il nuovo odio per la democrazia. uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di jacques...

7
21/11/2014 maelstrom: Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 4/4 http://www.damianopalano.com/2012/01/il-nuovo-odio-per-la-democrazia.html 1/7 di Damiano Palano maelstrom domenica 15 gennaio 2012 Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 4/4 di Damiano Palano Segue da Il nuovo odio per la democrazia 1/4 Il nuovo odio per la democrazia 2/4 Il nuovo odio per la democrazia 3/4 4. La democrazia e il potere Se i bersagli polemici di Rancière sono ben chiari quando si rivolge contro il contemporaneo «odio per la democrazia», sono altrettanto nitidi anche quando il filosofo francese prende in esame il pensiero radicale. Ed è facile scorgerne una prima traccia negli appunti critici che Rancière dedica alla riflessione sulla biopolitica o alle ipotesi di autori come Giorgio Agamben. Nell’Odio per la democrazia, per esempio, accenna proprio ad Agamben, che «faceva dello ‘stato d’eccezione’ il contenuto della nostra democrazia» (J. Rancière, L’odio per la democrazia, cit., p. 24), notando peraltro che, «se non viviamo in una democrazia», «non viviamo nemmeno in un campo, come sostengono certi autori che ci vedono tutti sottomessi alla legge d’eccezione del governo biopolitico» (ibi , p. 89). Non si tratta infatti di considerazioni incidentali, perché Rancière si è soffermato in diverse occasioni su una critica all’impostazione di Agamben. In Who is the Subject of the Rights of Man? esamina con una certa attenzione la proposta avanzata in Homo sacer, e, in particolare, ritiene che l’ipotesi di Agamben – che combina la critica dei «diritti umani» avanzata da Hannah Arendt, con la Seleziona lingua Pow ered by Traduttore Translate Home page Libri Scritti recenti Contatti La democrazia senza qualità. Appunti sulle «promesse non mantenute» della teoria democratica Fino alla fine del mondo. Saggi sul 'politico' nella 'rivoluzione spaziale' contemporanea Volti della paura. Figure del disordine all'alba dell'era biopolitica La soglia biopolitica. Materiali su una discussione contemporanea La democrazia e il nemico. Saggi per una teoria realistica Partito Pagine Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 2/4 di Damiano Palano segue da: Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 1/4 ... La "classe" fra Marx e Benjamin. Un libro di Andrea Cavalletti Questa recensione del volume di Andrea Cavalletti, Classe ( Torino, Bollati Boringhieri, 2009, pp. 160) è apparsa, in una versione parzial... Il simulacro della democrazia italiana. Un pamphlet politico- filosofico di Stefano G. Azzarà di Damiano Palano Nel 1991 l’editore Datanews dava alle stampe il primo libro di Fausto Bertinotti, allora ancora dirigente del... Call for paper - "Una democrazia post-secolare? La teoria democratica oltre la secolarizzazione" Call for paper - Convegno Sisp - Post più popolari 0 Altro Blog successivo» Crea blog Entra

Upload: unicatt

Post on 22-Feb-2023

1 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

21/11/2014 maelstrom: Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 4/4

http://www.damianopalano.com/2012/01/il-nuovo-odio-per-la-democrazia.html 1/7

di Damiano Palano

maelstrom

domenica 15 gennaio 2012

Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politicae biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 4/4

di Damiano Palano

Segue da

Il nuovo odio per la democrazia 1/4

Il nuovo odio per la democrazia 2/4

Il nuovo odio per la democrazia 3/4

4. La democrazia e il potere

Se i bersagli polemici di Rancière sono ben chiari quando si

rivolge contro il contemporaneo «odio per la democrazia», sono

altrettanto nitidi anche quando il filosofo francese prende in

esame il pensiero radicale. Ed è facile scorgerne una prima

traccia negli appunti critici che Rancière dedica alla riflessione

sulla biopolitica o alle ipotesi di autori come Giorgio Agamben.

