nello spazio di una soglia: umanità plurali tra ventimiglia e menton

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30/4/2016 Nello spazio di una soglia: umanità plurali a Ventimiglia/Menton http://wots.eu/2015/11/25/nellospaziodiunasogliaumanitapluralitraventimigliaementon/ 1/14 T Prologo: storia di un sentiero ra Ventimiglia e Menton, le ultime città rispettivamente dell’Italia e della Francia, ci sono due località più piccole, Grimaldi da un lato e Garavan dall’altro, unite da un sentiero montano che, per secoli, è stato percorso da chi valicava la frontiera in un senso o nell’altro alla ricerca di una vita migliore. Enzo Barnabà è un abitante del posto, uno storico locale tra i maggiori conoscitori del sentiero: vi sono transitati gli antifascisti, compreso – pare – il futuro presidente Sandro Pertini, gli ebrei in fuga dalle leggi razziali, gli ex jugoslavi negli anni Novanta, i tunisini nel 2011 e, senza mai una vera sosta, tanti altri migranti (Urbach 2015). Sembra che almeno 150 persone vi siano perite nei primi dieci anni del dopoguerra, in quello che era noto, appunto, come “Passo della Morte”, un percorso che è tornato a far parlare di sé nel 2014, quando alla Mostra Pubblicato il 25 novembre 2015 di Giovanni Gugg Nello spazio di una soglia: umanità plurali tra Ventimiglia e Menton Menu

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T

Prologo: storia di un sentiero

ra Ventimiglia eMenton, le ultime cittàrispettivamente

dell’Italia e della Francia, cisono due località più piccole,Grimaldi da un lato e Garavandall’altro, unite da unsentiero montano che, persecoli, è stato percorso da chivalicava la frontiera in unsenso o nell’altro alla ricercadi una vita migliore. EnzoBarnabà è un abitante delposto, uno storico locale tra imaggiori conoscitori del

sentiero: vi sono transitati gliantifascisti, compreso – pare– il futuro presidente SandroPertini, gli ebrei in fuga dalleleggi razziali, gli ex jugoslavinegli anni Novanta, i tunisininel 2011 e, senza mai unavera sosta, tanti altrimigranti (Urbach 2015).Sembra che almeno 150persone vi siano perite neiprimi dieci anni deldopoguerra, in quello che eranoto, appunto, come “Passodella Morte”, un percorso cheè tornato a far parlare di sénel 2014, quando alla Mostra

Pubblicato il 25 novembre 2015 — di Giovanni Gugg

Nello spazio di una soglia: umanitàplurali tra Ventimiglia e Menton

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30/4/2016 Nello spazio di una soglia: umanità plurali a Ventimiglia/Menton

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del Cinema di Venezia è statopresentato il 䂚耀lm-documentario “Io sto con lasposa”, di Gabriele DelGrande, Antonio Augugliaro eKhaled Soliman Al Nassiry. Il䂚耀lm, prodotto con uncrowfounding sul web dimigliaia di donatori, raccontail vero “䂚耀nto matrimonio”organizzato dai registi perportare da Milano aStoccolma alcuni siriani infuga dalla guerra: per evitarepossibili controlli al con䂚耀ne,passando dalla Liguria allaCosta Azzurra i protagonistiattraversano, appunto, quelcammino aggrappato allamontagna, a picco sulMediterraneo.

Quel tracciato non è mai statorealmente posto in disuso,ma ha vissuto varie vicende,la più recente delle quali èdell’aprile scorso, quando la“Società Operaia di MutuoSoccorso” di Grimaldi el’associazione “Randonneursdu Pays mentonnais” hannoripulito il tragitto,ribattezzato per l’occasione«Sentiero della Speranza /Sentier de l’Espoir» (Barnabà2015). Dopo poche settimane,tuttavia, invece che di trekkered escursionisti, la suafrequentazione è tornata adessere massicciamente dimigranti, ovvero di tuttequelle persone che, bloccatesui treni transfrontalieri, nonsi sono date per vinte nellavolontà di raggiungere lapropria meta (la Francia

stessa o, più frequentemente,l’Inghilterra ed altri Paesidell’Europa centro-settentrionale) e hannotentato l’accesso a piedi,arrampicandosi a quota 1000e poi discendendo sul 䂚耀ancoscosceso di Menton.

