a.g. roncalli-giovanni xxiii, pace e vangelo. agende del patriarca, 2: 1956-1958, edizione critica e...

849
EDIZIONE NAZIONALE DEI DIARI DI ISTITUTO PER LE SCIENZE RELIGIOSE DI BOLOGNA Edizione critica e annotazione a cura di Enrico Galavotti Angelo Giuseppe Roncalli Giovanni XXIII Pace e Vangelo Agende del patriarca 2: 1956-1958

Upload: unich-it

Post on 12-Jan-2023

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

ISBN 978-88-901107-6-4

9 788890 110764 I D

IAR

ID

IG

IOV

AN

NI

XX

III

6.2

- PA

CE

EV

AN

GE

LO

, 195

6-19

58

EDIZIONE NAZIONALE DEI DIARI DI

ISTITUTO PER LE SCIENZE RELIGIOSE DI BOLOGNA

Con questo volume prosegue la serie che vuole offrireagli studiosi, in forma filologicamente rigorosa, i diarispirituali, i quaderni e le agende di lavoro di Angelo Giu-seppe Roncalli, divenuto dal 28 ottobre 1958 GiovanniXXIII. Si tratta di materiale reso in parte accessibile ne-gli scorsi decenni con scopi diversi. Riconoscendonel’alto valore storico il Ministero per i beni e le attivitàculturali, su proposta della Fondazione per le scienzereligiose Giovanni XXIII di Bologna, ha deciso di pro-muoverne la puntuale rivisitazione critica e di permetter-ne la pubblicazione nella prestigiosa serie delle EdizioniNazionali, riservata - com’è noto - alle figure maggioridella storia d’Italia e della cultura.

La Commissione nazionale costituita a questo scopo, che vede la presenza di autorevolistudiosi italiani e stranieri, si propone di far crescere, accanto all’affetto devoto che continuaa circondare la figura di Giovanni XXIII, un forte impegno di ricerca sugli scritti di un uomoche ha certo segnato un punto di svolta nella chiesa e nella società del Novecento.

Per la Fondazione che ha progettato questa Edizione Nazionale, tale approccio è l’adempimentofedele dell’impulso molteplice offerto da don Giuseppe Dossetti alla ricerca storica e teologica suAngelo Giuseppe Roncalli: dal 1966 in poi, con scritti e con consigli, e poi accettando di essereiniziatore e presidente onorario della Fondazione, Dossetti ha impegnato se stesso e varie gene-razioni di membri dell’Istituto bolognese nello studio della personalità di papa Giovanni XXIII;a questo studio i volumi di questa serie sperano di offrire nuovi elementi di conoscenza.

Tra il 1956 e il 1958 l’episcopato del card. Roncalli a Venezia giunge al suo culmine. Dopo unintenso triennio di inserimento, contrassegnato particolarmente dalla visita pastorale, Roncallisi sente sempre più interpellato dalle necessità dei suoi diocesani e a questo scopo ridisegna lastruttura della diocesi. Si impegna nella celebrazione del V centenario della morte del protopa-triarca Lorenzo Giustiniani allo scopo di far riscoprire ai cattolici veneziani un tesoro ormai di-menticato. Convoca anche un Sinodo diocesano per promuovere il necessario «aggiornamento»della legislazione canonica e degli orientamenti pastorali. Ma è pure impegnato a prendere po-sizione rispetto al dibattito politico che sta ponendo la Democrazia Cristiana di fronte alla dif-ficile scelta dell’apertura a sinistra. Roncalli, dunque, è sempre più coinvolto quale «padre e pa-store» di Venezia. Ma nell’ottobre 1958 muore Pio XII: in questo modo l’agenda diventa la cro-naca – davvero eccezionale – delle giornate di un cardinale che descrive senza interruzioni lastraordinaria vicenda della propria elezione a papa.

Enrico Galavotti, nato a Mirandola (MO) nel 1971, è borsista presso l’Istituto per le scienzereligiose di Bologna. Ha pubblicato Processo a Papa Giovanni. La causa di canonizzazione diA.G. Roncalli (1965-2000) (Il Mulino, 2005), Il giovane Dossetti. Gli anni della formazione,1913-1939 (Il Mulino, 2006) e ha curato l’edizione degli atti del Colloquio internazionale diBologna Rivisitare Giovanni XXIII (1-3 giugno 2003) per «Cristianesimo nella storia», XXV(2004)/2.

Edizione critica e annotazione a cura di Enrico Galavotti

Angelo Giuseppe RoncalliGiovanni XXIII

Pace e VangeloAgende del patriarca

2: 1956-1958

Volumi usciti:

1: Il Giornale dell’Anima. Soliloqui, note e diari spiritualia cura di Alberto Melloni

4.1: La mia vita in Oriente. Agende del delegato apostolico, 1935-1939a cura di Valeria Martano

5.1: Anni di Francia. Agende del nunzio, 1945-1948a cura di Étienne Fouilloux

5.2: Anni di Francia. Agende del nunzio, 1949-1953a cura di Étienne Fouilloux

6.1: Pace e Vangelo. Agende del patriarca, 1953-1955a cura di Enrico Galavotti

6.2: Pace e Vangelo. Agende del patriarca, 1956-1958a cura di Enrico Galavotti

7: Pater amabilis. Agende del pontefice, 1958-1963a cura di Mauro Velati

Volumi imminenti:

2: Nelle mani di Dio a servizio dell’uomo. I Diari della giovinezza edella prima maturità, 1905-1925

a cura di Lucia Butturini

4.2: La mia vita in Oriente. Agende del delegato apostolico, 1940-1944a cura di Valeria Martano

€ 50,00 (i.i.)

La Commissione per l’Edizione Nazionale dei diari diA.G. Roncalli-Giovanni XXIII, costituita con decre-to del Ministro per i Beni e le Attività Culturali il16 gennaio 2001, è stata presieduta e coordinata daGiuseppe Alberigo sino alla sua scomparsa il 15 giugno2007. Ne fanno parte, insieme ad Alberto Mellonidell’Università di Modena e Reggio Emilia, che at-tualmente la presiede, don Gianfranco Bottoni delladiocesi di Milano, Mons. Giuseppe Croce dell’Archi-vio Segreto Vaticano, Carlo D’Adda dell’Università diBologna, Gabriele De Rosa dell’Università di Roma«La Sapienza», Gianfranco Fioravanti dell’Universitàdi Pisa, Étienne Fouilloux dell’Université Lumière-Lyon 2, Agostino Giovagnoli dell’Università Cattoli-ca del Sacro Cuore di Milano, Claudio Leonardi del-l’Università di Firenze, Valerio Onida dell’Universitàdi Milano, Carlo Ossola del Collège de France di Pa-rigi, Andrea Riccardi dell’Università di Roma III, ilcard. Roberto Tucci e mons. Mario Benigni del Semi-nario di Bergamo, prematuramente scomparso.

SOVRACOP 2008_RONCALLI vol. II 2-04-2008 10:54 Pagina 1

Edizione nazionale dei diari diAngelo Giuseppe Roncalli - Giovanni XXIII

6 - Pace e Vangelo

COMMISSIONE SCIENTIFICA

PROF. GIUSEPPE ALBERIGOUNIVERSITÀ DI BOLOGNA

PROF. MARIO BENIGNISEMINARIO DI BERGAMO

DON GIANFRANCO BOTTONIMILANO

MONS. GIUSEPPE CROCEARCHIVIO SEGRETO VATICANO

PROF. CARLO D'ADDAUNIVERSITÀ DI BOLOGNA

PROF. GABRIELE DE ROSAUNIVERSITÀ DI ROMA LA SAPIENZA

PROF. GIANFRANCO FIORAVANTIUNIVERSITÀ DI PISA

PROF. ÉTIENNE FOUILLOUXUNIVERSITÉ LUMIÈRE - LYON 2

PROF. AGOSTINO GIOVAGNOLIUNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO

PROF. CLAUDIO LEONARDIUNIVERSITÀ DI FIRENZE

PROF. ALBERTO MELLONIUNIVERSITÀ DI MODENA

E REGGIO EMILIA

PROF. VALERIO ONIDAUNIVERSITÀ DI MILANO

PROF. CARLO OSSOLACOLLÈGE DE FRANCE, PARIS

PROF. ANDREA RICCARDIUNIVERSITÀ DI ROMA III

CARD. ROBERTO TUCCIROMA

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI, ROMAEDIZIONE NAZIONALE DEI DIARI DI

ANGELO GIUSEPPE RONCALLI - GIOVANNI XXIIIISTITUITA CON DECRETO DEL MINISTRO IL 16 GENNAIO 2001

FONDAZIONE PER LE SCIENZE RELIGIOSE GIOVANNI XXIII

COMITATO D’ONORE

MONS. LORIS F. CAPOVILLAARCIVESCOVO TIT. DI MESEMBRIA

CARD. FRANZ KÖNIGARCIVESCOVO EMERITO DI VIENNA

CARD. FRANCESCO MARCHISANOROMA

MONS. SERGIO PAGANOARCHIVIO SEGRETO VATICANO

CARD. ANGELO SCOLAPATRIARCA DI VENEZIA

CON IL PATROCINIODELL’ON. PROF. ROMANO PRODI

GIÀ PRESIDENTE DELLA COMMISSIONEEUROPEA

COLLABORATORI

DOTT. PAOLO ALBERTAZZIBOLOGNA

PROF. LUCIA BUTTURINIVERONA

DOTT. MASSIMO FAGGIOLIBOLOGNA

DOTT. ENRICO GALAVOTTI BOLOGNA

DOTT. VALERIA MARTANOROMA

PROF. GIANSTEFANO RIVABERGAMO

PROF. MAURO VELATINOVARA

Angelo Giuseppe Roncalli

Giovanni XXIII

Pace e VangeloAgende del patriarca

2: 1956-1958

Edizione critica e annotazione a cura di Enrico Galavotti

ISTITUTO PER LE SCIENZE RELIGIOSE

Copyright © 2008 by Istituto per le scienze religiose.Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIIIvia san Vitale 114, 40125 Bologna.

ISBN 978-88-901107-6-4

http://www.fscire.it

Volume realizzato con il contributo di:

V

INTRODUZIONEIntroduzione

Nel periodo 1956-1958 l’episcopato veneziano di Roncalli entra nellasua piena maturità e l’agenda, fonte di straordinaria importanza per laricostruzione di questo segmento della biografia del futuro Giovanni XXIII,documenta con scadenza quotidiana tale evoluzione.1 Il prelato di Sotto ilMonte non è più l’ex diplomatico pontificio che aveva insolitamente ini-ziato il suo «noviziato» pastorale ad oltre settant’anni, realizzando un so-gno inseguito per tutta la vita. Si tratta oramai di un vescovo – e di unmembro del Sacro Collegio – che è pienamente entrato nel possesso delleconoscenze e degli strumenti di governo di una diocesi e che sempre più siè rivelato capace di incidere nella vita pastorale di Venezia.2

Soprattutto è diventato più chiaro agli osservatori esterni – non solo icattolici – il profilo di questo patriarca: sono stati definitivamente fugati itimori di avere a che fare con un vescovo isterilito dalla lunga carriera di-plomatica, ma allo stesso tempo ci si rende conto di come questa abbialasciato profonde tracce nel suo modus operandi. Roncalli sceglie consape-volmente un registro comunicativo meno solenne o distaccato di quantonon fosse quello adoperato dai predecessori Piazza e Agostini, eppure sicomprende che c’è qualcosa di più dietro l’«umiltà» da lui più volte esterio-rizzata e fatta propria come parola d’ordine. Non è difficile intuire il suo

1 Sulle caratteristiche formali dell’agenda roncalliana durante l’episcopato veneziano e sul-l’arricchimento informativo che essa determina rinvio all’Introduzione di Pace e Vangelo, I, pp.VII-XXV; per una illustrazione complessiva delle caratteristiche di questa fonte si vedano icontributi raccolti in «Rivisitare Giovanni XXIII». Atti del Colloquio internazionale di Bologna (1-3giugno 2003), a cura di E. Galavotti, in «Cristianesimo nella storia», 25 (2004)/2, pp. 333-479.

2 Per un profilo biografico e spirituale di Angelo Giuseppe Roncalli si veda G. ALBERIGO,Papa Giovanni (1881-1963), Bologna 2000; per una bibliografia delle fonti e degli studi su Gio-vanni XXIII cfr. GdA, pp. XXXI-XLVI.

VI

INTRODUZIONE

radicamento nella tradizione ecclesiale generata dall’opera dei santi dellariforma postridentina. Si conosce la grande importanza da lui attribuitaalla dimensione liturgica: tanto nella valorizzazione di ogni celebrazione(non solo le messe),3 quanto nell’esigenza dell’esattezza dello svolgimentodei riti e nell’adeguato accompagnamento corale (ancora meglio se in purogregoriano…). Ci si è anche accorti della sua freddezza verso le forme didevozione che prescindono da una tradizione consolidata – tanto più sepregiudizievoli per i rapporti con gli acattolici –,4 così come della sua pre-dilezione per una spiritualità ordinaria, che si concretizza in quelle che piùvolte definisce «applicazioni» pratiche,5 aliena da fenomeni straordinari,pure caratteristici della vicenda storica del cattolicesimo: «Io non mi sentodavvero fatto per le estasi – scrive infatti nel 1956 –: ma il simpliciter sermoci-nari, basta alla mia pace e gioia interiore».6

Chi ha avuto modo di ascoltare le sue omelie, leggere le sue letterepastorali o di incontrarlo durante la visita pastorale ha compreso l’impor-tanza da lui tributata all’osservanza dei capisaldi della dottrina cattolica ealla pronta adesione al magistero. Non v’è traccia nelle sue parole o neisuoi scritti di particolari interessi per i fermenti teologici che percorronola chiesa in questi anni. Si capisce invece la grande importanza che ha nellasua riflessione spirituale il contatto con la Scrittura, mediata anzitutto daun serrato contatto quotidiano con il Breviario e il Messale, così come dallalettura e rilettura dei Padri della chiesa. È sempre più interessato alla storiae alla spiritualità veneziana – come dimostrato dall’impegno profuso nellacelebrazione del centenario di s. Lorenzo Giustiniani o nell’attenzione cre-scente rivolta verso le tradizioni diocesane7 –, ma è attento a metterne in

3 Esterna qualche perplessità anche di fronte alle recenti «concessioni» di Pio XII circa lemesse binate, quelle mattutine e vespertine: «mi è accaduto di celebrare quattro Messe a brevi oredi distanza. Ho persino l’impressione che il sistema non debba sostenersi a lungo. Comunqueio lo seguirò sempre, alle disposizioni del S. Padre, ciò che basta alla mia tranquillità»: infra,appunti del 20 maggio 1957.

4 Eloquenti le parole scritte successivamente alla visita del parroco di Martellago, donGiuseppe Barbiero, promotore della «“Mediazione di Maria - Studi e culto”»: «non sono dimio gusto»: infra, appunti del 13 dicembre 1957.

5 È persino sferzante nel commentare il tono predicatorio di un religioso carmelitanoospite a Venezia, che giudica «degno del secolo XVII – salute: vittoria, alleanza: figure,richiami, parole: emblema di Costantino nei cieli e Scapolare di Maria <sulla terra> tuttouno sfarzo su* sfarfallio: basta, basta: forme superate e ingombranti»: cfr. infra, appunti del16 luglio 1958.

6 Cfr. infra, appunti del 12 luglio 1956.7 Annoterà sconsolato dopo la celebrazione dell’anno giustinianeo: «Povero mio S. Lo-

VII

INTRODUZIONE

evidenza soprattutto la sostanza viva e fruttificante e a cercare parimenticonnessioni ed intrecci con altre realtà ecclesiali.

Si è compreso che è sinceramente interessato ai propri interlocutori: èaccogliente, pronto al dialogo, ma capace di una caparbia fermezza su ciòche ritiene indiscutibile. Preferisce concentrarsi su tutto ciò che può favo-rire l’incontro e il dialogo, anziché attestarsi su posizioni sterilmente stati-che o ancor peggio foriere di tensioni.8 Apre le porte del patriarchìo ancheagli esponenti della comunità ebraica di Venezia: lo fa con la prudenzarichiesta dal momento, ma consapevole, anche alla luce delle tragedie daessi vissute, che si tratta «di buone anime sempre degne di riguardo e diessere capite e compatite».9

Dalle udienze concesse agli incontri nelle varie parrocchie si capisceanche che questo vescovo ha preso sul serio il suo ministero veneziano eche non considera la cattedra di s. Marco un pensionamento di lusso. È unuomo che, nonostante l’età, gode ancora di ottima salute, cosa che, com-piaciuto, si perita di registrare periodicamente sulla propria agenda. Si ècapito che i suoi gusti in fatto d’arte tendono decisamente sul classico (eanche qui con importanti distinzioni)10 e che è dotato di un gradevole sen-so dell’humour e dell’ironia, risorse sempre preziose per smussare difficol-tà o superare imbarazzi e incomprensioni.

Chi conosce la vicenda umana di Roncalli, quella pregressa e quellasuccessiva, può ricavare la sensazione di un già visto dalla lettura dellepagine dell’agenda. Un’impressione che trova indubbiamente elementi og-gettivi di conforto, ma che non scioglie il nodo dello scarto sensibile chel’elezione al papato produrrà nella personalità, nelle decisioni e nei pro-getti di Giovanni XXIII.

renzo Giustiniani. Io l’amo tanto e qui lo veggo così poco onorato. Poco in confronto dei suoimeriti e del mio desiderio», infra, appunti del 5 settembre 1958.

8 Significativa la sua opposizione alla proclamazione di s. Giovanni da Capestrano apatrono d’Europa: «non la si comprenderebbe – scrive –, non potrebbe che risvegliarericordi di vecchie sanguinose contese fra nazioni e razze. Patrono indiscusso di Europa nonpotrebbe essere che S. Benedetto Abate»: infra, appunti del 12 giugno 1957.

9 Cfr. infra, appunti del 9 giugno 1958.10 Solo l’imponenza della nuova chiesa sotterranea di s. Pio X consacrata a Lourdes nel

1958 sembra distoglierlo da tale predilezione; persino di Canova scrive che «francamente[…] era un bravo uomo: ma le sue sculture – parlo delle femminili – troppo ignude. Dñus illiparcat»: infra, appunti del 15 settembre 1957.

VIII

INTRODUZIONE

La realtà diocesana

Nei primi mille giorni del suo episcopato Roncalli ha approfondito laconoscenza della diocesi e ha impostato le linee direttive del proprio gover-no. Si è trattato di un ingresso lento, senza pretese di disarticolazione dell’e-sistente, improntato anzitutto dal desiderio di lasciarsi conoscere dal cle-ro e dai fedeli. La visita pastorale, già iniziata da mons. Agostini, gli haconsentito di stabilire un contatto diretto e personale con i sacerdoti e ireligiosi operanti nel patriarcato e di farsi un’idea delle urgenze della diocesi.

Una di queste viene individuata nel ripristino della sede del Seminariominore in città: Roncalli si rende conto che la «formula Venegono» delseminario distante dalla città non è funzionale per Venezia: ne soffrono iseminaristi, che peraltro il patriarca vuole il più possibile presenti alle ceri-monie solenni che si svolgono in cattedrale; è criticata anche dagli stessisacerdoti che reggono il Seminario minore, impossibilitati come sono aPaderno sul Grappa di poter dare anche un minimo contributo alla vitapastorale veneziana. Le agende sono in questo caso il luogo in cui giornoper giorno si registrano i faticosi tentativi del patriarca di trovare una nuovasede per il Seminario minore, finalmente individuata negli ex magazzinidella «Dogana do Mar», proprio accanto alla sede del Seminario maggiore.Da queste pagine si ricava anche l’enorme impegno profuso in queste ope-razioni dal rettore mons. Valentino Vecchi, sempre più uomo di fiducia delpatriarca. Resta aperto – Roncalli lo ripete più volte – il problema dellevocazioni: il patriarca si felicita per le frequenti ordinazioni dei religiosi,ma intravede bene le difficoltà che si prospettano per il futuro delle par-rocchie del patriarcato e nella lettera pastorale del 1957 è severo nel giudi-zio verso quelle che definisce «le nostre buone famiglie fervorose, che pursapendo di attirare grandi benedizioni del Signore, anche nell’ordine dellaprosperità temporale, quando la voce divina passa sul cuore dei loro figli,non incoraggiano i primi annunzi che le buone mamme cristiane scorgo-no facilmente, ma li distraggono e, Dio non voglia, li mettono a tacere».11

Altra significativa novità di questa seconda fase dell’episcopato è rap-presentata dal mutamento della geografia dei vicariati, tanto per la città cheper l’area extraurbana. La zona di Mestre e Marghera, interessata già daalcuni anni da una importante crescita industriale e da un conseguenteinurbamento, è in continua espansione ed è aumentata di pari passo l’esi-

11 Epistola Paschalis Domini Patriarchae. Note di liturgia pastorale, in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, p. 84.

IX

INTRODUZIONE

genza di dar vita a nuove strutture pastorali. Roncalli affronta la questionecon risolutezza e procede a smembramenti e accorpamenti, istituisce nuo-vi vicariati, parrocchie e curazie: al momento della celebrazione del Sinododiocesano, nel novembre 1957, è possibile per tutti prendere atto dei pro-fondi rivolgimenti intervenuti e in atto. L’agenda evidenzia in questo casoil compiacimento del patriarca per il progressivo inverarsi dei suoi pro-grammi, così come la fiducia verso il futuro di queste nuove realtà.

Relazionarsi con la diocesi significa per il patriarca anche approfondireil rapporto con il clero, imparare a conoscerlo per vagliarne qualità ed atti-tudini. Che vi sia stato un progresso in tal senso è dimostrato dalla qualitàdei giudizi tracciati sull’agenda, molto più netti che in passato nell’espri-merere elogi e riserve. Ma rapportarsi al clero implica pure dover occa-sionalmente gestire gravi casi disciplinari. Come pastore, Roncalli ne re-sta certamente addolorato, soprattutto perché preoccupato della salvezzadelle persone che si trova di fronte; ma è altrettanto evidente che nonintende drammatizzare le singole vicende. Lo svolgimento dei concorsiparrocchiali induce talora riflessioni preoccupate sull’attitudine di alcunisacerdoti al nuovo incarico; così, come da sacerdote che ha fatto del «no-sce te ipsum» una regola di vita, esterna stupore di fronte alla determina-zione di alcuni presbiteri del patriarcato nell’esigere ad ogni costo la cor-responsione dei propri desideri:12 nel novembre 1956, ad esempio, scrivedi «qualche tribolazione col carattere di questi del resto buoni preti: buonisì: ma preoccupati della propria volontà e del proprio comodo. Non c’èche la mitezza che vale con loro».13 D’altra parte Roncalli sa bene cheVenezia non è, sotto questo punto di vista, un’eccezione. Lo riconoscecon la massima franchezza davanti all’intero presbiterio riunito in occa-sione del Sinodo diocesano: «ogni diocesi – riferirà in questa occasione –deve adattarsi ad avere una decina almeno di tipi strani, malcontenti, dif-fidenti del Superiore, che offrono l’amaro assenzio della critica, taloraspietata, al loro Ordinario».14 Forse il patriarca stava ripensando ai propritrascorsi all’inizio del secolo come segretario di mons. Radini Tedeschi; oforse riaffiorava il ricordo degli studi e delle letture fatte in gioventù sulle

12 È anche colpito, durante il suo pellegrinaggio a Fatima, dal comportamento dei monss.Cento e Righi, prodighi di attenzioni per lui, che gli «fanno però pena, afflitti, l’uno e l’altro dauna stessa attesa di promozione, l’uno a cardinale e l’altro a deleg[ato] apost[olico] o nunzio»:cfr. infra, appunti dell’11 maggio 1956.

13 Infra, appunti del 12 novembre 1956 e del 22 febbraio 1957.14 Terza allocuzione al clero, sotto gli auspici di S. Pio X Papa, in Scritti e discorsi, III, p. 354.

X

INTRODUZIONE

difficoltà incontrate dal venerato card. Barbarigo durante l’episcopatoproprio in ragione dell’attitudine del clero: «I canonici di quel tempo sifecero veramente compatire – annoterà Roncalli –. Ma erano di quel tem-po, e canonici, con buone intenzioni del resto. Il beato Cardinale restòsempre buono e gentile a loro riguardo e pazientissimo, pur esprimendocon qualche vivacità il suo disappunto».15

Anche la decisione della celebrazione di un Sinodo diocesano manife-sta l’ormai ampio impossessamento degli strumenti di governo. «Non visentite tante volte ripetere la parola aggiornamento? – domanda il patriarca inuna lettera ai suoi fedeli ricorrendo a uno dei termini chiave che descrive-ranno la sua prospettiva per il concilio Vaticano II – Eccovi la nostra SantaChiesa – proseguirà Roncalli – sempre giovane, ed in attitudine di seguire ilvario volgersi delle circostanze della vita, allo scopo di adattare, correggeremigliorare, infervorare. Perché questa è, in sintesi, la natura del Sinodo:questo il suo scopo».16

Governare come «pastor et pater»

Inalterata rimane l’impostazione pastorale di Roncalli, maturata nel corsodi un lungo ministero sacerdotale ed episcopale. Gli studi come le paginedi diario sin qui editi hanno messo in luce l’attitudine del prelato bergama-sco a declinare sempre in una prospettiva pastorale le mansioni affidategli:dagli anni della segreteria di Radini Tedeschi a quelli della nunziatura inFrancia. E si tratta di una concezione – lo evidenzia il tenore delle notestese da papa dopo la visita alle congregazioni romane17 – che Roncalliapplica più in generale a tutti coloro che svolgono mansioni distanti dallacura diretta delle anime: nella sua ottica, e la sua esperienza personale lo staa dimostrare, non esistono per gli ecclesiastici uffici «a-pastorali». Comeresponsabile di una diocesi ora ha la possibilità di mettere ancora più a

15 Cfr. infra, appunti del 5 giugno 1957.16 Patriarchalis Ecclesiae Venetiarum, Synodus XXXI, ab Eminentissimo Domino Patriarcha

Angelo Josepho S.R.E. Presbytero Card. Roncalli in Cathedrali Basilica S. Marci Ev. celebrata diebus25-26-27 novembris a.D. MCMLVII quinto a Patriarchali regimine suscepto. Acta, Documenta, Consti-tutiones, Venezia 1958, p. 26. Sull’idea di «aggiornamento» si veda G. ALBERIGO, Preparazione perquale concilio?, in Storia del concilio Vaticano II, diretta da G. Alberigo, I: Il cattolicesimo verso unanuova stagione. L’annuncio e la preparazione, gennaio 1959 -settembre 1962, Bologna 1995, pp. 523-525.

17 Cfr. Pater amabilis, pp. 299-313.

XI

INTRODUZIONE

fuoco l’essenza del suo ministero ed è significativo il sunto dei compitiepiscopali da lui prodotto al termine di una delle tappe della visita pastora-le: il vescovo, scriveva Roncalli, deve «a) conoscere le sue pecorelle una aduna: b) pascerle di sana dottrina: c) incoraggiarne il fervore religioso».18

Nello svolgimento di questo impegnativo compito Roncalli non si sentesolo: di certo non lo vuole essere. L’idea che si ricava dalla lettura dei suoiappunti denota infatti il perdurare di un antico atteggiamento – che lui èsolito riassumere nell’adagio «fare, saper fare, lasciar fare, dar da fare» – chevede nella collaborazione un elemento qualificante per il dispiegamento del-l’attività pastorale. Già negli anni Venti si era appellato alla Regula pastoralis diGregorio Magno dandosi il proposito di «far lavorare gli altri e non riserbaretutto o quasi tutto» a se stesso.19 Perciò, nella complessa vicenda del trasferi-mento del Seminario minore in città, il patriarca cerca la collaborazione e ilconsiglio delle Commissioni tridentine; parimenti si mostra soddisfatto del-la costituzione e del funzionamento della Commissione per la cassa diocesa-na, della Commissione degli archivi, nonché di quella per la costruzione dinuove chiese. La collaborazione, naturalmente, non è sempre semplice: sepure è riuscito a trovare una sintonia con il proprio ausiliare, mons. AugustoGianfranceschi, talora per Roncalli diventa complicato controllarne l’esube-rante intraprendenza, che crea occasionali difficoltà per gli equilibri dellapiccola curia veneziana. Il 1957 è, in questo senso, un anno di svolta. Gian-franceschi viene promosso alla sede di Cesena e Roncalli ottiene un nuovoausiliare nella persona di mons. Olivotti; l’anziano mons. Erminio Macacekrinuncia all’incarico di vicario generale e questo crea lo spazio per l’inseri-mento nell’organigramma curiale di don Sandro Gottardi. Il patriarca, in de-finitiva, può finalmente contare su una squadra davvero sua, rispetto allaquale cresce di importanza il ruolo del fidato segretario Capovilla. Governo«viribus unitis» è la parola d’ordine che dà a sé e ai propri collaboratori.

A questi «contubernali» Roncalli comunica pure il tono da dare al-l’azione pastorale. Come per ogni vescovo, la quotidianità del patriarca èfatta anche di tentativi di risolvere problemi, superare tensioni, affrontareurgenze. È frequentissimo nelle pagine dell’agenda il ricorso a parole comemitezza, pazienza, misericordia, carità, che il patriarca prescrive a sé e a chicondivide le responsabilità della direzione della diocesi: persino una «lezio-ne severa», scrive Roncalli, può essere data «in forma mite».20 Sull’agenda

18 Infra, appunti del 7 dicembre 1956.19 GdA, p. 292.20 Cfr. infra, appunti del 3 gennaio 1957.

XII

INTRODUZIONE

trova dunque spazio il compiacimento del patriarca per l’esito positivo diqueste sue scelte: così quando constata il progressivo distacco di VincenzoGagliardi dalla linea politica favorevole all’apertura a sinistra perseguita daWladimiro Dorigo vede confermata l’idea che «il non spegnere il lucignoloserve più che il soffocarlo».21 Non vuole essere – ed allude precisamente adalcuni confratelli del Triveneto – un vescovo in virga ferrea; non è per nullapersuaso che il «frustino» possa essere un adeguato baculo pastorale;22 cosìcome sa che la presenza di un vescovo non si misura dal numero di decretifirmati e fatti stampare sul «Bollettino». Roncalli è convinto che la sua fun-zione primaria sia quella di presentare la «dottrina cristiana» senza requie esenza l’ausilio di più o meno velati anatematismi. Sceglie quindi di abban-donare la tradizionale posizione di censura della Biennale e anzi di pren-dervi parte con un padiglione di arte sacra: certamente le sue perplessitàsulla mostra non svaniscono d’un tratto, ma recandovisi in visita vuoleesattamente compiere un «gesto di rispetto generale all’arte, più pratico edopportuno che non un´astensione da parte di chi rappresenta la Chiesa,che è maestra di prudenza e di misura. Omnia videre, multa dissimulare, paucacorrigere», conclude Roncalli.23

La sua «strategia» pastorale è definita essenzialmente – è lui stesso ascriverlo in più occasioni – nel rendere coloro che rifiutano il messaggioevangelico «inescusabili». È ugualmente determinato a porre in essere ognisforzo per evitare di compromettere in modo irreparabile i rapporti con lepersone: le ragioni ultime di questa scelta le aveva spiegate una volta di piùa chi, in Patriarchìo, gli sollecitava un provvedimento «senza ulteriore dila-zione» per un delicato caso disciplinare riguardante un membro del clero:mons. Capovilla ricorderà a questo proposito che «una sera, uscendo dicappella, con aspetto serio oltre il consueto» il cardinale gli aveva detto:«Lo so, la legislazione vuole e dev’essere applicata talvolta inesorabilmen-te. I miei collaboratori ne vedono addirittura l’urgenza e dovrei dunquedecidermi. Ho riflettuto, ho pregato, ma non so determinarmi a tanto. Get-tato a terra, infranto il vaso, chi raccoglierà i cocci? Dovrò sempre chinarmiio a raccoglierli”. E non prese il provvedimento».24 Il patriarca prende dav-

21 Infra, appunti del 9 agosto 1956.22 Cfr. infra, appunti del 12 gennaio e 18 giugno 1956; si veda anche GdA, appunti del 20-

25 maggio 1955, p. 423, n. 8.23 Cfr. infra, appunti del 24 luglio 1958.24 L.F. CAPOVILLA, Giovanni XXIII. Quindici letture, Roma 1970, p. 236; cfr. infra le annota-

zioni al 21 aprile 1956.

XIII

INTRODUZIONE

vero sul serio l’imperativo «in omnibus charitas»: al punto di vederne unacongrua applicazione anche nella scelta di omettere dalle appendici del-l’ultimo tomo degli Atti della Visita Apostolica di S. Carlo Borromeo a Berga-mo un «elenco dei criminali» stilato durante la visita dall’arcivescovo diMilano quattro secoli prima: «Penso che il publicarli tutti insieme come inun quadro – osserva – possa sollevare ammirazione e scandalo più cheedificazione per il grande riformatore».25

Certamente ha condiviso la necessità e l’opportunità del decreto discomunica del s. Uffizio del 1949, ma, come ricorda al suo segretario, èconsapevole che «al confessionale si presenta una persona, non il partito,né una ideologia. Questa persona è affidata alla nostra catechesi, al nostroamore e alla nostra inventiva pastorale. Occorre procedere caso per caso,con estrema cautela. Se le imponete qualcosa in modo drastico, non vicomprenderà, o comprenderà a rovescio; se la respingete, se ne andrà enon tornerà più. Il contadino o l’operaio (l’indotto davanti al cosiddettodotto) è un po’ diffidente. Allontanarlo – concludeva il patriarca – equivalea lasciarlo vagare da solo nei deserti dell’aridità».26 Il patriarca, naturalmen-te, continua a interrogarsi sulla congruità delle proprie scelte: sa di posse-dere un carattere più «inclinato a far piacere» che non all’arroccamento e sichiede, citando un brano di s. Paolo che parrebbe confortare le sue opzio-ni, se in tal modo l’apostolo non seguisse effettivamente con piena fedeltà«l’esempio di Cristo».27 Rimane poi particolarmente impressionato dallalettura del volume di mons. Carlo Confalonieri su Pio XI, un pontefice delquale mantiene inalterata negli anni una grata memoria, ed è significativo ilbrano che sceglie di ricopiare sull’agenda nel febbraio 1957: papa Ratti,aveva scritto il suo ex segretario,

non parlava male di nessuno: né tollerava che i visitatori lo facessero in suapresenza. Fin dove poteva lodava: talvolta si notava persino lo sforzo di mette-re in rilievo le altrui doti che nessuno conosceva, pur che gli riuscisse di stroncareuna critica male introdotta. Se proprio non poteva far altro, abilmente deviava ildiscorso. Solo in caso di stretta necessità: diceva con poche parole ciò che eraessenziale e passava oltre.

25 Infra, appunti del 13 luglio 1956.26 A.G. RONCALLI-GIOVANNI XXIII, Questo è il mistero della mia vita, I, a cura di L.F.

Capovilla, Bergamo 1990, p. 23.27 Infra, appunti dell’11 gennaio 1958.

XIV

INTRODUZIONE

Il patriarca e la politica: la dottrina e la disciplina

L’agenda è utile anche per iniziare a comprendere in maniera più do-cumentata e meno ipotetica il modo in cui il patriarca Roncalli interagiscecon le vicende politiche del suo tempo anche prima dell’elezione a papa.In questa seconda porzione del suo episcopato veneziano Roncalli infattiviene pesantemente investito dalla congiuntura politica interna e interna-zionale, segnata dal turno delle elezioni amministrative del 1956, dalle po-litiche del 1958, ma anche dai fatti d’Ungheria. Alla guida della Democra-zia Cristiana non c’è più lo stimato De Gasperi, ma Fanfani, uomo diun’altra generazione, con il quale stabilisce un primo contatto.

La D.C. veneziana è diventata negli ultimi anni una delle punte avanza-te nel dibattito sull’apertura ai socialisti e questo determina forti convulsio-ni nella gerarchia del Triveneto. Il patriarca scorre con crescente preoccu-pazione le pagine del «Popolo del Veneto», periodico democristiano diret-to dal giovane Dorigo, dove si fanno insistenti le perorazioni alla segreterianazionale del Partito per imprimere una svolta agli equilibri di governoaprendo ai socialisti. Roncalli sa benissimo che tanto la Conferenza Epi-scopale Italiana che la segreteria democristiana sono di ben altro parere eviene sollecitato da più parti a prendere posizione contro l’apertura: d’altrocanto lo stesso Pio XII, in un riservatissimo incontro con il presidenteGronchi avvenuto nel novembre 1955 a Castelgandolfo ha diffidato dal-l’apertura al P.S.I.28 Roncalli non ha comunque bisogno di tali impulsi perprendere posizione o per riecheggiare quella che è l’opzione fondamenta-le della s. Sede.29 È netto nel condannare le istanze della sinistra D.C., estimola l’azione dei Comitati Civici in difesa degli equilibri politici esi-stenti; ma è ugualmente deciso a far sì che si evitino imbarazzanti confu-sioni di ruolo: al card. Pizzardo che gli chiede imperiosamente conto diquanto Dorigo scrive sul «Popolo del Veneto» – aggiungendo che «il S.Offizio ha già dovuto occuparsi [di lui] in diverse occasioni» – Roncallireplica con agio che «Il Popolo del Veneto» era un organo d’informazionedella D.C. e non della Curia veneziana.30

Il dialogo con il s. Uffizio, e nella fattispecie col card. Ottaviani, sullequestioni politiche e sull’operato di Dorigo è comunque continuo. L’agenda

28 Cfr. V. ROTONDI, Gronchi e Pio XII, in Giovanni Gronchi, Roma 1987, p. 91.29 Sulle ragioni profonde di questo atteggiamento cfr. G. MICCOLI, Sul ruolo di Roncalli

nella Chiesa italiana, in Papa Giovanni, a cura di G. Alberigo, Roma-Bari 1987, p. 177.30 Cfr. infra, annotazioni al 9 gennaio 1956.

XV

INTRODUZIONE

rendiconta l’intenso impegno del patriarca nel ribadire agli amministrato-ri locali, in particolare a Gagliardi verso il quale esterna stima e rispetto, lanecessità di attenersi alle indicazioni della gerarchia: e periodicamente ilpatriarca si fa un dovere di informarne tanto la segreteria di Stato che la«Suprema». L’estate del 1956 è, dal punto di vista politico, particolarmen-te tesa, perché gli esiti del voto amministrativo impongono, per la costitu-zione della nuova Giunta veneziana, quella collaborazione tra democri-stiani e socialisti contro la quale il patriarca si era pronunciato più volte.Chi ne paga maggiormente le spese è proprio Dorigo, che la D.C. decidedi sacrificare sottraendogli la direzione del «Popolo del Veneto» per ten-tare di allentare la morsa dell’autorità ecclesiastica. Durante tutta questadelicata fase Roncalli – e in questo la distanza con altri membri dell’epi-scopato triveneto non è marginale – ribadisce più volte che per lui il pro-blema non è rappresentato dalle idee personali di Dorigo, rifiutandosicategoricamente di porre veti su di lui. A chi gli riferisce che il suo nomesarà posto nelle liste elettorali, il patriarca di Venezia si limita a rilevarnel’inopportunità, senza però giungere mai a pretenderne l’esclusione; arri-va anzi a lamentare sull’agenda l’«esagerazione» con la quale nella Romaecclesiastica si guarda all’azione del giovane esponente democristiano.31

Roncalli decide in ogni caso di sciogliere gli indugi e di intervenire conla sua autorità per esprimere ancora una volta la contrarietà della curiarispetto ad ogni collaborazione tra la D.C. e i socialisti.32 L’intervento,espresso nei Richiami e incitamenti dell’agosto 1956 – anche il titolo è espressi-vo dello stile Roncalli –, è duro e crea seri contraccolpi nel Partito: maforse la nettezza impiegata del patriarca è stata utile a prevenire e impedireun più doloroso intervento da parte di Roma, del quale si vocifera già datempo. Negli scritti privati e pubblici il patriarca mostra di voler compiereuno sforzo sincero di comprensione delle posizioni degli aperturisti.33 Per

31 Cfr. infra, appunti del 26 maggio 1956.32 Del tutto infondata risulta l’affermazione di Luciano Gruppi secondo la quale Ron-

calli, come patriarca di Venezia, «aveva già incoraggiato soluzioni di centro-sinistra nelleamministrazioni locali», P. TOGLIATTI, Opere, a cura di L. Gruppi, VI: 1956-1984, Roma 1984, p.60.

33 Resta difficile però, attraverso le agende o le fonti sinora note, immaginare una lineastrategica più complessa di quella sin qui delineata: è invece quella che ritiene di scorgeremons. Cunial, che con Fanfani si dice «entusiasta della finezza del card. Roncalli. Compren-de che favorire le destre a spese della D.C. vuol dire spingere questa verso sinistra»: A.FANFANI, Diario, 18 dicembre 1957, in Fondo Fanfani, Archivio Storico del Senato della Re-pubblica (Roma).

XVI

INTRODUZIONE

lo più si spiega le loro scelte con l’impreparazione dei giovani:34 li giudica«inesperti e presuntuosi»,35 «ciechi e imprudenti», se non «vuoti e orgoglio-si»; ma aggiunge: «Bisogna pur voler loro bene e sopportarli con moltapazienza. Faranno la loro esperienza e si morderanno le dita quando lasce-ranno il posto ai più giovani di loro».36

Qualcuno ritiene però che pure il patriarca, che certo giovane non è,pecchi di inesperienza dal punto di vista politico: è giudicata infatti sor-prendente, quando non irritante, la sua decisione di richiamare l’attenzionedella diocesi sulla celebrazione del XXXII Congresso nazionale del Parti-to Socialista Italiano, che nel 1957 si tiene nel capoluogo veneto. Ma quan-do il segretario gli riferisce delle «incertezze trovate a Roma fra il Consi-glio dei Vescovi dell’A.C. a proposito della opportunità della […] letteradel 1° febbraio [1957]», il patriarca nota che ciò gli è «motivo di pena: manon di avvilimento». D’altro canto la linea che Roncalli segue è sempre lastessa, ribadita ancora pochi mesi prima dell’elezione a papa: «Principi eposizione chiari: ma persone, consorterie, ecc. mi tengo al largo con riser-bo. Io sono il padre e il pastore di tutti».37

L’agenda riecheggia anche la speranza prima e la delusione poi con lequali il patriarca segue i tragici eventi ungheresi, che inducono anche in luiriflessioni amare e parole di condanna: dopo l’invasione delle truppe delPatto di Varsavia, il patriarca interviene duramente in una cerimonia disuffragio per le vittime dell’insurrezione ungherese ispirandosi al Salmo74: «Bene, bene: dovetti impressionare – scrive –. Però non fui troppoveemente contro gli iniqui anche se meritevoli? Certo questo stile non cor-risponde al mio vezzo ordinario di predicare. In Domino confido».38

La lettura dello «status Ecclesiae»

L’agenda evidenzia anche l’intreccio di rapporti tra Roncalli e gli espo-nenti della gerarchia cattolica italiana e internazionale: è un uomo anziano,con un curriculum che lo ha messo in relazione con ecclesiastici che ora

34 Differentemente da Mariano Rumor, che secondo quanto scrive il patriarca «ha l’aria diuomo a posto di idee e di tendenze»: infra, appunti del 22 febbraio 1957.

35 Infra, appunti del 27 maggio 1956.36 Infra, appunti del 12 aprile 1956.37 Infra, appunti del 27 gennaio 1958.38 Infra, appunti del 29 ottobre 1956.

XVII

INTRODUZIONE

occupano i vertici della s. Sede o alcune tra le più importanti sedi arcive-scovili del mondo: oltre allo stesso Pio XII ci sono Agagianian, i fratelliCicognani, Ciriaci, Fossati, Lercaro, Liénart, Mimmi, Ottaviani, Piazza, Piz-zardo, Siri, Spellman, Tisserant; e poi Baldelli, Dell’Acqua, Montini, Ronca,Tardini… Venezia è nel corso del suo episcopato tappa di passaggio permolti di questi personaggi. Eppure il patriarca è prudente nel riversare sulproprio diario il contenuto dei suoi colloqui con essi o valutazioni sullacongiuntura ecclesiale. Su questa si sofferma con maggiore slancio e liber-tà nel corso dei periodici incontri con i membri della C.E.I., dove emergo-no le preoccupazioni dei presuli per l’evoluzione del quadro internaziona-le e per i mutamenti in atto nella società italiana.39

La percezione diffusa tra i vescovi italiani, rafforzata dai più recentieventi internazionali legati alla Guerra fredda, è che la chiesa debba prepa-rarsi a sostenere una lotta durissima, i cui segnali anticipatori – si pensi allevicende dei cardinali Mindszenty, Stepinac e Wyszynski – non prometto-no nulla di buono. Anche il patriarca di Venezia è preoccupato dalla quotadi votanti per il P.C.I. e il P.S.I. e si dice allarmato dall’incontrollabilediffusione del «laicismo» nel paese. Giudica una priorità il rinsaldamentodel rapporto tra la D.C. e l’autorità ecclesiastica. Così, valuta positiva-mente l’articolo di Ottaviani – Servire la Chiesa e non servirsene – che nelgennaio 1958 sferza duramente la segreteria democristiana richiamandolaad una più pronta obbedienza alle istanze della gerarchia; ma al contempoconfessa a se stesso di non essere uomo da prima linea: «il mio tempera-mento – scrive – non mi condurrebbe a prendere un posto direttivo inquesta battaglia. Ma è necessario che qualcuno lo prenda: ed io entro dibuon cuore nella lotta e vi dò il mio contributo sincero e caloroso».40 Èpronto pure ad allinearsi senza esitazioni – ma sull’agenda non ne fa alcuncenno – al giudizio di condanna delle Esperienze pastorali di don Milanisancito da «La Civiltà Cattolica» e la «Settimana del Clero»: «L’autore dellibro – scrive al vescovo di Bergamo quattro settimane prima di essereeletto papa – deve essere un povero pazzerello scappato dal manicomio.Guai se ci si incontra con qualche confratello della sua specie!».41 È estre-

39 Per gli interventi del patriarca in seno alla C.E.I. cfr. F. SPORTELLI, La Conferenza EpiscopaleItaliana (1952-1972), Galatina 1994.

40 Infra, appunti del 22 gennaio 1958.41 GIOVANNI XXIII, Questa Chiesa che tanto amo. Lettere ai vescovi di Bergamo, a cura di A.

Pesenti, Cinisello Balsamo 2002, pp. 453-454; analogo il giudizio espresso nelle stesse ore conil sostituto Dell’Acqua: cfr. M. TOSCHI, Don Lorenzo Milani e la sua chiesa. Documenti e studi,

XVIII

INTRODUZIONE

manente prudente, pur circondandolo di parole di stima, anche con Gior-gio La Pira, che indubbiamente resta un democristiano sui generis.

Si danno però situazioni in cui anche Roncalli non può sottrarsi dallalinea del fuoco. È ciò che accade, ad esempio, quando giunge la condannain primo grado di mons. Fiordelli, il vescovo di Prato che ha additato pub-blicamente due suoi diocesani come concubini per aver contratto matri-monio con il rito civile, e l’intero episcopato italiano viene mobilitato dallasegreteria di Stato per esprimere una sdegnata protesta contro la decisionedella Magistratura. Il patriarca interverrà con decisione pure per lamentarel’attitudine della stampa in questo come in altri frangenti – inclusa l’imba-razzante inchiesta condotta da Carlo Falconi ed Eugenio Scalfari sulle fi-nanze della s. Sede e sul ruolo rispetto a queste di alcuni membri dellafamiglia Pacelli –, colpevole, a suo modo di vedere, di una maliziosa distor-sione dei fatti e della verità.

Tutto ciò può indurre l’osservatore esterno a tracciare un profilo delpatriarca di Venezia omogeneo, nella sostanza, a quello di tanti altri presuliitaliani. Permane però indiscutibilmente, tanto nell’agenda che negli altriscritti ed interventi patriarcali, una differenza di tono che finisce anche perincidere sulla sostanza delle posizioni mantenute da Roncalli: la gestionedelle proteste nel patriarcato per il caso del vescovo di Prato, ad esempio, èdi ben altro spessore rispetto a quella rigorista messa in opera da un altrovescovo – pure generalmente qualificato «aperto» – come Lercaro;42 il pa-triarca certamente deplora quanto gli è occorso di leggere in svariate occa-sioni sulla stampa: ma più che rispondere punto su punto ai giornalisti sipreoccupa soprattutto di ricordare la grande importanza del loro lavoroper una corretta convivenza civile.

Firenze 1994, p. 49; per una contestualizzazione delle parole del patriarca si veda la documenta-zione edita in L. MILANI, «I care» ancora. Lettere, progetti appunti e carte varie inedite e/o restaurate, acura di G. Pecorini, Bologna 2001, pp. 59-64.

42 Da papa, di fronte a chi gli farà osservare con stupore alcune «innovazioni» introdot-te dall’arcivescovo di Bologna (il carnevale dei bambini, i giardini della residenza vescovi-le di Villa Revedin aperta ai fidanzati, ecc.), replicherà: «Il cardinale Lercaro sa di essereil vescovo di tutti e sente sulla sua coscienza il peso della lontananza di tanti figli. Moltisuoi diocesani non leggono le sue lettere pastorali, non son presenti in duomo alle solen-ni liturgie, non partecipano ai tradizionali congressi cattolici; ma i bolognesi son uominidi cuore, generosi, geniali; son capaci di risvegliarsi al tocco di una mano paterna. Ilcardinale fa benissimo ad introdurre nel calendario della sua Chiesa nuove forme diincontro che a suo tempo daranno frutto», CAPOVILLA, Giovanni XXIII. Quindici letture, cit.,pp. 381-382.

XIX

INTRODUZIONE

Indubbiamente Roncalli non ha problemi o imbarazzi ad esporsi quan-do sono in gioco questioni che ritiene prioritarie: era stato così nel 1954,nel discorso per il XXV dei Patti Lateranensi, e la cosa si ripete con ilcosiddetto «saluto» – termine ormai tanto invalso quanto improprio – aicongressisti del P.S.I. Ma si espone anche quando fa capire alla segreteriadi Stato vaticana che l’azione svolta da p. Riccardo Lombardi presentaforti ambiguità e gli lascia incertezze che non sono per lui superabili sem-plicemente per il fatto che il gesuita godrebbe la fiducia di papa Pacelli; siespone ancora di più quando nel corso del 1958 si schiera totalmente afianco di mons. Théas, il vescovo di Lourdes che sta scontando il duroostracismo di alcuni importanti esponenti della s. Sede decisi a sottrarglila guida della diocesi e il controllo del santuario mariano.43

L’agenda resta prudentemente silenziosa su ciò che si muove attornoa Pio XII negli ultimi anni della sua vita. Il ristabilimento della salute delpapa ha messo fine alle reiterate petizioni per la sua guarigione formulateanzitempo dal patriarca. Per il resto Roncalli non pare davvero portato aelaborare strategie per il futuro o a scrutare l’orizzonte per capire se gli saràdato di partecipare o meno a un conclave: nel suo diario quotidiano sonoelencati puntigliosamente i personaggi di volta in volta incontrati nei suoipassaggi in Vaticano, ma mai un riferimento a eventuali considerazioni sul-la fase declinante del governo pacelliano. Nessuno spazio, quindi, per con-getture sul cosiddetto «pentagono» vaticano che a detta di osservatori piùo meno qualificati starebbe facendo le veci di un Pio XII sempre più mala-to e refrattario ai contatti con i membri della curia.44 Roncalli tace puresulla presunta apparizione di Gesù – la notizia viene confermata anche daun comunicato ufficiale apparso sul quotidiano della s. Sede – cui avrebbeassistito il papa nei lunghi mesi della sua malattia.45 Piuttosto esterna com-piacenza per la calda accoglienza riservatagli di volta in volta dal pontefice

43 Di questa importante e complessa vicenda – che mons. Capovilla reputerà «debbasiconsiderare una pagina nera nella storia interna della Chiesa» – non v’è alcuna menzione inM. RONCALLI, Giovanni XXIII. Angelo Giuseppe Roncalli, una vita nella storia, Milano 2006; peril giudizio espresso da mons. Capovilla cfr. AR/ISR, Processus rogatorialis super fama sanctitatisetc. Servi Dei Joannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, p. 101r.

44 Formula resa celebre da C. FALCONI, Il pentagono vaticano, Bari 1958; nei primi mesidel 1958 il patriarca è anche oggetto dell’inchiesta di F. CHILANTI ed A. ORECCHIO, Il patriar-ca diplomatico, in «Paese Sera», 4 marzo 1958, p. 5. Sul clima che fa da sfondo alla conclusio-ne del pontificato pacelliano si veda A. RICCARDI, Il potere del papa da Pio XII a Giovanni PaoloII, Roma-Bari 1993, pp. 152-155.

45 Cfr. «È il Signore», in «L’Osservatore Romano», 11 dicembre 1955, p. 1.

XX

INTRODUZIONE

e per la fiducia che papa Pacelli sembra nutrire nei suoi giudizi. L’unicaeccezione a questa prassi è data dalle informazioni offerte dal patriarcasulla sua mancata nomina alla guida della Concistoriale dopo la morte delcard. Piazza nel 1957: su una materia coperta dal segreto, il patriarca diVenezia è insolitamente prodigo di particolari sull’agenda e con i più sva-riati interlocutori: si è trattato, in buona sostanza, del primo vero rifiutodella sua vita ad una richiesta proveniente da Roma, anche se le modalitàseguite dalla segreteria di Stato per sondarlo sono state identiche a quelleche solo pochi anni prima lo avevano condotto a Venezia. Difficile direche cosa determini stavolta l’opposizione di Roncalli: forse il rifiuto di en-trare a far parte di una struttura complessa come la curia romana, dellaquale certamente conosce attori, pregi e limiti, ma dove sarebbe stato mol-to più difficile che in precedenza ritagliarsi uno spazio autonomo; puòdarsi pure che in lui giochi la persuasione che, differentemente da quantoaccaduto in precedenza, il suo lavoro a Venezia non fosse finito.

Il conclave del 1958: una nuova obbedienza

Tale prospettiva muta sensibilmente proprio nel 1958. Il bilancio cheRoncalli può tracciare dopo cinque anni di episcopato veneziano è più chesoddisfacente e solo la parzialità della visuale di alcuni sacerdoti del patriar-cato può indurli a considerare che Roncalli fosse stato un vescovo che, piùche governare, si era limitato a regnare:46 ha svolto una visita pastorale,celebrato un Sinodo diocesano, riportato in città la sede del Seminario mi-nore, riplasmato la struttura dei vicariati e ridisegnato la squadra di gover-no della diocesi; continua ad essere ricercato come predicatore di esercizied oratore; per di più nel 1958 ha il gradito compito, su mandato del papa,di consacrare la nuova chiesa dedicata a S. Pio X a Lourdes. Da un punto divista più strettamente personale ha la soddisfazione di portare finalmente atermine, dopo tre decenni di impegno, l’edizione degli Atti della Visita Apo-stolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo.47 Indubbiamente la fatica comincia afarsi sentire: più che negli anni precedenti l’agenda del 1958 presenta sva-

46 La battuta, circolante tra i sacerdoti del patriarcato, è stata rievocata da A. NIERO, IlCardinale Roncalli Patriarca di Venezia, in «L’Osservatore Romano», 3 settembre 2000, p. 13.

47 Allo stesso tempo concepisce – ha 76 anni – l’idea di procedere all’edizione degliAtti della visita apostolica compiuta a Venezia da Campeggi e Valeri: cfr. infra, appunti del2, 26 gennaio e 8 febbraio 1958.

XXI

INTRODUZIONE

riate pagine bianche in corrispondenza di giornate particolarmente inten-se. Il patriarca si dà l’impegno di contenere gli impegni per il futuro ma c’èsempre un amico, un luogo, un anniversario che riescono a farlo eccepireda questo proposito.

La morte del papa nell’ottobre 1958 interrompe bruscamente l’ordina-rietà delle giornate del patriarca e contemporaneamente accentua l’ecce-zionalità dell’agenda come documento storico: questa diventa infatti conil trascorrere dei giorni il diario di un cardinale che da semplice elettorediviene uno dei candidati e, infine, l’eletto. Roncalli reagisce con grandecompostezza alla morte di Pio XII, esaltandone la grandezza, ma senzaleggere in questo avvenimento un passaggio epocale. D’altra parte ha giàvissuto stagioni di sede vacante ben più gravide di attese e paure, comenei conclavi svoltisi all’indomani della morte di Pio X e di Pio XI. Sa,infatti, che la straordinarietà del momento non è determinata dalla mortedi Eugenio Pacelli, protagonista certamente di un pontificato grande edrammatico, ma dalla gravità del compito dei cardinali di leggere la con-giuntura ed individuare l’uomo capace di affrontarla. Le ragioni ultimedella sua serenità di fondo le spiega anche al rettore del suo seminario inuna lettera spedita dopo il funerale di Pio XII: «Proprio vero – scrive amons. Vecchi – che chi pensa abitualmente al Paradiso è sempre lieto, etrova in questo pensiero motivo di passare sopra alle miserie umane, e divolgere ogni energia all’esercizio di quelle virtù, di cui Gesù è stato Mae-stro: cioè la mitezza e la umiltà di spirito, di parola, di tratto. Ogni altroprogetto di affermazione personale: scienza, imprese audaci, singolaritàdi procedimenti e di successi, non riesce che ben poco per il di qua: nienteper il di là, per cui si usa un altro sistema di pesi e di misure»; aggiungevasignificativamente che era necessario pregare affinché il successore di PioXII, «chiunque esso sia, non rappresenti una soluzione di continuità, maprogresso nel seguire la giovinezza perenne della santa Chiesa, la cui mis-sione è sempre quella di condurre le anime verso le divine altezze dellaevangelica realizzazione e delle santificazione della vita umana, in vistadell’eterna vita».48

Nulla trapela dei colloqui intervenuti tra Roncalli e gli altri elettori. Sipercepisce però la crescita di tensione nel patriarca di Venezia nel momen-to in cui comprende che si sta seriamente guardando a lui come a un pos-sibile papa. Questo era pure il giudizio maturato da vari diplomatici che sindalla metà degli anni Cinquanta, dal momento cioè in cui papa Pacelli ave-

48 Scritti e discorsi, III, pp. 712-713.

XXII

INTRODUZIONE

va manifestato i primi seri problemi di salute, scrutavano il Sacro Colle-gio per individuare il prossimo pontefice.49 In un certo modo è proprio lastrategia non-decisionale di Pio XII a determinare l’esito dell’elezionepapale del 1958. Al momento della morte del papa i cappelli cardinalizivacanti assommano infatti a 17;50 e Giovanni Battista Montini, l’uomo acui molti guardavano come al futuro pontefice – incluso Roncalli51 –, nonè cardinale, quindi, per una prassi che sarà plausibilmente rispettata, ine-leggibile.52 Anche l’ipotesi di un papa «straniero» – aggettivo che suscital’irritazione di don Primo Mazzolari53 –, perlopiù attagliata sul profilo delcard. Agagianian, sembra aver meno simpatia tra i cardinali di quanto nonne abbia sui rotocalchi: come ha ricordato in una sua lucida analisi l’exconclavista del cardinal Roncalli, il porporato armeno era

considerato più romano che orientale: connotazione, questa, che non piacevaalle comunità orientali presenti a Roma. Messa da parte la candidatura Agagia-nian l’orizzonte si restringeva, tanto più che i non italiani escludevano l’elezionedi un curiale. L’arcivescovo di Firenze Dalla Costa aveva 87 anni, quello diTorino Fossati 82, l’arcivescovo di Bologna Lercaro suscitava perplessità a mo-

49 Su tali sondaggi si vedano A. MELLONI, L’altra Roma. Politica e S. Sede durante il concilioVaticano II (1959-1965), Bologna 2000, p. 33, e Anni di Francia, II, p. VIII.

50 Su questi vuoti ironizza in queste stesse giornate Amintore Fanfani, che accogliendoil ministro degli Esteri spagnolo che gli espone la convinzione che «Franco abbia ancoratempo quattro o cinque anni per far evolvere verso una forma originale di democraziaautoritaria la Spagna» obietta «di non fare come Pio XII che credeva di avere ancora tantotempo per nominare i cardinali», FANFANI, Diario, 20 ottobre 1958, cit.

51 È stato mons. Capovilla a riferire nel 1970 i commenti dell’allora card. Roncalli sumons. Montini: «”Ecco l’Angelino del Battista e di Marianna, l’Angelino della Colombera,divenuto cardinale e patriarca di Venezia per un misterioso disegno di Dio. Adesso non glimancherebbe che il papato, ma questo non è possibile perché il prossimo papa sarà l’arcive-scovo di Milano!”. Conversando con sacerdoti e con persone del laicato aveva spesso ripetuto:“Attendiamo la nomina a cardinale di mons. Montini, perché egli sarà il nuovo papa”. Partendoper il conclave aveva detto mestamente: “Se mons. Montini fosse stato cardinale, senz’altro gliavrei dato il voto. Darlo in queste condizioni mi parrebbe mancanza di riguardo al Sacro Colle-gio e una nota di singolarità non nell’ordine della Provvidenza”»: E. GALAVOTTI, Processo a PapaGiovanni. La causa di canonizzazione di A.G. Roncalli (1965-2000), Bologna 2005, p. 467.

52 Sarà il card. Tisserant, poco dopo l’elezione a papa di Montini nel 1963, a rivelarecome «alla morte di Pio XII, parecchi membri del conclave da cui doveva uscir elettoGiovanni XXIII, avevano manifestato il loro rammarico per il fatto che l’antico sostituto eprosegretario della Segreteria di Stato non fosse stato ancora rivestito della sacra porpora»,E. TISSERANT, Paolo VI. Un Papa per il nostro tempo, Roma 1964, pp. 26-27.

53 Cfr. Il mistero della Chiesa, in «Adesso», 10 (1958)/20, p. 2.

XXIII

INTRODUZIONE

tivo delle sue sperimentazioni pastorali, indubbiamente profetiche, ma per alcu-ni non esenti da riserve. Cardinale vicario di Roma era Clemente Micara di anni81, proveniente dalla diplomazia. L’arcivescovo di Napoli Alfonso Castaldonon era cardinale. Restavano gli arcivescovi di Genova e Palermo: Siri, di anni52 e Ruffini, di 70. Universalmente stimati, li si temeva per il loro carattereautoritario. Prevalse l’immagine di un candidato mite e dialogante. Tornava inauge la figura mitica di Pio X: buono, sant’uomo, pastore, non teologo di pro-fessione né consumato giurista. I cardinali volevano contare di più, intrattenersipiù frequentemente col papa. La scelta doveva conseguentemente compiersi inuna ristretta rosa di nomi. […] Su 51 votanti 18 erano più anziani di Roncalli, 7gli erano coetanei o quasi.54

La scelta ultima del card. Roncalli è però tutt’altro che scontata. Ancheperché nel 1958 non si deve solo eleggere un papa: occorre anche trovareun accordo sul nuovo segretario di Stato e, di conseguenza, sul riassettodella curia: e queste non sono variabili di poco conto. Le pagine d’agendariferiscono degli incontri del patriarca con i cardinali o con i membri deivari dicasteri vaticani, ma tacciono sul contenuto di questi scambi. Anchein questa occorrenza, davvero senza precedenti, Roncalli resta fedele alleregole che s’è sempre dato: nulla trapela del contenuto delle discussioninelle congregazioni cardinalizie, coperto dal segreto; neppure un com-mento sullo scandaloso comportamento dell’archiatra pontificio, che haceduto dietro pagamento un reportage sull’agonia di Pio XII ed è stato pron-tamente licenziato dal Sacro Collegio.

L’approssimarsi delle votazioni altera sensibilmente l’imperturbabilitàdel patriarca di Venezia, che sempre più intravede la possibilità dell’elezio-ne. Il giorno prima dell’ingresso nella Sistina si dice impegnato con i cardi-nali Ottaviani e Pizzardo a «dissipare malintesi dolorosi» che lo riguardano,indipendenti da lui, ma che potrebbero rappresentare l’«occasione» persottrarlo alle «responsabilità pontificali»:55 anch’egli, infine, è entrato a pie-no titolo nella «giostra» conclavaria, capace di creare e disfare candidaturenel volgere di poche ore.56 Roncalli porta con sé l’agenda nel recinto delconclave: ad essa, osservando fedelmente il segreto, confida soprattutto ilproprio stato d’animo di fronte al variare dei voti ricevuti nei vari scrutini

54 Giovanni XXIII. Nel ricordo del segretario Loris F. Capovilla, a cura di M. Roncalli, CiniselloBalsamo 1994, pp. 450-451.

55 Cfr. infra, appunti del 24 ottobre 1958.56 Cfr. A. MELLONI, Il conclave. Storia dell’elezione del Papa, Bologna 2005.

XXIV

INTRODUZIONE

che si susseguono dal 26 al 28 ottobre. C’è spazio anche per la veraceirritazione provata di fronte all’esito imprevisto di alcune votazioni ovve-ro per l’attitudine di alcuni porporati, che forse hanno disatteso impegnio promesse di alcuni giorni prima.

In giornate che danno le vertigini il patriarca essenzializza l’intero suopercorso biografico e spirituale nel continuo rimando al Pater noster. Acco-glie con grande naturalezza l’elezione da parte dei cardinali e nel modo incui la racconta sull’agenda – curiosamente scrive di essere stato «nomina-to» papa – si coglie una volta di più l’attitudine profonda di un cristiano edi un vescovo che poneva anche questo evento, certo straordinario, insemplice sequenza alle tante obbedienze che la vita gli aveva messo difronte.

* * *

In questa sede sono editi criticamente gli ultimi tre anni (1956-1958)delle agende redatte da Angelo Giuseppe Roncalli durante il suo episcopa-to veneziano. Gli appunti per l’anno 1958 vengono pubblicati per la porzio-ne che va sino al 28 ottobre 1958, giorno dell’elezione al papato; la partesuccessiva è stata edita in Pater amabilis. Roncalli ha compilato le sue notesu normali agende commerciali: nel 1956 impiega un’«Agenda» recantesul frontespizio un timbro circolare e un numero scritto a mano («Cart. A.Testolini, Venezia, 650») di formato 14 x 21 cm; nel 1957 impiegaun’«Agenda» recante sul frontespizio un timbro circolare e un numero scrittoa mano («Cart. A. Testolini, Venezia, 680») di formato 13,5 x 21,5 cm; nel1958 impiega un’«Agenda» di formato 14,5 x 21,5 cm. Di questi documentisi conserva una doppia serie di fotocopie integrali presso l’Archivio dellaFondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna: di essi,era stata realizzata una prima trascrizione integrale per la Biografia documen-tata approntata per la causa di canonizzazione di Giovanni XXIII.57

Viene premessa a ciascun anno una breve introduzione che illustra glieventi principali intercorsi oggetto delle annotazioni e che fornisce alcunidati di contesto: tutte le citazioni impiegate in tali introduzioni fanno riferi-mento al testo delle agende del rispettivo anno o alla relativa annotazionecritica a piè di pagina. Per i rinvii interni (infra, supra) al volume si è adopera-

57 Cfr. ROMANA BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS SERVI DEI IOANNIS PAPAE XXIII, SUMMIPONTIFICIS (1881-1963), Biografia documentata, a cura di G. Alberigo e A. Melloni, Pars III, Roma1995, pp. 2267-2664.

XXV

INTRODUZIONE

ta la seguente distinzione: con il termine «appunti» si fa riferimento al testodell’agenda compilato da Roncalli; con l’espressione «annotazioni al» se-guita da una data si fa riferimento alle note critiche a piè di pagina deltesto.

Dovendo procedere a un’edizione critica si è cercato di realizzareuna riproduzione il più fedele possibile all’originale: le parole abbrevia-te vengono in molti casi completate con le porzioni mancanti messe traparentesi quadre; le cancellature vengono riprodotte tra due parentesiquadre ([[ ]]), a meno che non si tratti di refusi immediatamente correttidall’autore (per lo più poche lettere che segnalano il ripensamento sul-l’uso di un determinato vocabolo); non sono state invece trascritte leparole ripetute così come le cancellature relative a ripetizioni di cui si èreso conto lo stesso autore. Viene rispettata la maiuscolatura e minu-scolatura originaria, così come il rinvio a capo e la divisione in paragra-fi. È stata mantenuta la grafia di alcune parole, derivata da desuetudinio lombardismi che Roncalli conserva inalterati nel corso dei decenni(«capella», «capellano», «capuccini», «chiacchera», «chiaccherata», «comis-sione», «commodo», «communicare», «communicazione», «cosidetto», «dac-cordo», «intelettuale», «Lazaro», «matutino», «mezzora», «musaico», «ne-pote», «notajo», «obligare», «omai», «omilia», «parocchia», «publica», «pu-blicare», «publicazione», «publicità», «publico», «Republica», «sabbato»,«secreteria», «secretario», «secreto», «sopratutto»; e poi «fù» anziché «fu»,«po» anziché «po’»). Le parole sottolineate sono rese in corsivo; un se-gno esclamativo posto in apice (!) segnala i «sic!».

Talora la grafia di alcuni termini è risultata di dubbia interpretazio-ne o indecifrabile: il primo caso è segnalato da un asterisco posto accan-to al vocabolo (*); il secondo da una «x» posta tra parentesi quadre ([x]).In alcuni casi Roncalli ha lasciato degli spazi bianchi da integrare successi-vamente, perlopiù con nominativi: quando non è stato possibile colma-re queste lacune, esse sono state segnalate con due parentesi quadre ([ ]).Tra i segni < > vengono riprodotte: le inserzioni interlineari; le parolescritte sotto il margine alto della pagina come pro-memoria per appun-tamenti o incontri; le righe compilate lungo il bordo laterale della pagi-na quando quest’ultima è già stata interamente riempita. Con il segno ?si indica l’impiego da parte dell’autore, per le note di una giornata, dellapagina d’agenda del giorno dopo. L’assenza di accenti ed apostrofi vie-ne colmata con l’impiego di un apposito segno grafico ( ´ ).

È stata conservata la punteggiatura originaria impiegata da Roncalli: sitenga presente la peculiarità del frequente impiego da parte del patriarcadei due punti, spesso con il valore correntemente attribuito all’utilizzo del

XXVI

INTRODUZIONE

punto e virgola; in varie occasioni la punteggiatura risulta mancante: inquesto caso si è inserito tra parentesi quadre il segno di interpunzionegiudicato più corretto o conforme alla prassi dell’autore. Si è scelto di inse-rire direttamente nel testo, tra parentesi quadre, il riferimento ai passi dellaBibbia58 o dell’Imitazione di Cristo (IC) citati da Roncalli; sempre tra parente-si quadre, sulla stessa riga della data, viene inserito il riferimento alla festaliturgica del giorno, nel caso in cui la sua indicazione possa essere di aiutoper una migliore comprensione del senso delle note stese dal patriarca.59

La struttura originaria della fonte viene mantenuta con una sola eccezione:le frasi, gli indirizzi, le citazioni compilate da Roncalli nelle pagine d’aper-tura dell’agenda vengono tutte riprodotte in coda all’anno, insieme alle even-tuali note spese o ai riepiloghi di appuntamenti: in ogni caso viene segnala-ta la loro collocazione originaria.

Per favorire la leggibilità del testo si è preferito procedere alla unifor-mazione e correzione di alcuni dei nomi più citati da Roncalli; la grafiacorretta dei nomi di personaggi meno citati, di personaggi stranieri cosìcome di luoghi viene invece segnalata con un rimando a piè di pagina. Inalcuni casi si è ritenuto opportuno inserire tra parentesi quadre il cognomedi persone menzionate dal patriarca solo con il nome o con la qualifica (es.:Loris [Capovilla], Guido [Gusso], l’ausiliare [Gianfranceschi/Olivotti], ilvicario [Macacek/Olivotti]). Per i più importanti personaggi citati si dan-no in nota a piè di pagina – generalmente nella prima occorrenza o nellaprima circostanza significativa – alcuni riferimenti biografici. Si è proce-duto pure all’uniformazione grafica di alcune abbreviazioni frequentementeimpiegate («can.co», «Dñe», «Dñi», «Dñus», «mgr.», «sigr.», «sig.ra») e alloscioglimento di altre («conte» anziché «co.»).

Nella citazione degli interventi roncalliani si è optato per la versionepubblicata sul Bollettino diocesano, fonte ufficiale per gli atti del patriarca;in subordine a questa si è fatto ricorso alla raccolta degli Scritti e discorsi,pubblicata nel corso del pontificato di Giovanni XXIII, che riprende –talora con variazioni editoriali – gli interventi e gli scritti roncalliani, inte-grandoli con altri apparsi sul settimanale diocesano «La Voce di San Mar-

58 Per il testo biblico ho fatto ricorso a Bibliorum Sacrorum iuxta Vulgatam Clementinam, Novaeditio, curavit Aloisius Gramatica, Città del Vaticano 1959; le abbreviazioni bibliche adottatesono quelle d’uso in lingua italiana.

59 Si è scelto di indicare le feste liturgiche non secondo la dizione latina datane dalMissale o dal Breviarium, bensì secondo la traduzione italiana – debitamente aggiornata allevariazioni dei decenni successivi – che ne viene offerta in Messale Romano Latino-Italiano, connote storico-liturgiche, a cura di E. Battisti o.s.b., Torino-Roma 19334.

XXVII

INTRODUZIONE

co» o con testi sino a quel momento inediti. Per ciò che concerne il riferi-mento ad alcuni testi liturgici ed orazioni si è tendenzialmente fatto riferi-mento al Breviario e al Rituale.

Si precisa infine che in alcuni casi, per la delicatezza delle vicende cheli coinvolgevano, si è reputato opportuno omettere alcuni nominativi dipersone o di luoghi che potevano ricondurre ad esse. Nonostante gli sfor-zi compiuti, in alcuni casi non è stato possibile rintracciare alcune dellefonti citate dal patriarca o definire con maggiore dettaglio l’identità deisuoi interlocutori o l’oggetto di alcuni colloqui.

Concludendo l’edizione di questo secondo tomo dell’agenda roncalliana venezia-na desidero ricapitolare ed esprimere i sentimenti della mia gratitudine verso tutti coloroche, collaborando all’équipe per l’Edizione Nazionale dei Diari di A.G. Roncalli/Giovanni XXIII, fornendomi informazioni e materali bibliografici o archivistici, ri-leggendo le pagine del mio lavoro o correggendone le sviste hanno arricchito il mio lavo-ro; se questo è il risultato è anche un po’ colpa o merito loro: † Giuseppe Alberigo,Nicola Apano, Giuseppe Battelli, Paolo Bernardini, Giacomo Bettini, Lucia Buttu-rini, Rita Capiluppi, Corrado Corghi, Massimo Faggioli, Valeria Martano, Simo-na Merlo, Alberto Melloni, don Riccardo Pane, don Giordano Remondi, ValerioRoccucci, Silvia Scatena, Paolo Trionfini, Mauro Velati e Giovanni Vian. Rinnovoaltresì il mio ringraziamento a mons. Loris Francesco Capovilla, testimone direttononché primo storico della vicenda di A.G. Roncalli/Giovanni XXIII, che ha pa-zientemente risposto a tutte le mie numerose domande, e a Gianstefano Riva, insupera-bile «peritus» bergomense. Grazie anche a Paolo Albertazzi, che ha curato con grandeperizia tecnica e con ancora più grande coinvolgimento personale l’editing, coadiuvatoda Mila Fumini. Ringrazio sentitamente il cardinale Angelo Scola, patriarca di Ve-nezia, che ha accolto con simpatia e sollecitudine questo progetto editoriale, consenten-domi anche l’accesso all’Archivio Storico del Patriarcato: qui sono stato assistito nelmigliore dei modi immaginabili da mons. Gianni Bernardi, Manuela Barausse, Lau-ra Levantino e Davide Trivellato.

Desidero infine dedicare il mio impegno editoriale a due persone che hanno ac-compagnato le tante ore del mio lavoro più di quanto io qui non sia capace di esprimere:† Rino Galavotti e mio figlio Giorgio.

Bologna, 18 aprile 2008Enrico Galavotti

XXVIII

INTRODUZIONE

XXIX

INTRODUZIONEAbbreviazioni e segni convenzionali

I) Archivi

ACS Archivio Centrale dello Stato (Roma)AR Archivio Roncalli (Camaitino), Istituto per le scien-

ze religiose (Bologna)AR/Int Integrazioni all’Archivio Roncalli, Istituto per le

scienze religiose (Bologna)AR/ISR Archivio Roncalli-Carte ISR, Istituto per le scien-

ze religiose (Bologna)AR/FSSD Fondo Scritti del Servo di Dio Giovanni XXIII,

Postulazione Generale dell’Ordine dei Frati Mino-ri (Roma); in copia presso l’Istituto per le scienzereligiose (Bologna)

ASPV Archivio Storico del Patriarcato di Venezia

II) Fonti e strumenti

Anni di Francia A.G. RONCALLI-GIOVANNI XXIII, Anni di Francia.Agende del nunzio, ed. critica e annotazione a cura diÉ. Fouilloux, I: 1945-1948, Bologna 2004; II: 1949-1953, Bologna 2006

«Bollettino» «Bollettino Diocesano del Patriarcato di Venezia»(dal gennaio 1958 «Rivista Diocesana del Patriar-cato di Venezia»)

Breviarium Breviarium Romanum ex Decreto Sacrosancti ConciliiTridentini restitutum S. Pii V Pontificis Maximi jussueditum aliorumque Pontificum cura recognitum

XXX

INTRODUZIONE

DMC Discorsi, Messaggi, Colloqui del Santo Padre GiovanniXXIII, 5 voll., Città del Vaticano 1960-1964

Familiari GIOVANNI XXIII, Lettere ai familiari 1901-1962, a curadi L.F. Capovilla, 2 voll., Roma 1968

GdA A.G. RONCALLI-GIOVANNI XXIII, Il Giornale dell’A-nima. Soliloqui, note e diari spirituali, ed. critica e anno-tazione a cura di A. Melloni, Bologna 2003

IC De Imitatione ChristiLiber Vitae Liber Vitae. Presbiteri, vescovi e patriarchi della chiesa di

Venezia defunti nel XX secolo, a cura di M. Ronzini,Venezia 2000

Missale Missale Romanum ex Decreto Sacrosancti Concilii Triden-tini restitutum Summorum Pontificum cura recognitum

Nelle mani di Dio A.G. RONCALLI-GIOVANNI XXIII, Nelle mani di Dioa servizio dell’uomo. I diari della giovinezza e della primamaturità, 1905-1925, ed. critica e annotazione a curadi L. Butturini, in corso di stampa

Pace e Vangelo A.G. RONCALLI-GIOVANNI XXIII, Pace e Vangelo.Agende del patriarca, ed. critica e annotazione a curadi E. Galavotti, I: 1953-1955, Bologna 2008

Pater amabilis A.G. RONCALLI-GIOVANNI XXIII, Pater amabilis. A-gende del pontefice, 1958-1963, ed. critica e annotazio-ne a cura di M. Velati, Bologna 2007

PG Patrologiae cursus completus, Series Graeca, a cura di J.-P.Migne, 161 voll., Parigi 1857-1866

PL Patrologiae cursus completus, Series Latina, a cura di J.-P.Migne, 221 voll., Parigi 1844-1855

Rituale Rituale Romanum Pauli V Pontificis Maximi jussu edi-tum, aliorumque Pontificum cura recognitum

Scritti e discorsi ANGELO GIUSEPPE CARD. RONCALLI, PATRIARCA DIVENEZIA, Scritti e discorsi, 4 voll., Roma 1959-1962

Vita in Oriente A.G. RONCALLI-GIOVANNI XXIII, La mia vita in O-riente. Agende del delegato apostolico, ed. critica e annota-zione a cura di V. Martano, I: 1935-1939, Bologna2006, II: 1940-1944, in stampa

ABBREVIAZIONI E SEGNI CONVENZIONALI

XXXI

INTRODUZIONE

III) Segni diacritici

* termine di dubbia interpretazione[...] integrazioni del curatore[[ ]] testo cancellato dall’autore[[x]] cancellatura indecifrabile[ ] termine mancante / spazio lasciato vuoto dall’autore[x] testo indecifrabile< > inserzione interlineare o a bordo pagina dell’autore! sic!? testo che prosegue nella pagina successiva alla data indicata´ accento o apostrofo mancanteb. bustads dattiloscrittof. fascicoloms manoscritto

ABBREVIAZIONI E SEGNI CONVENZIONALI

XXXIII

INTRODUZIONEIl patriarcato di Venezia

Al 28 ottobre 1958 la diocesi di Venezia è strutturata in 8 vicariatiurbani, composti da 40 parrocchie, e 12 vicariati foranei, composti da 65parrocchie e 9 curazie.

I. Vicariati urbani

I/1. VICARIATO DI SAN MARCOParrocchie: S. Luca Evangelista; S. Marco Evangelista; S. Maria del Gi-

glio (S. Maria Zobenigo); Ss.mo Salvatore (S. Salvador); S. Stefano Proto-martire.

I/2. VICARIATO DI CASTELLO-SAN PIETROParrocchie: S. Pietro Apostolo; S. Elena Imperatrice; S. Francesco di

Paola; S. Giuseppe di Castello; S. Martino Vescovo.

I/3. VICARIATO DI CASTELLO-BRAGORAParrocchie: S. Gio Batta in Bragora; S. Francesco della Vigna; SS. Gio-

vanni e Paolo (S. Zanipolo); S. Maria Formosa; SS. Zaccaria ed Atanasio.

I/4. VICARIATO DI CANNAREGIO-S. FELICEParrocchie: S. Felice di Nola; SS. Apostoli (SS. XII Apostoli); S. Canciano

(SS. Canziano, Canzio e Canzianilla); Madonna dell’Orto (S. Cristoforo).

I/5: VICARIATO DI CANNAREGIO-S. MARCUOLAParrocchie: S. Marcuola (SS. Ermagora e Fortunato Martiri); S. Alvise

Vescovo; S. Geremia (SS. Geremia Profeta e Lucia Vergine e Martire); S.Giobbe Profeta; S. Girolamo Confessore e Dottore.

XXXIV

INTRODUZIONEIL PATRIARCATO DI VENEZIA

I/6: VICARIATO DI DORSODUROParrocchie: Carmini (S. Maria del Carmelo); Gesuati (S. Maria del Rosa-

rio); S. Eufemia (alla Giudecca); S. Nicolò de’ Mendicoli; S. Raffaele Arcan-gelo; Ss.mo Redentore (alla Giudecca); S. Trovaso (SS. Gervasio e ProtasioMartiri).

I/7: VICARIATO DI SANTA CROCEParrocchie: S. Giacomo dall’Orio; S. Pantalon (S. Pantaleone Martire);

S. Simeone Profeta (S. Simon Grande); S. Stae (S. Eustacchio Martire);Tolentini (S. Nicola da Tolentino).

I/8: VICARIATO DI SAN POLOParrocchie: S. Polo (S. Paolo Apostolo); S. Cassiano Martire; Frari (S.

Maria Gloriosa dei Frari); S. Silvestro Papa.

II. Vicariati foranei

II/1: VICARIATO DI CAORLEParrocchie: S. Stefano Protomartire di Caorle; Regina Pacis di Castello

di Lugugnana; S. Maria della Mercede di Marango; Ss.ma Resurrezione diCa’ Cottoni.

Curazie: S. Bartolomeo Ap. di Brussa; S. Gaetano da Thiene di Caorle;S. Giovanni Battista di Ca’ Corniani.

II/2: VICARIATO DI TORCELLOParrocchie: S. Maria Assunta di Torcello; S. Maria della Neve di Lio

Piccolo; S. Maria Elisabetta di Cavallino; S. Martino Vescovo di Burano;SS. Pietro Ap. e Caterina Verg. di Mazzorbo; SS.ma Trinità di Treporti.

Curazie: Sacro Cuore di Gesù (Ca’ Vio/Settecasoni).

II/3: VICARIATO DI MURANOParrocchie: S. Erasmo; SS. Maria, Donato e Cipriano; S. Pietro Martire.

II/4: VICARIATO DI GAMBARAREParrocchie: S. Gio Batta di Gambarare; S. Ilario Vescovo di Malcontenta;

S. Marco Evangelista di Mira/Porte; S. Maria Assunta di Borbiago; S. MariaMaddalena di Oriago; S. Nicolò Vescovo di Mira/Taglio; S. Pietro in Bo-sco; S. Teonisto Martire e Agostino Vescovo di Marano Veneziano.

Curazie: S. Cuore di Gesù (Ca’ Sabbioni).

XXXV

INTRODUZIONE

II/5: VICARIATO DI MESTREParrocchie: S. Lorenzo Martire; Cuore Immacolato di Maria di Alto-

bello/Madonna Pellegrina; S. Giuseppe Sposo della B.V. Maria; S. Mariadi Lourdes; S. Rita da Cascia.

Curazie: S. Antonio di Padova; S. Barbara Vergine e Martire.

II/6. VICARIATO DI JESOLOParrocchie: S. Giovanni Battista di Jesolo; S. Cuore di Gesù di Lido di

Jesolo; S. Giuseppe Artigiano di Cortellazzo; S. Maria Assunta di Passarelladi Sotto; S. Maria Ausiliatrice di Lido di Jesolo.

II/7: VICARIATO DI ERACLEAParrocchie: S. Maria Concetta di Eraclea; Gesù Buon Pastore di Val

Casoni; S. Gabriele dell’Addolorata di Ca’ Turcata; Madonna del Carmelodi Cittanova; S. Ferdinando di Revedoli di Torre di Fine; S. GiovanniBosco di Ponte Crepaldo; S. Tiziano Vescovo di Stretti di Eraclea.

II/8: VICARIATO DI ALTINOParrocchie: S. Eliodoro Vescovo di Altino; S. Caterina Vergine e Marti-

re di Ca’ Noghera (o Val Paliaga); S. Magno Vescovo di Portegrandi; S.Michele di Quarto d’Altino.

II/9: VICARIATO DI MALAMOCCOParrocchie: S. Maria Assunta di Malamocco; S. Antonio del Lido; S.

Maria della Salute agli Alberoni; S. Maria Elisabetta di Lido; S. Nicolò delLido.

Curazie: S. Ignazio di Loyola (Ca’ Bianca).

II/10: VICARIATO DI CARPENEDOParrocchie: SS. Gervasio e Protasio Martiri di Carpenedo; B.V. Addolo-

rata di Mestre; B.V. del Carmelo alla Favorita; Natività di Maria di Dese;S. Andrea Apostolo di Favaro Veneto; S. Maria Assunta di Tessera; S.Maria della Pace di Bissuola; SS. Benedetto Ab. e S. Martino di Campalto.

Curazie autonome: Ss.ma Trinità di Terraglio (Villaggio Sartori).

II/11: VICARIATO DI CHIRIGNAGOParrocchie: S. Giorgio Martire di Chirignago; Madonna della Salute di

Catene di Chirignago; S. Maria Ausiliatrice di Gazzera; S. Maria del Suffragiodi Asseggiano; S. Maria Imm. e S. Vigilio Vesc. di Zelarino; S. Pietro Apo-stolo di Trivignano.

IL PATRIARCATO DI VENEZIA

XXXVI

INTRODUZIONE

II/12: VICARIATO DI MARGHERAParrocchie: Gesù Lavoratore; S. Antonio di Padova; S. Michele Arcange-

lo; S. Pio X Papa.

IL PATRIARCATO DI VENEZIA

1956

3

19561956

«Ciò che più vale nella vita ecclesiastica: bibere calicem patientae»

Non si può davvero dire che il 1956 sia un anno come tutti gli altri: senon lo è in senso lato per vicende che scuotono il panorama internaziona-le (il Rapporto segreto di Chruscev al XX Congresso del PCUS, la crisi diSuez, i fatti di Polonia e d’Ungheria), non lo è neppure per il card. Roncal-li a Venezia. Significativamente è l’anno in cui il patriarca spende in modoparticolare nelle sue pagine d’agenda parole come mitezza e pazienza, ele-vandole a virtù indispensabili per il governo della diocesi in una fase piut-tosto turbolenta. Eppure l’anno si apre all’insegna della particolare soddi-sfazione del vescovo per lo svolgimento delle celebrazioni per il V cente-nario della morte di s. Lorenzo Giustiniani. Sin dal suo ingresso in Lagunatre anni prima, Roncalli aveva colto ogni occasione utile per richiamarel’attenzione dei veneziani sulla figura e l’opera di questo santo. Aveva intui-to infatti con disappunto come la memoria del protopatriarca fosse or-mai offuscata e aveva deciso di darsi l’impegno di restituire ai venezianiquesto tesoro spirituale attraverso conferenze, celebrazioni, pubblicazio-ni e sollecitando su questo anche l’attenzione dell’intero episcopato italia-no. All’aprirsi del ’56 indica così che il «pensiero predominante [...] è sem-pre S. Lorenzo Giustiniani. Penso a lui, parlo di lui e lo prego perché miconservi il fervore per questo studio raccomandato, seguito e bene pene-trato in diocesi della sua dottrina. È necessario che S. Lorenzo diventiveramente come di casa per il clero e per il popolo Veneziano». Il culmendi questa operazione di recupero giunge proprio nel 1956. Il patriarcadecide infatti di dedicare la sua tradizionale lettera pastorale quaresimaleal tema «La Sacra Scrittura e S. Lorenzo Giustiniani». L’iniziativa rivela unavolta di più la profonda intrinsichezza del patriarca Roncalli al testo bibli-co e l’importanza che egli vi assegna per la pienezza della vita cristiana edel ministero episcopale: «insegnare la S. Scrittura, particolarmente il Van-gelo al popolo, rendere questi figlioli commessi alle nostre cure familiarial Libro Sacro – scrive nella lettera –, è come l’alpha delle attività di un

4

1956

vescovo e dei suoi sacerdoti». L’iniziativa di Roncalli è significativa pureper lo sforzo che essa gli richiede: quasi come uno studente di teologia delSeminario che si prepara ad un esame, Roncalli indaga il pensiero dei pa-dri (Ambrogio, Agostino, Efrem il Siro, Gregorio Magno) sul testo bibli-co; decide poi di limitarsi alle opere del protopatriarca rimarcandone tut-to ciò che evidenziava la sua attenzione alle Scritture: «La Bibbia – scrive-rà Roncalli nella pastorale – è in S. Lorenzo Giustiniani come il grano difrumento raccolto dai campi, battuto, impastato, messo al fuoco, e fattopane: pane dell’intelletto e pane saporoso del cuore». Nel 1956 viene an-che applicata per la prima volta la riforma dei riti della Settimana Santavoluta da Pio XII: Roncalli se ne fa in prima persona illustratore e necoglie il nucleo nella necessità di un «passaggio dal simbolo alla realtàrivissuta» e della messa in secondo piano delle «devozioni extraliturgi-che». Attento com’è sempre stato alla dimensione celebrativa, Roncallicoglie pure alcune smagliature e della veglia pasquale del Sabato santoosserva che «restano alcuni vuoti e silenzi: e occorrerebbe maggior unitànella successione delle varie fasi del molteplice rito».

Sono anzitutto le questioni di «ordinaria amministrazione» della dioce-si ad esigere dal patriarca una particolare pazienza. Giunge infatti a matura-zione la definitiva decisione di riportare la sede del Seminario minore incittà. Roncalli s’era dato un tempo sufficientemente ampio di valutare i proe i contro della sede di Fietta, scelta dal predecessore Agostini. Deliberan-do infine il ritorno della struttura in Laguna, sceglie di collocarla esatta-mente accanto alla sede del Seminario maggiore. Si pone però il problemadi acquisire dal demanio i locali necessari e la cosa si rivelerà meno sem-plice del previsto. Pazienza viene richiesta anche nei rapporti con il clero ei fedeli veneziani. Anzitutto con l’ausiliare, la cui sollecitudine crea occa-sionalmente qualche disguido. Nel corso delle sue visite alle parrocchie ilpatriarca lamenta poi l’esiguità del numero dei partecipanti ed è estrema-mente esigente nel richiamare il clero alle proprie responsabilità, parti-colarmente nella cura della predicazione: «Eh! – scrive dopo aver ascolta-to una predica – noi siamo alle solite quanto a semplicità, a chiarezza difrasi e di forme che vanno al cuore. Gli oratori devono dimenticare sestessi e parlare non in tono di marcia, ma di conversazione placida e sua-dente». È anche irritato da quei particolarismi devozionali, così facili dariscontrare negli ordini religiosi e nelle congregazioni, che finiscono perdepauperare la ricchezza della tradizione ecclesiale: e dopo un incontrocon i salesiani appunta: «Ma tutto don Bosco che io pur amo tanto e nien-t’altro che don Bosco: è un imboscamento che finisce per stancare». Per sépredilige un registro piano, attento alle esigenze del suo multiforme udi-

5

1956

torio: «Meglio dire all’evangelica – scrive – che leggere da professori». Lapazienza è necessaria anche per elaborare una nuova attitudine della curiaveneziana rispetto alla Biennale d’arte, da sempre oggetto delle censureecclesiastiche. Roncalli vi si reca finalmente in visita e pur mantenendo ungiudizio globalmente negativo («un vero ospedale dell’arte e degli artisti»)decide di partecipare alla Biennale del 1958 con un padiglione di arte sa-cra. Il patriarca reputa questo «un gran passo ben riuscito per noi: è ilcriterio della presenza della Chiesa piuttosto che del frustino».

Ma sono soprattutto le vicende politiche ad imporgli la «virtù» dellapazienza. Il 1956 è anno di elezioni amministrative e la preoccupazionedel s. Uffizio per l’azione politica dispiegata da Dorigo induce il patriarcaa intervenire ripetutamente presso i notabili locali della D.C. per rimarca-re l’opposizione della curia veneziana e della s. Sede ad ogni possibileapertura ai socialisti. A Venezia la questione è particolarmente reale edattuale. Roncalli non ritiene di dover elaborare al riguardo un pensieroproprio, limitandosi a riecheggiare la tradizionale posizione del magistero etentando di declinarla soprattutto come un invito alla riflessione. Assu-mendo schemi tipici dell’episcopato italiano in questa congiuntura, de-plora il «laicismo» che ispirerebbe coloro che spingono per l’apertura;ribadisce la piena legittimità per l’autorità ecclesiastica di intervenire «inquella parte in cui il temporale deve pure subire la legge di Dio, e dellamoralità cristiana»; critica infine – rivelando ciò che pensa di coloro aiquali l’apertura è rivolta – «l’animosità classista che divide, contrapponeelementi che sono fatti invero per completarsi nelle ragioni della giustiziae della carità: e invece – conclude – ci si perde per via, e si fa torto alVangelo nell’atto stesso di volerlo applicare». Il patriarca è fermo nel di-chiarare la necessità di attenersi alla «disciplina» – altro termine largamen-te speso nelle sue note – senza eccezioni («circa la distensione. Stare con laChiesa e basta»): e vi si sottopone lui per primo votando la lista della D.C.che contiene anche il nome di Dorigo. Per il resto fa capire che per luiesistono responsabilità e competenze ben delimitate, tanto per la gerar-chia che per la classe politica, e che con l’enunciazione degli «indirizzi eincoraggiamenti» egli ritiene esaurito il proprio compito. Non mette pa-rola nella formazione delle liste elettorali se non quando viene interpellatodai maggiorenti democristiani (e anche in questo caso senza porre veti);significativamente, nel culmine della campagna elettorale, mentre il cleroè solitamente più impegnato che mai nell’attività propagandistica a favoredel partito cattolico, compie un pellegrinaggio a Fatima, per le celebrazionidel XXV anniversario della consacrazione del Portogallo alla Madonna:vi si reca a tutti gli effetti come legato del papa, ma questo non gli rispar-

6

1956

mierà il rabbuffo del sostituto Dell’Acqua, che riteneva inopportuno l’al-lontamento dalla sede in un momento così delicato. Neppure le elezionipongono fine agli impegni politici del patriarca: la successiva formazionedi una giunta con il voto determinante del P.S.I. lo costringe infatti a rin-novare con un documento (Richiami e incitamenti) la condanna dell’apertu-ra a sinistra. Roncalli sa che si tratta di un passo obbligato se non vuoleche altri intervengano a suo nome e, quasi a futura memoria, annota: «gra-zie a Dio non posso essere rimproverato di aver taciuto». Scrivendo iRichiami intende rivolgersi specificamente alla realtà veneziana: resta per-ciò colpito dalle reazioni, in stragrande maggioranza positive, che da ogniparte d’Italia giungono al suo documento. Tutto ciò interviene nel climadella contrapposizione ideologica dei blocchi costruiti intorno all’UnioneSovietica e agli Stati Uniti che proprio nel corso del 1956 subisce un’ulte-riore scossa: le tensioni che percorrono la Polonia così come l’invasionedell’Ungheria caricano il clima politico di nuove preoccupazioni, che siriverberano anche a Venezia, città destinata ad accogliere centinaia di pro-fughi ungheresi.

Il 1956 è anche anno di lutti e preoccupazioni di carattere più persona-le. Dopo una lunga malattia viene a mancare il fratello Giovanni. Muoionopure mons. Costantini, amico dai tempi del Seminario Romano e il vesco-vo di Treviso mons. Mantiero. Si tratta di eventi che intensificano nel pa-triarca la riflessione sul senso ultimo della sua missione pastorale: nel gior-no dei funerali del vescovo di Treviso esalta così «la grande carità che fù lavirtù più distinta del defunto, e che incide il suo elogio nei secoli. Che cosavale tutto il resto?». Anche il segretario del patriarca, don Loris Capovilla,accusa seri malanni che lo tengono per alcune settimane distante dalla se-greteria: è l’occasione per il patriarca per mettere ancora più a fuoco l’im-portanza del lavoro di questo suo stretto collaboratore («che il Signore loguarisca e me lo conservi»). Le fatiche di questo anno davvero intenso sifanno certamente sentire per l’anziano porporato di Sotto il Monte. Peruna volta, complici certamente i più recenti fatti d’oltrecortina pesante-mente stigmatizzati dal papa – tre encicliche in una settimana –, nelle pagi-ne d’agenda traspare anche un senso di cupezza e di preoccupazione per ilfuturo: «nubi grosse si addensano sull’orizzonte: nubi minacciose di guerra.Libera nos Dñe».

7

1956

+ Angelo Gius. card. Roncallipatriarca di Venezia

1956

1 gennaio, domenicaSit nomen Dñi benedictum. Assistenza in piviale a S. Marco alla Messa di

mgr. Macacek:1 senza discorsi. Grande ricevimento della Azione Cattolicain salone Pio X.2

Parlammo prof. Bacchion ed io.3 Compiacim[ento,] incoragg[iamento]e augurio. Ricordato S. Lorenzo [Giustiniani] e suo spirito:4 ammonimentidell’Ep[iscopato] Triveneto circa la distensione. Stare con la Chiesa e ba-sta.5 Veramente gradevole e entusiastico incontro che da´ fiducia e letizia.

1 Erminio Macacek (1881-1957), ordinato sacerdote dal card. Cavallari nel 1903, avevasvolto il ministero come cooperatore a S. Cassiano e S. Fosca; nel 1910 era stato nominatoparroco di Treporti e nel 1917 di S. Marcuola. Dal 1937 era canonico residenziale di S.Marco ed era stato successivamente nominato vicario generale da mons. Agostini; era statoriconfermato nell’incarico dal card. Roncalli, cfr. Liber Vitae, p. 120.

2 «A mezzogiorno riceve gli auguri di Capodanno dell’A.C. cittadina», Diario, in «Bolletti-no», 47 (1956)/1, p. 47.

3 Eugenio Bacchion (1899-1976) era il presidente della giunta diocesana di A.C.4 Nel 1956 cadeva il V centenario della morte del protopatriarca s. Lorenzo Giustiniani e

Roncalli, sin dal settembre 1955, aveva avviato un intenso programma di celebrazioni «conrievocazioni di carattere storico, per mettere in piena luce, e nella cornice del tempo che fu suo, lafisionomia di questo Santo, meritatamente celebrato come perfetto monaco: scrittore di opereascetiche: pastore insigne delle anime: antesignano del Concilio di Trento: cittadino tra i piùillustri di Venezia: chiamato inoltre difensore e sostegno, ed onore della patria»: «Bollettino», 46(1955)/11-12, p. 415; sull’insieme delle iniziative poste in essere per tale centenario si veda SanLorenzo Giustiniani protopatriarca di Venezia nel V centenario della morte, 1456-1956, Venezia 1959.

5 Il 27 maggio successivo si sarebbero tenute le elezioni amministrative e a Venezia comein altre zone del Veneto c’era particolare fermento all’interno della D.C., dove si fronteggiavano

8

1956

Trattenni a colazione due buone speranze della diocesi: il sac. Napole-one Barbato, e il chierico Giorgio Fedalto ambedue studenti a Roma.6 Asera grande funzione propiziatrice di bene al nuovo Anno in S. Marco.Parlai del nome di Gesù: Nomen sanguinis, pacis, et gloriae.7

i sostenitori della necessità di un’apertura ai socialisti e coloro che, uniformandosi alle reiterateindicazioni della gerarchia ecclesiastica, vi si opponevano recisamente. Già nel Messaggio Natali-zio del 14 dicembre 1955, il patriarca aveva precisato con nettezza la posizione che l’elettoratocattolico avrebbe dovuto mantenere: «È venuta dunque l’ora di finirla con questo trastullo divane parole di distensione, di apertura, di compromessi con chi è noto o si professa apertamen-te amico di chi, inteso alla distruzione dell’ordine sociale cristiano, conduce ad occhi aperti allaesaltazione e attuazione pratica di altre dottrine, che esercitano o tollerano, in forme sfacciate etremende, la violenza ed il terrore, per cui tanto sangue e tante lagrime di oppressi affliggono laterra. Attenti, attenti, figliuoli. Certe parole annunzianti nella distensione il toccasana dei malipresenti non sono invece che un ritrovato per addormentare le coscienze e portare confusione,deviazione e rovina»: «Bollettino», 47 (1956)/1, p. 5; sulla laboriosa stesura di questo testo e suisuoi effetti si veda Pace e Vangelo, I, pp. 645-647.

6 Napoleone Barbato, nato nel 1926, era stato ordinato sacerdote nel 1949; nel 1958conseguirà la laurea in S. Teologia. Giorgio Fedalto, nato nel 1930, era stato inviato da Roncallial Collegio Capranica di Roma. Verrà ordinato sacerdote nel 1958 e si specializzerà in Storiaecclesiastica e Patristica.

7 «A S. Marco – 1 gennaio 1956 / Buon anno. L’anno scorso parlai di Gesù, flos di Mariaa segno ed auspicio. Quest’anno pronunzio il nome di Gesù. Nomen sanguinis – dunqueapprendere la dottrina del sacrificio e applicarla alla vita. Nomen pacis – divenire ad ogni costocultori della pace, in noi[,] in casa, nella convivenza civica e sociale. Nomen gloriae. In nomineChristi Christi omne genuflectatur ecc. [Fil 2,10]. Prendere coraggio nella sicurezza dellavittoria di Cristo e prendere imperio serio di collaborare ad essa. Sangue di Gesù. AscoltateGesù Bambino in ispirito e sta! bene attento perché neppure una goccia di quel sangue ancheminima cada per terra, e raccogliete, e tutto conserva, come deposito singolare. Al Bambinoferito così, a lui che piange a quel tocco doloroso <del [x] di pietra>, che freme, che geme[,]sappi compatire e soffrire insieme. Egli darà la ricompensa: finché vivi ricompensa di devo-zione e di grazia[,] poi di visione e di gloria. Nome di Gesù: renditi sempre famigliare a lui:tu esulterai in ispirito come in un amplesso di pia devozione. Tu gusterai una specie diamenità spirituale, e saporosa, e non solo nel cuore, ma anche nella bocca quante volte quelmellifluo e santo nome tu con devozione lo proferirai. Possiede in se´ una virtù vivificante[,]letifica l’amore, pasce la mente, nutre la devozione, dispone alla pietà l’anima di chi lo invoca.Perciò: se sei tentato dal diavolo, se ti senti oppresso da tutti gli uomini, se sei afflitto dainfermità, stanco dei dolori, se sopra i tuoi sforzi ti senti atterrito da una tentazione come dibestemmia, di [[agit]] disperazione, o di paura, se il dubbio ti affanna[,] pronuncia il nomedi Gesù: e subito troverai luce e grazia. Nelle cose ardue, nei pericoli, nei terrori, in casa, in via,nella solitudine, nelle onde agitate, dovunque ti trovassi dappertuto [[troverai]] <incontre-rai>, col nome <di lui> il Salvatore tuo. No: non c’è altro nome sotto i cieli in cui si possasperare salute. Se poi pronunciando quel nome, non colla bocca soltanto, ma con intimosentimento di fede confesserai in cuor tuo che egli è Dio e vero uomo nella unità dellapersona ne sentirai anche più viva la pregnanza e la sicurezza della tua salvezza. [[x]] SentiraiGesù in te: tuo Salvatore, tuo redentore[,] Dio e Signore tuo, avvocato, fratello[,] amico,sposo dell’anima tua. Così egli incalza con fervore crescente il nostro incomparabile Patriarca,

9

1956

2 gennaio, lunedì [SS. Nome di Gesù]Giornata riposante in preparazione alle più laboriose che seguiran-

no.8La preparazione del discorso per l’Epifania e della lettera collettiva

dell’Episcopato sul tema di S. Lorenzo, mi costò più che un poco, die noc-tuque. Però siamo a buon punto.9—————

e dalla gioia del sangue di Gesù nella Circoncisione, segno del nostro quotidiano sacrificio<egli> trascorre alla diffusione della pace nelle anime, nelle famiglie, nella nazione [[nel]]<per> il nome di Gesù, e si eleva sino alla gloria definitiva di Gesù al termine del nostropellegrinaggio: quando dalla nostra circoncisione omai spiritualmente completa non solo delnome di Gesù [[gusteremo]] <saggeremo> la dolcezza, ma di Gesù glorioso gusteremo losplendore della divina maestà rifulgente e beatifica nella gloria del Padre, del Figliuolo, delloSpirito. Nominis Jesu gustare dulcorem: ipsius Jesu [x] majestate videre decorem. Oh! che pacevivere <così>, oh che gioia perenne esultare così. Miei diletti fratelli e figliuoli. Ancora [[unanno]] una volta rivolgo a voi l’augurio di Buon Anno: l’augurio per questo buon anno1956. Quante volte mi accade di incontrarvi o qui a S. Marco, o altrove il nostro contattotermina colla benedizione[.] Che belle parole quelle della benedizione. Sit nomen Dñi benedic-tum. Sia benedetto il nome del Signore. Ex nunc et usque in saeculum. Da questo momentosino alla fine dei secoli. Adjutorium nostrum in nomine Dñi. Il nostro aiuto è nel nome delSignore. Benedicat vos omnipotens Deus. È la formola consueta che raccoglie la nostra dottrinacirca il nome del Signore, la dottrina di S. Lorenzo Giustiniani: la dottrina della Chiesa.Prendiamone motivo di letizia, di coraggio all’inizio [[dell]] <di questo> anno nuovo. [[Al]]<Per il> resto della nostra vita, e [[agli]] <per gli> anni eterni affidiamoci al Signore che èbuono e pio»: AR/Int 2679; cfr. anche gli appunti del 1° gennaio 1918, in Nelle mani di Dio, instampa.

8 Il giorno prima aveva indirizzato al fratello Giovanni, gravemente ammalato, una brevemissiva in cui comunicava che «fino a domenica 8 io sono occupato per S. Lorenzo Giustiniani.Nella settimana successiva conto di venirti a trovare»: Familiari, II, p. 399.

9 Cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 513 e 610. Nella stesura finale il patriarca scriveva tra l’altro: «Orasiamo entrati nel V° Centenario della morte di San Lorenzo Giustiniani, il primo patriarca diVenezia – 1456, 8 gennaio, 1956 –. Da alcuni mesi il suo venerato Corpo pellegrinò attraversotutti i punti principali di quella che fu la sua diocesi di un tempo, […] dovunque accolto consegni di rispetto, di pietà e di venerazione. Le manifestazioni riservategli di culto più solenne inquesti tre giorni della ricorrenza esatta del V° Centenario del suo beato transito e che radunanotutti noi componenti dell’Episcopato della Regione Triveneta nella basilica di S. Marco, intornoalle sacre spoglie mortali di lui, sono il segno di una nostra solidarietà e fraternità pastorale cheintende riuscire edificante ed incoraggiante per tutti i sacerdoti e fedeli delle singole diocesinostre, invitati dal ricordo glorioso dei Santi più vicini alla nostra gente ed alla nostra storia ademularne le virtù ed i meriti gloriosi. È difficile e neppure è consigliabile stabilire confronti frale stelle del cielo che sono i Santi splendenti sull’orizzonte della triplice terra Veneta. Ognidiocesi si onora e si compiace dei suoi. È consentito tuttavia riconoscere che dal secolo undeci-mo fino a noi la figura di Lorenzo Giustiniani si estolle in una luce di singolare grandezza dimonaco e di pontefice, di maestro e di santo», San Lorenzo Giustiniani nel V centenario della suamorte, 1456 – 8 gennaio – 1956. Lettera collettiva dell’Episcopato della Regione Triveneta, pp. 5-6,supplemento a «Bollettino», 47 (1956)/1.

10

1956

Magnum revera Patriarchatui privilegium: atque insignis gratia Deo rependen-da.

Così scriveva mgr. Carlo Agostini nel rapporto della Visita ad Liminadel 1951 a proposito delle molte famiglie religiose femminili di Venezia. Edaggiungeva che la loro missione si svolgeva: cum ingenti animarum fructui civi-lium potestatem approbatione et plausu: communi populorum admiratione et grati animitestimoniis.

3 gennaio, martedìPosso lavorare in tranquillità. Nel pomeriggio assisto alla chiusura

delle Esposizioni del SS. a S. Marco. Tutto procedette con grande devo-zione. Durante la processione per la prima volta mi venne in mente direcitare coi miei Canonici non solo i Pater noster e qualche salmo maanche il Gloria e il Credo.

Il pensiero predominante in questi giorni è sempre S. Lorenzo Giusti-niani. Penso a lui, parlo di lui e lo prego perché mi conservi il fervore perquesto studio raccomandato, seguito e bene penetrato in diocesi della suadottrina. È necessario che S. Lorenzo diventi veramente come di casa per ilclero e per il popolo Veneziano. Sic Deus me adiuvet.10

4 gennaio, mercoledìVisite dott. Ripandelli il Questore col Maggiore De Sanctis coman-

dante della Guardia di Publica Sicurezza; dott. Gagliardi presid. della De-mocrazia Cristiana che mi fece dichiarazioni edificanti e incoraggianti.11

Altra udienza: Signora Monico della Cif.12

10 È questo lo scopo ultimo dell’impegno profuso da Roncalli nell’anno centenario giusti-nianeo: quello cioè di rimettere in luce uno dei «tesori» nascosti della tradizione religiosa vene-ziana.

11 Vincenzo Gagliardi, della corrente di Base della D.C., già presidente della Gioventù diAzione Cattolica (G.I.A.C.) e delegato del Servizio Propaganda e Stampa della D.C. (S.P.E.S.),era stato eletto segretario provinciale del partito nel marzo 1954. È l’interprete esemplare dellafase di transizione attraversata dal partito cattolico in questa congiuntura, perché pur essendoespressione della corrente meno ostile al dialogo con i socialisti è altresì consapevole dellaimportanza per la D.C. della saldezza del rapporto con la gerarchia ecclesiastica, che invece sioppone senza possibilità di mediazione a questo dialogo; su di lui si veda S. TRAMONTIN,Vincenzo Gagliardi, un leader (1925-1968), Venezia 1988.

12 Cioè del Centro Italiano Femminile, organizzazione costituita nel dopoguerra, formal-mente apartitica, finalizzata a favorire la partecipazione delle donne cattoliche alla vita democra-tica; su tale associazione si veda F. TARICONE, Il Centro Italiano Femminile. Dalle origini agli anniSettanta, Milano 2001.

11

1956

5 gennaio, giovedìParecchie udienze. Notevole fratel Egilberto e cav. Gambini interes-

satissimi con me al progetto di una scuola professionale per il turismo a S.Pietro di Castello.13

Alla sera accettai di celebrare alla «Fava»14 la Messa per la santificazio-ne del clero, secondo la devozione di un bel gruppo di fedeli.15 Funzione<e Discorso> che riunì molta gente devota e pia. Infine io raccomandail’iniziativa per quelle ragioni che sono intese da tutti senza offesa per alcu-no. Che serva anche questa per il fervore di tutti. Io poi godo che questa siavvii bene sotto la direzione dei buoni Padri Redentoristi cari al mio spiritoper la venerazione a S. Alfonso16 ed al ricordo del mio caro Padre Pitocchimio direttore <spirituale> al Seminario Romano.17

6 gennaio, venerdì [Epifania del Signore]Primo giorno del triduo in onore di S. Lorenzo Giustiniani.18 Io cele-

brai la Messa Pontificale e lessi l’Omelia: Il Santo nostro nell’atto di offrirea Gesù coi magi il triplice dono che riassume nel simbolo la vita e la gloriadel Protopatriarca: oro – carità: incenso – orazione[:] mirra – penitenza.19

13 Roncalli continua a formulare progetti intorno al recupero della antica sede patriarcale: cfr.Pace e Vangelo, I, pp. 579, 585 e 649; si vedano anche infra, appunti del 13 marzo e 4 aprile 1956.

14 La chiesa di S. Maria della Visitazione alla Fava, nel vicariato di Castello.15 Nel messaggio rivolto ai diocesani il 2 gennaio con il quale comunicava la propria

adesione, Roncalli spiegava che «per iniziativa di alcune degne persone del laicato cattolicoVeneziano, nel pomeriggio del primo giovedì di ogni mese viene celebrata alla Fava unamessa per la santificazione del clero. L’intento nobilissimo, che è un atto di squisita carità e disolidarietà fraterna dei laici con i sacerdoti, merita bene la attenzione e l’incoraggiamentodel Pastore. […] Niente più mi interessa che la santificazione del clero: e del resto nulla èpiù importante al fine di corrispondere alla divina chiamata per l’onore reso a Dio e per lasalvezza delle anime», Messa «pro clero» alla Fava, in «Bollettino», 47 (1956)/1, p. 7.

16 Sin dagli anni giovanili, assecondando l’invito dei superiori del seminario – e in partico-lare di padre Pitocchi –, Roncalli si era familiarizzato con gli scritti di s. Alfonso Maria de’Liguori: cfr. R. AMADEI, Il «Manuale del maestro de’ novizi», in Cultura e spiritualità in Bergamo neltempo di Papa Giovanni XXIII, Bergamo 1983, p. 241.

17 Sul ruolo cruciale di questo religioso nella formazione di Roncalli si veda G. BATTELLI, Laformazione spirituale del giovane Angelo G. Roncalli. Il rapporto col redentorista Francesco Pitocchi, inFede Tradizione Profezia. Studi su Giovanni XXIII e sul Vaticano II, Brescia 1984, pp. 13-103; per unprofilo biografico cfr. ID., Francesco Pitocchi (1852-1922), in «Spicilegium historicum C.SS.R.», 31(1983)/2, pp. 233-330.

18 Le celebrazioni per s. Lorenzo Giustiniani entrano nella loro fase finale per concludersil’8 gennaio, data esatta del V centenario della morte del protopatriarca.

19 «Ecco il nostro venerato padre e patriarca San Lorenzo […]: anche lui offre oro, incensoe mirra. Come i Magi. Ma con questa differenza, che i doni dei Magi erano prodotti preziosi

12

1956

Fui ben seguito: anche se poi qualcuno – mgr. Macacek p. e. – continua aconsigliarmi che la gente preferisce sentire il patriarca parlare senza legge-re. Poi visite ed udienze.

Alla Befana dei Carabinieri: Canto dei Vespri – Litanie della MadonnaNicopeia,20 sempre devotissime. Ricevetti la Signora Tullia Gasparrini Le-porace direttrice della Marciana;21 e S.E. Giovanni Costantini arciv. di Co-losse, mio car.mo a juventute.22

7 gennaio, sabatoLa mattinata coi miei Seminaristi a S. Marco innanzi a S. Lorenzo Giu-

stiniani. Oh! che felice idea.23 Il rettore mgr. Vecchi cantò la Messa:24 ilcanto Gregoriano la seguì benissimo. Al Vangelo io commentai le letteredel S. Padre per il Centenario con riferimento speciale ai Seminaristi epare con buon effetto.

Alle 16: ricevimento a S. Lucia dell’Em.o Card. Piazza con p. Giulio[Mapelli].25 Tutte le Autorità Presenti: Prefetto, Sindaco ecc. ecc. Cose

certo, ma di natura materiale terrena. Questi di S. Lorenzo sono espressioni simboliche di donispirituali e celesti. Voi ne conoscete il nome: oro, la carità: incenso, l’orazione: la mirra, lapovertà, la penitenza, in che la grandezza del Santo si inizia e si insublima», L’Epifania del Signoreprimo giorno del triduo in onore di San Lorenzo G., in «Bollettino», 47 (1956)/1, pp. 30-33 (la cit. ap. 31); poi in Scritti e discorsi, II, pp. 297-303.

20 Roncalli si riferisce all’icona bizantina della Madonna Nicopeja («apportatrice di vitto-ria») conservata in San Marco dal 1234 e giunta a Venezia con ogni probabilità come parte delbottino del sacco di Costantinopoli del 1204.

21 Tullia Gasparrini Leporace (1910-1969), laureatasi nel 1933, aveva lavorato presso la Bi-blioteca Medicea Laurenziana di Firenze, la Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II diRoma, l’Istituto Storico Italiano per il Medioevo e la Biblioteca Universitaria di Pavia; fu direttricedella Biblioteca Marciana dal 1951 al 1969; dal 1952 era libero docente di Paleografia e Diplomatica.

22 Il rapporto tra i due, quasi coetanei, risaliva alla comune frequenza del Seminario Roma-no all’inizio del secolo: cfr. R. SIMONATO, Il carteggio tra A.G. Roncalli e C. Costantini (1936-1956),in «Cristianesimo nella storia», 7 (1986)/3, pp. 518-519; Roncalli ne traccerà un rapido profiloappena ricevuta la notizia della sua morte: cfr. infra, appunti del 21 maggio 1956.

23 In precedenza il patriarca Roncalli aveva chiaramente manifestato la volontà di coinvolgerepiù direttamente il seminario nelle celebrazioni solenni diocesane: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 409.

24 Valentino Vecchi (1916-1984), sacerdote dal 1939, era stato nominato rettore del semina-rio dal card. Roncalli nel 1953 e resterà in carica sino al 1961, quando sarà nominato arciprete diMestre, cfr. Liber Vitae, p. 119. Del rapporto con Roncalli ha riferito nel corso della deposizioneresa per la canonizzazione di Giovanni XXIII: AR/ISR, Processus rogatorialis super fama sanctita-tis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, pp. 600-605; 681-684; su di luisi veda P. FUSCO, Valentino Vecchi. Inchiesta su un sacerdote, una Chiesa, una città, Venezia 2001.

25 Il carmelitano Adeodato Giovanni Piazza (1884-1957) era stato patriarca di Venezia dal1935 al 1948, anno in cui aveva assunto la direzione della congregazione Concistoriale. Roncalli

13

1956

ben fatte e di generale soddisfazione. Si scese al molo: entrammo in S.Marco. Canonici tutti presenti in cappa.

Io cantai poi i Vespri solenni e mgr. Urbani arciv[escovo] v[escovo]di Verona26 lesse solennemente la lettera del S. Padre27 e pronunciò un belpanegirico che sarà stampato.28 A cena intorno al Card. c’erano mgr. Co-stantini e Gianfranceschi29 ecc.

Convito semplice e cordiale.

8 gennaio, domenica [S. Lorenzo Giustiniani Vescovo e Confessore]Nelle onoranze a S. Lorenzo Giu[stiniani] questo il giorno più solen-

ne. 2 card. e 15 tra arciv. e vescovi.30 Il pontificale del Card. Piazza a S.Marco perfetto.31 Tutti trovarono posto al Presbitero libero da ogni in-gombro laico.32 Spettacolo splendido, splendido a detta di tutti. La soladeplorazione universale – anche per gli orbi – è per i plutei sempre opa-chi. Ma tutto serve.33

lo aveva invitato a Venezia con lettera del 24 novembre 1955 (in AR, b. 79bis, f.: «Piazza card.A.G.», 79.9.17); lo aveva già ospitato nell’aprile 1955 per celebrare solennemente il suo giubileoepiscopale.

26 Giovanni Urbani (1900-1969), già cancelliere patriarcale, nell’aprile 1955 era stato trasfe-rito alla sede di Verona con il titolo personale di arcivescovo. Sarà nominato da Giovanni XXIIIproprio successore a Venezia l’11 novembre 1958. Su di lui si vedano i contributi raccolti inGiovanni Urbani, patriarca di Venezia, a cura di B. Bertoli, Venezia 2003, pp. 71-100.

27 Cfr. Ad Em.um P.D. Angelum Iosephum S.R.E. presb. card. Roncalli, venetiarum patriarcham,quinto vertente saeculo ab obitu s. Laurentii Giustiniani, in «Acta Apostolicae Sedis», 48 (1956)/2,pp. 77-80; poi ripresa in «Bollettino», 47 (1956)/1, pp. 1-3; per la traduzione italiana cfr. SanLorenzo Giustiniani protopatriarca di Venezia nel V centenario della morte, cit., pp. 6-9.

28 Di fatto tale testo non è stato edito negli atti del centenario.29 Augusto Gianfranceschi (1902-1991) era stato ordinato sacerdote dal card. La Fontaine

nel 1924; nel 1946 era divenuto delegato patriarcale per l’A.C., e nel giugno 1953 era statonominato vescovo ausiliare di Venezia: cfr. Liber Vitae, p. 23.

30 Il giorno prima aveva scritto al nipote Martino che era «in grande lavoro, con moltagente, Cardinali e Vescovi. Pazienza e coraggio», Familiari, II, p. 400.

31 Per il testo dell’intervento del prefetto della Concistoriale cfr. Il discorso del Card. Piazzal’8 gennaio alla data esatta del Centenario di S. Lorenzo G., in «Bollettino», 47 (1956)/1, pp. 33-40.

32 Spiegherà a mons. Giovanni Costantini alcuni mesi più tardi che il presbiterio dellaBasilica marciana era stato «liberato da alcune sovastrutture lignee, da un antiestetico ingombrodi banchi, e da due tribunette sovrapposte alle tribune del Sansovino»; tali modifiche eranostate «accolte da unanime consentimento, come di più ampio respiro dato alle funzioni liturgi-che, e di più perfetto movimento del clero nello svolgimento dei sacri riti», lettera del 5 maggio1956, in AR/Int 2733; si veda anche la lettera a mons. Fallani del 18 ottobre 1957, AR/Int 2876.

33 Nel corso dell’anno precedente il patriarca era intervenuto più volte per ottenere ilriassetto della cosiddetta iconostasi di S. Marco, che impediva ai fedeli la piena visione delle

14

1956

Pranzo dei Vescovi al Seminario. Autorità civili si trovarono benissi-mo al loro posto.

Nel pomeriggio dopo i Vespri mio discorso di chiusura con tre pen-sieri nella luce di S. Lorenzo: il cielo e le aspirazioni continue verso diesso: la terra e l’uso dei beni terrestri: la S. Chiesa nostra madre e mae-stra.34 Pare che al Card. Piazza siano molto piaciuti i pensieri, il tono e lospirito pastorale.

A cena intorno al Card. il Prefetto [Spasiano,] il Sindaco Tognazzi35 eil conte Cini.36

9 gennaio, lunedìMattina gioiosa dopo le consolazioni di ieri.37 Ho celebrato la Messa

in capellina dopo quella del card. Piazza che vi assistette sino alla fine.Salutai mgr. Giov. Costantini la cui presenza alla festa mi fece tanto piace-re. Egli soffre di abnesia! e ciò fà pensare a me: ma il cuore ha saldo ebuono. Udienze poche: cioè mgri. Macacek e Seno38 a cui parlai del desi-

cerimonie liturgiche, proponendo un sistema di cerniere che consentisse la sua apertura durantele ufficiature; su questo cfr. Pace e Vangelo, I, partic. le pp. 517-523; 534-535; la vicenda è statadettagliatamente ricostruita da A. NIERO, La questione dei plutei della basilica di San Marco (Documen-ti di un episodio tra pietà e liturgia), in Angelo Giuseppe Roncalli dal patriarcato di Venezia alla cattedradi San Pietro, a cura di V. Branca e S. Rosso-Mazzinghi, Firenze 1984, pp. 105-130.

34 L’immagine risale a Innocenzo III e darà il titolo all’enciclica con la quale GiovanniXXIII celebrerà nel 1961 il LXX anniversario della Rerum novarum di Leone XIII: cfr. GIO-VANNI XXIII, Nostra pace è la volontà di Dio. Quaderni inediti, a cura di M. Roncalli, CiniselloBalsamo 2001, p. 218; si vedano anche gli appunti del 2 dicembre 1961 in Pater amabilis, p. 288.Roncalli vi farà ricorso pure il 6 maggio 1957 in una lettera a don. Gino Marchi per ringraziarlodella pubblicazione di un volume: «ottimo servizio della Chiesa, nstra maestra e madre»: AR/Int 2841.

35 Il democristiano Roberto Tognazzi era sindaco di Venezia dal febbraio 1955, a capo diuna giunta composta dalla sola D.C.

36 Vittorio Cini (1885-1977), imprenditore specializzatosi nel settore energetico e delleinfrastrutture, dopo la morte del figlio Giorgio aveva istituito in sua memoria nel 1951 unaFondazione attribuendole lo scopo principale della restaurazione, a scopi culturali e sociali,dell’Isola di San Giorgio Maggiore; nel 1954 era stato nominato presidente della procuratoria diSan Marco. Su di lui si veda M. REBERSCHAK, Cini, Vittorio, in Dizionario biografico degli italiani,XXV, Roma 1981, pp. 626-634; sulla fondazione da lui istituita cfr. La Fondazione Giorgio Cini.Cinquant’anni di storia, a cura di U. Agnati, Milano 2001.

37 Sotto questa data rivolge un messaggio alla diocesi per esprimere la propria soddisfa-zione per la celebrazione del triduo in onore di s. Lorenzo, definita «una delle più belle conso-lazioni del mio spirito in questi tre anni»: Dopo le celebrazioni triduane. Parole del Patriarca, in«Bollettino», 47 (1956)/1, pp. 42-43.

38 Riccardo Seno (1890-1975), sacerdote dal 1913, dal 1946 era canonico e arciprete-parrocodella Basilica di S. Marco, cfr. Liber Vitae, p. 21.

15

1956

derio che il Corpo di S. Lorenzo resti a S. Marco fino a settembre la-sciando ai Canonici di scegliere se in cripta o al Battistero.39 Ricevutoanche mgr. Gianfranceschi[:] parlammo di Dorigo40 di cui il S. O[ffizio]si interessa.41 Alle 14 fui alla stazione a salutare il card. Piazza in partenza:

39 «Ho disposto che il venerato corpo del nostro santo Protopatriarca non venga subitoricondotto al suo altare nella discosta antica cattedrale di San Pietro di Castello, dove fu la suasede, presso la quale visse per 23 anni e morì: ma sia trattenuto degnamente nella basilica di SanMarco, perché tutto il popolo abbia la soddisfazione di accostarlo e di renderlo oggetto didevozione pia. Il trasporto solenne a San Pietro verrà compiuto il mercoledì 5 settembre quandola serie di queste manifestazioni prenderà termine», Dopo le celebrazioni triduane, cit., p. 42.

40 Wladimiro Dorigo (1927-2006), già capufficio stampa della G.I.A.C. e giornalista de «IlPopolo», nel 1954 aveva assunto la direzione de «Il Popolo del Veneto», facendone il canaled’espressione della corrente veneta della D.C. più favorevole all’apertura ai socialisti. L’orientamentoespresso dal giornale aveva destato la preoccupazione dei settori più conservatori del Partito edella gerarchia ecclesiastica della regione (e particolarmente di mons. Bortignon); su questo si vedaPace e Vangelo, I, pp. 585-586. Mons. Gianfranceschi ha ricordato a questo proposito che «quandoqualcuno criticò la candidatura del Dr. Dorigo alle elezioni comunali, e si disse che era stata da mesostenuta, il Servo di Dio mi chiamò piuttosto seriamente a rendere conto e fu soddisfattoquando lo rassicurai che io interpellato dal Presidente del Comitato Elettorale, non avevo credutodi oppormi per non creare un martirismo che non avrebbe giovato», Processus rogatorialis superfama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 313.

