pasquale favia, r. goffredo, operazioni di diagnostica archeologica a corleto, sito di una commenda...

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Mario Congedo Editore Galatina 2012 Federico II e i cavalieri teutonici in Capitanata Recenti ricerche storiche e archeologiche Atti del Convegno internazionale (Foggia-Lucera-Pietramontecorvino, 10-13 giugno 2009) a cura di PASQUALE FAVIA, HUBERT HOUBEN e KRISTJAN TOOMASPOEG

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Mario Congedo EditoreGalatina 2012

Federico II e i cavalieri teutonici

in CapitanataRecenti ricerche storiche e archeologiche

Atti del Convegno internazionale(Foggia-Lucera-Pietramontecorvino, 10-13 giugno 2009)

a cura di

PASQUALE FAVIA, HUBERT HOUBEN e KRISTJAN TOOMASPOEG

PASqUALe FAVIA, RObeRtO GOFFReDO

OPeRAzIOnI DI DIAGnOStICA ARCHeOLOGICA A CORLetO, SItO DI UnA COMMenDA teUtOnICA

Introduzione: i caratteri della ricerca (Pasquale Favia, Roberto Goffredo)

nel 2006 è stata condotta una ricerca archeologica1 nell’area in cui insisteval’abitato medievale abbandonato di Cornetum2; il programma di studio si è arti-colato in vari passaggi3. Preliminarmente è stata intrapresa un’analisi di super-ficie del sito e del suo immediato circondario, esaminandone le caratteristicheambientali, geografiche, orografiche e geopedologiche. A seguito di questeoperazioni sono stati definiti e selezionati alcuni settori dell’insediamento, didiversa estensione, in cui è stata effettuata una raccolta sistematica dei repertimobili affioranti in superficie; queste zone di indagine hanno coperto una por-zione limitata rispetto all’intero sviluppo dell’insediamento, ma hanno comun-que offerto un campione statisticamente e quantitativamente valido e significa-tivo ai fini di un’elaborazione scientifica tesa alla ricostruzione delle vicendedello stanziamento. Un altro campo di studio, infine è stato quello di tipo ae-rofotografico: sono state infatti esaminate e interpretate sia le riprese di tipoverticale effettuate da velivolo, negli anni 1954-1955, a cura dell’Istituto Geo-

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1 Il progetto di ricerca archeologica è stato condotto da chi scrive nell’ambito dell’attivitàscientifica del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Foggia ed ha usufruito di unsussidio finanziario del Comune di Ascoli Satriano. Hanno partecipato alle attività sul campoi dottori Vincenzo Ficco, Marianna Galano, Marco Macchia, Paolo Maulucci.

2 Le fonti documentarie medievali così denominano il sito sin dalla prima citazione nel Xsecolo. Il termine Cornito è poi attestato ancora nelle mappe della Dogana delle Pecore e sinoalla fine del XVIII secolo: la cartografia del Regno d’Italia a fine Ottocento registra invece lanuova versione toponomastica di Corleto.

3 I risultati dell’indagine archeologica di tipo diagnostico e non invasivo assumono parti-colare valenza nel momento in cui inoltre parrebbe verosimilmente tramontata l’occasione diuno scavo stratigrafico di una certa estensione, poiché l’area è stata riconvertita, non moltotempo fa, a uno sfruttamento agrario intensivo, che ha trasformato l’habitat e inevitabilmenteridotto la leggibilità delle tracce superficiali e conservate nel sottosuolo; in questo primo scor-cio del XX secolo, inoltre, si stanno installando assai vicino al sito impianti per lo sfruttamentodi nuove sorgenti naturali di energia, che, pure certamente e lodevolmente mirate a soluzionipiù compatibili con i quadri ecologici territoriali, non possono non intaccare il sottosuolo e diconseguenza porre problemi ulteriori per la conservazione delle tracce archeologiche.

grafico Militare4; sia le fotografie oblique realizzate nel 2005 dal Dipartimentodi Scienze Umane dell’Università di Foggia.

questo progetto di diagnostica archeologica, pur limitato nella disponibi-lità di tempo e delle possibilità di indagine5, rispetto all’ampiezza dell’inse-diamento e delle stesse tematiche di ricerca e domande storiche che essoproponeva, pure ha suscitato diverse ipotesi scientifiche e ha consentito diformulare varie considerazioni e valutazioni sulle dinamiche insediative diquesto importante nucleo demico nel panorama dell’occupazione medievaledel tavoliere di Puglia.

I. Da Cornetum a Corleto: scomparsa di un sito, conservazione della suamemoria (Roberto Goffredo)

Ricostruire e quindi raccontare la storia di un sito, lontano o vicino neltempo, significa intraprendere un cammino conoscitivo dagli esiti impreve-dibili: sono i dettagli, le relazioni, a sostanziare questo viaggio, la cui metasi definisce di tappa in tappa.

Come ha recentemente scritto Andrea Augenti, nell’ambito di una piùampia analisi sulla penetrazione della corrente post-processualista nell’ar-cheologia italiana, «il passato è altro rispetto a noi, il passato è una terrastraniera, nella quale occorre muoversi con cautela; con cautela contestua -le»6. tutt’altro che scontata, quest’efficace considerazione risulta ancora piùdoverosa laddove si rifletta sul rapporto tra archeologo e paesaggio:quest’ultimo appare, infatti, come un complesso enigma da decifrare, disar-mante nella sua apparente familiarità, sfuggente nell’offrire solo pochi indizisulle molteplici e variegate esperienze che in esso si sono compiute.

Si tratta, senza dubbio, di un’avventura conoscitiva ardua, quanto maiesaltante ma non priva di frustrazione qualora all’entusiasmo per la scoperta

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4 L’unica indagine su Corleto effettuata con approccio analogo a quello adoperato nellostudio illustrato in questa sede è stata effettuata alcuni anni orsono, a cura di A. busto; tale inda-gine, pur interessante, non ha però potuto contemplare che la sola lettura della recente ortofotodel sito e non si è potuta giovare di una raccolta sistematica e di una campionatura ragionata deireperti (A. bUStO, Il casale-castrum di Corneto. Primi risultati di un’indagine archeologicaestensiva, in Atti del 25° Convegno Nazionale sulla Preistoria-Protostoria-Storia della Daunia,San Severo, 3-5 dicembre 2004, a cura di A. GRAVInA, San Severo 2005, pp. 241-254). La nuo-va ricerca ha portato dunque a valutazioni più approfondite rispetto ai dati raccolti in preceden-za e a conclusioni in alcuni casi diverse e più articolate rispetto al lavoro antecedente.

5 Va lamentato peraltro che, per ragioni indipendenti dalla volontà dei ricercatori, non è sta-to possibile effettuare la prospezione geognostica che pure era stata preventivata e progettata.

6 A. AUGentI, Il passato è una terra straniera. Archeologia, Medioevo e mutamento cul-turale, in V Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, a cura di G. VOLPe e P. FAVIA,Firenze 2009, pp. 7-13.

si accompagni l’amara consapevolezza di aver perso, spesso del tutto, testi-monianze importanti del passato di un comprensorio territoriale o, più in ge-nerale, di una regione e della sua comunità sociale.

L’intento del presente contributo è, dunque, ripercorrere a ritroso la storiadi un insediamento di grande rilievo nel contesto della Puglia centro-setten-trionale di età medievale, muovendo dall’inesorabile obliterazione materialeche l’abitato conobbe per giungere, attraverso l’analisi di quanto ancora su-perstite, ad un’ipotesi di ricostruzione dell’antica fisionomia, supportata dal-le fonti archeologiche, letterarie e documentarie disponibili (fig. 1).

nella raccolta di rappresentazioni cartografiche redatte, alla fine delXVII secolo, dai fratelli Antonio e nunzio Michele per le esigenze giudizia-rie, amministrative e fiscali della Regia Dogana della Mena delle Pecore7, iltoponimo Cornito compare a designare una delle locazioni in cui, per inizia-tiva aragonese, fu suddiviso il tavoliere di Puglia nell’ambito del program-ma di organizzazione e regolamentazione dell’industria della pastorizia tran-sumante (fig. 2).

La carta della locazione di Cornito, come tutte le altre carte presentinell’atlante Michele, è una raffigurazione non in scala, ricca di elementi or-namentali, disegnata con una cura di dettagli senza dubbio più sensibile allaricercatezza decorativa che alla precisione topografica del rilievo. nonostan-te i numerosi limiti tecnici, essa è senza dubbio un documento di estremo in-teresse per la rappresentazione del sistema viario, la puntuale indicazionedei toponimi e degli insediamenti legati alla pastorizia ed alle pratiche agri-cole: tra questi vi è l’omonima masseria di Cornito, localizzata a nO delcomplesso monumentale di torre Alemanna.

Occorre tuttavia considerare come né nella rappresentazione della loca-zione fornita dai fratelli Michele, in altri casi estremamente efficaci nel se-gnalare ruderi di insediamenti scomparsi laddove ancora visibili al tempodella redazione, né in quella prodotta alla fine del XVIII secolo da Agatan-gelo della Croce8, tecnicamente più rigorosa e precisa della precedente, siarilevata in alcun modo l’area interessata dal famoso abitato medievale o nesiano segnalati i resti.

Anche la cartografia ufficiale del Regno d’Italia, redatta alla fine del XIXsecolo dall’Istituto Geografico Militare, registrava l’esistenza di una masse-ria Corleto, sita a poco più di 4 km a nO di torre Alemanna e caratterizzatadalla presenza di numerosi edifici limitrofi, estesi su una superficie comples-siva di circa 17 ettari (fig. 3): si tratta della medesima azienda agricola che,nelle carte predisposte dall’I.G.M. a seguito del volo base 1954-55, appare

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7 Archivio di Stato di Foggia (ASFG), Dogana delle pecore di Foggia, s. I, vol. 20.8 ASFG, Dogana delle pecore di Foggia, s. I, vol. 21.

raccolta attorno ad una cappella rurale e segnalata semplicemente con il to-ponimo Corleto (fig. 4).

Solo poche strutture dell’articolato complesso rurale risultano attualmen-te in uso: in particolare la chiesa dedicata a Maria Santissima, S. Giovannibattista e benvenuto da Gubbio che fu costruita nel 1788 per iniziativa delPriore del baiulato della trinità di Venosa, restaurata nel 1936 ed in seguitoelevata a parrocchia rurale (fig. 5).

A questo proposito, di estremo interesse appare quanto scritto da Pasqua-le Rosario, nell’opera erudita di fine XIX secolo, Dall’Ofanto al Carapelle.Storia di Puglia dai tempi più vetusti alla costituzione italica, in meritoall’insediamento medievale di Cornitum9: «Ora avanzano di essa i ruderi, trai quali scorgesi eziando la cinta delle mura col fossato ed il castello, e, neidintorni, come ad esempio nella vigna del sig. Domenico Gentile, parecchietombe di epoca magno-greca e romana». Soprattutto di particolare importan-za è la seguente precisazione: «Il nome, però, è conservato da una grandemassaria a poca distanza dalla vecchia Cornitum, vasta tenuta che, già inpossesso della S. trinità di Venosa, adesso s’avvia a diventare un villaggio».

Le indicazioni fornite dal Rosario trovano puntuale riscontro in quantoannotato sulla posta di San Martino, compresa entro la locazione di Corleto,dall’anonimo autore che, nel corso della prima metà del XIX secolo, curò laredazione di una descrizione completa di tutte le locazioni e le poste del ta-voliere10: «La posta di San Martino è lontana otto miglia da Ascoli. Confinaa levante e a mezzogiorno con il Feudo di torre Alemanna, a settentrionecolla posta di Faugno, a ponente colle terre delle monache di Venosa. Perquasi una metà questa posta è elevata ed in questo sito appunto si ravvisanogli avanzi dell’antica Corleto».

Dalle testimonianze sinora esaminate, dunque, emerge chiaramente co-me, nonostante l’abitato medievale di Cornetum non avesse conosciuto al-cuna forma di occupazione insediativa di un qualche peso successiva allametà-fine del XIV secolo, la preservazione del toponimo, il ricordo della ri-levanza del complesso e dell’imponenza delle sue vestigia, la puntuale cono-scenza dell’originaria localizzazione topografica del sito, ben distintadall’area in cui si riorganizzò il più tardo complesso massariale, non si fos-sero mai perse. D’altra parte, emblematiche conferme di tale fenomeno diconservazione della memoria possono essere considerati sia il puntuale rife-rimento, presente nella rappresentazione della Capitanata realizzata alla fine

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9 P. ROSARIO, Dall’Ofanto al Carapelle. Storia di Puglia dai tempi più vetusti alla costi-tuzione italica, Ascoli Satriano 1898, pp. 197-198.

10 P. DI CICCO, Il Tavoliere di Puglia nella prima metà del XIX secolo da un documentodell’Archivio di Stato: trascritto ed illustrato da Pasquale Di Cicco, Foggia 1966, pp. 312-313.

del XVIII secolo da G. Antonio Rizzi zannoni, ad un insediamento denomi-nato Cornito Vecchio distante, sebbene di poco, dall’abitato di CornitoNovo11 (fig. 6); sia la devozione riconosciuta nei confronti di benvenuto daGubbio, il frate francescano morto a Cornetum nel 1232 e lì venerato sinoalla distruzione del castrum, da parte di quanti vollero consacrare anche a luila settecentesca cappella edificata all’interno del borgo ‘nuovo’ di Corleto.

