ceramica ed ethnos nelle tombe di vicenne: il rituale funerario attraverso l’analisi del corredo...

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Le forme della crisi Produzioni ceramiche e commerci nell’Italia centrale tra Romani e Longobardi (III-VIII sec. d.C.) Atti del Convegno, Spoleto-Campello sul Clitunno, 5-7 Ottobre 2012 a cura di Enrico Cirelli, Francesca Diosono, Helen Patterson ESTRATTO

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Le forme della crisiProduzioni ceramiche e commerci nell’Italia centrale tra Romani e Longobardi (III-VIII sec. d.C.)Atti del Convegno, Spoleto-Campello sul Clitunno, 5-7 Ottobre 2012

a cura di Enrico Cirelli, Francesca Diosono, Helen Patterson

ESTRATTO

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Il convegno è stato organizzato grazie al patrocinio di:

British School at RomeComune di Campello sul Clitunno Comune di Spoleto Provincia di RietiRete Unesco Italia Langobardorum Società degli Archeologi Medievisti ItalianiUniversità di BolognaUniversità di Perugia

© 2015 Ante Quem

Ante Quem Via Senzanome 10, 40123 Bolognatel. / fax 051 4211109www.antequem.itISBN 978-88-7849-094-9

Finito di stampare nel mese di gennaio 2015 da Luoghinteriori, Città di Castello (Pg)

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IndIce

Introduzionedi Enrico Cirelli, Francesca Diosono, Helen Patterson 9

Emilia Romagna

Dall’alba al tramonto. Il vasellame di uso comune a Ravenna e nel suo territorio tra la tarda Antichità e l’alto Medioevo (III-VIII sec.)Enrico Cirelli 13

Ceramiche da cucina di V-VII secolo dallo scavo del porto di Classe (RA)Marco Cavalazzi, Elisa Fabbri 21

La ceramica di uso domestico dall’area portuale di Classe (RA) (III-VIII secolo)Enrico Cirelli 29

Ravenna e il Levante. I ritrovamenti di Agorà M334 a Classe (RA) Giacomo Piazzini 39

I materiali ceramici della basilica Petriana a Classe. Il contesto dell’absideMariana Simonetti 45

Importazioni e cultura materiale in età tardoantica nell’Ager DecimanusMarco Cavalazzi, Marilisa Ficara 53

Romagna sud-orientale e appenninica: imitazioni fittili di ceramiche da mensa e di stoviglie metalliche da portata nella tarda AntichitàMaria Luisa Stoppioni 63

Un magazzino romano a Galeata (Forlì): i reperti ceramiciRiccardo Villicich, Emanuela Gardini, Marco Gregori, Iacopo Leati 75

Materiali ceramici da livelli di età gota dell’insediamento di Domagnano (Repubblica di San Marino)Gianluca Bottazzi, Paola Bigi, Daniel Pedini 89

Associazioni ceramiche dai contesti tardoantichi della Piana di San Martino, Pianello Val Tidone (PC): risultati preliminariRoberta Conversi, Gloria Bolzoni, Elena Grossetti 97

Parma: l’insediamento rustico di Via Traversetolo/Budellungo. I materiali ceramici della fase tardoanticaManuela Catarsi, Elena Padovani, Gloria Bolzoni 109

Ceramiche di III-VI secolo d.C. dallo scavo di Bagnolo in Piano (RE)Marco Cavalazzi 123

Ceramica tardoantica dal sito del Sassatello, Marzabotto (BO)Gaia Roversi 131

Dal VI all’VIII secolo: continuità e rotture nella circolazione dei manufatti ceramici tra Romagna e Delta padanoClaudio Negrelli 139

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Toscana

Produzioni ceramiche e dinamiche commerciali nella Toscana nord-occidentale (metà III-VII sec. d.C.)Simonetta Menchelli, Marinella Pasquinucci 153

Commerci a Pisa tra Tardoantico e alto Medievo. Nuovi dati da Piazza dei MiracoliAntonio Alberti, Alessandro Costantini 159

Nuovi dati su Pisa nel III secolo: un contesto ceramico dall’area di Sant’EufrasiaFederico Cantini, Antonino Meo 171

Produzioni ceramiche e dinamiche commerciali nel territorio toscano (III-metà VIII secolo): l’area internaFederico Cantini 183

