la rank size rule e il popolamento medievale in toscana meridionale

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La Rank Size Rule e il popolamento medievale nella Toscana meridionale R. Farinelli, F. Olivelli Sommario. Avvalendoci della banca-dati Atlante dei siti fortificati della Toscana (ASFT), realizzata sotto la dire- zione scientifica di Riccardo Francovich negli anni Novanta del XX secolo, e partendo dalla considerazione che la valenza insediativa del castello toscano non può essere ridotta esclusivamente all’ambito rurale, è stata impostata una analisi rango-dimensionale (Rank Size Rule), sulla base delle dimensioni spaziali degli insediamenti incastellati, rilevate archeologicamente. L’ambito geografico di riferimento è rappresentato dalla cosiddetta Toscana delle “città deboli”, vale a dire dalla porzione meridionale del territorio regionale, entro la quale l’influsso dell’urbanizzazione medievale è stato meno intenso, lasciando ampio spazio proprio all’insediamento castellano nello strutturare la maglia insediativa e nel determinare la configurazione sociale del territorio. Attraverso una analisi Rank Size Rule intendiamo avvicinarci alla comprensione della struttura del modello insediativo di questa sub-regione, attraverso la considerazione delle dimensioni presunte dei nodi principali della maglia insediativa medievale. In secondo luogo, sono stati enucleati i mutamenti avvenuti nella struttura insediativa di questo territorio in seguito a fenomeni di grande portata, generale e locale, quali la “crisi di metà Trecento”, la formazione dello stato regionale, l’evoluzione socio-economica delle campagne (crisi del piccolo possesso contadino, affermazionedella proprietà cittadina, diffusione della mezzadria poderale, etc). A tale scopo, siamo ricorsi a valutazioni delle dimensioni demografiche dei singoli centri a diverse altezze cro- nologiche: alle soglie della Peste Nera; nella prima metà del Quattrocento; nella prima metà del Cinquecento, limitandosi, in prima battuta, alla sola Toscana delle città deboli, per poi includere nelle analisi anche la città di Siena. Ne è emerso un modello insediativo di tipo anarchico, per quanto concerne il riferimento spaziale più limitato e un modello improntato alle città primate, quando l’analisi è stata estesa a Siena. 1 Introduzione Nell’ambito della geografia umana, il modello di Zi- pf (ZIPF 1949) sulla Rank Size Rule (regola rango dimen- sione), ha riscosso un ampio successo tra le metodologie applicate negli ultimi decenni. In verità, si tratta di un’ap- plicazione di scuola tedesca di fine XIX inizi XX secolo (PEARSON 1980, p. 2) che negli anni ’70 del XX secolo, è stata impiegata anche negli studi effettuati in America sulla popolazione delle città principali (HAGGET 1983, p. 318; MACCHI 2009, pp. 114-123). La fortuna e la popola- rità della regola rango dimensione è dovuta, soprattutto, alla chiarezza e alla formalità che riesce ad esprimere nel- le disamine sul popolamento di un determinato territorio. L’analisi può essere suddivisa in due fasi: la prima consiste nella ricerca dei dati e nella loro acquisizione; la seconda è dedicata all’elaborazione moderna dei valori riscontrati. L’obiettivo ultimo è rappresentato dalla definizione di un trend generale che sia in grado di descrivere, con una cer- ta oggettività, l’andamento della popolazione dei diversi settori del territorio preso in esame. Il risultato a cui giungiamo può sembrare complicato e piuttosto caotico; eppure ciò che colpisce i ricercatori che hanno impiegato questo tipo di analisi è l’estrema sempli- cità della regola su cui si fonda il lavoro. Alla base della re- gola vi è, infatti, l’ordinamento decrescente dei centri, dal più grande al più piccolo. Questo decremento progressivo viene stabilito attraverso la formula base della: P k = P 1 /k (1) dove P k è la popolazione del k insediamento, P 1 rappre- senta la popolazione del primo centro ossia quello con la popolazione più alta e k altro non è che la posizione di ogni centro all’interno dell’insieme. La regola rango dimensione, in altri termini, consen- te lo studio su insediamenti di un determinato territorio, i quali vengono messi in ordine dal più grande al più pic- colo; il secondo insediamento avrà, idealmente, una popo- lazione pari alla metà del centro più grande; il terzo una popolazione pari ad un terzo del primo e cosi via. Questo principio semplice ma efficace è applicabile allo studio del popolamento di diverse aree del mondo anche su larga sca- la e in diverse epoche storiche. La curva cosi prodotta verrà utilizzata come forma di confronto in quanto definisce il risultato atteso. Un aspetto interessante della metodologia risiede nella possibilità di definire un sistema gerarchico anche attraver- so il possesso di dati che riguardano solo indirettamente la popolazione numerica dei centri. La rango dimensione, infatti, può essere effettuata anche sul numero delle case di ogni singolo insediamento, oppure sulla dimensione dell’a- rea che caratterizza ogni centro. Inoltre, è possibile analiz- zare grandi città su vaste estensioni, ma anche apprendere la dislocazione di sistemi rurali caratterizzati da dinami- che (UNWIN 1981, p. 353) insediative molto diverse ma di ugual interesse storico-scientifico. Questo modello consente di effettuare dei confronti tra i valori attesi e i valori osservati sfruttando il calcolo logaritmico, poiché nella cosiddetta scala normale, la rap- presentazione dei risultati, al contrario, non consente di

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La Rank Size Rule e il popolamento medievalenella Toscana meridionale