41 Con lettera del 5 gennaio, prot. 263/55/i, il card. Pizzardo, segretario del s. Uffizio,aveva richiesto infatti al patriarca un riscontro sui «lamenti e deplorazioni, che pervengonoalla Santa Sede, circa l’indirizzo sociale e politico dato al quotidiano cattolico di codestaregione “Il Popolo del Veneto”. Le linee programmatiche del giornale, che sarebbero inaperto contrasto con le direttive e le consegne della recente Conferenza Episcopale diPompei, sarebbe dovuto alla responsabilità del direttore VALDIMIRO! DORIGO, del quale anche il S.Offizio ha già dovuto occuparsi in diverse occasioni». Roncalli replicherà il 16 gennaio successi-vo che «“Il Popolo del Veneto” non è quotidiano cattolico dipendente dall’Autorità ecclesiasti-ca, ma settimanale politico della regione Veneta, organo della Democrazia Cristiana […]. Ilperiodico rispecchia le idee politiche della Segreteria provinciale della D.C. di Venezia, che ne haaffidato la direzione al dr. Wladimiro Dorigo. Detta Segreteria, formata quasi esclusivamente digiovani, è espressione di quella corrente di partito che reclama con impazienza l’attuazione delleriforme sociali: e vede nella coalizione centrista una remora alle riforme, e perciò sostenevapubblicamente, fino a tre mesi fa, la costituzione di un governo monocolore, il quale, senzaavere alle Camere una maggioranza precostituita, potesse proporre tali leggi che ottenessero divolta in volta la approvazione dei parlamentari socialisti. Di conseguenza teneva per la “disten-sione”. Il dr. Dorigo è tra i suoi amici il più convinto sostenitore di questa tattica politica. Daqualche mese “Il Popolo del Veneto” è attentamente sorvegliato dai Dirigenti provinciali eregionali della D.C.: e devo dire che non soltanto non è stata mai rilevata la benché minimaadesione alla dottrina comunista, che è stata anzi più volte espressamente riprovata, ma dalnovembre, non vi si parla più né di distensione né di apertura. […] Il dr. Dorigo, giovaneintelligente, di vita intemerata e di fervente pratica religiosa, alieno da calcoli egoistici, è peròmolto fermo, si direbbe ostinato, nelle sue idee, che difende con una non comune capacitàdialettica. Io l’ho avvicinato tre volte: ma nella conversazione mi sono attenuto alle visioni piùalte della sociologia e della vita cristiana senza toccare i particolari aspetti della polemica e dei

16

1956

tutto bene. In casa tempo che minaccia brutto. Ore vespertine bene occu-pate nella corrispondenza.42

10 gennaio, martedìSempre udienze e buon lavoro. Col rettore Vecchi del Seminario buo-

ne intese e messa a punto circa l’immobile di Fietta: trattare sì: ma nientedecidere senza che io abbia interrogato le Commissioni Tridentine ed au-torizzata la conclusione eventuale dell’affare. Occorrerà anche subordina-re prima ogni decisione alla S. Congregazione dei Seminari.43

Alle 10 assistetti a palazzo Grimani alla inaugurazione dell’Anno Giu-ridico!. Grande discorso del Procuratore Generale Agostino e buona ac-coglienza al Patriarca. Ero in mantello rosso.

Pensavo di recarmi a Sotto il Monte per una visita a mio fratello Gio-vanni:44 ma il tempo nevoso mi consigliò di differire e fù bene.

11 gennaio, mercoledìSempre udienze e con queste, occasioni molteplici di illuminare e di

incoraggiare. I Vicari Macacek e Gianfranceschi, il parroco [d. Luigi DeFelice] di Torre di Fine: nel pomeriggio lunga conversazione con mgr.Gottardi.45 L’ho incaricato di seguire e sviluppare miei progetti circa S.

problemi quotidiani. Gli ho fatto per altro parlare, in modo chiaro ed inequivocabile, dal mioVescovo Ausiliare, mons. Augusto Gianfranceschi […] e che fu già parroco ed assistente delDorigo, e continua a mantenere con lui buoni rapporti»: cfr. il testo integrale dello scambio ed.in G. ZIZOLA, L’utopia di Papa Giovanni, Assisi 20003, pp. 279-282.

42 Scrive ancora al nipote Martino, per comunicargli l’invio di 250.000 lire: «50.000 sono undono che io faccio a tuo padre levando l’ipoteca o impegno antico, che c’era sulla casa quando fufabbricata dal Gottardino. Le altre 200.000 servono per pagare le scadenze dell’affitto sul presti-to dei due milioni e seicento mila che tu hai dovuto prendere in tutto o in parte da qualcuno.Queste 200.000 io non te le posso regalare, però te le presto senza interesse. Hai capito? Io sonopovero di ricchezza personale. Pochi danari servono per me per il caso di mia morte […]. La miavisita a casa è vicina. Appena passa questa neve», Familiari, II, pp. 400-401.

43 Riportando il Seminario minore in città si poteva procedere alla cessione della proprietàdi Villa Fietta: ma al di là dell’atteggiamento prudente qui esternato da parte di Roncalli resta ilfatto che la decisione del ritorno del Seminario minore a Venezia era sostanzialmente già statapresa, così come erano già stati stabiliti dei contatti con possibili acquirenti: cfr. Pace e Vangelo, I,p. 602.

44 A Giovanni Francesco Roncalli, nato nel 1891, era stato diagnosticato nel settembre1955 un tumore allo stomaco. Come era già accaduto per le sorelle Ancilla e Maria ilpatriarca cercava di farsi presente il più possibile, per lettera o di persona, con il congiunto:questi morirà il successivo 19 settembre.

45 Alessandro Maria Gottardi (1912-2001), veneziano, era stato ordinato sacerdote nel1934 e aveva completato i propri studi teologici presso il Pontificio Ateneo Angelicum di

17

1956

Lorenzo Giustiniani e le varie publicazioni in vista: Commentari ai Sal-mi:46 le due tesi circa la vita e la dottrina[:]47 i discorsi e gli Atti di questacelebrazione centenaria ed altre cose.48 Ne spero bene.

Altre visite not. Paganuzzi e Candiani per cessione area intorno allanuova chiesa di S. Gius. di Mestre: dott. Pelosi, per la istituzione Case Ope-raie: e a sera arch. Meo che si trattiene a cena.49

12 gennaio, giovedìDue avvenimenti importanti in qualche modo: alla mattina l’ufficio

funebre per mgr. Nogara di Udine.50 Non c’era gente notevole. Però tre

Roma; docente per oltre vent’anni nel seminario veneziano, sarà nominato nel 1957 pro-vicariodal patriarca Roncalli. Nel 1963 Giovanni XXIII lo nominerà arcivescovo di Trento; del rappor-to con Roncalli ha riferito deponendo al processo di canonizzazione di Giovanni XXIII nelluglio 1968: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus inCuria Venetiarum, cit., pp. 66-82; su di lui si veda B. BERTOLI, Don Sandro: un maestro nella chiesaveneziana a metà del ‘900, in «Appunti di teologia», 15 (2002)/3, pp. 6-9.

46 Roncalli aveva più volte manifestato nei mesi precedenti il desiderio di pubblicare ilcommento ai salmi inedito presente in un codice dell’Ambrosiana e attribuito a s. LorenzoGiustiniani. Richiesto di un parere, il prof. Ezio Franceschini della Cattolica solleverà fortidubbi sull’autenticità del testo, inducendo infine al patriarca a recedere dal suo progetto: cfr. lalettera di Roncalli a Franceschini del 10 aprile 1956, AR/FSSD X/489. Su questo e gli altriprogetti editoriali giustinianei si veda anche la lettera scritta a don Giuseppe De Luca il 19gennaio successivo in L.F. CAPOVILLA - G. DE LUCA - A.G. RONCALLI, Carteggio 1933-1962, a curadi M. Roncalli, Roma 2006, pp. 15-18; per una panoramica delle fonti giustinianee si veda S.TRAMONTIN, Codici ed edizioni delle opere di San Lorenzo Giustiniani, in Venezia e San LorenzoGiustiniani, a cura di S. Tramontin, Venezia [1981], pp. 133-143.

47 Il patriarca fa riferimento a due differenti dissertazioni: la prima era la tesi di EsterSoddu, che «rapita venticinquenne alla stima e all’affetto di quanti la conobbero, il 6 aprile 1948,laureandosi in lettere all’Università di Padova nel 1946, elaborò la tesi di laurea in latino medie-vale: “San Lorenzo Giustiniani, Protopatriarca di Venezia (1381-1456)”»: San Lorenzo Giustinia-ni protopatriarca di Venezia nel V centenario della morte, cit., p. 242; la seconda era la tesi per ildottorato in Teologia presso la Gregoriana di don Nilo Tiezza, intitolata «La dottrina spiritualedi S. Lorenzo Giustiniani»; di fatto ne verrà edito un estratto solo molti anni più tardi: N.TIEZZA, La dottrina spirituale di S. Lorenzo Giustiniani, Belluno 1980; su questo si vedano anchei riferimenti presenti in Pace e Vangelo, I, pp. 648 e 656.

48 Questi ultimi verranno raccolti nel già citato San Lorenzo Giustiniani protopatriarca diVenezia nel V centenario della morte.

49 È all’architetto Marino Meo, già progettista di numerosi altri edifici di culto del patriar-cato, che Roncalli aveva affidato nel 1955 il progetto per la costruzione della chiesa di S. Giusep-pe a Mestre, finanziata con un lascito della famiglia del conte Volpi di Misurata: la prima pietraera stata posta nell’ottobre 1955 e un anno più tardi si terrà la sua inaugurazione.

50 Mons. Giuseppe Nogara era morto il 9 dicembre 1955. Roncalli l’aveva conosciuto nel1908, quando Nogara aveva pubblicato su «La Scuola Cattolica», rivista della quale era diretto-re, il suo saggio sul card. Baronio: dei rapporti con l’arcivescovo di Udine Roncalli aveva

18

1956

sacerdoti di Udine vennero apposta: il segretario e l’economo del Semi-nario, e un altro sacerdote. La cerimonia in S. Marco assolutamente deco-rosa per rito e musica di Thermignon.51

Nel pomeriggio la riunione per il caso in sacrestia di S. Marco.52 Cleronumeroso e sempre più disposto alla disciplina. Ho fiducia di riusciresempre meglio e… senza il frustino.53 Converrà però seguire tutto: prepara-zione dei casi: buon ordine della discussione e buone parole del Patriarcain fine.

Nulla dies sine linea.54

13 gennaio, venerdìUdienze varie: Sup. Provinciale di S. Gioachino: P. Marcelliani! parroco

riferito nell’omelia pronunciata durante i suoi funerali il 13 dicembre: in Scritti e discorsi, II, pp.252-263.

51 Il franco-piemontese Delfino Thermignon (1861-1944) aveva composto nel corso dellasua carriera varie messe.

52 Il can. 131 del Codex iuris canonici prevedeva riunioni periodiche del clero per dibatteresingole questioni di carattere morale, liturgico, giuridico o storico; erano tenuti a parteciparvianche tutti i membri del clero regolare in cura d’anime. Insoddisfatto delle modalità di svolgi-mento di questi incontri, e soprattutto della frequente assenza di coloro che erano tenuti aprendervi parte, Roncalli aveva operato in precedenza alcune innovazioni procedurali: cfr. Ilnuovo regolamento per il Ritiro Mensile, la Soluzione dei Casi, e l’«aggiornamento», in «Bollettino», 46(1955)/8-9, pp. 257-260. Per la giornata odierna era previsto un caso di «Morale» su «Il doverefiscale e la coscienza cristiana» e un caso di «Biblica» su «L’interpretazione del passo: “Nisi obfornicationem” (Mt. XIX,9)»: «Bollettino», 46 (1955)/10, p. 319.

53 Roncalli era già ricorso in altre occasioni a questa immagine – tipica di un uomo natonell’Ottocento – per esplicitare la sua attitudine pastorale: negli appunti del ritiro a Torreglia delmaggio 1955 aveva scritto che era «contento» della propria «vita pastorale»: «perché invero mi dàgrandi consolazioni: non mi occorre adoperare forme dure per tenere il buon ordine. La bontàvigilante, paziente e longanime arriva ben più in là e più rapidamente che <non> il rigore ed ilfrustino. E non soffro neanche illusioni o dubbi su questo punto»: GdA, p. 423; ancora l’annoprima, iniziando la visita pastorale, aveva indicato che non avrebbe avvicinato i diocesani «né colflagello, né col frustino»: «Bollettino», 45 (1954)/3, p. 130; e in una lettera destinata a mons.Montini, poi non inoltrata, aveva scritto nello stesso torno di settimane che comprendeva lanecessità di «rendersi conto delle realtà, sforzarsi di migliorarle e non immaginare che tutto oqualche cosa si possa ottenere immediatamente colla bacchetta magica o col frustino»: Giovannie Paolo, due papi. Saggio di corrispondenza (1925-1962), a cura di L.F. Capovilla, Roma 1982, p. 68;si vedano pure infra gli appunti del 18 giugno 1956. Sulla scelta di fondo operata da Roncalli intal senso cfr. G. ALBERIGO, La misericordia in Giovanni XXIII, in «Parola Spirito e Vita», 15(1994)/29, pp. 261-278, e ID., Dal bastone alla misericordia. Il magistero nel cattolicesimo contempora-neo (1830-1980), in «Cristianesimo nella storia», 2 (1981)/2, pp. 487-521

54 PLINIO IL VECCHIO, Naturalis historia, 35,84. Era ricorso a questo motto anche nella letterainviata al presidente De Gasperi dopo la propria nomina al patriarcato di Venezia: cfr. De Gasperiscrive, I, Brescia 1981, p. 102.

19

1956

di S. Francesco della Vigna:55 capellano di Eraclea ecc. Nel pomeriggiovisitai con don Loris [Capovilla]56 e Meo, S. Pietro di Castello e vicino im-mobile già patriarchìo. Merita bene quel complesso sollecitudini laborio-se perché le case adiacenti servano il buon apostolato.57 Spero di riuscirecoi Fratelli delle Scuole Cristiane. Interessanti assai nella chiesa le tombesparse qua e là dei Patriarchi. Ricordo il Gradenigo che amò essere sep-pellito nella tomba dei suoi Canonici.58 Oh! quanto bene da fare colà incompagnia di S. Lorenzo Giustiniani di cui converrebbe adattare il cavodell’urna alla statura imponente del suo scheletro.59

Converrà farlo.

14 gennaio, sabatoFra le udienze don Mario Bagaggiolo! a proposito di scambio di visite

in Russia.60 Daccordo con Macacek e Sambin61 purché l’affitto dell’uscie-re non passi le lit. 2.500.

55 Rectius p. Marcelliano Zuliani o.f.m., nato nel 1913, sacerdote dal 1939, parroco di S.Francesco della Vigna dal 1950.

56 Loris Francesco Capovilla, nato a Pontelongo (PD) il 14 ottobre 1915, era stato ordina-to sacerdote a Venezia il 23 maggio 1940. Al momento dell’arrivo di Roncalli – che aveva giàincontrato nel 1950 quando l’allora nunzio a Parigi si era recato a Venezia in occasione dellecelebrazioni per il centenario dei mechitaristi – era direttore del settimanale diocesano «La Vocedi San Marco». Contestualmente al suo arrivo a Venezia Roncalli lo aveva nominato propriosegretario, incarico che manterrà anche all’indomani dell’elezione a papa del patriarca. Nel 1967Paolo VI lo consacrerà vescovo inviandolo nella diocesi di Chieti-Vasto e nel 1971 lo nomineràdelegato pontificio del Santuario di Loreto, dove resterà sino al 1988. Del rapporto con Roncalliha dato conto in innumerevoli interventi pubblici e pubblicazioni; ne ha riferito estesamenteanche nella deposizione rilasciata nella rogatoria di Lanciano per il processo di canonizzazionedi Giovanni XXIII (Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis papae XXIIIconstructus in Curia Anxanensi, in AR/ISR) e nel libro-intervista: Giovanni XXIII. Nel ricordo delsegretario Loris F. Capovilla, a cura di M. Roncalli, Cinisello Balsamo 1994.

57 Cfr. supra, appunti del 5 gennaio 1956.58 Marco Gradenigo, patriarca di Venezia dal 1725 al 1734, aveva fatto apporre sul suo

sepolcro la seguente iscrizione: «Qui in casa di polvere sono radunate assieme le ceneri deicanonici patriarcali nell’attesa della beata speranza del dì del Signore: a questi si unisce constraordinario affetto il patriarca Marco Gradenigo. Anche in morte non se ne è separato», A.NIERO, I patriarchi di Venezia da Lorenzo Giustiniani ai nostri giorni, Venezia 1961, p. 140.

59 Cfr. infra, appunti del 2 febbraio e 28 giugno 1956.60 Mario Bagagiolo (1924-1972), sacerdote dal 1948, oltre a svolgere il servizio parrocchiale

era assistente di Lingua russa presso la Facoltà di lingue e letterature straniere dell’Università diCa’ Foscari.

61 Sergio Sambin, nato a Venezia nel 1920, sacerdote dal 1950, era il pro-cancelliere patriar-cale; del rapporto con Roncalli ha riferito nel 1969 di fronte al Tribunale rogatoriale di Venezia:

20

1956

A sera mi reco con don Giovanni [Schiavon]62 a S. Sim[e]one per labenedizione di un nuovo battistero, la prima volta in vita che mi occorrequesto rito. Grande festa di ragazzetti e di umile gente con qualche notabili-tà. Mie parole fervide e incoraggianti per tutti. Poi due minuti in presbite-ro dal parroco don Andrea! Marcello63 e visita alla Contessa Giustinianide Angelini zia del Conte Alvise e discendenti ultimi – si dice – di S. Lo-renzo.

Buona vecchia di oltre 90 anni con mente lucida e ottimo sentimento.Don Schiavon si trattenne poi con me a cena.

15 gennaio, domenicaGià tre anni, oggi, dalla mia nomina a Cardinale e a Patriarca di Vene-

zia.64 Ho tutto ben presente. O Signore resto nella mia umiltà e confusione.Omnes fontes mei sunt in Te [Sal 86,7].65 Santificai la giornata con parecchicontatti di vita pastorale[:]

1) alle Clarisse della Giudecca S. Messa, e conversazione interna, pienadi consolazione per me e per loro

2) Idem, ma senza Messa[,] alle Figlie del Cuor di Gesù, al Lido: edifi-cante congreg. Francese66

3) Istituto Card. La Fontaine: bambini orfani al Lido – confetti e quat-trini. Colazione in casa: noi soli67

Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in CuriaVenetiarum, cit., pp. 498-509.

62 Giovanni Schiavon (1909-1984), sacerdote dal 1933, nel 1935 aveva iniziato il suo servi-zio presso la Basilica di S. Marco: dapprima come cerimoniere capitolare e poi come sacrista ecerimoniere patriarcale, cfr. Liber Vitae, p. 56. Sui suoi rapporti con Roncalli si veda quanto hariferito nella deposizione resa nel 1968 per il processo di canonizzazione di Giovanni XXIII:cfr. Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in CuriaVenetiarum, cit., pp. 24-42; 159-184.

63 Marcello Dell’Andrea (1905-1985), ordinato sacerdote dal 1930, era parroco di S. Sime-one Profeta nel vicariato di S. Croce dal 1947, cfr. Liber Vitae, p. 72

64 Cfr. Anni di Francia, II, p. 642.65 Era ricorso a questa citazione anche negli appunti per il ritiro predicato ai sacerdoti il 28

gennaio 1954 su «Spiritualità sacerdotale: Le sorgenti»: in Quaderno «A la ventura», pp. 6-9 (in AR,b. 127).

66 Il patriarca si riferisce al monastero di clausura delle Figlie del Cuore di Gesù, conosciuteanche come Suore Bianche.

67 «Celebra la Messa nella chiesa della ss. Trinità della Giudecca, e quindi visita l’annessomonastero delle Clarisse Trinitarie. Successivamente si reca al monastero delle Figlie del S. Cuoreal Lido: e conchiude la mattinata incontrandosi ed intrattenendosi con i piccoli dell’Istituto“Card. La Fontaine”», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/1, p. 48.

21

1956

4) Alle 16 convegno in salone dei Fanciulli Cattolici presentati da donCamilla.68 Oh! che bellezza di innocenti a cui diedi la Croce69

5) Le brave Angeline present. da don Bruno Valentini. Molto bene.70

In casa cena famigliare coi miei collaboratori più vicini, Vic[ario] Ma-cacek[,] prov[icario] mgr. Gianfranceschi e Sambin pro cancelliere.

16 gennaio, lunedìHo bene cominciato e procedo. Stamane adunanza dei capi sestieri e

vicarii foranei. Avrei dovuto radunarli prima della fine dell’anno. Venneroquasi tutti: io presiedetti coi miei vicari Macacek e Vescovo Ausiliare: tut-to procedette con ordine e con misura.71

Nel pomeriggio visitai i due monasteri delle claustrali: del S.S. Sacramen-to a S. Lucia e le altre della parrocchia dell’Angelo Raffaele dirette dai Ca-puccini. Le prime lo sono dai Minori della Vigna. Molta gioia in quelle animee molto conforto al bene. Sono le interceditrici delle grazie sulla diocesi.

Tornato in casa conversazione con Cini. Ai Can.ci di S. Marco vennedato l’aumento della Procuratoria.72 Le cose più semplici sono le più tardea capirsi e a attuarsi.

<Udienza Andreaus, Segret. gener. Associaz. Industriali Veneziani>

17 gennaio, martedìNotte spesa dalle 2 alle 6 nella lettura della Visita ad Limina di mgr.

Agostini (1951).73 Per la mia offrii la stesura a mgr. Gianfranceschi – Stama-

68 Otello Camilla (1916-1970), sacerdote dal 1940, era cooperatore a S. Marco e cappellanocorale della basilica nonché rettore a San Zulian, cfr. Liber Vitae, p. 121.

69 «Nel pomeriggio, in salone Pio X° del patriarchio, consegna il Crocefisso ai Capi-Falòdei Fanciulli Cattolici», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/1, p. 48.

70 «Riceve un gruppo di religiose di sant’Angela Merici, e rivolge loro un paterno discor-so», ibidem. Bruno Valentini (1908-1982), sacerdote dal 1933, dal 1938 era vicario a Santa Fosca;dal 1949 ricopriva anche l’incarico di prefetto delle Sacre Reliquie, cfr. Liber Vitae, p. 127.

71 Per il resoconto di questa riunione cfr. Relazione dell’adunanza dei Vicari Foranei e VisitatoriSestierali - 16 gennaio 1956, in «Bollettino», 47 (1956)/1, pp. 10-11.

72 Questo è il nome col quale si designa la Fabbriceria della Basilica di San Marco. AllaProcuratoria competono la tutela e la manutenzione della Basilica e del campanile di San Marco:è composta di sette membri tra i quali viene scelto un presidente (primo procuratore), incaricoaffidato in questo momento al conte Cini.

73 Cfr. supra, appunti del 2 gennaio 1956. Erano trascorsi cinque anni dalla precedenterelazione inoltrata da mons. Agostini alla s. Sede con la quale si rendicontava la realtà diocesanae, secondo una prassi piuttosto comune tra i vescovi, Roncalli ne prendeva visione in vista diquella che avrebbe dovuto inoltrare lui stesso per il periodo 1951-1956.

22

1956

ne I Visita alle Scuole del Seminario. Prima classe quella di don Niero.74

Bene. Quelle di Candiani e di Diana75 (francese) salutate appena. Sarà benepreparare meglio questi incontri. I ragazzi però mi fecero buona impressio-ne. In casa fra Gioachino dei Frat[elli delle] Scuole Cristiane. Per l’affare S.Pietro di Castello conviene rivolgermi a Cini. Scrivo a lui invitandolo aprendere contatti con lo stesso fr. Gioachino a Roma76 – Pomeriggio tran-quillo ma fuori uggioso. Lungo convegno con mgr. Ausiliare sul caso deiparroci di Dese e del trasferimento determinato del parr. di S. Antonio alLido: lui a S. Moisè, Daltin a S. Stae77 e Corrao da S. Stae a S. Antonio.78

Fare ma cum juicio.79

<Udienza d. Bruno Berton di S. Michele>80

18 gennaio, mercoledìPoche visite: fra queste il publicista Silvio Negro del Corriere d[ella]

Sera.81 Si presenta come un galantuomo che ispira fiducia: p. Beltrame unRedentorista. Nel pomeriggio tempo orribile che non mi impedì di recar-mi a Mira per visitare le Suore Agostiniane e a Carpenedo presso le Servite.Trattenimento spirituale lieto e incoraggiante presso queste due famiglieclaustrali che si conducono bene e con qualche agiatezza. Passando visitai

74 Antonio Niero, nato nel 1924, ordinato sacerdote nel 1948, cappellano a S. Michele diMarghera e docente in Seminario, si specializzerà nello studio della storia ecclesiastica, dedicandoanche alcuni saggi all’episcopato di Roncalli a Venezia: per un suo profilo scientifico cfr. G. DEROSA, Antonio Niero storico della Chiesa, in «Humanitas», 59 (2004)/5, pp. 988-993.

75 Roberto Diana (1927-1996), sacerdote dal 1951, insegnava francese in seminario ed eraarchivista di curia; sarà successivamente rettore di S. Polo e, dal 1976, professore incaricato diGerontologia e Geriatria all’Università di Padova: cfr. Liber Vitae, pp. 50-51. Testimonierà nel1968 che Roncalli, «avendo saputo che io insegnando francese in Seminario, non ero mai statoin Francia, provvide lui stesso a farmi avere i mezzi perché, nelle vacanze stessi qualche tempoa Parigi»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus inCuria Venetiarum, cit., p. 16.

76 Cfr. supra, appunti del 13 gennaio 1956.77 Attilio Daltin, nato nel 1914, ordinato sacerdote nel 1938, era vicario a S. Moisè dal

1954.78 Bruno Corrao (1922-1997), sacerdote dal 1945, era parroco di San Stae dal 1953; vi

resterà sino al 1965, quando verrà trasferito a San Canciano, cfr. Liber Vitae, p. 136.79 A. MANZONI, I promessi sposi, cap. XIII, par. 29.80 Bruno Berton, nato a Chirignago (VE) nel 1922, era stato ordinato sacerdote nel 1946;

era parroco di S. Michele di Marghera dal 1952.81 Silvio Negro (1897-1959), era stato redattore e poi capo dell’ufficio di corrispondenza

romana del «Corriere della Sera», dove era entrato stabilmente nel 1926: qui si era ritagliato laqualifica di «vaticanista».

23

1956

il vecchio don Gedeone antico parroco di Oriago.82 C’era pure don Cale-gari!.83 Tornato in casa lunga conversazione ripresa con Negro ma piùinteressante l’incontro che ebbi prima a Mestre presso i Capuccini conmgr. Vescovo di Padova.84 Piccoli nei degni di attenzione.

19 gennaio, giovedìAnniv. patriarca Agostini.85 Sig.ra Colini Lombardi del Fronte Fa-

mig.86 Visita Carmelitane.87 Veramente edificanti queste belle anime divergini sacre. Però la visita all’interno del loro monastero: catapecchienumerose e fragili con un immenso terreno scoperto verso il mare, mifanno chiedere se non sarebbe miglior cosa vendere una parte dell’immo-bile e ricostruire un monastero nuovo, o meglio ancora vender tutto etrasferirsi altrove, p.e. in Terraferma. Ma mi arresto all’apparizione dellaprima idea, che potrà in seguito maturare.88 Più conveniente ancora miparrebbe lo stesso progetto per le claustrali Capuccine dell’Angelo Raffa-ele, affidate ai Capuccini.

20 gennaio, venerdìVisita Seminario classe licealiMgr. Marco Tessaro.89

82 Don Gedeone Zorzi, nato nel 1871 e ordinato sacerdote nel 1897, era dal 1903 parrocoad Oriago; morirà il 9 ottobre di questo stesso anno, cfr. Liber Vitae, p. 122.

83 Rectius Giuseppe Callegaro (1910-1995), sacerdote dal 1936; dal 1940 era cappellano a S.Maria Maddalena di Oriago, cfr. ibidem, p. 127.

84 Girolamo Bortignon (1905-1992), cappuccino, era stato ministro provinciale dell’Ordi-ne tra il 1938 e il 1944; in quell’anno era stato nominato vescovo di Belluno e Feltre; nel 1949 erastato trasferito a Padova, sede che terrà sino alle dimissioni nel 1982. Era il segretario dellaConferenza episcopale triveneta e ciò spiega la frequenza dei suoi scambi con il patriarca.

85 Carlo Agostini, nato in diocesi di Treviso nel 1888, sacerdote dal 1910, nel 1932 era statonominato vescovo di Padova e nel 1949 era stato trasferito alla sede patriarcale di Venezia, cheaveva retto sino alla morte il 28 dicembre 1952.

86 Pia Lombardi Colini (1903-1991) era stata vice-presidente delle Donne di A.C. e fonda-trice del Fronte della Famiglia; era stata eletta alla Camera dei Deputati per la D.C. nella Ilegislatura.

87 «Visita il monastero delle Carmelitane Scalze a Sant’Alvise», Diario, in «Bollettino», 47(1956)/1, p. 48.

88 Emerge frequentemente nelle pagine dell’agenda roncalliana la sollecitudine per i pro-blemi della pastorale sulla terraferma, laddove l’industrializzazione aveva determinato ancheuna crescente urbanizzazione.

89 Marco Tessaro (1905-1981), sacerdote dal 1927, era parroco di S. Maria del Giglio dal1943, cfr. Liber Vitae, p. 121.

24

1956

21 gennaio, sabatoSeminario Propedeutico e corsi Teolog[ici].Udienze: mgr. Freschi, Olivotti,90 com. Ventura direttore Monopoli,

mgr. Terenzi del Divino Amore,91 p. Carlo Naldi con Papi.

22 gennaio, domenicaS. Messa nella capella del Battistero a S. Marco per gli industriali del

lino reduci da un giro: Genova, Napoli, Palermo, Venezia, Trieste sul «Vul-cania». C’erano tutti, oltre 200: fra loro parecchi Lombardi, tutti presentianche gli Ebrei: li ricevetti poi in Salone Pio X. Incontro felice e speroedificante. Fra i gitanti c’era il caro dr. Luigi Masieri di Firenze che si unìpoi a p. Naldi e a Papi, miei graditissimi ospiti. Nel pomeriggio i tre Fio-rentini mi accompagnarono a S. Zaccaria92 per la funzione della Unionedella Chiesa:93 io tenni il discorso: Cervello e cuore: il dramma è fra que-ste due parole. Il cervello orgoglioso compromette e dissolve, e rendedifficile la ricostruzione. Diedi alcuni saggi di prove non riuscite. Il cuore– cioè la carità e la preghiera faranno la unione per cui Gesù ha pregato.94

90 Mons. Abramo Freschi, di Udine, era dal 1955 il delegato per la Pontificia Opera diAssistenza della Regione triveneta. Giuseppe Olivotti (1905-1974), sacerdote dal 1929, dal-la metà degli anni Trenta era stato incaricato delle opere di assistenza diocesane: su di lui sivedano i saggi raccolti in Giuseppe Olivotti, vescovo della carità, Venezia 1999; il 19 marzo 1957 saràconsacrato vescovo ausiliare di Venezia dallo stesso Roncalli.

91 Umberto Terenzi (1900-1974), ordinato sacerdote nel 1923, era stato nominato rettoredel Santuario del Divino Amore di Roma nel 1930. Qui, a partire dal 1934, diede vita allaCongregazione delle Figlie della Madonna del Divino Amore, poi affiancata da un primonucleo di sacerdoti oblati. Nel gennaio 2004 il vicariato di Roma ha dato il via all’inchiestadiocesana per la sua canonizzazione.

92 La chiesa dei SS. Zaccaria e Atanasio, nel vicariato di Castello.93 Il 15 gennaio aveva rivolto un messaggio ai diocesani nel quale comunicava che «alla

solenne funzione cittadina, che si terrà nella chiesa dei Ss. Zaccaria ed Atanasio, domenica22 alle ore 18, presenzierò io stesso, e mi sarà motivo di letizia e di incoraggiamento rivol-gere una parola ad una accolta di fervorosi veneziani, e con essi pregare “ut Deus superpopulum christianum unionis gratiam clementer infundat: perché il Signore conceda alpopolo cristiano la grazia dell’unione: così che allontanate le funeste divisioni e riuniti tuttisotto la guida del Pastore supremo della Chiesa gli renda servizio nobile e degno”», L’Ottava dipreghiere per l’Unità della Chiesa, in «Bollettino», 47 (1956)/1, p. 9.

94 Questi gli appunti predisposti dal patriarca in vista dell’appuntamento: «A S. Zaccaria il22 genn. 1956 / domenica nell’Ottava di preghiera per l’Unione / Le opere di Dio a serviziodell’uomo sono magnifiche e perfette. Vedi la Creazione, vedi la Chiesa. All’uomo l’approfit-tarne. Lo si fa col cervello e col cuore. Purtroppo il cervello si lascia trascinare dall’amor proprio:il cuore invece aggiusta. L’opera della Unione della Chiesa deve essere ispirata più dal cuore cheintende la parola di Cristo, che al cervello che si logora nell’accontentamento della sensibilità. Gli

25

1956

23 gennaio, lunedì [S. Giovanni Elemosiniere Vescovo e Confessore]I buoni amici Fiorentini si trattennero fino a mezzodì a colazione e

ripartirono felici e contenti. Costa così poco mantenere i vincoli della cor-tesia che è il primo fiore della carità.95

Udienze importanti. A sera passando attraverso i coriandoli luminosidegli Schiavoni mi recai alla Bragora per visitarvi il corpo di S. GiovanniElemosinario patriarca di Alessandria.96 Vi trovai un gruppo di seminari-sti[,] molti bambini colle Suore e alcuni fedeli. Mio breve colloquio coibambini. Si cantò poi l’Iste confessor 97 e benedissi. Cara cerimonia che invitaalla confidenza coi Santi che sono motivo di edificazione e di letizia. Udienzadi due persone di Dese, per ragioni gravi.

24 gennaio, martedìSempre udienze: notevoli al mattino – come ieri tutta famiglia [ ], così

oggi i due presidenti della società del Nastro Azzurro: e a lungo mgr. Ausi-liare che incoraggiai al Congresso di Salerno per il Vangelo.98 Nel pome-riggio in Seminario ascoltai per due ore don Ceriotti dell’Istituto G. Cini

sforzi storici per la Unione furono tutti segnati dalla prevalenza del cervello, dal calcolo, dalleesigenze di carattere politico. Ciò dico del Concilio di Firenze radunato colà alla presenza dell’Im-p[eratore Giovanni VIII] Paleologo sotto la minaccia del Turco. E l’Unione non tenne. Poi nelsec. XVII e in seguito ci si provarono principi, prelati e filosofi, di quà! e di là. Inutilmente.Recentemente ci furono i colloqui di Malines col Card. Mercier alla testa. Le conversazioni fracattolici e Anglicani si volsero presto in pericolo di remissività circa punti dommatici. La S. Sedenon incoraggiò e mise in guardia. Naturalmente tutto tacque e non si parlò più di intese cosìqualificate»: Quaderno «A la ventura», cit., pp. 54-55; già nel gennaio 1954 aveva articolato unaparte delle sue riflessioni dell’Ottava di preghiere per l’unità intorno al binomio «cervello-cuore»: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 209-210.

95 Decenni prima Roncalli aveva ricopiato nel quaderno delle Spigolature un passaggio deiFioretti francescani che continuava ad esercitare in lui una forte suggestione: «Sappi, frate caris-simo, che la cortesia è una delle proprietà di Dio, il quale dà il suo sole e la sua piova alli giustie agli ingiusti per cortesia, e la cortesia si è sirocchia [scil. sorella] della carità, la quale spegne l’odioe conserva l’amore»: I Fioretti di san Francesco, cap. XXXVII, in Fonti francescane, a cura di E.Caroli, Padova 2004, p. 1199. Della cortesia come «ramo della carità» Roncalli aveva già scrittoaltre volte sull’agenda: cfr. gli appunti del 23 novembre e 19 dicembre 1938 e 11 settembre 1939,in Vita in Oriente, I, pp. 592, 603 e 725, e quelli dell’11 maggio 1954, in Pace e Vangelo, I, p. 270.

96 Si reca dunque nella parrocchia di S. Giovanni Battista in Bragora, nel vicariato di Castel-lo, nella cui chiesa era conservato sin dal XIII secolo il corpo di s. Giovanni l’Elemosiniere (556-617), patriarca di Alessandria d’Egitto.

97 Breviarium, Commune Confessoris non Pontificis, Hymnus «Iste Confessor Domini».98 Il 30 gennaio successivo scriverà all’arcivescovo di Salerno mons. Moscato chiedendogli

di perdonarlo per l’impossibilità di recarsi «al suo felice Congresso Nazionale dell’Evangelo.Quando le diedi buon affidamento di poter venire a Salerno per la circostanza non conoscevo

26

1956

che fa un bene immenso a Venezia ed è provato da parecchie difficoltà.Dalle 15 alle 17.30 ascoltai uno per uno 10 dei miei seminaristi più anzianidella Salute.99 Ne fui soddisfatto e contento. Questi i nomi dei giovani:Barbini: Bonaldi!: Dalla Grana: Milan: Oselladore: Pegorer: Dainese: Ma-rangoni: Seno: Trevisan.100

25 gennaio, mercoledì [Conversione di S. Paolo Apostolo]S. Messa presso le Suore di S. Paolo con parole incoraggianti in fine e

visita alla libreria – Avevo passato la notte nella lettura del volume «IlCard. Ferrari» di don Giov[anni] Rossi: un vero poema di attività e disantità pastorale.101 Udienze poi un po’ fastidiose: povera Mazzoleni sen-za casa decente.102

Nel pomeriggio continuai con viva soddisfazione la udienza persona-le dei seminaristi: del I Corso Teologico: Bastianetto, Meneguolo, Scag-giante, Trevisiol Bruno: della Propedeutica: Bosello, Gusso, Trevisiol Luigi:di III liceo: Bacchion, Favero, Levorin, Perissotto, Rizzo, Rossi, Scarpa eVettorelli. – Tornando voltai per S. Marco col rettore per una visita a S.

esattamente la data. Giusto dal 15 al 19 marzo le giornate sono impegnatissime per me: e semancassi i miei Veneziani avrebbero motivo di lamentarsene. Avrò[[emo]] ancora, lo spero,<l’>occasione di [[incon]] godere della amorevolezza della ospitalità sua e dei suoi, e di vene-rare, come tanto mi piace, i vostri due grandi Santi, divenuti nostri concittadini, S. Matteoevangelista e S. Gregorio VII [[gran]] papa. Sono invece ben contento di incoraggiare il mioVescovo Ausiliare Mgr. Augusto Gianfranceschi, prelato degnissimo, e ad omne opus bonuminstructus [2Tm 3,17]. A lui potrebbe anche affidare con sicurezza di buon successo l’uno ol’altro dei temi del Congresso. Egli ha accettato di venire: e V.E. ne sarà ben contento»: AR/FSSD X/448 (minuta ms).

99 Il Seminario maggiore si trova accanto alla chiesa di S. Maria della Salute, nella puntaestrema del sestiere di Dorsoduro.

100Appartenevano al Seminario maggiore e riceveranno tutti l’ordinazione sacerdotale trail 1956 e il 1958.

101 G. ROSSI, Il cardinal Ferrari, Edizioni Pro Civitate Christiana, Assisi 1956, 280 pp. (l’impri-matur del vescovo di Assisi reca la data del 26 gennaio 1956). Roncalli aveva conosciuto donGiovanni Rossi (1887-1975) all’epoca in cui questi era segretario del card. Ferrari. Nel 1939 Rossiaveva fondato ad Assisi la Pro Civitate Christiana. Su di lui si vedano M. TOSCHI, Per la chiesa eper gli uomini. Don Giovanni Rossi, 1887-1975, Genova 1990, e G. ZIZOLA, Don Giovanni Rossi.L’utopia cristiana nell’Italia del ‘900, Assisi 1997; del rapporto con Roncalli Rossi ha riferitodeponendo nella rogatoria di Assisi per la canonizzazione di Giovanni XXIII: AR/ISR, Proces-sus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Iohannis Papae XXIII constructus in Curia Assisien-sis.

102 Questa signora, dal cognome bergamasco, si era rivolta al patriarca per ottenere daqualche ente un’altra abitazione: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novem-bre 2007.

27

1956

Lorenzo: per cui cominciai una novena per la guarigione del Sem[inarista]Trevisan che è il mio porta croce.103

26 gennaio, giovedìStanotte feci la prefazione al «Card. Ferrari» di d. Giovanni Rossi e

lessi il vol. del dott. [Judica Cordiglia]104 dal titolo «Il mio Cardinale» (Schu-ster).105 Queste coincidenze di cardinali e delle loro storie edificanti hannodel sorprendente.106 In mattinata scesi poi in cripta per il ritiro predicatocida P. Fabio Capuccino.107 Nel pomeriggio seduta del comitato per le eri-gende chiese nuove, affari grossi. L’intervento di don Berna per la chiesasua di Ca´ Emiliani con 20.000.<000> di debiti fù proficuo, ma dolorosoanche se condito di ilarità.108

Seguì conversaz. importante col Com. Alesi della biennale:109 il ricevi-mento del gruppo di maestri cattolici con mgr. Fusaro che tenni a cena.110

103 Paolo Trevisan, nato a Venezia il 3 dicembre 1931, sarà ordinato sacerdote da Roncallil’anno successivo.

104 Roncalli lascia uno spazio per riempirlo successivamente col nome dell’autore.105 G. JUDICA CORDIGLIA, Il mio cardinale, Istituto di propaganda libraria, Milano 1955, 211 pp.106 «Don Giovanni Rossi, a cui mi lega un’amicizia sacerdotale di ormai mezzo secolo, mi ha

chiesto alcune parole di presentazione di questo suo volume “Il Cardinal Ferrari”, testimonianzadi perenne ammirazione, tributo di affezione filiale per la sacra memoria di uno dei Prelati italianipiù insigni della Chiesa del Signore in questi ultimi tempi. Ho consacrato una notte intera allalettura di queste pagine, da cui l’anima mia è uscita intenerita e esultante. A lettura terminata, nellaprima luce del mattino, passai al mio altare per la liturgia – Breviario e S. Messa – della Conversionedi San Paolo: e gustai in gaudio ineffabile la perennità dello spirito di Gesù vivificante la sua Chiesa“heri et hodie”, nella successione dei suoi apostoli, dei suoi confessori, dei suoi martiri. Dopoparecchi volumi […] mi attendevo da Don Giovanni, che gli è stato intimo e fedele segretario pergli ultimi dodici anni sino al suo felice e glorioso transito, qualcosa di bello e di singolare. Il saggiobiografico che ora egli ci offre sorpassa ogni aspettativa. Siamo innanzi a un vero poema dell’atti-vità e della santità sacerdotale, ispirata alle divine scaturigini e alle prime prove del ministeroapostolico, aperta alle esigenze più moderne del pensiero e della vita», A.G. CARD. RONCALLI,Presentazione, a ROSSI, Il cardinal Ferrari, cit., pp. 5-6; ripresa in Scritti e discorsi, II, pp. 312-315; sullaredazione di questa Presentazione si veda anche TOSCHI, Per la chiesa e per gli uomini, cit., pp. 296-297.

107 Il patriarca aveva preso accordi per l’intervento di questo religioso nel novembre 1955:cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 629 e 633.

108 Armando Berna (1904-1978) era stato ordinato sacerdote nel 1929; nel 1937 era diven-tato curato autonomo di Ca’ Emiliani a Marghera e nel 1947 era stato nominato parroco dellanuova parrocchia di Gesù Lavoratore, cfr. Liber Vitae, p. 35; Roncalli aveva presenziato nel 1954all’inaugurazione di questa nuova chiesa: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 264-265.

109 Massimo Alesi fu presidente della Biennale di Venezia dal 1955 al 1957.110 Ermenegildo Fusaro (1914-2002), sacerdote dal 1938, era rettore di S. Rocco nella

parrocchia dei Frari dal 1953.

28

1956

Dopo cena conversazione col Canonico Fr. Silvestrini111 a favore di S.Costanza di Ancona patrona dei sacrestani.

<A mezzodì udienza Bacchion a cui diedi consegna e istruzione percostituzione Comitati Civici>112

27 gennaio, venerdì [S. Giovanni Crisostomo Vescovo, Conf. e Dottore della Chiesa]

Stamane pensiero e preghiera a Cospoli dove vissi 10 anni sotto gliauspici di S. Gio[vanni] Grisostomo.113 Grande patriarca di 5 anni: come S.Lorenzo [Giustiniani] a Venezia. I miei quanti saranno? Quanti il Signorene vorrà.114

Mattinata abbastanza tranquilla: sigr. Ravagnin segret. del sindacato deigiornalisti: un gruppo di signori del Lido, Bianchi, Giacomelli ecc. coll’ar-ciprete Ongarato di S. Elisabetta.115

Nel pomeriggio riunione di 20 ecclesiastici da me raccolta e presiedutasu la questione del Seminario di Fietta che converrà ricondurre a Vene-zia.116 Riuscita bene: ciascuno potè dire il suo avviso, fare domande e spie-garsi. Questo incontro resterà storico e, penso, edificante. Tutti siamo bene

111 Francesco Silvestrini (1868-1966), sacerdote dal 1894, dal 1898 al 1933 era stato vicarioa San Giobbe e nel 1944 era stato nominato canonico residenziale di San Marco; era direttoredella Pia Unione dei Sacerdoti Adoratori, cfr. Liber Vitae, p. 104.

112 I Comitati Civici erano sorti ufficialmente l’8 febbraio 1948 per favorire in ogni modol’unità dei cattolici nell’ambito politico e conseguire la sconfitta del Fronte Popolare nelle elezio-ni per la I legislatura. Coordinati a livello nazionale da Luigi Gedda, i Comitati si appoggiavanodi fatto ai quadri dell’A.C. (questa la ragione del colloquio tra Roncalli e Bacchion). Dopo lasconfitta del Fronte nel ’48 i Comitati erano andati rimodulando il loro obiettivo nel contrastodell’apertura a sinistra. Su di essi si vedano La presenza sociale del PCI e della DC, a cura di A.Manoukian, Bologna 1968, pp. 493-548, e M. CASELLA, Le origini dei Comitati Civici, in «Rivista diStoria della Chiesa in Italia», 40 (1986)/2, pp. 446-534.

113 Sulla missione di Roncalli in Turchia e Grecia si vedano A. MELLONI, Fra Istanbul, Atenee la guerra. La missione di A.G. Roncalli (1935-1944), Genova 1993, e R. MOROZZO DELLA ROCCA,Roncalli diplomatico in Turchia e Grecia (1935-1944), in «Cristianesimo nella storia», 8 (1987)/2,pp. 33-72; si vedano ora anche i due tomi di Vita in Oriente.

114 Lorenzo Giustiniani, già vescovo di Castello, fu infatti patriarca di Venezia dall’8 otto-bre 1451 all’8 gennaio 1456, giorno della sua morte. Di fatto anche l’episcopato di Roncalli aVenezia si estenderà per poco più di cinque anni.

115 Giuseppe Ongarato (1913-1985), ordinato sacerdote dal card. Piazza nel 1937; era arci-prete di S. Maria Elisabetta del Lido dal 1945, cfr. Liber Vitae, p. 21.

116 Era stato mons. Agostini a decidere di dislocare il Seminario minore a Villa Fietta diPaderno del Grappa: Roncalli aveva portato a compimento questo progetto, ma poco dopoaveva valutato l’opportunità di ricondurre anche i seminaristi più giovani in città. Il patriarcadesidera in ogni caso che questa decisione sia frutto di un confronto aperto a tutti coloro che

29

1956

intesi e possiamo seriamente cominciare. Che il Signore ci aiuti.117 Seguìun colloquio con Bosa su parecchie buone cose.118

28 gennaio, sabatoParecchie udienze fino alle 13. Nel pomeriggio finii l’ascolto dei semi-

naristi di seconda e prima liceo. Di seconda ecco i nomi: Battaggia, Berna-telli, Beorchia, Bonini, Dal Tin Luciano e Dal Tin Mario, Granzotto, Gus-so, Ramo, Senigaglia, Trucolo e Vendramin. Ed ecco i nomi di I liceo:Badalin, Burotto, Dall’Armi, De Pieri, Favero, Marchesan, Mazzon, Meg-giolaro, Pace, Spolaor, Spolaore, Torta, Toscani, Veronese. Mi lasciaronotutti cara impressione anche quelli che per varii motivi sono incerti. Rico-nosco molto utili questi contatti. Aprono il cuore dei giovani ed ispiranofiducia per il clero Veneziano dell’avvenire.

29 gennaio, domenica [S. Francesco di Sales Vescovo, Conf. e Dottore della Chiesa]

S. Messa in cripta S. Marco, davanti al corpo di S. Lorenzo Giust[iniani]per i giornalisti.119 Cerimonia meglio riuscita che lo scorso anno. Can.ci,chierici: harmonium e canti. Numerosi intervenuti. Mie parole post Mis-sam con tre pensieri: i due Santi spiritualmente presenti. S. Francesco diSales e il S. Lorenzo Giust. ambedue scrittori di altissimo valore ascetico:ambedue apostoli: l’ammonimento di Paolo facere veritatem in charitate [Ef4,15]: sempre lo stesso, fecondissimo di pratiche: infine l’incoraggiamen-to tratto dal Vangelo odierno:120 la chiamata di Dio al buon lavoro inqualunque ora:121 Seguì familiare ricevimento in casa.

avevano titoli e responsabilità nell’ambito della formazione dei seminaristi; cfr. supra, appuntidel 10 gennaio 1956.

117 Tra le carte di Roncalli si conservano anche alcuni rapidi appunti stesi su una agendinadove, in data 20 gennaio 1956, risulta scritto: «Seminario Minore / Decidere / Invito Commis-sione allargata fatto dal Patriarca / Rettore prepara Status questionis! / Informare la S. Congr./ Sigr. Reale per la assicurazione per magazzino»: AR/FSSD X/446.

118 Giuseppe Bosa (1911-1991) era stato ordinato sacerdote nel 1933; nel 1938 era iniziatala sua attività come assistente di A.C.: prima per la Gioventù Italiana di Azione Cattolica e poiper l’Associazione Donne di A.C. e il Centro Italiano Femminile; nel 1955 Roncalli lo avevanominato delegato patriarcale per l’A.C., cfr. Liber Vitae, p. 84.

119 «Celebra la messa in cripta San Marco per i giornalisti che festeggiano il loro patrono S.Francesco di Sales», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/1, p. 49.

120 Missale, Dominica in Septuagesima, Sequentia sancti Evangelii secundum Matthæum (Mt 20,1-16).121 «Vi dirò brevi parole, così in familiarità per dare espressione a tre pensieri che coltivo

nella mente: 1) Perché mi è caro questo convegno. Innanzitutto, perché esso mi richiama al

30

1956

Nel pomeriggio assistetti inaugurazione Carnevale dei bambini a Ca’Giustiniani. Fu bene essere presente anche se qualche piccola mascheranon mi piacque.122

30 gennaio, lunedìUdienze varie ed affari ordinari. Nel pomeriggio visita a Porto Mar-

ghera per medaglia a P. Rocco e ricevimento dal Demanio di terreno fab-

Santo Savoiardo, che si aderse nella ammirazione del mondo per la sua penna messa aservizio della verità e dell’apostolato; con una distinzione tutta sua, rilucente di bontà e digarbo egli è dottore della chiesa: ed i 26 volumi contenenti le opere sue giustificano il titolo.Stile limpido, senza contorcimenti, o inflessioni di pensieri e di immagini così da venireritenuto un classico della lingua francese. Ma che semplicità, che elevazione! Questo convegnom’è caro inoltre perché quest’anno raccoglie gli artisti e gli operai della penna intorno al sacrocorpo di S. Lorenzo Giustiniani, protopatriarca nostro: la stella più fulgente su l’orizzonte diVenezia nell’epoca più fortunata della sua storia. Monaco nell’isoletta di san Giorgio in Alga:vescovo e patriarca nella cattedrale Veneziana di Castello: anch’egli tiene sempre in mano ilsuo volume “Opera omnia” contenente 17 trattati e 40 discorsi. Sono scritti ascetici, in latino,[…]: ma quanta semplicità e scorrevolezza di lingua! Io ne sono tutto preso: ed ogni giornoattingo a larghi sorsi a quella fonte, che mi inebria e mi esalta. E come sarei lieto di vedermoltiplicare i visitatori di questa sorgente di spiritualità, che la ricorrenza del V centenariodella morte ci ha fatto discoprire. 2) L’insegnamento per i giornalisti. Esso resta per i secoli ilmonito di S. Paolo: veritatem facere in caritate. Sempre: sempre la verità: ma dirla e scriverla conrispetto e con garbo: dirla agli altri, come ameremmo di sentirla dire a noi: ed in maniera danon offendere mai le sante ragioni della legge divina ed umana, della innocenza, della giusti-zia, della pace: evitare quelle parole precipitate e birichine – verba precipitationis – che lascianopoi l’amarezza sulle labbra per 24 ore: quelle che confondono o suscitano divisioni e contra-sti, piuttosto che chiarire ed edificare. […] 3) L’incoraggiamento. Fare il giornalista è coope-rare a questa forma di comunicazione della verità o dell’errore del bene o del male, dellospirito di ordine o di disordine: a rifletterci su ci pone innanzi a gravi responsabilità dellanostra coscienza, di cui ciascuno sa di dover rendere strettissimo conto al Giudice Supremo.È detto infatti che anche della parola oziosa noi saremo giudicati: de verbo otioso. Ciascuno dinoi ripiegandosi sopra di sé, giovane ancora o veterano della stampa, possa sentirsi interior-mente incoraggiato al bene ed al meglio. La pagina evangelica della Messa odierna, domenicadi settuagesima, ci dà questo incoraggiamento. Operai della penna, voi siete operai dellaciviltà: e questa noi vogliamo salvare e fortificare: questa nostra civiltà, dico, che da Cristo sinoma!: che fu gloria dei nostri padri: che è deposito sacro di energie divine per l’avvenire.Operai dell’ora di terza, di sesta, di nona: o dell’ora undecima, e perciò inesperti a questolavoro, venite in vineam meam, a cui il Cristo Gesù vuole tutti, giovani, ovvero maturi, o anziani.C’è posto per tutti: sempre al lavoro della penna: di giorno, di notte: sempre nella luce:sempre nella giustizia e nello spirito di quella verace fraternità, che il sacrificio e il sangue diCristo suggella», Incontro con i giornalisti, in Scritti e discorsi, II, pp. 316-318.

122 «Nel pomeriggio reca a Ca’ Giustinian un incoraggiante saluto alla foltissima schiera dibimbi partecipanti al “Carnevale dei ragazzi” che vuole essere una prima esperienza del generea carattere cittadino», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/1, p. 49. Sulla freddezza del patriarca difronte ai festeggiamenti carnevaleschi cfr. Pace e Vangelo, I, p. 231.

31

1956

bricabile per assistenza marinai e operai del porto.123 Mio discorso ai con-venuti: parlai del libro della vita dove sopratutto interessa che siano scrit-te le nostre azioni, specialmente per l’ultimo giorno: e poi di padre Roccoe delle sue prediche a Napoli: i poverilli e il figlio dell’epulone. Ricordaiinfine ciò che più vale. Dopo il ritrovo il sigr. Clemente Gandini fratella-stro di Cini mi disse: io Eminenza sto coi poverilli.

In casa trovai mgr. Geremia Pacchiani124 che mi portò le buone noti-zie di Bergamo: che però mi lasciano incerto circa la località del nuovoSeminario di Bergamo.125

31 gennaio, martedì [S. Giovanni Bosco Confessore]Tempo freddissimo: annuncio di neve. Alle 8 celebrai la S. Messa al-

l’Istituto Colletti! coi cari Salesiani. Al Vangelo mie parole: letizia, bontà,purezza, studio e pratica della liturgia nel ricordo di S. Francesco di Salese di S. Giovanni Bosco fondatore dei Salesiani. Feci pure una visita allachiesa di S. Gerolamo in ricostruzione. Ho potuto constatare ed appro-vare incoraggiando.

In casa udienza di don Voltolina di Stretti.126 A mezzodì colloquio conVittorino Veronese,127 suo segretario Giacomini e com[m]end. Alesi che

123 «Al Molo A di Porto Marghera presiede alla consegna della “stella della bontà” –premio Notte di Natale 1955 – a P. Rocco Noè: e successivamente riceve in dono dal Provvedi-tore al Porto ingegnere Alberto Toniolo un appezzamento di terreno per la erigenda “Casa delportuale”», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/1, p. 49.

124 Geremia Pacchiani (1886-1974), sacerdote dal 1911, era entrato tra i Preti del S. Cuore, lacongregazione diocesana della quale faceva parte anche Roncalli come membro esterno, nel1912; dal 1919 insegnò Storia ecclesiastica presso il Seminario di Bergamo e successivamentedivenne vice assistente generale della F.U.C.I. per l’Alta Italia.

125 L’8 dicembre 1955 il vescovo di Bergamo mons. Piazzi aveva ufficialmente annunciatola decisione di procedere alla ricostruzione del Seminario vescovile, ormai fatiscente. Si stavanorincorrendo varie voci sulla sede di questa nuova struttura e Roncalli non nascondeva la prefe-renza che il Seminario restasse dov’era, vale a dire sul colle di S. Giovanni nella città alta; suquesto si vedano pure gli appunti d’agenda del 19 aprile 1955 in Pace e Vangelo, I, pp. 492-493.Sulla storia della riedificazione del seminario bergamasco cfr. A. BELLINI, Il colle di S. Giovanni. Levicende della ricostruzione, Bergamo 1996.

126 Roberto Voltolina (1916-1984), sacerdote dal 1940, era parroco a Stretti di Eraclea dal1951: proprio durante il 1956 avviene il suo trasferimento alla parrocchia di Zelarino, chemanterrà sino al 1969, cfr. Liber Vitae, p. 108.

127 Il vicentino Vittorino Veronese (1910-1986) si era laureato in Giurisprudenza all’Uni-versità di Padova. Nel 1939 era diventato segretario del Movimento Laureati Cattolici; avevaquindi operato nell’ambito dell’Istituto Cattolico di Attività Sociale (I.C.A.S.) e delle A.C.L.I.,di cui fu vicepresidente dal 1944 al 1946. Dal 1946 al 1952 era stato presidente generale di AzioneCattolica e dal 1952 era segretario generale del Comitato Permanente per i Congressi Internazio-

32

1956

trattenni a colazione. Discorsi interessanti la Biennale in riferimento all’I-stit[uto] Inter[nazionale] di Arte Liturgica e, credo, proficui. Nel pomerig-gio ricevo il Prefetto Spasiano con signora e figlia Iole: poi conversazionefra noi in materia di elezioni.128 A sera udienza con rettore Vecchi di ritornoda Roma.129 Arriva don Battista da Fusignano con giovane Tassinari.130

Gennaio, Note16 gennaio. Proposito di lavoro, e tutto sotto gli auspici di S. Lorenzo

Giustin[iani].Preparazione lettera ai miei sacerdoti: «Dopo 3 anni» per la festa di S.

Giuseppe – 15-19 marzo.131

Preparazione del rapporto della Visita ad limina. Mgr. Gianfranceschipregato di stendermi la prima tessitura che io completerò.132

1 febbraio, mercoledìGiornata freddissima per la neve caduta. Mio nipote don Battista col

giovane Tassinara! prosegue il suo viaggio per Sotto il Monte a rivederesuo padre;133 di lui Enrica scrisse che è la persona più tranquilla e più lieta

nali dell’Apostolato dei Laici. Veronese ricoprì contestualmente vari incarichi nel settore finan-ziario e bancario: fu tra l’altro sindaco e amministratore del Banco di Roma nonché vice presi-dente della Banca Cattolica del Veneto. Su di lui si veda Vittorino Veronese dal dopoguerra alConcilio: un laico nella Chiesa e nel mondo, Roma 1994.

128 Cfr. infra, annotazioni al 1° maggio 1956.129 Sulle frequenti trasferte romane di mons. Vecchi – dovute a precisi incarichi affidatigli

dal patriarca e oggetto, due anni più tardi, di alcuni rilievi da parte del visitatore apostolicomons. Alcini – cfr. FUSCO, Valentino Vecchi, cit., pp. 38-39; 41-42.

130 Giovanni Battista Roncalli (1927-2005), figlio del fratello Giovanni Francesco e Cateri-na Formenti, aveva condotto gli studi seminaristici prima a Bergamo e successivamente aFaenza; era stato ordinato sacerdote a Venezia dal patriarca Roncalli il 9 luglio 1955 ed eraincardinato nel clero faentino; in questo momento era coadiutore parrocchiale a Fusignano; nelnovembre 1959, su richiesta di Giovanni XXIII, sarà incardinato nella diocesi di Bergamo: quiriceverà la nomina a canonico e, dal 1981 alla morte, svolgerà servizio come parroco di S.Gregorio, frazione di Cisano Bergamasco. Dei rapporti con lo zio Angelo Giuseppe ha riferitoin AR/ISR, Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIIIconstructus in Curia Episcopali Bergomensi, pp. 399-426, e in Papagiovanni. Angelo Giuseppe Roncallitra la gente della Valle Imagna, a cura di A. Carminati e C. Locatelli, Bergamo 2004, pp. 192-197.

131 In realtà Roncalli sceglierà di dedicare la sua successiva lettera pastorale a La SacraScrittura e San Lorenzo Giustiniani.

132 Cfr. supra, appunti del 17 gennaio 1956.133 Il 28 gennaio il patriarca aveva scritto una lettera a Giovanni Roncalli indicandogli che

ciò che lo accompagnava sempre, «di giorno e di notte», era il pensiero di suo fratello: «Di qua e di

33

1956

della Colombera. Questa è veramente una grazia del Signore per lui e peri suoi.134

Nel pomeriggio colloquio importante col com. Ventura Direttore deiMonopoli, circa la cessione di una parte della Dogana per il Seminario.Adiutorium nostrum in nomine Dñi.135

Seguì don Odino per le ACLI.136 Tema del colloquio: la questione dellaapertura. Egli pensa bene e potrà influire la sua parte perché tutto si svolgain conformità alle istruzioni Superiori, che sfuggono ad ogni discussioneda parte mia.

2 febbraio, giovedì [Purificazione della B.V. Maria]Alle 10 funzione della Candelora a S. Marco.137 Bene riuscita: però

con poca gente: attesa la giornata freddissima. In casa alcune udienze: donMario Manzoni di Mira:138 mgr. Macacek con cui mi intendo su più cose,anche per Mira ma non firmo il decreto di nomina del Cancelliere Sambinavendo già da tempo dichiarato che intendevo fare quella nomina a titolodi maggiore solennità il 19 marzo anniversario della mia consacrazione.Benedetta gente. Unusquisque quaerit sua sunt [cfr. 1Cor 13,5].

L’adattamento migliore del Corpo di S. Lorenzo Giust[iniani] nel suoaltare a S. Pietro non può riuscir bene.139 Questo risulta dagli studi fatti dalarch. Meo. Converrà pensare ad altro. Forse chi sa? sotto la mensa dell’altare.

là sento dire che sta benino. A questo io attacco più forte la speranza che domani, a primavera tudebba star meglio. Ciò che soprattutto tempera il mio continuo dolore è il sentire ripetere che peròlui è rassegnato e continua a benedire il Signore. Certo un giorno i tuoi figliuoli vedranno anchesensibilmente di quante benedizioni il Signore colma la loro casa per il presente e per l’avvenire, peril merito delle tue sofferenze sopportate con calma e con amore. […] Anche il mio desiderio divenirti a trovare è sempre vivo», Familiari, II, p. 403.

134 Cfr. supra, annotazioni al 10 gennaio 1956.135 Roncalli era orientato a insediare il Seminario minore negli antichi magazzini della

Dogana da Mar, posti accato al Seminario maggiore e alla Basilica della Salute; cfr. anche gliappunti del 17 dicembre 1955 in Pace e Vangelo, I, p. 649.

136 Odino Spolaor (1925-1984), sacerdote dal 1948, cappellano a Treporti e quindi inse-gnante di lettere in Seminario, era stato nominato assistente delle A.C.L.I. l’anno prima, cfr.Liber Vitae, p. 84.

137 La festa della Purificazione, che cadeva quaranta giorni dopo il Natale, era tradizional-mente ricordata come «Candelora» in ragione della benedizione delle candele che avvenivacontestualmente alla sua celebrazione liturgica.

138 Mario Manzoni (1916-2005), sacerdote dal 1939, era cappellano del monastero delleagostiniane di Mira Porte (VE) dal 1940.

139 Cfr. supra, appunti del 13 gennaio 1956, e infra, 28 giugno 1956.

34

1956

3 febbraio, venerdì [S. Biagio Vescovo e Martire]S. Messa a S. Biagio per la Marina. Molto apparato. Presente l’Ammira-

glio Bigi140 e tutto il suo stato maggiore e tutte le più alte Autorità Civili.Mgr. Puggiotto, l’antico capellano, dirigeva ancora tutto.141 Molto ordine.Dopo la Messa mie parole. Ricordi della chiesa di S. Biagio: gli antichimarinai, l’incontro coi Greci: due riti: pensiero morale l’addestramentodella coscienza militare e cristiana: utile a tutti ma specialmente per chiporta responsabilità. Seguì ricevimento semplice e distinto presso l’Ammi-raglio. Resto della giornata sempre in buon lavoro. Ricevetti il prof. Ru-sconi Sopraintendente alle Belle Arti, buoni avviamenti per un´intesa cir-ca il corpo di S. Lor[enzo] G[iustiniani] a S. Pietro. Nel pomeriggio udienzacol conte Cini che mi fece gran pena a cui partecipai. A sera assistei alla primalezione Scritturale di mgr. Gottardi, allo Studium.142 Mie parole: Bossuete Claudel.

4 febbraio, sabatoStamane sorpresa non lieta, ma presto acquietata. Don Loris sofferen-

te per un colpo di freddo, con interferenze reumatiche. Il dott. Venchierut-ti diede però buone assicurazioni.143 Poche udienze in giornata. Ho peròfirmato le petizioni per ottenere dal Governo i locali della Dogana per il

140 Il 31 gennaio Roncalli gli aveva scritto per ringraziarlo di un suo intervento relativo «allasituazione degli operai civili dell’arsenale. Mi era ben noto tutto il fervore nobile e sincero, da Leispiegato, qui, come a Roma, perché si addivenga ad una soluzione di questo problema, omai digenerale conoscenza, e, a giusto titolo, motivo di preoccupazione per tutti, che conciliando gliinteressi collettivi con quelli particolari di Venezia dia alle singole famiglie dei lavoratori dell’Ar-senale, della Certosa e di Malcontenta la assicurazione della continuità del loro lavoro, come alpresente, o trasformato in altro di natura affine. […] Padre e pastore di tutti: venuto qui dopoavere conosciuto molti uomini piccoli e grandi, e partecipato ad avvenimenti di varia ispirazio-ne: ma non ignaro delle condizioni e dei bisogni della umile gente, che mi fù familiare dall’in-fanzia, ed è rimasta accanto a me in tutti gli anni del mio sacerdozio ed episcopato, devo dire cheniente mi riesce più gradito, e mi tocca nelle intimità dell’animo come questa concordia dipensiero e di cuore, messa a servizio dei miei veneziani», lettera all’ammiraglio Luciano Bigi,AR/Int 2688; poi edita in Scritti e discorsi, II, pp. 319-320.

141 Giuseppe Puggiotto (1890-1957), sacerdote dal 1914, era stato cappellano della Marinamilitare e assistente della G.I.A.C.; già docente di latino e greco in Seminario, nel 1952 eradivenuto prefetto agli studi, cfr. Liber Vitae, p. 91.

142 Era stato concepito come ente che doveva svolgere un’attività di promozione culturaledelle tematiche religiose. Per il relativo statuto, già approvato dal card. Piazza nel 1947, cfr.«Bollettino», 46 (1955)/3-4, pp. 104-108.

143 Paolo Venchierutti era già stato il medico curante di mons. Agostini; deporrà nel 1969al processo di canonizzazione di Giovanni XXIII: cfr. Processus rogatorialis super fama sanctitatisetc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 512-516.

35

1956

Seminario. Il Signore, N[otre] D[ame] della Salute e i Santi Protettori Lo-renzo [Giustiniani] e Pio [X] ci ottengano il buon esito della pratica.

In mattinata sentii il P. Germano Provinc. dei Carmelitani sulle condi-zioni della diocesi di Treviso.

Scrissi poi una lettera a mgr. Gius. Zaffonato da Vittorio Veneto pro-mosso a Udine arcivescovo.144 Auguro e confido che sia a letizia sua e deisuoi nuovi diocesani.

5 febbraio, domenica [Domenica di Sessagesima]Messa in capella alle 9.30 per i Presidenti dell’A.C. del Triveneto. Ben

riuscita: can.ci Cesca e Vio,145 seminaristi e don Schiavon, harmonium etcanti di seminaristi. Mie parole con tre pensieri al Vangelo: dignitas et offi-cium – concordia fra il dire e il fare.146 Es. Rezzara.147 – unione colla S.Chiesa. Tutti contenti. Alle 11.30 riunione Gioventù Cattolica con d. Car-

144 Giuseppe Zaffonato (1899-1988) era vescovo di Vittorio Veneto dal 1945; rimarràarcivescovo di Udine sino alle dimissioni nel 1972. Nella lettera indirizzatagli Roncalli scrivevadi voler essere «fra i primi» a felicitarsi «della sua promozione a Udine. Vostra Eccellenza arrivaal nuovo campo in perfetta forma, di uomo robusto, di prelato maturo ed esperto, di cuoregagliardo e generoso. […] Ella raccoglierà a Udine una copiosa eredità di insegnamenti e ditempi lasciatale dal suo venerato Antecessore mons. Nogara. Tutto le apre la via alla fiducia, e ladeve incoraggiare al buon lavoro ed al grande successo, nella luce del Signore, sempre, ma nellasicurezza della vittoria dello spirito per cui siamo fatti», AR/Int 2692.

145 Carlo Cesca (1883-1965), sacerdote dal 1906, nel 1912 era diventato rettore della chiesadi S. Maria della Consolazione alla Fava nonché coadiutore di curia con vari incarichi ammini-strativi. Luigi Vio (1891-1973) era stato ordinato sacerdote dal patriarca Cavallari nel 1914; dal1938 al 1955 ricoprì l’incarico di direttore della Cappella marciana e di segretario della Procurato-ria di S. Marco, cfr. Liber Vitae, pp. 82 e 141.

146 Missale, Dominica in Sexagesima, Sequentia sancti Evangelii secundum Lucam (Lc 8,4-15).147 In più occasioni era capitato a Roncalli di richiamarsi alla figura di Nicolò Rezzara

(1848-1915), esponente di primissimo piano del movimento cattolico bergamasco (a lui sidoveva, tra le altre cose, la fondazione di varie società di mutuo soccorso nonché del PiccoloCredito Bergamasco): Roncalli lo ricordava particolarmente per l’impegno profuso a favoredella libertà di insegnamento; dal 1887 al 1901 Rezzara era stato segretario generale dell’Operadei Congressi; su di lui si veda P. GIOS, Nicolò Rezzara e il movimento cattolico in Italia, Roma 1990;cfr. pure le annotazioni al 10 febbraio 1955 in Pace e vangelo, I, p. 453. In una lettera inviata aGiacomo Testa il 17 ottobre successivo scriverà: «Se ti mandano da Bergamo il bel lavorodell’on. Belotti su “Niccolò Rezzara” [scil. G. BELOTTI, Nicolò Rezzara nella storia di Bergamo e delmovimento sociale cattolico in Italia, Bergamo 1956] cerca a pag. 95 il mio umile nome, l’ultimodopo quello di Rezzara fra i presidenti della direzione diocesana [di Azione Cattolica], che sispingevano alle posizioni più ardite [scil. per il sostegno di candidati maggiormente rappre-sentativi del mondo cattolico per le elezioni del 1913]. Il Papa – consulente [Stanislao] Medo-lago [Albani] – era preparato a sconfessarci su l’O[sservatore] R[omano]. Ciò non avvenne.Mgr. Radini arrivò appena in tempo a parare il gesto; e noi ubbidimmo con Rezzara»: AR/FSSD X/553.

36

1956

lo Corao a S. Basso.148 Ritrovo specialmente lieto e incoraggiante. Mieparole.

Alle 15 ricevo il dr. Mazzarolli di Treviso che incoraggiai:149 alle 15.30al teatro Fond. Cini. Care anime ben riunite e più cari giovani del CentroArti e mestieri.150 Bene. Ma tutto don Bosco che io pur amo tanto e nien-t’altro che don Bosco: <è> un imboscamento che finisce per stancare.

In casa ricevo la bella colonia di Premana con i due sac. Tenderini.151

Veramente caro incontro che gradirò di rinnovare.

6 febbraio, lunedì [S. Dorotea Vergine e Martire]Udienze varie. Nel pomeriggio visitai finalmente il Museo del[l’]Arsenale.

Interessante, ma speravo di trovare di più. Dappertutto tracce della prepo-tenza Napoleonica nei suoi giorni nefasti a Venezia e all’Italia.152 Accoglien-za eccellente dell’Ammiraglio Bigi che mi presentò il suo Stato Maggiore.

Di là e girando tutto l’Arsenale immenso passammo sul ghiaccio inpezzi alla ricerca delle Suore Dorotee presso S. Gerolamo. Tempo sem-pre freddissimo. Parlai a tutte le buone Suore e Novizie con pensieri a S.

148 Carlo Corao (1922-1989) era stato ordinato sacerdote nel 1946; cappellano a Gambararee ai Carmini fu vice assistente e poi assistente diocesano della gioventù di A.C., cfr. Liber Vitae,p. 34.

149 Antonio (Toni) Mazzarolli (1928-1998), laureato in Giurisprudenza, era consiglierecomunale a Treviso ed era stato presidente diocesano della G.I.A.C. dal 1949 al 1954: in questaveste aveva vissuto da vicino la crisi seguita alle dimissioni di Rossi e la difficile ricomposizionedei rapporti con la gerarchia ecclesiastica. Sarà più tardi sindaco di Treviso (1975-1987) e senatoreper la D.C. (1968-1976). Di questo incontro con Roncalli riferirà in una lettera scritta il 30 marzosuccessivo a Mario Rossi: «Verso la fine venne il Patriarca. Mi riconobbe (fui da Lui nel burrasco-so aprile 1954) e mi invitò a colloquio per il pomeriggio. A tutto avevo pensato fuorché a unachiamata di questo genere. E al pomeriggio andai. Ti assicuro, caro Mario, che sono rimastoconfuso e commosso. Fu con me amabile, buono, paterno. Disse che mi aveva chiamato perringraziarmi di essere andato a Venezia e per darmi atto che mi ero, dopo i noti fatti [scil. ledimissioni di Rossi dalla presidenza della G.I.A.C.], comportato bene lasciando in Lui e nel-l’Episcopato buona e favorevole impressione. Si compiaceva che lavorassi con i laureati e i DC.Soggiungeva che non aveva dubbi sulla fedeltà alla Chiesa di coloro che lavoravano in AC oopere affini. Un colloquio veramente affabile e significativo. Per me è stato motivo di gioia, diconforto, di stimolo e anche di legittima soddisfazione»: in La Gioventu Cattolica a Trevisoattraverso la corrispondenza di Antonio Mazzarolli, 1948-1958, a cura di I. Sartor, Treviso 2003.

150 Il Centro Arti e Mestieri, sull’Isola di S. Giorgio, era affidato alle cure dei pp. salesiani.151 Albino Tenderini (1912-1998), sacerdote dal 1935, era parroco di Treporti dal 1945.

Serafino Tenderini, nato nel 1927, sacerdote dal 1950, era cappellano a Carpenedo.152 Nel 1796, su mandato del Direttorio, Napoleone Bonaparte iniziò la sua campagna

d’Italia e conquistata la Repubblica di Venezia – il cui ultimo doge, Ludovico Manin, fudeposto il 12 maggio 1797 – la cedette all’Austria col Trattato di Campoformio.

37

1956

Dorotea Vergine e Martire, ai fratelli Passi fondatori della loro famigliareligiosa,153 ed allo sposalizio fra la verginità e la carità che segnò l’iniziodi nuovi tempi di fervore religioso nella Chiesa di Dio.

<Ricevuto il Sindaco Tognazzi e buone intese per il Lido, spiazzo S.Elisabetta, intestaz. via S. Lor[enzo Giustiniani] e miei progetti>154

7 febbraio, martedìSempre giornate freddissime, e ben serrate di lavoro. Stanotte ed oggi

udienze: parroco di Mira, lunga conversazione con Gianfranceschi v[esco-vo] ausiliare. Sto preparando una breve lettera pastorale per la Quaresi-ma.155 Ma il tempo, oh, come scappa! Fra le visite di oggi anche i treparroci dei Gesuati[,] di S. Giov. e Paolo, del S. Cuore di Mestre reducidalla Domus pacis di Roma. [[Da ieri ho in preparazione la lettera pasto-rale per la Quaresima. Ma non ho tempo libero per meditarla.]]

A sera mi recai con don Dinon ai S.S. Apostoli per benedire la sede delPatronato.156 È un inizio che però promette bene. Si incomincia con circa 70ragazzetti. Benedissi le 7 aule. Visitai in seguito i vari gruppi: e presso leSuore Imeldine la buona mamma (81 anni) di don Guido Paquola inferma.157

8 febbraio, mercoledì [S. Girolamo Emiliani Confessore]Giornata freddissima. Poche udienze. Sup. Gen. Suore S. Giuseppe:

parroco Moro158 e cav. Padovan: don Baldo.159 Nel pomeriggio agli Arti-

153 I fratelli sacerdoti Marco (1790-1863) e Luca Passi (1789-1866) avevano fondato all’ini-zio dell’Ottocento la «Pia Opera di Santa Dorotea» per promuovere l’educazione religiosa deigiovani; da essa scaturì, nel 1838, l’Istituto delle Maestre di S. Dorotea di Venezia: cfr. Dizionariodegli istituti di perfezione, VI, Roma 1980, coll. 1230-1233.

154 Il 30 gennaio aveva indirizzato una lettera a Tognazzi chiedendogli di intervenire «perun atto semplice e umile che potrebbe aiutare nel quadro delle nostre celebrazioni Veneziane peril V° Centenario di S. Lorenzo Giustiniani. Preghiera – dico – e voto del cuore che la Commissio-ne Toponomastica cittadina voglia ricordare il nome del Santo Protopatriarca nostro, richiama-to anche nelle denominazioni di pubblica utilità – vie o piazze di Mestre, Marghera, Lido – alladevozione di quanti amano congiungere il presente [al] glorioso passato», AR/FSSD X/449.

155 Cfr. infra, appunti del 22 febbraio 1956.156 Vittorio Dinon, nato a Venezia nel 1921, era stato ordinato sacerdote nel giugno 1946;

era membro dell’ufficio liturgico diocesano.157 Guido Paquola (1907-1984), ordinato sacerdote dal card. La Fontaine nel 1933, fu

vicario cooperatore ai SS. Apostoli per tutta la vita, cfr. Liber Vitae, p. 63.158 Giovanni Moro (1904-1990), sacerdote dal 1928, era parroco di San Silvestro dal 1940;

nel 1957 sarà trasferito alla parrocchia di S. Stefano, cfr. ibidem, p. 97.159 Mario Baldo (1907-1974), sacerdote dal 1936, sarà cooperatore di S. Luca, rettore di S.

Gallo e vicario a S. Beneto; dal 1962 rivestirà la funzione di cappellano corale della basilica di S.

38

1956

gianelli di don Orione per la festa di S. Gero[lamo] Miani: discorso familiaree amabilità.160 Di là a Mestre presso i Capuccini convegno con 6 o 7 sacer-doti catechisti a cui do alcune communicazioni che don Loris illustra.161

Segue cena fraterna coi Padri: poi passo ad Altobello per la Messa seralein onore di S. Gerolamo. Io parlai al Vangelo, esprimendo gioia per tro-varmi a quella festa, incoraggiamenti per i fedeli.

Il freddo rigidissimo: giornata di lavoro. Ciò non ostante abbastanzagente specialmente donne e fanciulli.

Notevole fra le udienze di stamane il P. Quinto prov. degli Agostiniani.162

9 febbraio, giovedìPoche udienze: Contessa Marcella Roy chiedente informazioni su ba-

r[one] S[aint] Just de Teulada di Parigi: don Molin di Catene con due Suo-re.163 Nel pomeriggio per compiacere don Camilla mi recai a Ca’ Giusti-niani per il Carnevale dei bambini. Buona iniziativa. Però è bene che sulproscenio non figurino ne´ preti ne´ monache. Poi evitare la troppa liber-tà nei vestiti delle bambine.164 In serata mi raccolsi per la ricerca di buonidati in preparazione alla mia lettera pastorale su la S. Scrittura. Mentrefuori si prepara la neve, infesta a tanti poveri. Combino con don Loris perun invito publico a dare alla P[ontificia] O[pera di] A[ssistenza] soccorsi pergli indigenti della città e laguna.165 Altra visita di stamane Maestra Tende-rini di Premana, benemerita dell’A.C. di Venezia.

Marco; sarà anche collaboratore dell’ufficio amministravo diocesano e dell’O.D.A., cfr. ibidem, p.111.

160 Su s. Girolamo Emiliani di vedano infra le annotazioni all’8 febbraio 1957.161 Il segretario del patriarca era ritenuto «un po’ esperto in pedagogia. Aveva lasciato

buone impressioni nei suoi 16 anni di insegnante di religione in vari istituti», Testimonianza dimons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

162 Dopo l’incontro Roncalli annota su un foglio d’agendina: «7 febbr. 1956 / Al P.Quinto Prov. d. Agostiniani venuto per l’affare S. Andrea ho detto in buona maniera[:] a)che ogni progetto circa S. Stefano è una illusione. Il Clero locale solleverebbe una opposizioneche il Patriarca dovrebbe prevenire[;] b) che il mio avviso sarebbe che gli Agostiniani, una voltaautorizzati a costruire una piccola casa per due o tre di loro, lo facciano. La Provvidenza dopoqualche mese difficile di adattamento li aiuterà oltre ogni previsione. Specialmente in questaimpresa occorre aspettare il determinarsi della volontà del Signore. La nostra volontà può valerqualche cosa, ma in subordine a quella, +a.g.c.r.», AR/FSSD X/451.

163 Giuseppe Molin, nato nel 1914, ordinato sacerdote nel 1941, era parroco a S. Maria dellaSalute di Chirignago dal 1953.

164 Cfr. supra, appunti del 29 gennaio 1956.165 «Le notizie che giungono da tutta Italia – scriveva il patriarca – annunciano il rincrudire

della situazione metereologica!: ma insieme il rifiorire compatto e generoso della solidarietà

39

1956

10 febbraio, venerdìTempo nevoso ma con qualche udienza: sig.ra Bastianetto: Pierre Fran-

çois Gudin vice console di Francia che parte per Stocolma!: un buon Sa-voiardo: altre persone. A sera mgr. Vecchi, e dopo cena ritrovo con alcu-ni catechisti delle scuole superiori. Mi fù facile dicere veritatem. Fù trovatoun altro metodo per onorare S. Tommaso il 7 marzo. Circa la partecipa-zione al sindacato e agli scioperi, rimasti in decisis. Notizie gravi circa lasalute della signora Barbato e preghiere per lei. Stamane ante lucem lettu-ra di S. Ambrogio nella sua lettera alla chiesa di Vercelli. Che belle cose!Cerco margherite, e trovo aurum et topatium [cfr. Sal 118,127] in quellepagine.166 La lettura del libro Sacro, dei Padri, e specialmente di S. Loren-zo mi prende tutto ed esalta il mio spirito.167

11 febbraio, sabato [Apparizione della B.M. Vergine Immacolata]Stamane la notizia delle gravissime condizioni della buona signora

Margherita Barbato madre di don Napoleone e di altri buoni figlioli sifonde coi ricordi di Lourdes, e di tante persone che amo vicine al miospirito intorno a quella Grotta.168 Al termine della mia Messa quella signo-ra moriva. Mando subito una lettera breve di condoglianze alla famiglia.169

umana e cristiana messa a servizio dei poverelli e degli infortunati. Rivolgo la mia viva preghieradi voler assecondare l’opera delle autorità civili e degli Enti di assistenza, per un aiuto pronto elargo da recare specialmente alle popolazioni bisognose delle zone periferiche più disagiate. Ilpatriarca è povero: ma subito mette a disposizione dell’Opera Diocesana di Assistenza la suaumile offerta: che ha piuttosto valore di voce supplicante tutti coloro che possono, a farealtrettanto e meglio», Paterno appello a sovvenire i poveri, in «Bollettino», 47 (1956)/2, p. 91; ripresoin Scritti e discorsi, II, p. 323.

166 Cfr. AMBROGIO DI MILANO, Epistola LXIII, in PL, XVI, coll. 1239-1272.167 Roncalli sta consultando varie fonti patristiche per la redazione della sua lettera pasto-

rale dedicata alla s. Scrittura.168 Il patriarca si era recato in pellegrinaggio a Lourdes – il nono della sua vita – nel luglio

1954: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 305-310.169 «Caro Vittorino, Una parola sola per dire a Lei ed ai suoi fratelli e sorella, ed a quanti

piangono con loro, e alla veneranda prozia vostra, come io sia tutto con voi, mente, cuore,preghiera in questa ora di mestizia della vostra vita. Mentre la mamma vostra partiva io celebra-vo la s. Messa nella liturgia della Madonna di Lourdes, a cui aggiunsi una preghiera speciale perla diletta vostra. Quando la Messa finiva quell’anima si trovava sulla porta del Paradiso, e di làsi iniziava quella celeste protezione di cui voi sentirete presto i preziosi benefici. Se io sonocommosso, lo sono, non tanto per la defunta che amo credere già felicissima nella pace e nellagioia del Signore, quanto per voi: Vittorino, con la consorte, Renzo, Gianfranco e sorella.Sappiate tutti farvi onore, anche nell’atto di dare alla natura il suo tributo: con dignità, concalma, con abbandono confidente. Vi abbraccio, vi incoraggio, vi benedico. E benedico la caramamma vostra », AR/FSSD X/456.

40

1956

Il resto della giornata è preso dal pensiero del freddo di cui soffrono tantipoveretti.170 Per loro ascolto la mia voce alla radio invocante soccorsi.171

Ricevo il prefetto vicario Spranga e il Secret[ario] di Prefettura [ ] colleloro signore. Trattengo a colazione con me l’arch. Meo mentre don Lorisè tutto occupato in casa Barbato a confortare quei buoni figliuoli che poiricevo insieme e conforto qui in casa. A sera arriva da Roma don Napole-one a cui con suo fratello <Renzo> offro l’ospitalità per la notte.

12 febbraio, domenicaDomenica bianca: ogni funzione esterna sospesa. Ciò mi permette

preparare elementi per mia lettera pastorale.A sera esco con Loris per una visita a casa Barbato e preghiera defunta

madre e conforto vecchia zia di lei, ved. Guerinoni nata Pasini. Difficile pas-saggio sul rio. Gran freddo e gravi considerazioni circa la povera vita umana.

13 febbraio, lunedìSolo stamattina: Loris tutto bene inteso ai funerali della sig.ra Rita

Barbato bene riusciti, qui, e a S. Donà di Piave. Alle 11 in cripta giuramen-to dei predic[atori] quaresimali. Bel ritrovo del clero: mie parole beneseguite. 1) felice constatazione: preti-catechisti e buoni predic. un solospirito, le opportunità del presente[.] 2) moniti ripetuti: santità, nova etvetera [Mt 13,52]: molto garbo: 3) incoraggiamento. Speciale amore alVangelo. Citata la fine di Bossuet, col Vangelo a conforto.172 Ricev. poi

170 Aveva scritto al fratello poche settimane prima: «Ti metto fra i miei tanti poveri di qui.Oh, che mistero è per me questo dei poveri. Ma anche questo prende luce quando lo vedo inGesù, che essendo il padrone della ricchezza ha voluto farsi povero per noi e con noi», lettera aGiovanni Roncalli del 28 gennaio 1956, in Familiari, II, p. 403.

171 Alle 12.50 rivolge infatti attraverso i microfoni della R.A.I. un appello per il soccorsoagli indigenti che maggiormente stavano soffrendo per la stagione invernale: «L’inverno imper-versa, quest’anno, con una rigidezza eccezionale. […] Questo algore invernale si direbbe lacontinuazione del freddo che ci richiama al Natale di Cristo: fattosi bambino, e sofferente difreddo e nudità, come apparve al nostro grande Protopatriarca San Lorenzo Giustiniani. Volgen-doci dunque a carità verso i sofferenti di questa atmosfera invernale, noi ci accostiamo al Cristo,e celebriamo la manifestazione più alta della fraternità cristiana. Alla generale attenzione, special-mente di chi è provveduto di beni di fortuna, mi permetto segnalare i braccianti della campagnae i disoccupati della periferia: e tutti coloro per cui il freddo e le intemperie non sono la solatribolazione. […] Presso la sede dell’Opera Diocesana di Assistenza, o presso le Conferenze diSan Vincenzo Parrocchiali ciò che si raccoglie subito lo si distribuisce: là si possono dunqueconvogliare le effusioni della pubblica e privata carità. Accompagnate il vostro gesto caritatevolecon una speciale intenzione secondo le condizioni di ciascuno: Dio vi risponderà dall’alto»:Radiomessaggio, in «Bollettino», 47 (1956)/2, pp. 91-92; poi in Scritti e discorsi, II, pp. 325-326.

172 «Per questa [predicazione] straordinaria della Quaresima vogliamo impiegare le nostre

41

1956

don Attilio Costantini colla traduz. di S. Lorenzo G[iustiniani]173 – com-missione circa Costantini direttore Assoc. Lavor. diretti: Gatto, Gagliar-di, Regazzo, don Cal[l]egaro. Alle 13.30 arriva mio nipote Zaverio connotizie meste di suo padre.174 A sera mgr. Vecchi e arch. Meo con progettiper Seminario della Salute. Che il Signore ci aiuti.175

14 febbraio, martedìAtmofera freddissima che mortifica il carnevale. Pochissime udienze.

Nel pomeriggio alla Salute. Viene anche il mio buon nipote Zaverio. Iviseminaristi in gran fervore. Il vicerettore don Lorenzo Rosada fa un beldiscorsetto:176 inspirazione e stile S. Lorenzo Giustiniani. Mi piace: esatto,devoto, pio. Poca vibrazione invece nel canto: preferisco sempre il grego-riano solenne e vibrante.177 In giornata conversazione con Zaverio, sem-pre così saggio e buono. Mi intesi circa la pratica per il restauro dellaColombera.178 Non vorrei che si trovassero poi male dopo la mia mor-

migliori energie. Richiamo ciò che dissi nel 1954: 1) santità nelle parole e nella vita; 2) nova et vetera,ma con giudizio; 3) saper dire cose sublimi nelle forme più semplici. Questo il ritornello dell’umi-le Patriarca di Venezia: la semplicità del Vangelo, il ritorno alla Scrittura: la forma catechetica, piana,breve, non polemica, ma mite e senza smanie, e senza invettive. La mia lettura di questa notte: lafine di Bossuet, al tutto edificante: Egli fece leggere 60 volte il Vangelo durante la sua malattia pertrarne motivi non di terrore, ma di confidenza e di abbandono. Dopo aver meditato sulla prede-stinazione parve assopirsi, e dopo qualche minuto di silenzio disse come di soprassalto: – no,mio Dio, io non posso credere che voi mi abbiate data inutilmente questa confidenza nella vostrabontà. La mia salvezza sta infinitamente meglio nelle vostre mani che nelle mie. Io mi abbandonoa voi senza terrore su me stesso: non posso immaginarmi senza di voi, senza una specie ditentazione di disperarmi. – E da Bousset mi piace sollevarmi a San Lorenzo Giustiniani. Ne sonotutto preso. “Lui solo vedo, ognor, figuro e sento”. Vogliate studiarlo come meglio potete, epregare il Signore perché mi aiuti a farlo conoscere a tutti i miei sacerdoti come maestro di asceticaperfezione, di semplicità, di mitezza e di santo amore di Dio e del prossimo», Parole del Patriarca aiQuaresimalisti, in «Bollettino», 47 (1956)/2, pp. 87-88; poi in Scritti e discorsi, II, pp. 327-328.

173 Attilio Costantini, nato a Burano nel 1923, era stato ordinato sacerdote nel 1946; saràautore, per i tipi dello Studium Cattolico Veneziano, di una Introduzione alle opere di san LorenzoGiustiniani, primo patriarca di Venezia, Venezia 1960.

174 Saverio Roncalli, nato nel 1929, era il sesto dei nove figli di Giovanni Francesco Roncallie Caterina Formenti.

175 Cfr. supra, appunti del 1° e 4 febbraio 1956.176 Lorenzo Rosada (1925-2007) era stato ordinato sacerdote nel 1949; era vice-rettore del

Seminario maggiore dal 1953; dal 1967 al 1972 sarà parroco di S. Moisè e dal 1977 a poco primadella morte reggerà l’Ufficio Missionario Diocesano.

177 Su tale preferenza di vedano anche infra, appunti dell’8 luglio e 17 dicembre 1956.178 La «Colombera» era l’edificio di Sotto il Monte dove Angelo Giuseppe si era trasferito con

la sua numerosa famiglia nel 1893; in questo momento vi risiedevano le famiglie dei fratelli

42

1956

te.179 Mi reca conforto la fondazione di una borsa per un seminarista Ve-neziano a Roma – che intendo dirigere al Seminario Romano in nome dimgr. Gio[vanni] Costantini.

<Il conte Marco Celio Passi mi annunzia la mia nomina a Gran Balìdell’Ordine di Malta.180 Niente domandare e niente rifiutare>181

15 febbraio, mercoledì [Mercoledì delle Ceneri]Notte vegliata intorno alla mia lettera pastorale su la S. Scrittura.La interrompe verso le due dopo mezzanotte la notizia improvvisa

della morte di mgr. Mantiero vescovo di Treviso avvenuta un´ora fa perun edema polmonare. Bravo e pio Prelato, che sfugge alla vita fra un ce-spuglio di spine.182 Alle 10 Ceneri a S. Marco funzione ben riuscita, ma con

Zaverio, Alfredo e Giovanni. Il giorno stesso scrive al dott. Pellizzoli, della Cassa di Risparmio diMilano, per ringraziarlo della «collaborazione alla felice riuscita di una pratica che ella conosce e chemi sta molto a cuore, cioè la ristorazione della casa antica dei miei fratelli Giovanni, Alfredo eZaverio, e mia, a Sotto il Monte. Gradirei tanto di sapere il contributo graduale in denaro corrispon-dente al prestito di Lit. 4.500.000 che occorrerebbe per i lavori di restauro. Io intendo di concorrervida mia parte ed anche in aiuto ai miei fratelli in una misura corrispondente alle mie circostanze. Lequali sono abbastanza delicate in quanto non mi permettono di disporre liberamente a favore deimiei parenti più intimi di ciò che la buona Provvidenza mi invia per i miei diocesani di Venezia»,AR/FSSD X/457; su questo si vedano pure infra, le annotazioni al 1° gennaio 1957.

179 Il 6 marzo successivo scriverà al fratello Giovanni che la visita a Venezia del nipoteZaverio gli aveva dato «vero conforto […] perché mi offrì l’occasione diretta di fare da parte miaquanto stava a cuore a te per la casa, che anche a me piacerebbe tanto di vedere restaurata primache anch’io me ne vada, ma le cui pratiche bisogna seguire con pazienza. Ma soprattutto miconsolò e direi che mi tolse il continuo dolore per tutto l’inverno per il durare della tua indispo-sizione. Le sue notizie circa la tua bella e santa rassegnazione mi furono di vero sollievo […].Che il Signore ti conservi sempre così, senza dolori fisici, che anche a me fanno un po’ paura, epoi giorno per giorno nelle braccia sue»: Familiari, II, p. 405.

180 Cfr. infra, appunti del 4 marzo 1956.181 XXI Entretien: sur le document de ne rien demander, ne rien refuser, in Œuvres de Saint François

de Sales, évêque et prince de Genève et docteur de l’Eglise, VI: Les vrays entretiens spirituels, Annecy 1895,pp. 383-389. È, assieme all’«oboedientia et pax», alle «quattuor magnam importantibus pa-cem» di IC e al «voluntas Dei pax nostra» attribuito al Nazianzeno, un altro dei motti ricorrentidi Roncalli: il 26 maggio 1917 ricorderà che riflettendo sulla sua destinazione quale soldato si eravoluto fermamente attenere al «“niente domandare niente rifiutare” di S. Francesco di Sales: emi trovai contento ad onta di tutti gli assalti del mio amor proprio che il Signore mi aiutò a fartacere»: Nelle mani di Dio, in stampa. Ancora nel 1950, quando aveva appreso della destinazionedi Giacomo Testa alla segreteria della nunziatura di Parigi, aveva scritto: «Restiamo dunquenell’orbita luminosa e serena del “niente domandare e niente rifiutare” che è poi la perfezionedell’“oboedientia et pax” di giubilare memoria», in E. PELLEGRINI, Giacomo Testa nel solco diAngelo Giuseppe Roncalli. Lettere e documenti, Cenate Sotto 2000, p. 150.

182 Antonio Mantiero, nato in provincia di Vicenza nel 1884, era stato nominato vescovodi Treviso nel 1936: su di lui si veda Mons. Antonio Mantiero. Un Vescovo da riscoprire. Una figura

43

1956

poca gente, cantori poco intonati.183 Segue poi la predica quaresimale delP. Tarcisio [ ] degli Scalzi. Bene. Colloquio con mgr. Gottardi su varie! econ Giacinto Gambirasio presid. Camera di Commercio di Bergamo.184

Raccomandazione a Fanfani per lui.185 Li trattengo ambedue a colazione.Alle 18 apertura Stazione Quares[imale] a S. Zaccaria.186 Freddo che infie-

e un testimone attuale, a cura di L.M. Facchinello, Treviso 2006; ne viene pubblicato un Necrologiosul «Bollettino», 47 (1956)/2, p. 96.

183 Il patriarca esprimerà in più occasioni le proprie riserve sulle capacità della Cappellamarciana: cfr. anche infra gli appunti del 25 marzo, 31 marzo, 1 aprile 1956, 25 dicembre1956, 20 aprile, 25 aprile, 1 settembre 1957, 30 marzo, 25 aprile e 25 maggio 1958; si vedaanche Pace e vangelo, I, p. 653.

184 Giacinto Gambirasio, nato a Seriate nel 1896, aveva esordito nella vita politica nelle filadel Partito Popolare ed era stato sindaco di Seriate. Con l’avvento al potere dei fascisti Gambi-rasio fu più volte censurato come antifascista. Dopo la Liberazione riprese la sua attività indu-striale (sarà tra l’altro presidente della Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Berga-mo), che conciliò con la grande passione per la letteratura e la poesia e il dialetto bergamasco. Èmorto nel 1971. Dei rapporti con Roncalli ha accennato in Dolcezza di stile nella corrispondenzaconfidenziale del patriarca Roncalli, in «Atti dell’Ateneo di scienze, lettere ed arti», 34 (1968-1969),pp. 35-41. Ad un rinnovato sollecito di Gambirasio per un suo intervento, Roncalli replicheràche questo non era secondo il suo «temperamento. Poi una nuova parola prenderebbe lasignificazione di voler forzare assolutamente la nota a favore di una persona piuttosto che ditutta una situazione, della quale io mi debbo tenere estraneo, o almeno non interessato oltreuna certa misura», AR/Int 2698.

185 «Amo richiamarmi – scriveva Roncalli – al nostro felice incontro presso l’Arcivescovo diTrento, la fine dello scorso settembre. E so che di questi giorni viene sollecitata la sua attenzionea favore del Comm. Giacinto Gambirasio Presidente della Camera di Commercio di Bergamo.Da lunghi anni il detto signore è mio caro amico personale e colgo di buon grado l’occasione perrendere anch’io la migliore testimonianza di grande stima, di rispetto e di benevolenza a lui,quale uomo distinto, quale cristiano e quale cittadino, ornato di molteplici titoli di alta beneme-renza nelle pubbliche amministrazioni. È mio costume non interessarmi degli affari e menoancora delle eventuali controversie di carattere interno della mia cara città natale. Ebbi sempre edho molto da fare dove la Provvidenza mi ha condotto e mi tiene ben occupato. Non so perònascondere il timore che un prevalere delle forme un po’ forti nei riguardi del Comm. Gambi-rasio possa nuocere non poco agli interessi generali [[della Democrazia Cristiana]] in una regio-ne in cui la tradizione è, grazie a Dio, pacifica e ben solida. Voglia gradire l’espressione rinnovatadel mio cordiale rispetto e l’augurio delle più care consolazioni», lettera ad Amintore Fanfani, 16febbraio 1956, AR/FSSD X/458.

186 A cominciare dal VI secolo, a Roma si era radicato l’uso di marcare il tempo di Quaresi-ma con celebrazioni liturgiche e processioni che, di volta in volta, si svolgevano sotto la presi-denza del papa nelle più importanti chiese della città: una pratica infine solennizzata da appositirichiami all’interno del Missale. In un messaggio rivolto alla diocesi il 15 gennaio Roncalli avevaricordato che la «pia pratica delle Stazioni Quaresimali» era stata introdotta a Venezia dal card. LaFontaine «nel 1917, dopo di averne assaporato la spirituale delizia a Roma: e che il clero ed ilpopolo Veneziano accolsero di buon grado nel novero delle tradizioni più nobili e care della vitareligiosa cittadina»; il patriarca ricordava infine le modalità di svolgimento: «Processione stazio-nale al canto delle Litanie dei Santi – incensazione all’altare delle S. Reliquie – discorso – canto

44

1956

risce. Mio breve discorso: penitenza e preghiere per ciascuno di noi, e perla Chiesa perseguitata e sofferente.187 Fra le udienze dott. [ ] direttore del-l’Ospedale Grande.

16 febbraio, giovedìLa lettera pastorale mi occupa notte e giorno: ma di giorno poco

concludo. Le udienze oh! come logorano! Oggi mgr. Brugnolo di Mala-mocco mi reca notizie non liete circa un confratello.188 Sono io che nesoffro di più. Nel pomeriggio della giornata rigidissima mi reco all’Ange-lo Raffaele per la stazione quaresimale.189 Cose ben fatte: gente discretaspecialmente bambini. Mio discorsetto sulla penitenza e la preghiera. Duefrasi: «O inferno o penitenza» del P. Segneri190 e «chi prega si salva e chi

del Miserere – antifona – Tantum ergo – Benedizione Eucaristica», Stazioni Quaresimali, in«Bollettino», 47 (1956)/1, p. 14; ripreso in Scritti e discorsi, II, pp. 308-309.

187 Il 1° febbraio aveva rivolto un messaggio alla diocesi con il quale intendeva richiamare«l’attenzione del clero e dei fedeli sulla persistente dolorosa situazione in cui si trovano milionidi cattolici in territori dell’antica Europa e dell’Asia», Speciali applicazioni per i fratelli di fede prividella libertà religiosa, ibidem, p. 15. E pochi giorni prima aveva risposto al benedettino statunitensep. Ambrose L. Ondrak, che condivideva i suoi sentimenti «di solidarietà affettuosa con l’Arci-vescovo monsignor Beran e con il popolo cecoslovacco, come con tutti i cattolici che soffronopersecuzione, privati inoltre – come restano – del conforto di questa comunicazione epistolare,che è possibile fra noi. La stampa Italiana, e non soltanto cattolica, tiene viva la memoria deimoderni confessori della fede: ed anche dalla recente pubblicazione dell’Annuario Pontificio hapreso motivo per dare risalto al grande numero di sacri Pastori imprigionati per motivi direligione, o impediti di esercitare il ministero pastorale. Nella lettera della imminente Quaresi-ma rinnovo al clero ed ai fedeli l’invito a pregare “ut omni perturbatione submota, liberis [tibi]mentibus serviamus Domino” [Missale, Orationes diversæ dicendæ ad libitum juxta rubricas, Contrapersecutores et male agentes, Postcommunio], e perché alle Chiese poste sotto il controllo dei nemicidella fede cattolica siano concesse la libertà e la pace», AR/FSSD X/453.

188 Giuseppe Mario Brugnolo (1902-1966), sacerdote dal 1928, nel 1941 era diventatoarciprete della parrocchia di Malamocco e canonico onorario di San Marco «durante munere», cfr.Liber Vitae, p. 34.

189 La parrocchia di S. Raffaele Arcangelo, nel vicariato di Dorsoduro.190 «O inferno, o penitenza. A che noi starci qui giornalmente a stancare con tante predi-

che? O inferno o penitenza. Convien risolvere»: P. SEGNERI, Predica XIV. Nel giovedì dopo laseconda domenica, in Quaresimale, Torino 1895, p. 145. La citazione tornerà anche negli appuntistesi per il ritiro del 24 maggio 1956: cfr. AR/FSSD X/507. Il gesuita Paolo Segneri (1624-1694) si era affermato come oratore sacro e nel Quaresimale (1679) aveva raccolto le predicherecitate in varie città italiane tra il 1655 e il 1665. La sua fama era dovuta anche allo stileimpiegato: lontano dalle astrattezze e calato nella pratica quotidiana; era anche autore de Lamanna dell’anima (4 voll., 1673-1680), Il cristiano istruito nella sua legge (3 voll., 1686) e delleLettere sulla materia del probabile, uscito postumo nel 1732. Era uno degli autori che Roncalli siera reso famigliare sin dalla giovinezza; ancora in un ritiro compiuto nel 1940 scriveva di aver

45

1956

non prega si danna» di S. Alfonso.191 Cose vecchie che fanno però buonaimpressione sopra i giovani e sopra i vecchi.

17 febbraio, venerdìSempre udienze: poche ma lunghe. Lettera a mgr. Giov. Costantini

per la fondazione di una borsa di studio per un alunno del Sem[inario] diVenezia.192

Nuove notizie favorevoli all’acquisto della dogana – in parte almeno,per il Seminario della Salute. La ritengo una grazia di S. Lorenzo Giusti-niani: e raccomando umiltà e silenzio: O[h] se tutto riuscisse davvero! Midispiace di dover lasciare Fietta:193 ma più mi interessa di aver tutto allaSalute intorno a quella cara Madonna. Inde origo, unde salus !.194 La mia lette-ra pastorale va così, così. Raccolsi molto materiale dai Padri: ma converràche mi limiti a S. Lorenzo Giustiniani.195 Oggi ho scoperto nuovi tesori in

preso come «guida – perché una guida ci vuole in queste cose, anche per chi invecchia –l’esposizione ampia e ragionata del P. Paolo Segneri autore che io ammiro tanto: Troppoampio per le mie esigenze e troppo ragionato, e quindi un po’ sforzato e barocco. Ma un verotesoro di pensieri e di applicazioni»: GdA, p. 373.

191 ALFONSO MARIA DE LIGUORI, Del gran mezzo della preghiera e opuscoli affini, testo critico,introduzione e note a cura di G. Cacciatore c.ss.r., Roma 1962, p. 32.

192 Cfr. supra, appunti del 14 febbraio 1956.193 Con ogni probabilità il patriarca si esprime in questo modo più per una forma di

riguardo verso mons. Agostini, che tanto impegno aveva profuso nella fondazione di VillaFietta, che non per un reale coinvolgimento personale.

194 Il patriarca cita l’iscrizione posta al centro del pavimento sotto la cupola della Basilicadella Salute («unde origo, inde salus»), edificata appunto dai veneziani per ringraziare la B.V.Maria per aver intercesso per la cessazione dell’epidemia di peste del XVII secolo; si vedanopure infra, le annotazioni al 21 novembre 1956.

195 Così nella stesura finale della lettera confiderà che «una certa pratica che mi ha resofamiliare alla lettura dei Padri mi offrirebbe il destro di darvi qualche saggio più vivo del comequegli interpreti venerandi del pensiero della Chiesa vivevano, respiravano della Sacra Scrittura.E chi sa che la occasione non mi manchi di accostare il vostro spirito a qualcuno di loro: aSant’Ambrogio, per esempio, così felice e così delizioso nei tanti suoi richiami al testo sacro: aSant’Agostino, certo il più ricco di tutti: a San Gregorio, che durante il suo servizio diplomaticoa Costantinopoli come apocrisario, trovava il tempo di conversare e di commentare con alcunimonaci del suo seguito il libro di Giobbe, sulle cui tracce si formò quel tesoro di santa dottrinae di indirizzo pratico delle coscienze che suol dirsi i Morali, e che congiunto alle Omelie, ed allaRegula pastoralis rappresenta la lettura più desiderata e frequente di tutto il Medioevo. Ma col piùgrande rispetto che io debbo alle inesauste ricchezze degli antichi Padri in riferimento all’impie-go della scienza delle Scritture, mi punge il desiderio ansioso di fare il posto che si merita alnostro glorioso e santissimo Protopatriarca Lorenzo Giustiniani, dal cui nome, dalla cui figurae dai cui scritti prendemmo le mosse», La Sacra Scrittura e San Lorenzo Giustiniani, in «Bolletti-no», 47 (1957)/2, p. 79.

46

1956

S. Efrem.196 A sera l’architetto Meo mi accompagna la prof. Antoniadis.Basta: Greca ! fides, nulla fides.197

18 febbraio, sabatoA Treviso: Funerali di mgr. Mantiero.198 Imponentissimo omaggio di

riconoscenza e di amor filiale. Io cantai la Messa, e mgr. Carraro fece l’elo-gio secondo il mio consiglio e come mi attendevo[:]199 fù opus perfectumnel senso del rispetto al defunto, di omaggio alla verità che in questo caso èla grande carità che fù la virtù più distinta del defunto, e che incide il suoelogio nei secoli. Che cosa vale tutto il resto?200 Erano con me mgr. Gian-franceschi e il cerimoniere d. Giov[anni] Schiavon. Tutti i Vescovi del Trive-

196 Efrem il Siro (306/307-372) compose le sue numerose opere – poesie, omelie,commentari biblici (tra questi va almeno ricordato il Diatessaron) – in siriaco, ma furono prestotradotte in greco, armeno, latino, così come in copto, arabo e slavo. La sua teologia è dominatadalla polemica antignostica ed è influenzata dalla scuola di Antiochia. Venerato come santo sindalla prima metà del V secolo nella chiesa siriaca e in quella greca, il suo culto fu esteso alla chiesacattolica da Benedetto XV, che lo proclamò dottore della chiesa nel 1920 (enciclica Principi aposto-lorum). Nella sua pastorale quaresimale Roncalli ricorderà che «S. Efrem il grande dottore dellaChiesa Sira, il cantore dei misteri di Dio, nel VI° dei suoi XII discorsi sul Paradiso […] cominciacolle parole: “Le Sacre Scritture – Divinae Litterae – sono la chiave della scienza. Essendomi percaso imbattuto nel prezioso volume, incominciai a leggerlo: e mi trovai innanzi all’Arca del-l’Antico Testamento, al codice delle Sacre Leggi; subito volsi gli occhi e lo spirito alle primepagine, che insegnavano l’esistenza di Dio, mi descrivevano le opere Sue, invitandomi adammirarle. Ero sulla porta che si aprì. No: non vi è forza di ragione, non vi è sentimento chevalga a comprendere la ricchezza che io vidi e gustai”. Il suo discorso prende termine con questaamorosa preghiera: “Nel Libro Sacro, in compagnia della verità, o Signore, la carità e la scienzaelevano lo spirito in alto e gli dischiudono una luce sempre più splendente e lo avvezzano acontemplare le cose arcane. Io desideravo vedere il Paradiso. Lo vidi: il porto preparato altermine della mia navigazione. O grande Iddio che me l’hai fatto conoscere, te ne prego, nonnegarmene l’entrata”», La Sacra Scrittura e San Lorenzo Giustiniani, cit., pp. 73-74.

197 Il ricorso di Roncalli a questo motto classico – che troverà eco in un celebre passo dellaGerusalemme Liberata del Tasso (II, 72) – esprime l’evidente insoddisfazione del patriarca per quan-to riferitogli da questo ospite. Nel ricordo dell’allora segretario si trattava di «questioni intricate suvertenze amministrative»: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

198 Cfr. supra, appunti del 15 febbraio 1956.199 Giuseppe Carraro (1899-1980) era stato nominato ausiliare di Treviso nel settembre

1952; il 9 aprile 1956 verrà traslato a Vittorio Veneto e due anni più tardi passerà alla sedevescovile di Verona, che manterrà sino al 1978. Su di lui si veda A. ORLANDI, Un vescovo nel cuoredel Concilio: mons. Giuseppe Carraro, Verona 2001.

200 «Più mi faccio maturo d’anni e di esperienza – aveva scritto negli appunti di un ritiro nel1948 –, e più riconosco che la via più sicura per la mia santificazione personale e per il migliorsuccesso del mio servizio della S. Sede, resta lo sforzo vigilante di ridurre tutto – principii,indirizzi, posizioni, affari, [–] al massimo di semplicità e di calma: con attenzione a potaresempre la mia vigna di ciò che è solo fogliame inutile e viluppo di viticci, ed andare diritto a ciò

47

1956

neto presenti e due vescovi religiosi Cuccarollo e Pasini.201 Mancavano deFerrari di Trento e Gargitter di Bressanone.202 Ecco: il Signore chiama epremia i suoi servi fedeli [Mt 25,21]: e la vita riprende con calma e con pace.

19 febbraio, domenica [Domenica I di Quaresima]Tempo sempre freddissimo che tappa la gente in casa. Alle 11 assi-

stetti alla predica in S. Marco: pochissime persone.Cattive notizie dal mondo: neve freddo, temporali e terremoti, molti

poveri alla sofferenza.203

Nel pomeriggio scesi di nuovo a S. Marco per la stazione. Godo sem-pre di vedere il presbitero vuoto di banchi e riservato ai chierici ut decet.204

Mio discorso in <tre pensieri>.205

Da Roma notizie sempre più buone circa la disposizione del Gover-no a cedere al Seminario la parte della Dogana che corrisponde giusto al

che è verità, giustizia, carità, sopratutto carità. Ogni altro sistema di fare non è che posa e ricercadi affermazione personale che presto si tradisce e diventa ingombrante e ridicolo»: GdA, p. 395.

201 Cornelio Sebastiano Cuccarollo (1870-1963), originario di Casoni di Mussolente (VI),sacerdote dell’ordine dei Frati minori cappuccini dal 1893, era stato nominato vescovo di Bovi-no nel 1923; nel 1930 era stato promosso arcivescovo ad Otranto, sede che aveva retto sino alledimissioni presentate nel 1952; Ferdinando Fulgenzio Pasini (1897-1985), di S. Donà di Piave,era stato ordinato sacerdote nell’ordine dei Frati minori nel 1923 e nel 1946 era stato nominatovescovo di Sanyüan; dopo la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese era stato incarce-rato dalle autorità comuniste; Roncalli aveva già avuto occasione di incontrarlo a Venezia dopola sua espulsione dal territorio cinese.

202 Carlo de Ferrari (1885-1962) era stato vescovo di Carpi dal 1935 al 1941, anno in cui erastato promosso alla sede arcivescovile di Trento; Joseph Gargitter (1917-1991), sacerdote dal1942, era stato nominato vescovo di Bressanone nel 1952 e manterrà la sede sino alle dimissioninel 1986.

203 Il 1956, per il rigore delle temperature raggiunte e per le intense nevicate che colpisconoin queste giornate anche la costiera ligure e quella amalfitana, sarà ricordato come uno dei piùfreddi del secolo.

204 Cfr. supra, appunti dell’8 gennaio 1956.205 «19 febbraio 1956. I dom. di Quaresima a S. Marco / È giusto cominciare di qua: come

a Roma si incomincia da S. Gio[vanni in] Laterano. Il colore e il tono generale della nostra vitadi Quaresima è penitenza e preghiera. Le grazie da domandare sono tre: 1) da nobis benignussalutem et pacem: poi liberazione dagli avversari che sono ancora molti, e la libertà della Chiesa / 2)la grazia di non cedere alle tentazioni diaboliche – suggestione – delectatione – consensu / 3)che il nostro nome sia ascritto nel libro della vita[,] liber predestinationis!. Preghiere speciali per levittime delle intemperie – neve e tempesta [–] di questi giorni / Per meritare queste grazie pernoi e per gli altri ci occorre vivere in multa patientia, in jejuniis, in vigiliis, in charitate non fictasecondo il precetto di S. Paolo ai Corinti II lett. capo VI. / Il richiamo dei due prefazi Mozarabi-co e Ambrosiano. Sempre il demonio da combattere e da vincere. S. Michael archangele defende nosin proelio contra insidias et nequitias diaboli esto praesidium»: Quaderno «A la ventura», cit., pp. 58-59.

48

1956

fabbisogno per il Seminario Minore. Benedicamus Dño, ricordando peròsempre ancora il «Non si dicon quattro se non son nel sacco».206

20 febbraio, lunedìSempre tempo Boero come diceva a Roma ai miei tempi il vescovo In-

glese mgr. Stonor.207

Udienze pochissime,208 e mia forte occupazione per la lettera pastora-le. Il lavoro notturno è quello che mi serve meglio.

Oggi ebbi a colazione i sig.ri Senat. Ponti, Parisi, avv. Friziero e ConteM.C. Passi già membri della Procuratoria di S. Marco, ed onorati da onori-ficenze Pontificie. Fù in molta semplicità, un atto di cortesia. Quattro buo-ni cristiani del resto, e meritevoli.

22 febbraio, mercoledì209

Poche udienze: signor Pedro J. Solari Capurro nuovo Console del-l’Argentina a Venezia. Era col Vice-Console. A quanto pare ottimo senti-mento e pratica cristiana.

Stamane ho finito dopo lungo lavoro notturno la lettera pastorale. Alsolito io non ne sono contento ma la intenzione fù buona. Dovrebbe segna-lare ed avviare un buon movimento per lo studio e la lettura della Bibbia.210

206 In una lettera a mons. Bortignon del 16 novembre successivo indicherà nel card. PietroRespighi (1843-1913), già vicario di Roma, nonché colui che gli aveva conferito il suddiaconatoe il diaconato, l’autore di questo motto: cfr. AR/FSSD X/557.

207 Edmund Stonor (1831-1912), ordinato sacerdote nel 1856, nel 1889 fu nominatoarcivescovo titolare di Trebisonda. Era canonico di S. Giovanni in Laterano.

208 Il Diario segnala il ricevimento del «nuovo Comandande dei Carabinieri Ten. Col. AldoCappelli»: «Bollettino», 47 (1956)/2, p. 96.

209 Il 21 febbraio Roncalli non annota nulla.210 E di fatto la pastorale quaresimale del 1956, che viene intitolata La Sacra Scrittura e San

Lorenzo Giustiniani, è ben di più che un testo d’occasione per celebrare il centenario giustinianeo:costituisce infatti un saggio di capitale importanza per comprendere la centralità assunta nelprofilo spirituale e culturale di Roncalli dal continuo confronto col testo biblico, anche in mododiretto e non soltanto mediato dal Breviarium o dal Messale. Il patriarca aveva scelto di articolare lasua lettera in tre parti: nella prima si soffermava sulla struttura formale dei libri che compongonola Bibbia: «gli storici, i sapienziali, i profetici: miniere inesauribili di tesori preziosissimi discopren-tisi pagina per pagina in tono perfetto e sorprendente, con le varie forme letterarie, narrative,didascaliche, poetiche: così da superare di gran lunga le bellezze recondite di tutte le letteratureantiche e moderne, pur tanto ricche, specialmente alcune, ma tutte fiacche e pallide a confronto conla Bibbia Santa»; indicava quindi che «insegnare la S. Scrittura, particolarmente il Vangelo al popolo,rendere questi figlioli commessi alle nostre cure familiari al Libro Sacro, è come l’alpha delle attivitàdi un vescovo e dei suoi sacerdoti»; e ripercorrendo la storia della lettura privata del testo bibliconella storia indicava che in realtà non v’era «traccia di proibizione durante il Medioevo, pur doven-

49

1956

A sera ricevo mgr. Bortignon di Padova col quale mi intendo sempreamabilmente su parecchie cose.211

23 febbraio, giovedìPresiedetti a S. Marco all’ufficio funebre per mgr. Mantiero. Eravamo

soli al presbitero: il freddo intenso lasciò vuoto il tempio. Ma il servizio:canonici, rito, musica e seminaristi, perfetto e per me commovente. Su incasa ricevetti la presid. del Collegio dei Parroci, e separatamente don

do spesso l’Autorità ecclesiastica intervenire per porre freni a delle interpretazioni del sacro testomesso a servizio dell’eresia, o nel caso di certe versioni non esatte e pericolose. In Italia specialmen-te, la libertà, pur vigilata e messa in guardia da stranezze compromettenti la purezza della cattolicadottrina, era e fu sempre fuori discussione. La lettura della Bibbia volgare era così comune inqueste nostre regioni del Veneto, che al dire di certe cronache si udivano talora persino le donnic-ciole nei loro crocchi cantare delle pagine di alcuni libri mentre filavano. Purtroppo sugli inizi delsec. XVI, allo scoppiare del movimento Luterano, il campo biblico fu devastato. Era divenuto ilpunto di concentrazione delle forze avverse alla tradizione cattolica. Si dovette correre ai riparicome si era fatto in qualche altra circostanza e regione. Soprattutto erano pericolose le versioni inlingua volgare, che diventavano veicoli trasmettitori di interpretazioni erronee sconvolgenti ilbuon senso antico dei fedeli: ed introduttori di false dottrine. Fu doveroso per l’integrità dellafede cattolica il divieto della lettura di queste versioni: e per alcune categorie di persone doveroso ilcontrollo delle nuove pubblicazioni a stampa, e della loro diffusione. Il che è ben altro da quantosi volle e si vuol far credere dai Protestanti, che cioè la Chiesa Cattolica allontani per principio i suoifedeli dalle Divine Scritture, e ne voglia l’ignoranza». La seconda parte era costituita da un’antolo-gia di testi tratti dalle Opere di Giustiniani che illustrava l’importanza attribuita dal protopatriarcaalla conoscenza approfondita del testo biblico: «La Bibbia – scriveva Roncalli – è in S. LorenzoGiustiniani come il grano di frumento raccolto dai campi, battuto, impastato, messo al fuoco, efatto pane: pane dell’intelletto e pane saporoso del cuore». Nella terza parte venivano tirate leconclusioni, compendiate nel fermo invito del patriarca ad un ritorno alla lettura della Scrittura:«Queste parole: torniamo alla S. Scrittura: suppongono tutto un programma di familiarizzazione– più nutrita nel clero da forti studi – ed estesa largamente e profondamente a tutto il caro popolonostro: dico familiarizzazione col Libro Divino. È ancora San Paolo che ci ammonisce: “Tutta laScrittura è divinamente ispirata e utile ad insegnare, a redarguire, a correggere, a educare allagiustizia, affinché l’uomo di Dio sia perfetto e reso adatto a qualsiasi opera buona” (II Timot. III.16)», La Sacra Scrittura e San Lorenzo Giustiniani, cit., pp. 73-85. Per una contestualizzazione diquesto testo e della sua diffusione al di fuori dell’ambito veneziano si veda F. DELLA SALDA - A.MELLONI, «Torniamo alla S. Scrittura». Introduzione alla lettera pastorale del patriarca di Venezia A.G.Roncalli per la quaresima del 1956, in A.G. RONCALLI (GIOVANNI XXIII), La Sacra Scrittura e LorenzoGiustiniani, Reggio Emilia 1989, pp. 7-20.

211 Cfr. supra, annotazioni al 18 gennaio 1956. Questo stesso giorno scrive a Bortignon perindicargli che «entro il 25 agosto c.a. è necessario richiedere alla S. Sede la rinnovazione del Ven.Rescritto n. 2868/51 in data 25.VIII.51, con il quale si approvava l’elenco delle tasse curiali,concordato con gli Eccellentissimi Vescovi della Provincia Ecclesiastica Veneta. Con l’occasione,penserei di proporre le varianti di cui al foglio allegato. Sarò molto grato all’Eccellenza VostraReverendissima se vorrà gentilmente raccogliere le eventuali osservazioni e proposte degliEcc.mi Confratelli per poterle poi inviare alla S. Congregazione del Concilio, con la richiesta dicui sopra», AR/FSSD X/462.

50

1956

Cal[l]egaro di Oriago. Nel pomeriggio a palazzo Papafava diedi le tesserealla Associaz. dei Maestri Cattolici. Mie parole di consolazione e di inco-raggiamento. Puntai sullo spirito e sulla mitezza che resta pur sempre ungrande ricordo sulla anima e nella memoria dei ragazzi.

Questo incontro è motivo di conforto. C’è chi pensa che non tutti imaestri ci sono. E quando non c’erano neanche questi pochi?

24 febbraio, venerdìParecchie udienze come sempre. A mezzodì ebbi mgr. Ausiliare a co-

lazione, e con lui e con don Loris nel pomeriggio mi recai a Eraclea perl’inizio delle Missioni predicate dai Padri Capuccini. Sempre bella chiesa aEraclea che lo zelo dell’arciprete [Gerichievich] continua a perfezionare.Giornata freddissima e feriale. Ciò non ostante, c’era molta gente a questoinizio. Io sul palco con 5 o 6 Padri Capuccini benedissi e consegnai il Cro-cefisso e del mio meglio cercai di accendere il fervore con dei richiami allaliturgia del giorno: a) a ciascuno le sue responsabilità: b) gettarsi nellaProbatica ma Gesù fa tutto.212 Infine S. Francesco. Tornando feci una visi-ta breve a mgr. Saretta a S. Donà:213 e presiedetti alla Stazione ai SS. Apo-stoli con mie parole. Bene.

<A mezzodì breve visita al Collegio dei Parroci radunati presso la miacamera>

25 febbraio, sabatoAlcune udienze che turbarono un poco il mio lavoro più intenso di

scrivere:214 fra i visitatori don Carlo Rossi qui di passaggio per opere

212 Cfr. Missale, Feria Sexta Quattuor Temporum Quadragesimæ, Sequentia sancti Evangelii secun-dum Joannem (Gv 5,1-15).

213 Luigi Saretta (1885-1964), della diocesi di Treviso, era stato ordinato sacerdote nel 1908:tra il 1908 e il 1914 aveva diretto il settimanale diocesano «Vita del Popolo» e dal 1915 al 1961sarà arciprete della parrocchia del Duomo di San Donà di Piave; sui precedenti contatti conRoncalli si veda Pace e Vangelo, I, p. 257.

214 In giornata si indirizza al vicario generale di Chioggia, mons. Mario Bullo, che lo avevainterpellato per far ottenere a mons. Piasentini la nomina a vescovo assistente al Soglio Ponti-ficio, che la sua richiesta gli faceva piacere e lo edificava, ma per «ciò che ella mi propone però, inonore di S.E. il suo venerato e tanto benemerito Vescovo, non siamo in stile. È il clero diChioggia che dovrebbe farsi direttamente innanzi presso il S. Padre, tramite S.E. Mons. Del-l’Acqua. Basterebbe, parmi, una petizione da parte di qualcuno degli ecclesiastici più qualificati.I titoli di merito di S.E. sono più che sufficienti ed eloquenti: ed io ne condivido l’ammirazionesincera. Interrogato dalla Segreteria di Stato darò sicuramente il mio voto favorevole ed ultra:ma non posso, non debbo prendere io stesso l’iniziativa. Sono certo che ella mi comprende, Iosarò il primo a compiacermi della distinzione conferita: ma non è di stile, come dicevo, che io mi

51

1956

buone.215

Nel pomeriggio passai a Padova per l’inaugurazione del «Marianum»delle Dame dell’Assunzione. Tutte le Autorità presenti e la crème del mon-do Patavino. Benedissi nella nuova capella come tutto è nuovo qui. Lessialcune parole ricordando la mia diletta Casa dello Studente di S. Salvatoredi Bergamo Alta: e felicitandomi con questa ampia e nobile preparata perle alunne della Università.216 Lo stile di tutto il complesso mi piace poco:ma siamo in tempi in cui bisogna tutto sacrificare alla modernità imperan-te, anche il buon gusto e il buon senso.217 Tutto insieme questo incontro diPadova assai soddisfacente e gioioso.

Nel ritorno con mgr. Bortignon visitammo la mamma di don Bernainferma (anni 78).

26 febbraio, domenica [Domenica II di Quaresima]Sempre freddo. Alle 11 mia assistenza alla predica di P. Tarcisio degli

Scalzi in S. Marco. Parlò del Sangue di Cristo. Temo che sia stato poco capito,anche se egli ha belle qualità di oratore. Eh! noi siamo alle solite quanto asemplicità, a chiarezza di frasi e di forme che vanno al cuore. Gli oratoridevono dimenticare se stessi e parlare non in tono di marcia, ma di conver-sazione placida e suadente.218 Nel pomeriggio dovendosi riportare la Nico-

faccia innanzi a chiederla», in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza EpiscopaleTriveneta, b. 5, fasc. « Episcopato Triveneto / Roncalli 1953-1958 / Corrispondenza con Vesco-vi Triveneti».

