i fontaniva e gli spiera: un'altalena di incontri e scontri

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225 Luigi Sangiovanni I FONTANIVA E GLI SPIERA. UNALTALENA DI INCONTRI E SCONTRI Per molto tempo gli Spiera intrecciarono le loro esistenze con quelle dei Fontaniva. Furono questioni che riguardarono terre e proprietà poste a Fontaniva e nelle sue pertinenze. Prendendo spunto da una loro lite degli anni 1520-1534 1 , è opportuno dare ulteriori notizie su quella che fu una delle maggiori famiglie cittadellesi. Ser Spera Le prime tracce archivistiche sugli Spiera 2 risalgono al primo ventennio del Quattrocento; riguardano ser Spera figlio di un omonimo Spiera, da cui poi derivò il cognome della famiglia 3 . Ebbene questo ser Spera, nel primo dei registri dei consigli di Cittadella ancora conservato in archivio e risalente al 1423, figura al terzo posto tra i 43 consiglieri presenti. Anche se il cancelliere verbalizzante non lo dice, siamo nel consiglio di 1 Vedi MARTELLOZZO FORIN, Marco Fontaniva, in questo volume. 2 Vedine la genealogia in Tab. 1. 3 Il cognome, nei documenti in latino, è sempre Spera. Catasto Austriaco: la piazza di Cittadella sulla quale si affacciava la casa Spiera.

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Luigi Sangiovanni

I FontanIva e glI SpIera.Un’altalena dI IncontrI e ScontrI

Per molto tempo gli Spiera intrecciarono le loro esistenze con quelle dei Fontaniva. Furono questioni che riguardarono terre e proprietà poste a Fontaniva e nelle sue pertinenze. Prendendo spunto da una loro lite degli anni 1520-15341, è opportuno dare ulteriori notizie su quella che fu una delle maggiori famiglie cittadellesi.

Ser Spera

Le prime tracce archivistiche sugli Spiera2 risalgono al primo ventennio del Quattrocento; riguardano ser Spera figlio di un omonimo Spiera, da cui poi derivò il cognome della famiglia3. Ebbene questo ser Spera, nel primo dei registri dei consigli di Cittadella ancora conservato in archivio e risalente al 1423, figura al terzo posto tra i 43 consiglieri presenti. Anche se il cancelliere verbalizzante non lo dice, siamo nel consiglio di

1 Vedi Martellozzo Forin, Marco Fontaniva, in questo volume.2 Vedine la genealogia in Tab. 1.3 Il cognome, nei documenti in latino, è sempre Spera.

Catasto Austriaco: la piazza di Cittadella sulla quale si affacciava la casa Spiera.

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Quaranta, cioè nell’organo collegiale cittadellese più ristretto di allora4. Ce lo provano sia il numero ridotto di presenti, sia un’annotazione posta a fianco del nome di Iohannes Guastus e con la quale lo si dichiara cancelatus quia ipsemet refutavit esse de conscilio, cioè cassato perché ha rifiutato di far parte del consiglio. Si tenga infatti presente che, almeno fino alla ‘serrata’ del consiglio di Quaranta attuata nella seconda metà del secolo XVI, i componenti di tale consiglio venivano eletti dal Consiglio generale.

Non mancarono tuttavia le eccezioni, come quella deliberata dallo stesso consiglio ristretto e approvata all’unanimità dai trentatre consiglieri

presenti il 28 gennaio 1451:

L’anderà parte che messer lo podestà e el masaro cum li soy compagny, e cum try altri homeny, li qual serà elleti per lo dito messer lo podestà e masaro e compagny, habia libertade de regulare lo conseio del chomun de Citadella de i Quaranta, perché el sono morty alguny del dito conseio5, cum questo: che loro abiano libertade de poder remeter e casare chomo loro meio aparerà6.

La morìa che aveva decimato i consiglieri

comunali era con buona probabilità dovuta alla peste, allora endemica, che sempre richiese tributi di vite da tutti i ceti e di tutte le età.

4 L’altro era naturalmente il Consiglio generale. Sul finire del secolo XVI si intensificheranno i contrasti tra il consiglio di Quaranta e quello generale circa le competenze di ciascuno, tanto che nel 1628 il capitano di Padova, Marco Priuli, fu incaricato di una regolamentazione che ponesse fine alle ormai croniche liti (nell’occasione verrà istituito anche un Consiglio di 66; sugli ordini Priuli vedi Sangiovanni, Archivio del comune di Cittadella, p. XXXIV-XXXVII, LVII-LXII.5 La sottolineatura è mia.6 Comunità, I nero, fasc. 5, sub data.

Spera

ser Spera(21.6.1425: sp. Anna)

Francesco (n. 1425)(14.1.1449: sp. Maffea Facio)

(+ ante 13.4.1470)

ser Vendramino (1423)

Antonio Tremignon (1427)

Lucrezia(?: sp. Antonio Merzario)

(17.9.1533. sp. Bernardino Sarto)

Siverius

Nicolò (1495)

Battista Alessandro(1524)

Francesco (1495? - 27-12-1548)(9.6.1523: sp. Caterina de Michaelibus)

(?: sp. Onesta Rossi)

Iseppo, Camillo, Fedele, Antonia (13.9.1551: sp. Pollo Bigolino) et alii

Spera (1475),Zanetto (1476)

Tab. n. 1Genealogia essenziale degli Spiera

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Così fu nel 1427, ad esempio, anno poi ri-cordato come quello della grande pestilenza, in tempore pestis magne. In tal senso infatti si espressero tre uomini fidedigni una trentina d’anni dopo quell’avvenimento rimasto impresso nella memoria collettiva. Proprio dalle dichiarazioni del 16 maggio 1458 del notaio Nicolò da Vallà7, di Marco Zeno del borgo padovano e di mastro Francesco barbiere8 veniamo a sapere che quella peste aveva indotto il nostro ser Spera a scappare da una Cittadella devastata e senza dubbio pericolosa. Lui, la moglie Anna9 e il figlioletto Francesco di due anni si erano allora rifugiati in un piccolo villaggio della podestaria, a Tremignon, dove poco dopo sarebbe nato l’altro figlio, Antonio, che da quella località prenderà il soprannome10.La preminenza sociale di ser Spera è indirettamen-te acclarata dagli elenchi dei consiglieri che i cancellieri stilavano agli inizi delle sedute, avendo particolare attenzione alle ‘precedenze’. Ad esempio nel già ricordato consiglio del 1° gennaio 1423 ser Spera era al terzo posto, mentre al primo figurava il venerabilis venerabilis dominus Iohannes abbas, vale a dire l’abate pro tempore

del monastero di S. Eufemia il quale, risiedendo a Cittadella, era consigliere di diritto. Al quarto e al sestultimo posto stavano altri due fratelli Spiera: ser Vendraminus Spere e Siverius magistri Spere. Tra gli altri consiglieri presenti c’erano un ser Grandulphinus11, secondo, e Marco Fontaniva12 in undicesima posizione13.Nel libro dei consigli del 1430 ser Spera, veniva invece qualificato spitiaro cioè speziale, farmacista. Aveva raggiunta ormai la seconda posizione, dietro il solito abate, ma precedendo ancora Marco Fontaniva, terzo. Quanto agli incarichi pubblici risulta che il 23 luglio di quell’anno fu nominato, assieme all’abate, nunzio o ambasciatore a Venezia per la difesa dei diritti comunali dalle pretese degli esattori padovani di pignorare nel territorio cittadellese14. Le sicuramente notevoli capacità oratorie di ser Spera indussero il comune a nominarlo anche per seguire una causa a Padova circa il fiume Tergola15. Il successivo 27 agosto fu infine eletto tra i nove deputati ad faciendum estima communis Citadele16. Il nostro, nel Consiglio del 1° gennaio 1432, occuperà ancora il secondo posto, dopo l’abate