Aspetti della “transizione” nei contesti ceramici dal sito di Aiano-Torraccia di Chiusi (San Gimignano, Siena)Enrica Boldrini, Marco Cavalieri, Paola De Idonè, Antonia Fumo, Beatrice Magni, Gloriana Pace 191

Siena e i ritmi della crisi. Lo scavo del Duomo e i reperti ceramici come lente sull’età della transizioneGabriele Castiglia 201

Ceramic Production and Trade in Tuscany (3rd-mid 9th c. AD): New Evidence From the South-WestEmanuele Vaccaro 211

Wine consumption in a rural settlement in Southern Tuscany during Roman and Late Roman timesAlessandra Pecci, Emanuele Vaccaro, Miguel Ángel Cau, Kim Bowes 229

maRchE

Contenitori da trasporto e commerci nelle Marche in età tardoantica Anna Gamberini 239

Ceramiche fini da mensa in territorio marchigiano fra III e VI secolo: produzioni regionali e importazioni Federico Biondani 253

Commercio locale e sulla lunga distanza tra tarda Antichità e alto Medioevo in territorio marchigiano: realtà a confrontoGiulia Bartolucci 277

Ceramica comune, vasellame fine da mensa e anfore dalle Marche fra IV e VIII secolo: il caso di Madonna del Piano-Corinaldo (AN)Gilda Assenti 283

I materiali di Senigallia (AN) tra Tardoantico e alto MedioevoFederica Galazzi 291

Materiali ceramici tardi e vetri dal Criptoportico di Urbs Salvia (MC) Sofia Cingolani, Valeria Tubaldi 299

Evidenze ceramiche dall’entroterra marchigiano nel passaggio tra tarda Antichità e alto Medioevo: i dati del progetto RIMEM (Ricerche sugli Insediamenti Medievali dell’Entroterra Marchigiano)Ana Konestra, Sonia Virgili 313

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Camerinum tra tarda Antichità e alto Medioevo: dati preliminari sugli scavi di emergenza di Piazza CavourSonia Virgili, Francesco Melia 321

Ceramiche tardoantiche dal Piceno meridionaleSimonetta Menchelli, Giulia Picchi 329

Produzioni ceramiche, scambi commerciali e trasformazioni urbane nell’Adriatico centrale fra il III e il VI secolo d.C. Nuovi dati da PotentiaFrank Vermeulen, Hélène Verreyke, Francesca Carboni 339

UmbRia

Prove tecniche di ricostruzione del quadro dei materiali ceramici in Umbria tra IV e VII secoloFrancesca Diosono 351

Le ceramiche comuni di Campo della Fiera, Orvieto (IV-VII d.C.): produzione e circolazione nel quadro dell’Umbria meridionaleDanilo Leone 361

Note preliminari sulla ceramica di Spoleto tra V e VIII secoloLiliana Costamagna 377

Materiali ceramici altomedievali inediti dall’area urbana di Spoleto. I contesti di Piazza Fontana (Casa Sapori), Via dell’Arco di Druso e Vicolo di VolusioLuca Donnini, Massimiliano Gasperini 387

Le attestazioni ceramiche dal sito di Eggi (Spoleto, PG) (VI-VII sec. d.C.)Viviana Carbonara, Fabrizio Vallelonga 397

Villa San Silvestro di Cascia (Perugia). La ceramica di un vicus appenninico tra Tardoantico e alto Medioevo. Risultati preliminari delle ricerche in corsoFrancesca Diosono, Helen Patterson 405

Produzioni ceramiche a Trevi (PG) fra tarda Antichità e alto Medioevo (IV-IX sec.)Donatella Scortecci, Stefano Bordoni 421

Reperti ceramici dalla necropoli altomedievale di Pietrarossa di Trevi (PG)Matelda Albanesi 431

Materiali ceramici altomedievali dallo scavo della villa di Campodarco presso Nocera Umbra (PG)Matelda Albanesi 439

La ceramica comune di Tadinum (Gualdo Tadino, PG): materiali di III-V sec. d.C. dall’area del forum pecuariumCinzia Cerquaglia, Alessia Guidi, Tiziana Privitera 447

Prime considerazioni sul materiale ceramico di età altomedievale rinvenuto presso il monastero di San Secondo di Isola Polvese (Castiglione del Lago, PG) Giovanna Benni, Elisa Nisticò 457

lazio

Ceramic production and consumption in South Etruria and the Sabina: 4th to 8th centuries, some considerationsHelen Patterson 465

