osservatorio e-health rapporto 2005
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Osservatorio E-Health
Rapporto 2005
Aprile 2006
Autori: Luca Buccoliero, Stefano Calciolari, CERGAS Università Bocconi
Ricerca promossa e finanziata da Oracle Italia
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Indice
PREMESSA ............................................................................................................................... 3 1. OBIETTIVI DI RICERCA E STRUTTURA DEL RAPPORTO...................................... 4 2. METODOLOGIA DI RICERCA....................................................................................... 6 3. IL CONTESTO SANITARIO NAZIONALE....................................................................9
3.1 La spesa sanitaria nel SSN.................................................................................. 10 4. INTEGRAZIONE INFORMATIVA E STANDARD IN SANITÀ ................................ 15
4.1 Lo standard DICOM .............................................................................................. 16 4.2 Lo standard HL7 .................................................................................................... 18 4.3 IHE ........................................................................................................................... 20
5. RICOSTRUZIONE DELLE SCELTE STRATEGICHE IN AMBITO ICT................... 22 5.1 Il ruolo della funzione sistemi informativi ........................................................... 22 5.2 Esigenze di integrazione e risposte strategiche ............................................... 26 5.3 Approccio al problema della sicurezza............................................................... 35 5.4 Business intelligence e controllo direzionale..................................................... 38
6. VERSO ALCUNE RELAZIONI SIGNIFICATIVE ....................................................... 43 6.1 Relazione tra ruolo della funzione SI ed esternalizzazioni ICT...................... 43 6.2 Relazione tra integrazione dell’area clinica e performance aziendali ........... 45 6.3 Priorità di controllo e soddisfazione per gli strumenti di BI ............................. 47
7. CONCLUSIONI............................................................................................................... 50 BIBLIOGRAFIA...................................................................................................................... 53
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PREMESSA
I ricercatori CERGAS Bocconi hanno curato, per conto di Oracle Italia, l’indirizzo scientifico
e l’elaborazione dati della ricerca avente ad oggetto la ricostruzione e l’approfondimento delle
percezioni strategiche dei responsabili di sistemi informativi delle aziende sanitarie ed
ospedaliere del Sistema Sanitario Nazionale. Il tema è di particolare interesse sia per le
indicazioni che può offrire all’offerta sulle sensibilità ed esigenze fondamentali della
domanda, sia per relazioni tra caratteristiche organizzative, tecnologie adottate e orientamenti
decisionali.
Per un settore ad alta intensità di tecnologia quale quello sanitario, che si confronta con
un’offerta in rapida evoluzione, è particolarmente apprezzabile disporre di sintetiche
rappresentazioni delle principali caratteristiche dei sistemi informativi aziendali a livello
nazionale. Inoltre, su alcuni temi fondamentali, gli orientamenti ed i giudizi di attori
attivamente coinvolti nei processi evolutivi delle architetture tecnologiche risultano
interessanti indicatori del valore delle soluzioni tecnologiche disponibili.
Data la complessità di progettare un sistema informativo aziendale – specialmente se
articolato e influente su un diritto così fondamentale come la salute – e la difficoltà di
dimostrare l’efficacia dei relativi investimenti nel breve periodo, è dunque importante
monitorare le tendenze e le percezioni medie. Infatti, la semplice ricostruzione (ancorché
accurata) di misure di input legate all’informatizzazione in ambito sanitario (es. spese,
macchinari medicali, ecc.) rischia di avere scarso valore conoscitivo se non affiancata da
informazioni sui miglioramenti – reali o percepiti – ad essi riconducibili.
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1. OBIETTIVI DI RICERCA E STRUTTURA DEL RAPPORTO
Le finalità della ricerca, coerentemente con il mandato ricevuto dal committente, sono
riconducibili a due obiettivi fondamentali: da un lato, la ricostruzione delle scelte strategiche
operate dalle aziende sanitarie del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) in tema di automazione
dei loro sistemi informativi attraverso le tecnologie della comunicazione e dell’informazione
(ICT); dall’altro, l’esplorazione di alcune relazioni tra caratteristiche strutturali delle aziende e
scelte di investimento tecnologico e tra queste ultime ed alcuni indicatori di performance.
La complessità della ricerca derivante dai suoi ambiziosi obiettivi è stata governata limitando
le aree d’indagine a tre:
- integrazione dei processi aziendali (clinici ed amministrativi);
- sicurezza del trattamento informatico dei dati;
- business intelligence.
La prima area d’indagine fa riferimento all’organizzazione delle attività per processi, ovvero
la definizione di sequenze di attività, tra loro logicamente interrelate, in cui ogni risorsa è
gestita lungo un ciclo di vita orientato al conseguimento di un obiettivo che rappresenta valore
per l’azienda. La scelta di questo oggetto d’indagine è legata al rilievo che ha assunto nella
letteratura del business process reengeneering (Galbraith 1973, Hammer 1990, Hammer e
Champy 1993, Davenport 1993), che vede in tale modello organizzativo un fattore critico di
successo. Infatti, i moderni sistemi ERP (Enterprise Resource Systems) – che hanno trovato
diffusione nel settore sanitario italiano negli ultimo decennio – si basano proprio su tale
premessa organizzativa. Inoltre, la letteratura e le esperienze volte a offrire risposta alle
esigenze di continuità della cura vedono nella definizione di percorsi assistenziali del paziente
(o percorsi diagnostico-terapeutici del paziente – PDTP) la chiave per superare la
frammentazione dell’offerta di servizi sanitari.
La dimensione della sicurezza fa riferimento alle garanzie che il sistema informatico
aziendale offre rispetto alle esigenze di tutela dell’integrità e della privacy dei dati sanitari. La
tematica risulta di particolare interesse dato il carattere sensibile dei dati trattati dalle aziende
sanitarie.
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Infine, la business intelligence riguarda gli strumenti finalizzati al supporto del controllo di
gestione e della pianificazione strategica. Il ruolo chiave che tali tecnologie rivestono nel
governo della complessità aziendale e delle relative risorse rendono particolarmente rilevante
un approfondimento sulla loro diffusione ed il contributo che offrono alla direzione aziendale.
Come già detto, oltre alla ricostruzione delle scelte strategiche fatte in tema di automazione
informativa, la ricerca ha cercato di individuare alcune relazioni significative. Le conclusioni
in merito a tale obiettivo, basate sui risultati dell’indagine campionaria descritta nel paragrafo
successivo, hanno valore limitatamente alle percezioni delle persone intervistate – sia pure
supportate dalla rilevante professionalità legata al ruolo organizzativo da esse ricoperto – e
dall’accuratezza delle risposte fornite.
La struttura del presente rapporto di ricerca si articola in cinque parti, corrispondenti ai diversi
paragrafi che seguono. Nel §2 è descritta la metodologia su cui si è basata la ricerca. Segue,
nel §3, una sintetica descrizione del SSN italiano che rappresenta il contesto di riferimento
dell’oggetto d’analisi e degli attori intervistati. Nel §4 sono riportati un inquadramento sul
ruolo dell’integrazione (clinica ed amministrativa) nelle aziende sanitarie ed alcune note
tecniche sulle caratteristiche degli standard clinici. Il §5 mette in evidenza i risultati più
significativi relativi alla ricostruzione delle scelte strategiche operate dalle aziende sanitarie in
tema di automazione dei loro sistemi informativi attraverso le ICT. Infine, il §6 espone le
relazioni significative emerse dall’analisi.
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2. METODOLOGIA DI RICERCA
I risultati della ricerca si basano su una metodologia d’indagine che si è avvalsa di tre
strumenti tra loro complementari:
• analisi della letteratura esistente in materia;
• definizione del contesto istituzionale nazionale per la formulazione di un quadro di
riferimento;
• somministrazione di un questionario (il cui testo può essere richiesto direttamente ai
ricercatori) ai responsabili dei sistemi informativi delle aziende sanitarie italiane.
Tali strumenti hanno consentito di cogliere diversi aspetti dell’oggetto d’analisi e conferire
validità ai risultati. Infatti, l’analisi della letteratura di riferimento (riportata in bibliografia) ha
consentito di strutturare e focalizzare il questionario sulle dimensioni d’analisi più rilevanti.
Mentre il quadro istituzionale ha permesso di contestualizzare i risultati ottenuti e valutarne la
rilevanza per il sistema di riferimento. Infine, il questionario ha rappresentato lo strumento di
raccolta dati su cui sono state effettuate le elaborazioni per ricostruire le scelte strategiche
delle aziende sanitarie e le percezioni su trend evolutivi, e per cogliere alcune relazioni
significative.
La somministrazione del questionario è stata rivolta – tramite CATI1 – ai responsabili dei
sistemi informativi di tutte le aziende sanitarie presenti sul territorio italiano tra Novembre e
Dicembre 2005. In particolare, tre tipi di aziende sono state considerate: aziende sanitarie
locali (o a seconda delle denominazioni regionali, unità sanitarie locali o unità socio sanitarie
locali – di seguito ASL), aziende ospedaliere (nelle regioni in cui è avvenuto lo scorporo dei
presidi ospedalieri – di seguito AO) ed IRCCS2. Mentre i primi due tipi di aziende fanno capo
al SSN, l’ultimo tipo include anche aziende private accreditate, le cui attività svolte rivestono
rilevanti caratteristiche scientifiche e di interesse pubblico. Per un totale di 341 aziende.
