«capranica. infanzia ed educazione durante la grande guerra» in la grande guerra nei comuni del...

16

Upload: unipd

Post on 15-Nov-2023

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Comunità montana dei Ciminivia San Giovanni, 130 – 01037 Ronciglione (Viterbo)

Angelo Cappelli, presidenteDomenico Bigi, coordinatore del Sistema integrato dei servizi culturali dell'area etrusco-cimina (Sisc)

Comitato scientifico: Marina Angeletti, Gerardina Iannini e Enrica Sanetti

La Grande guerra nei comuni del territorio cimino

Una ricerca promossa dalla Comunità montana dei Cimini

a cura di Nicola Pastina

© 2015 Memoria edizionivia Mosca, 79 – 00142 Romawww.memoriarchivi.it

ISBN 978-88-941320-0-7

La Grande guerra nei comuni del territorio cimino è un progetto della Comunità montana dei Cimini finanziato dalla Regione Lazio (L.R. 6/2013) e realizzato dalla società di servizi archivistici Memoria srl.

Hanno aderito al progetto le amministrazioni comunali di Canepina, Capranica, Carbognano, Ronciglione, Soriano nel Cimino, Vallerano, Vetralla, Vignanello, Vitorchiano.

Ricerche coordinate da Nicola Pastina

In copertina: nota degli effetti personali di un soldato caduto, 30 giugno 1917 (Archivio storico comunale di Carbognano).

Progetto grafico e impaginazione di Fabio FertigCopertina di Guido Giobbi

Comunità Montana dei Cimini

23

Capranica Infanzia ed educazione durante la Grande guerra16

Giorgio Lucaroni

Che lo studio del e sul territorio possa essere terreno di lavoro proficuo per le scienze storiche e sociali è ormai cosa nota. Da anni la ricerca, in primo luogo quella storiografica, rivolge le proprie attenzioni alle dinamiche locali, all’esemplare, a quella che si potrebbe definire la “microstoria”, affinando lo sguardo sulla dimensione culturale e sociale dei fenomeni, rivalutando i van-taggi della scala ridotta, riscoprendo la ricchezza documentaria degli archivi, in particolare di quelli comunali, vere e proprie miniere ancora in gran parte da scavare. È allora attraverso di essi che anche un fenomeno totalizzante come la Grande guerra, su cui tanto si è scritto e tanto si sta scrivendo in occasione del centenario, può essere osservato con nuovi angoli di visuale che non limitino la comprensione del conflitto alla dimensione combattuta, ai suoi protagonisti, finendo coll’escludere, come ha scritto Eleonora Belloni, «tutti coloro che, pur non essendo mai entrati materialmente in contatto con il conflitto, ne pagarono ugualmente le conseguenze sul loro vissuto quoti-diano, e tutti quei territori che, pur non avendo conosciuto distruzioni, inva-sioni, campi di battaglia, non per questo mancarono di mostrare le proprie “macerie”»17 ma allargando la prospettiva di studio al “particolare” e al suo

16 Un ringraziamento doveroso va alla Comunità montana dei Cimini che ha promosso questo progetto. Il Comune di Capranica, nella figura di Gerardina Iannini, ha lasciato che io scavassi nella più totale libertà tra le carte di un archivio ricchissimo che, senza dubbio, potrebbe offrire in futuro nuovi interessanti spunti di indagine storiografica. A tutti loro sono grato, semplicemente, per la possibilità offertami di scrivere questo breve saggio. 17 E. Belloni, Mobilitazione civile e fronte interno. Montepulciano nella Grande guerra in A. Scartabellati, M. Ermacora e F. Ratti (a cura di), Fronti interni. Esperienze di guerra lontano dalla guerra, Edizioni scientifiche italiane, Napoli 2014, p. 1. Chi scrive

24

dispiegarsi all’interno del grande gioco degli eventi. Ogni individuo e ogni comunità sul suolo nazionale fu toccato dalla Grande guerra, ogni famiglia ebbe i suoi caduti, ogni amministrazione, a qualunque livello, fu coinvolta nella grande mobilitazione generale, anche una realtà relegata ai margini della “grande storia” come Capranica.