7 Il Vallà fu cancelliere del comune per il 1432 (Comunità, I nero, fasc. 2, f. 199r).8 Fu eletto massaro il 1° gennaio 1447: “Massarius comunis Cittadellae magister Franciscus barberius”; tra i suoi compagni o soci, ovvero deputati ad utilia, risultò il suindicato Nicolaus notarius (Comunità, 1 rosso, fasc. 4, f. 23r).9 Il notaio Vallà affermò che ser Spera si era sposato con una donna di nome Anna il 21 giugno 1425, “ut apparet per quoddam chirografum manu dicti ser Spere scriptum de promissione dotis dicte domine Anne registratum in actis ipsius testis”, cioè come risultava da uno scritto di ser Spera circa la dote della moglie che lui, notaio, conservava nei suoi protocolli.10 Le testimonianze sono conservate in 3 verde, fasc. “Liber prinus testium quorumcumque examinatorum in extraordinariis”, sub die.11 Appartenente alla famiglia dei Berton cittadellesi; lo stesso nome (spesso rivelatore di una discendenza) lo si ritrova in un atto del 1519 riferito però al prete rettore della chiesa di Fontaniva, figlio del quondam Ognibene Berton (Notai di Cittadella, notaio Francesco Pomerano, 28, fasc. “1509-1536”, f. 9r).12 Marco fu “massario et scyndico comunis Cittadellae” dell’anno 1446 (Comunità, 1 rosso, fasc. 4: 1° gennaio 1447).13 Comunità, I nero, fasc. 1.14 “[…] quod debeant elligi duo ambasiatores qui debeant ire Venetias ad defendendum iura dicti comunis contra exactores comunis Padue acipientes solutiones pro pignorando ultra debitum iuris. Qui ambasiatores non possint renuntiare in pena et sub pena librarum centum parvorum, cuius pene medietas sit comunis Venetiarum et alia medietas sit comunis Citadele. Placuit prefato domino potestati (Petro Maripetro), massario et sotiis quod venerabilis vir dominus abbas et ser Spera spetiarius debeant ire Venetias ad videndum dictam causam, qui aceptaverunt” (Comunità, I nero, fasc. 2, f. 64v).15 “Item dadi a ser Spiera spitiaro per dì quatro ch’el stete a Pava, lui solo, per la differentia de la Tergola: lire 6, soldi 8” (Comunità, I nero, fasc. 2, f. 27v).16 Comunità, I nero, fasc. 2, f. 57r e 65r . Per quanto riguarda il compito delicato e importante dei ‘facitori’ dell’estimo rimando al mio Fontaniva organizzata in questo volume.17 “Primo. Prudentissimus pater venerabilis dominus abbas, Spera spetiarius, Marcus de Fontaniva […]”:Comunità, I

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e sempre prima di Marco Fontaniva17.Con il cognome di famiglia, e forse proprio da lui, venne identificata la cosiddetta Sega del Spiera, divenuta infine toponimo, collocata a sud-ovest di Fontaniva e alimentata dall’acqua di una roggia del Brenta. Riguardo a queste imprese ante litteram, per lunghissimo tempo Venezia (intendendo favorire i propri nobilhomeni e quindi avere il controllo di attività ritenute essenziali) centellinò il rilascio delle licenze di impianto di mulini, magli, calcare, seghe. Qualche comunità tuttavia, grazie a particolari concessioni o ‘privilegi’18, riuscì ad avere propri impianti. Così fu per Cittadella che, il 9 aprile 1431, decise di appaltare la sua sega per tre anni al miglior offerente, ponendo a suo carico tutte le spese di manutenzione e tutti i rischi19. Per spiegare il nome di Sega dello Spiera ci si può collegare a questo appalto, del quale però non sappiamo l’esito. Se tuttavia vinse ser Spera e se poi conservò l’appalto molto più di tre anni, non potrebbe così aver ‘marchiato’ la sega col nome di famiglia? È solo una doppia ipotesi, naturalmente. Eppure ser Spera avrebbe potuto permettersi quell’attività imprenditoriale, mettendo a frutto i suoi certamente cospicui introiti di farmacista. Ser Spera morirà in un anno imprecisato, comunque prima del 145020. Troviamo infatti, il 1° dicembre di quell’anno, che Francesco quondam ser Spere si presentava nella cancelleria del podestà cittadellese e si dichiarava debitore di Giangiacomo del fu Marco Fontaniva, dal quale aveva comprato panni per complessive

188 lire che prometteva di pagare in tre rate21. Poco più di un anno dopo, domenica 11 luglio 1459, Francesco Spiera fu eletto dal consiglio di Quaranta tra i dieci che dovevano provvedere alla descriptionem bladorum potestarie Citadelle, cioè a censire le biade di tutta la podestaria a fini fiscali; e tra quei dieci stavano pure ser Zaniacobus de Fontaniva e ser Baptista de Fontaniva22.Un ulteriore ‘contatto’ tra i Fontaniva e gli Spiera risale al 20 giugno 1458. Quel giorno il podestà, Giacomo Minoto, aveva stabilito che i notai cittadellesi potessero “procurare” cioè rappresentare qualcuno davanti al suo tribunale. Francesco Spiera fu uno dei due soli testi presenti alla ‘terminazione’23. L'indomani Giangiacomo Fontaniva, procurator Citadelle, a nome suo e degli altri procuratori, dichiarò di proporre appello a Venezia contro quella decisione.Certo le posizioni di Francesco e Giangiacomo furono diverse: uno era solamente testimone di un’altrui decisione, l’altro era il protagonista di un atto contrario a quella. Nulla però vieta di pensare che

nero, fasc. 2, c. 196r : 1432, senza l’indicazione del giorno e del mese, ma probabilmente 1° gennaio.18 Con il privilegio contenuto nella ducale Steno del 26 marzo 1406, ad esempio, Cittadella era stata aurorizzata a costruire a proprie spese un suo mulino sulla roggia della Rosà: […] volumus, et concedimus quod ipsa communitas Cittadellae suis sumptibus, et expensis possit fabbricare, et aedificare seu fabricari, et aedificari facere unum molendinum super dicta acquam Rosatae […]. L’accennata ‘gelosia’ veneziana sul rilascio delle licenze trova seguito nella proibizione di costruire altre ‘fabbriche’ azionate dalla roggia, oltre al mulino appena autorizzato: “Prohibentes ex tunc quod nullus super dicta acqua edificare, vel edificari facere possit aliquod edifitium cuiusque sortis sine expressa nostra licentia et mandato, nisi solum ipsa communitas dictum molendinum, ut superius dictum est”. Per il testo completo della ducale (con refusi di stampa) vedi Sangiovanni, Archivio del Comune, p. LV-LVII.19 “[…] quod debeat tenere in acontio dictam siegam omnibus suis expensis et non habeat nec habere debeat emendationem aque aliquam nec alicuius alterius rei” (Comunità, I nero, fasc. 2, f. 114v, sub data).20 Del periodo 1432-1450 ci resta il solo registro consiliare del 1447, nel quale “ser Spera” non compare. 21 Entro marzo Francesco verserà 50 lire, 40 entro giugno, il resto a dicembre (Comm. Fontaniva, 138, perg. 26).22 Comunità, I nero, fasc. 5, sub data.23 L’altro era Tonello quondam Sempre de Fontaniva.

Il leone di San Marco: emblema della Serenissima Repubblica di Venezia.

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proprio da quella Terminatio pro notariis Citadelle sia potuto nascere dell’astio reciproco24.Quanto all’altro figlio di ser Spera, Antonio Tremignon, egli figurava tra i consiglieri del primo giorno del 146025; in una polizza dell’ Estimo del 1477, dichiarò di possedere

10 campos terrae, de quibus sunt campi quatuor prativi, et residuum terrae arativae in contrata Delle Pezze a monte Lazarus Factorinus, ex parte Spera. Paga de livello alla giesia di Cittadella stara sette formento26.

I Fontaniva e gli Spiera

Seguendo le vicende di Francesco, il primogenito di ser Spera, si sa che il 14 gennaio 1449 aveva sposato una Maffea Facio27 e che da quel matrimonio erano nati almeno tre figli maschi chiamati Spera, Zanetto e Nicolò. Il primo figlio, che aveva preso il nome del

nonno, lo troviamo in un atto del 10 dicembre 1475, quasi un presagio della contrapposizione degli Spiera (Nicolò e suo figlio Francesco) coi Fontaniva di qualche decennio più tardi: quel giorno il messo comunale (il preco), tale Ravanellus, attestava che, su istanza di Battista Fontaniva quondam Marco, aveva intimato a ser Antonio Spiera e appunto a Spera, suo nipote, il termine di 30 giorni per rivendicare iure affinitatis i campi Alle Pezze che il Fontaniva aveva comprato28. Molto più ai margini, secondo i documenti potuti reperire, rimase Zanetto (anche se, come vedremo più avanti, il suo nome, tornerà alla ribalta), il secondo figlio del già defunto Francesco. Un atto che lo riguarda è datato 2 luglio 1476: quel giorno Zanetto, nella casa cittadellese di Battista Fontaniva, fece da testimone di una compravendita con la quale Bartolomeo Rosso vendeva al padrone di casa un campo arativo posto in campanea Fontanive, nella contrada Balbignani vel Albere e un campo a prato, sempre a Fontaniva, per complessive 34 lire29. Anche Zanetto, insomma, si trovò ad agire coi Fontaniva, a conferma del rapporto dai tratti altalenanti che sempre ci fu tra le due famiglie nel corso di tutta la loro storia in comune.Ancora quando lo zio Antonio Tremignon quondam Spere, il 6 aprile 1477 e il 12 agosto 1478, vendette al solito ser Battista un campo e mezzo a Zolea e due campi e mezzo a Fontaniva in contrata Panciarum (contrada Delle Panze)30, sembrò proseguire quello che aveva tutta l’aria di un pacifico procedere ‘a braccetto’. Appena dopo sorsero però i primi contrasti, le prime gelosie, forse derivanti da quell’11 marzo 1480 che vide il dottore in entrambi i diritti, il padovano Modesto Polenton figlio del quondam