Il tasso di risposta, ottenuto dopo cinque tentativi effettuati per ogni contatto (e che considera
i soli questionari per cui una risposta – ancorché “non so” – è stata data ad ogni domanda), si
1 Computer Aided Telephone Interviewing. 2 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.
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è attestato a 90 (26,4%). La struttura del campione di aziende rispondenti è descritta nelle
Figure 2.1 e 2.2.
Tabella 2.1 – Struttura del campione per tipo di azienda
Figura 2.2 – Struttura del campione per area geografica
E’ bene considerare che le ASL includono sia le aziende non dotate di presidi ospedalieri
(nelle Regioni, come la Lombardia, in cui è avvenuto lo scorporo – in proposito si veda il §3),
Nord-Ovest34%
Nord-Est 17%
Centro 18%
Sud 31%
AO 36%
ASL 58%
IRCCS 6%
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sia quelle dotate di presidi (88,7% del campione). Ciò premesso, il numero di posti letto è un
buon indicatore delle dimensioni aziendali di riferimento, il cui valore medio si attesta ai
livelli più elevati nelle AO e nell’area Nord-Est (Figg. 2.3 e 2.4).
Figura 2.3 – Numero medio di posti letto per tipo di azienda
Figura 2.4 – Numero medio di posti letto per area geografica
Nord-Ovest
Nord-Est Centro
Sud
544,13
778,25
659,29728
0
100
200
300
400
500
600
700
800
AO ASL
IRCCS
S1
789,97
588,92
320
0
100
200
300
400
500
600
700
800
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3. IL CONTESTO SANITARIO NAZIONALE
I sistemi sanitari europei sono da tempo al centro di significativi processi di riforma. Accanto
a riforme di carattere più strutturale (si pensi all’introduzione dei quasi-mercati nel Regno
Unito o al recente processo di devoluzione regionale in Spagna), i quadri istituzionali sono
destinatari di politiche finalizzate a introdurre elementi innovativi o a ripercorrere sentieri già
sperimentati. Il SSN italiano, così come istituito dalla legge 833/78, non fa eccezione.
La legge 833/78 istituisce un sistema sostanzialmente insensibile al vincolo delle risorse e alla
conseguente necessità di selezionare priorità di offerta. L’obiettivo e l’eguale tutela della
salute fisica e psichica di tutti i cittadini. Oggi, tuttavia, l’obiettivo esplicito del SSN e la
garanzia di livelli essenziali di assistenza (LEA)3, nel riconoscimento dei vincoli di bilancio
stabiliti in sede di programmazione economico-finanziaria. Questo cambiamento di
orientamento è stato determinato da una successiva legislazione4 che, di fronte alla crescita
delle risorse assorbite dal SSN così come originariamente concepito, ha recepito la necessità
di introdurre un vincolo sulla gestione.
Certamente, gli effetti sulla salute continuano a essere determinanti per la selezione delle
prestazioni, confermando così l’obiettivo fondamentale di tutela della salute. Tale obiettivo,
però, viene collocato nello spazio dell’assistenza sanitaria ritenuta essenziale. Inoltre, esplicito
e il collegamento al rispetto delle compatibilità macro-economiche (individuate in sede di
programmazione economica).
L’offerta di servizi sanitari, in Italia, si concentra prevalentemente in strutture pubbliche.
Anche se, a quest’ultimo riguardo, nel periodo 1991-99 l’incidenza di strutture sanitarie
private – operanti comunque prevalentemente all’interno dell’SSN secondo la logica
dell’accreditamento - è passata dal 9,9% al 12,4% sul totale.
3 Due sono le caratteristiche centrali dei LEA: (a) essere una lista negativa - ossia una lista che esclude le prestazioni da non effettuare, anziché includere quelle da assicurare -, il che appare coerente con l’attuale incompletezza selettiva delle prove di efficacia e con i limiti di criteri univoci di razionamento in presenza di una pluralità di valutazioni sulla qualità della vita; (b) essere basati sul criterio dell’appropriatezza clinica, ossia sulla necessità di evitare che prestazioni pur efficaci siano erogate a pazienti per i quali i rischi superano i benefici. 4 Si fa riferimento, per citare alcuni riferimenti normativi, al decreto legislativo 502 del 1992, al decreto legislativo 517 del 1993, al decreto legislativo 229 del 1999, ecc.
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Con il decreto legislativo 502/92 prende avvio il processo di aziendalizzazzione, che si
sostanzia nell’introduzione, da un lato, di norme di diritto privato e di pratiche gestionali
tipiche delle imprese private (es. schemi di remunerazione collegati alle prestazioni erogate);
dall’altro, di forme di partnership fra offerta pubblica e privata. Se per l’aziendalizzazione è
possibile individuare un percorso di progressiva estensione, diversa è, invece, la situazione
per la concorrenza.
Un nocciolo di elementi di concorrenza, che perdura dagli inizi degli anni ‘90, è conseguente
all’abolizione dell’istituto delle convenzioni con le strutture private. Tuttavia, sul modello di
concorrenza da adottare – se uno centrato sulla libertà di scelta degli utenti o uno centrato
sulla libertà di scelta degli acquirenti (come nella prospettiva negoziale del contracting out) –
la normativa si è espressa variamente. Il contestuale processo di devoluzione in materia
sanitaria a favore delle regioni, ha portato così alla realizzazione di “sistemi sanitari regionali”
con caratteri significativamente distintivi. Basti pensare a due modelli alternativi quali quello
lombardo e quello dell’Emilia Romagna. Il primo ha proceduto verso una concorrenza
centrata sulla libertà di scelta degli utenti, che ha previsto lo scorporo delle aziende
ospedaliere (AO) dalle aziende sanitarie locali (AO) e la liberalizzazione dell’offerta privata.
Il secondo si è basato sul “governo clinico” della domanda. Ovvero, è prevista la fissazione ex
ante (tramite accordo contrattuale) delle quote di produzione per ogni erogatore,
l’integrazione a rete dei diversi presidi e la resistenza a forme estese di privatizzazioni
gestionali (al fine di contenere il rischi di opportunismo legati ad una produzione a rete).
3.1 La spesa sanitaria nel SSN
In termini di incidenza percentuale sul PIL l’Italia si posiziona su valori inferiori a quelli
dell’UE sia per la spesa sanitaria totale (7.7% contro un valore UE del 8.1% nel 1998), sia per
quella pubblica (5.6% contro un valore UE del 5.9% nel 1998).
Negli ultimi anni comunque l’Italia si sta avvicinando al valore europeo, sia a causa della
ripresa della spesa sanitaria, sai per il più contenuto tasso di crescita del PIL rispetto agli altri
Paesi UE.
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Tabella 1.1. - Spesa sanitaria totale in percentuale sul PIL (1990-2003)
1990 1995 2000 2001 2002 2003
Austria 7% 8% 7,6% 7,5% 7,6% nd
Belgio 7,4% 8,4% 8,7% 8,8% 9,1% 9,6%
Danimarca 8,5% 8,2% 8,4% 8,6% 8,8% 9%
Finlandia 7,8% 7,5% 6,7% 6,9% 7,2% 7,4%
Francia 8,6% 9,5% 9,3% 9,4% 9,7% 10,1%
Germania nd 10,6% 10,6% 10,8% 10,9% 11,1%
Grecia 7,4% 9,6% 9,9% 10,2% 9,8% 9,9%
Irlanda 6,1% 6,8% 6,3% 6,9% 7,3% nd
Italia 7,9% 7,3% 8,1% 8,2% 8,4% 8,4%
Olanda 8% 8,4% 8,3% 8,7% 9,3% 9,8%
Portogallo 6,2% 8,2% 9,2% 9,4% 9,3% 9,6%
Spagna 6,7% 7,6% 7,4% 7,5% 7,6% 7,7%
Svezia 8,4% 8,1% 8,4% 8,8% 9,2% nd
Regno Unito 6% 7% 7,3% 7,5% 7,7% nd
UE 7,5% 8,8% 8,7% 8,9% 9,1% nd
Stati Uniti 11,9% 13,3% 13,1% 13,8% 14,6% 15%
Fonte: Database OCSE 2003
Le politiche di contenimento della spesa sanitaria pubblica adottate in Italia (e in Europa) a
partire dagli anni ’90, hanno prodotto una sensibile riduzione del livello di copertura pubblica
della spesa. Analizzando nello specifico la situazione italiana, l’andamento della ripartizione
della spesa sanitaria tra pubblica e privata è presentato nella tabella 1.2.
L’ammontare della Spesa Sanitaria Pubblica totale è determinata:
• per circa il 56.2% dalla spesa ospedaliera pubblica (di cui il 79,4% per la gestione
diretta degli istituti da parte delle Aziende Sanitarie Locali, mentre solo il 20.6% per la
spesa ospedaliera convenzionata);
• per il restante 43.8% da altre funzioni di spesa (quali ad esempio la farmaceutica e la
specialistica esterna).
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L’ammontare della voce Spesa Sanitaria Privata comprende invece acquisto di medicinali
(50,5%), servizi medici e paramedici non ospedalieri (40%), servizi ospedalieri (9,5%).
Tabella 1.2. Spesa sanitaria pubblica e privata rispetto al PIL (1995 – 2003)
Spesa Sanitaria Pubblica Spesa Sanitaria Privata
1995 5,3% 2,1%
1996 5,4% 2,1%
1997 5,6% 2,1%
1998 5,6% 2,1%
1999 5,7% 2,1%
2000 5,9% 2,2%
2001 6,1% 2,0%
2002 6,3% 2,1%
2003 6,3% 2,1%
Fonte: Database OCSE 2003
Focalizzando l’attenzione sulla spesa pubblica, è interessante analizzare la spesa del SSN
disaggregata secondo la classificazione economica (natura dei fattori produttivi impiegati) e il
loro andamento nel decennio di riforme 1990-2000.