Nell’Odio per la democrazia, per esempio, accenna proprio ad

Agamben, che «faceva dello ‘stato d’eccezione’ il contenuto della

nostra democrazia» (J. Rancière, L’odio per la democrazia, cit.,

p. 24), notando peraltro che, «se non viviamo in una

democrazia», «non viviamo nemmeno in un campo, come

sostengono certi autori che ci vedono tutti sottomessi alla legge

d’eccezione del governo biopolitico» (ibi, p. 89). Non si tratta

infatti di considerazioni incidentali, perché Rancière si è

soffermato in diverse occasioni su una critica all’impostazione di

Agamben. In Who is the Subject of the Rights of Man? esamina

con una certa attenzione la proposta avanzata in Homo sacer, e,

in particolare, ritiene che l’ipotesi di Agamben – che combina la

critica dei «diritti umani» avanzata da Hannah Arendt, con la

Seleziona lingua

Pow ered by Traduttore

Translate

Home page

Libri

Scritti recenti

Contatti

La democrazia senza qualità.Appunti sulle «promesse nonmantenute» della teoriademocratica

Fino alla fine del mondo. Saggisul 'politico' nella 'rivoluzionespaziale' contemporanea

Volti della paura. Figure deldisordine all'alba dell'erabiopolitica

La soglia biopolitica. Materiali suuna discussione contemporanea

La democrazia e il nemico. Saggiper una teoria realistica

Partito

Pagine

Il nuovo odio per lademocrazia.Uguaglianza,politica ebiopolitica (aproposito di

Jacques Rancière) 2/4

di Damiano Palano segue da: Ilnuovo odio per la democrazia.Uguaglianza, politica e biopolitica(a proposito di JacquesRancière) 1/4 ...

La "classe" fraMarx e Benjamin.Un libro di AndreaCavalletti

Questarecensione del

volume di Andrea Cavalletti,Classe ( Torino, BollatiBoringhieri, 2009, pp. 160) èapparsa, in una versione parzial...

Il simulacro dellademocraziaitaliana. Unpamphlet politico-filosofico diStefano G. Azzarà

di Damiano Palano Nel 1991l’editore Datanews dava allestampe il primo libro di FaustoBertinotti, allora ancora dirigentedel...

Call for paper - "Una democraziapost-secolare? La teoriademocratica oltre lasecolarizzazione"

Call for paper - Convegno Sisp -

Post più popolari

0 Altro Blog successivo» Crea blog Entra

21/11/2014 maelstrom: Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 4/4

http://www.damianopalano.com/2012/01/il-nuovo-odio-per-la-democrazia.html 2/7

teoria dello «stato di ecezione» di Carl Schmitt e, infine, con la

nozione di «biopolitica» illustrata da Michel Foucault negli anni

Settanta – finisca di fatto col costringere la politica in una sorta di

«trappola ontologica». La critica del diritto umanitario svolta da

Agamben, così come la sua fusione del potere sovrano con il

biopotere, elimina ‘ontologicamente’ la politica, ossia la capacità

del demos di rompere l’ordine simbolico. Se per Agamben il diritto

umanitario allude infatti all’estensione del potere sovrano sulla

«nuda vita», e dunque alla realtà di un potere capace di decidere

sulla determinazione stessa fra zoé e bios, Rancière ritiene

invece che questa operazione sia possibile solo presupponendo

che il popolo sia un soggetto assolutamente passivo, o, al limite,

che tutte le sue richieste vadano paradossalmente a rafforzare

un dispositivo di dominio. Ma tutto il discorso di Agamben, così

come le sue conclusioni, scaturisce dal fatto che lo studioso

italiano – come scrive Rancière - «dimentica completamente la

logica della soggettivazione politica», dimentica cioè che la

politica è una sfera in cui si incontrano la logica della polizia e la

logica della politica. In altri termini, allora, «i Diritti dell’Uomo

sono i diritti del demos, che è il nome generico dei soggetti

politici, cioè dei soggetti che, in specifiche scene di dissenso,

decretano la paradossale qualificazione di questo supplemento»

(J. Rancière, Dissensus. On Politics and Aestethics, Continuum,

London, 2010, p. 71).

