il castrum bizantino di ferrara, atti acc. scienze ferrara, 91 (2013-14), pp. 101-118

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ATTI dell’AccAdemIA delle scIenze dI ferrArA Estratto Volume 91 Anno Accademico 191 2013-2014

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A T T Id e l l ’ A c c A d e m I A

d e l l e s c I e n z ed I f e r r A r A

Estratto

Volume 91Anno Accademico 191

2013-2014

Volume 91Anno Accademico 191

2013-2014

Proprietario e copyrightAccademia delle scienze di ferrara44121 ferrara - Via de’ romei, n. 3tel. - fax (0532) 205209e-mail: [email protected] web: http://www.accademiascienze.ferrara.it

Direttore responsabileProf. roberto rizzo

Redattoridott.ssa Giuliana Avanzi magagnaIng. Gianluigi magoniProf.ssa Giovanna cavallaro

Periodicità annualeAutorizzazione n. 178 reg. stampa in data6 maggio 1972 del Tribunale di ferrara

Composto per la stampasara storaristudio editoriale fuoriregistrovia zucchini, 79 - 44122 ferrarae-mail: [email protected]

IndIce Generale

consiglio direttivo pag. 5

note storiche » 7

Comunicazioni scientifiche » 11

InauGurazIone del cxcI anno accademIco » 13

roberto manfredInI

I ritmi biologici nella vita quotidiana » 17

alessandra fIocca

la formazione dei tecnici a ferrara dall’apprendistato diretto alle scuole pubbliche » 31

francesca malaGutI

l’inedito libro sesto dell’Hidrologia di Giambattista Aleotti » 35

elIsa PaterGnanI

scuole e istituti tecnici a ferrara nel secolo xIx » 45

claudIo cazzola

l’enigma di Omero » 55

Paolo zambonI

Il ritorno venoso cerebrale in assenza di gravità: DRain bRain, il progetto di medicina spaziale di Unife » 61

GIanluIGI maGonI

ritorno a schifanoia - Parliamo ancora di decani » 71

alessandra fIocca

cultura scientifica a ferrara tra Università e corte estense » 83

Supplemento al volume 91 degli attiAnno 413 – nAscitA di FerrArA?AstrologiA e storiA Alle origini dellA città

GIanluIGI maGonI

Presentazione convegno Quando è nata Ferrara? » 95

stella PatItuccI uGGerI

Il castrum bizantino di ferrara » 101

GIovannI uGGerI

la nascita di ferrara: il quadro topografico e storico » 119

lIvIo zerbInI

ferrara ed il territorio ferrarese in età romana » 131

claudIo cannIstrà

l’astrologia a confronto con la storia » 137

anno 413 – nascIta dI ferrara?astroloGIa e storIa alle orIGInI della cIttà

atti del Convegno: ferrara, 13 dicembre 2013

interventi di: Gianluigi magoni, stella Patitucci Uggeri,Giovanni Uggeri, livio zerbini, claudio cannistrà

Anno Accademico 191 (2013-2014) supplemento al volume 91 degli Atti

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le origini di ferrara rimangono un intrigante campo di ipotesi, perché poche e tarde sono le fonti scritte delle quali disponiamo. Anche sul piano archeologico fino agli anni settanta si disponeva di pochissimi dati, perché non erano stati effettuati scavi mirati e si potevano utilizzare solo osservazioni ed indizi raccolti in occasione di interventi edilizi nel centro storico. Per la fase più antica si può ricordare solo che nel 1966 nel giardino di casa Volta, posto su via coperta nel quartiere di san Pietro, furono viste palafitte e vennero recuperati alcuni frammenti di pietra ollare e un’anfora di argilla color camoscio con inclusi micacei riferibile ad età bizantina(1). Tutti gli altri sondaggi avevano portato in luce solo materiali riferibili al periodo tra l’alto medioevo, l’età rinascimentale e quella moderna, elementi questi che hanno continuato ad emergere da diversi saggi di scavo condotti negli ultimi cinquant’anni nel centro storico di ferrara.