R. Farinelli, F. Olivelli

Sommario. Avvalendoci della banca-dati Atlante dei siti fortificati della Toscana (ASFT), realizzata sotto la dire-zione scientifica di Riccardo Francovich negli anni Novanta del XX secolo, e partendo dalla considerazione che lavalenza insediativa del castello toscano non può essere ridotta esclusivamente all’ambito rurale, è stata impostatauna analisi rango-dimensionale (Rank Size Rule), sulla base delle dimensioni spaziali degli insediamenti incastellati,rilevate archeologicamente. L’ambito geografico di riferimento è rappresentato dalla cosiddetta Toscana delle “cittàdeboli”, vale a dire dalla porzione meridionale del territorio regionale, entro la quale l’influsso dell’urbanizzazionemedievale è stato meno intenso, lasciando ampio spazio proprio all’insediamento castellano nello strutturare lamaglia insediativa e nel determinare la configurazione sociale del territorio. Attraverso una analisi Rank Size Ruleintendiamo avvicinarci alla comprensione della struttura del modello insediativo di questa sub-regione, attraversola considerazione delle dimensioni presunte dei nodi principali della maglia insediativa medievale.In secondo luogo, sono stati enucleati i mutamenti avvenuti nella struttura insediativa di questo territorio inseguito a fenomeni di grande portata, generale e locale, quali la “crisi di metà Trecento”, la formazione dello statoregionale, l’evoluzione socio-economica delle campagne (crisi del piccolo possesso contadino, affermazionedellaproprietà cittadina, diffusione della mezzadria poderale, etc).A tale scopo, siamo ricorsi a valutazioni delle dimensioni demografiche dei singoli centri a diverse altezze cro-nologiche: alle soglie della Peste Nera; nella prima metà del Quattrocento; nella prima metà del Cinquecento,limitandosi, in prima battuta, alla sola Toscana delle città deboli, per poi includere nelle analisi anche la cittàdi Siena. Ne è emerso un modello insediativo di tipo anarchico, per quanto concerne il riferimento spaziale piùlimitato e un modello improntato alle città primate, quando l’analisi è stata estesa a Siena.

1 Introduzione

Nell’ambito della geografia umana, il modello di Zi-pf (ZIPF 1949) sulla Rank Size Rule (regola rango dimen-sione), ha riscosso un ampio successo tra le metodologieapplicate negli ultimi decenni. In verità, si tratta di un’ap-plicazione di scuola tedesca di fine XIX inizi XX secolo(PEARSON 1980, p. 2) che negli anni ’70 del XX secolo,è stata impiegata anche negli studi effettuati in Americasulla popolazione delle città principali (HAGGET 1983, p.318; MACCHI 2009, pp. 114-123). La fortuna e la popola-rità della regola rango dimensione è dovuta, soprattutto,alla chiarezza e alla formalità che riesce ad esprimere nel-le disamine sul popolamento di un determinato territorio.L’analisi può essere suddivisa in due fasi: la prima consistenella ricerca dei dati e nella loro acquisizione; la secondaè dedicata all’elaborazione moderna dei valori riscontrati.L’obiettivo ultimo è rappresentato dalla definizione di untrend generale che sia in grado di descrivere, con una cer-ta oggettività, l’andamento della popolazione dei diversisettori del territorio preso in esame.

Il risultato a cui giungiamo può sembrare complicato epiuttosto caotico; eppure ciò che colpisce i ricercatori chehanno impiegato questo tipo di analisi è l’estrema sempli-cità della regola su cui si fonda il lavoro. Alla base della re-gola vi è, infatti, l’ordinamento decrescente dei centri, dalpiù grande al più piccolo. Questo decremento progressivoviene stabilito attraverso la formula base della:

Pk = P1/k (1)

dove Pk è la popolazione del k insediamento, P1 rappre-senta la popolazione del primo centro ossia quello con lapopolazione più alta e k altro non è che la posizione diogni centro all’interno dell’insieme.

La regola rango dimensione, in altri termini, consen-te lo studio su insediamenti di un determinato territorio,i quali vengono messi in ordine dal più grande al più pic-colo; il secondo insediamento avrà, idealmente, una popo-lazione pari alla metà del centro più grande; il terzo unapopolazione pari ad un terzo del primo e cosi via. Questoprincipio semplice ma efficace è applicabile allo studio delpopolamento di diverse aree del mondo anche su larga sca-la e in diverse epoche storiche. La curva cosi prodotta verràutilizzata come forma di confronto in quanto definisce ilrisultato atteso.

Un aspetto interessante della metodologia risiede nellapossibilità di definire un sistema gerarchico anche attraver-so il possesso di dati che riguardano solo indirettamentela popolazione numerica dei centri. La rango dimensione,infatti, può essere effettuata anche sul numero delle case diogni singolo insediamento, oppure sulla dimensione dell’a-rea che caratterizza ogni centro. Inoltre, è possibile analiz-zare grandi città su vaste estensioni, ma anche apprenderela dislocazione di sistemi rurali caratterizzati da dinami-che (UNWIN 1981, p. 353) insediative molto diverse ma diugual interesse storico-scientifico.

Questo modello consente di effettuare dei confrontitra i valori attesi e i valori osservati sfruttando il calcolologaritmico, poiché nella cosiddetta scala normale, la rap-presentazione dei risultati, al contrario, non consente di

Geografie del Popolamento: casi di studio, metodi e teorie

leggere il modello gerarchico con la necessaria chiarezza.La scala logaritmica è in grado di differenziare maggior-mente i valori (quindi anche i risultati), grazie all’otteni-mento di una curva formata da valori osservati confronta-bili con quelli attesi. I calcoli dei logaritmi vengono effet-tuati sia per le posizioni (k, sulle ascisse) che per il valoredelle singole popolazioni (Pk sulle ordinate). Dopo questaoperazione che di fatto linearizza la curva, è possibile ar-rivare a leggere gli equilibri socio-politici di popolamento.In che modo?