Piccolo borgo medievale della Tuscia viterbese attraversato dall’antica via Francigena, arroccato sul tufo lungo la via Cassia che collega, tutt’ora, Roma alla “Città dei papi”, Capranica contava nel periodo prebellico circa 3.300 abitanti e un’economia fondata sostanzialmente sull’agricoltura e l’al-levamento18. Dominanti erano ancora le figure dei grandi latifondisti e dei notabili che si spartivano la ricchezza territoriale concentrando nelle loro mani la grande maggioranza dei terreni coltivi, in quegli anni indubbiamente il bene più prezioso per l’intera comunità locale. Le condizioni della popola-zione non erano delle più floride: il bracciantato era particolarmente diffuso e l’analfabetismo investiva più della metà della popolazione19; l’industria era

concorda pienamente con le idee espresse da Mirco Carrattieri nell’introduzione al volume appena citato e dalle quali anche il presente saggio prende ispirazione: «Il punto di partenza è l’idea che la guerra, in quanto esperienza “innegabilmente totalizzante”, coinvolga tutte e per intero le società belligeranti e quindi vada analizzata anche lontano dal fronte; e soprattutto nella dimensione locale, nella misura in cui proprio in questa scala è possibile cogliere in modo dettagliato e “denso” le dinamiche di trasformazione in atto, la percezione e la reazione da parte di individui e comunità e quindi i loro feedback sui processi stessi. […] Di qui l’idea che lo studio dei soggetti collettivi e delle comunità locali, veri e propri microcosmi attraversati e sconvolti dal conflitto, possa rappresentare l’approccio euristicamente più efficace per complessizzare l’oggetto guerra senza perdere di vista il quadro generale» in M. Carrattieri, Fronti interni. Territori e comunità nella Grande Guerra in Fronti interni, cit. pp. VII-VIII. 18 Secondo il censimento della popolazione del 1911, risiedevano “legalmente” a Capranica 3.304 persone divise in maniera equilibrata tra uomini e donne. Di queste, il censimento ne identificava come “residenti di fatto” 3.301. Il dato è interessante poiché dimostra la staticità cittadina e la pressoché totale mancanza di mobilità da parte della popolazione. Cfr. Ministero di agricoltura, industria e commercio. Direzione generale della statistica e del lavoro, Censimento della popolazione del Regno al 10 giugno 1911, Tipografia delle Mantellate, Roma 1912, p. 265. 19 Il dato è sintomatico della grande arretratezza del territorio. Della totalità della popolazione sopra i sei anni, 2.788 persone tra uomini e donne, si contavano 1.930 analfabeti. Cfr. Ministero di agricoltura, industria e commercio. Direzione generale della statistica e del lavoro, Censimento della popolazione del Regno al 10 giugno 1911, vol. III, L’alfabetismo della popolazione presente, Tipografia nazionale di G. Bertero, Roma

G. Lucaroni

25

pressoché assente e non c’era traccia né di classe operaia né di quella che andava configurandosi come la nuova società di massa. Il governo locale era gestito da conservatori molto spesso accomunati alle realtà ecclesiastiche, come la Curia vescovile, che assommavano il potere politico a quello econo-mico mantenendo la comunità locale in una lunghissima stasi.

Con la Grande guerra però, per la prima volta nella sua storia, anche il Comune capranichese e la sua classe politica si trovarono di un tratto in-vestiti di nuove responsabilità, superando l’anonimato della vita periferica per ritrovarsi al centro dei meccanismi del giovane Stato unitario, di quella funesta impresa che vide il popolo, tutto, in armi. «Nessuno – ha scritto An-tonio Gibelli – poteva considerarsi estraneo allo sforzo comune»20 ed anche Capranica rispose all’appello lanciato dalla nazione nelle “radiose giornate di maggio”.

Come in molti altri comuni d’Italia, anche a Capranica quella risposta fu rappresentata prevalentemente dall’istituzione, il 6 giugno 1915, di un Comi-tato di mobilitazione civile21. Guidato dal sindaco Nazzareno Porta, che ne fu eletto presidente, esso fu il frutto di una evidente commistione di potentato locale (notabilato e grandi proprietari terrieri), potere “laico” e potere religio-so. Il Comitato, infatti, contava nella propria direzione l’arciprete, il medico chirurgo e il maresciallo dei Carabinieri; vi erano, inoltre, i presidenti delle varie realtà dell’associazionismo locale quali la Società agricola, la Società del mutuo soccorso, la Cassa di risparmio e il Monte frumentario. Infine, a riconciliare l’ambito religioso e quello laico, erano presenti i priori delle due maggiori confraternite del luogo (Confraternita delle Grazie e Confraternita del Sacramento) e il presidente della Congregazione di Carità22. Mantenendo