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Produzioni ceramiche dalla valle di Falacrinae: i corredi della necropoli di PallottiniRoberta Cascino, Cinzia Filippone 475

La produzione di lucerne nel complesso tardoantico della villa di San Lorenzo (RI)Letizia Ceccarelli 481

Materiali ceramici da un contesto urbano: il caso di Rieti Giovanna Alvino, Francesca Lezzi 485

La ceramica dai contesti tardoantichi di San Martino di Torano (Borgorose, RI)Elizabeth Colantoni, Gabriele Colantoni, Maria Rosa Lucidi, Jeffrey A. Stevens, Francesco Tommasi 493

Produzione e distribuzione della ceramica nel Lazio Settentrionale: il caso di FerentoElisabetta De Minicis, Teresa Leone, Damiano Paoletti, Tamara Patilli, Annamaria Villari 499

La Domus de l’Ilot d de Musarna: les céramiques communes des niveaux de frequentation tardiveCecile Batigne Vallet avec la collaboration de Céline Brun, Maia Cuin, Julie Leone, Edwige Lovergne, Frédérique Marchand 517

Il territorio tarquiniese tra Tardoantico e alto Medioevo: i rinvenimenti archeologiciBeatrice Casocavallo, Giulia Maggiore, Valerio Spaccini, Silvia Andrenacci 527

Roma e il Mediterraneo dal IV al VI secoloMarta Casalini 535

I contesti ceramici dell’insula entro l’Ospedale Militare Celio (Roma): analisi tipologica delle ceramiche comuniCarlotta Bassoli 547

Riflessioni preliminari sulla ceramica di PortusSimon Keay, Roberta Cascino, Fabrizio Felici, Sabrina Zampini 555

Il Lazio Pontino tra Tardoantico e alto Medioevo: il territorio privernateMaria Cristina Leotta, Paola Rinnaudo 561

A Late Antique (late 6th-7th c. C.E.) burnished ware assemblage from Villa Magna (Anagni, FR)Darian Marie Totten 573

Ceramiche comuni da Interamna Lirenas e dal suo territorio. Primi risultati dello studio crono-tipologico (campagne 2010-11)Giovanna Rita Bellini, Alessandro Launaro, Ninetta Leone, Martin J. Millett, Simon Luca Trigona 581

abRUzzo

Considerazioni su produzioni ceramiche e commerci nell’Abruzzo Adriatico fra VI e VIII secoloAndrea Rosario Staffa 593

Nuovi rinvenimenti ceramici dalla costa Teatina (secoli IV-VII)Roberta Odoardi 617

La diffusione della ceramica dipinta a bande in Abruzzo tra tarda Antichità e alto MedioevoAlessia de Iure 625

La ceramica tardoantica e altomedievale dagli scavi di Piana S. Marco e S. Paolo di Barete (AQ)Luigina Meloni 631

Le ceramiche in Abruzzo fra tarda Antichità e alto Medioevo: due realtà a confronto Enrico Siena 637

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molisE

Dinamica degli scambi tra la costa e l’entroterra molisano alla luce di vecchie e nuove acquisizioni (fine V-VII secolo)Valeria Ceglia, Isabella Marchetta 647

Ceramica ed ethnos nelle tombe di Vicenne (Campochiaro, CB): il rituale funerario attraverso l’analisi del corredo vascolareIsabella Marchetta 663

Le ultime fasi di frequentazione dell’insediamento di Casalpiano (Morrone del Sannio, CB). Brevi note sulla presenza di ceramica d’importazione e produzioni localiCristiana Terzani 673

Tavola RoTonda

ConclusioniCarlo Pavolini 681

Ceramiche e “storie” tra la fine del mondo antico e l’inizio del MedioevoAlessandra Molinari 685

Due momenti di crisi nell’alto Medioevo della SabinaTersilio Leggio 691

Ceramica comune: note a marginePaolo Delogu 697

Bibliografia 701

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ceramica ed eThnos nelle tombe di vicenne (camPochiaro, cb): il ritUale fUnerario attraverso l’analisi del corredo vascolare*

Isabella Marchetta

Premessa

Il contributo concentra la sua attenzione sui tipi ceramici presenti nella necropoli di Vicenne eviden-ziando quanto la lettura di questo dato possa aggiungere alla più ampia discussione, che anima il dibat-tito europeo, circa la dicotomia oggetti in tomba/rappresentazione funeraria.