215 Fratello dell’amico don Giovanni Rossi della Pro Civitate Christiana.216 «Mi richiamo ad una consegna che io ebbi nel 1919 dal mio Vescovo di visitare un antico

palazzo, rimasto allora vuoto, del nobile patrizio che l’abitava: un gentiluomo di buona razza,serio e sempre elegante anche oltre gli ottanta. Visitai il palazzo, e sommessamente proposi almio venerato Superiore l’idea di farne – vicino come era alle pubbliche scuole di insegnamentoclassico e tecnico – un ritrovo per i giovani della città: un punto di convegno che servisse apreservare dai pericoli di quella età, e a dare complemento vario ed attraente a quanto, innestan-dosi sulla scuola ufficiale, ne fortificava l’autorità ed il prestigio, e ne ampliava i benefici. Nacquela prima fra le primissime “Case dello Studente” in Italia, quali vidi poi su larga scala, benchénon tutte con eguale fisionomia, erette in Francia e specialmente a Parigi. La Provvidenzadispose che io consacrassi a quest’opera il più ed il meglio della mia modesta attività sacerdotaleper oltre tre anni, in un periodo incerto, ma pur incoraggiante all’ottimismo, e del trapasso frala guerra e la pace», Inaugurazione del pensionato «Marianum», in Scritti e discorsi, II, pp. 354-357 (lacit. alle pp. 354-355); su questa fase del ministero sacerdotale roncalliano cfr. M. BENIGNI, PapaGiovanni XXIII chierico e sacerdote a Bergamo, 1892-1921, Milano 1998, pp. 316-320.

217 Sui gusti artistici del patriarca si vedano pure infra gli appunti del 15 settembre 1957 e 25marzo 1958; per un’introduzione all’argomento si veda D. CUGINI, Un profilo inedito: papaGiovanni e l’arte del suo tempo, Bergamo 1976.

218 Cfr. supra, appunti del 13 febbraio 1956.

52

1956

peia all’altare suo e correndo l’Anniversario delle 8 ore c’era più gente.219

Mgr. Ausiliare lesse un bel discorso a fondo storico e riferendosi al TempioVotivo, proprio ben fatto, di contenuto e di contesto.220

27 febbraio, lunedìIn nocte mi son letto il lavoro del co. Leonardo Manin circa le vicende

del Corpo di S. Marco:221 e resto convinto della sua autenticità, come lo era ilCard. Patriarca Monico.222 Si può tentare il progetto di mettere la cassa alloscoperto della base dell’altare sotto la mensa.223 Visite copiose al mattinoe prolungate e importanti quelle del pomeriggio: Arch. Meo che insisteperché si incominci col ribaltamento dei plutei,224 di cui sarei lietissimoperò, adelante cum juicio:225 avv. deputato Gatto226 per il caso della votazio-

219 Nella notte tra il 26 e il 27 febbraio 1918 Venezia, Treviso e la zona di Mestre erano statepesantemente bombardate dall’esercito austro-ungarico. I danni materiali furono ingenti, an-che per il patrimonio ecclesiastico: ma ciò che più importava è che non v’erano state vittime.Ogni anno si teneva così una cerimonia di commemorazione e di ringraziamento per questoevento.

220 Nel gennaio 1954 mons. Gianfranceschi era stato incaricato da Roncalli di presiedere uncomitato istituito allo scopo di condurre a termine i lavori per la costruzione del TempioVotivo, la chiesa iniziata per volontà del card. La Fontaine nel 1925 nel territorio della parrocchiadi S. Maria Elisabetta al Lido. Il 4 aprile successivo, in un messaggio rivolto alla diocesi, Roncalliindicherà che «sulla memoria del piissimo presule [scil. La Fontaine] è stato mio impegno, dalmio ingresso in questa nobile sede, tre anni or sono, di coronare il voto dell’animo suo fervido,e dei successori di lui, Card. Piazza e Mons. Agostini, per la continuazione dei lavori fino alcompletamento dell’insigne tempio, elevato a perenne ricordo della celeste protezione e salvez-za di Venezia dalle insidie di due guerre», La lampada della fraternità al Tempio Votivo del Lido, in«Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 109.

221 L. MANIN, Memorie storico-critiche intorno la vita, traslazione e invenzioni di S. Marco Evange-lista, Principale Protettore di Venezia, Venezia 1815 (18352).

222 Nel corso del suo episcopato, protrattosi dal 1826 al 1851, il patriarca Jacopo Monicoaveva proceduto ad una ricognizione della tomba di s. Marco e il 6 settembre 1835 avevaannunciato ai fedeli il ritrovamento delle reliquie dell’evangelista: cfr. NIERO, I patriarchi di Vene-zia da Lorenzo Giustiniani ai nostri giorni, cit., p. 174; sulla questione si veda R. DENNIG-ZETTLERe A. ZETTLER, La traslazione di San Marco a Venezia e a Reichenau, in San Marco: aspetti storici eagiografici, a cura di A. Niero, Venezia 1996, pp. 689-709.

223 Su tale progetto si vedano infra gli appunti del 9 marzo, 3 maggio, 6 settembre e 13ottobre 1957.

224 Cfr. supra, appunti del 13 febbraio 1956.225 A. MANZONI, I promessi sposi, cap. XIII, par. 29. Annota in questi stessi giorni «Non

abstulit spem: sed pr[a]edixit dilationem. [Breviarium, Pars Verna] S. Agostino[,] feria II. post Dom.II quadrag. Giusto quanto avviene per i famosi plutei di S. Marco. E pazienza»: Quaderno «A laventura», cit., p. 59.

226 Eugenio Gatto (1911-1981), già membro del C.L.N. veneziano, era stato segretario

53

1956

ne [x]: suggerisco di ottenere il ritiro della femmina da lui in segno diresipiscenza: e poi non provocare una crisi.227 Infine arriva il conte Ciniportandomi documenti dei suoi rapporti con Praglia. Lo trattengo a cena.

28 febbraio, martedìUdienze senza fine. Sola fissata quella di Gagliardi e Regazzo. Mi pro-

spettano il caso Costantini in luce più completa. Conviene poi lasciar fare.Poi la M[adre] Provinc[iale] delle Canossiane che mi reca le foto di unquadro [di] S. Lorenzo Giustiniani a Treviso. Poi mgr. Vecchi e prof. Mo-schini per il cambio di spazi alla Dogana. Buon contatto utili! ad plura: poisignor Bernabò che mi annunzia 1 milione e mezzo degli Industriali per ipoveri tenendo conto di Portogruaro, Caorle ecc. però ad libitum. Infinedue Padri di Praglia, Germano e Callisto che mi ragionano per S. Giorgio.Occorre batterci per un manco* di comprensione. Pazienza e garbo.228 Lavisita più cara: il Gener. dei Conventuali [p. Vittorio Costantini] con P.Montico nuovo provinciale, tornato da Cospoli.229

Nel pomeriggio solit[udine] e buon lavoro. Finita oggi la lettura com-pleta del «De Institutione et Regimine Prelatorum» di S. Lorenzo.230

provinciale della D.C. e presidente provinciale delle A.C.L.I. Eletto per la prima volta allaCamera dei Deputati nel 1948, era stato rieletto nel 1953. Su di lui si veda S. TRAMONTIN,Eugenio Gatto (1911-1981). Un partigiano padre delle regioni, Venezia 1985.

227 Il colloquio verte sul caso di un consigliere comunale che conviveva con una donna chenon era sua moglie: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

228 Cfr. infra, appunti dell’8 marzo 1956. I benedettini, seppure a ranghi ridottisimi, avevanocontinuato a mantenere una presenza sull’isola di S. Giorgio: con la conclusione dei programmidi restauro intrapresi dal conte Cini speravano di poter ampliare lo spazio a loro disposizione eavanzavano le loro istanze in tal senso al patriarca. A questo riguardo mons. Spavento ha ricordatoche Roncalli, «all’abate dei benedettini di Praglia, il quale insisteva per aver il possesso di almenobuona parte dell’Isola di S. Giorgio, per il fatto che in passato era tutta di loro proprietà, il Servodi Dio mi pare abbia detto che quando possedevano tutta l’isola non erano proprio dei monacimodello», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus inCuria Venetiarum, cit., p. 435; si vedano anche infra le annotazioni al 23 aprile 1957.

229 Roncalli aveva fatto la conoscenza di p. Giorgio Montico o.f.m. conv. (1897-1980) nelcorso della missione in Turchia, dove dal 1937 il religioso aveva ricoperto la carica di ministroprovinciale della Provincia d’Oriente. Poco dopo il suo ingresso a Venezia aveva tentato – senzasuccesso – di farlo nominare maestro di Cappella di S. Marco. Montico rientrava in Italiaappunto per ricoprire per un lustro l’ufficio di ministro provinciale della Provincia patavina:l’epistolario intercorso con Roncalli è stato edito in A.G. RONCALLI, Lettere e scritti conservati negliarchivi dei conventi di S. Antonio dei Frati Minori Conventuali di Istanbul e Padova, a cura di M. Chilin,Padova 2000.

230 Roncalli legge il trattato dalla copia delle opere di s. Lorenzo Giustiniani in suo posses-so: DIVI LAURENTII JUSTINIANI PROTOPATRIARCHÆ VENETI, Operum omnium, … Tomus Secundus,

54

1956

29 febbraio, mercoledìUdienze: Console di Francia che parte. Gli do una piccola foto mia

con buoni auguri. Il Presid. Banco S. Marco con Tessari mi recano denariper terminare negozio per la canonica di S. Francesco di Paola.

A sera Staz[ione] Quaresimale a S. Cassiano con don Giov[anni]. Tut-to ben preparato: specialmente i chierichetti. Mie parole di lode, vera-mente meritata al parroco Turchetto.231 Poi tre quadri: S. Cassiano: S. Ce-cilia e la mamma dei figliuoli di Zebedeo dal Vangelo di stamattina colcommento di S. Ambrogio.232 Applicazioni pratiche:233 la scuola e gli sco-lari: S. Cecilia e la purezza: e poi ciò che più vale nella vita ecclesiastica[:]bibere calicem patientae.234

Rividi la capella di S. Carlo e S. Filippo, bella ma bisognosa di restau-ro.

Febbraio, Note«Sentire de Deo, piissime et altissime»[.] Parole di S. Bonaventura ripetute

da Olivi, da Ubertino da Casale. Cfr. Archivio It[aliano] per la storia della

Cum indice rerum, locorumque Sacræ Scripturæ Locupletissimo, Venetiis, MDCCXXI, Apud Hermo-laum Albritium, pp. 465-512.

231 Riccardo Turchetto (1908-1990), sacerdote dal 1931, era parroco di S. Cassiano dal 1949,cfr. Liber Vitae, p. 35.

232 Breviarium, Pars Verna, Feria IV infra Hebdomadam II Quadragesimæ, Homilia sancti AmbrosiiEpiscopi, Lib. 5 de fide ad Gratianum, cap. 2, post init.

233 «29.11.956 – Mercoledì dopo la II Domenica di Quaresima. / Il Vangelo dellamadre dei figli di Zebedeo, nel Breviario. S. Ambrogio è incomparabile nello scusarla. Làtroverai lo spunto per un discorso alle mamme dei preti. Basterebbe associare a questa diGiacomo e di Giov[anni]: la madre di S. Agostino, e la madre di Gesù. Tre mamme: qualimamme e di quali sacerdoti! La mia mamma umile e modesta non avrebbe il coraggio di farsivedere al confronto. Eppure quanto graziosa, e buona e degna. / Queste cose più o meno dissistasera a S. Cassiano per la Stazione Quaresimale. Rammentai il santo martire e patrono. S.Cecilia antica patrona della parrocchia, e la madre dei figliuoli di Zebedeo, con applicazionipratiche», Quaderno «A la ventura», cit., p. 60.

234 Durante tutto il 1956 – anno particolarmente teso anche per le vicissitudini elettorali –è estremamente frequente il richiamo del patriarca all’esercizio della pazienza e della mitezza.Roncalli non intende recedere, nemmeno nelle congiunture più difficili, da un’attitudine che haimprontato da sempre la sua azione pastorale: «Il mio temperamento e la educazione ricevuta– aveva scritto da nunzio in Francia – mi aiutano nell’esercizio della amabilità con tutti, dellaindulgenza, del garbo e della pazienza. Non recederò da questa via. S. Francesco di Sales è il miogrande maestro. Oh! lo rassomigliassi davvero e in tutto! Per non venir meno al grande precettodel Signore sarò pronto ad affrontare anche derisioni e disprezzi», GdA, appunti dell’8-13dicembre 1947, p. 392; cfr. supra, appunti del 23 febbraio 1956; si vedano pure infra, quelli del 21,24, 25 e 27 marzo, 11 e 12 aprile, 5 e 27 maggio e 12 novembre 1956.

55

1956

Pietà di De Luca. I[,] p. 182235

—————Felicitati mundi non credo. Adversitati mundi non cedo.Da un altare in S. Stefano di Venezia [[un]] sotto due statue di un

altare simboleggiante la felicità e l’avversità. Sarebbero parole desunte daS. Agostino.236

1 marzo, giovedìSaluto il marzo che si inizia e S. Giuseppe che gli da´ titolo e protezione.

La giornata fù tutta sacerdotale alla Salute, prima e dopo mezzodì.237 Almattino dunque due conversazioni spirituali ben fatte da mgr. De Perini:238

intervento del clero numeroso. Convito famigliare e lieto in comune. Poiassistetti ad un film documentario preparato dalla Italsi! 239 su Lourdes[:] unpo’ pesante per chi è familiare a Lourdes, ma farà del bene a molti. Seguì unaprecisa relazione di mgr. Schiavon cerimoniere, ben preparata, e una rispo-sta esauriente a varie interrogazioni in argomento. Io conchiusi con alcuneparole di vivo compiacimento e di incoraggiamento a farci onore innanzi alSignore intorno ai suoi altari. Una parola anche per il campanello di donSandro [Gottardi] che serve al silenzio e al buon ordine.240

235 «Hubertin de Casal, ai-je noté avec plaisir, héritera de la même pensée et juste dansl’interpretation du Pater s’en servira lui aussi. Dans son Arbor vitae crucifixae, III, c. 13, Jesus perfectaconsulens (ed. Venetiis, f. 111d-112a) il fait vraiment sien le principe de Bonaventure et d’Olivi,quand il écrit: Attende autem quod duae sunt radices divini cultus, in quibus vere colitur Deus; et has inprincipio orationis ante petitiones Jesus pro fundamento locat: prima est sentire de Deo piissime… secunda radixest sentire de Deo altissime», F.-M. DELORME, Textes franciscains, in Archivio Italiano per la storia dellapietà, I, Roma 1951, p. 182; citazione ripresa infra, negli appunti del 22 marzo 1956.

236 «Duae virtutes quae mundant animam et capacem faciunt divinitatis. In frenandislibidinibus et coercendis voluptatibus, ne seducat quod male blanditur et enervet quod prospe-rum dicitur, continentia nobis opus est: non credere felicitati terrenae, et usque ad finem quae-rere felicitatem quae non habet finem. Ut autem est continentiae, felicitati mundi non credere,ita sustinentiae est, infelicitati mundi non cedere», AGOSTINO D’IPPONA, Sermo XXXVIII. Deverbis Ecclesiastici, in PL, XXXVIII, col. 235.

237 «Presiede in Seminario la “Giornata sacerdotale”: che si conclude con la Stazione alla“Salute”», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 133.

238 Luigi De Perini (1907-1981), sacerdote dal 1930, dal 1937 era direttore spirituale delSeminario; nel 1949 era stato nominato canonico residenziale di S. Marco: cfr. Liber Vitae, p. 58.All’atto dell’ingresso a Venezia Roncalli lo aveva scelto quale proprio confessore.

239 Rectius U.N.I.T.A.L.S.I. (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes eSantuari Internazionali): Roncalli si era recato a Lourdes al loro seguito nel luglio 1954: cfr. Pacee Vangelo, I, pp. 304 e 307.

240 Sempre qui alla Salute presiede la Stazione quaresimale, in vista della quale predisponealcuni appunti: «Avvicinai la Salute col Seminario a S. Maria in Trasteverim col Palazzo delle

56

1956

2 marzo, venerdì80[°] Anniv[ersario] della nascita del S. Padre.241 Dominus conservet eum et

vivificet [cfr. Sal 40,3].242 È il mio voto del cuore che dice ammirazione, ri-spetto, affetto filiale fervido e sincero. In giornata parecchie udienze: fraqueste il prof. Michail della Pedagogia dei fanciulli. Mi fece buona impres-sione. Nel pomeriggio il Questore Ripandelli a cui confidai alcune ricercheper [x].243 A sera: 21.30 conferenza Bacchion in onore del S. Padre: a Ca’Justiniani un bel publico: tutte le Autorità. Mgr. Bosa presentò bene. Con-ferenza ben maturata ed ordinata. L’oratore riguardoso su molte cose. Cir-ca il Comunismo ne verbum quidem, e fù bene. In complesso e nei dettaglimanifestazione ben riuscita.

3 marzo, sabatoGiornata tutta intesa alla preparazione scritta per il discorso di dome-

nica a S. Marco. È il lavoro che mi costa di più e in fondo mi piace. Loporto però come un supplizio. Grazie a Dio nessuna preoccupazione perla mia persona di cui io continuo ad avere così poca stima.244 Mandai oggiun telegramma a don Valoti prevosto di Chiuduno in morte della sua buona

Congregazioni. La vita della Chiesa nel suo avviarsi – seminario – e nel suo attivarsi negli organipiù importanti del Governo Ecclesiastico Centrale. Sopra gli uni e gli altri: seminaristi e impie-gati della Congregazione, l’invocazione dei 7 doni dello Spirito Santo[:] sapienza, intelletto,consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio. Ut omnes ecclesiasticos ordines in sancta religioneconservare digneris», Quaderno «A la ventura», cit., p. 61.

241 Eugenio Pacelli era nato a Roma il 2 marzo 1876; aveva condotto i suoi studi presso laGregoriana e il Pontificio Ateneo dell’Apollinare, conseguendo la laurea in Teologia e in Utroqueiure. Nel 1899 era stato ordinato sacerdote ed era immediatamente entrato a far parte comeminutante della segreteria di Stato. Nominato vescovo nel 1917, era stato inviato nunzio inBaviera e nel 1920 era stato accreditato presso la Repubblica tedesca. Creato cardinale da Pio XInel 1929, nel 1930 ricevette la nomina a segretario di Stato e in questa veste fu più volte l’inviatodel papa per missioni internazionali. Alla morte di Pio XI era stato eletto papa il 2 marzo 1939,giorno del suo sessantatreesimo compleanno, in uno dei conclavi più brevi della storia; su di luisi vedano Pio XII, a cura di A. Riccardi, Roma-Bari 1984, e Ph. CHENAUX, Pie XII. Diplomate etpasteur, Paris 2003.

242 Rituale, Litaniæ Sanctorum, Oratio pro pontifice; cfr. infra, appunti del 4 marzo 1956.243 Si tratta del caso di un sacerdote diocesano del quale verranno riscontrate gravi infrazio-

ni disciplinari: cfr. infra, appunti del 21 aprile, 10 giugno 1956; si vedano anche le annotazioni al27 giugno 1956.

244 È un’affermazione ricorrente negli scritti roncalliani, frutto di un’educazione seminari-stica che esaltava l’umiltà e il contrasto dell’«amor proprio»: si vedano a questo riguardo anchegli appunti del 31 agosto 1954 e del 16 febbraio 1955 in Pace e Vangelo, I, pp. 342 e 456; ancoral’11 settembre 1962, un mese prima dell’apertura del concilio Vaticano II, Giovanni XXIIIintesterà alcuni appunti spirituali come «Riassunto di grandi grazie fatte a chi ha poca stima di

57

1956

sorella Teresa.245 E così noi ecclesiastici restiamo soli.246 Ciò non è deltutto male: perché ci dispone ad una concentrazione più forte per le cosecelesti.—————

Parole di Gesù: Iam non multa loquar vobiscum: Venit enim princeps[[hujus]] mundi hujus et in me non habet quidquam (Jo. XIV.30). Poi «prin-ceps hujus mundi jam judicatus est» (XVI,11).

4 marzo, domenica [Domenica III di Quaresima]Domenica laboriosa. Levata alle 4. Alle ore 8.30 Messa ai Cavalieri di

Malta che poi mi offrono il collare del Gran Balì. Mie parole al terminedella Messa e conferimento delle insegne247 – Alle 12 ero al Santo di Pado-va per il solenne Te Deum per il Santo Padre.248 Tutto in ordine e splendi-do con folla immensa, compreso mgr. Bortignon. Alle 16 mio discorsoletto a S. Marco, comment[ando] l’Oremus pro Pontifice n[ostro] PioXII.249 Folla meno che a Padova: la poca però ben edificante. Alle 18 a

se stesso: ma riceve le buone ispirazioni e le applica in umiltà e fiducia»: GdA, p. 497. Quelladello scrivere è una difficoltà che Roncalli confesserà in più occasioni: cfr. infra, appunti del 3marzo, 2 e 3 maggio 1956, 4 maggio 1957, 6 agosto, 9 settembre, 5 novembre, 29 novembre1957 e 4 gennaio 1958.

245 Copia del telegramma è in Archivio Roncalli, Carte Mario Benigni, 104, Fondazione perle scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna. Pier Mauro Valoti (1887-1963) era stato ordi-nato sacerdote nel 1909 e si era laureato in Teologia presso il Seminario Romano; fu quindicoadiutore parrocchiale a Ponte S. Pietro e a S. Alessandro in Colonna a Bergamo e, dal 1921,dopo Roncalli, direttore della Casa degli Studenti. Divenne direttore de «L’Eco di Bergamo» nel1931 e mantenne l’incarico sino al 1938, quando fu costretto a lasciarlo per le sue prese diposizione contro il regime fascista; nel 1939 era stato nominato parroco di Chiuduno, doveresterà sino alla morte. L’anno prima Roncalli aveva scritto una Presentazione al suo Il CardinaleGiorgio Gusmini (1855-1921), Bergamo 1955.

246 Anche tre sorelle dello stesso patriarca erano morte nel triennio precedente: Ancilla(+1953), Teresa (+1954) e Maria (+1955).

247 Cfr. supra, appunti del 14 febbraio 1956.248 Il programma delle celebrazioni per la «Festa del Papa» era stato comunicato in

«Bollettino», 47 (1956)/2, pp. 89-90.249 Cfr. supra, appunti del 2 marzo 1956. In S. Marco il patriarca Roncalli tornava anche

sui «ricordi delle prime volte in cui giovanetto, alunno del Seminario mi venne insegnato apregare così: al termine del rosario quotidiano, e prima ancora delle litanie Lauretane, cosìcare alla religiosa pietà di noi Italiani. Oh! la commozione allorché riudii pochi anni dopo inRoma queste stesse parole risonanti in celeste armonia, composizione di Lorenzo Perosi, ancorfresco del suo noviziato musicale nella cappella di san Marco a Venezia, e nuovo direttore dellaSistina. Quell’oremus, quell’oremus pro Pontifice nostro Leone ricercante sotto le volte di San Pietrole fibre profonde dei cuori, e diffuso sulla innumerabile folla che aveva acclamato al prodigioso

58

1956

Mestre dove servo a mgr. Vidal che si trova ancora a S. Remo.250 Miodiscorso familiare [[che risentono]] sulla traccia di quello di S. Marco. Chiesastipatissima e che spero di rivedere e di incoraggiano! il saluto.

5 marzo, lunedìUdienze tutta la mattinata. Suore, preti, p.e. d. Aldo Schiavon di S.

Gaetano,251 il Vescovo Siriano mgr. Giulio Giorgio Kandela arciv. di Mos-sul che trattenni a colazione con mio grande compiacimento per il ri-chiamo a persone e a situazioni abbastanza famigliari e care.252 Mi parlòdel giovane ora arc[h]imandrita Stefano Bello che io trattenni lungamentea Prinkipo quando da Roma non pote´ proseguire per Mossul.253 Leinformazioni sopra di lui sono ottime.254 Alle 18 stazione alla Vigna tut-to in ordine: parlai di Naaman Siro e del poco che ci vuole per esserebuoni cristiani: ma ci vuole.255

In giornata altre visite: il nuovo Cameriere d’onore Bellati,256 il Pro-vinciale dei Somaschi col parroco di Altobello, i prof. Zampetti e Maria-xor per il mosaico di S. Lor[enzo] Giustiniani.

vegliardo ultra novantenne. Oremus pro pontifice, riascoltato poi tante volte durante mezzosecolo nella successione di cerimonie solennissime, e coi nomi variati da Leone a Pio, da questia Benedetto, da Benedetto, ancora una e due volte a Pio, come questa sera: è uno squarcio, viassicuro, di musica religiosa sempre impressionante, e di cui conservai, come ancora porto nelcuore e nell’orecchio, l’eco soavissima ed armoniosa»: Per la festa del S. Padre Pio XII nel compiersidell’80° anno di Sua vita e 17° di Pontificato, in «Bollettino», 47 (1956)/4-5-6, pp. 138-139; ripresoin Scritti e discorsi, II, pp. 362-371.

250 Arturo Vidal, nato a Burano nel 1894, era stato ordinato sacerdote nel 1917; dopo aversvolto il ministero in varie parrocchie lagunari, nel 1944 era stato nominato arciprete di Mestre;morirà il 17 marzo successivo, cfr. Liber Vitae, p. 46.

251 Aldo Schiavon, nato a Murano nel 1916, era stato ordinato sacerdote nel 1945; erarettore di S. Gaetano a Caorle.

252 Jules Georges Kandela (1889-1980), sacerdote dal 1913, dal febbraio 1952 era arcivesco-vo di Mossul.

253 Cfr. gli appunti d’agenda dal 23 giugno al 23 luglio 1940, in Vita in Oriente, II, instampa.

254 Stéphane Bello, nato ad Alquoch nel 1910, era stato ordinato sacerdote nel 1934 ed inquesto momento era superiore generale dell’Ordine Antoniano di S. Orsmida dei Caldei. Nel1959 Giovanni XXIII lo nominerà vescovo di Aleppo dei Caldei. È morto nel 1989.

255 Missale, Feria II post dominicam III in Quadragesima, Lectio libri Regum (2Re 5,1-15).256 «In data 27 febbraio la Segreteria di Stato di Sua Santità ha comunicato al Card. Patriarca

che il Santo Padre ha annoverato tra i suoi Camerieri di onore di cappa e spada l’ill.mo Com-mendatore Dr. Bartolomeo Bellati, Console del Lussemburgo a Venezia», Onoreficenza Pontifi-cia, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 128.

59

1956

6 marzo, lmartedìQualche udienza. Superiora di Never[s] e Sup. a S. Giuliano. Intesi per

la Comunione separata dalla Cresima,257 don Altolina!,258 mgr. Vecchi, ecc.A sera ritrovo nel Salone dei Patriarchi per la tessera ai Professori

delle Scuole Medie.259 Presid. Pavanini: conferenza del prof. Holzhauser:benediz[ione] e conferimento della tessera: mie parole in tre quadri: noiconosciamo Hegel ma non il Vangelo: l’arca di Noè che non sa ancoradove posarsi in rifugio:260 più alta è e più si tiene fuori dalle valli: i due mottidei fratelli Sardi, vescovi. Deus et ego: Deus et non ego.261

Fù un bel ritrovo incoraggiante, suscita buone inpressioni. C’eranodon Tramontin,262 Quintarelli, Fusaro. Più si accostano e meglio è. Ogginotizie non buone circa il capellano delle carceri don Bollani.263

7 marzo, mercoledì [S. Tommaso d’Aquino Confessore e Dottore della Chiesa]

S. Messa ai Gesuiti per gli alunni liceo Foscarini in onore S. Tommaso.Mie parole ante Bened. Visita al Preside e Professori: ottima accoglienza:

257 Sin dal suo ingresso a Venezia Roncalli aveva più volte ribadito il desiderio di una nettaseparazione per le cerimonie di amministrazione di questi due sacramenti: cfr. Pace e Vangelo, I,pp. 54, 58 e 267; si vedano pure infra, appunti del 31 maggio 1958.

258 Rectius don Roberto Voltolina.259 «Riceve l’Associazione degli Insegnanti delle Scuole medie (UCIIM)», Diario, in «Bollet-

tino», 47 (1956)/3-4-5, p. 133.260 Ricorre a questa immagine anche nella lettera indirizzata a Jules Artur il giorno dopo:

«Io però ho sempre così grande fiducia nel buon avvenire della Francia, che resta pur sempre lafiglia primogenita della Chiesa, da non dubitare del suo nobile destino, e sinceramente pregoche quello si adempia. “Nous constatons qu’il n’y a plus de sommets en vue de notre prochainrefuge pour y poser la prochaine arche de Noé”. Io non sono così pessimista. E penso aMontmartre e a Lourdes, e perché no? a Giovanna d’Arco, che sono pure realtà viventi», AR/Int 2701.

261 Si era richiamato ad essi nelle note stese per il ritiro predicato ai padri passionisti diRoustchouk nel luglio 1932, GdA, p. 321, nota 7, e negli appunti d’agenda del 13 settembre1955: Pace e Vangelo, I, p. 584.

262 Silvio Tramontin (1919-1997), sacerdote dal 1942, era insegnante di Lettere e Storiaecclesiastica in Seminario; sarà quindi docente di Storia nella Facoltà teologica di Milano. Su di luisi vedano le note stese da G. CAMPANINI, Fra storia nazionale e storia locale. Silvio Tramontin storicodel movimento cattolico in Italia, in «Appunti di teologia», 12 (1999)/1, pp. 10-12; i titoli della suabibliografia sino al 1993 sono stati censiti da Stefania Rossi Minutelli in Chiesa, società e Stato aVenezia. Miscellanea di studi in onore di Silvio Tramontin nel suo 75° anno di età, a cura di B. Bertoli,Venezia 1994, pp. 1-74.

263 Beniamino Bollani (1909-1990) era sacerdote dal 1940; fu cooperatore a S. Andrea diFavaro nonché cappellano della Casa femminile di Pena alla Giudecca.

60

1956

e informazioni circa plura: Biblioteca di 20 mila volumi. Visita al Pensio-nato rinascente: laico d’aspetto ma con ispirazione cristiana. Vidi anchechiesa di S. Caterina del XIII. Perché terminati i restauri il sacerdote ad-detto non potrebbe divenire l’assist. eccl. dell’Istituto? Un progetto daseguire. In casa alcune udienze: a sera documento che avvii opera per assi-stenza ai vecchi, et reliqua secondo progetto Bacchion, mgr. Gianfrance-schi, Olivotti, ecc. in ricordo 80° S. Padre. Lunga conversazione con prof.Branca264 circa progetto per S. Lorenzo Giustiniani: Commento ai Salmi:parte affidata a Bargellini.265 Antologia e Vita popolare La Fontaine.266 Etreliqua.267

8 marzo, giovedìUdienze matutine: signor Portanova addetto alle Dogane: chiede rac-

comandazione: è <pro>nipote del cardinale Portanova arciv. di Reggiodi Calabria.268 Nel pomeriggio presiedetti in sacrestia di S. Marco al caso

264 Vittore Branca (1913-2004) si era formato alla Normale di Pisa e dal 1937 collaboravaall’Edizione Nazionale delle opere di Boccaccio. Aveva conosciuto Roncalli a Parigi pressol’U.N.E.S.C.O. Nel maggio 1953 era stato chiamato dalla Facoltà di Lettere dell’Università diPadova e nel luglio dello stesso anno era entrato a far parte del Comitato direttivo della Fonda-zione Giorgio Cini. Dei suoi contatti con Roncalli ha riferito in V. BRANCA, Protagonisti nelNovecento. Incontri, ritratti da vicino, aneddoti, Milano 2004; la sua produzione scientifica è censitanella Bibliografia degli scritti di Vittore Branca, a cura di G. Reinisch Sullam, P. Rigo, B.M. Da Rif,M.G. Pensa, A. Bettinzoli, Firenze 2007.

265 Lo scrittore cattolico Piero Bargellini (1897-1980), fondatore a Firenze nel 1920 de «IlFrontespizio». Nel corso dell’anno pubblicherà per i tipi di Vallecchi Santi come uomini.

266 Roncalli allude a P. LA FONTAINE, Il primo patriarca di Venezia: vita popolare di s. LorenzoGiustiniani, Venezia 1928 (19603): aveva letto questo volume assieme ai confratelli vescovidel Triveneto durante gli esercizi spirituali di Torreglia del maggio 1955: cfr. Pace e Vangelo, I, p.512.

267 Su questi ed altri progetti editoriali legati a s. Lorenzo Giustiniani si vedano supra gliappunti dell’11 gennaio 1956.

268 Gennaro Portanova (1845-1908) era stato arcivescovo di Reggio Calabria dal 1888alla morte; era stato creato cardinale nel 1899. Il 9 marzo successivo Roncalli scriverà al ministrodelle Finanze Andreotti che «lungo le vie» del suo «servizio pastorale» gli accadeva «sovente diincontrare ottimi e sempre cortesi funzionari dello Stato e di intrattenermi confidenzialmentecon loro circa i problemi e le situazioni che li riguardano: carriera percorsa, promozioni, aspira-zioni di vario genere: ma sempre nella buona luce – direi – della perfetta nobiltà di sentimentodi esprimersi. È di questi giorni un’amabile conversazione con il dr. Antonio Portanova,Ricevitore capo della Dogana di Venezia, che, aspira alla promozione al grado II, per due volte,con rammarico suo e dei familiari, sfuggito al suo nome. Il Dr. Portanova gode a Venezia digrande stima per il complesso delle esimie doti e per l’equilibrio con cui esplica il delicato e graveufficio. È un buon padre di famiglia: tre figlioli che fanno onore alla tradizione domestica: unquarto gli è morto in guerra sulle soglie della laurea. Credo di non dover aggiungere niente, oltre

61

1956

mensile. Prima però ricevetti nella Capella di S. Teodoro presso la tombadi S. Lorenzo Giustiniani un bel gruppo di monaci e di novizi della Abba-zia di Praglia venuti a S. Giorgio per prendere possesso delle camere lorodestinate dal Conte Cini nella ripresa della loro vita monastica.269

Questa è una data importante nella vita religiosa di Venezia. Sono lietodi salutarla e di benedirla. La discussione del tema: Laicismo cristiano, dicui mgr. Gottardi fù ottimo relatore: riuscì benissimo.270 Io aggiunsi paro-le di compiacimento e toccai varii punti: Agape e Protestanti, salute diVidal, partenza per Roma. Seguì mia visita a mgr. Vidal.271

9 marzo, venerdì<Partenza per Roma>272

Le impressioni della visita a mgr. Vidal alla clinica «La salute» furonoben tristi ieri sera. Restano ben poche speranze di guarigione: e ciò miaddolora assai: un sacerdote buono ed operoso, che aveva ancora un belcampo innanzi a se´, un bel servizio per la diocesi.

In mattinata preparazione per il viaggio di Roma. Alle 12 e [09] minu-ti partenza con mgr. Giovanni Schiavon mio cerimoniere: tragitto ripo-sante e tranquillo, nel tratto da Firenze a Arezzo mi venne a trovare invagone mgr. Vescovo di Chioggia Piasentin[i]273 in piacevole conversa-zione. A Roma verso le 21 arrivo: mgr. Signora274 e Zannin! alla stazio-ne:275 solitudine e freddo intenso. Presso le Suore Missionarie Zelatrici

il voto mio cordiale di un esame benevolo della situazione di lui, all’occasione delle promozionidell’anno corrente», AR/FSSD X/468; un nuovo sollecito verrà rivolto a Ettore Spallazzi,direttore generale delle Dogane presso il Ministero delle Finanze: AR/FSSD X/499.

269 Cfr. supra, appunti del 27 e 28 febbraio 1956.270 La giornata prevedeva il confronto su due temi «1° Dogmatica: la teologia del laicato. 2°

Diritto Canonico: L’assenza del parroco dalla parrocchia. Il “vicario sostituto” (C.J.C. 465 par.4; 476)»: «Bollettino», 46 (1955)/10, p. 320.

271 «Reca a Mons. Arturo Vidal, arciprete di Mestre, degente a Villa Salus il commossoaugurale saluto di tutto il clero veneziano», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 133.

272 Roncalli vi si reca per prendere parte ai solenni festeggiamenti per l’80° complean-no di Pio XII.

273 Giovanni Battista Piasentini (1899-1987) era stato vescovo di Anagni dal 1946 al1952; era quindi passato alla sede di Chioggia, che manterrà sino alle dimissioni nel 1976.

274 Aurelio Signora (1902-1990), del clero veneziano, ricopriva vari incarichi all’internodella congregazione di Propaganda Fide; nel 1957 sarà nominato delegato pontificio delSantuario di Pompei.

275 Lino Zanini (1909-1997), del clero veneziano, consigliere di nunziatura presso la segre-teria di Stato, aveva accompagnato Roncalli durante la missione in Libano nell’ottobre 1954.

62

1956

ottima e festosa accoglienza, trovo tutto ben preparato con semplicità econ distinzione.276 Sono qui per far onore al S. Padre.

Viva il Papa.277

10 marzo, sabato<Roma – Resid. Via Gio. B. Piatti 1>Notte buona: mattinata di preghiera e di lavoro tranquillo. Meditai il c.

V del libro III della Imit. di Cristo.278 Bellezze recondite e ampiezza disviluppi.

Alle 11 mi recai alla Congregazione Seminari e Riti. Alla prima trovaimgr. Confalonieri279 a cui esposi il piano della riunione dei Seminari la-sciandogli note e disegni.280 Tutto fù accolto molto bene.281 Visitai ancheS.E. mgr. Carinci dei Riti:282 mgr. Schiavon chiese alcune spiegazioni. Se-

Nel 1959 Giovanni XXIII lo nominerà vescovo: svolgerà successivamente il suo servizio di-plomatico nella Repubblica Dominicana, in Palestina, nella Repubblica Araba Unita e in Argen-tina.

276 Al momento della creazione cardinalizia Roncalli era stato nominato protettore dellacongregazione delle Suore Missionarie Zelatrici del S. Cuore di Gesù a Roma.

277 Il 6 marzo aveva scritto al fratello Giovanni che era «sul punto di partire per Roma. Èben naturale che il patriarca di Venezia sia presente nella grande festa del S. Padre. Per altro la miacommunicazione col Santo Padre è continua. E Sua Santità mi segue con bontà continuata chemi commuove», Familiari, II, p. 406.

278 Dedicato a «De mirabili affectu divini amoris». Roncalli aveva iniziato a quattordicianni, da seminarista, la lettura dell’Imitazione di Cristo, vero e proprio classico per la formazionedei chierici. Sull’importanza di questo testo per la sua spiritualità cfr. A. MELLONI, Formazione esviluppo della cultura di Roncalli, in Papa Giovanni, a cura di G. Alberigo, Roma-Bari 1987, pp. 11-13.

279 Carlo Confalonieri (1893-1986), sacerdote dal 1916, era stato segretario del card. Ratti equindi di Pio XI; nel 1941 era stato consacrato arcivescovo e nel 1950 era diventato segretariodella congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi; sarà creato cardinale da GiovanniXXIII il 15 dicembre 1958. Su di lui si vedano S. GAROFALO, Il cardinale Carlo Confalonieri (1893-1986), Roma 1993, e Il cardinale Carlo Confalonieri e L’Aquila, 1943-1944, Atti del Convegno, a curadi A. Esposito, L’Aquila 2004.

280 Cfr. supra, appunti del 27 gennaio e 17 febbraio 1956.281 Presa visione degli incartamenti presentati dal patriarca, il card. Pizzardo comunicherà

successivamente che i motivi esposti «per la progettata riunione sembrano veramente validi,tanto più che su di essi convergono i pareri delle Commissioni Tridentine e di una largarappresentanza del Clero diocesano. S’intende che i due Seminari, maggiore e minore, avranno,come giustamente fa notare l’Eminenza Vostra, vita quasi del tutto autonoma, essendo natu-ralmente diverse le direttive pedagogiche nella formazione degli Aspiranti al sacerdozio, a se-condo della loro età»: La riunione dei due Seminari presso la «Salute», in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 244.

282 Alfonso Carinci (1862-1963), del clero romano, era stato nominato arcivescovo e segre-tario della congregazione dei Riti nel 1946.

63

1956

guì piccola visita a S. Maria in Cosmedin. A colazione ebbi mgr. [Gino]Davighi ex segretario del defunto arciv. Vianello di Perugia. Alle 16 rice-vetti per un´ora don Pietro Anglade. Mi sdebitai circa le buone intenzioniper la biografia di mgr. Margotti in buona intesa.283 Alle 18.30 partecipaial ricevimento di Francia [–] D’Ormesson, Schuman [–] dove incontraialcuni cardinali, Feltin, Valeri, Copello, Tisserant, Cicognani, Agagianiane Tappuni! e molti Francesi.284

11 marzo, domenica [Domenica IV di Quaresima]<Roma – Exult [emus] et laetemur [Sal 117,24]>285

Roma, festa del Papa, fervida nei cuori, ma guastata da gran freddo,pioggia e nevischio. Bella funzione in S. Pietro: Messa Pontificale delCard. Decano Tisserant.286 Musica diretta dal M° mgr. Bartolucci. Mio

283 Cfr. gli appunti del 13 giugno e 23 novembre 1955 in Pace e Vangelo, I, pp. 524 e 632, einfra le annotazioni al 15 giugno 1956. Il giorno prima Roncalli aveva scritto a don Anglade che«da qualche mese le note biografiche di Mons. Marcon in omaggio alla cara e sacra memoria diMons. Margotti arcivescovo di Gorizia, stavano sul mio tavolo di lavoro, come hai potutovedere. Purtroppo le mie quotidiane occupazioni di qui mi toglievano il tempo per una continuatariflessione a proposito di qualche emendamento. Le mostrai anche ad un sacerdote di fiducia,giovane e retto, il quale ne ebbe in complesso buona impressione che mi mise poi in scritto e checompiego. Praticamente, il manoscritto che fa onore alla intelligenza ed al cuore del suo autore,io l’ho letto più volte: vi ho fatto alcuni piccoli emendamenti. Ma non mi sento risolvere ancora adettare una prefazione col mio nome e cognome, finché non riesca a farmi la convinzione cheessa non susciterà ammirazione e forse contrasti, e non verrà giudicata inopportuna. Ci sonotroppe cose da sottolineare, specialmente per la suscettibilità di razza. Ne ho avuto un contrac-colpo anche qui. Quei di là [scil. gli jugoslavi] sono qualcosa di tremendo e di irriducibile: mavedo che anche quelli di qua non sono da meno. Ho finito per alloggiare qui a Mira in unacappellania Mons. Musizza[,] S.E. Mons. Ambrosi lo aveva in un primo tempo riammesso aGorizia: ma poi mi pregò di aiutarlo a trovare locum refugii. So bene che sotto sotto gli opposi-tori non sono tutti ecclesiastici: ma tutto mi rivela un perdurante stato d’animo a Gorizia chemi rende irresoluto quanto all’accompagnare questa pubblicazione della vita di Mons. Margotticol mio nome, benché valga così poco e con una prefazione. Sarei invece disposto e bencontento di rendere io stesso per qualche circostanza futura un omaggio alla benedetta memo-ria di quel grande e caro amico. Mio caro don Piero. Sono un poco confuso dopo così lungaattesa che ho imposta coi miei ritardi, ad uscirmene così, ma la mia coscienza non mi lascierebbe!

tranquillo: e questo, Mons. Margotti dal paradiso non lo vuole certamente», AR/FSSD X/470.284 Roncalli prende parte «al ricevimento offerto dall’ambasciata di Francia presso la Santa

Sede all’onore delle fauste ricorrenze del Santo Padre», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5,p. 134; l’invito d’Ormesson, datato 27 febbraio, è in AR/Int 2697.

285 Missale, Dominica resurrectionis, Graduale.286 Eugène Tisserant (1884-1972), ordinato sacerdote nel 1907, nel 1908 era diventato

scrittore per le lingue orientali alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Nel 1936 era stato crea-to cardinale e nominato segretario della congregazione per le Chiese Orientali. Era decano delSacro Collegio dal 1951. Su di lui si veda Le cardinal Eugène Tisserant (1884-1972). Une grande

64

1956

posto fra Cicognani e Valeri.287 Poi parlai col S. Padre offrendogli i votidi Venezia tutta intera e la promessa del Mosaico di S. Lorenzo Giusti-niani288 – Pranzo presso il cardinale Tappuni! con Signora, Zanin[i], Schia-von, S.E. mgr. Giorgio Kandela e mgr. [[Mansu]] <Mansourati> (?) Buonritrovo a carattere Orientale. Mi riposai alquanto. Seguì visita alla Chie-sa di S. [[x]] Greg. Nazianz. Passai all’Auditorium per l’Accademia inonore del S. Padre. Il Card. Feltin mi prestò il mantello rosso. In com-plesso bel programma con musica diretta da Bartolucci. Notevole ben-ché un po’ alto il discorso del Card. Siri in onore del magistero del S.Padre Pio XII.289

Tornato presso le Suore lunga conversazione con Ferrari Ag[g]radi:290

pratiche raccom. Demanio per seminario, S. Giorgio in Alga, S. Pietro:Asilo di Sotto il Monte. Speriamo.

12 marzo, lunedì [S. Gregorio I Papa, Confessore e Dottore della Chiesa]

<Roma>Notte freddissima e giornata glaciale. S. Messa qui in capella in onore

di S. Gregorio Magno che io amo tanto.291 In mattinata in Vaticano lunga

figure de l’Eglise, une grande figure française. Actes du Colloque international organisé à Toulouse les 22et 23 novembre 2002 par l’Unité de Recherche Histoire et Théologie et le Groupe de Recherche en HistoireImmédiate, Toulouse 2003.

287 Il brisighellese Gaetano Cicognani (1881-1962), fratello maggiore di Amleto Giovanni,aveva studiato presso l’Apollinare di Roma ed era stato ordinato sacerdote nel 1904. Nel 1915era entrato a far parte della segreteria di Stato ed aveva iniziato il suo servizio nella diplomaziapontificia; dopo la creazione cardinalizia nel 1953 era stato nominato prefetto della congrega-zione dei Riti. Valerio Valeri (1883-1963), già nunzio a Parigi, era dal 1953 prefetto della congre-gazione dei Religiosi.

288 Cfr. infra, appunti del 6 giugno 1956.289 Giuseppe Siri (1906-1989), sacerdote dal 1928, nel 1946 era stato nominato arcivescovo

di Genova e nel 1953 era stato creato cardinale; dei rapporti con Roncalli ha riferito nella depo-sizione resa nella rogatoria genovese per la canonizzazione di Giovanni XXIII: AR/ISR, Proces-sus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis Papae XXIII constructus in Curia Archiepi-scopali Januen. Un sunto dell’intervento di Siri a Roma viene riportato da «L’Osservatore Roma-no» del 12-13 marzo 1956, p. 2.

290 Il democristiano Mario Ferrari Aggradi (1916-1997) era stato eletto per la prima voltaalla Camera dei Deputati nel 1953; nel 1979 sarà eletto al Senato. In questo momento erasottosegretario al ministero del Bilancio e della programmazione economica.

291 Aveva scritto, diciottenne, negli appunti editi poi come Giornale dell’Anima: «Oggi è ilgiorno di S. Gregorio Magno una delle glorie più belle della Chiesa, una delle gemme piùfulgide del Pontificato Romano. D’innanzi a questa maestosa figura io sento ravvivarsi l’affetto,l’entusiasmo per il Papa», GdA, appunti del 4 settembre 1900, p. 119.

65

1956

conversazione con S.E. Dell’Acqua:292 Cini e Seminario: Note biograficheMargotti, annunzio regalo S. Lorenzo Giustiniani per S. Padre. Molta ama-bilità. Nel pomeriggio passeggiata eroica a piedi col freddo in faccia. Vi-sita a S. Croce in Gerusalemme e S.S. Reliquie: incontro con mgr. Bentivo-glio arciv. di Catania293 e gruppo di Spagnuoli. Proseguii la visita pedestrea S. Gio[vanni in] Later[ano], al Battistero, al Seminario. Qui incontro colvice-rettore Agostini: gli altri tutti fuori.

Alle 19.30 ricev[imento] a palazzo di Spagna.294 Incontro Card. Piaz-za e Spagnuoli: poi Letourneur*, Tiberghien*295 e molte conoscenze Spa-gnuole: Sac. Gius. Laboa e Jose Ignazio Tellechea.296

Al mattino promisi al Vescovo di Lecce [Francesco Minerva] relazio-ne: Eucaristia e vita sociale <per il 5 maggio>297

292 Angelo Dell’Acqua (1903-1972), originario di Sesto Calende, era sostituto per gli AffariOrdinari e segretario della Cifra presso la segreteria di Stato. La conoscenza con Roncalli risalivaal 1935, quando per alcuni mesi Dell’Acqua era stato segretario dell’allora delegato apostolico adIstanbul; su di lui si veda Angelo Dell’Acqua. Prete, diplomatico e cardinale al cuore della politicavaticana (1903-1972), a cura di A. Melloni, Bologna 2004; per un primo inventario della docu-mentazione relativa ai rapporti con Roncalli si veda A.G. RONCALLI - A. DELL’ACQUA, Documentidi un’amicizia (1926-1943), a cura di M. Lanfranchi, Milano 2002.

293 Il cistercense Guido Luigi Bentivoglio (1899-1978) era stato vescovo di Avellino dal1939 al 1949, anno in cui era stato nominato coadiutore di Catania. Era diventato arcivescovo diquesta città nell’aprile 1952 e lo sarà sino alle dimissioni nel 1974.

294 «Partecipa al ricevimento offerto dall’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede al-l’onore di Pio XII», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 134.

295 Potrebbe trattarsi di p. Giovanni Le Tourner, vice-tesoriere del Consiglio superiore generaledella Pontificia Opera della Santa Infanzia e di mons. Pierre Tiberghien, della diocesi di Cambrai.

296 Entrambi lo avevano accompagnato durante il viaggio in Spagna del luglio 1954: cfr.Pace e vangelo, I, pp. 310-313.

297 Cfr. infra, appunti del 4 maggio 1956. In giornata scrive anche al segretario informando-lo che «sin qui» tutto stava procedendo bene: «S[anto] P[adre] sensibile gesto mia venuta:gradirà di ricevere gruppo Venez. con mosaico. Compresi che manif. Veneta collettiva sarebbegraditissima. Qui seguono i ricev[imenti]. Sabato Francia: stasera Spagna, domani Italia. Stamaneho dovuto accettare relazione al Clero: Eucaristia vita sociale al Congresso Eucaristico Nazionale –sabato 5 maggio. Mi informi se sono già impedito da altro impegno indeclinabile. Affare Semina-rio presso S. Congreg. ottimamente. Veduto Ferrari Agradi!: domani spero vedere Andreotti. Ierigiornata nevosa, piovosa, freddissima. Oggi sempre fredda ma con sole. Invito intimo con Card.Valeri mi trattiene fino a giovedì. Partirò nel pomeriggio arrivando in nocte. Card. Feltin mi assicurasua visita a Venezia per S. Marco. Buona occasione per preparare qualcosa per Pax Xsti in Veneziain accordo con movimento in Italia. Mgr. Schiavon compagnia eccellente. Invierà ora esatta nostroarrivo per giovedì notte. Anche qui sempre molto lavoro per me. I due volumetti della Costasono un incanto. Le Suore Zelatrici fervorose e devotissime. Preghiamo tutti e tutte insieme»,AR/FSSD X/471; edita in XIII anniversario della morte di papa Giovanni, 1963-3 giugno-1976, Roma1976, pp. 89-90.

66

1956

13 marzo, martedì<Roma>Giornata con sole, ma non ancora riscaldata. S. Messa in capella.

Alle 11 visita in Vaticano a mgr. Di Iorio esperto delle Opere di Religio-ne.298 Ritiro di lit. 300.000 di cui 50.000 a mio nipote Virginio Ghisleniper figlia ammalata. Udienze Tardini,299 e Giusti nuovo direttore del-l’Archivio Pontificio. Colazione a Scrofa 70300 con molta amabilità. Alle16 visito questa bella casa delle Suore Zelatrici: ricevo Padre Priore eParroco di S. Prisca: poi in lunga conversazione Ministro Andreotti acui parlo di molte cose per Seminario, commissione esperti per com-pensi circa cessione dogana: isola S. Giorgio in Alga e S. Pietro per scuolaturist[ica].301 Alle 18.30 ricevimento Amb. Italia302 con incontri Presi-d[ente] d[el] Cons[iglio] Segni303 e Saragat,304 duca Vincenzo Rivera,

298 Alberto di Jorio (1884-1979), sacerdote della diocesi di Roma dal 1908, era dal 1922 ilpresidente dell’Istituto per le Opere di Religione. Sarà il segretario del conclave che eleggeràGiovanni XXIII: ponendogli il proprio zucchetto rosso sul capo pochi istanti dopo la propriaelezione il 28 ottobre 1958, Roncalli ne farà de facto il primo cardinale del suo pontificato.

299 Domenico Tardini (1888-1961) era, dal 29 novembre 1952, pro-segretario di Stato pergli Affari ecclesiastici straordinari: Roncalli lo nominerà proprio segretario di Stato immediata-mente dopo l’elezione a papa. Su di lui si veda C.F. CASULA, Domenico Tardini (1888-1961).L’azione della Santa Sede nella crisi fra le due guerre, Roma 1988; sui suoi rapporti con Roncalli sivedano ID., Il Cardinale Domenico Tardini, in Le Deuxième Concile du Vatican (1959-1965), Roma1989, pp. 207-227, e R. TUCCI, «La Civiltà Cattolica» durante il pontificato giovanneo, in «RivisitareGiovanni XXIII», cit., pp. 583-585.

300 È l’indirizzo del Pontificio Collegio dei Sacerdoti per l’Emigrazione Italiana, diretto dap. Giovanni Sofia dei Missionari Scalabriniani, dove Roncalli era solito soggiornare in occasionedei suoi passaggi a Roma.

301 Tutte questioni che verrano riprese nel successivo incontro a Venezia: cfr. infra, appuntidel 20 ottobre 1956.

302 «Partecipa al ricevimento offerto dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede all’onoredel Santo Padre», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 134.

303 Il democristiano Antonio Segni (1891-1972) era dal luglio 1955 a capo di un esecutivocomposto da D.C., P.S.D.I. e P.L.I. Nel maggio 1962 sarà eletto presidente della Repubblica e inquesta veste consegnerà a Giovanni XXIII, pochi giorni prima della sua morte il 3 giugno 1963,il premio Balzan per la pace.

304 Giuseppe Saragat (1898-1988), già membro della direzione del Partito Socialista, erastato uno dei protagonisti della scissione del partito nel 1947 dalla quale era nato il P.S.D.I. (delquale era stato anche segretario dal 1951 al 1954): in questo momento ricopriva la carica divicepresidente del Consiglio nell’esecutivo di Antonio Segni (luglio 1955 - maggio 1957).Richiesto di deporre nel processo di canonizzazione di Giovanni XXIII riferirà d’aver cono-sciuto Roncalli «nel 1945 a Parigi, dove io mi trovavo come ambasciatore d’Italia presso ilGoverno francese ed egli ricopriva le mansioni di nunzio apostolico. Stringemmo una cordialeamicizia, sì che io potei frequentare liberamente la nunziatura, mentre sua eccellenza aveva

67

1956

parecchie persone antiche e care d’Italia e di Francia. In casa cena conmgr. Mattioli.305

14 marzo, mercoledì<Roma>Sempre temperatura freddissima. Però il Signore mi guarda e mi ascol-

ta. In mattinata rimasi in casa. Alle 11.30 ricevetti il mio duca VincenzoRivera che conobbi giovinetto alla infermeria del Seminario Romano nel1909: egli aveva 12 anni. Non si fece sacerdote ma rimase buono: fu depu-tato ora è professore di botanica alla Università di Roma. Pranzai poi alSeminario Romano con belle e felici intese con mgr. Fallani circa i pluteidi S. Marco.306 Lieta accoglienza dei seminaristi. Ricevetti poi mgr. Roccoe Novarese.307 Mi recai in seguito ad una visita al Card. Piazza e passai a S.Paolo, dove feci una Visita ad Limina: doverosa. 1951-1956: e bastevoleper le prescrizioni del Diritto Canonico.308 Felice incontro con nuovo Abate

ingresso libero all’ambasciata, ove entrò in contatto anche con mia moglie e con i miei figli. Lasua era una amicizia sincera che si manifestava con atti esterni. Mi fu di aiuto durante la miamissione in varie occasioni», AR/ISR, Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate con-structi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi DeiIoannis Papae XXIII Summi Pontificis, Anno 1978, p. 493r/v; sull’esponente socialdemocratico siveda F. FORNARO, Giuseppe Saragat, Venezia 2003.

305 Mons. Pietro Mattioli, uditore presso la s. Rota.306 Cfr. supra, appunti dell’8 gennaio e 27 febbraio 1956. Giovanni Fallani (1910-1985) era

vicepresidente della Commissione Pontificia Centrale per l’Arte Sacra in Italia. Il 6 maggiosuccessivo Roncalli gli scriverà per comunicargli l’impressione che «un po’ per volta» ci si stavaavvicinando alla soluzione del problema dei plutei: «Si incomincia col ribaltarli nelle funzionipiù solenni. Ma sarei anche più contento se si accettasse l’idea di togliere del tutto i quattroplutei più vicini all’ingresso e si lasciassero intatti i due pluei estremi che, attesa la presenza deidue amboni di sinistra per l’Epistola ed il Vangelo, ed il grande di destra, non impedisconogran che la luce. Questa combinazione, oltreché sveltire le 6 delle 8 colonne che sostengono latrabeazione della iconostasi, potrebbe accontentare, e dar modo di ritirarsi con meno dispiaceredalla posizione di rigida avversione ad ogni minimo ritocco di quanto è antico, anche se oradivenuto per gli occhi e per il buon senso, omai intollerabile. […] Talora è utile il compromesso:ma non c’è compromesso senza un poco di sacrificio da ambe le parti contendenti», AR/Int2735.

307 Carmine Rocco era stato per breve tempo collaboratore di Roncalli alla nunziaturaparigina ed era in questo momento consigliere della nunziatura in Brasile: sui rapportiintercorsi con Roncalli si veda la Testimonianza edita in E. GALAVOTTI, Processo a Papa Giovanni. Lacausa di canonizzazione di A.G. Roncalli (1965-2000), Bologna 2005, pp. 491-506. Luigi Novareseera addetto presso la II Sezione (Affari ordinari) della segreteria di Stato.

308 Il can. 341 del Codex iuris canonici prevedeva infatti che in occasione della quinquennalevisita ad Limina – che Roncalli avrebbe espletato l’11-12 ottobre successivi – i vescovi si recassero

68

1956

D’Amato di S. Paolo,309 che ancora mi volle ricordare le mie antiche lezio-ni di Patrologia al Laterano.310

15 marzo, giovedì<Da Roma a Venezia>Primo giorno del IV anno del mio episcopato Veneziano.311 S. Messa

nella capella delle Suore in honorem S.S. Apostolorum Petri et Pauli. Udien-ze: mgr. Fallani con Giacomini per la Biennale: poi mgr. Giuseppe DeLuca che seguii a Palazzo Lancellotti dove mi mostrò i suoi lavori di edi-zioni importanti312 e mi diede molti segni di amabilità che però io accolsicon un po’ di sorriso tinto di melanconia.313

Visitai in seguito S. Pietro ad Limina intendendo farlo per la pre-scritta visita. Passai al S. Officio invitato col Card. di Toronto314 e Otta-

anche in visita alla tomba degli apostoli Pietro e Paolo; si vedano a questo riguardo pure leannotazioni del giorno seguente.

309 Il benedettino napoletano Cesario D’Amato (1904-2000), sacerdote dal 1928, era statonominato abate di S. Paolo fuori le Mura il 7 novembre 1955 e resterà in carica sino al 1964.

310 Anche mons. Carpino aveva salutato l’anno prima il card. Roncalli come «suo pro-fessore di Patristica al Laterano»: Pace e Vangelo, I, p. 436. Il 27 novembre 1958 Giovanni XXIIIricorderà che le quindici lezioni tenute al Laterano, «dai Padri Apostolici a San Cipriano, Ciinteressarono così vivamente, da rappresentare, a distanza di trentatre anni, motivo di umilema sincera esaltazione», Il nuovo anno accademico dell’Università Lateranense, in DMC, I, p. 57; siveda anche A. GALUZZI, Le scuole del Seminario Romano durante la breve docenza di Angelo GiuseppeRoncalli, in «Lateranum», 49 (1983)/1, pp. 114-115.

311 Aveva scritto alla nipote sr. Maria Angela il giorno prima: «Io tornerò a Venezia domani,e comincerò il IV anno di mio governo, che io amo meglio chiamare servizio patriarcale. A Romaho avuto molte consolazioni: tutte grazie al Signore che ci vuole buoni e santi»: Familiari, II, p. 407.

312 Roncalli aveva avuto i primi contatti epistolari con don Giuseppe De Luca (1898-1962)all’epoca della sua missione a Parigi e nel corso del 1955 l’aveva finalmente incontrato a Venezia.A Roma, presso Palazzo Lancellotti – già dimora di Chateaubriand –, De Luca aveva stabilitodalla fine della guerra la sede delle sue Edizioni di Storia e Letteratura; sui rapporti Roncalli - DeLuca si veda ora L.F. CAPOVILLA - G. DE LUCA - A.G. RONCALLI, Carteggio 1933-1962, a cura di M.Roncalli, Roma 2006; sulla figura e l’opera di De Luca cfr. L. MANGONI, In partibus infidelium. DonGiuseppe De Luca: il mondo cattolico e la cultura italiana del Novecento, Torino 1989, G. ANTONAZZI,Don Giuseppe De Luca, uomo cristiano e prete (1898-1962), Brescia 1992, e Don Giuseppe De Luca e lacultura italiana del Novecento. Atti del convegno nel centenario della nascita. Roma, 22-24 ottobre 1998,a cura di P. Vian, Roma 2001.

313 In una lettera a De Luca del 24 marzo successivo il patriarca scriverà: «Quanto a me ledirò che il mio incontro dello scorso giovedì nel suo atelier del palazzo Lancellotti, mi fumotivo di grande diletto ed incoraggiamento spirituale»: CAPOVILLA - DE LUCA - RONCALLI,Carteggio 1933-1962, cit., p. 21.

314 Vale a dire James Charles McGuigan (1894-1974), arcivescovo di Toronto dal 1934 ecardinale dal 1946.

69

1956

viani315 [[dal]] <presso il> Card. Valeri, con vivo piacere. Salutai mgr.Rotta316 a S. Marta come prima mgr. [Giuseppe] Rossi alla Penit[enzieria]317

e Card. Tisserant e mgr. Mojoli ecc. all’Orientale.318 Alle 17.20 partenza inautotreno!: cambio a Bologna, alle 0.15 dopo mezzanotte arrivo a Vene-zia felicemente.

16 marzo, venerdì<A Venezia>S. Messa in capella grande per le famiglie della Società Spettacoli pre-

sentati da mgr. Bosa e sigr. Pancino. Fù un bell’incontro. Mie parole ispira-te al Vangelo: Fede e Amore. Parecchie udienze: fra le altre mgr. Musizzacappell. a Mira.319

315 Alfredo Ottaviani (1890-1979) era in questo momento pro-segretario della congrega-zione del s. Offizio; come Roncalli era stato creato cardinale nel 1953. Il rapporto con Roncallis’era approfondito nel momento in cui entrambi avevano lavorato alle dipendenze della con-gregazione di Propaganda Fide: cfr. Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructiin Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis PapaeXXIII, cit., pp. 516v-517r.

316 Angelo Rotta (1872-1965), sacerdote dal 1895, era stato nominato nel 1922 internun-zio per l’America centrale; nel 1925 era stato nominato delegato apostolico in Turchia e quindi,nel 1930, era passato alla nunziatura di Ungheria dove, durante la Seconda guerra mondiale, siattivò per dare soccorso alla popolazione ebraica in fuga dalla persecuzione nazista.

317 Giuseppe Rossi (1887-1983), di Rosciate (BG), lavorava presso la Penitenzieria Aposto-lica dal 1922. Dei rapporti con Roncalli ha riferito deponendo presso il Tribunale del vicariato diRoma istituito per la canonizzazione di Giovanni XXIII: Copia publica transumpti processus ordina-ria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculo-rum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., pp. 17r-37v; si veda anche quanto contenuto in L.A.DORN, Giovanni XXIII, gli ultimi testimoni, Cinisello Balsamo 1988, pp. 27-35.

318 Il bergamasco Giuseppe Mojoli (1905-1980), sacerdote dal 1928, conosceva Roncalli dal1925; dal 1932 era minutante presso la congregazione per le Chiese orientali; nel 1960 GiovanniXXIII lo nominerà internunzio in Etiopia. Deponendo al processo di canonizzazione, mons.Mojoli riferirà che Roncalli lo visitava e gli scriveva regolarmente: «anche da patriarca, quandopassava alla Congregazione Orientale, veniva a salutarmi e anche a ringraziarmi verbalmente dilettere personali che io gli scrivevo di tanto in tanto»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc.Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., p. 284; leinformazioni fornite in sede processuale sono state riprese in G. MOIOLI, La Chiesa in Etiopia.Note e ricordi di un nunzio, Roma 1973, pp. 87-96.

319 Carlo Musizza, nato a Trieste nel 1899, sacerdote di questa diocesi dal 1914, già redattoredel «Bollettino della Diocesi di Trieste» dal 1922 al 1926 e insegnante nei seminari di Capodistriae Gorizia, a seguito delle gravi difficoltà di rapporti creatisi nella sua diocesi d’origine – rispetto aiquali si veda la documentazione edita in S. GALIMBERTI, Santin. Testimonianze dall’archivio privato,Trieste 1996 – aveva chiesto e ottenuto da Roncalli l’accoglienza nel patriarcato veneziano; ilpatriarca gli aveva appena affidato l’incarico di cappellano delle Suore Imeldine a Mira Vecchia.

70

1956

Nel pomeriggio stazione a S. Alvise. Veramente consolante: moltoordine e pietà semplice e incantevole. Parlai ai fanciulli come in dialogo.Le mie parole presero ispirazione dal Vangelo odierno: risurrezione diLazzaro.320 A me restò l’impressione come di uno dei miei più felicidiscorsetti popolari.

17 marzo, sabato<Nomina ufficiale di don Sambin a cancelliere della Curia>321

Mattina del Sabbato Sitientes 17.322 Ordinazione a S. Marco. Una doz-zina di tonsuranti. Parecchi Ordini Minori: due diaconi e due sacerdoti.323

Cerimonia molto ordinata. Mie parole sul principio Sitientes,324 e sulla finesuper acquam refectionis educavit me. Sal. 22.325

Dopo la S. Ordinazione a S. Marco. Udienze sine intermissione <Fan-ton-Bernabò> col solo sacrificio la tentazione di impazienza per non po-

Nell’Archivio patriarcale è conservata una minuta ms del card. Roncalli per una lettera al presidenteGronchi – forse databile al 1955 – su tale caso: «Signor Presidente, non so resistere alle reiterateistanze [[perché]] <di> un buon sacerdote – mgr. Carlo Musizza di Trieste – che io ho accolto quinel[la] mia diocesi <a titolo di cristiana carità> in via provvisoria per sollevarlo da una posizioneincresciosa creatasi nella <diocesi> sua [[di Trieste]] al seguito delle interne contese di là nell’ulti-mo periodo della passata guerra. Alcune Autorità Italiane di [[Trieste]] <Gorizia forse per ispira-zione Triestina> fanno difficoltà al riconoscimento di certe [[alcune sue]] <certe> competenze diquesto mgr. Musizza [[nel cui me]] in merito alle quali io non oso entrare. Ciò che io rendo benvolentieri è la testimonianza della dignità e bontà di questo distinto sacerdote ed, a quanto mirisulta <anche> dell’arcivescovo di Gorizia, è veramente degno [[di og]] anche dal punto di vistacivile e politico di riguardo e di considerazione. Ella, sigr. Presidente, potrà far verificare il [[suo]]dossier di mgr. Musizza dai suoi Uffici e <con> una sua parola amabile e condiscendente,aggiustare tante cose nel senso della tranquillità e della pace. Di tanto la prego, signor Presidente,e la ringrazio nell’atto di confermarle i miei auguri migliori ed il sentimento della mia profondastima e cordiale devozione», in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, b. Patriarchi, Roncalli 1953-1958/III, fasc. «Archivio Card. Roncalli»; cfr. anche supra le annotazioni al 10 marzo 1956.

320 Missale, Feria VI post dominicam IV in Quadragesima, Sequentia sancti Evangelii secundumJoannem (Gv 11,1-45).

321 Cfr. supra, appunti del 2 febbraio 1956. Gli atti di curia datano la nomina al 19 marzo:cfr. «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 128.

322 Questo paragrafo è scritto nella parte inferiore della pagina d’agenda del 16 marzo.323 Per i nominativi degli ordinati cfr. S. Ordinazioni dell’anno 1956, in «Bollettino», 47

(1956)/11-12, p. 383. Sin dall’epoca di papa Gelasio I (492-496) era tradizione che il sabatositientes fosse destinato alle sacre ordinazioni.

324 «Sitientes, venite ad aquas dicit Dominus: et qui non habetis pretium, venite et bibitecum letitia»: Missale, Sabbato post dominicam IV in Quadragesima, Introitus.

325 «Dominus regit me, et nihil mihi deerit: in loco pascuæ ibi me collocavit: super aquamrefectionis educavit me»: ibidem, Communio.

71

1956

ter dare a tutti il tempo conveniente a ben ricevere: com. Bernabò: prof.Bacchion, mgr. Jandelli:326 sup. degli Armeni.327 Nel pomeriggio mi recaia Marocco – [«]Villa Salus» per vedere mgr. Vidal che ieri era stato opera-to.328 Ne ebbi impressione dolorosa. Gli rivolsi parole di conforto e difiducia in Dio da lui bene accolte. Ebbe un piccolo urto di vomito che mirivelò subito la gravità del suo male. Chiese la mia benedizione e lo lasciaicon grande pena e timore. Da Mestre passai, ero con don Loris, a S. Fran-cesco Della Vigna per la Pasqua degli alunni del «Paolo Sarpi». Bella e caracerimonia. Mie parole al Vangelo ben seguite – Tornato in casa mi sorpre-se la notizia: mgr. Vidal morto un´ora dopo che io l’avevo lasciato. Oh!fallacem spem hominis !, fragilemque fortunam.329

18 marzo, domenica [Domenica di Passione]S. Messa in [[capella]] basilica della Salute per gli sposi del 1955. Fù un

bel ritrovo con dignità e serietà. Converrà seguirne il ricordo per futuriconvegni.

In casa ricevetti un gruppo di una 30! di giovani di Azione Cattolicaconvenuti da Fusignano a qui condotti da mio nipote don Battista ivi lorocappellano coadiutore. Motivo di consolazione per me.330

Nel pomeriggio udienza del com. Pasquato: e conversazione circa lequestioni del giorno. Più tardi S. Messa celebrata da me in capella grandecon mio discorso e riunione poi qui in patriarchìo. Io vi intervenni conparole incoraggianti e moderatrici.331 Questi signori son pressoché tutti,persone di destra malcontenti della D.C. che credono troppo orientata asinistra e desiderosi di!332

326 Evelio Jandelli (1887-1957), sacerdote dal 1910, era officiale del Tribunale ecclesiasticometropolitano, cfr. Liber Vitae, p. 93.

327 Il Diario indica che il patriarca riceve «le presidenti e gli Assistenti Provinciali del Cif delleTre Venezie»: «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 134.

328 Cfr. supra, appunti dell’8-9 marzo 1956.329 MARCO TULLIO CICERONE, De Oratore ad Quintum Fratrem, III, II, 7.330 Il giorno dopo scriverà a mons. Battaglia di Faenza che si era «goduto il gruppetto di

buoni figliuoli ragazzi di Fusignano. Mi hanno fatto buona impressione: con don Battista chenon cessa di dir bene di Faenza, e del suo arciprete e della sua vita di colà»: G. BATTAGLIA, Il papabuono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, Faenza 1973, p. 104.

331 «Alle 17.30 celebra la Messa vespertina nella sua Cappella per i soci dell’UCID [scil.Unione Cristiana Imprentitori e Dirigenti]», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 134.

332 La frase resta incompleta.

72

1956

19 marzo, lunedì [S. Giuseppe Sposo della B.V. Maria, Confessore]Festa calma dopo una notte mezzo occupata dalle letture su S. Giu-

seppe.333 Mia unione con la santa trilogia: Gesù Maria e Giuseppe.334 Alleore 8 Messa a S. Giuseppe, la cara parrocchia popolare di Castello. Parro-co e parrocchiani molto simpatici. Parole al Vangelo. Le virtù domestichemesse in valore da S. Giuseppe. Alle 10 Messa in S. Marco, mgr. Macacekcelebr[ante]. Mia assistenza in mitra e past[orale]. Discorso al Vangelo dal’ambone. Lillium !, palma, cedrus.335 Folla discreta e attentissima. A pranzoebbi Macacek, Vecchi, Sambin, Schiavon, Don Loris, Olivotti.

In giornata complimenti da ogni parte.336 Son grato ma non mi com-muovo troppo, né mi esalto. Quel poco che sono e che faccio è donodel Signore. Perciò mi riposo in lui, e basta. A sera convivio semplice efamigliare: dott. Venchiaruti!, archit. Meo, e fratelli Barbato, Vittorino,Renzo e Franco.

20 marzo, martedìGiornata tristissima con pioggia e freddo: funerali di mgr. Vidal a

Mestre. A titolo di speciale distinzione per il defunto e per Mestre cantaiio stesso la Messa funebre con assistenza del Capitolo di S. Marco. Lessipoi alcune parole di compianto, di meritato elogio e d’invito alla preghie-ra suffragante.337 La tristezza però occupò il mio spirito durante tutta la

333 Il patriarca celebra il suo onomastico e il XXXI anniversario della propria consacrazioneepiscopale.

334 Cfr. infra, appunti del 12 luglio 1956; deponendo nella rogatoria veneziana per lacanonizzazione di Giovanni XXIII Napoleone Barbato ha ricordato d’aver «chiesto unavolta [a Roncalli] come facesse meditazione, e il Servo di Dio mi disse che era in un conti-nuo colloquio con Dio; accennava anzi alle due Trinità, come diceva, la Trinità celeste, e quellaterrestre, cioè la S. Famiglia»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P.XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 674.

335 Cfr. Missale, In Solemnitate S. Ioseph Sponsi B. Mariæ Virg., Introitus (Sal 91,13-14).336 Roncalli li ricambierà con un biglietto stampato: «Vive grazie dell’augurio per le mie

umili e care ricorrenze. Lo ricambio lietamente nella imminenza delle sante celebrazioni delledivine sofferenze di Gesù, e dei trionfi della sua grazia e della sua pace nei cuori, +AngeloGiuseppe card. Roncalli, patriarca», AR/FSSD X/475b.

337 «Dal mio primo incontro con lui a Roma, or sono tre anni – testimonierà il patriarca –,all’ultimo nostro incontro, or sono tre giorni, pochi istanti prima di morire, sempre l’animasacerdotale di lui mi apparve schietta, serena, confidente in Dio e sorridente: sì, anche sorriden-te, perché sempre generosa e sicura della grazia superna che lo ispirava e lo allietava fra leincertezze da cui egli sapeva sbrigarsi presto, fra le difficoltà che riusciva facilmente a superarequasi in silenzio, e a vincere. La storia di Mestre riserva pagine fulgenti di rispetto e di onoreall’arciprete Arturo Vidal, che apparirà quale egli fu per unanime riconoscimento “sacerdos

73

1956

giornata. O Signore è così poco ciò che io soffro da farmi accogliere dibuon animo qualche puntura. Il termine della giornata, anche se semprepiovigginoso, fù rasserenato dalla visita a S. Felice per la stazione Quadra-gesimale. Don Sambin venne a prendermi e a ricondurmi trattenendosipoi a cena. Ma che pace, e che ordine in questa cara parrocchia!338

21 marzo, mercoledìUdienze varie in esercizio di mitezza e di pazienza. Lungo colloquio

con mgr. Ausiliare tornato da Salerno per il Congresso del Vangelo.339 Buo-na intesa circa successore di mgr. Vidal con questo ordine: [Aldo] Da Villa,[Gino] Spavento, [Giovanni] Marcato. Pregare insieme e silenzio, fra tre:patriarca e due Vicari [Macacek e Gianfranceschi]. Poi molto pregare.

Nel pomeriggio mi occupai fino a notte tardissima nella lettura del grossovolume di mgr. De Luca: Archivio Italiano della storia della Pietà, vol. I.340

Leggo con distensione di spirito, poiché tutto mi interessa assai: mami pesa il mio ritardo a passare alla preparazione del mio «Atti della Visi-ta di S. Carlo».341 Domine miserere [Sal 50]. A sera mgr. Vecchi che trattennia cena. Ma inizio melanconico e umido di primavera.

magnus” – sacerdote grande, benedetto da Dio e dagli uomini – esaltato per il suo spiritolaboriosissimo di giustizia e di pace in tempi di asprezza – ancora lo ripeto – e di iracondia.L’accorgimento della sua prudenza, nel proporre e nel fare, con occhio lungimirante, rivelavauna larghezza spirituale che fu il “punctum saliens” del suo ministero sacerdotale: questoprovvedere a che la sua parrocchia invece di serrarsi come in un vecchio castello, moltiplicasse isuoi padiglioni nel vasto campo delle nuove famiglie che ne hanno aumentato, e che ancora neaumentano e ne allargano le vaste proporzioni, questo costituisce le linee caratteristiche dellafisionomia spirituale dell’arciprete Vidal, e gli assicurano la riconoscenza dei posteri», Il discorsofunebre di Sua Eminenza, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 153; poi ripreso in Scritti e discorsi,II, pp. 372-374.

338 La parrocchia di S. Felice di Nola, nel vicariato di Cannaregio, era retta dal 1939 da donGiovanni Caburlotto, cfr. Liber Vitae, p. 146.

339 Cfr. supra, appunti del 24 gennaio 1956.340 Era il primo della serie pubblicata dalle Edizioni di Storia e Letteratura di don De Luca

ed era uscito, dopo una faticosa gestazione, nel 1951: sulla genesi dell’iniziativa delucana si vedaMANGONI, In partibus infidelium, cit., pp. 369-378.

341 Negli anni Trenta Roncalli aveva iniziato la pubblicazione de Gli Atti della Visita Aposto-lica di S. Carlo Borromeo a Bergamo (1575): dei cinque tomi programmati restava da pubblicarel’ultimo, ma gli impegni diplomatici precedenti e quelli pastorali contingenti rallentavano laconclusione dell’opera. Su questa iniziativa si vedano A. MELLONI, Il modello di Carlo Borromeonegli studi e nell’esperienza di Angelo Giuseppe Roncalli, in «Rivista di storia e letteratura religiosa», 23(1987)/1, pp. 74-75; 93-101, e S. TRINCHESE, Roncalli «storico». L’interesse per la storia nella forma-zione e negli studi di papa Giovanni XXIII, 1905-1958, Chieti 1988, pp. 135-148. Scriverà il 24 marzoa don De Luca: «Carissimo monsignore, colgo la prima occasione per mandarle – pure un po’

74

1956

22 marzo, giovedìSempre udienze. Al mattino ritiro mensile in cripta: prediche di p. Fa-

bio capucc.[:] pochi preti, circa 30. Mie parole infine di fervorosa racco-mandazione per la pr[ossima] settimana santa colla nuova liturgia:342 senti-re de Deo piissime et altissime come dice S. Bonaventura.343 Penetrare lo spiri-to della riforma: passaggio dal simbolo alla realtà rivissuta: attirare il po-polo: preoccuparsi più delle nuove prescrizioni tassative che delle devo-zioni extraliturgiche e in tutto grande diffusione di pietà sacerdotale.344

Tenni a colazione il p. Fabio. A sera mi recai a S. Gerolamo per la stazio-ne. I Padri Salesiani hanno ben preparato i ragazzi. Parlai del Vangelo

sgualcita – una copia del mio primo volume – il primo di cinque – di Atti della Visita Apostoli-ca di S. Carlo Borromeo a Bergamo – 1575. La cura per queste pagine e per tutte le altre che le faròavere da Bergamo, fu la passione della mia giovinezza e la buona compagnia della mia vita, purcon lunghe interruzioni di anni. Confido quest’anno di veder tutto finito. Questo primovolume ha meno pagine degli altri quattro ma dà un saggio dell’impianto generale di tutta lapubblicazione. Rivedendolo ora nella luce del primo grande volume di lei caro monsignore –Archivio Italiano per la storia della pietà – che io ho già squadernato con curiosità febbrile esoddisfattissima, mi sento arrossire. Il mio fu un saggio da giovane dilettante di mezzo secolofa. Il suo è monumento poderoso che basta per un gran nome e un gran merito in faccia allasanta chiesa ed alla cultura di ogni tempo. Basta la sua mirabile “Introduzione” che ho letto consomma cura per invitare il piccolo me a nascondermi. Di una sola cosa m’accontento per questamia pubblicazione: lasciare alla mia diocesi di Bergamo un ricordo del mio passaggio e del mioamore. E indicare una vena facilmente scopribile in altre diocesi per il ritrovamento di docu-mentari, che sarebbero preziosissimi per la ricostruzione della propria storia religiosa»: CAPOVIL-LA - DE LUCA - RONCALLI, Carteggio 1933-1962, cit., pp. 20-21.

342 Alla fine del 1955 Pio XII, dopo una prima sperimentazione durata tre anni, avevaproceduto ad un’ampia riforma dell’Ordo della Settimana Santa e della Veglia pasquale, rivoltaprincipalmente a ridare al Triduo quella centralità nell’anno liturgico che era stata via via smarrita,anche per il progressivo slittamento delle cerimonie liturgiche in orari che non agevolavano lapartecipazione dei fedeli: cfr. S. CONGREGATIO RITUUM, Maxima Redemptionis nostrae mysteria, in«Acta Apostolicae Sedis», 47 (1955)/17, pp. 838-847.

343 Cfr. supra, Note finali del mese di febbraio.344 Idee che vengono riprese nel messaggio rivolto alla diocesi il giorno dopo per intro-

durre le prossime celebrazioni pasquali col nuovo Ordo: «Con le recenti disposizioni, il SantoPadre Pio XII porta quasi alla perfezione il suo vasto disegno, già in corso di attuazione daalcuni anni. Questo intende raggiungere il duplice scopo: a) di meglio semplificare le cerimo-nie tornando alle venerabili tradizioni antiche; b) di associare più vivamente, non solo il clero,ma tutto il popolo, alla sostanza dei riti, non eseguiti come semplici ricordi commemorativi,ma in atto di perenne continuazione della grazia diffusiva di Nostro Signore, nelle singoleanime che vi assistono. Voi comprendete come il mio spirito sia tutto penetrato di questogrande avvenimento, che prepara un rinnovarsi di vita spirituale in tutto il mondo; e che nelquadro di Venezia, storicamente così ricca di religiose tradizioni, può prendere un risalto bendistinto», La Grande settimana secondo le nuove prescrizioni liturgiche, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 104.

75

1956

della Maddalena,345 deducendone considerazioni pratiche. Tempo sem-pre uggioso e melanconico.

23 marzo, venerdì [Sette Dolori della B.V. Maria]Ricordo le confidenze all’Addolorata, piccino con mia mamma in chiesa

a S. Maria di Brusicco,346 poi a Caderizzi di Pontida nel 1892:347 poi le careMadonne dell’Addolorata di cui è cosparsa la diocesi di Bergamo: dallaCattedrale sino ai piccoli santuari. La giornata tutta una successione di visi-te e di occasioni di incoraggiare e di confortare. Ho chiamato il parroco diS. Geremia, don Aldo da Villa[,] per communicargli il mio proposito ditrasferirlo a Mestre e di averne il consentimento.348 Però sub secreto. Tut-to bene e con calma. Miei fastidi circa qualche gesto meno felice del par-roco dei S.S. Apostoli [d. Alessio D’Este] in materia di prestiti e di debi-ti.349 Pazienza e sforzo di uscire da questi suoi imbarazzi. Incontri con dr.Candiani e Pavanini. A sera con conte Cini che trattengo a cena. È pursempre un bravo signore.350 Udienza notevole don Romanello che nomi-nai econ[omo] sp[irituale] di Mestre.351

345 Missale, Feria V post Dominicam de Passione, Sequentia sancti Evangelii secundum Lucam (Lc7,36-50).

346 Era nel fonte battesimale della chiesa di S. Maria Assunta in Brusicco di Sotto il Monte,risalente alla metà del XV secolo, che Roncalli era stato battezzato il giorno stesso della suanascita il 25 novembre 1881.

347 Il piccolo Angelo Giuseppe aveva risieduto presso i Roncalli di Ca’ dei Rizzi, in frazionedi Pontida, nell’inverno 1891-1892, quando aveva frequentato per alcuni mesi da alunno ester-no il Collegio di Celana.

348 Aldo Da Villa (1912-1967), sacerdote dal 1935, era parroco di S. Geremia dal 1949, cfr.Liber Vitae, pp. 84-85. La nomina ad arciprete di S. Lorenzo di Mestre verrà decretata il 15maggio successivo: «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 192.

349 Cfr. infra, appunti del 16 ottobre 1956.350 Gli aveva scritto il 20 marzo: «Mio caro Conte, La scorsa settimana dovetti partirmi da

Roma, colla sola puntura di non averla potuta salutare come ne avevo l’intenzione ed il vivodesiderio. La sua scappata ora per quassù mi mette nel cuore la [x] acuta di approfittarne. Senell’andata a Vittorio Veneto crede più opportuno per passar la notte nella mia residenza,niente di più piacevole e gradito per me. Ma nel ritorno da Vittorio per Roma trova [x] giustoben sicuro che l’attendo qui si trattenga a suo agio per uno o due giorni, come introduzione allaSettimana Santa», AR/FSSD X/476.

351 Ruggero Romanello, nato a Oriago nel 1923, era stato ordinato sacerdote nel 1946.Sino a questo momento era stato cappellano a Malcontenta; successivamente passerà a Sant’Al-vise; morirà in un incidente automobilistico il 25 agosto 1958, cfr. Liber Vitae, p. 107. La nominaa vicario economo di S. Lorenzo di Mestre era stata decretata il 18 marzo: «Bollettino», 47(1956)/3-4-5, p. 128.

76

1956

24 marzo, sabato [S. Gabriele Arcangelo]S. Messa a S. Lorenzo di Mestre per la Pasqua degli alunni – i più grandi

– del Pacinotti: una quarantina: mie parole al Vangelo con un po’ di tutto:linea però S. Gabriele nei rapporti con Dio a cui obbedisce con Maria,colla Pasqua. Confortai poi la zia e la cugina di mgr. Vidal: visitai il Pacinot-ti, e al Cimitero la tomba tutta fresca di fiori del defunto. Tempo sempreumido, piovoso e indisponente. Prego mgr. Gianfranceschi di supplirmi aBibbione!352 per la benedizione della I pietra della nuova colonia Pio XII.Lieve disappunto con C[entro] i[taliano] f [emminile] ecc. Ma è pur necessa-rio il buon giudizio anche nel fare il bene: e poi mitemente ma fermamen-te tenere la propria via.353

25 marzo, domenica [Domenica delle Palme]<Per l’Annunciazione v. 9 aprile>354

Santa Settimana bene iniziata. Dopo la Messa in casa assistetti alla Be-nedizione [e] processione delle Palme: buon effetto della nuova liturgia:355

il canto però merita maggior cura e coordinazione.356 Purtroppo la tem-peratura esteriore sempre umida [e] piovigginosa e senza sole fa diminui-re i fedeli e diminuisce la vibrazione anche esteriore della devozione.

Nel pomeriggio Stazione a S. Marco. Vi partecipo in cappa e pronun-cio il discorso: I) celebrazione rinnovata delle Palme: II) insegnamenti chene derivano: spirito di mitezza, di pazienza, di pace. 3) incoraggiamento asantificare la Settimana in raccoglimento, penitenza e preghiera.

In casa udienza a P. Elia dei Mechitaristi: e editore Alberto Tallonegradita conoscenza Parigina che mi offre in dono due bei volumi: «L’Imi-taz. di Cristo[»], e il Rosario.357

<Visita serotina a mgr. Macacek indisposto>

352 Rectius Bibione.353 Il ruvido decisionismo di Maria Monico, direttrice del C.I.F., poteva determinare occa-

sionalmente qualche frizione: su questo si vedano anche gli appunti del 13, 14 febbraio e 9marzo 1955 in Pace e Vangelo, I, pp. 455 e 469.

354 Coincidendo con la Domenica delle Palme la festa dell’Annunciazione veniva traslata.355 «La processione delle Palme – aveva scritto pochi giorni prima –, a cui clero e popolo

sono invitati, è ordinata ad essere, come affermazione di omaggio al Cristo Redentore, qualcosadi così solenne da non venire superata che da quella del Corpus Domini»: La Grande settimanasecondo le nuove prescrizioni liturgiche, cit., p. 104.

356 Cfr. supra, appunti del 15 febbraio 1956.357 Il bergamasco Alberto Tallone (1898-1968) si era trasferito a Parigi nel 1932 e qui aveva

iniziato a stampare edizioni pregiate in tiratura limitata. Trasferitosi nel ’38 all’hotel de Sagonne,nei pressi della Bastiglia, iniziò a comporre opere quali La Divina Commedia, il Canzoniere del Petrarca

77

1956

26 marzo, lunedìLa salute di mgr. Macacek mi dà da temere. Il dott. Frizziero che lo

cura mi mise su tutte le guardie. Deve riposare, e darsi a un sistema di curavigilante.

Oggi è arrivato a S. Lazzaro il nuovo Patriarca Cat[h]olicos di Edmia-zin, creatura di Mosca. Fù ben trattato, ma niente questioni. Lui pare abbiascorta la buona intenzione della cortesia dei compatrioti, ma senza alcunavoglia di passare più in là. Meno male.358 Vide e ammirò S. Lazaro: spezzò ilpane Armeno e partì in buon ordine senza ne´ dormire ne´ fare cerimonie.È pure qui di passaggio mgr. Gio. B. Apcar, vescovo cattolico Armeno diIspahan che si trattiene per i riti della Settimana Santa, per sostituire l’Abateassente.359 Fra le udienze notevoli le Signore del Consiglio Sup. delle Con-ferenze di Carità.

27 marzo, martedìS. Messa alla Celestia per gli alunni del Benedetti a S. Franc. della Vigna

in occasione della Pasqua. Convegno assai felice cogli alunni e col corpo

e I Promessi Sposi. Il primo incontro tra Tallone e Roncalli risale all’agosto 1947 (cfr. Anni di Francia,I, p. 352) e secondo una testimonianza resa dai famigliari sarebbe stato proprio l’allora nunzioapostolico a Parigi a chiedere al tipografo di stampare un’edizione di pregio dell’Imitazione, com-posta in questi mesi in due differenti versioni: THOMAS A KEMPIS, De imitatione Christi. Libriquatuor, Parisiis, Typis Alberti Tallone, pridie Kalendas Julias 1955, pp. 254; TOMMASO DA KEMPIS,Della Imitazione di Cristo. Libri quattro tradotti in lingua italiana da Antonio Cesari, Parigi, coi tipi diAlberto Tallone, 30 giugno 1956, pp. 281; su questo rapporto si veda P. SCAPECCHI, Un beatocorrettore. Giovanni XXIII e i Tallone, in «Biblioteche oggi», 19 (2001)/4, pp. 42-44.

358 Levon Garabed Baljian (1908-1994) era diventato il catholicos di tutti gli armeni, col nomedi Vasken I, il 30 settembre 1955. La definizione datane da Roncalli si spiega col fatto che la sedepatriarcale era a Echmiadzin, nell’Armenia sovietica: la sua nomina dunque era avvenuta con ilbeneplacito e il sostegno del Consiglio per gli Affari dei culti religiosi di Mosca. Baljian era unarmeno ottomano, la cui famiglia si era trasferita a Bucarest alla fine del XIX secolo. Nel 1943 erastato ordinato prete celibe ad Atene. Dal 1945 era diventato l’ecclesiastico più autorevole dellacomunità armena di Romania e aveva partecipato al concilio della chiesa armena in cui era statoeletto il precedente catholicos Kevork (Chorekchyan). In quell’occasione era stato notato dalleautorità sovietiche che avevano allacciato rapporti con lui. Nel 1951 fu ordinato vescovo per gliarmeni di Romania da Kevork. Dopo la sua elezione a catholicos, Vasken I fu accusato di essere unagente di Mosca. Nel gennaio 1956 l’«Intelligence Digest» lo aveva descritto come «a well-trainedSoviet agent who was formerly suspected of links with the Nazis». Tale lettura si spiegava con lapiù diffusa idea – retaggio del clima di guerra fredda – che la chiesa armena fosse il principalestrumento di penetrazione sovietica nel Medio Oriente e i seminari armeni delle scuole di forma-zione di agenti sovietici. Sulla questione si veda F. CORLEY, The Armenian Church Under the SovietRegime. Part 2: the Leadership of Vazgen, in «Religion, State & Society», 24 (1996)/4, pp. 289-343.

359 John Baptist Apcar (1884-1967), sacerdote dal 1907, era stato nominato vescovo diIspahan degli Armeni nel 1954.

78

1956

direttivo e professorale. Queste Pasque dello Studente mi hanno dato moltaconsolazione e mi fanno confidare in progressi più ampi. In casa udienze. IlPatriarca deve far tutto. Volo sed non valeo.360 Casi della signora Monico peril C[entro] i[taliano] f [emminile], del signor Bohm, ecc. Pazienza e pazienza.

A sera mi recai all’Ospedale per visitarvi Suor Tarcisia delle Imeldinein condizioni disperate. La confortai del mio meglio. Era la Superiora del-le Suore che furono così buone per me a Sappada:361 soggetto molto distin-to: figlia del fattore di Marenzi di Torbiato. Passai anche a visitare il piccolo«Calvario» di S. Pantaleon e ai Frari alla «Passione» di Giocondo Cassini consuccesso mirabile: immensa partecip[azione] di folla, e da incoraggiarsi.362

28 marzo, mercoledìS. Messa in casa. Il tempo incerto mi ottenne la dispensa di intervenire

alla festa dell’Aviazione. Mi supplì mgr. Ausiliare.Parecchie udienze in casa. Parroci venuti ad augurare come Bevilacqua

dei Carmini:363 Bosa e Spolaor per la festa al Card. Siri in Albis:364 ecc. Ilpittore Novati mi tiene – però brevemente – alla posa per il ritratto di casa.Molto tempo obligato per i complimenti. Alle 18.15 cominciano i Matutinia S. Marco. Il Seminario al completo e bene. La capella eseguisce bene iResponsori scritti da Perosi per S. Marco. Dopo la funzione mie parolefervorose ai seminaristi qui in casa sulla giornata di domani: 1) Intimità diciascun´anima di seminarista con Gesù. 2) speciale intenzione per il nostroSeminario. 3) per tutto il Clero Veneziano e mondiale: ut omnes simus fide-les.365

360 «Volo, sed non valeo, quia neque quod desidero, me cum vehementer admiror, dum teterribilem nimis oculis fidei cerno»: Opus de Incendio Divini Amoris, nunquam antea in lucem editumfeliciter incipit, cap. XXI, in DIVI LAURENTII JUSTINIANI PROTOPATRIARCHÆ VENETI, Operum om-nium, … Tomus Secundus, cit., p. 635; aveva annotato questa citazione anche il 16 novembre 1955:Pace e Vangelo, I, p. 629.

361 Roncalli era stato loro ospite dall’1 all’8 luglio 1955: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 536-541.362 «A San Pantaleone sosta brevemente in preghiera davanti al Calvario allestito dalle

Associazioni cattoliche: ed alle 21.30 assiste alla rappresentazione “De Vita et morte Jesu” nellaBasilica dei Frari: questa iniziativa del Centro Cattolico per il teatro drammatico è nobilmenteriuscita», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 135.

363 Giuseppe Bevilacqua (1912-1988), sacerdote dal 1942, era stato cooperatore ai SS. Apo-stoli e parroco di S. Alvise; nel 1953 era stato trasferito alla parrocchia dei Carmini, cfr. LiberVitae, p. 122.

364 Cfr. infra, appunti dell’8 aprile 1956.365 Il 30 aprile successivo, nel messaggio per la «Giornata pro Seminario», scriverà: «I tempi

camminano: e noi, senza nulla perdere di ciò che è fondamentale per il clero: e cioè: la pietà

79

1956

29 marzo, giovedì [Giovedì Santo]Giovedì Santo. Prima applicazione riforma liturgica riuscita bene. D.

Giovanni Schiavon ben preparato, e buona cooperazione di tutti. Alle9,30 Pontificale per il Crisma. A sera, ore 18, nuovo Pontificale con La-vanda dei piedi dopo il Vangelo, preceduta da alcune mie parole. Uominidi Azione Cattolica come apostoli: gesto degno e edificante.366 Fedeli nu-merosi e attenti. Bella Comunione, Canonici, Preti, Seminaristi, popolo:tutto ben preparato secondo disposizioni romane.367 Tre contatti oppor-tuni: don Tino Marchi reduce da Roma con buone notizie circa il TempioVotivo,368 lo trattenni a colazione:369 mgr. Gino Spavento a proposito delsuo restare a Fietta sino ad operazioni Seminario finite:370 incoragg. a don

religiosa più distinta, la purezza del costume, la cultura fondata sulle Scritture e sugli insegna-menti della Chiesa, la delicatezza di tratto e la povertà decorosa della casa: siamo impegnati anon deludere i nostri fedeli nelle loro speranze, e ad aiutarli in modo efficace a conservare, o aritrovare, la pace dello spirito, in mezzo al fragore delle macchine, e nella ricerca, talora affannosa,del benessere temporale. Fratelli e figlioli: io non ebbi altra aspirazione, da fanciullo, amoripeterlo spesso, che di diventare sacerdote per il servizio delle anime, secondo le indicazionidell’obbedienza e lo sono da 52 anni per grazia di Dio. La Provvidenza mi ha fatto percorreremolte strade, prima di riportarmi al mio punto di partenza, cioè alla vita pastorale, che mi dàmolte consolazioni. Ed ora la mia sollecitudine più viva e per le vocazioni al sacerdozio: e per ilSeminario. […] non aggiungo altre parole. Voi mi avete compreso, e mi seguirete nelle solleci-tudini per questo Cenacolo Veneziano della “Salute”, da cui attendiamo i servitori fedeli e prudentidella Santa Chiesa e delle anime»: «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, pp. 120-121.

366 «Quest’anno il giovedì Santo, nella funzione serotina a San Marco, in Coena Domini,compiuta, come dappertutto, secondo i recenti ritocchi liturgici di significazione così effi-cace e commovente ebbi una consolazione che ricorderò finché viva. Prostratomi alla Lavanda deipiedi, ecco che invece dei soliti dodici poveri vecchi cenciosi, di cui parecchi accorrevano più perl’obolo che per devozione alla umiltà di quel rito, mi vidi passare sotto il mio gesto dodicisignori della città, membri distinti della società Veneziana, ed insieme membri fervorosi del-l’Azione Cattolica, che rividi poi intorno all’altare di San Marco, a ricevere tutti la Santa Comu-nione, primi dopo il clero, oggetto di generale e commossa edificazione»: L’Eucaristia e la vitasociale, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 214.

367 «Il convito spirituale ed Eucaristico del Giovedì Santo sera, col Mandatum “infra mis-sam” richiama la continuazione del grande sacrificio divino e del sacerdozio: e la celebrazionesacramentale di quella fraternità di Cristo e nello spirito suo di tutti gli uomini, che è la piùintensa aspirazione umana, ed evangelica»: La Grande settimana secondo le nuove prescrizioni liturgi-che, cit., p. 104.

368 Cfr. supra, appunti del 26 febbraio 1956.369 Fortunato Marchi – detto Tino –, nato a Venezia nel 1927, era stato ordinato sacerdote nel

1949. Era direttore dell’ufficio amministrativo del patriarcato e cooperatore a San Polo.370 Gino Spavento (1915-2007), sacerdote dal 1938, già segretario di mons. Agostini, era

stato nominato da Roncalli nel luglio 1953 rettore del seminario minore di Fietta. Ricorderànella deposizione resa a Venezia nel 1968 che rimase a Fietta «fino al 1956, quando la villa fu

80

1956

Romanello per Mestre:371 a mgr. Zanin[i] della Segr. di Stato con indica-zione e incoraggiamento nel senso del Im. Xsti III.23.372 Con tutti: charitasin veritate [cfr. Ef 4,15].373 Lettera a mgr. Montini con invito per il 4 e 5 sett.a Venezia.374

30 marzo, venerdì [Venerdì Santo]Secondo le innovazioni introdotte al mattino di questo Venerdì Santo,

non restò che il Matutino a cui presiedetti. In casa qualche visita. Alle 3 del

venduta. Nel giovedì santo del 1956, venni qui a S. Marco, e il Servo di Dio mi chiamò nel suostudio e mi disse che sarei stato nominato parroco a S. Geremia, alla chiusura del Seminariominore di Fietta, poi a giugno venni chiamato di urgenza da mons. Capovilla a Venezia,essendo ancora a Fietta, e il Servo di Dio mi disse che mi nominava parroco a S. Pietro diCastello, avendo dato quel parroco le dimissioni; l’anno successivo, morto mons. Jandelli ilServo di Dio mi nominò canonico qui a S. Marco, e mi affidò l’ufficio che allora era statocostituito per le nuove chiese del Patriarcato»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. ServiDei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 420-421.

371 Cfr. supra, appunti del 23 marzo 1956.372 Roncalli si richiama ancora una volta a un passaggio di IC che era stato particolarmente

cruciale nel suo processo formativo. Negli appunti stesi per il decimo anniversario di sacerdozioaveva scritto: «Io voglio mantenere la mia pace, che è la mia libertà; perciò avrò sempre innanziquelle quattro cose che il Kempis (lib. III, cap. 23) dice magnam importantibus pacem et veramlibertatem: e sono: “1) Stude alterius potius facere voluntatem quam tuam 2) Elige semperminus quam plus habere 3) Quaere semper inferiorem locum et omnibus subesse 4) Optasemper et ora ut voluntas Dei integre in te fiat”»: GdA, appunti del 10 agosto 1914, p. 272; sivedano anche supra gli appunti del 10 marzo 1956.

373 Cfr. supra, appunti del 29 gennaio 1956.374 Giovanni Battista Montini (1897-1978), sacerdote della diocesi di Brescia dal 1920, era

stato sino al 1° novembre 1954 – data della pubblicazione della sua nomina ad arcivescovo diMilano – pro-segretario di Stato per gli Affari ordinari; la conoscenza con Roncalli risaliva al1925: lo testimonierà lo stesso Montini, come Paolo VI, il 27 aprile 1973, a un gruppo dipellegrini di Sotto il Monte: Insegnamenti di Paolo VI, XI: 1973, Città del Vaticano 1974, p. 372.In questa occasione Roncalli gli scriveva che il suo saluto era «insieme un invito che mi permet-to farle per la conclusione dell’anno centenario di s. Lorenzo Giustiniani. Il mio grandedesiderio è che Vostra Eccellenza ci onori della sua presenza nei giorni 4 e 5 del prossimosettembre per la ricorrenza liturgica annuale del nostro protopatriarca […] L’arcivescovo diMilano presiederà alla conclusione delle celebrazioni centenarie. Queste furono disposte alloscopo di movere omnem lapidem, a sforzo di spirituale riedificazione di ciò che da ogni punto divista – storico, religioso, sociale – può essere buona ispirazione al fervore cristiano della nostrabrava gente. E non sarà privo di interesse piacevole che ad onorare uno dei più grandi ecclesia-stici, forse il più grande della Serenissima, certo il maestro di ascetica, si trovino uniti dueprelati rappresentanti di Bergamo e di Brescia, le due provincie che furono familiari, e visserooltre quattro secoli sotto la dominazione pressoché sempre pacifica del Leone di san Marco,godendo di tutto ciò che questo gran nome ebbe di rinomanza e di gloria», Giovanni e Paolo, duepapi, cit., pp. 86-87.

81

1956

pomeriggio funzione secondo le nuove regole commemorante la mortedi [Gesù].375

Nella Messa dei Presantificati dopo la mia Comunione quella del cleroe del popolo come ieri, edificante e commovente.376 Molta gente pur tenen-do conto dell’ora lavorativa, e della novità. Dopo le 18 altra discesa a S.Marco per la predica della Passione. Fù tenuta dal Padre Cirillo degliScalzi che deve essere fervoroso, come apparve in tutta la Quaresimadomenicale a S. Marco ma sempre voce alta et aerem verberans [cfr. 1Cor9,26]. Seguì la processione e la ostensione delle S. Reliquie: molta gentedevota e pia.

31 marzo, sabato [Sabato Santo]Sabato Santo. Non scesi per il Matutino, trattenuto come fui dalle visite

ufficiali d’augurio: i due sindaci Spanio e Tognazzi insieme:377 ing. Favaret-to-Flisca!,378 con Marino di Mestre per la Provin.: poi il Prefetto Spasiano eSignora. Suore tutte insieme[,] gruppi parrocchiali ecc. A sera scesi a S.Marco per la notte Santa: sottana paonazza ancora. Il rito si è svolto conmolta gente, con cura delle cerimonie da parte di tutti, e con direzioneprecisa di mgr. Schiavon, con successo. Restano alcuni vuoti e silenzi: eoccorrerebbe maggior unità nella successione delle varie fasi del molte-plice rito. Ma questo è affare della S. C[ongregazione] d[ei] Riti. In com-plesso qualcosa di imponente, di edificante [[e di imponente]].379 Sempre

375 Aveva indicato ai fedeli del patriarcato: «il Venerdì Santo è tutta meditazione commossaed esaltazione della Croce e del Sangue del Salvatore, prezzo divino del riscatto dell’umanità.Perciò tutti i fedeli, di ogni età, grado e condizione, sono invitati alla adorazione pubblica dellaSanta Croce, e là dove si conservano – come a Venezia – delle reliquie della Passione di NostroSignore, vengano portate processionalmente in venerazione»: La Grande settimana secondo lenuove prescrizioni liturgiche, cit., p. 105.

376 Il venerdì santo non viene celebrata una vera e propria eucaristia, bensì un’actio liturgicache consente ai fedeli di potersi comunicare con le ostie consacrate il giorno prima.

377 Il democristiano Angelo Spanio (1892-1976), medico e libero docente di Clinica medicae Patologia medica, era stato sindaco di Venezia dal luglio 1951 al marzo 1955; gli era subentratonella carica il collega di partito Roberto Tognazzi.

378 L’ing. Giovanni Favaretto Fisca, della D.C., era presidente della Provincia; sarà poisindaco di Venezia dal 1960 al 1970.

379 «Sabato Santo. Preparazione calma e personale di ciascuno alla celebrazione vigilia-re, da cui si verrà gradatamente esprimendo il trionfo della resurrezione, che è al verticedella dottrina e della vita del cristiano. Questa celebrazione notturna, come la sua festa diluci e con la suggestiva rinnovazione delle promesse battesimali, è al suo quinto anno: ed è ilcomplemento trionfale della vittoria pacifica del Cristo Signor Nostro»: La Grande settimanasecondo le nuove prescrizioni liturgiche, cit., p. 105.

82

1956

un po’ sguaiata la capella musicale380 non ostante le cure del m[aestro] Bra-vi.381 Tutto però è Alleluja Trionfale nelle voci e nei cuori.

1 aprile, domenica [Domenica di Pasqua]La notte quasi tutta in lavoro allo scrittoio per prepararmi l’Omelia

su la ispirazione di S. Lor[enzo] Giustiniani. Grande pontificale vera-mente solenne e ordinato: folla immensa in gran parte forestieri di varienazioni. Lettura della mia Omelia, dicono, ben riuscita.382 Meno maleper me che non perdo la disistima di me stesso.383

Tenni a mensa mgr. Gottardi rimasto solo in casa dopo la morte delpadre suo.384 Intesi fra noi su parecchie cose. Vespri pure solennissimi.Magnificat un po´ campagnolo e più sguaiato che mai. Prima ricevetti

380 Cfr. supra, appunti del 15 febbraio 1956.381 Alfredo Bravi (1916-2001), sacerdote della diocesi di Lodi dal 1939, si era diplomato in

Musica e Canto Corale e Direzione di Coro al Conservatorio di Piacenza. Roncalli lo aveva incari-cato della direzione della cappella marciana il 1° gennaio 1955: ne resterà direttore sino al 1981.

382 «Pasqua del Signore: grande, la più grande festa della Santa Chiesa. La preparammoquest’anno con più distinta solennità ed attenzione secondo i nuovi ordinamenti liturgici chemeglio ci richiamano alle più vetuste tradizioni. Il vostro Patriarca che l’ha seguita e l’ha presie-duta, sovente anche lui con intensa commozione, ecco torna a voi, a dirvene una parola dispirituale edificazione e a recarvi il suggello della benedizione apostolica. Ma egli non si ripre-senta a voi solo: voi lo sapete, per tutto quest’anno di centenaria celebrazione, egli viene sempre,o quasi sempre, tenendosi a braccetto col suo primo antecessore di questo titolo: il protopa-triarca S. Lorenzo Giustiniani. Potrebbe egli, ben umile e modesto che egli è, presentarsi incompagnia più onorifica, più santa e più gradita? […] Oh! la testimonianza preziosa di S.Lorenzo nostro dal fondo lontano del suo secolo, alla fresca, imponente ed esaltante dottri-na del Corpo mistico, che fu una delle prime illustrazioni del sacro magistero del nostroSanto Padre Pio XII°. Ebbene, miei fratelli e figlioli: per la Resurrezione gloriosa di Gesù noisiamo al vertice di questa dottrina, e ciò spiega le ragioni profonde del nostro gaudio diPasqua, e perché ripetiamo senza arrestarci l’haec dies quam fecit Dominus exultemus et laetemur inea […]. Con ciò tutto è spiegato: l’accendersi del cero pasquale: lumen Christi a rompere letenebre della notte, la rinnovazione delle acque salutari del Sacro Fonte della grazia, lo scro-scio delle campane, il crepitare degli organi, i bianchi paludamenti sacerdotali; qui in SanMarco, da queste volte meravigliose, dai mosaici iridescenti, i Santi del cielo invitati ad unirsialle supplicazioni della terra per i bisogni della Santa Chiesa e del mondo intero, e fuori di quiin toto orbe terrarum diffusa, sancta mater exultans Ecclesia, esultanza universale della Chiesamadre nei figli suoi: e sulle piazze e nelle vie, anche ora, come ai tempi di San Lorenzo, perplateas et vicos ab omnibus alleluja cantatur: canto dell’alleluja alla gloria di Cristo Risorto»: «Haecdies quam fecit Dominus: exultemus et laetemur in ea», in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, pp. 146-148;poi in Scritti e discorsi, II, pp. 378-385.

383 Cfr. supra, appunti del 3 marzo 1956; Roncalli sottolinea due volte nel ms la parola«disistima».

384 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 560.

83

1956

tutta la scuola presentatami dal bravo don Bravi. Bisogna incoraggiarecon garbo. A sera ebbi graditissima a cena la mia buona conoscenza can.coprof. Lestocquoy di Arras che lavora per la storia del! «Nunzi di Francia»di cui io gli offrii la prima ispirazione.385

Pomeriggio di Pasqua a Mestre.386 Mi vi recai dopo i Vespri a S. Marco.Trovai i Mestrini stipatissimi a S. Lorenzo in attesa dopo la Messa vesperti-na. Parlai ex corde. Richiamo dell’uso Orientale dell’Alleluja cantato intornoai morti. Applicazione a Mestre nel recente ricordo del defunto ArcipreteVidal. Proseguii il discorso sulle tracce dei discepoli di Emmaus [Lc 24,13-35] che sincronizzano così bene col vespero di Pasqua. Toccai due punti:Gesù che ci segue durante il nostro viaggiare nella vita e ci è ben più vicinodi quanto crediamo: poi il frangere panem che è la perfezione della nostrareligiosità cioè la S. Eucaristia[:] Communione Sacramentale e Spirituale.Fui inteso:387 in questa luce attendere fra poche settimane il nuovo pasto-re.388 Ultimo gesto: ancora un De profundis per il def. Mgr. Vidal.

385 Secondo la testimonianza resa da Bernard P.R. Mahieu a Parigi il nunzio Roncalli «avaitsouhaité qu’on rédigeait une liste critique biographique, iconographique, bibliographique,héraldique et sigillographique des représentants du Saint Siège et des Nonces en Francedepuis les origines. A cet égard on ne possédait qu’une liste assez mauvaise publiée dansl’Annuaire pontifical catholique de 1928. Il aurait voulu que cela fût fait en s’inspirant du travailréalisé en 1942 par le Chanoine Lestocquoy sur les Evêques d’Arras. A plusieurs reprises il memontra ce livre en me disant qu’il faudrait s’en inspirer. Il m’avait demandé si je pouvaism’intéresser à un tel travail, mais la suite des jours ne m’avait pas laissé le temps de pouvoirsérieusement y songer. Il s’agit d’une recherche difficile, longue et parfois internationale. Jesais qu’il en parla à Monsieur le Chanoine Lestocquoy, mais ce travail intéressant n’à pas étéréalisé», AR/ISR, Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIIIconstructus in Curia Parisiensi, I, pp. 278-279; sulla genesi di questa idea si veda Anni di Francia, II,p. 570.

386 Gli appunti successivi sono stati vergati sulla pagina di «Note» del mese di marzo.387 Qui riprende un passaggio dell’omelia pasquale pronunciata al mattino: «Il Cristo è

l’eredità più preziosa dei secoli: […] egli è sempre con noi. Si aggiunge talora sconosciutopellegrino sulla nostra via, alle nostre incertezze, alle nostre pene, ai nostri affanni. Non losentite? Il nostro cuore ha talora palpiti insoliti, i nostri occhi sprazzi di luce inaspettata, leintelligenze raddolcimenti spirituali e tenerezze nuove. È sempre lui. E la risoluzione defi-nitiva dei suoi contatti spirituali è sempre la stessa: cedere un poco alle nostre istanze come coni suoi buoni discepoli di Emmaus, e poi spezzare il pane e scomparire. Sì, miei fratelli. Gesùnella vita ci lascia intenti ai nostri affari, ai nostri commerci, alle nostre responsabilità: ma amatenersi unito con noi e non farci perdere la visione e disporci a meritare la eterna vita per cuisiamo fatti. Perciò associandosi alle nostre giornate egli ci invita ad frangendum panem con lui. Allasanta comunione ci invita: niente di più semplice, di più nobile, di più delizioso»: «Haec diesquam fecit Dominus: exultemus et laetemur in ea», cit., p. 150.

388 Cfr. infra, appunti del 7 aprile e 24 giugno 1956. Si vedano pure supra, gli appunti del 21marzo 1956.

84

1956

2 aprile, lunedì [Lunedì dopo Pasqua]Notte riposata. Messa ancora in capellina: poche ma scelte udienze.

Importante colloquio col rettore mgr. Vecchi che poi tenni a colazione colsuo degno fratello prof. Mario che insegna a Milano alla Un[iversità Catto-lica del] Sacro Cuore e al publico liceo.

Nel pomeriggio preparazione del discorso di chiusa delle Stazioni aS. Marco: ispirandomi al discorso di S. Lorenzo Giustiniani su S. Mar-co.389 Lo recitai in semplicitate come io preferisco, e ne fui contento, comecredo accade quasi sempre. Meglio dire all’evangelica che leggere da pro-fessori.390

Cerimonia importante però questa dell’ultima Stazione. Litanie dellaMadonna solamente e processione. La bella giornata finita con una cenaofferta al mio mgr. Ausiliare e ai miei Can.ci effettivi: [Riccardo] Seno,[Dario] Costantini, Silvestrini ambedue,391 [Luigi] Catullo, [Evelio] Jandelli,[Luigi De] Perini, [Antonio] Ferracina, [Giuseppe] Scarpa e [Giuseppe]Bonifacio. Mancanti [Erminio] Macacek e [Giovanni] Zaniol. Grande ama-bilità.

389 Sermo in Festo S. Marci Evangelistæ, in DIVI LAURENTII JUSTINIANI PROTOPATRIARCHÆVENETI, Operum omnium, … Tomus Secundus, cit., pp. 347-348: Il patriarca ne trascrive unlungo brano sul Quaderno «A la ventura», pp. 62-63.

390 «Pensieri. Queste stazioni iniziate a S. Marco, qui si conchiudono. Si svolsero in giorna-te e in tono di penitenza. Dall’alto il coro degli angeli a nostra protezione ed unione di lodi aDio. Si sono seguite attraverso varie chiese parrocchiali, arrestandosi il pellegrinaggio innanzialle reliquie e alla memoria dei Santi venerati a Venezia dove la pietà degli avi le ha raccolte ecircondate di amore. Tre vantaggi di questo peregrinante esercizio. 1) scuotere il torpore dellospirito[,] 2) lacerare il velo del dubbio circa le cose dell’anima[,] 3) famigliarizzarci alle cosemisteriose e celesti, al pensiero della Provvidenza e del paradiso. I frutti di questa devotaperegrinazione sono pure tre: a) rendere più piano il cammino su questi sentieri del nostroesilio[,] b) la pena del viaggio più tollerabile, come a merito della pazienza[,] c) più amabile eanche più ilare la grazia del Signore che a sua volta rende noi più amabili e lieti coi nostri fratelli.Questa grazia è tutta rischiarata dall’attesa del trionfo di Cristo il divino mediatore: che trion-fando della morte e delle asprezze della vita ci assicura la sorgente perenne della letizia nellaaspettazione della gloria. Il Cristo Risorto è sempre in atto di prestare alla Sua sposa, la S.Chiesa sua laborante cioè affaticata durante il viaggio che riprende dopo la Pasqua la grazia checonduce alla gloria. Le stazioni si iniziarono qui a S. Marco nella mestizia come il Vangelo suosi inizia con la predicazione e coll’invito alla penitenza di S. Gio. Battista, e terminano nellacelebrazione di Cristo risorto. S. Lorenzo sottolinea questi due tratti della fisionomia di S.Marco e del suo Vangelo: cominciare dal Battista e – caeteris clarius – più chiaramente che gli altrievangelisti “dominicae resurrectionis mysteria reserare”»: Quaderno «A la ventura», pp. 63-66.

391 Francesco e Girolamo.

85

1956

3 aprile, martedìUdienze varie: Bohm padre e figlio: l’abbè Fernand Lecup curé di

Rouvroy Mines (Pas de Calais): come al solito Ausiliare con proposte dimutazioni a cui occorrerà dare definizione viribus unitis: Patriarca[,] Vica-rio [Macacek] e Provicario [Gianfranceschi]:392 prof. [ ], Preside del LiceoBenedetti tornato dalla gita di Svizzera dove fù ricevuto da mgr. [Gusta-vo] Testa.393 Pomeriggio allietato dalla visita delle mie nipoti Enrica eAurelia con notizie di Giovanni sempre fra rilievi edificanti e mesti.394 Asera mgr. Gino Spavento che trattenni a cena: sempre retto, tranquillo efervoroso. A sera un po’ stanco però e molto contento di non poter faredi più. Perciò presto a letto. In Dño confido. Ricevetti oggi anche un belgruppo di gitanti di [ ] una parrocchia di Vicenza con parroco e capella-no che cantarono bene e liturgicamente.

4 aprile, mercoledìCon piacere ebbi qui le mie nepoti Enrica e Aurelia: questa in prepa-

razione delle sue nozze con Martino Bolognini.395 Notizie di casa e di Gio-vanni care e meste.396

392 Ancora a distanza di tre anni restava difficile comporre le differenti attitudini pastoralidel patriarca e del proprio ausiliare. Come ha ricordato mons. Capovilla, «al suo primo arrivo aVenezia, il Card. Roncalli confermò vicario generale mgr. E. Macacek, già vicario generale delcard. Piazza e del patriarca Agostini, e due volte vicario capitolare (1949, 1952/53). Con laconsacrazione episcopale, mgr. Gianfranceschi ebbe speciali attribuzioni (Delegato patr[iarcale]per l’Azione Catt[olica], direttore dell’Ufficio catechistico, presidente della Commissione erigendechiese e parrocchie, ecc.) e il titolo di pro-vicario generale. L’essere egli – insignito di carattereepiscopale – provicario, mentre un semplice sacerdote, sia pur venerando, era vicario generale,non gli garbava e lo lasciava facilmente capire. Fui talora testimone di alterchi tra i due (Gianfran-ceschi-Macacek) e di una tal quale reciproca freddezza […]. Posso anche attestare che il patriarcaapprezzava e stimava entrambi, componendone insieme i singoli apporti di collaborazione»,Note ad una lettera di A. Gianfranceschi, 20 luglio 1975, in AR, b. 45bis: «Venezia, 1953-1958».

393 Gustavo Testa (1886-1969), originario di Boltiere (BG), ordinato sacerdote nel 1910,amico di antica data di Roncalli, nel 1920 aveva iniziato il suo servizio nella diplomazia pontificia:era stato accreditato a Vienna, in Germania, Perù, Egitto, Arabia, Eritrea ed Abissinia. Dal 1948 al1953 era stato delegato apostolico in Palestina e dal 6 marzo 1953 era nunzio in Svizzera.

394 Aveva scritto ad Enrica il 21 marzo: «Ti aspetto qui con Aurelia. Tutti i giorni sonobuoni dal 22 fino al 6 aprile […]. Al tuo caro padre dì che io conto di venire a trovarlo ilsabato 14 aprile dovendomi trovare a Urgnano per la Madonna della Basella, e che gliauguro di non farmi come mgr. [Vidal] Arciprete di Mestre di cui leggerà la fine sulla “Voce diS. Marco”», Familiari, II, pp. 407-408.

395 Cfr. infra, appunti del 14 aprile e 30 maggio 1956.396 Gli scrive il 5 aprile: «La visita delle tue due buone figliuole Enrica e Aurelia mi ha recato

molto sollievo, poiché da sette mesi omai io non so pensare a te nelle mie preghiere e durante

86

1956

Fra le udienze notevole quella del comm. Fracca presid[ente] de laCIGA, società dei Grandi Alberghi[,] lo interessai per un´Opera per gliAlberghieri a S. Pietro di Castello.397 Solo progetto per ora, che però mi stamolto a cuore.398 Ricevetti un bel gruppo di Oblatini di Venegono venutiin gita a Venezia. Incontro molto simpatico.

Nel pomeriggio sempre lavoro allo scrittoio. A sera conversazione col-le mie nepoti di cose di famiglia. Grazie a Dio ne ho motivo di consolazio-ne. Intanto preparo mentalmente il mio discorso sulla Basella di Urgnano.399

5 aprile, giovedìSempre udienze che recano consolazione allo spirito pastorale: arci-

prete Rizzetto di Gambarare pieno di brio e di esperienza (a. 82):400 d.Gio. Marchini vic. di Murano S. Pietro, giovane e buon prete:401 signoriTomasini [ ] con nuovo Segret[ario] Lavoratori Diretti: fratel Angelber-to con [ ] circa progetto S. Pietro di Castello dopo colloquio con Frac-ca: comm. Pancino nuovo presid. d. Banca di S. Marco: Superiora e treSuore Anziane addette alle Carceri femminili della Giudecca visitate ieri.402

6 aprile, venerdìVisita a Fietta con don Tino Marchi e don Nap[oleone] Barbato.403

le mie gravi occupazioni che con pena. Esse mi confermarono la tranquillità del tuo spirito,sempre desideroso di vivere, ma sempre abbandonato alla divina volontà. […] Tu hai come memotivi di ringraziare il Signore, più che di lamentarti. […] Che dire poi di ciò che possiamosperare ed ottenere – senza pretese da parte nostra, ma con molta confidenza nella misericordiadel Signore – dico sperare e ottenere nella vita futura?», Familiari, II, pp. 408-409.

397 Già in precedenza Fracca era intervenuto per sostenere economicamente la cassa delpatriarcato: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 155, 204, 359 e 408.

398 Cfr. supra, appunti del 5 gennaio e 13 marzo 1956.399 Cfr. infra, appunti del 15 aprile 1956. Il 3 marzo mons. Piazzi gli aveva scritto per

comunicargli che «già da tempo il Rev.mo Prevosto di Urgnano mi aveva espresso il desiderio diavere Vostra Eminenza a decorare le Feste che in quella Parrocchia si celebreranno il prossimo aprileper commemorare il centenario dell’Apparizione della Madonna alla Basella»: GIOVANNI XXIII,Questa Chiesa che tanto amo. Lettere ai vescovi di Bergamo, a cura di A. Pesenti, Cinisello B. 2002, p. 427.

400 Giovanni Battista Rizzetto (1876-1961), sacerdote dal 1901, era stato cappellano aGambarare dal 1902 al 1911; dal 1916 alla morte ne sarà arciprete, Liber Vitae, p. 119.

401 Giovanni Marchini (1912-1977) era stato ordinato sacerdote nel 1936; era vicario a S. Mariadegli Angeli di Murano e nel 1957 Roncalli lo nominerà parroco di Mazzorbo, Liber Vitae, p. 115.

402 Roncalli proseguiva l’uso di recarsi in visita alle carceri veneziane in occasione dellaPasqua; cfr. Pace e Vangelo, I, p. 251.

403 Aveva scritto al fratello Giovanni il giorno prima: «Ora sono occupato per il SeminarioMinore di Fietta. Pensa un poco. L’ho aperto io stesso, tutto nuovo, come lo volle lassù ai piedi

87

1956

Mi ha lasciato soddisfatto: ragazzi lieti, puliti e buoni. Fui nelle scuoleconversando più <che> interrogando sulle materie: li rividi in capella conbuone esortazioni per ciò che è più importante.

Nel ritorno passai da Conegliano e salii sul poggio [ ] dove visitai laproprietà aggiunta al Patriarca da un lascito della signora Walter grandebenefattrice di opere buone. Si tratta di 11 ettari (circa 110 pertiche) diterreno coltivato a vigna. Volli conoscere la famiglia della masseria checoltiva quel fondo, la cui posizione è bellissima, e attira a ripetervi la visitain stagione migliore. Vi ci condusse l’agente sigr. Del Giudice, che credoonesto e fedele. I contadini si chiamano Da Ruos.404

7 aprile, sabatoUdienze. La più importante: Patriarca, mgr. Vesc. Ausiliare e mgr.

Macacek insieme per i provv[edimenti] più importanti: nomina don Aldo[Da] Villa arcip. di Mestre e traslazioni varie.405 È un saggio di ciò cheintendo fare anche per l’avvenire: governo viribus unitis.406

Ricevetti sposi Tuzii Franco già benedetti da mgr. [Piasentini] di Chioggiache rimase a colazione col suo segretario Degan. Passaggio fugace di mgr.Kandela arciv. di Mossul che torna ad propria.

Nel pomeriggio ricevimento del Card. Siri di Genova coi suoi due Se-gretari don Capurri e don Barabino.407 Tutto procedette con semplicità e

del Grappa il mio antecessore il patriarca Carlo Agostini. Ma l’esperienza di tre anni dice che nonva, e non può andare, e lo sto vendendo per trovargli un altro posto, qui vicino al vecchio,presso il tempio della Salute. E questo è poca cosa, anche perché mi faccio aiutare e sono aiutatomolto bene», Familiari, II, p. 409.

404 Nel suo testamento la contessa Maria Walter Bas, di Venezia, aveva disposto di cedereuna villa con annesso podere in località di S. Pietro di Feletto (TV) al patriarca di Venezia pro-tempore, precisando altresì che «vita natural durante ne fruisse mons. Evelio Jandelli (1887-1957) […] Il card. Roncalli […] accolse di buon grado l’eredità alla morte dello Jandelli, edispose lavori di adattamento, affidati all’amministratore della mensa patriarcale, sac. dr. TinoMarchi. […] Salì lassù un paio di volte, ospite del canonico Jandelli; vi ritornò nel corso deilavori di riadattamento. Tutto gli piacque, in particolare la distesa dei vigneti e il silenzio dellecolline», memorandum di L.F. Capovilla sulla Villa Patriarcale di San Pietro di Feletto, 30 agosto1991, in AR/ISR, f. «Venezia»:; su questo si vedano anche infra gli appunti del 13 gennaio e 23luglio 1957 e 29 aprile 1958.