1914, p. 178.20 A. Gibelli, La grande guerra degli italiani: 1915-1918, Sansoni, Milano 1998, p. 174.21 I comitati sorsero immediatamente dopo l’entrata in guerra nella maggior parte dei comuni italiani. In alcuni casi essi furono il risultato di un associazionismo spontaneo, in altri fu la risposta alle frequenti sollecitudini da parte dei diversi livelli istituzionali. Bisogna comunque ricordare che già nell’aprile del 1915 furono costituti dei Comitati per l’organizzazione civile in caso di mobilitazione, in primis il “Comitato romano per l’organizzazione civile in caso di mobilitazione” – presidente Adolfo Apolloni, presidente onorario Prospero Colonna – affinché fosse assicurato «in qualsiasi evento, lo svolgersi normale della vita collettiva». Cfr. Archivio storico comunale di Ronciglione, Carteggio, Categoria VIII, fasc. 172. Ringrazio Francesco Pavia per la segnalazione.22 Il Comitato di mobilitazione civile di Capranica nasce il 6 giugno 1915 diviso in due sezioni: maschile e femminile. La presidenza del Comitato generale maschile fu assegnata

Capranica

26

una viva collaborazione con gli enti e le amministrazioni provinciali e nazio-nali, i comitati avevano il compito di gestire quello che verrà in seguito chia-mato “fronte interno”: provvedere all’igiene e alla salute pubblica, coordinare la ripartizione dei sussidi, dirigere gli approvvigionamenti e la gestione delle comunicazioni dal e per il fronte, ed infine, amministrare l’assistenza alle famiglie e ai figli dei richiamati. Come avvenne nella gran parte del territorio nazionale, fu proprio quest’ultima categoria a ricevere le maggiori attenzioni del neonato Comitato capranichese.

La guerra, infatti, si pone come il punto di arrivo di un processo che aveva avuto largo sviluppo durante l’epoca liberale23 e che aveva visto l’estendersi di dibattiti e discussioni pubbliche anche intorno alle figure del bambino e dell’infante. Pur avendo, quindi, le proprie radici nel periodo prebellico, la costruzione di questo discorso trova il proprio riscontro solo con la mobili-tazione generale coinvolgendo la cultura nazionale, riflettendosi nell’azione politica e nelle sue pratiche. L’assenza dei padri, infatti, sollecita un profondo intervento delle istituzioni e contribuisce a promuovere una nuova visione dell’infanzia, diffondendo l’idea di «una sorta di paternità e maternità collet-tiva, che nasce innanzitutto dal dovere di proteggere e di accudire i bambini dei richiamati» e «si estende poi tendenzialmente all’infanzia in quanto ta-le»24. Un discorso questo che, pur nella sua piccola e periferica realtà, domi-

al sindaco Nazzareno Porta, quella del Comitato femminile a Maria Forneri (vedova di un eminente notabile della zona). Pur essendo andata dispersa la documentazione riguardante le delibere comunali nel periodo precedente il 1917, è possibile risalire alla composizione completa del Comitato, che non può essere citato qui per intero, dalle carte conservate presso l’Archivio di Stato di Roma (da ora ASRM), Prefettura di Roma, Gabinetto, busta 1191, fasc. “Comitato civile per assistenza alle famiglie dei combattenti. Comune di Capranica”.23 Per un inquadramento dell’infanzia in epoca liberale, con i limiti e i pregi di una profonda impostazione pedagogica e foucaultiana, si veda F. Cambi, S. Ulivieri (a cura di), Storia dell’infanzia nell’Italia liberale, La nuova Italia, Firenze 1988.24 A. Gibelli, Il popolo bambino. Infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Salò, Einaudi, Torino 2005, p. 103. Il libro di Gibelli è l’unico che provi ad affrontare “storicamente” il tema dell’infanzia in Italia attraversando l’intero novecento. Pur con notevoli spunti, esso risulta però lacunoso su alcuni importanti temi peccando spesso di parzialità e ideologizzazione. Purtroppo, manca, ad oggi, uno studio che si concentri esclusivamente sul delicato tema dell’infanzia italiana durante la Grande guerra. Questa strada, invece, è stata percorsa in Francia, con ottimi risultati, dalla scuola di S. Audoin Rouzeau di cui si veda, su tutti, La Guerre des enfants, 1914-1918, Colin, Paris 2004.

