reinterpretazione delle mappe di google: webgis dinamico elementare e formati aperti con asp e xml

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Open Source, Free Software e Open Format nei processi di ricerca archeologica Atti del III Workshop (Padova, 8-9 maggio 2008) a cura di Luca Bezzi, Denis Francisci, Piergiovanna Grossi, Damiano Lotto

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Open Source, Free Software

e Open Format

nei processi di ricerca archeologica

Atti del III Workshop

(Padova, 8-9 maggio 2008)

a cura di

Luca Bezzi, Denis Francisci,

Piergiovanna Grossi, Damiano Lotto

Nota all’edizione. Il layout di impaginazione e opera dei curatori; e realizzato in linguag-

gio LaTeX e si basa sul modello degli Atti dei precedenti Workshop Open Source, Free Software

e Open Format nei processi di ricerca archeologica tenutisi a Grosseto nel 2006 e a Genova nel

2007 (quest’ultimo ancora in corso di stampa). Tutti gli interventi orali ed i posters del work-

shop sono stati pubblicati, tranne quelli di M. Landa, M. Lorenzini e L. Sanna, F. Morando.

Gli abstract in lingua inglese di E. Demetrescu, A. D’Ascoli e P. Forlin sono opera dei curatori.

Vista la distanza di tempo tra il convegno e la pubblicazione degli Atti e nonostante il lavoro

di aggiornamento effettuato, alcuni siti internet citati nei contributi potrebbero non risultare

piu attivi o aver modificato il proprio indirizzo. I lavori segnalati come in corso di stampa (cds)

erano ancora tali alla data del 31 maggio 2012. Il logo in copertina e opera di Luca Bezzi.

La pubblicazione degli Atti e stata finanziata col contributo del Dipartimento dei Beni Culturali:

archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musica dell’Universita degli Studi di Padova.

Roma 2012, Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l.via Ajaccio 41-43, I-00198 Romawww.edizioniquasar.it - email: [email protected]

ISBN: 978-88-7140-483-7

cb Il volume ed i singoli contributi degli Atti nella versione digitale sono distribuiti con licenza

Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia; cio significa che il lettore e libero di riprodurre,

distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare ed eseguire quest’opera,

di modificarla e di usarla per fini commerciali, a condizione che venga attribuita la paternita

dell’opera ai curatori del volume e ai singoli autori dei contributi nei modi indicati dagli stessi

o da chi ha dato l’opera in licenza.

Indice

PresentazioneJacopo Bonetto, Giovanni Leonardi V

IntroduzioneLuca Bezzi, Denis Francisci, Piergiovanna Grossi,Damiano Lotto IX

1. RELAZIONI 1

L’analisi archeologica degli elevati attraverso l’uso del free e open-sourcesoftware

Giovanni Luca Pesce 3

Reconstructing the past. Il 3D modeling nella ricerca archeologicaFilippo Stanco, Davide Tanasi, Santo Privitera 17

Elementi di metodologia per le applicazioni open source e free software nellarestituzione archeologica territoriale ed urbana. Il caso della Marrana di SanGiovanni a Roma

Emanuel Demetrescu 33

Reinterpretazione delle mappe di Google: WebGIS dinamico elementare eformati aperti con ASP e XML

Gianluca Cantoro 43

Network solutions for the management and dissemination of thearchaeological data

Julian Bogdani, Erika Vecchietti 55

Libera circolazione di dati archeologici: il caso dello scavo di S. Vigilio diOssana (TN)

Nicoletta Pisu, Giuseppe Naponiello 69

Open Archaeology : i Fasti e la pubblicazione onlineHelga Di Giuseppe, Elizabeth Fentress 85

IV INDICE

Liberta di accesso, ricerca e riserva di pubblicazione nelle scopertearcheologiche

Maddalena Mazzoleni, Zeno Baldo 95

Trasparenza, circolazione e diritto intellettuale per il dato archeologico: unpossibile modello dalle licenze Open Source

Augusto Palombini, Andrea Schiappelli 101

L’accessibilita all’Informazione Territoriale: i programmi regionali e leiniziative nazionali ed europee

Maurizio De Gennaro, Luca Zennaro 107

2. POSTER 115

Mura Bastia. Anastilosi informatica della torre di Onigo (Pederobba, Treviso)Vladimiro Achilli, Alessandro Bezzi, Denis Bragagnolo,Massimo Fabris, Matteo Frassine 117

Journal of Intercultural and Interdisciplinary Archaeology. JIIA EprintsRepository: un’esperienza OAI-PMH per l’archeologia

Antonella D’Ascoli 127

Montegrotto Terme. Spatial analysis dei reperti mobili applicata allesuperfici d’uso della capanna pienomedievale (sec. XI-XII): metodologia erisultati

