materiale selezionato dal collega fiorentino, anch’egli membro della missione. Fin dal 1899 il Parona figura tra i soci dell’Accademia delle Scienze di Torino, di cui diviene Presidente nel 1929 con rielezione nel 1931; negli anni 1901 e 1913 è tra i soci dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia delle Scienze

* Già docente di Anatomia Comparata dell’Università degli Studi di Torino, socio dell’Accademia delle Scienze e conservatore onorario del Museo Regionale di Scienze naturali di Torino.

** Responsabile Museologia e Didattica del Museo Regionale di Scienze Naturali di [email protected]

mario mineo *

noTa Sui rapporTi, Scambi e ceSSioni di manuFaTTi archeologici Tra erneSTo Schiaparelli e luigi pigorini

parole chiave: Ernesto Schiaparelli, Luigi Pigorini, Archivi storici, Storia delle Istituzioni Museali, Preistoria, Egitto

103

Nello scrivere sui rapporti epistolari, gli scambi e le cessioni tra Ernesto Schiaparelli1 (1856-1928) e Luigi Pigorini2 (1842-1925), è d’obbligo fare una premessa. La documentazione, presente nell’archivio storico della S-MNPE, è essenzialmente una documentazione burocratica, legata alle competenze dei due personaggi, Schiaparelli come egittologo ed orientalista e Pigorini come Paletnologo. Tra i documenti non si trovano riferimenti di relazioni amicali ma soltanto di tipo professionale. S’intravede talvolta l’influenza che Pigorini esercitava sul più giovane Schiaparelli, in virtù dei ruoli ricoperti sia come personalità scientifica sia come interlocutore, privilegiato, con le alte sfere ministeriali. I rapporti tra i due sembrano iniziare in quel periodo legato alla storia del riordino delle istituzioni museali, necessario dopo l’unificazione d’Italia (1861). È importante ricordare, nella ricostruzione delle relazioni tra i due personaggi, che quando nel 1865 la capitale fu trasferita da Torino a Firenze (1865-1871), quest’ultima fu investita da tutto il fervore di trasformazione che colpisce una città, fino allora “normale”, quando diventa capitale. Per quanto riguardava il settore dei beni archeologici, le collezioni fiorentine, prima riunite quasi tutte agli Uffizi, vennero, in quei pochi anni, divise e collocate in sedi autonome. Il successivo, quanto inatteso, spostamento della capitale a Roma (1871) vide per le sedi museali fiorentine un periodo di declino che solo alla fine del decennio s’interruppe grazie ad un progetto di riordino e risistemazione delle collezioni archeologiche, elaborato da una commissione tecnica formata da Luigi Pigorini, Giovanni Dupré, Ruggero Bonghi, Giuseppe Fiorelli e Domenico Comparetti. Si lega a questo momento di riordino museale la collaborazione tra Lo Schiaparelli e Pigorini. È, infatti, quest’ultimo, nella sua veste di R. Commissario Straordinario alle Gallerie e Musei di Firenze, che nel settembre ’78, fa chiamare Luigi Adriano Milani ed Ernesto Schiaparelli, ventiquattrenne il primo, ventiduenne il secondo,

* Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” [email protected]

1. Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie.2. Soprintendenza al Museo Nazionale preistorico ed etnografico di Roma.

139Mario Mineo

riassunto

Nell’articolo viene effettuata l’analisi della documentazione d’archivio relativa alla corrispondenza intercorsa tra i due noti personaggi, nel periodo che va dall’unità del paese fino ai primi anni del 1900.Entrambi furono protagonisti d’importanti ricerche archeologiche e di coraggiose azioni ministeriali finalizzate all’arricchimento delle collezioni dei musei da loro stessi diretti e ad aumentarne la visibilità internazionale. Pigorini, in particolare, si dedicò alla paletnologia e al Reale Museo Preistorico ed Etnografico da lui stesso ideato e creato, mentre Schiaparelli all’egittologia e al Reale Museo di antichità Egizie di Torino.

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notes on relateD exchanGes anD sales oF archaeoloGical artiFactsBetween ernesto schiaparelli anD luiGi piGorini

KeyworDs: Ernesto Schiaparelli, Luigi Pigorini, Historical Archives,History of Institutions Museum, Prehistory, Egypt

The article is the analysis of archival records relating to the correspondence between the two well-known personalities, in the period from the unity of the country until the early 1900s.Both were protagonists of important archaeological research and courageous actions aimed ministerial the enrichment of museum collections by themselves direct and to increase the international visibility. Pigorini, in particular, devoted himself to palethnology and the Royal Museum of Prehistory and Ethnography designed and created by himself, while Schiaparelli to Egyptology and the Royal Museum of Egyptian Antiquities in Turin.

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résumé

notes sur les échanGes et ventes D’oBjets archéoloGiques liés ernesto schiaparelli et entre luiGi piGorini

mots-clés: Ernesto Schiaparelli, Luigi Pigorini, archives historiques,Histoire des institutions Musée, Préhistoire, Egypte

L’article est l’analyse des documents d’archives relatifs à la correspondance entre les deux personnalités bien connues, dans la période allant de l’unité du pays jusqu’au début des années 1900.Les deux étaient protagonistes de recherches archéologique important, et d’actions ministérielles courageuses, destinées, d’une part à l’enrichissement des collections des musées sous sa propre direction, d’autre part à accroître la visibilité internationale. Pigorini, en particulier, se consacre à la palaetnologia et le Musée royal de Préhistoire et d’Ethnographie conçu et créé par lui-même, tandis que Schiaparelli à l’égyptologie et le Musée royal des antiquités égyptiennes de Turin.

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zusammenFassunG

anmerKunG üBer Die BeziehunGen, Den austausch unD Die üBerlassunGen archäoloGischer FunDstücKe zwischen

ernesto schiaparelli (leitenDes amt Für Die pFleGe Der archaeoloGischen Güter Des piemonts

unD Des museums Für äGyptische altertümer) unD luiGi piGorini

(leitunG Des nationalen museums Für vorGeschichte unD ethnoGraphie in rom)

schlüsselwörter: Ernesto Schiaparelli, Luigi Pigorini, Historisches Archiv, Geschichte der Museumsinstitutionen, Urgeschichte, Ägypten

Der Artikel analysiert die archivalischen Dokumente über die Korrespondenz zwischen den beiden bekannten Persönlichkeiten in der Zeit von der Einigung Italiens bis die frühen Jahre des 20. Jahrhunderts. Beide waren Protagonisten wichtiger archäologischer Forschungen und mutiger ministerieller Entscheidungen, die den Zweck hatten, die Sammlungen der von ihnen selbst geleiteten Museen zu vergrössern und deren internationale Präsenz zu erhöhen. Pigorini widmete sich insbesonders der Paläoethnologie und dem Königlichen Museum für Vorgeschichte und Ethnographie, das er selbst projektiert und realisiert hatte, während Schiaparelli sich der Ägyptologie und dem Königlichen Museum für ägyptische Altertümer in Turin widmete.

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Carta degli affioramenti studiati(Elaborazione sulla base di http://www.cartografia.regione.lombardia.it)

alFreDo Bini, achim Friesen, yves quiniF, anDrea strini, alessanDro uGGeri *

analiSi e daTazione di alcuni TraverTini lombardi (iTalia)

parole chiave: Travertino, datazioni Uranio-Torio, Paleoclimi, Grotte in travertino

141

In Lombardia i travertini costituiscono generalmente affioramenti sporadici, dati da piccoli corpi in prossimità di corsi d’acqua. Localmente possono avere una diffusione discreta e formare edifici di altezza considerevole e lunghezza di alcune decine di metri. Essi sono originati da acque arricchite in carbonati a causa della vicinanza di potenti successioni calcaree e dolomitiche e quindi non sono correlabili a idrotermalismo come invece avviene nei più famosi depositi del centro e sud Italia. Il travertino si genera per deposizione di carbonato di calcio su un supporto vegetale o detritico. La stessa deposizione è condizionata da fattori chimico-fisici che possono risentire della presenza di vegetali; si formano quindi in condizioni di biostasia.Sono state studiate più aree nel Varesotto (Valganna e Val Tinello) e nella Val Menaggio (tra il lago di Como e quello di Lugano).

1. litoloGia

I travertini sono prevalentemente costituiti da una impalcatura vegetale data sia da muschi e da vegetali in posizione di vita, con dimensioni fino a 15 cm, sia da resti disorganizzati evidentemente rimaneggiati. I muschi sono spesso organizzati in livelli e pulvini che possono anche oltrepassare i 50 cm di diametro. Queste facies, che corrispondono grossolanamente al travertino microermale (Fig. I) e

* Alfredo Bini, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Milano, via Mangiagalli 34, Milano - [email protected]

Achim Friesen, Yves Quinif, Faculté Polytechnique, rue de Houdain 9, Mons, Belgique -

[email protected] Strini, Geosfera Studio Associato di Geologia, Varese -

[email protected] Uggeri, Idrogea servizi, Varese - [email protected]

Bini, Friesen, Quinif, Strini, Uggeri 171

riassunto

Sono stati studiati alcuni depositi di travertino nel Varesotto (Valganna e Val Tinello) e nella Val Menaggio (Como). Il travertino si forma per precipitazione di carbonati da acque ricche di carbonato di calcio in genere in corrispondenza di rotture di pendio, come le cascate. Sono costituiti in genere da una impalcatura vegetale sulla quale precipita il carbonato di calcio. In Val Menaggio sono presenti vari corpi di travertino alcuni dei quali di grosse dimensioni. L’accrescimento delle colate di travertino da cascata ha generato varie grotte tra cui le più note sono le Grotte di Rescia, sfruttate anche turisticamente. Nel Varesotto i corpi sono in genere di dimensioni modeste, con affioramenti più significativi solo in corrispondenza di sorgenti o di corsi d’acqua. Gli affioramenti più noti sono in Valganna (Grotte della Valganna) e in valle del Rio Tinello (Ponte Artù).Da alcuni di questi affioramenti sono stati prelevati campioni per effettuare datazioni radiometriche con il metodo uranio/torio. Le età ottenute, pur con diverso grado di affidabilità, vanno da 4.000 a 234.000 anni BP e si collocano prevalentemente in periodi interglaciali o in generale caldi, ossia in condizioni climatiche favorevoli alla crescita del travertino, e testimoniano un accrescimento polifasico dei corpi di travertino. Molti corpi di travertino devono aver resistito all’erosione dei ghiacciai che, durante le glaciazioni, a più riprese, devono averli ricoperti e hanno ricominciato a svilupparsi al ritiro dei ghiacciai con il ritorno della vegetazione.