-L’analisi aerofotografica

A poco più di 1 km a nO dal complesso di borgo Libertà - torre Aleman-na ed a circa 700 m a S di Posta San Martino, ai limiti sud-orientali dell’at-tuale territorio comunale di Ascoli Satriano, si erge la collina, dalla singolaremorfologia, su cui sorse e si articolò il casale-castrum di Cornetum, attestatodalle fonti documentarie a partire dall’XI secolo d.C. (figg. 7 e 8).

Si tratta di un ampio altopiano (fig. 7), naturalmente fortificato a n ed aO da una ripida scarpata che volge verso il corso della Marana Castello (fig.9), del tutto sfruttato per l’agricoltura intensiva ed estensiva: la storia recen-te della collina di Cornetum è infatti segnata da sbancamenti finalizzatiall’impianto del vasto uliveto che si distende nel settore occidentaledell’area, nonché dal sistematico livellamento della superficie coltivabile dadestinare alle colture cerealicole o industriali.

Interventi che hanno del tutto cancellato le peculiarità della micro-morfo-logia locale, sia quella di origine naturale sia quella prodotta da azioni antro-piche pregresse: qualsiasi tentativo di ricostruzione della fisionomia edell’articolazione dell’abitato medievale che muova esclusivamente dallaconsiderazione dell’aspetto attuale dell’area in esame, non potrà pertantonon risultare compromesso o limitato dall’impossibilità di cogliere le carat-teristiche originarie del contesto topografico in cui esso si insediò.

Sono queste dunque le ragioni che rendono assai preziose le fotografie ae-ree verticali del sito, realizzate tra il 1954 ed il 1955 nell’ambito del piano dicopertura aerofotografica e cartografica del territorio nazionale promossodall’Istituto Geografico Militare: esse consentono di fatto di effettuare visiva-mente un salto indietro nel tempo e di apprezzare i caratteri di un paesaggionon ancora radicalmente trasformato dall’agricoltura meccanizzata (fig. 10).

La collina appare infatti sensibilmente lontana dal suo aspetto odierno:più aspra e ripida la scarpata settentrionale ed occidentale, nettamente piùaccentuata l’altimetria e, soprattutto, è possibile notare come, a differenzadei campi circostanti, essa fosse in gran parte incolta: non è difficile, d’altra

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11 G.A. RIzzI zAnnOnI, Atlante geografico del Regno di Napoli delineato per ordine diFerdinando IV re delle Due Sicilie etc…da Gio. Antonio Rizzi Zannoni geografo di Sua Mae-stà e terminato nel 1808, napoli 1808.

parte, immaginare quali difficoltà potesse comportare, nel periodo in cui fu-rono realizzate le riprese aeree, il dissodamento di un’area interessata dallapresenza di molteplici strutture sepolte.

Con estrema chiarezza l’abitato di Cornetum, esteso su di una superficiecomplessiva di circa 28 ettari, appare nei rilievi fotografici I.G.M. nettamen-te definito da un triplice sistema di fortificazioni (fig. 11). Il circuito più in-terno cingeva un’area di circa 7 ettari in corrispondenza del settore nord-oc-cidentale della collina, corrispondente peraltro alla parte altimetricamentepiù elevata del contesto in esame: ben leggibili risultano la traccia linearechiara, di lunghezza pari a circa 520 m, riconducibile alla presenza di un ter-rapieno o di una struttura difensiva realizzata in muratura, e quella scura, dilarghezza variabile tra i 5 ed i 7 m, pertinente al fossato esterno.

Un secondo fossato, di lunghezza pari a circa 720 m e larghezza di circa5 m, verosimilmente successivo al precedente, con cui appare peraltro instretta connessione topografica, risulta localizzato in corrispondenza del set-tore centrale dell’altopiano, a delimitazione di un’area dell’abitatodall’estensione di circa 6 ettari; l’intera area dell’insediamento risultava, in-fine, circondata da un’ultima poderosa fortificazione, costituita da cortinadifensiva (in muratura o a terrapieno) e fossato esterno, che, procedendo dal-la scarpata settentrionale, correva per circa 940 m verso SO.

L’ampio ed articolato circuito difensivo, ben documentato a Cornetumcome nella maggior parte dei casalia e dei castra attestati in Capitanata traXI e XIV secolo12, presidiando i più accessibili versanti orientale e meridio-nale della collina, preservava dunque l’abitato da ogni forma di ‘naturale’vulnerabilità: la chiarezza delle anomalie vegetazionali e da micro-rilievoesaminate evidenzia inoltre come, alla metà degli anni Cinquanta dello scor-so secolo, tale circuito marcasse ancora profondamente il paesaggio locale.

L’analisi dei fotogrammi storici dell’IGM si rivela determinante anche aifini della ricostruzione del complesso sistema dei tracciati stradali che con-vergevano verso l’abitato e di qui dipartivano, consentendo un capillare col-legamento tra Cornetum ed il comprensorio circostante (fig. 12).

Due percorsi appaiono ben riconoscibili a n del sito. Il primo, con orienta-mento nO-Se, raggiungeva il versante nord-occidentale della scarpata colli-

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12 La presenza di cortine difensive in terra o muratura e di fossati ad esse associati potreb-be essere verosimilmente annoverata tra gli elementi distintivi e caratterizzanti degli insedia-menti di medio-grandi dimensioni attestati in Capitanata tra l’età normanna ed il XIV secolo.A tal proposito si vedano P. FAVIA, Temi, approcci metodologici, modalità e problematichedella ricerca archeologica in un paesaggio di pianura di età medievale: il caso del Tavolieredi Puglia, in Medioevo, paesaggi e metodi, a cura di n. MAnCASSOLA e F. SAGGIORO, Mantova2006, pp. 179-198; R. GOFFReDO, La foto interpretazione per lo studio dell’insediamento rura-le del Tavoliere tra XI e XIV secolo d.C., in Medioevo, paesaggi e metodi, cit., pp. 215-230.

nare che guarda verso il Canale Castello: le informazioni deducibili dalla ri-presa aerea non consentono, tuttavia, di comprendere in che modo tale percor-so affrontasse la poco agevole salita verso l’abitato. Il secondo tracciato, senzadubbio riconoscibile nell’anomalia lineare scura localizzata a ne del sito, do-po aver costeggiato il corso del Canale, volgeva verso il settore nord-orientaledella scarpata collinare e di qui penetrava all’interno dell’area insediata, ap-profittando di una più favorevole conformazione morfologica del versante.

È tuttavia ipotizzabile che i principali accessi all’abitato fossero ubicati aS ed a e del casale-castrum. Lungo il circuito di fortificazioni più esterne siaprivano, infatti, almeno quattro varchi di cui i primi due localizzati in corri-spondenza del tratto meridionale della cinta difensiva, gli altri ubicati sulfronte orientale della stessa: da queste ‘porte’ dipartivano tracciati viari dallasignificativa ampiezza, quasi delle piste tratturali, diretti genericamente ver-so S, verso ne e verso il vicino complesso di torre Alemanna.

nel processo di comprensione e ‘verosimile’ ricostruzione dell’organiz-zazione topografica dell’insediamento di Cornetum, una tappa determinanteè stata, quindi, rappresentata dall’esame fotointerpretativo delle fotografieaeree oblique a bassa quota realizzate nel 2005 nell’ambito delle annualicampagne di ricognizione aerea della Puglia Settentrionale. Le tracce riscon-trate, riferibili ad evidenze archeologiche non percepibili in superficie per-ché ancora sepolte, hanno consentito di accrescere quantitativamente e qua-litativamente le informazioni desunte dalla valutazione delle riprese aereeverticali storiche (fig. 13).

Dal punto di vista quantitativo, alla puntuale conferma delle caratteristi-che delle fortificazioni13 e della fitta trama viaria, si è accompagnata infattil’individuazione di molteplici anomalie riferibili all’articolazione degli spaziabitativi presenti all’interno dell’insediamento; dal punto di vista qualitativo,l’ottima visibilità riscontrata durante la ricognizione aerea e l’elevata risolu-zione delle riprese hanno consentito in molti casi di apprezzare con estremachiarezza anche i dettagli planimetrici delle evidenze rilevate (fig. 14).

A questo riguardo, occorre precisare come i dati acquisiti in merito all’ar-ticolazione topografica di spazi, percorsi e strutture interni all’abitato diCornetum siano derivati dalla valutazione di anomalie aerofotografiche ri-scontrate solo in corrispondenza dei settori orientale e meridionale della col-lina: gli unici a non essere interessati dalla riconversione colturale che portò,agli inizi degli anni Sessanta dello scorso secolo, all’impianto dell’ampio efitto uliveto attualmente disteso nella parte nord-occidentale del contesto ter-ritoriale in esame.

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13 Di cui solo due però visibili nelle riprese recenti, essendosi persa ogni evidenza del cir-cuito nord-occidentale al di sotto dell’uliveto.

Se, dunque, è da considerarsi persa ogni possibilità di mettere in luce itratti caratteristici del nucleo abitativo sorto entro la prima, e forse più anti-ca, cortina difensiva14, al contrario, all’interno delle aree definite dal secon-do e dal terzo circuito di fortificazioni, anomalie di assoluta evidenza con-sentono di riconoscere il fitto addensarsi di strutture rettangolari, interpreta-bili come singoli edifici o complessi adiacenti di fabbricati diversi15, coeren-temente allineate rispetto ai tracciati della viabilità interna16 (fig. 15). Un’ul-teriore acquisizione di estremo interesse deriva dall’analisi delle caratteristi-che cromatiche delle tracce riferibili a tali strutture. Si tratta, infatti, crop-marks di tipo positivo, prodotti solitamente da ristagni di umidità o dallapresenza di depositi terrosi particolarmente organici ed incoerenti: si potreb-be dunque ipotizzare che gli edifici individuati fossero stati realizzati impie-gando prevalentemente materiale deperibile come legno, terra o argilla cru-da per gli elevati e laterizi per le coperture17.

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14 La presenza dell’uliveto nel settore nord-occidentale della collina non è da considerarsilimitante solo in relazione alla possibilità di sperimentare tecniche non distruttive di analisiarcheologica del territorio: è infatti verosimile che le azioni estensive di sbancamento, rimo-zione dei detriti lapidei e livellamento del piano di campagna, operate al tempo dell’impianto,abbiano compromesso del tutto le stratigrafie archeologiche sepolte. È infatti nella memoriadei contadini del luogo e dei fondi limitrofi, il ricordo di quantità considerevoli di blocchi la-pidei da costruzione, colonne, travi, crustae marmoree parietali riportati alla luce da ruspe etrattori nel corso dei lavori effettuati per l’apprestamento dell’uliveto, quindi raccolti nellacorte della vicina masseria San Martino. Attualmente di questo materiale non vi è più alcunatraccia.

15 Le anomalie individuate presentano una forma tendenzialmente rettangolare e dimen-sioni che, con rare eccezioni, oscillano tra i 18x6 m ed i 10x6 m. non sono visibili ripartizio-ni interne, suddivisioni di ambienti e, soprattutto, non è da escludere la possibilità che dueedifici distinti ma strettamente contigui, in termini di visibilità aerofotografica, appaiano co-me un’unica anomalia.

16 Il modello di organizzazione dell’abitato aggregato di Cornetum, con edifici quadran-golari adiacenti ed allineati secondo l’orientamento della viabilità interna, trova ampi con-fronti con quanto documentato in numerosi altri insediamenti della Capitanata medievale: sipensi ad esempio alle caratteristiche, all’articolazione topografica ed alla distribuzione spa-ziale delle case medievali di Ordona (cfr. G. VOLPe, Herdonia romana, tardoantica e medie-vale alla luce dei recenti scavi, in Ordona X. Ricerche archeologiche a Herdonia (1993-1998), a cura di G. VOLPe, bari 2000, pp. 507-554); all’abitato di Fiorentino (cfr. F. PIPOn-nIeR, La città medievale di Fiorentino, in Scavi medievali in Italia (1994-1995), a cura di S.PAtItUCCI UGGeRI, Roma-Freiburg-Wien 1998, pp. 157-166); al quartiere abitativo del ca-strum di Montecorvino (si veda il contributo di M. Ciminale, D. Gallo e M. noviello, in que-sto stesso volume; per i primi dati stratigrafici si veda P. FAVIA, R. GIULIAnI, n. M. MAnGIA-LARDI e F. StOICO, Indagine archeologica sul sito di Montecorvino nel Subappennino daunio:primi scavi della cattedrale e dell’area castrense, in V Congresso Nazionale di ArcheologiaMedievale, cit., pp. 373-381.