La tabella 1.3 evidenzia come il personale rappresenti la voce di spesa più significativa che
nel periodo 1990/1997 ha subito una crescita continua e con un’incidenza media del 40% sul
totale. Nel 1998 e 1999, in assenza di rinnovi contrattuali e per politiche di controllo delle
nuove assunzioni, la crescita del personale ha subito un notevole rallentamento.
La seconda voce di spesa è rappresentata dai beni e servizi, che presenta un trend crescente a
eccezione di una contrazione registrata nel 1995; non sembra quindi aver risentito in maniera
particolare delle manovre di contenimento della spesa adottate nel corso degli Anni Novanta.
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Tabella 1.3. Trend della spesa sanitaria pubblica secondo la classificazione economica (2001-2004)
Fonte: Relazione Generale sulla Situazione Economica del Paese 2004.
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E’ da notare l’andamento significativamente crescente della spesa per beni e servizi, in cui
rientrano anche le risorse per le dotazioni ICT. Tuttavia si evidenzia che la spesa ICT in
sanità, secondo una ricerca di Aica-Bocconi (Borgonovi, Camussone, Occhini, 2004), è pari
allo 0,59% (più precisamente, lo 0,62% nella sanità pubblica e lo 0,50% nel caso della
componente della sanità privata).
Si tratta di una percentuale non trascurabile (oltre 600.000.000 € pari al 3% della spesa ICT a
livello nazionale) ma nettamente inferiore ad altri settori nazionali ( ad es. manifatturiero pari
a 1,14%, Camussone-Bielli 2002) e in grave ritardo agli investimenti medi ICT sanità
registrati a livello UE pari a circa il 2% ( fonte CNR), a conferma di un settore potenzialmente
interessante, sia per i vendor sia per le stesse aziende sanitarie, ma ancora non
sufficientemente maturo.
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4. INTEGRAZIONE INFORMATIVA E STANDARD IN SANITÀ 5
L’integrazione informativa, ovvero la tempestiva disponibilità delle informazioni necessarie
allo svolgimento delle diverse fasi in cui si articolano i processi (clinici e/o amministrativi), è
un’esigenza fondamentale di ogni organizzazione. Tanto più per aziende ad alta intensità
informativa come quelle sanitarie (Buccoliero 1998, Caccia 1997, Zviran e Armoni 1999).
Conseguentemente, è ragionevole attendersi che un sistema informatico aziendale “integrato”
supporti meglio i processi produttivi ed amministrativi, traducendosi in un più alto livello di
efficienza ed efficacia.
Non a caso l’offerta applicativa si è evoluta verso un modello di soluzione denominato ERP6,
che prevede come filosofia di progettazione e operativa l’integrazione informativa derivante
dall’integrazione nativa dei diversi moduli a supporto delle diverse fasi dei processi aziendali.
Tuttavia, a prescindere dalla possibilità di adozione o dall’esistenza di soluzioni ERP che
rispondano a tutte le esigenze di un’azienda sanitaria, la progettazione di un’architettura di
sistema informativo sanitario integrato necessita di appoggiarsi su standard di comunicazione
delle informazioni prodotte da attori e sistemi diversi, ma che devono essere intelligibili ai
diversi sistemi che le necessitano e, all’occorrenza, riconducibili a banche dati condivise.
In ambito clinico, esiste un percorso di certificazione delle soluzioni applicative secondo
standard di comunicazione regolamentati da enti specializzati. Questo costituisce un supporto
all’orientamento degli investimenti ICT delle organizzazioni sanitarie. A tale proposito appare
necessario chiarire alcuni presupposti che riguardano la definizione di standard.
Secondo la Direttiva Europea 98/34/CE (del 22 giugno 1998) “norma” è la specifica tecnica
approvata da un organismo riconosciuto a svolgere attività normativa e che appartenga ad una
delle seguenti categorie: norma internazionale (ISO), norma europea (EN), norma nazionale
(UNI).
Le norme sono documenti che definiscono le caratteristiche (dimensionali, di prestazione,
ambientali, di sicurezza, di organizzazione, ecc.) di un prodotto, processo o servizio, in base
5 I contenuti di questo paragrafo relativi agli standard di comunicazione clinici sono stati ripresi dal rapporto “Ricerca intervento del CERGAS Bocconi a supporto della riprogettazione del sistema informativo dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele”, CERGAS, 2004. 6 Enterprise Resource Planning.
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all’attuale stato dell’arte. Lo “standard” di conseguenza è un modello di riferimento che
utilizza un insieme di elementi per uniformare (a livello nazionale o internazionale, a seconda
dell’ente regolatore) le caratteristiche di un prodotto o servizio con l’obiettivo di semplificare
processi operativi, ottimizzare le risorse, ridurre i costi. La certificazione di un prodotto o
servizio può avvenire solo dopo la predisposizione di uno standard e, tendenzialmente, solo
dopo che tale standard è stato codificato in una norma.
In sanità i principali standard in uso sono: DICOM e HL7.
Lo standard DICOM è stato approvato dall’ISO (ed è generalmente adottato dai principali
vendor di soluzioni RIS-PACS7).
Lo standard HL7 è stato approvato dall’ISO limitatamente ad alcune componenti
fondamentali e nel mondo sanitario internazionale è comunque utilizzato come standard de
facto. Alcuni paesi europei hanno già prodotto o stanno producendo una versione “nazionale”
dello standard HL7 al fine di adattare tale standard ai requisiti funzionali ed ai processi
operativi peculiari di ogni singolo Paese. L’Italia appare in ritardo in tale ambito, anche se la
costituzione dell’affiliata HL7 Italia e alcuni tavoli tecnici del Dipartimento dell’Innovazione
Tecnologica stanno operando per favorire lo sviluppo di una versione nazionale dello
standard. Il mercato sanitario ICT risulta utilizzare ancora poco tale standard, che rappresenta
uno dei componenti fondamentali per la realizzazione di architetture di electronic medical
record (ovvero un modello di cartella clinica condivisa a livello aziendale) basate sulla
condivisione e l’interoperabilita’ dei sistemi sanitari all’interno delle strutture sanitarie e nel
territorio.
4.1 Lo standard DICOM
Fin dal 1983 la ACR (American College of Radiology) e la NEMA (National Electrical
Manifactures Association), iniziarono a collaborare per creare una standardizzazione che
potesse superare le diversità tra i vari costruttori.
Dopo 2 anni fu presentato alla RSNA (Radiological Society of North America) la prima
versione dello standard ACR-NEMA 300-1985 1.0, che nel 1988 venne aggiornato alla nuova
versione 2.0 (ACR-NEMA 300-1988). Lo standard non era esente da problemi, infatti non 7 Radiologic Information Systems – Picture Archiving and Communication Systems.
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prevedeva specifiche sulla connessione in rete delle macchine, limite estremamente
significativo per la possibilità di invio dei risultati di uno studio di imaging ad una
apparecchiatura diversa da quella che lo ha effettuato.
La necessità di scambiare immagini mediche con le relative informazioni (annotazioni, referti
del medico, ecc.) tra i diversi soggetti di un ospedale, o tra ospedali diversi, attraverso le reti
telematiche, ha fatto sorgere l’esigenza della definizione di uno standard che consentisse una
comunicazione globale tra le diverse strutture. L’evoluzione di questo standard è il DICOM,
che supera le difficoltà di interconnessione in rete, offrendo la possibilità di verificare se due
apparecchi - dichiarati conformi - sono in grado di scambiare informazioni. Il completamento
delle specifiche è avvenuto nel Settembre 1993 e il nuovo standard è stato presentato
ufficialmente alla RSNA nello stesso anno.
DICOM Versione 3.0 rappresenta lo standard de facto approvato dall’ISO che consente ai vari
dispositivi medici (TAC, risonanza magnetica, ecc.) l’archiviazione e lo scambio (anche tra
apparecchiature di diversi produttori) delle immagini e delle informazioni associate in
formato digitale.
Le specifiche di DICOM sono suddivise in parti (al fine di poter aggiornare la singola parte
senza dover ripubblicare l'intero standard). La corrente versione consiste in 9 parti più due
capitoli aggiuntivi che fissano i criteri secondo cui i file in formato DICOM possono essere
scambiati attraverso supporti di memoria removibili come dischi e nastri.
Alla base dei protocolli definiti da DICOM esiste un modello funzionale del mondo reale,
cioè un modello di come le diverse attività ospedaliere (in particolare quelle radiologiche) si
svolgono nell'ambiente operativo.
Sotto il profilo tecnico DICOM realizza un esplicito e dettagliato modello di descrizione di
una serie di “oggetti” (paziente, immagine, ecc.) che formano il dato radiologico, e di come
essi sono tra loro collegati. DICOM è un oggetto “composito”, contiene cioè molte
informazioni oltre ai pixel veri e propri: dati del paziente, dati dell’esame, dati
dell’apparecchio usato etc. Nel messaggio scambiato in rete inoltre la parte informativa vera e
propria (chiamata data set) è preceduta da una parte di comandi (detta command set ) che
contiene istruzioni sulle operazioni da compiere sul data set
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DICOM può essere considerato un elemento fondamentale dei sistemi RIS/PACS
(Radiological Information System a Picture archiving and Communication System), in quanto
prevede l’interconnessione sia meccanica che elettrica delle apparecchiature con costi e
difficoltà minori ed una manutenzione semplificata.
