cattolici fiorentini e cultura neutralista (luglio 1914 - maggio 1915)

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MATTEO CAPONI CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA (LUGLIO 1914-MAGGIO 1915) ESTRATTO da RASSEGNA STORICA TOSCANA 2014/2 ~ a. 60

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MATTEO CAPONI

CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA(LUGLIO 1914-MAGGIO 1915)

ESTRATTOda

RASSEGNA STORICA TOSCANA2014/2 ~ a. 60

Anno LX - n. 2 LUGLIO-DICEMBRE 2014

RASSEGNASTORICA TOSCANA

ORGANO DELLA SOCIETA TOSCANA PER LA STORIA

DEL RISORGIMENTO

LEO S. OLSCHKI EDITORE

F I R E N Z E

RASSEGNA

STORIC

ATOSCANA

-A

nn

oL

X,

2014,

n.

2

ISSN 0033-9881

RASSEGNA STORICA TOSCANAORGANO DELLA SOCIETA TOSCANA PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO

Anno LX - n. 2 LUGLIO-DICEMBRE 2014

Direttore responsabile: SANDRO ROGARI

Redattore capo: FABIO BERTINI

Redazione esecutiva: MARIA GRAZIA PARRI, GIUSTINA MANICA

Comitato di redazione: DOMENICO MARIA BRUNI, GIUSTINA MANICA, SHEYLA MORONI,GABRIELE PAOLINI, MARIA GRAZIA PARRI, MARCO PIGNOTTI, CHRISTIAN SATTO

Comitato scientifico: PAOLO BAGNOLI, PIER LUIGI BALLINI, FABIO BERTINI,DOMENICO MARIA BRUNI, COSIMO CECCUTI, ZEFFIRO CIUFFOLETTI, FULVIO CONTI,

ROMANO PAOLO COPPINI, MARIA FRANCESCA GALLIFANTE, LUIGI LOTTI, GIUSTINA MANICA,GABRIELE PAOLINI, MARCO PIGNOTTI, SANDRO ROGARI, MARCO SAGRESTANI,

SIMONE VISCIOLA, ALESSANDRO VOLPI

S O M M A R I O

La Toscana neutrale

Giustina Manica, Nota del curatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 181

Marino Biondi, Vigilia e guerra in Europa. Miti letterari. . . . . . . . . . » 185

Fabio Bertini, Un anno di lotte di piazza a Firenze tra interventismo eneutralismo (maggio 1914-maggio 1915) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 215

Eleonora Belloni, La provincia senese nei mesi della neutralita . . . . . » 257

Giustina Manica, Note sul liberalismo fiorentino dalla neutralita all’in-tervento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 279

Matteo Caponi, Cattolici fiorentini e cultura neutralista (luglio 1914-maggio 1915) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 291

Donatella Cherubini, Guerra alla guerra! G.E. Modigliani verso il pa-cifismo di Zimmerwald: un intervento su «Cœnobium» . . . . . . . . . . . » 311

Recensioni

Lotta politica ed elites amministrative a Firenze 1861-1889, a cura di P.L. Ballini, di ClaudioDe Boni (p. 327); Stefano Gallerini, Antifascismo e Resistenza in Oltrarno. Storia di un quar-tiere di Firenze, di Andrea Becherucci (p. 329); I gruppi politico-sociali a Prato dall’Unita allaGrande guerra. Atti del convegno di studi di Prato. Biblioteca Roncioniana, 15 novembre2012, a cura di Alessandro Affortunati e Andrea Giaconi, di Riccardo Cammelli(p. 331); In esilio e sulla scena. Lettere di Lauretta Cipriani Parra, Giuseppe Montanelli eAdelaide Ristori, a cura di Caterina Del Vivo, di Andrea Giaconi (p. 332).

Volume pubblicato con il determinante contributo di

Tutti gli articoli proposti alla rivista sono soggetti a un esame preliminare per valutare laloro rispondenza ai criteri propri di un contributo di carattere scientifico. Gli articoli chesuperano questo screening preliminare vengono sottoposti a un sistema di revisione in‘‘doppio cieco’’, con esame compiuto da uno specialista della tematica. L’autore puo esserechiamato a rivedere il suo testo sulla base delle raccomandazioni del referee perche possasuperare una seconda lettura. La direzione si riserva comunque la decisione finale in meritoalla pubblicazione.

Pubblicazione semestrale

Direzione

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Via S. Egidio 21, 50122 Firenze . tel. (+39) 055.24.80.561 . e-mail [email protected]

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Pubblicato nel mese di gennaio 2015

CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA

(LUGLIO 1914-MAGGIO 1915)

Neutralismo cattolico e cultura intransigente

Il presente contributo intende concentrarsi su un nodo piu volte richia-

mato dai lavori sulla Grande guerra, vale a dire il «neutralismo» dei cattoliciitaliani. Non e questa la sede per ripercorrere i numerosi contributi al riguar-

do;1 cio nonostante, e utile una premessa. In un’accezione propria, l’etichet-

ta del neutralismo cattolico si riferisce alla posizione di contrarieta all’inter-vento nel conflitto mondiale, maggioritaria nel clero e nel laicato, espressa in

un periodo ben delimitato: quello compreso tra la dichiarazione italiana dineutralita (2 agosto 1914) e l’entrata in guerra decisa dal governo Salandra

(24 maggio 1915). La stessa etichetta pero e stata sottoposta ad una duplicetorsione. In un senso riduttivo, e stata utilizzata per descrivere l’atteggiamen-

to del movimento cattolico organizzato e dei «cattolici deputati», con un’at-tenzione privilegiata al dato politico della collaborazione tra le elites clerico

moderate e la classe dirigente liberale. In un senso estensivo, il neutralismo e

diventato una chiave di lettura debordante dai suoi ristretti confini cronolo-gici e semantici. Gli ex-interventisti la impiegarono, fino al 1918 ed oltre, co-

me arma polemica per accusare il «partito clericale» di antipatriottismo. Sulpiano storiografico, invece, la categoria del neutralismo cattolico si e rivelata

funzionale a sostenere la tesi di una strisciante avversione delle gerarchie edei fedeli nei confronti della mobilitazione bellica, destinata a perpetuarsi

per tutta la durata del conflitto: un’avversione dettata da un presunto paci-

fismo cristiano, tale da rendere il sentire cattolico, benche ossequente al do-

1 Si vedano almeno i classici saggi di P. SCOPPOLA, Cattolici neutralisti e interventisti alla vigiliadel conflitto, in Benedetto XV, i cattolici e la prima guerra mondiale, a cura di G. Rossini, Roma, Cin-que Lune, 1963, pp. 95-151; B. VIGEZZI, L’Italia di fronte alla prima guerra mondiale, Milano-Napoli,Ricciardi, 1966, vol. I, pp. 588-599 e pp. 756-763; G. DE ROSA, I cattolici, in A. CARACCIOLO, Il trau-ma dell’intervento: 1914-1919, Firenze, Vallecchi, 1968, pp. 165-234.

vere di lealta nazionale, sostanzialmente irriducibile alla «cultura di guerra»del 1914-18.2

In realta un nutrito filone di studi ha documentato la pressoche unanimeconversione della compagine ecclesiale, all’indomani dell’intervento militare,dall’impegno neutralista all’altrettanto convinto sostegno dello sforzo bellico,non di rado sfociato nella sacralizzazione della causa nazionale.3 E inoltre as-sodato come le due opzioni speculari – l’astensione dal conflitto e la sua suc-cessiva legittimazione – si nutrirono della medesima ermeneutica della guerra,fondata sulla convinzione intransigente che le origini della conflagrazione eu-ropea andassero ricercate nell’apostasia della societa moderna dagli insegna-menti della Chiesa. Rimanere estranei al conflitto oppure parteciparvi costitui-rono scelte opposte, finalizzate pero allo stesso obiettivo: il ritorno ad unregime ierocratico.4 E per l’appunto nell’ambito di questi presupposti ideolo-gici che vanno inquadrate le retoriche della «cultura neutralista» cattolica. Ilcaso di Firenze, una delle capitali simboliche del vario nazionalismo antigiolit-tiano cosı come dell’integrismo (incarnato dal quotidiano ‘‘papale’’ per eccel-lenza, «L’Unita cattolica» diretta da don Alessandro Cavallanti),5 offre inte-ressanti spunti di riflessione; basti considerare il clima di scontroparticolarmente acceso, contraddistinto da un ritmo «vorticoso» di manifesta-zioni, tafferugli e «provocazioni di ogni genere».6

Un’ultima avvertenza: nel definire l’oggetto dell’indagine e opportuno ri-cordare il forte radicamento locale del moderatismo ricasoliano, giornalistica-mente rappresentato da «La Nazione» di Tommaso Corsini. Secondo il visi-tatore apostolico inviato nel 1905, un gran numero di fiorentini si riconoscevain quel retaggio. «Il clero, non meno forse che il laicato», leggeva abitualmen-te il quotidiano liberale. «L’Unita» godeva invece di scarsa circolazione: molti

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2 Ad esempio F. MALGERI, La Chiesa, i cattolici e la prima guerra mondiale, in Storia dell’Italiareligiosa, a cura di G. De Rosa, III, Roma-Bari, Laterza, 1995, pp. 189-222. Sul concetto di cultura diguerra cfr. S. AUDOIN-ROUZEAU – A. BECKER, 14-18, Retrouver la guerre, Paris, Gallimard, 2000.