17 La ricognizione sistematica effettuata in alcune aree campione dell’insediamento haconsentito di verificare come, in corrispondenza delle anomalie rettangolari riferibili a strut-

Di più difficile interpretazione risultano invece le numerose anomalie sub-circolari, con diametro dalle dimensioni comprese tra i 5 ed i 2 m, che sembra-no concentrarsi prevalentemente all’interno del settore centrale dell’abitato,disponendosi tra gli edifici o comunque in prossimità di essi, non di rado alli-neate secondo direttrici comuni (fig. 16). In assenza di opportune verifiche discavo, quanto mai necessarie in simili casi, è arduo stabilire se tali evidenzepossano segnalare la presenza di fosse granarie o silos interrati18.

nessuna incertezza grava invece sul riconoscimento e sull’interpretazionedelle tracce individuate all’estremità nord-orientale dell’abitato, pertinenti adun edificio ecclesiastico a pianta longitudinale (lungh. 18 m circa, largh. 8 mcirca), verosimilmente privo di un’articolazione interna in navate, conclusosul fronte orientale da un’abside e preceduto, sul versante occidentale, da uncorpo di fabbrica quadrangolare, leggibile solo in parte (figg. 17, 18). Ilcomplesso cultuale, circondato da un’ampia necropoli, fu edificato, dunque,quasi ai margini dell’insediamento, in un’area prossima alle fortificazionipiù esterne ma non isolata, poiché attraversata dai tracciati viari che, dal var-co di ne, consentivano un collegamento diretto con i nuclei più internidell’abitato: un’ubicazione appropriata, quindi, per un edificio con funzioniliturgiche e cimiteriali, facilmente raggiungibile da quanti fossero insediatiintra ed extra moenia.

Alla luce di quanto sinora esposto, emerge con chiarezza l’estrema com-plessità topografica dell’abitato di Cornetum, riflesso diretto di una storia in-sediativa lunga ed importante. non sorprende allora il considerare come nu-merosi siano gli elementi di problematicità che non solo permangono mascaturiscono dalle ricerche sinora condotte.

Al futuro approfondimento delle indagini è demandato, ad esempio, ilcompito di chiarire e scandire puntualmente le fasi di occupazione del sitonei suoi diversi nuclei e soprattutto verificare le cronologie di impianto deisistemi difensivi, probabilmente edificati in tempi diversi e con funzioni di-verse in relazione all’espansione dell’abitato. Anche il casale-castrum diCornetum potrebbe aver conosciuto dinamiche di sviluppo topografico simi-li a quelle esperite da altri coevi insediamenti attestati in Capitanata e carat-terizzati da planimetrie complesse che riflettono gli esiti di processi di cre-scita, modificazione ed ampliamento di impianti originari19. nel caso in esa-

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ture, l’unica tipologia di materiale da costruzione presente sulla superficie del terreno fosserappresentata da laterizi in spezzoni di dimensioni variabili.

18 La lettura di tali evidenze subcircolari è resa peraltro difficile dalla contestuale sovrap-posizione di anomalie puntiformi distribuite quasi uniformemente su tutta la superficie dellacollina e che potrebbero essere esiti di più recenti interventi di disboscamento.

19 Si pensi soprattutto al sito di San Lorenzo in Carminiano, per il quale si vedano J.-M.MARtIn, GH. nOyé, L’évolution d’un habitat de plaine jusqu’au XIVe siècle: l’exemple de

me, dunque, tali processi si sarebbero espletati nel passaggio da una fase ori-ginaria di concentrazione dell’agglomerato insediativo primigenio in corri-spondenza del settore più rilevato, e quindi strategicamente più difendibile,della collina, ad una fase finale di abitato polinucleato.

In questo senso, i dati acquisiti a seguito dell’analisi delle riprese aereeverticali ed oblique offrono già alcuni, preliminari, spunti di riflessione. Lecaratteristiche morfologiche della traccia del secondo fossato difensivo la-sciano, infatti, ben pochi dubbi sulla relativa posteriorità della sua realizza-zione rispetto all’azione di apprestamento del fossato interno; ad una valuta-zione attenta è, inoltre, possibile notare come il terzo circuito di fortificazio-ni, il più esteso e monumentale, intercetti e tagli la fitta trama di tracce rife-ribili alle ripartizioni fondiarie articolatesi attorno ai due nuclei abitativi piùinterni (fig. 19): l’insediamento di Cornetum, nella sua fase di massimaespansione, avrebbe acquisito aree originariamente esterne all’abitato e de-stinate all’agricoltura.

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San Lorenzo in Carminiano, in Fiorentino. Campagne di scavo 1984-1985, Galatina 1987,pp. 63-73; P. FAVIA, C. AnneSe, A. De SteFAnO, G. De VenUtO, A. DI zAnnI, M. MARUOttI,M. PIeRnO e F. StOICO, San Lorenzo “in Carminiano” presso Foggia: indagine archeologicasu un sito medievale del Tavoliere di Puglia in un contesto di moderna espansione edilizia, inV Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, cit., pp. 382-391. Per la ricerca aerofoto-grafica su San Lorenzo si veda J. P. S. bRADFORD, «Buried landscapes» in Southern Italy, in«Antiquity», 23 (1949), pp. 58-72, in particolare pl. VI; J. P. S. bRADFORD, The Apulia Expe-dition, in «Antiquity», 24 (1950), pp. 84-95, in particolare pp. 93-94; G. SCHMIeDt, Le fortifi-cazioni altomedievali viste dall’aereo, in Ordinamenti militari in Occidente nell’Alto Me-dioevo. Settimane di Studio del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo XV, Spoleto 30marzo - 5 aprile 1967), Spoleto 1968, II, pp. 860-927, tavv. I-XL, in particolare pp. 923, 925-926; tav. XXXVII; G. SCHMIeDt, Contributo della fotografia aerea alla conoscenza dellestrutture fortificate altomedievali, in Metodologia nella ricerca delle strutture fortificatenell’Alto Medioevo. Studi e ricerche II. Atti della V Tavola Rotonda Nazionale, Udine-Civi-dale-Trieste, 26-29 ottobre 1967, Udine 1975, pp. 31-66, in particolare p. 60, fig. 11 a p.46,G. ALVISI, Problemi di topografia tardoantica nella zona di Siponto. La rete viaria, in «Vete-ra Christianorum», 12 (1975), pp. 429-457, in particolare p. 455, fig. 14); J.-M. MARtIn, GH.nOyé, Habitat et systèmes fortifiés en Capitanate Première confrontation des données tex-tuelles et archéologiques, in Castrum 2. Structures de l’habitat et occupation du sol dans lespays méditerranéens. Les méthodes et l’apport de l’archéologie extensive. Actes de la ren-contre organisée par l’ École française de Rome, Paris 12-15 novembre 1984, éd. par GH.nOyé, Roma-Madrid 1988 (Collection de l’école française de Rome 105, Publications de laCasa de Velázquez. Serie Archeologia 9), pp. 501-526, in particolare pp. 524-525, fig. 3.(edizione in italiano, Habitat e strutture difensive in Capitanata, capitolo II in J.-M. MARtIn,GH. nOyé, La Capitanata nella storia del Mezzogiorno medievale, bari 1991(Società di Sto-ria Patria per la Puglia. Studi e ricerche 9), pp. 65-95.G. ALVISI, Gli abitati medievali - Studie ricerche per mezzo della fotografia aerea, in Fotografia aerea e storia urbanistica, Roma1979, pp. 13-86, in particolare pp. 14, 16, 80; Lo sguardo di Icaro, Le collezioni dell’Aerofo-toteca Nazionale per la conoscenza del territorio. Catalogo della Mostra, Roma, 24 maggio -6 giugno 2003, a cura di M. GUAItOLI, Roma 2003, pp. 116-117, figg. 215-218.

Di non secondaria importanza risulta infine la comprensione delle rela-zioni intercorse tra l’installazione dell’abitato medievale e le preesistentiforme di occupazione attestate nella medesima area (fig. 20).

Le indagini di superficie, condotte nel 2006, hanno infatti consentito di in-dividuare, ai piedi del versante occidentale della collina, i resti di un grandeinsediamento (villa o forse vicus) di età romana e tardoantica, di cui sono visi-bili alcuni setti murari ed una grande vasca in laterizi per la raccolta dell’ac-qua, costruita in corrispondenza di una sorgente naturale ancora oggi sfruttataper esigenze agricole: significativa appare, a questo proposito, la notizia forni-ta dal Quaternus de excadenciis sulla presenza di una fonte extra Cornetum20,quindi al di fuori del circuito delle mura, nei pressi della quale Federico II vol-le edificare una marestalla, attiva ancora alla fine del XIII secolo21.

Un muro di età romana, di lunghezza pari a circa 10 m e la cui cresta ap-pare oggi inglobata nella massicciata di un piccolo tratturo, è localizzato po-che decine di metri a n della scarpata settentrionale mentre, nella vicinamasseria San Martino, è stata rinvenuta una base funeraria mutila22 di II-IIIsecolo d.C. che, secondo la tradizione locale, sarebbe emersa a seguito di la-vori condotti per l’impianto dell’uliveto sulla sommità della collina (fig. 21).

trova, dunque, puntuale conferma quanto già segnalato da G. Alvisi sul-la presenza di «alcune tombe, resti di mura, un pozzo e altri resti»23 nell’areasuccessivamente occupata dall’abitato medievale: un riferimento ancora piùinteressante perché fornito dalla studiosa a supporto di quanto ipotizzato dalPratilli24 in merito alla localizzazione, tra la collina di Cornetum e masseriaSan Martino, dell’anonimo oppidulum presso il quale sostò Orazio nel suoviaggio da Roma a brindisi nel 37 a.C.

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20 Quaternus de excadenciis et revocatis Capitinatae de Mandato imperialis maiestatisFriderici secundi, a cura di A. AMeLLI, Montecassino 1903, 28, f. 147 v.

21 Sulla marestalla regia di Corneto si vedano R. LICInIO, Masserie medievali. Masserie,massari e carestie da Federico II alla Dogana delle Pecore, bari 1998, p. 74; A. bUStO, Ilcasale-castrum di Corneto, cit., pp. 248-249.

22 V. MORIzIO, Ausculum. La città romana e le sue iscrizioni, Foggia 2007, p. 20. 23 G. ALVISI, La viabilità romana della Daunia, bari 1970 (Società di Storia Patria per la

Puglia, Documenti e Monografie 36) , p. 112, nota 161.24 Secondo il Pratilli, lasciata trevico, Orazio avrebbe lambito i centri di Anzano e S.

Agata di Puglia; quindi, dopo essere salito fino allo Scaricatoio di Candela, si sarebbe direttoverso Corneto e masseria San Martino, nei cui pressi sarebbe da ricercare il famoso oppidu-lum (si veda F. M. PRAtILLI, Della via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi,napoli 1745). In realtà sulla ricostruzione del tracciato della via seguita da Orazio nel suoviaggio da Roma a brindisi, e di conseguenza sull’identificazione dell’oppidulum ... quodversu dicere non est (Sat. I, 5), sono state elaborate, nel tempo, molteplici e diverse ipotesi,per le quali si vedano t. ASHby, Le vie Appia e Traiana, in «bollettino dell’Associazione Ar-cheologica Romana», 6-7 (1916-1917), p. 16; G. LUGLI, Osservazioni sulle stazioni della via

II.Lo stanziamento scomparso di Corleto: articolazione insediativa e para-bola di sviluppo di un centro abitato medievale pugliese, fra Tavoliere eMonti della Daunia (Pasquale Favia)

La serie di operazioni di diagnostica archeologica effettuata sul sito di Cor-leto, di cui, per quanto riguarda in particolare l’aerofotografia e la prospezionesul terreno, è stata data supra dettagliata relazione e lettura interpretativa da R.Goffredo, ha fornito dunque un nucleo di indicazioni preziose su questo centromedievale abbandonato; tali dati sono spie assai significative della vicenda in-sediativa dell’abitato, dalla sua formazione sino alla sua scomparsa, ed evoca-no tratti rilevanti della sua articolata parabola storico-territoriale. Il polo demi-co di Corneto è infatti espressione di una dinamica aggregativa e di accentra-mento, i cui prodromi si possono cogliere, sebbene in forma sfumata, già nelcorso del X secolo25, che ebbe poi a snodarsi pienamente lungo il bassome-dioevo, in un paesaggio di transizione fra il lembo sudoccidentale della pianadel tavoliere e le prime pendici meridionali delle alture subappenniniche deiMonti Dauni e in un luogo non distante da Ascoli Satriano, ovvero da una del-le tutt’altro che numerose realtà urbane di tradizione romana persistenti nelquadro del popolamento altomedievale della Puglia settentrionale; tale proces-so, pur caratterizzato da lineamenti assai peculiari, si inquadra peraltro, comevedremo, nelle più generali tendenze del popolamento nel territorio di Capita-nata nei secoli centrali del Medioevo.