24 Le notizie sono tratte da 3 verde, fasc. s.t., probabilmente il “Primus liber extraordinariorum”.25 Il suo nome è però riportato due volte, forse confondendo lui con suo fratello Francesco (Comunità, I nero, fasc. 6: 1° gennaio 1460). Anche qui abbiamo una cesura nella conservazione dei registri: dal 1451 e dal 1452 si passa al 1460, al 1464 e al 1477 che chiude il secolo XV.26 Parrocchia, 5, s.d.27 Il fatto risulta dalla sentenza datata 10 luglio 1475 del podestà cittadellese Francesco Navagero a seguito di una richiesta di Nicolò Facio, procuratore di sua sorella Maffea che aveva appunto sposato Francesco Spiera e che ora, morto il marito, chiedeva una garanzia sulla restituzione della sua dote (Comm. Fontaniva, 138, f. 9 r – v ).28 Comm. Fontaniva, 138, perg. 19.29 Comm. Fontaniva, 138, perg. 30.30 Comm. Fontaniva, 138, perg. 41 e 66.

Particolare di mappa del secolo XVI con la stradella della Sega già degli Spiera.

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facundissimi oratoris Sicci de contrata Sancti Leonardi, rescissa la permuta fatta al miles Borromeo Borromeo quondam equitis Antonii e rogata l’8 luglio 1473, investire per 29 anni Antonio Spiera della proprietà di cui erano stati livellari illi de Putis dietro il corrispettivo di 125 lire e di un agnello a Pasqua. Fu una concessione livellaria di notevole consistenza che riguardò oltre 95 campi situati a Zolea e al di là del Brenta, arativi, prativi, boschivi e glarivi31 sui quali i Fontaniva dovevano aver posato ben più degli occhi.Nicolò era l’ultimo figlio di Francesco Spiera. Il 17 luglio 1495 anche lui acquistava, stavolta da Marco Fontaniva del fu Battista, che interveniva anche a nome di suo fratello Girolamo, i diritti livellari sulle terre e una casa di muro con il suo cortivo e tezza poste sempre a Zolea e che furono del sopra incontrato Modesto Polenton:

il corrispettivo fu fissato in cento ducati32. A Nicolò Spiera va riconosciuto il merito di aver decisamente consolidato il suo “semplice” status di agiato possidente grazie e soprattutto allo svolgimento di delicatissimi incarichi pubblici propri del massimo potere politico.Già il 16 luglio 1505, quando il signore di Cit-tadella, Pandolfo Malatesta, ratificò la nomina fatta dal consiglio di Quaranta dei cittadini incaricati di ricevere e giudicare (ogni martedì, giovedì e sabato) qualsiasi denuncia fino alla somma di venticinque lire33, fra i trenta nominativi compariva infatti quello di Nicolò Spiera34. Pochi anni dopo, appena conclusa la tremenda giornata di Agnadello del 14 maggio 150935, Nicolò Spiera fu uno dei tre ambasciatori che

31 Comm. Fontaniva, 138, f. 81r e 86r .32 Comm. Fontaniva, 142, f. 50v e 53r .33 “Cives et homines suo iure reddendo die martis, die iovis et die sabati in hebdomada, qui debeant sedere suo tribunali et audire questiones a libris viginti quinqe infra inclusive et illas deffinire secundum ordinem iuris et hoc in executione partis capte in consilio de Quadraginta egregie comunitatis Citadelle”.34 Eccone l’elenco completo: “Franciscus Facii, Bernardinus de Bomporto, Lazarus a Palma, Gulielmus Bonomus, Ioannes Bonomus, Ioannes Travalea, Nicolaus Spera, Facius Sbardelatus, Dominicus Malandrinus, Pozetus Picetus, Antonius de Grigno, Iacobus Rampaldinus, Antonius Nardinus, Iacobus Busatus, Laurentius Superantius, Bartolomeus Ovetarius, Franciscus de Valado, Ioannes Bertus Bertonus, Bartolomeus Specialis, Bartolomeus de Fabris, Ioannes Aloysius de Fatiis, Fabricius Thealdus, Hieronimus de Fatiis, Ioannes Antonius de Bragatio, Aloysius Longo, Iacobus Prandinus, Franciscus de Bomportis, Hieronimus Ovetarius, Iacobus Brunatinus, Victor de Provino” (questa e la precedente citazione in Comunità, 4 rosso, fasc. 1, f. 65r-v).35 I Veneziani vi subirono la prima cocente sconfitta da parte dell’esercito della Lega di Cambrai. Vicino ad Agnadello, a cascine Gandini (frazione assieme a Scannabue di Palazzo Pignano in provincia di Cremona), un quadro della Madonna della Vittoria fu l’atto di riconoscenza di Francesco I, re di Francia, per l’esito della battaglia. L’esercito veneziano sarà nuovamente battuto in località Motta di Vicenza il 7 ottobre 1513: anche allora lo comandava Bartolomeo d’Alviano, dopo essere stato liberato dalla prigionia francese avvenuta proprio ad Agnadello.

Registro della Fraglia del SS. Sacramento di Cittadella. Nicolò Spiera e suo figlio Francesco versano le quote associative per gli anni 1523-31.

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Cittadella inviò a Vicenza per sottomettersi al legato imperiale Leonardo Trissino36. Ritroveremo Nicolò, il 1° gennaio 1513, eletto massaro dal Consiglio generale cittadellese con 127 voti a favore e 42 contrari37. Nello stesso anno, il 9 febbraio, fu uno dei tre conservatori del monte di pietà cittadellese38. Il 14 febbraio 1515 fu invece nominato, assieme a Girolamo da Vallà39, deputato ad “attender a le provisione de soldati circa li lor alozamenti”: un compito a dir poco delicato, perché Venezia si trovava ancora alle prese con i legati di Cambrai40.

E fu proprio tra Nicolò Spiera e Marco Fontaniva che cominceranno le questioni riguardanti le rispettive proprietà, destinate a protrarsi anche dopo la loro morte. Eppure, almeno fino ai primi mesi del 1519, le due famiglie erano andate in qualche modo d’accordo. Ancora il 4 febbraio infatti, quando il podestà cittadellese, su istanza di uno dei cataveri41 del comune, il notaio Gaspare Furlan, accusò Marco Fontaniva di non aver pagato le colte da ben diciott’anni anni su di un livello fatto a Nicolò Spiera, quest’ultimo affermò pubblicamente che spettava a lui,

36 Solo gli altri due nunzi, Domenico Malandrino e Pasio, verranno però poi esiliati da Pandolfo Malatesta; il ‘vecchio’ signore aveva fatto precedere l’ambasceria cittadellese dal suo segretario Codro, riuscendo così a mantenere la signoria di Cittadella pro Caesare (zanon, Saggi storici, p. 36, 41).37 Comunità, III bis nero, fasc. 8: “Ser Nicolaus Spera […] massarius et syndicus dictae communitatis […]”.38 Gli altri due furono ser Giovanni Alvise Facio e ser Bartolomeo Fabris (Comunità, III bis nero, fasc. 8, sub data).39 Il Vallà era subentrato a Gaspare Furlan che non aveva voluto accettare l’incarico quia: ser Gaspar Furlanus noluit acceptare.

40 Comunità, III bis nero, fasc. 9, sub data.41 Come fa intuire il nome erano gli officiales incaricati di ricercare, catare, e quindi far pagare coloro che possedevano beni comunali indebitamente.