3 Cfr. La Chiesa e la guerra. I cattolici italiani nel primo conflitto mondiale, sezione monograficaa cura di D. Menozzi, in «Humanitas», XLIII, n. 6, 2008, pp. 900-992 e Un paese in guerra. La mo-bilitazione civile in Italia (1914-1918), a cura di D. Menozzi, G. Procacci e S. Soldani, Milano, Uni-copli, 2011, pp. 269-315. Sul caso fiorentino mi permetto di rinviare a M. CAPONI, Una diocesi inguerra: Firenze (1914-1918), in «Studi storici», L, 1, 2009, pp. 231-255.

4 Cfr. D. MENOZZI, Chiesa, pace e guerra nel Novecento. Verso una delegittimazione religiosa deiconflitti, Bologna, Il Mulino, 2008, pp. 15-46.

5 P. MAZZUOLI, Giornalismo cattolico e cultura intransigente. «L’Unita Cattolica»: le politiche diuna gestione (1899-1929), in «Rassegna storica toscana», XLI, 2, 1995, pp. 461-488 e XLII, 1, 1996,pp. 192-223.

6 Cfr. S. SOLDANI, La Grande guerra lontano dal fronte, in Storia d’Italia. Le regioni dall’Unita aoggi. La Toscana, a cura di G. Mori, Torino, Einaudi, 1986, pp. 392-401.

«buoni cattolici», «vergognandosi di farsi vedere associati», la ricevevano ad-dirittura «sotto il nome del proprio servo o del portiere».7 Quest’opinionepubblica ‘‘costituzionale’’ e ‘‘leopoldina’’, di estrazione genericamente cattoli-ca, non sara presa in esame. Il fuoco del contributo vertera sugli individui esulle associazioni intenzionati ad orientare la propria azione pubblica «in ac-cordo, o almeno non in aperto contrasto, con le direttive della Chiesa» e adaccettare i limiti imposti «di volta in volta» dalle gerarchie ecclesiastiche.8

La linea dell’arcivescovo Alfonso Maria Mistrangelo

Il 4 agosto 1914 l’arcivescovo di Firenze Alfonso Maria Mistrangelo9 re-cepı l’esortazione di Pio X, prescrivendo la colletta pro pace nella messa.10 Iparroci furono invitati ad inculcare «la serenita e la tranquillita di spiritoche debbono avere i veri cristiani sempre, ma specialmente nei momenti dif-ficili e dolorosi». I fedeli non dovevano lasciarsi «turbare e sorprendere dallenotizie, dalle dicerie, spesso false ed esagerate, che, in tempi di pubbliche ca-lamita, corrono a spaventare gli animi, le famiglie, con detrimento della quietee tranquillita cittadina».11 Preghiera, disciplina e mortificazione: erano questele parole d’ordine lanciate dall’autorita ecclesiastica a pochi giorni dallo scop-pio della guerra mondiale. Negli articoli del «Bollettino dell’arcidiocesi di Fi-renze» il conflitto fu presentato, in sintonia con la visione intransigente, comeun flagello divino provocato dall’emancipazione del consorzio civile dalla gui-da ecclesiastica. Il castigo sarebbe quindi cessato invertendo questo processo,attraverso il ravvedimento e l’osservanza dei precetti religiosi.12

Al di la della sincera esecrazione della violenza bellica, l’argomentazionefatta propria da Mistrangelo non era esente da ambiguita. Il punto centrale

7 ARCHIVIO SEGRETO VATICANO (ASV), Congregazione concistoriale, visita apostolica 21, Firenze:P. GERMANO PASSIONISTA, Relazione della visita apostolica fatta per ordine della santita di n. s. Pio X,20 settembre 1905, f. 8r.

8 R. VIVARELLI, I cattolici italiani e la guerra, in Luigi Sturzo nella storia d’Italia, a cura di F.Malgeri, II, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1973, p. 719.

9 Sul personaggio, appartenente all’ordine degli scolopi, cfr. M. CAPONI, Mistrangelo, AlfonsoMaria, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2011, LXXV,pp. 76-80.

10 PIO X, Dum Europa [2 agosto 1914], in Enchiridion delle encicliche, a cura di E. Lora e R.Simionati, IV, Bologna, Edb, 1998, pp. 960-961; Per la Pace, in «Il Popolo» («P»), 22 agosto 1914,p. 3.

11 L’arcivescovo di Firenze al clero e al popolo della sua arcidiocesi, in «L’Unita cattolica» («Uc»),5 agosto 1914, p. 1.

12 M. CAPONI, Una diocesi in guerra, cit., pp. 232-235.

CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA 293

non consisteva infatti nell’imperativo cristiano di opporsi ad una guerra dalcarattere distruttivo senza precedenti, bensı nell’impegno di riparare ad unmale ben piu profondo – la deprecata secolarizzazione – di cui la guerra stessaera un epifenomeno. In definitiva, la non belligeranza dell’Italia non venivaadditata come un obiettivo da perseguire in termini pragmatici e volontaristi-ci; essa era considerata il frutto dell’imperscrutabile volere celeste, elargitonella misura in cui le colpe della nazione venissero emendate. Le liturgie ele pratiche devozionali, promosse dalla curia arcivescovile per implorare la pa-ce e preservare il paese dalla tragedia bellica, acquisivano senso in quest’oriz-zonte. Particolare successo ebbe il libretto del domenicano Lodovico Ferretti,Le preghiere della Chiesa per la pace, raccomandato a chi assisteva alla messaper introiettare sia la condanna del conflitto che un sentimento di rassegnazio-ne.13 Analogo significato assunsero i tridui alla SS. Annunziata, la lettura dellapreghiera di Benedetto XV al S. Cuore, la promozione di una «Lega spirituale‘‘Pro Pace’’» per espiare i «peccati delle nazioni» e per sospendere la «guerrafratricida».14

Pur con le contraddizioni accennate, la politicizzazione dei culti impressadall’arcivescovo comporto un’inequivocabile implicazione neutralista. In que-st’ottica chiese e parrocchie del territorio diocesano – tra cui S. Maria Novella,S. Maria del Carmine, S. Giuseppe, S. Stefano in Pane a Rifredi e l’oratorio diponte alle Grazie – organizzarono adorazioni eucaristiche, comunioni generalie rosari, indirizzati alla «cessazione del tremendo flagello della guerra» che«minaccia[va] anche l’Italia».15 La «crociata di preghiere» raggiunse il culmi-ne il 7 febbraio 1915, giornata di celebrazioni indetta da Benedetto XV inogni chiesa cattedrale, parrocchiale e regolare d’Europa.16 Le funzioni liturgi-che si moltiplicarono in concomitanza con l’ascesa del rumoroso schieramentointerventista, in una sorta di implicita concorrenzialita. A partire dal settem-bre 1914 il fronte ‘‘guerrafondaio’’ aveva infatti cominciato a promuovere ma-nifestazioni e conferenze, che non tardarono a degenerare in incidenti di piaz-za con i socialisti e a mettere in scena un’aggressiva carica di violenza

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13 L. FERRETTI, Le preghiere della Chiesa per la pace. Modo di ascoltare la Santa Messa durante lepresenti calamita, Firenze, Tip. domenicana, 19153 (prima edizione settembre 1914).

14 Solenne triduo alla SS. Annunziata per la Pace, in «Bollettino dell’arcidiocesi di Firenze»(«Baf»), 25 ottobre 1914, p. 140; Comunicazioni di Mons. Arcivescovo, ivi, 25 gennaio 1915,pp. 4-13; Per un triduo solenne alla SS. Annunziata protettrice del popolo fiorentino, ivi, 25 febbraio1915, pp. 22-23.

15 Mese dedicato alla Beatiss. Vergine del Rosario, in «Uc», 25 settembre 1914, p. 2; All’ombradel Cupolone, ivi, 4 ottobre e 9 ottobre 1914, p. 3; Preghiere per la pace. Scoprimento del SS. Crocifissodella Provvidenza, ivi, 10 ottobre 1914, p. 3.

16 VINDEX, Il giorno della Preghiera e All’ombra del Cupolone, ivi, 7 febbraio 1915, p. 1 e p. 5.

politica.17 Mistrangelo, memore dei disordini della settimana rossa e preoccu-pato per quella che divento presto una latente guerra civile,18 incoraggio lamobilitazione religiosa al fine di salvaguardare l’«ordine gerarchico sociale»e l’obbedienza verso le istituzioni,19 accomunando in un unico disegno sov-versivo il neutralismo dei socialisti ed il rivoluzionarismo dei gruppi interven-tisti di ispirazione repubblicana, irredentista e nazionalista.