Lassù, con la Francia aportata di sguardo e il propriointento a portata ditraguardo, il 䂚耀lo spinato delcon䂚耀ne italo-francese è solol’ultimo ostacolo – almenocosì si spera – di un viaggioin䂚耀nito e doloroso, di unafuga cominciata anni prima,talvolta 䂚耀n dalla nascita.Lassù, ad un passodall’obiettivo, eppureabbastanza lontani daqualsiasi ombra burocratica oin divisa, lasciare un gra䂮뿿tosulle pareti delle baracchemontane – il proprio nome,la data, il Paese d’origine – èun modo per dimostrare diessere ancora in vita e diessere arrivati 䂚耀n là, èa쁞ermazione di sé,attestazione di volontà,indizio e sprone per chi vipasserà in seguito, tesserad’un mosaico multietnico cheva formandosi ad ognipassaggio. Lassù, con lamorte quasi vinta e lasperanza quasi realizzata, cisi riconosce come esploratoridi un percorso spaziale ementale che Gloria Anzaldúachiamava «el camino de lamestiza», ovvero quel“viaggio” geogra䂚耀co edinteriore che fornisce l’abilità

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di stare a cavallo fra due o piùculture, che permette «dirisanare la scissione che staalle fondazioni delle nostrevite, della nostra cultura, deinostri linguaggi, dei nostripensieri» (Anzaldúa, 1987:123).

Il presidio sugli scogli: untentativo di ibridazione

Il con䂚耀ne tra Ventimiglia eMenton diventa una linea difrattura durante la primametà di giugno 2015,precisamente tra l’11 e il 12,quando molti migrantioriginari del Sudan edell’Eritrea vengono bloccatidalla polizia francese mentretentano di passare lafrontiera e immediatamenteriammessi in Italia. Sonogiorni di tensione in variezone del Paese: u䂮뿿cialmenteil Trattato di Schengen èsospeso per questioni disicurezza in occasione del G7che dal 6 all’8 giugno si tienein Germania, per cui tutti imigranti in transito perl’Italia restano bloccati nellestazioni ferroviarie di Roma eMilano. Sebbene quellotedesco sia un eventoprogrammato da tempo,viene a crearsi una veraemergenza umanitaria permigliaia di personeaccampate per giorni ina쁞ollati bivacchi, dovebambini e adulti condividonoi medesimi spazi e sui qualihanno tentato di lucrarealcune forze politiche

xenofobe che hanno parlatodi “invasione” (nongiusti䂚耀cata dai numeri) e dipossibili epidemie (di cui nonsi sono registrati focolaid’alcun tipo).

Qualcosa di molto simile eragià accaduto alla 䂚耀ne dimarzo del 2011, quando,dinnanzi ad un centinaio dimigranti provenienti dallaTunisia, la Francia chiuse lefrontiere per circa tresettimane, spiegando, nelleparole dell’allora Ministrodegli Interni Claude Guéant,che il suo governo faceva«un’applicazione letterale erispettosa dello spirito degliAccordi di Schengen» (“LeMonde” 2011).

Quest’anno, però, aVentimiglia si è veri䂚耀cato unepisodio nuovo: per resisterea uno sgombero, un gruppodi migranti ha trovato riparosugli scogli, evitando cosìl’identi䂚耀cazione e, di fatto,dando vita a quello chesarebbe stato poi nominato“Presidio Permanente NoBorders”. In poco tempo sonoarrivate persone solidali dallaLiguria e da altre zoned’Italia e di Francia, e sugliscogli sono sorte tende e teliper ripararsi di giorno e dinotte: con contributiinternazionali, sono statiraccolti abiti e alimenti, èstata allestita una cucina esono stati costruiti bagni edocce, sono state portateconnessioni internet e

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alimentatori solari perricaricare i telefoni, sonostate organizzate lezioni dilingua e di geogra䂚耀a e sonostate fornite informazionilegali sulle politiche difrontiera. Gli abitanti delpresidio hanno de䂚耀nito ilproprio spazio “La Bolla” e,come è scritto in unciclostilato omonimo – unasorta di bollettino a metà trail diario e il comunicato –hanno sottolineato che«dentro la bolla le regole diquest’Europa non entrano».