Se da un lato critica la riflessione di Agamben per il suo

pessimismo ‘ontologico’, Rancière non manca di indirizzare più di

qualche fugace rilievo anche al post-operaismo italiano, e non è

da questo punto affatto casuale che il suo pamphlet sull’«odio

per la democrazia» si concluda proprio con un attacco a Empire

di Michael Hardt e Antonio Negri. Infatti, Rancière non può che

ritrovare nel discorso sviluppato da Empire il vizio originario della

visione marxista della rivoluzione. Un vizio che, innanzitutto,

attiene alla modalità di intendere la classe operaia nei termini di

un soggetto capace di riassumere in sé non un interesse

parziale, ma la causa dell’intero genere umano, e che rimanda

dunque all’idea che proprio la rivoluzione comunista possa porre

termine, insieme alla storia del conflitto di classe, alla politica

stessa, a quel «disaccordo» potenziale che, invece, per Rancière

è incardinato nell’eguaglianza degli esseri umani. Ma si tratta

soprattutto di un vizio che attiene alla convinzione che il conflitto

e il soggetto conflittuale debbano prendere forma

‘inevitabilmente’ dallo sviluppo delle forze produttive: una

convinzione che, nell’impianto teorico di Empire, si traduce

nell’idea che la «moltitudine» viva già – almeno a livello

potenziale – nei reticoli della produzione immateriale, nel flusso

inarrestabile del capitalismo postmoderno. Ed è invece proprio

contro questa convinzione che si scaglia Rancière, perché, ai

suoi occhi, la democrazia, ossia la potenza disordinante del

demos, e non può essere mai il prodotto dello sviluppo, non può

essere in alcun caso il risultato di contraddizioni ‘strutturali’:

«Capire che cosa vuol dire democrazia significa rinunciare a

questa fede. L’intelligenza collettiva prodotta da un sistema

di dominio non è mai solo l’intelligenza di quel sistema. La

Firenze, 12-14 settembre 2013Scadenza proposte: 15 maggio2013 Inviare le proposte a:damiano.palano@u...

La vocazionenichilista delcapitalismopostmoderno.Intorno a un librodi Mauro Magatti

di Damiano Palano Recensionea Mauro Magatti, Libertàimmaginaria. Le illusioni delcapitalismo tecno-nichilista ,Feltrinelli, Milan...

«Dobbiamoprendere atto cheil ‘post-Tangentopoli’ èfallito».Un'intervista a

Damiano Palano su "il Piccolo" diCremona

Questa intervista di DanieleTamburini a Damiano Palanoappare sul numero in uscita delperiodico "il Piccolo di Cremona"....

L’amico delgiaguaro.Leggendo"Bersani", unabiografia di EttoreMaria Colombo

di Damiano Palano Capitaqualche volta che un destinoingeneroso inchiodi un leaderpolitico a un episodio infelice, auna f...

Genealogia dellacanzone d'autoreitaliana. "EffettoTenco" di MarcoSantoro

di DamianoPalano Questo testo riprende gliappunti stesi per l'incontro daltitolo "Immaginario, identità eproduzione cult...

Il nuovo odio per lademocrazia.Uguaglianza,politica ebiopolitica (aproposito di

Jacques Rancière) 3/4

di Damiano Palano segue da Ilnuovo odio per la democrazia 1/4Il nuovo odio per la democrazia2/4 3. Politica come democrazia...

"La paura dellanatura". Governarela catastrofe trascienze umane escienze sociali. Unnumero speciale

di "Governare la paura"disponibile on-line

Da qualche giorno è on-line laspecial-issue 2013 della rivista"Governare la paura", dedicata a "La paura della na...

► 2014 (43)

► 2013 (80)

▼ 2012 (57)

► dicembre (4)

► novembre (2)

► ottobre (4)

► settembre (4)