Possiamo isolare tre categorie principali di sistemi eidentificare 3 modelli (UNWIN 1981; PEARSON 1980;BERRY, GARRISON 1958, HAGGET 1983):

1. modello democratico: quando la curva dei valori os-servati segue i valori attesi. Si delinea, in questo caso,una situazione di sostanziale equilibrio; graficamen-te la curva appare molto vicina alla linea retta deivalori attesi, tendendo a non staccarsi mai;

2. modello binario: quando si registrano valori che so-no superiori a quelli attesi e la curva appare tipica-mente convessa. Questo risultato è frequente in si-stemi caratterizzati da una forte anarchia e dove nonvi sono molti grandi insediamenti che si staccanosu una serie di piccoli centri. Viceversa, è probabi-le che esista all’interno dell’insieme più di una cittào nucleo dominante;

3. modello primate: quando i valori registrati sono in-feriori a quelli attesi abbiamo un sistema caratteriz-zato da pochi grandi centri che si differenziano net-tamente dall’insieme. Questo modello è tipico deisistemi imperiali e graficamente è rappresentato dauna curva concava. Tale sistema indicherebbe unasocietà giovane (detta anche società concava), in cuisi è istallata una nuova entità statale o etnica contrad-distinta dal primato della capitale rispetto al restodel paesaggio (CAMBI, TERRENATO 1994, p. 244).

È bene ricordare che la rango dimensione non riguar-da esclusivamente gli insediamenti umani. Distribuzionisimili sono state osservate sia da botanici che si interessanodel numero di specie vegetali, sia da linguisti che studianola frequenza di uso delle diverse parole nell’ambito dellelingue e dei dialetti (HAGGET 1983, p. 320).

F.O.

2 La base documentaria, il contesto geografico,

i riflessi storiografici

Le géographe est trop important pour flâner. Il nequitte pas son bureau. Mais il y reçoit les explora-teurs. Il les interroge, et il prende en note leurs sou-venirs. Et si le souvenirs de l’un d’entre eux lui para-issent intéressants, le géographe fait faire une enquêtesur la moralité de l’explorateur.

DE SAINT-EXUPÈRY, Le petit prince

Come si è cercato di evidenziare nella parte introdut-tiva, l’analisi rango-dimensionale si configura come unostrumento, attraverso cui impostare un inquadramento ti-pologico delle strutture di popolamento su scala regionale,

per interrogarsi sui meccanismi della loro evoluzione dia-cronica. È, tuttavia, evidente che la sua applicazione puògiovare alla comprensione del fenomeno insediativo, so-lo nella misura in cui sia applicata a ben definiti contestispazio-temporali, per i quali sia stata effettuata una mi-surazione affidabile delle dimensioni demiche, rispetto aduna quota adeguata dei principali centri abitati presenti.Per converso, la scelta di un campione territoriale poco si-gnificativo e la carenza di dati attendibili per un numeroconsiderevole di nodi fondamentali della maglia insediati-va può indebolire notevolmente, se non inficiare del tutto,le potenzialità interpretative di questa procedura.

Tenendo presenti le cautele connesse ai limiti ora evi-denziati, il rinnovato interesse verso un approccio spazia-le e statistico-quantitativo alle strutture del popolamentomedievale toscano, che negli ultimi anni è stato manifesta-to sia sul versante storico-archeologico sia su quello geogra-fico (MACCHI 2001; VALENTI 2004; DERAVIGNONE, LACARRUBBA, OLIVELLI 2006; MACCHI 2007; FARINELLI2007), ci ha indotto a testare in tale ambito le potenzialitàdi analisi sulla Rank Size Rule. In particolare, appoggiando-si sulla mole di dati riguardo i castelli e le città della Tosca-na medievale raccolta negli anni per impulso di RiccardoFrancovich (FRANCOVICH 1999; FRANCOVICH, GINA-TEMPO 2000; FRANCOVICH, HODGES 2003; FRANCO-VICH 2006), abbiamo preso in considerazione il contestocronologico tardo-medievale, per cui la mancanza di da-ti desumibili dai documenti d’archivio sull’assetto insedia-tivo della Toscana meridionale risulta meno scoraggiante,anche grazie alla disponibilità di esemplari contributi sto-riografici specifici (CATONI, PICCINNI 1984; GINATEM-PO 1988; GINATEMPO 1990; GINATEMPO 1994; GIORGI1994).

Pertanto, abbiamo inteso impostare una analisi rango-dimensionale finalizzata ad evidenziare i riflessi dell’affer-mazione delle compagini politiche regionali sulle strutturedi popolamento della Toscana meridionale durante il bassoMedioevo. Per applicare tale procedimento abbiamo rite-nuto indispensabile effettuare una ben precisa scelta – connotevoli conseguenze anche a livello interpretativo – ri-guardo la definizione spaziale del settore territoriale pre-so in esame. Infatti, un’indagine sugli equilibri rango di-mensionali e sui loro mutamenti nella lunga durata ne-cessita di definire puntualmente i limiti dello spazio geo-grafico studiato, pur nella consapevolezza che individua-re tale quadro di riferimento rappresenta una operazioneampiamente discrezionale e in certa misura arbitraria.