L’arcivescovo perseguı insomma una linea di patriottismo d’ordine, in ac-cordo con la circolare Salandra del 6 agosto 1914 (che aveva vietato «ogni spe-cie di manifestazione favorevole od ostile a questa o a quella delle potenze bel-ligeranti»)20 e con il conseguente comunicato de «L’Osservatore romano»,che aveva prescritto agli ordinari diocesani italiani di sospendere le riunionied i congressi ufficiali dei cattolici.21 In ossequio al principio di presunzionea favore dell’autorita politica, clero e fedeli dovevano esimersi dal parteciparea dimostrazioni pro o contro la guerra e confidare nell’operato del governo,limitandosi a pregare. La volonta di non sbilanciarsi a favore di una delle particombattenti emerse anche nella vicenda relativa alla prima versione italianadella celebre pastorale del card. Desire-Joseph Mercier Patriotisme etendurance (Natale 1914), nella quale l’arcivescovo di Malines aveva denunciatole «atrocita tedesche». La curia nego la concessione formale dell’imprimaturper motivi di opportunita; vi era infatti il timore di creare «qualche imbaraz-zo», «stante la neutralita dell’Italia nel presente conflitto europeo».22 Lo scrit-to uscı nel gennaio 1915 per i tipi della Libreria editrice fiorentina, come«traduzione italiana autorizzata».23 Al contempo, la Tipografia arcivescovilepubblico la pastorale collettiva dell’episcopato tedesco, redatta per l’Avventodel 1914; la curia marco in tal modo la propria equidistanza.24 Nel secondocaso fu concessa l’approvazione ecclesiastica: la ragione risiede probabilmentenell’impostazione piu tradizionale del testo, che, indicando nella preghiera e

17 Si veda al riguardo la ricostruzione di S. CARETTI, Firenze nei mesi della neutralita, in «Ras-segna storica toscana», XXIII, n. 1, 1977, pp. 67-100.

18 M. MONDINI, La guerra italiana. Partire, raccontare, tornare 1914-1918, Bologna, Il Mulino,2014, p. 18.

19 A.M. MISTRANGELO, Venerabili fratelli e figli dilettissimi, in «Baf», 25 novembre 1914, pp. 164-165.

20 F. MARTINI, Diario. 1914-1918, a cura di G. De Rosa, Milano, Mondadori, 1966, p. 19.21 Adunanze cattoliche sospese, in «Uc», 7 agosto 1914, p. 1.22 ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI FIRENZE (d’ora in avanti AAF), Cancelleria, A.M. Mistrangelo

(Cancelleria), b. 12, fasc. 13, n. 9, appunto di M. Cioni (all’epoca cancelliere), 11 gennaio 1915.23 D.-J. MERCIER, Patriottismo e fortezza. Lettera al popolo belga (traduzione italiana autorizzata),

Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1915.24 Lettera pastorale dei vescovi tedeschi sulla guerra, Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1915.

CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA 295

nella penitenza i principali doveri dei credenti, avrebbe fatto «gran bene an-che al popolo Italiano».25 La logica di imparzialita e di acquiescenza alle de-cisioni governative trasparı anche dalla lettera pastorale La legge (2 febbraio1915), nella quale l’arcivescovo ribadı il nesso tra guerra europea, disprezzoper i poteri costituiti ed incubo di una rivoluzione.26

Un simile contegno espose Mistrangelo ai virulenti attacchi del Fascio ri-voluzionario intervenzionista, dotatosi di un periodico – «La Fiamma» – daitoni fortemente anticlericali. Il foglio esordı nel dicembre 1914 con una vi-gnetta che raffigurava l’arcivescovo a braccetto con i socialisti ed il prefettoPietro Cioja, uomo di fiducia di Giolitti.27 Un altro bersaglio polemico fu ilfrate cappuccino Teobaldo da Pratovecchio, che, predicando in cattedraleper la quaresima del 1915, si scaglio «contro coloro che vogliono la guerra»,esaltando «l’Austria e la Germania imperi cattolici» e prendendosela «con laFrancia democratica». L’articolista osservava che mentre ai fautori dell’inter-vento veniva impedito qualsiasi comizio, un «sudicio zoccolante» era autoriz-zato da Mistrangelo a «sparlare» liberamente «di coloro che amano la Patria».La denuncia si concludeva con una minaccia di violenze fisiche neanche trop-po velata: «Noi sorveglieremo il fratacchione. E alla prima porcheria che gliuscira dalla bocca, provvederemo. La collottola del reverendo e larga ben ca-pace di... correzioni».28 Pochi giorni dopo «La Fiamma» torno a bastonareverbalmente l’ordinario diocesano, colpevole di aver inveito, dal pergamo del-la SS. Annunziata, «non contro l’attuale guerra europea, ma contro gli Italianiche vorrebbero che l’Italia vi partecipasse»: «Per pochi palmi di terra – hadetto press’a poco – vogliono il sangue dei vostri figliuoli».

La direzione del giornale promise di riservare ai luoghi di culto lo stessotrattamento delle piazze.29 Per il periodico interventista, la subdola «propa-ganda dell’arcivescovo» non aveva requie; nel «Foglietto domenicale» distri-buito nelle parrocchie si poteva persino leggere un aneddoto sulla condottaimpeccabile di alcuni soldati tedeschi nei confronti di un asilo di suore in Bel-gio, mentre si ignorava «il massacro dei preti, la distruzione delle chiese,l’arresto del cardinale Mercier».30

296 MATTEO CAPONI

25 AAF, Cancelleria, b. 12, fasc. 13, n. 51, lettera di I. Fanelli (prefetto degli studi del seminario)a M. Cioni, 25 gennaio 1915.

26 A.M. MISTRANGELO, La legge. Lettera pastorale al clero e al popolo della citta e dell’arcidiocesiper la quaresima del 1915, Firenze, Tip. arcivescovile editrice, 1915.

27 S. CARETTI, Firenze nei mesi della neutralita, cit., pp. 69-70.28 Frate avvisato..., in «La Fiamma» («F»), 13 marzo 1915, p. 1. Il nome del quaresimalista e

desunto da All’ombra del Cupolone, in «Uc», 17 febbraio 1915, p. 3.29 NOI, A Monsignor Arcivescovo, in «F», 20 marzo 1915, p. 1.30 La propaganda dell’arcivescovo, ivi, 3 aprile 1915, p. 3.

Le risposte del clero e dei religiosi

Nel complesso, i sacerdoti ed i religiosi della diocesi si conformarono agliorientamenti curiali. Contemporaneamente, emerse una significativa articola-zione di posizioni. Un esempio emblematico e quello della «Stella cattolica»,settimanale di indole popolare diretto dal lazzarista Giovanni Battista Agno-lucci e stampato dalla Tipografia arcivescovile. La rivista divulgo il concettodella «spaventosa guerra»31 quale conseguenza del «soffio malsano di sensua-lita, di egoismo e di ribellione».32 Tuttavia, a fianco di questa interpretazione,nelle sue pagine affioro una tendenza che simpatizzava con le ragioni dellaFrancia e del Belgio. Una rubrica, intitolata Echi della grande guerra, innalzola lotta delle due nazioni contro l’invasore tedesco ad exemplum di eroismo cri-stiano, intravedendovi la difesa della civilta cattolica contro il germanesimoprotestante. La preferenza accordata da Agnolucci alla repubblica laica e allamonarchia cattolico-liberale, pur avendo un risvolto autobiografico (la casamadre dei lazzaristi si trovava a Parigi), si lego soprattutto all’assimilazione de-gli stereotipi della propaganda francofona, mutuati dal quotidiano parigino«La Croix» o dall’opera di mons. Alfred Baudrillart.33 Inoltre l’«abbominevolecalamita» veniva elevata, tramite il racconto di episodi edificanti che illustrava-no il revival religioso nelle trincee, a prova apportatrice di «conseguenze buo-ne».34 La guerra demoliva infatti «tutto il castello della moderna filosofia dellavita» – inclusa la falsa «propaganda pacifista» svincolata dal magistero papale–35 e ricordava a ciascuno i doveri cristiani: «Alla patria il braccio, l’onore, e, albisogno, il sangue. A Dio l’amore sopra tutto, la coscienza, l’anima».36 Si evi-denziava cosı, rispetto alla linea dell’arcivescovo, uno scarto significativo, debi-tore dell’assimilazione dei cliches nazional-patriottici: la ricristianizzazione del-la societa veniva agganciata all’etica del sacrificio marziale.

Vi furono poi esponenti del clero e degli ordini religiosi che recepirono lesollecitazioni neutraliste di Mistrangelo, ma aderirono anche al Comitato fio-rentino per la tutela degli interessi nazionali. Esso era sorto nel febbraio 1915

31 In morte di S.S. Pio X, in «Stella cattolica» («Sc»), 29 agosto 1914, pp. 545-547.32 LA DIREZIONE, Sua santita Benedetto XV, ivi, 12 settembre 1914, pp. 577-578.33 Cfr. Sui campi di battaglia. Episodi di eroica carita sacerdotale e P.C., Sotto i colpi del

flagello..., ivi, 12 settembre 1914, pp. 628-629 e pp. 643-645.34 Echi della grande guerra. Il cieco e lo storpio, ivi, 12 dicembre 1914, p. 796; A.[GNOLUCCI], ivi,

2 gennaio 1915, pp. 3-4.35 PAG., Ora di prova, ivi, 10 aprile 1915, pp. 225-228.36 Vangelo della Domenica, ivi, 31 ottobre 1914, pp. 694-695; Echi della grande guerra. Come

muoiono i soldati cristiani!, ivi, 3 aprile 1915, pp. 211-213.

CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA 297

per iniziativa di Alessandro Chiappelli e Roberto Palmarocchi contro il «sem-plicismo di quelli che non solo voglion la guerra, ma la voglion subito e adogni costo, col Governo se il Governo si dichiari pronto a seguirli, contro ilGoverno, se esso ritenga opportuno continuare nella neutralita». La circolareprogrammatica fu sottoscritta dagli scolopi Giovanni Giovannozzi e GiovanniBarsotti, dal priore di S. Giuseppe don Luigi D’Indico, dal francescano Gio-vacchino Geroni e dal parroco di S. Stefano in Pane don Giulio Facibeni: per-sonalita che, pur con accenti molto differenziati, avrebbero di lı a poco bene-detto le armi italiane.37 Il comitato, espressione dei principali notabili liberali(ne facevano parte Tommaso Corsini ed Antonio Martini), nacque per impe-dire che la patria venisse gettata «in una rischiosa avventura a solo vantaggiodi ideologie discutibili e degli interessi di partiti o di sette». Vale pero la penasottolineare che l’appello, al contrario dei vaghi pronunciamenti episcopali,abbracciava dichiaratamente la formula della neutralita condizionata: i firma-tari non si definivano «neutralisti ad ogni costo», affermavano anzi l’obbligodi «correre risolutamente alle armi» ove gli interessi nazionali fossero «mi-nacciati o violati» (ma la valutazione di tale requisito spettava al governosoltanto).38

Le figure di ecclesiastici schierate per l’intervento italiano furono inveceeccezioni piuttosto isolate, benche rilevanti per la loro levatura intellettuale.Tra queste vi fu mons. Emanuele Magri, vicario di Orsanmichele in odoredi modernismo.39 «Il Nuovo giornale» gli attribuı il fatto di aver suonato lacampana della chiesa durante una delle ultime manifestazioni del ‘‘radiosomaggio’’.40 Gia nel gennaio del 1915 il sacerdote aveva palesato propensioniirredentiste: durante una lectura Dantis del IX canto dell’Inferno si era soffer-mato sui versi «Pola presso del Carnaro / ch’Italia chiude e suoi terminibagna» (113-114), dando seguito a una serie di considerazioni sull’italianita dellaDalmazia.41 Ben piu eclatante, infine, fu il caso dello scolopio ErmenegildoPistelli, professore al Regio Istituto di Studi superiori dal noto passato conci-

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37 Presentazione, in «Il Momento d’Italia», 20 febbraio 1915, p. 1. «Il momento d’Italia» – or-gano settimanale del comitato, dal quale ricavo i nomi degli aderenti al manifesto programmatico –fu stampato dalla Tipografia domenicana.

38 Comitato fiorentino per la tutela degli interessi nazionali, ivi, p. 2.39 Sul personaggio cfr. E. CARENA, Per ricordare mons. Emanuele Magri. Discorso tenuto in Or-

sanmichele il 28 novembre 1942 - XXI, Firenze, Industria tipografica fiorentina, 1943 e La questionemodernista e il protestantesimo italiano, a cura di L. Giorgi, in «Fonti e documenti», XI-XII, 1982-83, pp. 502-513.

40 AAF, SEGRETERIA DEGLI ARCIVESCOVI, A.M. Mistrangelo (Segreteria), b. 94, fasc. 19, n. 4,lettera di E. Magri ad A.M. Mistrangelo, 23 maggio 1915.

41 Religione e patria, in «Il Nuovo giornale», 15 giugno 1915, p. 3.

liatorista, divenuto celebre per le Pıstole d’Omero pubblicate su «Il Giornaledella domenica» di Vamba, nonche per essere membro del gruppo fiorentinodell’Associazione nazionalista italiana (Ani).42 Durante il periodo della neutra-lita, Pistelli fu tra i redattori del quindicinale nazionalista «Il Volere d’Italia» ecollaboro a «L’Idea nazionale» con una serie di corrispondenze politiche, fir-mate prudentemente con una sigla, nelle quali prese di mira la borghesiaamante del quieto vivere,43 il giolittiano Cioja (dedito a «baciare la mano amonsignore Arcivescovo, far la corte ai preti»)44 ed il comitato presiedutoda Chiappelli, sostenendo la validita di una politica «essenzialmente anticleri-cale», che distinguesse «tra clericalismo e cattolicismo».45 Alcuni suoi articoli,imbevuti di un pensiero di destra autoritario ed antiparlamentare, furono ispi-rati da Enrico Corradini, che raccomando allo scolopio di «essere di una vio-lenza straordinaria contro il Prefetto e contro il Governo».46

Possiamo infine supporre che, nell’imminenza della mobilitazione gene-rale e specialmente in provincia, la spaccatura tra neutralisti ed interventistiall’interno del clero diocesano fosse piu lacerante di quanto apparisse a livel-lo pubblico. Ne e un indizio la vicenda che coinvolse don Francesco Fuli-gnati, parroco di S. Martino a Cofferi (San Casciano). Questi scrisse a Mi-strangelo perche don Alipio Bacci e don Alceste Parigi – rispettivamentevicario spirituale di S. Angelo e parroco di S. Colombano a Bibbone – loavevano definito un «sobillatore di masse». Ai primi di maggio, don Fulignatie don Raffaello Azzarri, parroco di S. Maria a Mercatale Val di Pesa, dopoun uffizio avevano infatti deplorato «le conseguenze fatali» di un’eventualeguerra, sostenendo che sarebbe stato meglio per gli italiani «accettare le con-cessioni austriache e mantenersi neutrali». Don Parigi, convinto che l’Italiaper «mantenere il suo prestigio» dovesse necessariamente «decidersi per laguerra», reagı violentemente, chiamandoli «cretini» e «arretrati di un seco-lo». Intanto, nella zona di Mercatale, le popolazioni cominciarono ad «invei-re contro il Papa, e i Preti accusandoli promoventi e volenti la guerra». Sivenne a sapere che «il Bacci e Parigi spargevano molta zizzania pro bellonei loro popoli». Un ultimo litigio tra i sacerdoti avvenne il 21 maggio,il giorno dopo che la Camera aveva votato il conferimento di «poteri

42 Cfr. R. VIVARELLI, Fascismo e storia d’Italia, Bologna, Il Mulino, 2008, pp. 64-69.43 O.R.R. [E. PISTELLI], Lo stato d’animo di Firenze. I conservatori nazionali e la «Nazione» di

carta, in «L’Idea nazionale», 12 ottobre 1914, p. 2.44 R.R. [E. PISTELLI], Il conte Cioja prefetto di Firenze, ivi, 16 novembre 1914, p. 2.45 O.R.R. [E. PISTELLI], Lettere Fiorentine, ivi, 12 marzo 1915, p. 3.46 BIBLIOTECA MEDICEA LAURENZIANA, Carteggio Ermenegildo Pistelli, cassetta 246, n. 116,

lettera di E. Rotigliano ad E. Pistelli, 12 novembre 1914.

CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA 299

straordinari» al governo per affrontare la guerra: a don Fulignati, seguacedel parecchio giolittiano, fu rimproverato di non «capire nulla» e di esseretra i «lettori d’Unita Cattolica».47

L’opzione ‘‘integrista’’

Un’altra voce importante nel panorama ecclesiale fiorentino fu appuntoquella de «L’Unita cattolica», quotidiano che, in virtu del fervente integrismo,si discostava dall’indirizzo dell’arcivescovo ed intratteneva un rapporto prefe-renziale con gli ambienti della curia vaticana vicini a Pio X.48 Il giornale, dal1907 proprieta della S. Sede, all’inizio della guerra si trovo in una situazionepiuttosto eccentrica: poco gradito al nuovo papa Benedetto XV, poco lettonel territorio toscano. «Girano per Firenze e per le altre diocesi», scriveva Mi-strangelo nel gennaio 1915, «dei bollettini Parrocchiali in cui i Parrochi stessidicono che l’U.[nita] C.[attolica] e vecchia e consigliano e raccomandano ilCorriere, – l’Avv.[enire] d’Italia – e gli altri», cioe le principali testate del trustcattolico-nazionale grosoliano.49

Sulle pagine de «L’Unita», gia oggetto in passato di disamine analitiche,50 laneutralita fu ricondotta ad argomentazioni rigidamente intransigenti. In partico-lare, comparve a piu riprese il tema della macchinazione della ‘‘setta’’, disposta atutto – persino al «tuonar del cannone» – pur di non vedere Benedetto XV as-siso ad «arbitro supremo di questa vecchia Europa pacificata».51 Il giornale diCavallanti non nascose la propria preferenza per l’impero austro-ungarico, Statocattolico, e per il Reich guglielmino; al contrario della Francia laica, che si sepa-rava «arrogantemente dalla Chiesa», la Germania luterana onorava infatti il prin-cipio di autorita, riconosceva «pubblicamente a suo codice l’Onnipotente», proi-biva il tango nell’esercito e tutelava l’insegnamento religioso nelle scuole.52 Il

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47 AAF, Segreteria, b. 102, fasc. 1, n. 54, lettera di F. Fulignati ad A.M. Mistrangelo, 31 maggio1915.

48 L. BEDESCHI, Lineamenti dell’antimodernismo. La querela Meda-Unita cattolica (Documenti econsiderazioni), in «Nuova rivista storica», LIV, n. 1-2, 1970, pp. 125-176; ID., Nuovi documenti perla storia dell’antimodernismo. De Toth e Cavallanti alla direzione dell’«Unita cattolica», ivi, LV, n. 1-2, 1971, pp. 90-132.