La ricerca ha innanzitutto rintracciato nell’area di installazione del polo abi-tativo medievale l’esistenza di elementi che richiamano con chiarezza un signi-ficativo stanziamento di epoca romana e tardoantica (seppure con un baricentrodi fatto dislocato rispetto a quello del nucleo successivo), a verosimilmente nel-la configurazione di una villa o, in subordine, di un vicus. Anche nel caso diCorleto, così come accade in altri centri della Puglia settentrionale, si percepi-sce dunque, realizzatasi nel corso del Medioevo, nelle trame del processo diriaggregazione insediativa medievale una marcata tendenza al recupero di baci-ni territoriali già frequentati in età imperiale e tardoantica. L’indagine archeolo-gica di superficie peraltro non è in grado di offrire informazioni utili per l’indi-viduazione di una eventuale continuità nell’occupazione dell’area di Corleto26,

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Appia antica da Roma a Otranto, in Beiträge zur älteren europäischen Kulturgeschichte. Fe-stschrift für Rudolf Egger, I, Klagenfurt 1952, pp. 276-293; G. VOLPe, Viabilità e insedia-menti nell’Apulia romana, in Territorio e identità regionali. La storia della Puglia, a cura diA. CARRInO, bari 2002, pp. 55-66, in particolare pp. 65-66.

25 La prima citazione del toponimo si data al 971 (MGH, Diplomatum Regum et impera-torum Germaniae. Conradi I, Heinrici I. et Ottonis I. Diplomata (= DD, O I), hrsg. tH. SI-CKeL, Hannover 1879-1884, doc. 408, pp. 554-555 (cortem de Corneto).

26 Come si vedrà infra, la raccolta di materiale ceramico non offre (né di fatto poteva of-frire con evidenza, a livello di ricognizione di superficie) punti di riferimento in questo senso.

cioè di una sua parabola priva di iati, in particolare nel periodo di transizio-ne fra dissoluzione degli assetti territoriali di epoca romana e nuove elabora-zioni di età e contesto altomedievale, né di indicare se la ripresa di un ambi-to topografico precedente sia stata guidata da una percezione o coscienzadelle preesistenze o rappresenti piuttosto una reinstallazione ex novo in unazona naturalmente e storicamente favorevole all’occupazione umana.

Se tale continuità è peraltro difficilmente comprovabile in larghi settoridella Puglia settentrionale27, pure va ricordato che proprio questa porzionesudoccidentale del territorio daunio fornisce forse i segnali più consistenti inCapitanata di una capacità di risposta e riformulazione del popolamento ne-gli snodi della disgregazione dei quadri territoriali tardoantichi: Ascoli Sa-triano, come si è accennato, rappresenta un esempio di persistenza urbanaaltomedievale28, la lussuosa villa romana di Faragola, come i recenti scavihanno dimostrato, fu frequentata come nucleo demico e produttivo verosi-

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In alcuni settori del sito si sono raccolti frammenti di epoca romana e tardoantica, in altri af-fiorano reperti di età bassomedievale, senza che peraltro si possa leggere una continuità pro-duttiva e d’uso lungo il tardoantico medesimo lungo l’Altomedioevo,

27 Su questo tema si rimanda a; P. FAVIA, Dalla frontiera del Catepanato alla “MagnaCapitana”: evoluzione dei poteri e modellazione dei quadri insediativi e rurali nel paesaggiodella Puglia settentrionale fra X e XIII sec., in «Archeologia Medievale», 37 (2010), pp. 197-214, in particolare pp. 198-199; P. FAVIA, Processi di popolamento, configurazioni del pae-saggio e tipologie insediative in Capitanata nei passaggi istituzionali dell’XI secolo, in LaCapitanata e l’Italia Meridionale nel secolo XI: da Bisanzio ai Normanni. Atti delle II Gior-nate Medievali di Capitanata, Apricena16-17 aprile 2005, a cura di P. FAVIA e G. De VenU-tO, bari 2011 (Insulae Diomedae. Collana di ricerche storiche e archeologiche 18) pp. 103-135, in particolare pp. 107-108 con discussione della bibliografia precedente. Le indagini re-centemente effettuate nella Valle del Carapelle, fra Ausculum ed Herdonia, in effetti colgonoi segni di una contrazione del popolamento nel VI sec. (R. GOFFReDO e V. FICCO, Tra Auscu-lum e Herdonia: i paesaggi di età daunia e romana della Valle del Carapelle, in Faragola I.Un insediamento rurale nella Valle del Carapelle. Ricerche e studi, a cura di G. VOLPe e M.tURCHIAnO, bari 2009 (Insulae Diomedae. Collana di ricerche storiche e archeologiche, 12),pp. 25-56, in particolare p. 52; si veda anche e. AntOnACCI SAnPAOLO, G. bOttAzzI, S. De

VItIS, M. FORte, M. t. GUAItOLI, G. GUALAnDI, D. LAbAte, Relazione preliminare sulle ri-cognizioni di superficie (1990) nel territorio di Ascoli Satriano (FG) con esempi di “imageprocessing” della fotografia aerea, in Archeologia del Paesaggio. IV Ciclo di Lezioni sullaRicerca applicata in Archeologia, Certosa di Pontignano (Siena), 14-26 gennaio 1991, a cu-ra di M. beRnARDI, 2 volumi Firenze 1992, II, pp. 837-858).

28 Su Ascoli romana e tardoantica in realtà i dati archeologici sono ancora molto ridotti; siveda G. VOLPe, Contadini, Pastori e mercanti nell’Apulia Tardoantica, bari 1996 (Munera,Studi Storici sulla tarda Antichità 6), pp. 135-136; MORIzIO, Ausculum, cit.; M. L. MARCHI,Appunti sulla topografia di Ausculum e sul sistema insediativi della Daunia in I Marmi diAscoli Satriano. Catalogo della mostra, Roma, Palazzo Massimo alle Terme, 21 dicembre2009-28 aprile 2010, a cura di A. bOttInI e e. SetARI, Milano 2009; si veda anche, per unesempio di scavo urbano, Ascoli Satriano. La domus dei mosaici di Piazza San Potito, taran-to 1995.

milmente fino all’VIII, forse IX, sec29, ovvero in un contesto ormai longo-bardo, mentre nel contempo si formava la proprietà demaniale del gaio Fe-cline, distretto in parte significativo incolto ma punteggiato anche di chiese,campi, terre lavorate, spazi agricoli, fra cui vigneti30.

queste dinamiche socio-insediative altomedievali, e le conseguenti rin-novate opzioni di modellazione del paesaggio, fanno da retroterra e da pro-dromo alla comparsa, nella seconda metà del X secolo, sul piano documen-tario, del toponimo di Cornetum; esso risulta adoperato per individuareun’entità territoriale e un ambito geografico inerente una curtis di proprietàdel monastero di Santa Sofia di benevento; la corte appare dunque un tassel-lo dei progetti di espansione proprietaria e delle mire economiche di alcunigrandi monasteri dell’Italia centromeridionale in Capitanata, e nello specifi-co dell’abbazia sannita, indirizzati ad accompagnare la fondazione di edificireligiosi31 con l’acquisizione di beni e risorse nel comprensorio e con l’in-stallazione appunto di curtes e di altri nuclei di sfruttamento agricolo e diembrionale aggregazione demica. L’azione di queste entità monastiche extraregionali, del resto, costituì uno dei più efficaci, e relativamente precoci, vo-lani dei processi di incremento e ridefinizione del popolamento nella Pugliasettentrionale e, nello specifico, nella piana del tavoliere32.

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29 Sull’evoluzione fra tardoantico e Altomedioevo del sito di Faragola si veda G. VOLPe,G. De VenUtO, R. GOFFReDO e M. tURCHIAnO, L’abitato altomedievale di Faragola (AscoliSatriano), in V Congresso nazionale di Archeologia Medievale, cit., pp. 284-290 (ora anchein Faragola I. Un insediamento rurale nella Valle del Carapelle. Ricerche e studi, a cura diG. VOLPe e M. tURCHIAnO, bari 2009 (Insulae Diomedae. Collana di ricerche storiche e ar-cheologiche, 12), pp. 145-156.

30 Sul gaio Fecline, comprensorio in cui si situavano diverse chiese, alcune delle quali poidonate al monastero di Santa Sofia di benevento, si veda J.-M. MARtIn, Ascoli Satriano: lacité et ses notaries (milieu du Xe - milieu du XIIe siècle, in La società meridionale nelle perga-mente di Montevergine, Montevergine 1984 (Centro Studio Verginiano 1), pp. 147-174, inparticolare pp. 147-148 (poi in traduzione italiana come cap. V in J.-M. MARtIn, GH. nOyé,La Capitanata nella storia del Mezzogiorno medievale, cit., pp. 137-160); J.-M. MARtIn, LaPouille du VIe au XIIe siécle, Paris-Roma 1993 (Collection de l’école française de Rome 179),pp. 197-198. Per un’ipotesi di ubicazione nella zona di Corleto di una di queste chiese, S. Pie-tro di Aqua Sancta, poi Aqualata, si veda bUStO, Il casale-castrum di Corneto, cit., p. 245.

31 Lo stesso documento (citato supra, nota 25) in cui si fa per la prima volta menzione dellacorte di Corneto enumera altre corti e diverse chiese in territorio daunio. nel 981 la corte deCorneto è confermata fra i possedimenti di Santa Sofia; nel 999 essa è posta in rapporto a unachiesa di S. Silvestro (MGH, Diplomatum regum et imperatorum Germaniae t. II. Ottonis II. etIII Diplomata (= DD O II, O III), hrsg. tH. SICKeL, Hannover 1893 (rist. 1999), rispettivamentedoc. 264, p. 306, doc. 310, pp. 736-737. J. M. Martin peraltro tende a distinguere l’area di in-stallazione della curtis e della chiesa di S. Silvestro da quella su cui ebbe a svilupparsi il casaledi Corneto (MARtIn, Ascoli Satriano, cit., pp. 151-152; ID., La Pouille, cit., p. 289).

32 Sull’azione dei monasteri laziali, campani e molisani in Puglia si veda anche P. CORSI Imonasteri benedettini della Capitanata settentrionale, in Insediamenti benedettini in Puglia,

Le carte che, fra seconda metà del X secolo e prima meta dell’XI33, por-tano Corleto sulla scena territoriale della Puglia settentrionale, ne qualifica-no quindi una riconoscibilità topografica e un’individuazione territoriale le-gata a una realtà e a una condizione curtense, di cui non appare possibile pe-raltro trovare con evidenza i riflessi archeologici nelle tracce reperite nelcorso del progetto di ricerca34.

I segnali e le indicazioni ricomposte dall’indagine aerofotografica edalla ricognizione sul terreno, che definiscono, come approfondiremo inseguito, una realtà stanziale solida, disegnata da elementi consistenti qualii fossati, possono essere dunque forse, più ragionevolmente e con maggio-re probabilità, fatte inerire a momenti cronologicamente successivi dellaparabola di popolamento di Cornetum rispetto allo sviluppo dell’entitàcurtense, ovvero a una fase in cui il sito ebbe ad assumere una più consi-stente realtà di aggregazione demica, esorbitante dal solo ruolo di sussidioad uno sfruttamento rurale o dalla esclusiva funzione di supporto adun’azienda agricola; in altre parole, è verosimile che i segnali archeologicifacciano appunto riferimento a questo passaggio di accentramento abitati-vo, di più marcata connotazione residenziale, di cui del resto si trova rifles-so significativo e puntuale anche nell’apparato documentario che di fatto,alla fine dell’XI secolo, indica il sito con la denominazione di casale35, ov-

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Per una storia dell’arte dall’XI al XVIII sec. Catalogo della Mostra, Bari, Castello Svevo,novembre 1980 - gennaio 1981, a cura di M. S. CALò MARIAnI, Galatina 1981, I, pp. 47-99,in particolare pp. 47-61; P. CORSI, Benedettini ed Ordini monastico-cavallereschi in Capita-nata durante il Medioevo, in Capitanata medievale, a cura di M. S. CALò MARIAnI, Foggia1998, pp. 99-109, in particolare pp. 99-101; si veda anche MARtIn, La Pouille, cit., pp. 405,680-681. Sui risvolti insediativi e le ricadute sul paesaggio di queste presenze monastiche siveda anche FAVIA, Processi di popolamento, cit., pp. 113-114.

33 Il sito di Corneto è ancora ricordato come luogo ove sorge la cappella di S. Silvestro,dipendenza di S. Sofia di benevento nel 1022 (MGH, Diplomatum Regum et ImperatorumGermaniae. Heinrici II et Arduini Diplomata (=DD H II), hrsg. H. bReSSLAU, H. bLOCH, R.HOLtzMAnn, Hannover 1900-1903 (rist. 2001), doc. 468, pp. 597-598) e nel 1038 (MGH, Di-plomatum Regum et Imperatorum Germaniae. Conradi II. Diplomata (= DD C II), hrsg. H.bReSSLAU unter Mitw. von H. WIbeL e A. HeSSeL. Hannover-Leipzig 1909 (rist. 2001), doc.267, pp. 367-369.

34 Il modello e la categoria insediativa della corte in realtà appaiono in Italia meridionaleancora sfuggenti e assai sfumati per quanto riguarda i suoi assetti materiali; i riflessi topograficidi questa indicazione terminologica non sono cioè sempre raffrontabili ai tipi curtensi del restod’europa e dell’Italia settentrionale, forse più consolidati e strutturati. Peraltro J.-M. Martin hadefinito il caso della curtis di Corneto «... un des rarissimes éléments de continuitè entre domai-ne lombard et seigneurie»: MARtIn, La Pouille, cit., p. 304, n. 337.

