buone prassi per un sistema museale territoriale, in f. ceci, c. pisu (a cura di), musei accoglienti...
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Musei accoglienti una nuova cultura gestionale per
i Piccoli Musei
A T T I D E L V C O N V E G N O N A Z I O N A L E D E I P I C C O L I MUSEI
Viterbo, Museo Nazionale Etrusco, Rocca Albornoz,
26-27 settembre 2014
a cura di Fra/?fesca Ced e Caten'na Pisa
Buone prassi per un sistema museale territoriale
Pietro Tamburini
Nelle more della redazione del mio intervento al V Convegno Nazionale A P M ha visto la luce il D M 23 dicembre 2014 con cui si a\'\'ia una profonda r i torma della museologia statale, rendendo necessaria una premessa e un rapido confronto con la museologia civica.
Nell'ambito delle discipline umanistiche la dimensione, la fisionomia c gli obiettivi di un musco statale in genere divergono in modo piuttosto marcato da quelli di un musco civico. I l pr imo destinato all ' i l lustrazione dei grandi temi, trasversali rispetto al territorio, inserito nelle maglie burocratiche delle competenti soprintendenze, tanto privo di una direzione scientifica esclusiva quanto esuberante negli addetti alla custodia, mai afflitto da problemi finanziari e gestionali e sempre aperto, tranne che nei classici giorni delle festività museali (il lunedì, il 1 gennaio, il 1 maggio e il 25 dicembre); i l secondo maggiormente legato al territorio, oggetto di un'attenta politica programmatica regionale (diversa da regione a regione), gestito in mod<j da ottimizzare le risorse disponibili (sia scientifiche sia di base) i n rapporto alle effettive esigenze di tutela e valorizzazione delle collezioni, in genere afflitto da problemi finanziari e gestionali, spesso incompreso e trascurato dalle competenti amministrazioni civiche, talvolta chiuso. Ma capita di incontrare anche rare inversioni a questi due modell i , rappresentate, ad esempio, dai Musei civici di Bologna (che per di mensioni e natura del patrimonio non hanno nulla da invidiare ai più importanti musei statali) o dai Musei archeologici nazionali di Tarquinia e di Chiusi (che per dimensioni e natura del patrimonio presentano una fisionomia squisitamente civica), dove si è riusciti a condensare il meglio della museologia civica e statale. A proposito di quest 'ultima, vanno anche rilevate progressive c lodevoli deroghe alle classiche festività museali e aperture continuate in un numero sempre maggiore di istituri culturali (musei, monumenti , parchi) che, quindi , confer
mano l'accessibilità come prerogativa di eccellenza della museologia statale. D a questo quadro sintetico mi sembra che ciascuna delle due categorie accusi un evidente elemento di criticità proprio nei confronti del modello gestionale, provocato nei musei statali dalla condivisione del personale scientifico con l'istituzione da cui il museo dipende (con particolare riferimento alla direzione) e nei musei civici da una cronica debolezza finanziaria che spesso non riesce a garantire nemmeno la gesticjne di base.