Ai nostri fini, abbiamo assunto come ambito di analisila Toscana meridionale, ripercorrendo fedelmente – alme-no in prima battuta – le scelte che a suo tempo ci hannocondotto a considerare la porzione di circoscrizione regio-nale che comprende la Maremma, l’Amiata e un tratto del-la Val di Chiana sotto il denominatore unificante di una“Toscana delle città deboli”. La definizione del territorioinquadrabile nella cosiddetta Toscana delle città deboli èfrutto delle riflessioni scaturite nel corso della stesura del-la tesi di dottorato ricerca in “Archeologia Medievale”daltitolo I castelli nella Toscana delle città “deboli”. Dinami-che insediative e potere rurale nella Toscana meridionale (se-coli VII-XIV), discussa nel febbraio 2003 da R. Farinelli epubblicata in FARINELLI 2007. Si tratta di un territorio

La rank size rule e il popolamento medievale nella Toscana meridionale

piuttosto esteso (circa 6.500km2), costituito dalla sommadelle circoscrizioni amministrative dei comuni toscani in-teressati dalla presenza dei distretti ecclesiastici facenti ca-po a Populonia-Massa, Roselle-Grosseto, Sovana, Castro eChiusi. Ci siamo riferiti alle attuali circoscrizioni comu-nali, in ragione della loro origine come sommatoria di di-stretti castellani, vale a dire realtà territoriali in sé coese co-me tessere di mosaico perché coerenti contenitori di unospazio economico comunitario, che durante l’Età Moder-na vennero diversamente aggregate in seguito a provvedi-menti di ridefinizione amministrativa, sino all’assetto at-tuale. Per contro, varie ragioni ci hanno indotto a esclude-re il ricorso a ripartizioni definite sulla base dei caratterigeografici o storici: entro la zona presa in considerazio-ne si distinguono aree molto diverse tra loro, in conside-razione della complessiva vicenda storico -istituzionale edelle specifiche caratteristiche ambientali (geomorfologia,pedologia, idrografia, clima, vegetazione, etc.).

Le difficoltà che si incontrano nell’affrontare una rico-struzione di modelli insediativi a partire da contesti docu-mentari prestatistici, ivi compresa la Toscana meridionaledel basso Medioevo e della primissima età moderna, hannoimposto di ricorrere in via sperimentale a strumenti cono-scitivi fortemente eterogenei. Per i primi decenni del Tre-cento, vale a dire la fase immediatamente precedente alladrastica recessione demica determinata dalla Peste Nera del1348/1349, è stata proposta una valutazione dimensionaledei principali insediamenti su base archeologica, prescin-dendo dalla considerazione degli indicatori desumibili dal-la documentazione d’archivio coeva, molto significativi,ma distribuiti in misura molto disomogenea all’interno delcampione indagato. Le potenzialità informative dei docu-menti d’archivio dei secoli XIII e XIV per la ricostruzionedei quadri insediativi della Toscana meridionale sono sta-ti evidenziati in FARINELLI, GIORGI 1990a; FARINELLI,GIORGI 1990b; FARINELLI, GIORGI 1995; GIORGI 1997;FARINELLI, GIORGI 2000, nonché, sistematicamente, inGIORGI 1994.

Infatti, in base alle testimonianze archeologiche l’am-montare e la densità della popolazione può essere calcolatasecondo due approcci di fondo: uno indiretto, che consi-ste in una valutazione della carrying capacity dell’ambien-te ad un dato livello di conoscenze tecnologiche e di or-ganizzazione culturale, ed uno diretto, giudicato da molti“più fruttuoso”, che consiste nel ricavare valori numericidai resti delle strutture insediative, primi tra tutti quelli re-lativi alla superficie occupata. Questo approccio – giudica-to “più frutturoso” sotto il profilo metodologico in REN-FREW, BAHN 2006, pp. 453-454, cfr. anche pp. 196-199 –è stato utilizzato, pur in assenza di adeguate indagini ar-cheologiche sul complesso degli impianti urbani, anche nelsignificativo contributo storiografico al tema dello svilup-po urbano bassomedievale proposto da Jean Claude MaireVigueur (MAIRE VIGUEUR 1995).

Per quanto concerne, appunto, la valutazione dell’e-stensione delle superfici urbanizzate bassomedievali deicentri interessati dalle nostre analisi, si è fatto ricorso allestime raccolte nella banca-dati “Archivio dei Siti Fortifica-ti della Toscana”, già utilizzato, in altra sede, quando ave-vamo proposto una gerarchia di massima tra i principalicentri insediativi della Toscana meridionale. Le stime era-

no state già state utilizzate in tal senso in FARINELLI 2007,pp. 199-206. Per le linee-guida del programma di realizza-zione della banca-dati Archivio dei Siti Fortificati della To-scana vedi FRANCOVICH, AUGENTI, FARINELLI, COR-TESE 1997 e AUGENTI CORTESE, FARINELLI, FIRMA-TI, GOTTARELLI 1997. Tali stime nascono da una valu-tazione ipotetica del numero dei castelli in vita alla finedel primo quarto del Trecento e dell’estensione della lo-ro superficie urbanizzata a questa altezza cronologica, chesi è avvalsa essenzialmente della considerazione di indica-tori archeologici, attraverso un rapido esame dell’ediliziamedievale sopravvissuta, poiché solo occasionalmente i si-ti sono stati oggetto di analisi approfondite di archeologiadell’architettura o di interventi di scavo condotti open area(FARINELLI 2007, pp. 20-21 e 199).