Una breve digressione sui rituali post mortem nel territorio regionale, quindi, precede l’analisi dei dati da Vicenne. Nel cimitero proto-bulgaro, tra gli elementi di corredo vascolare, si riconoscono due produ-zioni locali affini a differenziate koinè culturali: la prima che si muove entro un repertorio morfologico e formale consueto per i coevi contesti, la seconda, costituita da manufatti plasmati a mano, più stret-tamente connessa alle attitudini produttive del gruppo allogeno. Ricorrendo a un quadro campione più generale, volto a delineare le specificità dei cimiteri molisani, qualificati per lo più da elementi in tomba di ascendenza tardo-romana, si rileva quanto le tombe di Vicenne mostrino connotati peculiari.

PoPolamento rUrale e PoPolamento Urbano: dati dalle necroPoli

Le più recenti sintesi sulle presenze tombali in Molise evidenziano la distribuzione delle necropoli lungo il corso del Biferno in corrispondenza d’importanti tratturi di media e lunga percorrenza1.

A questi cimiteri si aggiungono quelli del Molise occidentale, gravitanti nell’orbita dei centri urbani di Isernia e Venafro, accomunati dalla relazione con una struttura religiosa2. L’area urbana di Venafro può contare su alcuni rinvenimenti significativi che hanno permesso di individuare un’intensa attività tra fine V e VII sec. In particolare lo scavo di emergenza in Via del Carmine ha messo in luce una cantina produttiva all’interno di una villa attiva fino alla seconda metà del VI secolo. Nel VII sec. furono inten-zionalmente abbandonate le strutture murarie per impiantare una capanna ex novo, secondo un modello abitativo differente, probabilmente riferibile a un più ampio insediamento posto alle pendici del Colle S. Leonardo, dove fu costruita la chiesa vescovile3. Infine, nell’area dell’anfiteatro, è nota la presenza di zone produttive, tra cui si ricorda una fornace per ceramica4.

Più in generale, focalizzando le informazioni essenziali ai fini del tema d’interesse, i nuclei appaiono perlopiù piccoli insiemi di tombe da riferirsi alla contrazione e disuso di alcune aree di più antichi centri urbani5, a insediamenti rurali di ridotte dimensioni, o a fasi atrofiche di occupazione delle ricche ville tar-doantiche (Fig. 1).

Nei centri urbani, si assiste alla presenza di sepolture, seppur isolate o a piccoli nuclei, come nel caso di Sepino, dove alcune tombe s’impostano nell’area del teatro e del foro, e a Larino nell’anfiteatro, evi-dente segno che l’abbandono fu graduale e spesso seguito da uno slittamento a corta distanza del nuovo

* Le figure nel contributo sono rielaborazioni composite, a cura dell’autore, di immagini tratte da testi indicati in bibliografia. Le foto di scavo provengono dall’archivio della SBAMol. Le foto delle brocche di Vicenne e S. Giuliano di Puglia sono di V. Epifani (SBAMol), per Tufara dell’autore. I disegni dei materiali ceramici di Vicenne e Tufara sono stati realizzati da C. Prezioni (SBAMol).

1 ceGlia 2010; eBanista 2011.2 Nella provincia di Isernia sono state rinvenute di due chiesette battesimali presso Filignano e Monteroduni con attigua

area sepolcrale. I risultati di questo lavoro sono tuttavia ancora inediti con eccezione di brevi note in raDDi 2003 e 2009.3 GioVannini 2004.4 Genito 1998.5 eBanista 2007, in part. pp. 265-266

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abitato altomedievale. Saepinum, prima del definitivo trasferimento presso Terravecchia (Castrum Vetus) e l’odierna Sepino (Castrum Saepini), registra una fase di vita in loc. S. Pietro dei Cantoni, dove è documen-tato un edificio di culto attivo tra VII e IX sec.6 Da riferirsi, invece, a piccole aree sepolcrali connesse a nuovi insediamenti rurali, è un nucleo di 15 tombe scoperto di recente a Longano (IS), fonte del Pidoc-chio, nell’area occupata dal sito preistorico7. Le sepolture erano prive di corredo, con due sole eccezioni che hanno restituito una monetina e un orecchino circolare in bronzo.