le fontI scrItte

nei documenti autentici disponibili riscontriamo ferrara menzionata per la prima volta nel 756/7, sia nel Liber Pontificalis della chiesa romana che nel Codex Caro-linus, in due passi paralleli che si riferiscono allo stesso episodio. desiderio aveva promesso a papa stefano II la restituzione alla santa sede di faenza, Imola, Bagnaca-vallo, Gavello e del ducatus Ferrariae e il pontefice ne scrive a Pipino re dei franchi, perché gli si renda giustizia da parte dei longobardi, ma anche dei Bizantini(2). se ne ricava che tutte queste civitates, appartenenti originariamente all’esarcato ravennate, dovevano essere state conquistate tra il 750 e il 751 dal re longobardo Astolfo(3).

desiderio mantiene la promessa fatta e restituisce i territori occupati; ma in seguito alla ripresa delle ostilità la santa sede perde di nuovo quei territori e li riavrà solo

Stella Patitucci Uggeri

Il CaStRUm BIzAnTInO dI ferrArA

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nel 776 con carlo magno, come sappiamo sempre dal Liber Pontificalis nella vita di papa Adriano I (772-95)(4).

le orIGInI

sulle origini di ferrara abbiamo almeno tre diverse tradizioni.secondo la tradizione medievale raccolta dalla falsa bolla Teodosiana, datata al 9

maggio 423, ma redatta a Bologna nel 1225(5), ferrara doveva essere trasferita dalla sponda meridionale a quella settentrionale del Po entro due anni, ossia entro il 425. si dava quindi per scontata l’esistenza di ferrara già in quell’epoca e forse su questa base il Biondo potrà dire che Alarico scendendo in Italia attraversa i luoghi dove ora è ferrara, allora villaggio indifeso(6). Questa tradizione venne accolta un secolo dopo da riccobaldo (1311-17)(7). Quindi nel tardo medioevo si riteneva che la prima sede di ferrara fosse stata cispadana, nella zona di san Giorgio, anche se finora non ne abbiamo conferma archeologica. l’importanza strategica del cuneo di defluenza del Primaro dal vecchio Po non è però anteriore all’ottavo secolo e si può pertanto sup-porre che nel xII-xIII secolo i redattori della bolla Vitaliana e del falso Teodosiano proiettassero in un tempo remoto una situazione più recente, basandosi sul fatto che la sede episcopale un tempo era stata realmente a san Giorgio, dove è documentata nel 936(8), mentre solo nel 1135 era stata trasferita a nord del Po.

Una seconda tradizione è quella esposta da Giovanni Boccaccio, secondo il quale ferrara continuava la romana forum Alieni, un sito ricordato da Tacito (III, 6, 2-3) per vicende militari del I secolo, di incerta ubicazione, ma da cercare in area vene-ta(9). l’identificazione con ferrara fu ripresa da Pellegrino Prisciano, da Girolamo merenda e da Girolamo Baruffaldi(10).

Una terza tradizione è quella tramandata da flavio Biondo nell’italia illustrata (circa 1450), secondo la quale la fortificazione di ferrara e di Argenta fu opera dell’esarca di ravenna smaragdo nell’anno 604(11). Il Biondo non si dilunga sull’episodio, per-ché rimanda alle sue Historiae (redatte intorno al 1442), dove però l’episodio non è presente, pur parlandosi a lungo delle imprese dell’esarca smaragdo tra il 584 e il 605(12). Quindi, o la citazione fu fatta a memoria erroneamente o più probabilmente - come accredita la storiografia recente sulla base di numerosi indizi - esisteva una redazione più ampia delle Historiae rispetto a quella stampata a Venezia nel 1483. Questa tradizione comunque fu ripresa un secolo dopo dal bolognese leandro Alberti e dal ravennate Girolamo rossi(13).

Stella Patitucci Uggeri

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Inoltre, secondo il ferrarese Gaspare sardi(14), Giovanni Platin, che fu esarca a ravenna dal 687 al 694, verso la fine del suo mandato esarcale, quindi nell’anno 694, avrebbe cinto di mura ferrara anche sul lato meridionale lungo la sponda padana. la fonte non viene indicata, ma avrebbe potuto essere anche in questo caso una redazione più ampia di Agnello ravennate.

lo scavo nel quartIere dI san PIetro

Queste due indicazioni relative alle fortificazioni bizantine di ferrara nel corso del VII secolo mi sembrano aver trovato un riscontro archeologico puntuale nel saggio della casa del capitano, dove fu individuato un grosso muro di direzione est-ovest, che potrebbe essere messo in relazione con la notizia dell’intervento da parte dell’esarca Platin nel 694 (fig. 1).