Nonostante la sua dettagliata normazione e la diffusione a livello internazionale, attualmente
DICOM si presta ad alcune “interpretazioni” (es. dove e come le informazioni vengono
archiviate e presentate alle applicazioni remote). Questo non significa che il fornitore non
aderisce alle specifiche dello standard DICOM o che tali interpretazioni impediscono la
connettività. Tuttavia, talvolta esse determinano una minore o maggiore interoperabilità.
4.2 Lo standard HL7
L’organizzazione non profit Health Level Seven, Inc., abbreviato “HL7”, è stata fondata nel
1987 con lo scopo di sviluppare standard di scambio e integrazione dei dati clinici per la
gestione dei processi di cura. E’ formata da 2.200 membri rappresentanti più di 500 aziende,
che includono il 90% degli information systems vendors della sanità. HL7 è ufficialmente
accreditata come Standards Development Organisation presso l’American National Standards
Institute (ANSI).
Il progetto HL7 prende il via nel marzo 1987 con l'obiettivo di semplificare le interfacce fra i
diversi applicativi sanitari e si incentra sulla standardizzazione dei formati per lo scambio di
alcuni gruppi di dati considerati comuni ad ogni sistema di tipo sanitario. HL7 fa riferimento
ai dati scambiati, alla tempistica degli scambi, e alla comunicazione di errori fra diverse
applicazioni. Infatti, esso è stato concepito per dare un framework di riferimento a tutti i
sistemi sanitari per lo scambio di informazioni. Non si occupa, invece, degli aspetti
implementativi.
HL7 prevede che le informazioni vengano impacchettate in messaggi strutturati e trasmessi
con opportune modalità proattive (ovvero non on demand, ma bensì anticipando l’esigenza
del sistema destinatario) di tipo broadcast.
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La versione 2.3.1 prevedeva lo scambio di messaggi via socket, ma l’ultimo aggiornamento
(HL7 v.3) utilizza messaggistica basata completamente su XML, adeguandosi così alla logica
delle applicazioni basate su tecnologia Java.
Allo stato attuale lo standard riguarda le interfacce necessarie allo scambio di dati fra sistemi
eterogenei rispetto ai seguenti temi:
• ammissione/dimissione/trasferimento dei pazienti;
• interrogazioni della banca dati sanitaria;
• pianificazione delle attività sanitarie e dell'impiego delle risorse;
• effettuazione di ordini;
• comunicazione di dati sanitari;
• gestione economica del ricovero;
• aggiornamento dei master file;
• gestione dei referti;
• assistenza al paziente e richiesta di consulenze.
HL7 deve supportare gli scambi informativi fra sistemi implementati con una qualsiasi
tecnologia (dal sistema di rete più evoluto ad un sistema che scambia dati attraverso file e
floppy disk); deve supportare lo scambio dei dati di singole transazioni o di un insieme di
transazioni raggruppate in file; deve permettere la presenza di variazioni locali alle singole
organizzazioni pur mantenendo un elevato grado di standardizzazione. Mentre non
presuppone nessuna architettura di sistema informativo è quindi pensato come una interfaccia
"plug and play" fra diversi sistemi.
Lo standard HL7 prevede sostanzialmente tre grandi tipi di interazioni fra entità in
comunicazione:
• l’aggiornamento dei dati non sollecitato (il sistema inviante invia un aggiornamento di
dati al sistema ricevente che fornisce una conferma del ricevimento
(acknowledgment);
• l’interrogazione (query) grazie alla quale un sistema può interrogare una controparte
che fornisce la risposta o una condizione di errore;
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• ogni messaggio inviato (notificato in modalità broadcast) non può essere ripudiato ed
è quindi sempre confermato dalla controparte.
In particolare, nella Versione 3 dello standard HL7 la focalizzazione non e’concentrata
solamente sul piano infrastrutturale, sintattico, operativo, ma anche sulla gestione del dato
clinico, sulla sua rappresentazione informatica, sulle sue caratteristiche informative, sulle
codifiche/terminologie da associare. Infatti, HL7 v.3 mette a disposizione un’ontologia
potenzialmente completa, che può fare da riferimento anche per specifici progetti di sviluppo,
abbinata ad un modello informativo per la descrizione/classificazione del contesto
operativo/comunicativo dei concetti e delle informazioni sanitarie (il Reference Information
Model – RIM). Un modello informativo e’ una rappresentazione strutturata delle informazioni
all’interno di uno specifico dominio di interesse; tale modello esprime le classi di
informazione richieste e le proprieta’ di queste classi, in termini di attributi, relazioni,
condizioni e stati. Lo standard HL7 v3 definisce quindi diversi tipi di modelli informativi per
rappresentare diversi contesti di interesse e pertanto, abbinato all’utilizzo di adeguati sistemi
di codifica terminologica, può costituire una base di riferimento per la condivisione effettiva
del patrimonio semantico dei dati e l’interoperabilità dei sistemi informativi sanitari.
4.3 IHE
Integrating the Healthcare Enterprise (IHE) è un progetto internazionale, nato e
sponsorizzato dalle Società dei Radiologi (RSNA - Radiological Society of North America - e
COCIR - European Coordination Committee of the Radiological and Electromedical
Industries) allo scopo di incrementare l’integrazione informativa in ambiente sanitario. E’ da
precisare che IHE non è uno standard di comunicazione, ma è un’iniziativa per la promozione
dell’utilizzo degli standard DICOM e HL7. Dunque IHE non è un ente certificatore o di
normazione.
Possiamo pensare IHE come la definizione di uno “scenario di riferimento relativo a processi
di comunicazione in ambito sanitario” che utilizza come elementi fondamentali la struttura, i
messaggi e le regole degli standard HL7 e DICOM (vedi Fig.4.1).
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5. RICOSTRUZIONE DELLE SCELTE STRATEGICHE IN AMBITO ICT
Questa sezione offre un quadro degli aspetti più significativi emersi in seguito all’analisi di
alcuni aspetti organizzativi e delle scelte strategiche operate dalle aziende intervistate in
ambito ICT.
5.1 Il ruolo della funzione sistemi informativi
Considerando il ruolo organizzativo della funzione “Sistemi Informativi” (SI) nelle tre
tipologie di aziende analizzate, è interessante notare che nella maggior parte dei casi la
relativa unità organizzativa risulta collocata in staff alla Direzione Generale (Fig. 5.1). La
fattispecie è particolarmente prevalente nelle AO (75%). Seguono le ASL (64%) e gli IRCCS
(40%).
Tale evidenza induce a ritenere che la funzione “Sistemi Informativi” giochi un ruolo di
primo piano nella definizione dell’architettura del sistema informativo aziendale e nelle
relative decisioni di investimento.
Figura 5.1: Ruolo organizzativo della funzione “Sistemi Informativi” per tipologia di azienda
24 6 0 2
34 9 9 1
2 2 0 1
0% 20% 40% 60% 80% 100%
AO
ASL
IRCCS
Staff a DG
Staff a DA
Line
Altro
COPYRIGHT CERGAS 2006 23
L’evidenza appena descritta trova conferma anche considerando le aree geografiche di
appartenenza delle aziende (Fig. 5.2). Con l’eccezione del Nord-Est, dove l’unità
organizzativa si trova prevalentemente in staff alla Direzione Amministrativa.
Figura 5.2: Ruolo organizzativo della funzione “Sistemi Informativi” per area geografica
L’ipotesi della centralità della funzione SI nelle decisioni strategiche e di investimento
relative alla progettazione all’architettura del sistema informativo aziendale, trova due
conferme nell’analisi del ruolo del responsabile SI nella definizione del piano ptrategico e
nell’approvazione del budget.
Con riferimento al primo punto, si evidenzia come nella maggioranza dei casi (82%) la
funzione SI partecipa al processo di pianificazione strategica. Evidenza riscontrata sia
nell’analisi per tipo di azienda (nelle AO si raggiunge l’88% dei casi), sia in quella per area
geografica (risp. Fig. 5.3 e 5.4). La partecipazione consiste nel coinvolgimento attivo del
responsabile SI nella definizione dei piani strategico e organizzativo.
23 3 2 3
4 8 3 0
13 3 00
20 3 4 1
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud
Staff a DG
Staff a DA
Line
Altro
COPYRIGHT CERGAS 2006 24
Figura 5.3: Partecipazione alla Pianificazione Strategica della funzione SI per tipo di azienda
Figura 5.4: Partecipazione alla Pianificazione Strategica della funzione SI per area geografica
5
26
0
15
4
12
7
21
0
5
10
15
20
25
30
35
Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud
SI
NO
4
28
10
43
2
3
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
A O A S L IRC CS
S I
N O
COPYRIGHT CERGAS 2006 25
Con riferimento al ruolo della funzione SI nell’approvazione del budget (Fig. 5.5), essa ha
nella maggior parte dei casi (71,1%) ruolo consultivo (con una punta dell’81% nelle AO,
seguite dalle ASL con il 68% dei casi). Inoltre, in una percentuale significativa di casi
(16,7%, con una punta del 20,8% nelle ASL) il pronunciamento del responsabile SI ha effetto
vincolante. E’ invece contenuta (salvo per gli IRCCS - il cui ridotto numero, però, non rende
il dato ragionevolmente rappresentativo), la percentuale dei casi in cui non è richiesta alcuna
approvazione (11,1%).