Meglio documentati e con una maggiore disponibilità di dati sono gli episodi di rioccupazione/conti-nuità insediativa delle ville rurali, con i noti esempi di S. Martino in Pensilis e S. Giacomo degli Schiavo-ni, dove i cimiteri sono costituiti di piccoli gruppi di tombe presso nuove strutture insediative pianificate ex novo o di riutilizzo.

Nel settore Ovest della villa di S. Martino, dalle piante di scavo, s’identifica chiaramente la presenza di una capanna absidata leggibile attraverso buche di palo principali, con diametri maggiori, e secondarie, e di un canale di scolo per le acque piovane che corre intorno alla struttura evidenziandone perfettamente i limiti. La scelta costruttiva nelle fasi più tarde di occupazione è differenziata dal più comune riutilizzo delle strutture in muratura. Diversa è la situazione nella villa di S. Giacomo dove le fasi di insediamento si concentrano in alcuni settori della villa, riutilizzando ambienti absidati che, originariamente, avevano una funzione diversa non ancora identificata. Questi spazi risultano suddivisi con muri posticci che ne ridefiniscono gli spazi e con probabili coperture in materiali deperibili come sembra testimoniare una buca di palo ricavata nelle murature.

A S. Giuliano di Puglia, nella loc. Piano Quadrato8 le uniche attestazioni di rioccupazione della villa, tra VI e VII sec., sono riferibili a una tomba trisoma che ha restituito una brocchetta a fasce rosse deposta

1. Ubicazione dei siti citati nel testo

6 matteini chiari 2004, p. 219.7 www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_2337&curcol=sea_cd-AIAC_4004.8 Intorno alla villa, ricognizioni sistematiche hanno rivelato la presenza di quattro unità topografiche relative a strutture

medievali, ma nessun’altra evidenza di VI-VII secolo: Di niro, santone, santoro 2010, p. 235.

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Ceramica ed ethnos nelle tombe di Vicenne (Campochiaro, CB): il rituale funerario attraverso l’analisi del corredo vascolare

tra le gambe di uno degli inumati e due coppe9 (Fig. 2). La tripla deposizione10 deve attribuirsi alla fase di abbandono e di crollo parziale di una precedente struttura funeraria ovvero una tomba a camera per una

9 Di niro 2004, p. 92.10 Le inumazioni non sono contestuali: l’infante è stato deposto per ultimo con delimitazione della fossa con lastre di riuti-

lizzo, probabilmente riferibili al crollo della stessa camera sepolcrale.

2. Alcuni materiali dalle sepolture nelle aree di San Martino in Pensilis, San Giuliano di Puglia e Tufara

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donna riccamente abbigliata con copioso corredo vascolare. Al momento dello scavo, l’anfora pertinente alla sottostante deposizione è stata rinvenuta parzialmente esposta: il collo con parte delle anse era scoperto al livello del piano di deposizione del primo inumato, il quale, in coincidenza di essa, mostrava l’arto ripiegato. Tuttavia non è possibile definire con certezza se essa sia stata riutilizzata per una pratica funeraria legata al refrigerium (Fig. 2).

Non valutabile quantitativamente il cimitero di Pettoranello (IS), loc. Pantaniello, poiché una ventina di tombe costituiscono parte di un sito ben più articolato. Queste erano prevalentemente prive di corredo con eccezione di una fibula a terminazioni zoomorfe e di una placchetta incisa per cintura11. Nel medesi-mo comune, loc. Fonte S. Angelo, è stato identificato un altro piccolo nucleo di tombe: prive di corredo

3. Alcuni materiali dai cimiteri di Morrone del Sannio (Casalpiano) e Campochiaro (Vicenne)

11 ermini Pani 2004, pp. 265-267.

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4. Tavola delle forme ceramiche da Vicenne

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Le forme della crisi

sono datate dal residuo di una grossa olla al V secolo12. A Vastogirardi (IS), infine, un gruppo di 5 tombe, indagate con scavo d’emergenza in un’area abbastanza limitata, ha restituito una sola fibula a volutine e frammenti di un bracciale a fettuccia13.