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aBstract

analysis anD DatinG oF some lomBarDy calcareous tuFa (italy)

KeyworDs: Tufa, Uranium-Thorium dating, paleoclimate, tufa caves

The authors studied some calcareous tufa deposits in Varese territory (Valganna, Val Tinello) and in the Val Menaggio (Como). Calcareous tufa is formed by precipitation of carbonates from waters rich in calcium carbonate, usually where slopes brake or the rivers make waterfalls. Generally these deposits grow on a vegetable surface over which calcium carbonate easily precipitates. In Val Menaggio there are several tufa bodies, and some among them are quite wide. The growing of the waterfall tufa brought about several caves. Rescia caves are the best-known of these caves because they are exploited for tourism too. Tufa bodies are generally of little size in Varese area, and major outcrops are observed only nearby springs or streams. The best-known outcrops are observable in Valganna (Valganna Caves) and Rio Tinello valley (Ponte Artù).Samples coming from all these tufa were dated with U-Th method. The age range achieved from these samples is 4,000 to 234,000 a BP, although the anlyses naturally have different deviations. The ages of the samples tipically match with interglacial periods or warm intervals, that is the climate condition suitable for tufa growing, and they reveal a polyphasic growth of tufa bodies. Glacial erosion didn’t destroy many tufa bodies, but glaciers covered them so they can restart growing only as glaciers retreated and when the vegetation came back.

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zusammenFassunG

analyse unD DatierunG einiGer travertin-marmoraten in Der lomBarDei (italien)

schlüsselwörter: Travertin-Marmor, Uran-Thorium Datierung, Paläoklimate, Travertin-Höhlen

Es wurden einige Travertin- Ablagerungen im Gebiet von Varese (Valganna Val Tinello/Tinello Tal) und im Val Menaggio (Menaggio Tal (Como) untersucht. Travertin wird durch Niederschläge von Karbonaten aus an Kalziumkarbonat reichem Wasser, im Allgemeinen an Bruchlinien von Hanglagen wie Wasserfällen, gebildet. Gewöhlich bestehen sie aus einem pflanzlichen Gerüst, auf dem sich das Kalziumkarbonat absetzt. Im Val Menaggio (Menaggio Tal), gibt es mehrere Körper aus Travertin von denen einige recht groß sind. Das Anwachsen der Travertinablagerung aus Wasserfällen hat verschiedenen Höhlen erzeugt; die bekanntesten sind die Höhlen von Rescia, die auch für den Tourismus genutzt werden. In Gebiet von Varese sind die Körper von bescheidener Dmension, mit wichtigeren Vorkommen; nur an Quellen und Wasserläufen. Die bekanntesten Vorkommen liegen in den Höhlen von Valganna und im Tal des Rio Tinello (Ponte Artù).Von einigen dieser Vorkommen wurden Proben für, eine radiometrische Uran-Thorium Datierung entnommen Die ermitellten Zeiten gehen, allerdings mit unterschiedlichem Zuverlässigkeitsgrad, von 4000 bis 234.000 Jahren BP und sind zu localizieren überwiegend in Zwischeneiszeit, oder im allgemein in wärmeren Zeiten, nähmlich in für das Wachstum des Travertin günstigen klimatischen Bedingungen, und zeugen von einer mehrphasigen Steigerung der Travertinkörper.Viele Travertinkörper dürften der Erosion der Gletscher, von denen sie während der Eiszeiten bedeckt waren, widerstanden haben und begannen, sich nach dem Rückzug der Gletscher wieder zu entwickeln.

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résumé

analyse et Datation De quelques travertins lomBarDes (italie)

mots-clés: travertin, datation uranium-thorium, paléoclimats, grottes en travertin

Nous avons étudié des dépôts de travertin à Varese (Valganna Val-Tinello) et dans le Val Menaggio (Como). Le travertin est formé par la précipitation des carbonates de l’eau riches en carbonate de calcium, généralement en correspondance de ruptures de la pente comme les cascades. Ils sont généralement constitués d’une usine d’échafaudage sur laquelle carbonate de calcium précipit. Dans le Val Menaggio il ya plusieurs corps de travertin certains d’entre eux grandes. L’augmentation de chutes de travertine de cascade a généré diverses grottes, les plus célèbres sont les grottes de Rescia, également exploitées pour le tourisme. Sur le territoire de Varese les corps sont généralement de petite échelle, avec les affleurements les plus importants en correspondence de sources et des ruisseauxque. Les affleurements sont surtout connus dans Valganna (Grottes de Valganna ) et dans la vallée du Rio Tinello (Ponte Artù).De certains de ces affleurements ont été prises échantillons pour faire des datations avec la methode radiométrique uranium/thorium. Les âges obtenus, mais avec des degrés variables de fiabilité, vont de 4000 à 234000 années BP et se trouvent principalement dans les périodes interglaciaires ou chaudes en général, à savoir les conditions climatiques favorables à la croissance de travertin, et témoignent d’une augmentation polyphasique des corps de travertin. De nombreux corps de travertin auraient résisté à l’érosion des glaciers au cours des âges glaciaires, à plusieurs reprises, ils doivent avoir les couverts et ont commencé à développer pendant le recul des glaciers avec le retour de la végétation.

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Bini, Friesen, Quinif, Strini, Uggeri 173

Nel numero che celebra i sessant’anni di fondazione della rivista Sibrium, sia consentito ricordare come da una parte uno studio dell’evoluzione della cultura materiale che privilegi l’evoluzione tecnologica dei manufatti, dall’altra la valorizzazione degli aspetti conservativi delle culture indigene rispetto al portato di conquistatori esterni abbiano guidato tutta la ricerca di Mario Bertolone sui Galli padani; ad essi volle dedicare il suo ultimo lavoro di sintesi (Bertolone 1967-1969, postumo), che la morte prematura gli impedì di completare. Dalle sue ricerche sui materiali ceramici dell’età della romanizzazione ha tratto ispirazione il presente studio

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roBerto KnoBloch *

la ceramica depuraTa TardocelTica di imiTazione della vernice nera:elemenTi per una deFinizione della claSSe

parole chiave: Gallia Cisalpina, ceramica depurata tardoceltica, imitazione della vernice nera, tecniche di produzione ceramica, tipologia, romanizzazione

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1. introDuzione

Il termine “ceramica acroma di imitazione della vernice nera”, accanto a quello, meno usato, di “ceramica comune depurata tardoceltica”, è utilizzato in letteratura archeologica per designare un vasellame diffuso in Transpadana nel II-I secolo a.C. e imitante i tipi morfologici della vernice nera tardorepubblicana. Finora questa ceramica è stata studiata o come una delle produzioni B-oidi di “imitazione della campana”, o come una sottoclasse della ceramica comune depurata, senza che ne venisse colto il suo carattere autonomo.Se da un lato il termine “imitazione” rende correttamente l’intento di riproduzione delle forme della vernice nera circolanti in area padana, dall’altro risulta limitante per i caratteri tecnologici ed estetici di questo vasellame, che alla luce delle recenti ricerche risulta invece strettamente imparentato con la ceramica fine di tradizione indigena.Appoggiandosi a questi ultimi studi, il contributo esaminerà quegli elementi (diffusione geografica, durata temporale, caratteristiche tecniche e decorative, repertorio delle forme)1 che autorizzano, a parere dello scrivente, la definizione di una classe autonoma per questa produzione ceramica. Viene altresì proposta una classificazione delle forme, basata sulle azioni compiute dal vasaio nella sequenza di lavorazione al tornio; di queste si fornisce anche una datazione secondo la cronologia relativa dei materiali archeologici tardo La Tène della Gallia Cisalpina2.

* Roberto Knobloch, ANA - Associazione Nazionale [email protected]

1. Sulla combinazione di aspetti che permettono di circoscrivere una “classe ceramica” vedi Brecciaroli taBorelli 2005, p. 61 (sulla scorta di morel 1981).

2. Per la cronologia relativa del La Tène si fa riferimento al sistema cronologico centro-europeo di Reinecke-Krämer, già applicato al contesto cisalpino a partire da De marinis 1977, secondo gli ultimi affinamenti di P. Piana Agostinetti e sua scuola: piana aGostinetti et al. c.s.; vedi anche piana aGostinetti, KnoBloch 2008.

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riassunto

La definizione “ceramica acroma di imitazione della vernice nera”, accanto a quella, meno usata, di “ceramica comune depurata tardoceltica a imitazione della vernice nera”, è utilizzata in letteratura archeologica per designare un vasellame da mensa prodotto in Transpadana durante il periodo tardo La Tène, alias tardorepubblicano. Entrambe le definizioni sono inadeguate per questa produzione ceramica, che riprende le forme vascolari della vernice nera tardorepubblicana ma utilizzando le tecniche di fabbricazione e il trattamento e la decorazione delle superfici tipiche della ceramica depurata indigena. Il contributo espone gli elementi che permettono di identificare questa produzione come una specifica classe ceramica: l’estensione geografica e cronologica della produzione; i caratteri distintivi rispetto ai prototipi a vernice nera da una parte e al resto della depurata tardoceltica dall’altra; le caratteristiche tecniche. Si propone, inoltre, una tipologia delle forme vascolari. Tale tipologia si basa su un approccio “tecnologico”: una gerarchia di attributi morfologici che rimanda alla serie di azioni compiute dal vasaio durante la foggiatura. Per le forme così identificate si propone una datazione in cronologia relativa basata sulle associazioni di materiali nei corredi funerari, che costituiscono i contesti di provenienza della maggior parte delle attestazioni.

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aBstractDeFinition anD classiFication

oF the late cisalpine celtic imitations oF BlacK-Gloss ware as a particular ceramic Group

KeyworDs: Cisalpine Gaul, late Celtic pottery, ceramic technology, imitation of black-gloss ware, ceramic typolgy, romanisation

Italian scholars use the terms “unslipped imitation of black-gloss ware” (imitazione acroma della vernice nera) and “late Celtic domestic fine ware” to describe a pottery produced in Transpadana during the 2nd and 1st century BC. Both the terms are inappropriate to denote these vessels, which imitate only the forms of the black-gloss ware (the so-called “Campanian” ware), while production techniques and surface decorative treatment are the same of the native Celtic fine ware. This paper explains the criteria which allow to recognise this pottery as a particular group or fabric: the area of distribution shown by the findspots; the chronological range of production; the features distinguishing it from the black-gloss models and from the rest of the native fine ware; the production techniques. This paper also suggests to define a particular type-serie for the classification of these ceramics. This typology is based on a technological and “emic” approach: a hierarchy of attributes (size, relation between body diameter and vertical height, flexes and mouldings of shape) that reflects the main potter’s actions forming the vessel on the wheel. The forms thus identified are dated by artifacts associations from the graves, which are almost the unique findspots for this ceramics.

résumé

les imitations De campanienne cisalpines en céramique Fine: éléments pour DéFinir cette catéGorie De céramiques

mots cleFs: Celtique du Pô, céramique gallo-romaine à pâte fine, imitations de campanienne, technologie céramique, typologie, romanisation

Le terme d’«imitation achrome des céramiques à vernis noir» ou l’autre, plus rare, de «céramique fine commune gauloise imitant la campanienne» sont utilisés pour définir des céramiques attestées en Transpadane durant le La Tène D. Les deux appellations ne sont plus appropriées pour définir cette production qui, en reprenant les formes de la céramique campanienne, utilise les techniques, les pâtes et les décors peints de la céramique celtique cisalpine. Le but de cette étude est de montrer les critères qui autorisent à considérer cette production comme une sa propre catégorie, c’est-à-dire: le cadre géographique et la période de diffusion, les différences par rapport aux modèles en vernis noir et au reste de la céramique fine celtique, les techniques de façonnage. Cette étude veut aussi proposer un classement du répertoire des formes, fondé sur une méthode «technologique»: une hiérarchie d’attributs morphologiques (dont les dimensions absolues, le rapport diamètre du bord/hauteur, les courbes ou carènes du profil) qui renvoient aux procédés de tournage et de tournassage suivi par le potier antique. Les datations des formes reposent sur les associations parmi le mobilier funéraire, qui est le contexte archéologique dont provient la plupart des exemplaires.

