ceramica attica dai santuari di agrigento

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S. Fortunelli, C. Masseria (edd.) Ceramica attica da santuari della Grecia, della Ionia e dell'Italia Atti Convegno Perugia 14-17 marzo 2007 OSANNA EDIZIONI

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S. Fortunelli, C. Masseria (edd.)

Ceramica atticada santuari

della Grecia, della Ionia e dell'ItaliaAtti Convegno Perugia 14-17 marzo 2007

OSANNA EDIZIONI

CATERINA TROMBI

Ceramica attica dai santuari di Agrigento

Nello studio della diffusione e distribuzione dellaceramica attica figurata in Sicilia l'apporto di datiquantitativamente più significativo è stato fornito(salvo alcune eccezioni) dalle Necropoli, da qui laparzialità delle informazioni sulle importazioni diceramica attica nell'isola, sia relativamente alla quan-tità che alla qualità; infatti, il quadro fornito dalleNecropoli è diverso da quello dato dai Santuari, inquanto nei due contesti i recipienti svolgono unafunzione diversa e assumono un diverso significato.

Anni fa Vallet1 aveva auspicato un'indagine ri-gorosa e sistematica che rendesse note le evidenzedai vari tipi di contesto e su questa strada si sonomosse numerose indagini degli ultimi anni2; inambito siciliano si deve a Filippo Giudice e alla suaéquipe l'ampliamento della classificazionebeazleyana finalizzato, tra l'altro, alla ricostruzio-ne delle rotte battute dalle navi per il rifornimentodei mercati del Mediterraneo. Indicativi per lo sta-to degli studi in Sicilia si rivelano gli istogramrnipresentati dallo studioso in occasione del convegnodi KieP; il grafico relativo alla distribuzione dellaceramica attica in Sicilia si riferiva, infatti, alla Sici-lia anellenica, risultando ancora problematica la ri-costruzione di quello relativo alle colonie greche.

Da questo quadro non si discosta Agrigento,

nonostante l'esaustiva pubblicazione sul comples-so monumentale di Porta V4, la ceramica presentenei santuari ubicati dentro e fuori il circuitomurano3 rimane in buona parte inedita o nota soloattraverso notizie preliminari.

Alla luce di quanto osservato sopra, ho ritenutoutile illustrare in questo contributo, soprattutto, laceramica attica figurata inedita di due Santuari notisolo attraverso notizie preliminari, per poi passarerapidamente alla ceramica nota del Santuario delleDivinità Ctonie presso Porta V.

Il materiale inedito proviene dal Santuario ex-tra-urbano di Sant'Anna6 ubicato ad ovest di PortaV e da quello scoperto sul versante S-E della RupeAtenea (Acropoli della città greca), immediatamen-te a nord di Porta F.

Per questi due santuari ho potuto usufruire didati quantitativamente certi e confrontare la pre-senza di ceramica attica con quella di altre classi,acquisendo informazioni utili sull'utilizzo dellevarie classi e delle diverse forme ceramiche8.

Nel caso del Santuario ubicato immediatamen-te a est di Porta V, nonostante la recente pubblica-

zione citata sopra, non potrò fornire dati che per-mettano di elaborare analisi di tipo statistico inquanto recenti scavi, in corrispondenza della Por-

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ta, hanno restituito ceramica e ter recotte figurateprovenienti dall'area sacra che andrebbero, comun-que, analizzate e quantificate.

// Santuario extra-urbano di Sant'Anna

È stato portato alla luce nel corso di due campagnedi scavo (1965, 1967) seguite al rinvenimento casua-le di terracotte figurate di grandi dimensioni. Èubicato ad ovest di Porta V, fuori dalla cinta muraria,sulla spianata di una altura posta di fronte al trattosud-orientale della Collina dei Templi. La ceramicapresa in esame proviene dai piani d'uso, dalle depo-sizioni9 effettuate all'interno di un edificio rettan-golare di età arcaico-classica e da alcune favisse diIV sec. a. C. entro cui erano stati raccolti gli ex-votoe gli oggetti provenienti dall'edificio arcaico distrut-to nel 406 a.C.

Il Santuario ha restituito una quantità notevoledi terrecotte figurate, di ceramica tardo corinzia(kotylai e kotyliskoi) e di ceramiche di uso comu-ne10, in minor misura ceramica attica a vernice nerae figurata11, oggetti d'ornamento in bronzo (anelli)e in pasta vitrea (vaghi di collana), oggetti in ferro(coltelli) e in bronzo (phialai).

La ceramica attica a figure nere comprende esem-plari molto frammentari riferibili per lo più a formeaperte, anche se, la presenza di alcune forme chiuse[pipai] potrebbe rivelarsi significativa dal punto divista cultuale, dal momento che non trova egualeriscontro negli altri due Santuari presi in esame.

I frammenti di ceramica attica a figure nere s'in-quadrano tra la seconda metà del VI sec. a.C. e iprimi decenni del V sec. a.C., il gruppo più nume-roso si colloca nei primi decenni del V sec. a.C.confermando il progressivo aumento dell'importa-zione di ceramica attica in Sicilia tra il 500 e il 475a.C. Il repertorio vascolare e figurativo appare ripe-titivo e il livello qualitativo solo in pochi casi risul-ta apprezzabile.