nel 1973 infatti un saggio effettuato nel cortile della casa quattrocentesca, situata proprio all’angolo di via coperta con via Voltacasotto, riportò in luce un muro a paramenti di mattoni con spessi strati di malta e riempimento interno di frammenti di mattoni e tegole annegati in una malta tenace; lo spessore del muro era di m 1,06, l’altezza conservata di m 0,82(15) (fig. 2). Il muro poggiava su una fondazione, alta m 2,10, a due riseghe, realizzata con basoli trachitici sui fianchi e riempimento di ciottoli e malta. sul piano di spicco il muro era forato longitudinalmente da un lungo canale a sezione rettangolare di cm 20 x 30, che doveva servire per farvi scorrere una trave a chiusura di una porta contigua, non individuata nel saggio; il muro continuava a est e a ovest dei cinque metri rimessi in luce. A est ne abbiamo un riscontro nelle basole e palafitte rinvenute precedentemente nel giardino Volta, adiacente a levante. se ne ricava anzi che le fondazioni cementizie poggiavano su una palificazione di costipamento del terreno alluvionale posto in prossimità della sponda padana, una pratica ben nota nell’area padana dall’antichità al medioevo.

Per la cronologia del manufatto un contributo importante viene offerto dagli scarsi elementi ceramici rinvenuti nello scavo. si tratta di frammenti di vasi in pietra ollare, in uso in età bizantina tra VI e VII secolo e trasportati dalla regione alpina fino in area deltizia padana, e di frammenti di pareti di anfore commerciali a pasta micacea e superficie ondulata, che si possono classificare come importati dal mediterraneo orientale in età bizantina, intorno al VI-VII secolo(16). A questo ambito cronologico rinvia anche un’anfora bizantina rinvenuta alcuni anni prima del saggio archeologico

il castrum bizantino di Ferrara

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nel ricordato giardino Volta; quest’anfora rientra nel tipo lr 1B e si inquadra crono-logicamente tra il VI e la prima metà del VII secolo(17) (fig. 3 a-b).

Anche la metrologia ci offre un indizio cronologico utile, considerando che la larghezza del muro è di m 1,06 corrispondenti a mezza orgyia e che la sua fonda-zione è alta m 2,10 corrispondenti a una tradizionale orgyia fileterica. siamo quindi in presenza del sistema metrologico bizantino(18). l’impiego accurato delle cortine in mattone - anche se con giunti alti - ci fa pensare ad un’opera pubblica, come sug-gerisce anche l’uso massiccio di basole trachitiche, che evidentemente si è potuto ricavare impunemente da una strada pubblica, caso analogo a quello delle mura tardo-antiche di Parma, costruite riutilizzando i grandi basoli della via emilia(19). Questo suggerirebbe un’epoca post-giustinianea(20), quando si potevano smantellare a scopo di difesa le strade, in questo caso probabilmente quella parafluviale. Tutti questi indizi permettono di datare il muro tra VI e VII secolo, data congruente con la tradizione raccolta dal Biondo.

Il Castrum Ferrariae

sulla base di questo dato topografico prende consistenza l’attribuzione al castrum bizantino del dosso rilevato al centro di ferrara, noto più tardi come castello dei cortesi e segnalato come eminente sul paesaggio circostante insieme alla motta di castel Tedaldo già da riccobaldo; questa caratteristica appariva ancora evidente agli occhi del frizzi(21). Questo alto strutturale di quota 9 appare circondato da un alveo fossile che presenta quote più basse e gira a ferro di cavallo, ancor oggi percettibile dal microrilievo e sulle fotografie aeree(22) (fig. 4). Il paleoalveo scomparso è oggi delimitato dalle strade fiancheggianti ad andamento parallelo; all’esterno dalle vie cammello, carmelino, Borgo di sotto e Ghisiglieri, mentre la sponda interna è ri-percorsa dalle vie Belfiore e fondobanchetto. la via coperta corre lungo il limite meridionale del castrum, mentre la via carlo mayr ripercorre la sponda sinistra del Po antico e difatti in passato era denominata ripagrande (fig. 5).