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Roberto Knobloch

Roberto Knobloch

schlüsselwörter

Die GereiniGte spaetKeltische KeramiK imitation Der schwarzFirnisKeramiK:

elemente Für eine DeFinition Der Klasse

schlüsselwörter: Cisalpina, spätkeltischen Keramik, Keramik-Technologie, Keramik Typologie, Romanisierung

Der Begriff “achromatische Keramik Imitation der Schwarzfirniskeramik”, neben der weniger verwendeten “Comune Spaetkeltische Keramik Imitation der Schwarzfirniskeramik” wird in der archäologischen Literatur benutzt, um ein Tischgeschirr zu bezeichnen, das in der späten La Tène-Zeit, d.h. in der Zeit der spätröemischen Republik hergestellt wurde. Beide Definitionen sind für diese Keramikproduktion unangemessen, die die Gefässformen der Schwarzfirniskeramik der spätrepublikanischen Zeit wieder aufnimmt, dabei aber Techniken der Herstellung sowie Behandlung und Dekoration der Oberflächen verwendet, die typisch für die gereinigte keltische Keramik ??sind. Der Beitrag zeigt die Elemente auf, die diese Keramik als eine besondere Klasse der Keramikproduktion identifizieren lassen: der geographische und chronologische Umfang der Produktion, die Unterscheidungsmerkmale im Vergleich zu den Prototypen der Schwarzfirnismuster einerseits und zu der gereinigten spaetkeltischen Keramik andererseits; die tecnischen Eigenschaften. Außerdem schlägt der Beitrag eine Typologie der Gefässformen vor. Diese Typologie basiert auf einem techologischen Ansatz: Eine Hierarchie von morphologischen Eigenschaften, die sich auf die Reihe der durch den Töpfer bei der Formgebung vorgenommenen Tätigkeiten bezieht. Für die so identifizierten Tongefässe schlägt man eine entsprechende chronologische Datierung vor, die sich auf die Kombinationen der Materialien der Grabbeigaben bezieht, welche den Kontext der Herkunft der meisten Zeugnisse bezeichnen.

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Cardo e decumanoForoArea del Palazzo ImperialeArea del complesso episcopalePercorso murario di età repubblicanaAmpliamento delle mura di età massiminianea

Fig. 1. Pianta di Milano tra III e IV secolo (da lusuarDi siena 2009)

Milano

Ravenna

1. Mausoleo Imperiale 2. Via porticata 3. Arco onorario 4. Circo 5. Terme di via Brisa 6. Grande edificio 7. Cosiddette Terme Erculee 8. Horrea 9. S.Valeria (Mausoleo dei Valerii)10. Battistero di S. Stefano alle Fonti11. Basilica di S. Tecla12. Memoria Naboris et Felicis13. Basilica di San Vitale (Basilica Faustae)14. Basilica di San Vittore al Corpo15. S. Lorenzo Maggiore16. Basilica di S. Dionigi17. Basilica di S. Nazaro (Basilica Apostolorum)18. Basilica di S. Simpliciano (Basilica Virginum)19. Basilica di S. Ambrogio (Basilica Martyrum)20. Battistero di S. Giovanni alle Fonti

letizia sotira *

echi milaneSi negli ediFici di culTo di ravenna di v e vi Secolo

parole chiave: Ravenna, Milano, secoli V-VI, architettura sacra, mosaico parietale

1. Da MediolanuM a ravenna: il contesto storico

Milano e Ravenna: due importanti città della tarda antichità, capitali “in successione” dell’impero romano d’Occidente, grandi centri di vita e cultura cristiana1 e illustri sedi episcopali. Le loro sorti politiche e religiose, in una fase storica cruciale e delicata, tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, s’incrociarono.Milano, centro nevralgico del sistema viario romano e punto di partenza per le spedizioni contro i barbari al nord, già additata nel II secolo da Tacito come uno tra i più forti municipi transpadani2 per importanza militare, politica ed economica, assunse ruolo e posizione preminenti soprattutto a partire dal riassetto dell’età tetrarchica, divenendo capitale con Massimiano nel 2863, quando Diocleziano si rese conto che la compagine imperiale era eccessivamente vasta, i pericoli alquanto incombenti e i collegamenti troppo lenti e difficili per un’unica capitale4. Le nuove funzioni imperiali comportarono per la città padana un notevole accrescimento urbanistico e un ampliamento della cerchia delle mura, prevalentemente verso Est, fino ai primi anni del IV secolo5 (Fig. 1). Qui, nella Mediolanum tardoantica, dove già nel 313 Costantino e Licinio avevano emanato l’editto che promulgava la liceità del culto cristiano6, e dove Graziano, insieme a Teodosio e a Valentiniano II, aveva pubblicato l’editto di proscrizione del

* Dottoranda in Archeologia e Storia dell’arte - Alma Mater Studiorum - Università degli Studi di Bologna, Dipartimento di Storia Culture Civiltà (Sezione di Archeologia) [email protected]

Dove non diversamente indicato, le fotografie sono dell'Autore.

1. GraBar 1966, p. 15.2. Tac., Hist. I, 70.3. settia 1996, p. 374.4. carDini 2010, p. 21.5. Sull’evoluzione della città di Milano nel corso dell’età imperiale si veda rossiGnani, sacchi 2012.6. marcone 2012, pp. 42-47.

267Letizia Sotira

riassunto

Dopo il trasferimento della capitale dell’impero romano d’Occidente da Milano a Ravenna nel 402, nella cosmopolita città adriatica, pur proiettata verso l’Oriente e Costantinopoli, emergono elementi di contatto con la precedente capitale, tra V e VI secolo. In relazione agli eventi storici e in base all’analisi e al confronto di rilevanze archeologiche e artistiche, nel presente contributo si sono indagati e approfonditi i rapporti fra i due centri politici e religiosi, in vari ambiti, ripercorrendo sinteticamente gli studi sinora condotti. La venerazione di alcuni santi milanesi a Ravenna testimonia la volontà di dare continuità alle tradizioni legate alla corte imperiale, mentre le influenze della città padana sull’icnografia, sull’architettura e sulle tecniche costruttive impiegate in chiese e battisteri della neo capitale ravennate, così come le analogie tra i mosaici ravennati e quelli milanesi, attestano la capacità di Ravenna e delle sue maestranze di assorbire e di rielaborare influssi provenienti da diverse parti dell’impero. Di fondamentale importanza appaiono la figura del vescovo Ambrogio e la sua notevole ascendenza su Milano, poiché, grazie agli stretti contatti con la dinastia valentiniano-teodosiana, influirono anche su Ravenna, pure in ambito liturgico.

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aBstract

echoes oF milan in ravenna churches Between vth anD vith century

KeyworDs: Ravenna, Milan, Vth-VIth century, holy buildings, wall mosaic

Following the transfer of the capital of the Western Roman Empire from Milan to Ravenna in 402, in the cosmopolitan Adriatic city, although politically and ideologically projected towards the East and especially to Constantinople, it is possible to highlight several points of contact with the former capital, between Vth and VIth century. In relation to historical events and to the analysis and comparison of archaeological and artistic relevances, in this contribution the relationship between the two political and religious centers have been considered and deepened in various fields, tracing a summary of the studies conducted until now. The veneration of some Milanese saints in Ravenna reveal a desire to give continuity to the traditions associated with the imperial court; furthermore, the influences of Milan on architecture and construction techniques used in churches and baptisteries in Ravenna, as well as similarities between wall mosaics, attest the ability of Ravenna and its workers to absorb and rework artistic features from different parts of the empire. Ambrose and his remarkable ancestry on Milan seem to be of fundamental importance, because, thanks to close contacts with the imperial dynasty, they had an influence on Ravenna, also in the liturgy.

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résumé

échos milanais Dans les lieux De culte De ravenne au ve et vie siècle

mots-clés: Ravenne, Milan; Ve-VIe siècle, églises, mosaïque murale

Après le transfert en 402 de la capitale de l’Empire romain d'Occident de Milan à Ravenne, la très cosmopolite ville adriatique alors tournée vers l’Orient et Constantinople, des points de contact avec l’ancienne capitale apparaissent entre le cinquième et sixième siècle. Sur la base des événements historiques ainsi que de l’analyse et de la comparaison des vestiges archéologiques et artistiques, cet article étudie et approfondit la relation entre les deux centres politiques et religieux dans différents domaines en présentant un résumé des études réalisées à ce jour. La vénération de certains saints de Milan à Ravenne démontre la volonté d’assurer la continuité des traditions associées à la cour impériale, tandis que les influences de la ville lombarde sur l’iconographie, l’architecture et les techniques de construction utilisées dans les églises et les fonts baptismaux de la nouvelle capitale Ravenne ainsi que les similitudes entre les mosaïques de Ravenne et de Milan témoignent de l’aptitude de Ravenne et de ses travailleurs à absorber et à réinterpréter les influences des différentes parties de l’empire. La figure de l’évêque Ambroise et son ascendance remarquable sur Milan, en particulier grâce à ses contacts étroits avec la dynastie de Valentinien et de Théodose furent d’une importance fondamentale et influencèrent également Ravenne, notamment du point de vue de la liturgie.

