alfonso frangipane e le biennali d'arte calabrese degli anni '20
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ALFONSO FRANGIPANEe la cultura artistica del ‘900
in Calabriaa cura di
Giuseppina De Marco e Maria Teresa Sorrenti
26 settembre 2009Biblioteca Comunale - Reggio Calabria
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Indirizzi di saluto
Francesco ProsperettiDirettore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria
Giuseppe ScopellitiPresidente della Regione Calabria, già Sindaco di Reggio Calabria
Antonella FrenoAssessore ai Beni Culturali e Grandi Eventi, Comune di Reggio Calabria
Giovanna BrigandìDirettore Pinacoteca Civica di Reggio Calabria
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indice
Relazioni
Vittoria Russo De PasqualeRicordando mio nonno Alfonso Frangipane.
Giuseppina De MarcoProfessore di Storia dell’Arte, Università Mediterranea di Reggio CalabriaAlfonso Frangipane intellettuale impegnato tra “centro” e “periferia” artistica.
Fabio De ChiricoSoprintendente ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della CalabriaScelte e obiettivi di politica culturale: l’esperienza di Alfonso Frangipaneattraverso i suoi scritti
Roberto BanchiniSoprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Reggio Cala-bria e Vibo ValentiaLa tutela dei monumenti in Calabria nei primi decenni del Novecento
Simonetta ValtieriOrdinario di Restauro Architettonico, Direttore del DipartimentoPatrimonio Architettonico e Urbanistico, Università Mediterranea di Reggio CalabriaAlfonso Frangipane. “Oltre” il Catalogo dei Beni Culturali, l’esigenza di una formazio-
Maria Pia Di Dario GuidaProfessore di Storia dell’Arte Medievale e Moderna
di Alfonso Frangipane
Maria Teresa SorrentiStorico dell’Arte Direttore Coordinatore Direzione Regionaleper i Beni Culturali e Paesaggistici della CalabriaAlfonso Frangipane e le Mostre Calabresi d’Arte Moderna degli anni ‘20
Tonino SicoliDirettore del Museo d’Arte dell’Ottocento e Novecento, Rende (CS)Frangipane e il Novecento
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“Gli artisti calabresi, che la terra madre ha allevato col “vital nutrimento” della sua forte bellezza, ed ha mandato per le vie del mondo, militi perseveranti dell’ ideale…Salutano Reggio, risorta ancora una volta dalle rovine e, come già dopo altre sciagure, più ampia, documento vivo della tenacia della nostra stirpe, lottante sempre, annientata completamente mai, bensì rimasta con le superstiti energie avvinghiate all’ultimo asse del proprio lare sconvolto per farne saldo e inghirlandato architrave della casa risorta” 1
Queste parole, intrise di commozione, memoria e speranza per l’auspicato recupero e rinnovamento della cultura artistica calabrese venivano pronunciate dal prof. Alfonso Frangipane, in qualità di presidente della Commissione esecutrice della Prima Mostra d’Arte Moderna, che prendeva avvio in Reggio il 12 settembre 1920, in concomitanza
con le annuali festività religiose; essa era la prima di una lunga serie di manifestazioni che, a cadenza biennale 2, avrebbero avuto luogo nella città allora in ricostruzione, note con il nome di Mostre Calabresi d’Arte Moderna.Un discorso articolato e sapiente nel quale l’emerito studioso, dopo aver ripercorso con fare magistrale le tappe salienti della cultura artistica regionale, e rinnovato la memoria di quella “pleiade di virtuosi” che nel corso dei secoli fecero conoscere l’ingegno della nostra gente nei centri elitari dell’ arte nazionale, concludeva invocando per l’ “ora presente” il compito di rafforzare i vincoli dei maestri calabresi lontani con la terra nativa, auspicando un coinvolgimento sentito e convinto del pubblico calabrese, colto e civile, nonché un nuovo vigore delle scuole d’ arte, ineludibili fucine di formazione dei giovani artisti.
Alfonso Frangipane e le Mostre Calabresid’Arte Moderna degli anni ‘20
Maria Teresa Sorrenti
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Nel 1926 è lo stesso Frangipane che, nel ripercorrere le tappe fondamentali e riconoscere il valore dell’attività benemerita svolta dalla Società Mattia Preti, da lui fondata a Reggio nel 1919, ricorda le
dopo edizione, dalle Esposizioni reggine ed afferma “Abbiamo richiamato in Calabria tutti i nostri artisti, esuli e lontani…mettendoli in contatto con la nuova città in ricostruzione…Abbiamo fatto circolare
calabrese…abbiamo inserito il problema dell’ Arte nel cammino degli altri problemi di trasformazione della vita regionale; abbiamo dato impulso alle piccole industrie artistiche…ed abbiamo dato all’ arte e agli artisti dei vantaggi materiali. Essi non possono più considerare la Calabria una “arida nutrix” 3Tanto per i maestri già noti e richiesti dalla borghesia e dalle pubbliche amministrazioni per arredare gli ambienti di private abitazioni
in costruzione, quanto per i giovani esordienti cui necessitavano occasioni e valido supporto, le Mostre d’Arte Moderna Calabrese costituirono un luogo non solo di incontro e di scambio ma anche, diremmo oggi, di visibilità in grado di fruttare incarichi e commissioni di nuove opere oltre, certamente, a garantire l’opportunità di pubblici riconoscimenti e di guadagni derivanti dalla vendita delle opere esposte.E’ possibile, infatti, scorrendo le pagine di Brutium, la rivista cui lo stesso Frangipane
aveva dato vita nel 1922 per dibattere i problemi dell’arte, constatare proprio attraverso il resoconto degli acquisti alle Biennali, la partecipazione consapevole di privati ed Enti, ed osservare come l’apprezzamento che tali acquisti, insieme alle premiazioni, sottintendevano non era riservato solo ai maestri già illustri ed affermati, ma rappresentava un incoraggiamento, forse
calabresi da sempre costretti a trovare fortuna
Un altro aspetto, certo non secondario se vogliamo considerare il contributo fornito dalle Biennali alle problematiche connesse alla ricostruzione della città distrutta dal
’20 faticosamente risorgeva dalle sue rovine, è quello relativo al dibattito sulla necessità di restaurare e conservare quegli episodi artistici
spinoso, pertinente le forme e lo stile degli
dovuti sorgere. A tal proposito rivestono interesse le parole dell’ allora Soprintendente per l’Antichità e l’Arte del Bruzio e della Lucania, Edoardo Galli “sacri…ma non per questo possono avere intaccata una luminosa corrente millenaria di pensiero e di arte……Dinanzi agli occhi dei posteri bisogna porre forme che siano
fenomeno storico-religioso locale. Poche e ben determinabili direttive spirituali hanno prodotto in Calabria i “tipi” e “le
forme” delle chiese; questi semplici tipi e queste forme austere non sono mai perite interamente nei disastri tellurici…Nella loro progressiva e spiegabile evoluzione non si è
fra i “tipi” e “le forme” suddette. Essi, tutti insieme, costituiscono gli anelli di una catena che dai primordi del Cristianesimo giunge sino a noi, e che abbiamo il preciso compito di non arrestare, ma di prolungare invece – più saldamente – nel futuro”.. 4
E l’ arte calabrese ebbe ingresso nella nuova città e nei palazzi pubblici. Artisti calabresi alle Biennali degli anni ’20.