Nel consiglio di Quaranta del 7 luglio 1523 Francesco Spiera viene eletto “sindico” o procuratore della comunità di Cittadella

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Nicolò, il pagamento, perché così era stato contrattato.Tuttavia appena tre mesi dopo, il 23 maggio, eccoli fronteggiarsi tramite procuratori, rispettivamente: per Nicolò, Gaspare Furlan, che aveva smesso l’abito di catavero; per Marco, Bernardino Bomporto42. Era un chiaro indice del peggioramento delle relazioni e prodromo alle liti degli anni successivi, liti nelle quali assumerà un ruolo da protagonista il figlio di Nicolò Spiera, Francesco. Francesco Spiera

Il 27 dicembre43 1548, nella sua casa cittadelle-se44, concludeva la propria vita terrena Francesco Spiera45. Era nato sempre a Cittadella negli anni novanta del secolo XV, con buone probabilità nel 1492. Non è infatti più accettabile il 1502 ripetuto da tutti quelli che hanno scritto di lui46.

E questo per un motivo molto semplice: già si sapeva che il 1° gennaio 1515 Francesco era tra i presenti del Consiglio generale cittadellese47 nel quale era consentito accedere solo a chi avesse compiuto vent’anni48. È possibile però andar oltre: come detto gli unici registri dei consigli del secolo XVI rimasti, prima di quello del 1515, si riferiscono agli anni 1501 e 151349. Se nel primo registro Francesco non poteva esserci, nel secondo è iscritto assieme a suo padre Nicolò50, a riprova della ‘maggiorità’ anche sociale di Francesco. Tutte queste prove ci portano così al 1492, anno ‘minimo’ della nascita di Francesco.Nulla sappiamo della sua giovinezza. Se, come è possibile, frequentò la scuola pubblica di Cittadella51, è probabile che uno degli insegnan-ti sia stato Bartolomeo Mattiazzi di Marostica, vir expertus et elloquens, nominato maestro per un anno il 3 febbraio 150052 e incaricato

42 Comm. Fontaniva, 142, f. 32r – v .43 “[…] a hore tre de giorno vel circa morite”: da una dichiarazione del prete Giovanni Ancillotto datata 9 gennaio 1549 (Santo Ufficio 6, f. 15r).44 Si trattava sicuramente della “casa grande posta in Cittadella apresso la piazza”: così nelle divisioni del 1550 tra gli eredi di Francesco (Notai di Cittadella, notaio Piero Ruffin, 30, fasc. “Nodaro Pietro Ruffin 1549-1551”, f. 213v).45 Saranno qui trattati aspetti della vita di Francesco Spiera marginalmente o per niente considerati finora. Si ricorda comunque che i momenti conclusivi della sua vita si possono leggere, tra i più recenti, in zille, Gli eretici, in Walker, Pier Paolo Vergerio, in ProSPeri, L’eresia. Francesco Spiera nel mondo calvinista inglese è additato ad esempio di martire; su di lui, nel corso di tre secoli, sono uscite ben 50 opere (ProSPeri, L’eresia, p. 412). Francesco raggiunse in fondo quella ‘gloria’ riservata solo a chi non c’è più; quell’ “humanus favor”, appunto, che solo i defunti possono ottenere, secondo le parole del Petrarca: “A morte hominis vivere incipit humanus favor” (cit. nello stupendo tenenti, Il senso della morte, p. 9).46 Da ultimo BologneSi, Francesco Spiera, p. 1100. 47 Comunità, III bis nero, fasc. 9, sub die. Il fatto era segnalato in un’ottima tesi di laurea del 1962 (rigo, Francesco Spiera, p. 66), depositata dall’autore solo nel 2005 nella Bibilioteca civica di Cittadella (ora però non più rintracciabile). Partendo da quel 1515 la nascita dello Spiera veniva fatta risalire agli anni 1493-1496, in quanto si riteneva - sbagliando - che in Consiglio si potesse accedere a diciott’anni.48 Gli altri requisiti di un consigliere erano la residenza per almeno 10 anni e il pagamento delle “fattioni” a Cittadella.49 I registri dei consigli del primo cinquantennio del Cinquecento rimasti appartengono agli anni 1501, 1513, 1515, 1516, 1522-1523, 1525-1528. 50 Comunità, III bis nero, fasc. 8.51 La Magnifica Comunità di Cittadella garantì sempre, coi fondi pubblici, il reclutamento di un maestro (e anche, in pieno Cinquecento, di un ‘ripetitore’, cioè di un aiutante al primo), osservando così i precetti di una rubrica dei trecenteschi statuti (Statuti, De magistro scolarum). Il primo maestro di cui si conservi traccia è un prete di nome Antonio: fu eletto dal massaro, il “sapientem virum ser Marchum de Fontaniva” e dai “sotios suos, officiales in anno MCCCCXXVIII”. Di questo Antonio - utilizzato anche come ‘ambasciatore’ comunale a Venezia e a Padova - si conosce il compenso ricevuto dalla comunità nei mesi di maggio-agosto 1429: “Item dadi a messer pre’ Anthonio rector de scolari per so salario de i diti quatro mexi in raxon de lire doxento a l’ano” (Comunità, I nero, fasc. 2, f. 9r e 27r).52 Succedeva nell’incarico a Cryspo Romano, “magister a scollis”; Bartolomeo fu anticipatamente confermato per un altro anno il 20 settembre 1500.

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[…] <pro> tenendo scollas in ista tera Citadelle et docere pueros gramaticam […] <ac> illos bene et dilligenter gubernare […] cum pactis, modis, respontionibus prefati magistri Cryspi […]53.

Non deve invece aver avuto per docente uno dei più famosi maestri, Pietro Speciale de Cittadella54, dato che costui (già indicato il 10 dicembre 1514 come gramatice professor55) doveva essergli pressocché coetaneo56. E tra loro vi fu vera e propria amicizia, rafforzata dalla contiguità dell’abitazione57 e dalla condivisione di idee religiose ‘eccentriche’ discusse nel corso dei loro criptici rasonamenti tenuti perfino durante le lezioni “nella scolla” di Pietro, a dispetto delle inevitabili curiosità della gente e della ben più pericolosa Inquisizione. Un’amicizia e una condivisione ‘spirituale’, quelle tra Francesco e Pietro, ulteriormente confermate dalle visite del primo al secondo, incarcerato a Venezia come eretico, come risulterà anche nelle deposizioni raccolte dal podestà di Cittadella il 21 e il 22 aprile 1548:

[…] Io so che missier Francesco Spiera et mistro Piero de Cittadella sono stati sempre amici et praticavano insieme, quando ditto Piero stava in Cittadella. De quello mò che parlasseno lori io non lo so, et per quanto mi ha ditto ditto Spiera, quando va a Venetia58, va a visitar ditto Piero. […] Io so ben che li preditti missier Francesco Spiera et Piero da Cittadella erano grandi amici et praticavano insieme, ma de quel che i rasonavano io non el so. […] Essendo io scollaro de maistro Piero de Cittadella vedeva venir nella scolla assai volte ditto missier Francesco Spiera et rasonar insieme con maistro Piero, et per quello mi dicevano ragionavano de Evangelio, sopra che passo io non el so. […] Io so che missier Francesco Spiera et Piero de Cittadella erano compagni et quando ditto Piero stava in Cittadella praticavano insieme, ma de quello parlasseno io non el so 59.

Francesco Spiera deve avere proseguito poi gli studi a Padova, nello Studium, dove però non risulta essersi mai laureato60; non divenne cioè mai avvocato, ma solo ‘causidico’, cioè un