Paolo Forlin 135

“Roma citta aperta”. Virtual Rome e il paesaggio archeologicodi Roma sul web

Luigi Calori, Carlo Camporesi, Andrea Negri, AugustoPalombini, Sofia Pescarin 141

Sistema GIS e strumentazione tradizionale: una soluzione possibileMassimo Dada, Giuseppe Naponiello 147

Arc-Team s.n.c. open research (sharing results)Alessandro Bezzi, Luca Bezzi, Rupert Gietl 159

Il WebGIS territoriale e di scavo di Montegrotto Terme (Padova)Piergiovanna Grossi, Francesco Pirotti 171

Flessibilita della scelta “Open Source” in archeologia: i casi di Villa di Villa(TV) e Fondo Paviani (VR)

Damiano Lotto 183

Documentazione di scavo in open source: il caso di Montebelluna (TV)Denis Francisci 187

1

RELAZIONI

Reinterpretazione delle mappe di Google: WebGISdinamico elementare e formati aperti con ASP e XML

Gianluca Cantoro∗

Sommario. Potenzialita e semplicita d’uso delle Mappe di Google per unaapplicazione scientifico-divulgativa: questo e “Raw Materials Project”, pro-getto per lo studio delle fonti di materie prime (ossidiana, pietra levigata emateria dura animale) e del loro scambio in Italia. Pagine “ASP” attingonodinamicamente a un database (aggiornabile); le API di Google traducono in“punto” il dato georeferenziato e stringhe di script aggiungono alle “carte difase” funzionalita GIS elementari; applicazioni in Visual Basic consentono ildownload in remoto del dato filtrato in: XML, RTF, TXT, CSV oppure KMLe SHP.

Abstract. Google Maps is a great tool to find places, to calculate distancesand areas, and to reference photos and information with coordinates. Thispaper is to present the results of the use of such a tool for archaeological pur-poses inside “Raw Materials Project”, mainly concerning the DBMS and theWebGIS made by free tools and with a particular attention to free output for-mats. The database, containing information about prehistoric sites and theirraw materials (obsidian, polished stone and bone tools), has some script toallow the user to export checked data into XML, RTF, TXT, CSV or KMLand SHP.

1. Il progetto

Localizzare una destinazione, pianificare un percorso o collocare su una car-ta delle coordinate GPS risultano ormai operazioni alla portata anche di utentimeno esperti e internet ha da sempre favorito per sua stessa natura lo sviluppodi strumenti semplici e accessibili per il raggiungimento di tali scopi. E se questerisorse si convertissero, con un lavoro rigoroso ma commisurato alla natura stessadell’informazione1, per un uso scientifico-archeologico e divulgativo? Occasioneper sperimentazioni in questa direzione e stata offerta dal “Raw Materials Pro-ject”, progetto per lo studio della rete delle fonti di materie prime (ossidiana,

∗Dottorato di Ricerca presso l’Universita degli Studi di Foggia (DISCUM); Collaboratoredel Dipartimento di Scienze Archeologiche, Universita di Pisa.

1La copertura aerofotografica delle Mappe di Google, pur se in costante aggiornamento, nonrisulta a tutt’oggi omogenea e uniforme per risoluzione, qualita delle immagini e accuratezzadi posizionamento. Non e dunque ipotizzabile, allo stato attuale dell’arte, un utilizzo esclusivodi queste carte per studi di archeologia del paesaggio; sicuramente esse costituiscono un validosupporto a basso costo per un lavoro rigoroso e scientifico nell’impostazione, divulgativo nelrisultato.

44 REINTERPRETAZIONE DELLE MAPPE DI GOOGLE

pietra levigata e materia dura animale) e del loro scambio in epoca preistorica inuna nuova e completa analisi su scala nazionale italiana.

Il progetto, promosso nel 2003 dal prof. Carlo Tozzi (professore ordinariopresso l’Universita di Pisa; [email protected]) e finanziato dallo stesso annodall’IIPP (Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria; [email protected]), e nato conl’obiettivo di comprendere meglio le ragioni della scelta delle fonti e le vie didistribuzione delle stesse, i processi metodologici e le catene operative relativia tre tipologie di manufatti neolitici: industria litica su ossidiana; elementi inmateria dura animale; oggetti in pietra levigata. Per la caratterizzazione di talireperti sono state effettuate analisi al microscopio, analisi chimiche, spettroscopieRAMAN e LIBS, datazioni al 14C. La comunita scientifica puo ora utilizzareliberamente i risultati di queste ricerche per nuove elaborazioni attraverso il web2.