D’altra parte, non possono essere nascosti problemi diaffidabità delle informazioni utilizzate per l’analisi rango-dimensionale neppure per i secoli XV e XVI, in relazioneai quali si è ricorsi alle stime effettuate da Maria Ginatem-po su base esclusivamente documentaria, riguardo la po-polazione presente nelle singole comunità, ivi comprese lefamiglie contadine distribuite nelle campagne o, comun-que, non insediate entro i centri principali (GINATEMPO1988). L’affidabilità delle fonti documentarie utilizzate dal-la storica, evidentemente, non corrisponde a quella deicensimenti o di documentazione analoga di tipo statistico(GINATEMPO 1984); pertanto, le stime proposte nasconodalla valutazione di informazioni eterogenee, provenientiperlopiù da fonti di tipo fiscale e amministrativo, che – co-me tali – sono assai soggette deformazioni connesse agliinteressi dei soggetti produttori (CAMMAROSANO 1991;GINATEMPO, GIORGI 1996). Ci possiamo attendere, adesempio, che il numero di abitanti dichiarato nelle peti-zioni presentate dalle comunità locali per ottenere dalladominante sgravi fiscali fosse – in misura diversa da casoa caso – inferiore alla realtà, mentre, all’opposto, venis-se tendenzialmente sovrastimato dalla dominante il pesodemico di quelle comunità del contado, sulla cui base ve-nivano commisurate imposte pro capite di diverso genere(GINATEMPO, GIORGI 1996).

R.F.

3 L’analisi sulla “Toscana delle città deboli”

In questa sede, si sono applicati i principi della regolarango dimensione allo scopo di migliorare la conoscenzadelle dinamiche insediative della Toscana meridionale neisecoli caratterizzanti le fasi finali del Medioevo.

Per raggiungere l’obiettivo prefisso abbiamo deciso diprendere in considerazione la maglia dei castelli caratteriz-zata dai centri di maggior peso, andando così a limitare laricerca a quegli insediamenti che, nei vari periodi storici,avevano, con sicurezza, esercitato una maggiore influen-za sui territori a loro circostanti. Infatti, dobbiamo tenerepresente che la rango dimensione per definire un modellodi popolamento non ha necessariamente bisogno di un va-stissimo numero di insediamenti da processare: in effetti,anche il solo possesso di dati relativi all’inizio della curva(ossia la parte caratterizzata dai centri di dimensioni supe-riori), è sufficiente per individuare il modello insediativo acui ci troviamo di fronte.

Geografie del Popolamento: casi di studio, metodi e teorie

Figura 1. La ‘Toscana delle città deboli’ alla fine del primo quarto del Trecento. In nero i centri stimati come più popolosi, inbianco gli altri castelli. La superficie non campita in grigio rappresenta il settore territoriale su cui verranno condotte le analisi peri secoli successivi.

La rank size rule e il popolamento medievale nella Toscana meridionale

Figura 2. La porzione meridionale dell’Antico Stato Senese (superficie non campita in grigio) alla metà del Quattrocento. In nero lecomunità la cui popolazione è stimabile “sopra la media”, in bianco gli altri castelli.

Geografie del Popolamento: casi di studio, metodi e teorie

Figura 3. La porzione meridionale dell’Antico Stato Senese (superficie non campita in grigio) all’inizio del Cinquecento. In nero lecomunità la cui popolazione è stimabile “sopra la media”, in bianco gli altri castelli.

La rank size rule e il popolamento medievale nella Toscana meridionale

Figura 4. La rango dimensione applicata ai maggiori castelli diinizio XIV secolo-scala normale.

Figura 5. La rango dimensione applicata ai maggiori castellidi inizio XIV secolo-scala logaritmica. L’andamento della curvaevidenzia l’esistenza di un modello insediativo binario.

Il lavoro iniziale si è basato, innanzitutto, sull’identi-ficazione di una area campione a cui applicare la Rank Si-ze Rule. Il territorio scelto comprende l’attuale Maremmagrossetana, la zona del Monte Amiata e la Val di Chiana.Si è scelto di escludere dall’analisi l’intero contado sene-se perché al momento non disponiamo di stime archeo-logiche sull’estensione dell’area cinta da mura o su quellaurbanizzata all’inizio del Trecento.

Per quanto riguarda la scelta del periodo storico, è statopossibile applicare i principi della regola rango dimensio-ne già a partire dal secolo XIV, basandoci sulla estensionein mq che i centri sono in grado di fornirci data la presen-za di cinte murarie ancora esistenti che nel medioevo nelimitavano l’estensione (FARINELLI 2007, Repertorio).

3.1 Rango Dimensione (inizi XIV):

La prima analisi è stata effettuata su un campione di40 castelli, le cui dimensioni sono state ipotizzate, quan-do possibile, su base archeologica, ed ha riguardato , in

special modo, quelli attestati nei primi decenni del Tre-cento. Il risultato osservabile, ottenuto grazie al logaritmodel dato, ha prodotto un primo modello di popolamentotipicamente anarchico, definibile come binario.

3.2 Rango Dimensione (metà XV):

Una volta cercato di definire il popolamento per il XIVsecolo, la legge di Zipf è stata applicata alla maglia dei ca-stelli relativi al periodo collocabile intorno alla metà delXV secolo e successivamente ai primi del ‘500. Per quantoriguarda la natura del dato, vi è una differenza sostanzia-le poiché, in questo caso, l’analisi si è basata sulla stimadei dati riferibili alla popolazione, relativi alla monografiaCrisi di un territorio (GINATEMPO, 1988).

Figura 6. La rango dimensione applicata ai maggiori castellidi metà XV secolo-scala logaritmica. L’andamento della curvaevidenzia l’esistenza di un modello insediativo binario.

Relativamente alla metà del XV secolo Grosseto si tro-va ad essere il P1 con circa 1800 abitanti (GINATEMPO1988, p.199 ), riuscendo cosi a staccarsi nettamente dalresto della curva mentre gli altri insediamenti tendono ascendere progressivamente, delineando un sistema ancorapiù spiccatamente binario, per così dire, rispetto al secoloprecedente. Un modello di questo tipo, infatti, preannun-cia un popolamento caratterizzato da una serie di centriincapaci di stabilire, all’interno del loro insieme, una verae propria egemonia.