G. Lucaroni

27

nerà anche il Comitato di mobilitazione civile di Capranica determinandone l’azione politica e i suoi obiettivi. Con la guerra, infatti, si apre:

una domanda sociale inedita, impellente e di enormi proporzioni, che impo-ne sia di prendersi cura dei bisogni primari d’una fascia nuova della popola-zione infantile, in età pre-scolare, sia di ampliare l’accoglienza degli alunni assicurandone la custodia, la refezione e l’intrattenimento pedagogico anche al di fuori del calendario e degli orari scolastici normali: diventa questo uno dei principali settori di intervento assistenziale, affrontato quasi per intero ricorrendo al volontariato patriottico, cominciando da quello degli insegnati. In ogni città – scrive Andrea Fava – i Comitati di assistenza civile (a cui con-corrono le organizzazioni dei maestri), le pubbliche autorità, le associazioni patriottiche, la stampa (compresi i maggiori periodici magistrali) insistono per tutta la durata della guerra sull’esigenza di promuovere nei modi più ampi questo tipo di soccorso straordinario nei confronti dell’infanzia, attra-verso il ripetuto lancio di sottoscrizioni, il reclutamento di personale volon-tario, il reperimento di locali al di fuori delle sedi scolastiche per l’istituzione di nidi, ricreatori, sale di custodia25.

L’infanzia diviene il tema dominante nel campo della gestione assistenziale e in seguito nella propaganda di guerra. Su di essa si costruisce un nuovo immaginario nazionale26 che dipinge i bambini come i figli della nazione, la ricchezza che la nazione deve considerare preziosa e all’occorrenza l’one-re di cui deve farsi carico, sia in termini materiali sia in termini educativi. Una consapevolezza, questa, riscontrabile già nella Circolare prefettizia del 31 maggio 1915 che sollecitava la costituzione dei Comitati di mobilitazione civile:

Ad integrare il mirabile slancio di concordia nazionale, del quale il nostro pa-ese dà ora così splendida prova, è d’uopo sorga in ogni Comune un Comitato

25 A. Fava, Mobilitazione patriottica, assistenza all’infanzia, educazione nazionale nella scuola elementare dell’Italia in guerra (1915-1918), p. 163, in D. Menozzi, G. Procacci, S. Soldani (a cura di), Un paese in guerra. La mobilitazione civile in Italia (1914-1918), Unicopli, Milano 2010. 26 Per le immagini costruite intorno alla figura dell’infante nel periodo di guerra si veda L. Pignotti (a cura di), Figure d’assalto: le cartoline della grande guerra: dalla collezione del Museo storico italiano della guerra di Rovereto, La Grafica, Rovereto 1985.

Capranica

28

di tutte le forze locali per venire in aiuto alle famiglie dei combattenti per la Patria. Già S.E. il presidente del Consiglio e deputati ha manifestato il suo desiderio che in nessun Comune del Regno manchi tale Comitato, perché, nell’ora storica, che sta attraversando l’Italia, quello di provvedere alle fami-glie e principalmente, ai figli dei richiamati sotto le armi, è il più alto ed urgente dovere. Ed è per questo che io faccio caldo appello al patriottismo della S.V. Nessun cittadino – ne son certo – vorrà negare il suo contributo ad un’opera così importante, e che è un doveroso attestato di riconoscenza verso coloro che hanno l’onore di combattere per la grandezza della Patria nostra!27

Il più “urgente dovere” è quello di provvedere ai figli dei richiamati, alla na-zione in fasce, a coloro che vedranno i frutti della Grande guerra che si sta combattendo al fronte. Un messaggio che non rimane limitato alle istituzioni nazionali ma che trova eco nella dimensione locale e, ad esempio, nel procla-ma del sindaco Nazzareno Porta che sancisce la nascita del Comitato dove si legge che «La guerra non è le gesta di un esercito ma di tutto un popolo, quindi essa vien fatta non solo dai soldati ma indistintamente da tutti i cit-tadini di una nazione» e che quindi il «Comitato locale pro richiamati ha stabilito prima di ogni altro la tutela dei bambini perché possano avere quelle cure necessarie alla loro posizione e così rendere più facile alle madri l’ammi-nistramento delle faccende domestiche e campestri»28. L’allineamento con le posizioni della circolare prefettizia non potrebbe essere più profondo. Fu stabilito, allora, di creare un Asilo infantile che si prendesse cura dei figli dei richiamati.

La ricerca di fondi e sussidi per la costituzione dell’Asilo infantile portò il Comune a intrattenere una fittissima corrispondenza con organi ministe-

27 Archivio storico di Capranica (d’ora in poi AC Capranica), Sezione post-unitaria 1870-1950, Carteggio, 1989-1950, Categoria VIII Leva e truppa, 1915, fasc. 125, circolare della Prefettura di Roma del 31 maggio 1915 “Costituzione di Comitati di soccorso alle famiglie dei combattenti”.28 AC Capranica, Sezione post-unitaria 1870-1950, Carteggio, 1989-1950, Categoria VIII Leva e truppa, Carte non segnate, fasc. “Corrispondenza”. Al tema assistenziale e solidaristico, si aggiunge con la guerra quello strettamente pratico della mancanza di forza lavoro. Per un paese come Capranica basato essenzialmente sull’elemento agricolo perdere braccia destinate ai campi poteva rappresentare un grande disagio economico. È allora fondamentale occuparsi degli infanti cosicché le donne possano svolgere le attività lavorative a tempo pieno. Per una rapida introduzione a queste tematiche si veda A. Bravo (a cura di), Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 2008.