35 La menzione del casale di Cornetum si data al 1096; esso compare quale donazione diRoberto, conte di Principato, all’abbazia della SS. trinità di Venosa (L.-R. MénAGeR, Les fon-dations monastiques de Robert Guiscard, duc de Pouille et de Calabrie, in «quellen und For-schungen aus italienischen Archiven und bibliotheken», 39 (1959), pp. 1-116, in particolare

vero lo tratteggia come uno stanziamento ormai formato, dotato di un suoterritorio36.

nel paesaggio del tavoliere, pressoché totalmente pianeggiante, o punteg-giato da rari e modestissimi rilievi naturali, lo scavo di un fossato e la conse-guente creazione di un terrapieno mediante la stessa terra di riporto non costitui-vano per un agglomerato abitativo medievale solo la forma più rapida e sempli-ce di realizzazione di una protezione37 da rischi e pericoli di vario genere, com-presi quelli dell’impaludamento e delle acque stagnanti38 ma, in certa misura,rappresentavano, inoltre, l’atto materiale di definizione e riconoscimento dellarilevanza di un’entità (e si potrebbe forse anche dire di un’identità) demica, dellasua consistenza aggregativa e della sua stessa natura abitativa, distinguendo (oalmeno contribuendo ad avviare questa distinzione) la connotazione residenzialeda quella lavorativa, legata quest’ultima principalmente all’attività nei campi39.

A Corleto, come si è visto, l’aerofotografia individua peraltro la compre-senza di più fossati; queste trincee suggeriscono dunque trasformazioni e svi-

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doc. 7, 21; H. HOUben, Il “libro del capitolo” del monastero della SS. Trinità di Venosa (Cod.Casin. 334): una testimonianza del Mezzogiorno normanno, Galatina 1984, p. 28, n. 42; H.HOUben Die Abtei Venosa und das Mönchtum im normannisch-staufischen Süditalien, tübin-gen 1995 (bibliothek des Deutschen Historischen Institut in Rom 80), pp. 243-245, n. 10.

36 La carta di donazione delle chiese di Santa Maria e San Giovanni de Sala da parte diRoberto il Guiscardo all’abbazia della Santissima trinità di Venosa, datata al 1063, menzionain successione i territori di Ascoli e Corneto (... in territorio Asculano cum territorio Corneti:MénAGeR, Les fondations, cit., docc. 7, 21; HOUben, Il “libro del capitolo”, cit., p. 37 e n.100; HOUben, Die Abtei Venosa, cit., p. 303, n. 72). Il documento peraltro pone dubbi di au-tenticità, almeno per alcune sue parti e modalità di redazione (MARtIn, Ascoli Satriano, cit.,p.151, nota 22; H. HOUben, L’ordine religioso-militare dei Teutonici a Cerignola e TorreAlamanna, in Il territorio di Cerignola dall’età normanno-sveva all’epoca angioina. Atti del14° Convegno Cerignola Antica, Cerignola 29 maggio 1999, Cerignola 2000, pp. 23-64, inparticolare pp. 39-40 (poi ripubblicato in «Kronos. Periodico del Dipartimento di beni Arti-stici e Storici dell’Università di Lecce» 2 (2001), pp. 17-44).

37 Specificatamente, nel caso di Corleto lo scavo di un fossato completava la difesa natu-rale dell’abitato, installato, come si è visto, su un leggero poggio collinare, protetto in parti-colare sui suoi fronti settentrionale e occidentale, sufficientemente rilevati e ripidi.

38 Il tavoliere, sino alla moderna attivazione di programmi di bonifica, non era estraneo a fe-nomeni di impaludamento, ed era punteggiato da marane, affioramenti idrici dalla falda freatica,che inoltre raccoglievano le acque, di fatto si connotavano quali bacini di acque stagnanti: ancoraoggi il sito di Corleto è contornato da canali e appunto da marane (il toponimo Marana Fontanafi-gura è appunto ancora persistente; si veda anche bUStO, Il casale-castrum di Corneto, cit., p. 241).

39 Sulla particolare valenza insediativa e sul ruolo funzionale dei fossati nel processo diagglomerazione del popolamento nei paesaggi della Capitanata medievale si veda inoltre FA-VIA, Dalla frontiera del Catepanato, cit., pp. 200-202; ID., Processi di popolamento, cit., pp.124-125; P. FAVIA, M. MARUOttI, Valutazioni di superficie e casi di scavo per la definizionedei caratteri insediativi delle recinzioni e fortificazioni di terra nella Capitanata medievale,in Fortificazioni di terra in Italia: motte, tumuli, tumbe, recinti. Atti del Convegno Interna-zionale di Studi (Scarlino (GR), 14-16 aprile 2011), c.s.

luppi topografici, diversificazioni insediative e funzionali, ulteriori articola-zioni interne e nuove esigenze protettive40. I rilievi dall’alto inoltre sono ingrado, come è stato precedentemente illustrato, di ricomporre con buona affi-dabilità la successione stratigrafica e cronologica fra gli stessi fossati. L’inter-pretazione della trincea più interna (fig. 11, recinto A) come il più antico diquesti elementi consente dunque di identificare, con notevole grado di proba-bilità, il polo primigenio dell’abitato, ubicando così il nucleo iniziale del ca-sale nel settore nord occidentale del poggio collinare, su un’estensione, comegià ricordato, di 7 ha., racchiusa da un perimetro che si sviluppa su circa 520m., tracciato dalla combinazione di un fossato41 e di un terrapieno, eventual-mente o successivamente completato da un’opera in muratura. Cornetum siqualifica dunque, verosimilmente già a partire dalla seconda metà dell’XI se-colo, come entità insediativa topograficamente definita, di estensione apprez-zabile, dotata di una sua fisionomia ormai spiccata e luogo di una comunitàriconosciuta. La rilevanza di questo sito nella geografia della Capitanata sud-occidentale trova del resto riflesso negli interessi che su di esso paiono esser-si rapidamente incentrati, in particolare, come si è detto, da parte di istituzio-ni religiose: alla già citata presenza nella zona di Santa Sofia di benevento42,si affiancò, come si è accennato, quella dell’abbazia della Santissima trinitàdi Venosa, detentrice di una signoria fondiaria nel territorio di Corleto43.

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40 .J.-M. Martin ricorda come l’abbazia di Santa Sofia di benevento ebbe a lamentare, nel1119, la perdita di alcuni beni a Corleto a causa di eventi bellici et pro oppressitudine hostium(MARtIn, La Pouille, cit., p. 748); nel 1147 è attestata la presenza di milites all’interno dell’abita-to (Codice Diplomatico Barese, VIII, Le pergamene di Barletta. Archivio capitolare (897-1285),ed. F. nIttI, bari 1914, doc. 11. Alla fine dello stesso XII secolo, truppe di enrico VI assaltaronoil ... casale quoddam quod Cornetum dicitur, ad Abbatiam Venusii pertinens ... (RyCCARDUS De

SAnCtO GeRMAnO, Chronica, ed C.A. GARUFI, in R.I.S., VII, bologna 1937, pp. 9-10).41 La ricostruzione per mezzo della traccia aerofotografica della larghezza dello stesso fossa-

to del recinto A intorno a una misura di 5-7 m. può trovare echi nella casistica di queste opere neltavoliere (per il fossato del sito di Masseria Petrullo - San Chirico, fra Foggia e le prime pendicigarganiche, si è calcolata un’ampiezza di 7-8 m.: Lo sguardo di Icaro, cit., p. 111), anche se al-cuni esempi sono di maggiore ampiezza (GOFFReDO, La fotointerpretazione, cit., in particolare p.218, nota 21; si veda anche la valutazione di una larghezza di 10 m. fatta da parte di A. Haseloffper il fossato esterno di San Lorenzo in Carminiano, ancora visibile agli inizi del XX secolo (A.HASeLOFF, Architettura sveva in Italia meridionale, bari 1992 (trad. ital. dall’originale tedescoDie Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, Leipzig 1920), pp. 86-87, fig. 9.

42 Per i riferimenti documentari all’intervento di Santa Sofia di benevento nella zona diCorneto nel X e XI secolo si veda supra, note 25, 31, 33. La presenza di dipendenze e beni diproprietà beneventana si prolungò sino agli inizi del XIII secolo (A. PRAteSI, Note di diplo-matica vescovile beneventana II. Vescovi suffraganei (secoli X-XIII), in «bulletino dell’Ar-chivio Paleografico Italiano», n. s. I (1955), pp. 19-91.in particolare n. 12 (anno 1205); Chro-nicon Sanctae Sophiae, Cod. Vat. Lat. 4939, ed. J.-M. MARtIn , Roma 2000 (Fonti per la Sto-ria dell’Italia Medievale 3), doc 38-39 (anni 1209 e 1212), pp. 811, 831).

43 Come si è già visto, i primi documenti che menzionano il casale di Cornetum e il suo ter-ritorio li pongono in rapporto a una presenza venosina; si veda inoltre HOUben, Die Abtei Veno-

Lo scavo di un secondo fossato, anch’esso corredato da terrapieno e, pro-babilmente, da una cinta muraria, segnando di fatto una sorta di raddoppioverso meridione della superficie delimitata e protetta dell’insediamento (fig.11, recinto b), potrebbe dunque, nell’ottica di lettura dello sviluppo dell’abi-tato che si sta seguendo, averne marcato fisicamente l’incremento demogra-fico, il miglioramento economico44 e la nuova rilevante posizione nel pae-saggio di questa parte del comprensorio daunio, ormai in una prospettiva in-sediativa più nettamente di carattere recintato e fortificato45, con lineamentitopografici che richiamano caratteristiche di tipo urbano46, nell’articolazioneinterna e nella probabile diversificazione della attività svolte entro gli stessi

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sa, cit., pp. 318-319, nn. 84-85; l’influenza del monastero lucano si esaurì, come noto, all’iniziodel XIII secolo. Per una sintesi sulla presenza dell’abbazia della SS. trinità di Venosa nel terri-torio di Corleto si veda HOUben, L’Ordine religioso-militare, cit., pp. 40-41. Sui forti dissidi ela litigiosità fra le due stesse abbazie campane e lucane o di esse verso terzi si vedano la sintesi ei riferimenti documentari in MARtIn, La Pouille, cit., p. 675, nota 805. Si ricorda infine il posses-so nel 1197 della chiesa di S. elia nel territorio di Corneto da parte dell’abbazia di Montevergine(Codice Diplomatico Verginiano, ed. P. M. tROPeAnO, Montevergine 1977-1986, doc. 623).

44 La comunità di Corneto ottenne diritti specifici rispetto all’Abbazia della SS. trinità, lecui carte sottolineano la vitalità del centro abitato (HOUben, Die Abtei Venosa, cit., p. 384, n.158, p. 433, HOUben, L’ordine religioso-militare, cit., p. 40); i diritti potevano riguardare ilpascolo (MénAGeR, Les fondations monastiques de Robert Guiscard, cit., doc. 27; si veda an-che MARtIn, La Pouille, cit., p. 253).

45 La presenza di mura è testimoniate documentariamente nella seconda metà del XIII sec.:si veda e. StHAMeR, Dokumente zur Geschichte der Kastellbauten Kaiser Friedrichs II undKarls von Anjou, I, Capitanata, Leipzig 1912, p. 3; su questo elemento si veda infra nota 50.

46 Per struttura topografica, dimensioni, peso insediativo e per volume e articolazione del-le attività economiche, Corneto in effetti si configura con caratteri di tipo urbano: J.-M. Mar-tin parla di «....naissance de véritables villes (sans évêque)» dans le tavoliere.» (MARtIn, LaPouille, cit., p. 289), nel corso del XII secolo, accomunando una serie di insediamenti del ta-voliere: Corleto, S. Lorenzo in Carminiano, Casalenovum, S. Andrea in Stagnis (cui si puòaggiungere la stessa Foggia, sebbene connotata da marcate peculiarità), contraddistinti tuttida un sistema difensivo organizzato da fossati, da un passaggio insediativo che ne vede la tra-sformazione da casali aperti a castra fortificati, dallo sviluppo di suburbia o comunque di set-tori di espansione (si veda per i dettagli topografici infra note 47-48), seppure tutti appuntoprivi della dignità episcopale. nella seconda metà del XII secolo a Corneto è testimoniata an-che la presenza di uno stratigota mentre, inoltre, nel secolo seguente, erano attive diverse fi-gure ufficiali, di magistra e di notai (si veda ricapitolazione di questi cariche in bUStO, Il ca-sale-castrum di Corneto, cit.; si veda inoltre per il XIV secolo, HOUben, L’Ordine religioso-militare dei Teutonici, cit., pp. 42-43; MénAGeR, Les fondations, cit., doc 38 (anno 1150) eCDb VIII, doc. 56 (anno 1177). Sulla distinzione fra casale e castrum (che pure i dati archeo-logici tendono talora a sfumare parzialmente rispetto ai suggerimenti documentari) si vedanole sempre interessanti notazioni di J.-M. Martin (J.-M. MARtIn, Modalités de l’«incastella-mento» et typologie castrale en Italie méridionale (Xe - XIIe siècles), in Castelli e archeolo-gia. Atti del Convegno, Cuneo, 6-8 dicembre 1981, a cura di R. COMbA e A.A. SettIA, torino1984, pp. 89-104, in particolare pp. 100-101; MARtIn, La Pouille, cit., pp. 277-289) e inoltreMARtIn, nOyé, Habitat et systèmes fortifiés en Capitanate, cit., pp. 521-525.

recinti47. esternamente a questo secondo fossato, l’aerofotografia ha colto i se-gni di partizioni agrarie che tratteggiano dunque l’esistenza di un’organizzatafascia di sfruttamento rurale immediatamente a ridosso dell’insediamento.