405 Cfr. supra, appunti del 23 marzo 1956.406 Ribadisce quanto già scritto il 3 aprile.407 Il settimanale diocesano informava che il card. Siri veniva a Venezia «per recare l’omag-

gio suo personale e della sua illustre archidiocesi a S. Lorenzo Giustiniani, protopatriarca diVenezia» e che avrebbe approfittato «della sua presenza a Venezia anche per incontrarsi conl’Azione Cattolica Veneziana»: Il card. Siri a Venezia, in «La Voce di San Marco», 7 aprile 1956, p.

88

1956

dignità: stazione, tragitto, S. Marco in patriarchìo. A cena mgr. Gianfran-ceschi e cerimoniere don Giov. Schiavon e don Barbato. Festoso conve-gno dopo la cena. Il card. Siri molto amabile e buono. Oggi nomina nuo-vo Vescovo di Treviso.408

8 aprile, domenica [Domenica in Albis]Bella giornata di sole e di letizia nei cuori in onore di S. Lorenzo Giu-

stiniani. Mia Messa in casa. Assistetti a quella del card. Siri dalla loggetta difronte al trono in mozzetta. Bella omelia sul Vangelo della Domen[ica] inalbis con felici allusioni a S. Lorenzo. Intervento membri di A.C. in grannumero con numerose Comunioni.

Alle 10.30 magnifica adunanza in salone Pio X: parlarono Bacchion, ilCard. Siri ampiamente e assai a proposito con vero slancio. Grande entusia-smo in tutti. Nel pomeriggio ho accompagnato con vivo piacere S.E. aBurano, S. Franc[esco] del Deserto, Torcello, Murano, S. Donato e S. Pietrodi Castello. Occasione di molto rispetto ai due Cardinali: a Burano innanzi-tutto: dove trovammo la chiesa piena. Parole di Siri a Burano e mie a Mura-no. Grande soddisfazione dell’ospite carissimo. A mensa radunai ieri edoggi parecchie persone più benemerite.409

9 aprile, lunedì<Liturgia dell’Annunciazione trasferita>410

Mia S. Messa in casa: Card. Siri si recò alla Salute dove lo raggiunsi elo accompagnai a S. Giorgio Maggiore.411 Visita che lascia sempre, e sem-pre più, grande impressione: ora che la chiesa, il coro invernale dove fùeletto Pio VII,412 parecchie sale, la biblioteca sono rimesse in ordine per-

1; si veda anche Il soggiorno a Venezia del Card. Siri, in «La Voce di San Marco», 14 aprile 1956, p.2.

408 Egidio Negrin (1907-1958) veniva trasferito dalla sede arcivescovile di Ravenna, doveera insediato dal 1952: avrebbe conservato il titolo personale di arcivescovo.

409 Il Diario segnala anche che Roncalli «alle 19 partecipa al ricevimento offerto dal Sindacoa Ca’ Farsetti», in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 136.

410 Cfr. supra, appunti del 25 marzo 1956.411 Sede della Fondazione Cini.412 Alla morte di Pio VI a Valence, prigioniero dell’esercito francese, i cardinali – nell’im-

possibilità di farlo a Roma – si erano riuniti per l’elezione del successore sull’isola veneziana diS. Giorgio Maggiore, dove avrebbero potuto giovarsi della protezione dell’imperatore d’Au-stria. Il 14 marzo 1800, dopo un conclave di oltre 100 giorni, fu eletto il benedettino cassineseGregorio Barnaba Chiaramonti (1742-1823), vescovo di Cesena. Cfr. G. VIAN, La chiesa veneziananei mesi del Conclave, in Pio VII papa benedettino nel bicentenario della sua elezione. Atti del Congresso

89

1956

fetto. Bel ricevimento presso i Salesiani: elevate ed opportune parole delCard. Siri – Poi colazione in casa alle 11. Accompagnai alla stazione l’ospitegraditissimo e molto amabile per le 12, quando partì salutato dal Prefetto,Questore. Tutte cose riuscite bene. Passai agli Scalzi per salutare il Card.Piazza che tornava da Cortina d’Ampezzo dopo aver ivi consacrato ilVescovo Ausiliare di Trento per Bolzano!.413 Fù molto amabile. A serascesi in mozzetta a S. Marco per ricondurre – piviale e mitra – la Nicopeiaal suo altare. Quest’anno senza discorso, perché non funzione stazionale.

10 aprile, martedìParecchie udienze414 e Afflizioni. Mi si chiede il permesso e l’autorizza-

zione a trattare per una promozione di don Camilla a S. Stae.415 Mgr. DePerini mi riferisce che la cosa fù già fatta e imposta e don Camilla è in esaspe-razione e in lacrime. Egualmente ricevetti don Car[r]etta per cui si era intesisu S. Moisè:416 egli mi riferisce che mgr. Aus[iliare Gianfranceschi] lo vuolvolgere su S. Giuliano. Pazienza.417 Pone Dñe custodiam ori meo [Sal 140,3].418

11 aprile, mercoledìGiornata estremamente carica. Alle 8 S. Messa alle Carceri Giudizia-

rie. Mio breve discorso al Vangelo. La consegna di Gesù a S. Pietro suovicario: la pazienza nella sofferenza.419 Don Zane capellano molto bene.420

Poi visita a Suor Tarcisia all’Osp[edale] S. Marco. In casa intervengo alla

storico internazionale Cesena - Venezia, 15-19 settembre 2000, a cura di G. Spinelli, Cesena 2002, pp.123-135.

413 Si tratta di Heinrich Forer (1913-1997), sino a questo momento parroco di Cortinad’Ampezzo, nominato nel febbraio precedente secondo ausiliare dell’arcivescovo di Tren-to; nel 1961 sarà nominato ausiliare di Bolzano-Bressanone.

414 «Riceve S.E. Mr. Luigi Cicuttini Vicario Capitolare di Udine», Diario, in «Bollettino», 47(1956)/3-4-5, p. 136.

415 Otello Camilla (1916-1970), sacerdote dal 1940, fu cooperatore a S. Marco, cappellanocorale della basilica nonché rettore a San Zulian, cfr. Liber Vitae, p. 121.

416 Angelo Carretta (1899-1981), sacerdote dal 1926, era stato nominato parroco di Trevi-gnano nel 1932: vi resterà per trent’anni e nel 1963 sarà nominato canonico residenziale di S.Marco, cfr. ibidem, p. 73.

417 I proponimenti fatti pochi giorni prima sul governo della diocesi «viribus unitis » incon-travano già i primi ostacoli…

418 Missale, Ordo Missæ (formula recitata durante l’incensazione dell’altare).419 Cfr. supra, appunti del 5 aprile 1956.420 Luigi Zane (1921), sacerdote dal 1944, era cappellano presso le Carceri di di S. Maria

Maggiore; l’anno successivo sarà nominato parroco dei SS. Apostoli.

90

1956

fine della riunione dei Parroci per i Comitati Civici. Mie parole nette egravi: disciplina assoluta: custodiam ori meo: il patriarca fuori dai nomi.421

[[Nel po]] Mgr. Ausiliare mi fa le scuse per l’incid. Camilla. Avvolgotutto in grande amabilità che spero fruttuosa. Il gesto di scusa mi diedemolta pace a continuare in mansuet[udine] e pazienza. Nel pomerig[gio] aS. Basso apertura solenne del processo per Suor Olga a Matre Dei. Mie paro-le infine: Facciamoci santi.422 Ricevim. in alto dei parrocchiani di Poiana. Asera ricevo i Vescovi Spagnuoli: Gesù Maria Perez di Astorga e [[Gius. Ga-briele]] Edoardo Martinez di Zamora che trattengo fraternamente a cena.423

Prima ricevetti a lungo mgr. Bortignon.

12 aprile, giovedìMessa da morto per la sig.ra Rosa Piazzi madre del Vescovo di Ber-

gamo. La volli celebrare sincronicamente ai funerali nel Duomo di Berga-mo.424 In mattinata il pittore Novati, e prof. Spanio.

Nel pomeriggio ing. Favaretto-Flisca! che mi raccomanda il nome diManera per le liste elettorali prossime. È un indipendente moderato cheaccetta il programma D.C. e che è degnissimo.425 Teme assai di questi giova-ni d.c. che credono di veder bene, e sono ciechi e imprudenti, quando non

421 Le elezioni amministrative si avvicinano e il patriarca intensifica i suoi interventi percomunicare i principi fissati dalla s. Sede in materia politica. Allo stesso tempo chiarisce che nonintende andare oltre tali indicazioni, lasciando ai responsabili dei partiti il compito di definire leliste dei candidati, cosa che a Venezia avrebbe implicato di lì a poco non poche tensioni perl’inclusione del nome di Wladimiro Dorigo.

422 Don Antonio Niero, nominato vicepostulatore per il processo di canonizzazione di sr.Olga Gugelmo delle Figlie della Chiesa, ha ricordato che in tale occasione «il card. Roncalliaccolse in palazzo patriarcale la generale con il suo Consiglio. Nella affabile conversazione racco-mandò loro sorridendo di impegnarsi soprattutto per la gloria di Dio e non solo per la causadella fondatrice. Al che madre Oliva [Bonaldo] amabilmente rispose: “Ma la fondatrice sono io!Si tratta invece di una mia figliuola, tra le prime”», A. NIERO, Congregazioni religiose, Istituti secolarie Oblati, in La chiesa di Venezia dalla seconda guerra mondiale al Concilio, a cura di B. Bertoli, Venezia1997, p. 191.

423 Jesús Mérida Pérez (1891-1956) era vescovo di Astorga dal 1943 e Roncalli lo avevaincontrato il 24 luglio 1954 durante il suo viaggio in Spagna: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 317;Eduardo Martinez González (1897-1979), dopo essere stato ausiliare di Toledo, nel 1950 erastato nominato vescovo di Zamora. Rimarrà in carica sino al 1970.

424 In pari data invia un telegramma di condoglianze a mons. Piazzi: cfr. GIOVANNI XXIII,Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 428.

425 Mario Valeri Manera, nato nel 1921, avvocato e industriale, presidente degli industrialiveneziani e di quelli veneti per lungo tempo, sarà anche membro di giunta e quindi vicepresi-dente di Confindustria; nominato cavaliere del Lavoro nel 1969 ricoprirà l’incarico di presidentedel Centro Cultura Palazzo Grassi dal 1979 al 1984 e della Camera di Commercio di Venezia.

91

1956

sono vuoti e orgogliosi. Bisogna pur voler loro bene: e sopportarli conmolta pazienza. Faranno la loro esperienza e si morderanno le dita: quan-do lasceranno il posto ai più giovani di loro. A me conceda il Signore lacalma perfetta, e sopratutto e sempre la mitezza e la pazienza.426

13 aprile, venerdìOggi vidi i capellani dell’Onarmo427 che lavorano bene e con fervore

specialmente a Marghera: religiosi Francescani delle Tre famiglie e pretisecolari. Li trattenni con parole molto incoraggianti poiché adempionouna delle funzioni pastorali più interessanti, intesi alla conquista.

Che il Signore me li conservi esemplari e fedeli.Altro visitatore Ing. Giovanni Padovan presid. della Magistratura delle

Acque che io ebbi il torto di apprezzare in debita misura. Il suo posto èben importante: ed ora viene chiamato ad una funzione superiore nei Mi-nisteri a Roma.

14 aprile, sabatoPoche udienze e preparazione al mio viaggetto a Sotto il Monte, Ur-

gnano e Milano. Tragitto eccellente quanto al veicolo: la mia 114 con Gui-do [Gusso] al volante.428 Con me i mgr. Schiavon e Capovilla. Arrivam-

426 Cfr. supra, annotazioni al 29 febbraio 1956. Il prefetto Spasiano aveva scritto pochigiorni prima nel suo rapporto mensile che la D.C. aveva svolto sino a questo momento «unaintensa attività organizzativa, indirizzata alla formulazione del programma per la campagnaelettorale ed alla preparazione della lista dei candidati. L’attuale Sindaco di Venezia, Avv.Tognazzi, che in un primo momento sembrava non dovesse ripresentare la propria candidatu-ra, è stato alla fine designato come capolista per unanime determinazione degli organi locali delpartito, dopo che erano cadute le candidature del Prof. Bacchion, Presidente della Giunta Dio-cesana dell’Azione Cattolica, che si riteneva troppo qualificato anche negli ambienti religiosi, edell’Ing. Favaretto Fisca, Presidente dell’Amministrazione Provinciale, che si ripresenterà per lastessa carica. La designazione dell’Avv. Tognazzi, pur non rispondendo pienamente alle aspet-tative dell’opinione locale che sperava nella designazione di una personalità dotata di maggiorprestigio ed autorità, è stata accolta abbastanza favorevolmente, riconoscendosi all’Avv. To-gnazzi una indiscussa dirittura morale ed un fervido zelo verso i problemi cittadini. Una certapreoccupazione, non infondata del resto, si va manifestando tra i dirigenti del partito per ilpossibile atteggiamento post elettorale degli organi locali del P.S.D.I. e per un’eventuale intesadei suoi esponenti, appartenenti in netta maggioranza alla corrente di sinistra del partito, con isocial-comunisti per la formazione della giunta comunale del capoluogo, come di altri centriimportanti della provincia», Relazione mensile-Marzo 1956, prot. Gab. 293/3, pp. 1-2, in ACS,Ministero dell’Interno, Gabinetto 1953-56, b. 368, f. 6995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

427 L’Opera Nazionale Assistenza Religiosa Morale Operai.428 Guido Gusso, nato a Caorle nel 1931, aveva preso servizio come cameriere e autista del

patriarca nel 1953; seguirà Roncalli a Roma dopo la sua elezione a papa: cfr. Copia publica transumptiprocessus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis, cit., pp. 115r-128v.

92

1956

mo a Sotto il Monte verso le 18.30. Passando salii subito al Cimitero pervisitare i miei cari morti. Alla Colombera: bene, bene in generale. Gli an-ziani però invecchiano, e Giovanni è sempre in piedi, ma in continuo di-magrimento. Il promesso matrimonio della nipote Aurelia con il buongiovane Bolognini, ritardato dalla opposizione di Giovanni che vuol con-durre lui la figlia all’altare, è motivo di dispiacere in casa. Credo però diriuscire a convincerlo perché lasci fare.429 A sera cena alla Colombera contutti i miei fratelli. Benedico il neonato pronipote Angelino430 e mi ritiro aCamaitino per dormire.

<In mattinata ricevo il conte Cini>

15 aprile, domenicaDa Sotto il Monte, dopo notte buona, e rinnovato saluto alla Co-

lombera, partenza per Bergamo in episcopio dove mgr. Piazzi431 si ag-giunse a me nella mia auto per ingresso a Urgnano. Ivi ricev[imento,]cerimonia Pontific[ale], mia omelia letta:432 canonici del Duomo, Mera-

429 Cfr. infra, appunti del 29-30 maggio 1956.430 Figlio di Zaverio e Cesira Roncalli. Il 12 aprile il patriarca aveva anche inviato un

telegramma: «Rallegrandomi vivamente intera famiglia attendo venire sabato sera a benedi-re neonato», Familiari, II, pp. 410.

431 Giuseppe Piazzi (1907-1963), della diocesi di Cremona, era stato ordinato sacerdote nel1932 ed aveva perfezionato i suoi studi presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma; nell’ago-sto 1950 era stato nominato vescovo di Crema e nell’ottobre 1953 era stato traslato a Bergamo:gli scambi epistolari con Roncalli sono stati editi in GIOVANNI XXIII, Questa Chiesa che tanto amo,cit., pp. 417-533.

432 In questa occasione il patriarca ricordava anche di essere un «pellegrino della Basella datrentacinque anni. Qui venni nel settembre 1921, giusto in occasione della Incoronazione, e viaccompagnavo, allora giovane prelato appena introdotto nel servizio della cooperazione mis-sionaria, il nuovo Cardinale Camillo Laurenti, che i grandi meriti di segretario della Sacra Con-gregazione de Propaganda Fide avevano allora sollevato all’onore della Porpora romana. Le ceri-monie della incoronazione erano state compiute in quei giorni per mano del Card. Pietro LaFontaine, il mite e piissimo Patriarca di Venezia. Appena so esprimervi il sentimento di tene-rezza che questa coincidenza desta ora nel mio spirito. Ancora un Patriarca di Venezia, dunque,Bergamasco per giunta, chiamato all’ultimo gesto di questa celebrazione centenaria dell’Appa-rizione, come a stringere un dolce nodo di fraternità mariana di due diocesi, sotto il segno diuna stessa dignità patriarcale, che permette – dico di me umilmente – alla persona di scompariresotto lo splendore dell’augusta funzione rituale. L’anima mia invero era già erudita sui tesorispirituali e sui fasti della Basella per la familiarità che ebbi con un pio e santo sacerdote – nepronuncio il nome qui con grande e commosso rispetto – Don Giovanni Fadini, che ful’ultimo ecclesiastico secolare addetto alla assistenza spirituale del santuario della Basella, primache vi venissero introdotti i nostri tanto benemeriti ed apostolici padri passionisti»: Centenariodella Madonna della Basella, in Scritti e discorsi, II, pp. 390-398 (la cit. alle pp. 390-391).

93

1956

ti, Carrara, Vic. Gen. Rota, Signorini, Berta: tutti e tutti molto buoni emia intima consolazione di ritrovarmi coi miei cari amici di giovinezzadi cui ero stato prefetto o professore: Vescovi presenti: Piazzi, Balconi,Maggi433 a cui si aggiunse poi mgr. Benigno Carrara coad. di Imola434 eincontro felice con tante mie carissime conoscenze. Nel pomeriggio:visita al Santuario della Basella e ai Passionisti: poi bel ricev[imento] delsindaco e giunta al Castello: e partenza per Milano. Passando da Colo-gno fugace visita alla bella Chiesa, e saluto al Prev. Toti. Alle 19 arrivofelice a Milano presso le Figlie del S. Cuore.435

16 aprile, lunedìA Milano: notte tranquilla: e passa devota fra le care Figlie del S. Cuo-

re. Alle ore 9.30 venne il duca Gallarati Tommaso436 a prendermi per lavisita alla Fiera di Milano: visitai padiglione: Antiquaria, Comune di Mila-no, Fiat e Montecatini. Mi accomp. ing. Giambelli vicesindaco di Milano eZerbi già sottosegr.437 ambedue amabilissimi. Impressione della Fiera ot-tima. Passai ad una visita a S. Ambrogio e poi a S. Carlo in Duomo.438 Inarciv[escovado] mgr. Montini trattenne me in amabile conversazione –

433 Lorenzo Balconi (1878-1969), sacerdote del P.I.M.E. dal 1900, era stato vicario aposto-lico di Hanzhong in Cina dal 1928 al 1935; dal 1939 era arcivescovo titolare di Gerapoli di Frigia.Giuseppe Maggi (1898-1963), anch’egli sacerdote del P.I.M.E., era stato a sua volta vescovo diHanzong dal 1949 sino alla di poco successiva incarcerazione ed espulsione dal paese.

434 Benigno Carrara (1888-1974), di Serina (BG), era stato ordinato sacerdote nel 1911; nel1947 era stato nominato vescovo coadiutore di Imola; il 12 maggio 1956 diventerà vescovo diImola.

435 Come è solito fare in occasione dei suoi passaggi a Milano Roncalli è ospitato dallesuore del S. Cuore di via Doria.

436 Tommaso Fulco Gallarati Scotti (1878-1966), dopo essere stato in stretto rapportocon Romolo Murri negli anni giovanili, si era dedicato all’attività politica e diplomatica: erastato ambasciatore in Spagna e in Gran Bretagna. Aveva conosciuto Roncalli a Parigi nell’autun-no 1948; era noto anche per la sua passione letteraria che lo aveva condotto nel 1920 a pubblicarela celebre Vita di Antonio Fogazzaro. Sul rapporto con Roncalli si veda N. RAPONI, La spiritualitàdi Papa Giovanni nella esperienza religiosa di Tommaso Gallarati Scotti, in Angelo Giuseppe Roncalli dalpatriarcato di Venezia alla cattedra di San Pietro, cit., pp. 47-70.

437 Tommaso Zerbi (1908-2001), era stato il primo segretario provinciale di Milano dellaD.C. Era stato eletto alla Costituente e nelle politiche del 1948 e del 1953 ed aveva ricoperto lacarica di sottosegretario al Bilancio nel VII Governo De Gasperi (luglio 1951-luglio 1953).

438 In occasione delle sue visite nel capoluogo lombardo Roncalli era solito compiere unavisita alla tomba del santo vescovo di Milano nella cripta della cattedrale: cfr. Pace e Vangelo, I, p.7. Ricorderà il 4 novembre 1961 che sull’altare di s. Carlo Borromeo, «che nella cripta del duomodi Milano ne custodisce le spoglie gloriose, Noi deponemmo le Nostre confidenze di giovanet-

94

1956

con promessa di venire a Venezia per 4 e 5 settembre439 – e me e i miei acolazione. Contatto piacevole e edificante. Alle 15.30 ritorno a Venezia inautostrada, felicemente benché sempre sotto la pioggia. Arrivo a Veneziaalle 21. Laus Deo. Omne tuli[t] punctum.440

17 aprile, martedìUdienze: poche, mgr. Ausiliare a lungo, un giornalista Portoghese:

don Semenzato parroco di S. Pietro di Murano:441 prof. Bacchion, inseguito prof. Lizier442 e mgr. Bosa: mie dichiarazioni: non veto ma in-clusione di D[origo] inopportuna.443 Io voterò a termine di discipli-na:444 ma ripetendo che non è opportuna.445 Nel pomeriggio mgr. Ub-

to seminarista, quando nel 1901 partivamo da Bergamo per proseguire gli studi al SeminarioRomano. Su questo stesso altare celebrammo poi, nel 1904, la prima Messa in terra Lombarda,nel quarto giorno della Nostra Ordinazione sacerdotale», L’omelia «in anniversario Coronationis»,in DMC, IV, p. 26.

439 Cfr. supra, appunti del 29 marzo 1956.440 QUINTO ORAZIO FLACCO, Ars Poetica, 343: «Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci».441 Luigi Semenzato, nato nel 1911, era sacerdote nel 1935 ed era parroco a S. Pietro di

Murano dal 1946.442 Pietro Lizier (1896-1973), già presidente della F.U.C.I. dal 1924 al 1925, era stato eletto

alla Costituente e aveva diretto «Il Popolo del Veneto»; era stato segretario provinciale della D.C.sino al 1954, quando era prevalsa la corrente favorevole al dialogo con il P.S.I., guidata daVincenzo Gagliardi. Su Lizier si veda la voce di P. BERTOLI per il Dizionario storico del movimentocattolico in Italia, 1860-1980, III/1: Le figure rappresentative, Casale Monferrato 1984, p. 472.

443 È ciò che ripeterà nella lettera inviata al card. Ottaviani il 25 maggio successivo: cfr. infra,annotazioni sub data. Il 4 maggio successivo, nel rapporto inoltrato al ministero dell’Interno, ilprefetto Spasiano segnalerà che la D.C., «dopo laboriosa elaborazione, ha provveduto alla sceltadei candidati per le elezioni comunali e per quelle dell’Amministrazione Provinciale. Nel Capo-luogo, la lista, che è aperta dall’attuale Sindaco Avv. Tognazzi, comprende rappresentanti dellevarie categorie professionali e produttrici, oltre a qualificati esponenti della segreteria provincia-le, tra i quali il dott. Wladimiro Dorigo, direttore del periodico del partito “Il Popolo delVeneto”. Non sono stati compresi nella lista sei degli attuali assessori, alcuni per volontariarinuncia e altri perché non ritenuti idonei dagli organi locali di partito, e l’esclusione che è statainteressatamente interpretata dagli oppositori come aperta sconfessione dell’attuale ammini-strazione da parte della segreteria provinciale della D.C. ha determinato qualche commentofavorevole anche in altri ambienti, specie tra coloro che auspicavano l’ammissione in lista diqualche elemento gradito agli organismi economici partecipanti alla nota “Intesa Confedera-le”», Relazione mensile-Aprile 1956, prot. Gab. 293/4, pp. 1-2, in ACS, Ministero dell’Interno,Gabinetto 1953-56, b. 368, f. 6995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

444 Cfr. infra, appunti del 27 maggio 1956.445 Dopo che erano iniziate a filtrare le prime indiscrezioni sul contenuto del «Rapporto

segreto» di Chruscev al XX Congresso del P.C.U.S., «Il Popolo del Veneto» diretto da Dorigo,interrompendo la tregua che durava da qualche mese, aveva ripreso i suoi interventi rivolti a

95

1956

kar! 446 di Trieste: a sera dentista Pesenti che trattenni a cena.Questa tribolazione delle elezioni da´ molto da pensare. I giovani sen-

za esperienza dispongono di molta presunzione.447 Per altro i vecchi, eanche i solo maturi sono disamorati della politica e della amministrazionecivica. E ciò è gran male. La Bibbia dice che quando Iddio ritira la suamano dalla protezione di un popolo permette che sia governato dai fan-ciulli [cfr. Is 3,4.].

18 aprile, mercoledìPoche udienze: ma nel complesso grande lavoro: e qualche preoccupa-

zione. Ricevo il Maestro don Alfredo Bravi direttore della capella S. Marco elo incoraggio. Poi arriva il sigr. Vassiliadis di Istanbul che ho sposato io stes-so.448 Poi l’Associazione Commercianti Cattolici che si inizia, e quella de-gli orafi: due gruppi che promettono bene. Infine ricevo don UldericoGamba della Azione Cattolica di Padova, e mgr. Gottardi col prof. Vitto-re Branca. Ragioniamo dei progetti di publicazioni in onore di S. LorenzoGiustiniani.449

sollecitare l’ingresso del P.S.I. nell’area di governo. L’inclusione del nome di Dorigo nelle listedei candidati della D.C. non poteva quindi non rinnovare le preoccupazioni della curia romanacome della gerarchia triveneta che già avevano avuto modo di esprimersi negli anni precedenti.Qualche mese più tardi, in una relazione da lui stesso compilata, Dorigo indicherà che «la stradadella pressione meno violenta scelta dal Cardinale Patriarca, unitamente a tentativi privati dipersuasione, cui era stata data comprensiva e non rigida risposta con il compromesso delgennaio (superato tuttavia dagli avvenimenti sovietici del febbraio-marzo), non era sembratafin dall’inizio soddisfacente ad alcuni Vescovi veneti […] e penetrarono anzi con la giurisdizio-ne propria nel territorio della provincia di Venezia. Sicché, nei mesi precedenti le elezioni ammi-nistrative, molti episodi vennero a certificare che da quella parte non si disarmava, non soltantoattraverso le usuali richieste preelettorali in fatto di liste e di programmi, ma anche attraversoforme gravi di discriminazione personale. Il Vescovo di Concordia [De Zanche], dopo avercercato in tutti i modi di ottenere che ad aprire la campagna elettorale a Portogruaro nonandasse, come già annunciato, il Direttore de “Il Popolo del Veneto”, giunse a rifiutare aquest’ultimo un’udienza subito richiesta, e a dichiarare, qualche tempo dopo, di essersi reputa-to “offeso e schiaffeggiato”», AR/ISR, f. «Venezia», Memoriale Dorigo, pp. 3-4.

446 Rectius Giacomo Ukmar (1878-1971), sacerdote dal 1901, aveva svolto il ministero aBasovizza e Roiano; si era laureato in Diritto canonico presso l’Università di Vienna nel 1917.Negli anni della politica espansionista praticata dal fascismo si era attivato per la difesa dei dirittidella popolazione slovena e nel 1947 era stato nominato amministratore apostolico delladiocesi triestina passata sotto il controllo della Jugoslavia. Dal 1940 era membro del Tribunaleregionale triveneto.

447 Cfr. supra, appunti del 12 aprile 1956.448 Roncalli aveva celebrato le nozze di Edmondo Vassiliadis e Lidia Bianchi il 23 aprile

1944: cfr. Vita in Oriente, II, in stampa.449 Cfr. supra, appunti dell’11 gennaio e 7 marzo 1956.

96

1956

19 aprile, giovedìUdienze: Padri Benedettini Germano e Ambrogio di Praglia, con buo-

ne notizie circa l’intesa con Cini per la loro introduzione a S. Giorgio Mag-giore.450 Ricevo pure l’ing. Paolo Rossi nuovo presid. della Magistraturadelle Acque: posto molto più importante che io non mi attendessi.451 Vie-ne pure il dott. Aurelio Pasquini della Banca Nazionale del Lavoro.

20 aprile, venerdìUdienze: Filipin, Bianchini e Zancanaro, tre ragazzi. Parole amabili, ma

senza cifre, don della Puppa di Ca’ Sabbioni:452 prof. Savini di Trieste:mgr. Ausiliare: don Sambin: visita al piano superiore per collocare l’archi-vio della Curia: parroco Da Villa di S. Geremia: mgr. Vecchi che mi recalit 40.000.000 per Fietta ricevute da Filip[p]in.453 Con l’impegno scrittodel debito di 20 milioni sono in tutto lit. 60 milioni ricevuti per Fietta,villa e Seminario:454 mgr. Gino [Spavento] trattenuto a colazione. Nelpomeriggio visita a Stella Maris a mgr. Macacek che mi lascia alquantotemere:455 poi discorso alle Suore Superiori a S. Gioachino – La Maddale-na e il Buon Pastore – poi a Ca’ Giustiniani assisto bella conferenza delprof. Aldo Villa e visita Esposizione Didattica. Infine adunanza qui perCultura Religiosa Clero: presenti mgr. Ausiliare, Vecchi, Gottardi e Ma-rio d’Este.456 Bene.

21 aprile, sabatoUdienze: fra Bonav. Superiore dei Fatebene Fratelli! che ci lascia. È un

Lodigiano di buona natura: mgr. Olivotti reduce da Roma dove il S. Pa-dre ebbe buone parole per me.457 Due fidanzati Bianchini-Nordio: un sa-

450 Cfr. supra, appunti del 28 febbraio e 8 marzo 1956.451 Cfr. supra, appunti del 13 aprile 1956.452 Giuseppe Della Puppa, nato a Venezia nel 1927, era stato ordinato sacerdote nel 1950.453 Sin dall’autunno del 1955 la curia veneziana aveva stabilito contatti con mons. Erminio

Filippin, preside degli Istituti «Filippin» di Paderno del Grappa ed Asolo (TV), per la cessionedell’immobile di Villa Fietta.

454 Viene così concluso l’accordo per la vendita di Villa Fietta; su questo si vedano anchesupra gli appunti del 10 gennaio 1956.

455 Cfr. supra, appunti del 25-26 marzo 1956.456 Don Mario D’Este (1916-2000), sacerdote dal 1943, sarà nominato canonico teologo

del Capitolo di San Marco nel 1957.457 Olivotti vi si era recato per la celebrazione che il 15 aprile aveva radunato in piazza S.

Pietro «una rappresentanza cospicua dei 25 mila reduci italiani, sollecitamente fatti rientrare in

97

1956

cerdote istriano, certo [ ]. Venne solo per fare complimenti e deve esserebuono: ma il suo posto è al Ricovero dei matti. Venne pure mgr. Ausiliareprima e dopo mezzodì. Caso [x] addolora assai.458 Venne pure il prevostoNuzzetti di Mira.459 Parlammo di smembramento della sua parrocchia intre parrocchie: ma mancano i sacerdoti e fra i pochi c’è chi fa soffrire.

Alle 18 benedissi con mgr. Schiavon l’Ambulatorio delle Acli e le tes-sere dei dirigenti. Mie parole infine: episodi e richiami fra cui passa ciò cheè sostanziale.460

patria nel 1945, nelle difficili circostanze della fine della guerra, a mezzo dell’allora PontificiaCommissione di Assistenza», Venezia presente a Roma alla grande manifestazione di omaggio deireduci al Santo Padre, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 111.

458 Cfr. supra, appunti del 2 marzo 1956. Il 13 aprile Roncalli gli aveva scritto che il suocomportamento aveva creato uno «scandalo, gravissimo per un ministro del Signore che consa-cra il Corpo e il Sangue di Gesù, e lo distribuisce alle anime fedeli. Caro Don [x]: arresti questoscandalo, e non lo copra. Diversamente converrà procedere nelle indagini canoniche imposte alleresponsabilità gravissime di un vescovo di qualunque diocesi. Siamo intesi. Nel cuor mio, e quiintorno a me non c’è che rispetto ed affezione per lei. Sarà una grande festa quando sapremo cheella non è più in catene: ma tocca a lei il romperle decisamente. Io mi unisco a lei nel supplicareil Signore perché le conceda la grazia di questa risoluzione, e di renderla effettiva e durevole. Poici intenderemo bene. Nel patriarca ella troverà sempre un padre che la conforta, la solleva, labenedice, così come le resto aff.mo e afflittissimo»: AR/FSSD X/491; poi edita in Pasqua dirisurrezione, Loreto, 18 aprile 1976, Loris Francesco Capovilla, humilis episcopus Ecclesiae Dei beneaugu-rante, Roma 1976, pp. 56-57; cfr. pure infra le annotazioni al 27 giugno 1956. È forse a questostesso caso che si riferisce un episodio narrato da mons. Capovilla nel 1977: «Una sera, aVenezia, conversando col Patriarca, gli confido, certo maldestramente, quanto si sussurrava neinostri dintorni: “Eminenza, dicono che siete debole e arrendevole, che tardate troppo a pren-dere quel provvedimento”. Si trattava di un giovane sacerdote, la cui condotta avrebbe consi-gliato la drastica misura della sospensione a divinis. Frattanto, mentre il Patriarca tergiversava, isuoi vicari se ne lamentavano col segretario. Quella sera, dunque, dopo il rosario, prima dibenedire la mensa, egli mi impartì la lezione, che oggi amerei affermare di aver in pieno assimi-lata. Prende in mano un bicchiere e, sogguardandomi con sofferta indulgenza mi domanda:“Di chi è questo bicchiere?”. Rispondo: “Il padrone di casa siete voi, è vostro”. Riprende:“Bene, se io lo getto a terra, i cocci di chi sono? Sono ancor miei e mi vedrò costretto a raccattarli.Questo prete è stato affidato a me, non a loro. Lo prenderò, se occorre, il provvedimento, nonadesso, non prima di aver esaurito tutti quegli accorgimenti caritatevoli che, solo se respinti,renderebbero davvero inescusabile questo figliolo davanti a Dio e davanti agli uomini»: L.F.CAPOVILLA, Papa Giovanni XXIII gran sacerdote, come lo ricordo, Roma 1977, pp. 51-52.

459 Generoso Nuzzetti (1912-1958), sacerdote dal 1937, era arciprete di Mira dal 1951, cfr.Liber Vitae, p. 31.

460 Nel messaggio rivolto alla diocesi il 7 aprile, Roncalli esprimeva la sua «stima ricono-scente al robusto e promettente movimento dei Lavoratori Cristiani. Il grave compito, nobil-mente assolto in undici anni, per la conoscenza e la penetrazione del pensiero sociale scaturientedall’Evangelo nel mondo del lavoro: ed il meraviglioso sforzo compiuto nella molteplice operadi assistenza e di previdenza, meritano la incoraggiante adesione di amicizia cordiale, di preghie-ra fervida e di aiuto finanziario largo e generoso. […] Infine, a dare speciale significazione di

98

1956

22 aprile, domenicaA Eraclea. Grande giornata in onore di S. Magno vescovo di Eraclea e

ricomposto in un altare della nuova chiesa parrocchiale. Tempo piovosis-simo. Ma cose fatte bene. Mgr. Carraro nuovo vescovo di Vittorio Venetofece il discorso al mio Pontificale: breve, chiaro, sostanzioso. Presso l’arci-prete desinare con soli sacerdoti. Io fui accompagnato dai Can.ci Gerol[amo]Silvestrini, Cesca e Vio. V’erano pure l’abate di Oderzo: preti di VittorioV[eneto], don Da Villa parroco di S. Geremia che su mio incoraggiamentoconcesse il ritorno del Corpo alla sua sede,461 e parroco dei Gesuiti già adEraclea. Mio discorso e benedizione del S.S. con Te Deum. Nel ritornosempre piovoso visita fugace ed alcune parole in chiesa di S. Michele diMarghera.

23 aprile, lunedì [S. Giorgio Martire]S. Messa e I Comunioni all’Orfan[otrofio] Card. La Fontaine al Lido.

Visita alle Suore Francesi del S. Cuore di Gesù. Poi alla Salute presiedettial convegno degli Assistenti di A.C. del Veneto sotto la presid. di donGamba di Padova. Mio avviso circa la Democrazia Cristiana: rivedere ladottrina e precisarla.462

Nel pomeriggio ricev[imento] dott. Gilberto Toraldo dell’Alitaliache oggi inaugurò la linea Venezia-Londra. Poi mi recai a S. Giorgioper ingresso PP. Benedettini: diedi bened. S.S. Sacramento. Bene, bene.Poi ascoltai conferenza avv. Carnelutti sulla parabola dei talenti [cfr. Mt25,14-30; Lc 19,12-27]. Optime:463 assistetti conferenza generale Fondazione

gratitudine e di augurio, io stesso benedirò ed inaugurerò, sabato 21 corrente, l’ambulatoriomedico del Patronato A.C.L.I.: che sarà a servizio degli umili e dei poveri: e all’onore di tutti:della Presidenza Provinciale, dei benefattori, dei sostenitori, sacerdoti e laici, della organizzazio-ne cristiana del lavoro», La XI Giornata dell’Assistenza Sociale promossa dalle ACLI - 15 aprile 1955,in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, pp. 110-111; poi in Scritti e discorsi, II, pp. 388-389.

461 Cfr. gli appunti d’agenda del 21 settembre e 6 ottobre 1955 in Pace e vangelo, I, pp. 589e 598-599.

462 Si tratta evidentemente di un rinnovato richiamo contro l’ipotesi di un’apertura asinistra.

463 Pochi giorni dopo Roncalli ricorderà che Francesco Carnelutti (1879-1965), «illu-stre penalista italiano», aveva osservato che «la giustizia umana è sempre troppo deficientead imporre rispetto agli alti valori della vita: […] “La giustizia umana non è, diceva lui, che unmeccanismo, un arido meccanismo prodotto dal nostro pensiero per reggere alla men peggiol’umanità claudicante. Essa manca di un elemento vivificatore che le impedisca di rimanere purae semplice tecnica. Questo elemento esiste invece in quella superiore giustizia che troviamoaffermata nel Vangelo, che fa curvare il samaritano sul suo nemico, che ci fa saltare il fosso delle

99

1956

Cini:464 poi al Marco Polo chiusa Scuola di lingua de la C[entro] i[taliano]f [emminile].465 In casa ricevo don Frigerio Ispettore Catechismo publicheScuole, e dopo cena con don Giuliano Bertoli visita agli Scaut!:466 partedirigente.467

prevenzioni e dei pregiudizi: che, insomma, è soprattutto carità, la quale ci fa dare agli altri nonciò che possediamo ma ciò che siamo”», L’Eucaristia e la vita sociale, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, pp. 215-216. Le conferenze di Carnelutti presso la Fondazione Cini verranno raccolte ededite nella collana dei «Quaderni di San Giorgio».

464 Nell’intervento tenuto di fronte al consiglio della Fondazione, Roncalli indicava che lecelebrazioni del centenario di s. Lorenzo Giustiniani avevano «attirato l’attenzione sul vastomovimento di pensiero e di pietà religiosa che caratterizza la vita veneziana nei secoli XIV, XV,XVI. Venezia fu veramente allora uno dei “fuochi” della più profonda pietà e delle più fecondericerche cristiane. Per questo sembrerebbe quanto mai opportuno che la pubblicazione di operedi San Lorenzo Giustiniani, che il Centro di Cultura e Civiltà della Fondazione Giorgio Cini giànella seduta di Consiglio del novembre scorso ha assunto di promuovere accogliendo gentil-mente una mia proposta, desse in qualche modo inizio a una serie di “Testi e documenti dellapietà veneta” destinata ad accogliere le testimonianze più significative di quel vasto movimentospirituale d’importanza europea. Per far qualche nome, oltre le opere di San Lorenzo Giustiniani,le Laudi e le Sacre Rappresentazioni di suo fratello Leonardo [1388?-1446], si potrebbe far posto,in questa serie, agli scritti del Contarini, alle opere di Beato Paolo Giustiniani [1476-1528], alleLegazioni a Venezia di Monsignor Della Casa, alle opere di pietà di Francesco Ercolano Barbaro, ecosì via; inoltre, Vite di Beati e di Santi veneti su nuove ricerche di fonti, illustrazioni di Chiese eCase religiose, o di ordini ecclesiastici e di fondi devoti. Proprio in questi centri di ricerca religiosasi formarono gli uomini più eminenti del tempo, anche in campi diversi, come il Bembo, ilQuerini, il Venier e così via. La collezione progettata potrebbe anche constare di due serie: una acarattere strettamente scientifico con apparato critico e commenti storici, l’altra più corrente, intraduzione per i testi latini, per quelli in particolare che possono ancora giovare alla cultura e allapietà di un più grande pubblico. Tale iniziativa potrebbe essere promossa nell’ambito di dueistituti già esistenti nel Centro di Cultura e Civiltà, e cioè l’Istituto per la Storia della Società e delloStato e l’Istituto per le Lettere, la Musica e il Teatro. Nella Consulta di tali Istituti sono uominiparticolarmente competenti in questo campo, cui potrebbe aggiungersi molto opportunamen-te il più autorevole competente in materia, un grande amico della Fondazione Giorgio Cini,Monsignor Giuseppe De Luca, e naturalmente il prof. Branca così esperto e così noto studiosodi storia della cultura veneta del ’300 e ’400», Consiglio generale della Fondazione Giorgio Cini, 23aprile 1956. Intervento del Card. A.G. Roncalli, Patriarca di Venezia (dalla registrazione), in AR/ISR,b. 3, f. 9 «Archivio Fondazione Cini», 29.

465 «A “Marco Polo” rivolge una parola alla chiusura del Corso di lingue straniere organiz-zato dal Cif», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 137.

466 Giuliano Bertoli (1924-1999) era stato ordinato sacerdote dal card. Piazza nel 1947; eracooperatore a San Salvador e insegnante in seminario di religione, catechetica e canto sacro; nel1956 era diventato assistente regionale dell’A.S.C.I. (Associazione Scautistica Cattolica Italiana),cfr. Liber Vitae, p. 140.

467 «Alle 21 si reca nella sede dell’ASCI per la festa di San Giorgio», Diario, in «Bollettino»,47 (1956)/3-4-5, p. 137.

100

1956

24 aprile, martedìVigilia di S. Marco. Oggi è arrivato il Card. Feltin arciv. di Parigi,468 con

mgr. Touvet suo segretario.469 Bellissimo ricev. alla Stazione – ore 12.30.Autorità e Rappresen[tanze,] gran rispetto e amabilità: Prefetto, Sindaco,Presid. Provincia, Questore e Autorità, ecc. Bel tragitto con tempo discretosul Canal Grande. Ricevim. del Capitolo sulla porta di S. Marco: brevepreghiera: Sacram. S. Marco, Nicopeia, in capella S. Isidoro urna di S.Lorenzo Giustiniani. In casa intima colazione. Poi accompagnai S.E. a S.Giorgio Maggiore: con guida Cini. Dal campanile veduta stupenda. Cardi-nale pieno di ammirazione. Poi canto: Vespri a S. Marco, tutto benissimo:musica: chierici: io stetti in cappa in faccia. Mie parole: esultanza, ringr[a-ziamenti,] incoraggiamenti. A cena ancora intimità, con Spanio e Val-lainc.470 Seguì in salone Pio X adunanza Laureati per Pax Xsti. Parole Car-dinale e mie.471

25 aprile, mercoledì [S. Marco Evangelista]S. Marco – Omne tulit punctum.472 Festa così riuscita quale la desi-

derai. Mia Messa a S. Marco alle 8 per piccoli e scuole. Mie parole: nonestis [h]ospites et advenae [Ef 2,19]. Pontificale del Card. Feltin precedutodalla Litania Maggiore che io condussi, perché il celebrante d’onore eraancora un po´ offeso nella sua gamba. Musica perfetta e ammiratissima.Cerimonia esatta ed edificante. Folla immensa. Bel discorso in francesedell’Arciv. di Parigi.473 A colazione ecclesiastici con me: Eccell. Ravet-

468 Maurice Feltin (1883-1975), della diocesi di Besançon, era stato ordinato sacerdote nel1909. Nel 1927 era stato nominato vescovo e aveva svolto il proprio ministero a Troyes, Sens eBordeaux. Nel 1949 era stato nominato arcivescovo di Parigi e nel 1953 era stato creato cardinale;era presidente del Movimento «Pax Christi». Sui contatti con Roncalli si vedano, oltre che lenotazioni d’agenda edite nei due tomi di Anni di Francia, la deposizione resa a Parigi nel 1968,Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in CuriaParisiensi, cit., I, pp. 26-40.

469 Roncalli l’aveva invitato per solennizzare le celebrazioni in onore di s. Lorenzo Giusti-niani e il 10 aprile precedente gli aveva scritto per gli ultimi accordi: cfr. AR/Int 2725; la notiziaera stata comunicata alla diocesi il 14 aprile: Per la festa di S. Marco, ospite di Venezia il Card.Arcivescovo di Parigi, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 113.

470 Angelo Fausto Vallainc (1916-1986), sacerdote dal 1940, era dal 1954 segretario di PaxChristi.

471 «Alle 21 i due Cardinali presiedono in Salone Pio X° a un raduno di “Pax Christi” indettodal gruppo veneziano dei Laureati cattolici», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 137.

472 QUINTO ORAZIO FLACCO, Ars Poetica, 343; cfr. supra, appunti del 16 aprile 1956.473 Résumé de l’allocution prononcée à Saint-Marc de Venise par le Cardinal Maurice Feltin le 25

Avril 1956, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, pp. 206-208. Roncalli gli aveva scritto il 10 aprile: «Il

101

1956

ta474 e Gianfranceschi: canonici Seno, Jandelli Scarpa, Vecchi, Vio, Tes-saro, Schiavon, Mannoni! segret. <di Ravetta>.475 Nel pomeriggio Ve-spri solenni presieduti dal Card. Feltin. Bel discorso di mgr. VescovoRavetta: fuori sulla piazza Inno Mameli e Marsigliese. Dimostrazionebella e calorosa in piazza Leoncini e dal balcone. A cena Prefetto, Sinda-co, Provin. Magist. Muccini e Agostini: conte Giustiniani: Bacchion, mgr.Gottardi, Cini e Ammiraglio.

26 aprile, giovedìViva soddisfazione generale per la manifestazione di ieri. Il Card. Fel-

tin non cessa di esprimermi la sua contentezza di essere venuto, e per ciòche ha veduto.476 Così pure mons. Touvé!: e il buon Pierre domestico del-l’arcivescovado di Parigi. Lo stesso Cardinale si è recato alla Salute per laMessa ai Seminaristi di cui egli fù particolarmente ammirato. In mattinatamia visita fuggitiva alla Fava nel ritiro dei Preti: aggiunsi alcune parole dicompiacimento, per ieri, di informazioni circa il mio mese di maggio as-sai laborioso con invito a pregare per me,477 e di messa in guardia circa le

più vivo desiderio ed invito mio e dei miei Veneziani è che Vostra Eminenza prepari per il Vangelouna breve Omelia in francese. Sarà il colmo della nostra gioia. Qui il francese è ascoltato condiletto, è compreso, e anche parlato. Non dimentichi il richiamo a San Lorenzo Giustiniani. Perquesto le unisco alcune stampe che le forniranno felici elementi di pensiero e di parole dicircostanza», AR/Int 2725.

474 Umberto Ravetta (1884-1965), ordinato sacerdote in diocesi di Venezia nel 1909, giàvicerettore e rettore del seminario patriarcale, era stato nominato vescovo di Senigallia nel 1938.Il 20 gennaio Roncalli gli aveva scritto: «La prima volta della mia venuta a Venezia era naturaleche parlasse il nuovo Patriarca. L’anno successivo – 1954 – avemmo qui il più anziano deiVescovi Veneziani, monsignor Vianello […]. L’anno scorso fu la volta dell’Ecc.mo Arcivescovodi Pisa monsignor Camozzo. Ora tocca a Vostra Eccellenza continuare la serie. […] Questeparole sono l’espressione dell’invito. […] No ghe digo altro: ma aspetto una parola che dica sìall’invito», AR/Int 2685b.

475 Rectius mons. Franco Manoni.476 Deponendo nella rogatoria parigina per la canonizzazione di Giovanni XXIII il card.

Feltin ricorderà d’essersi recato a Venezia, «où il m’avait invité pour la fête de St. Marc, si je ne metrompe. Je logeais chez lui. C’est à cette occasion qu’il rouvrit les appartements de Pie X, fermésdepuis le conclave de 1903 et qu’il me les ouvrit. J’ai constaté qu’a Venise il était très populaireet que sa vie paraissait très simple, pas de moyen de locomotion personnel. Je l’ai trouvépréoccupé des œuvres de bienfaisance. Il avait trouvé un bienfaiteur [scil. Cini] qu’il l’avait aidéà fonder à l’Ile Saint Georges, orphelinat et écoles», Processus rogatorialis super fama sanctitatis…etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, cit., I, p. 30.

477 Il patriarca si sarebbe infatti recato in pellegrinaggio a Fatima e sarebbe intervenuto alCongresso Eucaristico di Lecce; in aggiunta a ciò era imminente l’annuale riunione dell’episco-pato del Triveneto.

102

1956

elezioni prossime. Accompagnai il Card. Feltin alla stazione coll’auguriodi buon viaggio a Roma. A sera mio ritrovo in casa Gottardi coi sacerdo-ti della Ass. del S. Cuore. Mia intesa lieta e incoraggiante.

27 aprile, venerdìDoveva essere giornata di silenzio e di lavoro. Invece udienze e lunghe

come sempre: mgr. Gianfranceschi, Religiose della Celestia,478 come ierireligiose della Pietà: nel pomeriggio notaio Candiani. Alle 16 presiedettiall’esame dei concorsi di due parroci: Castorina per il S. Cuore di Jeso-lo:479 il Salesiano don [Guglielmo Zanuso]480 per Alberoni: bene l’uno el’altro.481 Esaminatori: mgr. Caburlotto di S. Felice, De Biasi[o] di S. Ste-fano: Semenzato di S. Pietro di Murano.482 Più tardi arrivò mgr. AgostinoFerrari,483 con cui trascorsi la serata trattenendolo a cena. Constatai uni-formità di vedute circa nomi e situazioni personali in vista delle pr[ossime]elezioni. Per me continua la regola: dare indirizzi e incoraggiamenti, maper la disciplina.484 Altra visita Fratel Gioachino ed un suo compagno deiFratelli delle Scuole Cristiane. Ed infine P. Castelli s.j. di Venezia.

478 Il patriarca si riferisce alle Suore Francescane di Cristo Re, che avevano la loro casa madrepresso S. Francesco della Vigna alla Celestia, nel vicariato di Castello.

479 Il 1° marzo il patriarca aveva emanato il decreto col quale la curazia autonoma del S.Cuore di Lido di Jesolo veniva eretta in parrocchia: «Bollettino», 47 (1956)/2, p. 88; si vedanopure infra gli appunti del 14 dicembre 1956.

480 Roncalli lascia uno spazio bianco per scrivere successivamente il nome.481 La nomina verrà ufficializzata il 1° maggio: «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 192.482 Giovanni Caburlotto (1892-1967), sacerdote dal 1914, era parroco di San Felice dal

1939; Giuseppe De Biasio (1880-1961) era stato ordinato sacerdote nel 1903 e dal 1929reggeva la parrocchia di Santo Stefano; Luigi Semenzato, nato a Zelarino (VE) nel 1911, erastato ordinato sacerdote nel 1935 ed era parroco a S. Pietro di Murano dal 1946.

483 Agostino Ferrari Toniolo (1917-2004), nipote di Giuseppe Toniolo, aveva compiuto glistudi universitari a Venezia e alla Lateranense, dove aveva conseguito il dottorato in Utroquejure; nel 1941 era stato ordinato sacerdote ed aveva iniziato a insegnare Diritto canonico inSeminario e Introduzione alle scienze sociali e giuridiche presso l’Ateneo cattolico veneto; eraquindi subentrato a mons. Urbani, chiamato a Roma, quale cancelliere patriarcale. Nel maggio1953 era stato chiamato a Roma per assumere la carica di vice-assistente nazionale della F.U.C.I.

484 Cfr. supra, appunti dell’11 e 23 aprile 1956, e infra, appunti del 27 maggio, 9 giugno e 30luglio 1956. Roncalli rimane fedele alla decisione di non procedere – pur sottolineando la gravitàdelle questioni in gioco – ad alcuna censura personale nei confronti dei candidati posti in lista.Il gesuita Antonio Toldo, del Centro S. Fedele di Milano, in una relazione riservata dell’otto-bre successivo, compilata anche sulla base di testimonianze dirette dei protagonisti dellevicende politiche veneziane di questi mesi, indicherà che il card. Roncalli «effettivamentedifese più che potè i dirigenti d.c., sia perché conosceva il loro pensiero e le loro intenzioni, sia

103

1956

28 aprile, sabatoPoche udienze. Al mattino sigr. Bellotti padre e figlio grati per la par-

tecipazione al loro recente lutto della consorte e madre.Nel pomeriggio un gruppo delle scuole Scuole Commerciali di Val-

negra (Val Brembana sup.) venuto in gita a Venezia, e accompagnati dalloro Rettore don Gaetano Traini che fù al Seminario di Bergamo mio di-scepolo e poi figlio spirituale. Mi fece piacere vivo la sopravvivenza del-l’opera di Valnegra che pure ha fatto in diocesi di Bergamo tanto bene amolti.485

29 aprile, domenicaVisita Pastorale summo mane a Mira con don Schiavon cerimoniere.486

Celebrai la S. Messa e assistetti a quattro Messe successive: ore 8.30 – ore9.30 – ore 11 e in serata ore 17.30. Fedeli cambiati, per ciascun gruppobrevi parole ascoltatissime di cui tenni nota.487 La sera tre pensieri: 1) ilcompiacimento: però molte donne, parecchi figliuoli, ma uomini pochi.Guai se il fervore degli uomini dovesse dare la misura degli eletti in paradi-so. 2) necessità di espandersi nella parrocchia: tria tabernacula come si è

perché ci teneva a rispettare l’autonomia della loro azione politica. Un giorno parlando conMons. Zinato, Vescovo di Vicenza, il quale era intervenuto nella formazione delle liste elet-torali, il Card. Roncalli disse che egli non avrebbe mai agito in tale maniera, per lasciare ai laicila loro libertà, riservandosi di intervenire soltanto qualora ci fossero degli inconvenienti diordine morale», AR/ISR, f. «Venezia», A. TOLDO, Il «caso Venezia», p. 15.

485 Gaetano Traini (1893-1985), sacerdote della diocesi di Bergamo dal 1922, era rettore delCollegio S. Carlo in Valnegra (BG) dal 1938. Nella deposizione resa nel 1969 nell’ambitodell’inchiesta per la canonizzazione di Giovanni XXIII confermerà che da seminarista avevaavuto Roncalli «come professore e direttore spirituale»: in particolare ricorderà che, tornato«dall’Oriente, dove avevo prestato servizio militare come capitano del 61° Fanteria, ebbi conLui un incontro decisivo in Seminario. Gli esposi il mio curriculum di 4 anni di servizio militarein guerra, specificando il bene e il male. Egli mi guardò negli occhi e mi disse: “Sei tornato, vaavanti, continua per la tua strada”», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei SummiPontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., p. 673.

486 Parrocchia del vicariato foraneo di Gambarare.487 «Visita Pastorale a Mira / 29 aprile 1956 / Tracce di discorsi / 1) Al Vangelo della mia

Messa – Gente molta e varia. Lunga Comunione, ma pochi uomini. Pensieri generali sullaVisita Pastorale in rapporto alla vita ed alla disciplina ecclesiastica. Ciò che più importa nella vitae per la gloria definitiva. 2) ore 8.30. Messa ai Bambini. Tre cose raccomandate: purezza, pietà,vocazione. Qualche cosa della mia vocazione per interessarli: le difficoltà facili a superarsi. 3)Messa delle 9.30 – Altre parole a circa ed oltre 200 persone. Nozioni storiche circa l’applicazionealla vita della Chiesa dei decreti Tridentini: seminari, visite pastorali, sinodi: la Chiesa ricondottaal suo fervore. Ottimismo. Il pastore al suo posto: le pecorelle lo seguono ai pascoli della vitaeterna, deliziosi qui, e sicura promessa. 4) Messa delle ore 11 – Gli intelettuali – cioè gli uomini.

104

1956

fatto più ampiamente a Mestre.488 3) il culto Eucaristico, specialmente nel-la Messa ben assistita. Visitai le scuole di religione: il numero dei presentilimitato dal tempo piovosissimo: ma un complesso buono e soddisfacen-te.489 Sacerdoti Nunzetti!, Battistich e Manzoni490 buoni, e laboriosi. A seratornai a casa.

30 aprile, lunedìSegue la Visita di Mira. S. Messa a Mira vecchia nella capella delle

Suore Imeldine ora proprietarie della magnifica villa Venier acquistata per10.000.000 da pagarsi un milione all’anno: una bazzecola. Capella gremitis-sima: ho dovuto promettermi per una curazia o parrocchia nuova.491 Ingiornata visita a tutte le scuole, le elementari e le medie dappertutto beneaccolto. Visitai pure la scuola di lavoro tecnico, provvidenziale. Vi si inte-ressano il comm. Dell’Oro e il prof. Frescura. Optime. Nel pomeriggiovisita alle Suore Agostiniane e al grande stabilimento [ ] Mira, direttoresignor Stallo[,] sempre buone e si vede cordiali accoglienze. Visitai purebene la capella Rocca e parecchi ammalati, piuttosto donne vecchissime.Dappertutto senso profondo di fede e di pietà.

– Mi introdussi col ricordo dei morti, di tutti i morti per cui l’arcipr. Nuzzetti celebrava. Al diqua del traguardo tutti i morti sono placati. Dissi poi della pazienza nella vita secondo le parolee lo spirito di S. Giacomo nella sua lettera, e di S. Cipriano di Cartagine. Finii esortando: motividi compiacimento vivo e incoraggiante. / Seguì la benedizione di una nuova corriera, sulla portadella Chiesa e sotto l’acqua: e la presentazione del sindaco», AR/Int 2730.

488 Ne aveva accennato al parroco don Nuzzetti il 21 aprile precedente: cfr. supra. Dallariorganizzazione del vicariato foraneo di S. Lorenzo di Mestre erano sorti i due nuovivicariati foranei di Carpenedo e Marghera: cfr. il testo del relativo decreto in «Bollettino»,47 (1956)/6-7, pp. 194-195.

489 Tra le carte di Roncalli si rinviene anche un foglio d’agendina di appunti ms non datatiche fanno riferimento alla situazione di questa parrocchia: «A Mira. Visita pastorale del* 1948 /Esortare per testamento / Mancano le Confraternite / A.C. esigua – Dare impulso alle Acli.Battesimo affrettare / Troppo tardi si chiama il prete / Festa pochissimo santificata. Nientefunzioni vespertine. Sono per i poltroni le Messe vespertine. Se è possibile separare in chiesa gliuomini dalle donne. / Educare al culto del patrono S. Nicolò / Incoraggio molto suono ecanti. / Poca gente a dottrina. Incoraggiare. Necessità massime. Fare tre parrocchie», AR/FSSDX/749.

490 Armando Battistich (1927-2000) era sacerdote dal 1951; Mario Manzoni, nato a Buranonel 1916, era stato ordinato sacerdote nel 1939.

491 Il 2 luglio seguente scriverà a mons. Bortignon: «la sollecitudine per il rinvigorimentoreligioso di alcuni centri più importanti di questa mia diocesi, che V.E. chiaramente conosce –Mira per esempio, sulla strada fra Mestre e Padova – mi fa desiderare la presenza di qualchebuon sacerdote che in unione di spirito e di energie con l’Arciprete, che è fervoroso ed edificante,contribuisca ad una ripresa spirituale di quel centro, che tocca omai nove mila fedeli, bisognosi

105

1956

Aprile, Note«Veni autem ut docerem te quae ventura sunt populo tuo in novissi-

mis diebus quoniam adhuc visio in dies.[»] Visione di S. Michele a Daniele.[(]Daniel cap. 10 – 4-14).492

1 maggio, martedì [S. Giuseppe Artigiano, Sposo della B.V. Maria]Ancora a Mira per la festa dei lavoratori. Mia Messa sulla porta della

chiesa. Gran folla convenuta dalle parrocchie circonvicine. Al Vangelo mieparole incoraggianti sotto gli auspici di S. Giuseppe artigiano celebratoquest’anno per la prima volta.493 Seguì il comizio, però calmo, col discorsodell’onor. Ponti.494 Nel frattempo mi recai a Ca’ Emiliani495 per incontrar-vi il Ministro Tambroni che era partito.496 Ritorno a Mira per la colazione,l’ascolto dei tre preti Nuzzetti, Manzoni e Battistich, la visita alla chiesa e

di più completa organizzazione parrocchiale, a cui converrà riuscire. Vostra Eccellenza, ricca diclero ben formato ed adatto, non vorrebbe venire incontro alle esigenze del suo patriarca,vecchio e povero, e pur desideroso di preparare una successione di operai evangelici, che rispon-da alle esigenze nuovissime di una regione, a tanti punti di vista, così interessante, e suscettibiledi risveglio pastorale intenso e fruttuoso? […]», AR/FSSD X/528.

492 Breviarium, Pars Verna, Die 8 Maji, In Apparitione S. Michaëlis Archangeli, Ad Matutinum, InI Nocturno, De Daniele Propheta, Lectio II (Cap. 10, 4-8).

493 La decisione di istituire la festa liturgica di s. Giuseppe Artigiano – fissandone la data al1° maggio – era stata annunciata da Pio XII l’anno prima: cfr. «L’Osservatore Romano», 2-3maggio 1955, p. 2. In vista di questa ricorrenza Roncalli aveva ricordato ai diocesani che «anchesu questo punto, le mie impressioni di questi anni di vita Veneziana sono quanto mai felici, esempre ricordo con vivo piacere il mio primo incontro con i lavoratori a San Moisè nel 1953: edi seguito, il secondo a Ca’ Emiliani nel 1954: il terzo a Jesolo nel 1955: e mi preparo apresiedere a Mira alla manifestazione di quest’anno che sarà egualmente festosa e vibrante. Nonho alcuna speciale raccomandazione da fare, ben sicuro che il clero ed il laicato cattolico, d’accordocon le Autorità Civili e con le ACLI, e con le organizzazioni Sindacali ispirate alla tradizionecristiana del nostro Paese, sapranno mantenere questa intonazione, che è all’esaltazione dellagrande dignità del lavoro redento dal Cristo: e all’onore della fraternità e del vero progresso sociale.Come a Mira così dappertutto noi godremo della perfetta fusione delle voci e dei cuori nelloscambievole augurio di prosperità e di pace per tutte le famiglie e per le singole persone che lecompongono. Ed infine godremo di ripetere l’invocazione mattutina del Salmo 89, in cui la terrasembra congiungersi con il cielo: “Lo splendore del Signore Dio nostro sia sopra di noi: L’operadelle nostre mani, dirigi tu, o Signore”», Comunicazione per il Primo Maggio, in «Bollettino», 47(1956)/3-4-5, p. 115.

494 Il democristiano Giovanni Ponti (1896-1961), già membro della Costituente, sindacodi Venezia e primo procuratore di S. Marco, era senatore dal 1953.

495 «Fa una breve sosta a Ca’ Emiliani, dove sulla facciata del tempio si inaugura il mosaicodi Gesù Divino Lavoratore di Nazareth», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 199.

496 Fernando Tambroni (1901-1963), tra i fondatori della D.C. nelle Marche, già membrodella Costituente, era deputato dal 1948; in questo momento ricopriva l’incarico di ministro

106

1956

sacrestia. Alle 16 inaugurazione del nuovo patronato di via Piave di cuibenedissi già la prima pietra. Modernissimo e bello. Passai in seguito aMarghera per la benedizione della nuova chiesetta degli Orioniti dedic. aS. Pio X. Anche là gente immensa, allegra e entusiasta. Alle 20.30 ero acasa.

Deo Gratias.

2 maggio, mercoledìIn casa benediz[ione] nozze Bianchini e Sala!.497 Cose tutte bene. Ap-

profittai del trono. Sposi e gente distinta.Alle 11 ricevetti il giuramento dei nuovi consultori diocesani. Discorso

famigliare e modesto anche a loro. Altre piccole udienze con una lunga dimgr. Ausiliare con cui mi intendo bene su parecchie cose buone e dolorose.

Nel pomeriggio Cresime a Nevers. Tutto bello e in ordine. In casaricevetti un bel gruppo di Guide femminili presentate da mgr. Gottardi eRino Vio e Dinon.498

Questi tre giorni furono veramente laboriosi, specialmente nella penaper la preparazione del mio discorso «L’Eucarestia e la vita sociale» [[al]]atteso con me per dopodomani a Lecce in aereo.499 Domine miserere [Sal 50].

dell’Interno nel I governo Segni (luglio 1955-maggio 1957). Nel marzo 1960 sarà alla guida diun esecutivo della D.C. sostenuto dal Movimento Sociale Italiano che si distinguerà per ladurissima repressione di una serie di manifestazioni democratiche e antifasciste che lo costrin-gerà nel luglio successivo alle sue dimissioni.

497 «Nella cappella del patriarchìo benedice le nozze dei signori Giovanni Battista Bianchinie Maria Teresa Nordio», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 199.

498 Il 30 marzo aveva inviato una lettera a Gottardi in riscontro alla relazione di quest’ulti-mo sul primo decennio di attività dell’Associazione Guide Italiane (A.G.I.): «C’è da benedire ilSignore: […] L’associazione – come è naturale – non ha una consistenza numerica imponente:ma si fa conoscere ed apprezzare, offrendo i ritrovati del suo prezioso ed esperimentato meto-do pedagogico a servizio della famiglia, e dei centri di studio. Mi permetto di incoraggiare ilsistema fin qui seguito, e cioè: la penetrazione silenziosa, pacifica e cordiale, con preferenza arinunciare al successo immediato per assicurare l’irrobustirsi e il maturarsi dell’associazione»:«Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 109.

499 Cfr. supra, appunti del 12 marzo 1956. In vista del Congresso il patriarca invia unmessaggio ai diocesani: «Dal primo congresso del 1891, che fu a Napoli, ai giorni nostri, ilpopolo italiano ha fatto un grande cammino nel senso della unità nazionale e del progressoeconomico […]. Ora il voto ardente del Santo Padre, e nostro, è che per la SS.ma Eucaristiaquesto popolo nostro riesca a superare le insidie degli egoismi, per dare al mondo spettaco-lo sempre più edificante di amore alla Chiesa e di vicendevole rispetto e carità fraterna», Lapartecipazione di Venezia al XV° Congresso Eucaristico Nazionale di Lecce, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 116.

107

1956

3 maggio, giovedìGiornata interamente occupata nella preparazione del discorso di Lec-

ce: la S. Eucarestia e la vita sociale. Pensare, scrivere e farlo copiare: treparole: ma ad attuarle ci vuole tempo e pazienza. Sic Deus me adiuvet.500

—————Fù <detto> degli ultimi anni o mesi di Pascal[:] «L’estrema parte della

sua vita è stata simile ad un interminato languore».Anche di Papini la stessa cosa.501

4 maggio, venerdìA Lecce. Sono commosso: io prego e tenendomi umilmente, mi rac-

comando al Signore che pare mi ascolti appuntino!.Partii alle 7 da S. <Nicolò al> Lido in areoplano! mandatomi dal Gover-

no – D.C. 6 dell’Areonautica! Militare – e in sei ore tra andare e tornareadempii la promessa del mio discorso al Congresso. Mi trovai bene colCard. Mimmi502 e col[l’]ex ministro Pella,503 col vescovo <Minerva> chemi accompagnò nella visita alle chiese principali:504 coi Vescovi e con altripersonaggi.505 Anche il discorso pare abbia fatto buona impressione.506

500 Cfr. supra, appunti del 3 marzo 1956.501 Lo scrittore Giovanni Papini, coetaneo di Roncalli, morirà l’8 luglio successivo. Da

alcuni anni teneva sul «Corriere della Sera» una rubrica in terza pagina intitolata «Schegge», dellaquale il patriarca di Venezia era occasionale lettore: il 6 aprile precedente aveva scritto all’amicomons. Testa: «Il Papini sulle Scheggie! del Corriere scrive che finché dura la buona volontà dimuoversi e di lavorare non si è ancora entrati nella vecchiezza. Poco importa in realtà per chitrova dilettevole anche ogni pena quando tempus resolutionis instat [2Tm 4,6]», PELLEGRINI,Giacomo Testa nel solco di Angelo Giuseppe Roncalli, cit., p. 174; cfr. anche Pace e vangelo, I, p. 464.

502 Il card. Marcello Mimmi (1882-1961), arcivescovo di Napoli, era il legato papale per lacelebrazione del XV Congresso Eucaristico Nazionale. Su di lui si veda Marcello Mimmi a Napolie nella chiesa del suo tempo. Atti delle Giornate di studio promosse dall’Associazione «Storia UominiReligioni», Napoli 9-10 novembre 1989, in «Campania Sacra» 24 (1993)1/2.

503 Giuseppe Pella (1902-1981), costituente e quindi deputato per la D.C., era stato mini-stro delle Finanze e del Tesoro e del Bilancio nei vari esecutivi guidati da Alcide De Gasperi; erastato presidente del Consiglio dall’agosto 1953 al gennaio 1954; dal novembre 1954 era presi-dente dell’Assemblea della C.E.C.A.

504 Francesco Minerva (1904-2004) era stato nominato vescovo di Nardò nel 1948; nel1950 era stato trasferito a Lecce, dove resterà sino alle dimissioni nel 1981.

505 Per una cronaca si veda La giornata dedicata alla Gioventù e alla Sofferenza ha raccolto ipellegrini in fervide manifestazioni di fede, in «L’Osservatore Romano», 6 maggio 1956, p. 4.

506 Durante il suo lungo intervento, a richiami più personali quali quelli relativi allacelebrazione del Congresso Eucaristico di Milano nel 1895, Roncalli ne affiancava altri sullasituazione sociale e politica del paese: «Noi viviamo – indicava il patriarca – in tempi di

108

1956

Alle 19 della sera ero di nuovo a Venezia. Tragitto in aereo felicissimo. Dilà, vicino al [[pil]] pilota contemplai gli specchi di Comacchio, e Veneziaosservata in tutti i sensi dall’alto: un incanto indimenticabile.507 Miei com-pagni mgr. Loris [[e Spaven]] Schiavon, e il cancell. Sambin, Renzo Barba-to il dom[estico] Guido [Gusso] e il capellano di aviazione d. [Sante] Tosidi Piacenza.

5 maggio, sabatoAncora pieno di consolazione per la bella trasvolata di ieri a Lecce. Il

buon successo di ieri mi fa confidare nel volo di mercoledì 9 corr. a Lisbo-na per Fatima.

Udienza di don Car[r]etta parroco di Trevignano. Si acconte[nta]va diessere vicario a S. Moisè.508 Ora sarebbe più contento di diventare parrocodi S. Geremia…509 Pazienza: pazienza.

6 maggio, domenicaDomenica veramente carica di buon lavoro. Alle 8.30 Messa ai Gesui-

ti per onorare S. Ignazio nella Congreg[azione] Mariana. I tre punti dellaloro costituzione: santificare se´ stessi: la carità: la Chiesa.510

proclamata democrazia. Accade sovente di constatare, accanto alla restrittività delle classiabbienti, in materia di applicazione dei buoni principi di vera e doverosa giustizia sociale, cheper converso alcuno, poco esperto della storia antica e recente, si armi e prenda fuoco per lasola rivendicazione dei diritti del lavoratore dei campi e dell’officina, come se questa sia la solaquestione che agita il mondo, pur dovendosi riconoscere che essa è la più aspra e minacciosa.Su questo punto penso bene che convenga restare fedeli ai giusti principi di scienza socialecristiana che ci vennero insegnati, e su cui il magistero apostolico ritorna sovente con tantachiarezza di concetti e di frasi. […] Ogni nazione ha il suo destino segnatole dalla Provviden-za. Il destino d’Italia, erede di Roma, più che di dominare il Mediterraneo colle forze militario marinare – pur vegliando alla propria difesa – o di spingersi ad imprese lontane e pericolo-se, è di raccogliersi tutta in sé stessa, per dare con volontà operosa e concorde il massimo direndimento alle energie ed alle vere ricchezze di ogni ordine che il buon Dio continua adaccumulare: […] Questo destino è spirituale innanzitutto: ma ha profonde conseguenze perl’incremento della prosperità pubblica e privata», L’Eucaristia e la vita sociale, in «Bollettino»,47 (1956)/6-7, pp. 209-222 (le cit. alle pp. 214 e 217); ripreso in Scritti e discorsi, II, pp. 403-417.

507 Due fotografie del viaggio sono riprodotte in A.G. RONCALLI-GIOVANNI XXIII, Questoè il mistero della mia vita, I, a cura di L.F. Capovilla, Bergamo 1990, p. 172.

508 Cfr. supra, appunti del 10 aprile 1956.509 Cfr. infra, appunti del 26 giugno 1956.510 «Celebra la s. Messa ai “Gesuiti” all’occasione del IV Centenario della morte di San-

t’Ignazio di Loyola», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 200.

109

1956

Nel pomeriggio ritrovo dei bambini ai SS. Apostoli. Bellissimo con-vegno. Mie parole. Unione con Lecce:511 Gesù e Maria.

Alle 17 funzione e processione col legno della S. Croce al grande ospe-dale S. Marco: mie nuove parole sulla virtù e l’amore della S. Croce.

Alle 18 mio discorso su S. Ignazio ai Gesuiti.512 Sguardo d’insiemealle località che ricordano S. Ignazio vivo e glorificato: testa robusta, cuo-re saldo, occhi aperti verso l’avvenire. Dissi senza aver neanche scritto:ma seguito dalla più grande attenzione. Ciò che mi rende doloroso ilproblema della mia predicazione.

7 maggio, lunedìDiscesi a S. Marco per la processione delle Rogazioni.513 Non assistet-

511 «Alle 15 presiede al raduno Eucaristico dei bimbi Veneziani sincrono con la chiusura delCongresso di Lecce», ibidem.

512 Il 1° maggio aveva pubblicato un messaggio in occasione del centenario ignaziano:«Familiare al nome della Compagnia e del suo Fondatore dagli anni della mia educazioneprimitiva – aveva scritto il patriarca –, piacemi rendere umile ma aperto omaggio di perso-nale simpatia alle celebrazioni centenarie della morte di Sant’Ignazio di Loyola. Familiare,ripeto, ai Padri Gesuiti, che dai tempi della soppressione lasciarono nella mia diocesi nativaun’orma sensibile della loro apostolica presenza. Quando nel 1814, si riuscì in qualche regioned’Italia a ristabilire la Compagnia, cinque dei primi otto o nove padri che risposero alle solleci-tudini di San Giuseppe Pignatelli furono Bergamaschi, meritatamente noti ai loro conterranei,che tuttora ne tramandano i nomi, quali io li risentii pronunciare con grande riverenza e vene-razione. Le benemerenze della Compagnia di Gesù, a servizio della Cattolicità sono al di là diogni dimensione. Quanto, dall’epoca Tridentina, nei paesi latini ed anglosassoni, nelle terre dimissione, e negli istituti di cultura, fu lavoro dei Gesuiti è stato oggetto di studi profondi econtinuati. Le diocesi di tutto il mondo, e la maggior parte delle famiglie religiose antiche emoderne, più o meno, le sono largamente debitrici. Singolare elogio della Compagnia è lasopravvivenza del Santo Fondatore, e la sua preveggenza rivelatasi sempre provvidenziale. Iservigi molteplici della Compagnia sono in realtà servigi resi alla civiltà cristiana, alla personaumana, ed all’azione sociale ed apostolica. Venezia diede ad Inigo Lopez de Loyola ed ai suoiprimi una ospitalità che accese nel loro cuore, con le suggestioni di Oriente, la visione dell’im-menso mondo da conquistare a Cristo Signore. Qui restò perenne il ricordo della loro carità,oltre che ai ss. Giovanni e Paolo ed alla Giudecca, in quell’Isola detta poi della “Salute”, che è pursempre un richiamo di misericordia, di fraternità e di apostolato. Per questo Centenario, è bennaturale che il voto del clero e del popolo Veneziano, che una comunità parrocchiale di questaVenezia che si espande ai margini lagunari, si nomini dal grande Fondatore. A portare il nomee la protezione di Sant’Ignazio fu scelta la ridente località di Ca’ Bianca del Lido, che guarda lalaguna e il mare. Sulle celebrazioni di questi giorni, sulla cara Comunità dei Padri Gesuiti diVenezia, sulle Congregazioni Mariane, che sono il fiore più profumato della pietà Ignaziana, esulla popolazione di Ca’ Bianca amo porre il suggello delle parole che furono l’idea orientatricedella Compagnia fin dal suo nascere: “Ad maiorem Dei gloriam”», Il Centenario della morte di S.Ignazio di Loyola Fondatore della Compagnia di Gesù, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, pp. 121-122.

513 Le rogazioni, o Litaniæ minores, erano processioni di carattere penitenziale, accompagna-

110

1956

ti alla Messa. Risalii per le udienze: don Aldo da Villa: gruppo di neocommunicanti di S. Salvatore: mgr. Ausiliare. Alcune Suore. Ebbi a cola-zione mgr. Bertin della Prop. della Fede in Francia.514 Con lui e con donLoris mi recai agli Alberoni per salutare mgr. Macacek che sta un po’meglio: ma è bisognoso di molti riguardi. Mi riparlò del suo ritiro:515 malo declinai e per confortarlo, e per prendere più tempo a riflettere.

A sera mgr. Vecchi mi mise a parte delle difficoltà insorte circa lepretese del Governo per indennizzarsi circa la cessione di una parte del-la Dogana.516 Lo sostenni del mio meglio. Oggi parte per Roma la pri-ma mia richiesta ufficiale alla Commissione Pontificia per la rimozionedei plutei di S. Marco.517

te dal canto delle litanie dei santi e concluse da una celebrazione eucaristica, che si tenevano neitre giorni precedenti la festa dell’Ascensione.

514 La conoscenza con mons. René Bertin risaliva al periodo della nunziatura in Francia.Roncalli si era dovuto particolarmente occupare della riabilitazione di questo prelato originariodella diocesi di Amiens, già vicario generale della stessa, ingiustamente coinvolto dal suo vesco-vo in un procedimento giudiziario. Bertin era stato quindi nominato presidente del Consiglionazionale di Propaganda Fide per la Francia, con sede a Parigi; sulla sua vicenda si veda Anni diFrancia, I, pp. 195-196.

515 Dalla carica di vicario generale.516 Cfr. supra, appunti del 1, 4, 17, 19 febbraio e 13 marzo 1956.517 Cfr. supra, appunti dell’8 gennaio, 27 febbraio e 14 marzo 1956. Con lettera del 5

maggio indirizzata a mons. Costantini, presidente della Pontificia Commissione Centraleper l’Arte Sacra in Italia, Roncalli comunicava che il suo «silenzio di parecchi mesi, promes-so e mantenuto, circa la richiesta soluzione dell’annoso problema dei “plutei della Iconosta-si di S. Marco”, si arresta dopo le facili intese verbali, che ebbi con personaggi del Governo,della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia, e con numerosi cultori d’arte edesperti in materia. La mia domanda semplice e chiara è intesa ad ottenere, per vie pacifiche epersuasive, la applicazione di un sistema tecnico moderno e sicuro, che permetta la rotazione deiplutei marmorei della Iconostasi di S. Marco, nei giorni più solenni dell’anno liturgico, allo scopodi consentire ai fedeli la assistenza e la visione dei sacri riti. […] A prevenire facili irrigidimenticontrari, ritengo opportuno affermare che la avanzata proposta non conduce alla manomissionedella integrità del monumento dei Delle Masegne: ma solo alla applicazione – lo ripeto – di unsistema che fino a ieri mancava, o poteva ritenersi malsicuro, di rotazione dei marmi: e ciò in viaprovvisoria, secondo un calendario da stabilirsi. Inoltre: non è chi non riconosca che una chiesacattedrale, nell’odierno rifiorire di tutto l’apparato liturgico, vedasi ad esempio le recentissimeriforme della Settimana Santa, non può ammettere una segregazione così netta della navata dalpresbiterio. Del resto, gli alcuni che si sono affrettati a trascinare in polemica un affare cosìsemplice, ed avviato a soluzione con oneste intenzioni, e senza sotterfugi, ignorano per partitopreso, e forse perché non praticanti, i motivi seri e di prevalente interesse religioso che premonosulla coscienza del Patriarca. Il contrasto infatti tocca nel vivo quelle ragioni del Culto sacro, perle quali è previsto dalla Legge l’incontro del Vescovo Ordinario con i tutori del patrimonioartistico», AR/Int 2733.

111

1956

8 maggio, martedìRogazioni in S. Marco. Partecipai alla processione. Seguono parec-

chie udienze. Il sigr. Perini che fa molto bene al Marocco:518 è zio di donSalvalajo519 e desidera una onorificenza: archit. Forlati con cui mi intendosulla pratica per i plutei,520 che ora sia avvia a Roma[,] su alcune modifichesul presbitero e in cripta che domandano momentaneo spostamento esilenzio degli operai durante le funzioni: riferimenti a Gerusalemme: paro-le al pittore, poi alle Suore circa le elezioni.521 Carissima visita del dott. Co-orcoux! di Parigi che trattengo a colazione con Venchierutti.522 Tutti dac-cordo! a magnificare la mia buona salute fisica: circa la quale peraltro io nondebbo contare. Dominus protector vitae meae. Solum in Dño confido [cfr. Sal26,1; 10,2].

9 maggio, mercoledìQuid retribuam Domine? [Sal 115,12]523 Scrivo queste parole da Lisbona.

Si è rinnovato oggi il prodigio di venerdì scorso a Lecce. Allora 6 ore diaereo attraversando a[ndata] e r[itorno] l’Italia. Oggi in 4 ore e poco più daGallarate Malpensa a Lisbona: attraversando senza scosse terra piana, mon-

518 Frazione del Comune di Venezia.519 Pietro Salvalajo (1912-1976), ordinato sacerdote nel 1939, era parroco a Marango di

Caorle: cfr. Liber Vitae, p. 103.520 L’architetto Ferdinando Forlati (1882-1975) aveva lavorato presso la Sovrintendenza ai

monumenti di Venezia, contribuendo ad importanti opere di restauro e conservazione, comeper il caso della Ca’ d’Oro e del complesso di Torcello. Era stato nominato architetto dellaProcuratoria – «proto» – della Basilica di S. Marco nel 1948 e manterrà l’incarico sino al 1972.

521 Nell’imminenza della partenza per il Portogallo Roncalli aveva indirizzato il 5 maggiouna Lettera al clero dedicata all’«avvenimento, indubbiamente serio e grave, delle elezioni ammi-nistrative comunali e provinciali della diocesi […]. Conoscendo voi il mio pensiero, espresso invari recenti incontri, ritengo sufficienti poche parole ad intenderci con esattezza di concetto, eperfetta uniformità di mente e di cuore. […] Queste elezioni amministrative conservano ilcarattere decisamente politico delle competizioni elettorali Italiane degli ultimi dieci anni: che èquanto dire: il risultato di esse potrà avere rilevanti riflessi di natura morale e religiosa in tuttaItalia. […] L’ora delle discussioni – più o meno opportune: talora meno che più, sulle nostrelabbra sacerdotali – circa liste e persone, è superata per tutti. In faccia a noi restano i princìpi, chequalificano giusto le liste e le persone. […] Questo della disciplina è uno dei punti fissi che ilvostro Patriarca ama richiamare con amabile fermezza: e sul fatto delle elezioni vi si soffermacon speciale ansietà, tacto pectore episcopali», in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, pp. 124-125.

522 Courcoux era stato il suo medico curante durante la missione a Parigi: cfr. Anni diFrancia, voll. I e II.

523 Cfr. Missale: Præparatio ad Missam pro opportunitate sacerdotis facienda e Canon Missæ; sivedano anche le annotazioni del 12 agosto 1954 e il GdA, appunti dell’agosto 1961, p. 472.

112

1956

tagne e mare, sopra Italia Francia e Spagna, eccomi in Portogallo in facciaall’Atlantico… e per vedere e salutare la Madonna di Fatima. E tutto congrande tranquillità e placidità, ordine e pace. Qui trovo la primavera nelprimo fiore di quest’anno. Bel ricevimento all’arrivo. Il nunzio mgr. Centoe mgr. Righi e alcuni vescovi festanti:524 in nome del patriarca di Lisbona edel vescovo di Leiria. Ottime e festevoli accoglienze alla bella Nunziatura,dove, senza essere stanco, mi riposo.

10 maggio, giovedìA Lisbona. S. Messa nella chiesa della Madonna di Loreto, piena di

Italiani che vi convengono d’ordinario. Molta cordialità: mie parole inco-raggianti nel senso cristiano della vita. Seguirono le visite a S.E. il Patriar-ca Cerejeira Emm. Conçalves, cardinale dal 1929[,] ottimo e amabilissi-mo. Ha 7 anni meno di me:525 diocesi vasta, pochissimi preti. Lungo la viaammirai la città, ed alcuni monumenti più rari, p.e. il Geronimo, un com-plesso architettonico meraviglioso nello stile detto Manuelino.

Vidi la tomba di Vasco di Gama ed altri ricordi importantissimi dellastoria del Portogallo esploratore e conquistatore. A sera diner d’onore allaNunziatura col Card. Cereje[i]ra, Ministro degli Esteri e Ambasciatori.Mgr. Cento e Righi si sono fatti onore.

<Visitai e fui ottimamente accolto dal Presidente della Republica526 edal Ministro degli Esteri, nelle rispettive residenze>

524 Fernando Cento (1883-1973) era nunzio in Portogallo dall’ottobre 1953; Vittore UgoRighi (1910-1980) aveva collaborato con Roncalli presso la delegazione apostolica in Turchia trail 1939 e il 1943 e in questo momento era consigliere presso la nunziatura portoghese: halasciato testimonianza degli anni trascorsi accanto a Roncalli in V.U. RIGHI, Papa Giovanni sulle rivedel Bosforo, Padova 1971. Il 26 settembre del ’55 il patriarca di Venezia aveva indicato a mons.Alves Correia da Silva, vescovo di Leiria, che l’invito a intervenire a Fatima per il XXV dellaconsacrazione del Portogallo alla Madonna gli era particolarmente gradito giacché «so che siincontra colla grande amabilità verso la mia persona di S.E. Rev.ma Mons. Fernando Cento,Nunzio Apostolico a Lisbona, e del suo Rev.mo Consigliere Mons. Vittore Ugo Righi, mieantiche e carissime conoscenze, egualmente addette da anni, come io lo fui, al servizio diploma-tico della Santa Sede. Oh! che gioia spirituale, Eccellenza, questa unione festosa dei cuori nel-l’esaltare e nell’amare la nostra Madre celeste, che un insigne Prelato amava salutare ed invocare:Auxilium Christianorum: Auxilium Episcoporum», AR/FSSD X/395b.

525 Manuel Gonçalves Cerejeira (1888-1977) era stato nominato patriarca di Lisbona nel1929, dopo esserne stato dal marzo 1928 vescovo ausiliare; era stato creato cardinale da Pio XInel concistoro del 16 dicembre 1929.

526 Il generale Francisco Higino Craveiro Lopes (1894-1964) era stato eletto presidente nel1951 – come candidato unico proposto dalla Unione Popolare che deteneva il potere nel paese–, poco dopo la morte del generale António Óscar de Fragoso Carmona, al potere dal colpo di

113

1956

11 maggio, venerdìA Lisbona. Messa al Seminario Patriarcale. Località ed edifici vecchi e

nuovi stupendi. Chierici simpatici e buoni: ma troppo pochi in confrontoai bisogni della vastissima diocesi. Bel[l’]edificio: l’antico di lusso con ri-vestimenti di porcellana verde all’uso Portoghese[,] il nuovo secondo leforme moderne. Entrando nella nuova capella mgr. Schiavon disse: bellama servirebbe benissimo come Teatro o salone accademico.

Le ore della giornata occupate a preparare in iscritto il mio discorsoper Fatima.527

Il nunzio mgr. Cento e il suo consigliere mgr. Righi mi circondano diattenzioni che [[suscita]] <supera>no ogni mio merito. Mi fanno peròpena, afflitti, l’uno e l’altro da una stessa attesa di promozione,528 l’uno acardinale e l’altro a deleg[ato] apost[olico] o nunzio.529

Stato del 1926; resterà in carica sino al 1958. I suoi tentativi di stabilire un dialogo con l’oppo-sizione gli costeranno il diniego di un secondo mandato presidenziale.

527 Mons. Schiavon riferirà che Roncalli «preparò un’omelia che gli fu tradotta in portoghe-se da un sacerdote portoghese. Il Servo di Dio con grande disinvoltura si sottomise per piùgiorni a un esercizio di lettura nella lingua portoghese che gli riusciva alquanto difficile per lapronuncia. Con grande semplicità pregava di scusare quelle espressioni che non riuscivanofoneticamente perfette, e sorrideva, augurandosi che anche i fedeli, nel giorno della celebrazione,avessero a mostrarsi indulgenti», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei JoannisP.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit. p. 171.

528 Dal canto suo Roncalli, già negli appunti del ritiro compiuto nel 1919 presso i Preti delS. Cuore, si era prefisso di «cercare la perfetta povertà di spirito nel distacco assoluto da mestesso, non preoccupandomi in alcun modo di posti, di carriera, di distinzioni, o di altro. Nonsono già troppo onorato così nella eccelsa semplicità del mio sacerdozio, e del ministero noncercato da me, ma affidatomi dalla Provvidenza per la voce dei miei Superiori? Insisto molto suquesto punto che è fondamentale per i miei buoni successi. Non dirò mai una parola, noncompirò un atto, scaccerò come tentazione ogni pensiero che in qualunque modo sia coordi-nato a che i Superiori mi diano posti od incarichi di maggior distinzione. L’esperienza miinsegna a temere le responsabilità. Queste, gravissime in chi se le è assunte per obbedienza,diventano spaventevoli per chi se le è procurate da se stesso, facendosi innanzi prima, o senzaessere stato chiamato. Gli onori poi, le distinzioni, anche nel mondo ecclesiastico sono vanitasvanitatum [Qo 1,2]. Affermano la gloria di un giorno; sono pericolosi per la gloria dei secoli e delParadiso: valgono poco anche secondo la saggezza umana», GdA, pp. 283-284.

529 E sarà proprio Giovanni XXIII ad andare incontro a queste aspettative: Cento saràcreato cardinale nel concistoro del 15 dicembre 1958; Righi sarà inviato internunzio in Irannel 1961. Pochi mesi più tardi, in un un telespresso riservato (n. 10366/C, del 25 settembre1956), si darà comunicazione al ministero dell’Interno di quanto riferito dall’ambasciatoreitaliano presso la s. Sede circa le voci – riecheggiate da alcuni quotidiani – «di un prossimoConcistorio! per la creazione di nuovi Cardinali. Le frasi quasi identiche, gli analoghi argomentisvolti, fanno pensare ad un’unica fonte. La Segreteria di Stato ne è convinta, ma aggiunge dinon essere riuscita a identificarla. Quanto alla sostanza è esatto che uno dei periodi classicidell’annuncio concide con l’Avvento. Ma non è meno vero che il Sommo Pontefice, a Sua

114

1956

12 maggio, sabatoS. Messa nella nuova chiesa di S. Maria di Fatima a Lisboa. Edificio

moderno e imponente. Costruito, si vede, con larghezza di mezzi e credoche radunerà molta gente. In casa mi preparo alla lettura del mio discorsoin Portoghese. Che Dio me la mandi buona.

Nel pomeriggio a Fatima in auto con mgr. Cento. Bellissima natura. Ciprecede però un poliziotto fervoroso ma con un sibilo ingrato e come daserpente. Due fermate memorabili: due chiese monastiche splendide conmonasteri Alcobaca e Batalha. Qualcosa di rarissimo, di solenne e di indi-menticabile.530 La via tutta occupata da auto e da pellegrini a piedi. Arri-vato a Fatima ricevimento trionfale dove comincia l’incantesimo.

13 maggio, domenicaA Fatima. Notte illuminata da migliaia e decine di migliaia di ceri. Al

mattino la spianata come la valle di Josaphat [cfr. Gl 4,2], e tutto in devo-zione e grande fede e pietà religiosa. Gente per lo più povera e venuta apiedi in esercizio di penitenza. Non mancano però i nobili e ricchi. Miosolenne pontific[ale] all’aperto ed omelia in portoghese ascoltatissima:531

assoluta discrezione, può scegliere la data che si crede. Nota anche la Segreteria di Stato che nél’Archidiocesi di Utrecht né quella di Lima sono di ininterrotta tradizione cardinalizia. Non èdetto quindi che il Sommo Pontefice, qualora annunci un Concistoro, crei nuovamenteCardinali per quelle Sedi. Si nota ancora in Segreteria di Stato che i due Concistori di questoPontificato furono destinati a riempire nel Sacro Collegio vuoti assai maggiori di quelloattuale (9 posti vacanti). È noto anche che le aspettative odierne sono numerosissime. Conclu-de ad ogni modo la Segreteria di Stato “che attualmente non vi è alcun segno”. Com’è noto, dei9 posti vacanti, 5 appartenevano ad italiani (Massimi, Schuster, Borgongini Duca, Jorio, Bruno)e 4 a non italiani (Guevara, De Jong, Innitzer, Griffin)», in ACS, Ministero dell’Interno, Gabi-netto 1953-56, b. 255, f. 5091/95 «Cardinali».

530 Due mete classiche per i visitatori della regione: il Monastero di Santa Maria de Alcobacae l’annessa abbazia fondata nel 1153 sono la più insigne testimonianza dell’insediamento deicistercensi nel paese; a Batalha si trova invece l’Abbazia domenicana di Santa Maria de Vitoria, instile gotico, edificata nel XIV secolo in ricordo della vittoria di Joao I nella battaglia di Aljubar-rata contro i castigliani.

531 «Non è questa l’ora né la circostanza per penetrare e studiare – il che umilmente epiamente sarebbe ben permesso – i tre grandi segreti di Fatima confidati ai veggenti – osservavaRoncalli –. È giusto rispettarne il recondito mistero. Ciò che sta innanzi ai nostri occhi però […]tutto questo spettacolo pone un’altra volta il mondo moderno in faccia ad uno di quegliincontri fra il cielo e la terra, fra lo spirito e la carne, fra il Vangelo e le umane concupiscenze sucui splende la luce sovrana di Gesù Salvatore, la luce amabile della Madre sua divina e Madrenostra. O Maria, refugium peccatorum, O Maria, consolatrix afflictorum, O Maria, Auxilium Christia-norum! queste invocazioni hanno caratterizzato epoche straordinarie della storia. […] Ad ogniapparizione direbbesi confidato un compito speciale secondo la varietà delle circostanze, taloraliete, sovente meste e dolorose. Nella storia di queste apparizioni, pressoché dappertutto, il

115

1956

chi dice da 500 mila, chi da 600, persino da 800 mila pellegrini.532 Dopo laMessa benedico col SS. i malati, fra questi una ragazza guarita. A mensanuovo incontro col Card. Cereieira! che rinnovò la consacrazione del Por-togallo al Cuore Immacolato di Maria.

Tornato a Lisbona diner in casa dei Visconti di Botelho – 194 rua deJunquaira – famiglia distinta e buona. Mi ritiro tardi e stanco.

14 maggio, lunedìLunedì colle forti e care impressioni di ieri. Due inviti: presso l’Am-

basciatore di Francia, conte Gio. di Hautecloque, e a sera presso ContessaOlga di Robilant-Alvarez Pereira di Mello (Cadaval) a 40 kil. da Lisboa.

Al mattino visitammo: cattedrale S. Antonio,533 S. Vincenzo de Foracolle tombe dei Breganza, castello di S. Giorgio con vista mirabile. A sera

reale si intreccia col mistico e con l’allegorico. Per me non sono lontano dal credere che quandoil mistero di Fatima sarà completamente svelato, appariranno in più chiara evidenza i diversirivoli fatti più lucenti al sole, che hanno poi confluito al grande avvenimento di storica impor-tanza e significazione; quale fu la consacrazione solenne di tutta la Nazione Portoghese – 13maggio 1931 – alla Madonna di Fatima. […] Niente di nuovo dunque nella Chiesa dal puntodi vista teologico ed ascetico. Ma ciò che è antico, si rinnovella di nuove chiarezze, di nuovifascini per attirare le anime alla contrizione dei peccati ed al perdono di Dio, che purifica e sanai popoli e fa loro pregustare le ricchezze del regno di Dio», Discorso pronunciato a Fatima dal Card.Patriarca il 13 maggio 1956 «inter Missarum sollemnia» nel XXV Anniversario della Consacrazione delPortogallo al Cuore Immacolato di Maria, in «Bollettino», 47 (1956)/8, pp. 261-269 (le cit. alle pp.265-268); l’originale portoghese è in AR, b. 10, f. «Jo. XXIII, Scritti (Originali e copie), 1956,maggio-dicembre». Il 17 agosto 1959, da papa, Roncalli riceverà dalle mani di p. Philippe del s.Uffizio la busta sigillata contenente «la terza parte dei segreti di Fatima»: Pater amabilis, p. 38; peril testo integrale del «segreto» si veda CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Il messaggiodi Fatima, Città del Vaticano 2000; si veda pure T. BERTONE - G. DE CARLI, L’ultima veggente diFatima, Milano 2007.

532 Il giorno successivo indirizza al segretario una lettera in cui ritorna sulla giornata del 13maggio: «ieri festa indescrivibile a Fatima. Tutto bene, e tutto meraviglioso. Niente di esageratoin quanto si dice e si scrive dei prodigi spirituali e del soprannaturale in quel benedetto paese.Scrissi qui di pianta il discorso. Un prelato lo tradusse, è lo stesso direttore di Novitades, unaspecie di don Andrea Spada arrivato alla perfezione. Tutti dicono e scrivono che, a parte piccolinei di pronuncia, tutto riuscì benissimo. Io sorrido un poco, al solito, della poca stima che hodi me stesso. Pensi che perlomeno mezzo milione di uditori a Fatima, e dalla radio tutto il Portogal-lo, mi stava ad ascoltare. Forse sarà bene pubblicare questo discorso tutto intero a Venezia, perdare una nota definita del dottrinale che contiene, e un incitamento alla diffusione del culto», inXIII anniversario della morte di papa Giovanni, cit., pp. 90-91.

533 Pochi mesi dopo, a Sarmeola (PD) ricorderà che «il buon vento mi condusse a Fatima,in Portogallo, e cercai con devota ansietà a Lisbona il luogo dove nacque S. Antonio. Ben pocoresta del palazzo avito dei suoi. Da quell’umile punto di partenza, quale viaggio trionfale peròhanno percorso attraverso i due mondi la vita, il culto, la protezione di S. Antonio», La Casadella Provvidenza, in Scritti e discorsi, II, p. 488.

116

1956

le corniche fino a Estoril passando sulle bocche d’inferno. Luoghi incante-voli: compreso Casquais residenza del[l’]ex re Umberto di Savoia che in-contrai e con cui conversai a lungo. Mi piacque e mi lasciò eccellente im-pressione di bontà di carattere, e di sentimento religioso. Ma molta penacirca il resto: separazione dalla moglie ecc. Mi piacerebbe tanto di aiutar-lo spiritualmente.534

Alle 18 visitai pure il Presid[ente] d[el] Consiglio Salazar, uomo mo-desto, tranquillo e probo.535

15 maggio, martedìUltimo giorno di Lisbona. Mattino in casa, mentre i miei buoni Monsi-

gnori uscirono a vedere altri punti della bella città. Dopo il mezzodì bre-ve riposo, e partenza con vive grazie a mgr. Cento e Righi la cui cortesia eospitalità fù perfetta, squisita e generosa. La ricorderò sempre. Partimmoin Air France. Card. Cerejrera! allo scalo con altre brave persone, p.e. Bote-lho. Trovammo da Lisbona a Parigi viaggiatori numerosi: tragitto tranquilloe magnifico: un po’ brumoso e annuvolato da Tours a Parigi. Qui a Orlybel ricevimento mgr. Clarizio, Benelli, Pirozzi, S[z]kiladz, tutti i mgri dellaNunziatura. Il Nunzio Marella era occupato presso l’Amb. de l’Indone-sia.536 Presenti pure gli amici de «La Croix» dirett. Gabel, Pelissier, ecc.537

Care emozioni nel rivedere ciò che mi fù famigliare per 8 anni: perso-ne e cose Benedicamus Dño.

534 Umberto di Savoia (1904-1983) era stato re d’Italia dal 9 maggio al 2 giugno 1946,quando in seguito al referendum istituzionale il paese era diventato una repubblica. Umber-to si era quindi ritirato a Cascais, presso Lisbona. Nel 1930 si era sposato con Maria Josè, figliadi Alberto I del Belgio.

535 Come in casi precedenti – ad esempio in occasione della visita a Venezia dell’ex ambascia-tore del III Reich von Papen – Roncalli non fa seguire al resoconto dell’incontro alcuna riflessio-ne sulla congiuntura politica del paese, ma si contiene sempre nel registro della descrizione delleforme del colloquio. António de Oliveira Salazar (1889-1970), già docente di scienze economichea Coimbra, nel 1928, due anni dopo il colpo di Stato dei militari, era diventato ministro delleFinanze; nel 1932 era stato nominato presidente del Consiglio, una carica che gradualmentecumulò ad altre dei settori chiave dell’amministrazione, dando così vita a un regime di stampofascista. Nel 1933 aveva promulgato una nuova costituzione, che sviluppava una concezionecorporativa dello Stato. Il Portogallo era dunque – nonostante lo svolgimento periodico delleelezioni – un regime autoritario, dove l’opposizione politica veniva sistematicamente conculcata.

536 Paolo Marella (1895-1984), sacerdote dal 1918, era stato delegato apostolico in Giappo-ne (1933-1948) e in Nuova Zelanda (1948-1953) prima di essere nominato nunzio apostolicoa Parigi nell’aprile 1953: vi resterà sino al 1959.

537 Due anni più tardi scriverà al nuovo direttore de «La Croix», Joseph Matheron, comu-nicandogli che finalmente aveva «la gioia di rivedere “La Croix” che da qualche anno era statasospesa, e con mia pena non mi arrivava più a Venezia. Io sono un amico de “La Croix” e dei

117

1956

16 maggio, mercoledìA Parigi. Nunziatura Apostolica. Notte buona, riposante. Ospito con

me il Card. Agagianian sempre carissimo con un vescovo suo.538 Mia Messain capella che trovai tal quale, come tutto del resto come lasciai il 23 febbr.1953. Alle 10 assistenza al gran pontificale a Notre Dame con 7 Cardinali:Tisserant, Tapp[o]uni, Agagianian, Gerlier, Saliège, Roncalli, Feltin e cir-ca 40 tra arciv. e vescovi di varii riti per il I Centenario dell’«Oeuvred’Orient[»].539 Convito presso le Suore del Cuore Immacolato di Maria.Seguirono poi due ricevimenti: de la «Croix» all’[[Argentina]] <America>Latina, dove incontrai oltre gli amici de «la Croix» a cui feci tanto piacere,le prime conoscenze: Bidault,540 Pfimlin!,541 e altri parecchi. Pio ricevi-

P.P. Assunzionisti “a juventute mea” ed ho vissuto coi Padri della vostra congregazione tantodi Roma, come d’Oriente – Bulgaria e Turchia – e di Francia. Pensi dunque come questo ritornodel giornale mi fù caro, tenendomi familiare specialmente colla Figlia primogenita il cui amoreporto sempre vivo nel cuore», AR/Int 2986.

538 Krikor Bedros Aghajanian (Gregoire-Pierre Agagianian) era nato nella Georgia armenail 18 settembre 1895. Era stato ordinato sacerdote cattolico di rito armeno nel 1917 e dal 1921aveva iniziato ad insegnare presso il Pontificio Collegio Armeno di Roma, del quale fu poirettore dal 1932 al 1937. Nominato vescovo nel 1935 era stato insignito del titolo di patriarca diCilicia e di Catholicos di tutti gli armeni nel 1937 con il nome di Gregorio Pietro XV. Era statocreato cardinale nel 1946 ed in questo momento era presidente della Pontificia commissione perla redazione del Codice di Diritto Canonico Orientale.

539 L’«Œuvre des Ecoles d’Orient» era stata fondata nel 1856 da un gruppo di docenti laicidella Sorbona riuniti attorno al matematico Augustin Louis Cauchy per dare un sostegno aibambini libanesi. L’associazione fu riconosciuta da Pio IX nel 1858 e dopo le stragi di cristianimaroniti ad opera dei drusi e la scomparsa dell’Impero Ottomano le sue finalità si diversifica-rono: prese il nome di «Œuvre d’Orient» e iniziò ad interessarsi in senso lato delle vicende dellechiese cristiane in ambito musulmano. Il primo direttore generale dell’«Œuvre» dal 1856 al 1861era stato mons. Charles-Martial Allemand-Lavigerie, fondatore dei Padri Bianchi, poi creatocardinale da Leone XIII nel 1882.

540 Roncalli aveva fatto la conoscenza di Georges Bidault (1899-1983) – esponente dispicco e poi capo del movimento resistenziale francese, guida del M.R.P., ministro degli Esterie presidente del Consiglio – all’epoca della missione diplomatica parigina: con lui aveva apertoun difficile negoziato riguardo all’epurazione di una parte dell’episcopato francese accusato dicollaborazionismo con le forze d’occupazione naziste; di qui a un paio di anni Bidault – a causadella sua tenace opposizione alla politica di De Gaulle per l’Algeria – perderà l’immunitàparlamentare e sarà costretto ad abbandonare la Francia; nel 1968 sarà graziato. Sui rapporti conRoncalli ha riferito nella deposizione rilasciata nel 1970 nella rogatoria parigina per la canonizza-zione di Giovanni XXIII: Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P.XXIII constructus in Curia Parisiensi, cit., IV, pp. 76-93; cfr. anche Anni di Francia, I e II; su di luisi vedano J. DALLOZ, Georges Bidault, biographie politique, Paris 1992, e J.-C. DEMORY, GeorgesBidault, 1899-1983, Paris 1995.

541 Pierre Eugène Jean Pflimlin (1907-2000), membro del M.R.P. sin dalla sua fondazio-ne. Era stato più volte ministro dell’Agricoltura durante la nunziatura di Roncalli a Parigi.

118

1956

mento al Minist[ero] degli Esteri dove il Co. La Chauvinière fece gli onoridi casa. Bonardet ecc. mi fecero grande festa.

17 maggio, giovedìDa Parigi a Venezia. Il passaggio sulla Senna mi fù motivo di commo-

zione come e più di quando lasciai la Francia dopo il mio servizio di 8anni.542 Il viaggio di nuovo e sempre felicissimo. Da Parigi a Malpensa inaereo de la Aire! France poco più di un´ora e mezza. Lunga la strada in autoda Malpensa a Milano. Fugace visita alle care Figlie del S. Cuore e poi ferro-via da Milano a Venezia dove giungemmo a mezzanotte. In casa letizia epace. Ringraziai il Signore e la Madonna, proprio di cuore.

18 maggio, venerdìRipresa del buon lavoro a Venezia. Nel pomeriggio mi recai a Torre-

glia per le ultime battute degli Esercizi Spirit[uali].543 Sentii la predica ulti-ma, riassunto della precedente di S.E. mgr. Bosio arciv. di Chieti, un Bre-sciano schietto e buono, che a quanto sentii lasciò tutti molto soddisfat-ti.544

Ivi incontrai il nuovo Vescovo di [[Av]] Treviso, mgr. Negrin, chelascia Ravenna dove fù arcivescovo per oltre tre anni, e pare si sia trovatobene nonostante le difficoltà di quell’ambiente.545

Sarà il penultimo presidente del Consiglio della IV Repubblica (1958), quindi sindaco diStrasburgo (1959-1983) e presidente del Parlamento europeo (1984-1987). Sulla sua vicendapolitica si è soffermato in P. PFLIMLIN, Mémoires d’un européen de la IVe à la Ve République, Paris1991.

542 Sulla missione diplomatica di Roncalli in Francia si vedano É. FOUILLOUX, Straordinarioambasciatore? Parigi 1944-1953, in Papa Giovanni, cit., pp. 67-95, e ID., Le nonce Roncalli d’après ses«Agendas» parisiens (1945-1953), in «Rivisitare Giovanni XXIII», cit., pp. 415-431.

543 Il 15 maggio, da Lisbona, aveva scritto al segretario della Conferenza episcopaletriveneta Bortignon, che mandava «innanzi un saluto per tutti i venerati nostri Confratelliarciv. e vescovi del Veneto raccolti in spirituale esercitazione a Torreglia, dove a Dio piacendoconfido di ritrovarli tutti insieme venerdi mattina. Ho pregato tanto secondo le specialicondizioni di ciascuno, e le comuni a tutti in questo momento. Fatima è certamente un puntodi incontro fra cielo e terra. La divina Madre di Gesù, e Madre nostra c’entra per davvero, comeAuxilium Christianorum: Auxilium Episcoporum. Non so dir altro. Mi basta e mi confortail sapere che tutti noi, dell’Episcopato Veneto, guardiamo a Lei, che ci legge nel cuore», AR/FSSD X/502.

544 Giovanni Battista Bosio (1892-1967), di Concesio, era stato ordinato sacerdote nel1915; nel 1948 era stato nominato arcivescovo di Chieti.

545 Evidentemente difficoltà anche legate alla geografia elettorale della zona, dove sonopreponderanti i suffragi per il P.C.I. e il P.S.I.

119

1956

19 maggio, sabatoA Torreglia dove passai la notte fù facile l’intesa in preparazione alle

adunanze annuali de l’episcopato Veneto fissate per l’autunno inoltrato.546

Pieno accordo coi Confratelli. Era presente il nuovo Vescovo di Trevisomgr. Negrin, come scrissi ieri sera.

Così si chiude e si risolve una situazione alquanto penosa per quelladiocesi.547

20 maggio, domenica [Domenica di Pentecoste]Pentecoste devota e tranquilla. Al Vangelo della mia Messa Pontifica-

le mgr. Loris lesse dall’ambone la mia lettera breve circa le imminentielezioni. Nessuno fiatò.548 Dopo la Messa tenni l’Omelia «conceptus de

546 Dal verbale si desume che la riunione si apre con una lunga serie di comunicazioni, cheincludono anche la questione della «propaganda comunista nelle scuole medie e nelle Universi-tà» – rispetto alla quale si decide che «ciascun eccellentissimo riferirà direttamente» alla Concisto-riale –, la creazione di tre Scuole A.C.L.I. per il Clero Veneto a Verona, Padova ed Udine e ilsostegno all’attivita della Pontificia Opera di Assistenza. Si dibatte anche l’o.d.g. per la successi-va riunione del 22-24 ottobre e si stabiliscono i seguenti temi e relatori: «1) Problema deiGiovani: Mons. G. Carraro, Vescovo di Vittorio Veneto; 2) Inc. Musica Sacra: Mons. G. Zinato,Vescovo di Vicenza; 3) Concrete proposte per l’introduzione del Volgare nella liturgia dellaSanta Messa: Mons. Ant. Santin, Vescovo di Trieste, Mons. E. Negrin, Vescovo Arcivescovo diTreviso; Mons. G. Carraro, Vescovo di Vittorio Veneto; 4) Tasse: Mons. Giacinto Ambrosi,Arcivescovo di Gorizia; 5) Cinema: il segretario [Bortignon] porterà le conclusioni di studi chesaranno fatti da competenti»: Verbale dell’incontro 19 maggio 1956, pp. 1-3, in ASPV, Curia Patriar-cale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Trive-neta 1956».

547 Dopo la morte di mons. Mantiero, vescovo dal profilo paterno ma giudicato debole daalcuni membri del clero, si erano verificate tensioni rispetto alla gestione diocesana dell’ammini-stratore apostolico Carraro, già ausiliare di Treviso e in questo momento vescovo di VittorioVeneto, «uomo superiore ad ogni elogio e – all’occorrenza – fermo e deciso»: Testimonianza dimons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

548 Manca una settimana al voto e il patriarca dispone la lettura del seguente messaggio «atutte le ss. Messe, anche pomeridiane, ed alle funzioni» della domenica di Pentecoste: «Miei carifiglioli, Le leggi fondamentali dello Stato democratico ci mettono in condizione di provvederenoi stessi alla amministrazione dei nostri Comuni e della Provincia. Domenica 27 maggiosaremo infatti chiamati a rinnovare le amministrazioni comunali e provinciali. L’avvenimentotocca perciò il capoluogo, e gli importanti e popolosi comuni di Caorle, Eraclea, Jesolo, Mira, eQuarto d’Altino. È ben naturale che, in questa circostanza, io mi accosti a ciascuno di voi conspeciale riguardo: per invitarvi alla riflessione, alla serietà del proposito ed alla preghiera. Voiconoscete il mio animo, incline alla mitezza, alla unione fraterna, al buon ordine. Anche inquesta occasione, le mie sono parole di pace: ad assicurare la quale, nel senso e nel valore intesodal Cristianesimo, ciascuno è tenuto ad assolvere, con perfetta cognizione di causa, al suo dirittoe dovere di votare. 1 – L’obbligo di recarsi alle urne è gravissimo, e vuole essere compiuto anchea prezzo di disagio personale. 2 – Le liste si qualificano non solo da un emblema: ma inoltre da

120

1956

Spiritu Sancto[,] natus ex Maria Virgine».549 Le impressioni di Fatima mioffrirono l’ispirazione e anche l’ammonimento duplice: «non contristarela S[anta] S[ede][»] e intensificare il culto di Maria la sua Sposa eletta.—————

Ieri si è spenta in giovane età Suor Tarcisia Villa delle Imeldine checonobbi a Sappada l’anno scorso in luglio. Anima eletta, e grande motivodi compiacimento e di speranza per la giovane nuova Congregazione. Eradi Torbiato. Suo padre un Bergamasco fattore del conte Marenzi che ioconobbi bene, come proprietario della mia Casa dello Studente in Berga-mo.550

21 maggio, lunedìMi reca mestizia la morte di S.E. mgr. Giov. Costantini arciv. tit. di

Colosse: a cui io fui prefetto di camerata nel 1903 e 04 al Seminario Ro-mano. Ci volevamo bene ed egli riuscì assai benemerito per la ricostruzionedelle chiese, campane e case sacerdotali in Italia dopo la I e la II guerra.Sacerdote intelligente, distinto e retto. A lui si deve la formazione della nuovadiocesi di Spezia, dove fù il primo Vescovo. Fù già canonico di S. Marco, el’ultimo nostro incontro famigliare e fraterno fù qui a Venezia come mioospite in occasione della festa centenaria di S. Lorenzo Giustiniani.551

ideologie e da programmi. Il cattolico non può assolutamente dare il suo voto a quelle liste, cherappresentano l’opposizione netta e decisa alla dottrina cristiana: e combattono con asprezza,che non conosce attenuazioni, la Chiesa Cattolica nel mondo: intendo dire innanzitutto a quelledei Comunisti, e di quella parte dei Socialisti, ben qualificata in Italia, che tiene loro bordone. 3– Ogni questione di aperture, che implicherebbero l’indietreggiare dei cattolici dal buon cammi-no della loro maturazione e qualificazione anche politica, è ormai superata. La preoccupazionepreminente di chi si cura degli interessi religiosi e sociali del popolo cristiano è lo stare con ilVangelo o contro di esso, secondo direzioni convenute e sicure. 4 – La scelta dei cattolici è prestofatta: anche in faccia a qualche comprensibile disappunto o indisposizione personale: ed avisioni contrastanti con quella linea e con quel programma che, infine, si sono rivelati soli validiad opporsi alla scristianizzazione d’Italia. 5 – Il richiamo alla disciplina che rinnovo può do-mandare sacrificio: ma è a servizio della fraternità, della prosperità vera e della pace. A tutti e aciascuno dei miei figli il saluto e l’augurio cristiano: benedictio et pax», La parola del Card. Patriarcaai Veneziani, in «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, pp. 125-126.

549 «Pontifica la Messa a San Marco e tiene l’Omelia sull’articolo del Credo apostolico“Conceptus est de Spiritu Sancto: natus ex Maria Virgine”», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p.200.

550 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 537; si vedano pure supra, gli appunti del 25 febbraio 1956.551 Cfr. supra, appunti del 3 gennaio 1956. Il 29 maggio successivo Roncalli assisterà in S.

Marco a una messa da requiem per Costantini, intervenendo con un ricordo dell’amico defunto:«Il rito mesto e soave con cui i Rev.mi Canonici di S. Marco accompagnano al Signore l’animabenedetta del loro antico confratello S.E. mgr. Giov. Costantini arciv. titolare di Colossi mi

121

1956

Morendo istituì una borsa di studio al Seminario Romano per un chie-rico di Venezia scelto dal Patriarca. Vale, dulcis anima et ora pro me.552

22 maggio, martedìNon potei recarmi a Castions di Zoppola per i funerali di mgr. Giov.

Costantini: ma vi mandai mgr. Ausiliare e due canonici di S. Marco.553

consente alcune parole inspirate ad un triplice sentimento. 1) di personale spirituale fraternitàcol desideratissimo defunto[,] 2) di ammirazione per le schiette benemerenze sue nei rapporticon la diocesi Veneziana che lo accolse come figlio sacerdotale e tale lo ebbe per oltre 25 anni[,]3) di viva riconoscenza per parte di tutte le diocesi d’Italia a cui si estese la sua opera di ricostru-zione materiale intesa nel senso ed a servigio delle elevazioni più alte di tutta la nazione,all’uscire dalla guerra e dai disastri che la seguirono. I miei ricordi lo vanno a ricercare a Romadove lo ebbi compagno di studi, e buon camerata al Seminario Romano negli anni 1903, 04, 05.Fù lui che mi introdusse alla conoscenza ed alla ammirazione devota del card. patriarca Gius.Sarto, e poi Papa Pio X. [[che]] Questi lo aveva accolto amabilmente dalla diocesi nativa diConcordia, [[lo aveva]] inscritto al clero Veneziano, [[inviato]] <poi fatto Papa avviato> alSeminario [[R]] Pontificio suo, con una borsa speciale per lui. Fù giusto in quel tempo cheanch’io conobbi il giovane sac. venez. Giovanni Jeremich che lo stesso Papa allocò allo stessoSeminario a S. Apollinare in preparazione alla sua laur[e]a in diritto canonico, che dovevafornirgli il titolo a quella famigliarità successiva col clero Veneziano che anche oggi rievoca emantiene in benedizione il suo caro nome. Allora nei privati conversari dell’ambiente Romanoe un po’ dappertutto si respirava un´atmosfera tutta Veneta, nelle evocazioni della vita famiglia-re passata e presente del nuovo Papa[,] nella ammirazione delle prime mosse del nuovo gover-no [[verso]] <segnate da> una preoccupazione di fervore pastorale, e di santa, talora e peralcuno, di audace novità, la cui realizzazione profonda e insieme grandiosa [[costit]] dovevacostituire il grande merito del Pontificato di Pio X rimasto anche oggi mirabile oculis nostris.Potete ben credere come io fossi lontano dall’immaginare per la mia umile vita di novellosacerdote un incontro futuro con tutto questo mondo segnato dalla ispirazione e dalla tradi-zione religiosa di questa nostra fortunata regione. Ma la presenza del [[giovane]] <chierico>Costantini fra noi, [[come lui]] giovani <come lui> ansiosi e confidenti, tingeva dei più sedu-centi colori la prospettiva del buon lavoro a cui la Provvidenza ci riserbava. Quando nell’autun-no del 1908 io [[feci]] venni la prima volta a Venezia, per la prima conoscenza della incompara-bile città e [[nell]] per qualche ricerca di carattere storico e iconografico mi ero affidato a lui che miaveva trovato un alloggio modesto ma conveniente presso una buona [[vedova]] <signora>della sua parrocchia di S. Giacomo dall’Orio dove egli era collaboratore del parroco. Ma egli eragià in pienezza di intenso lavoro come professore di S. Scrittura in Seminario»: Venezia, 29.V.956/ In morte di S.E. mgr. Gio. Costantini / arciv. tit. di Colossi / Parole del Patriarca nell’uff.funebre a S. Marco in die septima deposit., AR/Int 2746.

552 Cfr. supra, appunti del 14 e 17 febbraio 1956. Di mons. Costantini viene pubblicato unNecrologio, che riprende tutte queste informazioni, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 205.

553 Aveva scritto due giorni prima al fratello di Costantini, il card. Celso: «avrei volutovenire a Castions di Zoppola per il funerale di don Giovanni: ma avrei dovuto rinunziare ad unconvegno di sacerdoti convenuti a posta da sei diocesi con programma preparato e che nonpotei rinviare. Senza dire di un incontro colla Banca Cattolica del Veneto e coi rappresentantidella Biennale che si trovano già coi piedi sulle staffe e che non posso arrestare. Mando però il

122

1956

Mi riservo di far celebrare un officio funebre al riaprirsi delle scuoledel Seminario in ottobre in suffragio di quell’anima buona e tanto bene-merita.554 Coincidenza singolare. Mgr. Costantini già segret[ario] del Card.La Fontaine555 promosse l’acquisto della villa di Fietta, e in città fù unodegli ideatori e propulsori più laboriosi del Tempio votivo al Lido.556

Egli muore nell’anno in cui Fietta è venduta, e il Tempio Votivo arre-stato da tempo riprende e si avvicina al suo compimento. Il Signore siserve della nostra cooperazione alle [[op]] imprese nobili e sante: ma nonha bisogno di noi.

23 maggio, mercoledìOggi ebbi ospite carissimo il card. Celso Costantini proveniente dai

funerali di suo fratello.557 Fù uno scambio cordiale di amicizia, edificante econfortatrice.

24 maggio, giovedìGiornata di ritiro sacerdotale alla Salute. Mgr. De Perini ed io predi-

cammo sullo Spirito Santo. Io colsi alcune idee incoraggianti per i preti alfervore: lo Spirito Santo: colomba, alito e fiamma.558

mio vescovo Ausiliare mons. Gianfranceschi a rappresentarmi personalmente, e due Canoniciche rappresenteranno il Capitolo di S. Marco. Stiamo poi preparando un ufficio funebre a S.Marco, appena la liturgia lo permetta: ed un altro ufficio alla Salute, con intervento del Semina-rio in ricordo riconoscente della fondazione lasciata dal desideratissimo defunto a beneficio diun seminarista Veneziano da educarsi a Roma. Io presiederò personalmente e solennementeall’uno e all’altro in nome di tutto il Patriarcato. […] Mio caro don Celso: eccoci veramente allapari. “Celsitudo delectat omnes”, scrive Santo Agostino. Ma “humilitas gradus est”», SIMONA-TO, Il carteggio tra A.G. Roncalli e C. Costantini (1936-1956), cit., p. 552; ripresa in ROMANABEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS SERVI DEI IOANNIS PAPAE XXIII, SUMMI PONTIFICIS (1881-1963), Biografia documentata, cit., pp. 2181-2182.

554 Cfr. infra, appunti del 5 novembre 1956.555 Pietro La Fontaine (1860-1935), di Viterbo, era stato ordinato sacerdote nel 1883. Nel

1906 era stato nominato vescovo di Cassano Jonio e nel 1910 era passato a lavorare nellacongregazione dei Riti. Nel 1915 Benedetto XV lo aveva nominato patriarca di Venezia e l’annosuccessivo l’aveva creato cardinale. Su di lui si vedano G. MUSOLINO, Pietro La Fontaine, patriarcadi Venezia (1915-1935), Venezia 1988, e G. VIAN, L’azione pastorale del patriarca La Fontaine, in LaChiesa di Venezia nel primo Novecento, a cura di S. Tramontin, Venezia 1995, pp. 85-123.

556 Cfr. supra, annotazioni al 26 febbraio 1956.557 Celso Costantini (1876-1958), vescovo dal 1921, era stato delegato apostolico in Cina;

nel 1935 era stato nominato segretario della congregazione de Propaganda Fide ed era statocreato cardinale come Roncalli nel 1953.

558 «Ritiro sacerdotale / Lo Spirito Santo / Tre modi di apparire[:] 1) sicut columba. Imitarela colomba[,] abitare in loco mundo, e mangiare ciò che è puro. Nulla di sordido[.] Il corvo e la

123

1956

Ancora una volta mi sentii preso dalla stessa timidezza innanzi al mioclero riunito, e buono. Pazienza. Tutto sarà per il meglio.559 Mi trattenni acolazione: e presiedetti alla adunanza pomeridiana in cui presentai la rela-zione che mgr. Vecchi fece sul Seminario e progetto di ritorno da Fiettaalla Salute. Fù chiara e non sollevò discussioni. Deo gratias.

Verso sera mi recai a Trivignano! per la S. Cresima. Vedevo per laprima volta quella parrocchia, davvero un modello di parrocchia, dovutaallo zelo del suo pastore don Carretta che vi si trova da 24 anni.

25 maggio, venerdìLa quiete che oggi speravo fù invece lavoro intenso per le elezioni. Il

dott. Ugo Sciascia mi recò le preoccupazioni da Roma.560 S. O[ffizio] cir-

colomba di Noè dall’arca. Perché il corvo non tornò: la colomba sì: corvo è immondo animale,la colomba è monda[.] Per il corvo il diavolo: per la colomba lo Spirito S[anto]. Saper scegliere[.]b) la colomba è semplice: come è semplice la verità: quindi in carità, niente bugie, o artifizio[.] c)la colomba è pacifica, senza fiele: unità dello spirito, in vinculo pacis. Beati mites: beati pacifici[Mt 5,5.9] dunque niente animosità, risentimento, ma perdono largo e lieto[.] 2) sicut alitus.Gesù alita, e dice: accipite Spiritum Sanctum [Gv 20,22]: saper pregare significa saper attrarre Osmeum aperui et attraxi Spiritum [Sal 118,131], come Davide. Tutto il Salmo 118 – preghiamocon la Chiesa, con Davide. 3) sicut ignis – dispertitae linguae tamquam ignis, seditque suprasingulos eorum [At 2,3] – a) colonna di fuoco che precede gli ebrei nel deserto la notte[.] b) IlSinai fumante, il Signore che discende in igne. c) in Isaia, veh! mihi quia tacui [quia vir] pollutuslabiis [ego sum] [Is 6,5]: il fuoco tolto dall’altare, e purifica le labbra e il cuore. Il fuoco indicatrasformazione[:] es. gli apostoli qui ibant gaudentes [At 5,41]. Lo Spirito Santo da´ fiamma alsacerdote: via le impazienze, la tepidezza, il languore, la negligenza. Il fuoco, il fuoco: o ci divoral’amore di Cristo, o ci divorerà il fuoco eterno. Circa il fuoco eterno, impressioni da Fatima –non esagerare sul modo, ma tener sodamente alla dottrina. Il P. Segneri: o inferno o penitenza.Noi siamo fatti per il cielo. Il fuoco divino, che è lo Spirito del Signore ci abbruci nel buon senso.Ignem veni mittere in terram, et quid volo nisi ut accendatur [Lc 12,49]. Fuoco sulla terra per noiviaggiatori, è il S. Sacramento della Eucaristia. Passaggio opportuno a dire del Corpus Dñi nellafesta imminente. Per questa data nella settimana di Pentecoste a Terza il Veni Creator e a Terza diogni giorno: Nunc sancte nobis spiritus»: AR/FSSD X/507.

559 Cfr. infra, appunti del 9 ottobre 1958.560 Nella deposizione resa nella rogatoria veneziana mons. Gianfranceschi rimarcherà il

fatto che Roncalli «non volle nemmeno esprimere […] una condanna del settimanale D.C. “Ilpopolo del Veneto” di cui il Dr. Dorigo era allora direttore, nonostante l’opinione diversa dialcuni vescovi del Veneto. So che questi atteggiamenti, come pure quelli presi dal Servo di Dioalle elezioni, e alludo specialmente a quelle del 1956, nel cui periodo preparatorio il Servo di Dioera a Fatima, e io l’accompagnavo, non fu giudicato bene in “alto loco”. Venne una volta aVenezia a chiedere informazioni, ecc. l’ing. Sciascia, del Comitato Civico Nazionale. Il Servo diDio volle che al colloquio fossi presente anch’io. In una mia visita successiva, a Roma il card.Ottaviani tornò sull’argomento», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei JoannisP.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 313-314. Delle preoccupazioni romane ilpatriarca doveva aver avuto già certamente sentore rientrando dal viaggio a Fatima e trovando

124

1956

ca il dott. Dorigo.561 Ne uscì una lettera al Card. Ottaviani, in cui feci ilpunto alla situazione, e rimisi ad elezioni fatte nuove sollecitudini per rad-drizzare ciò che sarà possibile.562 È il Signore però che fà le teste e che lepuò aggiustare con la grazia sua.