I frammenti cronologicamente più arcaici sonoriportabili alle coppe a fascia con decorazionefloreale (le "flore/zi band cups" di Beazley)12; queste

databili, com'è noto, tra il 540 a.C. e il 530 a.C.,sono caratterizzate da una catena di cerchielli sucui si impostano motivi fitomorfi. Alcuni frammen-ti caratterizzati da orlo indistinto13 sono pertinentia coppe a fascia su piede senza stelo e si datano ver-so il 510/500 a.C14.

Alcuni frammenti databili tra il 540 e il 530 a.C.appartengono a coppe a fascia dei Piccoli Maestri,ma le scene figurate rappresentate, tranne in qual-che caso, non sono interpretabili a causa dello statodi conservazione. Vanno, comunque, segnalati iframmenti in cui s'intravede la testa di Dioniso conin mano il corno potorio (fig. 4) e i due frammenticaratterizzati rispettivamente da una figura in corsaverso destra e da una figura che procede verso de-stra15. Questi ultimi, probabilmente, sono da attri-buire al Pittore dei Gomiti in fuori o alla sua offici-na. Alcuni frammenti di orli con brevi porzioni dipareti, caratterizzati da volti con i tratti sommariricordano lo stile del Pittore di Haimon16 o dellasua officina.

Nel Santuario, i recipienti m assoluto più diffu-si risultano gli skyphoi (fig. 1), questi sono riferibilialla classe dell'Airone bianco17 e si datano tra il 500e il 490 a.C.; fra i frammenti meglio conservati ri-cordiamo quello con Eracle che lotta con il toro diMantinea18 e quello con la rappresentazione dimenadi danzanti (fig. 5). Oltre ai frammenti carat-terizzati, lungo l'orlo, da un ramo di foglie d'ederastilizzate vanno ricordati esemplari con l'orlo ver-niciato di nero, fra questi, segnaliamo due frammenticaratterizzati rispettivamente dalla testa di una sfingevolta a destra e da due figure (una di fronte all'altra)con alle spalle una figura di sfinge (fig. 6).

Un solo frammento è attribuibile ad una coppaad occhioni databile attorno al 530 a.C.

Al Leafless Group19 riportiamo un frammento,assai rovinato, con menadi e satiri danzanti e, il fram-mento di piede e stelo di una coppa tipo B con laraffigurazione, in corrispondenza del tondo inter-no, di un satiro con corno potorio20, databili en-trambi verso il 490 a.C.

A questo punto dobbiamo accennare ad alcuni

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frammenti di coppe databili tra la seconda metà delVI sec. a.C. e gli inizi del V sec. a.C., la cui origi-ne/provenienza è ancora dibattuta21.

Questi, entro una fascia risparmiata, sono carat-terizzati rispettivamente da due file contrappostedi foglie d'edera stilizzate e da un motivo a baston-celli. La produzione è stata attribuita a fabbricaattica, siceliota, beotica, calcidese e più di recente,non escludendo altri centri di produzione, si è pen-sato anche a Reggio. I crateri, nel Santuario di San-t'Anna, sono presenti con tre soli esemplari. I dueframmenti meglio conservati, databili nell'ultimoventennio del VI sec. a.C.. restituiscono rispettiva-mente una figura di profilo con asta e la rappresen-tazione di un corteo dionisiaco22.

Interessante, per le implicazioni cultuali che puòsottintendere, la presenza dei frammenti di alcunipiatti databili tra l'ultimo quarto e la fine del VIsec. a.C. Va, inoltre, ricordato un frammento dicoperchio di anfora databile tra il 520 e il 500 a.C23.

Nel Santuario di Sant'Anna la forma chiusa piùdiffusa risulta l'alpe, ma lo stato estremamenteframmentario non consente attribuzioni a Pittorio, almeno, a Gruppi.

I frammenti caratterizzati lungo l'orlo da unmotivo a scacchiera24 (fig. 7) si datano verso la finedel VI sec. a.C., leggermente più tardo (inizi-primoquarto del V sec. a.C.) l'esemplare con doppia filadi foglie d'edera sull'orlo25.

Dei sette frammenti attribuibili a oinochoai, varicordato il frammento di parete con Dioniso chetiene in mano il kantharos (fig. 8) databile verso il530 a.C.26

L'esemplare con Eracle caratterizzato da leontèe figura elmata si data verso la fine del VI sec. a.C.ed è attribuibile al gruppo del Pittore di Atena oalla sua officina27.

Due frammenti di pareti appartengono aoinochoai di piccole dimensioni; su uno dei fram-menti, entro una zona metopale, si staglia la figuradi un guerriero cimato, sull'altro sono visibili latesta e il busto di un atleta con asta.

Lo stile e le dimensioni ricordano due oinochoai

inedite provenienti dalla necropoli di MonteAdranone, sito tra i più occidentali del territorioagrigentino28.

Di buon livello artistico è il frammento di lekythoso oinochoe con Teseo che combatte contro ilMinotauro29, vicino alla maniera del Pittore diAntimenes, si data negli ultimi decenni del VI sec.a.C. Nel Santuario di Sant'Anna sono attestate solocinque lekythoi; da una deposizione interna all'edi-ficio sacro proviene un esemplare lacunoso, ricom-posto da più frammenti con scena di combattimen-to30; questo, attribuibile all'officina di Phanyllis31 sidata nell'ultimo venticinquennio del VI sec. a.C.