In questo itinerario di ricostruzione dei tratti qualificanti il sito, anche latraccia di un terzo fossato che l’indagine archeologica, sempre per mezzodello strumento aerofotografico, ha individuato a Corleto, sul suo versantesudorientale può con tutta verosimiglianza essere letta nella chiave di un’ul-teriore composita modellazione insediativa dello stanziamento medievale edella sua capacità dinamica di adeguamento e risposta a mutate condizioni(fig. 11, recinto C). Pure in questo caso l’immagine ottenuta da velivolo rie-sce infatti a offrire, come si è detto, una suppletiva informazione di caratterecronologico, che appunto suggerisce la posteriorità di quest’ultimo fossatorispetto alle altre due trincee precedentemente analizzate; questa nuova ope-ra scandisce dunque un ennesimo allargamento delle superfici recintate, ov-vero un altro aumento delle aree inglobate all’interno dello stanziamentomediante nuove perimetrazioni. Anche in relazione alla lettura di questo ele-mento insediativo e dei processi demici sottesi alle nuove trasformazionidell’assetto dell’abitato è possibile instaurare un dialogo fra dato archeologi-co e fonti scritte: le carte segnalano infatti, nel secondo quarto del XIII seco-lo, l’esistenza di un suburbium48.

questo terzo rilevante passaggio nell’evoluzione topografica di Corne-tum sancisce, quasi certifica si potrebbe dire, l’acme insediativo dell’abitato;il notevole sviluppo e consolidamento del sistema di protezione e fortifica-zione, composto da fossati, terrapieni e mura, che sfiora lo sviluppo di1 km,classifica il nucleo abitato fra i più estesi dell’intera Puglia settentrionale.esso inoltre può essere accomunato (pur nella constatazione delle peculiaritàdi ognuno), ad altri esempi di casali e castra la cui vasta estensione, protettae delimitata, si articola in un sistema a tre comparti recintati49.

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47 Già dalla seconda metà del XII secolo, per esempio, il vescovo di Ascoli disponeva di uncorpo di fabbrica a Cornetum, per il quale ottenne l’autorizzazione all’utilizzo come eserciziocommerciale, per il tramite dell’installazione di un semplice bancone (attestazione dell’episodionel 1226: J.-L.-A. HUILLARD-bRéHOLLeS, Historia Diplomatica Friderici secundi, II, 2, Paris1852, p. 702 (ristampa anastatica torino 1963)). La cattedrale ascolana nello stesso lasso ditempo era titolare di terre nei dintorni di Corleto (F. UGHeLLI e n. COLetI, Italia Sacra, Venezia1717-1722, VIII, cc 226-228.). J.-M..Martin ha inoltre registrato la presenza nella stessa Corne-to di artigiani della lavorazione delle pelli (MARtIn, La Pouille, cit., p. 423 n. 154).

48 L’indicazione del sobborgo è accompagnata dall’agiotoponimo di San Giuliano (Qua-ternus de excadenciis, cit., p. 15). Sulle tracce archeologiche del fenomeno della creazione diquartieri suburbani in vari insediamenti della Puglia settentrionale si veda anche FAVIA, Dallafrontiera del Catepanato, cit., pp. 207-208.

49 questa soluzione topografica trova eco, in altri esempi ubicati nel tavoliere, sebbenecon varianti nella morfologia e nelle dimensioni: come si è già sottolineato (si veda supra, nota

La lettura delle riprese dall’alto definisce dunque con buona chiarezza ilnotevole sviluppo del terzo fossato e la sua combinazione con le trincee in-terne; aerofotograficamente meno evidente risulta la natura e la composizio-ne dei lunghi elementi difensivi che fiancheggiavano gli stessi fossati: essi, ein particolare quello esterno, dovevano con tutta probabilità essere costituitida imponenti terrapieni, che all’esame aerofotografico parrebbero probabil-mente completati da strutture in muratura o a componente mista forse, alme-no per il fossato del recinto C (data anche la sua lunghezza) si può pensare auno zoccolo in pietra, ed a un alzato in terra o argilla. Si è già ricordato chenei documenti vi è almeno uno specifico riferimento alla presenza di mura50,tale menzionare richiede peraltro una traduzione in termini materiali, che ap-

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19), il primo accostamento instaurabile è quello con il sito di San Lorenzo in Carminiano. Al-tri insediamenti del tavoliere, seppure morfologicamente non immediatamente assimilabili aquesto schema, sono comunque in certa misura rapportabili alle dinamiche di trasformazionerealizzatesi a Corneto, per dimensioni e sviluppo dei fossati, per il rafforzamento del loro siste-ma difensivo, per l’attestazione documentaria della formazione di suburbia e in generale perun’evoluzione e ascesa della loro qualità e del loro statuto insediativo: così in particolare Mas-seria Petrullo - San Chirico (G. SCHMIeDt, Contributo della foto-interpretazione alla ricostru-zione del paesaggio agrario altomedievale, in Agricoltura e mondo rurale in occidentenell’Alto Medioevo. Settimane di Studio del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo XIII,Spoleto 22-28 aprile 1965, Spoleto 1966, pp. 771-837, tavv. I-XLVIII, in particolare tav.XLIII; ID., Città e fortificazioni nei rilievi aerofotografici, in Storia d’Italia V, 1, I Documenti,torino 1973, pp. 121-260, in particolare p. 161; ALVISI, Problemi di topografia tardoantica,cit., p. 455, fig. 13; eAD., Gli abitati medievali, cit., pp. 14, 16, 20-21 (fig.1), 80; MARtIn,nOyé, Habitat et systèmes fortifiés en Capitanate, cit., p. 525, fig. 3, Lo sguardo di Icaro, cit.,pp. 11-113, figg. 204-209. Un esempio di fossato di ampio sviluppo, sebbene di andamentosubcircolare (con articolazione interna), è quello di Casalenovum (bRADFORD, «Buried land-scapes», cit., fig. V b; ID., The Apulia Expedition, cit., p. 94; SCHMIeDt; Città e fortificazioni,cit., p. 455; Lo sguardo di Icaro, cit., pp. 108-109; figg. 194-200; ALVISI, Problemi di topogra-fia tardoantica, cit., p. 455; MARtIn, nOyé, Habitat et systèmes fortifiés en Capitanate, cit.,pp. 524-525, fig, 4. Una struttura tripartita, di dimensioni relativamente ridotte, con nucleocentrale allungato e due piccoli comparti alle estremità, è disegnata dal sito di Motta della Re-gina (SCHMIeDt, Le fortificazioni altomedievali, cit., pp. 923-926, tav. XXXIX, 1; ID., Contri-buto della fotografia aerea alla conoscenza, cit, pp. 31-66, in particolare p. 62. fig. 12; ALVISI,Gli abitati medievali, cit., pp 14, 22-23, (fig. 2), 80; Lo sguardo di Icaro, cit., pp. 210-211,figg. 202-203. Di forma composita, seppure di piccole dimensioni, è anche lo stanziamento diSant’Andrea in Stagnis (SCHMIeDt, Contributo della fotografia aerea, cit., pp. 63-64, fig. 14 ap. 46; MARtIn, nOyé, Habitat et systèmes fortifiés en Capitanate, cit., p. 525, fig. 3).

50 Una fonte narra che Carlo I D’Angiò fece distruggere le mura e colmare i fossati diCorneto nel 1269; questa circostanza fornisce evidentemente una datazione antequem allapresenza di una cinta urbana in muratura (StHAMeR, Dokumente zur Geschichte, cit., p. 3.) .A. busto ha osservato come nell’espressione adoperata per descrivere l’opera di demolizioneed obliterazione ... omnes muros factos hactenus in circuitu terre vestre ad defensionemipsius sive veteres sive novos (...) et fossata... si possa cogliere forse un riferimento a due di-stinte fasi murarie, ipotizzando un rinnovamento alla metà del XIII sec. di una più antica fab-brica (bUStO, Il casale-castrum di Corneto, cit., p. 39). H. Houben ha formato ipotesi che

punto potrebbe essere risolta, almeno per il comparto esterno, anche nel sen-so delle soluzioni miste appena accennate51.

La vastità delle superfici progressivamente delimitate dal sistema di recintidi Cornetum dunque marca e scandisce la crescita insediativa del sito, il perfe-zionamento del suo assetto topografico, la sua nuova dimensione socio-econo-mica; l’indagine aerofotografica fornisce inoltre alcune tessere dell’organizza-zione dello stanziamento entro il perimetro dei fossati, individuandone gli ac-cessi, la rete viaria52, la trama delle abitazioni, che, come nella maggior partedegli abitati di pianura, o installati su pianoro, nella Puglia settentrionale, ten-dono a una regolarità di disposizione, per isolato o per fabbricati giustapposti53

e, inoltre, delineando la traccia di un edificio di culto di una certa imponenza.Le foto aeree, infatti, disegnano nella parte settentrionale del recinto oc-

cidentale, la planimetria di un corpo di fabbrica, dalla configurazione identi-ficabile, con alta probabilità, come chiesa; intorno ad essa si percepisconoinoltre segnali di piccole dimensioni, presuntivamente ascrivibili a tombe.L’ubicazione in area suburbana e, forse, la presenza di numerosi sepolcrisuggerita dalle riprese dall’alto potrebbero, in linea di ipotesi, far presumereche la costruzione sacra abbia accolto le spoglie di un importante figura direligioso, il frate francescano benvenuto da Gubbio, morto a Corneto nel123254, personaggio che suscitò un moto popolare di venerazione e di devo-zione che generò inoltre un nucleo cimiteriale55.

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l’edificazione delle mura possa essere stata promossa dalla stessa comunità di Corneto (HOU-ben, L’Ordine religioso-militare dei Teutonici, cit., p.41.

51 Una completa fattura in muratura poteva forse, invece, essere stata eseguita in uno oentrambi i recinti interni.

52 Si vedano supra le osservazioni di R. Goffredo e inoltre bUStO, Il casale-castrum diCorneto, cit., pp. 242-243, 247-248, con riferimento anche alla platea dell’abitato.

53 A proposito di tale schema insediativo, si veda supra nota 16 per i citati esempi di Fio-rentino, Ordona e Montecorvino.

54 I Minoriti si installarono a Corneto almeno dal 1231 (L. PeLLeGRInI, Insediamenti fran-cescani nell’Italia del Duecento, Roma 1984, pp. 234-235, 247-248). Sulla vita di benvenutoda Gubbio, uno dei frate umbri inviati in Italia meridionale nell’ambito di un progetto diestensione della presenza francescana anche in queste terre, si veda Dialogus de vita sancto-rum Fratrum miniorum, a cura di L. LeMMenS, Roma 1992. pp. 80-100; si veda anche J. be-SCHIn,-J. PALAzzOLO; Martirologium franciscanum in quo sancti, beati, venerabiles alii-queutriusque sexus servi Dei qui in tribus Ordinibus Minoribus, Clarissarum et Poenitintium(....) recensentur a P. Arturo (...) zuctum (...), Vicetiae 1939, pp. 238-239. La stessa fonteparla della traslazione del corpo di frate benvenuto dal convento dei Minoriti alla chiesa diSan Pietro, forse situata su una platea (si veda anche AA. SS, Juni XXVII, p. 297 n. 4). La po-sizione relativamente periferica della chiesa individuata archeologicamente potrebbe, come siè accennato, autorizzare un’ipotesi di sua identificazione con l’edificio di culto conventuale.