Figura 5.5: Partecipazione all’approvazione del budget della funzione SI per tipo di azienda
Considerando la distribuzione delle aziende intervistate nelle diverse aree geografiche, viene
confermato il ruolo consultivo della funzione SI casini modo piuttosto uniforme sul territorio
nazionale (Fig. 5.6).
1 26 4 1
0 35 11 7
0 3 0 2
0% 20% 40% 60% 80% 100%
AO
ASL
IRCCS
Non sa/risponde
Consultiva
Vincolante
Approvaz non richiesta
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Figura 5.6: Partecipazione all’approvazione del budget della funzione SI per area geografica
5.2 Esigenze di integrazione e risposte strategiche
Con riferimento al tema dell’integrazione informativa, è stato domandato ai responsabili dei
SI del campione rispetto a quale area gestionale (amministrativa, clinica, o nei punti di
incontro di queste due) ritenessero critico il problema della mancanza di integrazione tra le
basi dati aziendali. Tralasciando i casi in cui il problema è dichiarato inesistente (6% ASL e
16% AO), e su cui sarebbe interessante fare maggiori approfondimenti, le risposte date
offrono un’interessante chiave di lettura delle priorità aziendali (Fig. 5.7).
L’ordine di criticità vede al primo posto l’esigenza di integrazione delle banche dati a
presidio dei punti d’incontro delle aree cliniche e amministrative (43%). L’area clinica
rappresenta il secondo ambito gestionale (36% nelle ASL e 34% nelle AO) per rilevanza del
problema. L’area amministrativa viene all’ultimo posto ed è percepita come rilevante
soprattutto dagli IRCCS (40%).
1 18 8 4
0 12 3 0
0 13 1 2
0 21 3 4
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
31
15
16
28
Nor
d-O
vest
Nor
d-E
st
Cen
tro
Sud
Non sa/risponde
Consultiva
Vincolante
Approvaz non richiesta
COPYRIGHT CERGAS 2006 27
Figura 5.7: Percezione del problema dell’integrazione informativa per tipo di azienda
L’analisi per area geografica mostra che ovunque il problema è percepito come critico (Fig.
5.8). Per quanto concerne l’ordine di priorità per tipologia di area gestionale, la diagnosi resta
invariata. Ad eccezione del Nord-Est, dove la priorità spetta all’area clinica.
Figura 5.8: Percezione del problema dell’integrazione informativa per area geografica
11 3 12 5
7 2 4 2
6 1 9 0
7 6 14 1
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud
Clinica
Amm.va
Punti Clinica/Amm.va
Problema inesistente
11 2 14 5
19 8 23 3
1 2 2 0
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
AO
ASL
IRCCS
Clinica
Amm.va
Punti Clinica/Amm.va
Problema inesistente
COPYRIGHT CERGAS 2006 28
Appurata la rilevanza del problema, è consequenziale chiedersi se esistono e quali sono le
strategie di integrazione adottate dalle aziende per migliorare l’accessibilità dei dati e
agevolare i flussi informativi. Il questionario riconduce le strategie a quattro possibili forme di
integrazione: on line, di tipo nativo, tramite sistemi di datawarehousing (DWH) e di tipo
batch. Al responsabile SI è stato richiesto di stimare in che misura percentuale i diversi tipi di
integrazione sono adottati nei diversi sistemi automatizzati dell’azienda.
Innanzi tutto, il 68,9% degli intervistati dichiara di aver attivato una strategia di integrazione
tra banche dati in azienda. In particolare, l’integrazione nativa rappresenta mediamente il
37,8% della strategia d’integrazione implementata; seguita dall’integrazione on-line. L’analisi
per tipo d’azienda offre più specifiche informazioni (Fig. 5.9).
Figura 5.9: Strategia di integrazione per tipo di azienda
Un risultato interessante è emerso dall’analisi della diffusione di soluzioni applicative di tipo
ERP a supporto dell’area gestionale amministrativa. Infatti, discernere tra una soluzione ERP
ed una “non ERP” sulla base di criteri oggettivi non è un’operazione immediata.
Conseguentemente, è un’ipotesi ragionevole che possa esistere un divario tra la percezione e
l’effettiva dotazione di un sistema ERP “vero”.
Per testare tale ipotesi, è stato chiesto sia se l’azienda dispone di una soluzione ERP sia la
denominazione commerciale ed il fornitore di questa. La prima domanda coglie la
percezione/convinzione dell’intervistato. La seconda domanda offre la possibilità di valutare a
posteriori le caratteristiche della soluzione e l’effettiva coerenza della stessa con le
22,73
16,34 17,5
8,47
25,09
0
31,6
22,34 23,33
37,19 36,23
59,17
0
10
20
30
40
50
60
70
AO ASL IRCCS
Batch
DWH
On-Line
Nativa
COPYRIGHT CERGAS 2006 29
caratteristiche fondamentali di un’autentica soluzione ERP (che è tale solo se caratterizzata da
un database unico e da una struttura applicativa basata sulla logica organizzativa per
processi). Il 43% dei responsabili ritiene che la soluzione di cui è dotato risponda alle
caratteristiche di una soluzione ERP, mentre ciò risulta vero in senso stretto nel 16% dei casi.
Considerando ora gli strumenti e le strategie di integrazione adottate nell’area clinica, è
rilevante valutare il livello di diffusione della cartella clinica elettronica (CCE), degli standard
clinici di comunicazione, e degli interventi organizzativi finalizzati alla realizzazione di
percorsi assistenziali del paziente (PDTP) supportati da soluzioni informatiche.
La diffusione di un sistema di CCE nelle aziende del campione risulta limitata (Fig. 5.10).
Alla domanda se l’azienda disponesse di un sistema di cartella clinica elettronica, solo il
45,6% degli intervistati ha dato risposta affermativa. Scomponendo le risposte per tipo di
azienda, spicca il dato degli IRCCS, in cui la presenza di un sistema di CCE si attesta all’80%
dei casi. Tuttavia, è stato rilevato che nelle aziende che attualmente non dispongono di tale
soluzione v’è un significativo orientamento ad adottarla entro l’anno (46,9%).
Figura 5.10: Diffusione della cartella clinica elettronica per tipo di azienda
COPYRIGHT CERGAS 2006 30
Inoltre, nonostante la limitata diffusione, è interessante notare che, tra i casi in cui il sistema
di CCE risulta presente, prevalgono architetture di livello aziendale o che coprono sia il
livello del reparto sia quello aziendale (85,4%). Mentre pare limitato il ricorso a soluzioni
esclusivamente a livello di reparto (Fig. 5.11).
Figura 5.11: Tipologia di cartella clinica elettronica adottata per tipo di azienda
1 2 12
3 4 15
00 4
0% 20% 40% 60% 80% 100%
AO
ASL
IRCCS
Azienda
Reparto
Entrambi
1 7 1 5
3 1 2 2
1 4
0 % 1 0 % 2 0 % 3 0 % 4 0 % 5 0 % 6 0 % 7 0 % 8 0 % 9 0 % 1 0 0 %
A O
A S L
IR C C S
N O
S I
COPYRIGHT CERGAS 2006 31
Per quanto concerne gli standard clinici, la maggior parte delle aziende intervistate ne fa
utilizzo (70%). In particolare, è tra le AO che si rileva il livello più elevato di diffusione di
tale strumento (87,5%).
Figura 5.12: Diffusione degli standard clinici per tipo di azienda
Con riferimento al tipo di standard clinici adottati, i più diffusi sono HL7 e DICOM, con
percentuali pressoché analoghe (circa il 48% del totale delle strutture che adottano standard
clinici). In particolare, nelle ASL e AO è leggermente più diffuso lo standard HL7
(rispettivamente 43,4% e 62,5%), mentre negli IRCCS prevale lo standard DICOM (60%).
Marginale risulta la diffusione di IHE, che comunque (come si accennava nel § 4.3) non è uno
standard di comunicazione.
2 8 4
3 2 2 1
3 2
0 % 1 0 % 2 0 % 3 0 % 4 0 % 5 0 % 6 0 % 7 0 % 8 0 % 9 0 % 1 0 0 %
A O
A S L
IR C C S
S I
N O
COPYRIGHT CERGAS 2006 32
Figura 5.13: Tipologia di standard clinici adottati per tipo di azienda
Gli interventi di riprogettazione organizzativa finalizzati alla realizzazione di PDTP
presentano anch’essi un alto livello di diffusione nel campione (71%). Inoltre, come si può
notare in Fig. 5.14, non si rilevano significative disomogeneità di diffusione nei diversi tipi di
aziende. Altro dato interessante è che prevalgono i casi in cui il numero di PDTP
implementati in azienda è superiore a tre (68,8%). Questo rappresenta un indicatore del
consolidamento della strategia tra le aziende intervistate e può essere ritenuto collegato agli
importanti obiettivi che le aziende ritengono di poter perseguire con tale strategia: maggiore
appropriatezza delle cure (95,3%), riduzione dei costi (75%), maggiore soddisfazione del
paziente (71,9%) e ottimizzazione della gestione del personale (57,8%).
Tuttavia, all’ampia diffusione di tali interventi organizzativi – che rappresentano un valido
driver per l’attuazione dell’integrazione informativa – non corrisponde un’altrettanto ampia
diffusione dei casi in cui i PDTP sono supportati dal sistema informatico aziendale (39,1%).