Ieri sera ebbi a cena ed offrii il letto per la notte al prof. La Pira sinda-co di Firenze che io stimo e venero.563 Stamane ascoltò la messa di don

tra la corrispondenza una missiva del sostituto Dell’Acqua, il quale gli aveva scritto che «in uncosì delicato periodo elettorale, sarebbe forse stato preferibile» restare a Venezia: lettera di A.Dell’Acqua del 14 maggio 1956, in AR, b. 45: «Venezia». Occorre peraltro ricordare che il 20aprile precedente il patriarca di Venezia si era indirizzato alla segreteria di Stato – ottenendo unriscontro positivo – per avere il visto sul proprio passaporto: «Questa parentesi Portoghese –aveva scritto nella lettera – risponde ad un amabile invito dell’Ecc.mo Vescovo di Leiria. Lemodalità della mia permanenza nella repubblica Iberica sono state concordate tra la NunziaturaApostolica di Lisbona e l’autorità diocesana invitante, come l’anno scorso si fece per l’Em.moCard. Alfredo Ottaviani», AR/Int 2728.

561 Dorigo, nonostante il giudizio di inopportunità espresso dal patriarca, era stato infattiinserito nelle liste dei candidati della Democrazia Cristiana.

562 «La visita del dott. Ugo Sciascia mi permette di riferire per suo tramite quanto pensavodi scrivere più largamente a Vostra Eminenza Reverendissima. Sono certo che il detto bravosignore potrà assicurarla per quanto io gli ho comunicato, che qui non c’è affatto conformità dipensiero col Dott. Dorigo, e colle sue tendenze alle aperture. La scelta dei candidati fu fatta consaggezza, non dico assoluta, ma in rerum natura accettabile. Il Dott. Dorigo, come membro dellaSegreteria Provinciale D.C. fu uno dei principali collaboratori alla preparazione delle liste D.C.: enon si potè escludere il nome di lui, la cui propaganda fu quanto mai intensa ed efficace. Però ilsuo nome è escluso dai voti di preferenza. Al presidente del Comitato elettorale prof. PietroLizier, che mi chiedeva se io opponevo risolutamente un veto a quel nome, ho risposto che ionon avevo un veto da opporre: ma che giudicavo inopportuno questo nome, e non impedivoche questo lo si sapesse e lo si dicesse. Il detto prof. Lizier, che è persona assai prudente e degna,mi osservava che soprattutto interessava ad ogni buon fine che non si creasse un “caso Dori-go”, e meno ancora “un martire Dorigo”, ciò che sarebbe motivo di molti guai ben prevedibili.A mio ponderato avviso, il dottor Dorigo resta come è: bravo giovane, intelligentissimo e pio,parlatore suadente più che scrittore chiaro e facilmente intelligibile. Però ostinato nelle sue idee,come questa della apertura, su cui per altro si sforza di sorvolare per disciplina. Egli non haalcun compito nell’Azione Cattolica: e nella vita di Venezia resta un isolato. Un soggetto, a mioavviso, che merita di essere rivolto con carità ad un riavvicinamento dei principii disciplinari,piuttosto che urtato con durezza. Ad elezioni trascorse, penso di poter in ogni modo influireper renderlo più utile alla causa della S. Chiesa, ed alla sua stessa persona. Nella seconda partedella mia conversazione col dr. Sciascia ho introdotto il mio Vescovo Ausiliare, Mons. Gian-franceschi, che si è espresso in perfetta conformità a quanto sopra. Quanto all’esito delle immi-nenti competizioni sto in attesa con tutti i buoni di qualche consolazione: ma mi tengo prontoad ogni evento. Il Signore ci aiuterà a trarre da tutto cum tentatione proventum [1Cor 10,13]», letteraal card. Alfredo Ottaviani, 25 maggio 1956, AR/Int 2744.

563 Giorgio La Pira (1904-1977), già deputato democristiano alla Costituente e al Parla-mento, nonché sottosegretario al ministero del Lavoro, era sindaco di Firenze dal 1951. Si eraricandidato a sindaco e secondo una testimonianza resa successivamente dalla stretta collabora-

125

1956

Loris e partì. È un´anima degna di molto rispetto.564 A mezzodì ebbi acolazione i due PP. Redent[oristi] Volpe e Mezzanotte e a sera un lungocolloquio con Mgr. Bortignon vescovo di Padova col quale mi intendosempre bene in spirito di verità, di carità e di pratica prudenza pastorale.

26 maggio, sabatoSempre udienze: il Generale Aurelio Cappiello nuovo Comandante

da Padova della Brigata Carabinieri da cui dipendono questi di S. Zacca-ria a Venezia. Con lui il Col. Cappelli: poi il parroco di S. Felice coi rap-

trice Fioretta Mazzei – che presenta però un evidente anacronismo – la conversazione tra ilpatriarca e La Pira avrebbe toccato «molti argomenti della vita civile e della Chiesa, ed anchequello, spinoso in quei giorni, di non poter rifare la giunta di Firenze per essere sindaco, dopoche aveva ottenuto un eccezionalissimo suffragio, senza poter aprire alla presenza di un asses-sore socialista. (L’accordo non fu poi raggiunto per cui, nei primi mesi del 1957 il consigliocomunale si sciolse e si ebbe a Firenze il Commissario Prefettizio)»: F. MAZZEI, Giovanni XXIIIe La Pira, in Giovanni XXIII, transizione del papato e della chiesa, a cura di G. Alberigo, Roma 1988,p. 71.

564 L’inciso di Roncalli è importante: tanto più se si considera che nelle settimane preceden-ti «La Civiltà Cattolica», voce ufficiosa della segreteria di Stato, aveva censurato duramente leiniziative politiche più recenti del sindaco di Firenze: su questo cfr. G. LA PIRA, Beatissimo padre.Lettere a Pio XII, a cura di I. Piersanti e A. Riccardi, Milano 2004, pp. 174-176. Ancora alcuni mesiprima, sulla prima pagina del settimanale diocesano di Venezia, era stato ripreso un pezzo dimons. Spada che denunciava la «campagna astiosa» che stava investendo La Pira, «particolar-mente dopo la “lettera aperta” a Fanfani [cfr. G. LA PIRA, Lettera aperta all’On. Fanfani, in“Giornale del Mattino”, 28 agosto 1955, p. 1; ora in Giorgio La Pira sindaco. Scritti, discorsi elettere, a cura di Ugo De Siervo, Gianni Giovannoni e Giorgio Giovannoni, II: 1955-1957,Firenze 1988, pp. 93-98]. Vi partecipano a piena orchestra tutti quei giornali italiani che sonlegati a gruppi di interessi e a monopoli, cioè la gran parte ormai, e che si sentono disturbatida questo strano uomo senza peli sulla lingua che si rifiuta testardamente di attenuare leparabole del Vangelo […] La calunnia contro la Pira va dalla grossolana e ridicola accusa diessere “l’ultimo marxista”, un criptocomunista, un lupo comunista vestito di lana evangeli-ca, alle più sottili insinuazioni di essere un ingenuo o magari un vanitoso dell’integralismoevangelico. Siccome non possono negare a La Pira né la preparazione culturale, né la capacitàdialettica, né la conoscenza del Diritto, né soprattutto la specchiata purezza della vita, cercanodi demolirlo isolandolo fuori dalla realtà politica, come un fissato, un maniaco, un utopista,un profeta fuori tempo. […] siccome è difficile dargli torto, ecco l’accusa indiretta che gli vienemossa: quella di non accorgersi con chi fa la strada, e di fare così il gioco comunista… Sarebbegrave per noi se fosse vero che i comunisti camminano sulle stesse orme di La Pira, perchébisognerebbe dire che essi fanno la strada del Vangelo. […] La Pira è in realtà il meno filo-comunista degli italiani e, se il comunismo dovesse trionfare in Italia, non sarà certo a questouomo che si potranno addossare delle responsabilità. Ha supplicato di credere nel Vangelo, diattuarlo, di arrivare primi accanto alle piaghe dell’uomo di Gerico, senza badare se, alle nostrespalle, vi sono dei malintenzionati o magari dei ladroni in veste di infermieri. Chiede, insom-ma, di rischiare un po’ di Carità», Gli occhiali di La Pira, in «La Voce di San Marco», 10 settembre1955, p. 1.

126

1956

porti del suo sestiere: zia e cugina del def. arciprete Vidal di cui mi recanoil ritratto, e che sono contente della porzione fatta loro.

Venne pure mgr. Nardi di Vittorio Veneto fondatore e direttore dellaassistenza morale e anche materiale delle domestiche. Attività interessantecon sede a Conegliano.

Importante colloquio col dott. Bacchion circa la situazione elettoralenei rapporti con Dorigo e suo movimento: che però vedo appreso conesagerazione a Roma.

A sera S. Cresima a S. Luca: cerimonia quasi intima: però riuscita edi-ficante e garbata.

27 maggio, domenicaGiornata di elezioni. Alle 9 mi sono recato a votare: in fondo a Piazza

S. Marco a sinistra. Grande rispetto al Patriarca. Ero con don Loris. Tuttisi sono alzati in piedi con molto garbo e [[rispetto]] <deferenza>. Iovotai la lista intera con Dorigo, per disciplina.565 Il resto della giornata racco-glimento e preghiera.

Non voglio essere profeta. Ma la piega che qui le cose vanno pren-dendo sotto l’impulso dei giovani inesperti e presuntuosi del Partito D.C.ci prepara inquietudini ed amarezze.566 È facile scorgere le deviazioniche persistono contro le intenzioni e le istruzioni della S. Sede, e anchedel Governo[,] che non ammettono aperture a sinistra.567 Grazie a Dionon posso essere rimproverato di aver taciuto. Ciò mi conforta alla pa-zienza ed alla fermezza.

565 Cfr. supra, appunti del 17 aprile 1956. Dunque Roncalli non ha espresso alcun voto dipreferenza: tantomeno per Dorigo. Quest’ultimo riferirà significativamente pochi mesi piùtardi che i Comitati Civici avevano diramato «la parola d’ordine: niente preferenze a Dorigo»:Memoriale Dorigo, cit., p. 4.

566 Di fatto le elezioni del 27 maggio 1956 determineranno anche un importante rimesco-lamento per ciò che riguardava i membri democristiani del Consiglio comunale: a dispetto dellepressioni dei Comitati Civici e della curia erano risultati eletti proprio quei giovani che eranoespressione della porzione ormai maggioritaria del partito più propensa al dialogo con i socia-listi: Vincenzo Gagliardi, Wladimiro Dorigo, Maria Vingiani, Luciano Morino, Nerino Cavalla-ri, Giorgio Longo, Pier Luigi Pauletti, Raoul Sartorio e Luigi e Natalino Scarpa; solo due degliundici assessori comunali precedenti erano stati rieletti: cfr. TRAMONTIN, Vincenzo Gagliardi, unleader (1925-1968), cit., p. 33.

567 Il Consiglio Nazionale della D.C. del 3 giugno successivo approverà la mozione delsegretario Fanfani per una «chiusura a destra e a sinistra […] con l’astensione dei sindacali-sti e della base, che volevano una propensione a sinistra»: A. FANFANI, Diario, 3 giugno 1956, inFondo Fanfani, Archivio Storico del Senato della Repubblica (Roma). Giorgio Longo testimo-nierà successivamente che nelle settimane delle trattative per la formazione della nuova giunta si

127

1956

28 maggio, lunedìUdienze: comm. Nicola Franceschini – Prefetto Sergio Spasiano: Cre-

sime all’Istituto Sacro Cuore di S. Geremia.

29 maggio, martedìNel pomeriggio mi recai in ferrovia a Brescia e di là in auto col sigr.

Emm. Maffeis a Sotto il Monte.568 Con mia meraviglia trovai Giovanni inapparenti migliorate condizioni di salute, e lieto e sereno come sempre.Godetti la sera e la cena nella intimità coi miei fratelli alla Colombera dovec’era anche mia sorella Assunta. Più tardi passai a Camaitino per dormirenel mio letto. Ringrazio il Signore che anche le nozze della mia nepoteAurelia col giovane Martino Bolognini diventi una realtà.569 La malattia diGiov[anni] stende un velo di dolore sopra la festa familiare. Ma lo spiritodel Signore riposa sicuramente sopra le anime di tutti i miei cari congiunti.E questo è sereno motivo di gioia spirituale.

30 maggio, mercoledìA Sotto il Monte. Le nozze di Aurelia e di Martino furono celebrate a

S. Maria di Brusicco, la chiesa del mio battesimo, della mia infanzia, dellamia I Comunione e I Messa sacerdotale fra i miei il 15 agosto 1904.570 Ritosemplice e modestissimo all’altare della Madonna, e celebrato fra pocagente delle case vicine e dei parenti. Mie parole infine: i ricordi di quellachiesa per me e per i miei: auguri soliti per gli sposi: fides, castitas, dilectiomutua, timor Dñi. Grande semplicità e soavità nei cuori.571

era recato a Roma assieme a Dorigo e che entrambi «ricevettero un preciso divieto da Fanfani,allora segretario nazionale ed un perentorio invito – “fate un monocolore” – accompagnato dauna profezia: “ed i voti vi pioveranno da tutte le parti”»: G. MARTON, Scribovobis. Storie di vescovi,giovani e contadini nel Veneto bianco degli anni Cinquanta, Treviso 2004, p. 178.

568 Emanuele Maffeis (+1971), industriale di Gazzaniga, era solito prestare la propria autoa Roncalli in occasione dei suoi periodici rientri a Sotto il Monte.

569 Cfr. supra, appunti del 4 e 14 aprile 1956.570 Ricorderà l’avvenimento anche il 10 agosto 1962: Incontro con futuri sacerdoti nella prossi-

mità del Concilio, in DMC, IV, pp. 467-468.571 Riprende queste parole nell’indirizzo di saluto scritto per i neosposi prima di rientrare

a Venezia: «Alla mia cara nipote Aurelia e al suo buon marito Martino Bolognini amo lasciarequi tornando a Venezia l’eco delle parole pronunciate stamattina dopo il sacro rito innanzi allanostra Madonna di Brusicco, quatto parole: “fedeltà eterna, castità intima ed esemplare, vicen-devole pazienza, delicato amore, timore del Signore, santo e soave”. Qui troverete la vostrapace. La mia benedizione vi segua sempre, prima e anche dopo la morte mia», GIOVANNI XXIII,Lettere alla famiglia, a cura di E. e M. Roncalli, Milano 1988, p. 336.

128

1956

Nel frattempo una visita al parroco di Carvico don Angelo Pedrinelli,riuscita molto cara a lui ed a me.572 A mezzodì tornai alla Colombera,salutai i numerosi parenti convenuti, tutta gente semplice e buona. Seguì lacolazione intima coi miei fratelli.

A Bergamo visita rapida e lieta a S.E. mgr. Piazzi: un saluto a mgr.Carozzi a Seriate.573 Alle 21 ero a S. Marco con mgr. Loris. Bonum: bonum.

31 maggio, giovedì [Festa del Corpus Domini]S. Messa in casa con Suore di S. Paolo. Alle 10 assistetti a S. Marco la

Messa solenne di mgr. Macacek. Voce un po´ fioca ma sufficiente.Nel pomeriggio bella processione con grande folla: tutto con ordi-

ne.574 Al termine mia Messa vespertina con brevi canti. Poi Tantum ergoecc. Piazza Leoncini piena di gente per applaudire [[il Princip]] il Patriarca,come fecero più volte.575 Da Roma mi giungono voci di star guardatodalle aperture. Qualche piccola pena interiore: ma sentendomi in buonacoscienza, tutto torna a bene.

Maggio, NoteVir amabilis ad societatem magis amicus erit quam frater. Prov

18.<24>576

572 Angelo Pedrinelli (1882-1960), sacerdote dal 1905, aveva perfezionato i suoi studiall’Università Cattolica di Lovanio. Docente di Storia ecclesiastica nel Seminario di Bergamo, nel1911 fu allontanato dall’insegnamento perché sospettato di modernismo e inviato parroco aCarvico, dove rimarrà sino alla morte; sul rapporto con Roncalli si veda BENIGNI, Papa GiovanniXXIII chierico e sacerdote a Bergamo, cit., pp. 243-249.

573 Guglielmo Carozzi (1880-1970), sacerdote dal 1903, già compagno di studi di Roncallial Seminario Romano, era stato docente di Dogmatica al Seminario di Bergamo; dal 1919 sinoalla morte fu arciprete di Seriate; del rapporto con Roncalli ha riferito deponendo nella rogatoriabergamasca per la canonizzazione di Giovanni XXIII: AR/ISR, Processus rogatorialis super famasanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi,pp. 27-46.

574 Nel messaggio indirizzato il 23 maggio ai diocesani il patriarca osservava che «Veneziapoi dispone per la processione del Corpus Domini di un quadro incantevole, che si direbbe fattoapposta per questa glorificazione del mistero più augusto di nostra santa religione. Perciò sentovivo nel cuore il desiderio che a Venezia città, a Mestre, e nelle singole parrocchie delle foranie, ilCorpus Domini riprenda la sua vibrazione più toccante, pacifica ed armoniosa, secondo gli ordi-namenti antichi e recenti […]. Invito pertanto tutti del clero diocesano e regolare, degli Istitutireligiosi, e di educazione, e delle Associazioni comunque dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica,le autorità ed il popolo fedele a parteciparvi secondo lo spirito e le ben note prescrizioniliturgiche», Per la Festa del «Corpus Domini», in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 189.

575 Cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 74, 293, 491 e 522.576 Si tratta di un passo particolarmente caro a Roncalli, da lui già impiegato per descrivere

129

1956

Non dece[n]t servum dominari principibus. (Prov. XIX.10)Exultatio juvenum fortitudo eorum: et dignitas senum canities (Prov.

XX.29)

1 giugno, venerdìStamane ricevetti prof. Bac[c]hion con intese perfette, circa ea quae

facta et facienda sunt.577 Ebbi a colazione il prof. [Giovanni] Zulian e consor-te [Francesca] in segno di particolare stima e incoraggiamento.578

la personalità del vescovo di cui era stato segretario tra il 1905 e il 1914: cfr. A. RONCALLI, Mons.Giacomo Maria Radini Tedeschi Vescovo di Bergamo, Roma 19633, p. 121.

577 Dunque, insieme al presidente di A.C. – nonché responsabile dei Comitati Civici diVenezia –, si cominciano a trarre i primi bilanci delle elezioni, i cui risultati lasciavano ben immagi-nare le difficoltà delle settimane successive: la D.C. aveva ottenuto 73.393 voti e 24 seggi; il P.C.I.41.022 voti e 13 seggi; il P.S.I. 41.028 voti e 13 seggi; il P.S.D.I. 13.877 e 4 seggi; il MovimentoSociale 10.028 voti e 3 seggi; i Liberali 6.629 voti e 2 seggi; infine il Partito Monarchico con i suoi3.509 voti aveva ottenuto un seggio. Le possibilità che si davano – volendo escludere a prioriun’apertura a sinistra da parte della D.C. – erano impraticabili o affidate a equilibri estremamenteprecari: una giunta P.C.I.-P.S.I. avrebbe avuto solo 26 voti sui 31 necessari; una giunta D.C.-P.S.D.I.(28 voti complessivi) avrebbe dovuto richiedere anche l’appoggio dei Liberali e dell’unico eletto trai Monarchici: cfr. S. TRAMONTIN, Il primo esperimento di apertura a sinistra: la formula Venezia, in Storiadella Democrazia Cristiana. III: Gli anni di transizione: da Fanfani a Moro (1954-1962), a cura di F.Malgeri, Roma 1988, p. 384. Due giorni più tardi il prefetto segnalerà al ministro dell’Interno lacomplessa situazione veneziana, dove «i partiti del centro democratico, pur avendo nel complessomantenuto ed alcuni migliorate le posizioni del 1951, non hanno ottenuto la maggioranza asso-luta e pertanto, data la distribuzione dei seggi […] la Giunta Municipale potrà essere determinatasolo da una intesa tra i consiglieri del centro democratico e quelli appartenenti alla lista del P.S.I.-U.P., ovvero con quelli del gruppo di estrema destra, salvo che non si addivenga alla costituzionedi una Giunta di minoranza. La situazione, interessante il Comune capoluogo e gli altri Comunisuperiori ai 10.000 abitanti, è attualmente all’esame delle segreterie provinciali dei partiti, alcunedelle quali hanno già formulato, in termini sia pure generici, delle indicazioni e degli orientamentiper la formazione delle Giunte Comunali. Così, il Direttivo Provinciale del P.S.D.I., appartenentein maggioranza alla frazione di sinistra, dopo aver preso atto con soddisfazione dell’affermazionedel partito, auspica in un ordine del giorno, la formazione di giunte tripartite (D.C.-P.S.D.I.-P.S.I.)sulla base di programmi amministrativi concordati e con l’implicita esclusione dei liberali. Anche ilmovimento di Unità Popolare, presentatosi nella stessa lista del P.S.I., si è pronunciato per un’in-tesa che prescinda però da ogni preclusione, mantenendo soltanto quelle derivanti da legami conun mondo politico ed economico che la Costituzione ha superato. La direzione provinciale dellaD.C. mantiene invece un atteggiamento più riservato e possibilista, in attesa di conoscere i risultatie gli orientamenti fissati dal Consiglio Nazionale, pur auspicando in previsione delle istruzionidegli organi centrali l’assenso da parte della Direzione Nazionale del Partito per poter addivenirecomunque a un’intesa con il P.S.I.»: Relazione mensile-Maggio 1956, prot. Gab. 293/5, pp. 3-4, inACS, Ministero dell’Interno, Gabinetto 1953-56, b. 368, f. 6995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

578 L’incoraggiamento per questo esponente democristiano, già aderente al Partito Popo-lare, era tanto più necessario quanto più si profilavano giornate difficili in vista della formazionedella nuova giunta.

130

1956

2 giugno, sabatoGiornata completamente pastorale. Al mattino S. Messa e Cresima ai

SS. Apostoli. Seguì la Cresima a S. Francesco di Paola poi a S. Pietro e a S.Giuseppe di Castello. Dappertutto buon ordine: felice preparazione edisposizione: parole del Patriarca bene ascoltate. Nel pomeriggio S. Cre-sima a Catene di Chirignago. Rappresentante Società Metano mi conse-gna un milione per la parrocchia che consegno subito al parroco. Passaialla Madonna di Altobello dei PP. Somaschi. Cresima anche più nume-rosa e sempre ordinata. Evidente fervore crescente e incoraggiante diquesti miei bravi e cari Padri.

Tornando da Mestre volli far onore al ricevimento in Prefettura peril Decennale della Republica. Ottime accoglienze del Prefetto Spasianoe Signora: contatti riguardosi con molte personalità ma senza accentua-zioni.

3 giugno, domenicaS. Messa alla Salute. Bella cerimonia coi miei Seminaristi. Mi assisteva-

no Vecchi e De Perini. Mie parole fervide e incoraggianti di circostanza:pensieri di S. Gio. Grisostomo e di S. Gregorio dal Breviario odierno.579

Invito alla festa del S. Cuore nel pensiero e nella preghiera del S. Padre nellasantific[azione] del Clero.580

Seguì visita al dentista Pesenti. Importante colloquio in casa con Ga-gliardi e Longo in riferimento alla situazione: dichiarazioni mie in formamite, ma esplicita: il punto di vista della S. Sede: prospettiva per ciò checonverrà fare: partito, giornale, Dorigo.581 Poi ricevetti l’ing. Favaretto-Flisca!: scambio di informazioni e intesa perfetta. A sera l’ing. Toniolo.Qualche singolarità di posizione psicologica: ma ottima comprensionegenerale dei vari punti in discussione. Infine ricev. signor Buto del Cre-dito Popolare.

579 Breviarium, Pars Æstiva, Dominica infra Octav. SS.mi Corporis Christi, In II Nocturno, Sermosancti Joannis Chrysostomi, Homil. 60 ad populum antioch.; In III Nocturno, Homilia sancti GregoriiPapæ, Homilia 36 in Evangelia.

580 Il testo della Preghiera per la Santificazione del Clero composta da Sua Santità Pio XII vieneripreso anche sul «Bollettino», 47 (1956)/8, p. 245. Il 15 maggio precedente Pio XII avevapromulgato l’enciclica Haurietis aquas, dedicata al «culto al s. Cuore di Gesù»: cfr. Enchiridion delleencicliche, VI: Pio XII (1939-1958), Bologna 20022, pp. 1028-1113.

581 Restava ferma l’ostilità della s. Sede all’ipotesi di un coinvolgimento dei socialisti nellagiunta; in aggiunta a ciò s’andava concretizzando l’idea di una estromissione di Dorigo dalladirezione de «Il Popolo del Veneto».

131

1956

4 giugno, lunedì<Udienza di mgr. Carraro nuovo V[escovo] di Vittorio [Veneto]>Viaggio a Roma con mgr. Schiavon sempre attento.582 Il tragitto piutto-

sto lungo. I buoni pensieri mi tennero compagnia. Mi da´ qualche penal’atteggiamento di alcune tendenze giovanili mal assistite. Il mondo insi-ste sul suo laicismo e dei giovani pensano di fare omaggio e servizio allaS. Chiesa, pretendendo che essa non si curi del temporale neppure inquella parte in cui il temporale deve pure subire la legge di Dio, e dellamoralità cristiana. Poi c’è l’animosità classista che divide, contrapponeelementi che sono fatti invero per completarsi nelle ragioni della giusti-zia e della carità:583 e invece ci si perde per via, e si fa torto al Vangelonell’atto stesso di volerlo applicare.584

582 Il patriarca vi si dirige per la riunione del Comitato direttivo della C.E.I., l’organismo chea norma dello Statuto doveva definire l’ordine del giorno e i relatori dei temi della riunione del 9-10 ottobre successivi. Al termine della discussione si stabilirà di trattare il tema dell’«apertura asinistra»: Conferenza Episcopale Italiana – Adunanza del Comitato direttivo / Roma – Domus Mariae, 5giugno 1956, p. 6, in Archivio Giacomo Lercaro, Istituto per le scienze religiose (Bologna), FGL.71.203.

583 Cfr. infra, annotazioni al 5 giugno 1956.584 Roncalli resta dunque fermo nella sua opposizione a una giunta D.C. appoggiata dal P.S.I.

A queste convinzioni dà forma, sotto la stessa data, anche attraverso una Notificazione del CardinalePatriarca di Venezia dopo le elezioni amministrative del 27 maggio 1956, rivolta al clero diocesano eregolare della diocesi: «Le indicazioni delle urne – scriveva Roncalli – restano ora significative perciascuno di noi che siamo direttamente o indirettamente in cura d’anime, ma portiamo tutti, senzaeccezione, responsabilità gravi in faccia alla Chiesa ed alle anime. Pur concedendo le attenuanti, chenon è il caso qui di elencare, desta preoccupazione il persistere della marcata percentuale di fedelinostri che sembrano volgersi verso orientazioni dichiaratamente anticristiane e laiciste, in dispregiodi quanto di più sacro rimane nella maggior parte – ne abbiamo la prova nell’esercizio del quoti-diano ministero – intima loro convinzione di fede cristiana e cattolica. Queste semplici parolebastano alla premessa di alcuni punti schematici che devono servire di norma generale di condottae di disciplina ecclesiastica, resi noti anche ai fedeli ad edificazione ed istruzione generale, e adincoraggiamento per i membri di tutte le associazioni cattoliche. 1 – Rafforzare la vita e l’attivitàdelle singole associazioni di A.C. in cordiale e stretto contatto di norme direttive con il Centrodiocesano della Consulta per le Opere cattoliche, e della Giunta di A.C. 2 – Gli indirizzi di pensierocattolico, di apostolato, di azione sociale e di incontri di varia natura non sono lasciati all’arbitrio edal tentativo dei singoli, siano essi giovani o anziani. La facile apologia di avventure precipitate, e lestesse leggerezze di linguaggio arrecarono sempre gravi danni, che dobbiamo paventare di ripete-re, alla compattezza della famiglia cattolica. 3 – I Comitati Civici, tanto benemeriti ed ancoranecessari, sono pregati di continuare i loro periodici incontri, scambi di vedute, e segnalazioni allaAutorità competente. […] 4 – Ai problemi contingenti, talora gravissimi, di ordine materiale, noidobbiamo attenzione e comprensione rispettosa e sincera: pronti sempre a sacrificarci e ad agoniz-zare per i fratelli, specie per gli indigenti e gli sventurati. Ma ciò non deve lasciar credere che qualcheecclesiastico è tutto e soltanto preso dalle cose della terra, quasi fino ad ignorare la preminenza deibeni dello spirito, e la doverosa condanna della violenza e della cupidigia, da qualsiasi parte esseprovengano, da persone singole o da concezioni filosofiche», AR/Int 2751.

132

1956

5 giugno, martedìPresso le care Suore Zelatrici Missionarie del S. Cuore di cui sono

protettore mi trovo con grande senso di pace. Mia S. Messa innanzi al-l’immagine del Cuore Immacolato di Maria. Buon auspicio di questomio nuovo soggiorno a Roma. Alle 9 condotto da auto Vaticana ecco-mi alla Domus Mariae, visione inattesa del prolungamento della già VillaCarpegna, famigliare al mio spirito, da quando – 13-19 genn. 1924 – e13-17 marzo 1925 – ivi mi preparai al mio episcopato.585 I miei occhiattoniti innanzi alle strasformazioni edilizie qui compiute. Seguì l’incon-tro coi Card. Fossati,586 Mimmi e Siri, ed io, e ci intendemmo bene.587

V’era pure il Segret. della Cei, mgr. Castelli.588 Dopo la colazione il Card.Mimmi mi fece accompagnare in via Piatti. Nel pomeriggio visitai conmgr. Schiavon a piedi, e Rosario in mano, il Verano soffermandomi sulletombe del Seminario Romano ecc. Care emozioni.

6 giugno, mercoledìVisita al S. O[ffizio] col card. Ottaviani e in Vaticano. Qui incontro

con mgr. Tardini: ma senza allusioni alla situazione presente d’Italia. Collo-quio prolungato e sempre confidente con mgr. Dell’Acqua. Convenimmo

585 In entrambe le occasioni Roncalli aveva steso degli appunti: cfr. GdA, pp. 287-300.586 Maurilio Fossati (1876-1965), sacerdote dal 1898, era stato vescovo di Nuoro dal 1924

al 1929, quando venne promosso arcivescovo di Sassari. L’anno successivo era stato trasferito aTorino e nel 1933 era stato creato cardinale da Pio XI.

587 La riunione si era aperta con la comunicazione del presidente card. Fossati delle duedirettive ricevute dal sostituto Dell’Acqua in vista della riunione: «1. La necessità di non inter-rompere il lavoro in seguito alle avvenute Elezioni Amministrative, ma di continuarlo in vistadelle Politiche; 2. L’urgenza di opporsi all’apertura a sinistra, eventualmente trovando il mododi avvertire di questo il Governo Italiano»; Roncalli aveva reagito esortando i confratelli «atenere in efficienza i Comitati Civici» e – evidentemente riflettendo sulle problematiche piùinerenti al contesto veneziano – aveva indicato che il reale problema del momento non era tantodato dai Comitati Civici, che sapevano «di essere alle dipendenze degli Ecc.mi Vescovi. Graveproblema è quello del Partito, perché si ha la percezione che l’organismo direttivo non controllila periferia». Aggiungeva che «il partito D.C. purtroppo fomenta una trasformazione e unasnaturizzazione dell’idea democratica e cristiana, andando verso un classismo. È urgente pre-sentare il pensiero della Chiesa, secondo l’insegnamento dei Papi, intorno alla democrazia. LaChiesa è maestra serena, che si occupa di tutti, non dell’una o dell’altra classe»; indicava quindiche «il pretesto di coloro che lasciano o combattono la fede sono le ingiustizie e i mali sociali»:Conferenza Episcopale Italiana – Adunanza del Comitato direttivo / Roma – Domus Mariae, 5 giugno1956, cit., pp. 1-4; sullo svolgimento della riunione si veda pure F. SPORTELLI, La ConferenzaEpiscopale Italiana (1952-1972), Galatina 1994, pp. 90-91.

588 Alberto Castelli (1907-1971), sacerdote dal 1930 e vescovo dal 1953, era stato nominatosegretario della C.E.I. il 1° agosto 1954.

133

1956

anche per l’udienza al Papa per la presentazione del mosaico «S. LorenzoGiustiniani morente»589 e ringraziamenti dei Veneti per il dono della lette-ra dello scorso gennaio in onore di S. Lorenzo protopatriarca nostro.590

Feci una visita al Maestro di Camera S.E. Federico Callori di Vignalee più dettagliatamente combinai con mgr. Nasalli Rocca.591

Nel pomeriggio sempre con mgr. Schiavon feci in auto una visita allaperiferia di Roma incredibilmente trasformata: rividi la regione E.42 e lachiesa di S. Pietro e Paolo.592 A sera visitai il Card. Piazza alla Cancelleria.

7 giugno, giovedìStamane in Vaticano rividi nella anticamera di Sua Santità il card. Otta-

viani che usciva dalla udienza del S. P[adre]. Mi riferì circa la visita diDorigo al S. O[ffizio]. Personalmente egli non lo ricevette ma gli fece direda mgr. Lambruschini593 il suo pensiero: cioè malcontento degli atteggia-menti per le aperture, e che bisognava stare col patriarca, e finirla conqueste deviazioni.594

589 Cfr. supra, appunti del 5 e 11 marzo 1956. Il 30 maggio Roncalli aveva scritto al sostitutoche in occasione «della festa del S. Padre, l’11 marzo, offrendoGli nella sala dei paramenti inVaticano i voti della mia diocesi di Venezia, e non volendoLo intrattenere più che non convenis-se, annunziavo a Sua Santità il progetto in nome e da parte del Comune, nella circostanza del V°Centenario della morte di S. Lorenzo Giustiniani, un musaico riproducente il grande nostroProtopatriarca, giusto nell’atteggiamento del suo glorioso trapasso. Trattasi di una copia espressa-mente e nobilmente lavorata di un musaico del museo di Murano. Nella breve conversazione colSanto Padre accennavo al progetto di una presentazione ufficiale fatta dal Patriarca, o solo, oeventualmente accompagnato da un gruppo di persone qualificate. […] Sarei grato a V.E. se sicompiacesse farmi dire, ora che ogni briga di competizioni elettorali è superata, se il nostro umilema sincero gesto tornerebbe gradito al Santo Padre, come espressione dei voti della città, e per lasignificazione simbolica che l’atto prende: affermazione devota di fedeltà del popolo cattolicoVeneto alla Santa Chiesa, ed al suo Supremo Pastore, nello spirito dei grandi patriarchi che nehanno conservato il fervore in questi cinque secoli dalla morte del primo», AR/FSSD X/516.

590 Cfr. Ad Em.um P.D. Angelum Iosephum S.R.E. Presb. Cardinalem Roncalli, VenetiarumPatriarcham, quinto vertente saeculo ab obiutu S. Laurenti Giustiniani, in «Acta Apostolicae Sedis», 48(1956)/2, pp. 77-80; si veda anche Pace e Vangelo, I, pp. 656-657.

591 Federico Callori di Vignale (1890-1971), sacerdote dal 1917, era pro-maestro di Cameradal 1950; sarà creato cardinale da Paolo VI nel 1965. Mario Nasalli Rocca di Corneliano (1903-1988), ordinato sacerdote nel 1927, dal 1949 era stato prelato domestico di Sua Santità; sarànominato maestro di Camera da Giovanni XXIII nel 1958.

592 Si reca in visita all’EUR, il quartiere dell’urbe progettato dal regime fascista in vista del-l’Esposisizione Universale di Roma che avrebbe dovuto tenersi nel ’42. Roncalli c’era già stato il 27settembre 1952 e il 12 novembre 1955: cfr. Anni di Francia, II, p. 593, e Pace e Vangelo, I, p. 625.

593 Ferdinando Lambruschini (1911-1981), più tardi arcivescovo di Perugia e di Città dellaPieve, era officiale presso la congregazione del s. Offizio.

594 Cfr. infra, annotazioni al 10 giugno 1956.

134

1956

Nelle note di ieri dimenticai la visita ricevuta presso le Suore Zelatricida S.E. mgr. Vescovo Piazzi di Bergamo che venne ad invitarmi espressa-mente ad una commemorazione di mgr. Radini Tedeschi – che dovreitenere a Bergamo il pr[ossimo] 26 settembre in occasione della SettimanaSociale.595 Accettai ben volentieri: e prego il Signore che mi assista, per-ché riesca cosa degna ed edificante.596

8 giugno, venerdì [Festa del Ss.mo Cuore di Gesù]A Roma. Festa del S. Cuore. Mia Messa alle Zelatrici car.me e parole al

Vangelo. Alle 10.30 udienza amabilissima del S. Padre, intima con me per45 minuti: poi oltremodo lieta ai miei Veneziani offrenti il dono del Mosai-co di S. Lorenzo Giustiniano!: presenti Vescovo Ausiliare, sindaco Tognaz-zi, e circa 25 persone, in perfetta letizia. Le condussi poi con me in S.Pietro e poi al Columbus dai cav. del S. Sepolcro, dove feci preparare a tutticon me una buona colazione (45.000 [lire]). Tutti estasiati e grati.597 Nelpomeriggio colloquio colla Generale Marelli delle Zelatrici, e alle 17.40partenza per Venezia in rapido. Canonici Catullo e Bonifacio, parroci Tes-saro e Aldo Da Villa, ing. Meo e Guido [Gusso] con me. Veramente dies

595 Giacomo Maria Radini Tedeschi, nato a Piacenza nel 1857, era stato ordinato sacerdotenel 1879 ed aveva iniziato ad insegnare Diritto canonico nella sua città. Dal 1883 collaborò conl’Opera dei Congressi e questo sino a quando, nel 1904, Pio X non sciolse tale organizzazione.Dal 1890 iniziò a lavorare presso la segreteria di Stato, svolgendo anche alcune importantimissioni all’estero. Nel gennaio 1905 fu nominato vescovo di Bergamo, sede che mantennesino alla morte avvenuta nell’agosto 1914. Roncalli ne era stato il segretario nel corso dell’interoepiscopato, stabilendo con questo prelato un rapporto profondo e importante per il proprioprocesso formativo, che troverà una prima esplicitazione nella biografia uscita prima a puntatesu «La Vita Diocesana» e quindi riproposta in A. RONCALLI, Mons. Giacomo Maria Radini TedeschiVescovo di Bergamo, Roma 19633; sulla figura e l’opera di Radini si veda G. BATTELLI, Un pastore trafede e ideologia. Giacomo M. Radini Tedeschi (1857-1914), Genova 1988; sul rapporto con Roncallicfr. ID., G.M. Radini Tedeschi e Angelo Roncalli (1905-1914), in Papa Giovanni, cit., pp. 35-65, e L.BUTTURINI, Roncalli a Bergamo (1905-1920). Letture ed esperienze formative, Tesi di perfezionamen-to in Scienze Religiose, Bologna 2002, pp. 132-170.

596 Successivamente rinuncerà all’impegno: cfr. infra, appunti del 14 settembre 1956.597 Secondo il resoconto successivamente pubblicato, «a proposito di Mestre e del conti-

nuo aumento della popolazione e quindi delle esigenze della cura d’anime, il Santo Padreinformato del fenomeno ha fatto notare che altrettanto avviene a Roma, nella sua Diocesi, ovel’opera per le Chiese alla periferia non riesce a soddisfare le sempre crescenti esigenze, benchépromuova di continuo la costruzione di nuovi edifici sacri. Il Santo Padre si è pure intrattenutoa parlare dei problemi morali della televisione quando è stato brevemente informato delleattività della sezione veneziana dell’Ente dello Spettacolo, diretta da Camillo Bassotto. Per tuttii presenti Pio XII ha avuto parole di incoraggiamento, ricordando con particolare compiaci-mento “la bella, incomparabile, indimenticabile Venezia”», L’omaggio di Venezia al Pontefice, in«La Voce di S. Marco», 16 giugno 1956, p. 1; ripreso in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 223.

135

1956

quam fecit Dñus [Sal 117,24]. C’erano anche il vice Rosada con i chiericiMilan e Bonaldo del Seminario.598 Arrivammo a mezzanotte, mgr. Lorisalla stazione. Deo gratias.

9 giugno, sabatoNotte in parte turbata da forte dolore di dente. Pazienza. S. Messa in

casa. Subito udienze dott. Gagliardi, don Frassinelli, mgr. Jandelli e Sam-bin. Mgr. Calavassi ospite carissimo.599 Con lui al Molo per inaugurare 4Motoscafi: Amalfi, Pisa, Genova, Venezia. Mie parole ai Santi Andrea, Rai-neri!, Giorgio e Marco.600 Subito inaugurazione nuova scuola vetraria aMurano. Mie parole: speculum sine macula: imago bonitatis [Sap 7,26].Seduta dolorosa presso il dentista Pesenti.

Alle 14 pranzo in casa con l’ospite. Alle 16 Te Deum alla Salute: Initi-um vidimus et finem. Complimenti in publico a mgr. Puggiotto che lascial’insegn. e la prefettura. Cresima benissimo preparata a S. Marcuola. Stama-ne salutai il Collegio dei Parroci qui in casa e a sera alla riunione dei Comi-tati Civici con schiette e forti parole circa le aperture e la disciplina.601

598 Giuseppe Milan (1931-1988) sarà ordinato sacerdote da Roncalli l’anno seguente; svol-gerà il suo servizio a S. Stefano, Gambarare e a S. Pietro in Bosco; di quest’ultima parrocchia sarànominato parroco nel 1963. Giancarlo Bonaldo (1933-1990), anch’egli sacerdote dal 1957, saràinizialmente nominato cappellano di S. Lorenzo di Mestre, con l’incarico di vice-assistente dellaF.U.C.I. e del Movimento Laureati di A.C. di Mestre: Liber Vitae, pp. 101 e 120.

599 Giorgio Calavassy (1881-1957), aveva studiato al Collegio Greco S. Atanasio di Romaed era stato ordinato sacerdote nel 1906. Nel 1920 era stato nominato vescovo di Theodoropo-lis e amministratore dei greci cattolici in Turchia e Grecia. Nel 1923 si era trasferito con la suacomunità ad Atene e nel 1927 era stato nominato esarca dei cattolici di rito bizantino. Suiprecedenti contatti con Roncalli cfr. Vita in Oriente, I.

600 I santi patroni delle antiche repubbliche marinare.601 Roncalli interveniva dopo aver ascoltato la relazione di Bacchion sul lavoro svolto dal

Comitato Civico di Zona e i Comitati Civici Locali in occasione delle recenti elezioni ammini-strative. Il patriarca, anche rifacendosi ai più recenti colloqui romani, indicava allora che «l’attivitàdei Comitati Civici deve continuare: questa è la direttiva superiore. Lo consiglia l’esito delleelezioni che pur hanno confermato i vantaggi della fedeltà e della obbedienza dei cattolici. Nonvi dico oggi che cosa faranno per l’avvenire i Comitati Civici, né come lo faranno. Si vedrà, e sene riparlerà. La situazione venuta a determinarsi dopo le elezioni esige che si stia attenti ad ogniatteggiamento e ad ogni decisione. Come sapete sono stato a Roma, e mi sono incontrato conalte Personalità ecclesiastiche, che portano, come il vostro Patriarca, gravi responsabilità. Noiproseguiremo sulla nostra strada, secondo direzioni convenute: sicure e chiare. Voi mi capitebene. Bisogna restare assolutamente fermi, fedeli ai nostri principi, alla nostra dottrina, allanostra fede. Sul terreno politico, organizzativo, si potrà distinguere fra comunismo e sociali-smo. In fatto di principi no. Il comunismo ed il socialismo hanno la stessa filosofia, e sonoinconciliabili col Cristianesimo. Non vi è nessuna possibilità di accordo fra Marxismo e Vangelo.

136

1956

10 giugno, domenicaNella capella del Battistero a S. Marco mia S. Messa per i laureati che

chiusero il loro anno di esercizio. Erano pochi: ma questi ben fervorosi. Licomparai alle formiche: augurai che divenissero api a formare l’alveare. Eranomolto attenti, ed io sentii di aver parlato di cuore. Poi accompagnai Mgr.Calavassi alla stazione: e continuai per il Collegio Armeno dove ebbi pureparole confortanti.602 In casa trovai i veterani dell’Arma di Cavalleria che puresalutai festosamente e sentii mgr. Macacek su affari correnti: S. Pietro, [x], ecc.

Alle 15.30 accolsi il dott. Dorigo. Incontro buono che continuerò domani.603

Ricevetti il Conte Cini con cui mi recai a S. Giorgio per il buon viaggio

E noi non possiamo sacrificare il Vangelo al Marxismo. La difesa della nostra fede, del patrimo-nio cristiano del popolo italiano, va al di sopra dei problemi del giorno. Se vi sarà buona volontàquesti saranno risolti. Se per le vie ordinarie ciò sarà reso impossibile, i cittadini comprenderan-no la necessità di una soluzione positiva e netta, che non comprometta il bene spirituale.Bisogna saper resistere ad una atmosfera socialistofila, che si diffonde anche fra noi, e cheinaridisce tutto, e bisogna saper resistere al laicismo. A prima vista il pericolo che da questaatmosfera deriva può sembrare non grave, ma lo è. E se il Papa e i Vescovi dicono che è grave,hanno le loro ragioni per dirlo, e i fedeli debbono ascoltarli. Qui si tratta di disciplina, e voi necapite tutta la gravità. Due cose contano nella Chiesa: la dottrina e la disciplina. Va bene la libertàdi pensiero: le opinioni personali sono degne di rispetto: ma nei limiti consentiti. Chi vuolestare con la Chiesa sa di doverne accettare la dottrina e la disciplina. Ove questo non garbi, alloraciascuno si assume le sue responsabilità. E questo vale per tutti: giovani ed anziani. Come intutti i tempi, i giovani pretendono di sapere più degli anziani: non amano osservazioni: pocoaccettano consigli. Storia vecchia, che si rinnoverà per i vecchi di domani. Ciò che è prezioso peroggi e per domani è l’esperienza: è la saggezza: è la discrezione: soprattutto è la conformità alledirezioni della Chiesa, che oltre alla grazia dello Spirito Santo, dispone della esperienza deisecoli», Ai Comitati Civici, in Scritti e discorsi, II, pp. 435-436; in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, pp.225-226, ne era stata edita una versione che presenta alcune varianti.

602 «Presenzia alla premiazione degli alunni dell’Istituto Armeno “Moorat Raphael”»,Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 202.

603 Nel memoriale scritto alcuni mesi più tardi Dorigo espliciterà le pressioni di cui fu fattooggetto da parte della gerarchia ecclesiastica immediatamente dopo le elezioni del 27 maggio:«l’azione contro “Il Popolo del Veneto”, mai cessata, assunse un ritmo più accellerato e violen-to, richiedendosi ormai esplicitamente alla Segreteria del Partito la sostituzione del Direttore delGiornale, pena gravissima provvedimenti di carattere religioso-disciplinare. In ciò, la Gerarchiaveneziana sapeva di avere buone probabilità di successo: la crisi del dicembre-gennaio non erapassata inosservata, ed era stato facile riconoscere nella dirigenza politica di Venezia gli elementiche avrebbero ceduto di fronte a precise ingiunzioni della Gerarchia. A dire il vero, le minacce chevenivano avanzate non erano delle più chiare: si è sempre parlato, in quest’ultima fase, di una“condanna” senza ulteriori specificazioni, ma lasciando intendere in forma generica trattarsi diprovvedimento grave, che in ogni caso avrebbe dovuto investire la coscienza stessa degli inte-ressati. Nel giugno si giunse a far credere che la condanna sarebbe giunta direttamente da Roma,da parte della competente Congregazione [scil. il s. Uffizio], e sarebbe stata resa nota attraversouna pubblicazione su “L’Osservatore Romano”, sì che soltanto due viaggi del Direttore de “IlPopolo del Veneto” permisero di appurare che di nulla d’altro si trattava che delle preoccupazio-

137

1956

al veliero che parte per il Mediterraneo.604 Alle 20 mi trasferii con Lorisalla Salute per l’inizio dei S.S. Esercizi. Sic me Deus adiuvet et meos adiuvet.605

11 giugno, lunedì [S. Barnaba Apostolo]Esercizi Spirituali miei col mio clero al Seminario.606 Mi accomodai

molto bene nella camera meglio adattata [[ed]] cosidetta! del Patriarca. C’èunita anche una capellina privatissima per la mia Messa. Mi venne dato perinserviente il chierico diacono Cristinelli di Tavernola che aggregai al mioclero, e che promette bene.607

Scendo in capella per le prediche di mgr. Pardini Vescovo di Iesi chesi rivela subito molto interessante e pratico.608 Egualmente prendo i pasticogli Esercitandi in refettorio.

Vedo disposizioni generali ottime[,] il che serve ad edificazione ed afervore.

Pensai oggi a S. Barnaba, filius consolationis [At 4,36],609 [[e]] <etqui> – come dice il Breviario – [«]ab omnibus vir bonus habebatur!, et SpirituSancto plenus.»610

ni della Gerarchia veneta, le quali avrebbero potuto dar luogo, evidentemente, a documenti deltipo di quello del dicembre, ammonitori, cautelativi. La stessa mancanza di “materia” facevagiustamente ritenere che non avrebbe potuto comunque trattarsi di un provvedimento disci-plinare dovuto a ragioni di carattere dottrinale, ma di un intervento pastorale dovuto a unafondamentale preoccupazione dell’Episcopato veneto, in ordine a conseguenze le più varie, dicarattere psicologico, sociale, elettorale, organizzativo, politico, che i presuli mostravano di te-mere in conseguenza della predicazione politica della dirigenza della D.C. di Venezia», MemorialeDorigo, cit., p. 4.

604 «Alle 16 benedice i marinaretti della Nave Scilla in partenza per l’annuale crociera estiva»:Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 202.

605 «In serata si ritira in Seminario per partecipare al primo corso diocesano di Esercizi peril clero, dettato da S.E. Rev.ma Mons. Giovanni Pardini vescovo di Jesi», ibidem.

606 Per gli appunti stesi da Roncalli durante queste giornate di ritiro cfr. GdA, pp. 427-428.607 Aldo Cristinelli, nato nel 1927, sarà ordinato sacerdote da Roncalli il 19 giugno successivo

e per circa vent’anni svolgerà il suo ministero nel patriarcato come capellano nella parrocchia di S.Maria di Lourdes di Mestre, a S. Alvise di Venezia e successivamente come parroco a S. Paolo diMestre. Ha riferito dei suoi rapporti con il patriarca di Venezia in Processus rogatorialis super famasanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 687-693.

608 Sono caratteristiche che Roncalli apprezza nella predicazione e che spesso addita al-l’esempio dei suoi sacerdoti. Giovanni Battista Pardini (1904-1987), sacerdote della diocesi diChiavari dal 1929, era stato nominato vescovo di Jesi nel 1953: manterrà la sede sino alledimissioni nel 1975.

609 Cfr. Pace e vangelo, I, p. 289.610 Breviarium, Pars Verna, Die 11 Junii, S. Barnabæ Apostoli, In II Nocturno, Lectio IV.

138

1956

<Visitatore extra mgr. Benedetto Tomizawa vescovo di Sapporo(Giappone)>611

12 giugno, martedìRicevuto mgr. Carlo Rossi vescovo di Biella:612 il viceconsole di Israele:

don Gino Spavento: avv. Pival e dott. de Bonis avv. di «Propaganda Fide».

13 giugno, mercoledì [S. Antonio di Padova Confessore]Dal Seminario. S. Antonio mi fece interrompere la mia meditazione.

Alle 10 assistetti in cappamagna alla Messa cantata da mgr. Macacek quialla Salute. C’era poca gente: festa votiva in decadenza.

Purtroppo le preoccupazioni per la formazione della nuova GiuntaMunicipale vengono a disturbare il mio ritiro: e non mi posso sottrarre.L’affare Dorigo guasta tutto.613 A me non premono le persone: ma i prin-cipi, e la conformità colla dottrina e la direzione della S. Sede.614 Oggi horicevuto: mgr. Bosa, i dottori Tognazzi e Gagliardi, il dott. Vaccari della

611 Benedetto Takahiko Tomizawa (1911-1989), ordinato sacerdote nel 1937, era statonominato vescovo di Sapporo nel 1952; nel 1987 Giovanni Paolo II ha accettato le sue dimis-sioni dalla sede.

612 Carlo Rossi (1890-1980), sacerdote della diocesi di Torino dal 1912, era vescovo di Bielladal 1936, sede che reggerà sino al 1972.

613 Immediatamente dopo le elezioni, e ancor più motivato dall’esito degli scrutini, Dori-go aveva ripreso sulle colonne de «Il Popolo del Veneto» i suoi interventi per perorare losganciamento definitivo del P.S.I. dal P.C.I. e il coinvolgimento dei socialisti nel governo dellacittà. L’esponente della sinistra D.C. darà conto più tardi degli ostacoli frapposti alle sue inizia-tive, ricordando che «l’azione della Curia di Venezia si esplicò, oltreché nella campagna preferen-ziale per alcuni candidati, nel cercare di evitare una candidatura Dorigo al Consiglio comunale, e,ad elezione avvenuta […], nello sconsigliare vivamente – ma anche qui invano – la sua elezionead Assessore». Il giovane esponente democristiano aveva quindi concordato con la dirigenzadel partito di presentare alla metà di giugno le proprie dimissioni dalla guida de «Il Popolo delVeneto», dando ad esse «esplicitamente la finalità di consolidare il gruppo stesso, concedendoalla Curia la soddisfazione del ritiro dell’uomo, la quale avrebbe potuto far disarmare largamen-te gli spiriti nei confronti della dirigenza veneziana, liberare quindi dalla crisi le coscienze dimolti dirigenti, e permettere appunto di affrontare senza preoccupazioni le operazioni politicheche andavano compiute per la formazione di Giunte aperte a sinistra. Restava inteso, secondol’offerta del dimissionario, che la Direzione politica del Giornale avrebbe dovuto passare all’al-lora condirettore [Gianfranco Vistosi]»; questa offerta era subordinata a varie condizioni, tra lequali quella «che al Direttore uscente si sarebbe fatto posto nella Giunta provinciale in modoproporzionato alla rappresentatività e al rilievo della sua posizione politica», Memoriale Dorigo,cit., pp. 4-5.

614 Ribadisce quanto già espresso nel Messaggio al Clero del 5 maggio precedente per leelezioni amministrative: cfr. supra, annotazioni all’8 maggio 1956; si vedano pure supra gliappunti dell’11 aprile 1956.

139

1956

Ucid 615 e alcuni ecclesiastici in ritiro con me: mgr. Da Villa, D’Alessio!:616

don De Dominici parroco di S. Giacomo,617 ecc. Giornata di poco contoper la spiritualità, ma non perduta per la carità in esercizio di preghiera.

14 giugno, giovedìRicev. prof. Rusconi con Comm. Reale: mgr. Gottardi: don Sembian-

te, don Bollani, don Angelo Centenaro: don Rino Costantini: don EttoreFuin.

15 giugno, venerdìRicevuti i neo ordinandi, e i neo suddiaconi.A parte don Giovanni! Marcon.618

615 L’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti; cfr. supra, appunti del 18 marzo 1956.616 Rectius Alessio D’Este, nato nel 1914, sacerdote dal 1937; era stato dal 1943 rettore a S.

Maria dei Miracoli ed il fondatore ed animatore delle A.C.L.I. a Venezia; nel 1955 Roncalli loaveva nominato parroco dei SS. Apostoli; su di lui si veda il Necrologio apparso sul «Bollettino»,47 (1956)/9-10, p. 337.

617 Gino De Dominici (1921), sacerdote dal 1945, era parroco di S. Giacomo dall’Orio, nelvicariato di S. Croce, dal 1952.

618 Con ogni probabilità la ragione dell’incontro con mons. Enrico Marcon è ancora unavolta la prefazione alla biografia dedicata da quest’ultimo a mons. Margotti, che continuava asuscitare le perplessità e i timori in Roncalli (cfr. supra, appunti del 10 marzo 1956): aveva scrittoil giorno prima a don Anglade, intermediario della richiesta della prefazione per il libro diMarcon: «Ma il testo del volume non solleverà qualche malcontento? Credo che sarebbe sommaprudenza, attesa la presentazione del Patriarca di Venezia, che ci fossero alcune parole del succes-sore di Mons. Margotti a Gorizia. Veda di parlarne a S. Ecc. Mons. Dell’Acqua che sarà buongiudice, al cui avviso mi affido», AR/FSSD X/521; il 13 dicembre successivo ricevute le bozze diE. MARCON, Mons. Carlo Margotti, arcivescovo di Gorizia (Cividale, 1957), romperà ogni indugio:«Ho ricevuto le bozze di stampa del volume biografico del venerato Arcivescovo MonsignorCarlo Margotti, la cui memoria mi è tanto cara e sempre presente: ma a stretto giro di posta, indata odierna gliele rimando senza averle sfogliate. Ella mi deve benevolmente comprendere. Cisono situazioni e valutazioni di fatti e di persone, che impongono ad un prelato – ad un vescovo– un doveroso riserbo, che io non posso trascurare, non lasciando supporre, con la lettura dellebozze, un mio giudizio o valutazione sul libro e sulla sua immediata opportunità. Questa stessaperplessità mi accompagnò durante tutto l’anno, da quando monsignor Pietro Anglade venne apregarmi di fare una prefazione al volume: perplessità che esposi a voce in un recente incontroromano. Ora sono costretto a rinovare la preghiera di non includere nel testo le mie parole dipresentazione: nè di chiedermi di farlo: e di lasciarmi estraneo alla pubblicazione. Il veneratomonsignor Margotti, ora che vede la faccia del Signore, sa tutta la sincerità dei miei sentimenti distima e di affezione per la sua persona: e sa comprendere tutta la delicatezza del riserbo che ciimponiamo nei suoi confronti», AR/FSSD X/568; ancora il 1° gennaio 1957 scriverà un durotelegramma a mons. Anglade: «PROIBISCO ASSOLUTAMENTE PUBBLICAZIONE MIA PRESENTAZIONEBIOGRAFIA MARGOTTI SPIACEMI VOSTRA INSISTENZA STOP DIVERSAMENTE SARÒ COSTRETTO SMENTIRE /CARDINALE RONCALLI», copia in AR/FSSD X/577. Roncalli aveva quindi composto comunque

140

1956

16 giugno, sabatoAnche stanotte restai in Seminario. Con bel pensiero i miei ordinandi

preti mi chiesero di assistere alla mia S. Messa in capellina privata e di esse-re comunicati l’ultima volta come diaconi dal loro Patriarca. Ne approfit-tai per opportuni incoraggiamenti.

In giornata assai lavoro di firme per la Curia. Nel pomeriggio il miocar.mo don Antonio! Bonicelli parroco di Tavernola Bergamasca619 vennea trovarmi per assistere domani alla ordinazione sacerdotale di don Lu-ciano! Cristinelli, suo parrocchiano che io accolsi, e regolarmente inscrissinella mia diocesi di Venezia, dove egli percorse assai bene questi due ulti-mi anni di studi al Seminario mio della Salute: e ne spero molto bene. DonBonicelli fu mio ospite graditissimo loco et foco.620

<Visita consolantissima a Saccasessola – direttore prof. Reggiani –vidi tutti gli ammalati a letto, e parlai a loro e a tutti gli altri>621

17 giugno, domenicaOrdinazioni alla Salute. Tre dei miei, Barbini, Cristinelli e Zillio preti.

Che il Signore me li conservi buoni e fervorosi, e bene ispirati come sono.Aggiunti a loro parecchi preti e suddiaconi, e minoristi Capuccini e deiCavanis.622 Da Tavernola per festeggiare il loro conterraneo Cristinelli,

proprio in questi giorni del giugno 1956 alcune pagine di prefazione al testo di Marcon cheverranno successivamente pubblicate come «documento inedito» in Scritti e discorsi, IV, pp. 89-91. Su tutto questo si veda anche Pace e Vangelo, I, pp. 524 e 591.

619 Pietro Bonicelli (1894-1959), originario di Vilminore di Scalve, era stato collaboratore diRoncalli alla Casa dello Studente dal 1918 al 1920. Ordinato sacerdote nel 1921, sarà coadiutoredi Calolziocorte e quindi prevosto di Tavernola bergamasca: sul legame con Roncalli si vedanole lettere edite in GIOVANNI XXIII, Il pastore. Corrispondenza dal 1911 al 1963 con i preti del SacroCuore di Bergamo, a cura di G. Busetti, Padova 1982.

620 Deponendo nel 1969 nella rogatoria veneziana Cristinelli indicherà che don Bonicelli«era figlio spirituale del Servo di Dio, […] e questo sacerdote riceveva la direzione spirituale delServo di Dio da quando il Servo di Dio, dopo la guerra 1915-18, ebbe l’ufficio di Direttorespirituale dei chierici reduci dalla guerra. Il Servo di Dio era sostenitore della vita comunitaria deisacerdoti del S. Cuore, in Bergamo, e anche qui la loro intimità spirituale si era molto legata. IlServo di Dio aveva capito lo stato d’animo dei chierici che erano stati in guerra, e aveva acquistatala loro fiducia e questi ricevettero il suo aiuto per arrivare al sacerdozio», Processus rogatorialis superfama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 687.

621 «Nel ventennio della fondazione, visita l’Ospedale sanatoriale “Achille De Giovanni”di Sacca Sessola: nella cappella dell’Istituto parla ai ricoverati: e successivamente visita gli amma-lati a letto nei sette reparti», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 203.

622 Per l’elenco completo degli ordinati cfr. S. Ordinazioni dell’anno 1956, in «Bollettino», 47(1956)/11-12, p. 384.

141

1956

vennero ben 90 parrocchiani di là. Cerimonia <imponente> ed infine unpo´ faticosa. Mie parole esortanti allo studio della santità per tutti. Poivisita al Ridotto per la «Lunatica»623 laetari et benefacere [Qo 3,12]… e la-sciar cantare le passere…624 Poi visita alla Messa degli Artisti a S. Fantinocelebrante mgr. Ennio Francia che ebbi a colazione con prof. d. Quinta-relli. Nel pomeriggio ricevetti [[mgr]] il com. Sommariva:625 poi diedi[premi] a S. Basso, con eccitamento fervoroso alle Suore distinte nel Can-to Gregoriano:626 e accolsi a lungo il Conte D’Ormesson e la Contessa.627

Altri contatti con varie persone. Passai di nuovo alla «Salute» per un salutoai direttori degli Uffici Amm. del Veneto.

18 giugno, lunedì [B. Gregorio Barbarigo Vescovo e Confessore]O Beato Gregorio Barbarigo. Quanta gioia per me il ritorno della tua

festa!628 Al mattino S. Messa alla Madonna del Giglio, la chiesa della sua par-rocchia, e S. Cresima. Seguirono l’inaugurazione del nuovo Asilo e Patronatodella B. Imelda. Veramente bello, e riuscito. Alle 11.30 grande ricev. qui inSalone Pio X delle commissioni nazionali convenute a Venezia per la Bien-

623 «A Ca’ Giustinian, reca un benedicente saluto ai soci della “Lunatica benefica”, lasciandoloro come ricordo questo programma: “Laetari et benefacere”», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 203.

624 Già nelle note di un ritiro compiuto quasi cinquant’anni prima aveva scritto: «Quantoalle osservazioni del mondo: lætari et benefacere e lasciar cantare le passere», GdA, appuntidell’1-7 settembre 1907, p. 248.

625 Il rapporto tra Roncalli e Giuseppe Sommariva datava dagli anni in cui il primo erasegretario di mons. Radini Tedeschi e Sommariva collaborava con il vescovo di Bergamo perl’organizzazione dei pellegrinaggi italiani a Lourdes; da alcuni anni gli affari di Sommariva nonandavano bene ed erano frequenti le richieste di aiuto all’antico amico ora patriarca di Venezia.

626 Cfr. Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 203.627 Wladimir d’Ormesson (1888-1973) e Roncalli si conoscevano dal 1945. Nel 1948 d’Or-

messon era stato nominato ambasciatore di Francia presso la s. Sede e resterà in carica sinoall’ottobre 1956; era appena stato eletto membro dell’Académie française. Dei rapporti con ilfuturo Giovanni XXIII ha riferito in Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi DeiJoannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, cit., I, pp. 59-77.

628 Il veneziano Gregorio Barbarigo (1625-1697), ordinato sacerdote nel 1655, era statochiamato a Roma da Alessandro III; nel 1657 fu nominato vescovo di Bergamo e nel 1660creato cardinale. Nel 1664 fu trasferito alla sede di Padova, dove esplicò la sua attività soprattut-to in direzione della promozione della cultura e della formazione seminaristica. Barbarigo erastato beatificato nel 1761 e sarà proprio Giovanni XXIII a decretare nel 1960 la sua canonizza-zione equipollente: sulla devozione di Roncalli per Barbarigo si veda M. BENIGNI, Roncalli e ilBarbarigo: note e documenti, in Gregorio Barbarigo, patrizio veneto, vescovo e cardinale nella tarda contro-riforma (1625-1697), III/2 (Atti del convegno di studi – Padova, 7-10 novembre 1996), a cura diL. Billanovich e P. Gios, Padova 1999, pp. 1003-1021.

142

1956

nale,629 compresa la Commis[sione] Russa che interviene la prima vol-ta.630 V’erano con me: mgr. Gianfranceschi,631 Macacek, Jandelli, Scarpa,ecc. Riuscitissima, e volta in onore dell’Accademico D’Ormesson e perannunziare l’assicurato intervento dei cattolici con un padiglione loro diArte Sacra nella pr[ossima] biennale 1958.632 Fu un gran passo ben riusci-to per noi:633 è il criterio della presenza della Chiesa piuttosto che del frusti-

629 Due anni prima Roncalli aveva ribadito – come ormai era consolidata tradizione daparte dei patriarchi – la «generale proibizione» per il clero della visita ai padiglioni: cfr. SullaXXVII Biennale d’Arte, in Scritti e discorsi, I, p. 234. Don Silvio Tramontin ricorderà che, invece,nel 1956, Roncalli, prima di decidere il da farsi, lo aveva inviato in pre-visita alla mostra: «Ormail’arte era quasi tutta rivolta all’astrattismo e sul realismo dei padiglioni degli Stati del socialismoreale non c’era certamente da temere dal punto di vista della moralità. Direttore era il prof.Pallucchini, e dopo aver fatto un giro con lui per i vari padiglioni gli dissi che se fosse statopossibile togliere due quadri […] avrei riferito al patriarca che si poteva togliere la proibizione diaccesso ai sacerdoti. Il che evidentemente era un segno per tutti i fedeli. E così fu», La svolta diRoncalli sulla Biennale, in «Gente Veneta», 20 aprile 1996, cit. in M. RONCALLI, Giovanni XXIII. Lamia Venezia, Venezia 2000, p. 155.

630 Eugenio Bacchion ha testimoniato che il ricevimento delle «delegazioni straniere pre-senti a Venezia per l’inaugurazione della Biennale […] suscitò aspre critiche perché era la primavolta che si faceva ed era in contrasto con la tradizione di tutti i Patriarchi precedenti: a quelricevimento intervennero anche i rappresentanti dell’Unione Sovietica, e vennero qui, in Palaz-zo, e il Servo di Dio li accolse con grande cordialità. Di fronte alle critiche il Servo di Dio disse:“Io vado per la mia strada”»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P.XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 210.

631 Gianfranceschi ricorderà che «per la prima volta, non apparve il Comunicato di proi-bizione a visitarla [scil. la Biennale]. In quell’occasione [Roncalli] diede un signorile ricevimentoagli artisti e ai rappresentanti delle varie nazioni nella sala maggiore del Patriarchio, e volle chepartecipassimo anche noi: tutti in abito di gala», ibidem, pp. 312-313.

632 Vittorino Veronese si attribuirà nel 1971 un ruolo nella “svolta” dell’atteggiamentoecclesiastico verso la Biennale e ricorderà le preoccupazioni del patriarca per essa: «appren-sione che io condivisi, permettendomi nel contempo di suggerire che in contrapposto dellaBiennale venisse attrezzato uno speciale padiglione di arte sacra. L’accolse con interesse e quasicon entusiasmo perché vedeva in questa mia idea la possibilità di sostituire un atteggiamentopositivo a quello puramente negativo di condanna del lato morale. Rilevo questo concettoanche dalla frase di un suo biglietto autografo dell’Epifania 1957, nel quale mi invitava adandarlo a trovare perché così scriveva: “Avremmo modo di farci coraggio anche per il padiglionedell’Arte Sacra presagio di orizzonti nuovi, vicini e propizi per chi intende non segnare il passoma procedere con fiducia verso il meglio, in senso tutto cattolico e apostolico”», Copia publicatransumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis, cit., pp. 452v-453r;il documento citato è in AR/FSSD X/580.

633 Il settimanale diocesano segnalerà che «il Cardinale Patriarca si è intrattenuto con gliospiti, ricevendoli tutti affabilmente e gli incontri e le conversazioni hanno animato particolar-mente l’assemblea. Sono stati notati i colloqui dei Delegati russi con gli altri ospiti, e con iRev.mi Prelati […]. L’avvenimento, che è una novità sia per la vita della Biennale che delPatronato, ha un valore ed un significato che vanno ben oltre la cronaca. La Biennale […]

143

1956

no.634 A sera conferenza di d’Ormesson a S. Giorgio su l’Arte Sacra. Splen-dida undequaque.

<La spesa del ricev[imento] e del rinfresco sostenuta dal Comit. In-ternaz. d’Arte Sacra – presid. Veronese Segret. Giacomini>

19 giugno, martedìIl Presid. della Republica Gronchi è ospite di Venezia per la inaugura-

zione della Biennale.635

Mia visita a lui, ricevuto per primo, alla Prefettura ut decet secondo ilprotocollo. Mi accolse bene. Gli parlai delle mie impressioni di ieri in vistadel progetto del Padiglione per l’Arte Sacra nel 1958.

Seguii a distanza sul mare il corteo presidenziale che si recava alla Mostra.Nel pomeriggio mia visita all’Istituto Elioterapico dei P.P. Camilliani

agli Alberoni, e promisi di tornare altra volta per una visita più calma.

20 giugno, mercoledìS. Messa presso le buone Suore Bianche Figlie del Cuor di Gesù al Lido.Seguirono parecchie udienze in casa: don Emilio Suman: don Valerio

Comin:636 mgr. Pietro [Triani]637 di Parma:638 due P.P. Capuccini neo or-dinati sacerdoti domenica, il comm. Giuseppe Giacomini di Roma: il nuo-vo Superiore dei Fatebenefratelli.639

finalmente si è incontrata anche col mondo religioso veneziano, attuando così anche sul pianodell’arte, quella fusione dei valori umani con quelli religiosi, di cui la vita italiana era da tempo unfelice esempio per tanti altri settori», Il ricevimento del Patriarca ai Commissari delle Nazioni parteci-panti alla Biennale, in «La Voce di San Marco», 23 giugno 1956, p. 2.

634 Cfr. supra, annotazioni al 12 gennaio 1956.635 Giovanni Gronchi (1887-1978), di Pontedera (PI), era stato eletto alla presidenza della

Repubblica nell’aprile 1955: Roncalli lo aveva già incontrato nel giugno e settembre di questoanno: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 527 e 587; si vedano pure infra, appunti del 24 febbraio 1955.

636 Emilio Suman (1912-1980), sacerdote dal 1937, era dal 1951 vicario a S. GiovanniElemosinario; Valerio Comin, nato a Venezia nel 1930, era stato ordinato sacerdote dalpatriarca Roncalli nel giugno 1953.

637 Roncalli aveva lasciato uno spazio vuoto.638 Il 1° luglio il patriarca scriverà al vescovo di Parma mons. Colli per ringraziarlo di avergli

fatto pervenire tramite Triani alcune copie di E. COLLI, Lettere pastorali raccolte in occasione del SuoGiubileo Sacerdotale, a cura di Mons. Pietro Triani, Torino 1956, volume per il quale Roncalliaveva scritto una presentazione: «Resto ben onorato e lieto di figurare, con il mio umile nome,sulla prima pagina del prezioso volume, a testimonianza di fedele amicizia di anni lontani, e dicontinuità di rispetto e di stima per la Sua persona, e di speciale riguardo alla cara diocesiParmense», AR/FSSD X/526.

639 A questa data il priore generale dell’Ordine degli Ospedalieri di S. Giovanni di Dio (Fate

144

1956

21 giugno, giovedìMinistero in campagna. A Burano dove celebro la S. Messa e ammini-

stro le Cresime. Di là mi reco a Lio piccolo e a Mazzorbo.Nel ritorno visito don Giuseppe Mandro all’Ospedale di S. Marco: mi

fa molta pena e mi lascia in timore.640

22 giugno, giovedìNotevole la visita di mgr. Carroll [Mc]Cormick, Vescovo ausiliare di

Filadelfia, ex alunno del Seminario Romano.641 Era con una sua sorella ecol marito di lei. Frutto di un buon proposito del Card. di Filadelfia diinviare degli Americani studenti, non solo al Collegio Nazionale loro inRoma, ma al Seminario Lateranense dove la vita Romana e Italiana dalpunto di vista ecclesiastico può meglio essere appresa. Di fatto sono usci-ti ben 4 Vescovi da quel primo gruppo. Sono però visioni da studiarsisotto molto aspetti.

– In casa parecchie udienze D. Semenzato: P. Isacco Armeno: d. Fran-cesco Galloni: il fotografo Giacomelli: direttori uscente e entrante dellaBanca d’Italia: don Bonicelli e don Odino Spolaor.

23 giugno, sabatoUltima visita a Fietta. Celebro la S. Messa con pensieri d’addio ad un

luogo che mi era pur caro.642 Siamo in viaggio: ci si arresta quà! e là e siriprende il buon cammino.643 Don Filippin ha già iniziato i lavori di adatta-mento per il nuovo impiego a cui quel locale verrà affidato:644 pare scuoladi lingue. Partendo in direzione di Padova ho con me il novello sacerd.Cristinelli di Tavernola Bergamasca, destinato a via Piave (Mestre). Ne

Bene Fratelli) era p. Mosè Bonardi: cfr. Annuario Pontificio per l’anno 1956, Città del Vaticano1956, p. 840.

640 Giuseppe Mandro, nato nel 1917, sacerdote dal 1942, dal 1957 sarà rettore a S.M dellaPietà: era stato operato allo stomaco.

641 Joseph Carroll McCormick (1907-1996), sacerdote della diocesi di Philadelphia dal1932, era stato nominato vescovo ausiliare della stessa città nel 1947; sarà successivamentenominato vescovo di Altoona-Johnstown nel 1960 e di Scranton nel 1966.

642 Cfr. supra, appunti del 17 febbraio 1956.643 Anche alla folla radutata a Loreto per il suo pellegrinaggio del 4 ottobre 1962 Giovanni

XXIII ricorderà che «la nostra vita è pellegrinaggio, l’ho detto: pel cielo siamo fatti. Ci soffer-miamo un poco qui e poi riprendiamo la nostra strada»: trascrizione dal filmato originalemontato in Giovanni XXIII, il papa buono, regia di L. Bizzarri, trasmesso da Raitre il 30 aprile1999.

644 Cfr. supra, appunti del 20 aprile 1956.

145

1956

spero bene.645 Arrivo a Torreglia dove una 80 di preti Veneti fanno ilRitiro con P. Lombardi per il mondo migliore.646 Buone accoglienze alPatriarca. Parlo loro della Chiesa e del come stare con essa nelle presenticircostanze: aperture, laicismo, ecc. Penso di essere stato compreso. Tor-nato in casa preparo il discorso per domani a Padova, e pregusto la litur-gia di S. Giov[anni] Battista.

24 giugno, domenica [Natività di S. Giovanni Battista]Dalle 2.30 in nocte attendo al discorso sul Cent[enario] 7° della libera-

zione di Padova da Ezzelino (1256): 647 e lo recito al Vangelo del grandepontificale al Santo di Padova, dove la folla è immensa e tutto è ben fat-to.648 Il servizio liturgico è del Capitolo della Cattedrale. Con me sono

645 Cfr. supra, appunti dell’11 giugno 1956.646 Il gesuita Riccardo Lombardi (1908-1979), affermato conferenziere e predicatore di

corsi per sacerdoti, guida del Movimento per un Mondo Migliore, era da alcuni anni uno degliuomini di fiducia di papa Pacelli. Su di lui si vedano G. ZIZOLA, Il Microfono di Dio. Pio XII, padreLombardi e i cattolici italiani, Milano 1990, e MARTINA, Storia della Compagnia di Gesù in Italia, cit.,pp. 287-300. Lombardi aveva già predicato nel maggio 1955 gli esercizi all’episcopato triveneto:in questa occasione e in un incontro a Venezia nell’ottobre successivo Roncalli aveva maturatoforti perplessità sulla sua opera, senza però precluderne l’accesso al proprio clero: per la comu-nicazione alla diocesi del corso di esercizi si veda «Per un mondo migliore», in «Bollettino», 47(1956)/3-4-5, p. 127.

647 Roncalli si richiama alla vicenda di Ezzelino III da Romano (1194-1259), che con unasistematica opera di conquista era riuscito a stabilire una potente signoria ghibellina nellaMarca Trevigiana. Alleatosi con l’imperatore Federico II di Svevia – della quale sposò la figliaSelvaggia –, aveva ottenuto da questi nel 1237 la signoria su Padova. Accusato di eresia escomunicato da papa Alessandro IV, nel 1256 dovette fronteggiare l’esercito guelfo, che il 19giugno riuscì a liberare la città dal suo dominio. Ezzelino III sarà definitivamente sconfitto aCassano d’Adda nel 1259. Per il testo dell’intervento di Roncalli cfr. L’alto concetto e il sacro valoredella libertà in un discorso del Cardinale Patriarca, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, pp. 227-232;ripreso in Scritti e discorsi, II, pp. 438-445.

648 Il 23 aprile precedente Roncalli aveva scritto al sostituto dell’Acqua per informarlo cheera stato invitato ad intervenire alla celebrazione di questo centenario: «La cosa potrebbe riuscireedificante, ed incoraggiante nel senso della concordia degli animi nel continuato certamen controil princeps huius mundi, che solo alla fine dei tempi sarà definitivamente cacciato fuori e sconfitto.In verità qualche voce di storico minuzioso si è espresso, direi, non in favore di Ezzelino, ma indisfavore di alcuni soldati dell’esercito Crociato, al seguito del Legato Papale, che, a loro volta,commisero soprusi ed angherie. Cose di tempi passati in situazioni incerte: valutazioni difficilinella trasposizione di giudizio ai tempi presenti. Dopo qualche incertezza, a mio umile parere,e poiché le celebrazioni stanno sulla conclusione, e si tratta infine di tradizione, sia pure interrot-ta, non sicura di un omaggio che in passato si rendeva al Santo, nell’ottava della sua festa, progratiarum actione, ritenendo la “Liberazione di Padova” un prodigio dovuto all’intercessione diSant’Antonio, troverei conveniente […] la benigna concessione di poter accogliere la richiestafattami»; il sostituto replicava il 30 aprile (prot. 372872) che aveva riferito la richiesta «al Santo

146

1956

mgr. Schiavon e i due sem[inaristi] Seno e Trevisan. Segue una colazionezione intima e famigliare con mgr. Bortignon in vescovado. Nel pome-riggio passo a S. Barbara di Mestre nel bosco giardino, incoraggiando ebenedicendo questa parrocchia incipiente con don Ettore Fuin:649 poi aS. Lorenzo di Mestre dove accolgo il nuovo arciprete mgr. Da Villa.650

Mie parole che ripetono quelle del mio ingresso a Venezia: ecce homo,sacerdos, pastor.651 Gran folla esultante. Tornai a Padova in Prato dellaValle dove assistetti al Carosello evocante la festa della liberazione daEzzelino. Bello e ottimamente riuscito.652

25 giugno, lunedìS. Messa a S. Marco al Battistero agli abilitandi dell’Istituto Magistrale

Nicolò Tommaseo. Caro ed incoraggiante incontro con mie parole allaMessa, e qui in casa. Seguono parecchie udienze: Arciprete di Malamoccocirca Massaria di Lido,653 ecc. Per la prima volta don Niny Barbato fa il

Padre, il Quale Si rimette al prudente giudizio di Vostra Eminenza, circa la convenienza di una suapartecipazione a tali festività»; a questo punto Roncalli il 5 maggio aveva scritto a Bortignon perinformarlo che «tra le righe di questa comunicazione» leggeva «qualche perplessità», che lo spinge-vano a rimodulare il programma: «Per mio gusto, lascerei andare il “Te Deum”, di cui si è spessoabusato nel corso della storia: e preferirei una amabile intesa per una funzione pomeridianapropiziatoria, che presiederei ben volentieri il 17 giugno, nell’intento di unire i cuori e le voci inpreghiera, per la prosperità, la pace e la buona disciplina di Padova sempre cattolica e romana»:lo scambio in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5,fasc. «Episcopato Triveneto – Roncalli 1953-1958. Corrispondenza con Vescovi Triveneti».

649 La curazia autonoma di S. Barbara di Mestre era stata istituita da Roncalli il 4 dicembre1955 ed affidata a Ettore Fuin, nato nel 1922, sacerdote dal 1946; il decreto per la costituzionedella parrocchia sarà emanato dal card. Urbani il 1° settembre 1961.

650 Sulla designazione di Da Villa come nuovo arciprete di Mestre si vedano supra gliappunti del 23 marzo 1956.

651 Il patriarca si riferisce al discorso tenuto il 15 marzo 1953: Il primo discorso di S.Em.za dall’ambone di S. Marco, in «Bollettino», 44 (1953)/2, pp. 65-70; ripreso in Scritti ediscorsi, I, pp. 16-19; si veda anche Pace e Vangelo, I, p. 24.

652 Il 27 giugno successivo, dando riscontro ai ringraziamenti di mons. Bortignon, scriveràche a Padova era stata compiuta, «e dentro il tempio augusto e fuori in Prato della Valle, unadegna celebrazione di un avvenimento splendente della più alta significazione. Chi ha intelligenzaed animo retto ha dovuto capire. La manifestazione mi è parsa oltremodo seria, contenuta, e intutto degna di una città distintissima, e fatta per dare insegnamento, per la generazione nuovis-sima, di fedeltà alle più aperte e gloriose tradizioni religiose e civili. Universa universis Patavinalibertas. Che il Signore continui a benedire tutti insieme secundum misericordiam suam civitatem etpopulum. Sì: benedire, difendere, custodire, conservare e pacificare», AR/FSSD X/525.

653 Silvio Massaria (1911-1972), sacerdote dal 1935, aveva svolto il ministero a Mira e S.Simeon ed era diventato il primo parroco di S. Antonio del Lido, cfr. Liber Vitae, p. 102.

147

1956

servizio di anticamera: attesa la malattia di mgr. Loris che dura da un mese,mi impressiona e mi addolora.654 Nel pomeriggio presiedo a S. Basso allaadunanza annuale delle Conferenze Femminili di S. Vincenzo de’ Paoli conmgr. De Biasi[o] assistente. Le relatrici: Protez[ione] Giovane – Casa Fami-glia – attività generale, ottime, ottime. Le incoraggio con fervore.

A sera ricevo la prof. Annita Ferrari delle Scuole Italiane che mi infor-ma di Parigi dove sempre seguii il suo bel lavoro, di fratel Alessandrinidefunto e benemeritissimo.655 La trattenni a cena. Tutto coopera al bene[cfr. Rm 8,28].

26 giugno, martedì [Ss. Giovanni e Paolo Martiri]S. Messa al ricovero dei vecchi a S. Lorenzo. Mi accompagnò don

Barbato. Grandi accoglienze da tutti e visita prolungata e benedicente atutti i degenti.656 Vecchiaia veneranda che fa riflettere e commuove.

In casa udienze varie: sig.[na] Mimma Bacchion che incoraggio versola vita religiosa:657 la sig.na Nordio presid. della Casa-Famiglia: mgr. DeBiasio di S. Stefano: i due Vicari [Macacek e Gianfranceschi] insieme perla distribuzione delle parrocchie: Caretta! a S. Geremia,658 Voltolina a Tre-

654 Aveva scritto il 22 giugno al fratello Giovanni: «Qui da oltre un mese il mio caro eprezioso segretario monsignor Loris Capovilla è affetto da infiammazioni ghiandolari al colloche lo fanno molto soffrire, anche se egli sopporta con molta pazienza i suoi dolori. Come vedisiamo tutti soggetti alla croce, anziani e giovani, e non c’è che unire le nostre sofferenze a quelledi Gesù Crocifisso», Familiari, II, p. 411.

655 Roncalli aveva avuto con Annita Maria Ferrari, dell’Associazione Educatrice Italiana(A.E.I.), numerosi incontri durante la missione a Parigi: dei loro contatti Ferrari riferirà depo-nendo nel corso del processo di canonizzazione di Giovanni XXIII: Copia publica transumptiprocessus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis, cit., pp. 109v-112v; 129v-169r.L’11 febbraio precedente, poco dopo la morte del fondatore dell’A.E.I. Alessandro EugenioAlessandrini (1879-1956), dei Fratelli delle Scuole Cristiane, Roncalli le aveva scritto per comu-nicarle che il suo «fervore» lo edificava, «e lo considero come una testimonianza per lui, il cuiricordo merita davvero di essere reso sempre più luminoso ad incoraggiamento di tante animeprese dallo stesso ideale. […] Questo amavo da tempo dirle e scriverle a scusa del mio silenzioal tocco delle sue comunicazioni ante et post mortem: e per riaffermarle la continuità fedele dellamia devozione per quell’anima benedetta di Fratel Alessandro. Ella non si stanchi di informar-mi di tutto ciò che ella viene facendo con riferimento a lui, che fui così contento di accogliere conlei anche a Parigi: ed al momento opportuno mi voglia indicare che cosa io potrei fare che riescadi gradimento e di edificazione per chi l’ha conosciuto, o può trarre impulso a seguire i suoiesempi», AR/FSSD X/454.

656 «Celebra la Messa nella cappella della Casa Comunale di Riposo di S. Lorenzo, e visitagli ammalati delle infermerie», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 204.

657 Figlia del prof. Eugenio Bacchion, presidente dell’A.C. veneziana.658 Cfr. supra, appunti del 5 maggio 1956.

148

1956

vignano: Sembiante a Stretti (?), Spavento a S. Pietro, Corrao a Lido eMassaria a S. Stae: ecc. Bene.

Nel pomeriggio esco a passeggio col Chierico Seno, e visito al Pianto lemie care figlie del S. Cuore,659 e poi con molta distensione del mio spirito labasilica di S. Gio[vanni] e Paolo di cui venero le Reliquie essendo la festasua. Vedo che questo passeggiare mi fa bene – Dopo cena trattengo fami-gliarmente il giovane ing. Degan di Mestre nuovo cons. provinc. Bravo gio-vane.660

27 giugno, mercoledìChe giornata anche oggi! Generale Calderari dei Carabinieri: don Da-

minelli di Stezzano con sua sorella Suora Sacramentina:661 don Zilliocon la sua mamma:662 i preti ordinati 10 anni or sono: loro Messa qui incapella e breve ma lieto ricevimento con buone parole e un gelato qui insala. Erano 15: l’ordinazione più copiosa di questi anni. Nel pomeriggioricevo da Gottardi, Bacchion, Tramontin la prima copia del volume «S.Lorenzo Giust[iniani] nell’Arte e nel Culto della Serenissima».663 Poi tresedute: 1) Consulta sulla Scuola presid. Camilla. 2) Azione Catt[olica]presid. Bacchion, e 3) dopo Cena la Commissione per la moralità pre-sid. Cosulich e presente il benemerito Questore Ripandelli. Cose gravi,gravi sulla mia coscienza di pastore.664 Dio mi aiuti. Colloquio matutinocol nuovo arciprete di Mestre: Da Villa.

659 L’istituto Canal alla Madonna del Pianto, nel sestiere di Castello, era stato fondato ametà dell’Ottocento per fornire educazione ed assistenza alle ragazze abbandonate; Roncalli erastato ospite delle religiose che lo reggevano già negli anni Venti e vi aveva più volte fatto ritorno.Si veda Pace e Vangelo, I, pp. 24-25.

660 Costante Degan, nato a Mestre nel 1930, proveniente dalle fila dell’A.C., era appena statoeletto consigliere provinciale nelle liste della D.C. Nel 1963 sarà eletto per la prima volta deputatoe dal 1983 passerà al Senato; sarà più volte sottosegretario e ministro. È morto il 1° luglio 1988.

661 Giovanni Daminelli, nato a Verdello (BG) nel 1876, sacerdote dal 1899, era coadiutoreparrocchiale a Stezzano dal 1909 e vi resterà sino alla morte nel 1963.

662 Luciano Zillio, nato a Mira (VE) nel 1933, era appena stato ordinato sacerdote daRoncalli.

663 Si tratta del primo volume della «Collana laurenziana» progettata nell’ambito dellecelebrazioni per il centenario giustinianeo: S. TRAMONTIN, S. Lorenzo Giustiniani nell’arte e nelculto della Serenissima, Venezia 1956, 89 pp.: per questo volume Roncalli aveva anche scritto unaPresentazione.

664 Il 22 giugno aveva nuovamente scritto al sacerdote contattato nell’aprile precedente: «Inquesti giorni Ella è in gran pena: ed io lo sono per lei, e più di lei. Voglia credere a chi l’amaveramente per il suo presente e per il suo avvenire. E si acquieti, riconoscendo in quanto le sipropone ciò che, tutto considerato, è veramente il suo meglio per oggi e per il domani. Il parroco

149

1956

28 giugno, giovedìAlla scuola di S. Rocco aprii alle 10 la XXIV Adunanza dei Comitati

Italiani della Protezione della Giovane. Mie parole: Ne conspicias virginem[Sir 9,5] ecc.: e la responsabilità per quelle che sono offerte demoniis. Inco-raggiamenti al buon lavoro.665

Alle 11 visitai a N[otre] D[ame] dell’Orto il raduno dei Maestri Cat-tolici della Provincia. Brava gente che incoraggio. Nel pomeriggio dott.Pompeati dell’Ateneo Veneto che mi offre il n. dove accenna alla discussionesui plutei:666 poi il conte Cini con padre Lombardi: infine l’ing. AntoninoRusconi presid. delle Belle Arti nel Veneto con mgr. Vecchi. Ci si intendebene circa l’adattamento dello scheletro di S. Lorenzo Giustiniani sottol’altare maggiore di S. Pietro di Castello.667

29 giugno, venerdì [Ss. Pietro e Paolo Apostoli]Stamane festa di S. Pietro, celebrai agli Scalzi668 – ore 6 – facendo la

ordinazione di 5 di loro e di un Cavanis. Rito edificante.669 Passai in segui-

don [x] la accoglierà come un fratello. Qui si sta pensando di darle un incarico che salvando ogniapparenza e ogni sospetto meno generoso per lei, le conserva i motivi di ogni rispetto alla suapersona. Chi è infallibile a questo mondo? chi è perfetto? Ma ci sono circostanze in cui unsuperiore, un pastore di anime, buono ed indulgente quanto lo si vorrebbe, non può determinar-si contro la sua coscienza: e quanto viene disposto per lei corrisponde alla coscienza mia e dei mieivicari. Perché mi vuol obbligare a sottoporre la sua situazione, come regolarmente si potrebbe e sidovrebbe fare, al giudizio del Tribunale ecclesiastico diocesano? E poi l’anima sacerdotale […],povera anima sacerdotale: gli impegni più sacri della nostra ordinazione: le nozioni più elementaridel nostro ben vivere in esercizio di fede, di umiltà, di pazienza e di obbedienza, di unione conGesù Crocefisso, dove, come vanno a finire? Mentre, prendendo le cose in buona parte, approfit-tando della esperienza, ella è ben sicura di trovare in quanto le è accaduto un colpo di ala, che lasolleva innanzi al cielo ed alla terra. Sia buono e bravo, caro don [x], pensi che il suo caso mi fasoffrire più di qualunque altra mia tribolazione di ministero pastorale. E ciò non tanto per ledebolezze supposte sue, ma per questa sua indisposizione a portarsele in pace, ed in ogni caso arifiutare la mano ed il cuore, ed anche le lacrime innanzi a Dio di chi non ha tendenza che a ridareal suo spirito il conforto spirituale, che passata la tristezza presente, le aprirà il varco delle più sereneconsolazioni», in Pasqua di risurrezione, Loreto, 18 aprile 1976, cit., pp. 58-59.

665 Il 24 giugno aveva indirizzato a questa associazione un «saluto fervido e beneaugura-le»: XXIV Adunanza Generale dei Comitati Italiani delle Opere per la Protezione della Giovane, in«Bollettino», 47 (1956)/6-7, pp. 191-192.

666 Arturo Pompeati fu presidente dell’Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti dal 1955al 1958.

667 Cfr. supra, appunti del 13 gennaio e 2 febbraio 1956.668 La chiesa di S. Maria di Nazareth, nel sestiere di Cannaregio, conosciuta anche come gli

Scalzi, era stata fatta costruire dai padri carmelitani nei primi decenni del ‘600.669 Per i nominativi di coloro che avevano ricevuto gli ordini cfr. S. Ordinazioni dell’anno

1956, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 384.

150

1956

to a S. Pietro di Castello dove cedetti l’onore della S. Messa all’arcipretedon Mario Bevilacqua a cui le condizioni di salute imposero la rinuncia aquella parrocchia.670 Io assistetti solemniter al Vangelo, presente il Capito-lo di S. Marco, pronunciai parole di circostanza: amabili per l’arciprete, epenso, edificanti per tutti. Seguirono altre parole in onore dei SS. Aposto-li nel pensiero immaginifico di S. Lor[enzo] Giust[iniani] duo olivae, candela-bra, claves [cfr. Ap 11,4].671 Ebbi poi mgr. Signora a colazione.

Alle 18 ero a Vicenza per il Convegno di Pax Xsti a Monte Berico.Mio discorso di apertura dopo il Veni Creator. Pres[enti] mgr. Vescovi diVicenza e di Ivrea672 e molti fedeli. Tutto ben cominciato. Io restai ospitedi mgr. Zinato,673 amabile e lieto.

30 giugno, sabatoA Vicenza: notte buona. Di buon mattino visione del Sant[uario] di

Monte Berico: deliziosa e pia dalla mia finestra.674 Alle 8 salii col Vescovoper la mia Messa. Molti devoti e convenuti per il Convegno. Mia meditazio-ne: 1) Voluntas Dei Pax Nostra.675 2) Oboedientia et Pax.676 3) Reginapacis ora pro nobis.677 Poi grande adunanza: tre discorsi: mgr. Rossi: on.Igino Giordani:678 mgr. Urbani arciv. di Verona: tutti benissimo: ma mgr.

670 Mario Bevilacqua (1909-1992), sacerdote dal 1934, era stato nominato arciprete di SanPietro in Castello nel 1946; nel 1959 sarà nominato canonico residenziale di S. Marco, cfr. LiberVitae, p. 67.

671 Anche l’anno prima, in occasione della festa dei ss. Pietro e Paolo, si era richiamato alsermone In solemnitate SS. Apostolorum Petri et Pauli, in DIVI LAURENTII JUSTINIANI PROTOPATRIAR-CHÆ VENETI, Operum omnium, … Tomus Secundus, cit., pp. 355-356; cfr. Pace e Vangelo, I, p. 535.

672 Rispettivamente Carlo Zinato e Paolo Rostagno (1883-1959).673 Carlo Zinato (1890-1974) era vescovo di Vicenza dal 1943; resterà in carica sino al 1971.674 Il Santuario di Monte Berico era stato costruito a metà del XV secolo sul luogo di due

successive apparizioni della Madonna, come esaudimento del voto per la cessazione dell’epide-mia di peste che aveva colpito la città di Vicenza.

675 Costituisce una delle sentenze predilette da Roncalli. In alcuni appunti dell’aprile 1950(cfr. GdA, p. 405) Roncalli aveva attribuito tale locuzione s. Gregorio di Nazianzo: essa però nonsi trova così formulata all’interno del suo corpus. Ancora pochi mesi prima di morire annoterà:«Questo è il mistero della mia vita. Non cercate altre spiegazioni. Ho sempre ripetuta la frase di S.Gregorio Nazianzeno Voluntas tua pax nostra. La tua volontà, o Signore, è nostra pace»: GdA, p. 499;cfr. anche Anni di Francia, I, p. 98, 103, e II, p. 480, e Pace e vangelo, I, pp. 123, 199 e 611; viene ripresaanche nella lettera a mons. Pacini del 19 gennaio 1957: AR/FSSD X/583.

676 È il motto episcopale di Roncalli: sulle ragioni di questa scelta cfr. GdA, appunti del 13-17marzo 1925, p. 299; si vedano anche i successivi richiami in Pace e Vangelo, I, pp. 29, 85, 437 e 567.

677 Rituale, Litaniæ Lauretanæ B. Mariæ Virginis.678 Igino Giordani (1894-1980), professore di Lettere e membro del Partito Popolare

151

1956

Urbani mi è piaciuto e l’ho ammirato più che mai. Seguì la colazione inepiscopio. Mgr. Zinato fù signore.

Alle 16 ripartii col don Mario d’Este che mi era compagno. Alle 18ebbi lungo colloquio in casa col Sotto Segret. Ferrari Aggradi circa lasituazione comunale.679 Non ho mai dubitato circa la via che io debbotenere. Mi è però di conforto il trovarmi in perfetto accordo con S.S[ede] e Governo.680

Giornata calda e un po´ stanca chiusa alla Fava con la funzione al S.Cuore nella fine del mese. Predicò il p. Finelli.

Giugno, NoteMassime di S. Ignazio di Lojola.Paolo III a S. Ignazio: «Perché desiderate tanto di andare a Gerusa-

lemme? Una vera e buona Gerusalemme è l’Italia»«Scopo e compito della Compagnia di Gesù è di andare in qualsivoglia

parte del mondo per ubbidienza al Rappresentante di Cristo»

Italiano, aveva lasciato l’insegnamento all’avvento del fascismo e dal 1928 era diventato scrittoredella Biblioteca Vaticana; dopo la guerra fu direttore del «Quotidiano» e del «Popolo»; era statodeputato alla Costituente e nella I Legislatura per la D.C.; dopo l’incontro con Chiara Lubich aRoma nel 1948 entrò a far parte attivamente del movimento dei Focolari. Su Giordani si vedala voce redatta da S. TRINCHESE per il Dizionario biografico degli italiani, LV, Roma 2000, pp. 207-212.

679 Mario Ferrari Aggradi (1916-1997), docente universitario e segretario del ComitatoInterministeriale per la ricostruzione, era stato eletto per la prima volta alla Camera deiDeputati nel 1953 nelle liste della Democrazia Cristiana; nel 1979 sarà eletto al Senato; saràpiù volte sottosegretario e ministro.

680 Ad oltre un mese dalle elezioni non si era ancora costituita la nuova Giunta comunale:e ciò proprio a causa del responso delle urne, che stava impegnando i consiglieri nell’individua-zione di una formula che soddisfacesse tanto le segreterie dei partiti quanto, nel caso della D.C.,la Curia. In un lucido rapporto inoltrato a Roma in queste stesse giornate il prefetto segnalavache «la posizione più intransigente» nelle trattative in corso era «stata assunta dalla federazionedel P.S.D.I. che avvalendosi di una situazione particolarmente favorevole conseguita nel consi-glio provinciale e in qualche consiglio comunale, si prefigge di avvicinare la D.C. al P.S.I., aspi-rando quanto meno a formare alcune giunte costituite in maggioranza da democristiani sorrettidal voto (o dalla astensione) dei socialisti e alcune altre socialdemocratiche-socialiste sorrette dalvoto (o dalla astensione) dei democristiani. […] Il P.S.I., da parte sua, apparentemente dimo-stra di condurre una politica autonoma rispetto al P.C.I., ma non è dato sapere se il suoatteggiamento corrisponda a una realtà effettiva o derivi da accordi preesistenti. Secondo idirigenti socialdemocratici fra il P.S.I. e P.C.I. vi sarebbe una seria frattura e i socialisti localisarebbero decisi ad una politica autonoma che porti alla fusione con i socialdemocratici. Il P.C.I.sembra essere estraniato dalle trattative per la composizione delle giunte e secondo qualche vocepaventerebbe di essere estromesso dalla competizione in corso e di non poter esercitare unimpulso determinante. Di conseguenza e per evitare – nei limiti del possibile – ulteriori danno-

152

1956

«Se il Papa mi comandasse di andare sopra una nave senza il timone,senza alberi, senza vele, senza remi e senza qualsiasi altra armatura dallafoce del Tevere al mare, io ubbidirei subito lietamente».

Ma dove andrebbe la vostra prudenza? gli chiese qualcuno.S. Ignazio risponde: [«]La prudenza è più cosa di colui che comanda

che di colui che ubbidisce.»681

—————L’obbedienza per S. Ignazio è tutto, obbedienza di esecuzione, di vo-

lontà, di intelletto: questa la più meritoria. Criterio fondamentale: vedereCristo nel proprio superiore senza preoccuparsi del bene o del male checi possa essere nella persona umana di lui. Nel primo grado mera esecu-zione del precetto. Merito scarso. Nel secondo, sforzo di sincronia perfet-ta col Sup[eriore], il merito è molto maggiore perché olocausto intimo ecostoso. Nel terzo la perfezione più alta: perciò tanto più meritoria. Mez-zi più adatti per riuscire: in generale l’umiltà e la mansuetudine. In partico-lare: Cristo nel superiore: sforzarsi di difendere sempre il Superiore: ese-guire ciecamente senza discussione intima: e con impeto e fortezza dellavolontà desiderosa di obbedienza. (Carta de la obedencia di S. Ignazio daLojola). Cfr. Papasogli[,] Vita – pp. 410-418.682

1 luglio, domenica [Preziosissimo Sangue di N.S. Gesù Cristo]S. Messa a S. Giorgio per i convenuti al Congresso della Protezione

della Giovane. Cerimonia semplice, ma in quella solennità di chiesa, orarimessa in ordine e senza polvere, divenuta imponente.683 Mie parole infi-ne: S. Giorgio nella leggenda e nell’arte, a cavallo in atto di uccidere ildrago e di salvare la vergine – il simbolo più bello dell’opera d[ella] Pro-t[ezione] d[ella] Giovane684 – Ospiti a colazione mgr. Rossi della Emi-

se ripercussioni sarebbero state impartite direttive ai consiglieri comunisti di adeguarsi al com-portamento di quelli del P.S.I.»: Relazione mensile-Giugno 1956, prot. Gab. 293/6, pp. 1-2, inACS, Ministero dell’Interno, Gabinetto 1953-56, b. 368, f. 6995/88 «Venezia, Relazioni mensi-li».

681 Cfr. A. HUONDER S.I., Ignazio di Loyola. Studio del carattere, Roma 19532, p. 307.682 Roncalli trascrive e riassume alcuni passi di G. PAPASOGLI, Sant’Ignazio di Loyola, (Edizio-

ni Paoline), Roma 1955.683 Nel 1956 avevano finalmente avuto termine i restauri iniziati cinque anni prima dal

conte Cini – che includevano appunto anche la Basilica di S. Giorgio Maggiore – dell’anticocomplesso abbaziale dell’Isola di S. Giorgio che ora ospitava la sede della Fondazione Cini.

684 «A conclusione del XXIV Convegno Nazionale dei Comitati Italiani della Associa-zione internazionale per “La Protezione della giovane”, celebra la Messa nella Basilica di S.Giorgio Maggiore, e rivolge alle partecipanti un caloroso messaggio incoraggiante a prose-

153

1956

graz. e padre Millini degli Scalabriniani. Nel pomeriggio a Papafava be-nedizione arredi sacra ben curata.685 A S. Marco funzione annuale intor-no alla Reliquia del Sangue Prezioso: assistetti in mozzetta al breve e beldiscorso di mgr. arcipr. Seno e in finale portai la Reliquia in processio-ne.

2 luglio, lunedìIn casa parecchie udienze: p. Ferdinando di S. Stanislao degli Scalzi:

mgr. Vio: proto Forlati e mgr. Gottardi: S.E. mgr. Negrin arcivescovo diTreviso che trattenni a colazione[:] mgr. Ausiliare circa affare Dorigo686 eaffari corr[enti]: mgr. Gino Spavento ecc. ecc. Verso le 16 con tempo pio-voso, con don Niny Barbato partenza per Sappada dove giungemmo feli-cemente alle 19. Ottima accoglienza nel solito villino Gio. Puicher, eleva-to di un piano.687 Ci accomodiamo bene. Ricevo la visita dell’arcipreteGiorgi[s],688 e delle ottime Suore Imeldine: Suor Arcangela che funge daSup[eriora]: Suor Arcangela n. 2, Suora Giovanna e Adeodata, e SuorMichelangela ecc. Naturalmente torna il ricordo edificante e la mestiziaper la scomparsa di Suor Tarcisia Villa di Torbiate.

Vivit cum Sanctis.

3 luglio, martedì<A Sappada>Notte buona ma fredda. Mi riposai però così bene, come da molto

tempo non mi accadeva. Lessi con gusto la conferenza di mgr. Nicodemoarciv. di Bari689 e gli mandai le mie congratulazioni. S. Ignazio di Lojola a

guire la mirabile attività di assistenza alla gioventù femminile», Diario, in «Bollettino», 47(1956)/8, p. 257.

685 «Presso l’Istituto San Giuseppe di palazzo Papafava, inaugura la esposizione dei labo-ratori missionari diocesani», ibidem.

686 Cfr. supra, annotazioni al 13 giugno 1956.687 Roncalli vi aveva già soggiornato dall’1 al 7 luglio 1955: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 536-

541.688 Pietro Giorgis (1883-1967), sacerdote dal 1905, era stato cappellano di Paluzza sino al

1909; quindi era stato parroco di Frasseneto (1909-1914) e di Ovaro (1914-1930); nel 1930 erastato nominato parroco e primo arciprete di Sappada, dove resterà sino alla morte. Era insigni-to dell’onoreficenza di Cameriere segreto soprannumerario di S. Santità.

689 Enrico Nicodemo (1906-1973), sacerdote dal 1928, era stato nominato vescovo diMileto nel 1945; nel 1952 era stato promosso arcivescovo di Bari. Su di lui si veda EnricoNicodemo a Bari (1953-1973). Un vescovo meridionale tra modernizzazione e concilio, a cura di A.Riccardi, Bari 1989.

154

1956

servizio del Papa.690 È certo uno dei punti più luminosi della fisionomiaIgnaziana. E meritava di essere sottolineato.691

Il ritrovo dei parroci di Venezia promosso qui dal Priore don MarcoTessaro riesce bene. Non ha carattere ufficiale: ma sta bene una discus-sione su ciò che più interessa la vita pastorale nelle contingenze odier-ne.692 Io assistetti ben volentieri alle due sedute: relatori parroco dellaVigna e di S. Zaccaria. Tema unico: la S. Messa festiva e ordinaria. Nelpomeriggio io confidai la mia pena circa la corrente Dorigo che conducea precipizio.

In udienza ebbi il nuovo Sindaco Fontana, il vice e il Secretario!. Bra-va gente.

4 luglio, mercoledì<A Sappada>Sempre bene in calma con don Napoleone Barbato e coi miei buoni

convenuti parroci di Venezia.Qualcuno ama prendere contatto particolare: don Voltolina di Stretti

e Massaria del Lido. Rientro poi nel ritrovo: oggi era relatore don Gidoniparr. di S. Francesco di Paola, faceto, ma a modo.693 Discussioni taloravivaci ma armate da mutua comprensione.

Nel pomeriggio i sacerdoti si recarono per le loro discussioni a Cima diSappada. Non li potei seguire perché mgr. Muccin vescovo di Bellunovenne a visitarmi gentilmente, e mi trattenni con lui.694

A sera Rosario di tutti insieme in parrocchia: e dopo cena quattropassi e buone chiaccherate coi miei, che fanno bene a tutti.

690 Il 26 aprile 1956 mons. Nicodemo, a Napoli, aveva tenuto «nella Chiesa del Gesù Nuovo,presente l’Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, un discorso per il IV Centenario della morte diS. Ignazio e la Festa del Papa sul tema “Ignazio di Lojola al servizio del Papa”»: Diario dell’arcivesco-vo Enrico Nicodemo a Bari (1953-1973), a cura di F. Sportelli, Bari 2003, p. 134.

691 Cfr. supra gli appunti stesi nella pagina di Note del mese di giugno 1956.692 Il patriarca intendeva cioè dire che questo appuntamento non rientrava nel calendario

annuale delle giornate sacerdotali e delle soluzioni dei casi: questo perché la frequenza delpresente incontro non servisse da pretesto ad alcuno per disertare le successive riunioni ordina-rie.

693 Mario Gidoni (1900-1996), sacerdote dal 1923, era parroco di S. Francesco di Paola dal1952 e vi resterà sino al 1966; sarà in seguito nominato canonico residenziale di S. Marco, LiberVitae, p. 18.

694 Gioacchino Muccin (1899-1991), ordinato sacerdote nel 1923, era stato nominato ve-scovo di Belluno e Feltre nel 1949; manterrà questa sede sino alle dimissioni accolte da Paolo VInel 1975.

155

1956

5 luglio, giovedìA Sappada. Conversaz[ione] con arciprete di Eraclea. Ben nutrita di-

scussione coi Parroci. Dopo pranzo idem. Udienza col capellano militaredegli Alpini: tenente Bertuletti Fiorino [[con me. Il poco persol]] <di Fon-tana>. Oggi discussioni più copiose: utili e interessanti. Io chiusi con buoneparole, espressione della mia consolazione e della loro. Credo che ci stimia-mo e ci vogliamo bene veramente. Il Signore sia benedetto.695 Varietà dioggi. Al mattino celebrai la S. Messa per le poche Guardie di Finanza diquesti dintorni essendo oggi la festa del loro Corpo. C’è fra loro anche unBergamasco Tagliaferri di Vilminore. Mi recai a visitare un infermo pro ziodel chierico D’Auria del Seminario Romano. A colazione ebbi l’arcipreteSeno e mgr. Tessaro con me: a sera cenai in compagnia di tutti: e fù letiziaperfetta.

6 luglio, venerdìPartenza dei Parroci. Alle 10 io mi recai con don Barbato e col chieri-

co Alfredo D’Auria a Barco! di Cadore nella splendida villa, già albergo,del Seminario di Padova. Una meraviglia. Vi trovai una riunione di parec-chi professori dei Seminari del Veneto, in discussione e studio dei metodimigliori di insegnamento. Molto interessante.

Anch’io dissi la mia impressione circa: più semplicità, meno ingorgo dimateria: fedeltà al testo: e cura del latino, quello della Chiesa, della liturgia,della scuola più che quello dei classici. – Facilitare i metodi per la cono-scenza più pronta e l’uso più spedito. Custodia della tradizione del Latino,grandissima gloria e responsabilità del clero Italiano.696

695 Scriverà due giorni più tardi al segretario: «il ritrovo dei nostri buoni parroci è riuscitomolto bene, anche più dello scorso anno. Mgr. Tessaro fu al punto giusto. Io ebbi un primocolloquio con M. e ho scritto a mgr. Ausiliare che sospenda per ora il provvedimento. Poiragioneremo. Nel trattamento di questi casi ci sono pure delle leggi che bisogna seguire, leggi dimitezza, di pazienza di carità. Primum corripe inter te ipsum solum… poi testimonium addu-cere… poi dic Ecclesiae. Infine habe sicut ethnicum et publicanum [Mt 18,15-17]. C’è anche laparabola del fico [Lc 13,6-9]. Un pò di tempo di attesa se interviene la correzione ci vuol pure. Micomprende? So che ella mi comprende. E sia benedetto. E continuiamo a pregare insieme»,lettera a L.F. Capovilla, 7 luglio 1956, in XIII anniversario della morte di papa Giovanni, cit., p. 92.

696 L’inciso del patriarca – la responsabilizzazione del clero italiano e la finalizzazione dellatino alla comprensione dei «tesori» della tradizione ecclesiale – evidenzia la preoccupazione per lamanutenzione di uno strumento, più che la statuizione di un principio assoluto. D’altra parte nelcorso della missione diplomatica in Turchia Roncalli aveva più volte sottolineato, non senzasubire critiche, l’importanza dell’impiego delle lingue nazionali nella liturgia. La preoccupazionedel patriarca per la salvaguardia del latino riemergerà due anni più tardi, in una lettera che il card.Confalonieri – che ne era destinatario insieme al card. Pizzardo –, senza versarla agli atti, leggerà ai

156

1956

Nel ritorno a Valle di Cadore non c’erano che dormienti: a Calalzoincontrai i Parroci: vidi i bambini del preventorio, ma mgr. Olivotti nonc’era. Pazienza.697

7 luglio, sabatoPreparazione alla visita a Trieste. In auto con Guido [Gusso]: e don

Nini [Barbato]. A Udine cambio di ruota: felicemente riuscito. Prosegui-mento per Cormons-Gorizia. Qui breve visita all’arciv. mgr. Ambrosi inarcivescovado698 e con lui alla tomba di mgr. Margotti.699 Meste impres-sioni.

Lungo il viaggio mgr. Freschi mi fece visitare il suo istituto [ ] e mi offrìuna colazione nel villino di mgr. Nogara: primo motivo di mestizia nelricordo dei cari vescovi morti, ambedue di episcopato più recente delmio. Mgr. Margotti più giovane di età e mgr. Nogara più anziano.

Arrivammo a Trieste in ora ancora luminosa. Cordiali accoglienze daS.E. Mgr. Santin e dai principali di Trieste in preparazione alla festa.700

Alloggio, forse il primo, nel nuovo piano superiore dell’episcopio.

giudici del Vicariato di Roma: in essa Roncalli esprimeva tutta la sua gratitudine per «le recentiammonizioni ed istruzioni circa il fervore rinnovato e da rinnovarsi anche più vivamente per lostudio del latino nei Seminari. Il ferro converrà batterlo bene perché la debolezza diffusa circa illatino è grande, e non c’è che una azione mondiale di massa, animata dalla Chiesa cattolica che puòarrestare il congelamento di tutta la immensa letteratura latina e greca, che è una delle ricchezze piùpreziose della civiltà cristiana. Che cosa ne facciamo del “Migne” se non c’è più nessuno che losappia leggere e gustare?»: Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribu-nali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII,cit., p. 547r/v; sull’approccio di Roncalli alla questione si vedano A. MELLONI, Tensioni e timorinella preparazione del Vaticano II. La «Veterum sapientia» di Giovanni XXIII (22 febbraio 1962), in«Cristianesimo nella storia», 11 (1990)/2, pp. 275-307, e ID., Contesti, fatti e reazioni attorno alla«Veterum Sapientia» di Giovanni XXIII (22 febbraio 1962), in «Rivista Liturgica», 89 (2002)/3, pp.391-407.

697 «Visita il preventorio dell’ODA Veneziana a Calalzo: la Casa della Gioventù Femminilea Valle di Cadore: la Colonia dell’ODA di Udine a Pian di Luzzi», Diario, in «Bollettino», 47(1956)/8, p. 257.

698 Giacinto Giovanni Ambrosi (1887-1965), cappuccino, era stato vescovo di Chioggia dal1937 al 1951; nel 1951 era stato nominato arcivescovo di Gorizia e Gradisca.

699 Carlo Margotti (1891-1951), sacerdote della diocesi di Bologna dal 1915, nel 1930 erastato nominato delegato apostolico in Turchia e, dal 1932, in Grecia. Aveva ricoperto questoufficio sino alla fine del 1934, quando gli era subentrato Roncalli ed era stato nominato arcive-scovo di Gorizia e Gradisca.

700 Antonio Santin (1895-1981) era stato nominato nel 1933 vescovo di Fiume; nel 1938era diventato vescovo di Trieste.

157

1956

8 luglio, domenicaA Trieste. Messa Pontificale a S. Antonio.701 Molta folla. Musica eccezio-

nale con canto gregoriano e figurato perfetto. Rito svoltosi bene. Don Gio-vanni Schiavon arrivò giusto quando era [[la pagina]] la funzione all’inizio.

Alle 13 ci fù il dejeuner a via del Remo [[come, dove]] dove io giàalloggiai nel 1939702 ed anche un´altra volta quando passavo o tornavodall’Oriente. Fù un ritrovo famigliare e lieto coi soli Padri, giovani per lopiù e conoscitori di Bergamo. Ci intendemmo bene. A sera nuova folla aS. Antonio con Vespero e canto alternato alla perfezione come sarebbebene si facesse dappertutto. Seguì il mio discorso: uditorio attentissimo: idue angioletti presso l’urna di S. Ignazio al Gesù,703 col ricordo delle Lita-nie dei Santi a Adana dei due Gesuiti solitari.704 Mgr. Santin diede labenediz[ione] col S.S. Fummo in perfetta vibrazione di fede cattolica e diamore. Seguì in episcopio il ricevimento del Sindaco e delle Autorità.

701 «Nella Chiesa di Sant’Antonio di Trieste canta la Messa pontificale a celebrazione del IVcentenario della morte di Sant’Ignazio di Loyola», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/8, p. 257.

702 Cfr. Vita in Oriente, I, p. 728.703 «Il IV centenario della morte di S. Ignazio, ci riconduce al suo sepolcro, al Gesù in

Roma, a contemplare i due angeli di bronzo: ciascuno col libro. Quello aperto si intitola Exer-citia spiritualia; quello chiuso Constitutiones Societatis Iesu. Tutto il merito di S. Ignazio dinnanzialla Chiesa e dinnanzi alla storia è là. […] Gli Esercizi di S. Ignazio sono un metodo ed unospirito. Non è l’unico nella pratica: ma certo è efficacissimo. Io vi posso assicurare che dal 1892sino a questo anno li ho fatti sempre, meno tre o quattro anni, in cui non potei: e furonosempre per il mio spirito un incantesimo, un motivo di grande chiarezza e di grande pace. […]Oh! angelo del Signore, che riposi presso l’arca benedetta delle spoglie di S. Ignazio, tienisempre ben aperto il libro prodigioso Exercitia spiritualia! È il testo più semplice e più completoper la scuola delle anime e dei popoli. […] E tu, o angioletto del Paradiso che dall’altra partedell’urna sacra tieni il tuo libro ben stretto e chiuso, permetti che noi riguardiamo un poco lerecondite pagine, alcune almeno, la cui conoscenza, pur restando legge sacra dei figli di san-t’Ignazio di ogni secolo, è motivo di grande edificazione per ogni anima ricca di responsabilità.[…] Ebbene, questo volume Constitutiones Societatis Iesu, contiene lo statuto fondamentale diquesta organizzazione spirituale così potente, una scuola di guerra conquistatrice: la storia deglisforzi, delle sofferenze, dei sacrifici; il poema delle grandi vittorie dello spirito umano e cristianovivificato dalla grazia di Gesù crocifisso e trionfatore. Questa grazia di Cristo è sorgente del-l’apostolato dei gesuiti: ma non esclude l’uso diligente dei mezzi umani, l’adattamento allamentalità dei vari tempi», Sant’Ignazio di Loiola. Pensieri sparsi, in Scritti e discorsi, IV, pp. 93-94.

704 Roncalli, in qualità di delegato apostolico in Turchia, si era recato in visita ai due gesuitiresidenti ad Adana nell’ottobre 1939: cfr. Vita in Oriente, I, pp. 736-737; 740. L’antico collabo-ratore delle delegazione mons. Righi ricorderà che «la freschezza di sentimenti, malgrado la nonpiù verde età di quei benemeriti figli di S. Ignazio, rimase per sempre scolpita nel suo spirito,tanto che, frequentemente, nelle esortazioni alle comunità religiose, amava rievocare quell’epi-sodio per mettere in risalto i valori profondi e la santa letizia della vocazione»: V.U. RIGHI, PapaGiovanni XXIII sulle rive del Bosforo, Padova 1971, p. 97.

158

1956

9 luglio, lunedìTrieste, Cividale, Udine, Sappada. Passai una notte caldissima con son-

no interrotto, e presi freddo. Mentre celebravo nella capella vescovile il ca-lore mi avvolgeva tutto. Partendo mgr. Santin sempre amabilissimo miaccompagnò alla visita di S. Maria Assunta, la chiesa dei Gesuiti che avevail collegio accanto. Di là salimmo a S. Giusto che non mi apparve mai cosìbello. Bel viaggio di ritorno per Cormons, Redipuglia, Gradisca, Rosaz-zo, Cividale. Oh! che bellezza antica, oh! che ricchezza di ricordi storiciLongobardi a Cividale. Meriterebbe una visita ancora più attenta [[a]]Cividale. Di là scendemmo con mgr. Freschi a Udine: dove il nuovoarcivescovo Zaffonato mi offrì la colazione e molta amabilità in quelfastoso arcivescovado che mi apparve ancora desolato. Seguì una visitain Duomo alla tomba di mgr. Nogara, e alle 19 ero di nuovo con donNini a Sappada contento, ma un poco stanco.

10 luglio, martedìA Sappada notte riposante. S. Messa presso le Imeldine dell’Asilo Co-

munale. Alcune mie parole al Vangelo. Erano presenti le buone signorinee i ragazzi della colonia Veneziana presso la quale tornai a mezzodì per lacolazione: tutti insieme ragazzi, signorine. Con noi don Sergio Sambin. Fùun tratto certo amabile questo del Cardinale Patriarca… Perfettamenteopportuno?705 Il resto della giornata in lettere alla Curia, intese però acondiscendenza con anime dubbiose. Don Nini oggi non bene: il caldo efreddo di Trieste fu infesto anche a lui. Pazienza.

Nessuna visita fuorché certo Ernesto del Favero di Lozzo di Cadoreche portò una bottiglia di Gentiana con frutti di questa regione. Il gustarlafece bene allo stomaco. A sera tarda uscimmo a far poche e buone chiac-chere con questo bravo Arciprete [Giorgis] e suo coadiutore.

11 luglio, mercoledìA Sappada – Buona giornata. Finalmente ho potuto aprire le mie

carte in preparazione al volume finale.706 Vedo che mi posso riprenderecon facilità.

Oggi tenni qui a colazione il parroco di Sappada mgr. Giorgis col suo

705 Indubbiamente a Roncalli non sarebbe venuto in mente di organizzare un pranzocomune per ragazzi e ragazze.

706 Si riferisce alla diuturna conclusione dell’edizione de Gli Atti della Visita Apostolica di S.Carlo Borromeo a Bergamo (1575), giunta appunta all’ultimo tomo; cfr. supra le annotazioni al 21marzo 1956.

159

1956

capellano don Perini e col chierico Alfredo D’Auria. Fù un bel conviviofamigliare. Nel pomeriggio protrassi a lungo la mia siesta e ciò mi fecebene togliendomi la stanchezza di Trieste.

A sera quattro passi con don Niny che mi permise una visita alle SuoreDorotee: come dopo la cena potei trattenere con agio le mie buone SuoreImeldine che sono bene istruite e intonate. Grande consolazione qui ilpoter dire l’ufficio con calma e facendomi accompagnare dalla spiegazio-ne Fillion dei Salmi.707

12 luglio, giovedìSappada. Stamattina svegliatomi presto – ore 2.30 – potei intratte-

nere un lungo colloquio intimo colla S.S. Trinità celeste: Padre, Figlio eSpirito Santo: e colla terrestre: Gesù, Maria e Giuseppe.708 Molta dolcez-za e semplicità interiore. Io non mi sento davvero fatto per le estasi:709 mail simpliciter sermocinari, basta alla mia pace e gioia interiore. Deus Meus mise-ricordia mea [Sal 58,18].710

In giornata continuai la revisione del Carteggio che ancora mi mancaa finire circa gli Atti d[ella] Visita di S. Carlo. Ricevetti mgr. Bosa e donOtello Camilla che mi trattennero bene circa le elezioni di [[Piacenza]]Venezia.

A sera dopo cena accolsi il bel coro delle figliuole e dei giovani diSappada per alcuni canti della Montagna. Veramente delicato e gradito: liinvitai a venirmi a trovare a Venezia.

13 luglio, venerdìSappada. In notte e di buon mattino sempre revisione delle mie vec-

chie carte. Ho riveduto l’elenco dei criminali, raccolto nella Visita di S. Carlo.Penso che il publicarli tutti insieme come in un quadro possa sollevare

707 Roncalli sta consultando Il nuovo Salterio del breviario romano. Testo, traduzione e commentodi L.Cl. Fillion, traduzione italiana della quinta ed. francese a cura di S. Mondino e V. Terreno,stampato a Mondovì nel 1914 presso la Tipografia Editrice Vescovile (622 pp.).

708 Cfr. supra, annotazioni al 19 marzo 1956.709 «La mia vita, il Signore me lo dice, – aveva scritto in alcuni appunti di inizio secolo –

deve essere una copia perfetta di quella di S. Francesco di Sales, se vuole essere feconda di qualchebene. Niente di straordinario in me, nella mia condotta all’infuori del modo di fare le coseordinarie, omnia communia sed non communiter», GdA, appunti del 29 gennaio 1903, pp.164-165.

710 Il salmo ritorna anche in GdA, appunti del 29 novembre-5 dicembre 1959 e 10 agosto1961, pp. 450 e 458.

160

1956

ammirazione e scandalo più che edificazione per il grande riformatore.D’altra parte nei volumi le stesse cose sono riferite.711

Oggi giornata piovosa con parecchie visite: don Battistic[h] di Miracon tre nipoti: il p. Lamera dell’Op[era] di S. Paolo di p. Alberione712 (è diBariano) col parroco di S. Pietro (?): poi don Paoloni Sales[iano], e duepreti di Tarcento. A sera mi piacque tanto dire per l’ultima volta il Rosariocolla ordinaria clientela dei fanciulli e di parecchie anime giovinette di vil-leggianti. Ne´ lasciai senza buone parole le Suore Imeldine che con edifi-cazione veggo animate da buono spirito.

14 luglio, sabatoUltima dies di Sappada. Buoni saluti dell’arciprete mgr. Pietro Giorgis

e del coad. Farini nonché di tre rappresentanti del Comune, della bravasignora [Rosa Galan]713 consorte del Farmacista che mi lasciò il quadrettointarsiato «Madonna delle onde» che mi era stato posto sopra il letto inquesti giorni.

Ringraziando le Suore lasciai loro lit. 50.000 a titolo di riconoscenzagiusta e doverosa per la ospitalità offertami per altri 10 giorni con ognicura per me, per d. Barbato, per [[Nini]] Guido [Gusso].

Partimmo alle 19. Breve fermata a Belluno a colloquio col Vescovomgr. Muccin che si aggiunse a me nella visita a Caviola problematica villeg-

711 Il patriarca sta predisponendo l’ultimo tomo degli Atti della visita borromaica a Berga-mo e valuta anche cosa pubblicare nelle appendici conclusive. In un appunto a futura memoriadel 23 novembre successivo, allegato ad alcune trascrizioni di documenti relativi alla visita,Roncalli motiverà più distesamente la scelta di non procedere all’edizione sistematica del materiale:«Questa nota omnium criminalium ex Visitatione Ap. non l’ho publicata! per disteso[:] 1) perchéinnanzitutto trattasi di materia il cui grave segreto è nella legge e nelle Costituzioni Ecclesiasti-chequi citato[:] cfr. il Motuproprio di Gregorio XIII che istituisce la Visita Ap. ed affidandola aS. Carlo Borromeo prescrive che negli Atti da scriversi “ne cum privatis publica confundantur[”]“informationes et processus [[haben]] <poni> debent seorsum ab actis inventariis et decretisVisit[ationis”] [cfr. Gli Atti della Visita Apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo (1575), a cura diA.G. Roncalli, I/1: La città, Firenze 1936-XIV, p. 29]. 2) perché di fatto i nomi e gli atti di questicriminali si trovano tutti sparsi nel posto di ciascuno con ampiezza di informazioni anche senon edificanti. Lo scrivente attesta d’aver controllato nei singoli volumi nome per nome, casoper caso. Gli Atti della visita sono aperti, senza alcun nascondimento. Deus non indiget nostromendacio. +Ang. Gius. card. Roncalli, Venezia-Alberoni, 23.XI.956», AR/Int 2793.

712 Giacomo Alberione (1884-1971), sacerdote dal 1907, nel 1914 aveva fondato ad Alba laFamiglia Paolina per dedicarsi ad una forma di apostolato capace, con l’utilizzo dei mezzi dicomunicazione che si andavano diffondendo, di un’ampia diffusione del messaggio evangeli-co. È stato proclamato beato da Giovanni Paolo II nel 2003.