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mailänDische einFlüsse auF Die reliGiösen KultGeBaeuDe von ravenna im 5. unD 6. jahrhunDert

schlüsselwörter: Ravenna , Mailand, Verlegungder der Reichshauptstadt, 5. und 6. Jahrhundert, religiösen Kultgebaeude, Wandmosaik

Im Jahre 402, nach der Verlegung der Hauptstadt des Weströmischen Reiches von Mailand nach Ravenna, werden in der kosmopolitischen adriatischen Stadt, die nach Osten und in Richtung Konstantinopel blickte, zwischen dem fünften und sechsten Jahrhundert Beziehungen und Kontakte zur ehemaligen Hauptstadt sichtbar. Unter Bezugnahme auf dIe historischen Ereignisse und auf der Grundlage der Analyse des Vergleichs von archäologischen und künstlerischen Funde werden in diesem Beitrag die Beziehungen zwischen den beiden politischen und religiösen Zentren in verschiedenen Bereichen untersucht und vertieft, wobei die bisher durchgeführten Studien zusammengefasst wurden. Die Verehrung einiger Heiliger von Mailand in Ravenna zeigt den Wunsch, den mit dem kaiserlichen Hof verbundenen Traditionen Kontinuität zu verleihen, während die Einflüsse der Stadt Mailand auf den Grundriss, die Architektur und die Bautechniken, die in Kirchen und Taufbecken der neuen Hauptstadt Ravenna verwendet wurden, sowie die Ähnlichkeiten zwischen den Mosaiken von Ravenna und Mailand die Fähigkeit von Ravenna und seiner Arbeiter unter Beweis stellen, Einflüsse aus den verschiedenen Teilen des Reiches zu absorbieren und neu zu bearbeiten. Von grundlegender Bedeutung erscheint die Figur des Bischofs Ambrosius und seiner bemerkenswerte Einfluss auf Mailand, denn beide beeinflussten dank seiner engen Kontakte mit der Dynastie von Valentinian und Theodosius auch Ravenna, auch im Bereich der Liturgie.

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Fig. 1. Veduta aerea di Bologna. In evidenza il settore indagato: il quadrante sud-orientale (Via Castiglione-Strada Maggiore)

viviana reGGio *

lo Sviluppo urbaniSTico di bologna Tra la Seconda e la Terza cerchia di mura

(via caSTiglione-STrada maggiore): ordini religioSi e conFraTerniTe

parole chiave: Bologna, Istituzioni ecclesiastiche, Medioevo, Urbanistica, Storia

Lo studio intende approfondire un aspetto della ricerca dal titolo Lo sviluppo urbanistico di Bologna tra la seconda e la terza cerchia di mura: Via Castiglione-Strada Maggiore, realizzata per il conseguimento del Diploma di Scuola di Specializzazione in Beni archeologici (Università di Bologna). Lo studio ha approfondito le condizioni delle istituzioni ecclesiastiche di Bologna nel Medioevo dal punto di vista storico-documentario, sebbene poche siano risultate le informazioni relative alla loro pratica religiosa e ai loro cambiamenti evolutivi nei secoli (Fig. 1).È acclarato che la metà del XV secolo rappresentò un momento significativo per le istituzioni religiose, in quanto, nonostante la caduta di Costantinopoli nel 1453 per opera dei Turchi, l’avviata politica di riappropriazione del patrimonio di S. Pietro e dello Stato della Chiesa, l’alleanza nel 1447 tra Nicolò V e il governo di Bologna e soprattutto la forte coesione della Chiesa con la società, si determinò una fase di consolidamento delle strutture ecclesiastiche1.Tutto questo portò ad una articolazione delle comunità ecclesiastiche, sia quelle degli ordini religiosi sia quelle delle confraternite, come si dirà in seguito.Pertanto, un’analisi delle diverse realtà ecclesiastiche non può prescindere dal comprendere alcuni degli eventi fondamentali che definirono una progressiva trasformazione della Chiesa e della società, come ad esempio il Concilio di Trento che costituì un momento importante di trasformazione e innovazione2.Tra l’altro c’è da considerare che, all’epoca, Bologna, seconda città per importanza dello Stato della Chiesa, ebbe un ruolo importante per la diffusione di dette realtà ecclesiastiche, favorita dall’elevato numero di concittadini avviati alla carriera curiale, fino alla somma dignità papale.

* Archeologa - [email protected]

1. zarri 1989a, p. 161; Per un approfondimento sulla storia della chiesa di Bologna: proDi, paolini 1997, vol. I e II; per l’evoluzione del Papato e dello Stato della Chiesa tra Quattrocento e Seicento cfr. proDi 2006.

2. Per approfondimenti sulla storia della Chiesa cfr. vaccaro 2005.

riassunto

Il presente lavoro di ricerca intende analizzare la problematica delle istituzioni ecclesiastiche rilevate nel quadrante sud-orientale di Bologna, tra via Castiglione e Strada Maggiore, e più precisamente tra la seconda cerchia muraria, detta “dei Torresotti” -realizzata nel XII secolo- e la terza, denominata “la Circla” dei primi decenni del XIII secolo.

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aBstract

the urBan Development oF BoloGna Between the seconD anD the thirD circle oF walls (via castiGlione-straDa maGGiore):

reliGious orDers anD BrotherhooDs

KeyworDs: Bologna, Church Institutions, Middle Ages, Urban Planning, History

This research work intends to analyze the problems of ecclesiastical institutions found in south-east of Bologna, between via Castiglione and Strada Maggiore, and more precisely between the second walls, called “the Torresotti” -built in the XII century- and third, called the “Circla” of the early decades of XIII century.

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résumé

le Développement urBain De BoloGne entre la Deuxième et la troisième muraille

(via castiGlione-straDa maGGiore): les orDres et les conFréries reliGieuses

mots-clés: Bologne, institutions ecclésiastiques, Moyen-âge, urbanisme, histoire

Ce travail de recherche vise à analyser la problématique des institutions ecclésiastiques, présentes dans le secteur sud-est de Bologne, entre via Castiglione et Strada Maggiore, et plus précisément entre la deuxième enceinte, appelée «la Torresotti», bâtie au XIIe siècle et la troisième, appelée «la Circla» datant des premières décennies du XIIIe siècle.

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zusammenFassunG

Die staDteBauliche entwicKlunG von BoloGnazwischen Dem zweiten unD Dritten mauerrinG

(via castiGlione - straDa maGGiore): orDen unD BruDerschaFten

schlüsselwörter: Bologna, Institutionen, Kirche, Mittelalter, Stadtplanung, Geschichte

Diese Arbeit zielt darauf ab, die Probleme der kirchlichen Institutionen im südöstlichen Quadranten von Bologna zwischen Via Castiglione und Strada Maggiore zu untersuchen, und um genauer zu sagen zwischen dem im 12. Jahrhundert gebauten zweiten Mauerring, dem sogenannten “dei Torresotti”, und dem dritten, dem sogenannten “der Circla”, der auf die ersten Jahrzehnte des 13. Jahrhunderts zurückgeht.

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317Viviana Reggio

Ariminum e il suo contado, XVI secolo(Galleria delle Carte Geografiche, Musei Vaticani, Roma)

329

nicola leoni *

le modaliTà inSediaTive nel conTado rimineSe baSSomedievale. daTi e conSiderazioni per uno STudio archeologico

parole chiave: Rimini (RN); Archeologia, Basso Medioevo, Insediamenti rurali, Fonti scritte, Strategie di ricerca archeologica

La redazione della Descriptio Romandiole (1371)1, voluta da papa Gregorio XI, si rese necessaria per meglio comprendere e dominare le articolazioni e i particolarismi di un territorio che nella seconda metà del XIV secolo attraversava un periodo di incisivi cambiamenti politici e strutturali.Infatti la pacificazione dei riconquistati possedimenti della Chiesa in Romagna e nelle Marche poneva numerosi problemi di riorganizzazione amministrativa e fiscale, la risoluzione dei quali era però dipendente dall’esigenza di dotarsi di una «scrupolosa e documentata panoramica»2 relativa ai luoghi d’intervento. La Descriptio dunque ritrae in maniera sincronica una serie di situazioni complesse, situazioni delle quali per lungo tempo è stata l’unica testimonianza storica attendibile: si pensi per esempio alle modalità di insediamento nelle campagne, che la critica ha iniziato soltanto negli ultimi anni ad approfondire grazie ai nuovi e spesso inediti apporti della ricerca archeologica3. Riguardo a quest’ultima tematica emerge la specifica peculiarità del territorio riminese. Infatti le numerose attestazioni di tumbe nelle fonti notarili4, suffragate in alcuni casi da poco indagate emergenze monumentali, pongono il problema di un popolamento «sparso e al tempo stesso fortificato»5, espressione di una «duplice e contraddittoria tendenza: da un lato la creazione di nuovi castelli, che raggiunse probabilmente la sua massima espansione nel corso del Trecento; dall’altro l’impulso alla dispersione dell’habitat, che per attuarsi deve però

* Specializzando presso la Scuola Interateneo di Specializzazione in Beni Archeologici, Università di Trieste, Udine e Venezia - [email protected]

1. Il manoscritto originale dell’opera si trova oggi nell’Archivio Segreto Vaticano (A.A. Arm. I-XVIII, 952). Cfr. mascanzoni 1985, p. 23

2. Ibid., p. 1.3. Per un quadro generale cfr. auGenti et al. 2010. 4. Delucca 1991, pp. 737-802, tosi BranDi 2007. È necessario comunque sottolineare che nel

Riminese le ricerche archivistiche riguardanti questa tipologia insediativa sono le più avanzate in regione, fatto che potrebbe spiegare in parte l’importante consistenza numerica delle attestazioni rispetto alle altre province romagnole, raccomandando quindi una certa cautela interpretativa.

5. auGenti et al. 2010, p. 67.

Nicola Leoni

riassunto

Assumendo come punto di partenza la Descriptio Romandiole (1371), il contributo si propone di affrontare il tema peculiare ed insieme problematico dell’insediamento rurale riminese bassomedievale. Problematico sia perché contestualizzato in un periodo di grande instabilità politica e militare per il territorio in oggetto, sia perché imperniato su una suddivisione amministrativa complessa e in rapido cambiamento. L’argomento, finora trattato con il solo ausilio della fonte storica, necessita di ulteriori approfondimenti, realizzabili soltanto attraverso una mirata strategia di ricerca archeologica. Si segnala per esempio la totale mancanza di dati riguardanti la tipologia insediativa della tumba, di cui possediamo numerose attestazioni e descrizioni in atti notarili e cronache antiche che al momento dobbiamo accettare con riserva, in assenza delle dovute conferme.Alcuni interventi archeologici editi, effettuati su castelli e pievi, sono oggetto di un esame specifico teso a verificarne l’efficacia in rapporto alla tematica d’indagine prescelta.Si procede infine all’individuazione di una linea metodologica da intraprendersi per un’auspicabile continuazione degli studi.