3.3 Rango Dimensione (fine XV):

Nell’arco di pochi decenni, variano i “protagonisti”del popolamento nella Toscana meridionale. Il P1 diventa,adesso, Massa Marittima (con circa 1750 abitanti), mentreGrosseto è superato da alcuni centri (Radicofani, Pianca-stagniaio, Abbadia San Salvatore, Chiusi) che tendono acrescere in modo esponenziale verso la fine del XV secolo.La curva ottenuta è ancora strettamente anarchica nono-stante si intraveda un leggero appiattimento verso il bassorispetto a quella di metà XV. Pur tuttavia, nella definizionedel modello il risultato non varia.

Geografie del Popolamento: casi di studio, metodi e teorie

Figura 7. La rango dimensione applicata ai maggiori castel-li di fine XV secolo-scala logaritmica. L’andamento della curvaevidenzia l’esistenza di un modello insediativo binario.

3.4 Confronto con i castelli sopravvissuti al XV secolo:

Dopo aver delineato le curve della rango dimensioneper i tre periodi prefissati all’inizio della ricerca, una ul-teriore opportunità di analisi è consistita nella possibilitàdi mettere a confronto le due curve formate dai castelli at-testati in tutte e tre le fasi, vale a dire quegli insediamen-ti caratterizzati da continuità di vita ad alti livelli demici.Per questa elaborazione sono stati presi in considerazionei primi 33 castelli caratterizzati da un maggior peso, in ter-mini di popolamento, e messi in ordine decrescente per ilcalcolo della Zipf.

Un aspetto interessante consiste nell’osservare in chemodo cambiano le gerarchie tra i due secoli, anche se lametodologia in grado di evidenziare le differenze tra i dueinsiemi rimane sempre il calcolo della curva Rank Size. Aquesto punto però, abbiamo cercato un metodo alternati-vo per il calcolo di entrambe le curve formate dalle duetipologie di dati: dimensioni in metri quadri per i castel-li trecenteschi e la stima della popolazione per quelli chehanno continuità di vita anche agli inizi del Cinquecento.In pratica, per ogni centro è stata calcolata la relativa per-centuale di peso rispetto al P1. Ad esempio, il P1 per il 1320è Massa Marittima (218726 m2), mentre per il 1500 è Gros-seto (circa 1800 abitanti). Di fatto, entrambe costituisconoil 100%.La formula matematica per il calcolo è la seguente:

B ⇥ 100A

dove B è la variante (secondo insediamento dell’insiemedei centri) e A è il primo centro (P1).

Una volta ottenuta la Zipf (calcolata con i dati in per-centuale) sono state realizzate le curve della rango dimen-sione. Possiamo affermare che l’operazione è servita sia peril controllo delle precedenti analisi (con la conferma che letendenze non variano), sia per meglio definire gli eventualirapporti tra i singoli centri.

Figura 8. La rango dimensione applicata ai maggiori centri concontinuità di vita tra XIV e XVI.

Per entrambe le curve otteniamo valori osservati chesi stanziano sopra i valori attesi e, come nelle analisi pre-cedenti, per i secoli più recenti possiamo registrare un’a-narchia sempre più crescente e marcata tra gli insediamen-ti. È inoltre confermato il conseguente allontanamento dalcentro principale (P1), il quale non sembra avere influenzein termini di popolamento. Una ulteriore considerazioneche è doveroso fare consiste nell’individuazione, all’inter-no di entrambe le curve, di due pattern diversi in corri-spondenza del decimo centro. Infatti, dal grafico è possi-bile notare, per il 1320 e per il 1500, un certo numero diinsediamenti che tende a staccarsi dai centri il cui popola-mento o dimensione vira chiaramente verso il basso. Dal-le curve emergono anche differenze all’interno dei singoligruppi di castelli. In relazione alla curva più recente, peresempio, è possibile notare tra i centri che appartengonoal primo gruppo, un equilibrio, in termini di popolazione,che fa presagire una situazione di sostanziale eguaglianzasocio-politica. Per quanto riguarda, invece, la curva trecen-tesca, come emerge dal grafico, è visibile una chiara distin-zione, stavolta in termini di dimensione, per i castelli cheappartengono alla prima fascia.

F.O.

4 L’analisi sulla porzione meridionale

dell’antico stato senese

4.1 Analisi Rango dimensionale (Siena inclusa inizi XIV):

Come già accennato in precedenza, pur non posseden-do i dati relativi al popolamento dei castelli situati all’in-terno dell’intero contado senese, è stato possibile effettua-re analisi sulla rango dimensione introducendo i dati re-lativi alla città di Siena per i tre periodi presi in esame.Per il Trecento si è utilizzato il dato approssimativo, co-munque valido, relativo all’area dalle mura ancora esisten-ti, misurata su base GIS. La digitalizzazione delle muratrecentesche della città di Siena è stata effettuata in se-guito alla georeferenziazione della pianta interpretata inNARDI 1972.

La rank size rule e il popolamento medievale nella Toscana meridionale

Figura 9. La rango dimensione applicata ai maggiori ca-stelli di inizio XIV secolo (Siena inclusa) scala logaritmica.L’andamento della curva evidenzia l’esistenza di un modelloinsediativo primate

Come si vede dal grafico relativo all’analisi sui castelliattestati nei primi anni del XIV secolo, la situazione appa-re totalmente ribaltata: il modello democratico che avevacaratterizzato tutte le analisi precedenti, infatti, si trasfor-ma nel classico modello definibile come primate. Quest’ul-timo denota la presenza di un centro decisamente più in-gombrante rispetto a Massa Marittima o a Grosseto, unavera e propria città in grado di esercitare una influenza neiconfronti di centri dalla grandezza molto inferiore.