Il fossato ricostruito doveva essere alimentato da una diramazione fluviale che si staccava a nord-ovest dal corso principale del Po e sul cui punto di defluenza venne poi costruito il castel Tedaldo (fig. 6). l’andamento della diramazione è perpetuato dalle vie Garibaldi - contrari - semola - Paglia in sinistra e dalle vie concia - cor-tevecchia - mazzini in destra. A ovest il castrum era difeso da un taglio artificiale, che congiungeva le attuali vie mazzini e mayr; questo tratto del fossato si colmò

Stella Patitucci Uggeri

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precocemente con lo sviluppo del Borgo superiore e vi si insediò la chiesa di san Gregorio, che è già attestata nel 990. non sappiamo quanto il toponimo sopravvissuto, fossato dei Buoi, sia banale o abbia mantenuto il ricordo del fossaton, nel senso di una struttura difensiva bizantina(23).

In quest’area, all’incirca rettangolare di m 100 per 150, si riscontra una plani-metria del tutto peculiare ed eccezionalmente conservativa costituita da cinque vie parallele, delle quali la centrale è via di Porta san Pietro, limitata a nord dal canale, che era scavalcato dal Ponte san Pietro, ricordato ancora da riccobaldo alle soglie del xIV secolo. si generano così sei stretti isolati paralleli di circa m 21 per m 105. malgrado gli innumerevoli adattamenti subiti nel corso dei secoli, le strade hanno larghezze medie di m 5,27 e gli isolati di m 21,08, che possono essere basate sulla tradizionale orgyia fileterica usata dai bizantini, risultando così rispettivamente di 2,5 e di 10 orgyiai; la lunghezza dell’isolato era forse di 50 orgyiai.

chiese sorsero nei vari isolati, non sappiamo quando, ma certo si tratta di dedi-cazioni santorali tipicamente bizantine e in parte già paleocristiane. Anzitutto quella centrale dei santi apostoli Pietro e Paolo, originariamente orientata ed ora ribaltata e degradata a cinema (documentata dal 972). san salvatore è nota dal 953(24); s. Alessio è documentata più tardi, ma porta una tipica dedicazione bizantina; c’erano inoltre san simone e san martino.

san Pietro e san salvatore denominarono nel x secolo le due regioni nelle quali era diviso il castrum, rispettivamente a ovest e a est della via di Ponte san Pietro, ripartizione che sopravvisse nelle due parrocchie del xIV secolo.

All’interno di quest’area dal x secolo sono documentati la civitas attorno alla chiesa di san Pietro e il murus civitatis nella zona di san salvatore(25). In documenti a cavallo tra x e xI secolo si parla del Castellum Ferrariae in regione beati Salvato-ris(26). Alla fine del x secolo venne costruito più a monte il Castrum thedaldi e perciò insorse la necessità di distinzione per il nostro, che nel xII secolo troviamo definito castrum Curialium(27) e nel xIII castellum Curtisiorum, come leggiamo ancora in riccobaldo(28), ricordi della curia o curtis ducis del primitivo ducatus(29).

la nascIta del PrImaro

Il castrum sorse quindi sulla sponda sinistra del Po nel punto dove questo aveva un alveo unitario. ma la rapida fortuna che esso ebbe dall’età carolingia in poi deve essere messa in rapporto con la rivoluzione idraulica determinata dalla nascita del Po

il castrum bizantino di Ferrara

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di Primaro, che venne a porlo a dominio della biforcazione dei traffici padani dalla lombardia al Veneto da una parte e all’esarcato dall’altra. da avamposto militare dell’esarcato ferrara diventerà così l’unica protagonista della storia del delta. l’oc-casione dell’intervento idraulico è ricordata dal Biondo, seguito da Gaspare sardi, da G.B. Pigna e da Girolamo rossi(30). Quest’ultimo in particolare racconta che l’arcive-scovo ravennate felice, ribellatosi all’imperatore Giustiniano II, per sbarrare la strada all’esarca avrebbe fatto rompere l’argine di destra del Po sotto ferrara - dove infatti la portata era massima a monte della biforcazione di codrea - in modo da allagare il territorio ravennate(31) (fig. 7). Il rossi dichiara la sua fonte (uti agnellus referente blondo adfirmat) e noi sappiamo che tra le fonti del Biondo c’era sicuramente Andrea Agnello e che la citazione è quindi verisimile, anche se non ci sono pervenuti i testi completi per poterla riscontrare(32).