G. Lucaroni

29

riali (Ministero dell’interno, Ministero della pubblica istruzione), autorità ecclesiastiche (in particolare il vescovo e la Congregazione di Carità) e as-sociazioni legate al mondo dell’educazione (Unione italiana dell’educazione popolare e Lega nazionale delle cooperative). Furono interpellati consiglieri provinciali, quali il principe Urbano del Drago (allora sindaco di Sutri) ma soprattutto fu chiamato in causa dal sindaco Nazzareno Porta l’onorevole del Regno, e successivamente fervente sostenitore del regime fascista, Carlo Calisse29. Ad esso fu chiesto di intercedere presso le amministrazioni pro-vinciali e i ministeri perché Capranica fosse inclusa nei sussidi previsti dalle normative straordinarie decretate in caso di mobilitazione generale.

Fu così che il 19 giugno 1915, il sindaco poté annunciare l’apertura dell’A-silo infantile30. I sussidi vengono da privati cittadini, dalla Sottoprefettura di Viterbo ma anche e soprattutto, in virtù delle pressioni dell’onorevole Calisse, da vari ministeri, in particolare da quello dell’Istruzione pubblica. All’Asilo

29 Giurista di grande fama, studioso del diritto canonico e della sua influenza su quello longobardo nella costruzione di un “diritto comune pontificio”. Accademico presso le università di Macerata, Siena e successivamente Pisa, nel 1907 venne nominato consigliere di Stato; nel 1923 divenne presidente di sezione e nel 1930, presidente onorario del Consiglio di Stato. Nel 1908 fu eletto deputato e lo rimase per due legislature, sedendo sui banchi del centro. Nel 1919 passò al Senato, dove fu uno dei sostenitori più convinti del regime fascista. Ricoprì la carica di presidente di importanti enti pubblici, come il Fondo per il culto e l’Istituto pontino. Fu inoltre membro dei Lincei e di altre accademie; divenne presidente della Regia Deputazione romana di storia patria, dell’Istituto storico italiano per il Medioevo, e dell’Unione accademica nazionale. Per queste informazioni cfr. G. Rebuffa, voce Carlo Calisse in Dizionario biografico degli italiani, vol. 16 (1973). I motivi per cui una personalità di spicco come Calisse avesse legami così confidenziali con la cittadinanza capranichese, come emerge chiaramente dalla corrispondenza, ed in particolare con il sindaco Nazzareno Porta, mi sono purtroppo ignoti. È probabile, allora, che il Calisse avesse a Capranica un forte bacino elettorale e intrattenesse rapporti clientelari con i notabili del luogo.30 AC Capranica, Sezione post-unitaria 1870-1950, Carteggio, 1989-1950, Categoria VIII Leva e truppa, Carte non segnate, fasc. “Corrispondenza”. Nota del Comitato del 19 giugno 1915: «Ad iniziativa di molti volenterosi cittadini, si è costituito un Comitato Generale che unitamente a molte signore e signorine del paese ha per scopo la mobilitazione civile. Riunitisi già due volte ha deliberato di provvedere di urgenza ai più necessari bisogni di questa popolazione, raccogliendo nel nostro Asilo Infantile tutti i figli dei richiamati alle armi, per impartire loro le prime istruzioni elementari e provvederli della completa refezione gratuita con orario continuato dalle 6 alle 19 pomeridiane. Questi bambini sono affidati alle cure di queste Suore del Preziosissimo Sangue gentilmente coadiuvate da numerose signore e signorine del paese».

Capranica

30

infantile, vengono affiancati altri progetti (previsti già negli anni precedenti la guerra): l’edificazione di un nuovo istituto scolastico elementare e l’isti-tuzione delle classi quarta e quinta31. Per diverse vie, le due storie finiranno coll’intrecciarsi nel primo dopoguerra.