VENTIMIGLIA, PRESIDIO NO BORDERS(GIUGNO 2015) . FOTO DI TERESA

MAFFEIS

La de䂚耀nizione di “bolla” èsuggestiva, ma il suo valorenon è assoluto perchédipende dal punto diosservazione. In generale,nell’estate 2015 Ventimiglia ètutt’altro che una bolla, anziè, come ha osservato WuMing, «il punto di ricadutadi una serie di tensioni chesono palpabili in tutte lecittà». All’interno delpresidio, invece, lapercezione è opposta: sitratta di un luogo separatodal resto del mondo,«un’occasione che permettedi liberare energie ed idee»

(Wu Ming 2015). Per fugareogni possibile rischioestetizzante, però, è dasottolineare che il con䂚耀neresta un luogo dicontraddizioni, uno spazio incui non è confortevole vivere,«una herida abierta dove ilTerzo mondo si scontra con ilprimo e sanguina»,osservava già Anzaldúa (p. 3).Eppure, questa sottile strisciadi 䂚耀lo spinato è anche unpossibile “terzo spazio”, unluogo politico per eccellenza,dove alimentare uno stato in-between o, per dirla con iltermine in lingua nahuatlusato da Anzaldúa, uno statonepantla, cioè quellacondizione sconcertante edisorientantedell’attraversamento deicon䂚耀ni tra culture, tra statuse generi, tra perioditemporali:

Quello che stasuccedendo da circa unasettimana sulla scoglieradi Ponte San Ludovico, aVentimiglia, sullafrontiera tra Italia eFrancia, è uno dei piùpotenti, e vincenti, eventipolitici degli ultimi anni.I circa duecento migrantiaccampati su quel trattodi pietre, hanno dato vitaa una dinamicacompletamente nuova,diversa da quelle chesiamo abituati a vederein queste situazioni(purtroppo frequenti daqueste parti) e,

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riteniamo,profondamenterivoluzionaria. […] Difronte a questo scenario,un dato estremamenteimportante (e per nullascontato in questo climapolitico), è unasolidarietà dal bassoininterrotta, che hapermesso loro diconsolidare la loroposizione. (Blog“Presidio Permanente NoBorders Ventimiglia”).

VENTIMIGLIA, PRESIDIO NO-BORDERS(LUGLIO 2015) . FOTO DI TERESA

MAFFEIS

In altre parole, più di uncaposaldo, il presidio diventauno spazio di trasformazione;più di un trinceramento, sio쁞re come la trave maestra diun ponte. Il presidio si ponecome il cuore di una terra dimezzo che va dalla “Caritas”di Ventimiglia alla“Fédération des musulmansdu sud”, alla “Associationpour la Démocratie à Nice”,al gruppo “Fraternité dusavoir”, alla “Croce Rossa” emolti altri, le cuiappartenenze e identità sidissolvono vicendevolmente.È uno spazio del mutamentoche, sebbene non sia scevro

della fatica del nepantla,ovvero dal disorientamentopsichico e dal logoramento䂚耀sico, proprio da taleincertezza ricava ilpropellente per avviare unimprocrastinabile viaggio discoperta e di metamorfosi.

Durante le assemblee diorganizzazione delcampo, gli interventisono in italiano,francese, inglese, arabo.È un po’ macchinoso manecessario. Nelle pausedate dalle lingue che noncapisco, mi convincosempre di più che questoposto è uno dei migliorida cui guardare l’Europa.(Ciclostilato “La Bolla”).

In quella parentesi di spazio edi tempo, si sono avuti corteiper le strade di Ventimiglia (il20 giugno, mentre per unraduno a Menton il 22 agostola Prefettura francese hanegato il permesso),proiezioni di 䂚耀lm (come il 9luglio, con il documentario“No comment”, girato aCalais), concerti (come il 13luglio, con la musica delleband Viale Lizzadro e CivicoMondo), workshop eassemblee con attivisti dialtre realtà No Borders (dal24 al 26 luglio), performanceartistiche (come il 7settembre) e manifestazioniin altre località sotto glislogan “VentimigliaEverywhere” e “Ventimigliain ogni città”. Ciò che non si

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è mai interrotto, tuttavia,sono gli arresti, irespingimenti e, soprattutto,le minacce di sgombero, inuna vera e propria lotta dilogoramento che ha avutotermine solo il 30 settembrecon lo sgombero forzato delpresidio.

La mattina di quest’ultimogiorno, centinaia di agentidella polizia e dei carabinieriitaliani hanno evacuato ilpresidio e svuotato il campo.I migranti sono stati portatialla Croce Rossa, mentre gliattivisti solidali sono statiidenti䂚耀cati e denunciati.L’immagine più forte, tra leimmagini forti di quel giorno,è sicuramente quella di unaruspa che, insieme ad altrimezzi della nettezza urbanadi Ventimiglia distrugge etrascina via tutto ciò che erastato allestito nei mesi dioccupazione.