713 Roncalli lascia uno spazio vuoto: il nome lo si ricava dalle note sparse finali dell’agendariprodotte infra.

161

1956

giatura del Seminario di Venezia.714 Qui giungemmo in pace alle 22.

15 luglio, domenica [Festa del Ss.mo Redentore]A Venezia. Ieri sera arrivo gradito dei miei due nipoti: Flavio e Letizia

con buone notizie del loro papà.715 Stamane mia Messa in capella. Alle 10assisto alla Messa di mgr. Macacek a S. Redentore. Discreta gente e buonamusica <di Refice>.716 Presenti sindaco Toniazzi! e Favaretto Flisca!. Ri-cevetti poi i rappresentanti degli U[omini] C[attolici] della regione Vene-ta. Mie parole incoraggianti. Mi recai in seguito con d. Niny, Guido eFlavio con Letizia, a Stella maris agli Alberoni. Vi trovai don Loris piut-tosto bene, e sempre edificante.717 Ottime Suore, Ancelle di Brescia con laSup. Generale anche lei ammalata. Ricevimento imponentissimo dalle ter-razze, fiori e giovani vite in pena ed in speranza. A colazione si aggiunsecar.mo mgr. Olivotti. Giornata calda, ma non troppo. Mie parole in ca-pella prima di partire.

16 luglio, lunedì [Comm. della B.V. Maria del Monte Carmelo]Festa santificata del Carmelo. Mia S. Messa ai Carmini con Comunio-

ne, parole e ricev. alla Scuola. Tutto con cordialità e semplicità.In casa ricevimenti sine fine: Don Borsatti di Vicenza con Armellini e

Paoletti per le Acli.Rappresentanti della Diocesi per la P[ontificia] o[pera di] a[ssistenza]

con mgr. Freschi e Olivotti riuniti in sala Barbarigo. Io li seguii poi alSeminario per la colazione. Seguirono qui a mezzodì il sindaco Tognaz-

714 «Problematica» dal punto di vista del costo: si era infatti alla ricerca di una residenza piùeconomica, Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

715 Flaviano, nato nel 1930, e Maria Letizia, nata nel 1940, figli di Giovanni FrancescoRoncalli.

716 Vale a dire del sacerdote Licinio Refice (1883-1954), già docente nel Pontificio Istituto diMusica Sacra e direttore della Cappella Liberiana; compositore di circa quaranta Messe, nonché diOratori, Mottetti, Salmi e opere liriche.

717 Cfr. supra, appunti del 25 giugno 1956. Il 7 luglio il patriarca gli aveva scritto che lenotizie sulle sue condizioni di salute lo lasciavano «triste e pur confidente. La volontà delSignore è per lei dolore e pena fisica: ma insieme è pax et sanctificatio. Così sia, e in questaconfidenza io le sono bene unito: tanto più che mi si assicura che la calma agli Alberoni le faràbene davvero. La prego di non complicarla. Per un mese che sia per lei riposo e studio tranquillodi obbedienza le si promettono molti anni di sostanzioso servizio per la santa Chiesa e perNostro Signore»; e il 12 luglio gli aveva comunicato che la settimana successiva, «se la vita a S.Marco è intollerabile io verrò agli Alberoni a farle compagnia. Non sarà contento? Intantocontinuiamo a far onore alla pazienza quae necessaria est», XIII anniversario della morte di papaGiovanni, cit., pp. 92-93.

162

1956

zi colla nuova Giunta al completo in atto di omaggio.718 Tutto bene, condignità e con grazia.719

Poi l’ing. Favaretto Flisca! colla nuova Giunta Provinciale: egualmen-te serena e ben disposta.

A sera mgr. Benedetti vescovo di Lodi con P. Graziano,720 mgr. Maca-cek e Cesca, maestro Bravi, don Niny e chierico Piergiorgio Bastianetto721

riuniti ad amabile e festosa cena. Mgr. Loris tornò prima agli Alberoni.

718 Il 9 luglio era stata varata la nuova Giunta, per la quale viene coniato rapidamentel’epiteto di «Formula Venezia»: non era infatti composta, come era pure accaduto in alcunicomuni limitrofi a Venezia, dalla D.C. e dal P.S.I., bensì dalla D.C. e dal P.S.D.I. – rispettivamen-te con 13 e 2 assessori – con l’appoggio esterno del P.S.I., col quale era stato concordato ilprogramma. Dal canto suo Roncalli, avuta notizia della costituzione della nuova Giunta, avevainviato da Sappada al sindaco Tognazzi un telegramma di felicitazioni, poi pubblicato su «IlPopolo del Veneto» del 13 luglio: «Appena arrivato quassù lietissima notizia sua nomina godoesprimerle mio vivo compiacimento et auguro cordiale largo successo per ripresa suo nobileservizio ispirato alti principi ordine sociale cristiano sorretto fervida intelligente cooperazionesuoi colleghi unanimemente intesa pacifica prosperità Venezia nostra benedetta incomparabilee cara». Il 12 luglio, al segretario convalescente agli Alberoni, il patriarca aveva indicato a questoriguardo di aver «mandato subito un telegramma al sindaco Tognazzi con buoni auguri intono generale. Non conosco il dettaglio della formazione della Giunta; e non parmi il caso diimpiegare il microscopio, quando il sostanziale è passabile. Poi lungo la via si raddrizzano lesome», in XIII anniversario della morte di papa Giovanni, cit., p. 93.

719 Dopo la costituzione della nuova Giunta a Venezia e in altri comuni della provincia ilprefetto Pianese segnalerà che il modus procedendi seguito non aveva «mancato di determinare unacerta sopresa in alcuni settori orientati verso il centro democratico per la concordata manifestacollaborazione tra la D.C. locale, il P.S.D.I. e il P.S.I. e per la netta preclusione dei due gruppi dimaggioranza governativa verso il P.L.I. Collaborazione concretatasi nella partecipazione direttadel P.S.I. nelle Giunte Comunali di S. Stino di Livenza e di S. Michele al Tagliamento, oltre chenella palese sollecitazione dei voti socialisti da parte dei due capi gruppo consiliari D.C. e P.S.D.I.nella riunione per la costituzione della Giunta del Comune di Venezia e dell’AmministrazioneProvinciale. I locali dirigenti del P.S.D.I. – proseguiva il prefetto – sono molto soddisfatti deirisultati conseguiti e superate alcune difficoltà, che si erano determinate per l’assegnazione diqualche assessorato nel Comune di Venezia, lavorano ora attivamente per poter ottenere ladirezione di alcuni enti pubblici locali. Palese soddisfazione viene manifestata anche tra gliesponenti del P.S.I. i quali ritengono di aver raggiunto per il momento il massimo risultatopossibile», Relazione mensile-luglio 1956, prot. Gab. 293/7, pp. 1-2, in ACS, Ministero dell’Inter-no, Gabinetto 1953-56, b. 368, f. 6995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

720 Il carmelitano Tarcisio Vincenzo Benedetti (1899-1972) era stato ordinato sacerdote nel1927; nel 1949 era stato nominato ausiliare di Sabina e Poggio Mirteto e nel 1952 era statopromosso vescovo di Lodi.

721 Piergiorgio Bastianetto, nato a Venezia nel 1933, sarà ordinato sacerdote il 21 giugno1959: ha riferito sui propri rapporti con Roncalli in una lunga deposizione resa nella rogatoriadi Venezia per la canonizzazione di Giovanni XXIII, Processus rogatorialis super fama sanctitatisetc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 355-376.

163

1956

17 luglio, martedìParecchie udienze: Parroco S. Alfise! [d. Barbisan]: Suore dell’Immaco-

lata: [[co]] Fanton dirett. Banca Cattolica: don Ivancich: parroco di LioPiccolo: don Montgomery conoscenza di Cospoli:722 d. Ilario Quintarel-li.723 A sera Bennati: don Schiavon.

Nel pomeriggio visita a S. Nicola del Lido: chiesa e convento: unagradita sorpresa per me, amabile conversazione coi cari Francescani. Quan-te bellezze questa Venezia ci riserva da qualunque parte la si riguardi.L’estuario offre combinazioni di panorami inattesi.

A sera trattenni a cena il buon Inglese don Montgomeri! che conserval’ingenuità di 15 anni or sono: ed ora ne ha 60: vocazione tardiva ma cre-do felice. Appartiene alla diocesi di Birmingham.

18 luglio, mercoledìParecchie udienze: ultima con mgr. Ausiliare: intese su parecchie cose:

1) Concorso da aprirsi per S. Geremia:724 progetto Romanello con [[Dori]]Costantini: 2) Sembiante ai quattro cantoni:725 3) programma fissato perchiusa Cent. S. Lorenzo Giustiniani: 4) sospensione per Mas[s]aria a S.Antonio (tutto però a condizione).726 5) Canonici onorari: Mut[t]o: Polo:Spavento: [[Olivotti]] Vecchi.727

Notevole l’incontro coll’arciprete di Caorle e col nuovo sindaco Dori-go e due Assessori.728 Sento ma lascio dire: e rimando al Partito lasciandoche si assuma ciascuno la propria responsabilità.

Colloquio importante con buona intesa con P[i]etragnoli uomo disicura fede e direzione.729 [[A sera colloquio col com. Bennati afflittissi-

722 Il 18 ottobre 1940 aveva annotato sull’agenda dell’incontro con «il bravo sigr. Montgo-mery secretario della Amb. di Gr. Brettagna, cattolico, che desidera farsi prete», Vita in Oriente, II,in stampa.

723 Ilario Quintarelli (1913-2003), ordinato sacerdote nel 1935, era cappellano presso l’Isti-tuto Ciliota della parrocchia di S. Stefano. Insegnante in seminario e in vari istituti pubblici eprivati, dal 1978 svolgerà il ministero presso la parrocchia di S. Maria della Speranza a Mestre.

724 La parrocchia verrà infine assegnata a don Aldo Fiorin.725 Cfr. infra, annotazioni al 27 giugno 1957.726 Era infatti già stato deliberato il suo trasferimento in un’altra parrocchia.727 Queste nomine verranno ufficializzate con lettera patriarcale del 1° agosto: cfr. Nomine.

Canonici Onorari della Basilica di S. Marco, in «Bollettino», 47 (1956)/8, p. 254.728 Il democristiano Antonio Dorigo (+ 2007) sarà sindaco di Caorle dal 12 luglio 1956 al

6 novembre 1960.729 Pio Pietragnoli (1906-1970) era direttore de «La Voce di San Marco» dal maggio 1953

e manterrà questo incarico sino al 1962; era stato presidente della G.I.A.C. dal 1936 al 1946 ed

164

1956

mo per la morte di suo figlio. Apertura confidente con lui circa i mieiideali:]]

19 luglio, giovedìMgr. Loris va e viene dagli Alberoni.730 Pare che migliori: ma le sue

sofferenze sono sempre forti: e così le mie, con lui, e per lui. Che il Signorelo guarisca e me lo conservi. Penso anche a mgr. Macacek che trovai al-l’Ospedale, e a don [De] Biasi[o] che sta per andarci, minacciato come è daocclusione del piloro.

Fra le udienze notevole quella degli architetti Forlati e Meo.Approvo intanto lo sveltimento del coro di S. Marco. Vedremo se gli

stalli non si potessero adattare a S. Pietro di Castello.731 Intanto qualchecosa di buono è in corso. Speriamo che venga l’ora anche per i plutei.732

La pazienza come la modestia è necessaria ut reportemur promissionem [cfr. Eb10,36].

20 luglio, venerdìStamane sono tornati a Bergamo i miei due nipoti Flavio e Letizia

contenti e felici del soggiorno presso il loro zio. In verità si condusseromolto bene, come se non fossero neppure in casa.

Qui seguirono le udienze: mgr. arciprete Da Villa di Mestre: Consolatio-nes et anxietates [cfr. Sal 93,19].733 Impressione però eccellente. Seguì l’arci-prete di Chirignago col suo capellano: poi i due preti neoricevuti a Ca’

era attivamente impegnato nella D.C. – sarà per vari mandati consigliere comunale – e nelleA.C.L.I.; ha deposto nel processo di canonizzazione di Giovanni XXIII: Processus rogatorialissuper fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 583-590; su di lui si veda L. PIETRAGNOLI, Tra memoria e biografia: Pio Pietragnoli (1906-1970), in «Cosenuove e cose antiche». Scritti per Monsignor Antonio Niero e don Bruno Bertoli, a cura di F. CavazzanaRomanelli, M. Leonardi e S. Rossi Minutelli, Venezia 2006, pp. 369-402; sul periodo della suadirezione del settimanale diocesano cfr. G. VIAN, «La Voce di San Marco» (1946-1975), Padova2007, pp. 40-74.

730 Cfr. supra, appunti del 25 giugno e 15 luglio 1956.731 Il progetto si realizzerà di qui a pochi mesi e nella lettera indirizzata a mons. Fallani il 18

ottobre 1957 il patriarca indicherà che «il coro ligneo, che occupava gran parte dello spazioattorno all’altare, fu rimosso: ed è ora in via di applicazione nella concattedrale di Castello. Per iRev.mi Canonici si è provveduto provvisoriamente con alcune pancate: ma verrà presto presen-tato un progetto di coro senatorio, semplice, intonato allo stile della basilica, e soprattutto noningombrante», AR/Int 2876.

732 Cfr. supra, appunti dell’8 gennaio 1956.733 Da quando era a Venezia Roncalli era già ricorso altre volte a questa citazione: cfr. Pace e

Vangelo, I, p.407.

165

1956

Crepaldo [ ]: don Cucchiaro di [ ] già mio alunno di apologetica a Berga-mo.734

Nel pomeriggio udienza Ausil[iare] e visita al Comune e alla Provin-cia in ricambio della loro.735 Tutto in buona pace e maniera. Prolungai lavisita a palazzo Corner toccando parecchie questioni: pericolo della «re-gione» per alcune zone: Emilia Romagna, Toscana[:] da parte mia messi inrilievo gli inconvenienti, e i gravi pericoli.736

<Messa delle due Giunte a S. Marco – mgr. Bosa – mie parole infine[:] S. Gio. Battista – anche nell’ordine civico «parare vias Dñi»>737

734 Roncalli aveva insegnato nel Seminario di Bergamo Patrologia apologetica dall’annoscolastico 1907/1908 all’anno 1909/1910; dal 1910/1911 al 1912/1913 aveva insegnato Storiaapologetica e dal 1913/1914 al 1918/1919 Storia patristica apologetica: cfr. M. BENIGNI, Il Semi-nario di papa Giovanni XXIII, in Omaggio a papa Giovanni, a cura del Centro Studi Giovanni XXIII,Bergamo 1997, p. 107. Il registro del corso di apologetica tenuto da don Roncalli nel 1918/1919per la classe III Liceo include il nominativo di Antonio Cucchiaro, di Tolmezzo.

735 Cfr. supra, appunti del 15 luglio 1956.736 A Palazzo Corner aveva sede la prefettura di Venezia: il patriarca ha dunque uno

scambio con il prefetto Spasiano su una delle questioni che più preoccupavano la ConferenzaEpiscopale Italiana in questo momento. Era stato infatti il card. Lercaro, in un pro-memoriaredatto per la riunione del direttivo della C.E.I. del 5 giugno precedente, a descrivere in terminipreoccupatissimi l’impegno dei socialcomunisti per la costituzione delle Regioni prevista dallaCostituzione italiana: a suo modo di vedere dell’Emilia-Romagna «si vorrebbe fare evidente-mente uno staterello completamente nelle loro mani [scil. delle sinistre] e che domina le comu-nicazioni fra l’Italia continentale e la peninsulare e può essere territorio di collegamento o diseparazione, a seconda della volontà e degli interessi di chi ne ha il possesso. Chiusa fra due lineedi ostacolo facili da vigilare e da difendere, il Po e l’Appennino; ricca di risorse di ogni specie,potrebbe avere governo e vita autonoma per tempo indefinito»; Siri aveva concordato conquesto giudizio, asserendo che in Italia «non si può fare regionalismo dappertutto. Anche inToscana e in Umbria sarebbe pericoloso. Bisogna colpire il Comunismo e il Socialismo, e poipassare all’Ente-Regione»: cfr. SPORTELLI, La Conferenza Episcopale Italiana, cit., pp. 92-93.

737 Secondo il resoconto edito sul bollettino diocesano, Roncalli si era compiaciuto «dellainiziativa di questo rito edificante ed esemplare, […] osservava che personalmente lo avrebbevoluto anche più distinto: presso l’altare dell’Evangelista e con espressione di più grandesolennità. La Cappella del Battistero – continuava il Porporato – è del resto un poema chedispiega al nostro sguardo i due Testamenti, l’antico ed il nuovo. Eccoci in faccia al Precursoredel Signore: S. Giovanni Battista. Le sue parole restano un programma di attività non soltantoreligiosa ed etica, valevole per tutti i tempi, ma civica e sociale: “Preparate le vie del Signore:drizzate i suoi sentieri: riempite le valli, abbassate ogni monte e collina: raddrizzate i camminitortuosi: eguagliate quelli aspri”. (Luca III, 4-6). Con la sua predicazione e con la sua vitaaustera, S. Giovanni, l’ultimo dei profeti del Vecchio Testamento, ci riporta alla lettura attentaed intelligente delle antiche pagine, che sembrano contenere – prese in senso letterale – laglorificazione della natura e di tutto ciò che riguarda le cose di quaggiù. Ma San Giovanni sta alleporte del Nuovo Testamento, e ne apre le pagine. In esse scorgiamo il trionfo di Cristo el’affermazione pacifica della legge sua. Questa legge evangelica contiene, sì, il più bel compendio

166

1956

21 luglio, sabatoSempre udienze: d. Zillio che parte per Eraclea: mgr. Jandelli: don

Cucco: mgr. Vecchi. Mgr. Loris venuto dagli Alberoni e con segni di mi-glioramento.

Nel pomeriggio visita all’opera della Cif in casa Monico per adde-stramento ragazze al lavoro. Vi trovai le F[iglie] d[el] S[acro] C[uore] delPianto con alcune loro. Incontro col signor Monico farmacista.738

Alle 17.30 ricevetti mgr. Zinato vescovo di Vicenza: buone intese perla festa Euc[aristica] sua il 23 settembre.

Più tardi mia visita all’Ospedale, incontro dott. Mora. I miei sacerdotiMacacek, De Biasi[o], don Mandro tutti piuttosto male.

Intesa con Macacek per [[Man]] don Cucco. Resta in Curia.739 Vecchiprende pure Franceschini. Passando per le tresande740 salutai gli altri am-malati. Converrà che mi interessi per l’infermo dalla gamba amputata.

22 luglio, domenicaTutta la giornata al lido. Ore 8: S. Messa presso le Ancelle della Carità

di Brescia all’osp. Stella Maris, dove mgr. Loris sta in cura. È la festa del S.Cuore con inaug. della statua nel giardino. Durante la giornata visitai ben13 tra case relig[iose,] colonie e ospedali. A sera processione che peròun´altra volta sarà meglio anticipare alle ore del tramonto.741

del retto vivere nella giustizia e nella fraternità: ma è innanzi tutto apprezzamento dei benisuperiori e continuato esercizio di ricerca della volontà del Signore, nei compiti a ciascuno di noiriservati. Sui lavori del Consiglio Comunale e Provinciale, in auspicio di benessere materiale espirituale delle care popolazioni della città e della provincia, il Cardinale invocava infine labenedizione di Dio, assicurando di continuare la sua “umile, ma fiduciosa e cordiale preghieraquotidiana” per il raggiungimento di ciò che sarà all’onore ed alla interiore letizia di ciascuno: edalla edificazione esemplare di tutti insieme», Augurale saluto ai nuovi Amministratori del Comune edella Provincia, in «Bollettino», 47 (1956)/8, pp. 250-251.

738 «Presenzia a San Lio alla conclusione di un Corso di addestramento annuale del C[entro]I[taliano] F[emminile]», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/8, p. 258.

739 Luigi Cucco (1920-2005), sacerdote dal 1946, era rettore dell’Ufficio economato dellacuria dal 1953 e manterrà tale funzione sino al 1981; nel 1957 sarà nominato rettore di SanFantin, dove resterà sino al 2002.

740 Termine di origine bergamasca che indica le corsie.741 «Celebra la S. Messa nella cappella dell’Istituto Elioterapico “Stella Maris” degli Albero-

ni di Lido. Successivamente visita i seguenti Istituti di cure eliomarine, permanenti o stagionali:Figlie del S. Cuore: Elisabettine: Giuseppine del Caburlotto: Colonia “Padova”: “Sade”: EM-PAS: Camilliani: Carlo Steeb: Francescane Missionarie di Gemona: Maria Ausiliatrice: DonBosco. Si spinge fino al forte “La Rocchetta” per rendersi esatto conto degli sviluppi recenti edelle possibilità per l’avvenire, di questa rifiorente zona del Lido: e sosta in preghiera nella chiesa

167

1956

Intermezzo notevole per la conclusione della Mostra Areonautica.Accondiscesi a recarmi all’areoporto Nicelli presso S. Nicolò: e credo diaver fatto bene, dando compiacenza a tanti che hanno bisogno di pocoper migliorare le loro disposizioni verso la Chiesa e verso il sacerdozio.742

Tornai a S. Marco veramente un po’ stanco. Ma contento, come nellegiornate di buona seminagione primaverile.

23 luglio, lunedì [S. Apollinare Vescovo e Martire]Ricordo di S. Apollinare. Seminario Romano dei miei tempi.743 Mat-

tinata di udienze, e buone intese con mgr. Provicario Gianfranceschi.Nel pomeriggio partenza per La Mendola744 in compagnia di don Niny

[Barbato] e di don Gaetano Bonicelli addetto alla Direzione Generale delleAcli.745 Viaggio felice con Guido [Gusso] in auto: Mestre, Treviso, Bassa-no, Levico, Trento, La Mendola. Ottima impressione dell’arrivo. Localitàsplendida: ma poi intreccio vario di conoscenze ecclesiastiche.

Insieme cogli Assist. Ecclesiastici delle Acli – circa 80 – vi trovo unbuon gruppo di ecclesiastici invitati, si vede, dai Padri Gesuiti per unostudio sugli Esercizi Spirituali di S. Ignazio:746 mgr Urbani arciv. di Ve-rona presiederà alle discussioni.

della Madonna della Salute, recentemente eretta al titolo di Chiesa parrocchiale. […] Alle ore 20,benedice la statua del Sacro Cuore eretta nei giardini dell’Istituto “Stella Maris”: quindi partecipaalla processione eucaristica che reca il SS.mo Sacramento in riva al mare, e di là parla ai fedeli,convenuti numerosissimi, esortandoli a coltivare le due devozioni al S. Cuore e al CuoreImmacolato di Maria», ibidem.

742 «Nel pomeriggio, aderendo a cortese invito del Comando della II Zona Aerea, presenziaal VII raduno aviatorio internazionale all’aeroporto “Nicelli” di San Nicoletto», ibidem.

743 La festa di s. Apollinare segnava infatti per gli alunni del Seminario Romano l’iniziodelle vacanze estive, da trascorrere nella residenza di Roccantica, in provincia di Rieti: cfr. Pace eVangelo, I, p. 104; si veda pure Il Seminario Romano. Storia di un’istituzione di cultura e di pietà, a curadi L. Mezzadri, Cinisello Balsamo 2001, pp. 419-424.

744 Si tratta di una celebre località di villeggiatura posta a oltre 1.300 metri di altezza alconfine tra le province di Trento e Bolzano. Roncalli vi si reca perché «invitato dalla Presi-denza centrale delle ACLI per presiedere il convegno degli Assistenti dell’Alta Italia», Dia-rio, in «Bollettino», 47 (1956)/8, p. 259.

745 Originario di Vilminore di Scalve, dove era nato nel 1924, Bonicelli era stato ordinatosacerdote nel 1948. Sarà successivamente vescovo – prima ausiliare e poi ordinario – di Albano;nel 1981 sarà nominato ordinario militare per l’Italia e nel 1989 arcivescovo di Siena-Colle di Vald’Elsa-Montalcino.

746 E assieme ad alcuni di questi – tutti originari della bergamasca – invia il 24 luglio unacartolina ai Preti del S. Cuore: GIOVANNI XXIII, Il pastore, cit., p. 345.

168

1956

E vi è pure un bel gruppo di maestri, di capi ufficio delle Acli, uominie donne presieduti da un sac. Gotti Battista di Clusone.747

24 luglio, martedìA La Mendola: Messa al [[un]] gruppo di dirigenti delle Acli nella ca-

pella primitiva: giovani, figliuole e gente matura e edificante: dopo la mes-sa a cui quasi tutti si communicarono mie parole incoraggianti. Seguì laprolusione generale ai sacerdoti convenuti sotto la Presidenza del Vice As-sistente Generale, mgr. Quadri, mio Bergamasco.748 Vi esposi i miei trepunti: studiare e comprendere i problemi del lavoro: trasfondere nei la-voratori la stessa vita nostra sacerdotale: infine tot[us] per le Acli e tot[us]per la Chiesa.749

747 Battista Gotti, nato ad Almè (BG) nel 1915, ordinato sacerdote nel 1939, era coadiutoreparrocchiale a Clusone dal 1949. Sarà successivamente parroco di Gorno (1958-66) e di Pedren-go dal 1966 alla morte nel 1988.

748 Bartolomeo Santo Quadri, nato a Ossanesga (BG) nel 1919, era stato ordinato sacerdo-te nel 1943. Sarà successivamente nominato vescovo ausiliare di Pinerolo (1964) e vescovo diTerni e Narni (1973). Nel 1983 è stato promosso alla sede metropolitana di Modena, che haretto sino alle dimissioni accolte da Giovanni Paolo II nel 1996. Mons. Quadri ricorderà succes-sivamente che «all’inizio il Servo di Dio quand’era a Venezia, dichiarava apertamente che non leaveva conosciute [scil. le A.C.L.I.] fino ad allora che però era desideroso di poterle conoscerebene, e io e i dirigenti di Venezia Gli abbiamo fornite tutte le informazioni necessarie in ripetuticolloqui, e con la consegna di libri concernenti quell’argomento. Anzi, presiedette un Convegnodi Assistenti A.C.L.I. del Nord Italia al centro Univ. Catt. del Passo della Mendola e scrisse lapresentazione di un libro dal titolo “Spiritualità cristiana, lavoro e azione sociale” [Roma,1957], scritto da mons. Bonicelli e da me», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi DeiSummi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., p. 1174.

749 «Tre punti degni di particolare rilievo: 1) studio e comprensione dei problemi dellavoro; 2) penetrazione sacerdotale – dottrina e grazia – nell’anima dei lavoratori; 3) l’assistentedelle Acli: totus in illis et totus in Ecclesia. 1) studio e comprensione dei problemi del lavoro. Dal Genesiagli ultimi fatti di cronaca. I miei ricordi di infanzia. “Nell’officina, sulle arse glebe, noi lavoria-mo lieti e contenti guardando al ciel”: era il primo canto delle feste federali bergamasche, oltremezzo secolo fa. Io lo ascoltai a Ponte San Pietro, quando mio padre mi teneva sulle sue spalle.Primi saggi di studio serio e approfondito. Al seminario nel 1898, poi alla Scuola Sociale, poiall’Università Popolare. Questa fu la prima alta vena. Grande maestro in quei tempi: GiuseppeToniolo. Tanto nomini nullum par elogium. […] occorre studio semplice e pratico delle conclusioni,ordinate, chiare e suadenti. […] ciò che serve subito è la dottrina fondamentale, messa allaportata comune con ordine e chiarezza. Le grandi e marmoree tavole delle leggi sono semplicie solenni. Il vangelo resta l’Evangelium sempiternum, chiaro, toccante e sublime. 2) penetrazione delsacerdozio – dottrina e grazia – nell’anima degli operai. Mi fu raccontato un episodio a propositodei preti operai. È molto significativo. “Tu sei un prete, dissero un giorno alcuni operai ad unodi questi sacerdoti retti e buoni, messo in tuta accanto a loro: tu sei un prete: questo non è il tuoposto; eccoti qui un terreno vago: ti aiuteremo a costruire una baracca cappella. Qui condurremole nostre donne e i nostri bambini, e chissà, forse verremo anche noi. Questo occorre a noi: il

169

1956

Mi vollero anche i Gesuiti e parlai loro del primo angioletto col libroaperto: Exercitia Spiritualia.750

Con don Niny mi recai a piedi sul passo de la Mendola. Visione stu-penda. Un bicchier di birra presso il giovane oste Merano.

25 luglio, mercoledìA La Mendola. S. Messa nella capella grande sullo sfondo silvestre.Poi dettai la medit. ai sacerdoti. I tre gradi dell’obbedienza secondo S.

Ignazio,751 e la mansuetudine e l’umiltà a sostegno. Uditori molto buoni esoddisfatti: che mi vollero riudire alle 12 a conclusione: le confidenze: de-licata fedeltà ai desideri del S. Padre: attenzione alle aperture.752 Mi dette-

tuo Vangelo e il tuo altare: niente altro”. […] Comprensione assoluta tra l’anima del sacerdotee quella del lavoratore. L’assistente ecclesiastico delle Acli resta tra i suoi come il pontifex dellalettera agli Ebrei, della cui dignità grandis sermo et ininterpretabilis ad dicendum. […] 3) questo totusesse dell’assistente – doctrina et gratia – nel suo compito, segna la regola d’oro della sua attivitàsacerdotale. Essa ha per oggetto immediato gli umili lavoratori del campo e dell’officina. Ma se ilmerito del sacerdote è grande in rapporto ai singoli, più grande è in rapporto alla Chiesa intera, cheviene servita nella sua completezza universale. Il pensiero di san Giovanni Crisostomo su questopunto è toccante. Non de vestra tantummodo salute, sed de universo orbe a vobis ratio reddenda est. […]Atti quotidiani di mansuetudine e di modestia, di misericordia e di giustizia, tornano a serviziouniversale, diventano fonti preclare di pace e di bene per gli altri. […] La vita sacerdotale in questiultimi tempi è tutt’altra cosa che nel passato ed è esposta a tentazioni nuove e seduttrici: comoditàdi posti e di impieghi; tendenza ad una certa tranquillità quiescente, con poco zelo e senza caloreper le anime. Ed ecco che invece di pregare insieme, a mutua edificazione dei fedeli, invece dicantare con letizia in faccia al sole, ci si lascia presto prendere dalla stanchezza; non si parla se nonin tono di lamento per sé e di mormorazioni né caritatevoli né pie per gli altri. […] Oh! quantobella e quanto lieta invece la giovinezza sacerdotale ispirantesi alle alte finalità del ministero sacrodella Santa Chiesa che dispiega le sue ali sull’immensa plebs christiana dei lavoratori di tutto ilmondo!», Convegno «Assistenti» delle ACLI, in Scritti e discorsi, IV, pp. 96-99.

750 Cfr. supra, annotazioni all’8 luglio 1956.751 Cfr. supra gli appunti stesi nella pagina di Note finali del mese di giugno 1956.752 Nel corso dell’intervento pronunciato domenica 22 luglio di fronte ai convenuti per il

Convegno nazionale italiano dei sindaci e presidenti delle amministrazioni provinciali elettinelle liste della D.C., Pio XII osservava come «vi sono oggi uomini che vogliono costruire ilmondo sulla negazione di Dio; altri, i quali pretendono che Cristo rimanga fuori della scuola,delle officine, dei parlamenti. E in questa lotta, più o meno aperta, più o meno dichiarata, piùo meno aspra, i nemici della Chiesa sono talvolta sostenuti e aiutati dal voto e dalla propagandaanche di chi continua a proclamarsi cristiano. Né mancano coloro che cercano impossibili acco-stamenti, illudendosi circa la varietà dei mutevoli accorgimenti tattici, e dimenticando invece lainaccettabilità degli immutati scopi finali», Il Discorso del Sommo Pontefice Pio XII agli Amministra-tori Civici Cristiani d’Italia, in «L’Osservatore Romano», 23-24 luglio 1956, p. 1; il testo era statoanche ripreso in «Bollettino», 47 (1956)/8, pp. 241-245, e Roncalli lo aveva definito «documen-to di eccezionale importanza: e sarà bene leggerlo e rileggerlo molto attentamente», ibidem, p.252.

170

1956

ro prova, in forma commossa, di aver ben compreso. A mensa, grandescambio di fraterna letizia sacerdotale. Ebbi vicini mgr. Urbani di Veronae mgr. [[x]] Fran. Pennisi di Ragusa.753

Alle 15 partenza: breve arresto di 40 minuti a Trento per salutare l’ar-civ. car.mo mgr. Carlo De Ferrari sempre amabilissimo:754 e per la via diRovereto, ammirando la speciale e abbondantissima coltivazione delle vi-gne, passando per Verona, alle 19 eravamo a Venezia.

26 luglio, giovedì [S. Anna Madre della B.V. Maria]Giornata riposante. Poche udienze. La festa liturgica di S. Anna mi

richiama alla mia benedetta mamma sua omonima.755 Il ricordo di quelleanime che partirono col segno della salute in fronte fà pur tanto beneallo spirito.

A sera assistetti con mgr. Ausiliare a campo S. Zaccaria al drammasacro «Il Nazareno» che veramente mi piacque ed espressi il mio gradi-mento ai promotori e agli artisti: tutti artigiani, e buoni figlioli di Venezia.

Sul punto di lasciare il campo S. Zaccaria eccomi il parroco di Sottoil Monte, don Coriolano Roberti arrivato da Bergamo per confidarmi ilsuo caso doloroso.756 Lo trattenni per confortarlo ed incoraggiarlo: ma

753 Francesco Pennisi (1898-1974), sacerdote dal 1921, era stato vescovo ausiliare di Ragusadal 1950 al 1955, anno in cui ne era diventato ordinario.

754 Roncalli l’aveva preavvisato della sua «breve devotissima visita» con telegramma del 23luglio: AR/Int 2762.

755 Marianna Giulia Mazzola (1854-1939) si era sposata nel 1877 con Giovanni BattistaRoncalli (1854-1935): dal loro matrimonio erano nati 13 figli.

756 Coriolano Roberti (1907-1967) era stato curato a Seriate dal 1932 al 1947 e parroco aGromo S. Marino dal 1947 al 1954; nel settembre 1954 era stato nominato parroco di Sotto ilMonte in sostituzione dello scomparso don Giovanni Birolini. Soffriva di alcolismo e valutata lagravità della situazione – era peraltro titolare della parrocchia d’origine del patriarca di Venezia chevi trascorreva all’incirca un mese all’anno – mons. Piazzi aveva disposto per la rimozione dall’uf-ficio di parroco di Sotto il Monte. Il 29 luglio Roncalli scriverà al vicario generale di Bergamo perinformarlo che tre giorni prima, uscendo «verso mezzanotte dalla visione di un bel dramma sacro “IlNazzareno” in campo S. Zaccaria, mi vidi innanzi quel poveretto [scil. d. Roberti] a raccontarmi lasua avventura: lo trattenni in casa: mi mostrò la lettera – paterna e grave – di S.E. Mons. Vescovo.Era molto agitato, e riuscii con sufficiente calma e buona maniera a dirgli tutto il mio pensiero,senza entrare nel vivo e nelle circostanze della sua situazione alla quale io mi tenni sempre estraneo.La lettera di monsignor Vescovo non contiene un apice che non sia misurato, calmo e paterno, dicopaterno. Dunque non c’era che prendere tutto in buona parte: umiliarsi innanzi al Signore e innanzial Vescovo, e mettersi nelle sue mani. Era troppo eccitato: ma io gli dissi che non potevo nulla fareper lui se non esortarlo alla calma, alla preghiera, ed all’abbandono in Dio, ed alla obbedienza: e gliauguravo che l’accaduto gli fosse per lui più che motivo di avvilimento, un colpo di grazia, daportarlo d’improvviso in una nuova vita che gli assicurasse rinnovazione, buon impiego delle sue

171

1956

questo incontro mi lacera il cuore.757

27 luglio, venerdìPiccole udienze con fiori e spine. Vennero anche i promotori della

Messa degli Artisti: e con loro tutto è bene. Buona e brava gente. Il prof.Quintarelli li inspira Dummodo Xstus annuntiatur! in hoc gaudebo [cfr. Fil 1,18].Non è però la perfezione: e non sfuggono gli inconvenienti… Ma il S.Padre concede ed incoraggia, e tanto basta per incoraggiare anche noi.Sulla obbedienza non possono spuntare che fiori di pace e di benedizione.

28 luglio, sabatoL’altro ieri il ricordo festoso di mia mamma: oggi quello mesto e

pio di mio padre deceduto il 28 luglio 1935. Già da 21 anno! egli è mor-to: e non so immaginarmelo che in cielo, contento e buono colla suaMarianna e colle ben 4 figlie, mie sorelle carissime che prime corsero afar loro compagnia.758 Tutto mi aiuta a famigliarizzarmi col Paradiso, ea non temere di nulla per meritarmelo.

La giornata odierna ebbe pure le sue udienze.759

energie sacerdotali, e vera consolazione per lui e per quanti gli vollero bene. Mi scusai di nonoffrirgli l’alloggio in patriarchio in quelle circostanze: tanto più che egli aveva con sè una sua sorellache però non vidi. Ho creduto bene, Monsignore, di informarla di questo, ad ogni buon fine. Gliho anche fatto capire che per lui era inutile ogni tentativo di protesta o di opposizione al suoVescovo. Esset error pejor priore. Confesso: quell’incontro notturno mi lacerò l’anima: ma non miturbò. Al posto di Mons. Vescovo io sarei stato tranquillo di fare altrettanto. Il nostro veneratoCanonico Spampati diceva a noi chierici: “Ardè eh! chi pipuna baguna: e chi baguna i pol miga faol bu pret” [Badate, eh! Chi fuma molto beve molto: e chi beve molto non può essere un buonprete]. Quanto è vero questo: a Bergamo, a Venezia, come in tutto il mondo. Confido che quelpoverino a quest’ora avrà date le sue dimissioni. Io non cesserò di pregare per lui», lettera a mons.Pietro Carrara, AR/FSSD X/533; cfr. anche la lettera a Giacomo Testa del 2 gennaio 1957 inPELLEGRINI, Giacomo Testa nel solco di Angelo Giuseppe Roncalli, cit., p. 181.

757 Scriverà il 29 luglio alla nipote Enrica: «So anche che in questi giorni in parrocchia ci potràessere qualche cosa di increscioso: per questo non è male che io sia assente. Come sapete io sonosempre rimasto fuori di tutto quello che non mi riguarda, ed ho per tutti rispetto e cordialitàsincera. Anche il reverendo parroco lo sa. Voi fate altrettanto con lui. Pregare perché il Signore tuttoaggiusti con la sua grazia, che dà luce e fa bene a tutti. Quanto al resto, non parlare, non giudicare,tenersi rispettosi e buoni», Familiari, II, pp. 413-414.

758 Si riferisce ad Enrica (1893-1918), Teresa (1879-1954), Ancilla (1880-1953) e Maria (1884-1955); cfr. anche Pace e Vangelo, I, p. 659.

759 «Presiede una adunanza del Consiglio Amministrativo Diocesano. A San Giorgio,partecipa alla accademia ed alla premiazione di fine d’anno scolastico degli alunni del “CentroSalesiano di arti e mestieri”. Riceve la Presidenza provinciale delle ACLI», Diario, in «Bol-lettino», 47 (1956)/8, p. 259.

172

1956

29 luglio, domenicaS. Messa in casa. Poi mi recai a Ca’ Bianca al Lido dove assistetti alla

messa di don Gino Picchioluto addetto a quella nuova curazia.760 Unabaracca: circa 150 presenti, qualche cosa che si inizia, però, almeno sem-bra, con ordine. Mie parole a tutti insieme: conversaz. ai gruppi dei capizona coi quali feci poi il giro della località. Ben curata può riuscire diconsolazione. È dedicata a S. Ignazio di Lojola. Protector et auspex.

Nel pomeriggio visitai gli infermi all’ospedale: mgr. Macacek: DeBiasi[o], e don Mandro. Passando saluto gli altri ammalati. Incontro coldott. Venchierutti, e col dott. Mora. Tornando a piedi entro a S. MariaFormosa al punto della Benediz. del S.S. impartita da mgr. Cesca termi-nando la sua festa che si chiude con una cena da me offertagli, presentimgr. Gianfranceschi, Seno, e don Sergio Sambin.

30 luglio, lunedìUdienze in casa: mgr. Spavento e mgr. Vecchi. Separatamente l’uno e

l’altro a ringraziarmi per il canonicato.761 Penso che riuscirà a buon serviziodella S. Chiesa. Don Gino si ferma a colazione.

L’affare della sinistra è sempre pungente. Con don Loris ne ragionoproponendo qualcosa che sia utile, ed accordi le 4 virtù cardinali, la pru-dentiam agendi. A ciascuno la sua responsabilità e i suoi compiti evitando ilnimis in tutte le cose, sostanza viva e metodo. Io sono deciso a tutto, special-mente a lasciarmi tenere in poco conto e anche in disprezzo: ma a non cede-re sui due punti: dottrina e disciplina:762 sostanza e metodo. In omnibus chari-tas.763

760 Gino Picchioluto (1913-1987) dopo l’ordinazione sacerdotale nel nel 1936 era statocappellano a Lio Piccolo, Mira, Caorle, Carmini, Ca’ Emiliani, Ca’ Brentelle di Oriago, SanLorenzo di Mestre e Val Casoni di Eraclea; resterà curato autonomo di S. Maria del Mare sino al1962, cfr. Liber Vitae, p. 29.

761 Cfr. supra, appunti del 18 luglio 1956.762 Cfr. supra, annotazioni al 9 giugno 1956; cfr. pure gli appunti del 27 aprile e 9 giugno

1956.763 Il motto «in necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas», spesso erronea-

mente attribuito ad Agostino, era stato già richiamato da Roncalli il 14 gennaio 1954 (cfr. Pace eVangelo, I, p. 204); Giovanni XXIII vi farà ricorso anche in due allocuzioni del 18 novembre1959 e 17 giugno 1962: cfr. DMC, II, p. 23, e IV, p. 375; tornerà pure nell’enciclica Ad PetriCathedram del 29 giugno 1959, ricordato da Giovanni XXIII come «quella bella e ben notasentenza attribuita in diverse forme a diversi autori»: cfr. Enchiridion delle encicliche, VII: GiovanniXXIII-Paolo VI (1958-1978), Bologna 1994, pp. 37 e 39.

173

1956

Stasera aspettavamo l’arrivo di mgr. Descuffi arciv. di Smirne:764 manon giunse. – Notevole in giornata il colloquio con Bacchion.

31 luglio, martedì [S. Ignazio Confessore]Pensiero e preghiera più ardente a S. Ignazio. Inviai telegramma a

Lojola per il Card. Siri, ivi presente come Legato Pontificio per lacelebraz[ione] centenaria.765

Da stamane presi posto nelle ore matutine in camera card. Sarto sullapiazza dei Leoncini: attendendo alle mie bozze «Atti Visit. S. Caroli»: edivi ricevetti qualcuno: don Marco Polo gratissimo per il canonicato fatto-gli annunziare:766 poi don Germano Pattaro che è famigliare a Dorigo ecc.a cui vuol veramente giovare: e gioverà sicuramente:767 sigr. Battagel! bra-vo e buono, ma schivo di compromettersi col partito D.C.768 Nel pomerig-gio lettura attenta del «Popolo [del] Veneto» con don Niny [Barbato].769

764 Joseph Emmanuel Descuffi (1884-1972), della Congregazione della Missione, era statonominato vescovo di Izmir (Smirne) nel 1937: la sua nomina, preparata dall’allora delegatoapostolico Roncalli, era servita a risolvere la crisi apertasi nella diocesi turca per le tensioniintercorrenti tra il vescovo mons. Edward Tonna e le autorità civili. Descuffi ha riferito dei suoirapporti con Roncalli in AR/ISR, Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei JohannisXXIII papae constructus in Curia Constantinopolitana, pp. 13-17.

765 Cfr. Nelle solenni celebrazioni per il IV centenario del Transito di S. Ignazio di Loyola, in«L’Osservatore Romano», 30-31 luglio 1956, p. 1.

766 Marco Polo (1904-1981), sacerdote dal 1928, era parroco di San Martino di Burano dal1937, Liber Vitae, p. 56.

767 Germano Pattaro (1925-1986), sacerdote dal 1950, era vicario coadiutore ai Carmini eassistente ecclesiastico della F.U.C.I.; svilupperà un crescente interesse per le questioni ecumeniche.Su di lui si vedano i contributi raccolti nel numero monografico di «Humanitas» 43 (1988)/5, Sulconfine. Gli ultimi anni di don Germano Pattaro, a cura di S. Canzi Cappellari e F. Ciccòlo Fabris,Bologna 2001, e soprattutto l’ottimo lavoro – purtroppo inedito – di D. BANFI, Verità e testimo-nianza. Germano Pattaro (1925-1986). Un persorso nella storia della teologia contemporanea, tesi di laureain Storia del cristianesimo (rel. A. Agnoletto), Università degli studi di Milano, a.a. 1988/1989(copia depositata presso Centro di Studi Teologici Germano Pattaro di Venezia); le sue pubblica-zioni sono enumerate in Per una bibliografia degli scritti di don Germano Pattaro. Un primo censimento, acura di G. Benzoni, Venezia 1989. Nella sua relazione riservata, p. Toldo riporterà nelle paginefinali anche la testimonianza «particolarmente importante» di «D[on] G[ermano] P[attaro], sacer-dote di particolare autorità e prudenza, il quale, oltre [a] conoscere e seguire i giovani da anni, hariesaminato tutti i numeri de “Il Popolo del Veneto” di questi ultimi anni, senza trovare nulla diincrimina[bi]le, salvo il contenuto esclusivamente politico, mentre secondo lui, si sarebbero do-vuti trattare anche problemi religiosi e morali», TOLDO, Il «Caso Venezia», cit., p. 15.

768 Il comm. Attilio Batagel, già delegato patriarcale per il coordinamento assistenza Gentedel Mare e presidente diocesano dell’Unione Uomini di A.C.

769 Nonostante fossero state promesse sin dalla metà di giugno, le dimissioni di Dorigodalla direzione de «Il Popolo del Veneto» non erano diventate ancora effettive e dalle colonne di

174

1956

A sera ricercai mgr. Descuffi alla stazione. Nessuno. Capitò però tuttosolo: veniva dalla Svizzera. Lo festeggiai cordialmente: e fù festa comune.

1 agosto, mercoledìL’arciv[escovo] di Smirne mi è motivo di vera gioia.770 Lo pensavo

afflitto per la sua posizione di solitario fra le rovine dell’Asia Minore.771

Invece no: il suo spirito di perfetto religioso lo ha fortificato: e gli fatrovare ottimo impiego delle sue energie l’occuparsi, in condizioni mi-gliorate col Governo Turco, della rivivisezione! delle rovine di Efeso:chiesa del Concilio, basilica di S. Giov[anni] Ev[angelista]: PanaghiaCapuli e 7 dormienti.772 Tutto è grande innanzi al Signore e per la suaChiesa, del passato, del presente e dell’avvenire.

Io qui mi addoloro per piccole cose, p.e. i quadri del pittore Novatiche non mi piacciono, e mi si vogliono imporre. Perdono ed offro al Si-gnore la mia mortificazione.773 A don Loris ho dato come regalo lire50.000 donatemi da don Ceriotti.

L’affare Dorigo si inasprisce: ma ciò non deve essere per me turba-mento.774

questo giornale il neoassessore democristiano continuava a rivolgere dure critiche alla segreterianazionale della D.C., colpevole a suo modo di vedere di averne arrestato la spinta propulsiva.

770 Il 21 ottobre 1939, trovandosi a Smirne in compagnia di mons. Descuffi, Roncalli sicompiaceva dell’«agio di goder[n]e la cara fraternità»: «Egli è figlio del mio episcopato, e del miospirito e risponde undequoque alle aspirazioni che mi guidarono nel proporlo alla S. Sede perla successione di S. Policarpo e dei Mgri Vallega e Tonna. Santo sacerdote, ottimo padre epastore»: Vita in Oriente, I, p. 742.

771 In più occasioni, durante la missione in Turchia, l’allora delegato Roncalli aveva riflettutosulle difficili condizioni per l’evangelizzazione in questo territorio, che pure era stato nell’antichitàuno dei punti di irradiazione del messaggio cristiano. Il 26 luglio 1936 aveva ad esempio scrittosull’agenda del proprio «senso di mestizia per le rovine trovate a Scutari, e per l’atmosfera di questomondo Turco ancora così lontano dalle sorgenti della civilizzazione quantunque esse siano a duepassi anzi sotto i suoi piedi. Eppure li amo in Gesù Crocifisso questi cari Turchi, e non so soffrire chei Cristiani ne dicano così male, dando prova di pochissima penetrazione del Vangelo nelle loroanime. Li amo perché ciò rientra nel mio ministero di padre, di pastore e di Deleg. Apost.: li amoperché li credo capaci, li [[chi]] credo chiamati alla redenzione. So che lo spirito di parecchi fra i miei figlicattolici “Levantini” è contro di me. Ma ciò non mi turba né mi scoraggia»: Vita in Oriente, I, p. 204.

772 Roncalli richiama i più celebri monumenti cristiani di Efeso, dove nel 431 si era tenutoil concilio che avrebbe condannato il nestorianesimo e dove, secondo la tradizione, si trovava lacasa abitata dalla B.V. Maria dopo la crocifissione di Gesù.

773 Roncalli non aveva gradito la scelta, compiuta dai suoi collaboratori di curia, che per ilsuo ritratto ufficiale per la sala dei patriarchi venisse raffigurato «in abito dimesso», Testimonian-za di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

774 Cfr. supra, appunti del 13 giugno e 2 luglio 1956. Al 26 luglio risaliva una nuova missiva

175

1956

2 agosto, giovedì [S. Alfonso Maria de’ Liguori Vescovo, Conf. e Dottore della Chiesa]

S. Messa alla Fava in onore di S. Alfonso. Poca ed umile gente raccoltaintorno ai PP. Redentoristi.

Mie parole al Vangelo: evocanti ciò che è più caratteristico nel caroSanto Napoletano.775 In casa ricevuti ieri un centinaio di Wietnamesi! di trereligioni, cattolica, protest[ante] e braminica accompagnati da tre loro preti

del patriarca per il card. Ottaviani, con la quale Roncalli faceva il punto della situazione a Venezia,ma chiariva anche, a dispetto degli avvenimenti postelettorali, la sua perfetta uniformità alledisposizioni della S. Sede: il patriarca elencava anzitutto i singoli interventi compiuti sino aquesto momento, aggiungendo che tali «dichiarazioni ufficiali furono precedute e completatecon ripetuti incontri, singoli, miei personali, con i dirigenti del Comitato civico e della Democra-zia cristiana (Segreteria provinciale e Parlamentari): ed infine con i designati alla carica di sindacoe di presidente della amministrazione provinciale. […] La nomina del Sindaco e del Presidentedella Amministrazione Provinciale, e delle due Giunte, avvenne nella prima seduta di Consi-glio, rispettivamente il 9 e il 10 corrente. Le trattative furono laboriose: e l’accettazione dell’ap-poggio esterno del P.S.I., di cui si è occupata la stampa nei riferimenti di parecchie consimilisituazioni, è sembrata alla Segreteria Provinciale ed ai Parlamentari, dopo reiterati incontri con laDirezione Centrale, l’extrema ratio della D.C. per evitare, non tanto la gestione commissariale, datutti respinta, ma – al IV° scrutinio – la presentazione del candidato socialista, che sarebbe statoeletto Sindaco con i voti del P.S.I., del P.C.I. e del P.S.D.I. Del resto i numeri indicano chiaramen-te le possibili alchimie: D.C. 24[,] P.C.I. 13[,] P.S.D.I. 4[,] P.S.I. 13[,] P.L.I. 2[,] P.M.P. 1[,] M.S.I.3[.] Il “gioco” in definitiva fu provocato, qui come altrove, dai saragattiani che vogliono ad ognicosto aprire a sinistra, nell’illusione di allargare la loro base, in vista delle elezioni politiche del1958. Il Sindaco, avv. Roberto Tognazzi, ed il Presidente della Amministrazione Provinciale,ing. Giovanni Favaretto-Fisca, entrambi riconfermati nell’ufficio, sono persone di perfettoequilibrio, e bene decisi a non prestarsi ad alcun compromesso con il P.C.I. e suoi satelliti. Neigiorni scorsi, ricevetti in udienza, separatamente, le due Giunte, entrambi composte di elementidella D.C. e del P.S.D.I., e ricambiai la visita: ed inoltre assistei ad una Messa propiziatrice a S.Marco, promossa dalla D.C. per tutti i neo eletti: alla quale, in definitiva, parteciparono i demo-cristiani, un saragattiano, un liberale ed un monarchico. […] Il caso “Dorigo” resta motivo diuna qualche pena per il mio spirito: non tanto per l’azione che questo giovane può svolgere qui– ritenendosi di avere neutralizzati, o, per lo meno, di aver resi inescusabili eventuali sviluppi, eproselitismi di lui tra gli incauti ed i giovani –: quanto per l’anima sua, ricca di doni, ma ancoraavviluppata da sentimenti di autosufficienza pericolosa, di cui diede ampio saggio nei suoiscritti passati e recenti. Il Dorigo, eletto consigliere comunale con circa 700 voti preferenziali dellabase giovanile della D.C., è assessore alla urbanistica ed all’edilizia privata. Il compito è tale chepotrebbe consentirgli di rendere ottimi servizi alla sua città, nell’atto stesso di liberarlo dallecontinue elucubrazioni ed alchimie politiche, che lo tennero finora occupato. Non oso dire dipiù né dilungarmi alla ricerca di più acute penetrazioni. Seppi per rivelazione del Dorigo ad altrepersone, dell’incontro che egli ebbe con V. Eminenza: ed invero mi sarei aspettato, al suoritorno da Roma, di averne notizia da lui stesso. Di fatto: chiese udienza, ma all’ora fissata nonvenne: e non si fece più vedere. Il Dorigo va dicendo che sul suo conto non esisteva riservaalcuna di natura dottrinale, preoccupato come egli pare di non lasciar supporre che gli sia statodetto ben più ed altro da ciò che riferisce», AR/Int 2764.

775 Cfr. supra, appunti del 5 gennaio 1956.

176

1956

da Parigi. Povero Wietnam!.776 Fù incontro tanto bello. Li feci poi salire sulcampanile di S. Marco a loro grande gioia. Oggi ricevetti 10 bimbi mutilatidi Grecia condotti dal sigr. Nicola Delenda. Un regaluccio a tutti.

Cominciano di quà e di là voci di dissenso circa gli agitatori per lasinistra.

Stamane è partito mgr. Descuffi dopo la S. Messa celebrata alla Salute.Fù molto contento.

3 agosto, venerdìIl Comandante della nave da guerra Salem Americana è venuto a far-

mi visita col Console Americano e tre suoi ufficiali.777 Gli mostrai alcunilibri in inglese. Cortesie. Piccole cose in mattinata.

Nel pomeriggio finii la revisione delle bozze del mio V volume.778

Colloqui odierni con mgr. Gianfranceschi e con mgr. Bosa. A sera arrivain ottime condizioni di salute mgr. Giacomo Testa da Roma.779 Cena conmgr. Gianfranceschi: e dopo cena io presiedo ad un convegno della Con-sulta per l’Azione Cattolica. Mgr. Ausiliare trattiene circa parecchie cosedegne di essere seguite con attività, ed io dissi esplicitamente il mio ram-marico per questa aria di sinistrismo che attossica le menti giovani, controil retto sentire della S. Sede.780

4 agosto, sabatoMi recai sul «Salem» alle 9.20 per render visita al Comandante. Onori

in regola, dopo qualche incertezza. Avrei dovuto salire da destra, e non dasinistra. Americano non parla che inglese e questo semplifica… cioè se-

776 Dopo la fine della guerra d’Indocina (1946-1954) il Vietnam era stato diviso in due statilungo la linea del 17° parallelo: il Vietnam del Nord era ora sotto l’influenza del blocco sovieti-co, mentre il Vietnam del Sud era governato in modo dittatoriale da Ngo Dinh Diem (1901-1963), che si appoggiava agli Stati Uniti.

777 «Riceve S.E. il vice Ammiraglio Harry D. Felt, Comandante della VI Flotta USA», Diario,in «Bollettino», 47 (1956)/8, p. 260.

778 Cfr. supra, annotazioni al 31 marzo 1956.779 Giacomo Testa (1909-1962), di Cenate Sotto (BG), sacerdote nel 1931, era stato colla-

boratore di Roncalli in Bulgaria, in Turchia e in Francia. Nel 1953 era stato nominato delegatoapostolico in Turchia e lo stesso Roncalli lo aveva consacrato vescovo a Bergamo. Le lororelazioni sono documentate in PELLEGRINI, Giacomo Testa nel solco di Angelo Giuseppe Roncalli, cit.

780 Il giorno dopo Eugenio Gatto, in qualità di presidente delle A.C.L.I. della provincia diVenezia, scriverà a Roncalli per confermargli che «le ACLI sono, come sempre, strette attorno alloro Patriarca, che ne soffrono le angoscie e che faranno quanto sta in loro perché il cuore delPastore abbia ad avere, fedeli ed uniti attorno a Sé, tutti i suoi figli», in AR, b. 45: «Venezia».

177

1956

gni[,] saluti e via. Però l’onore ci fù tutto, con schieramento di ufficiali e dimarinai. Nel pomeriggio accompagnai mgr. Testa a S. Pietro di Castello,agli Armeni, e al Seminario.

Poi gran chiaccherare in casa con rimembranze di uomini e di cosedi Istanbul. Quanto da fare ancora per il Regno di Cristo: e come lavisione di luoghi che mi furono cari e famigliari si dilunga dai miei occhi,volgendoli alle consolazioni superne! O quam sordet tellus, dum coelumaspicio!781

5 agosto, domenicaS. Messa presso le Suore Canossiane di S. Alvise. C’erano tutte le Su-

periore raccolte in Esercizi. Al Vangelo buone parole sulla obbedienzasecondo S. Ignazio.782 Ottima e benemeritissima Congregazione.783

In giornata restai sempre in casa ma poco conchiudendo di pratico.Mgr. Testa uscì con mgr. Vecchi per Riese ed Asolo e tornò contento.

In casa esaminai con d. Loris i restauri da fare, se ci sarà danaro: perl’altana, per le sale da ricevimento, per l’archivio.

A sera piacevole conversazione, retrospettiva e anche piuttosto ma-linconica, pur condita con un po’ di ilarità circa persone e cose di vita e dipettegolezzo moderno. Reputo grande grazia del Signore il tenermi fuo-ri.784 Nel pomeriggio ricevetti Angelo Esposito di Sotto il Monte fornaiocon la bambina sua Rosetta ricoverata qui a Steeb-Alberoni. lit. 20.000.

781 Frase tradizionalmente attribuita a s. Ignazio di Loyola, pronunciata al termine diun’esperienza mistica.

782 Roncalli ritorna su argomenti già toccati nelle settimane precedenti: cfr. supra le Notefinali del mese di giugno e gli appunti del 25 luglio 1956.

783 L’Istituto religioso delle Figlie della Carità, che si prefiggeva l’educazione delle giovanie la formazione di maestre, era stato fondato a Verona da Maddalena di Canossa nel 1808; unaseconda casa era stata fondata a Venezia nel 1812, dove Maddalena si era recata su invito deifratelli Cavanis. Le regole di questa nuova congregazione erano state approvate da Leone XIInel 1828.

784 Dagli anni giovanili sino alla piena maturità il Giornale dell’Anima reca traccia dei continuiproponimenti fatti da Roncalli per asternersi dal «pettegolezzo» così come dalla «chiacchiera».Così nel 1903: «Attenzione scrupolosa alla lingua – non chiacchiere prolungate – non argomen-ti che scottano e in pratica pressoché inutili – io comprendo bene ciò che voglio dire con questeparole –; morte all’io nei discorsi, l’io al mondo deve essere come se non ci fosse affatto –delicatezza e carità squisita nel ragionare d’altri»; e nel 1912, in piena crisi modernista: «Il mo-mento attuale è pieno di pettegolezzi. Sarà mio criterio il tener fermo ai principi di amore, diobbedienza, di devozione al S. Padre, guardandomi da tutto ciò che li potesse menomare nelmio spirito: ma non mi lascerò distrarre dai pettegolezzi: tanto meno mi indugierò! in essi»:GdA, pp. 162, 265-266.

178

1956

6 agosto, lunedìPartito stamane mgr. Testa, lasciandoci tutti ben lieti e fiduciosi per la

sua salute.785

Udienze poche: don Giuliano Bertoli che assume l’incarico di diretto-re spirituale dei piccoli del Seminario: rag. Longo della Giunta a cui parlodelle ansie per Dorigo e metto bene in guardia:786 poi il parroco di Torredi Fine col suo progetto per [ ]: due Libanesi Maurice Karam: capo delservizio di elettricità di Beyrouth, e un suo compagno di viaggio <MichelSouraty>: ing. Forlati poi archit. Meo, e tapezziere Ruffini. A sera ricevoS.E. mgr. Bortignon, in conversazione seria e utile: poi comincio la prepa-razione dell’Appendice al mio V volume.787

A quanto pare i due ritrovi colla Consulta e coi Vic. Foranei comin-ciano a fare il loro effetto benefico. Deo gratias.788

7 agosto, martedì [S. Gaetano da Thiene Confessore]Che modello questo S. Gaetano per i giovani alunni della vita diplo-

matica! Lo prego anch’io sentendomi sulla sua strada, ma ben lontana dai

785 Già da alcuni anni Testa soffriva di problemi cardiaci, che lo condurranno prematura-mente alla morte nel 1962; sulle preoccupazioni di Roncalli al riguardo cfr. infra le annotazionial 14 agosto 1957.

786 Cfr. supra, appunti del 25 maggio, 13 giugno e 3 luglio 1956. Giorgio Longo, nato nel1924, assessore nella nuova Giunta guidata da Tognazzi e più tardi sindaco di Venezia (1970-1975) e senatore (1976-1983), alcune settimane prima aveva scritto al segretario del patriarca cheavendo contribuito a dar vita alla nuova Giunta non gli pareva d’«aver mai abdicato sul pianoideologico e programmatico, anche se, sul terreno politico, le circostanze talvolta ci impongono,nel superiore interesse, la ricerca di forme nuove di collaborazione. Anche nelle estenuanti elunghissime trattative per la composizione della Giunta, credo di aver obbedito a questo precisoindirizzo. La convergenza è venuta sul programma e sugli uomini della D.C., quando si profilavala soluzione commissariale o, peggio ancora, con il gioco del IV° scrutinio, la soluzione socialco-munista con l’appoggio del PSDI. È sembrato – e sembra tuttora – a me che quella soluzionefosse l’unica soluzione limite* possibile, dignitosa e positiva. Il futuro dipenderà molto da noi,dalla nostra azione e dalla nostra buona volontà», lettera del 13 luglio 1956, in AR, b. 45:«Venezia». In giornata scrive anche all’arciprete di Fusignano don Vantangoli lamentando «fa-stidiucci per riottosità di qualche spirito incantato e meno docile alla disciplina di ogni buoncattolico. La puntura a sinistra diffonde veleno e fa piaga. […] Tutti noi siamo figli della stessagrazia del Signore che lavora ab eterno per farci operare a sua volontà a nostro vantaggio, connoi, contro di noi, o senza di noi, e anche nonostante la debolezza nostra. Sovente, la virtù dellagrazia in noi, lavora a distanza di spazio e di tempo: e non dobbiamo perdere il coraggio e lafiducia animosa ed esultante in tutte le nostre giornate, omnibus diebus vitae nostrae»: cfr. A 25 annidalla visita di Papa Giovanni a Fusignano. Autografi all’Arciprete, suppl. a «Echi di Fusignano», 66(1984)/3, p. 10.

787 Cfr. supra, appunti del 13 luglio e 3 agosto 1956.788 Cfr. supra, appunti del 3 agosto 1956.

179

1956

suoi sacrifici eroici.789 Stamane buon lavoro al piano Pio X: ma parecchievisite: tre sacerdoti di Algeri memori del mio passaggio in Africa del1950:790 Roccanfuso Gus. curè di Mauzaiaville: Glizé Robert curé di Abbo:Strup Ives curé di Champ du Marechal. Scorgono il pericolo dell’AfricaFrancese nel risveglio Mussulmano.791 Graditissima la visita dei CapellaniMilitari provenienti dal Grappa. Sono tutti miei alunni del Seminario diBergamo. Veramente il rivederli mi fù di grande consolazione.

Ricevetti pure il sigr. M. Mazzoleni addetto alla Procuratoria. Vidianche il pittore Novati, che trattai bene, pur non piacendomi i suoi ritrat-ti.792

Oggi si iniziò il restauro delle camere di ricevimento al Patriarcato.

8 agosto, mercoledìUdienze: dott. Luigi Ammanati:793 e il capo stazione signor Belvedere.

9 agosto, giovedìLavoro sempre intenso, ma interrotto per la lettera circa le ansie di

questa stagione.794 Contatti con Gagliardi che comincia il cammino di ri-

789 Nato nella famiglia nobiliare dei Thiene di Vicenza nel 1480, Gaetano, già protonotarioapostolico con Giulio II, abbandonò la corte pontificia e iniziò a coltivare il desiderio di unariforma che andasse soprattutto incontro alle esigenze dei poveri e degli esclusi. Nel 1524,insieme ad altri sacerdoti – tra i quali Giampietro Carafa, il futuro Paolo IV – fondò la Congre-gazione dei chierici regolari (Teatini). Si spostò quindi a Napoli, dove rimase sino alla morte nel1547. Aveva promosso la Compagnia del Divino Amore a Vicenza, Verona, Venezia, Roma eNapoli e sempre al suo impegno si devono, nella città partenopea, gli ospedali degli incurabilie altre opere di assistenza caritativa quali il Monte di Pietà. Era stato canonizzato nel 1671.

790 Il nunzio Roncalli si era recato in visita in Algeria, Tunisia e Marocco dal 19 marzo al 14aprile 1950: cfr. Anni di Francia, II, pp. 189-201.

791 Dalla fine del 1954 si era infatti costituito un Fronte di Liberazione Nazionale che conuna serie di atti insurrezionali mirava a rendere l’Algeria indipendente dalla Francia. La situazio-ne precipiterà nei mesi successivi e dopo una cruenta guerra civile la Francia governata da DeGaulle concederà nel 1962 l’indipendenza a questa porzione del proprio territorio metropolita-no.

792 Cfr. supra, appunti del 1° agosto 1956.793 «Riceve il dr. Floris Luigi Ammannati Direttore della Mostra Internazionale di Arte

Cinematografica», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/8, p. 260.794 Dopo settimane di colloqui e di tensioni, recepita la permanente forte preoccupazione

degli altri presuli del Triveneto circa il coinvolgimento diretto o indiretto del P.S.I. nel governodei Comuni e forse anche preoccupato di un più duro intervento da parte delle congregazioniromane, Roncalli aveva deciso di mettere mano a un documento pubblico con il quale rinno-vare il divieto ad ogni apertura a forze politiche di ispirazione marxista: su quest’ultimo sivedano infra gli appunti del 13 agosto 1956. A dire del gesuita Toldo, che tuttavia non cita le

180

1956

torno nei rapporti con Dorigo.795 Il non spegnere il lucignolo serve piùche il soffocarlo [cfr. Is 42,3; Mt 12,20].796

Udienze Olivotti. Nel pomeriggio l’arciprete di Fusignano [d. MarioVantangoli] con suo padre e con due parrocchiani, Alcarani che studia allaU[niversità] C[attolica] d[el] S[acro] Cuore e con Vecchi. Mi lasciaronocara impressione. Ho quasi promesso una visita colà per il 28 ottobrefesta di Cristo Re. Ricevetti i due Vic[ario Macacek] e Prov[icario Gian-franceschi]. Il primo uscito dall’Ospedale reca però sempre le fasciaturealle mani e ai piedi come Lazzaro fratello di Marta [cfr. Gv 11,44]. Domi-nus conservet et vivificet eum [cfr. Sal 40,3],797 lo ripeto di cuore. Anchemgr. De Biasi[o] arcipr. di S. Stefano è uscito di ospedale. Ma il suo sto-maco inoperoso per i solidi cibi non è annunzio di lunga vita.798

10 agosto, venerdì [S. Lorenzo Martire]Anniv. 52[°] della mia Ordinazione sacerdotale.799 Il mio don Loris

anche per onorare il suo omonimo Santo Martire e comune Patrono, mi

proprie fonti, Roncalli era stato «costretto a scrivere la Sua lettera, perché era stato accusato daRoma di essere debole e di risentire l’influsso del suo lungo soggiorno a Parigi, quale Nunzio.A sostegno di questo giudizio si adduceva anche il fatto che il Cardinale aveva concesso un’udien-za speciale agli organizzatori della Mostra Biennale, approvando l’idea di erigere anche un padi-glione per l’arte sacra, mentre in precedenza l’Episcopato Veneto aveva severamente proibito aisacerdoti di visitare tale mostra», TOLDO, Il «caso Venezia», cit., p. 15.

795 Vincenzo Gagliardi era entrato a far parte della nuova Giunta con la delega ai problemieconomici e del lavoro e il patriarca, anche per i precedenti contatti, aveva rapidamente coltoquello che la moglie del segretario provinciale della D.C. definiva efficacemente l’«incontrodifficile e tormentoso fra fede cristiana e prassi politica nel rispetto dei due ambiti»: TRAMONTIN,Vincenzo Gagliardi, un leader (1925-1968), cit., p. 41. Il 3 agosto Gagliardi aveva scritto al patriarcache gli era di «sommo dolore saperLa profondamente rattristata e seriamente preoccupata pernostra causa. Ciò indubbiamente risale ad alcuni atteggiamenti presi dal giornale provincialedella D.C. soprattutto in questi ultimi tempi»; aggiungeva che «per l’avvenire, sarà mia curadiligente, eliminare ogni motivo che possa recare dolore e preoccupazione al Suo cuore diPadre»: in AR, b. 45: «Venezia».

796 A posteriori Dorigo indicherà che «alla fine di luglio […] venne operata dalla Curiaveneziana, nei confronti dei dirigenti più sensibili, una stretta psicologica ulteriore, con laminaccia del documento finallora! rinviato, e la richiesta, quale contropartita, delle immediatedimissioni del Dott. Dorigo da Direttore del Giornale», Memoriale Dorigo, cit., p. 5.

797 Rituale, Litaniæ Sanctorum, Oratio pro pontifice; cfr. supra, appunti del 2 e 4 marzo 1956.798 Commentando le gravi condizioni di salute di sua sorella nel febbraio 1955, Roncalli aveva

scritto a mons. Gustavo Testa: «Stomaco che non funziona annuncia la fine. Si quis alimenta nonretinet, huius profecto vita desperatur. Cosi dice il buon S. Gregorio», AR/FSSD X/309.

799 Roncalli era stato ordinato sacerdote nella chiesa di S. Maria in Monte Santo in Piazzadel Popolo a Roma il 10 agosto 1904.

181

1956

ha riempito la capella di un bel gruppo di rappresentanti dell’A.C. chefecero la S. Comunione per me.

Fù vero convito spirituale e motivo di conforto. Ricevetti a mezzodìil grande Straviski!, musicista Russo-Americano che sta preparando uncanto per S. Marco. Speriamone bene.800 Volli poi trattenere a colazionealcuni fra i più intimi, Vic[ario Macacek] e Prov[icario Gianfranceschi][,]mgr. Olivotti, il can.co Silvestrini Francesco che conta oggi pure i 62 annidi di ordin[azione], don Schiavon[,] il Cancelliere [Sambin] e i miei due dicasa don Loris, e don Niny [Barbato]. Caro ritrovo lieto e sacerdotale.Anche il sindaco Tognazzi, e [[le]] il Prefetto mi inviarono lettere e tele-grammi. In complesso anniversario modesto e incoraggiante. Laus Deo.

11 agosto, sabatoRicordo la mia prima Messa a S. Pietro. Di quanti vi assistettero: mgr.

Felice Giannuzzi, Benedetti, Moriconi, Spolverini: nessuno più è vivo.801

Che bontà del Signore per me: ancora vivo e in buona salute, e controogni mio merito, card. patriarca di Venezia. No: nessuna fiducia in me.Ma il Signore quanto bene mi volle. Gli offro il mio tributo di riconoscen-za: ma è ben meschino. Dñe, miserere mei et salva me [cfr. Sal 50]. Dopo laMessa mi recai a Campo S. Zaccaria per benedire i ragazzi di mgr. Olivot-ti partenti per S. Maria del mare.802 In casa poche udienze: don GiuseppeVoltolina con suo fratello, di don Guanella anche lui: poi due capellanimilitari uno parte, certo Armellina (?) di Caltagirone e un P. dei Cavanis.Pomeriggio tutto occupato intorno alla lettera «Declina a malo et fac bonum»[Sal 33,15]. Fù un buon lavoro, per me però grave e non soddisfacente.

800 Il celebre musicista, compositore e direttore d’orchestra Igor Fëdorovic Stravinskij(1882-1971), di origine russa, era cittadino statunitense dal 1938; si vedano anche infra gliappunti del 13 settembre 1956.

801 «L’indomani [11 agosto 1904] ecco di nuovo il caro Vice Rettore [Spolverini] che miconduce a S. Pietro per celebrarvi la 1a Messa. Quante cose mi disse quella gran piazza quandol’attraversai! Tante volte ero passato di là sempre commosso: ma quella mattina…; e dentro iltempio maestoso, fra le memorie venerande della storia della Chiesa?... Discesi nella cripta,vicino alla tomba dell’apostolo. V’era là una corona di amici invitati dal vicerettore. RicordoMgr. Giuseppe Palica, mio professore di morale, poi d. Enrico Benedetti: d. Pietro Moriconi: d.Giuseppe Baldi: d. Enrico Fazi: ed altri. Dissi la Messa votiva “de S.S. Petro et Paulo”. Ah! leconsolazioni di quella Messa!», GdA, appunti del 1912, pp. 236-237.

802 «Sul sagrato di S. Zaccaria, rivolge la parola ai mille bambini dell’O[pera] D[iocesana di]A[ssistenza] che giornalmente si recano a S. Maria del Mare», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/8, p. 260.

182

1956

12 agosto, domenica [S. Chiara Vergine]A S. Chiara presso le Claustrali. S. Messa e Comunione con mie paro-

le: la Santa, il suo esempio, purezza e penitenza in contrasto colla inde-cenza di Venezia in queste giornate di pazzia invereconda,803 e preghieraper chi non prega.

A mezzodì a S. Salvatore esequie funebri per le vittime del disastrominerario di Charleroi.804 Mgr. Ausiliare lesse la Messa de dominica, D.Loris la preghiera di mgr. Montini:805 io diedi l’assoluzione. Si poteva faredi più e meglio: ma il rito in complesso fù bene condotto.

Nel pomeriggio mia visita ai piccoli Seminaristi a Asolo, nell’oasi dimgr. Filippin: tutto incantevole, accoglienze assai gentili. Poi mi condussi aTorreglia per un ritrovo dei giovani presidenti attraverso un temporale im-perversante lungo la via. Lassù caro e confidente, e vibrante incontro coigiovani.806 In casa con d. Loris lavoro fino a mezzanotte.

13 agosto, lunedì [S. Ippolito Martire]Pensai a S. Ippolito e a Gazzaniga dove l’anno scorso pronunciai l’elo-

gio di quel Protettore.807

I giornali «Gazzettino» in riassunto: l’«Avvenire d’Italia» per distesopublicano la mia lettera: «Richiami e incitamenti al Clero e al Laicato Ve-neziano» destinata a sollevare l’attenzione di molti.808 Le prime impressio-

803 Durante i mesi estivi si intensificava nella zona del Lido la presenza dei turisti e con essale preoccupazioni della Curia, che era solita pubblicare un monitum per vietare ai sacerdoti e aireligiosi la frequenza delle spiagge.

804 L’8 agosto precedente, in Belgio, nella miniera di carbone Bois du Cazier a Marcinelle, asud di Charleroi, un incendio scoppiato in uno dei pozzi minerari causò la morte per asfissia di262 minatori: 136 di questi erano immigrati italiani.

805 «Che belle parole – scriverà Roncalli a Montini il 16 agosto successivo – fatte dire sulCorriere e che commovente litania quella su L’Italia per le vittime di Charleroi. Queste le ho fatterecitare in chiesa dal mio segretario in mia presenza, e suscitarono viva commozione»: Giovannie Paolo, due papi, cit., p. 88; le «litanie» composte da mons. Montini, già in «Rivista DiocesanaMilanese», 45 (1956)/9, pp. 332-333, sono state riprodotte anche in Giovanni e Paolo, due papi, cit.,pp. 89-90.

806 «Reca un incoraggiante saluto ai Presidenti parrocchiali della GIAC radunati per una“Quattro giorni” a Torreglia Alta», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/8, p. 260.

807 Cfr. Pace e vangelo, I, p. 563.808 Aprendo i suoi Richiami e incitamenti, Roncalli rievocava il Messaggio natalizio precedente

sullo stesso tema e indicava che «se in generale l’ammonimento fu inteso, purtroppo non mancòe non manca chi preferì restare sulle proprie posizioni, determinando con ciò una corrente che èmotivo di confusione e di contrasti incresciosi: in ogni caso merita di venire nettamente qualificata,perché gli ingenui non si lascino trascinare da essa a loro rovina: le anime aperte e intelligenti

183

1956

ni sembrano buone. Il mio spirito gode della grazia di sentirsi pronto peramore di Gesù e della Santa Chiesa ad ogni mortificazione ed umiliazioneper questo documento. Stamane <non> ebbi a colazione [[D]] alcuno. Amisura che rivedo quel mio lavoruccio, «Richiami e incitamenti», mi lasciopersuadere che forse potrà giovare alla buona causa dell’ossequio e dellaconformità cogli indirizzi della S. Sede.809

14 agosto, martedìVigilia occupata fra le prime impressioni del documento. Sono buone

e saranno a suo tempo migliori. Del resto «omne meum cogitatum in Dñome enutriet» [cfr. Sal 54,23].

sappiano tutto ben misurare e decidere: e chi è in mala fede almeno si accorga di esserlo e siriconosca inescusabile. […] Quanto vi espongo non è affatto invenzione mia personale. No: citroviamo innanzi a delle interpretazioni arbitrarie della dottrina tradizionale, che sono in evidentecontrasto col magistero ordinario della chiesa espresso dalla parola del Santo Padre. […] debbosottolineare con particolare rammarico del mio spirito la costatazione della pertinacia avvertita inalcuno di sostenere ad ogni costo la cosiddetta apertura a sinistra, contro la posizione netta presa dallepiù autorevoli Gerarchie della Chiesa, trasparente dalle auguste manifestazioni verbali e scritte delSanto Padre: evidentissima nel messaggio natalizio dell’episcopato triveneto, ed in comunicazio-ni successive ripetuta a voce, sotto forma di amabile persuasione, in pubblico ed in privato. Anchesu questo punto, mi è doloroso il segnalare che per dei cattolici ancora una volta ci troviamo infaccia ad un errore dottrinale gravissimo: e ad una violazione flagrante della cattolica disciplina.L’errore è di parteggiare praticamente e di far comunella con una ideologia, la Marxista, che ènegazione del cristianesimo e le cui applicazioni non possono accoppiarsi coi presupposti delVangelo di Cristo. Né ci si venga a dire che questo andare a sinistra ha puro significato di più solleciteed ampie riforme di natura economica: poiché anche in questo senso l’equivoco resta: e cioè: ilpericolo che penetri nelle menti lo specioso assioma che par fare la giustizia sociale: per soccorrerei miseri di ogni categoria: per imporre il rispetto delle leggi tributarie bisogna assolutamenteassociarsi con i negatori di Dio e gli oppressori delle libertà umane, e magari piegarsi al lorocapriccio. Il che è falso nelle premesse, ed è tristemente funesto nelle applicazioni»: «Bollettino», 47(1956)/8, pp. 270-280 (le cit. alle pp. 271-275); ripreso in Scritti e discorsi, II, pp. 451-462.

809 Il 15 agosto il patriarca invia il testo dei «Richiami e incitamenti» anche al card. Ottaviani: alpro-segretario del s. Uffizio Roncalli indicava che il documento era stato redatto «tenendo contodi tutte le circostanze della mia diocesi, della provincia di Venezia, ed anche di tutta la regioneTriveneta […], a chiarezza assoluta di principi e di posizioni», AR/Int 2772. In una conferenzadell’ottobre 1959, il segretario particolare di Giovanni XXIII ribadirà che «la lettera “Richiami eincitamenti” fu originata dalla particolare situazione della regione veneta, in rapporto alla unità diindirizzo per gli appartenenti alle associazioni cattoliche e con riferimento alla disciplina deicattolici stessi in ordine a scelte politiche nell’ambito locale e nazionale. Non fu sconfessione diuna “corrente” e approvazione di un’altra, come taluni vollero interpretare; ma una messa apunto di natura disciplinare, nel limitato ambito del Veneto e di quell’anno 1956. La manierausata fu la più discreta rispetto alle posizioni di accentuato rigore che altri, sia membri dellagerarchia veneta, sia politici, avrebbero desiderato, tanto più che disposizioni precise, in confor-mità con i decreti del Sant’Uffizio del 1949, imponevano chiarezza di valutazione e prontaobbedienza»: L.F. CAPOVILLA, Giovanni XXIII. Quindici letture, Roma 1970, pp. 34-35.

184

1956

Lo spirito stanotte fu occupato nel[la] preparazione del discorso perl’Assunta, inspirato dalle tracce di S. Lorenzo Giustiniani.

Mi costa un poco: ma penso che la Madonna e il mio Proto Patriarcame ne vorranno bene.

15 agosto, mercoledì [Assunzione della B.V. Maria]Festa ben riuscita a S. Marco. Al Vangelo della mia Messa Pontificale

<tenni il discorso. Il rito ebbe buon effetto> anche se con povertà di clero. Iseminaristi furono sostituiti dai Chierici Salesiani di S. Giorgio. Lessi il di-scorso dall’entrata maggiore dell’Iconostasi. Forse fù un po’ alto, e di stileantico, non potendomi staccare dal prototipo del secolo XV.810 Molta folladevota, composta [[però]] tutta o quasi da forestieri: però rispettosi, e buoni.

A sera presiedetti alla funzione di chiusa della festa ai Frari811 dove pre-dicò il Vic. Generale di Colle Val d’Elsa.812 Folla da riempire il coro. In casatrattenni a cena mgr. Zanin[i], e il comm. Bellati grandi amici fra loro. IlBellati a cui si riuscì di ottenere il titolo di Cameriere d’onore di S.S. sarebbeben lieto di divenire gentiluomo del Patriarca, e non mi dispiacerebbe.813

16 agosto, giovedìStanotte molto lavoro per l’Omelia dell’Assunta a S. Marco.814

810 Cfr. In assumptione Beatæ Mariæ virginis, in DIVI LAURENTII JUSTINIANI PROTOPATRIARCHÆVENETI, Operum omnium, … Tomus Secundus, cit., pp. 360-362. Per l’omelia pronunciata daRoncalli cfr. La gloria di Maria, le sue grazie per noi, in «Bollettino», 47 (1956)/8, pp. 280-286.

811 La parrocchia di S. Maria Gloriosa ai Frari, nel vicariato di S. Polo, era retta dai minoriconventuali.

812 Mons. Edamo Logi.813 Il 28 settembre successivo, comunicando a Bartolomeo Bellati questa nomina, gli

scriverà che «essendoci questa consuetudine del gentiluomo d’onore, più volte vi pensai: manon mi riuscì di decidermi, per una certa quale mia inclinazione alla semplicità: e, d’altra parte,per tema di arrecare soverchio disturbo alla persona prescelta. La buona Provvidenza mi hafatto conoscere Lei: delle cui preclare doti mi era stato narrato: ma di cui apprezzai al primoincontro la discrezione, il buon garbo, la signorile semplicità: il che corrisponde con quanto dimeglio ho sempre desiderato per me e per i miei familiari, come norma di vita»: AR/FSSDX/551.

814 È evidente che le seguenti annotazioni fanno riferimento ad eventi delle giornateprecedenti: lo si evince non solo dal riferimento alla preparazione dell’omelia per l’Assunta,ma anche dalla menzione della visita di Daniel-Rops, che il Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/8, p. 260, fissa al 13 agosto. Per il 16 agosto il Diario ufficiale delle attività del patriarca riferisceche Roncalli «celebra la Messa a San Rocco, per la festa del titolare: e parla ai Confratellidell’Arciconfraternita: successivamente si reca nella sede del Sodalizio. Nel pomeriggio presie-de l’esame canonico di novelli parroci»: «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p. 319.

185

1956

Mi volli ispirare al discorso di S. Lorenzo Giustiniani per la festa del-l’Assunzione. Poche udienze. A mezzodì ebbi a colazione Daniel Ropsdell’Accademia di Francia colla sua signora. Visita picevole, cordiale edistruttiva.815 Alla sera ebbi invece a cena il sigr. Edoardo Marret di Parigi,uomo probo e degno.

Ad effetto buono delle pratiche di questi giorni vuolsi ascrivere il fat-to delle dimissioni di Venceslao! Dorigo, da direttore del «Popolo Vene-to».816 A lui succede ora il giovane Vistosi suo gemello di pensiero[,] diingenuo e di sfacciato ardimento. L’articolo di presentazione basta a direche è cambiato l’organista: ma lo strumento e la musica sono gli stessi.817

17 agosto, venerdì [S. Giacinto Confessore]<don Domenico Mondini arcipr. di>Partenza per qualche giorno di ferie. A Padova mgr. Vescovo venne

alla stazione a salutarmi. Proseguii in ferrovia sino a Brescia con don Niny[Barbato]. Di là con Guido in auto sino a Edolo, proseguendo per Corte-no, villa P.G. Frassati dove trovo i miei Seminaristi in campagna. Colazio-ne: mio discorsetto su S. Gioachino, e su S. Giacinto con opportune evo-cazioni: rispetto ai vecchi: S. Gioac. preparato Dñi: S. Anna plenitudogratiae: uno in monte e l’altra in horto. Di S. Giacinto il passaggio sul Boriste-ne: Gesù sul cuore e Maria sulle spalle.818 Poi visita al sant[uario] di Tira-

815 Henry Daniel-Rops (pseud. di Jean-Charles-Henri Petiot, 1901-1965), saggista, criti-co letterario e storico, era noto in Italia particolarmente per la sua Histoire de l’Église du Christ(10 voll., 1948-1965), tradotta a partire dal 1951; era membro dell’Académie Française dal1955. Nel 1962 darà alle stampe per i tipi di Fayard Vatican II. Le Concile de Jean XXIII.

816 «Riservandomi di informarLa meglio dello svolgersi della situazione che qui si verràcreando – aveva scritto il 15 agosto al card. Ottaviani – intanto però può far piacere lainformazione che Dorigo ha lasciato la direzione de “Il Popolo del Veneto” (settimanaledella D.C.) che aveva ridotto ad essere l’organo del suo pensiero», AR/Int 2772.

817 In questo pezzo, intitolato Passato e presente, Gianfranco Vistosi difendeva infatti«l’impronta del pensiero e delle intuizioni politiche di Wladimiro Dorigo» e chiariva che,cambiando il direttore, «Il Popolo del Veneto non intende pertanto mutare le scelte osovvertire le prospettive politiche nel nome delle quali si è rinnovato or sono da due anni. Gliuomini passano, le idee rimangono. E le idee che hanno governato i responsabili di questogiornale durante lunghi mesi di appassionata ed affaticata milizia politica non decadono perchél’amico Dorigo cede il timone a chi scrive», cit. in S. SCATENA, L’episcopato di Angelo GiuseppeRoncalli a Venezia (1953-1958), tesi di laurea in Storia contemporanea (rel. P. Pezzino), Universitàdegli studi di Pisa, a.a. 1993/94, p. 206.

818 Il patriarca si richiama a uno dei miracoli attribuiti al domenicano s. Giacinto Odrovaz(c. 1183-1257), la cui festa liturgica cadeva il 15 o 17 agosto: secondo alcune leggende, infatti,Giacinto, era sfuggito all’attacco della città di Kiev portando in salvo l’ostensorio e una statuadella Madonna levitando sopra la Vistola. Il patriarca aveva richiamato questo episodio già il 14

186

1956

no,819 e per Sondrio, Colico, Lecco, Brivio, Villa d’Adda e Carvico arrivoalla Colombera. Ivi trovo Giovanni in cattive condizioni peggiorate: peròsempre buono e rassegnato. A Camaitino vedo parecchi nipoti, Zaverio,Privato, Beltramino, ecc. Don Niny si trova bene. Visita immediata al Ci-mitero.820

18 agosto, sabatoA Camaitino – Primi incontri col Parroco don Coriolano Roberti

che mi racconta le sue pene e le sue difese. Gli ripeto in buona manieralo stesso pensiero: prendere tutto dalla mano di Dio che tutto disponeper il meglio.821 Vidi anche il curato Rota, e don Mario Minola parrocodi S. Gregorio.822 Situazione in parrocchia ben dolorosa.

Nel pomeriggio mi recai a Carvico dove mi trattenni col parrocoPedrinelli, e poi a Villa Peschiera dove quelle care Religiose mi riserbaro-no una grande festa, attribuendomi un merito decisivo per la costruzionedel nuovo locale veramente magnifico della «Scuola». Di fatto io perorai

agosto 1955 (cfr. Pace e Vangelo, I, p. 564) e vi ritornerà sopra il 15 settembre 1958 durante unaconversazione con il clero faentino: cfr. Scritti e discorsi, III, pp. 639-640.

819 In provincia di Sondrio, costruito sul luogo di un’apparizione mariana avvenuta nel1504: nel 1513 la chiesa era già ultimata e utilizzata per le celebrazioni liturgiche.

820 È abitualmente una delle prime cose che Roncalli fa rientrando nel paese natale.821 Il 10 agosto gli aveva scritto che dal momento del loro incontro a Venezia il 26 luglio

precedente, «pensando alle condizioni del vostro spirito ne ebbi sempre il cuore lacerato. E nonso avvicinarmi alla festa della Madonna Assunta senza dirvi che io vi seguo sempre con amoresacerdotale. Mi chiedo ancora se non avrei potuto fare di più a vostro aiuto. Ma purtroppo iorestai sempre fuori dal pro e dal contro che vi può riguardare. Seppi da tocchi fuggevoli in Curiache lassù non erano troppo contenti. Ma vedendo che io non amavo, come fù sempre miocostume giammai smentito, entrare in cose della mia parocchia, si guardavano dal tirarmi inargomento. Certo la lettera che mi mostraste di S.E. mgr. Vescovo mi fece impressione, perchéio conosco bene S.E. mgr. Piazzi, e anche mgr. Vicario, e da umile vescovo che sono anch’io,abitutato a qualche caso somigliante al vostro, non ho il coraggio di parlare, ne´ saprei farediversamente da quanto in Dño essi hanno creduto di disporre. È per questo che io resto sul’invito amorevole che già vi feci: cioè prendere tutto dalla mano di Dio: seguire con coraggio ilnuovo cammino che vi viene indicato, ed attendere fiduciosamente la consolazione che il Signo-re vi tiene preparata dopo il sacrificio. […] Vi assicuro però che io sarò vicino al vostro calice, e allavostra preghiera, ed alla orientazione della vostra nuova vita. Preghiamo insieme così», AR/Int2767.

822 Francesco Rota (1920-1974), sacerdote dal 1948, nel 1955 era stato nominato coadiuto-re di Sotto il Monte, dove resterà sino al 1958; sarà quindi parroco di Roncobello e di Ciserano.Mario Minola (1913-1992), ordinato sacerdote nel 1939, era stato cappellano a Cologno dal1939 al 1944, quindi coadiutore a Sotto il Monte dal 1944 al 1954 e, dal 1954, era parroco di S.Gregorio di Cisano Bergamasco.

187

1956

la causa del prestito della Cassa di Risparmio di Milano per il fondo ne-cessario ad iniziare i lavori.823 Ad opera compiuta e benissimo riuscita sicomprende la loro gioia, che è anche la mia.

19 agosto, domenicaSanta Messa alla Madonna del Bosco.824 Fui ben ricevuto da mgr. Ter-

raneo divenuto rettore del Santuario.825 Folla ordinaria di devoti. Mieparole al Vangelo. Grande effusione di fiducia e di pace. Ero con donNiny. Fui lieto di aver onorato il 2° Anniv. della Incoronazione dellaMadonna,826 e di trovarmi fra le edificanti memorie del Card. Schusterredivive in mgr. Terraneo per 26 anni suo fedele secretario che dichiaraaver passato anni di paradiso.

Di là mi recai a S. Gregorio: ed ebbi buone parole con quei parroc-chiani. Convito intimo con don Mario Minola e curato don Carlo Catta-neo.827 Feci una visitina anche alla Guarda alla sig.ra Bogoncelli e famiglia,e alla famiglia Steffiri. Poi breve ma lieta fermata a Pontida, dove trovaigli alunni del Collegio Maronita a Roma. Girando poi su Mapello visitai lavilla Martinelli alla Carossa. Cortesissime e vivaci accoglienze.

20 agosto, lunedìA Camaitino – Anniv[ersario] morte S. Pio X. Però l’ufficio è trasferi-

to al 3 settembre. Ricevo sindaco Locatelli, e curato di Bottanuco coninvito che non posso e non debbo accettare – festa per XXV della Messadi quel parroco a cui mando un saluto.

Nel pomeriggio mi reco, sempre con don Barbato a Bergamo. Visitain duomo: S. Alessandro, e tomba mgr. Radini. Incontro don Mazzoni eCan.ci Scattini e Signorini. Festosa accoglienza di mgr. Vescovo Piazzi ebuona intesa fra noi. Circa Seminario prevale decisione la più giudiziosa:cioè: resta Clusone per i piccoli e per le vacanze: e resta il grande Semina-

823 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 457.824 Roncalli aveva iniziato a frequentare da bambino questo santuario, posto a pochi

chilometri da Sotto il Monte.825 Ecclesio Terraneo (1887-1972), sacerdote oblato dei SS. Ambrogio e Carlo, era stato

segretario del card. Schuster sino alla sua morte. Successivamente era stato nominato rettore delSantuario della Madonna del Bosco di Imbersago.

826 Cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 341-342.827 Carlo Cattaneo (1886-1974), originario di Monte Marenzo, era stato ordinato sacerdote

nel 1912; dottore in Lettere, fu professore nel Collegio di Celana dal 1912 al 1954, quando vennenominato coadiutore parrocchiale a S. Gregorio, dove resterà sino al 1962.

188

1956

rio in Alta Città in S. Giov[anni] in Arena restaurato. Sic decebat, e me necompiaccio tanto con mgr. Piazzi e coi Bergamaschi.828 Tornato in casa,visita come sempre alla Colombera. Là c’è il mio punctum dolens, il miocaro Giovanni che volge sempre più alla fine.

21 agosto, martedìA Camaitino. Ricevo visita gratissima di mgr. Terraneo, p. Villa, e

altro Oblato, il clero attuale della Madonna del Bosco. Mi recano un belritratto in seta del def[unto] card. Schuster e notizie circa le pratiche per lasua glorificazione: grazie, miracoli, culto.829

In casa resto poi sempre occupato circa gli affari correnti di Venezia.Ricevo anche il parroco Torri di Mapello col curato830 e sigr. [ ]. Mi invita-no per la inaug. dei restauri di Prada.831 Al solito mi scuso: promettendoperò una visita privata e incoraggiando.

A sera tarda ricevo col curato Rota il nuovo sindaco di Sotto il MonteCarlo Carissimi, di cui io ho benedetto le nozze, figlio di Alfredo e diAnnetta Donizetti: tutte anime della mia adolescenza. Incoraggio del miomeglio: pur tenendomi al di fuori delle piccole contese locali.

22 agosto, mercoledìA Camaitino. Ben volentieri lascio che don Niny e don Battista si re-

chino in Valle Seriana, Clusone, Gandino ecc.In casa sto fra le mie carte e ricerche per la esattezza delle mie citazioni.832

828 L’anno prima era stato interpellato per essere coinvolto nei progetti di riassetto delcomplesso seminariale: in quella occasione Roncalli aveva lasciato intendere di preferire che ilseminario restasse in Città Alta: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 492-493.

829 Alfredo Ildefonso Schuster o.s.b. (1880-1954) aveva emesso la professione nell’ordinebenedettino nel 1900; nel 1904 era stato ordinato sacerdote e nel 1918 era stato nominato abatedi S. Paolo fuori le Mura; nel 1929 Pio XI lo aveva promosso arcivescovo di Milano e creatocardinale. Roncalli lo aveva conosciuto nel 1911: lo riferirà deponendo nel 1958 al processo dicanonizzazione di Schuster; l’arcivescovo di Milano verrà beatificato da Giovanni Paolo II il 12maggio 1996; sui rapporti con Roncalli si veda la documentazione edita in Schuster-Roncalli. Nelnome della santità. Lettere e documenti, a cura di E. Guerriero e M. Roncalli, Cinisello B. 1996.

830 Giacomo Torri (1906-1976), sacerdote dal 1930, era stato parroco di Oneta ed eraparroco di Mapello dal 1953; Pietro Gabanelli (1915-1989), ordinato sacerdote nel 1938,era coadiutore parrocchiale di Mapello dal 1938: vi resterà sino al 1969, quando verrànominato parroco di Valsecca.

831 Si riferisce al santuarietto della Madonna dei Prati (detta anche Madonna di Prada),edificato nel XV secolo.

832 Prosegue, nei ritagli di tempo, il lavoro di edizione del quinto e ultimo tomo de Gli Attidella Visita Apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo (1575).

189

1956

A mezzodì trattengo mio nipote Flavio a colazione. Mi reco poi allaColombera per rendermi conto dei lavori di restauro iniziati e cerco divincere qualche difficoltà di mio fratello Severo. Pazienza.833 Giovanni sem-pre più giù.

A sera ricevo e converso famigliarmente col Parroco che cerco di in-durre a prender tutto in buona parte.834

Stamane belle notizie e alcune meno belle da Venezia.835 La mia lettera«Richiami» ecc. fa i suoi effetti. Lamento la morte di mgr. Costantini: miocaro Canonico. Telegrammi al Capitolo e alla famiglia.836

833 Cfr. supra, appunti del 14 febbraio 1956. Il 22 giugno aveva scritto al fratello Giovanni:«Ho ritardato a rinviarti il piano del restauro della Colombera per mancanza di comodità diosservarlo, ed anche perché, a dirti il vero, la somma di Lire It. 700.000 che occorrerebbero percominciare subito è molto grave per me. […] oggi stesso scrivo al Vaticano – Opere di Religione– dove io tengo in deposito il poco danaro che mi resta di pertinenza mia personale, perché tivenga spedita quella somma, così da poter cominciare subito la fabbrica. Penso così che nelfrattempo potrete ritirare il prestito della Banca e il lavoro potrà continuare. Come sai io non amoil danaro. Ma nel caso di mia morte mi dispiacerebbe che mancasse anche quel poco che misarebbe necessario perché si faccia un po’ di bene per l’anima mia e dei miei parenti più stretti.[…] Appena avete ricevuto il danaro che sarà inviato al tuo indirizzo potete cominciare. Nel com-plesso il disegno mi piace. Converrà seguirne attentamente la realizzazione», Familiari, II, p. 411.

834 Cfr. supra, appunti del 18 agosto 1956.835 Il 20 agosto mons. Capovilla aveva indirizzato una lunga lettera al patriarca nella quale

faceva un resoconto degli «sviluppi della situazione locale relativi alla Segreteria DC», premettendoche «non sono sereni»: «A seguito dell’alto là di V. Em. e dei Vescovi della Provincia, e per riparareradicalmente non solo all’infelicissimo articolo [di Vistosi], ma a tutta l’impostazione, S.E. Mr.Bortignon aveva proposto la nomina dell’on. Lizier al Popolo del Veneto. Ebbi giusto l’incarico diriferire: ed io pregai il prof. Bacchion di interporre i suoi buoni uffici. Il che egli fece, dimostrandosicome è, e resta, quel vero servitore della S. Chiesa fedele ed illuminato a tutti conosciuto. LaSegreteria Provinciale non volle accettare: ma preferì andare a Padova, dove quell’Ecc.mo ribadì,punto per punto, in forma amabile ma decisa, i motivi di grave preoccupazione dell’Episcopato.Dinnanzi al Vescovo, Gagliardi, Longo e Zanini fecero pieno atto di ossequio: come al solito. Main pratica si può rilevare […] l’atteggiamento di questi giovani sostenuto, preoccupato di sé, e disalvare la faccia al cospetto dei facili amici, guadagnati con il tentato scivolìo a sinistra. Non si vuoldire: abbiamo sbagliato e persistito nell’errore, e siamo pronti a mutare rotta. Si vuole, piùcomodamente, lasciar cadere tutto nel dimenticatoio. Ed invece ciò non può permettersi: per ilpericolo che le idee professate e diffuse dal settimanale continuino a penetrare ovunque, visto che glispacciatori di monete false vanno mendicando futili pretesti per evitare di prendere netta posizionedi ortodossia e di disciplina. Allo stato delle cose, le ipotesi per Venezia sono queste: A – LaSegreteria Prov. DC resta in carica, ma grava su di essa una netta riserva […]. B – La Segr. dà ledimissioni: dal che consegue: nomina di un Commissario provinciale del Partito, con l’incarico dipreparare il Congresso prov[inciale] del 7 ottobre. Ma possono far seguito dimissioni di Consi-glieri Comunali e Provinciali – facilmente sostituibili con altri non eletti il 27 maggio: ed elementidiscreti non mancano – ed infine assai probabile crisi delle due Giunte», in AR, b. 45: «Venezia».

836 Dario Costantini, morto il 20 agosto, era nato a Burano nel 1874. Ordinato sacerdote

190

1956

<A mio nipote Martino di Gius. condonate le lit. 250.000 del prestitoper la sua casa>837

23 agosto, giovedìA Camaitino. Giornata di udienze. Sac. Angelo Rota capellano Pove-

relle a Villa Plinia, scopritore di affreschi. Madre Freti e comp. delle Po-verelle:838 dott. Antonio Agazzi che misi in guardia da un lestofante diLocate: Ettore Carissimi tornato di Argentina dopo 10 anni. Vi si recò sumio incoraggiamento e trovò fortuna con moglie e figliuoli: e vi tornerà.Che il Signore lo protegga sempre: sac. prof. Angelo Rossi che ritornò perla cena.839

Giovanni sempre in viam decliviorem. Mi pare che siamo presso la fine.Stasera lo vidi a letto: parla sempre e ragiona, umile[,] confidente e pio. Ilsuo spirito è edificante, e tanto più mi addolora il presentimento di do-verlo perdere per questa vita.

Prego, prego molto perché il Signore gli assicuri l’eterno.840

nel 1896, era stato cappellano e poi parroco di Burano; dal 1936 era canonico residenziale di S.Marco, cfr. Liber Vitae, p. 107.

837 Il 9 gennaio precedente gli aveva invece scritto: «Ti mando i danari che ti promisi. Le Lit.50.000 sono un dono che io faccio a tuo padre levando l’ipoteca o impegno antico che c’era sullacasa quando fu fabbricata dal Gottardino. Le altre 200.000 servono per pagare le scadenze dell’af-fitto sul prestito dei due milioni e seicento mila che tu hai dovuto prendere in tutto o in parte daqualcuno. Queste 200.000 io non te le posso regalare, però te le presto senza interesse. Hai capito?Io sono povero di ricchezza personale. Pochi danari servono per me in caso di mia morte. Speravodi ottenerti un prestito di due milioni dal signor Sanguinetti. Ma quella operazione non l’hopotuta fare perché dipendeva da un’altra. E quest’altra non mi è riuscita. Quindi le duecento milache ti mando ora sono uno sforzo mio privato e personale. Me le restituirai un po’ per volta esenza affitto», Familiari, II, p. 401.

838 Fiorina Freti, di Foresto Sparso (BG) era stata la terza superiora generale (1938-1952)delle Suore delle Poverelle; le lettere indirizzategli da Roncalli sono edite in GIOVANNI XXIII,Ottima e reverenda madre. Lettere di papa Giovanni alle suore, a cura di G. Busetti, Bologna 1990, pp.305-311.

839 Angelo Pietro Rossi, nato a Sotto il Monte nel 1920, sacerdote dal 1945, era stato curatoad Almenno S. Bartolomeo fino al 1948, quando era diventato professore di Lettere nellascuola media del Seminario di Clusone; vi resterà sino al 1965, quando verrà nominato parrocodi Albano S. Alessandro, dove rimarrà sino al 1984; è morto nel 1992.

840 «Il mio dolore fitto nel cuore – scrive il giorno stesso al segretario – è mio fratelloGiovanni. Lo vado a visitare tutte le sere, ed a confortarlo: non ha dolori acuti, ma omai nonpuò più nutrirsi di nulla, e prevedo che egli debba presto, forse prestissimo soggiacere.Anche stasera salutandomi mi pregava di ricordarlo a don Loris perché preghi per lui», AR/FSSD X/539.

191

1956

24 agosto, venerdìA Camaitino. Ancora udienze che si frammischiano alla corrispon-

denza, e al lento progredire del lavoro per il V volume.Da Venezia lettere e telegrammi per i miei «Richiami».841 Mi aspetto

botte violente ed acute da parte avversa.842 Ma Dñus liberator et defensor meus

841 Si tratta esclusivamente di messaggi di felicitazione per l’intervento patriarcale, cheRoncalli si era premurato anche di inviare – assieme al testo dell’omelia pronunciata a Fatimaalcuni mesi prima – a numerosi corrispondenti: per queste reazioni si veda RONCALLI, GiovanniXXIII. La mia Venezia, cit., pp. 161-165. Il 23 agosto aveva anche dato riscontro alle informazio-ni ricevute con lettera del segretario del 20 agosto: «Innanzi tutto – esordiva il patriarca – le diròche dopo la pubblicazione del documento io godo di un notevole aumento della mia solita, pergrazia di Dio, tranquillità interiore e pace. Quanto a lei non occorre che le ripeta ciò che io pensoed io sento. Non ha che a starmi bene in salute, ed a curarsi sul serio: e penetrarsi sempre piùdi quello spirito di cui io cerco umilmente di darle prova ed esempio. I nostri due tempera-menti sono diversi, e fatti per completarsi, l’uno sull’altro a vicenda. Dunque il suo andare etornare, ed arrestarsi e riprendere sempre vivificato dalla stessa fiamma interiore non le devedare pena o incertezza. In tutto io vedo la Provvidenza che ogni cosa dispone per il bene, anziper il meglio. Dunque, pace, letizia e coraggio. Riferendomi agli affari correnti le dirò che mifù motivo di viva consolazione quanto S.E. mgr. [Bortignon] di Padova continua a fare. Sulfondo della situazione sta precisamente e in tutta evidenza e semplicità ciò che <ella> notabene: cioè sanno di trovarsi nell’errore e non se ne vogliono distaccare. L’atto di umiltà che lifarebbe grandi non hanno il coraggio di compierlo preferiscono restare nel loro incantesimo,che a lungo andare li renderà ancor più confusi. […] Piacemi non indugiarmi sulle ipotesi, unao due, circa quanto potra accadere domani o doman l’altro. Fare il nostro dovere giorno pergiorno, stare in umiltà e attendere con grande fiducia in Dio qui humiles victoria ornat [cfr. Sal149,4]», AR/FSSD X/539.

842 È da osservare che Roncalli non fa menzione alcuna sull’agenda dell’iniziativa intrapre-sa pochi giorni prima dai cinque vescovi suffraganei di Venezia (Bortignon, Carraro, De Zanche,Negrin e Piasentini), che ai Richiami del patriarca avevano fatto seguire il 21 agosto una Dichiara-zione rivolta particolarmente ai fedeli delle loro diocesi «situate in provincia di Venezia» con laquale si comunicava la «piena solidarietà» con il messaggio del patriarca e si invitavano tutti ifedeli, «specialmente i giovani, a guardarsi dalla propaganda che in una forma subdola vienefatta da alcuni elementi, sia personalmente e sia mediante il settimanale politico “Il Popolo delVeneto”. Sconsigliamo pertanto – affermavano i cinque presuli –, a norma dei Sacri Canoni, lalettura e la diffusione del predetto settimanale»: Una «dichiarazione» di cinque Vescovi, in «L’Avve-nire d’Italia», 21 agosto 1956, p. 1; ripreso anche in «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p. 302. Agiudizio di p. Toldo il patriarca aveva espressamente rifiutato di firmare questa Dichiarazione deivescovi perché contrario alla durezza della condanna che lo contraddistingueva, TOLDO, Il «CasoVenezia», cit., p. 15; anche il segretario Capovilla, nel corso della deposizione resa per il processodi canonizzazione di Giovanni XXIII, giudicherà meritorio «di venire rilevato che quando il 12agosto 1956 scrisse la lettera “richiami e ammonimenti!” non volle associare poi il suo nomealla immediata e definitiva condanna decretata da cinque vescovi comprovinciali, con tanto dicitazione di canoni da Codice. Difatti è agli Atti, con la firma dei vescovi di Padova, Treviso,Chioggia, Concordia, Vittorio Veneto, la proibizione di appoggiare “Il Popolo del Veneto”.Non c’è la firma del Patriarca che pure aveva redatto l’ampio documento su nominato: “Richia-mi e ammonimenti!”»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII

192

1956

[Sal 17,3]. Con viva consolazione saluto mia nipote Suor Maria Angelavenuta da Roma a vedere e ad assistere suo padre.843

Torna a me verso sera il prof. Gianni Gervasoni per riprendersi l’om-brello dimenticato ieri.844 Da lui ho parecchie informazioni circa ciò che sipensa a Bergamo circa audacie giovanili ed aperture a sinistra.845

A sera sempre visita al mio caro Giovanni. Mi trattengo con lui perun´ora e mezza. Fra le visite odierne notevole le Baronesse Scotti, madre efiglia.846

25 agosto, sabatoA Camaitino. Sempre udienze. Il parroco don Coriolano Roberti da

cui mi confesso:847 la vedova Bonalumi di mio nipote Giuseppe Marchesi:la cugina Elisa Mazzola: l’avv. Gino Rota e signora a cui dico parole buo-ne e gravi circa l’Italcementi. Nel pomeriggio: i pp. Romano e FrancescoCarabellese degli Assunzionisti di Cannero: rag. Angelo Bartoli col figlioFranco: ragioniamo delle cose di Bergamo: padre Pagnacco dei Cavanis

constructus in Curia Anxanensi, cit., p. 42r/v. Resta il fatto che Roncalli ne approverà la pubblica-zione sul proprio Bollettino e che, non va dimenticato, solo pochi giorni prima aveva trattatodiffusamente – e secondo gli accenti che sentiva più propri – la medesima questione.

843 Giuseppina Roncalli, nata nel 1925, da religiosa sr. Maria Angela, apparteneva allacongregazione delle Figlie di N.S. del Sacro Cuore d’Issoudun.

844 Insigne specialista degli studi sul card. Mai, del quale stava curando la pubblicazionedell’Epistolario nell’ambito dell’Edizione Nazionale dei suoi scritti.

845 Ne accenna anche a mons. Capovilla in una lettera che gli invia il giorno successivo:«Vedo che il diverbio sussurra un po’ dappertutto. Anche a Bergamo dove si è fatto il passo aigiovani nelle nuove elezioni. E l’Eco finora tace. Domani [scil. 26 agosto] incontrerò in episco-pio le nuove autorità cittadine e provinciali. Adelante Pedro cum juicio. E sempre con coraggio, conletizia, con bontà indulgente e confidente», in XIII anniversario della morte di papa Giovanni, cit., p.95.

846 Maria Perego (1898-1969), era la vedova del barone Giovanni Maria Scotti (1885-1936),dal quale Roncalli aveva preso in affitto, a partire dal 1° novembre 1925, la residenza di Camai-tino per trascorrervi i suoi periodi di vacanza a Sotto il Monte; dei rapporti con Roncalli hariferito nella rogatoria bergamasca per il processo di canonizzazione di Giovanni XXIII: Proces-sus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in CuriaEpiscopali Bergomensi, cit., pp. 334-354; 364-395; si veda anche la documentazione contenuta inAR, b. 83, f. «Scotti Perego Guffanti, baroni».

847 Don Angelo Rossi, deponendo nel 1969 nella rogatoria bergamasca per la canonizza-zione di Giovanni XXIII, ricorderà che «durante le sue vacanze del 1956, quando qualcuno glifece osservare [scil. a Roncalli] che forse poteva rivolgersi per la confessione ad un padre france-scano del convento di Baccanello o a qualche parroco dei dintorni, poiché il parroco di Sotto ilMonte, don Coriolano Roberti, era stato invitato a rinunciare alla parrocchia dal vescovo mons.Piazzi, il Servo di Dio stette un momento a pensare e poi disse: “Mi confesserò da lui come fecinegli anni precedenti, fino a quando resterà a Sotto il Monte… È sempre un sacerdote”»:

193

1956

per telegramma a mgr. Delay di Marsiglia. Oggi giornata consolante.L’Osserv[atore] Romano publica la mia Pastorale con note che il Corr[iere]d[ella] Sera riassume.848 Da Venezia un telegramma di Gagliardi mi reca lafedelta´ del Consiglio Prov[inciale] d[ella] D.C. al Patriarca e alle sue dire-zioni.849

Mio fratello Giovanni sempre eguale, e volgente verso la fine.850 Dñe,tu illum adiuva. Fra le visite anche il nipote Virginio Ghisleni, e don GiulioRadaelli arciprete di Sordevolo.851

Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus inCuria Episcopali Bergomensi, cit., p. 729.

848 Cfr. rispettivamente Unità è disciplina, in «L’Osservatore Romano», 25 agosto 1956, pp.1-2, e Commento dell’«Osservatore Romano» alla pastorale del Patriarca di Venezia, in «Corriere dellaSera», 25 agosto 1956, p. 4. Scrive in giornata al segretario: «Continua per me il gaudium de veritate.Questa si fa strada. Il complemento della mia tranquillità è la pubblicità dei “Richiami” su“l’Osservatore Romano. In fondo al cuor mio aspiravo a questo: disposto anche a rinunziarvi.E questo basta al mio spirito», in XIII anniversario della morte di papa Giovanni, cit., p. 94.

849 «Mentre finisco questa lettera ricevo un telegramma di Gagliardi in nome del segretaria-to provinciale della Democrazia cristiana. Vedrò il testo della dichiarazione sul “Gazzettino” erisponderò senz’altro con benevolenza paterna», ibidem, p. 95. Il 26 agosto veniva quindi ema-nata una dichiarazione da parte della direzione provinciale del Partito così congegnata: «Lagiunta provinciale del partito ha dedicato la sua seduta del 24 agosto 1956 all’attenta meditazio-ne della lettera del patriarca al clero e al laicato veneziano, in data 12 agosto. I membri della giuntaunanimemente accolgono gli incitamenti e i richiami ivi contenuti ai principi sociali cristiani lacui professione costituisce la caratteristica della Democrazia cristiana ed ai quali essi intendonodi ispirare la loro attività politica, la parola e gli scritti. Convengono pure, per quella fiducia chei cattolici devono avere nel magistero della Chiesa, nel ritenere pericolosi, allo stato attuale dellecose, certi atteggiamenti, dal patriarca denunciati, per la fede e la morale, elementi fondamentalidella società cristiana per la costituzione della quale essi affermano e solidamente, di volersisistematicamente opporre alla ideologia marxista da chiunque e comunque essa venga espressaed attuata, come a qualunque altra ideologia contraria a quella cristiana»: cit. in TRAMONTIN, Ilprimo esperimento di apertura a sinistra: la formula Venezia, cit., p. 391. Il prefetto segnalerà pochigiorni più tardi che «dopo le dimissioni del Direttore del settimanale, Dr. Dorigo, la cessazionedella pubblicazione del settimanale e la dichiarazione di adesione della Segreteria Provinciale, laposizione dei singoli gruppi, che sembrano aver ripreso nuovo vigore per forzare la situazione,non appare ancora definita; si ritiene peraltro che in sede di congresso provinciale non manche-ranno i tentativi e le coalizioni per provocare la sostituzione dell’attuale segreteria»: Relazionemensile-Agosto 1956, prot. Gab. 293/8, pp. 1-2, in ACS, Ministero dell’Interno, Gabinetto 1953-56, b. 368, f. 6995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

850 Nella lettera al segretario aggiunge: «E il mio Giovanni sempre male. Domani festa diS. Alessandro riceverà un’altra volta il Signore, forse l’ultima volta prima di vedere Gesù facie adfaciem. Non soffre grandi dolori ed è sempre di un contegno edificante. Ella continui a farpregare – però in forma privata – le buone Suore per lui», XIII anniversario della morte di papaGiovanni, cit., pp. 94-95.

851 Giulio Radaelli (1914-1994), originario di Sotto il Monte, era stato ordinato sacerdotein diocesi di Biella e qui incardinato nel 1939. Era parroco di Sordevolo dal 1951.

194

1956

26 agosto, domenica [S. Alessandro Martire]Giornata pienissima. S. Messa in parrocchia coi bambini che vennero

a ricevermi in casa e mi accompagnarono a voce alta nelle preghiere. Mieparole ai molti convenuti <evocante> il mio primo discorso di giovanis-simo prete, giusto per S. Alessandro a S. Maria di Brusicco il 26 agosto1904.852

Seguì con Niny mia presenza in Duomo. Ero in porpora semplice conmgr. Sigismondi che tenne un bel discorso vibrante e ammonitore.853 Pre-senti tutte le nuove Autorità Civiche che assistettero con me al convitoepiscopale coi Canonici: compagnia carissima. V’era pure mgr. Vecchirettore del Seminario di Venezia. Mi aggiunsi poi allo stuolo dei miei chie-rici veneti in gita da Corteno: accompagnandoli con mia grande consola-zione a Villa Plinia, a Camaitino, alla Madonna del Bosco, a Pontida, aSomasca. Mio Gesù ti ringrazio di tanta gioia procurata al mio spirito.

27 agosto, lunedìCamaitino. Sempre udienze mattino e pomeriggio. Verso le 15 il mio

buon Giovanni appena capì dal medico che la sua fine si approssima, vol-le intorno al suo letto tutti i suoi figli, e c’eran tutti per far loro le sueraccomandazioni, da buon cristiano. Episodio commovente. Poi arrivaianch’io coi miei fratelli Zaverio e Alfredo e altri congiunti. Lo trovai moltosollevato e contento, calmo e confidente.

Tornato a Camaitino, seguirono altre mie udienze. Senatore Pezzini:854

avv. Rinaldi e prof. Gianni Gervasoni insieme. L’argomento dei miei ri-chiami in piano* e vedo un diffondersi di buona conformità che da´ con-forto. Altra visita l’avvocato Vajana e il Barone Valenti sposo di una Con-tessa Benaglio.

Erano venuti prima i due fratelli Gerosa di Mapello, il primo è missio-nario a Annecy.

852 Si trattava del secondo discorso – dopo quello per la festa dell’Assunta – tenuto dalneosacerdote Roncalli di fronte ai propri parrocchiani: cfr. CAPOVILLA, Giovanni XXIII. Quindiciletture, cit., p. 520; sui suoi contenuti cfr. BENIGNI, Papa Giovanni XXIII chierico e sacerdote aBergamo, cit., p. 152.

853 Pietro Sigismondi (1908-1967), originario di Villa d’Almè (BG), era stato ordinato sacerdo-te nel 1930. Nel 1949 era stato consacrato vescovo e inviato delegato apostolico in Congo e Ruanda;nel 1954 era stato nominato segretario della congregazione di Propaganda Fide.

854 Cristoforo Pezzini, originario di Iglesias, era stato dirigente provinciale e regionale dellaD.C. in Lombardia; era stato eletto per la prima volta al Senato nel collegio di Bergamo nel 1948;sarà più volte sottosegretario.

195

1956

28 agosto, martedìS. Messa all’Asilo. Con parecchi ragazzi che rispondono dialogando.

Bene.855 Constato freddezza fra Parroco e Suore. In casa ho ricevuto duesacerdoti comparrocchiani, don Agostino Guerra e padre Angelo Espo-sito dei Missionari del S. Cuore. Don Agostino reca le tracce di qualcheincidente elettorale, di cui è afflitto, e che lo disgusta, da Peja.856 A seramia solita visita in auto a mio fratello Giovanni. La grande grazia delSignore per lui è la mancanza di dolore fisico, mentre in tanti casi conge-neri lo spasimo è atroce. Il ritrovarci intorno al suo letto è viva consola-zione, ed edificazione per tutti. Accresce il dolore della prossima separa-zione, ma rende più fiduciosa la speranza di riaverlo un giorno nella gioiadel ricongiungimento eterno: e intanto buon protettore della sua fami-glia.

29 agosto, mercoledì [Decollazione di S. Giovanni Battista]A Camaitino. S. Messa espressamente per il mio Giovanni, nel ricor-

do, e nella liturgia di S. Giovanni Decollato. Tempo uggioso e triste. Alle11 mi recai con don Niny a Fontanella in auto salendo dalla Botta. Semprevisione mirabile e cara. Più la veggo ritornata alla sua linea, e più mi pia-ce.857 Don Niny estasiato.

855 Durante la messa «dialogata» – un tipo di celebrazione eucaristica che aveva preso piedenegli anni Trenta e che era stata particolarmente apprezzata nella Mediator Dei di Pio XII (21novembre 1947) – i fedeli rispondevano al celebrante allo stesso modo di chi serviva all’altare.

856 Agostino Guerra (1909-1999), originario di Sotto il Monte, era stato ordinato sacerdo-te nel 1937; era coadiutore parrocchiale a Peja dal 1937; nel 1962 sarà nominato vicario foraneoa Sovere e nel 1967 prevosto plebano a Terno d’Isola. Nel 1969, deponendo nella rogatoriabergamasca, riferirà di aver conosciuto Roncalli «verso l’età di 7-8 anni quando ero chierichetto. Gliservivo messa e mi pagava bene. Ricordo che una volta al termine delle vacanze (il Servo di Dio eraaddetto alla Propaganda Fide) mi diede 25 lire. Il Servo di Dio mi ripeteva di frequente che nelleelementari era compagno di banco di mio padre (morto a 38 anni). Allora gli servivo messa inparrocchia, perché il Servo di Dio abitava ancora a Brusicco. Da quando si trasferì a Camaitino, gliservivo messa nella sua cappella e moltissime volte, quando veniva in vacanza, essendo ioorfano di padre e madre, ero ospitato ordinariamente anche per il riposo in casa sua»: Processusrogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in CuriaEpiscopali Bergomensi, cit., pp. 764-765.

857 I due si recano in visita all’abbazia di S. Egidio, in frazione Fontanella di Sotto il Monte.Era stata fondata da Alberto da Prezzate nel 1080 grazie alla donazione di alcuni possedimentiai cluniacensi. Diventata priorato nel 1095, S. Egidio prosperò sino alla metà del XV secolo,quando iniziò il suo declino. Negli anni Dieci nel Novecento erano iniziati i primi restauri diquesto complesso, passato nel frattempo sotto la giurisdizione della diocesi di Bergamo: adessi aveva contribuito successivamente lo stesso Roncalli: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 148-149.

196

1956

Scendemmo poi alla Cà Rossa: colazione in rispettosa e piacevole in-timità col sigr. Giov. Martinelli, e sua famiglia, cioè moglie, sorella, figliecoi loro mariti avv. Libotta e ing. Serventi.858

Tornato in casa trovai Giovanni un po’ più giù. Al mattino volle rice-vere Gesù: ma con pena lo trattenne: se pur lo trattenne: e ciò gli fù tristez-za. Più tardi ricevetti a Camaitino il nuovo Preside[nte] della Provincia,dott. Klauser! 859 coll’ing. Pasinetti, e rag. A. Bartoli. Tutto serve a bene. Asera vennero Assunta e i nipoti Angelo e Privato. Ricevetti pure mgr.Quadri, e Ettore Carissimi che mi fece la fotografia.

30 agosto, giovedìA Camaitino. Ultimo giorno di queste brevi vacanze che il Signore

volle meste e poco concludenti quanto al programma che mi ero propo-sto di seguire. Visite quà! e là: p.e. il cugino Giovanni Roncalli di Milano.Volli a colazione il nipote Beltramino che studia ora presso gli Assunzio-nisti di Cannero, e di cui i Superiori suoi mi dissero bene. Si vede che sta informazione anche fisica: sembra lento, e di scarso rendimento. Però è buo-no: si mantiene fermo al buon proposito di farsi prete. Che fare? Spesmessis in semine.860 Lo seguirò del mio meglio.861

Vedo in questi giorni altri nepoti: Ghisleni Virginio, Angelo e Carlo[:]mia sorella Assunta: a sera l’ammalato [Giovanni] sempre buono e pa-ziente. Dopo cena il Vicario Pesenti di Terno si accorda per il mio solitoritiro al clero a Baccanello per il 3 ottobre.862

31 agosto, venerdìCamaitino – Venezia – S. Messa in capella piena di bambini. Successi-

858 Cfr. Anni di Francia, I, p. 494.859 Fiorenzo Clauser, già primario di Ostetricia e Ginecologia presso l’Ospedale Maggiore

di Bergamo, fu il secondo presidente della Provincia di Bergamo (1956-1960).860 In un intervento del 30 settembre successivo attribuirà la locuzione a p. Jean-Jacques Olier

(1608-1657), «il grande fondatore e maestro dei seminari di Francia», AR/Int 2785; si vedanoanche infra gli appunti del 25 ottobre 1956, 9 giugno e 24 ottobre 1957; si veda al riguardo É.M.FAILLON, Vie de M. Olier, fondateur du Seminaire de S.-Sulpice, II, Paris 1853, p. 263.

861 Beltramino, nato nel 1939, figlio del fratello Giuseppe, già alunno del collegio di Clusone,in seguito lascerà gli studi seminaristici e si sposerà con Anna Ravasio. Già in precedenza ilpatriarca, misurando le sue difficoltà negli studi, si era interrogato sulla scelta da compiere riguardoall’avvenire di questo nipote: cfr. Familiari, II, pp. 375, 397-398 e 412; si veda pure la letteraindirizzata a mons. Foresti del seminario di Clusone il 27 settembre 1955, AR/FSSD X/397.

862 Gli interventi di Roncalli per i sacerdoti delle foranie di Terno e Chignolo erano ormai unatradizione ventennale; la prima occasione s’era data il 14 ottobre 1937: cfr. Vita in Oriente, I, p. 405.

197

1956

vamente visita del parroco don Coriolano prima e poi del buon curatoRota don Francesco. Due anime in pena per ragioni opposte.863 Però ilgiovane don Rota è sacerdote saggio ed edificante.

Alle 15 partenza: ultimo saluto, e forse l’ultimo bacio al mio caro fra-tello Giovanni. Ieri sera aspettavo Guido [Gusso] da Venezia. Venne sta-mattina e con lui partimmo don Niny ed io. A Brescia visitai N.S. delleGrazie:864 feci conoscenza coi bravi preti di quel santuario – gli Oblati –che vorrei vedere istituiti anche per «la Salute» a Venezia. Vi sono tre To-masoni tutti discendenti da Bratto di Castione. Fatte le preghiere per Gio-vanni alla Madonna salii con mgr. Paolo Guerrini, mio amico antichissi-mo,865 a Grezzago-Camaldoli!866 per visitarvi S.E. mgr. Menna, già vesco-vo di Mantova.867 Vi trovai anche il p. Dal Gal biografo del S.P. Pio X.868

Alle 11 di notte eravamo a Venezia.

863 Evidentemente anche don Rota soffriva per la tensione che si era determinata in parroc-chia in seguito alla decisione dell’allontanamento di don Roberti.

864 Il Santuario di S. Maria delle Grazie, risalente al XVI secolo, che custodisce un’immagi-ne miracolosa della B.V. Maria.