Alla classe del Piccolo Leone32 è attribuibile unalekythos di piccole dimensioni, databile tra il 490 eil 480 a.C., decorata sulla spalla da serie di bocciolidi loto e con il corpo completamente verniciato dinero. Si data tra il 525 e il 500 a.C. un'anfora a collodistinto decorata da una serie di palmette33. Unaìrydria. caratterizzata, entro un riquadro metopale,da una menade con satiro è databile verso il 520-500 a.C. e può attribuirsi al Gruppo di Leagros34.

Va, infine, ricordato l'unico frammento a figurerosse rinvenuto nel Santuario, pertinente ad unoskyphos di pieno V sec. a.C.35 con la rappresentazio-ne di una scena mitica di cui ci sfugge il significato:sono raffigurati guerrieri orientali con il tipico abbi-gliamento costituito da costume a brache aderenti.

Area sacra presso Porta I

È stata individuata nel corso di tre successive cam-pagne di scavo (1996, 1998 e 2000) sul terrazzo im-mediatamente a nord del tratto di fortificazioni adest di Porta I, quindi, nell'area sovrastante il San-tuario Rupestre e leggermente a valle del recintodel Santuario di Demetra presso San Biagio.

L'area sacra comprendeva un edificio rettangolare(edificio A), orientato in senso N-S, del quale è statoindividuato un tratto di pavimentazione e, una sortadi area terrazzata caratterizzata da muri paralleli aquello orientale dell'edificio A e da muri trasversali,probabilmente d'imbrigliamento del terreno.

CERAMICA ATTICA DAI SANTUARI DI AGRIGENTO 761

L'edificio è stato datato, sulla base dei materialirinvenuti nelle sacche di fondazione dei muri del-l'edificio A, alla fine del VI sec. a.C.; precocementeabbandonato, ebbe una nuova frequentazione nelIV sec. a.C. come testimoniano i muri rinvenuti aS delle strutture sopra descritte e la pavimentazioneall'interno dell'edificio A36.

La ceramica oggetto di studio proviene da unostrato individuato immediatamente ad est del muroorientale dell'area terrazzata. Lo strato era compo-sto da vasellame rituale e dai resti di numerose de-posizioni votive; prevalevano la ceramica comune,quella tardo corinzia, le terrecotte figurate, le lu-cerne e le phialai bronzee; la ceramica attica a figu-re nere restituita dallo strato comprendeva trentaseiframmenti, quella a figure rosse risultava quasi as-sente37, meglio rappresentata sembra la ceramicaattica a vernice nera38.

In questo santuario le importazioni attiche sonoattestate a partire dalla fine del VI sec. a.C. Sono pre-senti coppe con piede senza stelo (510 a.C.)39 e coppe-skypboi della Classe di Cracovia (500-490 a.C.)40.

Come emerge dal grafico presentato (fig. 2), gliskypboi sono i recipienti più diffusi; gli esemplaririnvenuti nel santuario sono tutti attribuibili allaClasse dell'Airone bianco41. Ben documentate ri-sultano le late cups di Beazley databili nel 490 a.C.42;i due frammenti meglio conservati restituisconorispettivamente una scena con Dioniso barbato emenade (il dio volto a destra tiene in mano il cornopotorio, la menade una corona)43 e un'immaginecon grappoli d'uva i cui acini sono resi consovradipinture bianche (fìg. 9). Su entrambe le cop-pe sono visibili i tipici occhioni che contrad-distinguono questo tipo di coppa e i tralci stilizzatiutilizzati come riempitivi. A questo tipo di coppeappartengono due frammenti di piccole dimensio-ni con cortei dionisiaci.

I frammenti descritti appartengono al LeaflessGroup già menzionato a proposito del Santuarioextra-urbano di Sant'Anna, ma nell'area sacra a norddi Porta I, queste coppe risultano particolarmentediffuse.

Al fondo di una coppa attribuiamo un fram-mento caratterizzato da figure in corsa o danzantidelle quali sono visibili due gambe, pertinenti a due

individui diversi.In questo santuario sono attestati anche fram-

menti di piatti; un frammento a figure nere44,databile nell'ultimo ventennio del VI sec. a.C., ècaratterizzato lungo l'orlo da foglie lanceolate e al-l'interno da una figura maschile di cui si conservasolo la testa; i dettagli della capigliatura sono resicon sovradipinture in rosso.

Due frammenti di orli con brevi porzioni di col-lo sono pertinenti a crateri a volute. Il primo fram-mento presenta la tesa verticale decorata da un moti-vo a meandro, il secondo, di discreto livello artisti-co, restituisce la testa di un cavallo45 (fig. 10); en-trambi i frammenti si datano alla fine del VI sec. a.C.

Analogamente a quello che avviene negli altrisantuari agrigentini, le forme chiuse risultano menodiffuse rispetto a quelle aperte; solo due frammentisono attribuibili ad olpaì e di questi, solo uno con-serva la scena figurata con menadi danzanti46. Ilframmento, databile verso la fine del VI sec. a.C.,ricorda lo stile del Pittore di Gela. Due frammentidi pareti, caratterizzati da teste barbate (Gigante-machia? o scena di lotta), appartengono ad una stessaanfora databile verso la fine del VI sec. a.C.47.