Raw Materials e stato articolato in 6 fasi:

• stima delle informazioni disponibili;• omogeneizzazione delle informazioni;• ricerca delle collaborazioni, stipula dei contratti per studio dei materiali

e inserimento dati ragionato;• individuazione del software da utilizzare per la raccolta e gestione delle

informazioni;• archiviazione di informazioni edite aggiornate con nuove analisi di labo-

ratorio;• pubblicazione dei risultati.

Obiettivo primo delle ricerche e stato la creazione di un thesaurus condivisoe standardizzato per l’archiviazione omogenea e ordinata delle informazioni inuna base di dati appositamente costruita. Sfruttando l’intrinseca informazionegeografica del dato archeologico, si e deciso di procedere alla individuazione di unapiattaforma GIS in grado di operare in ambienti con risorse tecnico-economichelimitate e con attenzione all’output a schermo o a stampa su computer di livellomedio basso3 e OS independent. La sfida consisteva nella realizzazione di un GISinterrogabile (da tutti) e aggiornabile (da utenti autorizzati) con tempi rapidi dirisposta, senza la necessita di plug-in o software ed elaborazioni lato client, conridotti volumi per archiviazione in locale e ridotto traffico di rete. Al tempo stesso,il DB iniziale doveva essere controllato, aggiornato o integrato e “popolato” sullabase di credenziali di accesso da una qualunque postazione con accesso a internet(in un’ottica di attenzione generale all’uso delle risorse).

Il Progetto descritto e dunque il risultato di queste premesse tecnologichetradotte poi in una pratica metodologicamente rispondente a standard scientificiil cui livello qualitativo e garantito da responsabili scientifici e supervisori di area(i nominativi sono recuperabili dalla sezione 4).

2Il progetto e accessibile via web come utente generico (guest) o con credenziali daamministratore all’indirizzo http://materieprime.humnet.unipi.it.

3L’applicazione realizzata puo essere fruita, in maniera intuitiva facilitata, con i seguen-ti browser principali: MS Internet Explorer 6.0+ (Windows); Mozilla Firefox 1.5+(Windows, OSX, Linux); Safari 2.0.4+ (OSX); Google Chrome 6.00+ (Windows, Linux,OSX). Altre accortezze, quali le pagine di stile (CSS) e la W3C validation, rendono il portalepienamente “accessibile”.

IL PROGETTO 45

Il metodo utilizzato per il “popolamento” del database4 e consistito in unaattenta indagine di archivio e dell’edito alla ricerca del maggior numero possi-bile di informazioni disponibili su siti archeologici attinenti e relativi manufatti,partendo dalla esatta localizzazione delle attestazioni. Tali informazioni biblio-grafiche, arricchite da nuove riproduzioni grafiche o fotografiche dei ritrovamenti,sono poi confluite nella scheda descrittiva di sito.

Altro obiettivo del Progetto era anche, quando possibile, l’impiego di nuovetecnologie per aumentare numero e soprattutto qualita delle informazioni scien-tifiche a corredo dei reperti: non solo dunque analisi funzionali o tecnologichedei manufatti, ma soprattutto - visto il nome del progetto - individuazione dellaesatta fonte di approvvigionamento della materia prima5.

Tutte le informazioni sono poi state organizzate e memorizzate in una struttu-ra di database sviluppata attorno alle informazioni geografiche/spaziali del dato.Sono quindi state raccolte, con criteri uniformi e thesaurus standardizzato, tut-te le informazioni disponibili per siti distribuiti su tutto il territorio nazionaleitaliano.

La disponibilita di tutte le differenti informazioni raccolte su di un’unicapiattaforma permette la creazione di interrogazioni complesse ed analisi spazialidel dato alla ricerca di nuove relazioni fra le differenti materie prime; interessantiriflessioni possono poi discendere dalla visualizzazione con carte di distribuzionee grafici a torta circa la preferenza di particolari materie prime in relazione allaprossimita delle stesse o ad altre motivazioni ancora poco esplorate (si veda diseguito la sezione 3).

Valori chiave per la costruzione del palinsesto del DBMS e del GIS sono staticonsiderati:

• la localizzazione di tutti i siti secondo un sistema di riferimento fa-cilmente accessibile, condiviso e scalabile, ossia adattabile alle diverserisoluzioni in relazione alla precisione disponibile;

• accesso completo alla fonte dei dati, ossia al dato grezzo destrutturato;• datazione di ogni singolo record (su base archeometrica o di contesto

archeologico);• possibilita di migrazione delle informazioni in formati aperti quali “RTF”,

“XML” (compresa la versione Google Maps del sistema XML, ovvero“KML”), “TXT”.

Giacche sono stati coinvolti nel progetto differenti specialisti da centri diricerca del territorio nazionale, si e optato per una struttura di metadati di ar-chiviazione delle informazioni relative a chi ha raccolto le informazioni, a qualifonti sono state analizzate e a quali tipi di analisi sono state condotti.