In un primo momento l’Asilo viene collocato nei locali della famiglia Porta (grandi possidenti locali della cui famiglia faceva parte anche il sindaco), in pieno centro storico32. Già nel giugno del 1915, è possibile rilevare dalla docu-mentazione archivistica una cifra di bambini ospitato che si aggira tra i 100 e i 13033, un numero decisamente alto per un Comune che all’epoca contava poco più di 3.000 abitanti e che aveva affrontato solo la prima chiamata di leva. È probabile, allora, che non solo i figli dei richiamati di età compresa tra i 3 ed i 6 anni usufruissero dell’Asilo ma che la struttura portasse assistenza e refezione anche alla fascia di età non ancora abile per il lavoro. L’Asilo diven-ne allora il locale predisposto all’accoglienza di chi non era ancora in grado di svolgere il lavoro nei campi permettendo alle donne e ai non richiamati di evitare il collasso dell’economia locale sotto i colpi dei grandi sforzi richiesti dalla mobilitazione. Che il numero fosse comunque cospicuo è confermato dalle richieste dell’amministrazione comunale, in primis quella di trasferire i bambini in nuovi locali. La scelta ricade sulla grande mensa vescovile di

31 AC Capranica, Sezione post-unitaria 1870-1950, Carteggio, 1989-1950, Categoria IX Pubblica istruzione, fasc. 80. Nota della Sottoprefettura di Viterbo del 16 luglio 1916 indirizzata al sindaco che approva la costruzione di un nuovo edificio scolastico. Un primo progetto per l’edificazione di un nuovo istituto scolastico risulta già nel 1911. La località prescelta per la costruzione coincide con la proprietà della mensa vescovile di Nepi e Sutri «l’unica – scrive l’ingegnere Gondret cui vennero affidati il primo ed il secondo progetto – adatta per l’erigendo edificio». È interessante notare come nella chiusura della relazione al secondo progetto, anche l’ingegnere parli dell’opera come di un «segnacolo di civiltà e che nei centri rurali in ispecie, deve provvedere alla rinnovazione delle condizioni intellettuali delle generazioni future» cfr. AC Capranica, Sezione post-unitaria 1870-1950, fasc. senza segnatura “Progetto per l’edificio scolastico e alloggi per insegnanti”. La quarta e la quinta classe verranno aggiunte al progetto solo durante la guerra.32 AC Capranica, Sezione post-unitaria 1870-1950, Carteggio, 1989-1950, Categoria VIII Leva e truppa, Carte non segnate, fasc. “Corrispondenza”. Nota del Comitato del 17 giugno 1915. La famiglia Porta concederà anche la piccola piazza esterna di quello che oggi, a Capranica, viene comunemente chiamato “Il Palazzaccio”. 33 Ibidem. La cifra si evince dalla corrispondenza comunale con i vari organi ministeriali e con il vescovo.

G. Lucaroni

31

proprietà del vescovo di Nepi e Sutri. L’appello è del sindaco Porta, il desti-natario è ancora l’onorevole Calisse:

Onorevole professor Carlo Calisse, la sua ultima pregiata lettera ci diceva che Ella ci avrebbe comunicato l’e-sito del suo colloquio col signor Prefetto di Roma al quale sarebbe stato scritto dal Vescovo in merito alla nostra domanda tendente ad ottenere l’u-so della villa vescovile per i bambini dell’asilo. Non avendo ancora ricevuto alcuna notizia in proposito, ci permettiamo di pregarla nuovamente perché voglia interessarsi della faccenda che per noi è importante ed urgente si risolva. […] Occorre insomma provvedere con sollecitudine poiché l’asilo, che ha cominciato a funzionare con più di 100 iscritti per ora, non può seguitare a tenersi in luogo chiuso e d’ampiezza deficente (sic!) dove non può concepirsi l’osservanza dell’ordine e delle norme dell’igiene; occorre ancora provvedere perché in paese comincia a serpeggiare vivo malcon-tento che cresce ogni giorno più e potrebbe portare a manifestazioni ostili al Comitato ove questo non curasse con ogni mezzo la sollecita soluzione dell’importante problema34.

Il Comune individua nella villa vescovile, situata appena al di fuori dal cen-tro storico di Capranica, il locale idoneo. In paese «comincia a serpeggiare vivo malcontento» per cui è la stessa Prefettura di Roma a prendere in mano la situazione e a inviare presso il Comune un Commissario prefetti-zio. Il 15 luglio, dopo che il Commissario si era pronunciato sulla opportu-nità di trasferire l’Asilo «per motivi principalmente d’igiene nei locali ter-ranei della villa che S.E. il vescovo di Nepi e Sutri si è compiaciuto mettere a disposizione»35, vengono disposti i tempi del trasferimento che prevedeva la restituzione dei locali per la stagione della vendemmia, segno questo di

34 Idibem. Lettera del sindaco Nazzareno Porta a Carlo Calisse, 25 giugno 1915. La minaccia presentata dal sindaco si rivelerà reale. Manifestazioni agrarie avranno infatti luogo a Capranica nel 1916 per cui verrà rinforzata la stazione dei Carabinieri presente nel territorio. Per la questione si veda ASRM, Prefettura di Roma, Gabinetto, busta 1220, fasc. “Agitazioni agrarie, Carteggio tra la Prefettura di Roma e la Sottoprefettura di Viterbo”.35 Ibidem.