Ad un'anfora a collo separato, databile nell'ulti-mo ventennio del VI sec. a.C., riportiamo un fram-mento in cui sono visibili le gambe di tre individui.L'anfora, in prossimità del fondo, è decorata da unfregio di fiori di loto intrecciati e da un motivo araggi, elementi che trovano confronti nella produ-zione del Pittore di Rycroft e nel Gruppo di Leagros48.

Santuario delle Divinità Ctonie ad est di Porta V

Com'è noto fa parte di un complesso monumentalesuddiviso in terrazze che si estende tra il tempio diZeus ad est e il vallone della Colimbetra ad ovest.Di questo fa parte anche il settore, ad O della Por-ta, scavato dal Marconi e dal quale sembrano prove-nire pochissimi frammenti di ceramica attica, resi

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noti a suo tempo dallo scavatore e tutti attribuibilia kylikes49.

In questo contributo illustrerò brevemente laceramica attica rinvenuta all'interno del tempiettoimmediatamente ad est di Porta V e nell'areasantuariale delimitata a nord e ad est dal Portico aL; trattandosi, inoltre, di materiale già studiato50 milimiterò a mettere in luce, soprattutto, gli eventualielementi di differenzazione rispetto ai Santuari pre-cedentemente illustrati. Credo, inoltre, che un'even-tuale futura analisi di tipo statistico non possa pre-scindere né dall'esame del materiale rinvenuto aridosso del muro di fortificazione né da una verifi-ca del materiale rinvenuto durante l'ultima campa-gna di scavo tenutasi nel 200451.

All'interno del tempietto è stato rinvenuto l'uni-co frammento databile nella prima metà del VI sec.a.C.; attribuibile ad una coppa di Siana, con scenadi cavalcata52, si data tra il 575 e il 550 a.C. Ad unacoppa a fascia, vicina alla maniera del Pittore deiGomiti in Fuori, attribuiamo il frammento carat-terizzato da due gallinacei, databile tra il 530 e il520 a.C.53 Gli skyphoi della Classe dell'Airone Bian-co sono presenti con tredici esemplari. Dal piazza-le lastricato proviene la parete di un cratere con testadi Eracle con leontè e cavallo; si data nell'ultimodecennio del VI sec. a.C. ed è stata attribuita al Pit-tore di Rycroft54.

Pur nella prevalenza delle forme aperte, nel San-tuario presso Porta V, si registra un incremento diforme chiuse rispetto agli altri Santuari (fig. 3).

Ad un'anfora panatenaica del 500 a.C. apparten-gono i frammenti con la figura di un gallo55 (verosi-milmente rappresentato su una colonna) e conun'iscrizione di cui si conserva la "N" e la "E", rin-venuti all'interno del Tempietto ad est di Porta V.

Nell'area presa in esame sono state rinvenutecinque lekythoi; all'officina del Pittore della Megeraattribuiamo due lekythoi databili tra il 500 a.C. e iprimi decenni del V sec. a.C.56, alla Classe del Pic-colo Leone una lekytbos con guerrieri provvisti dilancia, scudo e elmo57.

Da un pozzo nel quale, verosimilmente, venne-

ro scaricati gli ex-voto per sfoltire le apposite areedestinate alla loro accoglienza, proviene una lekythos

con la rappresentazione di Thanatos e Hypnos chetrasportano il corpo di Sarpedonte58; attribuita algruppo del Pittore di Haimon si data nei primi de-cenni del V sec. a.C. Un'ultima lekythos con corteodionisiaco59, attribuita al Pittore di Gela e databileagli inizi del V sec. a.C., proviene dal selciato dilastre davanti al Tempietto.

Il Santuario ctonio presso Porta V si distingue,tra l'altro, dai Santuari esaminati sopra per la pre-senza di frammenti di vasi a figure rosse databili,tranne qualche eccezione, nel primo e secondoventicinquennio del V sec. a. C. Lo stato di conser-vazione non consente, tuttavia, un'attribuzione si-cura a Pittori o Gruppi.

All'interno del tempietto sono stati rinvenutivari frammenti di skyphoi e crateri. Ricordiamo,innanzitutto, il frammento di skyphos con figura cheregge nella mano sinistra una kylix; attribuito alPittore della Fonderia60 si data nei primi decennidel V sec. a.C.; pressocché coevi o di poco poste-riori i due frammenti con la testa di un giovane diprofilo e con figura femminile di spalle61.

I due frammenti62, rispettivamente con parte ter-minale della veste di una figura stante e con la gam-ba destra di una figura in movimento verso sinistra,sono riferibili a crateri.

Dall'area del piazzale lastricato ricordiamo laparete di un cratere, databile nel 470 a. C., con larappresentazione di un atleta1" e due frammenti dikylikes rispettivamente con la rappresentazione diuna civetta e con la parte terminale, delle vesti didue figure panneggiate e a piedi nudi in posizionestante64. Alla fine del V sec. a.C. si data il frammen-to di pisside con la rappresentazione di un'Amaz-zonomachia65.