865 Mons. Paolo Guerrini (1880-1960), della diocesi di Brescia, si era specializzato neglistudi storici ed era il fondatore della Società diocesana di storia ecclesiastica di Brescia; eracanonico del capitolo del Duomo. Contestualmente a quanto fatto da don Roncalli per ladiocesi di Bergamo, aveva curato l’edizione degli Atti della visita pastorale del Vescovo DomenicoBollani alla Diocesi di Brescia, 1565-1567, 3 voll., Brescia 1915-1940. Dopo l’elezione al papa-to di Roncalli testimonierà d’aver «conosciuto Don Angelo Roncalli nel 1910. Egli eraallora segretario del Vescovo di Bergamo mons. Radini-Tedeschi: io vice cancelliere e archivistadella nostra curia vescovile. Avevamo un ideale comune: quello di studiare e di illustrare la storiaecclesiastica delle nostre due diocesi. Egli dirigeva allora l’organo ufficiale della Curia di Berga-mo, “La vita diocesana”, una rivista locale, nella quale Egli andava pubblicando i primi saggi deisuoi studi di storia bergamasca. Io avevo appena iniziato la pubblicazione di Brixia sacra,bollettino bimestrale di storia ecclesiastica bresciana. L’ideale era unico, ma le condizioni eranoben diverse. […] Fu allora che a Don Roncalli e a me venne l’idea di pubblicare gli atti della visitaapostolica di S. Carlo alle nostre due diocesi di Bergamo e di Brescia», P. GUERRINI, Figure dellastoria e della cronaca, VII, (Opera omnia di Paolo Guerrini, Pagine sparse, 25, a cura di A. Fappani e F.Richiedei) Brescia 1986, p. 745. L’epistolario intercorso con Roncalli è in AR, b. 74, f. «Monsi-gnor Guerrini Paolo». Sulle edizioni curate da Guerrini e Roncalli si era soffermato in questistessi mesi G. ALBERIGO, Studi e problemi relativi all’applicazione del Concilio di Trento in Italia (1945-1968), in «Rivista Storica Italiana», 70 (1958)/2, p. 253.

866 Rectius Camaldoli di Gussago. Montini aveva scritto a Roncalli pochi giorni prima chevi avrebbe fatto «un breve soggiorno […] presso il venerando Eccellentissimo mons. Menna»:Giovanni e Paolo, due papi, cit., p. 92.

867 Domenico Menna (1875-1957) era stato ordinato sacerdote nel 1898 e dal 1929 al 1954era stato vescovo di Mantova.

868 Il minore conventuale p. Girolamo Dal Gal aveva già pubblicato nel 1936, presso laScuola Tipografica Pontificia per i Figli dei Carcerati, un volume di 278 pagine intitolato Sotto

198

1956

Agosto, NoteQuattro temi di breve meditazione per i sacerdoti.1) lo studio della perfezione2) le virtù fondam[entali] – umiltà, povertà[,] carità3) Ancora delle virtù – obbedienza e purezza4) lo zelo.

—————«La vita è come la si incomincia». Proverbio popolare.

1 settembre, sabatoA Venezia. Mi rimisi stamane in vita regolare. Casa in gran polvere

per i restauri dei saloni della facciata condotti a buon punto. Archit. Meo:imprend. Vittorino Barbato hanno lavorato assai in cooperazione con mgr.Loris. Da mgr. Gianfranceschi vengo informato circa le condizioni delladiocesi in questa seconda metà di agosto. Udienze calme. Gli echi della mialettera pastorale sempre vivi e profondi. I migliori <elementi> però hannoscorto la strada diritta e vi si pongono con bontà di intendimento. Lavivacità delle affermazioni di aderenza alla disciplina da parte del clero edel popolo conferma la opportunità del mio documento, mentre io nonpensavo, scrivendolo, di aver fatto alcunché di singolare. Dunque è il Si-gnore che ha inspirato, ed a cui spetta ogni onore e merito.

<Nel pomeriggio di questo sabbato 1 settembre, ricevetti la visita diS.E. mgr. Muccin che col nuovo Sindaco di Belluno869 mi invitò al Con-gresso Eucaristico che ivi si sta preparando per la pr[ossima] domenica16 settembre>

2 settembre, domenicaAl Lido (Suore Bianche) mia S. Messa per i cineasti con discorso in

francese ben seguito.870 Partecipai ricev. all’alber[g]o «Quattro Fontane». Mio

una tiara: Pio X. Nel 1940, per i tipi della Libreria Editrice Fiorentina aveva edito il volume, diquasi 400 pagine, intitolato Pio X. Il Papa santo, 1835-1914; nel 1951, sotto l’egida della postu-lazione della causa di canonizzazione di Pio X, e con l’ausilio di una parte del materiale docu-mentario prodotto dagli interrogatori processuali, aveva pubblicato per i tipi de Il Messaggerodi S. Antonio di Padova il volume Beato Pio X papa, di 647 pagine; lo stesso tomo era statoriedito dopo la canonizzazione di papa Sarto con il titolo S. Pio X papa.

869 L’ing. Adriano Barelloni: cfr. Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p. 319.870 «Possano i giorni del vostro lavoro – affermava Roncalli –, talora arduo e sempre

impegnativo, a servizio dell’umanità, rischiarare le vie del progresso, che meriterà questo nomea misura che aiuta gli uomini a risolvere, sulla scorta dell’insegnamento perenne della rivelazio-ne cristiana, i due grandi problemi che sono in definitiva i più importanti e gravi. Amo ripeter-

199

1956

incontro col rappr[esentante] Russo a cui dissi il «Gospodi, pomilii!».871 As-sistetti alla riunione del «Centro»872 in cui parlò il Sotto Secretario Brusa-sca.873 Nel pomeriggio partecipai, arrivando nel momento conclusionale,alla Regata da Cà Foscari. Stupenda manifestazione, assai bene organizzata,ancor meglio che lo scorso anno. Il Patriarca assai ben veduto ed acclamato.Niente per me: tutto per il Signore e per la Santa Chiesa. Queste gare diumile gente sono segno di vitalità, e danno coraggio a tutti creando atmo-sfera di pacifica convivenza.

3 settembre, lunedìBuone udienze in mattinata. Sempre il ritornello circa il famoso docu-

mento per cui mi arrivano plausi e incoraggiamenti. Qualche piccola pun-

lo: il problema del dolore, che diviene strumento di purificazione e di redenzione, talora dieroismo e di santità; e il problema del peccato, che assilla le coscienze ed è tormento intimo dipreoccupazione per tutti. […] Possiate voi, signori, concepire il vostro alto servizio di cultura,di arte e di bellezza come un’ardita cattedrale che si libra nei cieli o come una possente sinfoniache penetra nei recessi delle anime e le attira alla ammirazione di sopite, ma non spente idealità;ed infine come il quadro di una festa liturgica, i cui elementi di intrecciano, si rincorrono e siinnestano nelle parole della sapienza eterna, che ha il potere di riportare il cielo sulla terra e dielevare gli uomini fino a Dio. Signori: che il ricordo di questo rito sacro sempre vi accompagnie vi sorregga in benedizione e letizia, così come questo luogo suggestivo può accendere in voiun altro sprazzo di luce interiore. L’abside di questa cappella guarda verso la laguna, che fu eresta l’immagine del mare che, insinuandosi tra le terre, viene a morirvi. Ma su questa apparentestanchezza delle onde, voi lo vedete, è balzato fuori questo grande miracolo della vita, dell’arte,della religione che si chiama Venezia. La porta invece di questa cappella è volta verso il maresconfinato, creatura di Dio, immagine della sua potenza e della sua paternità che attraverso imari abbraccia l’Oriente e l’Occidente», Discorso del Card. Patriarca alla «Messa del Cinema» celebrataal Lido il 2 settembre, in «Bollettino», 47 (1956)/9-10, pp. 324-325; poi in Scritti e discorsi, II, pp.472-474; per l’originale francese si veda Il Cinema nella parola del Cardinale Roncalli, a cura dell’Uf-ficio Stampa della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Roma 1959, pp. 71-73.

871 Canto della tradizione liturgica ortodossa, nel quale vengono più volte ripetute questeparole che significano «Signore, pietà». Nel 1960 Giovanni XXIII ricorderà quanto avvenuto aVenezia alcuni anni prima: «Essendosi il Patriarca incontrato con un gruppo di giornalisti, unodi questi, di nazionalità Russa, chiese una dichiarazione al Porporato. Questi gli parlò di S.Paolo, ponendo in risalto quanto, dall’insegnamento dell’Apostolo, può costituire apertura dicuore per tutti. E poiché i vicini insistevano perché il Patriarca dicesse almeno una frase in linguaRussa, egli li accontentò con un saluto che è l’intimo voto di ogni anima credente: Gospodipomilui: Signore, abbi pietà di noi», Il Pontificio Collegio «Russicum», in DMC, II, p. 649; si vedanoanche infra le annotazioni al 26 ottobre 1956, e Scritti e discorsi, III, p. 241.

872 «Celebra al Lido la “Messa del Cinema” e rivolge ai presenti una allocuzione in linguafrancese: presenzia quindi alla inaugurazione del centro sperimentale della cinematografia, e adun ricevimento offerto dall’O[rganizzazione] C[attolica] I[nternazionale del] C[inema]»: Diario,in «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p. 319.

873 Il democristiano Giuseppe Brusasca (1900-1994), originario della provincia di Alessan-

200

1956

tura in contrario: ma è bello accoglierle senza risentirmene gran ché.Nel pomeriggio mi recai a Torreglia per assistere a un folto ritrovo di

Uomini Cattolici Veneziani quasi tutti capi del loro movimento nelle sin-gole parrocchie. Bravissimi uomini inclinati a prendere le cose per il loroverso, capire e rinnovare buoni propositi di vita e di buon movimentocattolico. Sta bene che io li segua personalmente del mio meglio: ed è ciòche mi propongo di fare. Niente di più facile per penetrare che la mitezzae l’umiltà.874 Dottrina vecchia, ma utile assai anche coi giovani.

4 settembre, martedìGiornata di vigilia festiva.875 In casa lavoro intenso di artigiani a dare

gli ultimi <tocchi> al restauro dei saloni della facciata del patriarchìo:qualche udienza in eco al famoso documento: fervore spirituale intimoperché l’onore al Santo Protopatriarca [Lorenzo Giustiniani] segni incre-mento di edificazione per tutti.

Alle 19 arriva l’arciv. di Milano mgr. Montini876 con don Pasquale Mac-chi.877 Tutte le più alte Autorità alla Stazione Ferroviaria: Prefetto, Sindaco,Preside Provincia, Ammiraglio, Generale, Questore, ecc. Cose ben fatte.Mgr. Montini lieto di questo ritrovarsi qui in semplicità solenne e fraterna.Ingresso in S. Marco dalle volte celesti splendenti di luce. Dopo cena, conCini, splendido ricevimento di Azione Cattolica nel salone Pio X: e felicissi-mo. Ben preparato discorso di mgr. Montini.878 Gioia unanime e perfetta.879

dria, già membro del Partito Popolare Italiano, era sottosegretario al Turismo e Spettacolo nelI Governo Segni (luglio 1955-maggio 1957).

874 Cfr. supra, annotazioni al 29 febbraio 1956; si vedano pure gli appunti del 10 febbraio1954 in Pace e Vangelo, I, p. 218.

875 Fervono gli ultimi preparativi per la conclusione, fissata al giorno successivo, dell’annogiustinianeo.

876 Roncalli aveva invitato Montini a concludere le celebrazioni veneziane il 30 marzo prece-dente e il 16 agosto gli aveva nuovamente scritto per definire gli ultimi accordi; il 19 agostol’arcivescovo di Milano aveva risposto al patriarca ringraziandolo per le sue «incoraggianti parole.Ne gusto la bontà, ne ammiro l’esempio. Mi rendono tanto più vicino spiritualmente al suoministero e alla sua persona, di cui raccolgo, quando la fortuna me le porta, le gesta e le parole,come chi ha fame d’apprendere e gusto d’imparare», Giovanni e Paolo, due papi, cit., pp. 86-92.

877 Pasquale Macchi (1923-2006), di Varese, sacerdote dal 1946, era diventato segretarioparticolare di mons. Montini nel 1954 e continuerà a ricoprire tale mansione sino alla morte diPaolo VI nel 1978; sarà successivamente arciprete del Sacro Monte di Varese e, dal 1989 al 1996,nominato arcivescovo, prelato di Loreto.

878 Il testo, intitolato Il cristiano militante, è stato edito criticamente in G.B. MONTINI, Discorsie scritti milanesi (1954-1963), I: 1954-1957, a cura di G.E. Manzoni, Brescia 1997, pp. 940-951.

879 Vittore Branca ha riferito che al termine dell’«alto e vibrato discorso» del card. Montini

201

1956

5 settembre, mercoledì [Cattedra di S. Lorenzo Giustiniani]Ultima dies delle onoranze centenarie a S. Lorenzo Giustiniani. Mia

Messa pressoché solitaria a S. Marco. Alle 10 splendido Pontificale di Mgr.Montini. Entrata solenne dalla piazza: gonfaloni svolazzanti, rito perfetto,presenza di tutto il clero, in ordinato incesso: tenendosi conto della gior-nata feriale presenza numerosa e piena di ammirazione del popolo[,] mu-sica eccellente: discorso al Vangelo di mgr. Montini, letto dall’ingressodella iconostasi, stupendo, bene adattato, il migliore di tutto l’anno centena-rio.880 Il Patriarca in cappa in apposito trono in cornu epistola[e].881 Infinesplendido accompagnamento del sacro Corpo di S. Lorenzo al Molo: quicon discorso del Sindaco Tognazzi: <poi> ritorno del corteo direttamen-te al palazzo patriarcale. Laetitia magna et suavis.882 Le Autorità principalitrattenute al pranzo <in patriarchio>: e nel pomeriggio, bella conferenzadi mgr. De Luca «L’umile pastore» a S. Giorgio.883

«sui doveri del momento», il patriarca «ringraziò l’oratore e poi stava per introdurre alcuneconsiderazioni, ma ad un tratto si fermò e disse: “Dopo le altezze a cui ci ha elevato l’Arcivesco-vo di Milano, mi accorgo che le mie parole sarebbero vane e non vi interesserebbero, e perciò èmeglio che io taccia”. Aveva notato evidentemente qualche segno di stanchezza tra il pubblicoe non voleva imporre la sua persona nonostante fosse la più eminente in quell’occasione»,Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in CuriaVenetiarum, cit., p. 703.

880 Omelia di S.E. Rev.ma Mons. Giov. Batt. Montini Arcivescovo di Milano inter Missarum sollem-nia a S. Marco il 5 settembre, in «Bollettino», 47 (1956)/9-10, pp. 325-334; riedita criticamente inMONTINI, Discorsi e scritti milanesi (1954-1963), I, cit., pp. 952-963; di questo testo sono statirinvenuti successivamente altri materiali preparatori, ora editi, a cura di G.E. Manzoni, in Unnuovo autografo dell’Arcivescovo Montini, in «Istituto Paolo VI – Notiziario», (2007)/53, pp. 52-62.

881 L’espressione «In cornu Epistolæ» indica la posizione a destra dell’altare, da dove silegge l’epistola; le fa da contraltare la posizione a sinistra, da dove si legge il vangelo, definita perquesto «in cornu Evangelii».

882 Nella Relazione compilata da mons. Ermenegildo Fusaro sullo svolgimento delle cele-brazioni si legge che «dopo il solenne pontificale […] una imponentissima processione disacerdoti, prelati, vescovi e cardinali, seguita da varie migliaia di fedeli, accompagna al Molo lepreziose Spoglie del Protopatriarca, che attraversando lo specchio della Laguna luminosa disole, tornano a riposare circondate dall’affetto imperituro di Venezia tutta, nella Cattedrale diCastello dove, fassit Deus, saranno sempre: Magnum Urbis Columen»: San Lorenzo Giustinianiprotopatriarca di Venezia, cit., p. 256.

883 Il 9 aprile, chiedendo a De Luca di intervenire a Venezia per il 4-5 settembre, il patriarcagli aveva indicato quale tema «uno studio di San Lorenzo Giustiniani sullo sfondo del suotempo e delle sue opere: in particolare riferimento alla ascetica del clero»; e il 22 agosto aggiun-geva: «Non saprei cosa suggerire per questo discorso. Mi basta che abbia S. Lorenzo comecentro, quasi a conclusione delle onoranze che quest’anno cercammo di rendergli quale maestrodi ascetica, di buona scuola, e quale fonte di dottrina religiosa e di fervore apostolico, prezioso

202

1956

<Laus plena et sonora – et jocunda et decora, mentis jubilatio>884

6 settembre, giovedì<Segret. Gener. di Pax Romana: prof. R. Sugranyes – (Friburgo)>885

Stamane alle 7.50 partenza di mgr. arciv. Montini per Milano dopo diaver celebrato privatamente in capella.886 Lo accompagnò alla stazione mgr.Gianfranceschi con Loris. Piena soddisfazione per questo nostro incontroVeneziano, edificante, fraterno e incoraggiante per ambedue noi, pastorie padri,887 di Milano e della città di S. Marco.888

in tutti i tempi, ad edificazione tanto degli ecclesiastici collocati sul candelabro come dei sacerdo-ti secolari e regolari, e delle anime religiose ansiose di perfezione. Dottrina e vita da segnarsicome linea di rinnovamento individuale e collettivo secondo la misura e le esigenze dei tempinuovi»: cfr. CAPOVILLA-DE LUCA-RONCALLI, Carteggio 1933-1962, cit., pp. 25 e 34; la conferenza diDe Luca sarà quindi edita in G. DE LUCA, Letteratura di pietà a Venezia dal ‘300 al ‘600, a cura di V.Branca, Firenze 1963, pp. 27-42.

884 Cfr. Missale, In Festo Sanctissimi Corporis Christi, Sequentia («Lauda Sion»).885 Ramón Sugranyes de Franch, nato nel 1911, docente di Lingua e cultura ispanica al-

l’Università di Friburgo in Svizzera; sarà nominato da Paolo VI uditore laico del concilioVaticano II; è autore di un libro di memorie: Dalla guerra di Spagna al Concilio. Memorie di unprotagonista del XX secolo, Soveria Mannelli 2003.

886 Paolo VI, nell’aprile 1973, ricorderà in questi termini, a un gruppo di pellegrini di Sottoil Monte, la «due giorni» veneziana: «Da Patriarca di Venezia, Monsignor Roncalli invitò Mon-signor Montini, Arcivescovo di Milano, a predicare in San Marco in occasione del centenario diSan Lorenzo Giustiniani. La sua ospitalità fu squisita. La sera i due Presuli parteciparonoinsieme a una grande riunione dell’Azione Cattolica, che aveva per oggetto temi particolar-mente delicati e impegnativi. La mattina dopo, la grande cerimonia nella Basilica, il Patriarcafece sedere l’Arcivescovo sul trono patriarcale e per sé dispose un altro seggio di fronte. Dopoil rito, volle accompagnare l’ospite e i suoi segretari sul campanile di San Marco, donde si godeil suggestivo panorama dell’intera città lagunare. A sera, poi, nonostante le fatiche dellagiornata, non era affatto stanco. Aveva ancora desiderio di fare conversazione. Invitò l’Arcive-scovo nel suo studio e gli mostrò la raccolta dei fascicoli dei suoi diari. In uno di essi, c’era lacorrispondenza intercorsa tra l’allora Sostituto della Segreteria di Stato Monsignor Montini eMonsignor Roncalli quando era a Sofia, e poi in occasione della sua chiamata a Parigi», Insegna-menti di Paolo VI, XI: 1973, Città del Vaticano 1974, pp. 373-374.

887 Estende a Montini quell’immagine del vescovo quale «pater et pastor» anziché «pater etdominus» che già aveva fatto propria ben prima dell’ingresso a Venezia: cfr. Pace e Vangelo, I, p.230; cfr. anche infra le annotazioni al 25 novembre 1957.

888 Scrive il giorno dopo a un parente: «In questi giorni ho conchiuso le celebrazionicentenarie del primo patriarca di Venezia S. Lorenzo Giustininiani: ed ho goduto tantodella presenza dell’Ecc.mo arciv. di Milano, mgr. G.B. Montini, mio antichissimo ed ottimoamico. Tenevo tanto ad averlo qui: anche perché Milano e Venezia parmi abbiano tutto daguadagnare tenendosi bene unite, e direi, famigliari, fra di loro sotto tanti punti di vista,terrestri e spirituali», Lettera a Mario Roncalli, 7 settembre 1956, AR/Int 2779.

203

1956

Io celebrai la S. Messa a S. Marco nella cappella del Battistero per ungruppo di rappresentanti di «Pax Romana» sezione artistica, qui convenu-ti a S. Fantino. Li salutai dopo la Messa con alcune parole incoraggianti infrancese. Fù un bel ritrovo. Ebbi a colazione mgr. De Luca con Cini, Car-nelutti, Spanio e Branca, le notabilità di S. Giorgio. E fù un ritrovo serio, eper la presenza di De Luca, abbastanza spassoso. Mi fù sollievo innocentedopo le cure ansiose di questi giorni.

7 settembre, venerdìS. Messa alle 8.30 sulla nave nuova «S. Marco» dell’Adriatica reduce

dal suo primo viaggio Venezia-Istanbul. Ottime accoglienze delCo[mandante] Adriano Foscari, sigr. Bruni e [ ] Comandante. Celebrai laMessa «Pro Peregrinantibus et iter agentibus» che nel Genesi dell’epistolae nelle parole di Gesù in S. Matteo,889 mi offrì l’ispirazione per alcune pa-role di compiacimento per il progresso dell’Adriatica, e per questo S.Marco: di incoraggiamento e di augurio nel duplice senso materiale e spi-rituale: sui mari e nella vita: infine di benedizione. Molte amabilità – Incasa: poche udienze, don Voltolina che è riserbato per Zelarino: e [[peril]] parroco di S. Trovaso don Greatti molto tribolato da don Massimilia-no Cortivo:890 infine il parroco di S. Giacomo dall’Orio don De Dominiciche mi interessa alle sorelle del def. can.co Costantini.

8 settembre, sabato [Natività della B.V. Maria]A Caorle per la festa annuale della Madonna. S. Messa con gran folla

di bambini. Breve discorso al Vangelo. Seguirono un centinaio di Cresi-me: tutto ben disposto. Ricevetti il sindaco nuovo Dorigo colla nuovaGiunta: tutti d.c. dopo 10 anni di comunisti.891 Accolsi anche il dott. Ro-miati, gran proprietario, non gradito ai lavoratori. Si dichiara amico delCard. Costantini: evitai di compromettermi: però avvertii l’acerbità dellaopposizione che mi parve da parte dei contadini troppa e degna di venirmeglio ravviata. Colla violenza nulla da ottenere. Alla capella del Brianalcune Cresime ben preparate dal Frate Minore ivi capellano. Tornai a

889 Missale, Missa votiva pro peregrinantibus et iter agentibus, Lectio libri Genesis (Gen 28,10-12,13-15,18 e 20-22); Sequentia sancti Evangelii secundum Matthæum (Mt 10,7-14).

890 Mario Greatti (1913-1965) era parroco di S. Trovaso, nel vicariato di Dorsoduro, dal1950; suo cooperatore era don Massimiliano Cortivo (1915-1980): alcuni atteggiamenti diquest’ultimo avevano già destato le perplessità del patriarca Roncalli: cfr. Pace e Vangelo, I, pp.206-207.

891 Cfr. supra, appunti del 18 luglio 1956.

204

1956

Venezia per le 12.30. Alle 16.30 ricev. l’on. Scaglia S[otto] Segret[ario]P[ubblica] Istruzione:892 buon Bergamasco che seguii a Palazzo Ducaleper la conferenza del prof. Della Corte di Torino circa i Conservatori.Visitai la Mostra delle stampe di Tallone, e ricevetti il Conte Colleoni.

<Ebbi a cena intima mgr. G. De Luca sempre spassoso e interessante,anche se talora esagerato>

9 settembre, domenicaS. Messa in casa, con Comunione e Cresima al dott. Scarpa con madre

e fidanzata. Scesi poi a S. Marco e assistetti a S. Messa di don Loris per irappresentanti del casato Soldi, che si vede brava gente, intesa a ben fare.Loro capo prof. Fiorino Soldi di Cremona: buone parole cristiane condono di incenso <di Migiurtinia> e Crocifisso di metallo.893 Mie parolecon richiami e incoraggiamenti.

Nel pomeriggio a Mira con mgr. Olivotti per inaugurazione Asilo chedeve in parte il suo adattamento ai soccorsi che io ottenni dal Presid. delConsiglio Scelba.894 Grande e festoso convegno. Io parlai dopo Gatto:benedissi capella nuova simpliciter e feci due Cresime.

Tornando mi fermai a S. Salvador per funzione propiziatrice per lepovere genti di oltre cortina. Breve mia ammonizione che mi parve benseguita.895

892 Giovanni Battista Scaglia (1910-2006), originario di San Pellegrino (BG), era statopresidente del Movimento Laureati di A.C. e direttore della rivista «Studium»; era stato elettodeputato per la D.C. la prima volta nel 1948. In questo momento era sottosegretario allaPubblica Istruzione nel I Governo Segni (luglio 1955-maggio 1957).

893 «Presenzia a S. Marco alla Messa del “Casato Soldi” di Cremona, e riceve l’omaggiodell’incenso africano per le chiese povere di Venezia»: Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/9-10, pp.320-321.

894 Il democristiano Mario Scelba (1901-1991) aveva guidato un esecutivo composto daD.C., P.S.D.I. e P.L.I. dal febbraio 1954 al luglio 1955; sui precedenti contatti con Roncalli cfr.Pace e vangelo, I, pp. 17 e 525.

895 Nelle Note pastorali al clero per il mese di agosto e settembre datate 1° agosto il patriarca avevarichiamato l’attenzione sulla pubblicazione della «Lettera Ponticicia “Dum moerenti animo”del 29 giugno, diretta all’episcopato, al clero ed al popolo delle nazioni dominate dai comunisti[che] è un atto di squisita carità paterna e di pastorale vigilanza. […] Il Papa chiede ai cattoliciperseguitati di persistere forti nella prova: fino all’estremo sacrificio: e di non adagiarsi fatal-mente al corso degli umani avvenimenti, provocati da alcuni uomini, che hanno osato sfidarela sua onnipotenza: e chiede inoltre ad essi di perseverare nella incessante preghiera: ed a noi diaccostarci a loro con sentimento di fraternità veramente cattolica. All’intenzione della “Chiesadel silenzio” stabilisco speciali supplicazioni per domenica 9 settembre, che è conclusiva dellecelebrazioni centenarie del nostro protopatriarca San Lorenzo Giustiniani», «Bollettino», 47(1956)/8, p. 252.

205

1956

Da casa notizie non buone circa il mio caro Giovanni.<Alle 10 solenne introduzione nuovo arciprete di Castello: mio e suo

discorso. Tutto proceduto molto bene>896

10 settembre, lunedìAlcune udienze: don Moro di Mestre a cui insinuai parecchie buone

cose: don Manzoni di Mira a cui diedi il permesso di ritirarsi – non peròdefinitivamente – in diocesi di mgr. Carraro.897

Nel pomeriggio assistetti agli esami per i due parroci di Altino (Pasini)e di S. Pio X di Marghera. Trattenni poi mgr. Aldo Da Villa arciprete diMestre venuto la prima volta come Esaminatore Sinodale. Altra visita: mgr.Spavento e don Sergio, come nuovi iniziatori movimento pastorale a S. Pie-tro. Prima era venuto l’arciprete, ora canonico[,] don Mario Bevilacqua.Udienza con Ing. Toniolo, e poi con rag. Vincenzo Gagliardi Secret. dellaD.C. Qui siamo fra le spine: e converrà imporre qualche sacrificio.898 Ultimaudienza: dott. Orcalli, che è il capo della opposizione alla corrente D.C. oraimperante.899

896 «Alle ore 10 nella concattedrale di Castello compie il rito della immissione canonica delnuovo arciprete Monsignor Gino Spavento, ed assiste alla Messa cantata del novello pastore»:Diario, in «Bollettino» 47 (1956)/9-10, p. 320.

897 Vale a dire in diocesi di Vittorio Veneto.898 La segreteria della D.C. era attivamente impegnata nella preparazione del Congresso

provinciale che si sarebbe svolto il 7 ottobre successivo. Questo avrebbe rappresentato unimportante momento di confronto tra le varie correnti del partito più o meno propense allacollaborazione con i socialisti: tanto più interessante perché sarebbe sopraggiunto poche setti-mane dopo i moniti lanciati dalla Curia veneziana. Il prefetto segnalerà a questo propositopoche settimane più tardi che il Congresso avrebbe necessariamente visto «il prevalere dell’unao dell’altra corrente, che non si risparmiano reciprocamente aspre critiche sul terreno ideologicoe programmatico, in conseguenza degli avvenimenti del mese scorso, culminati nell’interventodelle gerarchie Ecclesiastiche e nella sospensione della pubblicazione del “Popolo del Veneto”.L’attuale segreteria democristiana – proseguiva Spasiano – prevede, forse con qualche ottimi-smo, che la corrente di sinistra potrà contare nell’appoggio della ACLI, delle associazioni giova-nili, della CISL e dei coltivatori diretti; si ammette però che taluni atteggiamenti estremistidovrebbero essere esclusi. D’altro canto la corrente di centro, che presenterà una lista capeggiatadall’assessore provinciale Rag. Alberto Bagagiolo, riscuoterebbe la fiducia della segreteria regio-nale»: Relazione mensile-Settembre 1956, prot. Gab. 293/9, pp. 1-2, in ACS, Ministero dell’Inter-no, Gabinetto 1953-56, b. 368, f. 6995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

899 Da posizioni prossime a quelle espresse dalle correnti del partito che si ispiravanoall’azione di Gronchi e di Dossetti, Vito Orcalli, più volte consigliere nazionale della D.C.,si era gradualmente collocato nella corrente di Iniziativa Democratica, sino a denunciare pochimesi prima la linea impressa da Gagliardi al partito come produttrice di «disorientamentoideologico»: cfr. M. FIORAVANZO, Élites e generazioni politiche. Democristiani, socialisti e comunisti

206

1956

11 settembre, martedìNotizie da casa sempre gravi. Il mio Giovanni ha chiesto e ottenuto

l’Estrema Unzione. Mi desidererebbe intorno a se´: ma come faccio, buonDio, con questa incertezza di andare e di tornare? Per telefono esprimo adon Battista,900 la mia pena e la mia benedizione.901 Qui seguono varieudienze: fra queste il P. Provinciale dei Domenicani Acerbi col vice magi-strato delle acque: ed il bel gruppo dei Seminaristi di Brescia che passaro-no alcuni giorni di vacanza qui alla Salute, e con cui mi piacque familiariz-zare, pregando con loro in cappella per i tre Vescovi di Venezia, di Mila-no e di Brescia: l’Auxilium episcoporum.902 Nel pomeriggo accolsi il miocaro don Valoti prevosto di Chiuduno che trattengo amabilmente comeospite.

12 settembre, mercoledì [Ss.mo Nome di Maria]Et nomen Virginis Maria [Lc 1,27]. Da bambini cantavamo così: «oh!

quale dolcezza al cuore dal nome tuo ci vien!»[.]903 Durante la notte scrissiuna lettera a don Battista per confortare suo padre e tutta la famiglia.904

veneti (1945-62), Milano 2003, p. 340. Al congresso provinciale del dicembre 1957 la corrente diOrcalli verrà nuovamente sconfitta da quella guidata da Gagliardi; Orcalli sarà in seguito il primopresidente del Consiglio Regionale del Veneto (1970-1974).

900 Don Battista Roncalli era in queste settimane al capezzale del padre: il patriarca il 29agosto aveva scritto all’arciprete di Fusignano, dove il nipote svolgeva il proprio ministero, perpregarlo di «lasciar qui [scil. a Sotto il Monte] ancora don Battista che non avrà compiuto tuttoil suo dovere umano e cristiano dell’assistenza al suo genitore finché questo non abbia chiusogli occhi alla luce di quaggiù. Temo che questo arriverà fra poco, essendo ormai esaurite le risorsefisiche della sua vita. Il morente ha nella presenza del suo figlio sacerdote un conforto che nonbisogna negargli», A 25 anni dalla visita di Papa Giovanni a Fusignano, cit., p. 12.

901 E in giornata indirizza un telegramma ai familiari del fratello: «Ininterrotte occupazioninon impediscono mia continuata affettuosa presenza, trepida, orante, accanto mio dilettoGiovanni et congiunti nostri carissimi. Incoraggiando tutti perseverare nobile disposizioneedificante conformità divini voleri»: Familiari, II, p. 415.

902 Cioè la Madonna: è uno dei titoli più ricorrenti nella mariologia roncalliana. Su questosi veda il mio «Madre di Gesù e madre nostra». Gli interventi mariologici di Giovanni XXIII nellapreparazione e nella prima sessione del Concilio Vaticano II, in «Marianum», 63 (2001)/159-160, pp.264 e 269.

903 Ancora nella medesima ricorrenza liturgica, il 12 settembre 1962, Giovanni XXIIItrascriverà ingralmente le strofe che «sono il principio della prima poesia che io imparaibambino, e l’appresi dal libro secondo che allora si usava alla scuola comunale»: «Quanto èsoave al cuore / il nome tuo, Maria. / Ogni dolcezza mia / da quel tuo nome vien. / Che bellaidea di amore / da quel tuo nome appresi, / che bei desiri accesi / mi vien destando in sen»,GdA, p. 495. Cfr. anche Pater amabilis, p. 431.

904 Non è stato possibile reperire copia di tale missiva nell’archivio personale del patriarca.

207

1956

Qui continuano le mie brighe un po’ dolorose, a seguito della mia letterache mi rende mezzo famoso, senza però commuovermi per nulla. A mez-zodì ricevetti ancora il dr. Vincenzo Gagliardi, e mi intesi bene. Si fidi e siaffidi a Bacchion.905 La prima mattinata passò ai Gesuiti906 per la vestiz. di4 e la professione di 8 nuove religiose «ancelle di Gesù Bambino». Bellacerimonia, ma che si potrebbe semplificare: molta gente di parenti dellesuore.

Nel pomeriggio, pena con mgr. Jandelli per diverbio Greatti-Corti-vo.907 A sera prove a S. Marco per Straviski!:908 ma solo per un saggio, condon Valoti, e Vio.

13 settembre, giovedìVisite varie: qualche po’ di ansietà nella preparazione della manifesta-

zione musicale di Straviski! a S. Marco. Io vi assistei dapprima recandomigiù al centro per breve omaggio a Donna Carla Gronchi, al Ministro An-gelini,909 e al Sotto Segretario Brusasca: poi ritirandomi sul matroneo disinistra soprastante alla Nicopeia: ero con Cini. Complesso dell’udienzasoddisfacente: silenzio, modestia, contegno dopo le opportune paroledi mgr. Vecchi. Successo della musica completa nei pezzi di antichi ma-estri della scuola Marciana. Della musica di Straviski!, nella lauda per S.Marco,910 pochi hanno capito qualche cosa: le critiche dei competentipiù acerbe che le lodi. Lo spirito però del compositore mi lasciò beneimpressionato. Resta confermato in me il buon proposito che questi spet-tacoli a S. Marco non si ripetano.

14 settembre, venerdìNon si ripetano manifestazioni musicali, non rituali, a S. Marco: sarà

bene però accordarsi per tempo, e cercare una chiesa a Venezia dove que-

905 Dunque faccia riferimento al massimo responsabile a livello diocesano dei ComitatiCivici.

906 La chiesa di S. Maria Assunta, nel sestiere di Cannaregio.907 Cfr. supra, appunti del 7 settembre 1956.908 Cfr. supra, appunti del 10 agosto 1956.909 Il democristiano Armando Angelini (1891-1968), già membro della Costituente e

deputato, era ministro dei Trasporti nel I Governo Segni (luglio 1955-maggio 1957).910 Roncalli assiste all’esecuzione del Canticum Sacrum ad honorem Sancti Marci nominis com-

posto da Strawinsky l’anno prima. Sulla struttura di tale composizione si veda E. STEIN, IgorStrawinsky: «Canticum Sacrum Ad Honorem Sancti Marci Nominis», in «Tempo», n.s. (1956)/40,pp. 3-5.

208

1956

sti si possano permettere, e occorrendo anche favorire durante i mesi del-la Biennale. Sempre il criterio della presenza.911

Lungo la giornata visite varie, per es. i signori Bory sindaco del XVIarrond[issement] di Parigi colla signora e col sigr. Arnaud.

Stamattina don Valoti è tornato a Bergamo, lieto per sé e per me diqueste fuggevoli ore passate insieme.

Tutto considerato ho pensato bene di dispensarmi col Card. Siri, econ mgr. Piazzi dall’impegno della Comm[emorazione] di mgr. RadiniTedeschi intesa per il 27 alla Settimana Sociale di Bergamo.912

15 settembre, sabato [Sette Dolori della B.V. Maria]Preparazione alla festa di Belluno. Mattinata all’Istituto Solesin restau-

rato ed amplificato dal conte Vittorio Cini in memoria e nel nome del suodisgraziato figlio Giorgio.913 Mia Messa presenti tutte le Autorità. Al Vange-lo due parole per due quadri: la pala della capella: la Madonna che tienecon la destra il Bambino, colla sinistra un fiore. Sul Messale invece la scenadell’Addolorata: fra i due quadri: sorriso e dolore si pone la Provvidenzae l’Istituto Solesin in ciò che è e significa – In casa a colazione intima iltenore Martinelli della Carossa, caro ed edificante.914

Nel pomeriggio viaggio con don Niny [Barbato] per Belluno.915 Iviricevimento in Duomo magnifico e cordiale. Parole di mgr. Muccin conesagerazioni a mio riguardo, ed informazione circa la trascorsa settimanaEucaristica. Mia risposta inspirata all’Esamerone: bonum al termine di

911 Cfr. supra, appunti del 18 giugno 1956.912 Cfr. supra, appunti del 7 giugno 1956. Tanto a Piazzi che a Siri Roncalli scriveva sotto

questa data motivando il suo passo indietro con il sovrapporsi degli impegni e delle difficoltàfamiliari: cfr. GIOVANNI XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., pp. 430-431. Era stato decisa-mente più diretto con l’amico Giacomo Testa nella lettera scrittagli il 12 settembre, facendoglinotare che dopo la pubblicazione dei Richiami e incitamenti «il patriarca è alla ribalta: della pubbli-ca opinione. […] Ho creduto bene di dispensarmi dalla Commemorazione di mons. Radiniindetta per la Settimana Sociale di Bergamo. Meglio non richiamare sopra di me troppa atten-zione, del resto superflua e vana»: PELLEGRINI, Giacomo Testa nel solco di Angelo Giuseppe Roncalli.Lettere e documenti, cit., p. 176.

913 Giorgio Cini era morto a 31 anni in un incidente aereo nel 1949. In sua memoria ilpadre, Vittorio Cini, aveva istituito pochi anni prima sull’Isola di S. Giorgio l’omonima Fon-dazione con finalità culturali e di formazione professionale.

914 Giovanni Martinelli (1885-1969) aveva studiato sotto la direzione di Giuseppe Mando-lini e aveva debuttato nel 1910 con lo Stabat Mater di Rossini.

915 Vi si reca per la conclusione del Congresso Eucaristico Diocesano; cfr. supra, appunti del1° settembre 1956. Cfr. anche la lettera a mons. Piazzi del 21 luglio 1956 in GIOVANNI XXIII,Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 430.

209

1956

ogni giornata: augurio e preparazione al valde bonum di domani [cfr. Gen1,31].916

16 settembre, domenicaA Belluno. Gloria Eucaristica: dies plena: veramente tutto uno splendore

di festa, di fede, di pietà religiosa di tutto un popolo. Mi ha commosso. MiaMessa Pontif[icale] in piazza: al Vangelo semplice commento in 7 pensieri, ai7 articoli del brano evangelico: Caro mea vere est cibus ecc. sino al «Qui mandu-cat… vivet in aeternum[»].917 La vita cristiana: dalla I Comunione al Viati-co… et ultra.918 Pare che la semplicità abbia fatto grande impressione sulclero e sulla folla immensa. Seguì pranzo in Seminario coi soli sacerdoti eVescovi di Gorizia [Ambrosi], di Chioggia [Piasentini] e di Rovigo [Maz-zocco].919 Nel pomeriggio processione indimenticabile, devotissima, solen-ne: non una casa senza drappi – eccetto la sede socialista. Mio discorso finalein piazza inspirato al laus plena, sonora, jocunda, decora, mentis jubilatio.920

916 Cfr. infra, appunti del 27 aprile 1957.917 Missale, Missa votiva de sanctissimo Eucharistiæ Sacramento, Sequentia sancti Evangelii secun-

dum Ioannem (Gv 6-56-59).918 La traccia seguita dal patriarca – che copre però solamente quattro punti – è in AR/Int

2780: «A Belluno 16.IX.956 / Pensieri di Omelia / Vangelo del Corpus Domini / Jo. VI-56.59/ Sette Pensieri / I. Caro mea vere est cibus et sanguis meus vere est potus. La realtà del mistero, delSacramento. Dio attrae a se´ l’uomo nella forma più intima. Per Maria Verbum incarnatum: ecceDeus homo. Per l’Eucaristia, l’unione è più intima ancora: ecce panis, ecce vinum, caro etsanguis… Cristo in ciascuno che lo riceve. Del sacerdote che consacra S. Agostino dice, in cujusmanibus, velut in utero Virginis Verbum incarnatur. Adoriamo il mistero e il sacramento. Tantumergo ecc. veneremur cernui. II. Qui manducat meam carnem et bibit, in me manet et ego in illo. Unionepiù intima non si da´. Gli Ebrei si scandolezzano!: quomodo, quomodo. Gesù non si spiega.S. Pietro dice: ad quem ibimus? verba vitae aeternae tu habes. La perfezione del Cristiano è tuttaqui: comedere, bibere, il Bossuet è esplicito[:] Cristiano senza Comunione è Cristiano imperfet-to. Ma colla Comunione quale responsabilità. III. Sicut misit me vivens Pater, et [ego] vivo propterPatrem et qui manducat me vivet propter me. Per la Comunione noi siamo consacrati alla <apostola-to> gloria, al trionfo di Cristo. IV. Hic est panis qui de coelo descendit. Non può essere confuso colpane materiale. Chi fa confusioni non è degno di Gesù: dunque distinzione netta: S. Comunio-ne è sforzo di santificazione».

919 Giacinto Giovanni Ambrosi, cappuccino, (1887-1965), già vescovo di Chioggia dal1937, era stato nominato arcivescovo di Gorizia e Gradisca nel 1951; Giovanni Battista Piasen-tini (1899-1987) era stato vescovo di Anagni dal 1946 al 1952; era quindi passato alla sede diChioggia, dove resterà sino alle proprie dimissioni nel 1976; Guido Maria Mazzocco (1883-1968) era vescovo di Adria dal 1936.

920 Cfr. Missale, In Festo Sanctissimi Corporis Christi, Sequentia («Lauda Sion»); si vedanoanche supra gli appunti del 5 settembre 1956. In AR, b. 10, f. «Jo. XXIII, Scritti (Originali ecopie), 1956, maggio-dicembre», si rinviene una traccia ds di «Note per il discorso finale»: «Lospettacolo che sta davanti ai nostri occhi e che si è prolungato, toccante e maestoso, lungo il

210

1956

Pensiero al Papa Bellunese Mauro Capellari!921, e al papa nostro Pio XII lapiù alta espressione della Chiesa. Ricevimento alla Provincia con evo<cazioniBergamasche: Berlendis e Mai.922 Gioia serena e completa. Alle ore 20.30ritornato a Venezia. Laus Deo>

tragitto della processione Eucaristica ci fa dire che Belluno ha realizzato in forma stupenda lasequenza di San Tommaso d’Aquino. Veramente questa manifestazione è uno studio di puri-ficazione e di unione col Cristo nel Sacramento del Corpo e del Sangue suo. Sit laus plena.Pienezza di lode, sì, delle menti, dei cuori, degli occhi anche: contemplazione del grande miste-ro, vibrazione di amore, soavità di comunicazione con Cristo. Anche il corpo messo in riposo,in preghiera, in mortificazione. In ogni giorno della settimana convegno successivo: bambini,gioventù, infermi, clero, azione cattolica. Comunicati 10.000 bambini. Laus sonora. Dalle campa-ne, dalle cerimonie nelle singole chiese, dai discorsi familiari: una vera glossolalia. E c’è la lodeintima che si leva dai cuori, ed anche le lingue sono sciolte in note melodiose. Laus iucunda. Lapace di Cristo che abita fra noi nella Eucaristia esulta nei cuori: un’aura di fraternità esultantespira nei volti; ci si sente lieti della fede comune, della pietà sentita, non solo dalle umili animedei semplici, ma dagli appartenenti alle classi più elevate ed ai compiti di pubbliche responsabi-lità. Laus decora. La chiesa tutta in apprestamento rinnovato di festività: ho osservato nellaprocessione come tutte le finestre hanno avuto un drappo e un fiore. Oh che bellezza Bellunonel trionfo eucaristico suo: che saggio edificante di un popolo serio e tranquillo, lontano daglieccessi, ma distinto e perfetto. Iubilatio mentis. Non pazza gioia esteriore, ma godimento interio-re dello spirito illuminato dalla celeste dottrina, assicurato dalle promesse di Cristo: qui manducatmeam carnem vivet in aeternum. Volli ricordare la gloria di Belluno come la patria nativa di papaGregorio XVI, Mauro Capellari!, preposto al governo ecclesiastico in tempi rassomigliantissimiai nostri, uscenti da guerre, attossicati da lotte segrete, ma lui rimasto alto come un profeta ecome un fedele depositario del testamento di Cristo. E da lui discendono sino a papa Pio XII,toccai della provvidenza del Signore che salva ed ascolta ed esalta la sua Chiesa: e ne trassimotivo di una preghiera finale: Salvum fac populum tuum, Domine, et benedic hereditati tuae»; unresoconto delle cerimonie e dell’intervento di Roncalli è in Il Pontificale celebrato dal Patriarca inPiazza Duomo e la grandiosa processione con la presenza di dieci Vescovi, in «Il Gazzettino di Venezia»,17 settembre 1956, p. 4.

921 Bartolomeo Alberto Cappellari, nato a Belluno nel 1765, era entrato a 18 anni fra icamaldolesi di Murano, assumendo il nome di fra Mauro. Nel 1799 aveva pubblicato Il trionfodella Santa Sede, testo a difesa del potere temporale dei papi e dell’infallibilità pontificia. Creatocardinale nel 1826, fu eletto papa nel 1831 con il nome di Gregorio XVI. Morirà nel 1846.

922 Giulio Berlendis, nato ad Alzano (BG) nel 1614, era stato nominato vescovo di Bellu-no da Innocenzo X nel 1653, sede che aveva retto sino alla morte nel 1693. Angelo Mai (1782-1854), di Schilpario (BG), era entrato nell’ordine gesuita nel 1797; sacerdote dal 1806, eradiventato scrittore di lingue orientali presso la Biblioteca Ambrosiana; abbandonato l’ordinecol consenso del papa, nel 1819 assunse la funzione di primo custode della Biblioteca Vaticana,incarico che manterrà sino al 1833, quando verrà nominato segretario della congregazione diPropaganda Fide. Mai acquistò fama grazie ad alcune importanti scoperte e ricerche: celebre fu ilsuo rinvenimento, su un palinsesto, del De re publica di Cicerone, opera della quale si erano persele tracce. Fu creato cardinale da Gregorio XVI nel 1838. Su di lui si veda la voce di A. CARANNAN-TE in Dizionario biografico degli italiani, LXVII, Roma 2006, pp. 517-520. Roncalli aveva tenutoun ampio intervento commemorativo nel centenario della morte il 10 settembre 1954: cfr. Pacee Vangelo, I, p. 347.

211

1956

17 settembre, lunedìIl ricordo di ieri sempre esultante nel cuore. Anche le notizie di mio

fratello migliorate: non pare che la morte sia così vicina. Nos qui vivimusbenedicimus Dño [Sal 113,18]. In mattinata ricevo Bacchion che mi pre-senta la sua diletta figliuola [Mimma] che domani condurrà a Roma a S.Trinità dei Monti per farsi religiosa del S. Cuore – Nel pomeriggio partocon Barbato e col Cancelliere Sambin per la Montanina in auto. Don Lorismi accompagna sino a Padova. Mi arresto una mezzora presso mgr. Zina-to a Vicenza, in atto di omaggio all’Ordinarius loci, ut decet, e poi prose-guo per Velo d’Astico dove arriviamo a sera già troppo inoltrata:923 tro-vo alla Montanina grandi accoglienze da mgr. Galloni carissimo:924 da ungruppo di Russi e dai miei cari giovani sacerdoti del decennio. Sono 36guidati da Gottardi e da Mario d’Este del Seminario.

18 settembre, martedìAlla Montanina. Bel ritrovo diventato ora per ora più numeroso di clero

e di fedeli convenuti per una preghiera collettiva per la Chiesa del Silenzio.Mia Messa accompagnata da canti Slavi sostenuti dal coro dei Russi. Mieparole al Vangelo intonate alle circostanze. Seguì una pittoresca proces-sione alla nuova capella dell’Annunziata che inaugurai e benedissi.

Nel pomeriggio la manifestazione fù completa. Spettacolo di pietà e difraternità imponente e commovente. Portammo il S.S. Sacramento in proces-sione pia per il vasto giardino: io diedi la Benedizione solenne e parlai all’a-perto. Dopo di me parlò pieno di ardore Mgr. Zinato[:] a tutti riuscì veramen-te edificante. Illuminare, illuminare,925 Jesu Xste, quos redemisti in sanguine tuo.926

19 settembre, mercoledìGiornata di mestizia. Bene iniziata con mia S. Messa, e poi parole di

meditazione ai miei preti dell’aggiornamento pastorale sulla prima parte delPater noster: il nome, il regno, la volontà del Signore segnanti la vita del prete.927

923 Il patriarca vi si reca per il corso di aggiornamento del clero giovane della propria diocesi:cfr. «Bollettino», 47 (1956)/6-7, p. 197.

924 Francesco Galloni (1890-1976), fondatore dell’Istituto Figlie S. Maria Annunciata, eret-to canonicamente in Bulgaria nel 1946, aveva conosciuto Roncalli al Congresso Eucaristico diBergamo del 1920 e i rapporti si erano fatti via via più intensi durante il decennio trascorso daRoncalli in Bulgaria.

925 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 372; si vedano pure infra gli appunti del 19 maggio 1958.926 Cfr. Breviarium, Ordinarium divini Officii ad Matutinum, Hymnus «Te Deum laudaumus».927 «Brevi punti di meditazione sul Pater noster / Preghiera sociale innanzitutto: ciascuna anima

212

1956

Poi assistetti lezioni Costa e Galloni e Gottardi. Dopo mezzodì eccomgr. Loris venuto in persona ad annunziarmi la morte del mio caro fratel-lo Giovanni avvenuta stamattina. Mi reco subito in cappella a pregare eritorno immediatamente a Venezia per prepararmi in mestizia ed in pre-ghiera al funerale fissato per venerdì. Ringrazio il Signore che afliggendo-mi! col distacco di questo mio caro ed intimo fratello abbia permesso a luidi prepararsi con vera edificazione al grande grande passo.

20 settembre, giovedìNotte e mattinata in preghiera per il mio caro Giovanni. Amo fidarmi

di N.S. buono e misericordioso. Nel pomeriggio partenza per Bergamoin auto con mgr. Loris e con archit. Meo, e Vittorino Barbato che miguida in auto. Un tratto solo fino a Sotto il Monte: con breve pausa allanuova Lugana. In casa alla Colombera trovo tutti in compianto intorno alcaro defunto che tutti amavano. La morte è avvenuta in forma calma,benché nelle ultime ore più dolorosa. Veramente apparve a tutti: pretiosa inconspectu Domini [Sal 115,15] come edificante era stata la sua vita e la suamalattia. S.E. mgr. Piazzi vescovo di Bergamo era appena partito dallaColombera quando io vi giungevo. Questa nota di religiosa semplicità

si fonde con l’anima della Chiesa universale. Tre parti principali in rapporto a Dio, nelle finalitàsacerdotali della vita. Sanctificetur nomen tuum: il nome di Dio è benedetto. Ecco il breviario e laliturgia. Il sit nomen Domini benedictum non è solo del vescovo, ma è aspirazione di tutto ilsacerdozio e dolcezza dei singoli. Vedi san Bernardo: ad infervoramento dei popoli versol’amore di Gesù e verso la pace sociale. Vedi san Bernardino da Siena: litanie del Nome di Gesù.L’avvento del regno di Dio: per questo fu istituito il sacerdozio. Noi siamo gli annunziatori e gliaraldi, i militi combattenti le grandi battaglie per la fede, la pietà, la diffusione della carità, dellapax Christi. Motivo di esame intimi: che facciamo noi? Pienezza di entusiasmi e di spirito diapostolato in tutte le forme: movimento missionario forme adatte alle contingenze presentinostre, interessamento per tutto ciò che tocca il regno di Cristo. La letteratura del regno diCristo. Uno speciale riguardo alle letture di stampe che distraggono e riempiono di spiritomondano, che non si occupano che di gare, di mode, di mondanità: mentre lasciano in dispartei grandi poemi della letteratura cristiana, del passato e anche del presente. Intorno a noi lebattaglie dell’errore e del male, e per conto nostro la ricerca del quieto vivere, del taliter et qualiter!Male: male assai. Fiat voluntas tua. Oh che gran cosa questo sacramentum voluntatis Dei et nostrae!Il dono della libertà concessa a noi, perché ne facciamo continuo olocausto alla volontà delSignore che deve predominare in coelo et in terra. Il Verbo Divino che fa la volontà del Padre:Gesù che non parla che di quella. Il Getsemani che ne esalta la sublimità nell’abbandonoestremo, offrendo con ciò la dottrina e l’esempio. E noi, noi attaccati al privilegio della nostralibertà, sovente ignari, più spesso negligenti della via della nostra perfezione. Oh che infelicità!E per converso, che gioia nella rinunzia alla nostra volontà interamente, rimessa nelle mani diDio! Suscipe, Domine, universam meam libertatem! Questa è la più bella preghiera. S. Ignazio ce l’hainsegnata. Atto quotidiano, sacerdotale energia. Inizio sicuro di perfezione e di glorificazione diDio e nostra», AR/Int 2781.

213

1956

[[nei]] <intima coi> propri defunti, mi ha subito toccato il cuore.928 Pove-ro mio e caro Giovanni! Un cardinale, un vescovo, un figlio sacerdoteintorno alla sua spoglia.

21 settembre, venerdì [S. Matteo Apostolo ed Evangelista]Initium S. Evangeli[i] secundum Mat[t]h[a]eum. La prima pagina del Van-

gelo segna l’ultima nota della liturgia intorno al mio caro fratello. Io cele-brai tutto solo a Camaitino: poi attesi il funebre corteo in chiesa parroc-chiale. Mgr. Rota della Curia levò il morto: mgr. Loris mio cantò la Messacome già fece ai funerali delle mie care sorelle. Prima delle esequie io inmitra bianca pronunciai alla folla imponente dei convenuti, Autorità Civi-li, Clero, e personalità distinte tutte [[distinte]] commosse col popolo nu-meroso, alcune parole di ringraziamento, di elevazione, di abbandono deldefunto, e di tutti <noi> alla Divina Misericordia ut cum Sanctis <omni-bus> perpetuae beatitudinis recipiat consortium.929 Lo accompagnai inmitra al Cimitero, lo aggiunsi ai miei cari morti, in silentio, in lacrymis, infide, in spe, in charitate.

Alle 20 di sera ero di ritorno a S. Marco.

22 settembre, sabato<[[Nozze Raffaella con Cisani Tarcisio]]>Mattinata sempre in buon lavoro ed in preparazione alla festa Eucari-

stica di Vicenza.930

Mi vi recai nel pomeriggio in auto mia con mgr. Schiavon e don NinyBarbato. Bel ricevimento e bene ordinato dal ponte precedente la città alVescovado. Qui ricev. delle Autorità al completo. Si vede che omnes, etomnia concordent. Prefetto [Gioacchino Palutan] eccellente, bravo sindaco[Giuseppe Zampieri], ecc. Eguale e degno ricevimento ebbi in Prefetturadove avvicinai i cittadini più qualificati in larga scala.

928 E il giorno seguente gli indirizza una lettera per ringraziarlo «con tenerezza e con rinno-vata assicurazione di devotissimo affetto. Questa morte del primo dei miei fratelli che ha rispostoal richiamo di sorella morte – pur essendo il penultimo di età – pone fine ad un anno intero diangustie per me che sapevo del suo destino inesorabile; e segna il conchiudersi santamente di unavita che fu sempre edificante; questa morte, dico, tempera ed addolcisce la mestizia della separazio-ne. […] Mi torna perciò anche più caro e più spedito, nell’ora del sacrificio della carne e del sangue,il “sit nomen Domini benedictum”, dell’antico sofferente di Ur. […] Di nuovo grazie, Eccellenza. Miunisco alle preghiere per i suoi cari morti in accordo alle preghiere che invoco da sua parte per imorti miei»: GIOVANNI XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., pp. 432-433.

929 Cfr. Missale, In Missis quotidianis Defunctorum, Oratio.930 Cfr. supra, appunti del 21 luglio 1956.

214

1956

Poi entrai in Duomo in cappamagna, e assistetti alla funzione seralecon predica di P. Angelini dei Serviti di Perugia: [«]Santificazione dellafesta[»]. Folla numerosa e plaudente. In casa a notte notizia fulminea edolorosa della morte di mgr. Alessio d’Este.

23 settembre, domenica<A Vicenza Congr[esso] Euc[aristico]>A Vicenza: tutto undequaque riuscito trionfalmente. Mia Messa Ponti-

ficale in Duomo. Musica grande di Refice: clero e popolo: bello e impres-sionante. Mie parole al Vangelo: Sacramentum ecclesiasticae unitatis.931 Alsolito io poco contento di me stesso. Colazione in vescovado: solo Ve-scovi e Prefetto e Sindaco. Tutto ben preparato. Nel pomeriggio Vespri eProcessione solenne. Io accompagnai il S.S. trainato da un carro decoroso.Folla immensa, calcolata a 150.000 presenti, in prevalenza uomini convenutida tutta la diocesi Vicentina che veramente si fece onore col suo Vescovo.Mie parole commosse in fine: esortazione alla continuità del fervore Eu-caristico nello spirito e nella protezione di S. Gaetano Thiene, gloria pre-clarissima di Vicenza.932 Veramente vidi mirabilia.933 Ritorno immediato aVenezia.

24 settembre, lunedì<[[A Ca’ Turcata]]>Mi dispensai da Ca’ Turcata dove andò mgr. Ausiliare. In casa solleci-

tudini in seguito alla morte di mgr. D’Este. Voci varie: mi trattengo sullepiù assicuranti: e penso di provvedere con mgr. Ausiliare alla successionedei SS. Apostoli. Nel pomeriggio mi reco alla Casa di Riposo presso S.Gio[vanni] e Paolo di cui benedico alcuni utilissimi ingrandimenti e adat-tamenti, e visito i ricoverati nelle varie sale. Don Bettanini mi viene incon-tro. Purtroppo dopo un po’ di fervore egli è tornato al vino, col resto che

931 Roncalli si richiamava qui alla citazione della Summa di Tommaso d’Aquino (p. III, q.73, a. 2) compiuta dal vescovo di Vicenza nella lettera pastorale redatta per l’inizio dell’AnnoEucaristico Vicentino: in queste parole il patriarca di Venezia scorgeva «l’emblema del solenneavvenimento che stiamo tutti insieme celebrando. San Tommaso d’Aquino, il più grande e piùinsigne teologo della santissima Eucaristia, le ha poste come in fronte al suo trattato, che ètesoro immenso ed incomparabile di sacra dottrina», Il trionfo eucaristico di Vicenza. Omelia allaMessa Pontificale, in Scritti e discorsi, II, pp. 475-479; la cit. a p. 475.

932 Cfr. supra, appunti del 7 agosto 1956.933 Ritorna la locuzione già usata ampiamente nel maggio precedente con i propri corri-

spondenti per descrivere le celebrazioni mariane di Fatima.

215

1956

si lamentava un tempo. Ciò mi affligge nella difficoltà di riuscire ad unacorrezione efficace. Dñe miserere [Sal 50].934

25 settembre, martedìIn casa ho benedetto le nozze del buon Paolo Schirru, guardia di

finanza, che di tratto in tratto nelle occasioni ci rende servigi. Semplicee buono. Meritava questa distinzione. Il patriarca è eguale per tutti[:]per i grandi e per gli umili. Corsi poi ai S.S. Apostoli per il funerale dimgr. Alessio d’Este. Bella dimostrazione di clero e di popolo. Mie pa-role prima del non intres,935 con mitra e piviale. Tre pensieri. 1) omaggioalla maestà della morte, con riflesso su ciascuno di noi: 2) tributo dirispetto alle buone qualità dell’estinto: forte lavoro a suo tempo: pron-tezza di passaggio ad altro in spiritu oboedientiae,936 e buon successoper gli inizi del suo zelo pastorale. 3) invito ai suffragi per la benedettaanima di lui così presto e inopinatamente rapita. Visitai poi la sua mam-ma in canonica. Trattenni a colazione le Ecc. Urbani e Gianfranceschi: eaccolsi la sera il nuovo Vescovo dei Saveriani mgr. Battaglierin di Tre-porti.937

26 settembre, mercoledì<[[A Bergamo – Sett. Sociale differita al 27]]>938

Udienze: alcuni membri del sodalizio delle Guardie di Finanza in pen-sione, presentate dall’Assessore.

Poi accolsi un bel gruppo di Sindaci dei Centri quasi Urbani e Urbani

934 Giovanni Bettanini (1886-1963), sacerdote dal 1909, aveva esercitato il suo ministero aS. Luca e a S. Lorenzo di Mestre; dal 1929 al 1937 era stato coadiutore nell’ufficio amministra-tivo diocesano, Liber Vitae, p. 27. Mons. Capovilla ricorderà deponendo al processo di canoniz-zazione di Giovanni XXIII, la «grande misericordia e delicatezza» impiegata dal patriarca Ron-calli «con il sacerdote Giovanni Bettanini, che l’inclinazione congenita all’alcol aveva ridotto intristi condizioni e viveva segregato a Venezia nell’ospizio di SS. Giovanni e Paolo», Processusrogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi,cit., p. 33v; sui precedenti contatti cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 222-223, 439 e 521.

935 Cfr. Missale, Absolutio super tumulum, Oratio.936 Le dimissioni dall’incarico di assistente delle A.C.L.I., richieste dal patriarca l’anno

prima per porre un limite al coinvolgimento di don D’Este nell’associazione, reputato eccessi-vo, non erano state infatti indolori per questo sacerdote: su questo si veda Pace e Vangelo, I, pp.477 e 550.

937 Dante Battaglierin (1904-1978), sacerdote dei padri missionari saveriani, era sacerdotedal 1926 e il 23 settembre precedente era stato consacrato vescovo di Khulna in Bangladesh.

938 Cfr. supra, appunti del 14 settembre 1956.

216

1956

della regione Veneto.939 Scambio famigliare di buoni e incoraggianti pen-sieri per il buon lavoro a servizio del prossimo.

Don Candiani riceve l’obbedienza per la cura interinale dei S.S. Apo-stoli. Lo trovai invero indeciso e riluttante:940 e riconosco che il mio sistemadi non premere in questi casi è il migliore. Ma pazienza. Alterius potiusvoluntatem quam tuam [IC.III.23.3].941

Il Signore benedica questa mia chiarezza di attitudine, e di amore delnon contraddire in cose non asso<lute>.

Ho goduto ieri ed oggi della visita dei miei due nipoti don Battista eSuor Maria Angela qui da ieri.

27 settembre, giovedìMessa in casa: poche udienze. Fra queste i signori Componenti la Scuola

di S. Giov. Evangelista col conte Alessandro Marcello, presid. arch. Scat-tolin, Moro, Dell’Oro, ecc.

Nel pomeriggio adunanza Catechisti: ho detto parole semplici e gravi.Poi don Mandro a cui donai come Reliquia un fazzoletto di S. Pio X –Poi mgr. Saretta arciprete di S. Donà di Piave col prof. Ronchi per ilCent[enario] del Basso Piave – A sera trattenni a cena Franco Barbato. Imiei nipoti don Battista e Suor Maria Angela sono ripartiti per Fusignanoe per Roma. Piccolo regalo di lit. 25.000 per ciascuno. Sono due fiori:che il Signore li protegga.

Ieri sera ricevetti la visita del prof. Ivan Petkanof mia conoscenza di Bul-garia.942 Le sue informazioni mi hanno ieri ed oggi sbalordito e atterrito.943

939 «Riceve […] i Sindaci, i Segretari Comunali e gli Assessori al personale dei Comunicapoluogo delle tre Venezie, presentati dall’Avv. Tognazzi, Sindaco di Venezia»: Diario, in «Bol-lettino», 47 (1956)/9-10, p. 321.

940 Don Carlo Candiani (1920-1971) era anche docente di lettere in Seminario; per lacomunicazione della sua nomina a vicario economo dei SS. XII Apostoli cfr. «Bollettino», 47(1956)/9-10, p. 306.

941 Cfr. supra, annotazioni al 29 marzo 1956.942 Ivan Andreev Petkanov rilascerà una breve deposizione nel corso della rogatoria di

Sofia per la canonizzazione di Giovanni XXIII ricordando che l’allora visitatore apostolicoRoncalli aveva «avuto rapporti cordiali con gli ortodossi e rapporti improntati alla massimacorrettezza e rispettosità nei riguardi degli organi dello Stato. Egli cercava con la Sua soavità dicalmare ogni dissidio ed ogni asprezza fra il clero»: AR/ISR, Processus rogatorialis super famasanctitatis etc. Servi Dei Joannis XXIII Papae constructus in Curia Sophiensi p. 37.

943 Evidentemente il discorso si è portato sulle difficili condizioni per la chiesa cattolica inBulgaria dopo l’instaurazione del regime comunista: su queste si veda ora G. BARBERINI, L’Ostpo-litik della santa Sede. Un dialogo lungo e faticoso, Bologna 2007, pp. 117-123, e Roncalli e Bossilkov per

217

1956

Gospodi pomilui, Gospodi pomilui.944

28 settembre, venerdìPoche visite. I miei nipoti don Battista, e Suor M. Angela, come scris-

si, sono tornati ad loca sua in ripresa di buon servizio. Ricevetti qui ungruppo di addetti alla Banca dei lavoratori diretti, fra loro un certo Amatidi Bergamo: poi mgr. Bosa, reduce da Bergamo – Settimana Sociale945 –Dopo mezzodì mi recai con don Loris a Mestre per benedizione I pietranuovo edificio per opere di assistenza sociale. Risposi alle parole del sigr.Penzo presidente della Eka ! 946 traendo per tutti compiacimenti e incorag-giamenti all’esercizio della carità. Seguì breve incontro col viceprefettoSganga in casa dell’arciprete mgr. Da Villa e visita alla Chiesa di S. Giusep-pe quasi finita, per la eredità Volpi.947 È dell’architetto Meo: tipo nuovoche piacerà. Dio voglia che sia motivo di molto bene alle anime di quellazona.

29 settembre, venerdì<A Udine. Inaug. Seminario>Nozze Bastianetto Marco e Francesca Mazzocco. Semplice ma distin-

ta cerimonia. V’era come testimonio l’avv. Tognazzi sindaco di Venezia.Al termine mie parole evocanti il def[unto] padre dello sposo, onor. Ba-stianetto, figura nobile di cattolico esemplare,948 padre di numerosi e buo-

la nuova Bulgaria. Atti della Giornata di studio sulla Bulgaria, (Pontificia Università Lateranense, 23gennaio 2001), Plovdiv 2001.

944 Cfr. supra, appunti del 2 settembre 1956.945 Cfr. XXIX Settimana Sociale dei Cattolici d’Italia, Bergamo - 23-30 settembre 1956: Vita

economica ed ordine morale, Roma 1957; a p. 496 è riprodotto il telegramma di saluto inviato daRoncalli.

946 Cioè dell’Ente Comunale di Assistenza. Gli E.C.A. erano stati istituiti nei comuniitaliani nel 1937 allo scopo di dare assistenza agli «individui e [al]le famiglie che si trovino incondizioni di particolare necessità»; resteranno in funzione sino al 1978.

947 La famiglia Volpi aveva offerto alcuni anni prima al patriarcato la dotazione finanziariaper la costruzione di una nuova chiesa nella zona di Mestre – dove la necessità di edifici di cultoera pressante – in cambio del consenso per la traslazione della salma del conte Volpi (1877-1947) dal cimitero di S. Michele alla chiesa di S. Maria Gloriosa dei Frari, affinché venisseinumata tra i «grandi» di Venezia. La petizione aveva suscitato varie riserve, superate anchegrazie all’assenso dato da Pio XII in persona al patriarca. I lavori per la nuova chiesa di S.Giuseppe erano iniziati nell’ottobre 1955: Roncalli l’inagurerà il 28 ottobre successivo e il 28agosto 1960 essa verrà eretta dal patriarca Urbani in parrocchiale. Sulla vicende del lascito Volpisi veda anche Pace e Vangelo, I, pp. 157, 355, 358, 431, 528 e 596.

948 Celeste Bastianetto (1899-1953) nel 1919 aveva aderito al Partito Popolare, del quale

218

1956

ni figliuoli, di cui un chierico Pier Giorgio seminarista, un novizio dellaComp[agnia] di Gesù, ed una figliuola.

Nel pomeriggio partenza con mgr. Schiavon per Udine per la solennebenedizione e inaug[urazione] del nuovo grandioso Seminario, gloria pre-clara del def. arciv. mio amico mgr. Giuseppe Nogara.949 Ricevimentosolennissimo al Patriarca, presenti tutte le Autorità Civili, e viva simpatianel popolo. Le mie parole di circostanza: ammirazione, compiacimento,augurio, nutrite di sentimento per la memoria ven[enerata] di mgr. Noga-ra, assai bene accolte, comprese ed applaudite.950 Cena privata in casa colnuovo Arcivescovo Zaffonato.

30 settembre, domenica [S. Gerolamo Prete, Confessore e Dottore della Chiesa]

A Udine. Grande Pontif[icale] in Duomo. Io ero in verde secondo laliturgia mentre la sacristia non ebbe abiti dello stesso colore per i Canoni-ci Assistenti.951 Complesso della cerimonia però solennissimo.

Al Vangelo parlai ex corde. Sotto le parole: Tres vidit et unum adoravit(Gen. 18), riassunsi la storia dei tre Seminari di Udine in ordine di tempo, edi questo quarto di mgr. Nogara, che li completa. I tre sono il passato. Que-sto rappresenta l’avvenire. 2) Dalla partecip. ufficiale e popolare alla inaug.dedussi per tutti il dovere della cooperazione all’opera del Seminario. 3)preghiera: Respice Dñe, et vide et visita vineam [cfr. Sal 79,15].952 Auspici: il santo

diventerà segretario provinciale, e lo stesso anno era stato eletto consigliere provinciale a Vene-zia. Sciolto il P.P.I. si impegnò nell’ambito della F.U.C.I. e dell’A.C. Alla Liberazione vennenominato viceprefetto di Venezia e nel 1946 fu eletto sindaco di S. Donà di Piave. Divenneparticolarmente sensibile ai temi del federalismo e dell’autonomia locale e nell’ambito delpartito sarà uno dei maggiori sostenitori dell’unità europea (nel 1951 aderirà alla conferenzacostitutiva del Consiglio dei comuni d’Europa). Era stato membro della Costituente e nel 1948era stato eletto al Senato; su di lui si vedano S. TRAMONTIN, Celeste Bastianetto (1899-1953). Unpartigiano per l’Europa, Venezia 1986, e F. ZUCCA, Celeste Bastianetto, un cattolico federalista. Nuoveprospettive di ricerca, in Storia e percorsi del federalismo. L’eredità di Carlo Cattaneo, a cura di D. Preda eC. Rognoni Vercelli, II, Bologna 2005, pp. 777-808.

949 Cfr. supra, appunti del 12 gennaio 1956.950 Dello svolgimento delle cerimonie di Udine si avrà un resoconto in Il Cardinale Roncalli ha

inaugurato il nuovo grande Seminario di Udine, in «L’Osservatore Romano», 11 ottobre 1956, p. 4.951 Sin dalla fine del IX secolo si erano andati definendo e uniformando i vari colori dei

paramenti liturgici: il bianco per le feste del Signore, della B.V. Maria e dei santi non martiri, ilrosso per le feste dello Spirito Santo e dei martiri, il viola durante la quaresima e per le rogazioni,il nero per il venerdì santo e nelle messe di requiem e, infine, il verde per le domeniche e i giorniferiali durante l’anno.

952 «Questo Seminario – indicava il patriarca – è il quarto per la diocesi di Udine. Il primo è del

219

1956

odierno Gerolamo dott. Massimo e S. Bernardino da Siena del titolo dellacapella e dell’apostolato del nome di Gesù e della pace. Sulla via del ritorno,inaug. a Jesolo di una lapide ricordo del 50mo della bonifica del Basso Pia-ve.

Settembre, NoteAbitanti della diocesi di Venezia

VeneziaMestreMuranoBuranoJesoloCaorleMira

SacerdotiDiocesani

1601; fondatore l’insigne Francesco Barbaro (+27-4-1616), uomo zelante e di molta prudenza. Ilsecondo di Gradenigo, morto nel 1786. Il terzo di Mons. Lodi (1819-1845)[.] Il quarto è di Mons.Nogara, 1945. Richiamo al Tres vidit, unum adoravit dell’affresco del Tiepolo, del palazzo arcive-scovile (1730). Li veggo insieme e ne traggo motivo ad esaltare la fondazione dei seminari. Sez.XXIII del Tridentino. Non avesse fatto che questo, le fatiche di quel Concilio sarebbe[ro] giusti-ficate. Quattro arcivescovi accanto a ciascun seminario: tutti benemeriti ed esimi. Certo mgr.Nogara eccelle come il suo nuovo seminario. Eretto il seminario, occorre mantenerlo. Grandegloria di una diocesi il provvedere innanzitutto a questo. Pauperum filios praecipue eligi vult, nectamen ditorum excludit (Sessione XXIII, d. 18)[.] I potenti e i ricchi si tengono lontani. Vi sonoperò ancora dei Mosè tra il popolo, dei Davide, dei Vincenzo de’ Paoli, dei Curati d’ars! cheguardano i greggi [e] apprendono a diventare pastori di popoli. La recente inchiesta (Andreotti)…Chi non ha e non dà figli, dia pane, dia aiuto materiale. È dovere di riconoscenza e di giustizia.Communicet autem is qui catechizat in omnibus bonis (Gal. 6,6). E segue l’avvertimento grave:la chiesa non ha e non impiega mezzi di coazione, non fissa alle coscienze la misura del contributo,ma lascia a tutti il merito della spontaneità. Non bisogna abusare di questa delicatezza. Iddio chetutto sa e tutto vede, darà a ciascuno il suo nella misura che questi ha dato per i bisogni della santaChiesa, sua sposa e nostra madre. Spes messis in semine: secondo la bella parola di p. Olier, ilgrande fondatore e maestro dei seminari di Francia. Tale è il seminario; aiutarlo sempre. Sareteanche voi dei seminaristi che preparano alla vostra famiglia grandi frutti di prosperità e di benedi-zione. Sin qui il dovere dei laici. Sappiano i laici che possiedono, dare secondo gli impulsi del lorocuore, non con tristezza e come forzati: hilarem datorem diligit Deus (2 Cor. 9,7). Vogliano i laicicontribuire a trovare vocazioni in campagna, intorno alla chiesa, che dovrebbero essere piccolescuole clericali, donde si inizia l’avviamento a successi grandi di fervore e di apostolato a serviziodel mondo intero», AR/Int 2785.

220.000130.000

9.0008.000

13.00012.00029.000

421.000

255

220

1956

di cui residen.Di fuori diocesi

SeminarioChiericiAlunni int. Sem.

1 ottobre, lunedìOggi preparazione del mio viaggio ancora a Sotto il Monte, tra senti-

menti mesti e confidenti nel Signore. Viaggiai in auto con don Niny Bar-bato e Guido [Gusso]: e fummo a Camaitino in ora buona.

2 ottobre, martedì [Santi Angeli Custodi]Giornata trascorsa tutta intera in perfetta tranquillità a Camaitino. Ho

potuto rivedere le mie carte e farne qualche scelta. Trovai per es. le notedel mio pellegrinaggio in Terra Santa con mgr. Radini Tedeschi, giusto nelsettembre-ottobre 1906, [[giusto]] 50 anni or sono. Furono publicati su[«]l’Eco di Bergamo» giorno per giorno. Che grazia fù quella, all’inizio delmio sacerdozio!953

Stamane celebrai la S. Messa al Cimitero presso tutti i miei morti, e laterra, ancora smossa appena, sopra la salma del mio caro fratello Giovanni.Mestizia e soavità insieme.

Trattenni a colazione don Agostino Guerra e il prof. d. Angelo Rossi.Così fù festeggiato il mio caro Angelo Custode con gli innumerevoli ser-vitori spirituali del regno del Signore in cielo e in terra.

3 ottobre, mercoledì<A Baccanello>In parrocchia nozze di mia nipote Raffaella con Tarcisio Cisani.954

Cerimonia ben riuscita: Flavio all’organo, mie parole semplici e ben com-

953 Don Angelo Roncalli partecipò al III pellegrinaggio nazionale in Terra Santa dal 12settembre al 22 ottobre 1906 al seguito di mons. Radini Tedeschi. Secondo accordi precedente-mente intervenuti avrebbe dovuto preparare un servizio per il mensile «Il Giardinetto diMaria», ma gli fu poi preferito il resoconto prodotto da Giulio Giuseppe Molteni, inviato de«L’Osservatore Cattolico»: gli appunti di Roncalli erano già stati editi a puntate su «L’Eco diBergamo». I testi roncalliani sono stati pubblicati in GIOVANNI XXIII, Il Giornale dell’anima e altriscritti di pietà, a cura di L.F. Capovilla, Cinisello Balsamo 1989, pp. 278-304, e in A. RONCALLI,1906: Viaggio in Terra Santa. Articoli di un giornalista diventato papa, Bergamo 1993; vengono orariediti criticamente in Nelle mani di Dio, in stampa.

954 Raffaella Roncalli, nata nel 1933, sesta figlia del fratello Giuseppe.

8

20213

221

1956

prese. Poi mi recai a Baccanello per il ritiro dei sacerdoti delle due Vica-rie di Terno e di Chignolo. Ritrovo quanto mai caro al mio spirito.955

Primo discorso: Il Pater Noster del buon prete: il nome, il regno, la volon-tà di Dio: il pane e il perdono, le tentazioni, il diavolo.956 Secondo discor-so: [[un]] un giro d’orizzonte circa l’apertura a sinistra: dalla relazione dimgr. Borromeo v[escovo] di Pesaro preparata per la Cei.957 Convito lietocoi preti, e dopo accomp. dell[[’arciprete]] parroco di Carvico a casa, didon Carlo Valtellina a Peschiera.958 Seguì la visita al prevosto di ChignoloMoreschi infermo,959 alla Contessa Medolago Donà, e famiglia e al par-roco Bonomi di Medolago.960 Dappertutto parole incoraggianti e bene-dicenti.

955 Cfr. supra, appunti del 30 agosto 1956. A Baccanello si trova un convento di fratifrancescani frequentato con particolare assiduità dal giovane Roncalli. Lui stesso, il 16 aprile1959, ricevendo un folto gruppo di padri francescani ricorderà che i suoi occhi, «sino dall’in-fanzia, furono familiari alla visione più semplice del conventino regolare dei Frati Minori diBaccanello, che nella distesa campagna Lombarda, dove eravamo nati e cresciuti, era la primacostruzione tutta religiosa che incontravamo: chiesa, modesto romitorio, campanile, e, intor-no intorno, umili fratelli che si spandevano fra i campi e i modesti casolari per la cerca,diffondendo quell’aria di semplicità tutta ingenua, che rendeva così simpatico S. Francesco ei figli suoi», DMC, I, p. 255; si vedano pure BENIGNI, Papa Giovanni XXIII chierico e sacerdote aBergamo, cit., pp. 68-69, e fr. E.M. RIPAMONTI, A Baccanello con gli occhi di Papa Giovanni, Carvico1987.

956 Riprende il tema già affrontato con i sacerdoti veneziani il 19 settembre 1956: cfr. supra.957 Luigi Carlo Borromeo (1893-1975), sacerdote dal 1918, era stato nominato ausiliare di

Lodi nel novembre 1951 e nel dicembre 1952 era stato nominato vescovo di Pesaro. In vistadella riunione della C.E.I. del 9-10 ottobre successivo, a Borromeo, così come a mons. Nicode-mo di Bari, era stato assegnato il compito di approfondire il tema dell’apertura a sinistra. Nellapropria disamina il vescovo di Pesaro indicherà che «l’apertura a sinistra oggi non solo spaventapoco i cattolici, ma è reclamata apertamente dai più audaci e spericolati, aspettata e desiderata, insegreto, dai più timidi e calcolati. […] Si nota una diffusa sfiducia nella Gerarchia, come inqualche cosa di invecchiato, di anchilosato, insensibile ed incapace di comprendere l’animamoderna con le sue giuste aspirazioni […]. Molti giovani Sacerdoti, trascinati dalla foga dell’etàe dalla generosità dei loro impeti, si credono mandati più a correggere gli ordinamenti economicie politici delle nazioni, che a salvare le anime […]. Nessuno, o pochissimi che prendano posizio-ne contro il socialismo di Saragat, che pure fa professione di materialismo ateo, solo perché ilsocialismo di Saragat è democratico e collabora con la Democrazia Cristiana»: cit. in SPORTELLI,La Conferenza Episcopale Italiana, cit., pp. 96-97.

958 Carlo Valtellina (1877-1959), sacerdote nel 1900, dopo essere stato coadiutore – e peralcuni periodi anche economo spirituale – a Sotto il Monte tra il 1909 e il 1934, era statonominato cappellano delle religiose di Villa Peschiera.

959 Luigi Moreschi (1886-1958), sacerdote dal 1910, era stato parroco a Schilpario dal 1928al 1933. Dal 1933 era prevosto vicario foraneo a Chignolo d’Isola.

960 Santo Bonomi (1877-1964), sacerdote dal 1901, era parroco di Medolago dal 1920.

222

1956

4 ottobre, giovedì<A Stezzano>Veramente gradevole l’invito a Stezzano per il LX Anniv. della Corona-

zione di quella Madonna, alla quale io assistei il [5] settembre 1896, quan-do avevo appena 15 anni, ed ero chierico, da un anno solo.961 Ora vi arri-vai da Camaitino con don Barbato, alle 7.30 per la Messa dei bambini: unnugolo di innumerevoli che riempivano la grande chiesa parrocchiale.Assistei poi solemniter alla Messa dell’arciprete di Lallio, don Pagnoncel-li,962 già mio alunno di apologetica.963 <Il mio discorso di ieri a Stezzanosi svolse 1) in note storiche sulla Madonna dei Campi dal 1586 al 1896, adora.964 2) sugli insegnamenti: fedeltà alla devozione Mariana in diocesi diBergamo, fermento di solida pietà, e di belle vocazioni. 3) augurio e invoca-zione per l’avvenire. Il libro della preghiera nelle mani di Maria> Mi fece-ro gran festa i nobili Moroni e le Morlani: madre e figlia cioè ContessaEnrica, e figlie Cecilia Gentile e Luisa Gabrielli. Visitai il Santuario incon-trandovi i giovani di don Va<va>ssori,965 e con don Nini mi recai a Cara-vaggio966 incontrandovi un gruppo di Cremonesi sacerdoti in Esercizi, evoltando fino a Pagazzano per una cara visita a quell’Arciprete don Tengatinigià mio collaboratore alla Casa dello Studente di sempre lieta memoria.967

961 L’incoronazione era stata compiuta dal card. Ferrari di Milano: CAPOVILLA, GiovanniXXIII. Quindici letture, cit., p. 516.

962 Carlo Pagnoncelli, nato a Bottanuco (BG) nel 1889, sacerdote dal 1912, era stato coadiu-tore parrocchiale e Fonteno e a Curno; nominato arciprete di Lallio nel 1935, vi resterà sino allamorte nel 1962.

963 Cfr. supra, appunti del 20 luglio 1956.964 Nota anche come Santuario della Madonna dei Campi, la chiesa di Stezzano, a pochi

chilometri da Bergamo, era stata costruita nel luogo in cui sorgeva un’edicola dedicata allaMadonna dove, nel 1586, iniziò a sgorgare dell’acqua; nello stesso luogo si verificarono succes-sivamente alcune apparizioni mariane

965 Giuseppe Vavassori (1888-1975), sacerdote dal 1912, era direttore del Patronato SanVincenzo, un’istituzione dedicata all’accoglienza e al supporto dei giovani più bisognosi delladiocesi; nel 1968, interrogato a Bergamo sui rapporti con Roncalli, riferirà che «Una volta mentreero alla Casa del Patronato presso il Santuario di Stezzano, lui già cardinale, venne in chiesa, e michiese, dopo aver visitato la casa: “Come hai fatto a fare tanta fortuna?”; io risposi: “Lei Emi-nenza mi ha insegnato in Seminario che ‘sequitur fortuna baluccos’” e ridemmo a vicenda»,Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus inCuria Episcopali Bergomensi, cit., p. 431.

966 Il Santuario di Caravaggio, in provincia di Bergamo, era stato costruito nel luogo in cui,secondo la tradizione, era avvenuta nel 1432 un’apparizione della Madonna ad una giovaneragazza. La sua costruzione era stata ultimata all’inizio del XVIII secolo.

967 Cfr. supra, appunti del 25 febbraio 1956. Pietro Tengatini (1891-1959), ordinato sacer-

223

1956

5 ottobre, venerdì<A S. Rocco ore 19 – Maestri S. Cuore>Lasciando Sotto il Monte stamattina volli celebrare la mia ultima Messa

alle Caneve,968 per essere sempre fedele alla mia tradizione d’amore a quellanostra cara Madonna. Salutai i miei alla Colombera, e alle Gerole,969 econdotto dal nipote Saverio in auto feci una visita a Bergamo, Curia, mgr.Piazzi e Cattedrale. Preti del S. Cuore che mi trattennero a colazione ed acui lasciai lire 50.000 in segno di fraterna riconoscenza. Proseguii il viaggiocon breve visita a S. Zeno di Verona, e arrivo alle 18 a S. Rocco per lacerimonia e discorso ai Maestri. Tema: discite a me [quia] <mitis> [sum et]humilis corde [Mt 11,29], regola fondamentale della pedagogia migliore efelice.

6 ottobre, sabatoVenezia – S. Marco. Basilica piena piena di bambini delle scuole sino al

rigurgito. Lo spettacolo più bello in alto: l’Antico e il Nuovo Testamentonello splendore dei Mosaici, e nel pieno del tempio.970

Nel pomeriggio importante adunanza dell’Ucid 971 che riprende ilsuo buon lavoro. Ritrovo a S. Giorgio. Vi condussi mgr. Sandro Got-tardi nuovo Assistente Ecclesiastico. Presenti le personalità più distinte.Parole di don Sandro e mie: unitas et pax. Discorso del prof. Ferro, mol-to a proposito. Nel ritorno mgr. Gottardi si sente male al cuore, e lofaccio riposare nella camera del Card. Sarto, dove due medici lo hannovisitato.

A tarda ora notturna mia partenza con don Niny Barbato in vagon-lit.Viaggio tranquillo e felice.

dote nel 1919, era stato prima prefetto e poi vicerettore della Casa degli studenti; nel 1928 erastato nominato parroco di Gandosso e dal 1942 era arciprete di Pagazzano, dove rimarrà sinoalla morte.

968 Il patriarca si riferisce al piccolo santuario della Madonna delle Caneve di Sotto il Monte,costruito nella prima metà del XVIII secolo, frequentato sin da bambino; cfr. anche Pace eVangelo, I, p. 147.

969 La casa dove abitava Ida Biffi, vedova del fratello Giovanni.970 «Celebra la Messa a San Marco per gli alunni delle elementari: incoraggia i piccoli a

trascorrere un lieto e fruttuoso anno scolastico: e riceve infine le rappresentanze del corpoinsegnante di tutte le scuole elementari di Venezia», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p.322.

971 Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti; si vedano anche supra gli appunti del 18marzo 1956.

224

1956

7 ottobre, domenicaGiornata benedetta. Assistetti in S. Pietro alla Beatificazione di Papa

Innocenzo XI Odescalchi.972 Vi ero mattina e sera col Sacro Collegio.973

Al mattino in cappa, al pomeriggio in [[ro]] mantelletta e in mozzetta.Tutto <diede> bella e impressionante!: folla, ordine della cerimonia emusica. Al mattino udimmo la voce del Papa trasmessa da Castello (59minuti) in elogio del nuovo Beato.974 Nel pomeriggio seguimmo il Papastesso sempre acclamato come nel 1900, nel 1901, come sempre.975 Poi

972 La conclusione della causa di canonizzazione di papa Innocenzo XI (1611-1689), intro-dotta nel 1691, interviene in una fase particolarmente critica dei rapporti tra il blocco sovietico ela s. Sede. Significativamente Pio XII, nel discorso tenuto in tale occasione, aveva insistitosull’immagine di papa Odescalchi quale «salvatore della cristianità»: dall’attitudine del ponteficeche aveva tenuto testa agli ottomani si poteva ricavare un modello per contrastare l’avanzata delnuovo «islam» comunista: cfr. A. RICCARDI, Il Vaticano e Mosca, 1940-1990, Roma-Bari, p. 167;sullo svolgimento di questo processo canonico si veda A. MARTINI, Papa Innocenzo XI verso glionori degli altari, in «La Civiltà Cattolica», 107 (1956)/1, pp. 369-379. Dal canto suo, pochi giornipiù tardi, Roncalli indicherà che tra i «diademi che rifulgono di più chiara luce» sulla fronte diquesto nuovo beato v’era «lo sforzo immane di salvare l’Italia e l’Europa dalla invasioneOttomana, sforzo a cui risposero in tono di vittoria i nomi di Vienna e di Buda», La Casa dellaProvvidenza, in Scritti e discorsi, II, p. 485.

973 Il 1° ottobre precedente Roncalli aveva scritto al segretario che «attese le notizie comu-nicatemi oggi da mgr. Principi, non è possibile che gli accordi per piccole cose segnate per ladomenica 7 ottobre ad Oriago ecc. prendano il passo sopra la cerimonia solenne della beatifica-zione del papa Innocenzo XI (Odescalchi) in S. Pietro, mattina e sera. Tutti i cardinali vi sonoinvitati. Il nuovo beato era lombardo (Benedetto Odescalchi di Como). Sarebbe grave che ilsolo cardinale lombardo, che sono poi io indegnamente, (il card. Ruffini è del ducato di Man-tova), non fosse presente: e si scusasse col pretesto di piccole cosucce che possono esseredifferite o affidate al vescovo ausiliare. Si aggiunge la circostanza che giusto il mattino dell’8ottobre io dovrei partire per Roma-Pompei», in XIII anniversario della morte di papa Giovanni, cit.,p. 96.

974 Per il testo del radiomessaggio papale cfr. Il Sommo Pontefice presenta e celebra l’inclitoAntecessore Beato Innocenzo XI, riformatore della Chiesa[,] vindice dei suoi diritti[,] difensore dellaCristianità, in «L’Osservatore Romano», 8-9 ottobre 1956, pp. 1-2; ripreso in Discorsi e radio-messaggi di sua santità Pio XII, XVIII, Città del Vaticano 1957, pp. 531-549.

975 Riaffiorano in Roncalli i ricordi della partecipazione, quand’era seminarista al SeminarioRomano, alle cerimonie solenni nella Basilica di S. Pietro. La prassi prevedeva infatti che allamattina, nella Basilica Vaticana, alla presenza dei cardinali e del Capitolo, si procedesse alla letturadel breve col quale veniva decretata dal papa l’iscrizione del «Servo di Dio» nel novero dei beati;al pomeriggio il papa scendeva in basilica per tributare al nuovo beato la prima espressione delculto da lui stesso autorizzata. A partire da Paolo VI, e in modo definitivo con Giovanni PaoloII, la procedura è mutata e il papa stesso ha stabilito di presiedere la cerimonia di beatificazione,inserita all’interno di una celebrazione eucaristica; Benedetto XVI, immediatamente dopo lasua elezione nel 2005, ha ristabilito l’antica prassi, riservandosi di presenziare esclusivamentealle cerimonie di canonizzazione.

225

1956

nella capella della Pietà potei parlargli nel mio turno: Ecce Marcus filiusPetri [cfr. 1Pt 5,13]. Mi disse alcune parole di compiacimento per la mialettera recente, ancora incoraggiandomi, sempre amabile.

A sera accettai di cenare a Monte Verde in casa di mgr. Quadri Assi-stente delle Acli. Un Bergamasco di buon conto e di belle speranze.976

8 ottobre, lunedìRoma. Visita in Vaticano a S.E. mgr. Dell’Acqua: col quale mi metto

felicemente a punto su tutto. La mia lettera «Richiami ecc.» perfettamenteintesa. Il Papa si compiacque della sua tempestività e del suo a propos ne´prima delle elezioni amministrative, ne´ immediatamente prima del Con-gresso di Trento.977

Dei complimenti che mi si fanno non sono tenuto a fare troppo con-to. Il successo fù inatteso, e superiore ad ogni supposizione.978 Laus Deo: ebasta: io sento di non meritare nulla: ed insieme di tutto dover attribuireal Signore che mi vuol bene. Alle 17 partii con don Niny Barbato perPompei979 dove trovai le solite accoglienze anche se fattemi non più daS.E. mgr. Ronca, ma da mgr. [[M]] Foschini.980

976 Cfr. supra, appunti del 24 luglio 1956.977 A Trento, dal 14 al 18 ottobre successivi, si sarebbe tenuto il VI Congresso della D.C.

Cadeva in un momento particolare per la definizione dei futuri equilibri politici: ci si attendevain particolare dal segretario Fanfani l’indicazione di una linea da seguire rispetto al dialogo coni socialisti. Sullo svolgimento dell’assise cfr. F. MALGERI, Dal Congresso di Trento al Governo Zoli,in Storia della Democrazia Cristiana, III, cit., pp. 59-68.

978 Scriverà il 17 ottobre a mons. Giacomo Testa: «Come hai potuto rilevare, il mio docu-mento del 12 agosto mi ha sollevato d’improvviso, ad una, come dire?… celebrità che mai e poimai mi sarei atteso, e per cui sono stato felicitato anche a Roma e nel convegno di Pompei –Cardinaux et Archevêques – al di là di ogni espressione di superiore e fraterno compiacimento.Come vedi in materia di apertura la mia sarebbe stata la più felice e benefica che si attendeva; epare che il buon senso dei più stia decidendosi a passare per di là»: AR/FSSD X/553.

979 Per partecipare alla terza riunione della C.E.I.980 Mons. Giovanni Foschini era dal 20 dicembre 1955 l’amministratore apostolico della

prelatura di Pompei. Mons. Roberto Ronca (1901-1977), era stato rettore del Seminario Roma-no dal 1933 al 1948, anno in cui era stato allontanato da Roma e inviato a Pompei per limitareil suo intenso attivismo politico, fortemente connotato da una critica alla linea politica di DeGasperi. La prosecuzione del suo impegno politico, sempre più marcato dal progetto di darevita ad un fronte anticomunista più ampio di quello costituito dalla D.C. e ostile alla lineaseguita dalla segreteria di Stato, gli era valso nel 1955 l’allontanamento da Pompei e la definitivaestromissione dai circuiti romani. Per una contestualizzazione del ruolo di mons. Ronca nellevicende politiche del dopoguerra cfr. A. RICCARDI, Il «partito romano». Politica italiana, Chiesacattolica e Curia romana da Pio XII a Paolo VI, Brescia 20072; ma su tale ricostruzione si tengano

226

1956

9 ottobre, martedìIeri, fù memoranda al mattino la visita al card. Mercati (anni 90) che mi

accolse in biblioteca Vaticana tanto bene. Mi affidò il volumetto «Saggio di100 lettere del Card. Mai» raccolte da Cozzalusi! con note manoscrittedello stesso Cardinale il quale mi trattenne a lungo in conversazione mol-to amabile, istruttiva ed edificante.981

Oggi qui a Pompei nostre adunanze bene, al solito.982 Proposi che lerelazioni venissero lette e commentate. Ciascuno disse le sue impressioni.È desiderabile però più ordine: gli interventi verbali più a proposito ed informe brevi e contenute. Si guadagnerebbe tempo, chiarezza e praticità.Sono 8 ore di conversazione e si dovrebbe poter conchiudere ben di più.Grande conforto nel sentirci vicini alla Madre Celeste.983 S.E. mgr. Roncafù sostituito nel governo del santuario e me ne dispiace.984

10 ottobre, mercoledìA Pompei. Continuazione e conclusione delle sedute. Mio intervento

due volte. Una a proporre, come intendo riferire ai miei Ecc.mi Confra-

presenti anche i rilievi esposti da Giuseppe Dossetti in A colloquio con Dossetti e Lazzati. Intervistadi Leopoldo Elia e Pietro Scoppola (19 novembre 1984), Bologna 2003, p. 49: su Ronca si veda pureA. MONTONATI, Nel segno di Maria. Roberto Ronca, vescovo e fondatore, Cinisello Balsamo 2006.

981 Giovanni Mercati (1866-1957), sacerdote della diocesi di Reggio Emilia dal 1889, avevalavorato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano ed era stato successivamente chiamato allaBiblioteca Apostolica Vaticana, della quale era stato prefetto dal 1919 al 1930. Era stato creatocardinale nel 1936. Roncalli gli aveva scritto il 30 luglio precedente proprio per farsi «intercesso-re» di un «favore che certo contribuirebbe alla perfezione di una publicazione che ora volge alsuo termine e sarà onore del Cardinale Angelo Mai. Il mio amico è il Bergamasco prof. GianniGervasoni di Bergamo che alla illustrazione della persona e dell’opera del Mai ha consacratocon successo gran parte della sua vita e dei suoi studi. Al complemento del 2[°] vol. dell’Epi-stolario del Mai sarebbe <per lui> necessaria e <gli> tornerebbe preziosissima la conoscenzadelle “Annotazioni e varianti con correzioni” predisposta già da Vostra Eminenza Rev.ma nelvecchio Epistolario di A. Mai pubblicato a Bergamo dall’ab. Cozza-Luzi. (ediz. Bolis. 1883).[…] Ora iterum atque iterum mi si raccomanda perché, da cardinale a cardinale[,] il prestito etrapasso momentaneo di queste antiche annotazioni, correzioni e varianti di V.E. venga mes-so a profitto della fedeltà testuale dei documenti, e, forse storica delle asserzioni», AR/FSSDX/534.

982 La riunione viene essenzialmente dedicata a dibattere il tema dell’apertura a sinistra: cfr.SPORTELLI, La Conferenza Episcopale Italiana, cit., pp. 94-102.

983 A questa data risale una cartolina ai familiari del fratello defunto Giovanni: «Un ricordomesto e soave del nostro caro Giovanni e degli altri nostri morti, tutti nella pace del Signore, unitoalla preghiera nella Madre di Gesù per loro e per noi ci è conforto, incoraggiamento e benedizio-ne», Familiari, II, pp. 415-416.

984 Cfr. anche infra gli appunti del 17 febbraio 1958.

227

1956

telli del Triveneto, le risultanze di questo convegno annuale della Cei:985

l’altra per invitare ad una intesa circa la stesura della nota principale conclu-siva, circa la preoccupazione principale di questo raduno delle più altepersonalità investite di compiti pastorali nella Chiesa d’Italia.986

Praticamente, parmi sarebbe bene estendere a tre giorni la durata diquesto convegno.

A sera lasciammo tutti Pompei, dopo un saluto alla immagine venera-ta di N.S. del [[Pompei]] Rosario. Mgr. Foschini Prelato interinale fù per-fetto nei riguardi e nei servizi.

11 ottobre, giovedì [Maternità della B.V. Maria]A Roma, presso le Zelatrici via Piatti 1,987 alcune udienze in mattinata,

e buon lavoro allo scrittoio.988 Alla sera visita a S. Giovanni Laterano e a S.Maria Maggiore. Sempre care rimembranze e confidenti elevazioni attra-verso il culto di Maria nella sua grande dignità di Madre di Dio.

A sera calata, nella pia conversazione che ebbi con tutte le Suore, insie-me raccolte, le invitai a penetrare nello stesso mistero che si espande nei

985 Roncalli indicava quindi ai convenuti che era sua intenzione riproporre ai membri dellaConferenza episcopale triveneta gli «indirizzi» contenuti nelle quattro relazioni (Nicodemo,Borromeo, Urbani, Pignedoli) esposte nel corso delle adunanze: «aiutandoci a vicenda così,passeremo dall’ordine accademico a quello pratico»: SPORTELLI, La Conferenza Episcopale Italiana,cit., p. 101; sulla realizzazione di questo proposito si vedano infra gli appunti del 22 ottobre1956.

986 La dichiarazione finale, predisposta da Siri, Montini e Borromeo, di fatto ribadiva ildivieto rispetto ad ogni ipotesi di un’apertura a sinistra, giacché «la dottrina cattolica ha tali etante risorse da poter ispirare ogni sano programma di progresso morale. […] È perciò graveerrore ritenere necessario un ripiegamento verso il marxismo per dare un nuovo e più perfettoordine all’umana società; perché il marxismo, in tutte le sue forme, portando a sopprimereinesorabilmente i più alti valori umani, come la Chiesa del silenzio chiaramente dimostra, nonpuò essere coefficiente di restaurazione e di vero progresso sociale. L’episcopato sente il doveredi asserire, ancora una volta, e con fermezza, che là dove manca un riferimento a un principioassoluto, cioè a Dio, ogni elemento obbiettivo di giustizia, di diritto, di umanità diventatalmente mutevole ad arbitrio di uomini e partiti da non poter dare alcuna garanzia di sinceritàe di costanza. […] Inoltre la disciplina e l’unione compatta dei cattolici, raccomandata conaccorata insistenza dal pontefice felicemente regnante, sono condizione necessaria perché ilcristianesimo si dimostri vivo e operante e offra, in regime di democrazia, ai legislatori e gover-nanti, impulso e sostegno per ogni giusta riforma», Dottrina sociale della chiesa e marxismo, inEnchiridion della Conferenza Episcopale Italiana, I: 1954-1972, Bologna 19974, pp. 62-63.

987 Cfr. supra, appunti del 9 marzo 1956.988 L’11 e 12 ottobre il patriarca di Venezia compie la visita ad Limina, così come prescritto

dal can. 341 del Codex iuris canonici: essa prevedeva una serie di colloqui con alcuni responsabilidei dicasteri vaticani e la trasmissione di una relazione scritta sullo stato della diocesi.

228

1956

due fiori della verginità e della umiltà: parole di S. Leone, di S. Agostino edi S. Bernardo.989

Come visita nella giornata notevole quella al Viminale al Ministro de-gli Interni onor. Tambroni a cui raccomandai le due nuove curazie di Ca’Bianca al Lido, e di S. Barbara a Mestre. (Fuin)

12 ottobre, venerdìRoma-Venezia. In mattinata nuova visita a S.E. mgr. Dell’Acqua. In-

contro con mgr. Grano990 che mi dà lit. 100.000 per il parroco di S.Nicoletto dei Mendicoli.991 Visito poi con don Niny [Barbato] S. Pietroe i Santi antichi e moderni che vi si venerano. Colazione presso l’ing.Villa in via S. Saba:992 presenti suo cugino il card. Fossati di Torino, mgr.Fietta nunzio ap. d’Italia.993 Presid. Pella ecc.:994 l’ex Ambasciatore degliStati Uniti a Parigi e signora Caffery.995

Convegno amabile e degno.Prendemmo poi congedo dalle care Suore Zelatrici, e per ferrovia

riprendemmo le mosse per Venezia dove arrivammo felicemente versomezzanotte. Laus Deo.

13 ottobre, sabatoVenezia. Dopo la Messa mio intervento alla festa del Corpo delle Guar-

die di Polizia nella caserma ex monastero S. Chiara. Avviene per la primavolta: e mi prende la vastità dell’edificio antico e del buon ordine che viregna. Intorno al Questore Ripandelli sono tutte le Autorità Civili. Mie parole

989 Si richiama alle letture «In II Nocturno» e «In III Nocturno» di Breviarium, Pars Æstiva,Die 11 octobris, Maternitatis B. Mariae Virg.

990 Carlo Grano (1887-1976) era sostituto per gli Affari Ordinari e segretario della Cifrapresso la segreteria di Stato; Giovanni XXIII nel dicembre 1958 lo nominerà nunzio in Italia.

991 Dal 1953 tale parrocchia, nel vicariato di Dorsoduro, era retta da d. Rosolino Scarpa.992 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 437.993 Giuseppe Fietta (1883-1960), vescovo dal 1926, era stato internunzio in America cen-

trale, quindi nunzio ad Haiti, nella Repubblica Dominicana e in Argentina. Nel 1953 era statonominato nunzio in Italia; sarà creato cardinale da Giovanni XXIII nel 1958.

994 Giuseppe Pella (1902-1981), deputato della D.C. dal 1948 e presidente del Consigliodall’agosto 1953 al gennaio 1954; dal novembre 1954 al dicembre 1955 fu presidente dell’as-semblea della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (C.E.C.A.).

995 Jefferson Caffery (1886-1974), prima di essere accreditato a Parigi dal 1944 al 1949, avevasvolto il servizio diplomatico in America latina. Dal 1955 si era ritirato con la moglie GertrudeMcCarthy a Roma.

229

1956

di compiacimento e di augurio dopo la Messa del Capellano Militare. Tor-nando a casa breve visita a mgr. Gottardi in casa sua. Da´ l’impressione ditrovarsi meglio. Trattengo a colazione mgr. Pacchiani e mgr. Costa dell’A.C.996

14 ottobre, domenica<[[Assemblea Gener. A.C.]]>Dies magnae consolationis et laboris. Alle 8.30 S. Messa a S. Zaccaria per le

Congressiste della Scuola Montessori invitatovi dalla sig.ra Iervolino sot-to segret. alla Istruzione.997 Parlai dopo la Messa degli esempi, istruzioneed ammonimenti di Gesù per l’infanzia. Betlemme pastori e magi: la po-vertà e l’intelligenza.998

Passai poi a Verona per la Messa all’Arena: folla e spettacolo fra i piùbelli della mia vita, celebrante l’affermazione dell’apostolato del laicatocattolico.999 Io incoraggiai post Missam, inspirandomi all’epistola Confor-tamini in Dño.1000 Seguì solenne ricevimento al Municipio, assai animato ecordiale: poi mezza cena in episcopio.

Tornato subito a Venezia a S. Maria dell’Orto presiedetti all’Accade-mia in onore di p. Casaril Sup. G. dei Giuseppini. Discorso dell’Avv. Car-nelutti: che cosa il laico chiede al sacerdote: pregare[,] Vangelo e confes-sione. Mia consolazione.

996 Il genovese Franco Costa (1904-1977), sacerdote dal 1931, era stato vice assistentenazionale della FUCI dal 1933 e nel 1955 aveva ricevuto la nomina ad assistente centrale, incaricoche manterrà sino al 1963; nel 1963 sarà nominato vescovo di Crema, sede che occuperà solo perpochi mesi perché Paolo VI lo nominerà assistente generale dell’A.C.I.; su di lui si vedano DonFranco Costa. Per la storia di un sacerdote attivo nel laicato cattolico italiano. Studi e testimonianze, Roma1992, e F. COSTA, Verso la pienezza. Lettere spirituali (1972-1976), a cura di I. Bozzini, Roma 2006.

997 Maria Jervolino De Unterrichter (1902-1975), già presidente nazionale della FUCI(1925-1929) e presidente dell’Opera Nazionale Montessori, era membro della direzione dellaD.C. dal 1946; era sottosegretario alla Pubblica Istruzione nel I Governo Segni (luglio 1955-maggio 1957).

998 «Alle ore 8.30 celebra la Messa a San Zaccaria per i partecipanti al Congresso nazionaledel metodo “Montessori”, rivolgendo un discorso ispirato al Vangelo del giorno ed al tema delcongresso: “Educazione del bambino alla socialità”», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p.322.

999 «Alle 15.30 celebra la Messa all’Arena di Verona, a chiusura del Congresso diocesanodell’apostolato dei laici, incoraggiando i Veronesi ad attingere le mete proposte dal loro Ecc.moe venerato arcivescovo», ibidem.

1000 Missale, Dominica Vigesima prima post Pentecosten, Lectio epistolæ beati Pauli Apostoli adEphesios (Ef 6,10-17). Mons. Schiavon riferirà che durante l’intervento pronunciato a Verona«circostanze occasionali fecero perdere al Servo di Dio il filo del discorso iniziato, che non avevaperò scritto, ma ben preparato di cui lo stesso Servo di Dio in precedenza mi aveva dato i punti.

230

1956

15 ottobre, lunedìRicevo parecchie visite: la Contessa Agliardi Myriam di Bergamo: e

l’Ammiraglio Pecori Giraldi Capo di Stato Maggiore della Marina conl’Ammiraglio Bisi. Presiedo in S. Marco alla cerimonia funebre per le vit-time del bombardamento del sottomarino «Medusa» del 1915.1001 Sono 4appena le salme rimaste: le altre si disfecero. Prima delle esequie, mie pa-role. Riferendomi alla musica di Perosi di cui oggi stesso si fanno a Romain S. Pietro i funerali,1002 indicai il congiungimento dei canti della Chiesacoi canti della patria. Del duplice richiamo trassi l’augurio per il nobilecompimento del duplice servizio: Dulce et decorum [est] pro patria mori.1003

Nel pomeriggio in Palazzo Giustiniani assistetti al film Calabuch premia-to alla Biennale (Centro Cattolico).1004

A mezzodì ebbi a colazione l’Abate Paolazzi di Pontida.1005

16 ottobre, martedìUdienze: don Carlo Candiani e don Pasquale per gli affari[:] debito

lasciato da don Alessio d’Este ai SS. Apostoli:1006 don Andriolo Lionello:

[…] Inspiegabilmente, il Servo di Dio non riuscì a ricostruire lo schema pensato, nell’occasione dicui sopra, e non fece un discorso organico con concetti ben definiti. La cosa suscitò impressione innoi, e lo stesso Servo di Dio con molta modestia sottolineò l’insuccesso, però aggiunse anche:“La preparazione era stata molto accurata, forse l’apparato esterno mi ha alquanto disorientato emi sentivo insicuro sull’altissimo podio. Mi dispiace perché questi fedeli non hanno potutoraccogliere dal mio ministero un insegnamento adeguato, spero però di poter rimediare in altracircostanza”», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructusin Curia Venetiarum, cit., pp. 169-170.

1001 Il «Medusa», colpito da un sommergibile austriaco, era affondato il 10 giugno 1915 acirca dieci miglia da Jesolo e il suo relitto era stato individuato da pochi mesi.

1002 Lorenzo Perosi era nato nel 1872 a Tortona. Il patriarca Giuseppe Sarto lo avevachiamato a Venezia incardinandolo nella propria diocesi e gli aveva affidato la direzione dellaCappella Marciana. Autore di numerose messe ed oratori nel 1899, venne nominato da LeoneXIII direttore perpetuo della Cappella Sistina: su di lui si veda L’epistolario «Vaticano» di LorenzoPerosi (1867-1956), a cura di S. Pagano, Genova 1996.

1003 QUINTO ORAZIO FLACCO, Odi, III, 2, 13.1004 Il film del regista spagnolo Luis Garcia Berlanga Calabuch (Calabuig, Italia-Spagna 1956)

narra la vicenda di uno scienziato nucleare statunitense che, nauseato del suo lavoro, decide diritirarsi nel paesino catalano di Calabuig, per poter finalmente condurre una vita lontana dalleprecedenti preoccupazioni; il progetto però durerà poco e lo scienziato sarà costretto suo mal-grado a riprendere la sua attività. Il film aveva ricevuto il premio dell’Organizzazione CattolicaInternazionale del Cinema alla Mostra di Venezia.

1005 Giuseppe Paolazzi (da religioso p. Edmondo), era nato a Faver (TN) nel 1889; abatedi Pontida dal 1946 al 1964, morirà nel 1972.

1006 Cfr. supra, appunti del 24 marzo 1956; si vedano anche infra, appunti del 31 maggio 1957.

231

1956

don Carlo Corrao!: p. Crivelloni: don Gidoni di S. Francesco di Paola: ilgenerale dei Giuseppini Casaril che trattengo a colazione.

L’onda dei ricordi di P. Casaril con mgr. Carlo.

17 ottobre, mercoledìRicevo mgr. Freschi di Udine che mi reca buone notizie di là. Nel

pomeriggio faccio una visita alla Mostra Del Croix! a Palazzo Reale.

18 ottobre, giovedì [S. Luca Evangelista]Mattino senza Messa. Visita al Seminario, con esortazione agli alunni

raccolti in Esercizi: testa, cuore e carattere – tria da curar bene. Seguì sopralluo-go sopra le costruzioni. Scuole nuove: bel complesso elegante e funzionale.Non è cosa troppo leggera per i gravi teologi e filosofi a cui debbono servi-re? Questi non starebbero più degnamente nel recente edificio già in uso? –Con vivo compiacimento osservo l’inizio dei lavori nella dogana.1007 In casatrovo graditissimo ospite S.E. mgr. Saba vescovo di Tropea il mio anticoamico all’Ambrosiana. Lo festeggio del mio meglio a colazione in tutto,felicitandomi di trovarlo rassegnato e vivace.1008 Nel pomeriggio visito nel-la sala Napoleonica con Pallucchini la mostra di Delacroix e alle 18.30 cele-bro la Messa a S. Luca con discorso al Vangelo. Alte autorità presenti: follapia e rispettosa. A sera colloquio con don Fabio Barbieri del Cavallino.1009

19 ottobre, venerdì1010

Giornata che ebbe di notevole la mia visita alla Biennale. Sicuramenteè la prima volta che il Patriarca di Venezia si reca alla visita di questo

1007 Cfr. supra, appunti del 1° e 4 febbraio 1956.1008 Agostino Saba (1888-1962) aveva insegnato dal 1930 Storia medievale e Storia della

chiesa presso l’Università Cattolica di Milano e dal 1934 era «Dottore» presso la bibliotecaAmbrosiana, dove aveva avuto modo di aiutare Roncalli per l’edizione degli Atti della visitaapostolica di Borromeo a Bergamo; era autore di una celebre Storia della Chiesa pubblicata inquattro volumi presso la U.T.E.T. tra il 1938 e il 1943. Nell’agosto 1953 era stato nominato –probabilmente per impedirne la nomina a prefetto dell’Ambrosiana – vescovo di Nicotera eTropea e sarà Giovanni XXIII, nel marzo 1961, a nominarlo vescovo di Sassari; sui lororapporti alcuni cenni in G. MURTAS, Papa Roncalli e la Sardegna. Corrispondenza, incontri, amicizie,Cagliari 2002, pp. 59-61.

1009 Fabio Barbieri (1904-1967), sacerdote dal 1929, aveva svolto il ministero a Malamocco, a S.Giovanni Crisostomo, a S. Lorenzo di Mestre, a S. Giobbe e a S. Geremia. Nel 1953 era statonominato parroco di Cavallino; nel 1960 sarà nominato parroco a S. Pantalon, cfr. Liber Vitae, p. 120.

1010 Roncalli inverte le annotazioni dei giorni 19 e 20 ottobre, ma segnala opportunamentesull’agenda la corretta sequenza cronologica.

232

1956

Istituto. E ciò dice che <le> condizioni… atmosferiche sono migliora-te.1011 Non è che colà tutte le produzioni esposte siano edificanti: io nonvidi del resto che le sale dell’Italia e della Francia e Belgio. Però niente dipiù grave di quanto si vede al vivo in piazza. L’accoglienza del presid.Alesi, e dott. Apollonio,1012 squisitissima. Il complesso dei padiglioni, giar-dino, attrezzamenti veramente degni! Ma il contenuto: i pezzi esposti, isaggi dell’arte contemporanea a mio avviso un pervertimento dei concettidella bellezza, e della [[fo]] arte, quali furono sentiti e vissuti sin qui: unvero ospedale dell’arte e degli artisti.1013

20 ottobre, sabatoIn mattinata inaugurazione al Seminario dell’Anno Scolastico nuovo.

Alle 8.30 assisto alla Salute in mozzetta, alla Messa [[di]] celebrata da mgr.Puggiotto che lascia con ciò il suo ufficio antico di Preside. Gli succedo-no mgr. Gottardi, e Tramontin. Mio discorso famigliare dopo il giura-mento. Riassunta l’esortazione di ieri per testa, cuore e carattere. Aggiun-to nuovo invito: Breviario e vita: ordine, spirito di pietà e giocondità dipoesia. A mezzodì ricevo in casa per la colazione il Ministro delle FinanzeGiulio Andreotti che torna da Trento. Poi lo accompagno al Seminarioalla Salute con d. Loris: che [[poi]] prosegue con lui e e con mgr. Vecchialla visita di S. Pietro di Castello. [[Poi si ri]] Torna<to> in casa ricevotutto il personale della Banca d’Italia, e un gruppo di artigiani ed ancoraAndreotti per la cena, insieme con Gagliardi, Fratelli Barbato, don Niny,Vittorino, ecc. ecc.1014

1011 Cfr. supra, appunti del 18 giugno 1956. Il Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p.385, precisa che la visita avviene «in forma privata».

1012 Umbro Apollonio, nato nel 1911, critico letterario e storico dell’arte, era dal 1949 ildirettore dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia.

1013 Per il catalogo delle opere esposte si veda LA BIENNALE DI VENEZIA, XXVIII Biennale diVenezia. Mostra tenuta nel Palazzo e Padiglioni dell’Esposizione, dal 16 giugno al 21 ottobre 1956,Venezia 19564, LXXVIII+594 pp.

1014 Ad oltre vent’anni di distanza, anche con l’ausilio del proprio diario, Giulio Andreottiricostruirà in questi termini l’incontro con Roncalli a Venezia: «Nell’ottobre 1956, mentre stavoper partire da Roma per Trento dove si svolgeva il congresso democristiano, ricevetti unatelefonata da Venezia, con l’invito a fermarmi sulla via del ritorno per un incontro che – a scansodi equivoci – nulla aveva a che fare con il nostro congresso. Risposi accettando, e il cardinale miinviò un singolare biglietto: voleva che approfittassi della sua ospitalità modesta ma accoglien-te, lieta e cordialissima, nella residenza patriarcale. E diceva che il pensiero che io mi fermassi aVenezia gli metteva già “l’anima in festa”. Roncalli mi accolse con grande cortesia e volle accom-pagnarmi in un “giro turistico”, senza accennare al motivo della telefonata. Mostrandomidentro San Marco i plutei dell’iconostasi che praticamente toglievano da tre quarti la visibilità

233

1956

21 ottobre, domenicaDies sanctificatus. S. Messa a S. Giuliano per A.C.1015 con parole del

Vangelo: ordine religioso ed ordine: quae sunt Cesaris Cesari.1016 Invito apregare per la Polonia.1017 Visito poi a S. Basso la riunione Artigianato e

dell’altar maggiore, rilevava l’assurdo religioso di questa segregazione, chiedendo di sostenerlopresso le Belle Arti perché i plutei fossero rimossi. Per questo mi aveva invitato a Venezia? Nonmi pareva possibile. Né pensai che potesse trattarsi di alcuni lavori da farsi nello storico edificiopatriarcale di San Lorenzo Giustiniani. Proseguimmo in motoscafo per l’Isola della Salute e quifu tutto chiaro. Da tempo inutilizzati, vi erano là vastissimi ambienti demaniali un tempodestinati a magazzini della dogana del sale. Erano attigui al Seminario Maggiore, mentre ilMinore era stato traslocato fuori Venezia, vicino al Grappa, con grave disagio dei familiari cheavrebbero desiderato tener sotto gli occhi i ragazzi seminaristi. Se non errava, disse, lo Statoaveva fatto una legge per assegnare le terre incoltivate: ma avevamo la coscienza a posto, lascian-do andare in rovina locali così bene ubicati in pieno Canal Grande? Poneva quindi a me mini-stro delle Finanze formale istanza di averli in una qualche forma di assegnazione; e si impegna-va a fare un restauro adeguato – senza nulla toccare all’esterno – per sistemarvi i suoi seminaristi.[…] Tornai con lui in patriarcato; volle che, in attesa della colazione, sostassi un po’ nella stanzache era stata di Pio X e che egli aveva fatto risistemare con il vecchio mobilio di Papa Sarto.Constatando l’affetto con cui, scampato dalle sospettose persecuzioni moderniste, si esprime-va per Pio X, mi permisi di chiedere una interpretazione autentica. Mi consigliò di farmi dare inlettura dalla Congregazione dei Riti gli atti del processo canonico di beatificazione nei qualicertamente si era andati in profondità sull’argomento. […] Non accettò che mi congedassidopo colazione, volendo invitare la sera a pranzo qualche amico per stare tutti insieme. E,saputo che il mio autista attendeva a piazzale Roma, lo mandò a prendere, dicendosi sicuro chenon gli avrebbe fatto dispiacere di stare a mensa con il Patriarca. Mi parlò in quel pomeriggio ditante cose, unendo una caratteristica arguzia all’ispirazione religiosa più edificante. Ricordò alungo De Gasperi, la sua umiltà, il prestigio internazionale, le fatiche della ricostruzione. Sualcune figure romane si esprimeva con accenti divertenti; la definizione del cardinal Ottaviani adesempio: “Alfredo è un amico carissimo, peccato che sia cecuziente ed abbia quel sottogola chesi muove come la laguna quando c’è scirocco”. Naturalmente si fece riferimento più volte a donBelvederi e alla comunità delle suore di Priscilla da lui fondata. Che il Belvederi non avesse…fatto carriera, gli sembrava davvero ingiusto. Fu una giornata che io… e il mio autista nonavremmo certamente dimenticato»: G. ANDREOTTI, Ad ogni morte di Papa. I Papi che ho conosciuto,Milano 1980, pp. 68-70.

1015 «Celebra la Messa a San Giuliano per la Assemblea diocesana dei Dirigenti di A.C. esuccessivamente presiede la loro adunanza in patriarchìo»: Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 385.

1016 Missale, Dominica Vigesima secunda post Pentecosten, Sequentia sancti Evangelii secundumMatthæum (Mt 22,15-21).

1017 Già durante il mese di giugno, a Poznan, era esplosa la protesta degli operai contro lapolitica industriale intrapresa dal regime comunista: l’immediata repressione attuata dall’eserci-to aveva lasciato sul campo oltre cinquanta morti. Le nuove tensioni erano ora – a distanza dipochi mesi dal Rapporto Chruscev sui crimini staliniani – determinate dalle opzioni dell’URSScirca la leadership del Partito Comunista Polacco: alla fine il leader sovietico deciderà di andareincontro alle richieste della base restituendo la guida del paese a Gomulka, arrestato nel 1951con l’accusa di «deviazionismo», e operando un’epurazione all’interno del Partito; verrà altresì

234

1956

ricevo Sotto Segretario Bullo!.1018 Alle 10.30 grande adunanza A.C. in sa-lone Pio X relaz. Bacchion, [[Pagan ecc.]]

Mio discorso incoraggiante: con segnalazione speciale campagna perla moralità ecc. Grande entusiasmo.

Nel pomeriggio eguale adunanza per Sezione Donne. Relazione Pa-gan e Ellero. Sempre molto fervore: ed impressione felice circa tendenzanella generalità a pensare e a oprare! con serietà e con pace.1019 Una voltalevato il dente cariato, tutta la mascella è guarita e torna a masticare. Spe-riamo che l’aggiustatura non si guasti di nuovo1020.

<Famiglia – Scuola – Bottega>

22 ottobre, lunedìA Torreglia per la Conferenza Episcopale. Trovo tutti gli Ecc.mi ar-

civ. e vescovi, di buona faccia e di buona lena. In nomine Dñi: e con gran-de bontà verso l’umile Patriarca. Ordine di decananza: arciv[escovo] DeFerrari di Trento: a[rcivescovo] v[escovo] Urbani di Verona: arc. Am-brosi di Gorizia: <[[arciv. Zaffonato di Udine]]> arciv[escovo] v[escovo]Negrin di Treviso: <arci>vescovo Zaffonato di Udine. Seguono i vesco-vi: Santin di Trieste, Mazzocco di Adria, De Zanche di Concordia, Zinatodi Vicenza, Bortignon di Padova, Piasentini di Chioggia, Muccin di Feltre<Gargitter di Brixen, Carraro di Vittorio V[eneto]>

Nel pomeriggio io diedi informazione completa circa riunioni di Pom-pei, sulla traccia dei 4 rapporti Borromeo, Nicodemo, Urbani e Pignedoli.1021

stipulato un trattato per la partenza delle truppe sovietiche dalla Polonia. Alle prime notiziedelle vittime polacche il patriarca aveva reagito già durante l’omelia pronunciata a Padova il 24giugno: «al nostro orecchio – aveva detto Roncalli – arriva da qualche settimana il lugubresussurro di scene e di stragi, che per le loro proporzioni superano di gran lunga quanto fu pervent’anni orrore e gemito della regione “che siede fra Rialto e la fontana di Brenta di Pieve”!

[DANTE ALIGHIERI, La Divina Commedia, Paradiso, canto IX]. Segno evidente che l’antico nemiconon può darsi pace: “adversarius noster diabolicus sicut leo rugiens circuit quaerens quemdevoret”», L’alto concetto e il sacro valore della libertà in un discorso del Cardinale Patriarca, cit., p. 230.

1018 «A San Basso saluta i partecipanti al Convegno dell’INIASA (Ist. Naz. It. AssistenzaScuole Professionali) e gradisce il cortese ossequio del Sottosegretario di Stato on. FiorentinoSullo che presiede i lavori»: Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 385.

1019 In vista della ripresa della attività per il nuovo anno sociale di A.C. il patriarca avevaindirizzato all’associazione, sotto questa stessa data, un messaggio: Augurale saluto all’Assem-blea diocesana di A.C., in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 350.

1020 Sta alludendo alle correnti politiche favorevoli all’apertura a sinistra presenti a Venezia:Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

1021 Cfr. supra, appunti del 10 ottobre 1956. «L’Eminentissimo Presidente – indica ilverbale – informa sulla ultima Conferenza Episcopale italiana, tenuta a Pompei. Fa notare che

235

1956

Tutto accolto molto bene. Esaminato altresì disegno circa lettera colletti-va, affidata a mgr. Carraro vescovo di Vittorio Veneto sul tempo: Il pro-blema della gioventù.1022

23 ottobre, martedìA Torreglia: mia forte [[per]] applicazione per discorso pomeridiano

in occasione Bened. I Pietra della Casa della Provvidenza S. Antonio. La-voro dell’Assemblea in mattinata vari punti ordine del giorno. L’Episcopa-to intero tutto presente: cerimonia «Cottolengo Veneto» alla presenza on. Se-gni presid. del Governo. Tutto procedette semplice e solenne: folla innu-merevole e fervorosa di consensi e di grande aspettazione. Discorsi deisindaci, di Sarmeola brevissimo, di Padova <prof. Crescente>, degno diun Vescovo, mio riuscito, pare, molto efficace e bene accolto:1023 infinesemplici ma preziose e care parole di Segni.

fu trattato un tema unico: “L’apertura a sinistra” e riferisce sulle relazioni esaminate e discussedagli Eminentissimi ed Eccellentissimi Metropoliti […]. Gli Eccellentissimi pregano SuaEminenza di esprimere al Presidente della CEI il loro voto unanime per la sollecita compilazio-ne di un “Direttorio Pastorale in materia sociale”», in Conferenza Episcopale della Regione Trivenetatenuta a Torreglia Alta nei giorni 22-23-24 ottobre 1956, p. 2, in ASPV, Curia Patriarcale, Sezionemoderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Triveneta 1956»(le relazioni di Borromeo, Nicodemo, Urbani e Pignedoli verranno riprodotte integralmentecome allegati al verbale).

1022 Il verbale indica che «dopo ampia discussione sullo schema presentato dal Relatore,per un eventuale documento collettivo sui giovani, si delibera che lo stesso Relatore ne stenderàla stesura definitiva. Questa poi sarà inviata in visione a tutti gli Eccellentissimi per eventualiosservazioni. Tutti sono del parere che esca per il mese di Novembre», ibidem. Per il testodefinitivo della lettera cfr. Problemi attuali dei giovani. Lettera Collettiva dell’Episcopato della RegioneConciliare Veneta, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 11-22.