53 Le due deliberazioni del consiglio di Quaranta si trovano in Comunità, III bis nero, fasc. 1, alle date rispettive. Le carenze degli atti d’archivio non consentono di sapere i nomi di altri insegnanti fino al 7 aprile 1513 allorché il consiglio di Quaranta rinnovò per un anno l’incarico a Pietro Speciale (“[…] quod reconducatur dominus magister Petrus Speciale in preceptorem scolarum Citadelle cum salario, modis et pactis consuetis” (Comunità, III bis nero, fasc. 8, sub die).54 Figlio di Matteo Speciale, appartenente ad una delle famiglie ‘borghesi’ più in rapida ascesa nella Cittadella del secolo XV. Matteo, a sua volta, era figlio del “magistri Petri spetiarii”, dal quale quindi derivò il cognome della famiglia. Il 17 ottobre 1478 Matteo prendeva in affitto dai frati di Santa Maria di Camposanto e per due anni “unum curtivum, cum una domo cooperta partim de muro et partim de lignamine superius edificata, situm in Cittadella in quarterio Vicentino et Bassanensi” (Camposanto, 18, f. 2r: l’atto fu stilato “in burgo Monasterii Cittadelle, in curtivo Sancte Marie de Campo Sancto”). Metà della stessa casa, alcuni anni dopo, il 16 agosto 1513, sarà presa a livello da Pietro Speciale (Notai di Cittadella, 21, notaio Bartolomeo Speciale, f. 149v - 150r ).55 Notai di Cittadella, 1 D, fasc. “Nodaro Gasparo Forlani [3]”, f. 242v: “Emptio pro domino Petro Speciale de Citadella”.56 Ho trovato tre testamenti di Pietro: il primo, parziale, riportato in un protocollo del 1523 del notaio Giambattista Furlan che annota sulla prima pagina: “Vide ad primum folium fragmenta testamenti Petri Citadelle […] docti et legum periti”(Notai di Cittadella, 2 B, f. 291r – v); gli altri due, fatti poco prima di morire, del 30 aprile e del 19 maggio 1554 (Notai Cittadella, notaio Marcantonio Illini, 33, f. 116v - 119v).57 Fin dall’8 settembre 1511 Pietro Speciale risulta abitare in una casa di Nicolò Spiera, padre di Francesco (“Emptio pro Petro Speciali fratre meo. 1511, indictione 14, die 18 mensis septembris. Citadelle, in domo ser Nicolaii Spere in qua habitat Petrus infrascriptus, in camera posita in solario […]”; il notaio rogante era Bartolomeo Speciale, fratello di Pietro: Notai di Cittadella, 21, f. 109v). Un suo vicino di casa, Antoniofrancesco Cauzio, rispondendo a una domanda dell’Inquisizione sui rapporti tra Francesco e Pietro Speciale, il 3 marzo 1548 dirà: “Io el scio perché ditto Pietro steva in casa <di Francesco> apresso de mi, et vedevo la conversation intrinseca tra loro” (Santo Ufficio 6, f. 10v).58 Pietro Speciale rimase incarcerato a Venezia per il delitto di eresia dal 1543 al 1551. 59 Santo Ufficio 6, f. 3v, 6r, 8r, 12v: testimonianze rispettivamente di Vincenzo Ovettari, “Priolus Placentinus filius strenui viri Petri de Castrofranco”, Agostino Thealdo e “Benevenutus de Dossis quondam Ioannis Nicolai”. Sulle vicende ereticali di Agostino Thealdo vedi zille, Gli eretici, nel capitolo a lui dedicato.60 Negli Acta graduum del periodo 1500-1525 non risulta il suo nome.

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procuratore legale dalle limitate competenze e con poche possibilità di accesso e di rappresentanza davanti alle diverse magistrature, tribunali e uffici61. Ciononostante la sua carriera potrà dirsi portentosa. Abbiamo accennato al fatto che Francesco era un semplice consigliere nel Consiglio generale del 1513. Pochi anni dopo, il 6 gennaio 1522, nel medesimo consesso, fu uno dei soli nove62 (tra i centodieci presenti) il cui nome era precededuto dall’appellativo di “ser”, a ulteriore conferma di una consolidata autorevolezza. Si trattò insomma di una rapida ascesa resa forse possibile da una professione esercitata ai limiti della spregiudicatezza e di comportamenti poco etici, se non inclini alla malversazione, che lo stesso Francesco confesserà, poco prima di morire, essere tra i

suoi maggiori crucci63. E forse uno dei suoi crucci può riguardare il contenuto dell’ultimamente ritrovata lettera avogaresca del 28 maggio 1524. In essa Francesco risultava coinvolto in una brutta storia, accusato di aver fatto sparire un atto del protocollo del defunto notaio Alessandro de Grandis (“unam cartam prothocolli quondam Alexandri de Grandis notarii”) che doveva forse contenere la legittimazione di Battista e Alessandro, probabili figli naturali del già defunto Zanetto Spiera (“assertam legitimationem Baptiste et Alexandri assertorum filiorum quondam ser Zaneti Spere”). É vero che la lettera in pratica assolveva Francesco ma rimane il dubbio che sotto sotto ci sia stata qualche manovra per estromettere i due figli di Zanetto e quindi di consentire a

61 Rispondendo a una domanda fattagli il 14 maggio 1548 a Venezia, in occasione del suo primo interrogatorio, Francesco rispose: “Io sono procuratore de cause lì in Citadella, et sustento con tal mezo in bona parte la mia famiglia” (Santo Ufficio 6, f. 14 v).62 E tra di essi vi erano i 4 deputati ad utilia uscenti.63 “[…] io son stato avocato et ho tolto et diffeso delle cause iniuste et tolto denari per forcia et contra raxone molte terre et altre cose […]” (cit. in zille, Gli eretici, p. 103).

28 maggio 1524: l’avogador di comun veneziano scrive al podestà cittadellese circa la causa Francesco Spiera-Zuanbattista e Ales-sandro Spiera.

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Francesco di ereditare i beni dello zio64.Nonostante tutto “ser Franciscus Spera” fu “syndicum” della comunità cittadellese per l’anno 152365. Risale al 9 giugno dello stesso anno il contratto di matrimonio che doveva avvenire tra l’”egregium virum ser Franciscum Spera filium domini Nicolai, civem ac causidicum Citadelle” e Caterina de Michaelibus, figlia del quondam Andrea, cittadino veneziano. Mentre il nostro interveniva di persona, dall’altra parte, in nome e per conto di Michele fratello di Caterina, c’era Antonio Nardini, appartenente a una famiglia che, come vedremo, si troverà a intersecare ancora la vita

di Francesco. La dote di Caterina venne fissata in 500 ducati d’oro: 300 in contanti (duecento subito e cento a settembre) e 200 in beni mobili da consegnare al momento del matrimonio66 che si doveva concretizzare con la venuta della sposa nella casa del marito67; tra i beni mobili ci doveva però essere “unum aureum monile seu cathenela aurea precii et valoris ducatorum vigintiquinque factum ad usum modernum”68. Si trattò insomma di una dote più che dignitosa tra quelle di media grandezza in uso tra le famiglie non nobili di quei tempi69 e che ribadisce il successo di Francesco.In un anno imprecisato, dopo almeno tre

64 Podestaria, 13 verde, fasc. di lettere e carte sciolte: 28 maggio 1524: un’altra brutta storia si ricava, sia pure parzialmente, da un altrettanto recentemente ritrovato capitolare (insieme di capitoli o domande da rivolgere a una serie di testimoni) inviato al podestà cittadellese (Michele Minio) dal nobile veneziano Vettor Pisani che testualmente recita:”Francesco Spiera, homo infame et falsario, como appar nel libro del magnifico misser Andrea Contarini proximo precessor de vostra mignificencia a carta 861”; il documento non è datato ma si tenga presente che il Contarini fu podestà dal 12 dicembre 1521 al 27 aprile 1523, quando giunse appunto il Minio (che resterà in carica fino al 9 agosto 1524).65 Comunità, III bis nero, fasc. 14: consiglio di Quaranta del 7 luglio 1523.66 “[…] dandis tempore desponsationis et traductionis dicte domine Catherine […]”.67 Per le ‘fasi’ del matrimonio prima del concilio di Trento vedi almeno l’agile ma documentatissimo, anche sotto l’aspetto bibliografico, loMBardi, Storia del matrimonio, p. 33-35, 45 e, in generale, tutto il saggio.68 Tutte le notizie sono tratte da Notai di Cittadella, notaio Giacomo Prandin, 1 B, fasc. “1515-1525”, f. 217r - 218r : “Sponsalicia ser Francisci Spera”.69 Per le doti delle figlie provenienti dalle maggiori famiglie e destinate in spose a rampolli nobili era cosa normale superare i 1000-1500 ducati. In ambito ‘nazionale’ fece sicuramente sensazione il caso di Lucrezia Borgia che suo padre, il pontefice Alessandro IV, dotò con l’astronomica somma di 100.000 ducati in occasione delle nozze celebrate nel 1502 con il figlio di Ercole I d’Este, Alfonso, erede del ducato di Ferrara (CloulaS, I Borgia, p. 412).