Considerazioni conclusive

L'esame della ceramica proveniente dai tre Santua-ri permette di mettere a confronto le nuove acqui-sizioni con dati già noti, integrando le informazio-

CERAMICA ATTICA DAI SANTUARI DI AGRIGENTO 763

ni fornite dalle Necropoli66.Per quanto riguarda l'inizio delle importazioni

attiche ad Agrigento viene confermata la cronologiafornita dai rinvenimenti in Necropoli con ceramicaattica a partire dall'ultimo quarto del VI sec. a.C.

Per tutta la seconda metà del VI sec. a.C. e per iprimi decenni del V sec. a.C. sia nei Santuari che inNecropoli sono presenti prodotti di officine mo-deste (classe di Phanillis, Pittore di Haimon, Grup-po Leafless, skyphoi del Gruppo dell'Airone Bian-co, Gruppo del Piccolo Leone, Pittore di Gela ePittore della Megera).

Dal 480 al 430, in Necropoli, si registra un note-vole salto di qualità nell'importazione di prodottiattici figurati, da mettere in relazione con il pro-spero momento economico e con motivazioni ideo-logiche67 che spingono i gruppi aristocratici a sot-tolineare il proprio status sociale. I vasi attestati sonoriconducibili alla cerchia di Hermonax e ad offici-ne del primo e tardo manierismo.

Di questo incremento di prodotti attici di buonlivello artistico non rimane traccia né nel Santua-rio di Sant'Anna né in quello presso Porta I.

I dati quantitativi a nostra disposizione eviden-ziano, infatti, che nelle pratiche rituali si ricorrevaa recipienti acromi (coppe, coppette, skyphoi, baci-ni, olpai) e solo di rado alla ceramica d'importazio-ne. Nel Santuario di Sant'Anna la ceramica a figurerosse è quasi assente e a partire dai primi decennidel V sec. a.C. prevalgono in maniera schiacciante,per usi rituali, la ceramica di produzione locale e,come ex-voto, le terrecotte figurate del tipo dell'offerente con porcellino, sostituite più tardi (IV sec.a.C.) dal vasellame miniaturistico68 e dalle terrecot-te figurate del tipo dell'Artemide sicula e del tipocon fiaccola.

Nel santuario presso Porta V (il Santuario diPorta I cessa di vivere nei primi decenni del V sec.a.C.) a partire dai primi decenni del V sec. a.C. sonopresenti, anche se in quantità irrisorie, alcuni fram-menti di skyphoi di discreto livello artistico; indi-zio, comunque, evidente del grande sviluppo delcommercio ateniese in Sicilia intorno al 480-470 a.C.

I prodotti seriali presenti nei tre Santuari diAgrigento risultano diffusi in maniera capillare, siain ambito coloniale che indigeno611, tuttavia, l'usodi ceramica di modesta qualità, notato nei nostrisantuari dedicati a Demetra e Kore è da mettere inrelazione con le pratiche rituali (svolte prevalente-mente con l'impiego di ceramica di produzione lo-cale) e, soprattutto, con la posizione socio-econo-mica e culturale dei fruitori70. Solo poche agiatedevote potevano, infatti, utilizzare nelle praticherituali o, eventualmente, come ex-voto ceramicheimportate.

Le scene mitologiche nei contesti esaminati ri-sultano molto rare, non vengono recepite, infatti,come funzionali alla vita rituale dei santuari. Tut-tavia, la prevalenza assoluta di scene dionisiachepotrebbe dipendere non solo dall'ampia circolazio-ne di prodotti caratterizzati da temi meno impe-gnativi e, quindi, di largo consumo e (come è stato,a volte, ipotizzato) dalla forma vascolare (la super-ficie limitata di coppe e skyphoi mal si adatterebbea narrazioni più complesse) credo, invece, che vadarivalutata, come è stato fatto in alcuni contestimagno-greci, l'associazione/identificazione traman-

data dalla tradizione letteraria71 di Dioniso conHades72, associazione che nei nostri Santuari, dedi-cati alle divinità ctonie, ben si spiega.

Questa osservazione mi permette di passare adun'altra considerazione. Alcuni dati forniti dai San-tuari e dalle Necropoli (nel caso dei Santuariagrigentini, ad esempio, la diffusione degli skyphoiche sostituiscono, nelle pratiche cultuali, alla finedel VI sec. a. C., le kotylai corinzie; nel caso dellenecropoli, invece, la presenza di vasi di buon livel-lo artistico e la scelta di immagini che rispecchianoesigenze personali di autorappresentazione di ruolio di status) inducono a pensare che le bottegheattiche sulla base delle richieste dei clienti d'oltre-

mare diversificassero la produzione e la distribu-zione73. Senza entrare nel merito della complessa eassai dibattuta questione deH'"autonomia" della pro-duzione ateniese o meno, se è vero che la diffusio-ne di determinati soggetti e, perfino, i tempi erano

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subordinati a esigenze di propaganda politica o a par-ticolari interessi della società ateniese, è anche pro-babile che nella "scelta delle immagini" e delle for-me un ruolo notevole giocassero le località di transi-to, di cui parla Filippo Giudice, da qui le merci pro-venienti dai vari luoghi di produzione "e lì provviso-riamente collocate venivano nuovamente reimbarcateverso i definitivi mercati di destinazione"74.