Il lato debf>le della museologia statale - che, pur tutelando e illustrando le testimonianze più straordinarie del nostro passato, non e mai stata dotata della necessaria autonomia e di personale scientifico adeguato per poter valorizzare e promuovere adeguatamente il proprio smisurato patrimonio - è stato finalmente denunciato dall 'ultimo ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dar io France-schini, il quale ha messo in evidenza quanto i musei statali siano stati " f i n o r a grandemente limitati nelle loro potenzialità" anche a causa del fatto di avere sempre rivestito il ruolo di "semplici uffici delle Soprintendenze". A seguito di queste considerazioni e nell 'ambito dei provvedimenti nchiesti dalla "spending r e v i c w " , i l ministero dei beni c delle attività culturali e del m r i s m o ha avviato un percorso virtuoso riassunto nel Decreto Ministeriale del 23 dicembre 2014 recante "Organizzazione e funzionamento dei musei statali" , finalizzato essenzialmente a dotare alcuni musei e luoghi della cultura ritenuti di straordinario rilievo (o, forse sarebbe meglio dire, in straordinaria emergenza) di autonomia amministrativa c di personale scientifico specifico, creando poi ex novo in ogni regione un "polo museale regionale" (ai sensi dell'art. 34 del decreto del Presidente del Consiglio 29 agosto 2014, n. 171) a cui affidare la gestione delle istituzioni escluse dall'elenco dei massimi privilegiati, ma n(jn di tutte, restando fuori dalle cure del D M 23 dicembre 2014
" Direttore del Sistema mustralc del L a g " di Bolsena pictro.tamburini5.'ì@alice.it, \ i ' M ' \ i ' . s i m u J a l M ) . i t . \i-u-TA-.culturalazit>.it/sistcrmusci/sisi_boIscna/Ìndex.php, «Ti-tt'.culturalazjo.it/nijisci/musc<>_bftlscna/
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molti altri musei e luoghi della cultura (come, ad esempio, proprio i due musei archeologici nazionali di Tarquinia c di Chiusi che ho citatf) poc'anzi) che, pur non essendo secondi a nessun altro, continueranno a rivestire il ruolo, non sappiamo ancora per quanto, di "semplici uff ic i delle Soprintendenze". U n pro\'\'cdimento legislativo che, pur essendo positivo nella sua essenza, non può certo essere considerato esauriente, dal momento che, selezionando le istituzioni culturali che saranno messe nelle condizioni di fare il "salto di qualità", rischia di definire, cristallizzandola, una graduatoria articolata in musei di scric A (Allegati 1 e 2 dei D M 23 dicembre 2014), di serie B (Allegato 3 del D M 23 dicembre 2014) e di serie C (esclusi da ogni pro\-vedimento). Ma potrebbe trattarsi (Ìl condizionale alle nostre latitudini è d'obbligo) di un rischio solo apparente, dato che nelle premesse del D M si parla di " u n a pr ima assegnazione di istituti e luoghi della cultura e/o immo-bih e compiessi ai Poli regionali" e si specifica che, a seguito di successive verifiche, si pf)trà procedere " a eventuali riassegnazioni o nuove assegnazioni delle aree e dei parchi archeologici" . Q u i n d i un pro\'vedimento legislativo che sembra indirizzato verso la giusta direzione, dato che anche all'art. 16 del decreto si ribadisce che Ìl riordino dell'organizzazione museale statale va ancora considerata " i n sede di prima applicazione" e che, successivamente, potranno essere "individuati ulteriori istimti e luoghi della cultura, immobil i e/o complessi da assegnare ai Poli museaii regionali".
Dna grande quantità di carne al fuoco, quindi, che sarebbe stata sufficiente ad assorbire ogni energia statale in materia di beni culturali per anni, ma il ministero è voluto andare oltre, progettando all'art. 7 del medesimo D M anche la costimzione di un " s i stema museale nazionale" , tanto generico negli obiettivi da perseguire e aperto alla partecipazione di qualunque istituto culturale quanto rigoroso nella selezione delle componenti e complesso nella sua articolazione interna, fatta di ulteriori "sistemi m u seali regionali e sistemi museali cittadini". U n progetto lodevole ma apparentemente elefantiaco e ancora allo stato embrionale, comunque un passo in avanti rispetto alla Ix-gge 10 febbraio 1992, n. 145 che (all 'an. 2, comma 1, lettera e) attribuiva sicetsim-piiciter la qualifica di sistema museale nazionale alla totalità dei musei italiani, di qualunque tipo e a qua
lunque ente afferenti, usando una definizione priva di qualunque riscontro sostanziale. C o m e dice\'o all ' inizio, il lato debole della museologia civica è rict)noscibilc soprattutto nelle difficoltà gestionali dovute a una cronica carenza di risftrse finanziarie, talvolta reale m a talaltra indotta dallo scarso livello di interesse e di comprensione mostrato da alcune amministrazioni proprietarie che -finito il tempo delle vacche grasse dei finanziamenti regionali destinati all 'allestimento e trascorso il giorno dell ' inaugurazione, celebrata in pompa magna - non potendo godere dei trasferimenti statali, intenderebbero gestire il proprio musco solo con gli avanzi tli bilancio, qualora ve ne siano. Questa "anomal ia" può essere considerata uno spunto per tirare in ballo l ' importanza che, nell'ambito della museologìa c ivica , l ' istituzione di un sistema museale può assumere nei confronti della salvaguardia e del rispetto dei piccoli musei offesi, purché si tratti di un sistema museale che sia tale non solo nella definizione, ma che operi come tale nella sostanza, sulla base di modelli di ctiordinamcnto che da oltre un ventennio vengono sperimentati da un capo all'altro della Penisola, anche se nelle forme più disparate e con diversi esiti (una recente sintesi in Cataldo 2014).