Registro della Fraglia del SS. Sacramento di Cittadella: Caterina, moglie di Francesco Spiera, versa le quote associative per gli anni 1527-1531

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gravidanze, Caterina morì70. Francesco si ri-sposò allora con Onesta dei Rossi, dalla quale nasceranno gli undici figli, dei quali un nascituro, confessati all’epoca del processo71.Il 25 giugno 1527 lo Spiera si obbligò a dare “gratis et amore […] staria 4 silliginis […]”. Dovevano servire, assieme alle offerte di altri 65 consiglieri e dello stesso podestà Antonio Venier72, causa principiandi un fondaco delle biade. Si voleva così riparare la bocciatura appena ricevuta in Consiglio generale73 dalla proposta di ricostituire il fondaco, “aziò tal fontego perpetualmente se debi a costruir, et non destrugersi come già

l’altro per li mali governi fu destructo”74.Ritroveremo lo Spiera conservatore del monte di pietà nel 1528. L’8 maggio infatti propose, assieme ai suoi due colleghi Gerolamo Cauzio e Simone Grigno,

che per el suspetto haudo <et> che assaissimo se ha de la guerra de Alemani, che per el presente conseio el se habia a deliberare de mandar et far condur a salvamento in Padoa li pegni del santo monte de la spetabil communità de Citadella75, videlicet: tuti li pegni più utilli et mazori come melgio parerà a diti conservatori, exceptuando come sono pegni de rami et feramenti et altri pegni in utillità, come a prefati

70 Dev’essere morta comunque dopo il 1531. I figli conosciuti di Caterina avevano nome Iseppo, Camillo e Fedele, come risulta dalla divisione dei beni fra gli eredi di Francesco fatta il 18 ottobre 1550 (vedi in Appendice, doc. 14). Il valore dei beni ereditati fu di circa cinquemila ducati, a conferma del notevole ‘peso sociale’ raggiunto da Francesco.71 “Ho moglier et otto fioli in casa, (santo officio) et due figlie maritade, et la moglier è gravida” (Santo uFFiCio 6, f. 14r-v). 72 Promise di dare “staria 4 silliginis, staria 4 millei, staria 4 surgi” e come lui anche Gaspare Bigolino.73 Lo scarto nei voti fu minimo: 51 a favore della proposta, 57 i contrari.74 Comunità, III bis nero, fasc. 18, sub data.75 Era passato poco più di un anno da quel 7 novembre 1526 in cui si erano adottate analoghe cautele; il 7 dicembre si era però deciso di riportare indietro i pegni, “ex quo hic Citadelle non extat aliquod periculum bellorum” (Comunità, III bis nero, fasc. 17, sub die).

Nel consiglio di Quaranta del 9 luglio 1527 Francesco Spiera viene eletto fra i tre conservatori del santo monte di pietà di Cittadella

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conservatori parerà esser ut supra piu utille per dito santo monte76.

Divenuto anche notaio77, Francesco Spiera fu uno dei dieci, scelti il 20 gennaio 1536 e incaricati della riforma del “Capitulario de signori Nodari de questa Terra de Cittadella”. Stava in sua compagnia, al primo posto degli eletti, “dominus

Petrus Specialis professor gramatice”78. Il 5 marzo successivo risultò tra i cinque papabili alla carica di gastaldo79 del collegio dei notai e, anche se non fu eletto, la sua presenza dimostra la considerazione in cui era tenuto nell’appena riformato organismo. Per quanto riguarda la sua carriera pubblica, nel 1544 Francesco diventò vice podestà, vicegerens80 e si trovò a giudicare in cause civili e criminali in sostituzione del rettore. I documenti ci dicono che lo Spiera fu anche procuratore di privati cittadini e, infine, anche della Scuola di Carità di Padova, erede designata dei beni degli ultimi Fontaniva81. Che sia stata anche e sopratturro la strettissima confidenza di Francesco col potere ad alti livelli a procurargli il processo, il carcere, la morte?

Le ‘disgrazie’ di Francesco Spiera

Non volendo in questa sede trattare la vicenda di Francesco sotto l’aspetto dottrinale-religioso, cerchiamo di vedere se le sue disgrazie siano state in qualche misura favorite da elementi estranei al suo pensiero teologico, in grado tuttavia di precipitarne l’angosciosa terribile fine. A Cittadella il clima politico della prima metà del Cinquecento fu senza dubbio bollente. Vi si fronteggiavano, di certo non solo a parole, due parti o partiti che prendevano nome dai loro capi e precursori: la Bigolina e la Farfarella82. La prima parte era quella dei Bigolino, schiatta dal prestigioso recente passato. Alessandro l’aveva nobilitata, con le sue imprese guerresche83; suo figlio, il cavaliere Gaspare, aveva proseguito nell’opera paterna, rafforzando la posizione di preminenza nella società cittadellese e

76 Comunità, III bis nero, fasc. 19, sub die.77 Vedine i protocolli in Notai di Cittadella, 2 B, fasc. 12 maggio 1526 - 9 dicembre 1545.78 Comunità, III nero, fasc. 20, f. 2r .79 Gli altri quattro furono: Fabrizio Thealdo, Nicolò Ovettari, Giovanni Bonomi, Petro Berton che risulterà poi eletto (Comunità, III nero, fasc. 20, sub die).80 21 luglio 1544: “Spectabilis dominus Franciscus Spera, vicegerens, sedens sub logia comunis ad iuris banchum […]” (Podestaria, 30, fasc. “Tenutarum mensium iunii iulii augusti septembris octobris et novembris anni 1544”; f. 131r ).81 A tale proposito si rimanda in generale ai saggi degli altri autori del presente volume.82 I nomi dei componenti dei due partiti in Sangiovanni, Cittadella nel Cinquecento, p. 141.83 Sangiovanni, Cittadella nel Cinquecento, p. 137.

Il 27 ottobre 1533 Francesco Spiera è procuratore della comu-nità di Cittadella in una causa contro la podestaria fuori di Cit-tadella

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continuando ad abitare nel palazzo di famiglia posto poco a nord del crocevia urbano di Cittadella, sul lato di fronte al cimitero della vecchia chiesa84. Stranamente i Bigolino non comparivano tra i nomi della parte che da loro prendeva il nome, ma di cui erano i padrini85, avendone sempre il controllo e la direzione86. E tra gli adepti figurava anche Cauzzino (Caucino) Cauzio, fratellastro del prete Camillo, entrambi figli di Girolamo Cauzio a sua volta fratello dell’arciprete Pietro: tutti coinvolti nella vicenda dello iuspatronato della chiesa cittadellese87.L’altra parte, la Farfarella, comprendeva tra gli altri Francesco e Antoniomaria, figli di Farfarello88 de Ravena […] ductor equitum levis armaturae, figlio del quondam spectabilis Francisci de la Mirandola89; un romagnolo quindi, il Farfarello, capitano di cavalleria leggera, già al servizio di Pandolfo Malatesta e di Venezia (serenissimi ducalis dominii Venetiarum armorum ductor90) e definitivamente stabilitosi a Cittadella dove abitava nel suburbio patavino91.E proprio in quest’ultima parte si schierò Francesco Spiera92, anche se non ufficialmente. Ma quando confessò che i Bigolino gli erano nemici da alcuni anni93, in pratica ammise di essere un seguace dei Farfarelli. Un’appartenenza peraltro confermata dalla solidarietà familiare: i suoi due figli maggiori, Camillo e Fedele, lo furono a tutti gli effetti. Tanto da essere

destinatari di un ordine del podestà, il 16 aprile 1548, che li costringeva a starsene confinati in casa, per evitare probabili vendette del fresco omicidio del “quondam Zanetti de Petrobellis dicti de Merzariis” del partito dei Bigolino94. E l’inimicizia con questi ultimi era destinata a durare nel tempo. In tal senso infatti vanno interpretate le parole, pronunciate alcuni decenni dopo la morte di Francesco da uno dei figli di Gaspare Bigolino, Pollo ossia Paolo, indirizzate proprio a Camillo Spiera, peraltro suo cognato:

Ah, so ben di che l’ha voglia Camillo Spiera! […]. L’ha voglia ch’io gli faccia di quello ch’io feci a suo padre. Et sa ben come io lo trattai“95.