49 AAF, Segreteria, b. 87, fasc. 3, n. 27, minuta di A.M. Mistrangelo a Benedetto XV, 7 gennaio1915.

50 Cfr. P.L. BALLINI, Il movimento cattolico a Firenze (1900-1919), Roma, Cinque Lune, 1969,pp. 325-388 e M. TAGLIAFERRI, «L’Unita cattolica». Studio di una mentalita, Roma, Editrice pontificiaUniversita Gregoriana, 1993, pp. 195-253.

51 S., Il punto oscuro della guerra, in «Uc», 30 luglio 1914, p. 1; P. VETTOREL, Il Papato, illiberalismo e la pace, ivi, 13 settembre 1914, p. 1.

52 F. SASSOLI DE BIANCHI, Impressioni, ivi, 15 agosto 1914, p. 1; M. TAGLIAFERRI, «L’Unitacattolica», cit., pp. 200-201.

quotidiano prese percio le distanze dall’ossessione antitedesca, cavalcata dagli in-terventisti e dalla stampa liberale;53 allo stesso modo ironizzo su coloro che in-travedevano la mano dell’Austria «in ogni vergogna, in ogni male, in ogni avver-sita d’Italia».54 Come accusare di barbarie gli imperi centrali quando la «fieraAlbione» apriva «le porte di Europa alle piu selvagge e barbare orde dell’Asiae dell’Africa, e sin quasi agli antropofagi delle lande ultime americane»?55 Il«sentimentalismo della piazza» sottovalutava inoltre il ben piu grave pericolorusso e slavo, senza contare il fatto che, «per tornare in possesso dell’Italia [...]geografica» (Malta, Corsica, Nizza, Trento, Trieste) sarebbe stato necessario di-chiarare guerra a mezza Europa.56

Con lo slogan «Ne austrofobi ne francofobi»57 «L’Unita cattolica» si at-tenne formalmente alla consegna vaticana di mantenere «un carattere di as-soluta imparzialita».58 Dal carteggio tra don Cavallanti ed il direttore de«La Civilta cattolica» Giuseppe Chiaudano emerge una piena sintonia di vedutesulla priorita di difendere i «diritti del Papa sulla questione Romana», senza ce-dere minimamente alle aspirazioni dello Stato sabaudo ed alla «vilta del libera-lismo».59 Tuttavia il filotriplicismo di fondo e la delegittimazione della guerra– la cui responsabilita veniva attribuita alla cultura moderna, maggiormenteattecchita nei paesi dell’Intesa – attirarono molteplici proteste. L’assunzionistaSalvien Miglietti (noto con lo pseudonimo di Ricard), benche membro del So-dalitium pianum ed ideologicamente vicino a Cavallanti, critico aspramente leesternazioni antifrancesi del giornale: «l’excellente U.C.» non distingueva «en-tre le gouvernement anticlerical et la nation catholique» e faceva intendere chela Germania avesse avuto valide ragioni «de declarer le guerre a la France».60

Secondo l’autorevole «La Croix», invece, il quotidiano fiorentino aveva datocredito a «les canards les plus ridicules des qu’ils viennent d’Allemagne».61

53 P. VETTOREL, Neutralita... in sordina, in «Uc», 12 agosto 1914, p. 1.54 All’ombra del Cupolone. Per un grido!, ivi, 2 dicembre 1914, p. 3.55 D.M., Dove sono i barbari?, ivi, 11 ottobre 1914, p. 1.56 La redazione faceva proprio un articolo di M. MISSIROLI, La Triplice ed il pericolo russo, ivi,

12 settembre 1914, p. 2. Cfr. anche «Flagellum iracundiae», ivi, 16 settembre 1914, p. 1.57 Ne austrofobi ne francofobi, ivi, 18 settembre 1914, p. 1.58 ASV, Segreteria di Stato, anno 1914, rubr. 162, fasc. 3, minuta della Segreteria di Stato ad

A.M. Mistrangelo, 21 ottobre 1914, f. 209r.59 AAF, Segreteria, b. 85, fasc. 21, n. 24, lettere di G. Chiaudano ad A. Cavallanti, 9 agosto e 10

dicembre 1914. Il riferimento era a P. VETTOREL, L’ora della vilta, in «Uc», 7 agosto 1914, p. 1.60 AAF, Segreteria, b. 85, fasc. 50, n. 1, lettera di Ricard (S. Miglietti) ad A. Cavallanti, 29

settembre 1914.61 Ivi, b. 85, fasc. 35, n. 1, ritaglio A l’«Unita cattolica», in «La Croix», 15 gennaio 1915. Per

una risposta alle accuse, si veda Polemichette, in «Uc», 19 gennaio 1915 e 20 marzo 1915, p. 1.

CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA 301

«La Fiamma», infine, nell’imminenza delle elezioni amministrative del 1915,pubblico una vignetta satirica che ritraeva la maschera fiorentina di Stenterel-lo nell’atto di svincolarsi sia da un troglodita socialista, armato di clava e delvolantino «Neutralita ad ogni costo», sia da un paffuto ‘‘clericale’’, con ilcodino d’ancien regime e l’elmo prussiano, provvisto di rosario, forca,«La Nazione» e «L’Unita cattolica», e con in mano un volantino con la frase«Neutralita salandrina = tedescofilia».62

Per il gruppo integrista, all’interno del quale spiccava il nome del conteFilippo Sassoli de Bianchi,63 l’Italia neutrale e monarchica rappresentava l’ultimobaluardo dinanzi al «movimento rivoluzionario massonico» che, nel caso diuna vittoria francese, avrebbe cercato di instaurare «la terza repubblica latina»,cacciando il papa da Roma.64 Un simile scenario non cancellava l’opposizioneirriducibile allo Stato liberale, ribadita nel manifesto dei «cattolici integrali» delluglio 1914. In quel testo Cavallanti aveva condannato «il nazionalismo paga-no» come manifestazione di ‘‘modernismo pratico’’, rigettando al tempo stesso«l’antimilitarismo ed il pacifismo utopista», ricondotti, secondo un linguaggioantisemita, a strumento del complotto giudeo-massonico. Altra cosa era il sano«patriottismo cristiano».65 Gli integristi non esitavano a definirsi «costituziona-li»: l’art. 1 dello statuto albertino riconosceva infatti lo «Stato cristiano» e, qua-lora fosse stato lealmente applicato, avrebbe realizzato i diritti della Chiesa.Purtroppo il liberalismo aveva sostituito allo statuto «il codice della rivoluzio-ne», «allo Stato cristiano, lo Stato laico ed ateo», al diritto naturale «la tiranniadel numero» ed il parlamentarismo, alla liberta «ragionevole» la piu «corrut-trice licenza».66 L’unico patriottismo lecito era dunque quello subordinato allaconfessionalizzazione delle istituzioni nazionali e all’indipendenza materialedella S. Sede: solo allora l’Italia sarebbe tornata ad essere una «potenza moraledel mondo», adempiendo alla sua missione provvidenziale.67

Una guerra intrapresa da un’Italia ufficialmente cattolica, insomma, nonavrebbe sollevato particolari obiezioni. Non per nulla il quotidiano richiamola dottrina tradizionale del bellum iustum, allo scopo di esplicitare la propria in-

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62 Firenze al bivio elettorale. Questo e quello..., in «F», 21 gennaio 1915, p. 1.63 Cfr. S. TRAMONTIN, Sassoli de Bianchi, Filippo, in Dizionario storico del movimento cattolico in

Italia 1860-1980 (Dsmci), a cura di F. Traniello e G. Campanini, Casale Monferrato, Marietti, 1984,vol. III/2, pp. 778-779.

64 F. SASSOLI DE BIANCHI, L’indipendenza italiana e la conflagrazione europea, in «Uc», 14 otto-bre 1914, p. 1.

65 Il programma dei cattolici integrali in opposizione al programma dei cattolici minimisti, ivi, 19luglio 1914, p. 1. Cfr. anche ALCA [A. CAVALLANTI], Per la verita e per l’onore dell’ ‘‘Unita Cattolica’’,Firenze, Tip. S. Maria Novella, 1914.