Com'è ovvio, non ci sorprendono le discrepan-ze notate tra Necropoli e Santuario relativamentealle forme vascolari, in quanto, strettamente con-nesse rispettivamente al rituale funerario e, in am-bito cultuale, all'espletamento di pratiche specifi-che; interessanti spunti di ricerca suggerisce, inve-ce, la presenza o assenza di determinate classi dioggetti e forme ceramiche in tre Santuan dedicatipresumibilmente alle stesse divinità.

A Sant'Anna, ad esempio, risultano diffuse leolpai e le piccole oinochoai (quest'ultime destinatea contenere olii e profumi) quasi assenti nel com-plesso monumentale di Porta V e nell'area sacra diPorta I; nel Santuario di Porta V è rilevabile, nono-stante l'indiscussa prevalenza di forme aperte, unincremento nell'uso di forme chiuse e crateri (fig.3); nell'Area sacra presso Porta I e nel Santuarioextra-urbano di Sant'Anna sono attestati piatti afigure nere e acromi; infine, nel Santuario di San-t'Anna è stata rinvenuta una quantità significativadi vasetti miniaturistici e oggetti d'ornamento fem-minili non riscontrata negli altri Santuari.

La presenza/assenza di determinate classi e for-me vascolari, com'è noto, oltre a fornire indizi sulsesso, sulla posizione socio-economica e culturaledei fruitori è senza dubbio da mettere m relazionecon le pratiche rituali specifiche di ogni Santuario.Nonostante il rituale connesso al culto di Demetrae Kore risulti in generale ben conosciuto75, nel casospecifico dei Santuari oggetto di studio, è difficilerisalire alle eventuali azioni rituali peculiari di cia-scuna area.

La presenza e l'associazione di determinati tipi

ceramici destinati al banchetto e al simposio (crate-ri, anfore, skyphoi, kylikes, coppe, coppette) più cheessere interpretata come generica offerta alla divi-nità76 va messa in relazione con pratiche cultualicaratterizzate dal consumo di pasti rituali e, a que-sto proposito, dobbiamo ricordare come nel San-tuario presso Porta V, a differenza, degli altri duecontesti, sia presente ceramica da fuoco; viceversa,nel Santuario di Sant'Anna, dove sono molto dif-fusi i coltelli in ferro e il sacrificio di vittime ani-mali è evocato dalla presenza di statuette di offe-renti con porcellino, la ceramica da fuoco è quasiassente77.

D'altra parte in un recente articolo sulle " Tìiesmo-phorie" della Sicilia, Ernesto De Miro78 ha ricostru-ito il percorso che le devote, durante le feste dedica-te a Demetra e Kore, ripercorrevano per rievocarele vicende mitiche delle due dee. Secondo lo stu-dioso, la processione sacra iniziava proprio dal San-tuario di Sant'Anna per proseguire, passando perporta V, nei tre terrazzi a E e a O della Porta. Ladislocazione topografica delle tre aree veniva messadallo studioso in stretta relazione con le tre giorna-te delle Thesmophorie (dedicate alla sistemazione"anodos", al digiuno "nesteia" e alla festa "kallige-neia- della generazione delle cose belle"). Non è,quindi, inverosimile ipotizzare che di queste tre"fasi" siano rimasti indizi nelle classi di materiali enelle forme ceramiche attestate. Viene, infine, dachiedersi che funzione svolgesse l'altro santuario(quello immediatamente a N di Porta I) o in qualerelazione fosse con le due aree ubicate immediata-mente a nord (tempio di Demetra) e ad est (Santua-rio rupestre).

Mi auguro, pertanto, che la presentazione delmateriale rinvenuto nei tre Santuari possa offrirenon solo materia di dibattito ai gruppi di lavoroimpegnati nello studio della distribuzione della ce-

ramica attica in Sicilia, ma possa fornire nuovi ele-menti per la ricostruzione del panorama sociale,culturale e religioso della città.

CERAMICA ATTICA DAI SANTUARI DI AGRIGENTO 765

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Fig. 1. Santuario extraurbano di Sant'Anna - Ceramica a figure nere - forme vascolari.

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42O X

Coppe Skyphoi Crateri Piatti Anfore Lekythoi Olpai

Fig. 2. Santuario presso Porta I - Ceramica a figure nere - forme vascolari.

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Fig. 3. Santuario presso Porta V (tempietto e area antistante) - Ceramica a figure nere - forme vascolari.

766 CATERINA TROMBI

*>* ** * % % 4. *> * * 4,

io

Fig. 4. Dal Santuario extraurbano di Sant'Anna: frammenti di coppa a fascia dei Piccoli Maestri.Figg. 5-6. Dal Santuario extraurbano di Sant'Anna: frammenti di skypboi della Classe dell'Airone bianco.Fig. 7. Dal Santuario extraurbano di Sant'Anna: frammento di olpe.Fig. 8. Dal Santuario extraurbano di Sant'Anna: frammento di oinochoe (parete).Fig. 9. Dal Santuario presso Porta I: frammento di "late cup".Fig. 10. Dal Santuario presso Porta I: frammento di cratere a volute.