Com'è noto, due sono i vantaggi essenziali che la nascita di un sistema museale territoriale è in grado di produrre nei confronti della museologia locale: restituire vitalità e visibilità alle strutture in crisi c consentire ai musei costituenti di ct)mpicrc azioni di natura e dimensioni tali da non poter essere alla portata di nessun museo preso singolarmente. Si tratta di due vantaggi che possiamo definire " d i base", propedeutici a ben altri risultati che l'unione coordinata di musei, a fronte di un progeno complessivo e di un disegno unitario, è in grado di produrre.
I, 'esempio a mio parere più significativo di sistema museale territoriale destinato a ottimizzare la gestione di un notevole numero di musei civici che, in gran parte, avrebbero sofferto di crisi di visibilità e di fruizione, è quello c<x)rdinatt> dalla Fondazione Musei Senesi, che per molti anni, grazie ai cospicui finanziamenti erogati dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, e riuscita a garantire l'apermra e il funzionamento di <)ltrc quaranta istituti, riuniti sotto l'ala protettrice di un forte programma d'immagine
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coordinata. Ma un sistema siffatto, nato per soddisfare la gesdonc di musei realizzati a prescindere da un'ottica sistemica e non potendo, quindi, progettare o, almeno, indirizzare Ì relativi percorsi musco-grafici in funzione della rappresentazione più completa del territorio di riferimento, appare ben diverso nella sua composizione e nelle sue finalità da un altro modello sistemico territoriale, che al trove ho definito "culturale" , dove l'obiettivo prioritario è diretto, appunto, essenzialmente verso l'interpretazione del territorio, realizzata calibrando e condizionando le tematiche espresse dai vari musei proprio al fine di idendficare e vakmzzare le "an ime" che del territorio di riferimento costituiscono l'essenza formativa (problemarica ampiamente trattata in Tamburini 2014a). Ritengo che tra le buone prassi di un sistema museale territoriale di questo dpo se ne p)ossano individuare cinque con caratteristiche basilari -strategiche nel guidare le successive scelte - tali da consentire il progcttf> e lo sviluppo delle azioni da compiersi per assolvere alla futizionc sopra citata.
- Promuovere unitariamente il territorio di riferimento. - Collaborare con l'ambito scolastico. - Approfondire e dixiilgare la conoscenza del territorio. - Mutare in fianzione della più compiuta interpretazione del territorio.
- Operare con personale professionalmente adeguato.
11 Sistema museale del lago di Bolsena {Simulabo)^ che ho l'onore e il piacere di coordinare dal momento della sua isdmzione (dicembre 2(K)0), costituisce un ottimo esempio di come queste buone prassi siano state messe in pratica, lasciando un segno positivo nelle comunità locali, sostenendo i programmi scolastici con contribud specifici , promuovendo studi e ricerche volte al l 'approfondimento della conoscenza del territorio, perseguendo il maggiore equilibrio possibile nella distribuzione dei flussi turistici nell'area sistemica (ampie sintesi in Tambunni 2010; 2012b; 2014b, pp. 165-167). R i sultati ottenuti grazie alla conxnnzione delle amministrazioni comunali virtuose e, soprattutto, dei responsabili scientifici dei vari musei di operare (pur
tra le enormi difficoltà indotte da una cronica carenza di fi>ndi, da frequenti situazioni di precarietà occupazicmale e da mf>delli gestionali "debol i " proposti dalla normativa regionale, per cui v. Tamburini 2011 ; 2012a) sulla base di un'interazione continua, di un'attenta condivisione dei problemi e dei progetti, ciascuno considerando il proprio museo come la sezione di un'unica grande struttura sovra-mu-seale, diffusa tra le maglie del territorio a beneficio delle comunità e dei fruitori dell'area.