E a proposito di quell’affinità contratta per via di matrimonio dalle due famiglie e della quale Pollo sembrava non curarsi affatto, nasce più di un sospetto: Pollo fu ‘costretto’ a sposare una delle figlie di Francesco Spiera, Antonia, per risarcirla di qualche torto subito - e con lei, la famiglia! Un fatto questo che sembra più che probabile se guardiamo alla procura che il 2 novembre 1547 Antonia fece nelle persone di suo fratello Camillo e di papà Francesco, autorizzandoli a rappresentarla, da quel momento in poi, nella causa del suo matrimonio con Pollo davanti:

84 Il 5 luglio 1500 veniva stipulato un atto “super strata publica ex opposito cimiterii penes domum domini Alexandri de Bigulino” (Notai Cittadella, notaio Giacomo Prandin, 1 B, fasc. 4, f. 23r).85 Sangiovanni, Cittadella nel Cinquecento, p. 141.86 Uno degli affiliati fu Iseppo Petrobello (sul quale vedi Sangiovanni, Cittadella nel Cinquecento, p. 141, 152): il 5 marzo 1534 fu creato notaio dallo stesso “magnificus dominus Gaspare Bigolino quondam magnifici domini Alexandri comes et eques, vigore libertatis imperialis sue magnificentie concesse […]” (Notai di Cittadella, notaio Marcantonio Illini, 32, fasc. “Protocollum Marci Antonii de Illinis 1533 usque 1550”, f. 179r-v).87 Vedine i tratti essenziali in Sangiovanni, Cittadella nel Cinquecento, p. 138-140.88 Il suo testamento in Notai di Cittadella, notaio Francesco Pomerano, 28, fasc. “1511-1536”, f. 46r-v: 25 aprile 1536.89 Notai di Cittadella, notaio Troilo Pomerano, 3 B: 9 aprile 1533.90 Notai di Cittadella, notaio Francesco Pomerano, 28, fasc. “1511-1536”, f. 46r.91 Notai di Cittadella, notaio Francesco Pomerano, 28, fasc. “1511-1536”, f. 7v: 1° agosto 1521. La casa si trovava appena fuori delle porte padovane, “in domo illorum de Farfarellis […] posita penes portam paduanam” (Notai Cittadella, notaio Pietro Ruffin, 30, fasc. “Nodaro Piero Ruffin 1555”, f. 409r: 30 giugno 1556).92 In questa senso anche zille, Gli eretici, p. 74 e seg.93 “[…] Domandato quanto tempo è che è nata la inimicitia tra lui et li Bigolini, respose: L’è da cerca quatro anni de tempo […]” (Santo Ufficio 6, f. 18v: 1° giugno 1548).94 Rettori, fasc. 1500-1598, doc. 41, sub data.95 Santo Ufficio, 38: 24 novembre 1573, deposizione di Giovanni Negro.

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quibuscumque iudicibus et magistratibus tam ecclesiasticis quam secularibus […] in causa matrimonii sui, quam habet seu habitura est cum domino Paulo Bigolino filio magnifici equitis domini Gasparis96:

Si trattò insomma di un matrimonio, perlomeno contrastato, che troverà compimento solo il 13 settembre 1551, morto ormai Francesco. E questo grazie alla mediazione addirittura del podestà e di sua moglie:

[…] ac mediantibus magnifico et generoso domino Ioanne Antonio Venerio potestate Citadelle dignissimo ac magnifica et nobile domina Veneria uxore prefati magnifici domini potestatis […]97.

Le ulteriori motivazioni extra-religiose, da cospirazione ‘politica’, traspaiono dalle due denunce98 che provocarono il processo di Francesco davanti all’Inquisizione. In calce a quella del 15 novembre 1547, tra i diciannove testimoni elencati a supporto delle accuse, ci sono quattro persone per lo meno ‘sospette’: “missier Francesco Petrobello” elencato nella

“parte Bigolina”; “ser Zuan Merçaro”, il padre di Battista, un altro componente; “Zuan Berton”, in qualche modo imparentato con Antonio e Tommaso fratelli Berton componenti della “parte”; “missier Antoniofrancesco Cautio dottor”99 figlio di Gerolamo e nipote dell’arciprete100 e quindi della stessa potente famiglia del già incontrato Cauzzino pure lui della medesima parte101. Il 17 dicembre 1547 veniva presentata una seconda denuncia “additional”. E subito affiora la gelosia per la stretta frequentazione di Francesco delle ‘alte sfere’ cittadellesi:

Che Francesco Spiera questi giorni passati, essendo alla tavola del magnifico nostro rettor missier Anzolo Barozi102, dice esser pacìa che le done si vada a confessar, et che sua moglier non vi lassa andar, ma che la confessa lui […]103.

Tra i tre testimoni del fatto ecco un nome già incontrato, quello di Antoniofrancesco Cauzio104. Con la sua deposizione del 10 aprile successivo contribuirà ad aggravare la

96 Notai di Cittadella, notaio Nicolò Thealdo, 4 B, fasc. “1547-1548”, f. 1r-v.97 Notai di Cittadella, notaio Giovanni Bonomi, 2 A, fasc. “Zuanne Bonomo. 1551-1552”, f. 10r-11r.98 Anche zille, Gli eretici, p. 74, afferma: “Che lo Spiera non sia stato attaccato soltanto per la sua apostasia ce lo dichiarano gli atti processuali […]”.99 Si laureò l’11 aprile 1538 (Acta graduum … 1538-1550, sub voce). Poco dopo, il 22 ottobre, sottoscrisse il contratto per il suo matrimonio con Fiordelizia, figliola di Gaspare Furlan (Notai di Cittadella, notaio Marcantonio Illini, 32, fasc. “1538”, f. 405r-406v). L’8 giugno 1554 Antoniofrancesco è dato per defunto (Podestaria, 37, fasc. “1554. Processus honestae dominae Flosdelicie relictae quondam excellentis legum doctoris domini Antoniifrancisci Cautii, et <contra et adversus> spectabilem dominum Hieronimum Cautium socerum ipsius dominae Fiordelicis”). Nel processo Fiordelizia lamentò che “misser Hieronimo Cautio padre et il reverendo misser pre’ Piero arciprete de Cittadella, barba del quondam misser Antoniofrancesco mio consorte” avevano utilizzato la sua dote “nella litte <che> havevano de l’archipresbiterato de Cittadella in Roma, poi in Venetia con li Sodarini”.100 Nella sua deposizione davanti l’Inquisizione del 3 marzo 1548 effermò: “[…] ghe era anco mio barba missier Piero Cautio arciprete de Citadella […]” (Santo Ufficio 6, f. 11r).101 Lo zio Pietro fu arciprete di Cittadella per almeno un trentennio e suo fratello Gerolamo massaro e “nuncio” o ambasciatore del comune svariate volte. Il fratello di Cauzzino, Camillo, seguì le orme dello zio e fu prete e laureato in entrambi i diritti; così infatti è indicato il 27 novembre 1558 quando sono citati dei testi da parte appunto del reverendo “Camillum Cautium utriusque iuris doctorem ac rectorem ecclesiae villae Sancti Georgii Brintae” (Podestaria, 49, fasc. “Citationum Quartus mensium settembris, cctobris ac novembris 1558”, f. 170v. Camillo fu personaggio meritevole delle attenzioni dello Scardeone che lo definì “egregius decretorum doctor, & tam pedestri quam soluta oratione facundus” (Historiae de urbis Patavii, p. 283). Sul processo di Camillo Cauzio per eresia vedi zille, Gli eretici, nel capitolo a lui dedicato. Sui Cauzio vedi infine Sangiovanni, Cittadella nel Cinquecento, p. 138-139.102 La sottolineatura è mia.103 Santo Ufficio 6, f. 4r . Con qualche refuso il brano è riportato anche in zille, Gli eretici, p. 77.104 Secondo zille (Gli eretici, p. 74) aveva sostituito Francesco Spiera nella carica di procuratore del comune nella causa del giuspatronato.

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posizione di Francesco Spiera dal punto di vista ‘dottrinale’105. Per sviare ogni illazione e sospetto di combine si mise anche a vantare certi suoi meriti nei confronti dello Spiera, a scapito dei Bigolini:

Io son amico del Spiera, et etiam del Facio106, et mi son affaticato per el Spiera in le sue litte cum el cavalier <Gaspare> Bigolin per componerli, così richiesto da esso Francisco […]107.

L’avvocato Cauzio scaricò la propria coscienza o eseguì semplicemente gli ordini di qualcuno? I dubbi rimangono108; lui stesso in fondo riconobbe di non essere irreprensibile, di nascondere un qualcosa che influiva perfino sulla sua condotta religiosa:

Mi confesso et comunico ogni anno; questo anno solum mi fui confessato et non mi fui anchor comunicato per certe risse che ho, però voglio comunicarmi109.

Francesco Spiera sapeva bene che dietro le gravissime accuse c’erano i Bigolino. Il 1° giugno 1548 gli fu chiesto da “quanto tempo è che è nata la inimicitia tra lui et li Bigolini” e lui “respose: L’è da cerca quatro anni de tempo”110. E la consapevolezza di essere finito

in quella situazione per opera loro fu ribadita da Francesco anche il 12 giugno 1548, nel mentre si apprestava a chiedere “alla sancta Madre Giesia catolica et apostolica”

[…] che mi voglia perdonare, havendo sempre consideration al mio stato, alla mia povera famelgia et alle grave inimicitie che ho per la persecutione delli mei adversarii, quali mi persequitano perché ho voluto sustentar l’honor mio et de una mia figlia, che è cosa notoria […]111.