la nascita del Primaro comportò di conseguenza la decadenza del corso principale del Po antico, sulle due rive del quale insisteva la vecchia sede diocesana di Voghenza; già nel Ix secolo esso verrà definito Padovetere da Andrea Agnello.

la dIocesI

In questo periodo dovette avvenire perciò il trasferimento della diocesi da Vo-ghenza(33) a ferrara, per indebolire l’arcivescovato di ravenna, ma anche per la reale crescita d’importanza di ferrara in questo periodo come conseguenza della fortuna del Primaro, che in un secolo aveva rimpiazzato il senescente Po di Voghenza.

secondo la tradizione ferrarese fondata sulla falsa bolla Vitaliana, il trasferimento della diocesi veniva fissato circa l’anno 647(34). ma in verità l’ultimo vescovo sicuro di Voghenza è quello che nel 680 sottoscrive la lettera di papa Agatone al concilio di costantinopoli(35); mentre il documento che ricorda un vescovo di Voghenza nel 787 è probabilmente un falso(36). Il primo vescovo documentato a ferrara è Andrea nell’827. Quindi il trasferimento della diocesi cade in questo secolo e mezzo, ma è più probabile che sia avvenuto solo con la costituzione del comitatus in età carolingia, dal momento che a Voghiera nell’VIII secolo si continuano a realizzare monumenti di prestigio, come il famoso pergamo di s. maria e s. stefano. Trasferitosi a ferrara, il vescovo mantenne a lungo il titolo d’origine e infatti ancora nel x secolo è detto di ferrara e Voghenza(37).

È interessante notare l’analogia che si riscontra sul piano topografico tra i due castra di ferrara e Argenta, fortificati dai bizantini nello stesso anno. essi giacciono

Stella Patitucci Uggeri

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entrambi sulla sponda sinistra del fiume, mentre sulla sponda ravennate è impian-tata la chiesa dedicata a san Giorgio, una dedica santorale tipicamente bizantina(38). Quindi anche a ferrara dobbiamo dedurre per analogia che la chiesa di san Giorgio sia stata fondata in età bizantina. Possiamo tentare di spiegare questa geminazione riflettendo sulla necessità di collocare i centri abitati al sicuro di qua dal fiume e di possedere invece una testa di ponte strategica sulla sponda opposta dalla quale potevano giungere le incursioni nemiche. si inserisce nella logica strategica e tattica bizantina questa esigenza di disporre di una testa di ponte al di là del fiume per controllarne il passaggio nel punto più vulnerabile, dove un’isola ne frazionava l’ampiezza.

nel caso di ferrara la posizione della chiesa di san Giorgio acquisterà un valore particolare nel secolo VIII con la nascita del Po di Primaro, perché la chiesa si tro-verà a dominare il cuneo di defluenza dei due rami fluviali padani. Il trasferimento della diocesi da Voghenza alla chiesa extraurbana di san Giorgio e non all’interno del castrum fu forse motivato dall’esigenza che il vescovo restasse sempre a sud del Po entro il territorio dell’antica diocesi vicoaventina, forse anche nella chiesa tradizionalmente più importante.

conclusIone

l’evidenza archeologica dimostra che nel sito di ferrara esisteva già in età roma-na un insediamento a nuclei sparsi, del quale abbiamo una buona documentazione subito a monte e a valle dell’area occupata dalla città, all’interno della quale fino a oggi non si sono trovate conferme(39).

In età esarcale davanti alla minaccia dei longobardi si procede a fortificare un punto debole, di facile attraversamento del Po a causa dell’isola interfluviale di sant’Antonio. si sceglie allora una testa di ponte a nord del fiume individuando un sito particolarmente idoneo in una motta interfluviale facilmente difendibile e facil-mente raggiungibile e controllabile per via d’acqua da parte dei bizantini.

la fortificazione di ferrara e Argenta nel 604 si inserisce in un momento di poco successivo all’istituzione dell’esarcato ravennate, avvenuta sotto maurizio (582-602) e precisamente forse nel 584 quando inizia ad essere documentato il primo esarca smaragdo. dopo la perdita di monselice, Padova, mantova, Brescello e cremona tra il 601 e il 603(40), si determina una nuova frontiera e si procede a realizzare nuove difese contro i longobardi approfittando del periodo di tregua tra il 603 e il 605. Allora si impianta una cintura di castra lungo lo sbarramento naturale offerto dal Po,

il castrum bizantino di Ferrara

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scegliendo punti chiave quali samoggia(41), a ovest di Bologna, e nel nostro territorio ferrara ed Argenta(42), l’una al centro del corso unitario del Po, l’altra sul ramo più vicino a ravenna, a metà strada tra questa e ferrara.