CERAMICA ATTICA DAI SANTUARI DI AGRIGENTO 767

NOTE

* Desidero ringraziare gli organizzatori del Convegno per l'invito a esporre i primi risultati di un'indagine avviata soloda alcuni mesi. Sono, inoltre, profondamente grata alla Dott.ssa G. Fiorentini per avermi concesso lo studio della ceramicaqui presentata e per i continui incoraggiamenti con cui sostiene la mia attività di ricerca ad Agrigento.

1 Vallet 1969.2 Fan vini-Giudice 2003; Panvini-Giudice 2005.3 Giudice-Barresi 2003.I De Miro 2000.5 Vanno ricordati: ad ovest del Quartiere Ellenistico-Romano, sul poggetto di San Nicola, il santuario obliterato

dall'ekklesiasterion, sul versante sud-orientale della Rupe Atenea (sotto la chiesa di San Biagio) il tempio di Demetra e, fuoridal circuito murario, ad est di Porta I, il santuario rupestre. Per l'analisi della struttura di quest'ultimo: Siracusano 1983.

6 Fiorentini 1969.7 Fiorentini 2005.8 E in preparazione da parte della scrivente l'edizione completa dei materiali provenienti dal santuario extra-urbano di

Sant'Anna.9 Da una deposizione proviene solo il frammento di lekytbos con scena di combattimento: cfr. Fiorentini 1969, tav.

XXX, 2c.10 Cali 2002.II La ceramica attica d'importazione non supera il 4%.12 Beazley 1932; lacobazzi 2004, 168-170.131 nostri frammenti si confrontano puntualmente con quelli pubblicati da lacobazzi (lacobazzi 2004,215, nrr. 560,561).14 Si tratta delle "top-band stemless" di Beazley (Beazley 1971, 100-102, nn. 1-45) definite da Villard "coppe piatte"

(Villard 1946, 169). Per quanto riguarda il profilo i nostri frammenti sono riportabili al tipo C di Bloesch (Bloesch 1940,113-118).

15 Per quanto riguarda la maggior parte della documentazione fotografica e grafica (profili) dei reperti qui descritti epresentati nel corso del convegno rimando a Trombi (in preparazione), // materiale votivo e di uso rituale del Santuarioextra-urbano di S. Anna, presso Agrigento.

16 Per le attribuzioni a questo pittore: Haspels 1936, 94; Beazley 1956, 346, 482, 538; Beazley 1971, 269 ss.17 Beazley 1956, 617 ss.; Beazley 1971, 306 ss.18 Fiorentini 1969, tav. XXX, fig. 2c.19 Per le attribuzioni a questo gruppo cfr. Beazley 1956, 632; Beazley 1971, 310. Numerosissimi frammenti provengono

dal Santuario di Gravisca: lacobazzi 2004, 307-347.20 CVA Louvre 10, tav. 113, 5.21 Per la suddivisione in due tipi e per la diffusione cfr. La Torre 2002, 127-128; per la diffusione in ambito siciliano cfr.

Lamagna 2005, 333, fig. 5, nrr. 30 e 31.22 Per il frammento con corteo dionisiaco cfr. Fiorentini 1969, tav. XXX, fig. 2e.23 Simile ad alcuni esemplari da Gravisca (lacobazzi 2004, 430), si veda in particolare l'esemplare n. 1254, tav. XXX.24 CVA Capua, tav. 8, 1; CVA Bologna., tav. 37, 2 e 3; ibidem tav. 38, 2 e 3.25 Si confronta con un frammento da Oria: Semeraro 1997, 194, n. 554.26 Lo stile trova confronti in quello di una lekythos attribuita alla cerchia del Pittore diAntimenes (CVA Adria, tav. 18,

2). Per il Pittore di Antimenes cfr.: Beazley 1951, 115, nr. 1; Moore 1983, 35, fig. 7; Campus 1981, 1; Verbanck-Piérard1985, 149-159; lacobazzi 2004, 269-271.

27 Per l'officina del Pittore di Atena: Haspels 1936, 259 e 260-261; Beazley 1956, 449, 526-535; Beazley 1971, 195.28 Fiorentini 1998 (con bibliografia precedente).29 Fiorentini 1969, tav. XXX, fig. 2b.30 Fiorentini 1969, tav. XXXIII, fig. 2c.31 Giudice 1983 (con bibliografia precedente) e lacobazzi 2004, 455. Potrebbe attribuirsi al sotto-gruppo "delFoplita

che si congeda".32 Si confronta con esemplari da Gravisca: lacobazzi 2004, 460 nn. 1362-1364.33 Si confronta con frammenti da Gravisca: lacobazzi 2004, 419, nn. 1196-1197.34 Haspels 1936, 52; Beazley 1951, 81; Campus 1981, 16-17; Moore-Philippides 1986, 93; lacobazzi 2004, 273-275.