Promuovere unitariamente il territorio dì riferimento L'impegno costante a favore di una stretta e continua condi\isÌone delle esperienze e delle progettualità da parte dei direttori (o, comunque, dei responsabili) museali, riuniti in un comitato scientifico che ad oggi può vantare oltre settanta incontri programmatici verbalizzati, ha convinti) l'organismo regionale sia a riconoscere al Shmilaho nel 2(K)9 il premio Marchio di Qualità (ad oggi rimasto l'unico caso nell 'ambito dei sistemi museali territoriali) sia a dotarlo di una sede stabile, opportunamente indi-xnduata nel centro stf)rico di Bolsena, in quanto comune capofila del sistema dal punto di vista amministrat ivo e, per il terzo lustro consecutivo, anche dal punto di vista scientifico, attraverso la direzione del Museo territoriale del lago di Bolsena. Grazie a un ingente finanziamento erogato dalla Regione l ^ z i o nell'ambito de l l ' .APQI (annualità 2(K)4), il Palazzo Monaldeschi in Castello (Fig. I ) è stato integralmente restaurato per ospitare gli spazi didattici, la biblioteca, il deposito libri e gli uffici del .V/-mulabo, mentre con successivo A P Q l - I I I At to integrativo (annualità 2(K)6), al piano terra del palazzo è stato allestito il centro visite, la cui atti\ntà è attualmente garantita dalla presenza di personale messo gratuitamente a disposizif)ne del Simulabo da l ^ z i o Service, società in house della Regione l>azio. L'unitarietà degli intenti e la condixisione delle scelte in rapporto all'attività sistemica si sono manifestate anche neirelabt>razione di un solido progetto di i m magine coordinata, affidato ad aziende del settore sotto la supervisione del comitato scientifico e diffuso in un pr imo tempo con mezzi convenzionali (manifesti, locandine, hrochures^ tlépliants (IXy, D \ T ) ) , successivamente attraverso i mass media (T\\, riviste e guide turistiche nazionali) e oggi grazie alle
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illimitate risorse offerte dalla rete: siu web (www.si-mulabo.it; www.culturalazio.it/sistermusei/sÌst_bol-sena) e social nehvork (Facebook) . A tutto ciò si affianca la distribuzione di una musei-card che, lungi dall'essere un biglietto pre-pagato (che avrebbe richiesto una gestione di base centralizzata, con orari di apertura chiari e garantiti, per mtti i musei, tipo Fondazione Musei Senesi, che invece manca al .V/-mulabo), si pone come ulteriore strumento promozionale, essendo gratuita e consentendo l'accesso ai musei successivi al primo con ticktt ridono. L ' i m m a gine coordinata del Simulabo è completata, inoltre, da pannelli di grande formati) affissi presso gli ingressi dei vari musei (Fig. 2) , in modo tale che il v i sitatore, da qualunque " p o r t a " acceda all'area sistemica, sappia di essere entrato in un circuito museale coordinato. I l centro visite sistemico di B o i -sena (Fig. 3) costituisce, ovinamente, il fulcro della promozione unitaria del territorio - a Bolsena si concentra il 9 0 % dei flussi turistici gravitanti sull 'omonimo Iago - dove vengono date informazioni e distribuiti i materiali promozionali prodotti dal .SV-mulabo^ dove si tracciano gli itinerari tematici del territorio, dove si rende pan visibilità a mtti i centri e a rutti i musei dell'arca, tanto più a quelli che, privi di particolari attrattive e collocati in posizioni marginali, sarebbero rimasti esclusi dai percorsi di visita.
Col laborare c o n T a m b i t o s c o l a s t i c o U n sistema museale territoriale di tipo culturale, come sopra accennato, dovrebbe porsi come obicttivo prioritario l'interpretazione del territorio, decodificandone l'essenza al fine di trasferirne la conoscenza in pnmo luogo alle comunità locali, con particolare riferimento all'ambito scolastico che, dovendo seguire programmi didattici di respiro nazionale, è spesso privato della possibilità di attingere alla storia e a ogni altra peculiarità del proprio territorio. L'organizzazione di laboratori didattici destinati a questo scopo (Fig . 4a), proposti anche attraverso un articolato catalogo cartaceo (l ' ig. 4b), rientra tra le attività strutturali del Simulaho che, grazie ai finanziamenti regionali un tempo erogati con regolarità attraverso la L . R . 42/9^, entra nelle scuole primarie e secondarie di p n m o grado afferenti all'area sistemica e, con l'ausilio di personale specializzato, tiene lezioni frontali propedeutiche a sopralluoghi nei musei e nei siti di particolare inte
resse storico, namralistico e antropologico del territorio, proprio al fine di ricostruire in modalità didattica le micro-storie e le peculiarità locali, consentendo alle nuove generazioni di riscoprire le proprie radici, quelle stesse a cui , loro malgrado, le generazioni precedenti non hanno a\'uto la possibilità di attingere. A supporto dei laboratori didattici il Simulabo ha ritenuto oppormno pubblicare anche una collana di guide (una per ciascun museo) intitolata " L ' a c c h i a p p a m u s e o " (Fig. 4c), realizzate " a misura di scolaro" con testi di carattere di\'ulgativo, con verifiche di apprendimento e con grafica e impaginazione adeguale ai livelli di attenzione e di interesse della prima età scolare.