66 Costituzionali, sı; liberali, no!, 24 luglio 1914, in «Uc», p. 1.67 F. SASSOLI DE BIANCHI, L’indipendenza italiana, cit.

compatibilita con il neutralismo socialista.68 In modo altrettanto deciso pole-mizzo con quei «moderni deputati cattolici» che avevano abdicato al compitodi risolvere la questione romana, confondendo il lealismo nei confronti delloStato unitario con la condiscendenza verso i «guerrafondai».69 Il divario trala neutralita «integralmente cattolica» e la neutralita «condizionata, non gia ir-removibile» del governo restava insormontabile. Gli integristi aderivano a que-st’ultima in ossequio al «principio d’autorita»,70 ma non esprimevano nessunasimpatia per uno Stato usurpatore delle prerogative pontificie, in predicato diassecondare una «grande guerra» mirante alla scristianizzazione.71 Il possibilecoinvolgimento nel conflitto fu pertanto interpretato in base allo schema dellapunizione divina, riservata a quei popoli che, sebbene profondamente cattolici,eleggevano a propri rappresentanti i seguaci di un’idea aconfessionale di Stato.Di fronte al tragico destino sperimentato dal liberale Belgio, agli italiani non ri-maneva altro che provare un «giusto terrore» e pregare affinche un analogo emeritato castigo fosse loro «risparmiato ed almeno attenuato».72 Coerentemen-te con tali considerazioni, la dichiarazione di guerra del maggio 1915 fu accoltacon riluttanza. Non si trattava pero di «eccitare le masse alla ribellione», ma dirassegnarsi al flagello, augurandosi che si rivelasse utile per espiare i «disordi-ni», le «persecuzioni», le «ingiustizie» di cui il regno d’Italia si era macchiato.73

Il movimento cattolico organizzato

Nel gennaio 1914 a Firenze era nata l’associazione dei Conservatori nazio-nali. Il nuovo raggruppamento aggrego esponenti della destra antigiolittiana,dell’Ani, del mondo conciliatorista e dei cattolici ‘‘ufficiali’’ (tra cui il loro lea-der Guido Marco Donati74). Si creo cosı un blocco favorevole ad attuare una

68 I cattolici e la guerra, in «Uc», 18 agosto 1914, p. 1.69 Cfr. N.[OTA] D.[ELLA] R.[EDAZIONE], I guerrafondai radunati a Bologna. Il compiacente reso-

conto dell’«Avvenire d’Italia», ivi, 3 ottobre 1914, p. 1; FRANCO DA MIRABELLO, L’on. Montresor, icattolici e la guerra, ivi, 5 novembre 1914, p. 1; M. TAGLIAFERRI, L’Unita cattolica, cit., pp. 206-213.

70 Il contegno dei cattolici di fronte al conflitto europeo (a proposito di un’intervista), in «Uc», 10ottobre 1914, p. 1.

71 Qual e la grande guerra?, ivi, 17 marzo 1915, p. 1.72 F. SASSOLI DE BIANCHI, Impressioni, cit.; ID., Quello che c’insegna l’attuale guerra, in «Uc», 18

ottobre 1914, p. 1.73 [S.] CELATA, Dio salvi l’Italia!, ivi, 18 maggio 1915, p. 1; ROMANUS, Parce, Domine, parce

populo tuo, ivi, 23 maggio 1915, p. 1.74 M.T. BRUNORI DE SIERVO, Donati, Guido Marco, in Dsmci, Casale Monferrato, Marietti,

1984, vol. III/1, p. 326.

CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA 303

reazione vigorosa contro il «socialismo disgregatore», a superare la pregiudi-ziale laica e a supportare una politica estera espansionista. I fatti della settima-na rossa rinsaldarono il laicato organizzato su queste posizioni; nel febbraio1915, l’elezione della giunta con a capo il liberale Orazio Bacci, sostenutadai consiglieri cattolici, segno un ulteriore passo avanti, all’insegna del «bino-mio Religione e Patria».75

E in tale contesto di ‘‘ritorno all’ordine’’ e di svolta anti-anticlericale chescoppio la guerra. «Il Popolo», settimanale della direzione diocesana fiorenti-na,76 commento l’inizio del conflitto come l’«ora di Dio», la bancarotta del-l’umanitarismo e del «pacifismo laico e laicizzatore», che aveva osato ergersia «verbo di una nuova religione».77 La «statolatria nazionalista», l’antimilita-rismo socialista e lo «scetticismo» liberale – che aveva escluso il papa dai tavolidella diplomazia – furono descritti come egualmente corresponsabili dellaperdita di quei valori morali che, indispensabili per affratellare i popoli, sol-tanto la Chiesa poteva dispensare.78 Da queste considerazioni discendevauna posizione pro neutralita:79 neutralita che, nel corso dell’autunno, vennepero qualificata come «condizionata allo stato [sic] quo»80 e non disgiuntada «un’adeguata preparazione militare per far fronte ad ogni possibile eve-nienza».81 Nell’ottobre 1914 l’Unione fiorentina fra gli elettori cattolici votoalla «quasi unanimita» un o.d.g. che esortava a non distogliere le energie«dal provvedere alla crisi sociale, politica ed economica» acuita dal conflitto,almeno finche «i supremi vitali interessi della patria» non fossero minacciati;qualora pero il paese avesse dovuto affrontare «la prova delle armi», i cattoliciavrebbero compiuto fino in fondo il loro dovere.82 I «figli d’Italia» si sareb-bero trovati «concordi ed uniti», come durante il Risorgimento.83

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75 Verso le elezioni amministrative a Firenze, in «P», 26 dicembre 1914, p. 1; Disciplina patriot-tica nelle elezioni amministr. fiorentine, ivi, 2 gennaio 1915, p. 1. Cfr. P.L. BALLINI, Il movimentocattolico, cit., pp. 299-314 e pp. 447-459 e G. SPINI – A. CASALI, Firenze, Roma-Bari, Laterza,1986, pp. 104-111.

76 Il periodico, continuazione del foglio democratico-cristiano «La Bandiera del popolo», uscıfino al 29 maggio 1915. Diretto per anni da Giuseppe Rosselli, nel novembre 1914 fu affidato ad uncomitato composto da Guido M. Donati, Carmelo Meli, Ottorino Toni, Cesare Torricelli e AdoneZoli. Cfr. «P», 28 novembre 1914, p. 1.

77 L’ora tragica: l’ora di Dio, ivi, 4 agosto 1914, p. 2; Il pacifismo, ivi, 5 settembre 1914, p. 1.78 I cattolici e la guerra, ivi, 3 ottobre 1914, p. 1.79 A. LANDO, Illusioni ed allarmi, ivi, 15 agosto 1914, p. 1.80 Italia cara, ivi, 14 novembre 1914, p. 1.81 ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO (ASC), Ministero dell’Interno (MI), Direzione generale af-

fari di culto, b. 2, relazione della procura generale di Firenze circa l’azione politica del clero nel 3º qua-drimestre del 1914, in data 15 febbraio 1915.

82 L’ordine del giorno dei cattolici fiorentini sulla guerra, in «Uc», 27 ottobre 1914, p. 3.83 P. LAME, Neutralita, in «P», 5 settembre 1914, p. 1.

Altrettanto sfumato era il giudizio sul concetto d’amor di patria. La «mega-lomania» dei popoli e la «gara di superbie nazionali» venivano severamentecensurate, in quanto cause dirette dello scontro armato.84 Tuttavia, il sentimen-to di nazione riscuoteva un sincero apprezzamento, poiche mostrava che nelmondo moderno non contavano soltanto gli «interessi materiali», ma permane-vano «ideali», «passioni» e «valori spirituali».85 La necessita di distinguersi dainazionalisti indusse Ottorino Toni, ex-combattente in Libia e sindacalista deiferrovieri cattolici, ad alcune puntualizzazioni. Le masse lavoratrici – scrivevail propagandista – desideravano evitare «l’orribile flagello»; l’unica opera di«vero e sano patriottismo» sarebbe consistita nel risollevarne le «sorti economi-che e morali».86

Tali valutazioni concordavano con quelle del prefetto, per il quale l’«esal-tazione dei nazionalisti fiorentini» era «vivamente disapprovata dalla maggio-ranza della popolazione».87 Allacciandosi alle tesi di Filippo Meda sull’intrin-seco contrasto tra dottrina cristiana e nazionalismo88 e in disaccordo con icredenti che vedevano nell’Ani una «tendenza vivificatrice», Toni sostenneche il fulcro dell’azione nazionalista era un’anticristiana apologia della forza:concetto «moralmente piu riprovevole» di quello socialista, poiche si trattavadi un «culto della violenza» fine a se stesso. L’ex-combattente incito quindi igiovani cattolici a non lasciarsi «cogliere, col loro facile entusiasmo, al laccio difallaci o dannose teorie».89 L’ammonimento si riferiva agli ambienti della Fe-derazione diocesana giovanile fiorentina, fortemente ricettivi rispetto alla pro-paganda nazionalista. Carlo Alberto Falorsi – fondatore del circolo studente-sco «Italia nova» e figlio dell’esponente conciliatorista Guido, come il padreiscritto all’Ani – partecipo ad esempio attivamente alle «radiose giornate», in-vocando l’annientamento della Kultur e giustificando le violenze contro i neu-tralisti come il «frutto di un risentimento piu che legittimo, santo».90

Anche Donati esorto i nazionalisti a «non esagerare»; un conto era preve-dere «la dolorosa necessita di ricorrere alle armi», altro gettare il Paese nel

84 La coscienza cattolica e la guerra, ivi, 29 agosto 1914, p. 1.85 L’amor di Patria, ivi, 29 agosto 1914, p. 1.86 O.[TTORINO] T.[ONI], Il vero patriottismo, ivi, 19 dicembre 1914, p. 1.87 ACS, MI, Direzione generale di pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, A5G-prima guer-

ra mondiale, b. 96, fasc. 212, s. fasc. 10, ins. 1, rapporto del prefetto P. Cioja al ministero dell’Inter-no, 11 dicembre 1914.

88 Cfr. L. GANAPINI, Il nazionalismo cattolico. I cattolici e la politica estera in Italia dal 1871 al1914, Bari, Laterza, 1970, pp. 198-202.