Archivio blog

21/11/2014 maelstrom: Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 4/4

http://www.damianopalano.com/2012/01/il-nuovo-odio-per-la-democrazia.html 3/7

società ineguale non porta nel suo grembo nessuna società

dell’uguaglianza. La società dell’uguaglianza è solo l’insieme

delle relazioni egualitarie che si tracciano qui e ora

attraverso atti singolari e precari. La democrazia è nuda nel

suo rapporto col potere della ricchezza e col potere della

filiazione che oggi lo asseconda e o lo sfida. Non è fondata

in nessuna natura delle cose e non è garantita da nessuna

forma istituzionale. Non è portata da nessuna necessità

storica e non ne porta nessuna. È affidata solo alla costanza

dei propri atti. La cosa non può non fare paura e quindi

suscita odio in chi è abituato a esercitare il magistero del

pensiero. Ma in chi sa condividere con chiunque il potere

uguale dell’intelligenza può suscitare coraggio, e quindi

gioia» (ibi, pp. 115-116)

Per gli stessi motivi per cui critica la visione della moltitudine

proposta da Empire, Rancière si discosta nettamente anche dalla

riflessione sulla biopolitica e sul biopotere condotta da Hardt e

Negri. In sostanza, in questo caso, la visione positiva, affermativa

della biopolitica, che prende forma dentro i reticoli del biopotere,

riproduce non solo uno schematismo deterministico, ma finisce

col dimenticare la specificità della soggettivazione politica. Nelle

voci che presentano la biopolitica in una veste positiva, nota

infatti, «c’è il tentativo di fondare un’idea di biopolitica in una

ontologia della vita, identificata con una certa radicalità di

autoaffermazione», sebbene, in realtà si tratti di «un tentativo di

identificare la questione della soggettivazione politica con quella

delle forme dell’individuazione personale e collettiva» (Biopolitics

or Politics, in J. Rancière, Dissensus, cit., p. 94). Il terreno della

soggettivazione politica per Rancière è invece un altro, perché

chiama in causa una rottura del sensibile che non può

discendere in modo ‘spontaneo’ o ‘naturale’ da alcun assetto

sociale, economico e politico. E, così, esclude che «sia possibile

estrarre dalla nozione di biopotere – un termine che designa una

forma di preoccupazione e un modo di esercizio del potere – una

nozione di biopolitica come modo specifico di soggettivazione

politica» (ibi, p. 96).

Quando mette in guardia dalla tentazione di immaginare in termini

deterministici la genesi di un nuovo soggetto conflittuale, certo

Rancière coglie un limite reale del discorso sviluppato da Hardt e

Negri. In effetti, laddove descrivono la moltitudine, Hardt e Negri

sembrano pensare che un simile soggetto viva già dentro la

struttura della cooperazione determinata dalla sussunzione reale

del lavoro, e proprio in questo senso tendono a trascurare i

caratteri problematici della «soggettivazione», oltre che le linee

interne di strutturazione della forza lavoro contemporanea (e

proprio su questo limite ho cercato di attirare l’attenzione nel

saggio Fino alla fine del mondo. Lo Stato nello spazio imperiale,

in D. Palano, Fino alla fine del mondo. Saggi sul ‘politico’ nella

rivoluzione spaziale contemporanea, Liguori, Napoli, 2010, pp.

169-255). Ma, a ben vedere, anche nel discorso sviluppato da

Rancière non è così difficile rinvenire un limite teorico altrettanto

significativo: un limite molto diverso da quello che contrassegna

la proposta di Hardt e Negri, e in qualche misura addirittura

► agosto (3)

► luglio (6)

► giugno (6)

► maggio (6)

► aprile (6)

► marzo (5)

► febbraio (6)

▼ gennaio (5)

L’ultimo eroe. La psicologiadella corruzione parl...

A breve in libreria un libro "apartire dalla cris...

L'eterno revival. Il mondoimpolitico di Walter Ve...

Il nuovo odio per lademocrazia. Uguaglianza,poli...

La soglia biopolitica. Appuntisu una discussione ...

► 2011 (81)

11 settembre, fuvera cesura? Oggisu "Avvenire"

11 settembre, fuvera cesura? Unarecensione del

recente volume di LuigiBonanate, Undicisettembre .Dieci anni dopo , BrunoMondadori. ...

«Dobbiamoprendere atto cheil ‘post-Tangentopoli’ èfallito».Un'intervista a

Damiano Palano su "il Piccolo" diCremona

Questa intervista di DanieleTamburini a Damiano Palanoappare sul numero in uscita delperiodico "il Piccolo di Cremona"....