A p p r o f o n d i r e e d i v u l g a r e l a c o n o s c e n z a del territorio I " questo il compito principale che, come si è detto, i n f o r m a un sistema museale di tipo culturale. U n compito che, per essere affrontato in modo soddisfacente, pretende innanzitutto che il personale scientifico individuabile all'interno della struttura sistemica o, comunque, alla portata del sistema, sia adeguato allo scopo, dal momento che alla base della divulgazione di qualunque tematica vanno sempre posti analisi, studi e approfondimenti di una qualità tale che solo specialisti riconosciuti delle singole discipline possono garantire. Nell 'ambito del Simulala questa complessa operazione, sviluppata attraverso il co involgi mento dei membri del comitato scientifico (per cui v. dopo, il paragrafo " O p e rare con perst)nale professionalmente adeguato") che hanno proposto e portato a conclusione ricerche specifiche negli ambiti tematici dei rispettivi musei, ha prodotto come esito finale la collana dei " Q u a d e r n i " (Ing. 4d), che nell'arco di soli sette anni si è arricchita di ben 16 volumi ed è in procinto di giungere quest'anno alla pubblicazione del diciannovesimo; il grande formato (A4) e l'articolazione della giustezza su due coUmnc hanno favorito ampi margini di flessibilità editoriale, consentendo l'inserimento degli argomenti più svariati senza porre l imiti alle relative documentazioni di corredo: dagli atti di un convegno a un catalogo scientifico, da una carta archeologica a una grammatica vcrnacf>larc, da un recupero di tradizioni orali a un trattato di architettura rinascimentale (Ay\.\'\'. 2(K)5-2012).
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Mutare in funzione della più compiuta interpretazione del territorio 11 Siwuldbo, pur essendo nato su iniziativa della Regione I^z io allo scopo di coordinare alcuni musei, per lo più di recente istituzione, dislocati nell'area del lago di Bolsena (quindi per assolvere a funzioni essenzialmente gestionali), è andato gradualmente trasformandosi in un sistema di tipo culturale ( T a m burini 2(K)7), Questo "salto di qualità" è stato grandemente favorito dalla formna, vale a dire dal fatto che i musei coinvolti (Fig. 5a), pur non essendo stati progettati in funzione della futura appartenenza al Simulabo (acronimo perfetto per definire latinamente l'essenza sistemica), erano già in origine parzialmente (quanto casualmente) differenziati a livello tematico e, quindi, costituivano una base fertile indirizzata verso un percorso virmoso su cui costruire gradualmente una rete sistemica politematica, priva di sovrapposizioni e ricca di complementarità, in grado di guidare le scelte museografiche dei musei in corso di realizzazione e di attingere ampiamente al calderone delle " a n i m e " salienti espresse dal territorio circumlacuale. Un'ottica, comunque, valorizzata già al momento della f irma della convenzione istitutix-a intercomunale sottoscritta (dicembre 2000) da dieci amministrazioni civiche del circondario lacustre, quando i due comuni firmatari che ancora non si erano dotati di strutture museali (Montetìa-scone e Bagnoregio) proposero di realizzare rispettivamente un museo dell'architettura rinascimentale e un museo geologico (Fig. 5b), due temi di dimensione territoriale non ancora rappresentati negli altri musei e, quindi, entrambi complementari e in sintonia col carattere " c u l m r a l e " perseguito dal Simulabo: complementarità tematica che da qualche anno è stata inserita anche come clausola dirimente nel regolamento sistemico per l'accesso di nuovi istituti (Tamburini 2012a, pp. 27-28). Questo percorso si è giovato anche sia del riconoscimento del marchio di Qualità della Regione Laz io al Museo del fiore di Acquapendente e al Museo territoriale del Iago di Bolsena nel 2000 sia dell 'ampliamento territoriale subito dal Simulabo tra il 2006 e il 2009, con l ' in gresso di altri due comuni con tre nuovi musei ("della città" di Acquapendente, "de l brigantaggit)" di Cellerc, "naturalistico" di Lubriano) (Fig. 5c). A t tualmente, quindi, il Simulabo è costituito da dodici comuni con tredici musei e il lago di Bolsena non
rappresenta più un comune denominatore effettivo ma solo un convenzionale riferimento geografico, dal momento che l'area sistemica - a seguito degli ulnmi ingressi - si estende oggi dalla valle del Tevere (I ,ubriano) alla Maremma (Cellere) e ha visto anche crescere i l numero dei musei insigniti del marchio di Qualità che, come st)pra accennato, è stato assegnato nel 2009 anche al sistema nel suo complesso (Fig. 5d).