Al momento della tregua con i longobardi, i Bizantini si fortificano dunque sulla sponda sinistra del Po con una struttura militare, alla quale sembra corrispondere sull’opposta sponda destra, in territorio ravennate, una fondazione civile ed eccle-siastica attorno alla chiesa di san Giorgio, che la tradizione ferrarese indica come la prima sede episcopale, che qui sarebbe rimasta fino alla costruzione della cattedrale romanica.

Il castrum trova in definitiva una pregnante motivazione storica nel 604, ossia durante la tregua dello stato di belligeranza tra longobardi e Bizantini, tra le forti perdite subite nel 603 e la pace del 605, collocandosi nel periodo in cui smaragdo svolse un ruolo di primo piano nella politica dell’esarcato, subito dopo la sua istitu-zione in seguito alla perdurante pressione longobarda.

le fonti definiscono ferrara ducatus e ne rivelano quindi l’origine bizantina, come per Venezia. d’altronde se non fosse stata già una città bizantina non avrebbe potuto essere conquistata e quindi restituita(43). Il castrum avrà controllato una circoscrizione castrale, che evolve in ducatus e che passa come tale ai longobardi che forse fecero in tempo ad insediarvi degli arimanni, che nel 956 troviamo documentati a fossalta(44). la santa sede sostituendosi all’esarcato ne eredita i territori e tra questi ferrara, che con i carolingi diventa un comitatus. siamo quindi davanti al normale processo di un castrum bizantino che evolve in città e poi in diocesi(45).

l’importanza del castrum aumenta infatti nel corso dell’VIII secolo, quando - ormai civitas e con i carolingi comitatus - si viene a trovare in posizione di controllo della nuova defluenza del Primaro. Questo ramo e il vecchio Volano saranno gli efficaci collegamenti di ferrara con il mare, per cui la città, dotata di ben tre porti, diventerà la chiave di volta dei traffici Padani (fig. 8).

Anche l’impianto urbano riconosciuto all’interno del castrum, a strette insulae parallele, è tipicamente bizantino, per cui dobbiamo accogliere senza esitazione la tradizione conservataci da Biondo flavio.

Stella Patitucci Uggeri

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il castrum bizantino di Ferrara

figura 1. ferrara, casa del capitano. Ubicazione del saggio di scavo del 1973.

figura 2. ferrara, casa del capitano. sezione del muro emerso nel saggio di scavo del 1973.

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Stella Patitucci Uggeri

figura 3. ferrara, casa Volta: a, anfora bizantina; b, anfora bizantina tipo lr 1B di VI - prima metà VII secolo (Pieri 2012).

figura 4. ferrara. Aerofotografia del quartiere di san Pietro corrispondente al castrum bizantino (conc. smA n. 49 del 20.1.1972).

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il castrum bizantino di Ferrara

figura 5. ferrara. l’area del castrum bizantino evidenziata a tratteggio nella planimetria attuale del centro storico. A, tratto delle mura nella casa del capitano. B, tracce delle mura nel giardino Volta. l’andamento probabile delle mura è suggerito dalla linea a tratti. sono indicate le chiese altomedievali.

figura 6. ferrara. ricostruzione schematica della situazione idrografica al momento della fortificazione del castrum.

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figura 7. ferrara. Idrografia fossile nell’area a sud della città con evidenziata la rotta del Primaro.

Stella Patitucci Uggeri

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il castrum bizantino di Ferrara

figura 8. ferrara. ricostruzione dello sviluppo della città parafluviale medievale con indicazione del castrum, dei borghi, di castel Tedaldo e della nuova cattedrale.

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note

(1) PatItuccI 1973; ead. 1974; ead. 1982, pp. 38-40.(2) Lib. Pont., Vita Stephani ii, ed. l. duchesne, I, Paris 1886, p. 454 sg.; Cod. Carolinus, 8,

ed. W. Gundlach (mGH, Epist. mer. et Kar. aevi, III), Berolini 1892, p. 506, n. 63 : … restituendum beato Petro civitates reliquas: Faventia, imulas, et Ferraria cum eorum finibus, simul etiam et saltora et omnia territoria. Storia di Ravenna, II, 1, p. 411, n. 35.