Una foto in Via DeAmicis.L'immagine iconadegli «anni dipiombo»

di DamianoPalano Nel corso dei decenni,l’espressione «anni di piombo» -entrata nel nostro lessico dopo ilfilm omonimo di Marga...

Il nuovo odio per lademocrazia.Uguaglianza,politica ebiopolitica (aproposito di

Jacques Rancière) 2/4

di Damiano Palano segue da: Ilnuovo odio per la democrazia.Uguaglianza, politica e biopolitica(a proposito di JacquesRancière) 1/4 ...

La vocazionenichilista delcapitalismopostmoderno.Intorno a un librodi Mauro Magatti

di Damiano Palano Recensionea Mauro Magatti, Libertàimmaginaria. Le illusioni delcapitalismo tecno-nichilista ,Feltrinelli, Milan...

Post più popolari

21/11/2014 maelstrom: Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 4/4

http://www.damianopalano.com/2012/01/il-nuovo-odio-per-la-democrazia.html 4/7

speculare rispetto al rischio di ‘determinismo’, e ciò nondimeno

foriero di conseguenze meno rilevanti.

In effetti, quando pensa alla democrazia e all’azione disordinante

della politica, Rancière evoca l’idea di una rottura dell’ordine

simbolico i cui caratteri appaiono molto vicini a quelli di

un’esplosione ‘evenemenziale’. In altre parole, anche Rancière –

allineandosi a diversi esponenti della filosofia radicale transalpina

degli ultimi trent’anni – sembra pensare al conflitto come

all’irruzione dell’evento nel regno della continuità storica, e cioè

come a un evento che rompe la coerenza di un ordine simbolico,

aprendo nuove prospettive, enunciando un diverso ordine. In

molte di queste riflessioni, un ruolo fondamentale, nel definire il

paradigma stesso dell’evento, viene assegnato naturalmente al

«Maggio» del 1968, o, meglio, a una rappresentazione della

rivolta di quei giorni su cui si depositano le forti connotazioni di

una mitizzazione postuma (e forse persino nostalgica). E, come

ha notato Diego Melegari, spesso l’«insistenza sulla purezza

dell’evento», oltre a scontare un difetto di storicizzazione, finisce

con l’accompagnarsi alla «nota più inquietante del suo probabile

‘riassorbimento’», se non proprio alla «consapevolezza di una

certa prossimità tra la sua intima indecibidibilità e la

moltiplicazione di forme differenziate, magari conflittuali, della sua

‘perdita’, cioè della sua messa in valore spettacolarizzata e

sistemica» (D. Melegari, Una rivoluzione senza storia. Tre

percorsi su Maggio ’68 e filosofia francese, in La rivoluzione

dietro di noi, a cura di Marco Baldassarri e Diego Melegari,

Manifestolibri, Roma, 2008, p. 105).

È stato fra l’altro Eric Hazan, in un’intervista a Rancière, a

suggerire che anche il filosofo francese concepisce la politica nei

termini di una rottura temporanea, destinata a essere

rapidamente riassorbita, come, per esempio, quando, nelle Dix

théses sur la politique, scrive che «la politica accade come un

accidente sempre provvisorio nella storia delle forme di dominio»

(J. Rancière, Aux bords du politique, Gallimard, Paris, 2004), o

quando, alla conclusione de Il disaccordo, afferma che «la

politica, nel suo carattere specifico, è cosa rara», e che «è

sempre locale e occasionale» (J. Rancière, Il disaccordo, cit., p.

148). Dinanzi a queste osservazioni, Rancière ha in realtà negato

di concepire la politica come una rottura episodica e destinata a

essere riassorbita. E in questo senso ha affermato, proprio

replicando ad Hazan:

«Penso di non aver mai parlato di apparizioni improvvise,

brevi e senza domani. Non propongo una visione della storia

nella quale ci sarebbero delle emergenze e dove in seguito

tutto cadrebbe di nuovo nell’appiattimento. […] Non volevo

dire che l’uguaglianza esiste solo sulle barricate e che una

volta distrutte le barricate è finita, si ritorna all’atonia. Non

sono un pensatore dell’evento, dell’apparizione improvvisa,

ma piuttosto dell’emancipazione come qualcosa che ha una

tradizione, una storia che non è fatta solamente di grandi

azioni eclatanti ma di una ricerca per creare forme comuni

che non siano quelle dello Stato, del consenso, ecc.