I n conclusione, con il Simulabo siamo di fronte a un sistema museale in continuo divenire sia per quanto concerne la sua missione culturale, sempre più sbilanciata verso la valorizzazione e la complementarità tematica dei singoli percorsi museografici, sia in rapporto alla sua dimensi<)ne terriif)riale, che è andata via via crescendo e che è in procinto di ampliarsi ulteriormente, con l'ingresso dei comuni di Capodi-monte e di Castiglione in Teverina (rispettivamente con il Museo della navigazione nelle acque interne e con il Museo del v ino) , oltre che della Provincia di Viterbo, con l'.Xcquario didattico d'acqua dolce, realizzato nel 2011 al pianoterra della Rocca Monaldeschi, sede del Museo territoriale del lago di Bo i -sena.
Operare con personale professionalmente adeguato Questo assunto mette il dito nella piaga di quello che, forse, è il nodo più critico della museografia italiana, l 'ennesimo paradosso di un paese che, pur essendo - secondo le stime d e l I ' U N E S C O - il più ricco di storia, di monumenti e di musei del mondo, è anche quello che, in proporzione, spende meno di tutti nella tutela e nella valorizzazione dei beni culturali e ambientali, tanto come entità dei capitali finanziari investiti quanto come professionalità del capitale umano impiegato. Paradossale appare anche il contrasto tra i provvedimenti deliberati oltre dieci anni fa dallo Stato a favore della migliore gestione possibile dei suoi musei (contenuti nel D . M . 10 maggio 2001 - Atto di indirii^o sui criteri tecnico- scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei) e le carenze che hanno continuato a riscontrarsi nella scelta e nella qualità del pers<male scientifico destinato alla loro guida, a cui il recente D M 2.̂ dicembre 2014 citato all ' inizio vorrebbe porre rimedio. Se così sarà, la museografia statale non presenterà più il suo lato più debole mentre la mu-
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seografia civica, se non supportata da provA'edi-mena ad hoc che un'esperienza lunga quasi un quarantennio è da tempo in grado di suggerire, rischia di rimanere al palo, legata a scelte e a decisioni ormai datate. E ' ciò che, ad esempio, si verifica nell'ambito della museografia regionale del Laz io , oppormna-mente e pionieristicamente a\'\'iata nel 1975 dalla L . R . n. 76 le cui disposizioni in materia, recepite e s\'iluppate dalla L . R . n. 42 del 1997 che l'ha sostituita, avrebbero comunque bisogno di un aggiornamento. T r a le clausole o r m a i invecchiate inserirei senz'altro quella che si occupa delle caraneristiche -ritenute indispensabili per l 'inserimento nel l 'O.M.R. (Organizzazione Museale Regionale) - che dovrebbero avere i responsabili scientifici nell 'ambito dei musei di ente locale (pubblici) o di interesse locale (privati) promossi e sostenuti dalla Regione Lazio . Premesso che la stragrande maggioranza dei musei civici italiani non ha c non può avere né la dimensione né la t'orza economica (strettamente legata alle sorti e alle scelte degli end proprietari, i comuni) per assumere le figure professionali indicate nell'.^//o di indiri^^o del 2(K)1, l 'assoiutamcnte generica prescrizione contenuta nella L . R . 