4Al momento della stesura del presente testo, risultano analizzati 56 siti, per un totale di5074 manufatti studiati analiticamente o ri-analizzati da precedenti pubblicazioni (2792 sonoi manufatti in ossidiana; 1271 gli elementi in materia dura animale; 1011 gli oggetti in pietralevigata).

5Per l’ossidiana, ad esempio, e stata prevista la possibilita di una stima macroscopica subase comparativa autoptica della fonte della materia prima in sostituzione o in aggiunta alleanalisi di laboratorio (si veda di seguito in sezione 3 come questa scelta abbia aperto nuoveprospettive interessanti).

46 REINTERPRETAZIONE DELLE MAPPE DI GOOGLE

2. Il Database locale e la pubblicazione on-line.

Da qui la reinterpretazione delle mappe di Google: le pagine ASP attin-gono dinamicamente ad un database disponibile sul server dell’universita e co-stantemente aggiornabile; le API di Google traducono in forma puntuale il datogeografico georeferenziato e stringhe di script aggiungono alle “mappe di fase”funzionalita GIS elementari; semplici applicazioni in Visual Basic consentono l’e-sportazione e il download in remoto del dato filtrato in forma testuale (XML,RTF, TXT, CSV) o vettoriale geografica (KML o SHP).

L’organizzazione del database e stata largamente influenzata dalla naturadella informazione oggetto di archiviazione. Per tale motivo sono state stabilitea priori esclusivamente alcune regole generali valide per tutti i manufatti (adesempio: definizione dei metadati; glossario comune; documentazione completa ecomprensibile)6 lasciando poi lo spazio alle descrizioni specifiche tipiche di ognielemento.

La complessita di alcuni database, in particolar modo di quelli che prevedo-no l’integrazione di dati archeologici e ambientali, finisce spesso per rallentarel’accesso al dato a favore di una mera presentazione visuale non interattiva di di-stribuzione di siti sul territorio. Il vantaggio di una piattaforma GIS (e l’ulteriorevalore aggiunto della disponibilita del GIS sul web) sta proprio nella possibilitadi tradurre in informazione geografica tutta una serie di dati di natura diversae di permettere la visualizzazione, l’analisi e la misurazione dei differenti valoricoinvolti nella interrogazione.

La struttura del database relazionale del progetto Materie Prime si basa su4 elementi comuni a tutti gli oggetti studiati, stabilendo una relazione biunivocadi identificazione sito-manufatto7:

• ID unico, una chiave primaria composita costruita con il nome del sito,il toponimo cartografico piu prossimo e la sigla della provincia (si ottienecosı ad esempio: “Grotta delle Settecannelle-Ischia di Castro(VT)”);

• riferimenti geospaziali (convenzionalmente riportati nel formato unifor-me LatLong);

• datazione (14C o per periodo e facies culturale8);

6Le materie prime sono unite tra loro per l’appartenenza ad uno stesso sito e nell’ambito diogni sito e materia prima il raggruppamento avviene sulla base delle informazioni spaziali stra-tigrafiche e cronologiche. Ad esempio, del sito di “Grotta all’Onda-Camaiore(LU)” sono staticatalogati 39 manufatti in ossidiana, 20 in pietra levigata e 26 in materia dura animale. Inver-tendo l’analisi induttivamente (ossia dal sito particolare alle classi di raggruppamento generaliper manufatto) ricaviamo che dal campione di 1270 reperti in materia dura animale catalogati,35 appartengono all’ambito culturale “ceramica impressa adriatica-ad affinita meridionale” e 18(di ambiti culturali diversi) sono su supporto in avorio.

7Ogni manufatto e istantaneamente riconducibile al sito di provenienza ed e altresı im-mediata la visualizzazione di tutti i reperti schedati per ogni sito archeologico. Ogni repertoschedato riporta infatti fra i suoi valori l’identificativo univoco di sito (dal quale si ricava laposizione geografica e l’inquadramento cronologico generale) e ha anche una sua informazionespaziale stratigrafica (quadrato, taglio, strato, struttura...), una sua datazione e suoi riferimentibibliografici di dettaglio.

8Anche qui si e resa necessaria la creazione di un thesaurus condiviso che consentisse didescrivere (e quindi poi di raggruppare e confrontare) elementi appartenenti di fatto allo stessoquadro cronologico culturale.

IL DATABASE LOCALE E LA PUBBLICAZIONE ON-LINE. 47

• riferimenti bibliografici9 (pubblicazioni recenti o semplici informazio-ni documentarie che consentano di considerare anche altri aspetti noncoinvolti nel presente progetto).