Occorre, preliminarmente, osservare che numerosissimi furono gli artisti calabresi
e già affermati nel contesto artistico nazionale, risposero all’invito loro indirizzato dall’infaticabile organizzatore ed animatore di quelle Esposizioni, il prof. Frangipane.
Rubens Santoro a Gaele Covelli – per citare i
nella storia dell’arte non solo calabrese – tutti
in raccolte private e in collezioni pubbliche a testimonianza, anche, dell’attenzione rivolta dagli amministratori dell’epoca alla promozione artistica e culturale della città.
Alfano, cui veniva commissionato in quegli anni per il Palazzo della Prefettura di
Ricostruzione 5,autore di numerosi Monumenti ai caduti, che proprio tra gli anni ’20 e ’30 sorsero numerosi nella maggiorparte di comuni
– oggi in buona parte dimenticate a dispetto delle loro riconosciute qualità artistiche –, da Mercedes Prestia a Pina Morabito a Maria
realizzazione del S. Pietro in marmo per la Cappella del SS. Sacramento nella Cattedrale di Reggio 6, e della quale il Comune di Reggio possiede una dolcissima ed intensa PietàBiennale.A fronte di tanti illustri nomi e di altrettante interessanti opere, la presente e breve disamina intende prenderne in considerazione
private e non facilmente rintracciabili, ci
precisamente, parte di quelle oggi conservate nella raccolta dell’ Amministrazione
conveniente ed opportuna sistemazione nei restaurati ambienti del foyer del teatro Cilea 7.
con i quali Alfonso Frangipane intrattenne rapporti che furono di affettuosa amicizia, oltre che di stima professionale, e per i quali espresse giudizi sempre attenti e scevri da preconcetti, da profondo conoscitore della storia d’ arte regionale, giudizi dettati dalla sua sensibilità di studioso e di critico; risulta, quindi, interessante, in questa sede, riferirsi,
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nel presentare gli artisti, soprattutto al suo pensiero e ripercorrere, con il supporto delle accurate “guide” pubblicate su Brutium, la vicenda storico critica contestuale all’esposizione delle opere alle Biennali.
esaminato ed approfondito la produzione di molti maestri-espositori, ne hanno ricostruito in maniera molto accurata il percorso formativo ed il catalogo delle opere; ne consegue che guardare a quei testi pittorici con gli occhi dei critici del tempo, quali Verdinois, Conti, Bragaglia, riascoltare l’eco suscitata dall’apparire di essi, contribuisce a delineare uno spaccato assai interessante del gusto e delle preferenze accordate a questo o a quel linguaggio artistico, in
nazionale, segnato dall’affermarsi di quegli svolgimenti, di quegli “schemi e formulari artistici dell’ alchimia modernista”, come
8 il critico Bragaglia in un interessante articolo su Andrea Alfano, maestro che egli considerava sostanzialmente
rinnovandolo il panorama artistico italiano nei primi decenni del XX secolo.
Maestri od iniziati, vecchi o giovani. Di
Pinacoteca civica di Reggio Calabria.
Nella Relazione 9 – premessa al catalogo della Prima Mostra d’ Arte Moderna
Calabrese, tenutasi a Reggio nel 1920 nei locali che ospitavano la R. Scuola Normale, il Presidente della Commissione Esecutiva, prof. Frangipane, esplicitava i concetti-guida ispiratori dell’allestimento e del percorso
il bassorilievo marmoreo del pulpito jeraciano della cattedrale reggina 10 S. Paolo che predica ai reggini (
ricomposto nel risorto Duomo 11. Se, da una parte, nelle intenzioni degli organizzatori l’esposizione del manufatto voleva forse
lento procedere della ricostruzione cittadina, prolungatasi come noto per numerosi decenni, dall’altra esso costituiva un’anticipazione della “mostra individuale” del grande maestro polistenese, riconosciuto nume tutelare della rinascita della città e dell’arte calabrese, allestita all’ interno della medesima Esposizione. Nella sala jeraciana, oltre ad alcuni “documenti retrospettivi” dell’arte del maestro veniva esposta Era di maggio2), celebrata immagine che si apparenta
Arianna e Nosside – tutte eseguite in
femminili quasi evocate alla vita dal freddo marmo e nelle quali “è pensiero, è affetto, è poesia, è arte e soprattutto bellezza. Bellezza plastica e spirituale, di forma e di contenuto“12. L’opera venne acquistata dall’ Amministrazione provinciale reggina ed è oggi parte del considerevole patrimonio
Fig. 1 Reggio Calabria. Cattedrale.
La predicazione di S.Paolo
Fig. 2 Reggio Calabria. Palazzo Foti.
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Fig. 3 Reggio Calabria, Cattedrale
Archivio Storico Soprintendenza BSAE.
Fig. 4 Catanzaro. Facoltà di Farmacia.
pulpito (part.), bozzetto in gesso
Fig. 5 Catanzaro.Facoltà di Farmacia.
Coll. Barbieri.
Pulpito (part.), bozzetto in gesso
artistico dell’ Ente. Nella medesima sala erano un “bozzetto per un monumento a Diego Vitrioli” ed il “Cristo, in marmo già appartenente al pulpito della distrutta Cattedrale di Reggio”
un’accurata descrizione il can. Vilardi 13 che ricorda l’immagine del Cristo entro “un medaglione di marmo bianco contornato da una cornice in marmo bistro”, immagine che egli considera “culmine di tutto il lavoro artistico e simbolico” di cui i palmizi, la serpe attorta alla colonna di marmo ed il capitello con i simboli degli Evangelisti, che fungono da sostegno della cattedra, sono eloquente espressione.