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aBstract

the moDes oF settlement in the late meDieval countrysiDe oF rimini.Data anD consiDerations For an archaeoloGical stuDy

KeyworDs: Rimini (RN), Italy; Archaeology, Late medieval period, Rural settlement, Historical sources, Strategies of archaeological research

Taking as its starting point the Descriptio Romandiole (1371), the article intends to deal with the issue, both peculiar and problematic, of the late medieval rural settlement in the Rimini countryside. Problematic both because this settlement is to be considered in the context of a period of great political and military instability for the aforesaid area, and also because it is collocated in a complex and rapidly-changing administrative subdivision. The argument, so far treated only with the help of the historical sources, needs further studies, achievable only through a precise strategy of archaeological research. It should be noted, for example, a total absence of data concerning the type of settlement called tumba, of which we have many evidences and descriptions in deeds and ancient chronicles that at the moment we must accept with reserve, in the absence of the necessary confirmations. Some archaeological interventions published, regarding castles and parish churches, are the subject of a specific examination aimed at verifying their effectiveness in relation to the chosen topic of investigation. Finally, we proceed to the identification of a methodological line to be undertaken for a desirable continuation of the studies.

résumé

moDalité De étaBlissment Dans le comté De rimini au cours De moyen aGe tarDiF.

Données et les éléments pour une étuDe D’archéoloGie

mots-clés: Rimini, Archéologie, Moyen-Âge, établissements rurales, sources écrites, stratégies de recherche archéologique

Prenant comme point de départ la Romandiole Descriptio (1371), la contribution vise à aborder la question particulière et problématique de l’habitat rural médiéval dans le comté de Rimini. Problématique car elle est contextualisée dans une période de grande instabilité politique et militaire dans le territoire considéré, et parce qu’il se concentre sur un complexe de subdivision administrative et en évolution rapide. L’argument, jusqu’ici traités uniquement avec l’aide de la source historique, doit être étudiée par plus de détails, réalisables seulement par une stratégie précise de la recherche archéologique. Il convient de noter, par exemple, l’absence totale de données concernant le type de établissement de la tumba, dont nous avons beaucoup de témoignages et descriptions dans les actes et les anciennes chroniques que pour le moment nous devons accepter avec réserve, en l’absence des confirmations nécessaires.Certaines interventions archéologiques publiés, effectués dans les châteaux et les églises, font l’objet d’un examen spécifique vise à évaluer l’efficacité par rapport au thème choisi par l’enquête.Enfin, nous procédons à l’identification d’une ligne de méthodologie à entreprendre pour une souhaitable poursuite d’études.

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361

Tecnologia

zusammenFassunG

Die spätmittelalterichen sieDlunGsmoDalitäten im GeBiet von rimini: Daten unD hinweise Für Die archäoloGische ForschunG

schlüsselwörter: Rimini, Archäologie, Mittelalter, ländliche Siedlungen, schriftliche Quellen, archäologische Forschungsstrategien

Anhand der Descriptio Romandiole (1371), zielt der Beitrag darauf ab, das charakteristische und problematische Thema der spätmittelalterlichen ländlichen Siedlung in Rimini zur Zeit des Spätmittelalters anzugehen. Das Problem ist, einerseits dass dieses Gebiet durch eine Zeit großer politischer und militärischer Instabilität gekennzeichnet ist, andererseits, dass es auf einer komplexen und schnell verändernden Verwaltungstruktur unterliegt. DasThema, das bisher nur mit Hilfe der historischen Quellen behandelt worden ist, bedarf weiterer Untesuchung, die nur durch eine gezielte Strategie der archäologischen Forschung erreichbar sind .Dabei ist zu beachten, dass uns keinerlei Daten über die Siedlungsmodalität der Tumba zur Vefügung stehen, so dass, wir viele Zeugnisse und Beschreibungen in notariellen Akten und alten Chronike, die im Augenbick wir mit Vorbehalt akzeptieren können, weil die erforderlichen Bestätigungen fehlen.Einige archäologische veröffentlichte Forschungen, die in Burgen und Kirchen durchgeführt wurden, werden detalliert betrachtet, um ihre Wirksamkeit im Verhältnis zum Thema der gewählten Untersuchung zu verifizieren.Schließlich wird eine methodologische Linie bestimmt, die sich für eine wünschenswerte Fortsetzung der Studien nutzbringend anwenden lässt.

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Nicola Leoni

369

Fig. 1. Regione di Yaskikera, Nigeria. Vasi in terracotta rispettivamente alti cm 53 e cm 42

Giulio caleGari *

oSServazioni eTnoarcheologiche e riFleSSioni Su alcuni eSempi di produzione ceramica in aFrica

parole chiave: paletnologia, etnoarcheologia, produzione ceramica, cultura materiale, Diospyros mespiliformis, Ximenia americana

Sappiamo bene che, nel mondo della paletnologia, le pratiche compilative legate alle classificazioni cronologico-culturali rivestono un ruolo fondamentale per la lettura delle più antiche manifestazioni dell’uomo, gettando luce vivissima sul passato. Sappiamo che un semplice frammento, un coccio di ceramica per esempio, rinvenuto nel posto giusto e posizionato correttamente può permettere confronti e collocazioni fondamentali! Non dobbiamo dunque farci mancare gli “specialisti” che, specializzati appunto e unici nel loro sapere, ci confortano con la loro “scienza” e certezza.Mi sovviene però un’osservazione di Pierpaolo Pasolini che, citando un aforisma di Barthes, ci ricordava che “noi siamo scientifici per mancanza di sottigliezza”. Senza mancar di rispetto alla scienza, s’intende, ma riferendomi a chi mi vuol capire. Il frammento dunque, che ha ben diritto di essere collocato nella sua giusta posizione, diventa infatti sovente esercizio di speculazione che lascia da parte la possibilità di altri accostamenti, più empatici forse, ingenui? apparentemente meno rigorosi ma tanto più vicini a quel dialogo che vale la pena di intrecciare col passato.I cocci, i vasi, dunque.In certe calde, estive, giornate milanesi, un lieve grasso sentore di burro di karité aleggia a casa mia. Il profumo emana da due bei vasi bariba, decorati a rilievi plastici, che fan bella mostra in un angolo del mio salotto (Fig.1).Son belli a vedersi e, al tocco, suonano bene. Un coperchio, modellato a figurina antropomorfa, è impregnato di un blu intenso, oltremare direi. Il blu si scorge anche all’interno dei recipienti, spolverato o colato sul fondo e sulle pareti in ombra… mischiato al buio.Mi piace pensare che vasi di questo genere contengano soprattutto spazi d’ombra, o custodiscano suoni e, perché no, invisibili silenzi1.Di certo, ogni manufatto, specie se archeologico o prodotto da culture che noi

* Museo di Storia Naturale di Milano, corso Venezia 55, 20121, [email protected]

Le fotografie nel testo sono dell’Autore e di Cristina Ansaloni Calegari.

1. caleGari, 2009.

[382]Giulio Calegari

riassunto

Partendo da alcune osservazioni a carattere etnografico su esempi documentati di produzione di vasi africani in terracotta, vengono suggerite riflessioni, anche di natura archeologica, sulle caratteristiche della produzione ceramica, nei suoi aspetti pratici e simbolici. In particolare viene illustrata una tecnica per la realizzazione di vasi globulari (in Togo) eseguiti in due tempi.

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aBstract

ethno-archaeoloGical remarKs anD thinKinG over some examples oF aFrican pottery

KeyworDs: palethnology, ethno-archaeology, pottery industry, material culture, Diospyros mespiliformis, Ximenia americana

Starting from ethnological remarks on some examples of African pottery, suggests reflections, even of archaeological nature, on characteristics’ traits of pottery industry, in its practical and symbolic aspects. Here it is explained a technique in order to manufacture globular pottery (Togo) in two moments.

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résumé

commentaires etnoarcheoloGiche et réFlesions sur quelques exemples De proDuction céramique en aFrique

mots-clés: palethnologie, Ethnoarchaeologie, production de la poterie,culture matérielle, Diospyros mespiliformis, Ximenia américain

A partir de quelques observations ethnographiques sur des exemples de production documenté de pots en terre cuite en Afrique, sont proposées des réflexions, aussi de caractère archéologique, sur les caractéristiques de la production céramique dans sa pratique et symbologie. En particulier est illustré une technique pour la réalisation de récipients globulaires réalisée en deux étapes (Togo).

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zusammenFassunG

etnoarchäoloGische BeoBachtunGen unD BemerKunGen zu einiGen Beispiele Der KeramiKproDuKtion in aFriKa

schlüsselwörter: paläethnologie, Ethnoarchäologie, Keramikproduktion,materielle Kultur, Diospyros mespiliformis, amerikanische Ximenia

Auf Grund einiger ethnographischen Beobachtungen über dokumentierte Beispiele der Produktion der afrikanischen Terrakotta-Töpfe, werden archäologische Bemerkungen zu den Eigenheiten der Keramik in praktischer und symbolischer Hinsicht vorgeschlagen. Im Besonderen wird eine Technik zur Realisierung von Kugelgefäßen in zwei Stufen (in Togo) veranschaulicht.

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Museo Archeologico del Castello di S. Giorgio della Spezia.Materiali di sepolture dell’Età del Ferro dal territorio di Ameglia

385

Donatella alessi, luiGi viGna, alFreDo alDrovanDi, simone porcinai e anDrea caGnini

la lamina aurea delle civiche collezioni archeologiche del muSeo archeologico

“u. FormenTini”, caSTello di San giorgio, la Spezia.vicende SToriche, inTervenTo conServaTivo e indagini ScienTiFiche

parole chiave: Lamina aurea, Ameglia (SP) - Necropoli di Cafaggio, IV-III a.C., gioielleria Ligure-Etrusca, restauro, FTIR portatile

Donatella alessi *

InTerpreTazione archeologica

A seguito del restauro effettuato dai settori oreficerie e archeologico dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, la sottile lamina d’oro proveniente da Ameglia (SP) è tornata al Museo Archeologico del Castello di S. Giorgio della Spezia (inv. F2379), in cui era custodita e dove ha trovato una nuova esposizione in teca di plexiglas che protegge il reperto dal deposito di micropolveri ambientali e, essendo regolabile nell’inclinazione, lo rende visibile e ispezionabile da entrambi i lati (Fig. I). La fascia, di forma sub-rettangolare, ha all’incirca una lunghezza di 20 cm, una larghezza di 3 cm, uno spessore di 0,2 cm e, prima dell’intervento conservativo effettuato dall’Opificio delle Pietre Dure, si presentava curvata a semicerchio (Fig. II). Perpendicolarmente alla lunghezza, la lamina è attraversata da traforazioni a giorno equidistanti, praticate con motivo a zig-zag. Le due estremità, tondeggianti e lisce, presentano dei piccoli fori per l’applicazione su supporto. L’analisi tecnica di questo esemplare rivela, oltre all’estrema sottigliezza della lamina, un ritaglio stilistico essenziale nel motivo a zig-zag e suggerisce quindi, una certa esemplificazione esecutiva.La comprensione della funzione del prezioso manufatto, come l’identificazione dell’ambito culturale in cui è stato fabbricato, risulta problematica e, come vedremo, differenti autori hanno avanzato ipotesi evidentemente diverse tra loro. Naturalmente, al fine di cercare di dare un’interpretazione del gioiello, risulta necessaria un’analisi morfologica del reperto stesso, per comprendere, quindi, come in origine gli antichi artigiani ne avessero concepito la forma. Un tale esame, solitamente elementare per i reperti come questo, oggi osservabili nella loro quasi interezza, non appare tuttavia semplice poiché intimamente connesso