Capranica

32

una opinione generale largamente diffusa che credeva la guerra come un evento “lampo”, previsione che si rivelò ben presto largamente disattesa36.

Anche nel secondo anno di guerra, le tematiche dell’assistenza infantile e dell’istruzione rimangono predominanti nel quadro della mobilitazione. La spesa per le mogli, i figli e i genitori dei combattenti risulta decisamente su-periore rispetto agli altri campi dell’assistenza sociale (soldati combattenti, prigionieri, feriti mutilati e invalidi, fuoriusciti e profughi, liquidazione di pensioni e sussidi, sussidi al lavoro, assistenza varia) e tra queste i soccorsi ai figli dei combattenti occupano il secondo posto su scala nazionale. In parti-colare, le spese in questo ambito riguardanti la circoscrizione di Viterbo sono le più alte della regione, superate solo dalla circoscrizione di Frosinone, e di gran lunga più elevate rispetto a quelle della circoscrizione di Roma37.

A Capranica, l’asilo rimane nei locali vescovili disattendendo gli oneri contrattuali. La concessione temporanea viene ripetutamente elusa dall’am-ministrazione comunale che sfrutta la guerra come pretesto per occupare quegli spazi il più a lungo possibile. E d’altronde la durata della guerra porta sempre di più l’infanzia e l’educazione al centro di una sottile propaganda che attraversa ogni appello, ogni circolare diretta alle varie amministrazio-ni. Come si può rinunciare allora all’asilo se le esortazioni spingono perché «venga intensificata ed estesa anche a quelli in età non scolastica, l’opera di assistenza ai figli dei richiamati alle armi»? L’assistenza non è più solo detta-ta da una forma di “solidarietà nazionale” ma si presenta ora come impegno patriottico per le sorti della nazione:

Sia data ad essi [i bambini] ogni generosa e varia assistenza; dalla parola che glorifica le eroiche gesta dei padri, parola che scende benefica ne’ cuori giovi-netti e li educa e li esalta nel santo amor di Patria, alla refezione che sostenta il corpo; dall’esercizio ginnico che ne irrobustisce la fibra, al soccorso dell’arte medica, dall’indumento al libro; raccogliendoli in educatori i quali sollevando le famiglie che attendono alacremente ai lavori dei campi e delle arti e delle industrie, dalle cure ad essi dovute, li sottraggano ai pericoli della strada, a quelle amorosamente sostituendosi. All’uopo io prego la S.V. di voler prendere,

36 Ibidem. Stipulazione del contratto tra il Comune di Capranica e il Vescovo di Nepi e Sutri.37 Per questi dati cfr. Commissariato generale per l’assistenza civile e la propaganda interna, Notizie sull’Assistenza Civile in Italia nel 2° anno di guerra dal 1° luglio 1916 al 30 giugno 1917, Tipografia nazionale di G. Bertero, Roma 1919.

G. Lucaroni

33

senza indugio di sorta, gli opportuni accordi coi signori maestri, con il Con-siglio di amministrazione del Patronato scolastico con quelli del Comitato di assistenza civile e dell’Asilo, coi i giovani studenti di scuole secondarie, e con quanti, enti o persone, vorranno e potranno dare contributo di opera personale o di danaro.[…] Confido nell’opera eminentemente patriottica e fattiva della S.V. e di tutti i cittadini amantissimi delle sorti della nazione, affidate al valore incomparabile dei nostri soldati, onde l’assistenza ai figli di questi raggiunga in codesto Comune tutto lo sviluppo e l’efficacia desiderabile38.