dall’ archivio storico della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Calabria, e gli inediti
4-5), conservati in collezione Barbieri, oggi negli ambienti della facoltà di Farmacia di Catanzaro, acquistano rilievo in funzione dell’ evolversi del progetto e dell’ idea per la realizzazione dell’ opera. Come descritto dal Vilardi il medaglione in marmo, oggi decontestualizzato e collocato sulla controfacciata della Cattedrale, trovavasi a coronamento e sintesi del complesso architettonico decorativo dell’opera jeraciana, vertice simbolico del percorso di redenzione che dal peccato originale, metaforicamente espresso dal serpente, trova suo compimento
marmo ancora visibile nella sua originaria
collocazione nella foto d’archivio, testimone della rovina del terremoto che lascia illeso l’insigne manufatto, doveva, però, essere stato pensato o suggerito dalla committenza all’artista in un momento successivo alla realizzazione dei bozzetti in gesso in quanto
cappello della potestà vescovile. Dopo questa digressione sull’illustre
contributo fornito dalle Biennali al dibattito artistico dell’epoca, occorrerà evidenziare
volte evidenziato - un ruolo centrale all’arte
quasi un faro di luce e di arte eletta, deputata alla formazione dei nuovi maestri - non mancarono, comunque, di sottoporre alle considerazioni e all’apprezzamento di
eclettica ed incline ad inusitate aperture ed aggiornamenti. Da una parte, infatti, scorrendo “le guide” pubblicate sulla rivista Brutium, ricche di dettagli relative al percorso espositivo di ciascuna esposizione, si osserva la costante presenza di una sala retrospettiva dedicata ai
tutti Andrea Cefaly 14, per il quale Alfonso Frangipane ebbe sempre parole di profondo apprezzamento, come quelle che lo rievocano
Il maestro cortalese va conosciuto, studiato…non già
disegnatori più forti ed i coloristi più sensitivi
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e fastosi. Insomma la sua pittura in alcuni documenti è davvero espressione della gente
” 15.Era, infatti, fermo convincimento dell’ instancabile organizzatore di quelle manifestazioni che proprio all’arte dei maestri cortalesi, protagonisti della prima vera scuola d’arte calabrese, le nuove generazioni dovessero indirizzare la propria attenzione nello svolgersi del proprio percorso formativo, non già per operarne pedissequa imitazione, ma per giungere ad una reale comprensione delle proprie radici culturali.Di Andrea Cefaly si conserva nella pinacoteca
La battaglia del Volturnodecisivo delle sorti future della lotta
aveva partecipato 16. L’opera era stata
17Biennale reggina in prestito dal Palazzo Reale di Capodimonte, sarebbe rimasta in deposito nella città dello Stretto in vista dell’istituendo
quale Domenico Augimeri di Palmi 18,
soggetto religioso e di ispirazione sociale, come testimoniano gli inediti dell’ archivio storico della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria.
Dall’altra parte, come si osservava, non
mancarono però espressioni di concreta
biennale del 1920 esponeva, in una sala a lui interamente dedicata, il non meno
19 la cui poliedrica attività di decoratore, scultore, pittore, zooplasta e orafo trova un giudizio quanto mai pertinente e calzante nelle parole di Luigi Piatti, che curò la presentazione del catalogo della Prima Mostra Regionale d’ Arte, interamente dedicata a lui in Roma nel 1926. “Egli non è arcaico, primitivo, cubista, passatista, verista, impressionista o futurista, ma nella schietta complessa e pura fecondità del suo genio prodigioso abbraccia tutte le varie manifestazioni tecniche e senza asservirne alcuna le assimila, amalgama e domina con una spontanea assoluta padronanza di forma e pensiero concessa solo ai sacerdoti dell’arte” 20 Nella sala erano alcune tra le
creativa e della padronanza tecnica con la quale passava dai lavori di arte applicata in bronzo dorato e argentato “uno stile nuovissimo, né etrusco per niente romano e tanto meno rinascimento, del quale solo lui è creatore”, alla scultura in marmo e alla ritrattistica.
direbbe, l’ ideale artistico dell’ art nouveau incentrato sulla concezione della continuità delle arti e sul conseguente superamento della tradizionale distinzione tra arte maggiore e arti minori; il suo fare artistico è proteso a tradurre l’annotazione veristica in
Pinacoteca.A. Cefaly.
Bozzettoper la battaglia del Volturno
Archivio StoricoSoprintendenza BSAE.
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Fig. 9 D. Augimeri.AutoritrattoArchivio StoricoSoprintendenza BSAE.
Fig. 10 D. Augimeri.Portatrice
Archivio StoricoSoprintendenza BSAE.
Fig. 11 D. Augimeri.Scene di villaggio
e macchiette palmisane Archivio Storico
Soprintendenza BSAE.
simbolo ma, come osserva De Grada 21, a differenza, di quanto accade nell’art nouveau belga-francese, dove la decorazione delle strutture nasce da un sentimento decorativo
“sempre un riferimento alla materia, la vita microscopica dell’ esistente” indagata al microscopio e puntualmente descritta, come documentano alcuni suoi disegni di molluschi
la partecipazione alle prime manifestazioni
monumentale in marmo bianco e travertino, il Decus Pelagi“tra i più originali lavori decorativi dell’ arte moderna”, il cui titolo si ispira ad un
acquistato dal principe di Serignano, che pure gli commissionò per il suo palazzo i
opere illuminanti circa la partecipazione del maestro polistenese al dibattito artistico
poetica simbolista ed indulgenze liberty. Ne sono altra illustre testimonianza le decorazioni a sanguigna eseguite per il salotto del duca Beniamino Ruffo di Guardia Lombarda il cui tema, quello degli amori angelici, è tratto da “Gli amori degli Angioli” di Thomas Moore, ispirato ad esperienze fantastiche intrise di simbolismo intellettualistico e vicine ad esperienze preraffaellite. La realizzazione degli affreschi è preceduta da cartoni a sanguigna, tecnica per la quale fu presso i contemporanei “unico maestro di questa speciosa tinta rossa nella pittura
monocroma.22”
questo genere, quali Aurora italica, L’angelo della Pace Lillei ritratti tra cui quello della moglie Luisa
presso la pinacoteca civica di Reggio Fanny Salazar
e, ancora, una sensuale ed evocativa fantasia, Sogno
artista al municipio cittadino 23.
manufatti della sua poliedrica produzione e al Frangipane in data 20 giugno dello stesso anno 24 scriveva “Sta bene, benissimo quanto Ella si propone di fare circa il collocamento delle cosette mie che a quest’ora saranno arrivate, mi auguro, sane e salve. Alla testa di Scorfano (buttacqua) se lei vuole far fare un telaietto di legno rivestito di carta o mussola verde pisello o grigio da sembrare un pezzo di cornicione io credo esso darebbe una migliore idea allo scopo cui l’ò fatto e trovasi in realtà applicato nel villino del cav. Imparato Francesco assieme ad altre mie decorazioni edilizie. Lo studio ad olio della donna “Spezzanese” se ella stimasse degno di una migliore cornicetta prego farla fare a mie spese. Lo collocherà al centro tra Scilla e l’altro uguale della “Annetta” tipico di donna polistenese.” Successivamente in data 22 luglio ricordava all’amico “O’ spedito la lampada in bronzo argentato che Lei farà collocare su d’una colonnina verde alta almeno m.1.30 e se nella mostra esiste
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luce elettrica potrebbe pure accenderla con l’apparecchio che possiede a tale scopo. Chi l’acquista poi potrà rivestirla con un paralume e incidervi le iniziali in mezzo al piccolo scudo nella fascia della base”25
Similia similibus decorativo che dall’ esperienza palizziana procede per tradurne il verismo entro una
dell’ art nouveau, quale mirabilmente si esprime nella Tigre (della regina Margherita, in cui la ricerca verista si fonde con il fantastico e decorativo.