Accanto a queste realtà, stimabili dai dati di scavo, se ne devono evidenziare altre appena individuate per le quali non è possibile definire l’estensione esatta e quindi utilizzare il dato quantitativo: a Campo-marino (CB) in loc. Favorita, 3 tombe a cassa di tegole sono venute in luce nell’area occupata da un cimi-tero ben più antico14; a Macchia d’Isernia, presso la chiesa paleocristiana di S. Maria Vecchia, sono state rinvenute alcune tombe di fine VI-VII sec. riferibili all’impianto battesimale. A Pozzilli (IS), 11 deposti in 6 tombe multiple indicano la presenza di un cimitero ben più esteso di quello scavato: non sono stati rinvenuti corredi vascolari ma solo elementi di abbigliamento in due delle tombe15. Tombe isolate sono state identificate, in ricognizione, a S. Alessandro di Pietracupa16, a Castropignano17 e a Bonefro, loc. colle Mozzi18, in provincia di Campobasso, e a Isernia, loc. San Vito, Pescolanciano, loc. S. Maria19. Infine un ultimo dato è ricavato da un gruppo di vasi inediti da Tufara (CB) relativo a un nucleo di almeno 17 tombe20: comprende 4 coppe, 2 lucerne e 6 forme chiuse (Fig. 2).

In questa panoramica di dati che evidenzia piccoli cimiteri ascrivibili ad altrettanto piccoli aggregati demici costituiscono, dunque, eccezione le necropoli di Campochiaro e il cimitero annesso alla chiesa di Casalpiano che, ben più consistenti, evidenziano un popolamento di maggiore densità (Fig. 3).

la necroPoli di vicenne

È la più densa necropoli altomedievale del Molise, insieme a quella in loc. Morrione. Entrambe ri-cadono nei confini comunali di Campochiaro, nella valle del Biferno, a breve distanza da uno dei più importanti tratturi a lunga percorrenza, il Pescasseroli-Candela.

Le sepolture sono ben note per il peculiare rituale funerario che vede la contestuale sepoltura di ca-valieri e del loro cavallo e per i caratteri spiccatamente allogeni dei corredi rinvenuti: soprattutto nelle tombe maschili, infatti, gli elementi in tomba mostrano un forte legame con i coevi corredi dei popoli nomadi di origine centro-asiatica. In particolare le bardature dei cavalli, inumati con l’intero sistema di finimenti, trovano corrispettivi nei grandi cimiteri slovacchi, ungheresi e siberiani21.

In questa sede si analizzeranno le presenze ceramiche nel cimitero con approccio quantitativo e qua-litativo. I manufatti ceramici, infatti, sono caratterizzanti di un’altissima percentuale di corredi. Preva-lentemente si tratta di ceramica non tornita affine a tipi coevi rinvenuti nei cimiteri àvari e slavi, ma non mancano ceramiche dipinte a bande e boccalini acromi con impasti semirefrattari (Fig. 4).

La presenza di vasetti non-torniti è documentata in quasi la metà delle sepolture (56 su 167) rap-presentando il 71% del totale dei manufatti ceramici rinvenuti. Costituiscono prevalentemente l’unico elemento vascolare, mentre in misura minore ricorre l’associazione con brocche e boccalini o la presenza esclusiva di ceramica tornita (Fig. 5).

12 ermini Pani 2004, p. 269. Il cimitero s’imposta su una grande villa rustica inedita. Poco distante, sulla sommità della collina interessata dalla villa, una chiesetta riferibile all’VIII sec. e un probabile agglomerato rurale, leggibile nel moderno villaggio attiguo, sembrano individuare il nucleo antecedente al castrum Pectorarum.

13 caPini 1989, pp. 120-127. Il nucleo non sembrerebbe molto più esteso.14 www.archeologia.beniculturali.it/index.php?it/142/scavi/scaviarcheologici_4e048966cfa3a/31.15 sàrcina 2004.16 Si tratta di un’area di dispersione di ceramiche definite “a bande rosse”, una fibula a omega con terminazioni zoomorfe e

incisione LVKAS BIBA e una placca di cintura in bronzo incisa e decorata con paste vitree che forniscono la cronologia: sarDella 2005.

17 Sono stati identificati orecchini a cestello e, poco distante, un’area di dispersione di materiali e strutture murarie: De Be-neDettis 1988, p. 104.

18 Di niro, santone, santoro 2010, p. 70, nr. 5. Durante le ricognizioni è stata rinvenuta una tomba a cassa contenete una fibula a volutine.