Inoltre, nei casi in cui tale supporto è dichiarato, prevale un approccio all’automazione che
prevede un mix tra acquisizione di nuove soluzioni ad hoc e integrazione dei sistemi legacy.
20 19 2
23 21 1
1 3 0
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
AO
ASL
IRCCS
HL7
DICO M
IHE
COPYRIGHT CERGAS 2006 33
Figura 5.14: Diffusione dei sistemi PDTP per tipo di azienda
Al termine della rassegna dei principali strumenti e strategie di integrazione informativa,
occorre valutare il loro impatto sul livello di soddisfazione ad essi associato relativamente al
raggiungimento dell’obiettivo. Il questionario ha previsto una domanda test sul livello di
soddisfazione circa l’integrazione tra i sottosistemi diagnostici e le unità operative dell’area
clinica. Il livello di soddisfazione è stato misurato con una scala ordinale che prevede i
giudizi: “poco o per nulla” soddisfacente (38,9%), “abbastanza” soddisfacente (38,9%) e
“molto” soddisfacente (16,7%)8.
Considerando la tipologia di aziende (Fig. 5.15), nelle ASL il giudizio appare lievemente più
negativo che nelle AO: nelle ASL, infatti, la risposta che ottiene una maggioranza relativa è
“poco o nulla” (47,2%), mentre nelle AO è la risposta “abbastanza” ad avere la maggioranza
assoluta (56,3%). Ancora una volta gli IRCSS si differenziano: la risposta che ottiene la
maggioranza relativa è “molto” (40%), anche se significativa è la percentuale dei non
rispondenti (20%).
8 Il 5,6% del campione non ha dato risposta alla domanda.
2 6 24
5 12 36
1 0 4
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
AO
ASL
IRCCS
Non risponde
NO
SI
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Figura 5.15: Giudizio sull’integrazione tra sottosistemi diagnostici ed unità operative dell’area clinica
Di fronte al quadro problematico appena descritto, si rileva comunque un prevalente
orientamento delle aziende intervistate a ritenere prioritario l’investimento in integrazione
informativa. Infatti, utilizzando una scala da 1 a 10, la priorità media attribuita dagli
intervistati si attesta a 8,53.
Anche declinando l’analisi per i diversi tipi di azienda, si rileva un quadro in cui prevale
l’opinione che investimenti in tale ambito presentano un’alta priorità (Fig. 5.16).
0
9
18
5
4
25
16
8
1
1
1
2
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
A O A S L IRCCS
M olto
A bbastanza
P oco o nulla
Non risponde
COPYRIGHT CERGAS 2006 35
Figura 5.16: Priorità di investimento in integrazione informativa per tipo di azienda
5.3 Approccio al problema della sicurezza
Il questionario ha dato come presupposto la rilevanza della tematica, date le disposizioni
normative del vigente Testo Unico sulla Privacy9 e la consistente alta priorità attribuita a
sicurezza e privacy dai CIO10. Quindi l’attenzione è stata posta sugli strumenti e le politiche
adottate in risposta al problema della sicurezza connesso con l’adozione di sistemi informatici
a supporto delle attività gestionali.
Il primo aspetto analizzato è quello della presenza di sistemi automatizzati di autenticazione e
autorizzazione per l’accesso ai dati clinici aziendali. I risultati mostrano che tali strumenti
sono utilizzati dalla gran parte delle aziende (83,3% del campione, per arrivare al 100% negli
IRCCS).
9 Decreto legislativo 196/2003. 10 In proposito, lo studio di Ernst & Young “Global Information Security Survey 2004” condotto su un campione 1.233 organizzazioni di 51 Paesi, rileva come prioritario l’investimento in information security indicando le esigenze derivanti dalla normativa sulla privacy quali catalizzatori di tale orientamento (www.ey.com/global/download.nsf/International/2004_Global_Information_Security_Survey/). A partire dalla stessa indagine spicca il dato relativo al contesto italiano, in cui si rileva un buon livello di consapevolezza circa il problema della sicurezza. Tuttavia, è significativo lo sbilanciamento dell’attenzione verso minacce esterne piuttosto che interne: da qui deriva che solo il 30% delle aziende investe adeguatamente in formazione dei propri dipendenti sulla sicurezza (www.de.ey.com/global/download.nsf/Italy/Uff_Stampa_-_Comunicati_Stampa_-_Sicurezza_IT_2004/).
A O
A S L
IRCCS
S 1
8,75
8,31
9,4
7,6
7,8
8
8,2
8,4
8,6
8,8
9
9,2
9,4
COPYRIGHT CERGAS 2006 36
Figura 5.17: Presenza di sistemi di autenticazione all’accesso per tipo di azienda
Tuttavia, si può notare che sono stati adottati in gran parte sistemi di autenticazione di tipo
“debole”. Infatti, solo il 20% delle aziende dichiara di avere adottato sistemi di autenticazione
“forte” (es. smart card o strumenti di rilevazione biometria). All’interno delle diverse
tipologie d’azienda, le AO presentano una maggior proporzione di risposte affermative (25%)
rispetto alle ASL (17%) e agli IRCCS (20%). Declinando l’analisi per area geografica, si nota
una concentrazione delle aziende che dichiarano di utilizzare sistemi di autenticazione forte
nel Nord-Ovest (50%).
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
AO
ASL
IRCCS
NO
SI
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Figura 5.18: Tipologia di sistemi di autenticazione adottati per tipo di azienda
Un aspetto interessante che emerge dall’analisi incrociata delle risposte fa riferimento ad una
apparente contraddizione che si presta a diverse interpretazioni. Da un lato, infatti, risulta
molto alta la percentuale di aziende che dichiarano di aver implementato sistemi di
segmentazione dei diritti di accesso del personale ai dati (86,7% del campione). Inoltre, molte
sono anche le aziende che adottano politiche di monitoraggio delle transazioni che avvengono
nel sistema informatico (70%) e che dichiarano di aver svolto un programma di formazione
del personale su politiche e strumenti di sicurezza aziendale (73,3%).
Dall’altro lato, però, risulta decisamente bassa la percentuale di aziende che dispongono di
infrastrutture attive di disaster recovery (37,8%), elemento basilare per tutelare la sicurezza
dei dati in caso di attacchi esterni e/o imprevisti. Questo dato, in confronto alla diffusione di
politiche e strumenti onerosi e sofisticati poco sopra descritti, risulta quantomeno
incongruente. Tuttavia, è bene osservare che l’imminenza delle scadenze previste dalla
normativa sulla privacy a ridosso della somministrazione del questionario potrebbe aver
condizionato alcune risposte.
24 8
44 9
4 1
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
AO
ASL
IRCCS
Sistemi DEBOLI
Sistemi FORTI
COPYRIGHT CERGAS 2006 38
5.4 Business intelligence e controllo direzionale
Il controllo di gestione (o controllo direzionale) rappresenta lo strumento fondamentale
utilizzato dalle aziende per perseguire gli obiettivi strategici e presidiare l’equilibrio
economico finanziario. L’offerta tecnologica propone diverse soluzioni per il supporto di tale
funzione aziendale. In particolare, le soluzioni di Business Intelligence (BI) si prefiggono di
utilizzare le potenzialità del sistema informatico aziendale per ottimizzare il controllo di
gestione nella sua funzione di produzione tempestiva di informazioni accurate a supporto dei
processi decisionali. Non a caso le suite di BI si propongono come l’insieme completo di
strumenti applicativi volti a massimizzare l’efficacia del controllo direzionale nel supportare il
perseguimento degli obiettivi aziendali.
Il primo oggetto d’indagine della ricerca ha riguardato l’ordine di priorità delle aziende
intervistate in merito ai principali obiettivi del controllo direzionale. Questo per fissare, come
punto di riferimento, la prospettiva della domanda. A tal fine è stata utilizzata una scala da 1 a
10 per indicare il livello di importanza di ciascun obiettivo predefinito.
L’ordine di priorità generale dei tre obiettivi sottoposti all’attenzione degli intervistati è
risultato il seguente: contenimento dei costi (9), arrivare ad indicatori di costo/proventi
avanzati (8) e massimizzazione dei profitti (6,34). Declinando l’analisi per tipo di azienda
(Fig. 5.19) si nota come il contenimento dei costi è una priorità trasversale, mentre la
costruzione di indicatori di costo/proventi avanzati risulta meno importante per le ASL.
Infine, la massimizzazione dei proventi registra la priorità più bassa – tranne che per gli
IRCCS.
COPYRIGHT CERGAS 2006 39
Figura 5.19: Priorità del controllo direzionale per tipo di azienda
6,63
8,619,1
5,9
7,53
8,919,2 9,2 9,4
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Massimizzazione proventi
Indicatori di costo/proventi avanzati
Contenimento costi
AO ASL IRCCS
Con riferimento agli strumenti informatici adottati per supportare la funzione di controllo
direzionale, è stato chiesto alle aziende se dispongono di una suite di BI. Nella grande
maggioranza dei casi la risposta è stata negativa (73,3%), anche considerando i diversi tipi di
aziende (Fig. 5.20).