in questa sede, un inedito che si inserisce in quella sua produzione scultorea di soggetto religioso documentata nella nostra regione dal
in
Sardegna nel maestoso Cristo risorto sul colle dell’ Ortobene.L’inedito in parola è parte del ciclo scultoreo voluto dall’ arcivescovo mons. Puja per la restaurata cappella del SS. Sacramento nel nuovo duomo 26. Nelle edicole che si aprono lungo le pareti del rinnovato ambiente sono
evangelisti Luca, Matteo, Giovanni e Marco, e i dottori della Chiesa s.Tommaso d’ Aquino e s. Bonaventura. Un’attenta ricognizione sulle sculture ha consentito di rilevare, sul laterale destro del
dell’evangelista Luca, la seguente iscrizione
27L’evangelista è, forse, tra le sculture oggi collocate nelle nicchie della cappella quella che maggiormente si impone per vitalità e forza espressiva, quali si palesano tanto nella concezione manieristica della
spazio riservatole grazie ad un movimento “avvitante” che contrappone il braccio sinistro, spinto in avanti, al subitaneo sporgersi del volto, corrugato ed intenso,
testo sacro, simboleggiato dal “rotolo” che si svolge dalle mani del santo.
avvolgono entrambi gli avambracci e incorniciano le braccia che, nude, fuoriescono dalle pieghe del manto; tanto vigore plastico trova la sua acme nell’espressione del volto dallo sguardo intenso, quasi indagatore nei confronti del riguardante al quale sembra, appunto, rivolgersi.…………..Ritornando alle biennali e agli espositori “maestri od iniziati, vecchi o giovani” assiduamente presenti alle varie edizioni e grazie ai quali “l’ arte calabrese ebbe ingresso nella nuova città e nei palazzi pubblici” 28,
raccolta civica reggina, spicca il nome di Gaele Covelli, al quale Alfonso Frangipane era legato da lunghi anni di stima e al quale
oggi illuminante 29.Alla Mostra d’ Arte Moderna calabrese del
(da R. De Grada)
-
Fig. 15 Reggio Calabria.
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Similia similibus Archivio StoricoSoprintendenza BSAE.
Cattedrale.Cappella SS.Sacramento.
S.LucaCattedrale.Cappella SS.Sacramento.
S.Luca (part. scannello)
calabrese presentava un suo olio, Gelosia di sorelle, ma già nell’ edizione del 1920 l’artista crotonese aveva esposto “ben 28 quadri grandi e piccoli ad olio, a pastello, a bianco e nero; specialmente tele ad olio, ampie e vivaci, chè la sua arte è tutta abbondanza di vita, di forme, di colori … gran colorista, impetuoso descrittore delle forme più opulenti e leggiadre che ha la vita”. Tra le opere, oltre ad alcuni “saggi” che testimoniano la condivisione di tematiche care alla produzione ottocentesca calabrese – come La Calabrese,
colta borghesia del tempo, suoi familiari ed amici. Tra questi il Limonaio (1920), il Ritratto dello zio Vittorio (1913) e il Ritratto di frate certosinoStudio per una testa di frate, quest’ ultimo
presso la Pinacoteca civica di Reggio.
Ritratto della piccola Tiziana Frangipane20) e il Ritratto della Signora Frangipane
certo documento dell’affettuosa amicizia che
autoritrattonelle raccolte civiche.
dedicata al pittore crotonese, e nella quale ripercorre in modo assai puntuale la formazione artistica dell’amico e maestro, non poche prove e non pochi riconoscimenti erano arrisi all’artista durante precedenti
partecipazioni a mostre di vasta risonanza nazionale, alle quali aveva presentato composizioni di ampio respiro, quali l’Idillio fugace (1899), scena delicata e di forte emotività, ambientata in un vagone ferroviario di terza classe, che improvvisamente balena e si rivela agli occhi del riguardante per effetto di una luce “rembrandtiana”; o, ancora, Verso l’ ignoto 30con forte espressività in un’ambientazione cui
quella della luce naturale del tramonto che
l’opera fu presentata all’ Esposizione milanese del 1906 con grande successo, ed esposta di fronte al Quarto Stato di Pelizza da Volpedo: due declinazioni differenti della ricerca
del ‘900.Ma l’attenzione della critica si è lungamente incentrata sulla ritrattistica del Covelli che
assoggettata ad una ricerca costante, che lo porta a Londra negli anni tra il ’12 e ’15 del ‘900. Scrive il Covelli, a tal proposito, al Frangipane “Mi sono tolto alcuni difetti della mia tavolozza un po’ bituminosa. Ora i miei lavori, e specie i miei ritratti sono più luminosi…e questo l’ho appreso dalla scuola inglese, perché io ritengo che gli inglesi sono i primi ritrattisti del mondo” 31 La
e una luminosità nuove, ma sempre persiste quel concentrarsi dell’artista sulla “sua”
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ambientamento, tranne che in alcuni casi, come persiste la consuetudine di chiudere
fondo”.La sua partecipazione alle Biennali reggine degli anni ’20 sarà costante e non è un caso
del Comitato organizzatore: nel 1922 esporrà Ritratto di signorina inglese
di gusto morelliano”, l’Abbandonatae Pacchiane in preghiera, dove alle spalle
Giulietta, Ritratto della sig. Brizzi e Torrone, sono del Covelli, “come oste schierata in campo” 32 altri ritratti: quelli dell’on. Meraviglia, del comm. Arrigucci, uno studio di fanciulla e la procace Iris, “improntate con la ricca e luminosa tavolozza e di effetto lucido, splendido, vibrante”; mentre del 1926 è Gelosia di sorelle nel quale, ancora una volta, il nostro rivela, attraverso l’ attento
umano.La ritrattistica di stampo verista, certamente legata alle ambizioni e alle aspirazioni autocelebrative della committenza borghese ottocentesca, aveva acquistato ormai un ruolo non marginale nella produzione degli artisti calabresi educatisi all’Accademia napoletana di Belle Arti, alla stregua di un’altra tipologia molto apprezzata e funzionale alle esigenze di arredo del ceto emergente, quella del
paesaggio che, dalle declinazioni della scuola di Posillipo a quelle palizziane, da
suggestioni dell’ impressionismo francese, aveva conquistato nelle esposizioni nazionali e, conseguentemente sul mercato d’arte, un posto d’onore.
produzione di Rubens Santoro 33 di
e riveriti del periodo a cavallo tra la
successivo. Egli si muove all’interno del realismo napoletano di matrice palizziana e
di interni, rischiarati dall’improvviso proiettarsi di fasci di luce rivelatori di scene di ordinaria quotidianità; sono la luce e le brillanti atmosfere, infatti, protagoniste delle assolate vedute veneziane, un tema sul quale
sua produzione con immagini suggestive di scorci lagunari che costituiscono, come è stato osservato, un’ alternativa agli stereotipi
Venezia non è stata per Santoro un oggetto da ritrarre; è stata qualcosa di più. L’ umidore, il pulviscolo aureo, tutti i misteri dell’ambiente, hanno permeato l’artista nostro; ma soprattutto egli è rimasto miracolosamente permeato dall’arte veneziana, da quella che il suo spirito ha sentito attraverso i sommi “vedutisti” locali più bella e potente” 34 e l’ha riveduta attraverso l’esperienza pittorica dello spagnolo Fortuny dal quale fu profondamente attratto durante la formazione napoletana.