La scelta di utilizzare MS Access per la compilazione del database e stataimposta dalla diffusione pressoche capillare di tale software e dalla familiaritacon esso della gran parte degli enti coinvolti nel progetto. I tempi limitati han-no fatto escludere da subito la possibilita di realizzare un database eseguibilestand alone che dunque non richiedesse altri software ne gratuiti o open sourcene a pagamento. Si e preferito dunque, in un’ottica di economia e gestione deitempi, lavorare piu intensamente – durante l’inserimento dati da parte dei centridi ricerca coinvolti nel progetto – all’open output per “liberare” i dati dal soft-ware proprietario. Appositi moduli, con specifiche stringhe di codice (vb-script),consentono agevolmente all’utente di esportare ogni singola tabella o query in“DBF”, “TXT”, “RTF”, “CSV” o “XLS”10.

Giacche i costi di mantenimento dei database crescono con le dimensioni degliultimi e giacche il database del progetto doveva necessariamente essere “distribui-bile”, si e cercato il piu possibile di evitare informazioni duplicate e ridondantinon necessarie, senza inficiare la rapidita di accesso dell’informazione. Infatti, perconsentire a tutti i partecipanti al progetto di inserire i dati anche off-line, si eoptato per un database da inviare (e ricevere, dopo la compilazione) via email11. Idati sono quindi poi stati raccolti e convogliati in un unico database. Una funzioneappositamente creata all’interno del database off-line permette in ogni momentodi tradurre in stringhe SQL le nuove informazioni. Queste possono essere poi co-piate e incollate in moduli online del portale perche vengano convertite in tabelle.

Tutte le informazioni archeologiche hanno un valore spaziale e il contestoe uno degli elementi principali in base ai quali gli archeologi riescono a inter-pretare tale dato; per questo motivo, il primo passo e stato quello di costruireuna piattaforma GIS che consentisse non solo una presentazione cartografica mache permettesse anche una prima analisi del dato. Oggigiorno le applicazioniGIS possono essere considerate un valido strumento per la gestione delle risorsearcheologiche a livello locale e nazionale, ma presentano ancora limitazioni le-gate alla complessita della configurazione. Questo porta spesso l’Istituzione arivolgersi ad esperti informatici – non sempre sensibili alle problematiche pro-prie dell’archeologia – o a pacchetti pre-configurati che semplificano il lavoro mane nascondono i processi elaborativi, impedendo di fatto di risalire agevolmenteal dato grezzo. Nel 1998 la NASA diede inizio al progetto “Digital Earth” conl’intento di creare “a virtual representation of our planet that enables a personto explore and interact with the vast amounts of natural and cultural informa-tion gathered about the Earth”. In risposta, la ESRI ha poi sviluppato il portale“Geography Network” per la pubblicazione di dati geografici, mappe e servizi sulweb. Componente cruciale e comune a tali iniziative e senz’altro l’attenzione ai

9Oltre alla bibliografia specifica di sito, i singoli reperti dispongono di una notazionebibliografica specifica per un riferimento piu puntuale o per possibili confronti.

10Le stesse funzioni sono state abilitate nella versione web del database.11Per favorire il posizionamento del file contenente le maschere di interfaccia, l’archivio dei

dati veri e propri, i file grafici di supporto e l’help per la compilazione, si e utilizzato il softwareopensource MagoInstall realizzato da Mauro Rossi.

48 REINTERPRETAZIONE DELLE MAPPE DI GOOGLE

protocolli Open Source con l’ottica di agevolare il geo-processing superando limitidi singoli software proprietari o piattaforme.

Certamente nessuna di queste iniziative e nata per sanare difficolta riscontra-te dal mondo accademico archeologico o per gestire dati di tipo archeologico, madi fatto questi progetti hanno fornito alcune linee guida e suggerimenti per il RawMaterials Project, portando lo scrivente – non informatico, ma archeologo – a con-dividere la scelta tutt’altro che agevole dell’utilizzo quasi esclusivo o comunquepreferenziale di software open source. Infatti, se uno dei problemi ancora apertidelle applicazioni GIS e che ogni singolo software di uso comune possiede suoipropri formati di salvataggio (spesso incompatibili con altri software analoghi),tale limite e strettamente connesso con la scelta di operare con programmi spessocostosi e comunque closed source. Negli ultimi anni, comunque, si assiste ad unprogressivo incremento della sensibilita verso l’open source e verso un piu largouso di basi di dati online (per definizione “open”) anche in ambito archeologico.Ma anche in questo caso, la pubblicazione di dati con informazioni geografichesul web avviene attraverso software costosi e non sempre di facile utilizzo, a voltecon complesse procedure di configurazione. Se la struttura di un sistema GIS none molto cambiata negli ultimi vent’anni12, mutazioni sono avvenute nelle compo-nenti di tale struttura, per via della crescente domanda di spazi di archiviazionedi informazioni geografiche e della necessita di sistemi che consentano il recuperodi tali dati per la produzione di carte tematiche. Altro aspetto essenziale dellosviluppo dei GIS e la liberta che essi hanno dato agli archeologi di spostarsi daiconfini artificiali di sito archeologico verso lo studio di insediamenti piu vasti odell’intero ambiente.