Con il proseguire della guerra, ai figli si accosta la figura dell’orfano; nasce l’Opera nazionale per l’assistenza civile e religiosa degli orfani dei morti in guerra e nasce anche il Patronato laziale per gli orfani dei contadini morti in guerra, entrambi hanno lo scopo di «curarne [degli orfani] l’allevamento, procurando loro l’educazione e l’istruzione adatta alla loro condizione ed all’arte dei campi che poi hanno preferibilmente da esercitare»39. Il riflesso di questo cambiamento di prospettiva si avverte anche nel Comune di Caprani-ca. Sopravanzando lo stesso Comitato di mobilitazione civile, già nel gennaio del 1918, si discute direttamente nel Consiglio comunale del “Contributo per gli orfani di guerra” deliberando di «provvedere alle diverse categorie di or-fani, coll’intento preciso, per gli orfani dei contadini di provvedere anche alla loro istruzione agricola»40. Anche in un piccolo Comune come Capranica, l’infanzia viene ora inquadrata nelle dinamiche sociali, legata alla dimensio-ne del lavoro, al mondo della produzione. Per questo l’asilo e il progetto per l’edificazione del nuovo istituto scolastico vengono a coincidere. Alla fine

38 AC Capranica, Sezione post-unitaria 1870-1950, Carteggio, 1989-1950, Categoria VIII Leva e truppa, Carte non segnate, fasc. “Corrispondenza”. Circolare del viceispettore scolastico di Vetralla con oggetto Assistenza ai figli dei richiamati del 4 agosto 1916. Anche la citazione precedente proviene dalla stessa circolare. 39 ASRM, Prefettura di Roma, Gabinetto, busta 1239, fasc. “Assistenza Civile nella provincia”. Nota del 24 giugno 1916 del prefetto di Roma Fausto Aphel al ministro dell’interno Ubaldo Comandini. 40 AC Capranica, Sezione post-unitaria 1870-1950, Delibere, Consiglio, reg. 3, delibera n. 281 del 14 gennaio 1918 “Contributo per gli orfani di guerra”. È interessante notare il carattere classista contenuto nelle ultime due citazioni. I figli dei contadini vengono legati alla terra e al mestiere dei padri. Anche le pratiche assistenziali ed educative divengono allora veicolo di immobilità sociale e di conservatorismo da parte del potere politico.

Capranica

34

della guerra infatti, quei locali che avevano ospitato l’asilo infantile vengono acquistati dal Comune. Lì venne infine costruito il nuovo edificio scolastico41.

Poche pagine non sono certo sufficienti per raccontare un’esperienza come la Grande guerra. Per quanto si possa restringere il campo, seguire un tema piuttosto che un altro, rimarranno i margini imposti dalla storia e da chi, dall’alto, ne ha spesso scritto le pagine. Eppure, anche un breve excursus come questo è bastato a dimostrare quanto anche un “microcosmo” come quello di Capranica fosse profondamente inserito nelle dinamiche che per-corsero il paese in quella immensa esperienza collettiva che fu la Grande guerra, nella sua vita politica, nella sua cultura. «A rendere un mesto tributo di affetti verso i concittadini che fecero olocausto della loro vita per il trionfo della civiltà e della giustizia contro la barbarie di poteri condannati ed ese-crati»42 venne indetta una messa a suffragio universale da celebrarsi nella cattedrale di S. Giovanni. A questo si affiancherà il proposito «di erigere un monumento a ricordo dei cittadini di Capranica che immolarono la loro vita sull’altare della Patria […] perché il valore e l’eroismo dei nostri soldati sia eternamente scolpito e ricordato ad esempio delle venture generazioni»43, quelle generazioni coltivate sotto la guerra e che, in qualche modo, furono da essa modellate.

41 Ibidem, delibera n. 275 del 14 gennaio 1918, oggetto: Edificio scolastico. Acquisto area.42 Ibidem, delibera n. 317 del 30 aprile 1919, oggetto: Onoranze e ricordo per i caduti in guerra. Stando alle ricerche di Giuseppe Morera, storico locale che molto ha scritto su Capranica, «Il contributo della comunità capranichese alla vittoria può essere condensato in un solo significativo dato: settantacinque Caduti» in G. Morera, Capranica 1860-1960. Un secolo di cronache, Romagrafik, Roma 1982, p. 150. 43 Ibidem, delibera n. 346 del 15 gennaio 1920, oggetto: Monumento ai caduti di guerra. Il monumento, progettato da Antonio Muñoz, archeologo di fiducia del duce e protagonista dello “sventramento” urbanistico di Roma, verrà poi inaugurato solo nel novembre del 1927 sotto l’amministrazione del sindaco Luigi Buzi nella forma di Sacrario militare. Per i monumenti ai caduti nel Lazio si vedano C. Brice, B. Tobia e V. Vidotto (a cura di), La memoria perduta: i monumenti ai caduti della Grande guerra a Roma e nel Lazio, Nuova Argos, Roma 1998 e P. Guerrini e M. Vittucci, Il Lazio e la Grande Guerra, pubblicazione a cura della Regione Lazio, Roma 2010.

G. Lucaroni