Fig. 19 Reggio Calabria.Pinacoteca.G. Covelli.Ritratto di
Fig. 20 G. Covelli.Ritratto di Tiziana Frangipane
Fig. 21G. Covelli. Ritrattodella signoraVittoriaFrangipane
Fig. 22 Reggio Calabria.Pinacoteca.G. Covelli.
Autoritratto (1931)
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Fig. 23 G. Covelli. Ritratto di Signorina inglese (1902)
Fig. 24 G. Covelli. L’Abbandonata (1922)
La sua partecipazione alle Biennali calabresi fu un impegno costante sin dal 1922, alla cui esposizione presentò un ritratto di Francesco
Lacco Ameno e l’Ultimo gradino; di differente soggetto Sans famille 35 ed oggi presso la Pinacoteca civica reggina, e Le due bambole e Ischia 36. “Sans famille è il quadro più interessante della mostra, è un vero quadro nel senso che davano a questo aggettivo i maestri probi del buon tempo, il Cefaly e gli altri ottocenteschi, che dovrebbero essere tanto lungamente meditati dai giovani! Il sapore morelliano del chiaroscuro, non toglie la personalissima
che la pittura di Santoro ha essenze e radici profonde nell’ arte napoletana più insigne”37. “Nel mondo creato da Santoro vivono e si muovono le passioni più varie … Invano si
trattate dal suo pennello magistrale. Un’ anima vi è ed è quella universale che regola le alterne vicende degli uomini che formano le moltitudini”.
Comune di Reggio, è interessante notare
rispecchiasse le aspettative dell’ artista, ma, come egli stesso afferma, in una lettera all’amico Frangipane in data 12 gennaio 1925, “si tratta di decidersi sopra un fatto morale, verso un acquisto da parte di codesto Municipio e dal desiderio che una mia opera restasse nella mia terra … accetterei così le lire 7.000 nette orgoglioso del dono che
farei in parte della mia opera.”38avrebbe ribadito il concetto “Per oggi gioisco al pensiero che il Comune della nobile città di Reggio possegga una mia opera”All’Esposizione del 1926 per il dipinto Dal chiostro di S. Zeno avrebbe accettato la somma “assai modesta” di £. 4.500, senza mai tralasciare di ringraziare l’amico Frangipane “dell’interessamento costante” concludendo “vi stringo calorosamente le due mani con molti saluti affettuosi”39Artista ottocentesco, dunque, il cui linguaggio si mostra nutrito di formule e lessico che nella Reggio del ‘900 trovavano ancora ampi consensi di pubblico e committenti.
40 “un cosentino di razza nella intellettualità e nella fortezza. Manda un Gesù d’impronta morelliana”41 Egli, come Covelli e Santoro, fu tra gli artisti costantemente presenti alle diverse edizioni delle Biennali d’Arte, da quella del 1920 dove presentò La lettiga, a quella del ’22 con Aspettando la sposa e Una pompeiana a quella del ’24 con il Gesù a quella del 1926 dove il suo Cantico dei Canticidall’Amministrazione Comunale ed oggi si conserva presso la Pinacoteca 42. La
fortemente attratto dai soggetti classico-pompeiani, che trattò ripetutamente (si veda Licet, Venditore di anfore a Pompei, Alla fontana etc.), si impose alla critica anche per la realizzazione di soggetti religiosi nei quali emerge una componente simbolista di matrice morelliana; alcuni di essi presentò
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alle Biennali: così il Gesù, Il Cantico dei Cantici del 1926 e nel 1931 L’Ebreo errante Gesù del 1922, sulle
e assai suggestiva lettura F. Cartella 43 che ne evidenzia il tono austero, privo di allettamenti e tale da indurre il riguardante a
nella memoria visiva dello spettatore, quasi
d’ambientazione, in ciò raggiungendo risultati analoghi a quelli dell’altrettanto celebre Sul Golgota. E’ qui una struggente rievocazione di quella che, da critico acuto e sensibile,
la più triste notte di agonia e di morte che abbia atterrito il mondo” 44si sottrae nell’interpretazione del soggetto
ma in quel desolato paesaggio interprete della drammaticità del momento storico, privo di allettamenti cromatici, ciò che
dello stesso autore del dipinto, quello – per ripetere le parole del Frangipane – “di un pittore nato e vissuto in un’atmosfera di vero dramma sociale, umano tra echi di storia e di leggenda…nella vecchia Cosenza dei monti che chiudono nei loro precipizi di rupi e di foreste, nei loro scenari commoventi, memorie di dolori e di martiri, come gli estremi dolori e martirii del Cristo” 45Una diversa gioiosità e leggerezza, enfatizzata
dalla felice gamma cromatica di colori pastello, caratterizza Il Cantico dei Cantici, o Cantico per eccellenza, della Pinacoteca reggina. L’episodio, tradotto sulla tela nel 1926 con un linguaggio di matrice simbolista, è un idillio amoroso tra un giovane, lo sposo, e una giovane, la sposa, che l’autore ci presenta sotto le sembianze di un pastore e di una pastorella; sfondo dell’azione idilliaca è un’aperta ed esuberante campagna, vero inno
come noto, è annoverato nel Canone dei libri sacri e allegoricamente rinvia all’unione
carattere sacro del libro, tradizionalmente riferito a Salomone, fu riconosciuto dal
dalle chiese greche e latine tra i libri sapienzali. Suggestioni del linguaggio impressionista emergono nella produzione di Giuseppe Spadaro 46 con un dipinto intitolato Quietevicino nella tecnica all’altro Maggiolata29), oggi conservato nella Pinacoteca civica, e donato dal maestro al comune di Reggio a seguito di una personale tenuta a Milano presso la Galleria Vinciana 47.
reggine al dibattito culturale ed artistico
del 1926, dove ai futuristi venne dedicata
di essa afferma Frangipane “Gridi e strepiti di linee e di colori. Senza questa avanguardia, forse la Biennale nostra non sarebbe parsa
Fig. 25 Reggio Calabria. Pinacoteca. R. Santoro. Sans Famille (1922)
184 185
(1931) Cosenza, Archivio Storico Soprintendenza BSAE.