19 ermini Pani 1999, p. 638.20 Il gruppo è pertinente all’originaria collezione del Museo del Sannio. Le indicazioni del rinvenimento dei primi del 1900

sono desunte da alcuni bigliettini con le indicazioni della località della scoperta («Tufara», «Valle del Fortore», «Vigna Bonomo»). L’ultimo numero di tomba segnalato per uno dei manufatti è 17, ma ciò non esclude la presenza di ulteriori sepolture senza corredo. Si ringrazia a questo proposito la dott.ssa V. Ceglia.

21 ceGlia 2010; ceGlia, marchetta 2012.

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I vasetti d’impasto sono sempre deposti ai piedi dell’inumato o tra gli arti inferiori, mentre le brocche mostrano una maggiore varietà deposizionale, poiché rinvenuti accanto alle olle d’impa-sto o isolate all’altezza delle spalle o del cranio. Relativamente alle produzioni non tornite, la forma funzionale dominante è l’ol-la con altezze oscillanti tra 8-10 cm, piede piano e orlo estrofles-so, spesso pizzicato. Il corpo ha profilo continuo o con una lieve carena all’altezza della spalla. Sono attestati anche tipi con pareti verticali e con profilo a sacco, strozzato sotto l’orlo. Infine, an-che se meno comuni, si registrano piccole olle globulari con orlo piano, collo verticale e piede rilevato. La maggior parte è priva di decorazione con eccezione di alcuni individui che mostrano incisioni a zig-zag o a onda eseguite a crudo in maniera piuttosto rozza. Meno attestata è la tazza, bassa e larga, per scaldare liquidi. I composti argillosi sono grossolani, le superfici fortemente va-cuolate e bitorzolute, con caratteristico colore bruno, per effetto di cotture riducenti.

La pertinenza alla koinè culturale àvara è sottolineata dalla cronologia di produzione, confermata da un cospicuo numero di monete di metà VII sec., che allontana le olle di Vicenne dai vasi della prima generazione longobarda e le assimila alle coeve produzioni dei popoli nomadi delle steppe. Confronti stringenti, datati allo stesso periodo, si riscortano, infatti, a Homokmègy-Halom e Visznek22

22 KoVriG 1977, pp. 13-44, 323-343.

5. Distribuzione delle ceramiche nelle tombe

6. Associazione tra olle e vasetti miniaturistici a vernice nera

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e, nella necropoli greca di Olimpia, il rinvenimento frequente di vasi modellati a mano, databili tra la fine del VII e la prima metà dell’VIII secolo, affini ai tipi molisani, è stato spiegato con l’apporto allogeno di gruppi slavi23. Anche a Vicenne la presenza così attardata delle olle non-tornite, plasmate su modelli pannonici, sembra trovare una plausibile interpretazione nell’inserimento di gruppi esterni24.

Non essendo state individuate le aree d’insediamento non è possibile definire con certezza se, nel contesto molisano, il vasellame non tornito avesse avuto anche funzioni domestiche, o fosse foggiato esclusivamente per il rituale funerario. Nella seconda ipotesi le tracce di esposizione al fuoco di molti esemplari, lasciano supporre che potrebbero essere state utilizzate per il banchetto in onore del defunto testimoniato, nel contesto, anche dall’evidenza di ossi nella fossa o all’interno delle olle stesse come nelle T.145 e 148.

Tale costume è ben documentato nelle pratiche post mortem centro-asiatiche dove, la deposizione del cavallo e del suo padrone era connotata da un solenne cerimoniale collettivo, ma il pasto funerario non è affatto estraneo ai rituali peninsulari siano essi di tradizione romana o longobarda.

Accanto al refrigerio nella necropoli, inoltre, si riscontra anche la pratica della libagione testimonia-ta dalla brocca nella T.20, deposta al di sopra del terreno di copertura della tomba e presumibilmente ricollegata alle tipologie di tombe con foro superiore per l’introduzione dei liquidi, ancora largamente attestate nel VII sec.

Di peculiare interesse, infine, risulta la presenza nelle T.34 e 36 di un’olla non-tornita associata a manufatti ben più antichi (Fig. 6), presumibilmente raccolti in zona dai “nuovi abitanti” di Vicenne e inseriti simbolicamente in tomba.