42/97 (art. 2 1 , comma 4, lettera c) di "a\i'alersi di personale professionalmente qualif icato" viene meglio precisata ncl l 'ul -umo Piano settoriale triennale approvato dalla Giunta regionale (2002-2004), in cui l 'unico paletto posto per l 'individuazione della figura del direttore scientifico (in pianta organica o a contratto che sia) è il " . . .possesso del diploma di laurea in disciplina attinente alla tipologia del museo" . Come ho già in precedenza sostenuto (Tamburini 2011, p. 63, nota 3), si tratta di una clausola affatto insufficiente per garantire a un museo un'adeguata direzione scientifica, dato che la sapienza disciplinare (anche nei casi in cui sia degna di questo nome) dovrebbe essere affiancata da conoscenze (meglio, da esperienze) muscologiche, capacità gestionali e abilità comunicative che, solo se sommate assieme, possono dare come risultato una figura manageriale in grado di indirizzare e coordinare ogni genere di attività in terna ed esterna al musco. C h e la legislazione regionale sia carente in proposito lo conferma, ad esempio, un esame (anche rapido e superficiale) dell'organigramma scientifico del Simulaho dove, dal punto di \nsta amministrativo, troviamo direttori in pianta organica sia a tempo pient) sia part-time, d i
rettori reclutati a contratto, chi con compensi dignitosi, chi vergognosi, chi con il solo rimborso delle spese o, addirittura, a titolo gratuito; tutu, comunque, laureati, anche se talvolta (rarissimamente) in discipline non proprio attinenti al tema prevalente del museo, i n questo variegato mare troviamo, poi, muscologi, archeologi, animatori museali, storici dell'arte, prestanome, bibliotecari, facenti funzione, pensionati, laureati (solo e soltanto), giocando un ruolo fondamentale nel reclutamento dei direttori scientifici anche gli amministratori comunali, a cui la Regione I ^ z i o dà carta bianca in proposito, col rischio (in mancanza di un attento motiitoraggio) di vedere disatteso anche il rispetto dei requisiti (c(»-munquc, ribadisco, a mio parere del tutto insufficienti) indicati nel Piano settoriale scjpra citato, in nome del solito atteggiamento clientelare che costituisce una delle prerogative nazionali più curate e sviluppate.
Nonostante queste ultime precisazioni, che riguardano l'intero sistema di regole poste alla base della museografia regionale, il Simulabo entra quest'anno nel suo terzo lustro di iitinterrotta e intensa attività e, contrariamente ad altri sistemi museali territoriali che, nel frattempo, si sono dissoln oppure continuano ad esistere soltanto sulla carta, nel corso degli anni ha ampliato sia il proprio ambito territoriale sia la propria capacità di intervenire nell'area sistemica con progetti destinati al progresso civile e culturale della collettività. I l merito di tutto questo resta comunque diviso tra la Regione Inizio, le amministrazioni comunali partecipi e il comitato scientifico del Simulaììo che, complessivamente, rappresenta il vero motore sistemico, a\i'iato dal senso di respK)nsabilità e fatto girare dallo spirito di servizio dei suoi membri .
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t'ig. 1 - Bolsena, Palazzo Monaldeschi della Cervara, sede del Sistema museale del lago di Bolsena (Simulaho) (foto dell'A.).
fig. 3 - Bobena, Pala^^o Monaldeschi della Cervara: reception del centro visite del Simulabo (foto dellA.).
Hg. 4 - a) laboratorio didattico presso il Museo naturalistico di ì^ihriano (foto Pacioni); b) catalogo dei laboratori didattici organizsati dal Simulabo: c) copertina di un nitmero della collana di guide per ra-gaZRJ "L'acchiappamuseo".
Fig. 6 - Planimetria dell'area sistemica, con indicazione dei comuni e dei musei costituenti il Simulabo: aggiornamento 2014 (dis. dell'A.).
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OMR = Organizzazione museale regionale Q = Marchio di qualità della Regione Lazio In grigio = Istituti In OMR con marchio di qualità
Fig. 5 - a) Musei precedenti ali istituzione del Simulabo: h) articolazione del Simulabo nel 2004 c) articolazione del Simulabo nel 2008: d) articolazione del Simulabo nel 2014 (dis. dell'A.).