* Conservatore del Museo Archeologico “U. Formentini”, Castello di San Giorgio, La [email protected]

Alessi, Vigna, Aldrovandi, Porcinai e Cagnini [400, 404]

luiGi viGna *

inTervenTi conServaTivi e riFleSSioni di SToria della Tecnologia

1. premessa

L’intervento sul reperto in oggetto ha costituito un importante punto di partenza per un percorso ancora in parte rimasto aperto sia in ambito archeologico che di restauro1. Sono state risolte e messe in sicurezza le dinamiche d’instabilità dell’equilibrio conservativo strettamente correlate con la necessità di smontaggio degl’interventi piuttosto invasivi del 1952. In funzione dell’intervento di restauro si sono pure incrementati ulteriori approfondimenti in ambito di storia della tecnologia a fronte dei vaghi riscontri disponibili in merito al sito archeologico, datazione, cultura d’attribuzione, forma originaria e funzione d’uso della lamina. Questa nota vuole dunque essere un aggiornamento sullo stato dell’arte in merito a quanto fin qui prodotto sia ad eventuale uso di quelle problematiche per cui dovessero ricorrere analogie col caso trattato. Contemporaneamente intendiamo sottoporre elementi per un ulteriore ampliamento propositivo verso gli studiosi d’oreficeria antica che volessero suggerire nuovi spunti interpretativi o riscontri in relazione ad un reperto così raro anche in termini bibliografici allo stato attuale ancora insufficienti per fugare dubbi, che qualora trovassero una risposta esaustiva, aprirebbero la strada ad un percorso d’intervento finale potenzialmente utile a ricostruire le situazioni di leggibilità più prossime alla morfologia originaria.

2. notazioni tecnoloGiche e Finalità Dell’intervento conservativo

La lamina d’oro, ormai nuovamente visibile presso il Museo Archeologico del Castello di San Giorgio delle civiche collezioni di città di Spezia, prima dell’intervento aveva una lunghezza ai suoi estremi variabile dai 196 ai 201,5 mm a seconda che si considerasse la sua forma come conseguenza degli interventi un po’ invasivi del già citato restauro, oppure la si interpretasse in un’ottica tendente ad una maggior attenzione verso quale originariamente potesse essere stata la sua reale forma (Fig. III). La sua larghezza media variava da 29,5 a 28 mm circa, un valore che all’inizio si suppone ricorresse per tutta la lunghezza, ma che a seguito dei danni subiti dalle successive antropizzazioni ha subito restringimenti e lacune verso le estremità. I dentelli a triangolo acuto erano in origine sollevati, come documentato da immagini fotografiche del reperto e dalle tracce di striature ancora visibili sulla superficie e dagli approfondimenti al microscopio2. Le indicazioni acquisite fanno supporre che fossero ottenuti posizionando la punta dell’utensile

* Direttore settore archeologico e docente OPD - SAFS (Scuola di Alta Formazione e di Studio dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze)[email protected]

1. Una prima comunicazione sul restauro della lamina è in viGna, ortolani 2011, pp. 185-186.2. Cfr. supra Fig. 2 del testo dell’Alessi.

alFreDo alDrovanDi *, anDrea caGnini ** e simone porcinai ***

analiSi ScienTiFiche

Le indagini scientifiche eseguite sulla lamina aurea sono state focalizzate allo studio dei materiali costitutivi e di quelli utilizzati e applicati nei passati interventi di restauro. Sulle parti originali sono state impiegate tecniche di indagine non invasive in modo da evitare qualsiasi prelievo, trattandosi di un oggetto di piccole dimensioni e di notevole valore. L’asportazione di campioni è stata limitata alle porzioni di rifacimento introdotte con i passati restauri. La lamina presentava molte zone in cui erano presenti materiali di restauro e anche sulla superficie originale, ad un’attenta osservazione visiva, era possibile individuare la presenza di sostanze filmogene. L’indagine più indicata per avere una visione d’insieme dei possibili materiali presenti, almeno per quanto riguarda le più comuni sostanze organiche naturali, è l’osservazione e la successiva documentazione fotografica della fluorescenza indotta dall’illuminazione con luce ultravioletta1. L’immagine fotografica acquisita ha messo in evidenza una distribuzione di materiali molto variegata, con zone caratterizzate da un’emissione di fluorescenza di colore arancione, giallo e azzurro (Figg. XVI a, b). L’emissione di fluorescenza consente di valutare la distribuzione delle sostanze presenti ma non di effettuare una specifica identificazione per il cui ottenimento è stata utilizzata una tecnica di analisi non invasiva quale la spettrofotometria infrarossa a trasformata di Fourier (FTIR) in riflessione2. Le particolari caratteristiche del manufatto -una lamina d’oro con varie sostanze organiche presenti sulla superficie- hanno consentito di sfruttare appieno le potenzialità di questa tecnica d’indagine. Infatti, nel caso di materiali in strati sottili stesi su un supporto altamente riflettente quale l’oro, la modalità di acquisizione dello spettro non è una vera e propria riflessione, ma si basa sul doppio assorbimento della radiazione da parte dello strato, se sufficientemente sottile, presente sulla superficie metallica, nel cammino che il raggio percorre dallo strumento al campione e viceversa. Ciò comporta la scomparsa delle distorsioni spettrali che si avrebbero su un materiale di elevato spessore, con l’ottenimento di uno spettro che risulta confrontabile con quelli delle banche dati disponibili, acquisiti in trasmissione.

* Funzionario fisico, direttore associato e docente OPD SAFS [email protected]

** Laboratorio Scientifico - Opificio delle Pietre Dure, [email protected]

*** Simone Porcinai Laboratorio Scientifico - Opificio delle Pietre Dure, [email protected]

1. alDrovanDi 1999, BuzzeGoli, Keller 2009.2. alDrovanDi et al. 2012.

Alessi, Vigna, Aldrovandi, Porcinai e Cagnini [410]

riassunto

La lamina aurea fu rinvenuta nel 1846 nel territorio di Ameglia nel corso di lavori agricoli. Era conservata nel vaso di una tomba del tipo ad incinerazione di fine IV-III a.C. Il monile è conservato al Museo Civico della Spezia. Eccezionale per le aree etrusca e ligure, presenta interessanti analogie stilistiche e storiche con diciassette lamine d’oro attribuite a contesti della Bactriana. A causa del suo stato di conservazione l’oggetto è stato sottoposto a restauro durante il quale è stata eseguita una diagnostica principalmente non invasiva dei materiali costitutivi originali (fluorescenza a raggi X) e di quelli utilizzati nei precedenti interventi di restauro (fluorescenza indotta dalla luce ultravioletta e spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier portatile). Lo studio della distribuzione delle sostanze organiche sulla superficie ha identificato due vernici sull’oro (gommalacca e una vernice a base nitrocellulosica); le strisce metalliche di giunzione delle diverse porzioni di lamina sono costituite da piombo con una finta doratura, realizzata con polvere di ottone (porporina) o con una sottile lamina di questa lega. Nonostante le difficoltà riscontrate nella stima della composizione della doratura, dovuta alla presenza di tracce di altri elementi metallici introdotti nei precedenti interventi di restauro, è stata riscontrata una notevole omogeneità di composizione fra le varie parti.

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aBstractthe GolDen lamina oF civic archaeoloGical collections

oF the museum oF archaeoloGy “u. Formentini”, st. GeorGe’s castle, la spezia. historical events, scientiFic investiGation anD conservation worK

KeyworDs: Golden lamina; Ameglia (SP - Italy), Cafaggio necropolis; Ligurian-Etruscan jewelery, restoration, portable FTIR

The golden lamina was discovered in 1846 in Ameglia during agricultural work. It was preserved in a jar of a cremation grave of IV-III BC. The jewel is in the Civic Museum of La Spezia. L’object is exceptional for Etruscan and Ligurian areas and is identical to seventeen golden laminas of similar form and also crossed by zig-zag from a necropolis of the Bactrian Hellenized culture. It was need to provide for the restoration and it has been possible to investigate both the original and restoration materials. The presence of organic coating have been mapped by means of fluorescence induced by UV light and non invasively analyzed by portable infrared Fourier Transform spectrometer. Shellac and a nitrocellulose base varnish have been identified on the gold surface and the metal strips applied to joint different portions of the lamina were made of lead gilded using brass either in powder or in leaf. The golden original parts have been investigated by XRF in order to detect possible differences and similarities in composition. Despite the difficulty to assess the real composition of the gold alloy due to the presence of traces of other metals applied during past restorations, the different parts of the lamina showed an homogenous composition.

résumé

la Feuille D’or Des collections archéoloGiques civiques Du musée D’archéoloGie

“u. Formentini, le «château De saint-GeorGes, la spezia.les événements historiques, l’enquête et la conservation Des travaux

scientiFiques

mots-clés: Feuille d’or, Ameglia (SP - Italie), nécropole Cafaggio; Bijoux ligure-étrusque, restauration, FTIR portable

La feuille d’or a été découverte en 1846 à Ameglia lors de travaux agricoles. Elle était à l’intérieur d’un pot d’une sépulture à incinération à la fin du IV-III BC. Le bijou est dans le musée municipal de La Spezia. L’objet est très particulier par rapport aux nécropoles des Ligures et des Etrusques et il est identique à dix-sept feuilles d’or de forme similaire et également traversés en zig-zag des nécropoles de la Bactriane hellénisée. A cause de son état de conservation l’objet a été soumis à restauration et à analyse notamment non invasive des matériaux constitutifs originaux (fluorescence X) et des matériaux utilisés dans la restauration précédente (fluorescence induite par la lumière ultraviolette et la spectroscopie infrarouge Fourier portatif). L’étude de la distribution des substances organiques sur la surface a identifié deux peintures sur l’or (gomme-laque et de la peinture à base de nitrocellulose) et les bandes métalliques de la jonction des différentes parties de la lame ont été réalisées en plomb avec une dorure faux, composé de poudre de laiton (purpurine) ou avec une couche mince de cet alliage. Malgré les difficultés rencontrées dans l’estimation de la composition de la dorure, en raison de la présence de traces d’autres éléments métalliques introduites dans des articles interventions de restauration précédents, il y avait une remarquable homogénéité de composition entre les différentes parties.