Sicuramente ci sono degli avvenimenti che scandiscono,

Call for paper - "Una democraziapost-secolare? La teoriademocratica oltre lasecolarizzazione"

Call for paper - Convegno Sisp -Firenze, 12-14 settembre 2013Scadenza proposte: 15 maggio2013 Inviare le proposte a:damiano.palano@u...

L’amico delgiaguaro.Leggendo"Bersani", unabiografia di EttoreMaria Colombo

di Damiano Palano Capitaqualche volta che un destinoingeneroso inchiodi un leaderpolitico a un episodio infelice, auna f...

Quando laGermania fecebancarotta. Unlibro di AdamFergussonsull'iperinflazione

tedesca negli anni di Weimar

di Damiano Palano Non è certocasuale che Quando la monetamuore , il saggio dedicato daAdam Fergussonall’iperinflazione tedesca nel pe...

Unisciti a questo sitocon Google Friend Connect

Membri (10)

Sei già un membro? Accedi

Lettori fissi

21/11/2014 maelstrom: Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 4/4

http://www.damianopalano.com/2012/01/il-nuovo-odio-per-la-democrazia.html 5/7

che aprono delle temporalità: per esempio i tre giorni del

luglio 1830 hanno aperto uno spazio nel quale in seguito si

sono riversate le associazioni operaie, le insurrezioni del

1848 e la Comune» (J. Rancière, I democratici contro la

democrazia, intervista a cura di Eric Hazan, in G. Agamben

et al., In che stato è la democrazia?, Nottetempo, Roma,

Roma, 2010, p. 124).

Nonostante Rancière possa negare di essere definito come un

«pensatore dell’evento», e benché non abbia esplicitamente

avvalorato l’immagine del «Maggio» come evento, come rottura

capace di interrompere la continuità storica e l’ordine simbolico

esistente, è però molto probabile che le sequenze storiche della

rivolta studentesca e operaia del Sessantotto costituiscano

l’episodio cruciale del suo itinerario teorico, oltre che l’occasione

in cui si manifesta il distacco dallo strutturalismo althusseriano

(ho cercato di argomentare questa lettura, in modo più completo,

in Lo scandalo dell’eguaglianza. Alcuni appunti sull’itinerario

teorico di Jacques Rancière, in «Filosofia politica», n. 3, 2011). E

proprio le caratteristiche di questa genesi finiscono con

l’imprimere alla riflessione di Rancière una curvatura specifica:

una curvatura che tende a ritrovare proprio nella dimensione

della ‘rottura’ il dato qualificante, e irriducibile, della politica. In

seguito all’enfasi sulla dimensione ‘evenemenziale’, anche nel

discorso di Rancière la rottura dell’ordine simbolico e dunque la

stessa immagine della politica vengono però legate

all’espressione di un soggetto – o, meglio, di una soggettivazione

– del tutto evanescente: a una soggettivazione che non solo non

appare radicata nella strutturazione storica, materiale, di un

soggetto concreto, ma che non appare neppure in grado di

incidere in modo duraturo sulle relazioni di potere, dal momento

che – ricostruendo il discorso di Rancière – pare proprio che

essa debba svanire improvvisamente così come è comparsa.

Naturalmente, una simile impostazione produce molte

conseguenze, e – insieme ai molti meriti – porta con sé anche

una serie di limiti. Uno di questi risiede nella difficoltà – si

potrebbe dire, anzi, nel disinteresse – a indagare realmente le

relazioni di potere. Per quanto le riserve di Rancière nei confronti

delle diverse riflessioni sulla biopolitica e sul biopotere (di cui

sono indicative le critiche ad Hardt e Negri e ad Agamben)