55 In effetti si potrebbe, sempre in linea ipotetica, immaginare che la necropoli formatasiintorno alla chiesa costituisca un segno di tale devozione, acuita dalla fama dei miracoli com-piuti dal frate. Gli abitanti di Cornetum si fecero promotori della richiesta alla Curia romana

La decifrazione dei segnali aerofotografici, come si è visto56, indirizzaverso l’ipotesi che una parte dei corpi di fabbrica ubicati nel secondo e terzorecinto fosse realizzata in tecnica costruttiva mista (ovvero costituita da ele-menti lapidei, terra, argilla, legno) o totalmente in materiali deperibili, conuso dei laterizi (largamente rinvenuti nelle ricognizioni di superficie) riser-vato alle coperture. Le fonti documentarie, per loro canto, citano ripetuta-mente, oltre alle case, anche i casalini, termine che, indicando soprattuttospazi e lotti edificabili, potrebbe anche evocare soluzioni temporanee o sem-plificate in legno e terra. questo insieme di indizi prefigura dunque una dif-fusione non trascurabile a Cornetum (così come del resto sta emergendo inaltre realtà di Capitanata e della Puglia tutta) di costruzioni in materiale de-peribile o in tecnica mista a fianco di quelle totalmente realizzate in muratu-ra e laterizio. È possibile dunque che le ampie superfici insediative di Cor-neto stessa dunque fossero occupate in misura considerevole da costruzionidi fattura tecnica modesta ed essenziale, soprattutto funzionali alle attivitàagricole e artigianali. Le aree di progressiva espansione del sito, e in partico-lare il vasto sobborgo, certamente costituivano una risposta e un riflesso del-la crescita demografica, economica ed urbanistica del centro, ma non neces-sariamente vanno interpretati tout court come aree a intenso tasso di edifica-zione e densità abitativa quanto piuttosto come settori in cui alla componen-te residenziale si abbinavano unità funzionali dedicate alle esigenze produt-tive, di lavoro e inoltre all’immagazzinamento, conservazione ed eventualetrattamento delle risorse alimentari oltre che idriche; le entità edilizie si al-ternavano a spazi inedificati e aperti o forse ancora in parte destinate allecoltivazioni. queste attività erano comunque di impegno e rilievo tale da in-durre i poteri urbani a promuoverne l’inglobamento all’interno del recintoinsediativo, ovvero l’inserimento nella geografia urbana, anche attraverso larinuncia a una cintura di campi e partizioni agrarie precedentemente forma-tasi immediatamente all’esterno della preesistente perimetrazione dell’abita-to. Agli elementi funzionali inseriti in queste dinamiche e logiche agenti nel-

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di canonizzazione del francescano; questa azione può essere letta inoltre come un ennesimoepisodio in cui la spinta alla santificazione o canonizzazione di una figura venerata in un am-bito locale viene a rappresentare segno e manifestazione anche dell’aspirazione di casali, ca-stra e città emergenti al riconoscimento di una propria identità e statuto insediativo: «... lasepoltura del frate Minore e soprattutto la devozione attorno alla tomba trasformarono Corne-to in un centro di culto e forse anche di pellegrinaggio e attivarono la solidarietà borghigianain iniziative forti e con richiami di alto livello»: L. PeLLeGRInI, Gli ordini mendicanti in Ca-pitanata nei secoli XIII-XIV, in Capitanata medievale, cit., pp. 111-121, in particolare p. 113;si veda anche anche R. PACIOCCO, Ordini mendicanti e culto dei santi, in Pellegrinaggi e iti-nerari dei santi nel mezzogiorno medievale, a cura di G. VItOLO, napoli 1999, pp. 129-163,in particolare pp. 148-149.

56 Si vedano supre le osservazioni di R. Goffredo.

lo stanziamento di Cornetum possono essere ascritte molte delle numerosetracce di forma circolare, di ridotte dimensioni, prevalentemente localizzatenel recinto sudorientale (recinto b) dell’abitato. Pur nella necessaria cautelada adottare per l’identificazione di questi segnali57, appare percorribileun’ipotesi di interpretazione di parte di esse come fosse granarie, confortatadel resto da altre analisi aerofotografiche e da riscontri di scavo su altri si-ti58. L’insediamento dunque, in particolare nella sua parte centrale, era forsepunteggiato da silos per la conservazione dei cereali; queste strutture paionosia collegate ad abitazioni che disposte in maniera ravvicinata e fitta in spaziaperti; anche Corleto pare dunque pienamente interessato da questo elabora-to, specializzato, funzionale sistema di accumulazione, gestione e ottimizza-zione delle rese della risorsa cerealicola, che doveva rappresentare voce pri-maria dell’economia del territorio gravitante intorno all’abitato59.

L’indagine archeologica a Corleto ha previsto, nelle sue diverse fasi, comesi è ricordato, pure una raccolta di reperti in superficie (fig. 22)60, anch’essa

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57 Si vedano supra le osservazioni di R. Goffredo, sulla eterogeneità delle possibili origi-ni di queste tracce; tuttavia nel recinto b diversi di questi segnali possono essere ragionevol-mente identificati come silos granari: più difficile è la possibilità di valutazione per il recintopiù antico, mentre tale presenza appare diradata nel recinto C.

58 Si veda l’esempio di San Lorenzo in Carminiano (P. FAVIA, C. AnneSe, G. De VenUtO

e A. V. ROMAnO, Insediamenti e microsistemi territoriali nel Tavoliere di Puglia in età ro-mana e medievale: l’indagine archeologica del 2006 nei siti di San Lorenzo “in Carminia-no” e di Masseria Pantano. Atti del 27° Convegno Nazionale sulla Preistoria-Protostoria-Storia della Daunia, San Severo 25-26 novembre 2006, a cura di A. GRAVInA, San Severo2007, pp. 91-121, in particolare pp. 99-102, figg. 10-13; FAVIA, AnneSe, De SteFAnO, De

VenUtO, DI zAnnI, MARUOttI, PIeRnO, StOICO, San Lorenzo “in Carminiano” presso Fog-gia, cit., pp. 386-387, fig. 5. nel caso di San Lorenzo in realtà i silos granari paiono concen-trarsi soprattutto nel recinto meridionale, il più vasto, ipoteticamente identificato come il su-burbium; più in generale sulle tracce archeologiche del sistema di immagazzinamento dei ce-reali mediante fosse si veda. P. FAVIA, «Fovea pro frumento mittere». Archeologia della con-servazione dei cereali nella Capitanata medievale, in Puer Apuliae Mèlanges offerts à Jean-Marie Martin, a cura di e. CUOzzO, V. DéROCHe, A- PeteRS-CUStOt e V. PRIGent, Paris2008, I, pp. 239-275 (Collège de France - CnRS, Centre de Recherche d’Histoire et Civilisa-tion de byzance. Monographies 30); ID. Dalla frontiera del Catepanato, cit., pp. 208-209.

59 Una testimonianza in questo senso è offerta proprio dalla installazione di masserie agrico-le nella zona da parte degli ordini religioso-militari. Particolarmente espressivo è l’inventario,risalente fra 1330 e 1345, della domus posseduta nelle terre Cornete dagli Ospitalieri di S. Gio-vanni di Gerusalemme, che registra un prodotto di 135 salme di frumento e 76 di orzo (A. LUt-tReLL, Les exploitation rurales des hospitaliers en Italie au XIVe siècle, Auch 1986, pp. 107-120, in particolare pp. 113-114). R. Licinio ha inoltre segnalato il passo del cronista trecentescoDomenico di Gravina che parlando delle terre di Capitanata sottolinea la fertilità e produttivitàdel distretto di Corleto (LICInIO. Masserie medievali, cit., p. 215; DOMenICO DA GRAVInA, Chro-nicon de rebus in Apulie gentis, a cura di A. SORbeLLO, Città di Castello 1903, p. 55).

60 L’operazione diagnostica di raccolta campionata di superficie è stata effettuata indivi-duando quattro settori di indagine all’interno dell’insediamento, nelle aree libere dall’impian-

rivelatasi assai utile per la ricostruzione della dinamiche di occupazione delsito. Si è già fatto riferimento alla significativa presenza di laterizi, riferibilialle coperture sia di edifici in muratura che di costruzioni in materiale depe-ribile. Per quanto riguarda il panorama dei ritrovamenti ceramici, i fram-menti recuperati consentono alcune valutazioni di un qualche interesse, par-ticolarmente in relazione alle tipologie più tarde riscontrate, prevalentemen-te ascrivibili al XIII e XIV secolo; non sono state reperiti in effetti resti va-scolari risalenti a fasi e momenti successivi, suggerendo dunque, dal puntodi vista archeologico, un riferimento, seppure ipotetico, al termine cronolo-gico di frequentazione del sito61.

L’insieme dei manufatti raccolti dipinge un quadro di cultura materialerispondente innanzitutto e prevalentemente, come ovvio, alle esigenze fun-zionali di contenimento, conservazione e cottura degli alimenti, ma che purelascia trasparire attenzione e cura verso la qualità tecnica dei prodotti e inol-tre, sul piano decorativo, una certa ricercatezza (fig. 23). In particolare, leceramiche rivestite da vetrina con componente stannifera mostrano caratteripienamente accostabili ai lineamenti delle protomaioliche (oltre che al tipoRMR) documentate in vari siti della Capitanata, soprattutto fra XIII e primametà del XIV secolo62. Si segnalano peraltro in questo panorama alcuni

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to dell’oliveto. L’area più ampia di indagine ha riguardato il recinto b, nella zona di interse-zione con gli altri comparti. Un secondo settore ha sostanzialmente intercettato l’ambito diimpianto della chiesa, mentre altre due porzioni di terreno sono state selezionate nel recintoC, uno nei pressi del fossato divisorio con il nucleo più antico del sito, l’altro verso il limitesettentrionale dell’abitato. All’interno di tali settori la raccolta è stata organizzata per campio-natura alternata di quadrati di 10 m. di lato; essa ha dunque interessato complessivamente unasuperficie di 1850 m2. Allo studio del materiale ceramico hanno collaborato le dott. sse Fran-cesca Fabiano e Anna Ignelzi e il dott. Vincenzo Valenzano.

61 La raccolta di superficie, seppure effettuata su una porzione e un campione limitatodell’abitato e priva di un riscontro stratigrafico, non ha in effetti restituito significativi esempidatabili oltre il XIV secolo, indicando di conseguenza un termine cronologico non incompati-bile con le ipotesi che pongono il declino di Cornetum in relazione e in conseguenza di eventitraumatici, ovvero dei danni e delle distruzioni subite nel 1349, quando l’abitato fu coinvoltonelle operazioni militari legate alla lotta fra Giovanna I e Carlo III di Durazzo (DOMenICO DI

GRAVInA, Chronicon, cit., p. 79). In altri contesti di Capitanata, tuttavia, talora i reperti cera-mici attestano invece, forme di prosecuzione della frequentazione anche oltre i delicati snodiinsediativi del XIV secolo e al di là della cessazione delle notizie documentarie, dimostrandoarcheologicamente che alcuni abitati talvolta mostrarono particolare capacità di resistenza erisposta, pur precaria, anche ad eventi di forte impatto e di valenza traumatica sul popolamen-to. questi casi richiamano l’esigenza di ulteriori verifiche e approfondimenti delle modalitàdell’abbandono di Corneto; comunque nel corso del XV secolo gli stessi teutonici acquista-vano ancora immobili all’interno del sito.

62 I frammenti di forme aperte e di morfologie chiuse decorati in bruno, rosso e verde e inbruno, verde e giallo (con una presenza anche del blu, minore ma non trascurabile) trovano ineffetti riflesso e comparazione in vari contesti dauni, a partire dalla stessa Lucera, così rien-

frammenti di invetriata verde con decorazione graffita a spirali e linee sottili(fig. 24) di più diretta evocazione di una possibile importazione da areaorientale o comunque di esempi di imitazione di modelli bizantini, mutuatida area nordadriatica63.

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trando nella rete di influenze e stimoli culturali di raggio mediterraneo, compresi quelli di am-bito bizantino e islamico-maghrebino che investì la regione. In particolare si segnalano a Cor-leto alcuni frammenti riferibili a produzioni tipologicamente più marcate e di minore attesta-zione quantitativa nella Puglia settentrionale, come le invetriate verdi decorate a rollo o rotella,con motivi a dentelli, e le invetriate a sfondo blu dipinte in bruno (su queste categorie si vedaP. FAVIA, Rapporti con l’Oriente e mediazioni tecnologiche e culturali nella produzione cera-mica bassomedievale della Puglia centrosettentrionale: gli influssi bizantini, la presenza sara-cena e le elaborazioni locali, in Italia, Medio ed Estremo Oriente: commerci, trasferimenti ditecnologie ed influssi decorativi tra Basso Medioevo ed Età Moderna. Atti del XL ConvegnoInternazionale della Ceramica, Savona-Albisola Marina, 11-12 maggio 2007, Albisola 2008,pp. 77-94, in particolare pp. 81, 85-86, figg. 17-18, 23-24 a pp. 93-94. C. LAGAnARA FAbIAnO,La ceramica medievale di Castel Fiorentino. Dallo scavo al museo, bari 2004, in particolarepp. 31-32, 36, fig. 34 f; si veda anche I, bLAttMAnn e P. VIOLAnte, Il materiale ceramico, inFiorentino. Prospezioni sul territorio. Scavi (1982), Galatina 1984, pp. 27-60, in particolarepp. 28, tavv. II-IV, IX-XI, figg. 1-2. Per un inquadramento generale dei manufatti di Cornetonel panorama dei reperti fittili medievali della Puglia centro-settentrionale si veda D. b. WHI-teHOUSe, La ceramica da tavola dell’Apulia settentrionale nel XIII e XIV secolo in La cerami-ca medievale di San Lorenzo Maggiore in Napoli. Atti del Convegno La ceramica medievaledi San Lorenzo Maggiore nel quadro della produzione dell’Italia centro-meridionale e i suoirapporti con la ceramica islamica, Napoli, 25-27 giugno 1980, a cura di M. V. FOntAnA e G.VentROne VASSALLO, napoli 1984, II, pp. 417-427, tavv. CLXXXI-CLXXXVIII; LAGAnARA

FAbIAnO, La ceramica medievale di Castel Fiorentino, cit; P. FAVIA, Produzioni e consumi ce-ramici nei contesti insediativi della Capitanata medievale, in Atti del IX Congresso Internazio-nale sulla Ceramica Medievale nel Mediterraneo, Venezia, 23-28 Novembre 2009, c.s.