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Alessi, Vigna, Aldrovandi, Porcinai e Cagnini

zusammenFassunG

Die GolDFolie in Den stäDtischen sammlunGen Des archäoloGisches museums “u. Formentini” im Kastell san GiorGio, la spezia (italien).

historische ereiGnisse, erhaltunGsmassnahmen unD wissenschaFtliche untersuchunGen

schlüsselwörter: Goldenes Blatt, Ameglia (SP) - Nekropole von Cafaggio, 4.-3. Jahrhundert v. Ch., ligurischen-etruskischen Schmuck, Restaurierung, tragbare FTIR-Spektrometer

Die Goldfolie wurde im Jahr 1846 bei Ameglia im Lauf landwirtschaftlicher Arbeiten entdeckt. es war in einem Gefäss eines Brandgrabes aus dem 4. bis 3. Jahrh, vor Chr. enthalten.Das Juwel ist im Stadtmuseum von La Spezia aufbewahrt. Diese Schmuckarbeit ist für ligurish- etruskische Bereiche aussergewöhnlich und zeigt interessante historische und stilistische Ähnlichkeiten mit siebzehn Goldfolien aus Kontexten von Baktrien. Aufgrund seines Erhaltungszustands wurde das Objekt einer Restaurierung unterzogen, während der eine hauptsächlich nicht- invasive Diagnostik der ursprünglichen Werkstoffe (X-ray Fluoreszenz) und derjenigen im vorhergehenden Restaurierungen durchgeführt wurde (durch UV-Strahlung induzierte Fluoreszenz - und tragbare IR - Spektroskopie Fourier-). Die Untersuchung der Verteilung der organischen Stoffe auf der Oberfläche des Blattes hat zwei Anstrichstoffe auf Gold identifiziert (Schellack und einen Nitrocelluloseanstrichstoff); die Metallstreifenverbindungen der verschiedenen Abschnitte des Blattes bestehen aus Blei mit einer scheinbaren Vergoldung, die durch Purpurfarbe oder durch einer dünnen Folie aus dieser Legierung realisiert wurde. Trotz der Schwierigkeiten bei der Einschätzung der Zusammensetzung der Vergoldung wegen der Anwesenheit von Spuren von anderen aus den früheren Restaurierungen stammenden Metallelementen, wurde eine bemerkenswerte Omogeneität der Zusammensetzung zwischen den verschiedenen Teilen.

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memoria dell’anTico

417

enrico carnevale schianca *

la cucina della Massera da bé

parole chiave: cucina, secolo XVI, Brescia, dialettologia, lessicologia, origini cucina borghese

La Massera da bé, ‘la massaia1 dabbene’, cioè ‘la brava massaia’, è un testo cinquecentesco di poesia dialettale, strutturato come un ‘sermone’, un racconto di intrattenimento e insieme di ammaestramento2.La lingua è il dialetto bresciano (con qualche influsso bergamasco), ed a Brescia la Massera ha fatto la sua prima comparsa nel 1554, stampata dagli eredi di Giacomo Turlino, con un frontespizio dal velato tenore burlesco:

* Storico della Cucina e Accademico onorario dell’Accademia Italiana della [email protected]

1. Massaia deriva dal latino massaria, corrispondente femminile e, nella realtà, la moglie del massarius, ‘colui che governa la massa’; questo termine, che significa ‘cumulo’, nel IV sec. ha preso a designare più specificamente il complesso di beni (mobili ed immobili) costituenti l’azienda agricola, la villa dei Romani; ai tempi del nobile bresciano Agostino Gallo (cfr. Gallo 1569, n.n. [XX]), «massaro è quel che piglia da lavorar’i campi, e parte i frutti col patrone», cioè il mezzadro; in seno alla massa, il governo della casa di abitazione con le immediate pertinenze (cortile, cantina, pollaio, etc.) era di competenza della massaria (quella che Columella chiamava vilica, cfr. columella, XII, passim), che col tempo comincerà ad identificarsi anche con la ‘governante di una casa altrui’, com’è la «massera da bé» e com’era, ad esempio, la laida massara della Macaronea di Tifi Odasi.

2. Il cantastorie che introduce il componimento nei primi 22 versi, lo presenta come una canzò, ‘canzone’ (non certo quella petrarchesca, ma una degenerazione popolare dell’antico genere provenzale), definendolo subito dopo ol me zanzùm, ‘il mio ciancione’ (accrescitivo di ‘ciancia’); con qualche maggior scrupolo, nella Massera si è voluto rinvenire il corrispondente letterario della ‘frottola’ musicale: una composizione vocale tendenzialmente omofona, e per questo più idonea a trasmettere il testo in modo ben comprensibile.

[451]Enrico Carnevale Schianca

riassunto

Da La massera da bè, lunga filastrocca cinquecentesca in dialetto bresciano, già fatta conoscere con approfonditi saggi da Renzo Bresciani (1965) e da Giuseppe Tonna (1978), vengono qui estrapolati i copiosi brani attinenti la cucina, significativi per la vivacità descrittiva delle procedure, che integrano molto opportunamente le testimonianze tramandateci dai ricettari. Sullo sfondo appena sottinteso dell’eterno dualismo fra campagna e città, il ‘sermone’ della Massera rispecchia il consolidarsi di una cucina ‘borghese’ ante litteram, più che mai attenta a mimare i ritmi e gli stili della cucina di corte.

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aBstract

the massera Da Bé anD her cooKery

KeyworDs: cookery, sixteenth century, Brescia, dialectology, lexicology,middle-class cookery

From “La massera da bè”, a long sixteenth century popular song in ancient lombard dialect, previously made known, through deep essays, by Renzo Bresciani (1965) and Giuseppe Tonna (1978), here are extrapolated copious passages pertaining to cookery, very significant for their liveliness in describing cooking procedures, and appropriately confirming the testimonies handed down by many cookery-books. In the softly sketched-out background of the eternal dualism between town and country, the Massera’s ‘sermon’ reflects the consolidation of a middle-class cookery ante litteram, more than ever solicitous about miming the rhythms and styles of court cuisine.

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résuméDe la cuisine De la massera Da Bé

mots-clés: cuisine, seizième siècle, Brescia, dialectologie, lexicologie, origines cuisine bourgeoise

C’est à partir de la Massera da Bé, longue comptine du 15e siècle en dialecte de Brescia que des essais approfondis de Renzo Bresciani (1965) et de Joseph Tonna (1978) nous ont déjà fait découvrir, qu’ont été extrapolés d’abondants passages sur la cuisine, particulièrement parlants du point de vue de la description des procédures et qui comprennent de très intéressants témoignages livrés par les livres de recettes. Le «sermon» de la «Massera», qui s’inscrit dans le cadre à peine sous-entendu du dualisme éternel entre ville et campagne, reflète la consolidation d’une cuisine «bourgeoise» avant la lettre, plus que jamais soucieuse d’imiter les rythmes et les styles de la nourriture de la cour.

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zusammenFassunGDie Küche Der massera Da Be’

schlüsselwörter: Küche, 16. Jahrhundert, Brescia, Dialektologie, Lexikologie, bürgerliche Küche den Tisch decken

Aus der Massera da Bè, einem langen Kinderreim im Dialekt von Brescia aus dem 16. Jahrhundert, der bereits durch fundierte Essays von Renzo Bresciani (1965) und Joseph Tonna (1978) bekannt gemacht wurde, werden hier die umfangreichen die Küche betreffenden Abschnitte herausgegriffen, die wegen der äussert lebendigen Beschreibung der Zubereitungsarten von Bedeutung sind und die in höchst passender Weise die Zeugnisse vereinigen, welche uns die Verfasser der Rezepte überliefert haben. Vor dem Hintergrund des kaum ausgesprochenen ewigen Dualismus von Stadt und Land, spiegelt die “Predigt” von Massera die Konsolidierung einer “bürgerlichen Küche” ante litteram, die mehr denn je darauf bedacht ist, die Rhythmen und die Stile der höfischen Küche zu imitieren.

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457

Esempio significativo della fortuna di un modello antico, fonte inesauribile di ispirazione,

del complesso intreccio antico/non antico, e di come un preciso inquadramento cronologico di una gemma

possa essere incerto, controverso e irrisolto

Leda nuda, seduta su una stoffa panneggiata, appoggiata con il gomito, accoglie il cigno, posto tra le sue gambe, che tende il becco verso le sue labbra.

Cammeo in smeraldo,

incastonato in una montatura moderna di oro e diamanti. Vendita Aaron Faber (New York).

© Aaron Faber (New York)

GaBriella tassinari *

la Figurazione gliTTica di leda e il cignoe un cammeo di giovanni pichler

parole chiave: cammei, intagli, Giovanni Pichler, Leda e il cigno, Konstanty Schmidt-Ciążyński, Konstantinos Karapanos

1. il cammeo Di Giovanni pichler con leDa e il ciGno

Di recente è apparso ad un’asta di Christie’s (Londra, South Kensington, 9 ottobre 2012)1, ed è ora in una collezione privata londinese, un cammeo di Giovanni Pichler con Leda e il cigno, che merita uno studio specifico, per vari motivi, non ultimo poiché non sono certo molti gli originali del Pichler in circolazione.Si tratta di un cammeo ovale in agata (25 x 19 mm), firmato ΠΙΧΛΕΡ in verticale sul lato destro (dall’originale), montato in un anello d’oro (castone: 28 x 23 mm), con marchio di garanzia francese, d’epoca indeterminata e che non consente di datarlo; una frattura attraversa verticalmente tutta la pietra. Leda nuda, vista di spalle, semi-sdraiata su una kliné, coperta da una stoffa panneggiata, su cui si appoggia con il gomito, con il viso di profilo, lunghi capelli ondulati in parte raccolti in una coda, guarda il cigno che sta davanti a lei con le ali alzate, il collo proteso, il becco aperto e la lingua di fuori (Figg. I [qui a p. 482]).Questo bel cammeo attesta e conferma le caratteristiche stilistiche e l’originalità di molte opere del Pichler. Mirabile è l’armonia dell’intera composizione, l’incisione poco profonda, ma chiara ed energica, l’abilità nel rappresentare la bellezza femminile, la capacità di conferire alla pietra una straordinaria morbidezza, la cura dei particolari. Si noti la bella disposizione delle figure, alla quale il Pichler era molto attento, la contrapposizione delle attitudini, la precisione delle piume del cigno, rese ad una ad una, il leggero taglio nel contorno del rilievo per staccarlo dal piano.Il Pichler dedicava tempo alla scelta delle pietre; ad esempio per non dover adattare la composizione alle varie macchie e agli strati dell’onice egli preferiva cammei di soli due strati, per ben regolare il rilievo. Lo testimonia anche questo cammeo, così come le misure di solito piuttosto contenute delle gemme del Pichler, specie se confrontate alle dimensioni notevoli, caratteristiche dei pezzi di epoca posteriore.