Tuttavia, come osserva JavierGonzález Díez (2015),quest’azione di forza nonpone 䂚耀ne alla vicenda: «Allastazione e sulla statalecontinuano i controlli, e ilrimpallo di persone fra Italiae Francia riprende comeprima. Non è stata trovatauna soluzione al destino diqueste persone, e nessuno hafatto nulla per risolvere laquestione politica che ne stadietro. Lo sgombero non harisolto il problema, e viene dachiedersi se davvero ci sia lavolontà di farlo».

L’irrigidimento del con ne:

L’irrigidimento del con ne:un anacronismo continentale

Il blocco francese è statou䂮뿿cialmente attuato in baseall’Accordo bilaterale fra ilGoverno della Repubblicaitaliana e il Governo dellaRepubblica francese sullacooperazione transfrontalierain materia di polizia edogana, 䂚耀rmato a Chamberyil 3 ottobre 1997. Tuttavia,come hanno veri䂚耀cato alcunimembri dell’ASGI(Associazione Studi Giuridicisull’Immigrazione) duranteun sopralluogo avvenuto il 24e il 25 giugno,

Alla stazione ferroviariadi Ventimiglia sonopresenti circa 200persone migranti chedormono in un campoprovvisorio allestito dallaCroce Rossa in alcunilocali inutilizzatiadiacenti alla stessastazione. La maggiorparte di loro sono dinazionalità sudanese ederitrea, hanno giàprovato più volte apassare il con䂚耀ne con laFrancia e quasi tutti nonsono stati identi䂚耀cati néin Italia né in Francia.Quasi nessuno di loro hapresentato domanda diasilo in Italia. (ASGI2015).

Questo punto è crucialeperché, non essendoregistrate in Italia, queste

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persone avrebbero il diritto difarlo in Francia, ma siccomequesto è reso impossibile, gliesperti dell’ASGI ritengonoche siano stati compiuti degliilleciti. A conferma di ciò, gliattivisti rilevano, inoltre, chei migranti:

Vengono bloccati dalleforze di polizia francesisul treno dopo l’ingressoin Francia oppure allastazione Garavan o aquella di Nizza(individuati nelle sale diattesa ovvero sui binaridei treni in partenza), masono numerosi i casi dipersone fermate a Parigie riportate a Ventimiglia.In tutti i casi, i cittadinistranieri riportano diun’assoluta impossibilitàdi comunicare con lapolizia francese e,quindi, di esprimere tral’altro l’eventualevolontà di richiedereasilo o di dichiarare lapropria minore età. Intutti i casi il fermo delcittadino straniero sultreno in territoriofrancese avviene sullabase di controlli nonrivolti a tutti i presenti,ma basati sul riscontrovisivo di alcunecaratteristichesomatiche. (ASGI 2015).

VENTIMIGLIA, PRESIDIO NO-BORDERS(SETTEMBRE 2015) . FOTO DI TERESA

MAFFEIS

La razzializzazione delcontrollo in ferrovia o sultreno ricorda in manierainquietante certe pratichedell’apartheid, come già inaltre occasioni, ad esempio alBrennero nel mese di aprile,quando un poliziotto difrontiera ha dichiarato allastampa: «Si “selezionano” iviaggiatori impedendol’accesso ai treni. Io hochiesto ai superiori: maquesta selezione che basi ha?Basta entrare in una stazione:la cernita è fatta sulla basedel colore» (Meletti 2015).Già di per sé, la condizionedel migrante è caratterizzatada uno stato di sospensione,da una “doppia assenza”(Sayad 2002), che lo rendedoppiamente nullo, mal’applicazione di proceduremilitari ai migranti e laspersonalizzazione condottalungo i con䂚耀ni interni edesterni dell’Europa porta adelineare una vera e propriastrategia continentale di«obliterazione a priori», dinegazione dell’altro, il qualediventa, appunto, “non-persona” (Dal Lago 2009) eche, spiega Bourdieu (in

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Sayad 2002), colloca ilmigrante «alla frontieradell’essere e del non-esseresociali. Fuori luogo, nel sensodi incongruo e diinopportuno». È su questalinea di con䂚耀ne che oggi쀫uttua l’insieme dei migrantiglobali: quanto più lacondizione del migrantediviene complessa, quantopiù i diritti fondamentalivengono proibiti, tanto piùpermanente si mantienequesto status. L’erosione deidiritti di cittadinanza li relegaon the border, ovvero versomargini che non sono piùall’estremo del territorio, ma– dice Balibar (2004) – che«sono stati trasferiti alcentro dello spazio politico».