63 nel dettaglio, si è rinvenuto un frammento in argilla rossa di una forma aperta dal pro-filo non pienamente ricostruibile, con piede ad anello, ricoperto da un ingobbio chiaro e unavetrina verdina; le graffiture, realizzate a punta sottile, disegnano piccole spirali lambite da li-nee (FAVIA, Rapporti con l’Oriente, cit., pp. 83-84, fig. 21 a p. 94, con discussione della bi-bliografia e dei confronti). questa ceramica graffita appare una derivazione o una soluzioneaffine al tipo bizantino della Zeuxippus Ware; tale specifica variante trova confronti sullasponda adriatica italiana a bari e a Venezia (qui con esempi di XIII secolo); sino al momentodi questo ritrovamento essa non risultava attestata in Capitanata, dove possibili importazionio produzioni di diretta influenza dalle graffite bizantine sono documentate praticamente solonei centri portuali di Salpi (bRADFORD, The Apulia Expedition, cit., p. 92 e Siponto (dove pre-valgono i tipi della Spyral Stile: si veda per gli aspetti archeometrici M. CASeLLI, M. L. CUR-RI, b. DAReStA, C. GIAnnOttA, C. LAGAnARA, R: LAVIAnO, A. MAnGOne e A. tRAInI, Ritro-vamenti medievali dal sito archeologico di Siponto. Aspetti tecnologici e provenienza: in-fluenze medio-orientali, in Tecnologia di lavorazione e impieghi dei manufatti. Atti della 7a

Giornata di Archeometria della Ceramica, Lucera, 10-11 aprile 2003, a cura di b. FAbbRI, S.GUALtIeRI e G. VOLPe, bari 2005, pp. 37-46 (Insulae Diomedae. Collana di di ricerche sto-riche e archeologiche 1); per i caratteri delle graffite, C. LAGAnARA FAbIAnO, Segni della reli-giosità medievale: il contributo dell’archeologia. Esplorazione nell’area urbana di Siponto,in Il cammino di Gerusalemme. Atti del II Convegno Internazionale di Studio, Bari-Brindisi-Trani 1999, a cura di M. S. CALò MARIAnI, bari 2002, pp. 297-308, R. CASSAnO C. LAGAnA-

Ad una sintesi conclusiva, la ricerca archeologica e l’insieme dei dati daessa scaturiti ribadiscono innanzitutto, senza alcun ulteriore dubbio scientifico,la puntuale individuazione sul terreno del luogo di installazione dell’abitatomedievale di Cornetum; esso si poneva in una zona geografica, quale la pro-paggine occidentale del tavoliere ai piedi dei Monti Dauni meridionali, favo-revole dal punto di vista delle risorse ambientali, ben collegata tanto verso illitorale adriatico che verso l’area interna del Melfese, inserita cioè in una reteviaria interrelata con altri importanti centri. Lo stanziamento, attraverso uncomplesso e progressivo processo di crescita ed espansione, si configurò nelbassomedioevo come un abitato esteso, solidamente strutturato, con alcunitratti di tipo urbano, fortificato e ben difeso da opere in terra e in muratura64,scompartito internamente in settori marcati dalla presenza di fossati e opere didelimitazione e recinzione. L’agglomerato si collocava al centro di un paesag-gio rurale organizzato, in cui larga parte aveva la cerealicoltura che garantivasignificative rese di prodotto, in buona misura stoccato e conservato all’inter-no dell’abitato per il tramite del sistema dei silos interrati.

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RA e L. PIetROPAOLO, La ceramica in Puglia dal Tardoantico al Basso Medioevo tra Occi-dente e Oriente: nuovi dati, in Italia, Medio ed Estremo oriente: commerci, trasferimenti ditecnologie ed influssi decorativi tra Basso Medioevo ed Età Moderna. Atti del XL ConvegnoInternazionale della Ceramica, Savona-Albisola Marina, 11-12 maggio 2007, Albisola 2008,pp. 51-75. in particolare tavv. V,5-VI,1,3 a pp. 74-75). La singolarità del ritrovamento diCorneto non consente valutazioni di tipo statistico e quantitativo: tuttavia, proprio la sua pe-culiarità di presenza nell’entroterra daunio può far scaturire la suggestione che esso sia perve-nuto nell’abitato anche in seguito a movimenti commerciali, traffici e contatti di ampio respi-ro. A tale riguardo, pur senza volere assolutamente sopravvalutare il raggio dei movimentieconomici delle installazioni monastico-militari ubicate a Corleto, si può accarezzare l’ipotesiche lo stanziamento di questi poli religiosi coinvolti in articolati rapporti culturali ed econo-mici possa aver in qualche misura favorito la pur occasionale immissione nel panorama dellacultura materiale dell’insediamento di prodotti di importazione o di imitazione di modelli dilontana origine; in alternativa, si potrebbe pensare che a tale immissione possa non essere sta-ta estraneo lo stretto rapporto fra la commenda teutonica di Corleto e quella di San Leonardodi Siponto. Ancora per giustificare la presenza di questo esemplare ceramico, si può ricordareche Cornetum stessa era inserita in un sistema di fiere, fiere, le quali oltre soprattutto a cana-lizzare circuiti di vendita dei prodotti locali, potrebbe in certa misura aver favorito anche l’af-flusso di beni da altri scenari manifatturieri (si veda a questo proposito G. PIStARInO, Me-dioevo sul mare, in L’Italia ed i Paesi Mediterranei. Vie di comunicazione e scambi commer-ciali al tempo delle repubbliche marinare. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Pisa, 6-7 giugno 1987, Pisa 1988, pp. 13-34, in particolare p. 18.

64 Un documento datato al 1268, che tratta della restituzione di Corneto all’Abbazia dellaSS. trinità di Venosa, qualifica l’abitato come castrum (HOUben, Die Abtei Venosa, cit., p.407, n. 195). Ancora nel 1417 si citava il territorium castra Corneti (H. HOUben, Zur Geschi-chte der Deutschenordensballei Apulien. Abschriften und Regesten verloner Urkunden ausNeapel in Graz und Wien, in «Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichts-forschung», 107 (1999), pp. 50-110, in particolare pp. 106-108, n. 37).

Le informazioni archeologiche, pur parziali e sinora non corroborate dapossibilità di riscontri di scavo, disegnano dunque dinamiche di popolamentocomplesse e tratteggiano solidi quadri insediativi, che non paiono dissonantirispetto alle suggestioni fornite da altre sorgenti informative su Cornetumstessa, che, analogamente, ne delineano l’importanza; quest’ultima pare tro-vare una sorta di certificazione (pure senza proporre meccaniche corrispon-denze fra dato censuario e peso socio-economico di un sito65) dalla posizionedi maggior contribuente avuta dalla stessa Corneto, fra tutti i centri della Ca-pitanata, nella tassazione straordinaria esatta dagli Angioini nel 130066.

L’analisi combinata di dati archeologici e di quelli documentari contri-buisce dunque a ricostruire l’ambiente, il paesaggio, l’assetto insediativo edil tessuto economico in cui si stanziarono due diverse realtà di tipo monasti-co militare quale quella degli Ospitalieri di Gerusalemme67 e quella dei teu-tonici, che ivi istituì una commenda68. La scelta dell’Ordo Sanctae MariaeTheutonicorum, a Corleto pare dunque di installazione, anche dal punto divista dei quadri insediativi e degli assetti materiali, uno stanziamento, un ha-bitat e un paesaggio gravidi di potenzialità e di opzioni socio-economiche;in un gioco di rimandi, peraltro, si può pensare che lo stesso insediamentodegli Ospitalieri e, soprattutto, dei teutonici abbia significativamente contri-buito alla modellazione e allo sviluppo di questo abitato e del suo territorio,delle sue produzioni, attività, strutture e forme di popolamento, perpetuandopoi lo sfruttamento e l’occupazione del comprensorio anche oltre il processodi declino dello stesso polo demico.

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65 Su questa necessaria prudenza si veda anche HOUben, L’ordine religioso-militare, cit.,p. 41.

66 Corleto risulta in assoluto il centro cui si richiede il magggiore contributo (125 once),precedendo la stessa Foggia (J.-M. MARtIn, Foggia nel Medioevo, Galatina 1988 (Le cittàdel Mezzogiorno Medievale 2), p. 88.

67 Una presenza di Ospitalieri di Melfi, come proprietari del casale di S. Silvestro, poi aloro sottratto dall’abbazia della Santissima trinità di Venosa, è attestata nel 1221 (MARtIn,La Pouille, cit., p. 675, n. 805). L’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme era stanziato aCorneto, agli inizi del XIV secolo, a seguito dell’acquisizione e incorporazione di beni dellasoppressa abbazia della stessa Santissima trinità di Venosa.

68 Sulla importante e ricca presenza teutonica a Corleto, formalizzata con l’istituzione diuna commenda nel 1231, si rimanda a HOUben. L’Ordine religioso-militare, cit. Per lo stu-dio archeologico e architettonico della sede della commenda, verosimilmente già originaria-mente ubicata nel complesso extramuraneo di torre Alemanna, si rimanda ad A. bUStO, Tor-re Alemanna. Il contributo delle indagini archeologiche, in L’Ordine Teutonico tra Mediter-raneo e Baltico. Incontri e scontri tra religioni, popoli e culture. Atti del Convegno Interna-zionale, Bari, Lecce, Brindisi, 14-16 settembre 2006, a cura di H HOUben e K. tOOMASPOeG,Galatina 2008 (Acta theutonica 5), pp. 289-345 e al contributo del medesimo studioso inquesto stesso volume.

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1. Ubicazione di Corneto e di altre località citate nel testo.

2. La carta della Locazione di Cornito nell’Atlante dei fratelli Michele (XVII se-colo).

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3. La masseria Corleto nella Carta del Regno d’Italia, redatta alla fine del XIX se-colo dall’Istituto Geografico Militare.

4. L’abitato rurale di Corleto nella carta topografica in scala 1:25.000 redatta dall’Isti-tuto Geografico Militare su base aerofotogrammetrica verticale annata 1954-1955.

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5. L’abitato rurale di Corleto oggi.

6. Cornito vecchio e Cornito novo nella rappresentazione cartografica della Capita-nata redatta da G. Antonio Rizzi zannoni (fine XVIII secolo).

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7. Veduta aerea e localizzazione della collina su cui si insediò e si articolò l’abitatomedievale di Cornetum.

8. Ortofoto della collina di Corleto.

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9. La scarpata settentrionale della collina.

10. Fotografia aerea verticale IGM anno 1954/1955 della collina di Corleto.

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11. Analisi fotointerpretativa della ripresa aerea verticale IGM 1954/1955 e restitu-zione grafica delle tracce: i fossati dell’abitato.

12. Analisi fotointerpretativa della ripresa aerea verticale IGM 1954/1955 e restitu-zione grafica delle tracce: gli accessi e la viabilità.

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13. Ripresa aerea obliqua della collina di Corleto in cui sono ben visibili le traccearcheologiche riferibili all’abitato medievale (foto 2005, Archivio del Laboratoriodi Archeologia dei Paesaggi – Università di Foggia).

14. Ripresa aerea obliqua della collina di Corleto: dettaglio delle tracce archeologi-che visibili (foto 2005, Archivio del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi – Uni-versità di Foggia).

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15. Analisi fotointerpretativa della ripresa aerea verticale IGM 1954/1955 e restitu-zione grafica delle tracce: gli edifici.

16. Analisi fotointerpretativa della ripresa aerea verticale IGM 1954/1955 e restitu-zione grafica delle tracce: le fosse.

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17. Analisi fotointerpretativa della ripresa aerea verticale IGM 1954/1955 e restitu-zione grafica delle tracce: l’edificio di culto e la necropoli.

18. Ripresa aerea obliqua della collina di Corleto: tracce relative all’edificio di cultoed alla necropoli (foto 2005, Archivio del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi– Università di Foggia).

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19. Analisi fotointerpretativa della ripresa aerea verticale IGM 1954/1955 e restitu-zione grafica delle tracce: le ripartizioni agrarie.

20. Le preesistenze di età romana nei pressi della collina di Corleto.

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21. base funeraria mutila rinvenuta nei pressi della Masseria San Martino.

22. Aree della raccolta di superficie con indicazione delle quantità di materiali rin-venuti.

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23. Selezione delle ceramiche invetriate dipinte rinvenute nella raccolta di superfi-cie.

24. Frammento di forma aperta invetriata in verde con decorazione graffita su in-gobbio.