4.2 Analisi Rango dimensionale metà XV (Siena inclusa)

Alla metà del Quattrocento, Siena conosce un drasti-co decremento della popolazione causato dalla nota pesteche decimò letteralmente gli abitanti della città. Con sol-tanto 14.500 abitanti (GINATEMPO, SANDRI 1990, p.109)alla metà del XV secolo risulta, comunque, il centro piùgrande riuscendo a determinare il modello primate, anchese in modo meno netto rispetto all’analisi precedente. Dalgrafico è possibile notare come, nell’arco di pochi decenni,la curva dei castelli si avvicini molto di più alla retta deivalori attesi.

Figura 10. La rango dimensione applicata ai maggiori ca-stelli di metà XV secolo (Siena inclusa) scala logaritmica.L’andamento della curva evidenzia l’esistenza di un modelloinsediativo primate.

4.3 Analisi Rango dimensionale (Siena inclusa fine XV):

Alla fine del 1400 la città di Siena conosce un lieveincremento demografico giungendo ad una popolazionedi 18.000 (GINATEMPO, SANDRI 1990, p. 148) abitanti,mentre il secondo centro è Massa Marittima con 1.750(GINATEMPO 1988, p.445). Una volta applicata la regolarango dimensione anche ai castelli più grandi appartenentia questa fase, si nota, ancora una volta, la loro collocazio-ne sotto i valori attesi. Prosegue, dunque, il trend insediati-vo appartenente ai decenni precedenti, anche se è possibileintravedere un incremento di popolazione in relazione aicentri minori, i quali tendono ad avvicinarsi ai valori attesinella parte finale della curva.

Figura 11. La rango dimensione applicata ai maggiori ca-stelli di fine XV secolo (Siena inclusa) scala logaritmica.L’andamento della curva evidenzia l’esistenza di un modelloinsediativo primate.

4.4 Confronto con i castelli sopravvissuti

al XV secolo (Siena inclusa):

Attraverso l’ultima analisi abbiamo operato un con-fronto dei dati percentuali prendendo in considerazione icastelli che hanno avuto continuità di vita nel passaggio traXIV e inizio XVI secolo.

Figura 12. La rango dimensione applicata ai maggiori centri concontinuità di vita tra XIV e XVI (Siena inclusa).

Anche in questo caso, ovviamente, prevale il modelloprimate, tuttavia, grazie a questa analisi è stato possibileevidenziare come i castelli della curva più recente tendano

Geografie del Popolamento: casi di studio, metodi e teorie

ad avvicinarsi alla retta dei valori attesi. Il dato può trovaregiustificazione con la progressiva perdita di potere da partedi Siena, soprattutto nei confronti dei centri più lontani, iquali palesano uno stato di incremento demografico. L’a-nalisi svolta ci mostra, infatti, come, nell’arco di pochi de-cenni, le dinamiche insediative possano variare tendendoverso un sostanziale equilibrio.

F.O.

5 Conclusioni

In sede conclusiva è opportuno richiamare un’ulti-ma volta i limiti di una applicazione della regola rango-dimensione in assenza di dati esaustivi sul numero e sulladimensione demografica dei centri, ma realizzata soltantoa partire da stime, realizzate, perdipiù, a partire da fonti estrumenti euristici eterogenei. Conviene, in secondo luo-go, portare l’attenzione sulle scelte effettuate in funzionedella definizione spaziale del campione territoriale entro ilquale è stata condotta l’analisi, che – come dimostrato –ha influito sui risultati in misura rilevante. È significativa,in tal senso, l’opportunità di ricondurre per tutte le tap-pe cronologiche illustrate il sistema insediativo dell’area-campione al modello binario, qualora ci si limiti alla so-la Toscana delle ‘città deboli’, e, al contrario, al modelloprimate, nel caso in cui, invece, venga inclusa nell’analisianche la città dominante.

Da ciò è lecito inferire che le strutture di popolamentodella regione da noi demarcata sulla base di circoscrizioniterritoriali di matrice tardo-antica e altomedievale (dioce-si, iudiciarie longobarde, comitati carolingi e postcarolingi)non possano essere pienamente comprese per i secoli XIV-XVI, limitando l’analisi esclusivamente all’interno dei suoiconfini, ma vada studiata in strettissima relazione alle areelimitrofe, soprattutto a quelle ove avevano sede i centralplaces su scala regionale.

Probabilmente durante l’età altomedievale, caratteriz-zata dall’estrema semplificazione della vita economica, dal-l’eclissi dei fenomeni urbani e dalla polverizzazione deipoteri locali, avremmo potuto impostare fruttuosamen-te analisi rango-dimensionali entro il solo settore spazialepresecelto. Tuttavia, al momento, per questo ambito cro-nologico lo stato delle conoscenze archeologiche è ben lon-tano dal supportare studi statistico-quantitativi di tal gene-re, poiché anteriormente al XII secolo le dimensioni inse-diative dei nuclei di popolamento possono essere desuntesoltanto in seguito a scavi stratigrafici in estensione e – adoggi – il numero di quelli condotti è ampiamente minori-tario rispetto al complesso delle strutture di popolamentoregionali (FRANCOVICH, VALENTI 2005). Per contro, sindal momento in cui le dimensioni dei centri urbani e ca-stellani sono agevolmente percepibili, vale a dire dal XIIIsecolo, le medesime dinamiche socio-economiche da cuiconsegue questa maggiore visibilità archeologica denuncia-no una strutturale connessione con l’influenza delle grandicittà, determinando la necessità di condurre analisi rango-dimensionali su campioni territoriali più estesi rispetto aquello da noi utilizzato nel presente contributo.