Uno degli aspetti piu complessi del progetto e stato paradossalmente propriola localizzazione geografica dei siti e delle attestazioni oggetto di indagine. Moltisiti sono ad esempio ben conservati ed ancora visibili, ma in molti casi il paesaggioe stato completamente modificato o distrutto o, in altri casi, in letteratura taliattestazioni venivano riportate in passato col semplice riferimento al toponimopiu prossimo o ancora con riferimenti puntuali con coordinate - necessitandoquindi di un grande lavoro preliminare - se, come si e fatto per il Raw MaterialsProject, si sceglie il nome del sito o le sue coordinate come identificativo univoco.

Dunque una volta identificato e definito il sito si e proceduto con la creazionedel GIS, con la consapevolezza (tradotta poi in espedienti pratici di archiviazionee recupero delle informazioni) della compresenza nel dato spaziale archeologicodi differenti livelli interpretativi: a livello macroscopico, si potrebbe analizzare lasemplice distribuzione di gruppi culturali o reti di scambio all’interno dell’Italia odel Mediterraneo; al di sotto di tale livello, potrebbe destare interesse l’analisi diun’area politico o socio-economica o un pattern di insediamenti a livello regionale.Al livello piu basso infine, potrebbe essere necessario uno studio della analisispaziale di distribuzione dei manufatti all’interno di un singolo sito.

Tutte le informazioni necessarie a tali livelli di indagine alle diverse risoluzionisono ora disponibili sul web tramite il database realizzato e l’uso delle GoogleMaps API. I dati, strutturati su tabelle relazionali, sono stati anche raggruppati

12I componenti tipici di un GIS, secondo quanto descritto nel 1991 dai pionieri di taliapplicazioni in campo archeologico (Gaffney, Stancic 1991), sono: hardware (con periferichedi inserimento dati e Remote Sensing), software (con moduli di acquisizione dati, moduli diprocessamento dati, moduli analitici e moduli di presentazione del dato) e ovviamente i dati.

IL DATABASE LOCALE E LA PUBBLICAZIONE ON-LINE. 49

per il web in interrogazioni predefinite (con i comandi SQL di base) per ridurreil traffico server-client e aumentare le performance dell’intero portale. I valoripossono inoltre essere filtrati con criteri personalizzati scelti da menu a tendinao scritti direttamente in stringhe SQL13. Altro possibile accesso alle informazioniricercate avviene tramite interrogazione spaziale (location query), cliccando sul-l’icona dell’oggetto richiesto sulla carta di distribuzione. Proprio la possibilita dicreare carte tematiche dei dati selezionati e uno dei modi piu popolari e utili dicondividere informazioni. Tutti gli specialisti coinvolti nel progetto hanno defi-nito alcune visualizzazioni elementari delle informazioni schedate; con il databaseWebGIS, ogni interrogazione puo essere convertita in informazione puntuale sullamappa e nella stessa pagina l’utente puo poi prendere visione delle distanze (inchilometri, in linea d’aria o attraverso le attuali vie di comunicazione14) dei sitioggetto della query con le materie prime. Ad esempio, l’utente puo selezionarei siti contenenti manufatti realizzati con ossidiana di Lipari e puo visualizzare ledistanze da tale fonte di approvvigionamento rispetto alle altre disponibili. Altempo stesso si puo avere un quadro di insieme della concentrazione di tali sitiselezionati in contesti particolari omogenei (o dove il criterio di “omogeneita” eancora oggetto di approfondimenti).

Da un punto di vista puramente teorico, la base geografica di un GIS deveessere una carta digitale dove tutte le informazioni vanno inserite come attributidi uno specifico elemento geometrico (punto, linea, area). Le carte raster sonosolitamente considerate come sedi di informazioni preliminari in grado di chiarirealcuni aspetti particolari. Tuttavia le carte digitali non sono spesso cosı com-prensibili agli occhi di utenti non esperti: la simbologia adottata e la selezionedegli elementi rappresentabili puo dimostrarsi insufficiente alla descrizione dellarealta rappresentata nel GIS desiderato. Per questo nei GIS per i Beni Culturali,le informazioni raster diventano in molti casi un supporto cartografico adeguato;infatti le ortofoto o le mappe storiche sono spesso piu comprensibili tanto da-gli specialisti quanto dagli incaricati della gestione del bene culturale (Agosto,Cosenza, Rinaudo 2003). Per questo motivo, l’uso di immagini satellitari pre-se dalle Google Maps possono anche aiutare l’utente generico a comprenderemeglio il paesaggio e l’ambiente all’interno del quale il sito si trova, la distanza daantichi corsi d’acqua non piu attivi ma riconoscibili nei segni del suolo o le risorsenaturali di una determinata area, anche sfruttando la visualizzazione realisticain 3D in parallelo con lo scorrimento della barra del tempo in alto nella mappa,per visualizzare le variazioni biunivoche del paesaggio in relazione alla cronologiainsediativa.