* Collaboratore scientifico, Dipartimento di Beni culturali e ambientali, Università degli Studi di Milano - [email protected]

1. Jewellery 2012, p. 80, n. 378.

515Gabriella Tassinari

riassunto

Il soggetto di Leda con il cigno è diffuso nella glittica antica, con differenti schemi e varianti relative alle diverse posizioni dei due protagonisti. È anche molto comune nel repertorio degli incisori del XVIII e del XIX secolo, con le composizioni più varie; qui ne si delinea un quadro. Un cammeo di Giovanni Pichler con Leda e il cigno, ora in una collezione privata, merita un’attenzione particolare. Infatti il Pichler è il più celebre incisore della seconda metà del XVIII secolo, punto di riferimento per il mondo glittico. Inoltre non sono certo molti gli originali del Pichler conservati. La fama del Pichler si basava anche su uno stile ammiratissimo e questo cammeo con Leda e il cigno conferma l’alta qualità delle opere dell’artista. Il repertorio del Pichler era assai vasto; egli poteva anche ripetere più volte lo stesso soggetto, nel caso di una raffigurazione facilmente vendibile. Così, di frequente egli ha riprodotto Leda con il cigno, sia prendendo a modello una composizione “antica” sia inventandone una nuova, come nel cammeo oggetto di questo studio, l’unico rimasto con tale tema. È lo stesso Pichler a precisare con orgoglio nella spiegazione delle sue opere se il soggetto è frutto di sua invenzione, poiché pochi erano gli artisti che creavano composizioni nuove. Le gemme con Leda e il cigno del Pichler sono diventate modelli di ispirazione per altri incisori; così questo cammeo è stato replicato in un cammeo a Cracovia e in un cammeo ad Atene.

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aBstractthe myth oF leDa anD the swan on Gems

anD a cameo By Giovanni pichler

KeyworDs: cameos, intaglios, Giovanni Pichler, Leda and the swan, Konstanty Schmidt-Ciążyński, Konstantinos Karapanos

The myth of Leda and the swan is very often depicted on ancient gems, with the two protagonists in varying attitudes. It is also popular in the repertory of engravers in the 18th and 19th centuries, who employ numerous designs. This article describes an outline of this field.A cameo depicting Leda and the swan, signed by Giovanni Pichler and now in a private collection, is worthy of particular attention. In fact, Pichler is the most famous gem engraver of the second half of the 18th century and a point of reference for the glyptic world. But few of his original works are preserved. This specific cameo demonstrates the high quality of Pichler’s gems and the much admired style of the artist. His repertory was wide, though he would repeat the same idea many times if the representation could be sold easily. So, he engraved Leda with the swan frequently, drawn to an “ancient” composition at the same time that he invented a new interpretation. The invented composition in this cameo appears to be the only example with Leda preserved. The artist himself often explained his works with pride if he created a new scenario, since very few

artists made new compositions. Pichler’s gems dealing with Leda and the swan have become models of inspiration for other gem engravers, as witnessed by copies of the present work in Krakow and Athens.

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résumé

les pierres Gravées qui représentent léDa et le cyGne, et un camée par Giovanni pichler

mot-clé: camées, intailles, Giovanni Pichler, Léda et le cygne, Konstanty Schmidt-Ciążyński, Konstantinos Karapanos

Le mythe de Léda et le cygne se retrouve fréquemment représenté sur les intailles antiques, les deux protagonistes se retrouvant dans diverses positions. Le thème fut à nouveau populaire aux XVIIIe et XIXe siècles, et les graveurs utilisèrent une variété de compositions - présentées dans cet article.Un camée de Léda et le cygne, signé par Giovanni Pichler, conservé dans une collection privée, mérite une attention particulière. Bien que Pichler soit le plus célèbre des graveurs de la seconde moitié du XVIIIe siècle et qu’il fasse figure de référence dans le monde de la glyptique, assez peu de ses œuvres ont en effet survécu. Ce camée démontre la grande qualité des œuvres gravées par Pichler, et il justifie l’estime portée à son style. Son répertoire était vaste, mais il savait répondre aux demandes du marché en proposant des illustrations variées d’un thème populaire: c’est ainsi qu’il traita plusieurs fois du thème de Léda - parfois à l’imitation de représentations «antiques» et parfois selon ses propres compositions. Ce camée, en l’occurrence, semble être le seul exemplaire connu à présenter cette iconographie précise. D’ailleurs l’artiste, qui expliquait souvent lui-même ses propres œuvres, était fier d’avoir créé une nouvelle image, chose rare chez ses confrères.Les pierres gravées par Pichler avec le thème de Léda et le cygne furent une source d’inspiration pour d’autres graveurs: on connaît deux copies de ce camée à Cracovie et à Athènes.

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Gabriella Tassinari

zusammenFassunG

Die Glyptische DarstellunG von leDa mit Dem schwan unD eine Kamee von Giovanni pichler

schlüsselwörter: Kameen, Edelsteine, Giovanni Pichler, Leda und der Schwan, Konstanty Schmidt-Ciążyński, Konstantinos Karapanos

Das Sujet der Leda mit dem Schwan ist in der antiken Glyptik mit verschiedenen Schemas und Varianten in Bezug auf die Positionen der beiden Protagonisten verbreitet. Häufig vertreten ist es auch im Repertoire der Graveure des 18. und 19. Jahrhunderts, mit den verschiedensten Darstellungen; von ihnen wird hier ein Bild umrissen.Eine Kamee von Giovanni Pichler mit Leda und dem Schwan (heute in einer Privatsammlung) verdient besondere Aufmerksamkeit. Pichler ist nämlich der berühmteste Kupferstecher der zweiten Hälfte des 18. Jahrhunderts und ein Bezugspunkt für die Welt der Glyptik. Sein Ruhm gründete auch auf einem viel bewunderten Stil; diese Kamee bestätigt die hohe Qualität der Werke des Künstlers. Das Repertoire von Pichler war sehr breit; er konnte dasselbe Sujet auch mehrfach wiederholen, wenn die Darstellung leicht zu verkaufen war. So hat er die Leda mit dem Schwan oft nachgebildet, sei es, dass er eine ’antike’ Komposition als Vorbild nahm, sei es, dass er, wie bei der hier in Rede stehenden Kamee - die einzige mit diesem Thema, die sich erhalten hat -eine neue erfand. Pichler selbst gibt mit Stolz in der Erklärung seiner Werke entsprechende Erläuterungen, wenn das Sujet Frucht seiner eigenen Erfindung ist, da es nur wenige Künstler gab, die gänzlich neue Kompositionen schufen. Die Kamee mit Leda und dem Schwan ist Vorbild für andere Kupferstecher geworden; sie wurde in einer Kamee in Krakau und einer in Athen nachgebildet.

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noTiziario

Daria Giuseppina Banchieri *

aTTiviTà SvolTe damuSeo civico archeologico di villa mirabello,

preiSTorico iSolino virginia e cSpa

• 2012-2013 •

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Come si è avuto modo di osservare in precedenza (qui a p. 51), seguendo il cammino nel tempo del CSPA nell’arco di questi 60 anni, con i volumi XXV, XXVI e ora XXVII, «siBrium» ha ripreso a essere pubblicato regolarmente tanto è vero che il Notiziario del volume XXVI ha addirittura permesso di informare, “quasi in diretta”, sulle attività di scavo dell’agosto 2012. Il Notiziario di questo volume quindi riguarderà esclusivamente gli ultimi 3 mesi del 2012; per quanto concerne attività ed eventi del resto dell’anno si invita a prendere visione del Notiziario del volume XXVI.

Il CSPA, grazie a convenzioni con il Comune di Varese, prosegue nella gestione di quanto pertinente a:

• didattica del Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello e Preistorico Isolino Virginia (visite guidate, laboratori, redazione di brochures informative e loro invio alle scuole),

• apertura stagionale del Museo Preistorico dell’Isolino Virginia (visite guidate e organizzazione di eventi),

• assistenza nell’organizzazione e di parte della gestione amministrativa di quanto pertinente alle campagne archeologiche all’Isolino Virginia.

Va sottolineato che la disponibilità del Centro Studi, unita alla serietà con cui sono stati svolti incarichi affidati allo stesso dal Comune di Varese, ha inoltre reso possibili significative collaborazioni su vari argomenti.

• 2012 •

• 9 Giugno-4 Novembre: apertura stagionale del Museo Preistorico dell’Isolino Virginia. Si è curata la redazione di manifesti, locandine e brochure informativi.

• 30 Settembre: a Biandronno, presso Villa Borghi si è svolta l’Assemblea dei Soci del CSPA che, aderendo alla manifestazione “Giornate Europee del Patrimonio 2012”, ha presentato il volume XXVI della collana «siBrium» (Figg. 1). Hanno presenziato: il Sindaco di Biandronno, Antonio Calabretta, il Direttore

Figg. 2.Bodio Lomnago, Ristorante Villa Baroni: la cena a tema “Antichi sapori dalla Preistoria”

Figg. 1. Biandronno, 30 Settembre, Villa Borghi: due momenti della presentazione del Volume XXVI della Collana «siBrium»

Menu-brochure illustrata con disegni di Marco Maccecchini

Foto: D. Dalle Ave

Foto: D. Dalle Ave

Foto: D. Dalle Ave

Perché diventare Socio?4 per sostenere le numerose attività del CSPA:

• ricerca, • studio, • valorizzazione e• divulgazione del Patrimonio Culturale

4 per contribuire alla stampa di «siBrium»4 per essere parte di un gruppo di amici che credono fermamente

che il Patrimonio Culturale deve essere una priorità perchè:Senza culTura non Si va da neSSuna parTe !

4 Per associarsi:• inviare la domanda di ammissione a Socio per e-mail a: [email protected]• compilare la scheda che si riceverà

(scaricabile anche dal web site: www.cspa-va.it )con i propri dati anagrafici e rispedirla al CSPA.Successivamente alla presentazione della domanda, subordinata all’accettazione da parte del Direttivo del CSPA,

• versare la quota associativa relativa alla Sezione scelta:Soci Ordinari -dà diritto ad avere «siBrium»- : 35 € Soci Coppia -con 1 solo «siBrium»- : 50 €Soci Sostenitori -con «siBrium»- : 80 €Soci Studenti Universitari -con «siBrium»- : 20 €Soci Giovani (fino a 18 anni) : 10 €

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Per ulteriori informazioni chiamare il 348 7959128

Riguardo alle illustrazioni la redazione si è curata della relativa autorizzazione degli aventi diritto. Nel caso che questi siano stati irreperibili, si resta comunque a disposizione per regolare eventuali spettanze.