Premesse queste necessarie cautele interpretative, ci pa-re opportuno, ad ogni buon conto, trarre alcune conside-razioni conclusive sulla base dei risultati delle analisi com-

piute sulla sola “Toscana delle città deboli”. Infatti, le va-riazioni registrate nelle curve distributive pertinenti a cia-scuna fase cronologica mostrano un trend di avvicinamen-to della struttura insediativa assimilabile ad un ‘modellobinario’, all’inizio del Trecento, verso un assetto del popo-lamento che agli inizi del Cinquecento risponde ancora aicanoni del ‘modello binario’, ma giunge a configurarsi contratti avvicinabili a quelli del ‘modello primate’ (figg. 5-7).

Tale evoluzione emerge con un fisionomia per certiaspetti più articolata, qualora nelle analisi rango dimensio-nali venga presa in considerazione anche la città di Siena,poiché in tal modo viene ad evidenziarsi un modello inse-diativo spiccatamente primate, per il primo Trecento, chenel corso del secolo e di quello successivo si stempera versoun assetto ‘binario’, in cui il peso relativo della città domi-nante sembrerebbe ridursi rispetto a quello della parte delsuo stato compresa nella Toscana delle città deboli, sino atornare con il primo Cinquecento ad un assetto del popo-lamento chiaramente assimilabile ad un modello primate acausa di una crescita demica della città più intensa rispet-to a quella registrabile per la porzione meridionale del suostato (figg. 9-11).

I ritmi evolutivi degli assetti insediativi riscontrati ri-correndo a stime impostate sulla base di fonti radicalmentedifferenti e per porzioni del settore territoriale-campionediversificate sia sotto il profilo demografico, sia sotto quel-lo geostorico, sollecitano un tentativo di spiegazione. In-fatti, riteniamo che valga la pena applicarsi in uno sforzointerpretativo che si misuri con la sostanziale coerenza deimutamenti riscontrati – anche se, come crediamo di avermostrato – la gerarchia interna delle strutture di popola-mento del settore studiato non sia pienamente intelligibi-le, a meno che lo spazio di indagine non venga esteso sinoa comprendere perlomeno la città dominante.

In definitiva, possiamo riconoscerci in due considera-zioni conclusive. Su scala locale (cfr. par. 3), gli equilibriinterni alla maglia insediativa della Toscana delle città de-boli, così come si erano definiti verso la fine del XII secolonon vennero stravolti durante i secoli di passaggio dal Me-dioevo alla prima Età Moderna, quando si verificò qualcheavvicendamento poco significativo dei central places localied una loro blanda selezione.

In ottica regionale (cfr. par. 4), invece, le tendenze inse-diative riscontrate tra inizio Trecento e inizio Cinquecen-to possono essere interpretate come un allineamento nel-la lunga durata dei quadri di popolamento, rispetto sia adun sistema economico gerarchizzato e urbanocentrico, siaad una compagine politico-istituzionale incentrati su Siena(cfr. GINATEMPO 1996a e, per un inquadramento più ge-nerale GINATEMPO, SANDRI 1990, pp. 105-115, 148-149,261-262; GINATEMPO 1996b; GINATEMPO 1997, pp. 191-195). Tale allineamento, tuttavia, non pare essersi realizza-to secondo un andamento costante e uniforme. Infatti – senon siamo stati fuorviati da una stima eccessiva della po-polazione di Siena effettuata sulla base dell’estensione dellacinta urbica – una maggiore gerarchizzazione del popola-mento entro la compagine politica senese sembrerebbe ca-ratterizzare l’inizio del XIV secolo e il primo Cinquecen-to, mentre, nel periodo tra la crisi di metà Trecento e la me-tà del XV secolo, la popolazione dei centri maggiori dellaMaremma, dell’Amiata e della Val di Chiana avrebbe subi-

La rank size rule e il popolamento medievale nella Toscana meridionale

to un decremento inferiore, in termini relativi, rispetto aquanto ipotizzabile per la dominante.

È chiaro che questo primo saggio di analisi apre ulterio-ri prospettive di ricerca e di approfondimento più stimo-lanti rispetto ad una semplice valutazione della gerarchiainsediativa interna ai centri maggiori della Toscana dellecittà deboli. In primo luogo, occorre estendere lo studioall’intera compagine politica senese e non limitarla esclu-sivamente al suo settore meridionale; in seconda battutaci pare utile tentare una articolazione delle analisi per areeomogenee, distinguendo le dinamiche del popolamento tradifferenti microregioni, così come sono state individuatein sede storiografica (ad es., all’interno del territorio giàanalizzato complessivamente, la Maremma senese, l’Amia-ta, la Val di Chiana). In secondo luogo, sarebbe intressantevalorizzare – a differenza di quanto siamo riusciti a farenella presente occasione – le notevoli potenzialità analiti-che di una banca-dati realizzata su base GIS, al fine di por-re in relazione le informazioni sulle dimensioni insediati-ve con quelle relative alla distanza reciproca tra i siti e aquella tra siti e elementi geografici. Infatti, una volta defi-nito il peso insediativo dei singoli centri ad una dedermi-nata altezza cronologica, gli insediamenti possono essereconsiderati non più in termini puntiformi ma come ele-menti contrassegnati da una dimensione insediativa pro-pria, sulla cui base impostare analisi calibrate, sia sul vicinoprossimo, sia sulla distribuzione della densità insediativa edel popolamento (RENFREW, BAHN 2006, p. 196 e, piùdistesamente, in MACCHI 2007, pp. 107-120).

R.F.

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