Tra l’Accordo di Schengen ela Convenzione di Dublinovanno quindi ride䂚耀nendosifrontiere, spazi di sovranità eforme di cittadinanza, in unregime di controllo ageometria variabile che,spiega Mezzadra,

assai più che aconsolidare le muragliedi una “fortezza”, edunque a segnare unarigida linea didemarcazione fra ildentro e il fuori, sembrapuntare a governare unprocesso di inclusionedi쁞erenziale deimigranti. (Mezzadra2005).

Come ha tentato il Presidio di

Ventimiglia per alcuni mesi,una strada alternativa ènell’ibridità, ovvero inpratiche e nozioni che, inquanto «antiessenzialisti e[volti al] pluralismo,diversità, eterogeneità ecréolité» (Grillo 2000),o쁞rono innanzitutto unacritica potente ai tradizionaliconcetti di cultura, nazione eidentità.

Fonti e approfondimenti

Anzaldúa Gloria (1987),Borderlands / LaFrontera: The NewMestiza, Spinster AuntLute Press, San Francisco(USA).ASGI (Associazione StudiGiuridicisull’Immigrazione)(2015), Le riammissionidi cittadini stranieri aVentimiglia (giugno2015). Pro䂚耀li diillegittimità. Balibar Étienne (2003),We, the People of Europe?Re쀫ections onTransnationalCitizenship, PrincetonUniversity Press,Princeton (USA).Barnabà Enzo (2015),Grimaldi: Il sentiero dellasperanza, in«Ponenteoggi», 22aprile.Dal Lago Alessandro(2009), Non-persone.L’esclusione dei migrantiin una società globale(1999), Feltrinelli,

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S C H E N G E N S O L I D A R I E T À

Milano.Gonzàlez Dìez Javier(2015), Ventimiglia,20/10/2015, in “LaRivista. Il Mulino”, 20ottobre.Grillo R. D. (2000),Ri쀫essioni sull’approcciotransnazionale allemigrazioni, in «Afriche eOrienti», n.3/4.«Le Monde» (2011),Guéant estime que laFrance respecte “à lalettre” les accords deSchengen, 18 aprile.Meletti Jenner (2015), Lacaccia al nero sui treniper l’Austria: “Profughirespinti, è comel’apartheid”, in «LaRepubblica», 30 aprile.Mezzadra Sandro (2005),Con䂚耀ni, migrazioni,cittadinanza, in SalvaticiSilvia (a cura di), Con䂚耀ni.Costruzioni,attraversamenti,

rappresentazioni,Rubbettino Editore,Soveria Mannelli (CZ).Presidio Permanente NoBorders Ventimiglia(blog) (2015), Facciamo ilpunto sul presidio infrontiera e sullasolidarietà attiva, 19giugno.Sayad Abdelmalek(2002), La doppiaassenza, Ra쁞aello CortinaEditore, Milano.Urbach Émilien (2015),Avec les migrants, sur le« chemin de l’espoir »entre l’Italie et la France,in «L’Humanité», 8giugno.  (Anche initaliano).Wu Ming (2015), «WeAre Strong if You AreHere»: un mese dipresidio a #Ventimiglia,in «Giap», 15 luglio.

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Dottore di ricerca in antropologiaculturale presso l’Università di Napoli“L’Orientale”, dove ha discusso la tesi"All'ombra del vulcano. Antropologia delrischio di un paese vesuviano" (2013). Èstato “cultore della materia” inantropologia visuale presso l’Università“Federico II” di Napoli e “chercheurassocié” presso il “Laboratoired’Anthropologie et de PsycologieCognitives et Sociales” dell’Université deNice-Sophia Antipolis (Francia).Attualmente è docente a contratto inantropologia urbana presso ilDipartimento di Ingegneriadell’Università “Federico II” di Napoli. Ilrapporto che le comunità umane hannocon i loro luoghi e il loro paesaggio,soprattutto nel Sud Italia, è al centrodelle sue ricerche. Si occupa dipiani䂚耀cazione dell'emergenza e onlinescrive, oltre che per "WOTS?", anche per"Frontiere News" e "Lavoro Culturale".

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