Cosenza, Archivio StoricoSoprintendenza BSAE.
la quarta, e di orizzonti larghi, aperta a tutti i venti. Senza dubbio. Specie in alcune cose inviate gentilmente da F.T. Marinetti, c’è in questa sala organizzata da E. Benedetto, dell’ arte futurista sincera (lcanovith, Tato etc.) e c’è anche qualcosa di facilmente comprensibile (Dottori): e c’è soprattutto un decoratore magico, e pur tanto sapiente nella disposizione cromatica e nella utilizzazione dei ritmi, come Depero, che a ragione Marinetti chiama “il grande Depero”. Senza dubbio egli si leva di molto sui tardi seguaci di Boccioni e di altri iniziatori” 48Alla Biennale Depero presentava alcuni
impressionarono per il dinamismo pittorico, il vivace cromatismo e la libertà stilistica; un genere che egli aveva già presentato a Milano in occasione di una sua personale tenutasi nel 1921 e, successivamente, alla Triennale di Milano del 1923 49espresso dal Frangipane conferma il successo
e l’impressione che essi suscitarono anche in occasione dell’ esposizione reggina e la sala futurista allestita da Enzo Benedetto rimarrà “l’unico evento espositivo futurista registratosi in Calabria nella storia del movimento” 50. a parte la costituzione di un “Gruppo Futurista Umberto Boccioni” nel 1933.Di Enzo Benedetto 51 si vuole qui ricordare – seppure esulerebbe dal tema del presente contributo - Sintesi di Parigiin cui è la sintesi di volumi e prospettive, ricondotti ad una visione bidimensionale di forme esaltate da accordi di vivaci orditure cromatiche e dove, come è stato osservato, è possibile rilevare “questa prosecuzione-innovazione futurista di Benedetto: dall’aereopittura all’astrattismo, dal dinamismo alla cinetica, dal colore alla ricerca polimaterica, dalla storicità alla contemporaneità”52
Fig. 30 Sala DEPERO,Cosenza, Archivio StoricoSoprintendenza BSAE.
Maria Teresa SorrentiStorico dell’Arte Direttore CoordinatoreDirezione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria
226 227
Settecento2009), a cura di P. Leone De Castris, Napoli 2009; M.P.
ManierismoSculture in legno d’età
angioina in CalabriaMadonna dei Carbonai cfr. G. LEONE, Opere d’arte a Longobucco: la “Madonnina dei Carbonai”, in Bona,
Svolgimenti della scultura gotica nella Calabria Meridionale, in Capolavori21 Inventario, cit., pp. 9, 143, 194-195, 213, 253-255. Per la pittura dell’età aragonese
Arte in Calabria sono seguiti vari studi di G. Previtali, di chi scrive e di altri studiosi. Essi si sono incentrati in particolare
e sugli antonelliani. Recentemente nel volume La Calabria del viceregno spagnolo a cura di A. Anselmi,
Paolo di Ciacio da Mileto della tela “achiropita” di San Domenico a Soriano Calabro; ritengo il riferimento deviante, poiché il pittore allievo di Antonello presenta una cultura diversa, strettamente catalano-antonellesca,
La cultura artistica fra Tardo-Gotico, cit., pp. 16-53, in particolare: La pittura fra Oriente e Occidente. Il fronte catalano (pp. 34-36) e Antonello e il suo “intorno”
22 Inventario
242, 325. Per quanto riguarda la pittura nel Viceregno e in particolare per il Cinquecento al catalogo della mostra Arte in Calabria sono seguiti alcuni studi che ne hanno riproposto i risultati in modo sintetico o con ampliamenti sia in opere di carattere generale che
Pittura
del Cinquecento a Napoli e nel Vicereame, Torino La Calabria del
XVI secoloForestieri e regnicoli. La
pittura moderna a Napoli nel primo Cinquecento, Teodoro
, Napoli Pietro Negroni e la pittura del Cinquecento
in Calabriaa cura di V. Savona, Rovito 1990; P. LEONE DE
Pittura del Cinquecento a Napoli 1573-1606. L’ultima maniera
ispirazione gesuitica in Calabria, in I gesuiti e la Calabria, atti del convegno (Reggio Calabria), a cura
F. ABBATE, Pittura e scultura del Rinascimento, in Storia del Mezzogiorno
Pittura del Cinquecento a Napoli 1540-1573. Fasto e devozione, Napoli 1996; F. ABBATE, Storia dell’Arte nell’Italia meridionale. Il Cinquecento, Roma 2001; G. DE MARCO, La pittura del Rinascimento in Calabria: contesti e linguaggi, in Storia della Calabria, cit., pp. 1095-1134; A. ZEZZA, Marco Pino. L’opera completa, Napoli 2003; Obras primas da Calabria, catalogo della mostra (São Paulo 2005), a cura di S. Abita, G. Leone, R. Vodret, São
Classicismo, Verso la seconda generazione
manieristica. Da Marco Cardisco a Pietro Negroni, in Capolavori, cit., pp. 120-135; EAD., Svolgimenti del Manierismo nella pittura della seconda metà del Cinquecento, ibidem, pp. 136-150; cfr. anche le seguenti schede, in Capolavori
Aspetti della pittura della Controriforma in Calabria, in La Calabria del Viceregno, cit., pp. 405-419.
23 Inventario
Arte in Calabria, cit.; EAD., I secoli del pianto, in Itinerari, cit., pp. 263-295; EAD., Pittura e scultura,
Mattia e Gregorio Preti a Taverna Mattia Preti tra Roma, Napoli e Malta, catalogo della mostra (Napoli 1999), a cura di M. Utili, Napoli 1999; Mattia Preti: il Cavalier Calabrese, catalogo della mostra (Catanzaro 1999), a cura di G. Ceraudo, C. Strinati, L. Spezzaferro, Napoli
Mattia Preti. Catalogo ragionato dei dipinti Le arti
, in Sacre Visioni, cit., pp. 31-40; M. PANARELLO, Presenza di pittori monteleonesi del Settecento nel reggino
Il recupero della memoria. Pittori del Seicento in Calabria, a cura di F. Sicilia e D. Pisani, catalogo della mostra
Produzione e importazioneABBATE, Storia dell’Arte nell’Italia Meridionale. Il secolo d’oro Obras primas,
Francesco Cozza (1605-1682). Un calabrese a Roma tra classicismo e Barocco, catalogo della mostra (Roma
Giuseppe Pascaletti (1699-1757) di Fiumefreddo Bruzio. Un percorso artistico tra la Calabria, Napoli e Roma, catalogo della mostra, a
Storia dell’Arte nell’Italia meridionale. Il Mezzogiorno austriaco e Borbonico. Napoli. Le province, la Sicilia,
Manierismo, cit., pp. 212-256; in Capolavori
La pittura del Seicento in Calabria tra manierismo, naturalismo e classicismo, in La Calabria del Viceregno24 Cfr. M.P.Di Dario Guida, Cefaly Andrea, in
pp. 316-320. Negli ultimi decenni sono state dedicate al Cefaly e ad altri artisti calabresi alcune mostre e studi; rimando a L’Ottocento e il Novecento, in Capolavori d’Arte in Calabria dal medioevo al novecento, cit.,
precedente.