89 O.[TTORINO] T.[ONI], Il contenuto morale del nazionalismo, in «P», 9 gennaio 1915, p. 1.90 F. NICCOLAI, In memoria di Carlo Alberto Falorsi, in «Vita nova», p. 1. Cfr. anche V. DE

GIOVANNI, Firenze interventista, in Atti della Societa Colombaria Fiorentina, anno accademico1937-1938, Firenze, Stab. tipograf. Gia Chiari succ. C. Mori, 1939, p. 83.

CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA 305

caos.91 Il presidente dell’Unione elettorale spiego le ragioni per opporsi allaguerra in una conferenza dal titolo L’imperialismo moderno e l’imperialismodi Dante, tenuta al circolo degli studenti universitari «Augusto Conti» nel feb-braio 1915. Egli noto come il nome del sommo poeta venisse associato assai«arditamente» all’imperialismo di stampo nazionalista. Il sogno dell’imperiummedievale, fondato sull’unita «di Fede Religiosa» era lontanissimo dalla «teo-ria di Supremazia d’interesse o di razze», ideologia «egoista» che escludevaqualsiasi scrupolo morale.92 La polemica con l’Ani fu al centro di altri articoli,che misero in evidenza un ventaglio di differenti pareri. Vi fu chi sostenne ildiritto dell’Italia a «redimere terre che sono sue», ad «affermare il suo domi-nio sull’Adriatico» e ad «estendere la sua influenza nell’Oriente», celebrandoil «glorioso passato italico» correlato alla religione cattolica ma aggiungendoche non era «oggi [...] il momento opportuno per la rivendicazione di queidiritti».93 Altri, come l’ex-direttore Giuseppe Rosselli, affermarono l’urgenzadi edificare un’Italia «veramente grande», ma di una grandezza «morale epolitica», differente dall’ideale di potenza militarista esaltato dai nazionalisti.94

Lo stesso Rosselli, di fronte all’eventualita sempre piu probabile di una discesain campo a fianco dell’Intesa, mise in dubbio che la conquista di territori au-striaci corrispondesse a «vitali interessi», tali da giustificare una guerra «terri-bile».95 In questi testi lo sforzo di distanziarsi dalle tesi dei nazionalisti cedettespesso al loro stesso linguaggio, in maniera piu o meno accentuata a secondadegli autori. Pur essendo difficile trarre una valutazione generale, nel com-plesso si deve notare che gli scritti in questione evidenziavano incertezze eperfino subalternita al repertorio nazional-imperialista. In occasione delle ele-zioni amministrative d’inizio 1915, dinanzi alla «gazzarra degli intervenzioni-sti» ed alla «guerra civile», Carmelo Meli invito ad esempio a serrare le fileattorno all’ideale supremo della nazione.96

Nel febbraio 1915 i dissidi interni al campo cattolico convinsero AdoneZoli, membro del comitato di direzione, ad interrompere la pubblicazionedei contributi di argomento bellico inviati al giornale. Essendo il governo l’u-nico soggetto in possesso dei dati per valutare «il vero interesse d’Italia», i cat-

306 MATTEO CAPONI

91 G.M. D.[ONATI], Nazionalisti, non bisogna esagerare!, in «P», 19 dicembre 1914, pp. 1-2.92 Cronaca della Citta, ivi, 6 febbraio 1915, p. 3.93 G.M., Per la verita. Cattolici e italiani, ivi, 26 dicembre 1914, p. 1. La paternita dell’articolo e

molto probabilmente di Donati.94 G.[IUSEPPE] R.[OSSELLI], Per una piu grande Italia, ivi, 2 gennaio 1915, p. 1.95 ID., L’Italia di oggi di fronte alla guerra, ivi, 13 febbraio 1915, p. 1.96 C.[ARMELO] M.[ELI], Serrate le file!, ivi, 9 gennaio 1915, p. 1; ID., Elezioni amministrative a

Firenze. L’annunzio, ivi, 9 gennaio 1915, p. 1.

tolici dovevano tacere, auspicare che la patria rimanesse estranea al «conflittoorrendo» senza rinunciare «alle sue legittime aspirazioni» ed essere comunquepronti a soddisfare il proprio dovere marziale.97 Al contrario dei socialisti, laloro obbedienza alle autorita sabaude era fuori discussione; la campagna libi-ca, durante la quale essi avevano primeggiato nel «volere la grandezza dellapatria», ne era la testimonianza piu convincente.98 Zoli auspicava inoltre lamodifica dell’equilibrio geopolitico europeo, allo scopo di giungere ad una«soluzione delle questioni nazionali». A tale riguardo accettava il termine «ir-redentismo», circoscrivendolo pero alle richieste precise di Trentino, Friuli eIstria, non della Dalmazia e dell’Albania.99

L’elaborazione dei cattolici organizzati si tradusse nell’adesione di molti diessi – tra i quali Donati – al citato Comitato fiorentino per gli interessi nazio-nali. Nel pieno delle agitazioni interventiste del maggio 1915, «Il Popolo»esorto a resistere contro la demagogia che dava sfogo alle «forze occulte» mas-soniche.100 Ciononostante, le falle di questa generica opposizione alla guerraapparvero evidenti quando, al cospetto delle violenze di piazza e della forza-tura parlamentare connessa al reincarico di Salandra, il giornale si trincero inuna posizione attendista di accettazione del fatto compiuto.101 Tale riserbonon fu tra l’altro sufficiente a contenere l’indignazione de «La Fiamma»,che osservo come alla dimostrazione del 15 maggio «contro i traditori dellaPatria» fossero intervenuti «tutti i partiti meno due: il socialista e il cattolico»:l’Unione di Donati aveva cosı confermato le «note simpatie per la cattolicissi-ma Austria di Francesco Giuseppe Impiccatore», cancellando le residue illu-sioni circa il patriottismo dei cattolici.102 Il 22 maggio Zoli, ritenendo ormaiinevitabile l’entrata in guerra e pur credendo intimamente che «il bene dell’I-talia fosse nell’altra via», incito i lettori a lavorare per l’«immancabile vittoria»,sottomettendosi alle decisioni del governo non soltanto con spirito d’obbe-dienza, ma anche con entusiasmo.103

I consiglieri comunali cattolici non fecero mancare il loro appoggio a que-sto cambiamento di direzione. Durante la seduta del 24 maggio, Federigo

97 A.[DONE] Z.[OLI], Chiusura, ivi, 27 febbraio 1915, p. 2. Il futuro presidente del Consiglio sistabilı a Firenze, dove esercito la professione forense, prima della guerra mondiale. Cfr. P.L. BALLINI,Zoli, Adone, in Dsmci, Casale Monferrato, Marietti, 1982, vol. II, pp. 663-666.

98 A.[DONE] Z.[OLI], Neutralismo e neutralismo, in «P», 27 marzo 1915, p. 1; cfr. anche ID.,Preparazione degli animi, ivi, 17 aprile 1915, p. 2.

99 ID., L’altro irredentismo, ivi, 1º maggio 1915, pp. 1-2.100 Mº, Attenti! II, ivi, 15 maggio 1915, p. 1; ID., Attenti! III, ivi, 22 maggio 1915, p. 1.101 Il clero fiorentino e la guerra, ivi, 22 maggio 1915, p. 1.102 «F», 22 maggio 1915, p. 2.103 A.[DONE] Z.[OLI], Per la patria, in «P», 22 maggio 1915, p. 1.

CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA 307

Gatteschi prese la parola a nome dell’Unione elettorale e dichiaro i suoi «sen-timenti di vero Italiano». Il suo grido di esultanza «Evviva l’Italia, evviva il Re,evviva l’Esercito!» fu accompagnato dai vivi applausi dell’assemblea. CitandoMarzo 1821 di Alessandro Manzoni, Gatteschi invoco sulle armi sabaude l’as-sistenza di Dio «che e Padre di tutte le genti, / che non disse al Germanogiammai: / Va’ raccogli ove arato non hai»: quelle armi combattevano piene«di ardire e di forza, in nome della civilta, dell’umanita, del diritto calpestatodalla prepotenza e dalla barbarie teutonica». Il consigliere cattolico chiuse ilsuo discorso con un voto augurale che cancellava ogni riserva: «Viva l’Italia!Viva le terre irredente! e presto la bandiera degli smaglianti e benedetti colori,sventoli sul Colle di S. Giusto! [a Trieste]».104

Il repentino slittamento dei «cattolici ufficiali» verso il consenso alla guer-ra metteva in risalto tutta la fragilita della cultura neutralista. La quasi concor-de richiesta di pace, provenuta dai vari livelli della compagine ecclesiale conintonazioni diversificate, non aveva alimentato una corrispondente mobilita-zione sociale, capace di chiamare a raccolta il ‘‘paese reale’’ per esercitareuna fattiva pressione sul governo. L’esplorazione del caso fiorentino mostracome il neutralismo cattolico venisse declinato in modo sfaccettato, ma anchecome al di sotto di esso vi fosse un’adesione condivisa al principio di presun-zione. A tale adesione – che inevitabilmente comportava remissivita e una sor-ta di fatalismo – si aggiunsero altre componenti mutuate dal pensiero intran-sigente. L’ottemperanza del precetto paolino Oboedite praepositis vestris(«Ebrei» 13, 17), l’estraneita ad una mentalita antimilitarista, il pregiudizio in-veterato verso la liberal-democrazia rappresentativa, l’avversione viscerale alsocialismo e la contemporanea permeabilita alla pedagogia nazional-patriotti-ca dello Stato unitario rappresentarono limiti invalicabili. Proprio quest’insie-me di fattori fece sı che il neutralismo cattolico non si traducesse in una spintaconcreta ad operare per la pace, a ribellarsi all’eversione interventista e aripudiare la logica della violenza bellica.