Perfino l’Inquisizione fu convinta che dietro ci fosse qualcosa di più e nelle premesse della sentenza di assoluzione del 26 giugno 1548, lo dirà senza mezzi termini:

[…] essendo lui cargo de numerosa famiglia qual vive sopra la sua industria, et essendo persequitato da diversi sui inimici, quali cercano con diverse vie et modi mandarlo in ruina […]112.

Francesco fu quindi scarcerato e assolto, ma costretto a una prima abiura a Venezia e a una seconda a Cittadella la domenica 1° luglio 1548. Precipitò poi nel terribile conflitto di coscienza destinato a condurlo a morte, appena tornato a Cittadella dopo le inutili cure prestategli a Padova113. Ma se su di lui sappiamo molto, non

105 “Publicamente detto Francesco et Hieronymo <Facio> in Citadella da nui citadini et altri che hanno sua pratica sonno tenuti per luterani et heretici marci […]” (con qualche refuso la frase è riportata anche da zille, Gli eretici, p. 78; viene omesso inoltre il forte aggettivo ‘marci’). Più avanti, nella sua deposizione, il Cauzio affermò, quasi a pentirsi: “[…] et mi dispiacerìa che <lo Spiera> havesse mal alchuno, ma più mi dispiace ch’el sia de questa mala opinione” (per entrambe le citazioni: Santo Ufficio 6, f. 11r-v).106 Anche lui fu inquisito per eresia assieme a Francesco Spiera di cui è detto nipote; l’unico aggancio che si è potuto trovare tra le due famiglie è quello, abbastanza datato, di Francesco, omonimo nonno del nostro, che aveva sposato Maffea Facio. 107 Santo Ufficio 6, f. 11v.108 “[..] si scopre l’ipocrisia del Cauzio, che sotto la patina dell’interesse religioso, svela ben altro intento […]” (zille, Gli eretici, p. 79).109 Santo Ufficio 6, f. 11v.110 Santo Ufficio 6, f. 18v.111 Santo Ufficio 6, f. 24r. La figlia è con tutta probabilità l’Antonia che abbiamo incontrato sopra.112 Santo Ufficio 6, f. 30v.113 Al culmine della ‘malattia’ lo Spiera era stato condotto a Padova in casa di Giacomo Nardin “suo cugino” (zille, Gli eretici, p. 99). Giacomo era figlio dell’Antonio Nardin intervenuto nel contratto del primo matrimonio di Francesco Spiera e tale parentela è acclarata da Fabrizio Thealdo che, il 20 novembre 1523, davanti al podestà cittadellese, si diceva procuratore di Giacomo Nardin “filii ser Antonii de Padua” (Podestaria, 11 verde, fasc. “Liber tertius actorium civillium”).114 Con l’eccezione di rigo, Francesco Spiera, p. 156-157.

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è così per uno dei suoi tanti figli, Camillo114, in qualche modo continuatore della vicenda paterna.

Camillo Spiera

Il 30 agosto 1575 Camillo Spiera - già schierato con suo fratello Fedele nella parte Farfarella - fu costretto a presentarsi a Venezia, davanti al tribunale dell’Inquisizione, dove nel corso di circa un biennio era stato formato un fascicolo a suo carico. Chi lo aveva accusato e perché? Si volle colpire nel figlio la memoria del padre? Le carte processuali non danno risposte in tal senso. Come nel caso di suo padre però gli indizi a carico dei possibili autori non mancano. Soprattutto se, dopo il già ricordato rancore minaccioso di Pollo Bigolino nei confronti di Camillo, si guarda alla cruda realtà: in quel tardo Cinquecento, le divisioni politiche a Cittadella non si erano dissolte (e non lo saranno tanto presto115). E che si trattasse ancora una volta di motivi extraordinari alla materia religiosa lo dimostra la ‘pochezza’ delle accuse. In definitiva gli si rinfacciava di essere rimasto ‘sconvolto’ nel vedere lo stato di suo padre dopo l’abiura. E proprio quel ‘disagio’ (per noi comprensibile, quello di un figlio per il padre morente!) secondo gli accusatori stava a provare la sua professione di idee perniciose e pertanto censurabili! L’autorevole Marco de Nigris, il medico “fisico” di Cittadella, dichiarò infatti116:

E’ vero che io ho medicato detto messer Camillo Spera de humori malinconici, et domandato la causa

mi rispose che lui stava di malavoglia, per causa della abiuratione di suo padre, il quale era stato in letto amalato longo tempo, et è poi morto. Et di questo lui ne avea preso dolore et incorso in questo humor117.

Un piccolo dubbio: il medico “Marco di Negri Marchiano da Monte Albodo” avrà detto la verità su di un fatto accaduto tanto tempo prima? Soprattutto con quale equilibrio, se si pensa che nel 1569 fu deciso di incaricare un altro medico al suo posto e che, tra i deputati ad utilia propositori della “novità”, c’era il nostro Camillo Spiera118?Comunque sia, il processo a Venezia fu un’abile manovra intentata col preciso scopo di eliminare Camillo dalla scena, come a suo tempo si era riusciti a fare con suo padre. Eccettuati però quegli “humori malinconici”, quali colpe si potevano addossare a Camillo? Sostanzialmente nessuna! E se un processo per eresia non trattava di comportamenti ereticali quale efficacia poteva avere? Praticamente nulla! Contraddizioni tutte rilevabili sia nell’esiguità degli atti raccolti in un paio d’anni, sia nel breve interrogatorio di Camillo avvenuto il 30 agosto 1575119.Sì, lo Spiera riuscì a cavarsela usando anche qualche astuzia, soprattutto ritoccando la sua età e non facendo cenno alcuno di una sua ‘presenza sociale’ all’epoca della morte di suo padre. Disse insomma di non saper niente delle vicende che travolsero il genitore, perché lui, Camillo, era solo un “puto” e non pensava che “a zogar con i puti”120. Quando gli fu chiesto quanti anni avesse, rispose: “Da 46 in 47”. I giudici ne ricavarono

115 Il 16, il 24 ottobre e il 17 novembre 1580 i due fratelli Spiera, Camillo e Fedele, saranno destinatari (assieme a “Lombardo Calderaro, Piero Gatto, Zuanne Furlan, Carlo Gatto”) di tre ordini del podestà che, come quello del 1548, vietava loro di allontanarsi per qualsiasi motivo dalle loro abitazioni, “né andar fuori delle porte di Cittadella” (Podestaria, 114, fasc. “Extraordinariorum liber secundus sub felicissimo regimine clarissimi domini Hieronymi Semitecolo honorandi potestatis Cittadelle”, f. 273r-274r, 277r). 116 È lo stesso che, alla tavola del podestà Barozzi, aveva sentito le parole di Francesco Spiera circa la ‘confessione’ che lui dava alla moglie.117 Santo Ufficio, 38, fasc. “Processo contro Camillo Spiera”: 30 agosto 1575.118 Comunità, 2 rosso, fasc. 11: consigli generali del 23 gennaio e del 3 aprile 1569. Le due deliberazioni capovolsero quanto deciso dal consiglio di Quaranta del 20 gennaio 1569, in cui appunto lo Spiera era contrario.119 Vedi in Appendice, doc. 15, la trascrizione dell’interrogatorio dal quale sono tratte tutte le citazioni.120 Santo Ufficio, 38, fasc. “processo contro Camillo Spiera”: 30 agosto 1575.

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Particolare di mappa del secolo XVI con lo schizzo di una proprietà di Camillo Spiera.

che nel 1548 doveva avere 19 o 20 anni121. Allora gli chiesero: a quell’età giocava ancora? E lui, subito: “L’è un certo modo de parlar, andava a ziogar con i zoveni”. Ci si accontentò di tale risposta, tralasciando del tutto qualsiasi possibile aggancio con i trascorsi di Camillo all’interno della “parte Farfarella”. Il tribunale non volle indagare di più, tanto il processo doveva essere fondato sul nulla! Dopo aver abiurato, Camillo Spiera potè così

tornarsene a casa dove continuò a svolgere il mestiere di notaio122.

121 Ma, se il 2 novembre 1547 era stato nominato procuratore di sua sorella Antonia, doveva avere almeno già 20 anni prima di tale data!122 In Notai di Cittadella, 5, vi sono i suoi protocolli relativi al periodo 19 febbraio 1550-17 gennaio 1594. La sua attività si svolse prevalentemente a Grantorto.

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