Note - Maria Teresa Sorrenti1 Discorso d’ inaugurazio-ne della mostra calabrese d’ arte moderna, in
Discorsi d’ inaugurazione della mostra calabrese
Sicilia, p.112 Mostra d’ Arte Calabrese avente “lo scopo di illustrare
e documentare le varie vicende dell’ arte nostrana”. L’esposizione, inaugurata il 26 maggio nel Palazzo municipale, comprendeva un assai cospicuo numero
-rani ad Achille Martelli, da Angelo Mazzia ad Achille Talarico. La conferenza di inaugurazione pronunziata dal prof. Fangipane e corredata dalle illustrazioni del-le opere in mostra è pubblicata in La Prima Mostra D’Arte Calabrese
228 229
3 Il I lustro di vita della Mattia Preti, “Brutium” V (1926), n. 3, pp. 1-44 Le nuove chiese e l’arte. Per la nostra tradizione artistica, in “Brutium” A. V (1926), n. p. 3; 5 -
Andrea Alfano 1979 – 1967, con testi di M. Brunetti e V. Cappelli, Castrovillari, Proto-convento francescano (20 aprile – 20 settembre 2001, Soveria Mannelli 2002, Rubbettino 6 Multa renascentur quae jam cecidere. Le statue di Vincenzo L. Jerace e Maria Va-quer Larussa nella cappella del SS. Sacramento della Cattedrale di Reggio
7 Circa la formazione della raccolta civica cfr. P. Le collezioni
d’arte della Pinacoteca civica, in La Pinacoteca civi-ca. Opere dal XV al XX secoloed.8 Il pittore Andrea Alfano, “Bru-
9 La Mostra Calabrese d’Arte Moderna. Relazione del Presidente della Commissione Esecutiva Prof. Al-fonso Frangipane
10 La Mostra11 Si legge in Notiziep.4 “L’opera insigne, voluta da mons. Gennaro Porta-nova, scolpita con somma fede dal maestro polistene-se, era stata condannata all’esilio e ridotta a pezzi, per una pretesa dissonanza con lo stile del nuovo Duomo. L’Arte cristiana e calabrese, la quale sta al di sopra della cronologia, e che armonizza sempre quando è Arte, richiedeva questo rispetto; e S.E. mons. Puja non poteva meglio attestarlo che ordinando il ripristino del
quando il nuovo Duomo sarà aperto”. 12 L’“Eroica” di Francesco Jerace,
critiche scritte per l’Eroica si attagliano bene a tutte -
Federico Verdinois
13 Un cinquantennio di cronistoria di Reggio Calabria
precedente, C. NOSTRO,Dal Pergamo della catte-drale reggina ad opere poco note di Francesco Jerace nella provincia di Reggio Calabria: per un catalogo aggiornato, in “La chiesa nel tempo. Atti del Conve-gno Storico sul Card. Gennaro Portanova, A. XXV – 2009, n. 2, pp. 305-323.14 Un’ attenta e documentata ricostruzione circa l’at-tività e la formazione del maestro cortalese è contenuta
L’animo e lo sguardo. Pittori calabresi dell’ Ottocento di Scuola napoleta-na, , Catalogo della mostra (Rende, Museo Civico,
Progetto editoriale 2000, cui si rimanda anche per la
15 A. L. S.,La III Mostra Calabrese d’ Arte Mo-derna a Reggio. Un primo sguardo alla mostra, in
Mostre postume alla IV Biennale: Andrea e Cefaly pittore dell’800, in “Brutium,” A. V, n. 13, pp1-216 Circa la partecipazione di Andrea Cefaly alle bat-
Andrea Cefaly patriota, in “Brutium” A. V (1926), n. La Calabria e il Risorgimento. Il pitto-
re A. Cefaly ed i suoi familiari nelle vicende garibaldi-ne (1860 – 1867), in “Brutium”, A. XXXV ( 1956 ), n. 5-6, pp. 5-617 Intorno al quadro del “primo Ottobre18 Cfr. La pittura italiana. L’Ottocento, ad vocem,
-cem, in La Calabria e l’Arte, Dizionario degli artisti calabresi dell’ Ottocento e del Novecento, Marina di
U. CAMPISANI, ad vocem, in Artisti Calabresi. Ottocen-to e Novecento, Cosenza 2005, ed. L. Pellegrini, pp.
33-39; AA.VV. , Domenico Augimeri, Immagini dall’ Ottocento -nica, contenente un esaustivo ed attentamente indagato
La famiglia Augimeri, in “Brutium” A. XL (1961), n. 3, p. 519
e nero, Metauria, una testa in marmo grande al vero e numerosi lavori di arte applicata in bronzo dorato e ar-
-ialini, asinelli, pecorelle ritratti dall’ artista con pollice
-NE, La sala di Vincenzo Jerace, in La Mostra calabre-se d’ arte moderna … cit, pp. 33-4; E’ interessante, in tale contesto, la lettera, conservata nell’archivio priva-
il 10 agosto del 1920 “… Ed è merito tutto suo se la microscopica raccolta è assorta “a mostra individuale” poiché è solo dopo il suo premuroso insistente invito che ò frugato non solo in ogni angolo dello studio, ma mi sono rivolto pure a qualche amico perché mi pre-stassero lavori da esporre alla rinascente Reggio. Così i pochi pochissimi esemplari raccolti possono dare una
occupo.” 20 Vincenzo L. Jerace, in Prima mostra regionale d’arte. Vincenzo Jerace -
21 R. DE GRADA, Radiolarie. Vita e opere di Vin-cenzo Jerace22 Vincenzo L. Jerace, op. cit. p. 423 Disegni dell‘ Ottocento, in
24 Tutti i documenti citati sono custoditi presso l’ar-chivio privato Alfonso Frangipane in Reggio Calabria, dichiarato nel 2001 di notevole interesse storico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ringrazio Vittoria Russo De Pasquale per avermi autorizzato a consultare e pubblicare i documenti. Archivio Privato Alfonso Frangipane (d’ora innanzi
giugno 192225 22 luglio 192226Sacramento nella Cattedrale di Reggio si vedano per
Ecce panem angelorum. La cappella del SS. Sacramento nella Cat-tedrale di Reggio Calabria, in G. LEONE (a cura di) Pange Lingua
La Cappella del SS. Sacramento nella Cattedrale di Reggio Calabria in “Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico e Urbanisti-co” (Università degli Studi Mediterranea” di Reggio
27 Sulla scultura in esame, si veda il saggio di M. T. Multa cecidere … cit,124-5 …
28 Il I lustro di vita della Mattia Preti, “Brutium” V (1926), n. 3, p. 1-429 Gaele Covelli (1872 – 1932),
Gaele Covelli pittore (1872-1932), a cura del Comune di
PERA, ad vocem, in La Calabria e l’Arte… cit , pp. 47-49; Artisti Cala-bresi.30 Il pittore dell’ “Idillio” e di “Verso l’ ignoto
critico nel ricordare l’ attività del Covelli, ormai af-fermato artista, così commenta la scena notturna de Verso l’ignoto “… sono volti tormentati di un rimorso, paurosi del domani, anime abbrancate al passato, al paese, al focolare domestico con tutta la passione della razza italiana, occhi lacrimosi e timidi dentro i quali nuotano le lagrime della speranza lontana e piccole scene di affettuose tenerezze; uomini che pizzicano le corde della chitarra, mormorando una canzone paesana all’orecchio della sposa, mentre la creatura innocen-te dorme sulle ginocchia materne. ” cfr, inoltre, E.