MATTEO CAPONI

ABSTRACT – The Florentine Catholics and the neutralist Culture (July 1914-May1915). This paper focuses on the neutralism of the Italian Catholics through the ana-lysis of a really interesting case study. Florence was in fact the symbolic capital ofboth the ‘‘varied nationalism’’ (as defined by G. Volpe) and the Catholic integrism(represented by the newspaper «L’Unita cattolica»). This essay presents the rhetoric

308 MATTEO CAPONI

104 ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI FIRENZE, Comune di Firenze, Deliberazioni del Consiglio,Atti del Consiglio comunale, 1915, adunanza pubblica del 24 maggio 1915, p. 234.

and the interpretative frameworks employed by the local Church reacting to the in-terventionist mobilisation, and it shows the limits and the fragility of the ‘‘neutralistculture’’ shared – with a few significant exceptions – by the archbishop A.M. Mi-strangelo, the clergy, the religious brothers, the press and the organised laity. Despiteits internal articulations, such a culture proved to be in many ways subordinate to thenational-patriotic discourse and remained anchored to the main assumptions of theintransigent mentality, first of all to the principle of presumption in favour of estab-lished authorities. As a result, it could not be effective in the rejection of war violenceand in the struggle to maintain peace.

CATTOLICI FIORENTINI E CULTURA NEUTRALISTA 309

FINITO DI STAMPARE

PER CONTO DI LEO S. OLSCHKI EDITORE

PRESSO ABC TIPOGRAFIA • SESTO FIORENTINO (FI)

NEL MESE DI GENNAIO 2015

SANDRO ROGARI, Direttore responsabile

FABIO BERTINI, Redattore capo

MARCO PIGNOTTI, Redattore

Registrato Tribunale di Firenze, n. 970 del 31 gennaio 1955

FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI GENNAIO 2015

INDICE DELL’ANNATA 2014

Vincenzo Malenchini, patriota risorgimentale, nel bicentenario dellanascita. Atti del convegno, Firenze, Gabinetto Scientifico LetterarioG.P. Vieusseux, 31 maggio 2013

Elisabetta Ricciardi, Nota del Curatore . . . . . . . . pag. 5

Saluti inaugurali

Leonardo Bieber . . . . . . . . . . . . » 7Gloria Manghetti . . . . . . . . . . . . » 8Lorenzo Bacci . . . . . . . . . . . . . » 10Luigi Malenchini . . . . . . . . . . . . » 11Luigi Donolo . . . . . . . . . . . . . » 13Adalberto Scarlino . . . . . . . . . . . . » 13Giorgio Kutufa . . . . . . . . . . . . . » 14

Relazioni

Elisabetta Ricciardi, Vincenzo Malenchini e il suo epistolario inedito . . » 17Anna Maria Isastia, La Societa nazionale italiana e i volontari . . . » 39Fabio Bertini, Malenchini e il volontariato da Curtatone alla camicia rossa » 51Antonino Zarcone, Il generale Bixio comandante della 7ª Divisione nella

campagna del 1866 . . . . . . . . . . . » 69Carla Sodini, Documenti autografi di Vincenzo Malenchini conservati

presso l’archivio e biblioteca del Museo del Risorgimento di Firenze » 79Aurora Savelli, Gesualda Malenchini Pozzolini e le sue figlie: «indivisibili

come sorelle». Primi appunti . . . . . . . . . » 95Michele Montanelli – Chiara Errico, Vincenzo Malenchini tra la politica e

il buon ritiro di Badia di Nugola . . . . . . . . » 113Daria Arduini, Ferdinando Bartolommei, la rivoluzione del 1859 e il dia-

logo con Malenchini . . . . . . . . . . . » 141Walter Vecellio, Riflessioni sul convegno . . . . . . . » 169

La Toscana neutrale

Giustina Manica, Nota del curatore . . . . . . . . pag. 181

Marino Biondi, Vigilia e guerra in Europa. Miti letterari . . . . » 185

Fabio Bertini, Un anno di lotte di piazza a Firenze tra interventismo eneutralismo (maggio 1914-maggio 1915) . . . . . . . » 215

Eleonora Belloni, La provincia senese nei mesi della neutralita . . . » 257

Giustina Manica, Note sul liberalismo fiorentino dalla neutralita all’intervento » 279

Matteo Caponi, Cattolici fiorentini e cultura neutralista (luglio 1914-maggio 1915) . . . . . . . . . . . . » 291

Donatella Cherubini, Guerra alla guerra! G.E. Modigliani verso il pacifi-smo di Zimmerwald: un intervento su «Cœnobium» . . . . » 311

Recensioni

Lotta politica ed elites amministrative a Firenze 1861-1889, a cura di P.L.Ballini, di Claudio De Boni (p. 327); Stefano Gallerini, Antifascismo eResistenza in Oltrarno. Storia di un quartiere di Firenze, di Andrea Beche-rucci (p. 329); I gruppi politico-sociali a Prato dall’Unita alla Grande guer-ra. Atti del convegno di studi di Prato. Biblioteca Roncioniana, 15 novem-bre 2012, a cura di Alessandro Affortunati e Andrea Giaconi, di RiccardoCammelli (p. 331); In esilio e sulla scena. Lettere di Lauretta Cipriani Parra,Giuseppe Montanelli e Adelaide Ristori, a cura di Caterina Del Vivo, diAndrea Giaconi (p. 332).

RASSEGNA STORICA TOSCANAORGANO DELLA SOCIETA TOSCANA PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO

Anno LX - n. 2 LUGLIO-DICEMBRE 2014

Direttore responsabile: SANDRO ROGARI

Redattore capo: FABIO BERTINI

Redazione esecutiva: MARIA GRAZIA PARRI, GIUSTINA MANICA

Comitato di redazione: DOMENICO MARIA BRUNI, GIUSTINA MANICA, SHEYLA MORONI,GABRIELE PAOLINI, MARIA GRAZIA PARRI, MARCO PIGNOTTI, CHRISTIAN SATTO

Comitato scientifico: PAOLO BAGNOLI, PIER LUIGI BALLINI, FABIO BERTINI,DOMENICO MARIA BRUNI, COSIMO CECCUTI, ZEFFIRO CIUFFOLETTI, FULVIO CONTI,

ROMANO PAOLO COPPINI, MARIA FRANCESCA GALLIFANTE, LUIGI LOTTI, GIUSTINA MANICA,GABRIELE PAOLINI, MARCO PIGNOTTI, SANDRO ROGARI, MARCO SAGRESTANI,

SIMONE VISCIOLA, ALESSANDRO VOLPI

S O M M A R I O

La Toscana neutrale

Giustina Manica, Nota del curatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 181

Marino Biondi, Vigilia e guerra in Europa. Miti letterari. . . . . . . . . . » 185

Fabio Bertini, Un anno di lotte di piazza a Firenze tra interventismo eneutralismo (maggio 1914-maggio 1915) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 215

Eleonora Belloni, La provincia senese nei mesi della neutralita . . . . . » 257

Giustina Manica, Note sul liberalismo fiorentino dalla neutralita all’in-tervento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 279

Matteo Caponi, Cattolici fiorentini e cultura neutralista (luglio 1914-maggio 1915) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 291

Donatella Cherubini, Guerra alla guerra! G.E. Modigliani verso il pa-cifismo di Zimmerwald: un intervento su «Cœnobium» . . . . . . . . . . . » 311

Recensioni

Lotta politica ed elites amministrative a Firenze 1861-1889, a cura di P.L. Ballini, di ClaudioDe Boni (p. 327); Stefano Gallerini, Antifascismo e Resistenza in Oltrarno. Storia di un quar-tiere di Firenze, di Andrea Becherucci (p. 329); I gruppi politico-sociali a Prato dall’Unita allaGrande guerra. Atti del convegno di studi di Prato. Biblioteca Roncioniana, 15 novembre2012, a cura di Alessandro Affortunati e Andrea Giaconi, di Riccardo Cammelli(p. 331); In esilio e sulla scena. Lettere di Lauretta Cipriani Parra, Giuseppe Montanelli eAdelaide Ristori, a cura di Caterina Del Vivo, di Andrea Giaconi (p. 332).

Volume pubblicato con il determinante contributo di

Tutti gli articoli proposti alla rivista sono soggetti a un esame preliminare per valutare laloro rispondenza ai criteri propri di un contributo di carattere scientifico. Gli articoli chesuperano questo screening preliminare vengono sottoposti a un sistema di revisione in‘‘doppio cieco’’, con esame compiuto da uno specialista della tematica. L’autore puo esserechiamato a rivedere il suo testo sulla base delle raccomandazioni del referee perche possasuperare una seconda lettura. La direzione si riserva comunque la decisione finale in meritoalla pubblicazione.

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Pubblicato nel mese di gennaio 2015

Anno LX - n. 2 LUGLIO-DICEMBRE 2014

RASSEGNASTORICA TOSCANA

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DEL RISORGIMENTO

LEO S. OLSCHKI EDITORE

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