presentino più di qualche elemento convincente, il suo

ragionamento non riesce però a dissolvere interamente la

sensazione che la ferma opposizione a qualsiasi determinismo

tenda a risolversi in un vuoto di determinazione materiale. In altre

parole, non riescono a dissolvere l’impressione che la distinzione

tra polizia e politica – nel momento in cui scinde l’esercizio del

potere che proviene ‘dall’alto’, dall’insorgenza della contestazione

‘dal basso’ – finisca col dipingere i concreti soggetti politici come

soggetti privi di storia e di strutturazione interna. Da questo punto

di vista, la distinzione introdotta da Rancière, se da un lato coglie

certo un’ambivalenza cruciale dentro la polisemia del termine

«politica», dall’altro sembra assegnare alla politica posta in

essere dalla soggettivazione una sorta di ‘verginità’. Una

verginità che non significa soltanto che si tratta si soggetti ‘nuovi’,

21/11/2014 maelstrom: Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 4/4

http://www.damianopalano.com/2012/01/il-nuovo-odio-per-la-democrazia.html 6/7

senza storia, che in precedenza non erano presenti sulla scena,

ma che configura quei soggetti anche come del tutto privi di

quelle ‘incrostazioni’ che caratterizzano la polizia: ossia, una

strutturazione interna, linee gerarchiche, una divisione del lavoro,

oltre che – ovviamente – principi che stabiliscono un ordine,

concettualmente non differente da quello che sostiene l’attività di

governo della polizia. Ma, dato che i soggetti evocati da

Rancière sono privi di strutturazione, dato che sono privi di

identità consolidate, dato che la loro unica manifestazione è

l’irruzione improvvisa sul proscenio della continuità storica, allora

è anche scontato a Rancière sfuggano i meccanismi di quella

lotta sotterranea che i soggetti conducono al di sotto della ribalta

strettamente politica, e di quella lotta che avviene talvolta persino

dentro i soggetti. È allora scontato – o quantomeno

comprensibile – che Rancière si disinteressi della dinamica

conflittuale che – oltre l’evento – si produce dentro la continuità

storica. Ma l’effetto inevitabile è che, in questo modo, Rancière

non è in grado di cogliere effettivamente né la novità della

biopolitica, né la trasformazione delle tecnologie del biopotere, né

il fatto che i conflitti contemporanei non possono che prendere

corpo – seppur in modo certo non deterministico – proprio dentro

i reticoli della produzione biopolitica. E non è neppure in grado di

riconoscere che, probabilmente, per comprendere realmente le

radici del contemporaneo «odio per la democrazia», per

ricostruire davvero la fisionomia dei processi di soggettivazione

(reali o potenziali che siano), è indispensabile scavare proprio al

di sotto del palcoscenico in cui si gioca il quotidiano spettacolo

politico. Perché è al di sotto di quella superficie – dentro la trama

delle relazioni di potere di cui la società postmoderna risulta

intessuta – che prendono forma i nuovi processi di

soggettivazione. Processi che – oggi come ieri, ma forse più

ancora di ieri – richiedono la formazione di simboli, repertori

d’azione e nuovi immaginari. E che proprio per questo procedono

problematicamente, lentamente, seguendo spesso percorsi

intricati.

Damiano Palano

21/11/2014 maelstrom: Il nuovo odio per la democrazia. Uguaglianza, politica e biopolitica (a proposito di Jacques Rancière) 4/4

http://www.damianopalano.com/2012/01/il-nuovo-odio-per-la-democrazia.html 7/7

Post più recente Post più vecchioHome page

Iscriviti a: Commenti sul post (Atom)

Pubblicato da Damiano Palano a 1/15/2012

Etichette: Biopolitica, crisi della democrazia, Damiano Palano, Democrazia, Jacques Rancière, Teoria

Reazioni: divertente (0) interessante (0) eccezionale (0)

Consiglialo su Google

Inserisci il tuo commento...

Commenta come: Account Google

Pubblica

Anteprima

Crea un link

Nessun commento:

Posta un commento

Link a questo post

Damiano Palano

Segui 24

Visualizza il mio profilo completo

Informazioni personali

Iscriviti a

Post

Commenti

Follow by Email

Email address... Submit

Cerca

Cerca nel blog

3 Visualizzazioni totali

8 3 4 8 5

Damiano Palano. Modello Simple. Powered by Blogger.