(3) schneIder 1924, p. 150; J. ferluGa, L’Esarcato, in Storia di Ravenna 1991, II, p. 373.(4) lib. Pont., Vita Hadriani i, ed. cit., I, p. 488.(5) fasolI - PIGhI 1961, pp. 58-75; 77-94; fasolI 1988; PInI 1996.(6) BIondo 1963, p. 12.(7) su riccobaldo v. PatItuccI 1981; zanella 1983; hankey 1996.(8) marzola 1983, p. 20, doc. 3.(9) AlfIerI 1978. (10) PatItuccI 1978-79, p. 10.(11) blondI, italia illustrata, IV, 71, ed. 1531, pp. 353-54: argenta oppidum simul cum Ferraria

a Smaragdo exarcho … primo moenibus circumdatum; Ferraria … quam civitatem in ‘Historiis’ primum fuisse moenibus circumdatam a Smaragdo patricio et italiae exarcho ostendimus. V. ora ed. WhIte 2005, p. 346.

(12) BlondI Hist., ed. 1559, pp. 107-119.(13) AlbertI 1558; rubeus 1603, p. 198: Zmaragdus argentam et Ferrariam… muro cinxit.(14) sardI 1556, p. 44 ad a. 694.(15) PatItuccI 1973; ead. 1974; ead. 1989, pp. 433-440.(16) PatItuccI 1974, fig. 3.(17) PIerI 2012, p. 31.(18) schIlbach 1970, pp. 13-28; certo anteriore alla riforma di michele IV Paflagonio (1034-41).(19) catarsI 2002, p. 97, fig. 8.(20) PatItuccI 1989, p. 438.(21) frIzzI 1847, V, p. 246.(22) PatItuccI 2005, tav. xxxII, fig. 34.(23) schneIder 1980 (1924), p. 108; raveGnanI 1983, p. 10.(24) muratorI 1740, III, diss. 36, cc.147 sg.(25) muratorI 1740, III, diss. 36, cc.147 sg., anno 953.(26) frIzzI 1847, II, p. 52, anno 1000.(27) Kehr 1911, p. 226, nn. 1-2.(28) riccobaldi, Chron. Parva, p. 138, 501.

Stella Patitucci Uggeri

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(29) PatItuccI 2006.(30) Blondi 1483, I, 10; sardI 1556, p. 44 sg.; PIGna 1570, p. 160.(31) rubeus 1603, p. 214. PatItuccI 2005, p. 337 sg.(32) vasIna 1973, pp. 49-51; carIle 1992, p. 375; PatItuccI 2005, p. 337 sg.(33) su Voghenza, sede episcopale dal 431, v. PatItuccI 2005, p. 305.(34) così ad es. scalabrInI 1773, borghi, p. 13.(35) Kehr 1911, V, p. 203 sg.; lanzonI 1927, I, pp. 801-13; AndreolI 2000.(36) Il documento, che ricorda il vescovo Vicohabentiae con gli altri del ravennate fu accolto

dal rossi (V, p. 230) e dal fantuzzi (V, p. 237 sg., n. 21) e ora dalla Storia di Ravenna, II, p. 415, n. 50.

(37) Ad es. anno 936: martinus ep. S. Ferrariensis ecclesiae seu Vicoventinae: marzola 1983, p. 20, doc. 3; anno 981, fantuzzI, II, p. 149, n. 27; Storia di Ravenna, II, p. 517, n. 352. così oggi il vescovo è di ferrara e comacchio, dopo la soppressione di quest’ultima diocesi.

(38) la ritroviamo in centri bizantini come ad es. filattiera e ragusa.(39) UGGerI 2002.(40) Paul. diac. Hist. Lang. IV, 25.(41) GuIllou 1980, p. 221.(42) PatItuccI 2005, pp. 332-36.(43) la fondazione bizantina è accolta da Hartmann 1897–1915, II, 2, p. 66.(44) schneIder 1924, p. 161; 1980, p. 149.(45) schneIder (1924) 1980, p. 53; barnI-fasolI, p. 61.

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