768 CATERINA TROMBI

35 Fiorentini 1969, tav. XXX, fig. 2d.36 Fiorentini 2005, 150.37 Sono attestati solo tre frammenti di pareti di piccole dimensioni.38 Non è stata ancora completata la quantificazione.39 Per queste coppe si veda la nota 13.40Heesen 1996, 195 (con bibliografia precedente), lacobazzi 2004, 211- 212.41 Cfr. nota 17.42 Si tratta del Gruppo Leafless cfr. nota 19.43 Fiorentini 2005, fig 12a.44 Fiorentini 2005,160, fig. 12m; per il motivo decorativo del piatto cfr. Callipolitis-Feytmans 1974,1413, tav. 97, 1418.45 Si confronta con un esemplare proveniente dal Santuario di Gravisca: lacobazzi 2004, 393, n. 1114.46 Fiorentini 2005, 160, fig. 12o.47 Fiorentini 2005, 160, fig. 12c-d.18 Per la decorazione a raggi e a fiori di loto intrecciati cfr. Panvini-Giudice 2003, 255, D2; 420, pDl5, pD16.49 Marconi 1933, 71-72.50 De Miro 2000, 114-115, tavv. CXXII-CXXK.51 Lungo la strada che passa per Porta V, sono stati rintracciati strati caratterizzati da ceramica e terrecotte figurate

tipologicamente e cronologicamente assimilabili al materiale proveniente dall'area ad Est della Porta.s2 De Miro 2000, tav. CXXII, 928.53 Panvini-Giudice 2003, 412, pC8.54 De Miro 2000, tav. CXXIV, 1729.55 De Miro 2000, tav. CXXIII, 191.56 De Miro 2000, tav. CXXIV, 1730, 1731.57 De Miro 2000, tav. CXXV, 1554.58 De Miro 2000, tav. CXXVI, 1204.59 De Miro 2000, tav. CXXVI, 1937.60 De Miro 2000, tav. CXXVIH, 218.6: De Miro 2000, tav. CXXVIH, 219, 220.62 De Miro 2000, tav. CXXIX, 216, 212.63 De Miro 2000, tav. CXXVII, 1735.64 De Miro 2000, tav. CXXIX, 1737, 1736.65 De Miro 2000, tav. CXXVII, 1738.66 De Miro 1988; De Miro 1989; Torelli 1996.67 Per queste problematiche cfr. Torelli 1996 e Torelli 2003 (quest'ultimo, in particolare, per gli interessanti confronti

tra realtà gelese e agrigentina).68 Sulle difficoltà a datare questa classe votiva cfr. Cali 2002, 151-152.69 Per l'ambito di diffusione: De Cesare 1997, 359 e nota 36 e, vari contributi in: Panvini-Giudice 2005, 73-75, 89- 93,

96-112; Panvini-Giudice 2003, 215-227.70 A questo proposito si vedano le osservazioni fatte da Ernesto De Miro (cfr. supra) partendo dalla "lex sacra"dì Selinunte.71 Clemente Alessandrino Protrettico II, 34, 4; Etymologycum Magnum 406, 46. Euripide (fr. 912) attribuisce a Dioniso

il comando dei morti.72 lannelli-Cerzoso 2005, 677-688.73 Sulle dinamiche che stavano alla base delle richieste della clientela del Ceramico di Atene vd. alcune osservazioni in

Mannino 2006, 252-255 (con bibliografia precedente).74 Giudice 1999, 269.75 Marinatos-Hagg 1993, 45-61; più di recente per i contesti siciliani: De Miro 2008, con dettagliati riferimenti alle

fonti letterarie. Si vedano, infine, in questo stesso volume (cfr. supra) le osservazioni supportate da fonti letterarie eiconografiche sull'utilizzo di varie forme riferibili ai singoli atti previsti dal rituale.

76 Nei santuari ctoni dedicati a divinità femminili venivano offerti alimenti vegetali crudi (cereali, grani di sesamo, semidi papavero, aglio) o cucinati (dolci di grano, d'orzo, di frumento) e altri alimenti tra cui fichi secchi, olio, vino, miele eformaggi; per questo elenco cfr. Michon 1923, 1-23.

77 L'assenza di coltelli nel contesto di Porta V potrebbe far pensare ad un'azione di sacrificio incruento, svolto senzauccisione di animali; d'altra parte alla pratica dei pasti rituali, segno del rapporto tra offerente e divinità, sembranoalludere le terrecotte di recumbenti (cfr. De Miro 2000, tav. LXXVI, 1475,1476); "sui pasti e banchetti rituali" cfr. Osanna2001, 109-113.

78 Cfr. nota 75.

CERAMICA ATTICA DAI SANTUARI DI AGRIGENTO 769

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

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Bloesch 1940

Cali 2002

Callipolitis-Feytmans 1974Campus 1981

CVADe Cesare 1997

De Miro 1988

De Miro 1989

De Miro 2000

De Miro 2008

Fiorentini 1969

Fiorentini 1998Fiorentini 2005

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770 CATERFNA TROMBI

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lacobazzi 2004

lannelli-Cerzoso 2005

La Torre 2002

Lamagna 2005

Marinino 2006

Marconi 1933

Marinatos-Hàgg 1993

Michon 1923

Moore 1983

Moore-Philippides 1986

Osanna 2001

Panvini-Giudice 2003

Panvini-Giudice 2005

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CERAMICA ATTICA DAI SANTUARI DI AGRIGENTO 771

Siracusano 1983Torelli 1996

Torelli 2003

Vallet 1969

Verbanck-Piérard 1985

Villard 1946

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772 CATERINA TROMBI

FINITO DI STAMPARE DALLA

ALFAGRAFICA VOLONNINO, LAVELLO

PER CONTO DI

O S A N N A E D I Z I O N I s . r . l .

A P R I L E 2 0 0 9