Figura 5.20: Dotazione di suite di Business Intelligence per tipo di azienda
23 9
39 14
4 1
0 20 40 60 80 100
AO
ASL
IRCCS
NO
SI
COPYRIGHT CERGAS 2006 40
Focalizzando l’attenzione sulle aziende non dotate di suite di BI, tra queste prevale l’adozione
di soluzioni applicative alternative. Tra queste ultime, risulta dominante la strategia basata su
mix di software acquistati da terzi, software sviluppati in economia e applicativi di
informatica individuale (71,2%). Nelle aziende che adottano altri tipi di soluzioni, risultano
preferiti applicativi software acquistati da terzi rispetto a quelli sviluppati in economia o al
ricorso all’informatica individuale (Fig. 5.21).
Figura 5.21: Diffusione soluzioni applicative alternative alla suite di BI per tipo di azienda
1 1 6 0 15
0 2 7 1 29
00 1 0 3
0% 20% 40% 60% 80% 100%
AO
ASL
IRCCS
Non risponde
Informatica individuale
SW da terzi
SW in economia
Mix
A questo punto si è cercato di testare il livello di soddisfazione (in una scala da 1 a 10)
rispetto al supporto dello strumento utilizzato per il perseguimento di ciascuno dei tre
obiettivi precedentemente analizzati. In generale, la soddisfazione risulta piuttosto bassa
rispetto a tutti gli obiettivi: contenimento dei costi (6,71), arrivare ad indicatori di
costo/proventi avanzati (6,28) e massimizzazione dei profitti (5,45). Focalizzando l’attenzione
sui diversi tipi di aziende, le AO si dimostrano mediamente più soddisfatte (Fig. 5.22). Una
possibile spiegazione potrebbe essere legata alla complessità della gestione del territorio (per
le ASL) ed alle peculiarità dell’attività scientifica svolta negli IRCCS.
COPYRIGHT CERGAS 2006 41
Figura 5.22: Livello di soddisfazione per gli applicativi a supporto del controllo direzionale
6,2
6,68 6,84
5,09
6,11
6,72
4,8
5,6 5,8
0
1
2
3
4
5
6
7
Massimizzazione proventi
Indicatori di costo/proventi avanzati
Contenimento costi
AO ASL IRCCS
L’ultima dimensione indagata, relativamente agli strumenti tecnologici funzionali al controllo
direzionale, è stato il livello di supporto (in una scala da 1 a 10) da questi offerto alla
pianificazione strategica ed alla comunicazione con la Regione (in termini di rendicontazione
richiesta).
Per quanto riguarda la pianificazione strategica, si è distinto il supporto alla Direzione
Generale (6,33) da quello offerto alla Direzione Sanitaria (6,25). Gli IRCCS sono il tipo di
azienda che ha espresso il giudizio più basso per il supporto alla Direzione Generale (5,8),
mentre spetta alle AO il giudizio medio minimo per il supporto alla Direzione Sanitaria
(5,83). La Fig. 5.23 declina l’analisi completa per tipo di azienda.
COPYRIGHT CERGAS 2006 42
Figura 5.23: Giudizio sul supporto degli applicativi di BI alla pianificazione strategica
6
5,83
6,57
6,47
5,8
6,4
5,4
5,6
5,8
6
6,2
6,4
6,6
Supporto DG
Supporto DS
AO ASL IRCCS
Relativamente al livello di supporto offerto dagli applicativi di BI per la semplificazione
dell’attività di rendicontazione finalizzata a soddisfare le richieste informative della Regione,
esso si attesta in generale a 6,65. Più in dettaglio, tra i diversi tipi di aziende, le ASL risultano
le meno soddisfatte (Fig. 5.24).
Figura 5.24: Supporto degli applicativi di BI alla semplificazione della reportistica richiesta dalla Regione
7
6,42
7
6,1
6,2
6,3
6,4
6,5
6,6
6,7
6,8
6,9
7
AO ASL IRCCS
COPYRIGHT CERGAS 2006 43
6. VERSO ALCUNE RELAZIONI SIGNIFICATIVE
In questa sezione del rapporto vengono poste in evidenza alcune relazioni significative emerse
dall’analisi delle risposte date al questionario. Si premette che i risultati di seguito esposti,
dato il non elevato tasso di risposta e la non casualità del sistema di campionamento adottato,
non hanno la pretesa di essere rappresentativi dei comportamenti ed orientamenti decisionali
dell’universo di riferimento (cioè il settore sanitario pubblico). Tuttavia, essi possono
considerarsi ragionevolmente indicativi di linee di tendenza su cui varrebbe la pena di
effettuare ulteriori indagini.
6.1 Relazione tra ruolo della funzione SI ed esternal izzazioni ICT
Una prima serie di relazioni significative riguarda il legame tra il ruolo organizzativo della
funzione SI e la tendenza ad esternalizzare i servizi ICT. In particolare, è stato possibile
individuare alcune associazioni che sembrano confermare l’idea di un’influenza della
funzione SI ad orientare i processi decisionali di spesa verso l’esternalizzazione.
In primo luogo, si osserva una relazione tra la propensione ad esternalizzare i servizi ICT
(rappresentata dalla percentuale di budget ICT dedicata all’acquisto di servizi che
rappresentano esternalizzazioni), ed il ruolo del responsabile SI nel processo di approvazione
del budget. Infatti, laddove il responsabile SI esercita influenza (di tipo consultivo o
vincolante) nell’approvazione del budget ICT, la percentuale di budget destinata alle
esternalizzazioni risulta nettamente maggiore rispetto ai casi ove tale influenza non c’è (Fig.
6.1). La sostenibilità di una generalizzazione in tal senso è indebolita dalla limitata incidenza
nel campione delle aziende in cui il responsabile SI non esercita influenza nel processo di
approvazione (11,1% - concentrati negli IRCCS).
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Figura 6.1: Relazione tra influenza SI nell’approvazione del budget ICT e percentuale di budget destinata alle
esternalizzazioni
Declinando la medesima analisi per i tipi di azienda, i precedenti risultati appaiono
confermati, con la sola eccezione degli IRCCS (Fig. 6.2). Per questi ultimi, infatti, non si
rileva differenza alcuna.
Figura 6.2: Relazione tra influenza SI nell’approvazione del budget ICT e percentuale di budget destinata alle
esternalizzazioni per tipo di azienda
35,92
35
0
23,69
13,23
3,37
5
0
5
0 5 10 15 20 25 30 35 40
AO
ASL
IRCCS
Altro
App. Bdg. Vincolante
App. Bdg. Consultiva
N.B. : Il valore nullo è indicativo di mancata risposta o non esistenza della categoria.
27,1
19,03
3,78
0
5
10
15
20
25
30
1
App. Bdg. Consultiva
App. Bdg. Vincolante
Altro
COPYRIGHT CERGAS 2006 45
Un’altra relazione significativa è stata riscontrata indagando il legame tra la partecipazione
della funzione SI al processo di pianificazione strategica e la suddetta propensione ad
esterrnalizzare i servizi ICT. I risultati pongono in evidenza che ove tale partecipazione
sussiste, la tendenza media all’esternalizzazione è superiore (Fig. 6.4). Questo, assieme ai
precedenti risultati, sembra supportare l’ipotesi che il coinvolgimento della funzione SI nei
processi decisionali (di allocazione delle risorse e definizione delle linee strategiche) tenda a
promuovere le esternalizzazioni di servizi ICT.
Figura 6.4: Relazione tra partecipazione SI alla pianificazione strategica e porzione (%) di budget ICT destinata
ad esternalizzazione
6.2 Relazione tra integrazione dell’area clinica e pe rformance aziendali
Un’altra relazione indagata riguarda il legame tra la presenza di integrazione informativa
dell’area clinica e performance aziendali. Ovviamente i due concetti enunciati (di integrazione
27,23
18,71
0
5
10
15
20
25
30
1 2
S.I.partecipa al piano
strategico
S.I. NON
partecipa al piano
strategico
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clinica e performance) rivaleggiano per complessità di misurazione; tuttavia, si è cercato di
ricondurli a due indicatori facilmente gestibili per poter effettuare una prima valutazione.
Quanto alle performance aziendali, dato il sempre fervente dibattito sulla multidimensionalità
di tale concetto e l’estrema difficoltà di coglierne le molteplici sfaccettature in un’intervista
telefonica, si è adottato il risultato di esercizio (risultante da bilancio aziendale) come metrica.
Il questionario, però, chiedeva se il risultato d’esercizio dell’ultimo anno fosse stato: positivo,
negativo o in pareggio. Questo onde evitare al massimo scostamenti dalla realtà dovuti a
fattori mnemonici.
Riguardo all’integrazione informativa dell’area clinica, si è ricorsi alla composizione in un
indicatore di sintesi dalle risposte alle domande del questionario inerenti tale aspetto. In
particolare, sono state considerate le domande relative:
• Alla presenza o meno di un sistema di CCE in azienda;
• Al tipo di CCE presente in azienda;
• All’esistenza o meno di un supporto informatico per i PDTP implementati;
• Al livello di soddisfazione rispetto all’integrazione informativa tra sottosistemi
diagnostici ed unità operative dell’area clinica.
Le risposte a tali domande sono state ricondotte a indici quantitativi che riflettessero la
convinzione che la presenza di una CCE, di tipo aziendale piuttosto che di reparto, il supporto
informatico dei PDTP ed un alto livello di soddisfazione per l’integrazione tra diagnostica e
unità operative sanitarie, sono segnali di integrazione informativa dell’area clinica. Tali indici
sono stati poi ricondotti ad un unico indicatore quantitativo attraverso un sistema di
ponderazione.
Infine, è stata testata la correlazione tra le due misure di performance aziendale e integrazione
dell’area clinica. Ne è risultata una correlazione positiva (0,42) statisticamente significativa.