A proposito di G. Covelli(1930), n. 10, p.3. L’allora Soprintendente, nell’ espri-
230 231
Note - Tonino Sicoli
mersi in merito all’ imminente acquisto del dipinto da parte dell’ Amministrazione provinciale di Catanzaro, opera una pertinente contestualizzazione dello stesso
-sivo, fornendo una attenta descrizione psicologica del soggetto rappresentato. 31 Gaele Covelli (1872-1932), cit. , p. 1632 La III Mostra Calabrese d’ Arte moderna a Reg-gio. Un primo sguardo alla mostra, in “Brutium” A.
33Rubens
Santoro e i pittori della provincia di Cosenza tra Otto e Novecento -
La pittura...cit, p.109; E. LE PERA, ad vocem, La Calabria e l’Arte, …cit, Ar-tisti Calabresi.34 Rubens Santoro, in “Brutium”
Venezia e Verona di Rubens Santoro
-cesco Cangiullo35 AAF, cartella Rubens Santoro, foglio sciolto del
Sans Famille dello scrittore francese Malot e poi, presi i modelli e osservandoli è nata la concezione, cercan-
tratta di queste creature abbandonate che stentano la vita, che viaggiano a piedi facendo tutte le arti e che stanchi ed affamati si riposano in qualche centro. E sonno angosciato e quali sogni!!” 36 -
si osserva “Nella produzione del grande pittore nostro questi tre quadri rappresentano un culmine di sapienza pittorica”cfr. La III mostra calabrese d’ arte moderna a Reggio37 ibidem
38 AAF, cartella Rubens Santoro, foglio sciolto del 12.1.192539 AAF, cartella Rubens Santoro, foglio sciolto del 24.9. 192640 La pittura … cit, p. 106; E. LE PERA, ad vocem, La Calabria e l’Arte, … cit, -cem, in Artisti Calabresi.,pp. 330-33441 A.L.S., La III Mostra Calabrese d‘ Arte Moderna,
42 Alla medesima esposizione venivano acquistati dal Municipio di Reggio Calabria le seguenti opere, tutt’oggi inserite nel percorso della civica Pinacoteca: di Francesco Raffaele, Stabat mater, di Ugo Ortona, L’aratore.43 , in “Bru-
-rato e musicista, membro dei Comitati per le Biennali d’Arte.44 , in
45 , cit46 Il paesaggio pittorico di Giuseppe Spa-daro Quiete dello Spadaro, acquistato dall’ Amministrazione pro-vinciale, risulta irrintracciabile.47 Le collezioni antiche del Mu-seo Civico di Reggio Calabria, in Amministrazione Comunale di Reggio Calabria (a cura di) I Tesori ri-scoperti48 L’arte alla IV Biennale Calabrese. Piccola guida delle sale d’ arte moderna, in “Brutium” A. V (1926), n. 11, p. 349 Nel 1919 a Rovereto con l’ apertura della Casa d’
arti applicate legata alla produzione di arazzi. Negli anni successivi Depero diversi progetti per la creazio-ne di una galleria permanente destinata ad accogliere
l’artista ed il comune di Rovereto la creazione di una Galleria Permanente ed un Museo per i quali Depero
1 Risposta a una protesta di Ga-ele Covelli2 Ricordando Umberto Boccioni,
3 Domenico Colao, scheda bio-La
divina bellezza. La Calabria artistica e il Novecento italiano, Catalogo Mostra Catanzaro, Complesso
-tenzione rivolta da Frangipane al maestro emerge nei numerosi articoli dedicatagli sulla rivista “Brutium”
Le ma-nifestazioni alla Bottega d’Arte di Reggio. La mostra Domenico Colao
Colao, La Spina, Montani, in “Brutium”, Domenico Colao a
Parigi , n. 1-2, p. Una dedica a Domenico Colao, in “Bru-
E. SOMARE’, Domenico ColaoPer
il lavoro ai nostri artisti, “n.11, p. 4.4 La Calabria alla mostra di Monza5 Maria Grandinetti Mancuso,
cura di) La divina bellezza. ... Cit., ppMaria Grandinetti Mancu-
so pittrice romana. Dalla “ Secessione” al secondo dopoguerra., Soveria Mannelli Ed. Rubbettino 2002. Numerosi gli articoli di Frangipane relativi a questa interessante pittrice apparsi su “Brutium”. Tra gli altri,
Una mostra personale Mancuso Grandinetti a Roma
; Una mostra di M. Mancuso a Parigi, in “ Attraver-so le mostre di Maria Mancuso
L’Arte di M. Grandinetti Man-
alla morte della moglie dell’artista, il Comune si trova ad acquisire e gestire direttamente il patrimonio dona-to da Depero. Un nuovo recente intervento di restauro
ne tutela il valore inestimabile quale unico museo fu-
Casa d’ Arte Futurista DeperoAlcione50 Tra analfabetismo e futurismo, in
Calabria fu-turista 1909-1943Con questa espressione il critico intendeva, probabil-mente, riferirsi a quei fermenti culturali ed artistici che interessarono la nostra regione solo intorno alla metà degli anni ’20 del Novecento, seppure non vanno tra-scurati alcuni interessanti segnali di aggiornamento da
cogliersi, ad esempio nella pubblicazione del numero unico, edito a Reggio Calabria nel 1916, della rivista “Rivolta Futurista” e, nell’anno successivo, nelle tavo-le parolibere di Luca Labozzetta e Leonida Repaci51 D. MARANGON, ad vocem,, in La pittura in Italia. Il Novecento
(a cura di), Benedetto … Futurismo, Catalogo mostra -
braio 2005), Castrovillari 2004, Graf.Pollino52 La collezione d’arte del Comu-ne di Reggio Calabria. Idee per una Galleria d’Arte Moderna, in L’ Opera Esposta. Idee per la Pinacote-ca Civica di Reggio Calabria, Reggio Calabia 1991, Rubbettino editore, p. 52..; cfr., inoltre, Enzo Bendetto, Catalogo della mostra (Reggio Calabria, Foyer del Te-