E in corso la sperimentazione della ormai prossima migrazione su server linuxcon MySQL o PostgreSQL e pagine PHP con analoghe (se non maggiori emigliori) funzionalita, per una maggiore coerenza del progetto in ottemperanzaagli obiettivi di portale interamente open.

13La stringa SQL e comunque sempre visibile, personalizzabile e stampabile con le stesseinformazioni selezionate. Anche le query, geografiche o testuali, sono altamente personalizzabilie sempre a sorgente aperto, pur se realizzabili attraverso moduli automatici semplificati.

14Tale indicazione ha un valore puramente indicativo ai fini della ricerca archeologica, purconsiderando come spesso le attuali vie di comunicazione possano coincidere con quelle del passa-to. Tuttavia e in via di sviluppo un sistema per il calcolo dei percorsi con criteri filologicamentepiu corretti.

50 REINTERPRETAZIONE DELLE MAPPE DI GOOGLE

3. Analisi delle soluzioni individuate e risultati scientifici

Questo dunque il modo in cui abbiamo realizzato un GIS elementare (imple-mentabile e in corso di costante aggiornamento) senza i problemi collegati allaconfigurazione e installazione di un mapserver e senza i costi per l’acquisto dicarte geografiche o di copertura di fotografie aeree su scala nazionale; le foto aereedi Google, per quanto non di altissima risoluzione, consentono tuttavia minimipreliminari assaggi di fotointerpretazione delle aree circonvicine ai siti italianiinclusi nel progetto.

Si riporta di seguito una tabella schematica riassuntiva dei principali pro econtro del progetto con le soluzioni individuate.

CONTRO PRO

MS Access Non free e con file proprie-tari.

Facile da usare, altamentepersonalizzabile, softwarepiuttosto diffuso, userfriendly.

Database off-line distribui-to

Invio del file ad ogni parte-cipante al progetto, proble-mi collegati all’invio di fi-le anche se di dimensioniridotte.

I lavori di ogni gruppo di ri-cerca possono comunque es-sere archiviati separatamen-te prima dell’inserimento neldatabase generale; inviandoil semplice link al file depo-sitato sul server il proble-ma e stato superato, ognipartecipante ha potuto la-vorare al progetto senza laneccessita di essere connes-so a internet per la duratadell’inserimento dati.

Google API Copertura aerofotogra-fica non completa edisomogenea.

Cartografia aggiornata e giageoreferenziata, servizio adaccesso rapidissimo, possibi-lita di personalizzazione asorgente aperto HTML, free,free, free!

ASP file A volte lento, non il miglioreper accessi multiutente, nonmolto sicuro.

Visual Basic, altamente“plastico” e con elaborazio-ni lato server per ridurre ilcarico dell’utente fruitore.

RINGRAZIAMENTI 51

Prescindendo dalle possibili deduzioni strettamente archeologiche15 ricavabilida basi di dati sempre piu vaste e con un sempre maggior numero di variabili,si riportano qui solo alcuni brevi spunti di riflessione derivati proprio dal dialogocostruito a seguito della pubblicazione dei primi risultati del progetto fra gli stessienti coinvolti. La possibilita di esportare il dato grezzo consente ad esempio dipoter affiancare variabili proprie di una linea di ricerca di un determinato stu-dioso con quelle previste dal presente progetto, alla ricerca di nuove associazionistatistiche interessanti.

Particolare non secondario e anche quello collegato ad una peculiarita di taleprogetto: giacche, come detto, spesso le informazioni disponibili sono di naturadisomogenea e difficilmente comparabili, si e pensato di “sdoppiare” le caratte-rizzazioni di particolari contesti. Si e cioe cercato un espediente per non perdereinformazioni sia pur sintetiche legate a vecchie pubblicazioni di siti: si e piu voltepresentato il caso di siti con soli valori numerici relativi ai manufatti (ad esem-pio: “10 reperti in ossidiana di Lipari”) e la comparazione di questi siti con altristudiati analiticamente sarebbe dunque risultata poco agevole. Si e immaginatopercio di garantire un numero minimo di informazioni per ogni tipo di manu-fatto di ogni singolo sito, lasciando poi spazio ad analisi specifiche di reperto.Questo ha portato al confronto, a volte risultato paradossale, di analisi di ossi-diane su base autoptica di vecchie pubblicazioni con nuove analisi di laboratorio,con la conseguente necessita di interrogarsi sulle possibili cause delle evidentidiscrepanze riscontrate nel corso di tale raffronto16.