In conclusione, sembrerebbe possibile affermare che le olle, le brocche e i boccalini avessero nel contesto un valore altamente rappresentativo: le prime volevano testimoniano l’appartenenza nomade25, le seconde i rituali connessi al refrigerium, mentre la presenza, seppur non frequente, di oggetti più antichi in alcune tombe individuerebbe una volontà di collegamento diretto con il “passato locale” degli inumati di Vicenne in una sorta di processo di legittimazione e riconoscimento.

conclUsioni

L’analisi totale dei dati a disposizione sui cimiteri tra fine V-VII sec., sottolinea che la presenza di un corredo vascolare non è un dato sempre verificato e risulta piuttosto discontinuo26.

Si mostra in perfetta concordanza con quanto riscontrato in altri contesti della penisola dove nelle necropoli romanze si assiste alla graduale perdita del corredo, con maggiore persistenza, seppur incostan-te, del solo manufatto ceramico27. Le forme aperte, testimoniate nei contesti molisani analizzati nei siti di Tufara e S. Giuliano di Puglia, scompaiono del tutto già alla fine del VI secolo in maniera piuttosto generalizzata per lasciare il posto alle brocchette o anforette e sempre più frequentemente a partire dalla fine del VI sec., al boccalino pro capite.

Privilegiata è la posizione al lato del capo del defunto e gradualmente tendono a scomparire i corredi vascolari presso gli arti inferiori.

Analogamente una notevole discontinuità si esprime anche nel legame vaso/rituale funerario, giacché medesime forme funzionali risultavano posizionate all’altezza del capo o ai piedi dell’inumato o potevano essere utilizzate per il pasto in onore del defunto individuando un’ampia gamma di pratiche post mortem.

23 ViDa, VöllinG 2000. Diversa l’opinione di Curta (curta 2010).24 Per alcune specifiche considerazioni sul pasto funerario nel contesto molisano si veda ceGlia, marchetta 2012, pp. 222-223.25 Come asserito in un precedente contributo (ceGlia, marchetta 2012), l’uniformità tipologica dei manufatti non-torniti

rispondono a un duplice processo culturale: innanzitutto la breve durata dell’insediamento che non ha lasciato il tempo di sovrapposizione culturale contribuendo a conservare l’elemento allogeno; in secondo luogo i vasetti, legati strettamente all’immagine di bene personale e strumento del rituale post mortem del cibo viatico, hanno volutamente mantenuto le con-notazioni etniche legate alle originarie stirpi insediate. In questo senso le olle, “estranee” ai meccanismi di competizione sociale interna al gruppo, divengono identificative del gruppo insediato.

26 Per la gran parte nelle necropoli scavate le tombe sono risultate nude o, sporadicamente, con pochi elementi di abbiglia-mento o ornamento. Fanno eccezione naturalmente i nuclei di Campochiaro.

27 stasolla, marchetti 2010.

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Inoltre, accanto alle produzioni di ceramica d’uso domestico, legate alla volontà di seppellire il pro-prio caro con un oggetto assolutamente personale e legato alla vita quotidiana nella prospettiva di una vita “reale” dopo la morte, è stato possibile documentare anche l’utilizzo di elementi vascolari di pregio o ritenuti tali nei singoli contesti. Ne può offrire un esempio Casalpiano, dove nelle uniche tombe atte-stanti manufatti ceramici, si documentano due brocchette e un’olla in ceramica dipinta del tipo conven-zionalmente definito “Crecchio”, sporadicamente attestato negli strati d’uso. Appare quindi probabile che questi prodotti, non comuni, avessero un valore precipuo nel contesto.

Allo stesso modo, ma per ragioni diametralmente opposte, i numerosissimi vasetti plasmati a mano nelle necropoli di Campochiaro, sembra possano interpretarsi come elemento di identificazione “etnica” degli inumati, volto a sottolineare il legame tribale28.

I dati desunti dalle presenze in tomba di vasi ceramici se risultano, quindi, inadeguati per un’analisi quantitativa delle merci circolanti, sono assai esplicativi circa taluni meccanismi sociologici legati alla circolazione delle merci. Consentono di cogliere, infatti, profondi legami tra cultura e approvvigiona-mento, in uno spazio non alterato dalla funzione/funzionalità degli strumenti29.

28 ceGlia, marchetta 2012.29 molinari 2003, p. 520.

Ceramica ed ethnos nelle tombe di Vicenne (Campochiaro, CB): il rituale funerario attraverso l’analisi del corredo vascolare

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