Vale a dire che nelle aziende in cui più è elevato l’indicatore di integrazione dell’area clinica
da noi costruito, più è probabile riscontrare un risultato d’esercizio in pareggio o positivo
(rispetto alle aziende in cui tale indicatore si attesta su valori inferiori).
Agli sembra opportuno porre in evidenza che è stato possibile condurre il test solo su una
parte del campione (32,2%). Questo perché l’incompletezza di alcuni questionari non ha
consentito di calcolare un indicatore complesso come quello costruito per misurare
l’integrazione informativa dell’area clinica. Ovviamente, data la rilevanza del risultato in
COPYRIGHT CERGAS 2006 47
termini di orientamento delle decisioni d’investimento in ICT, potrebbe essere interessante –
in una ricerca più focalizzata – analizzare più approfonditamente tale dimensione.
6.3 Priorità di controllo e soddisfazione per gli strume nti di BI
Riportando l’attenzione sugli strumenti tecnologici per il supporto al controllo direzionale, si
è cercato di verificare se il livello di priorità attribuito agli obiettivi del controllo direzionale
influenzi in qualche modo il giudizio di soddisfazione su quegli strumenti che facilitano il
perseguimento degli obiettivi ritenuti più importanti. L’ipotesi di partenza è che l’alto livello
di priorità di un obiettivo mobilita risorse ed incentivi per assicurarne il perseguimento: tra
tali risorse rientrano gli strumenti di BI adottati. Perciò, quanto più importante è un obiettivo
tanto più l’attenzione posta sulla corretta implementazione e l’uso dei relativi strumenti
tecnologici crea le condizioni per rendere tali strumenti efficaci e, conseguentemente,
apprezzati.
Secondo quanto esposto nel § 5.4, l’ordine di priorità generale dei tre obiettivi di controllo
direzionale è risultato il seguente: contenimento dei costi (9), arrivare ad indicatori di
costo/proventi avanzati (8) e massimizzazione dei profitti (6,34). Già a questo livello
d’analisi, si può notare che il livello di soddisfazione per la capacità degli strumenti di BI
adottati di supportare il perseguimento di tali obiettivi segue lo stesso ordine: contenimento
dei costi (6,71), arrivare ad indicatori di costo/proventi avanzati (6,28) e massimizzazione dei
profitti (5,45).
Considerando ora i dati per tipo di azienda e relativi al giudizio espresso in merito al
contributo degli applicativi al raggiungimento di tali obiettivi, si nota come, a livello ordinale,
i giudizi espressi sugli strumenti di BI seguono la stessa graduatoria precedentemente
evidenziata. Nella Fig. 6.5 si evidenzia la situazione per le AO.
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Figura 6.5: Relazione tra priorità degli obiettivi e soddisfazione per gli strumenti di BI nelle AO
6,636,2
8,61
6,68
9,1
6,84
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
max proventi indicatori avanzati contenimento costi
AZIENDE OSPEDALIERE
priorità obiettivi
adeguatezza applicativi
Una situazione analoga si evidenza per le ASL (Fig. 6.6) con livelli più bassi.
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Figura 6.6: Relazione tra priorità degli obiettivi e soddisfazione per gli strumenti di BI nelle ASL
5,9
5,09
7,53
6,11
8,91
6,72
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
max proventi indicatori avanzati contenimento costi
ASL
priorità obiettivi
adeguatezza applicativi
Sebbene la relazione posta in evidenza sia di carattere ordinale, questo sembra confermare che
gli applicativi siano(/siano ritenuti) maggiormente efficaci nel perseguimento di quegli
obiettivi considerati maggiormente rilevanti per azienda. Questo allineamento rafforza l’idea
del carattere strumentale ed abilitante della teleologia nel perseguimento dei fini che l’azienda
si pone secondo priorità strategiche predefinite.
COPYRIGHT CERGAS 2006 50
7. CONCLUSIONI
Scopo prioritario della ricerca, come puntualizzato sin dalla premessa, è stato quello di
ricostruire e descrivere le percezioni strategiche dei responsabili di sistemi informativi delle
aziende sanitarie del Sistema Sanitario Nazionale. L’oggetto d’indagine risulta
particolarmente rilevante se si considera che rappresenta una fonte importante per indagare le
esigenze della domanda di tecnologia e la definizione delle relazioni tra variabili
tecnologiche, organizzative e prerogative decisionali.
Un primo aspetto rilevante emerso dall’analisi è il ruolo strategico che la funzione SI ricopre
nel campione di aziende intervistate. Questa rilevanza strategica che si esplicita attraverso due
fondamentali elementi:
• Il ruolo organizzativo strategico derivante dal collocamento dell’unità organizzativa SI
in staff alla Direzione Generale.
• La partecipazione attiva ai momenti decisionali strategicamente rilevanti per la
pianificazione dell’architettura del SI aziendale (definizione piano strategico e
approvazione del budget ICT).
I risultati emergenti dall’analisi delle tre specifiche aree d’indagine (integrazione dei processi
aziendali, sicurezza del trattamento informatico dei dati e business intelligence) si sono
dimostrati particolarmente interessanti. Anche se in alcuni casi l’interpretazione di questi non
si presta a conclusioni immediate, bensì fa sorgere esigenze di ulteriori approfondimenti sulla
base di nuove ipotesi di ricerca.
Per quanto riguarda l’integrazione dei processi aziendali, emerge la percezione della necessità
di una maggiore integrazione tra le aree gestionali clinica ed amministrativa e all’interno
dell’area clinica stessa. L’importanza di tale aspetto risulta, tra l’altro, confermata da un test
che mostra una significativa correlazione tra livello di integrazione dell’area clinica e
performance aziendali (§ 6.2). Questo supporta l’idea che le percezioni dei responsabili SI
sono in grado di cogliere le priorità aziendali reali.
Gli strumenti tecnologici attraverso cui attualmente le aziende perseguono l’obiettivo di
migliorare l’integrazione informativa sono essenzialmente tre:
COPYRIGHT CERGAS 2006 51
• L’adozione di strumenti ERP, ancorché la loro diffusione sia limitata;
• L’implementazione di sistemi di cartella clinica elettronica, che – ancorché
scarsamente diffusi – in molti casi presentano architetture di livello aziendale anziché
orientate al semplice reparto;
• La riprogettazione organizzativa in logica di percorsi assistenziali del paziente
(PDTP), anche se spesso non supportata da sistemi automatizzati.
Tuttavia, la soddisfazione dichiarata circa la capacità della strategia adottata di promuovere
l’integrazione informativa non è chiaramente positiva. In particolare, non viene ritenuta
soddisfacente l’integrazione tra sottosistemi diagnostica e unità organizzative dell’area
clinica. Coerentemente, in tutti i tipi di aziende sono ritenuti prioritari investimenti ICT
finalizzati all’integrazione informativa.
Per quanto riguarda il tema della sicurezza, si evidenzia una buona diffusione dei sistemi di
autenticazione/autorizzazione di accesso ai dati clinici aziendali. Tuttavia, pochi sono i casi in
cui tali sistemi sono di tipo “forte” (es. sistemi basati su biometria, certificati digitali).
Inoltre, emerge un’apparente contraddizione. Da un lato, infatti, quasi tutte le strutture
dichiarano di aver implementato sistemi evoluti e/o costosi a garanzia della sicurezza e
privacy dei dati aziendali (es. segmentazione dell’accesso ai dati, corsi di formazione ai
dipendenti sulle politiche aziendali di sicurezza). Dall’altro, però, risultano largamente assenti
sistemi basilari per salvaguardare l’integrità dei dati aziendali (es. sistemi di disaster
recovery).
Data l’influenza delle imminenti scadenze previste dalla normativa sulla privacy, è
auspicabile prevedere un follow-up o indagini più approfondite in tale ambito per reperire
ulteriori elementi su cui basare solide interpretazioni esplicative.
Infine, relativamente all’area d’indagine della Business Intelligence, si rileva l’ordine di
priorità dato a tre importanti obiettivi del controllo direzionale: contenimento dei costi,
capacità di definire indicatori avanzati di costo/proventi. Tra le strategie ICT adottate per
perseguire tali obiettivi prevale quella basata sull’implementazione di un mix di strumenti
differenti (software acquistati all’esterno, soluzioni applicative realizzate in economia e
applicativi di informatica individuale). Mentre sono ancora poco diffuse suite complete di
Business Intelligence.
COPYRIGHT CERGAS 2006 52
Il giudizio sulla capacità degli strumenti adottati di soddisfare gli obiettivi prioritari si attesta
mediamente sulla sufficienza (con risultati migliori nelle AO, a cui seguono quelli di ASL e
IRCCS. Tuttavia, essi sono in genere ritenuti utili per il supporto e la semplificazione delle
attività finalizzate ad adempiere ai debiti informativi verso la Regione.
Con riferimento all’ultimo ambito di indagine, ovvero l’identificazione di relazioni
significative tra caratteristiche strutturali delle aziende e scelte di investimento tecnologico,
alcuni risultati significativi sono emersi in tre ambiti: l’influenza del ruolo organizzativo dei
responsabili SI sulle decisioni di esternalizzazione dei servizi ICT, la tendenziale maggiore
efficacia percepita degli strumenti di Business Intelligence nel perseguimento di quegli
obiettivi che più sono ritenuti importanti, l’impatto positivo dell’integrazione informativa
dell’area clinica sulle performance aziendali.
COPYRIGHT CERGAS 2006 53
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