4. Ringraziamenti

Un ringraziamento particolare va al prof. Carlo Tozzi per l’opportunita con-cessami di lavorare a questo progetto stimolante, sempre alla ricerca di soluzionialternative “free” valutate spesso migliori non in base ai costi ma ai risultati effet-tivi; grazie anche ai gruppi di ricerca coinvolti nel progetto per la collaborazioneamichevole; grazie a Marta Colombo ed Alessandra Giampietri per il loro aiutodisinteressato e per la disponibilita accordatami per la risoluzione di problemati-che archeologiche dal punto di vista teorico e metodologico.

Promotore del progetto e supervisore generale: prof. Carlo Tozzi, Universitadi Pisa.

Supervisori di area: Marica Venturino – Soprintendenza Beni Archeologicidel Piemonte (pietra levigata); Giovanna Radi, Universita di Pisa (strumenti inossidiana); Carlo Tozzi e Giacomo Giacobini (elementi in materia dura animale);Gianluca Cantoro - Universita di Pisa (DBMS e WebGIS ).

15Si rimanda per questo a Cocchi Genick 2006.16Ad esempio in un sito fra i 56 inclusi nel progetto l’analisi macroscopica ad occhio nudo

ha riportato valori del 38% dell’ossidiana di Lipari e 61% di Palmarola (se pur su base di 14reperti analizzati in letteratura). I valori delle analisi di laboratorio risultano invece differentie ribaltati: 72% Lipari e 7% Palmarola (su 44 reperti appositamente analizzati per il presenteprogetto).

52 REINTERPRETAZIONE DELLE MAPPE DI GOOGLE

Finanziatore: Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (http://www.iipp.it).

Ricercatori coinvolti nelle analisi e nell’inserimento dati: Marco Bocci; Ales-sandra Facciolo; Annachiara Galotta; Beatriz Pino Uria; Cristina Fabbri; DanieleAureli; Elisabetta Starnini; Emanuela Cristiani; Fabiana Coli; Greta Caponi; He-len Farr; Irene Molinari; Ivana Fiore; Marina Giaretti; Marta Colombo; MarziaBonato; Mauro Calattini; Roberto Micheli; Italo Maria Muntoni; Vittorio Mona-sterolo; Paola Mazzieri; Stefania Padovan; Massimo Ghedini; Roberto Giustetto;Cristiana Petrinelli Pannocchia; Barbara Zamagni.

Istituzioni e Universita coinvolte: Dipartimento di Scienze della Terra, Uni-versita della Calabria (Anna Maria De Francesco); Dipartimento Geomineralo-gico, Universita di Bari (Pasquale Acquafredda); Dipartimento di Scienze dellaTerra, Universita di Torino; Dipartimento di Anatomia, Farmacologia e Medici-na Legale, Universita di Torino (Giacomo Giacobini); Soprintendenza per i BeniArcheologici del Piemonte (Marica Venturino); Museo Pigorini (Maria Antoniet-ta Fugazzola, Vincenzo Tine); Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche eAntropologiche dell’Antichita, Univerita di Roma 1 (Alessandra Manfredini); Di-partimento di Scienze dell’Antichita “G. Pasquali”, Universita di Firenze (FabioMartini); John Robb, University of Cambridge; Museo Archeologico di Camaiore(Stefania Campetti); Museo Civico per la Preistoria del Monte Cetona (MariaTeresa Cuda); Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia (Maria BernaboBrea).

Website del progetto: http://materieprime.humnet.unipi.it

Bibliografia

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Brovelli M. A., Magni D. 2003, An archaeological web gis application based onMapserver and PostGis, in The International Archives of the Photogrammetry,Remote Sensing and Spatial Information Sciences. Proceedings of CIPA XIXinternational Symposium (Antalya - Turchia, 30 settembre - 4 ottobre 2003),vol. 34-5/W12, pp. 89–94.

Cocchi Genick D. (a cura di) 2006, Materie prime e scambi nella preistoriaitaliana. Atti della XXXIX Riunione Scientifica dell’I.I.P.P. (Firenze, 25-27novembre 2004), Firenze.

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Venturino Gambari M. (a cura di) 1996, Le vie della pietra verde. L’industrialitica levigata nella preistoria dell’Italia settentrionale, Torino.

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