1023 «Ecco: noi siamo qui, rappresentanti dell’ordine ecclesiastico e dell’ordine civile, convenu-ti da tutti i punti della Regione Veneta per una comune supplicazione, perché scenda dal cielo,con la benedizione liturgica, il fuoco sacro sulla pietra preparata, la prima di migliaia, e di milionidi pietre, all’edificio di un monumento che vuol essere glorificazione solenne della carità umanae cristiana: esercizio ed incitamento alla più alta e sincera fraternità per un popolo credente, cheintende prolungare ed ampliare la tradizione dei secoli ispirantisi alla civiltà che da Gesù Salvato-re del mondo prende nome e vita. Io sono venuto da Venezia, umile e lontano successore diquel Patriarca, S. Lorenzo Giustiniani, primo di questa dignità e di questo nome, che ai titolidella sua grandezza di pontefice insigne, di dottore soave, di onore e di gloria dei prelati,aggiunse quello di padre dei poveri; […] tale, miei signori, miei fratelli, è la significazione dellapresenza dell’intero Episcopato Triveneto al rito iniziale che oggi stiamo compiendo. Riaffermarela bellezza del precetto del Signore, in esempio e ad insegnamento alla gente nostra: cioè la curadei poveri, degli ammalati, di quanti sono il rifiuto della società, qui raccolti da tutti i punti diquesta nostra Regione, come al Santo canonico Cottolengo riuscì di fare in Piemonte con la suaPiccola Casa della Provvidenza, divenuta ormai una istituzione di celebrità mondiale. […] Sobene che noi attraversiamo un’epoca in cui la parola d’ordine è la giustizia. […] Ma la carità ai

236

1956

Tornati a Torreglia riprendemmo le adunanze: tema la musica1024 ela riforma di alcune cerimonie della Messa e del Breviario.1025 Dopocena riunione ristretta Patriarca, Udine, Concordia e Vittorio [Veneto]circa assistenza Basso Piave.

poveri, agli infermi, ai diseredati, la carità umana e cristiana, dico specialmente cristiana edevangelica, sopravanza di gran lunga ogni giustizia: nel senso che deve precedere, accompagnare,vivificare la giustizia e seguirne l’esercizio. Quante lacune da colmare, oltre la stretta e magraapplicazione della giustizia, che spesso arriva, quando arriva, stanca, impotente e contrastata! Lacarità, invece, non viene mai meno: charitas numquam excidit», Benedizione della prima pietra del«Cottolengo Veneto» a Padova, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 351-354; poi in Scritti ediscorsi, II, pp. 484-488.

1024 «Dopo ampia discussione, si conviene sui punti seguenti: 1. – Strumenti musicali: a) èpermesso in chiesa l’uso degli strumenti musicali ad arco; per tutti gli altri si richiede la licenzadell’Ordinario del luogo. b) I diplomati di qualsiasi scuola, per eseguire nelle chiese, devonoessere muniti di una licenza della Curia Vescovile, che riconosca la loro preparazione tecnica eliturgica; c) per la celebrazione di Matrimoni, come anche per l’uso in genere degli strumentimusicali in chiesa, si ritiene opportuno di affidare a competenti lo studio di un regolamentoche disciplini in senso pastorale l’uso eventuale degli strumenti musicali; d) per l’esecuzionedi concerti musicali nelle chiese si stia al Concilio Provinciale Triveneto»: Conferenza Episcopaledella Regione Triveneta tenuta a Torreglia Alta nei giorni 22-23-24 ottobre 1956, cit., p. 1.

1025 Il verbale non dà conto di questa discussione: ma sappiamo che il 17 maggio 1956 lacongregazione dei Riti aveva disposto di interpellare i metropoliti circa l’avanzamento di pro-poste per la riforma del Breviario; il 30 gennaio 1957 il patriarca Roncalli inoltrerà a Roma i suoisuggerimenti, emersi appunto, come scriveva, dal confronto coi propri suffraganei: «Principigenerali[:] 1. Accrescere il legame tra la s. Messa e la Ufficiatura. 2. Costituire per la recitazioneindividuale un Ufficio differenziato da quello stabilito per la recitazione corale: a) abbreviato inmaniera che il sacerdote possa agevolmente compiere le pratiche stabilite dal can. 125, 2 delC.I.C.; b) semplificato nello schema di recitazione. 3. Curare che la lezione dei Libri Sacri, esegnatamente del Salterio, nella nuova traduzione, corrisponda in tutti i libri liturgici, specie nelMessale. Singole parti[:] Calendario. – 1. Riformare la dicitura del “gradus” nel “ritus”, non piùconsona agli attuali schemi, sostituendo l’espressione “duplex” etc., con altre, ad es. “sollem-nis”, “simplex”, etc. 2. Dare preferenza all’Ufficio del tempo, conservando del Santorale per laChiesa universale soltanto le feste di quei Santi che sono effettivamente onorati dovunque:lasciando alle singole diocesi, istituzioni, etc., la facoltà di celebrare feste dei Santi “proprii”. 3.Eliminare in ogni caso gli Uffici di invenzioni, traslazioni, commemorazioni, e, in genere, difeste duplicate. 4. Sopprimere la vigilia di S. Lorenzo M. 5. Assorbire nei “tempi” le attuali“ottave”… Responsori. – Tendenza a sopprimerli, sia dopo le lezioni, sia dopo il capitolo delleore: o per lo meno a ridurli, eliminando la ripetizione. Salmi e cantici. – Togliere quelli che nonsono attuali per le ragioni specifiche per le quali furono composti. Mattutino. – 1. Sia congegnatoin maniera da costituire la “meditazione” quotidiana, e la preparazione prossima alla santaMessa. 2. Abbia maggiore varietà dell’attuale, pur conservando una opportuna brevità: sce-gliendo, come accennato, più largamente e opportunamente tra la Sacra Scrittura e i Ss. Padri perle letture. Lodi. – Assumano la funzione di ringraziamento dopo la celebrazione del SacrificioEucaristico. Ore minori. – Prima: Ridotta allo schema delle altre ore attuali, ma con la lettura delMartirologio (opportunamente inserito in quattro parti, e come appendice del Breviario) perchénon vada perduta la memoria di tanti Santi non più ricordati nel Santorale. Terza, Sesta e Nona:

237

1956

24 ottobre, mercoledìA Torreglia. Buon lavoro continuato. Discussione viva circa le tasse

Curiali, il teatro,1026 la musica in Chiesa pro e contro i cori misti. Variazio-ni circa questo motivo. Estraniarsi da tutto in un diniego assoluto circa lapresenza muliebre, o [[se]] tollerare volta per volta et cum juicio,1027 e quan-to al principio generale sospendere in attesa di nuove condizioni per pre-servare e purificare. Vedere i saggi di Venezia e di Rovigo.1028

Nel complesso ottimo ritrovo che fa bene allo spirito ed al cuoreepiscopale. Credetti bene tornare a Venezia la sera. Mi accompagna il gio-vane Segret. Cerimoniere di S.E. mgr. Patriarca e trovai in casa tutto bene.

25 ottobre, giovedìA Venezia: Giornata sacerdotale con larghissima presenza di parroci

e capellani.1029 Mie parole di introduzione inspiratemi dal salmo 22: Domi-

a) Eliminare i capitoli e i responsori; b) ridurle eventualmente ad una unica ora»: SACRA RITUUMCONGREGATIO - SECTIO HISTORICA, Memoria sulla riforma liturgica, Supplemento IV: Consultazionedell’Episcopato intorno alla riforma del Breviario Romano (1956-1957), risultati e deduzioni, Città delVaticano 1957, p. 95.

1026 Relativamente alle tasse curiali viene approvata una nuova tabella, riprodotta nel verba-le come Allegato 6; circa i «Teatri parrocchiali», argomento su cui relaziona mons. Zaffonato,«dopo ampia discussione si conclude di non prendere decisioni sull’argomento, rimandando-ne lo studio ad altra circostanza. Gli Eccellentissimi hanno facoltà di giudicare e decidere in casiparticolari», Conferenza Episcopale della Regione Triveneta tenuta a Torreglia Alta nei giorni 22-23-24ottobre 1956, cit., p. 2.

1027 A. MANZONI, I promessi sposi, cap. XIII, par. 29.1028 Il 7 marzo 1956 la congregazione dei Riti, interpellata, era intervenuta sulla questione

dichiarando: «mens est ut viri a mulieribus et puellis omnino sint separati, vitato quolibetinconvenienti, et onerata super his Ordinariorum conscientia»: cfr. «Bollettino», 48 (1957)/1-2,p. 6. Il verbale di questa conferenza riguardo alla questione indica che: «a) Resta ferma la proibi-zione dei cori misti. Qualora in qualche Diocesi, a giudizio dell’Ordinario del luogo, si senta lanecessità dei cori misti, possono essere permessi dallo stesso ordinario del luogo, il quale nedisciplinerà il funzionamento, ed a questa disciplina sono tenuti anche i religiosi; b) per i corifemminili si stia al Concilio Provinciale Triveneto; c) Cori alternati. È buona cosa istruire ilpopolo per esecuzione di canti a cori alternati», Conferenza Episcopale della Regione Triveneta tenutaa Torreglia Alta nei giorni 22-23-24 ottobre 1956, cit., pp. 2-3.

1029 Il 15 ottobre Roncalli aveva indirizzato un messaggio al clero veneziano auspicandoche il nuovo anno sociale potesse segnare «un progresso quanto alla percentuale dei partecipantiai ritiri ed alla soluzione dei “Casi” ed alle “Giornate sacerdotali” in Seminario: ed un progressoinoltre quanto all’interessamento di ciascuno per la edificazione di tutti insieme. Sacerdoti delSignore, non sarà mai abbastanza ricordato il manzoniano “Non sei qui per te” di fra’ Cristo-foro. Siamo infatti i servitori delle anime, che talora esigono più che non riusciamo a dare. Mail nostro sforzo di perfezionamento interiore e di preparazione culturale non deve arrestarsimai. Tutto serve. Ed il vedere le sollecitudini del clero nel corrispondere ai semplici desideri,

238

1956

nus, pascit [[che]] me, che io chiamerei il «Salmo del buon prete». Seguironoprima e dopo mezzodì due relazioni, sulla Pastorale moderna dettata dalprof. [[mgr]] di morale don Mario d’Este, e poi sul digiuno Eucaristicosecondo le modificazioni più recenti.1030 Il prof. Panciera! disse [[pontef]]anche lui molto bene,1031 ma troppe interruzioni inconcludenti. Si torneràin argomento. Io chiusi con alcune annotazioni di carattere pratico e invi-tai a venire a Venezia per la Pasqua del nuovo anno per la inaugurazionedel Seminario Minore che si sta preparando [[pres]] alla Dogana. Spes mes-sis in semine.1032

26 ottobre, venerdìFinalmente sotto la tenda quasi invernale a Venezia.Ieri sera ricevetti don Bentivoglio della Gioventù Femminile che pre-

para il Convegno del 18 nov. a S. Giorgio.1033 Stamane sempre udienze:Jandelli, Macacek, padre Isacco Armeno, cav. Mario Corsari: don EmilioMenegozzo arciprete di Caldogno, ecc.

Da tre giorni notizie dolorose da Varsavia e da Budapest dove è scoppia-ta la rivoluzione contro il governo tirannico dei rappresentanti di Mosca.1034

Dopo cena dettai a mgr. Loris un invito alla diocesi per protestare e pre-gare. Sarà publicato domattina.1035 Alle ore 21.30 scesi agli uffici dei Sa-cerdoti Cattolici per una visita a questo sodalizio con cui ho l’intenzione

oltre che ai comandi della S. Chiesa è edificante per il nostro popolo, ed innanzitutto per i nostrigiovani figlioli, che vanno soggetti alle moltiplicate tentazioni di disobbedire, e di fare di testaloro», «Giornate sacerdotali» – Ritiri mensili – Soluzione dei Casi, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12,p. 349.

1030 Sulla rivista diocesana i temi vengono rispettivamente enunciati come «Attuali orienta-menti della teologia pastorale (scienza e arte)» e «Attuale disciplina canonica del digiuno Eucaristico: suevarie interpretazioni: ammissibili ed inesatte», «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p. 307.

1031 Giorgio Panzera (1928-1984), originario di Catania, era stato ordinato sacerdote nel1951; cooperatore a S. Stae e vicario a S. Maria Mater Domini, era notaio del Tribunale ecclesia-stico regionale e docente di Diritto canonico in Seminario; nel 1966 partirà per la missione diNgovio e Ishiara in Kenya, cfr. Liber Vitae, p. 17.

1032 Cfr. supra, appunti del 30 agosto 1956.1033 Don Leone Bentivoglio era vice assistente nazionale della Gioventù Femminile di

A.C.; sarà successivamente consulente ecclesiastico centrale del Centro Italiano Femminile.1034 Parallelamente ai tumulti polacchi ne erano esplosi altri in Ungheria, dove tra il 26 e il

27 ottobre ci furono manifestazioni di piazza che chiedevano l’indipendenza del paese, l’in-staurazione di un sistema pluripartitico, libertà di stampa e l’abbandono del paese da parte delletruppe sovietiche.

1035 «Quanto avviene nel cuore d’Europa – indicherà Roncalli in questo testo – conferma lasentenza di uno scrittore francese che la rivoluzione ammazza i figli che ha generato e nutrito.

239

1956

di tenere maggior contatto, che non abbia avuto sin qui. Fui contento.Uscendo mi incontrai con Dorigo che salutai amabilmente.

27 ottobre, sabatoLe notizie dall’Ungheria e dalla Polonia sempre preoccupanti.1036 Si

aggiungono complicazioni fra Israele e l’Egitto:1037 e poi in Africa del Nord,con Algeria, Tunisia e Marocco.1038 Cose gravi assai per quel che sono eper quel che celano. A sera dopo cena per la prima volta dacché mi trovoa Venezia venni invitato e ricevuto dai Laureati che alloggiano qui in pa-

Questo fenomeno è consacrato alla storia dei secoli passati: ma giammai apparve così terribilenelle sue realizzazioni come oggi, per quel poco di notizie, anche se incerte, che arriva sino a noi.Ciò solleva in tutte le anime, educate al senso della fraternità umana, che dico? della fraternitàcristiana, più vivo ed acuto il dolore e l’orrore. Noi non abbiamo a nostra disposizione altraespressione che conclamare a chiara voce la realtà truce e tremenda, in omaggio alla verità ed ai diritticonculcati della personalità umana. […] Educati inoltre, come siamo, ai principi soprannaturali,noi scorgiamo, al di là e al di sopra delle umane miserie, il Cristo sofferente e misericordioso, egridiamo a lui la universale preghiera, che è di tutte le lingue: la latina, la greca, la slava: “Domine,miserere: Kyrie eleison: Gospodi pomilui: Dio, abbi misericordia di noi!”. Questa nostra preghiera di figlidella libertà, sottratti fin qui, e speriamolo per sempre, all’imperio prepotente della violenza e dellatirannia, giunga al trono dell’altissimo, che guarda le nazioni, e le fa sanabili nei momenti più tragicidella loro storia. […] Il nostro voto ardente si unisce a quello dei fratelli nostri che vivono giornatedi estrema angoscia, nei diversi campi in cui essi danno testimonianza a quei principi a cui il Cristoci ha egualmente elevati; e che sono gli elementi più sicuri della dignità e della prosperità dei popoli.Invito perciò i miei diletti collaboratori del ministero pastorale a promuovere, nella imminentefesta di Cristo Re, e nei giorni seguenti, funzioni di suffragio per le vittime, di riparazione e dipropiziazione, illustrando con sobria e fraterna parola questa mia comunicazione», Perché la giusti-zia e la pace trionfino in terra d’Ungheria, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 391-392.

1036 Scrive sotto questa data a mons. Piazzi: «Purtroppo la grande tempesta s’addensa sullenazioni funestate dal comunismo. Anch’io sto protestando ed invitando alla preghiera. A fulgureet tempestate libera nos, Domine»: GIOVANNI XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 433.

1037 Era giunta al culmine la crisi di Suez, determinata dal rifiuto dei paesi occidentali dellaconcessione di un finanziamento per la costruzione della diga di Assuan e dalla conseguentedecisione del leader egiziano Nasser di procedere alla nazionalizzazione della Compagnia delCanale di Suez. Gran Bretagna e Francia, i due paesi principalmente danneggiati da tale decisio-ne, avevano deciso in questi giorni di intraprendere, alleandosi con Israele, un’azione militarecontro l’Egitto. L’esercito israeliano travolgerà le forze egiziane, occupando la striscia di Gaza ela penisola del Sinai. La minaccia di un intervento dell’Unione Sovietica al fianco dell’Egittoindurrà gli Stati Uniti a premere su Gran Bretagna, Francia ed Israele per il ritiro dall’Egitto; nelmarzo 1957 il Canale verrà riaperto al traffico marittimo.

1038 Tunisia e Marocco, legati alla Francia da tempo da un rapporto di protettorato, avevanofinalmente proclamato la loro indipendenza; restava invece molto più tesa la situazione inAlgeria, dove il Fronte di Liberazione Nazionale conduceva ormai da alcuni anni una battagliaper la piena indipendenza dalla Francia, ancora restia a privarsi di quella che era a tutti gli effettiuna porzione del proprio territorio metropolitano.

240

1956

triarchìo, a pochi metri di distanza. C’erano mgr. Bosa, e sac. prof. Ger-mano Pattaro e don Mario d’Este. Mi ero preparato leggendo alcune pa-gine di un volume-antologia del compianto mgr. Bernareggi ricordato eammirato quale quasi fondatore, certo grande e benemerito promotoredi questo bel movimento.1039 Bravi i presenti: ma quid sunt inter tantos? [Gv6,9] Qui c’è molto, molto da fare.

28 ottobre, domenica [N.S. Gesù Cristo Re]Dies Dñi plenissima. Benedizione ed inaugurazione <di> due novissime

chiese: Maria Ausiliatrice della Gazzera e S. Giuseppe nel quartiere <S.Marco>: due Messe mie, due prediche d’occasione, senza dimenticare lesofferenze di oltre cortina. Alle 10.30 in municipio di Mestre saluto ainumerosi laureati di Mestre, poi alle dirigenti di Azione Cattolica delleparrocchie della regione.

Alle 11.30 assisto alla Messa a S. Lorenzo, con Duomo al solito gre-mitissimo. Parlai della regalità di Cristo con applicazioni pratiche alle cir-costanze. Grande attenzione. Colazione presso mgr. arciprete Da Villacon ricevimento della Giunta Parrocchiale. Grande soddisfazione per idue nuovi centri di pietà religiosa e di vita parrocchiale.

29 ottobre, lunedìGiornata chiusa, con udienze e lavoro in attesa Messa Vespertina a S.

Salvador per vittime disordini ed oppressioni comuniste in Ungheria ePolonia. Folla immensa a questa cerimonia con tutte le Autorità presenti.Mio breve discorso infra Missam Apost. e le esequie: l’ho letto con calma:inspirandomi al Salmo 74. Bene, bene: dovetti impressionare. Però nonfui troppo veemente contro gli iniqui anche se meritevoli?1040 Certo que-

1039 Forse Roncalli sta sfogliando Professione, cultura, società. Scritti di Adriano Bernareggi,edito a Roma da Studium nel 1954; per una bibliografia degli scritti bernareggiani cfr. L.CORTESI, Frammenti per la storia di un’anima. Scelta delle note intime di mons. Adriano Bernareggi, inMiscellanea Adriano Bernareggi. Testi e studi offerti alla memoria di Mons. A. Bernareggi arcivescovo-vescovo di Bergamo nel quinto anniversario della morte, promossa da Mons. Giuseppe Piazzi, vescovo diBergamo, a cura di L. Cortesi, Bergamo 1958, pp. 319-325. Sull’impegno di mons. Bernareggi(1884-1953), già vescovo di Bergamo dal 1936 alla morte, nel Movimento laureati di A.C. siveda G. SCAGLIA, La «seconda diocesi». Il Movimento Laureati di A.C. e le Settimane Sociali, in AdrianoBernareggi. Vescovo di Bergamo 1932-1953, Bergamo 1979, pp. 61-86.

1040 «Nel cuore di Europa eccoci in faccia ad uno dei fenomeni più gravi e più terribili dellastoria: non nuovi in verità, ma più spaventosi che mai. […] Quando i cieli sono chiusi, piùnessuna luce viene di là! La violenza lavora nelle tenebre. Gli umili ne soffrono, fino alla miseriaed allo sterminio. Eppure quei santi principi che governano le nazioni permangono solidi edincorrotti, quando la luce di Dio li penetra e li vivifica. […] Stamane recitammo noi sacerdoti nel

241

1956

sto stile non corrisponde al mio vezzo ordinario di predicare.1041 In Dñoconfido. Dopo le cerimonie mgr. Gianfranceschi mi trattenne a cena cheho molto gradito. C’erano anche mgr. Agostino Ferrari, e prof. Bac-chion. Scambio di impressioni sopra gli avvenimenti in corso. A peste,fame et bello libera nos, Domine.1042

30 ottobre, martedìSempre udienze al mattino, con qualche fastidiuccio. In patientia, lae-

titia: e basta. Fra i visitatori il p. Martegani s.j. assistente gen.:1043 prof.Colombo presid. dei Laureati: Madre Carloni delle dame del S. Cuoredi Padova, ecc.

breviario il salmo 74. – Guai a voi, o reggitori insensati, che, ponendo Iddio al di fuori dei vostricalcoli umani: distruggendo i templi suoi, le tradizioni più sacre, imprigionando i ministri delculto e i fedeli loro collaboratori, confidate nella perpetuità dei vostri trionfi. Il Signore tiene pursempre aperte le sue braccia a misericordia, sopra i figli della sua creazione, e applica, a loro salute,i meriti e i richiami del sacrificio di Cristo per la umanità. – Guai a voi, che immaginaste di creareun nuovo mondo fondato sulla iniquità e nel dispregio della duplice legge della giustizia edell’amore. Sovvertendo l’Oriente e l’Occidente, voi avete diffuso in tutto il mondo l’inquietudi-ne e il disordine. Iddio ha il tempo suo per compiere la rivendicazione dei diritti conculcati. Egligiudica tutto con rettitudine. “Ondeggi pure la terra con tutti i suoi abitanti: io, dice il Signore, netengo ferme le basi”. “O voi, gente iniqua, continua il Salmo, smettete la vostra tracotanza; nonalzate la testa contro il cielo, non parlate protervi contro Dio”. “Ecco: – dice il Signore – io tengoin mano la coppa dove fermenta un vino carico di droghe: tutto arriva a suo tempo, ed io neverso qua e là: tutti gli iniqui della terra bevono a questa coppa; la loro potenza sarà stroncata:mentre quella del giusto si rialzerà”. Il Libro Sacro suggerisce dunque a noi di guardare sgomentigli empi di oggi; essi stessi vittime per altro, anzi le prime, e spesso incoscienti, di una aberrazio-ne ideologica, che sottilmente, ma con esito nefasto, ha avvelenato intere generazioni. Essirestano pur sempre nostri fratelli: e la nostra angoscia non cessa di essere compassione per loro,espressa davanti agli altari, perché l’Onnipotente, che può sollevare il vento che spazza via lanuvolaglia, ridìa chiarore alle loro coscienze, e le accolga in una vastissima effusione di misericor-dia e di perdono. Ma la nostra preghiera si innalza più accorata a favore delle vittime della violenzae della iniquità, delle migliaia di anime stroncate orrendamente dalla vita di quaggiù, nell’atto disacrificarsi nell’esercizio eroico di un amore di patria, che non è oppressione del forte sul debole:non è disprezzo del diritto altrui: ma legge di Vangelo e di ordinata fraternità», Quando i cieli sonochiusi nessuna luce più viene di là, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 393-394.

1041 Sulle modalità di svolgimento della predicazione Roncalli si era soffermato altre volte,mostrando di prediligere un registro consolatorio: cfr. supra, appunti del 13 febbraio 1956; masi veda anche Pace e Vangelo, I, pp. 308, 358 e 459.

1042 Rituale, Litanie Sanctorum.1043 Giacomo Martegani (1902-1981), membro della Compagnia di Gesù dal 1922, era

stato direttore de «La Civiltà Cattolica» dal 1935 al 1955 (periodo durante il quale aveva anchecollaborato con mons. Ronca per il movimento «Civiltà Italica»); in questo momento eraassistente d’Italia per i Gesuiti, carica che rivestirà sino al 1965; dal 1967 al 1973 sarà direttoregenerale della Radio Vaticana.

242

1956

A sera attenzione ai dolorosi avvenimenti del giorno. Ore 15 grandeadunanza annuale delle Donne Cattoliche presiedute dalla sig.ra Rossidi Roma che parla bene. Molto entusiasmo e buon campo di lavoro.Mie parole: i ricordi del L della fondazione della Unione Donne Catto-liche: e mia nomina di I Assistente Eccl. a Bergamo:1044 il Vangelo inmezzo in corde et in labiis:1045 benedizione. Dopo cena a Ca’ Giustinianiassisto ai due discorsi, forti ed efficaci, [di] mgr. Loris e prof. Bacchion,sugli eccessi del Comunismo oltre cortina.

<Adunanza delle Donne terminata in S. Marco davanti alla Nicopeia:litanie: preghiera di mgr. Montini. Bello e consolante>

31 ottobre, mercoledìNotevole la visita fatta stamane sui punti dell’arcone a sinistra di S.

Marco per ovviare alle crepe evidenti nei muri sotto i mosaici delle volte.I rigonfiamenti dicono pericolo e minaccia. Ero in compagnia del protoForlati: e fù bene che io abbia veduto coi miei occhi, ad ogni buon fine.

Stamane arrivò pure mgr. Ferrari Agostino che trattenni a colazionecon Forlati. Seguì un tempo cattivo e freddo. Dopo cena mi recai con donLoris a visitare mgr. Macacek in casa. Va abbastanza bene: ma si tiene colpiede fasciato, il che è cattivo segno.1046 Purtroppo sono suoni di campanello.Lo sorregge però lo spirito sacerdotale schietto ed elevato. Accolte volen-tieri le parole di mgr. Loris pronunciate a Ca’ Giustiniani e ripetute al!1047

1 novembre, giovedì [Tutti i Santi]S. Messa alla Scuola di S. Gio. Evangelista restaurata. Gran maestro

conte Alessandro Marcello. Cerimonia semplice, con poca gente: ma toc-cante: presi e riconsegnai la chiave delle Reliquie preziose della S. Croce.Mie parole al Vangelo[:] S. Giov. Evang. che ci introduce alla Apocalisse ealla visione celeste. Motivo di elevazione verso la verità e le virtù più alte.1048

1044 Sin dal 1917 don Angelo Roncalli era stato coinvolto nella costituzione della GioventùFemminile di A.C. a Bergamo, che verrà ufficialmente fondata nel maggio 1919: su questa fasedel suo ministero si veda ora B. CURTARELLI, Don Angelo Roncalli. Origini e sviluppo del MovimentoCattolico Femminile a Bergamo, Milano 2006.

1045 Missale, Ordo Missæ.1046 Cfr. supra, appunti del 9 agosto 1956.1047 Mons. Capovilla era intervenuto qualche giorno prima insieme al presidente di A.C.

Bacchion a una manifestazione pubblica organizzata dai cattolici veneziani sugli eventi unghe-resi: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

1048 Cfr. Missale, In Festo Omnium Sanctorum, Lectio libri Apocalypsis beati Joannis Apostoli (Ap7,2-12).

243

1956

Alle 10 assistetti solemniter alla Messa di mgr. Seno a S. Marco: mieparole al Vangelo dalla porta della iconostasi. Una bella folla attentissima.L’anno scorso presi lo spunto da S. Lorenzo Giustiniani:1049 quest’anno daS. Beda vener. L’Ognissanti è: a) exultatio in coelis: b) laetitia in terris: c)triumphalis Ecclesiae corona1050 – Accenno ai trionfi della Chiesa, comequelli di Gesù, cioè attraverso la croce e le sofferenze. Fervido accenno aiCardinali di Varsavia e di Budapest portati in trionfo in questi giorni dopola insurrezione anticomunista.1051

2 novembre, venerdì [Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti]Poveri morti. Me li vidi tutti intorno al mio altare dove celebrai in

capella le tre Messe solo.1052 Mi assisteva il chierico Trevisan. Celebrai concalma: spero con frutto di intercessione per tutti: certo i miei defunti dicasa mi furono più vicini. In 4 anni dacche´ sono cardinale: 3 sorelle, unfratello, un nipote. Lux perpetua luceat eis cum sanctis Dñi.1053 Alle 10 assistet-ti alla Messa in S. Marco: tempo brutto: poca gente: in coro quasi nessun

1049 Cfr. Pace e vangelo, I, p. 617.1050 Breviarium, Pars Autumnalis, Die 1 Novembris, In Festo Omnium Sanctorum, In II Nocturno,

Sermo sancti Bedæ Venerabilis Presbyteri, Sermo 18 de Sanctis.1051 Il card. Wyszynski (1901-1981), primate di Polonia dal 1948, era stato messo agli

arresti insieme ad altri sette presuli dal regime comunista nel settembre 1953 per essersi oppo-sto a una serie di misure legislative mirate a stabilire un più stretto controllo dell’autorità statalesulla chiesa polacca: era stato liberato dalle stesse autorità il 26 ottobre. Anche il card. Mindszen-ty (1892-1975), primate d’Ungheria dal 1945, condannato all’ergastolo dal regime comunistanel 1949, era stato liberato in queste giornate: la rapida soppressione dei moti da parte delletruppe del Patto di Varsavia lo spingeranno a cercare rifugio presso l’ambasciata statunitense aBudapest, dove resterà confinato sino al 1971. Il 31 ottobre Roncalli aveva inviato un telegram-ma di felicitazioni a Wyszynski: «Laetor tecum de laqueo contrito et offero hostiam laudis protua incolumitate longeva ad tuendam et promovendam libertatem et pacem Ecclesiae Sanctae etPatriae Polonensis. Frater tibi addictissimus ex eadem creatione. Cardinalis Angelus JosephRoncalli humilis Venetorum Patriarcha»; il primate polacco risponderà ringraziando il 18 no-vembre successivo: in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 348. Nell’enciclica Laetamur admodumpubblicata questo stesso giorno papa Pacelli aveva espresso la sua gioia per aver «appreso che idiletti figli Nostri, i signori cardinali Stefano Wyszynski arcivescovo di Gniezno e Varsavia, eGiuseppe Mindszenty, arcivescovo di Esztergom, allontanati dalle loro rispettive sedi, sonostati rimessi nei loro posti di onore e di responsabilità, e trionfalmente accolti da una moltitu-dine di popolo festante, dopo essere stati riconosciuti innocenti e ingiustamente accusati»:Enchiridion delle encicliche, VI, cit., p. 1121.

1052 Con la bolla Incruentum (1915) Benedetto XV aveva esteso a tutta la chiesa la possibilità– sino a quel momento limitata alla sola Spagna – di celebrare tre messe in occasione dellacommemorazione di tutti i fedeli defunti. L’Ordo Missæ relativo prevede che una di queste tremesse venga celebrata per tutti i fedeli defunti ed una secondo le intenzioni del papa.

1053 Missale, In commemoratione omnium fidelium defunctorum, Introitus; Graduale.

244

1956

canonico: al trono v’era [[mgr. Ferrari Agostino che]] mi assistette conmgr. Cesca. Il tempo cattivo mi impedì di recarmi a S. Michele: e me nedispiacque. 1054

Pomeriggio nella ricerca delle brutte notizie di Ungheria, di Polonia,e del conflitto Israele e Egitto. Due visite notevoli: prof. Branca, e conteCini. Trattenni questi a cena: contatti piacevoli e buoni. Ricevetti anche ilGen. dei P.P. Cavanis.1055

3 novembre, sabatoStamane ho iniziato la celebrazione della Messa nella capellina d’in-

verno: dove collocai presso la croce i piccoli busti di S. Pietro e Paolo dimgr. Bugarini.1056 Veramente io preferisco la capella grande: ma convieneadattarmi a questa maggiore intimità che mi preserva dal freddo. Poi mirecai ai Santi Apostoli: chiesa pienissima e rigurgitante di bambini in pre-ghiera. Oh! che spettacolo consolante.1057 V’era pure un bello stuolo dimaestri laici. Mie brevi parole: guerra e pace: la prima è affare del diavoloe del suo spirito, l’altra di Gesù. Il primo è il princeps huius mundi [Gv12,31]: il secondo è il princeps pacis [Is 9,6]. Preghiamo Gesù perché libe-ri il mondo o lo preservi dallo spirito malo. Tornai in fretta a S. Marco. LaMessa di mgr. Seno era al Pater noster: io diedi poi l’assoluzione.1058 Chiesa

1054 L’Isola di San Michele, uno dei cimiteri di Venezia, dove erano anche sepolti gliimmediati predecessori di Roncalli sulla cattedra di S. Marco.

1055 In questo momento il preposito generale della Congregazione dei Sacerdoti delleScuole di Carità (Istituto Cavanis) era p. Gioacchino Tomasi: cfr. Annuario Pontificio per l’anno1956, cit., p. 848.

1056 Vincenzo Bugarini (1852-1924), sacerdote della diocesi di Roma dal 1875, si era specia-lizzato in lingue orientali, materia che aveva insegnato dal 1884 al 1920 nelle scuole del Semina-rio Romano; era stato rettore dello stesso istituto dal 1893 al 1910. Roncalli aveva continuato amantenere un rapporto con lui anche dopo il rientro a Bergamo e dal 1921 alla morte lo ospitònella propria abitazione romana: nel trigesimo della morte Roncalli lo aveva ricordato come «nonchiaro per ricchezza straordinaria di cultura, non insigne per posti eccelsi occupati nella Chiesa nécelebre per avvenimenti a cui abbia legato il suo nome; ma semplice, amabile, pio, soprattuttoumilissimo, sempre sereno e sorridente fra le varie vicende della vita e sempre attivo alle operedi carità»: cit. in Il Seminario Romano. Storia di un’istituzione di cultura e di pietà, a cura di L.Mezzadri, Cinisello B. 2001, p. 152; su Bugarini si veda P. SFAIR, Mons. Vincenzo Bugarini nel 50°anniversario della morte (1924-1974), in «Sursum Corda», 57 (1974)/1-2, pp. 42ss.; l’epistolarioRoncalli-Bugarini è stato edito in A.G. RONCALLI, Fiducia e obbedienza. Lettere ai rettori del Semina-rio Romano, 1901-1959, a cura di C. Badalà, Cinisello Balsamo 1997.

1057 Vi si reca «per la assemblea dei bimbi di Venezia invitati dal Papa a pregare per la pacedel mondo», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 386.

1058 «A San Marco imparte la assoluzione al tumolo dopo la messa da requiem per i Patriar-chi e Canonici defunti», ibidem.

245

1956

quasi vuota: mgr. Ferrari in servizio canonicale e trattenuto a colazionecome ospite.

4 novembre, domenica [S. Carlo Vescovo e Confessore]S. Carlo: sempre stella di primo ordine nel mio spirito. Celebrai la

Messa in cripta S[ancti] Marci per i Tarsiciani: stuolo numeroso e scelto,composto di figli di buona famiglia. Cose fatte bene: e certo ragazzi beneeducati. Non fanno però una casta a parte? Converrà aiutarli, insieme colloro magister mgr. Olivotti tanto benemerito, verso una più grande lar-ghezza di pensiero e di spirito.1059

Seguì la mia visita al tempio del Lido: dove trovai tutte le Autorità, emolta ufficialità: miei tre pensieri: I) riuniti in un solo sentimento di amorpatrio: e ciò è lodevole: II) la fede ci unisce e fonde il pensiero delle duepatrie: III) vedere lontano, ed anche gli altri popoli sofferenti: accenno allaoccupazione iniqua dell’Ungaria,1060 e preghiera – Visitai poi il Cimiterodi S. Michele,1061 e ricevetti il Centro di educ. sportiva.

1059 Il Collegium Tarsicii era stato istituito a Venezia dal card. La Fontaine alla fine deglianni Dieci: questi in un’omelia del 9 giugno 1926 aveva spiegato che era suo desiderio fondareuna istituzione: «che accogliesse giovani sinceri i quali […] approfondissero le verità dellareligione, le amassero e le praticassero, sempre intorno all’Eucaristia»: cit. in G. BERTOLI, DalCollegium al sacerdozio, in Giuseppe Olivotti, vescovo della carità, cit., p. 11; su questa istituzione siveda anche Cinquant’anni del Collegium Tarsicii, 1919-1969, Venezia [1969]; già in precedenzaRoncalli aveva esternato i propri dubbi sulle modalità di composizione del Collegium: cfr. Pacee Vangelo, I, p. 458.

1060 All’annuncio del premier Imre Nagy della volontà di far uscire l’Ungheria dal Patto diVarsavia aveva immediatamente fatto seguito la decisione dell’Unione Sovietica di far intervenirele truppe del Patto per ripristinare lo statu quo antecedente ai moti. Il giorno successivo il patriarcaesprimerà, di fronte ai «dolorosissimi fatti di Ungheria, sopraggiunti a quelli già gravi di questeultime settimane», il desiderio «di una conformità di preghiere che ci unisca tutti, clero e popolo,al Santo Padre, la cui vigile ed amorosa presenza è particolarmente distinta e toccante in faccia allutto universale. Esorta – difatti – il Sommo Pontefice i vescovi ad intensificare, nelle rispettivediocesi, l’apostolato della preghiera e del sacrificio, per impetrare la concordia delle menti e deglianimi, affinché i responsabili delle sorti del genere umano si intendano tra loro, e risolvano conpropositi di pace le presenti contrarietà. A segno della gravità del momento – proseguiva Roncalli–, e della nostra partecipazione allo strazio dei fratelli Ungheresi, dispongo che le campane di SanMarco, e delle chiese matrici foranee, suonino a lutto per otto giorni consecutivi, nell’ora detta delsuffragio, alle 18, per cinque minuti, a cominciare da martedì 6 corrente. Il tocco della campane –specialmente di San Marco – sarà un richiamo di tutti a pensieri gravi e a preghiera umile econfidente per le vittime della sopraffazione e della iniquità», La Chiesa di S. Marco prende il lutto conla Chiesa di S. Stefano e di S. Gerardo Sagredo, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 395-396.

1061 «All’Isola di San Michele recita preghiere di suffragio nella cappella di San Cristoforo edin quella dei Canonici, nel campo dei sacerdoti, e presso il monumento dei Caduti»: Diario, in«Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 386.

246

1956

<Nel pomeriggio e a sera accolgo il Card. Celso Costantini. Mgr.Ferrari è ripartito stamane>

5 novembre, lunedìIn onore e preghiera per mgr. Giovanni Costantini arciv. di Colosse.Mi compiaccio di aver provocato io stesso la edificante manifestazio-

ne alla memoria benedetta dell’amico, dal 1903 nel Seminario Romano, eche sia ben riuscita:1062 il clero rispose numeroso, tutto il Seminario pre-sente, mgr. Rettore Vecchi cantò la Messa, accompagnata da Gregorianocon pezzi di Perosi. Pregai il Card. Celso Costantini di dare l’Assoluzionea suo fratello. Lo fece, e fù commozione. Seguì in biblioteca il discorso dimgr. Ravetta vescovo di Sinigallia!: narrativo e interessante. Insomma sod-disfazione generale. Sic decebat: ed io ne fui contento più di tutti. Nelpomeriggo visitai all’Ospedale tre miei cari sacerdoti: mgr. Jandelli: [[acu]] mgr. De Perini a cui mi confessai, e don Fabio Barbieri parroco diCavallino colpito da coma diabetico.

6 novembre, martedìOggi dispensa di parecchie decorazioni Pontificie, ad umile e brava

gente: don Poloni di S. Pietro in Bosco in udienza [[in]] per i pericoli dellasua chiesa.1063 Stamane è ripartito per Roma il card. Celso Costantini sod-disfatto e consolato anche lui. L’età progrediente moltiplica i vuoti intor-no a noi: per cui chi rimane sente la solitudine: ma tanto più ci vogliamobene: lui di 80 io di 75 anni. Ieri radunai intorno all’ospite a mensa i mgr.Ravetta di Sinigallia!, e De Zanche di Concordia,1064 insieme coi miei Vi-cario Macacek, e mgr. Vescovo Gianfranceschi mio ausiliare. Convito fu-nebre, modesto e cordiale.

In casa ebbi qui i miei due buoni nipoti Ancilla e Angelino di Giusep-pe. Angelino è alla vigilia del servizio militare. Dominus conservet [cfr.Sal 40,3],1065 e lo salvi dai pericoli di guerra.

1062 Cfr. supra, appunti del 21-22 maggio 1956.1063 Amedeo Poloni (1893-1968), sacerdote dal 1919, aveva svolto il ministero a Gamba-

rare e a S. Maria Mater Domini; nel 1933 era stato nominato parroco di S. Pietro in Bosco diOriago, cfr. Liber Vitae. p. 103.

1064 Vittorio De Zanche (1888-1977), già vescovo di Montefeltro dal 1940, era stato trasfe-rito alla sede di Concordia nel 1949.

1065 Rituale, Litaniæ Sanctorum, Oratio pro pontifice.

247

1956

7 novembre, mercoledìIn casa c’è l’adunanza dei Vicari Foranei.1066 Ricevo pure le presiden-

ze dell’Aci ! e de l’Ucid.1067

8 novembre, giovedìGrande giornata oggi per l’Ungheria dolorante. S. Marco rigurgitante

come nelle più solenni occasioni. Tutte le Autorità, e popolo immenso. Iocelebrai la S. Messa da morto sulla porta della iconostasi. Mi ripugna sem-pre: ma è meglio dissimulare.1068 I seminaristi accompagnarono con cantisparsi: più silenzio che canto. Al termine della Messa, mie parole che lessi,pare, commovendo come io ero commosso. Ripetei [[parole]] <cose>gravi, come a S. Salvatore.1069 Invece del Salmo 74, ri[[petei]]<ferii> leparole della terza lettera papale arrivata ieri sera. Vox sanguinis clamat ad meda terra [Gen 4,10]:1070 il sangue di Abele ucciso dal fratello Caino.1071

1066 Cfr. il resoconto della riunione riprodotto in Adunanza dei Vicari Foranei e VisitatoriSestierali, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 366-368. Da questo si ricava che il patriarcarichiama «l’importanza giuridica e pastorale degli incontri tra i sacerdoti delle Foranìe per i ritirie le soluzioni dei “casi”»; che «raccomanda la costituzione, nei centri più importanti di specialicorsi di cultura religiosa per persone colte (Scuola di Teologia per Laici)», nonché una più diffusaesposizione del catechismo; annuncia infine «la preparazione in atto del Sinodo Diocesano chesarà celebrato – Deo adiuvante – nel 1957».

1067 «Riceve le Presidenze della ACIPASVI [Associazione cattolica infermiere professionaliassistenti sanitarie e vigilatrici d’infanzia] e della UCID [Unione Cristiana Imprenditori e Diri-genti], e presenta loro il nuovo assistente ecclesiastico sac. Odino Spolaor», Diario, in «Bolletti-no», 47 (1956)/11-12, p. 387.

1068 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 591.1069 Cfr. supra, appunti del 29 ottobre 1956.1070 Roncalli si riferisce alla Datis nuperrime, la terza lettera enciclica promulgata da papa Pacelli

in pochi giorni dedicata agli avvenimenti ungheresi. Con quest’ultimo documento, che facevaseguito alla Luctuosissimi eventus del 28 ottobre e alla Laetamur admodum del 1° novembre, Pio XIIintendeva «asserire solennemente che ogni violenza, ogni ingiusto spargimento di sangue, daqualsiasi parte vengano, sono sempre illeciti; e dobbiamo ancora esortare tutti i popoli e le classisociali a quella pace che deve avere i suoi fondamenti nella giustizia e nella libertà e che trova nellacarità il suo alimento vitale. Le parole che Dio rivolse a Caino: “La voce del sangue di tuo fratellogrida a me dalla terra” (Gen 4,10), hanno anche oggi il loro valore; e quindi il sangue del popoloungherese grida al Signore, il quale, come giusto giudice, se punisce spesso i peccati dei privatisoltanto dopo la morte, tuttavia colpisce talora i governanti e le nazioni stesse anche in questavita, per le loro ingiustizie, come la storia ci insegna»: per i testi delle tre lettere papali cfr.Enchiridion delle encicliche, VI, cit., pp. 1114-1129 (la cit. alle pp. 1127 e 1129).

1071 «Quando ci incontrammo a San Salvatore – affermava il patriarca –, sul finire diottobre, un barlume di speranza sembrava apparisse ancora all’orizzonte: un segno benchépallido di meno insidiosa aurora. Seguirono invece spietatamente il tradimento e la catastrofe.

248

1956

Seguirono le esequie more solito. Io diedi l’assoluzione.Grande rito nella sua semplicità e grande giornata di vera fraternità

umana e cristiana.

9 novembre, venerdìIl pensiero torna alla manifestazione di ieri. Viva soddisfazione per la

buona riuscita. Perdurante raccapriccio per la infamia continuata a Buda-pest.

Intanto nubi grosse si addensano sull’orizzonte: nubi minacciose diguerra. Libera nos Dñe.1072

In casa sempre buon lavoro.I parroci dei Gesuati, dei Carmini e di S. Trovaso mi vollero per il

messaggio della bontà alla Fac.1073 Fra i visitatori di oggi il già patriarca di

Se mancava ancora un lieve indizio di qualche resto di sincerità di umana fraternità nei reggitoridi quel popolo, che la scorsa estate non si vergognarono di battersi il petto in faccia al mondo,riconoscendo i torti immensi del loro esecrando regime, riversandone la colpa sopra una perso-na sola [scil. Stalin], la successione tragica dei fatti di queste ultime settimane toglie l’incantesi-mo ad ogni spirito che conserva, con la capacità di ragionare, il rispetto ai princìpi fondamentalidella morale civile, non dico della morale religiosa e cristiana. No: lassù presso quel vastissimopaese non si tratta di un uomo tiranno che solo si imponga: ma oggimai tutti si equivalgono:è un sistema generale che impera: è una ideologia affermata da pochi, prepotenti e facinorosi,ma imposta alla massa innumerevole che la deve subire. […] i loro morti [scil. ungheresi] sonoi nostri morti: e noi ci chiniamo sopra di loro, vittime martoriate della nequizia umana, come suGesù Crocifisso, membra come noi ci riconosciamo del Corpo mistico suo. […] Il sangue delpopolo Ungherese grida dunque al Signore, il quale come giusto Giudice […] mentre si riservadi punire spesso i peccati dei viventi dopo la morte, colpisce talora anche in questa vita per leloro ingiustizie i governanti e le nazioni, come la storia dolorosamente insegna. […] E così inostri cuori si elevano insieme in una supplicazione comune di misericordia e di pace. Dimisericordia, come dice il Santo Padre, perché Gesù benedetto tocchi specialmente il cuore deiresponsabili: la ingiustizia abbia termine: ogni violenza si calmi: e tutte le nazioni pacificate fraloro ritrovino in una atmosfera di serena tranquillità il retto ordine sui fondamenti della giusti-zia, della libertà, e della fraterna e divina carità che della vita dei popoli sono alimento e presi-dio», Parole del Card. Patriarca, dopo la sua Messa celebrata a S. Marco, alle 12.15 dell’8 novembre per levittime delle iniquità dell’URSS in Ungheria, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 396-398.

1072 «A peste, fame et bello, libera nos, Domine»: Rituale, Litanie Sanctorum. Il giornoprima l’O.N.U. aveva ufficialmente condannato la repressione ungherese e la stampa ripor-tava la notizia che il presidente del Consiglio sovietico Bulganin aveva risposto per iscritto alpresidente Eisenhower – appena rieletto per il secondo mandato –, che lo aveva invitato arichiamare le truppe al di fuori dei confini ungheresi, che tale faccenda era «completamente einteramente» di pertinenza dei governi ungherese e sovietico.

1073 In queste tre parrocchie si sviluppa l’azione del Fraterno Aiuto Cristiano e i relativiparroci chiedono al patriarca un intervento in occasione dell’inizio, fissato all’11 novembre,della «Crociata della bontà»: «Fare del bene – scriverà Roncalli – significa rappresentare perfetta-mente Gesù, figlio di Dio, e figlio di Maria: Maestro universale, e Salvatore del mondo. Non c’è

249

1956

Goa, Leopoldo Eiyo y Garay!.1074

Nel pomeriggio presiedetti alla soluzione dei casi in sacrestia di S.Marco. Riuscì numerosa ed animata. Due relatore!: D’Este e Schiavoneccellenti: netti, chiari, discreti.1075 Poi ci raccogliemmo tutti in S. Marcoinnanzi alla Nicopeia cantando le litanie per l’Ungheria. Riunione edifi-cante e commovente.

10 novembre, sabatoHo finito la prefazione ad un N[umero] U[nico] illustrante l’Istituto

Botta di Bergamo.1076 Fra le udienze il nuovo prefetto Zacchi di Padovacolla sua Signora: don Cucco che cercai di tranquillizzare restando egli inCuria con tutta la mia stima ed affezione.1077

Ieri ed oggi distribuii alcune onorificenze Pontificie. Quelli che le sol-lecitano veramente non mi piacciono. Mi sento così lontano da questospirito. Ma pazienza.1078

scienza: non c’è ricchezza: non c’è forza umana che eguagli il valore della bontà: dolce, amabile,paziente. Può subire mortificazioni o contrasti l’esercizio della bontà: ma finisce sempre colvincere, perché la bontà è amore: e amore tutto vince: amor omnia vincit. Lungo la vita, e special-mente al termine della vita presente, l’elogio più felice è sempre lo stesso: egli era buono,soprattutto era buono. Il suo nome significa letizia e benedizione. È un errore il credere che labontà cioè la affabilità, sia una piccola virtù. Essa è una grande virtù, perché è dominio di sé: èdisinteresse personale: ricerca fervorosa di giustizia: espressione e splendore di fraterna carità:nella grazia di Gesù è il tocco della umana e divina perfezione», La «Crociata della bontà» nelleparrocchie dei Carmini, Gesuati e San Trovaso, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 355-356.

1074 Il Bollettino segnala invece il ricevimento di mons. José da Costa Nuñes (1880-1976),già arcivescovo di Goa e Damão in India, nominato nel dicembre 1953 vice-camerlengo di S.Romana Chiesa: Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 387.

1075 Per Teologia morale viene dibattuto il tema: «Il problema del giusto salario»; per Liturgiasi discute invece la questione: «Preparazione dell’altare: ed in particolare del tabernacolo e del suoornato»: cfr. «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p. 307.

1076 Il giorno seguente scrive al comm. Pesenti, che gli aveva commissionato tale incarico,che «purtroppo anche se le mie forze ancora non s’afflosciano e lo spirito è vivo, il mio lavoropastorale è sopraccarico di tante pubbliche e private sollecitudini da togliermi il respiro e lacomodità di far meglio. Ho letto le bozze del lavoro del prof. Traini: non minutante s’intende.L’impressione che ne ho è eccellente E lei, caro commendatore, non si stanchi di occuparsi conla energia e la saggezza consueta di questa opera del Botta. Il suo impegno le assicura grandebenedizione per lei e per i suoi. […] Pensavo che forse non sarebbe molesto pensiero informareS.E. mons. Vescovo Piazzi delle mie parole di presentazione del N[umero] U[nico] sull’Istitu-to Botta. Forse potrebbe tornare gradita anche a Sua Eccellenza di dire una parola tanto più chesa trovarle così bene e così a proposito», AR/FSSD X/556. Questo fascicolo è ora conservatopresso l’archivio della Fondazione Giovanni XXIII del Seminario di Bergamo.

1077 Cfr. supra, appunti del 21 luglio 1956.1078 Cfr. supra, annotazioni all’11 maggio 1956.

250

1956

A sera allocuzione del S. Padre alle nazioni. Viviamo ore di attesa.1079

Da Milano arriva l’eco del discorso di mgr. Montini in Duomo,1080 paroledi una bellezza ed efficacia a mio avviso incomparabile.1081

11 novembre, domenica [S. Martino Vescovo e Confessore]Inaugurazione nuovo anno sociale per laureati, Fucini, Professionisti

a S. Marco. Mia Messa innanzi alla Nicopeja e discorso: Auspicio S. Mar-tino, nota dolorante: consilia pacis et non afflictionis [Ger 29,11],1082 esau-dim. preghiere: vittoria della libertà. Un consiglio a ciascuno dei gruppi:profumo di Cristo,1083 studiare, operare con coscienza nella luce del de-

1079 Il 10 novembre Pio XII interviene ancora una volta sui fatti d’Ungheria con unradiomessaggio: «Allo strazio del nostro cuore di Padre – indicava il papa – per la iniquitàconsumata a rovina del diletto popolo magiaro, reo di aver voluto il rispetto dei fondamentalidiritti umani, si aggiungono l’ansia per la pace minacciata e il cordoglio nel vedere indebolite lefile di coloro, sulla cui autorità, unione e buon volere molto sembrava potersi contare per ilprogressivo ristabilimento della concordia fra le nazioni nella giustizia e nella vera libertà. Chipotrebbe negare che le questioni della pace e della giusta libertà abbiano compiuto amari passiindietro, trascinando seco nell’ombra le speranze faticosamente risorte e convalidate da molteplicitestimonianze? […]. Non Ci nascondiamo quanto siano al presente intricati i rapporti tra lenazioni e tra i gruppi continentali che le abbracciano. Ma si ascolti la voce della coscienza, dellaciviltà, della fraternità, si ascolti la voce stessa di Dio, Creatore e Padre di tutti, posponendo,anche con grave sacrificio, ogni altro problema e qualsiasi particolare interesse a quello primordialee fondamentale dei milioni di vite umane ridotte a servitù»: Vibrante e fiducioso Radiomessaggio delSommo Pontefice Pio XII al mondo, in «L’Osservatore Romano», 12-13 novembre 1956, p. 1.

1080 Roncalli si riferisce al discorso pronunciato da mons. Montini nella messa vespertinadel 9 novembre: in questa sede l’arcivescovo di Milano osservava tra le altre cose che dai tragicirisvolti degli eventi ungheresi stava scaturendo «una coscienza comune, una forza comune,una pace comune. Coloro che in questo dopoguerra si sono affannati a creare psicosi collet-tive e hanno fatto della propaganda la terribile arma della guerra fredda, dovranno stupirsid’un così universale e sonante coro contrario, che da tutto il mondo si leva per magnificare ilsacrificio dell’Ungheria e per deplorare l’eccidio brutale», Se Dio non esiste, tutto è permesso, inMONTINI, Discorsi e scritti milanesi (1954-1963), I, cit., pp. 1071-1075; la cit. a p. 1074.

1081 E il giorno successivo scrive un biglietto all’arcivescovo di Milano: «Eccellenza Car.ma.Due parole solo per dirle che il suo discorso di ieri in Duomo fù un capolavoro, e che merita diessere affisso in tutte le Piazze d’Italia. Poi che il suo saluto dalla Madonna del Bosco mi hatoccato e inenerito. Infine che io continuo a vivere in intima unione col suo spirito e facciopregare la mia brava gente di qui, cogli accenti dell’arcivescovo di Milano. Dñus sit semper nobiscumin corde et in labiis, aff.mo +A.G. card. Roncalli patriarca»: cfr. la riproduzione fotostatica dell’ori-ginale ms in G. ADORNATO, Cronologia dell’episcopato di Giovanni Battista Montini a Milano, 4gennaio 1955-21 giugno 1963, Brescia 2002, tra le pp. 216-217.

1082 «Dicit Dominus: Ego cogito cogitationes pacis et non afflictionis», Missale, DominicamV quæ superfuit post Epiphaniam, Introitus. Giovanni XXIII riprenderà tale citazione il 23 dicem-bre 1962 in Gli auguri del Corpo Diplomatico, in DMC, V, p. 61.

1083 Ritorna un richiamo classico della predicazione roncalliana: l’invito ad essere «Bonusodor christi» (2Cor 2,15): cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 157 e 213.

251

1956

calogo e del Vangelo – Alle 11.30 premiazione agli Schaut! di d. Giulia-no Bertoli in Salone. Magnifica udienza con simpatica vibrazione di bontàe di forza – A mezzodì ebbi la cara visita di mio nipote Angelo Ghisleniche trattenni a colazione.

A sera la Nicopeia ricondotta al suo altare. Mio discorso: Eva in-nanzi ad Abele ucciso, madre dell’uccisore e dell’ucciso.1084 EgualmenteMaria egualmente! madre degli Ungheresi e dei Russi: quadruplice senti-mento di Maria e nostro. Supplica continuata a lei che sarà per sempre laNicopeia, la vittoriosa.

12 novembre, lunedìGiornata tranquilla: ma di poca conclusione: spezzata in mille cosuccie.Udienze: parroco di S. Marcuola d. Giov. Barbaro.1085 Mi chiese di

differire i suoi Esercizi a gennaio, ma computandoli nel 1956. Concesso.Poi il parroco Moro di S. Silvestro. Gli parlai di S. Stefano: accetterà.Nel pomeriggio tardo, colloquio con don [x] in seguito ad una forte

crisi di nevrastenia. Con me fù calmissimo come se nulla fosse stato: evi-dentemente è tipo anormale che bisogna aiutare e compatire.

Di questi giorni c’è qualche tribolazione col carattere di questi delresto buoni preti: buoni sì: ma preoccupati della propria volontà e delproprio comodo.1086

Non c’è che la mitezza che vale con loro.

13 novembre, martedìUdienze: sig.na Motta presid. gruppo Ostetriche, creditrice da don

Alessio d’Este di due milioni:1087 parr. [Bertolin] di S. Maria Ausil. di Jeso-lo ecc.1088 Ore occupate nella preparazione del pomeriggio, rito e parole.

Verso le 17 sono a Padova con mgr. Schiavon per benediz. ricostru-zione delle Dame del S. Cuore.1089 Tempo piovoso e uggioso: ma tutte le

1084 Cfr. supra, appunti dell’8 novembre 1956.1085 Giovanni Barbaro (1903-1994), sacerdote dal 1927, era parroco di San Marcuola dal

1937 e vi resterà sino al 1968, quando verrà nominato canonico residenziale di S. Marco, LiberVitae, p. 108.

1086 Cfr. supra, appunti del 26 settembre 1956.1087 Cfr. supra, appunti del 16 ottobre 1956.1088 Il patriarca aveva lasciato uno spazio bianco da riempire con il nominativo di Guerrino

Bertolin, nato a Zelarino (VE) nel 1921, sacerdote dal 1946: era parroco a S. Maria Ausiliatrice,nel vicariato di Jesolo, dal 1955.

1089 L’istituto era stato distrutto nel 1944.

252

1956

notabilità di Padova erano presenti con mgr. Vescovo. Infine ho letto mieparole in capella.1090 Le Suore mi fecero regalo di un bel rocchetto.

In seguito con mgr. Bortignon passai in Vescovado. Ottime intese franoi circa alcune cose importanti: visione di due documentari: Rosmini ePio X.

Mi trattenni poi ad amabile cena con S.E. e suoi secretari.Tempo sempre piovoso. Ritorno rapido e felice a Venezia di buona

ora. Il tratto di strada bastò appena per la recita del Rosario.

14 novembre, mercoledìPoche udienze: lavoro tranquillo fino a sera. Ricevo don Gio. Moro:

l’avv. Valeri Manera che ho modo di ringraziare. A cena sono solo: e mgr.Marchetti viene a rallegrare la mia solitudine.1091

15 novembre, giovedìA Mestre prima di mezzodì per il Caso di morale presso i Capuccini.

Preti numerosi: ne contai 34. Relatori [[prof d’Este]], e don Silvio Zar-don per il caso liturgico,1092 e don Romanello per il salario.1093 Benissimol’uno e l’altro. C’era pure il prof. d’Este che riepilogò e conchiuse. Ritro-vo pacifico, amabile e serio. Presiedette mgr. Da Villa, l’arciprete di Me-

1090 «Qui è tutto un costruire – affermava Roncalli –, e dove ci troviamo, nella casa di questepie e nobili religiose del sacro cuore, un ricostruire, il che torna a significazione perfetta dellamissione affidata allo spirito apostolico dovunque una vocazione celeste vi ha acceso il primofuoco. Tutto ciò è una risposta al precetto divino registrato nella prima pagina del Genesi:“Crescete, moltiplicatevi: possedete la terra e lavoratela!”. […] Qui le nostre benemeritissime Religiosedel Sacro Cuore, il cui Istituto diffuso nel mondo intero, con speciale funzione di magistero edi educazione, è uno dei prodigi della vitalità cattolica dei tempi moderni, stanno compiendoopere di ricostruzione che procedono per gradi. […] Io amo volgermi a loro, alle Religiose delSacro Cuore, e cogliere l’occasione di salutarle con espressione di viva ammirazione e ricono-scenza, conoscendole da oltre mezzo secolo, da quando messe al bando dalla Francia colla leggedi separazione trasportarono le loro tende accanto alla mia terra nativa, e vi aprirono unasorgente di opere di istruzione e di educazione: e vi accesero un focolare di pietà illuminata eviva da meritare alla loro presenza benedizione e grande rispetto ed affezione devotissima eperenne. Su questa casa di Padova passò nell’ultima guerra la rovina. Perciò ho detto che siamoora al ricostruire», Alle Religiose del Sacro Cuore per l’inaugurazione di un’ala nuova dell’Istituto, inScritti e discorsi, II, pp. 500-503; la cit. alle pp. 501-502.

1091 Giuseppe Marchetti (1899-1980), sacerdote nel 1921, dal 1939 era parroco di SanZaccaria; nel 1973 sarà nominato canonico residenziale di San Marco, cfr. Liber Vitae, p. 105.

1092 Silvio Zardon, nato a Venezia nel 1928, era stato ordinato sacerdote nel 1951; di lì apoco avrebbe assunto l’incarico di assistente diocesano della G.I.A.C.

1093 Gli stessi casi discussi il 9 novembre 1956: cfr. supra.

253

1956

stre e con dignità e con bontà. Verso mezzodì tutto finito. Tornando cond. Loris mi recai a visitare mgr. Jandelli e don Fabio [Barbieri] di Cavalli-no all’ospedale. Questi migliora: ma Jandelli mi lascia qualche preoccupa-zione. Che Iddio me lo guarisca.

In casa discreto lavoro per riassumere i miei discorsi del 23 settem-bre a Vicenza.

16 novembre, venerdìFra le visite di oggi mgr. Luigi! Sartorelli che da Quito passa come

uditore a Istanbul con mgr. Giac. Testa. Proviene da Venezia nel cui Semi-nario fece i primi studi fino alla teologia che continuò al Seminario Roma-no. Era passato alla diocesi di Fiume. Per il suo dottorato presentò unatesi sulle «Nove Congr. del Clero Veneziano». L’ho trattenuto a colazioneper incoraggiarlo, e per augurargli buon successo presso un Delegato tan-to caro al mio spirito.1094

A sera mi recai con don Schiavon agli Alberoni presso i Camillianifesteggianti N[otre] D[ame] della Salute. Benedizione del S.S.[:] mio bre-ve discorso a tutti: visita al letto dei più gravi, molta diffusione di amabi-lità, e cena coi Padri. Tutto mi ha lasciato eccellente impressione. C’eraanche il buon Padre Guglielmo Zanuso Salesiano che giusto stamane ave-vo investito come primo parroco del [x].

17 novembre, sabatoBuon lavoro in risposta ad una lettera del Card. Piazza chiedente in-

formazioni circa il mio pensiero in riferimento a distinti soggetti episco-pabili.1095 Mi piacque – ed è grazia del Signore – restare semplice e since-ro.1096 Poche udienze: una però alquanto dolorosa. Anche il caro prof.

1094 Pierluigi Sartorelli (1912-1996) era stato ordinato sacerdote in diocesi di Fiume nel1942; nel 1967 sarà nominato arcivescovo e inviato nunzio in Kenya e Tanzania.

1095 Di tale scambio – ancora non visionabile in ASPV – non è rimasta copia in AR: è piùche verosimile che esso riguardasse direttamente la situazione veneziana, dal momento che diqui a pochi mesi più tardi vi sarà la promozione episcopale di mons. Olivotti e il trasferimentodell’ausiliare Gianfranceschi a Cesena.

1096 «Iddio mi vede: – scriveva Roncalli nel 1940 – questo motto che, disegnavano le nostrepovere nonne di campagna, a rozzo esercizio di rustica arte di ricamo, si conserva ancora sullevecchie pareti delle nostre case: e contiene un grande ammonimento, che serve a dar tono dirispetto a tutti gli atti della nostra vita. Che profonda dottrina è questa della ommnipresenza! diDio: del suo occhio che ci persegue anche nelle latebre più nascoste delle nostre intimità! Cisarebbe da formare tutto un trattato di ascetica. È qui che si fonda la bellezza più pura delleanime sante, terse come il cristallo, sincere come l’acqua pura, senza infingimenti, né con gli altri,

254

1956

don Mario d’Este bisognoso di cure per il cuore. Ciò veramente mi afflig-ge: ecco tre giovani preti, don Alessio d’Este morto: mgr. Gottardi conaffezione cardiaca preoccupante:1097 ora questo caro prof. di Morale alSeminario. Mgr. Jandelli sempre all’Ospedale. Dñe miserere [Sal 50] perquesto mio clero. Udienza don Zane presentato per i S.S. Apostoli, è unsanterello che promette bene.1098 Salutai la Sup. delle Dame del S. Cuoredi Ca’ Savorgnan, e una 30na di Superiore Prov[inciali] radunate da mgr.Macacek con mgr. Bosa per una scuola di economia per le Suore.

18 novembre, domenicaOggi giornata di letizia. Alle 6.30 in cripta S. Marco ho ordinato cin-

que cari diaconi del Seminario: Bonaldo, Milan, Dalla Grana, Oselladore,Pegorer.1099 Cerimonia ben riuscita, tutti i grandi del Seminario presenti:bella corona di congiunti. Alle 9.30 assistetti a S. Giorgio alla Messa dimgr. Bentivoglio assistente del Congresso Giovani Studentesse Cattol.:alcune parole sulla preghiera odierna: Signore concedi che «rationabiliameditantes» possiamo quae placita sunt tibi exequi dictis et factis.1100 Poi nel salo-ne del Noviziato, parlando dopo Carnelutti (per me sempre oratore in-comparabile) citai l’iscrizione di Stroncone: Stronconium liberum tantumRomanum Pontifici subiectum cui servire libertas.1101 Mi pare abbia fatto buonaimpressione. In casa udienza a circolo Aclisti convenuti al Congresso delTriveneto. Alle 16 ero a Stella Maris dagli Alberoni in perfetta tranquilli-tà.1102

né con sé – poiché anche questo accade, che talora si manchi di sincerità anche con se stessi, il cheè il colmo della incoscienza – a costo di parere dappoco», GdA, appunti del 27 novembre 1940,p. 354.

1097 Cfr. supra, appunti del 6 e 13 ottobre 1956.1098 Don Zane compirà il suo ingresso ai SS. Apostoli nell’aprile 1957 e reggerà la parroc-

chia per quasi mezzo secolo.1099 Cfr. S. Ordinazioni dell’anno 1956, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 384.1100 «Præsta, quæsumus, omnipotens Deus: ut semper rationabilia meditantes, quæ tibi

sunt placita, et dictis exsequamur, et factis», Missale, Dominicam VI quæ superfuit post Epiphaniam,Oratio.

1101 Il patriarca si richiama al motto che la città umbra di Stroncone aveva scelto per segna-lare la propria riconoscenza verso lo Stato della Chiesa, che in passato l’aveva protetta dalleincursioni degli abitanti di Narni; Roncalli vi era ricorso già il 29 luglio 1951: cfr. Anni di Francia,II, p. 409.

1102 Il Diario indica che il patriarca vi si reca per una settimana «per accudire ad alcuni suoilavori di studio e di preparazione alla ripresa della S. Visita pastorale», «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 388.

255

1956

19 novembre, lunedìBonum est me hic esse [cfr. Lc 9,33]. Solitudine, buone accoglienze dalle

Suore Ancelle della Carità, dott. Grandesso, medici, degenti. Il mare èagitato e inquieto: fa fremere la finestra: ma lascio fare. A mezzodì donLoris è venuto a farmi compagnia con molto garbo. Gli ho dato la letteraper la ripresa della S. Visita.1103 Mattina e sera fui occupato intorno allemie carte appendici della Visita Apostolica di S. Carlo per cui mi sono quiritirato. Le ho ordinate ante-durante, e dopo. Domani comincerò a disten-derle, e a prepararle per la trascrizione.1104 Godo di questo soggiornoanche per lo spirito: S. Messa, Breviario: lettura del N[uovo] T[estamento]e della Imit[azione] di Cristo. Oh! che delizia, e che incoraggiamenti. Cer-te uscite della Imit[azione] valgono un tesoro «Si rectum cor tuum esset, tuncomnis, creatura speculum vitae et liber sanctae doctrinae esset.[» (]libro II. c. 4.)1105

20 novembre, martedìIl tempo non è così bello come si poteva attendere. Raggi fuggitivi di

sole: ma assolutamente buon lavoro. Ho disteso i miei documenti di ap-

1103 Il 15 ottobre prededente era stato emanato il decreto patriarcale che fissava la ripresadella visita pastorale: per rendere più celeri le operazioni Roncalli aveva annunciato la nomina dialcuni collaboratori: tanto per la visita (Giovanni Schiavon e Loris F. Capovilla) che per la pre-visita (Giuseppe Bonifacio, Giuseppe Marchetti, Attilio Vianello, Giovanni Barbaro, CarloCesca, Girolamo Silvestrini, Mario Bevilacqua, Gino Spavento e Marco Tessaro); «i predettiecclesiastici – aveva comunicato il patriarca –, seguendo le mie direttive, si recheranno nelleparrocchie ad essi assegnate, circa due mesi prima della data fissata per la S. Visita, ed in mionome e con la mia autorità visiteranno luoghi e cose; l’archivio e l’amministrazione: la Scuola diDottrina Cristiana e le Associazioni. Sono certo che i Convisitatori […] riceveranno tutti lastessa obbedienza e riverenza dovute all’Autorità patriarcale», Ripresa della S. Visita Pastorale, in«Bollettino», 47 (1956)/9-10, pp. 309-310. Nella lettera consegnata a mons. Capovilla sottoquesta data il patriarca indicava che il 25 novembre successivo si sarebbe recato a S. Maria delGiglio e a S. Salvador: «È in corso di applicazione il nuovo sistema di Visita che ho creduto benedi adottare in conformità alle esigenze ed alle opportunità della vita moderna che permettonodi guadagnare tempo e di arrivare a ciò che è sostanziale, con calma e con precisione. […] Ciò chepiù interessa le mie sollecitudini pastorali è che l’avvenimento della visita non venga considera-to come un episodio della vita parrocchiale che richiama l’attenzione dei fedeli alcune ore: e poipassa, e si dimentica: ma un movimento di carattere collettivo che mantiene in vibrazione disentimento tutta la diocesi, chiamata a seguire spiritualmente il pastore in tutto il suo peregri-nare di parrocchia in parrocchia», Ripresa della Sacra Visita Pastorale, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 356-357; cfr. anche la minuta, con correzioni autografe di mons. Capovilla, in AR/Int2792.

1104 Cfr. supra, appunti del 13 luglio 1956. Per il testo dei Documenti sparsi anteriori-concomi-tanti-successivi alla Visita Apostolica cfr. Gli Atti della Visita Apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo(1575), a cura di A.G. Roncalli, II: La Diocesi – Parte III, Firenze 1957 [ma 1958], pp. 451-494.

1105 Cfr. supra, appunti del 10 e 29 marzo 1956.

256

1956

pendice ante Visitationem Ap.licam. Vengono bene. A mezzodì capitadon Loris, che sta bene, ma raffreddato e quasi afono.

Penso alla festa di domani. Madonna della Salute. Il tempo però si fabrutto. Solo l’anima tranquilla e sola è in festa.

Queste Ancelle della carità sono sempre tanto liete ed edificanti. An-che il prete Salesiano, don Giovanni Fantin che assiste la casa è moltobuono, semplice e ben formato.

21 novembre, mercoledì [Presentazione della B.V. Maria]Madonna della Salute. Mia Madonna delle Caneve. Che semplicità al

mio villaggio,1106 che trionfo dell’amor di Venezia a Maria.Bruttissimo tempo. Ma buon lavoro. Cinque discorsi. Alla Salute al

Vangelo della mia Messa: la liberazione dalla peste. Al termine della Mes-sa solenne di mgr. Macacek mia allocuzione preparata nelle prime ore delmattino qui e letta innanzi alla folla immensa.1107 Alle 11.30 un discorset-to ai carabinieri (Colonn. Capelli) nella loro festa della Virgo fidelis: fe-deltà a Maria, e fedeltà all’ordine che i Carabinieri garantiscono. Fù unbel ritrovo a S. Zaccaria. Alle 14 ricevo in casa il mio nipote Angelo[Ghisleni] col pittore Bertuletti di Mappello!.1108 Alle 16 Cresima del!

bambina Diamante Deodata Luling <Buschetti> e infine ancora un di-scorsetto alla Salute in mezzo alla folla straripante. Viva Maria.

1106 Cfr. supra, appunti del 5 ottobre 1956.1107 «“Unde origo, inde salus”. Venezia segna il suo dies natalis dalla festa mariana dell’An-

nunciazione; e il giorno della sua salvezza dalla Presentazione di Maria al tempio. Molti deitempli dedicati a Maria sono monumento della riconoscenza votiva per grazie ricevute dicarattere sociale. Questo della Salute è fra i più belli; qui palpita il cuore di Venezia, grato allaMadre nostra del cielo per la liberazione dalla peste famosissima del 1630. […] Ma la pesteodierna che intossica tante, troppe anime e che rappresenta il pericolo più grave dell’ordinesociale, è la più minacciosa e terribile. Voi mi dispensate dal meglio qualificarla. I sintomi nonsono forse palesi in molte giovinezze: in molte case dove le donne piangono sulle deviazionispirituali dei loro mariti: in molte illusioni, che, specialmente approfittando di una povertàvera e degna di ogni attenzione, ma talora ingannata e sorpresa da falsi incantesimi, conduco-no alla esasperazione? Da questa peste perniciosa liberaci, o Signore, e saremo liberati damolti altri mali: dalla fame, dalla guerra: dalla guerra specialmente che di tutti i mali è ilpeggiore […]», Messaggio di esortazione alla preghiera per la pace ed alla solidarietà con i fratelli diPolonia ed Ungheria, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 399-400.

1108 Natale Bertuletti (1915-1994), nato a Mapello (BG), aveva conseguito nel 1934 ildiploma di Belle Arti presso l’Accademia Carrara di Bergamo. Tra la fine degli anni Trenta e lametà degli anni Quaranta aveva affrescato numerose chiese della Lombardia e subito dopoaveva iniziato ad allestire alcune «personali» in Italia e all’estero, conseguendo importanti rico-noscimenti. Di qui a pochi mesi il patriarca, insoddisfatto del lavoro di altri artisti, gli commis-sionerà il proprio ritratto e lo chiamerà nuovamente a lavorare in Vaticano. Nel 1983 presso la

257

1956

22 novembre, giovedìA Stella Maris. Bora violenta giorno e notte. Ma non turbò la mia soli-

tudine e il mio buon lavoro.Al mattino dopo la Messa dissi ai ragazzi attentissimi la leggenda di S.

Lucia.E alla sera una conversazione spirituale colle buone Ancelle della Cari-

tà, che sono gli angeli di questa benedetta casa.

23 novembre, venerdìUltima giornata di ritiro a Stella Maris. La bora notturna è cessata.

Potei lavorare con tranquillità ininterrotta sul mio tema: e preparare altridocumenti. Potei godere a sera qualche poco tempo la compagnia deimiei buoni Salesiani: don Gio. Fantin capellano di questa casa e don Gu-glielmo [Zanuso]1109 nuovo parroco di questa nuova cura degli Alberoni.

Tempo cattivo che trattenne don Loris dal venirmi a [[prendere]] farcompagnia a desinare.

24 novembre, sabatoAlle 9 del mattino lasciai Stella Maris: soddisfatto, riconoscente e di-

sposto a tornarvi quando vi occorresse. Don Loris mi venne a prendere.

25 novembre, domenicaRipresa della Visita Pastorale. Forma felice di festeggiare il mio 75[°]

compleanno. Per singulos annos benedicere Deum.1110

Al mattino Visitai con mia Messa al Giglio con discorso al Vangelo.Altro discorso alla Messa di S.M. del Giglio alle 11: visita e esortazionealle scuole, in chiesa e nel convento. Ricev. della Giunta Parrocchiale.1111

casa natale di Giovanni XXIII è stata inaugurata una mostra permanente di suoi dipinti edisegni sulla vita del pontefice.

1109 Il patriarca aveva lasciato uno spazio bianco da riempire successivamente.1110 Roncalli riadatta l’inno Te Deum laudaumus; aveva scritto a un corrispondente il giorno

prima: «Domani mattina anch’io inizierò l’anno 76[°] del viver mio. Superabundo gaudio: nonho alcun rimpianto. Finché il Signore mi concede la calma spirituale e la buona salute checontinua ad elargirmi non ho che da benedirlo. Però mi tengo senza ansie nell’attesa dellachiamata estrema: pronto anche ad accettare qualunque sacrificio: malattia, tribolazioni o altroche mi assicurano di poter battere alle porte eterne recandomi sulle spalle la croce. Poiché questoè ciò che importa», lettera a mons. Giuseppe Rossi, AR/FSSD X/560.

1111 Lascia traccia delle sue impressioni sulla visita a questa parrocchia anche sui fogli diun’altra agendina: «Visita Pastorale – Ripresa / 25 nov. 1956 – S. Maria del Giglio / Antemeridiem. Bene. Parroco Tessaro a modo: fa del suo meglio con capacità e con garbo. Popolo lo

258

1956

Breve comparsa e alcune parole per le Acli. Bene: bene.1112

Nel pomeriggio visita a S. Salvatore. Piacemi dire che tutto fù benpreparato. Mgr. Vescovo Ausiliare si è veramente distinto in exemplum.Egli stesso riconosce una grandissima parte di merito a don Ettore Mo-schino suo collaboratore, intelligente, fervoroso, buono.1113 Io celebraianche la Messa Vespertina. Ciò serve meglio alla unione spirituale del pa-store.1114 Sorpresa piacevole visitando la bella chiesa: una pala d’altare di

ama e lo segue. […] Catechismo ben curato dalle Imeldine. Si può chiedere se con fuoco* piùnotevole non si potrebbe interessare più gente. Anime 1350. Ricevimento del Patriarca meschi-no* 4 bravi uomini a portare il baldacchino; attraversò la piazza solo coi quattro, nessun o quasinessun testimonio. Poi alla Messa ci fù abbastanza gente. Giunta parrocchiale è perfetta: matutto in proporzioni ambientali ristrette, e non conformi al numero reale dei fedeli. Gradii di tratte-nermi a colazione. Il Parroco ottimo merita ogni riguardo. Egli è il priore del Collegio: è benvoluto. Sacrestia ricca – come chiesa ricchissima opera d’arte. Culto Barbarigo vivo. Desiderabile unambiente con mobili più convenienti per custodire ricchezze singolari di parati e di arredi[:] distintii merletti e le stoffe», AR/FSSD X/562.

1112 Il settimanale diocesano informa dell’«amabile visita del Cardinale attesa dai dirigentiaclisti, [che] ha coronato la manifestazione. […] Al Vangelo il Cardinale Roncalli ha volutoporgere la sua parola di benevolo incoraggiamento ai convenuti: richiamandosi ai luttuosi edifficili giorni che stiamo vivendo l’Em.mo Presule ha raccolto ed espresso quella che è la piùintima aspirazione di tutti: l’unità, la prosperità, la pace. Solo su questi fondamenti di giustizia edi amore potrà procedere l’umanità per un suo effettivo progresso», L’assemblea provinciale deidirigenti delle A.C.L.I., in «La Voce di San Marco», 1 dicembre 1956, p. 2.

1113 Ettore Moschino (1928-1975), sacerdote dal 1951, dal 1953 era cooperatore a SanSalvador, Liber Vitae, p. 69.

1114 Il 25 gennaio precedente il patriarca si era indirizzato al card. Pizzardo, segretario del s.Uffizio, proprio in merito alla celebrazione delle messe vespertine per interpellarlo se, «atteso iltenore del Monitum di codesta Suprema Sacra Congregazione del S. O[ffizio], in data 22 marzo1955, relativo alla “Messe vespertine” […], la concessione della Messa pomeridiana della StatioQuadragesimalis, in alcuni, o anche in tutti i giorni del periodo penitenziale, non ecceda lefacoltà concesse dalla Costituzione “Christus Dominus” agli Ordinari diocesani. La Commis-sione Liturgica diocesana di Venezia mi ha presentato un voto addirittura nel senso di generaleconcessione, suffragato certo da motivi nobilissimi di vera pietà, per una più perfetta penetra-zione dello spirito penitenziale, accresciuto e valorizzato dalla partecipazione dei fedeli al sacri-ficio Eucaristico. Ma io resto nel dubbio, che mi permetto di sottoporre alla S[acra] C[ongrega-zione]: a) che a poco a poco vengano eliminate tutte le altre funzioni rituali liturgiche e paraliturgi-che, serie e sobrie, che hanno dato prova secolare di perfetta aderenza all’anima religiosa popola-re: quale il s. Rosario, la “via Crucis”: le ore di adorazione; b) che la Messa, preceduta e seguita,nel caso delle Stazioni quaresimali da un Ordo liturgico che non si può omettere, e sempre piùavviluppata da altri esercizi, non finisca col trovarsi compressa e inserita in un programma chealla lunga non può che stancare il popolo; c) che in linea generale e prescindendo dalle StazioniQuadragesimali, l’abituare i fedeli alla Messa vespertina resa facilmente accessibile non influiscaa rilassare vieppiù il senso già smarrito della santificazione totale dei giorni festivi: per cui vi è dacredere che a non lungo andare non solo per le categorie dei fedeli impediti da lavori eccezionali,ma per tutti la santificazione della festa per cui fu sempre e resta così grave il precetto del Signore,

259

1956

S. Carlo Borromeo. Buon auspicio per tutto il resto.1115 A sera per il miogenetliaco ebbi a cena i miei Vicari Macacek e Gianfranceschi <col Retto-re del Seminario, e mgr. Puggiotto con mgr. Schiavon>

26 novembre, lunedìRiposante colla consolazione della buona giornata di ieri. Visite, e

occupazioni per i profughi di Ungheria.1116

Ieri nel pomeriggio è venuta da casa da Sotto il Monte mia nipoteEnrica con buone notizie di don Battista che visitò a Fusignano ed ancheda casa. Qui assistette ieri sera alle funzioni a S. Salvador per la visita pa-storale. I bisogni stringenti per il restauro della Colombera, e per le solefinestre richiedono ancora lire 150.000 che le diedi, pur nelle mie strettez-ze.1117

A sera alle 17 adunanza annuale della Fondazione Cini: il Patriarcaebbe un posto d’onore in faccia al Presid. prof. Spanio. Il fondatoreaggiunse ancora mezzo miliardo al fondo patrimonio. Interessanti le re-lazioni per la Scilla, per il centro Arti e mestieri e per «Cultura e Civil-tà[»].1118

27 novembre, martedìMi recai a Jesolo stamane con mgr. Olivotti e don Loris per visitare i

profughi ospitati al Lido dalla Croce Rossa. Li salutai con un discorso

questo praticamente si riduca alla Messa vespertina: il che in verità è troppo poco»: in ASPV, S.Sede, Sacre Congregazioni / Curia Romana, f. «S. Congregazione per la Dottrina della Fede (exS. Offizio); di lì a pochi giorni il card. Pizzardo asseconderà totalmente le posizioni espresse dalpatriarca, negando la generale concessione della messa vespertina durante il periodo di quaresi-ma adducendo «il pericolo che innovazioni del genere contribuiscano ad eliminare altre funzio-ni, care ai fedeli»: «Bollettino», 47 (1956)/3-4-5, p. 98.

1115 Cfr. supra, appunti del 4 novembre 1956.1116 Il 26 novembre, provenienti da Vienna, erano giunti in Laguna complessivamente 245

profughi ungheresi, accolti da mons. Gianfranceschi e alloggiati presso la colonia «Pietro Biffi»della Croce Rossa Italiana a Jesolo.

1117 Già il 20 ottobre aveva scritto a questa nipote che teneva «in serbo un gruzzolo specialedi lit. 300.000. Mgr. Loris ne farà la spedizione, e ti serviranno per la continuazione dellarestaurazione della Colombera. Con ciò io ho raggiunto la somma di un milione, come miaofferta personale per l’inizio di questi lavori. Intanto verranno i danari del prestito della Cassadi Risparmio, e la posizione sarà regolata in forma sicura. Bisogna sempre confidare nellaProvvidenza e aiutarla insieme», Familiari, II, p. 416; su questo si vedano anche supra gli appuntidel 14 febbraio 1956 e, infra, del 1° gennaio 1957.

1118 Cioè le varie istituzioni rientranti nell’ambito della Fondazione Cini; cfr. anche Pace eVangelo, I, p. 44.

260

1956

[[con]] <che> un giovane Armeno Mechitarista tradusse.1119 Incontro pie-toso, che spero apportatore di conforto e di bene.1120

Nel pomeriggio mi recai a S. Fantino, alle Suore Imeldine per com-pletare la Visita del Giglio. Idem a S. Bartolomeo. A S. Fantino incontraidon Barecchia, ivi vicario, contento, dopo le angoscie di Zelarino,1121 edon Toniato a S. Bart[olomeo].1122

A sera ebbi a cena il com[mendatore] Spada e Piovesan della BancaCattolica: a cui si aggiunse il Conte Cini che riferendosi alla riunione di ieridella Fondazione Cini a S. Giorgio mi ripeté che in [[sua mancanza]] <casodi cessazione della> concessione [[di]] in uso alla Fondazione il patrimo-nio della medesima sarà devoluto secondo la sua volontà al Patriarca.

1119 Roncalli indicava ai profughi di conoscere il loro paese: «tre o quattro volte fui aBudapest, dove ammirai lo splendore della vostra fede cattolica, apostolica e romana: ed ebbi ilpiacere di pregare nella vostra insigne Basilica di San Mattia di Buda. Gli avvenimenti di questeultime settimane hanno straziato, come quello del Papa, così il mio cuore di vescovo dellaChiesa di Dio, e dei miei diletti diocesani. […] Il vostro venerato Primate Cardinale GiuseppeMindszenty disse bene sullo scatenarsi della grande sciagura del vostro popolo che gli ungheresiavevano bisogno non di parole, ma di sollecito aiuto e di fatti. Ora eccovi qui, davanti allamanifestazione della nostra sincera fraternità. […] Noi soffriamo con voi. Ecco: i rappresentan-ti del popolo Veneziano sono qui venuti: il Patriarca con loro per dirvi che vi amiamo tanto: chevi desideriamo consolati qui nel vostro Paese, in faccia la mare che guarda la vostra patria diletta,riservata a grandi soddisfazioni e benedizioni della terra e del cielo, perché penetrata dalla fede edalla carità di Cristo, ed intimamente unita alle sue sofferenze», «Benvenuto» agli esuli di Ungheria,in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 401-402.

1120 Secondo il resoconto riprodotto sul periodico diocesano, al termine del messaggio delpatriarca, tradotto immediatamente in magiaro, «gli ospiti cantarono l’inno nazionale: e mentrele lagrime rigavano il volto dei presenti, il Cardinale baciò il tricolore Ungherese»; infine, richia-mando la figura di s. Gerardo Sagredo, Roncalli comunicava ai presenti che questo santo «nonsolo incoraggia i Veneziani alla fraterna solidarietà per voi: ma è singolare presidio e benedizio-ne della vostra cara patria. Lui pure, alla morte nel 1038 del vostro veneratissimo Re S. Stefano,al cui nome resta associato, subì persecuzione dalla violenta reazione e dal partito rigidamentepagano, e morì martire: come voi oggi subite oltraggio ed inaudite sofferenze a cagione dellanefasta ideologia negatrice di Dio, che ha gettato nel lutto la vostra nobile e fiera Nazione»,ibidem, pp. 400-401.

1121 Gastone Barecchia, nato nel 1914, sacerdote dal 1937, all’epoca dell’arrivo di Roncalli aVenezia era cappellano delle carceri della città; nel 1955 era stato destinato alla parrocchia diZelarino e nel 1957 sarà nominato vicario a S. Sebastiano; del rapporto con Roncalli ha riferitoin Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in CuriaVenetiarum, cit., pp. 378-388; l’antico segretario del patriarca ricorda che don Barecchia avevaavuto in precedenza qualche «difficoltà di ambientazione»: Testimonianza di mons. Loris F. Capo-villa al curatore, 27 novembre 2007.

1122 Giuseppe Toniato (1912-1992), ordinato sacerdote nel 1937, era vicario di San Barto-lomeo dal 1951, cfr. Liber Vitae, p. 124.

261

1956

28 novembre, mercoledìFra le udienze il prof. Ferro rettore della Università di Padova nuovo

presidente della Ucid.1123 Ebbi buone intese. Ricevetti anche i sac. Barec-chia, Moschino e Toniato a complemento della Visita Past.1124

29 novembre, giovedìUdienze tranquille. Importante quella di mgr. Scarpa1125 con cui mi

intesi circa la Scuola di Sociologia per conto delle Acli e per eventualiprovvedimenti intesi alla Mutua per il Clero. Accennai alla idea di un assor-bimento dell’A.m.a.t.e colle 9 Congreg[azioni].1126

Nel pomeriggio ricevetti in salone Barbarigo le mamme dei Tarsiciania cui furono care alcune parole di incoraggiamento e di amabile ammoni-mento.1127

30 novembre, venerdì [S. Andrea Apostolo]Sempre udienze col pensiero a S. Andrea: il dr. Treschitti direttore

della ragioneria regionale dello Stato, e del Magistrato delle Acque: il Par-roco Salesiano di S. Girolamo:1128 la Superiora delle Salesiane di Castello:don Angelo Altan e mgr. Olivotti.

1123 Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti; cfr. supra, appunti del 18 marzo 1956.Guido Ferro, titolare della cattedra di Costruzioni Marittime dell’Università di Padova dal 1936,era diventato rettore del medesimo ateneo nel 1949 e resterà in carica sino al 1968.

1124 Alcuni giorni dopo la visita nelle parrocchie il patriarca era solito convocare i responsa-bili delle stesse per fare con loro un bilancio del precedente incontro e per fornire alcune indica-zioni pratiche per la vita pastorale.

1125 Giuseppe Scarpa (1887-1973) era sacerdote dal 1909; era canonico teologo di S. Marcoe arcidiacono del capitolo, Liber Vitae, p. 50.

1126 Il patriarca si sta riferendo all’Associazione Mutua per l’Assistenza ai Confratelli Amma-lati, auspicando una sua ricomprensione all’interno dell’Opera Diocesana di Assistenza, gestitada mons. Olivotti; nella riunione dei vicari foranei e visitatori sestierali del 7 novembre preceden-te il patriarca aveva chiesto espressamente che venisse fatto «conoscere ai sacerdoti il suo vivodesiderio che tutti siano iscritti all’Associazione e in regola con i versamenti (L. 6.000 annue) perpermettere all’AMATE una assistenza più valida ed efficace»: «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p.367; su questo si veda anche la nota del 10 luglio 1955 riprodotta in Scritti e discorsi, II, p. 143. Al29 dicembre risale pure il decreto patriarcale col quale si autorizzava il preside del Collegio deiparroci «a formulare una convenzione – a nome dei Parroci membri del Collegio – con la SocietàCattolica di Assicurazione di Verona per emissione di una polizza di rendita differita con controassicurazione a ciascun Parroco membro del medesimo Collegio», «Bollettino», 48 (1957)/1-2,p. 34. Il Sinodo celebrato nel novembre 1957 stabilirà come obbligatoria l’iscrizione dei sacerdotiall’A.M.A.T.E. dal giorno della loro ordinazione: cfr. «Bollettino», 49 (1958)/5-6, pp. 224-227.

1127 Cfr. supra, appunti del 4 novembre 1956.1128 Don Umberto Bittolo, nato nel 1908, sacerdote dal 1943, parroco a S. Girolamo dal 1955.

262

1956

Sempre al buon lavoro col mitis et humilis [Mt 11,29]: il resto non contaproprio nulla.

1 dicembre, sabatoParecchie udienze. I nomi bastano a significare gli affari: don Ro-

berto Voltolina che è alla vigilia di recarsi a Zelarino: don Antonio Ros-si ex parroco di S. Luca: ora alle Zitelle:1129 Ing. Giorgio Garbuggio, esigr. Krof presidente delle Conferenze di S. Vincenzo: a cui trasmettol’offerta degli Industriali già affidatami dal comm. Bernabò: prof. Bac-chion.

2 dicembre, domenica [Domenica I d’Avvento]V[isita] P[astorale] Mattino a S. Maria dell’Orto.1130 Cose ben fatte:

nuovo Parroco Filippi attento, zelante, giudizioso.1131 Parecchie Comu-nioni: ordine e garbo dappertutto: fedeli lieti intorno al Patriarca. Vantag-gi della presenza e collaborazione di numeroso clero della famiglia Giusep-pina,1132 ben preparato. Convisitatore can.co [Mario] Bevilacqua. Mi fer-mai a colazione.

Nel pomeriggio mi recai a S. Alvise a piedi. La Provvidenza qui è nelvasto monastero adiacente, e più vasto cuore delle Suore Canossiane. Vi-sitai tutte le Sezioni del Catechismo: veramente ben preparato e della mas-sima soddisfazione: parroco Barbisan attento, spirituale e zelante.1133 Fe-deli pure buoni e convinti.

Sono due parrocchie belle e fervorose. Però una di 5.000, e l’altra diquasi altrettanto. Edificanti quanti intervennero. Ma quanti, quanti più as-senti!1134

1129 Antonio Rossi (1882-1964), sacerdote dal 1909, aveva retto la parrocchia di S. Giacomodall’Orio dal 1932 al 1952; era rettore della chiesa di S. Maria della Presentazione («Le Zitelle»),Liber Vitae, p. 145.

1130 La parrocchia di S. Cristoforo, nel vicariato di Cannaregio-S. Felice.1131 Padre Francesco Filippi, giuseppino, nato nel 1923, sacerdote dal 1949, era parroco a S.

Maria dell’Orto dal 1955.1132 In questa parrocchia risiedevano i religiosi della Congregazione di S. Giuseppe, fonda-

ta da s. Leonardo Murialdo nel 1873.1133 Antonio Barbisan, nato a Dese di Favaro Veneto (VE) nel 1915, ordinato sacerdote dal

1940, era parroco di S. Alvise, sempre nel vicariato di Cannaregio, dal 1954.1134 Il patriarca esprimerà il suo rincrescimento per la scarzezza del numero dei presenti alla

visita pastorale anche in altre occasioni: cfr. infra gli appunti del 9 dicembre 1956, 24 marzo, 3novembre e 29 dicembre 1957.

263

1956

3 dicembre, lunedìIn mattinata la visita di mgr. Carraro vescovo di Vittorio Veneto. Ci intendia-

mo bene su più cose. Si trattenne a colazione. Nel pomeriggio comple-mento della V[isita] P[astorale] di ieri a S. Maria dell’Orto. Con mgr. Lo-ris. Vidi l’Istituto Daniele Canal nell’ex convento dei Servi: Cresima aduna decina di figliuole e incoraggiamenti a tutte le Suore. Passai in seguitoa S. Marziale, chiesa interessante e ben tenuta. Di là passammo alle Imeldi-ne del palazzo Minelli-Spada riservato a Esercizi e Convegni. Parole alleSuore: poi più sotto alle Ancelle per l’Opera Pontificia di S. Pietro Ap.Incoraggiamenti anche a loro: ed infine alla casa dei P[adri] di S. Giov. diDio, dove visitai il tabernacolo e dissi poche parole ai ricoverati. Lungo lavia visitai tre infermi: il padre di don Carlo Candiani, la sig.na ErminiaZanchi: e la signora Fusaro in famiglia. Giornata buona.

4 dicembre, martedì [S. Barbara Vergine e Martire]Udienze: prof. Forni chirurgo che mi reca in nome di suo zio Retto-

re della Università di Bologna una magnifica testa marmorea del card.La Fontaine: scultore [ ]. Udienze parroco d. Filippi di S.M. dell’Orto,don Aldo <Schiavini> capellano di S. Alvise.1135 Nel pomeriggio conmgr. Schiavon complemento di visita pastorale alle Canossiane di S. Alvisecon parole alle Suore, a tutte le figliuole, alle Suore ammalate ricordan-do S. Barbara, purezza, apostolato, martirio. Passai in seguito alle Cla-risse che trattenni su la Teresa del Bambin Gesù:1136 e chiusi la giornataall’Ospedale dei Bambini Pediatrico [[dei]]: dove capellano è il Maestrodon Alfredo Bravi direttore della capella di S. Marco. Le Suore di MariaBambina assistono quest’opera pia col solito garbo. Don Bravi vi si tro-va contento.

5 dicembre, mercoledìGiornata tutta per l’Ungheria infelice. I 245 profughi di Jesolo venuti

in visita a Venezia, su mio invito.1137 Celebrai con loro la S. Messa a S.Marco, e lessi alcune parole, innanzi alle Autorità, ed a una vasta folla di

1135 Aldo Schiavini (1923-1995), sacerdote dal 1947, sarà successivamente nominato curatoautonomo e quindi parroco di Brussa, cfr. Liber Vitae, p. 49.

1136 Sulle analogie tra la figura di Giovanni XXIII e quella di Teresa del Bambin Gesù e delSanto Volto si è soffermato M. DE KERDREUX, Papa Giovanni e Santa Teresa, Torino 1964.

1137 Cfr. supra, appunti del 26-27 novembre 1956; sempre a questa data risale l’indizione diuna «straordinaria raccolta di offerte» per i profughi ungheresi, affidata alla gestione dell’A.C.cittadina: «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 407.

264

1956

Veneziani.1138 Contatto sempre impressionante.In giornata parecchie visite: monsigr. Ceriacci assistente Confedera-

zione Cooperative: l’arciprete di S. Marco, e don Barbisan di S. Alvise.

6 dicembre, giovedìMia S. Messa in cripta di S. Marco per gli addetti alla Basilica. Circa 40

persone. Mie parole di circostanza bene accolte. Un´altra volta si farà an-che meglio.

Interessante la visita dei rappresentanti del Clero del Basso Piave: con-venuti ieri alla Salute con mgr. Zaffonato.

Ricevetti anche don Attilio Daltin, e d. Giov. Zanus di S. Marco1139 (S.Moisé) visita regolare a titolo della visita pastorale.

7 dicembre, venerdìIn casa alcune udienze di una certa importanza.1140 Nel pomeriggio

visita privata a S. Moisè e a S. Gallo: a sera a S. Giuliano con Rosario e miodiscorso semplice e calmo, ma assai ben riuscito circa la Visita Pastorale:che cosa fà il pastore: a) conoscere le sue pecorelle una ad una: b) pascerledi sana dottrina: c) incoraggiarne il fervore religioso: e poi lo studium

1138 «Fratelli di Ungheria: a voi il nostro abbraccio perché siete uomini: siete cittadini di unanazione nobile ed onorata: perché siete cristiani. Il Cristianesimo che noi confessiamo ci fa undovere di partecipazione alle vostre sventure. Non è che noi facciamo distinzioni di razza, ditradizioni religiose o politiche: il nostro cuore è tocco per tutti quelli che soffrono sulla terra. Maè naturale, è santo, che noi siamo particolarmente sensibili per chi come voi è vittima dellaingiustizia e della violenza. Per chi perseguita, per chi opprime, per chi uccide, non abbiamo chesguardi di immensa pietà e di commiserazione. […] Per questo siamo venuti a ricevervi alvostro arrivo sulla nostra terra, o cari fratelli di Ungheria: e vi abbiamo voluti qui fra le memoriee i monumenti più sacri della nostra Venezia, perché da quanto i vostri occhi contemplano edall’accento delle nostre labbra voi scorgiate tutta la sincerità del nostro sentimento nutrito dirispetto e di affezione per ciascuno di voi: per quanti fornirono prove mirabili, anche morendo,dell’eroismo di un popolo forte e fedele. E fatevi coraggio: ogni prova ha il suo principio e lasua fine. La fine può ritardare un poco: ma è ben sicura. […] A conferire una nota più viva ditenerezza al vostro confidente soffrire, ecco che noi di Venezia vi offriamo ciò che abbiamo piùcaro per noi: la bellezza del nostro mare, dei nostri templi, delle meraviglie dell’arte della nostracittà; e soprattutto spezziamo con voi il nostro pane, a suggello, il più autentico, della nostrafraternità umana e religiosa, perché siamo figli della stessa Chiesa Cattolica», «Il fratello aiutato dalfratello è robusto come una città fortificata», in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 403-405; ripresoin Scritti e discorsi, II, pp. 512-516.

1139 Giovanni Zanus (1901-1964), sacerdote dal 1928, dal 1947 era cappellano corale di S.Marco.

1140 Il Diario si limita ad indicare che il patriarca «presiede la assemblea delle ConferenzeFemminili di San Vincenzo de’ Paoli»: «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 389.

265

1956

pacis,1141 fatto nella purificaz. delle coscienze, e colla fedeltà al buon ordi-ne, dentro e fuori di noi.1142 Parecchie persone di ogni rango.

In casa preparazione a domani.«Mira quidem facio: sed abjecta perpiet! non dedignor». Parole di S.

Gregorio Magno nelle lezioni della II domenica Adventus.1143

8 dicembre, sabato [Immacolata Concezione della B.V. Maria]Visita Pastorale a S. Marco nella luce benigna e pura della Immacola-

ta. Alle 8 assisto alla Messa a S. Moise´ e parlo al Vangelo delle 4 finalitàdella Visita: Dottrina: morale: fervore religioso e spirito di pace. Presen-za di parrocchiani scelti, il più ragazzi. Però ritrovo ben riuscito. Alle 10ricev. a S. Marco, col baldacchino: ingresso solito della Visita. Mia MessaPontific. e dopo Omelia su «Alma Redentoris! mater».1144 Ricevimentodei notabili della parrocchia in Patriarchìo: nel pomeriggio scuola di Ca-

1141 Gli eventi ungheresi hanno particolarmente stimolato in Roncalli la riflessione sultema della pace e della guerra. L’espressione qui formulata tornerà nel Radiomessaggio pro-nunciato il 22 dicembre 1962, a poche settimane dalla conclusione della crisi dei missili di Cubae pochi mesi prima della promulgazione della Pacem in terris: «Della terra la ricchezza più prezio-sa e più degna di essere ricordata è la pace. Pax in terra – noi cantiamo infatti cogli angeli diBetlemme – pax in terra hominibus bonae voluntatis. Fra tutti i beni della vita e della storia: delleanime, delle famiglie e dei popoli, la pace è veramente il più importante e prezioso. La presenza,lo studium pacis, è la sicurezza della tranquillità del mondo. Ad essa però si congiunge comecondizione la buona volontà di tutti e di ciascuno, pax hominibus bonae voluntatis, poiché ovequesta manchi è vano sperare letizia e benedizione», La pace nella unità e nell’amore dei figli di Dio,in DMC, V, pp. 44-45.

1142 Nella lettera spedita il giorno successivo al nuovo parroco di Sotto il Monte, donPietro Bosio, il patriarca ritornerà sulle parole pronunciate a S. Giuliano: «Giusto ieri seraparlando ai miei ho ben fissato il mandato caratteristico di ogni buon pastore, vescovo oparroco che sia: cioè: conoscere una a una, salvare, nutrire le sue pecorelle: nutrirle dibuona dottrina e di santa Eucaristia. Poiché qui sta il sostanziale di ogni vita che [è] curad’anime. Il resto – esercizio di carità per es. – che può avere riferimento anche agli interessi dellavita temporale viene da se´; ma non è per questo che occorre il sacerdozio: basta il senso dellacarità cristiana. Qui ho sentita una frase attribuita al mio santo predecesssore Pio X, e che è deltempo del suo episcopato di Mantova: “Sì, sì, uscire di sacrestia: ma sempre in cotta e stola”»,AR/FSSD X/564b.

1143 Breviarium, Pars Hiemalis, Dominica II Adventus, In III Nocturno, Homilia sancti GregoriiPapæ, Homil. 6 in Evang., post init.

1144 Per l’occasione predispone una traccia scritta: «Pensieri per l’Immacolata a S. Marco – inocc. Visita Pastorale 1956 / L’anno scorso introducevo l’Immacolata con le parole, dottrina espirito S. Lor. Giustiniani. Quest’anno la luce della Immacolata avvolge il pastore nell’atto ditrattenersi colle sue pecorelle. Non so dire di lei innanzi ai miei fedeli con parola più felice diquella della Liturgia dell’Avvento: poiché l’Imm. apre l’Avvento, e lo penetra del suo spirito.L’antifona finale del Breviario in Avvento è l’Alma Redemptoris mater. V’è qualcosa di più dolce e

266

1956

techismo a S. Basso. Alle 12 mio nuovo discorso a S. Marco alla follaimmensa con desiderio espresso di far di più. A S. Basso ricev. delle operedi carità della S. Vincenzo femm. con parole: e alle 17 ancora in S. Marcodiscorso di chiusa: con speciale riferim. al culto di Maria. Poi Nicopejariportata al suo altare: ed esequie dei defunti.

9 dicembre, domenica [Domenica II d’Avvento]V[isita] P[astorale] a S. Canciano.1145 Freddo intenso nell’aria, ma fer-

vore nei cuori. S. Messa mia, come al solito: discorso al Vangelo, ed ese-quie dopo. In mattinata: parole dopo la Messa ai bambini celebrata damgr. Loris: ricevimento della Giunta nel Patronato, piena di amabilità e dicalore. Al Vangelo della Messa di mezzodì nuovo discorso ben seguito:ed incoraggiante. A domani il resto della parrocchia.1146 Mi fa sempreimpressione la sproporzione fra il numero totale dei fedeli, e quelli chedi fatto partecipano alla Visita.1147

di più delicato a segnare i rapporti della anima e dei popoli con Maria [[Im]] nel primo irradiaredella sua luce? Lasciatemela ripetere in latino e in Italiano[:] Alma Redemptoris mater / quaepervia coeli porta manes / Et stella [[del]] maris / Succurre cadenti surgere qui curat populo /Tu quae genuisti / Natura mirante / tuum sanctum genitorem / Virgo prius ac posterius /Gabrielis ab ore sumens illud Ave / Peccatorum miserere[.] […] Come la Salve Regina, come lealtre antifone Mariane, la comune dei dotti su l’indicazione del Tritemio* l’attribuisce ad unmonaco <Svevo, un santo monaco Svevo, Ermanno detto il Contratto[,] l’autore dell’Astrola-bio, dei primi anni del 1000[.] [x] spunti: 1) la divina maternità il suo titolo che la pone fra Dioe noi[:] Dio come figlio, noi come redenti da Gesù nostro fratello / 2 via aperta verso il cielo eporta di entrata per tutti alla patria celeste / 3 Stella del mare – le variazioni e le tempeste dellavita / 4 Succurre miseris: la sua bontà verso il navigante in pericolo che vuol ad ogni corsosalvarsi / 5 il richiamo della purezza, l’Immacolata. Virgo prius ac posterius / 6 Il tono com-mosso dell’Ave / 7 L’abbandono perenne e finale a lei – pro peccatoribus miserere / Oh! chebellezza, oh che incanto di concetti, di sentimenti e di parole. La luce di Maria[.] Inviolata edintatta, Madre benigna di tutti coloro che portano il segno caratteristico del Figliuol suo, la croce,in vita, in morte [[do]] al di là della morte, nelle sofferenze del Purgatorio, nel possessodell’eterna gioia[.] Questo significa onorare [[Maria]] l’Immacolata Madre di Gesù e nostra: edassicurare la sua intercessione per noi vivi o trapassati, sempre suoi figli. [[Per]] Vivi noi prose-guiamo il nostro omaggio festoso di canti e di preci alla gloria dei suoi privilegi. Sui nostrimorti invochiamo ora colle note funebri della liturgia l’intercessione confidente della MadreUniversale», AR/FSSD X/565.

1145 Parrocchia del vicariato di Cannaregio-S. Felice.1146 In giornata scrive a p. Lombardi per comunicargli l’impossibilità di accogliere il suo

invito alla «grande centrale per un mondo migliore»: «Da tempo era fissata per oggi la Visitapastorale alla parrocchia di San Canciano, in città. Non c’è da pensare ad altro. Nella gerarchiadegli impegni del Vescovo questo è il primo: da quando il Concilio di Trento impose questoatto così solenne e significativo», AR/Int 2797.

1147 Cfr. supra, appunti del 2 dicembre.

267

1956

10 dicembre, lunedìVisite illustri e care. Mgr. Cicuttini vescovo ausiliare di mgr. Nogara

promosso a Vescovo ordinario di Città di Castello:1148 Castrum felicitatis1149

come gli auguro di cuore. Poi il Rev.mo Ministro Generale dei Domenica-ni p. Michele Browne, ancora Maestro del S. Palazzo,1150 che trattenni acolazione col suo Socio, e col p. Bellagamba Sup. di S. Gio. e Paolo.

Nel pomeriggio continuaz. V[isita] P[astorale] a S. Canciano – 1) Imel-dine. Casa Madre presso il Rosario (Miracoli)[,] Sup. Generale Tessaroammalata. 2) Chiesa adiacente dei Miracoli: col rettore don Frassinelli.1151

Chiesa gioiello del Rinascimento. 3) S. Giov. Grisostomo col VicarioGio[vanni] Zannin!: pure bella chiesa e assai frequentata.

11 dicembre, martedìUdienze: il sac. Giovanni Zannin! vicario di S. Giov. Grisostomo. Lo

accolsi bene: e gli accennai al desiderio di non far tutto da se´.1152 Spero diriuscire, come tutto riesce ciò che non è fatto con violenza.1153

12 dicembre, mercoledìUdienze: I parroci Tessaro, Scoffon,1154 Barbaro e Bortolan1155 per

informarmi circa le nomine al Collegio dei Parroci. Seguirono il prof.

1148 Luigi Cicuttini (1906-1973), nato a Povoletto (UD), sacerdote dal 1933, era statovescovo ausiliare di Udine dall’aprile 1953 sino al 30 novembre 1956, quando appunto era statopromosso a Città di Castello; reggerà questa diocesi sino alle dimissioni nel 1971.

1149 L’antico nome di Città di Castello durante il dominio longobardo.1150 L’irlandese Michael Browne (1887-1971), sacerdote dell’ordine domenicano dal 1910,

era stato docente e quindi rettore dell’Angelicum di Roma; era maestro del Sacro Palazzo dal1951 ed era stato eletto maestro generale dell’ordine nell’aprile 1955. Giovanni XXIII lo creeràcardinale nel concistoro del 19 marzo 1962.

1151 Angelo Frassinelli (1920-1994), sacerdote dal 1945, era stato in precedenza parroco diS. Girolamo, Liber Vitae, p. 85.

1152 Giovanni Zanin (1900-1986), proveniente dalla congregazione dei Figli di don Orio-ne, era stato ordinato sacerdote nel 1927. Era stato nominato vicario a S. Giovanni Crisostomonel 1946 e ne sarà rettore per quarant’anni, cfr. Liber Vitae, pp. 89-90; sui precedenti contatti conil patriarca Roncalli si vedano gli appunti del 2 marzo 1955, in Pace e Vangelo, I, pp. 465-466.

1153 Roncalli resta fedele al proposito di governare senza usare il «frustino»: cfr. supra,appunti del 12 gennaio 1956.

1154 Il cappuccino Gervasio Scoffon, nato nel 1911, sacerdote dal 1934, era parroco delSs.mo Redentore, nel vicariato di Dorsoduro, dal 1948.

1155 Gino Bortolan, nato nel 1918, sacerdote dal 1941, era parroco a S. Maria Formosa, nelvicariato di Bragora, dal 1952.

268

1956

Luzzatto e il sigr. Corbi[,] altro Israelita di Gerusalemme: incontro felice.Ricevuto pure don Altan col suo discorso su S. Lorenzo.1156 Bene.

Nel pomeriggio mi recai con parroco di S. Zaccaria a Mestre ospeda-le per visitarvi mgr. Barbato parroco di Malcontenta assai pericolosamenteammalato.1157 Tornato in città mi recai pure a visitare mgr. Jandelli che stameglio, e il prof. Mario d’Este che ha pur bisogno di molto riguardo. DaS. Barnaba a casa tornai a piedi, ben contento, e trattenni mgr. Marchetti acena. La giornata mi lasciò un po´ stanco: ut decebat: ma il moto penso miserva meglio che la perenne vita sedentaria.

13 dicembre, giovedì [S. Lucia Vergine e Martire]Sempre buon lavoro. Alle 10 il fotografo Giacomelli. Alle 10.30 Riti-

ro Mensile. Il padre Gesuita Brustolin incaricato dell’Apostolato dellaPreghiera ci fece due fervorose prediche su questo argomento.1158 Fùpratico ed efficace. Feci lasciare la benedizione col S.S. dopo la SantaMessa. In casa col Parroco di S.M. Formosa firmai l’approvazione dellaconferma di don Marco Tessaro a priore dei parroci. Poi ricevetti mgr.Olivotti con notizie liete. Alle 15.30 con mgr. Schiavon visitai il Museodi S. Marco e le adiacenze della basilica. Vi trovai pezzi magnifici nonesclusa la famosa sedia del Doge nei servizi della Basilica. Potrebbe beneservire al trono del patriarca. Alle 19 visita a S. Lucia in S. Geremia.1159

Molta folla quieta ed attenta alle mie parole. Purezza verginale, e fedeltàeroica fondamento di gioia e di forza. In casa cena col dott. Venchierut-ti.

1156 Il patriarca si riferisce all’intervento pronunciato da don Altan nell’ambito delle cele-brazioni del centenario giustinianeo, poi edito in A. ALTAN, L’opera dottrinale di S. LorenzoGiustiniani, in San Lorenzo Giustiniani protopatriarca di Venezia nel V centenario della morte, cit., pp.191-216.

1157 Desiderio Barbato (1882-1959), sacerdote dal 1918, nel 1920 era diventato curato equindi parroco-abate di Malcontenta, Liber Vitae, p. 104.

1158 Igino Brustolin, nato nel 1883, ed entrato nell’ordine nel 1898, era sacerdote dal 1912:cfr. Catalogus Provinciæ Veneto-Mediolanensis Societatis Iesu, ineunte anno 1956, Cusano M. 1955, p.82; relazionerà sull’attività di direttore diocesano dell’Apostolato della Preghiera in «Bolletti-no», 49 (1958)/1, pp. 54-55.

1159 Il corpo di s. Lucia (281?-304), martire durante la persecuzione di Diocleziano, era statoinizialmente sepolto a Siracusa. Era stato quindi traslato a Costantinopoli, da dove venneriportato a Venezia dal doge Enrico Dandolo nel 1205. Dopo vari trasferimenti il corpo erastato definitivamente collocato nel 1863 nella chiesa di S. Geremia, nei pressi della stazioneferroviaria di Venezia: cfr. B. BERTOLI, Il corpo di s. Lucia a Venezia, in «Appunti di teologia», 17(2004)/4, pp. 5-9; si veda anche Pace e Vangelo, I, p. 403.

269

1956

14 dicembre, venerdìFra le udienze don Fr. Castorina a cui diedi l’investitura per la nuova

parrocchia del Sacro Cuore a Jesolo (Lido).1160 Promette bene.

15 dicembre, sabatoNiente in attesa: ma ore sempre piene. Stanotte ho riveduto la Relazione

Quinquennale – 1951-1955 – che mgr. Gianfranceschi porterà a Roma inpersona.1161 Vi aggiunsi una lettera di presentazione per il Card. Piazza.1162

Udienze due: il parroco di S. Canciano, e don Barbini il suo capellano:due buoni preti.1163

Istruzioni per il nobile Messaggero di Roma, mgr. Ausiliare.Buone intese con mgr. Vio per le onoranze funebri a L. Perosi.1164 A

sera il prof. Branca, come a mezzodì mgr. Gottardi ambedue per la pre-parazione del volume in ricordo del Cent[enario] di S. LorenzoGiust[iniani]1165 e ricevimento lietissimo ai Cooperatori venuti a Congres-so a Venezia. Un incontro veramente piacevole, e spero edificante. Il Pre-sidente di questa Federazione delle Cooperative era il Senatore Menghi.1166

16 dicembre, domenica [Domenica III d’Avvento]Visita Pastorale a S. Marcuola.1167 Ben preparata. Mgr. Gino Spavento

mi aveva ben preceduto. Celebrai ed assistetti a due Messe, delle 10 e delle

1160 Cfr. supra, appunti del 27 aprile 1956. Francesco Castorina, nato a Maserada sul Piave(TV) nel 1926, era sacerdote dal 1949 e resterà parroco del S. Cuore per quasi cinquant’anni.

1161 Era precisamente al suo ausiliare che Roncalli aveva affidato all’inizio dell’anno il compi-to di stendere la Relatio ad Limina da inoltrare, come accadeva ogni lustro, alla Concistoriale: cfr.supra, appunti del 17 gennaio 1956. Il card. Piazza darà riscontro al ricevimento della Relatio il 14febbraio 1957: da esso si deducono le varie questioni toccate in essa (il centenario giustinianeo, glisviluppi della situazione politica, i problemi dell’urbanizzazione e la fondazione di nuove chiesee parrocchie, la nuova sede del seminario minore), «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 3-4.

1162 Custodita in copia in ASPV, la Relatio è tuttora inconsultabile.1163 Il parroco di S. Canciano era, dal 1940, don Attilio Vianello (1905-1995); don Cipriano

Barbini (1921-1978), ordinato sacerdote da Roncalli il 17 giugno precedente, era il suo coopera-tore, Liber Vitae, pp. 61-62.

1164 Cfr. supra, appunti del 15 ottobre 1956; si vedano anche infra gli appunti del 22dicembre 1956.

1165 Della questione si era discusso anche l’11 gennaio precedente: cfr. supra.1166 Vincenzo Menghi, proveniente dalle fila dell’A.C., dopo la caduta di Mussolini, aveva

partecipato all’organizzazione della D.C. e nel 1948 era stato eletto per la prima volta al Senato(rieletto nel 1953 e 1958); era presidente della Confcooperative.

1167 Nel vicariato di Cannaregio-S. Marcuola.

270

1956

12.15. Sempre gente. Discorso a tutti: e parmi a buon proposito. Fra ipresenti il nuovo chierico seminarista della parrocchia Fazzini. Edificantepromessa.1168

Visitai la Scuola del S. Cristo:1169 gradita sorpresa per me, come tutti idintorni della parrocchia. Il disagio del Parroco,1170 ottimo del resto, ma<abitante> sotto lo stesso tetto con una parentela numerosa, mi da´pena.1171 Egli non mi mostrò che una sua buona sorella. Vidi catechismie scuole, e capi A.C. Tutto a precisione: ma occorrerebbe adattare me-glio la canonica a servizio delle opere parrocchiali. Spero che tutto mivenga a tiro.

Pomeriggio tranquillo in casa.

17 dicembre, lunedìUdienze. Generale Palandri e figlio capitano di Finanza: Superiore dei

Canossiani di S. Giobbe. Nel pomeriggio visita a piedi alla chiesa di S. Felicein restauro: salii sul ponte fin sotto la cupola. Poi visitai la chiesa Vicariale diS. Fosca governata da don Valentini pio e buon sacerdote ma sofferente dinervi. Troppi altarini in questa bella chiesa del resto ben tenuta.1172 Passai

1168 Gianni Fazzini, nato a Venezia il 28 dicembre 1937, sarà ordinato sacerdote nel giugno1961.

1169 Collocata quasi di fronte alla parrocchiale dedicata ai SS. Ermagora e Fortunato, laScuola del Cristo era stata anticamente sede di una confraternita.

1170 Dal 1937 era parroco di S. Marcuola don Giovanni Barbaro (1903-1994); nel 1968 sarànominato canonico residenziale di S. Marco, cfr. Liber Vitae, p. 108.

1171 Emerge una delle premure disciplinari ricorrenti del patriarca, che già in precedenza avevaconstatato la presenza di «troppi famigliari» intorno al suo clero, con il rischio che questi condizio-nassero la vita pastorale dello stesso: cfr. GdA, appunti del 20-25 maggio 1955, pp. 422-423. Laquestione verrà infine affrontata pubblicamente l’anno dopo, nel corso del sinodo diocesano:«Ciò che è strettamente necessario per i servizi domestici – indicherà il patriarca –, ed anche questocon debite riserve e riguardi, lo si permette: presenza di strettissime persone congiunte, mammae sorelle, queste nubili, o vedove senza figlioli: ed anche il vecchio padre se rimasto solo: ma nonoltre. Ma non oltre, miei cari confratelli, né occorrono su questo punto, in faccia alla regola generale,osservazioni a spiegare, a scusare, ad intercedere. La consuetudine quotidiana del sacerdote, anchebuono, anche pio, anche retto, con persone di casa propria è indebolimento progressivo delleenergie sacerdotali: è una ingiustizia verso le anime, a cui per la sua vocazione caratteristica ilsacerdote, specialmente il pastore, è tenuto a dare tutto se stesso: è una distrazione quotidiana dalcompimento dei ministeri più gravi: è tentazione di eccedere, è motivo di turbamento e di peneinteriori non dovute alla sua vocazione, ed alla bontà del cuor suo. Su questo punto, miei dilettis-simi confratelli, voi conoscete il mio sentimento: è lo stesso che viene attribuito ai miei venerabilie santi predecessori»: Seconda allocuzione al clero, in Scritti e discorsi, III, pp. 334-335.

1172 Sulla sensibilità del patriarca al riguardo si vedano anche le note compilate dopo la visitaalla chiesa romana dov’era stato sepolto il card. Piazza: cfr. infra, appunti del 12 giugno 1958.

271

1956

alla chiesa della Maddalena vicina di cui è rettore don Cedolin:1173 stile neo-classico, bisognosa di forti restauri. Pur tenuta bene: ma non necessarissimaalla gente. Poi mi trasferii alle Suore Figlie di S. Giuseppe di Torino checonfezionano paramenti ecc. Raccomandai loro di mettere in stile gregoria-no anche il loro canto.1174 Ero col parroco Barbaro e con d. Loris. Tempodiventato umido e freddissimo.

A sera un po’ stanco.

18 dicembre, martedìGiornata di udienze e di esami. L’abate dei Certosini di Vedana (Bellu-

no) che mi invita ad andare lassù: il p. Provinciale dei Capuccini: il sac.Cedolin rettore di S. Maddalena: il parroco di Cavallino don Fabio Bar-bieri che converrà mutare.1175

Nel pomeriggio presiedetti agli esami di concorso alle parrocchie:Callegaro per Oriago: Tommasini per Stretti di Eraclea: Scatolin! per Pa-gliaga: Mazzardis per S. Giuseppe di Mestre: Zane per S. Apostoli.1176

Moro sarà nominato a S. Stefano per traslazione da S. Silvestro. Fuimolto contento di questi esami, e del complesso.

19 dicembre, mercoledìUdienze: Comm. Rossi Magistrato delle Acque: arch. Scatolin, asses.

Gagliardi, ecc. ecc.Nel pomeriggio mi recai con d. Loris alla Salute, per due predicucce ai

Seminaristi, ai piccoli e ai grandi, in chiesa. Visitai in seguito i lavori nel Semi-nario Minore. Vanno bene ma un po´ lentamente. Impressione eccellenteper ciò che verrà fuori dalla trasformazione della Dogana. Il Signore ci aiuti.Quanto alle chiacchere di qualche sfaccendato laetari et benefacere [Qo 3,12].1177

1173 Luigi Cedolin, nato nel 1921, sacerdote dal 1946, era rettore a S. Maria Maddalena dal1953.

1174 Sulla predilezione del patriarca per il canto gregoriano si vedano anche infra gli appuntidell’8 gennaio e 2 aprile 1957 e 5 giugno, 16 luglio e 18 settembre 1958.

1175 Don Barbieri non si trovava bene in questa parrocchia; quattro anni più tardi saràtrasferito a S. Pantalon: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

1176 Cfr. Nomine, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 35. Da questo elenco manca il riferi-mento alla nomina per Pagliaga; a Venezia in questo momento esistevano tre sacerdoti con ilcognome Scattolin: don Aldo, don Luigi e don Carlo.

1177 Cfr. supra, appunti del 17 giugno 1956. Mons. Capovilla ricorda che si trattava delle«ineliminabili» critiche all’operato della curia che accompagnano la vita di ogni diocesi: in questocaso «c’era anche chi non applaudiva alla sistemazione dell’antica dogana», Testimonianza di mons.Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

272

1956

Ho l’impressione che i dormitori del piano superiore riuscirebbero meglio atravate scoperte che a soffitto piatto. Farò l’osservazione ma lasciando fareai più periti di me. A sera dopo cena con mgr Fr. Silvestrini circa i suoiricordi di Perosi a Venezia.1178

20 dicembre, giovedìGiornata sacerdotale. Tema generale suggerito dal P. Gesuita [ ] ver-

tente su l’Apostolato della preghiera.1179 Riunione numerosa e devota. Ri-cevetti poi gli auguri della Procuratoria di S. Marco in corpore. Facileintesa, e prontezza di disposizioni comuni.

A sera io stesso celebrai in capella grande ai convenuti della Ucid,1180

rappresentanze anche venute di fuori. Mio discorso molto ascoltato: le 7virtù teolog. e cardinali.1181

21 dicembre, venerdìVisita Natalizia. Fondazione Cini, al Salone e al completo. Vivo entu-

siasmo: parole e musica. La banda musicale diffuse dentro e fuori, anima-zione e [[viva]] <armoniosa> soddisfazione di tutti. Seguirono molte vi-site personali: pittrice Lina Rosso che regalò un bel ritratto da lei dipintodi Pio XII:1182 poi mgr. [Giuseppe] Bevilacqua dei Carmini: don Moro

1178 Roncalli vi accennerà durante la commemorazione di Perosi tenuta pochi giorni dopo:cfr. In morte di Mons. Lorenzo Perosi, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 45-46; dal canto suo ilpatriarca, nel corso dell’omelia del giorno di Natale, rammenterà che «questo genio musicalebenedetto e tanto caro per chi visse i tempi suoi, cinquantasette anni or sono, a Como, facevaeseguire un suo nuovo oratorio, giusto “Il Natale”, che fu rapimento non di una città soltanto,ma di tutta Italia. Per me è gaudio dello spirito ricordare come assistetti, anch’io diciottenneappena, tutto preso di entusiasmo religioso, a quella grande manifestazione»: Omelia di Natale1956, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, p. 56.

1179 Cfr. supra, appunti del 13 dicembre 1956.1180 L’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti: si tratta del quinto incontro con i mem-

bri di questa associazione dall’inizio dell’anno.1181 Tema ricorrente nella predicazione roncalliana: cfr. gli appunti del 30 marzo e 1° agosto

1954, 22 febbraio, 18 e 21 agosto, 18 ottobre e 4 novembre 1955, in Pace e vangelo, I; si vedanoanche infra gli appunti del 14 maggio, 28 settembre e 24 ottobre 1957.

1182 Lina Rosso (1888-1975), allieva di Pietro Fragiacomo e Luigi Nono, aveva conseguitoil diploma di Disegno all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Artista affermata già negli anniVenti, aveva partecipato a varie edizioni della Biennale. Roncalli accenna al quadro in una letteraindirizzata sotto questa data a Pio XII: «Padre Santo, Natale è vicino: tempo propizio allapresentazione degli auguri fra coloro che si amano di più sulla terra. Penso innanzi<tutto>all’augusta vostra persona, Padre Santo. Accingendomi a scrivere alcune devotissime righe,l’occhio mi sfugge sulla corrispondenza arrivata ieri sera. Fra le carte un opuscolo di 95 pagine– Mario Leone: La leggenda di Cristo. Gli errori dottrinali del Cristianesimo – Tip. Monviso, Torino:

273

1956

futuro parroco di S. Stefano: mgr. De Biasio uscente, e don Attilio Toma-sini!.1183

Mi recai in giornata a Benedetto Marcello per la Messa di Mozart.1184

Coro giovanile e robusto: esecuzione perfetta: però con inspirazione Te-desca. Niente o poco di dolcezza Perosiana. Fù però un bagno di musicasacra che dilettò il mio spirito.

22 dicembre, sabatoSolenne ufficiatura funebre per mgr. Lorenzo Perosi. Non ci fù gran

folla, anche perché il tempo fù pessimo. Ma parecchie rappresentanze sifecero onore: Seminario, Clero, laici distinti. Fù eseguita la Messa compo-sta da lui per la morte del suo prediletto discepolo Ferruccio Menegazzi,che fece il giro del mondo. Io cantai la Messa: e prima dell’Assoluzionelessi un breve discorsetto che fù poi stampato: Perosi a Venezia. Io fui bencontento dell’atto di omaggio reso a chi lo meritava tutto da parte mia.1185

Corso Svizzera, 7914 – finito di stampare il 7.12.956. Vi ho dato uno sguardo complessivod’insieme, puntando quà! e là con più viva <e dolorosa> attenzione. Padre Santo, si tratta di unpazzo che bestemmia, con acuto intelletto, come è dei pazzi qualche volta, ma con spirito demoli-tore. Mi richiamo subito a San Luca, VIII.30-37. Levando il [[mio sguardo]] <lo sguardo> daquesto [[mio]] mio breve scritto lo volgo verso un bel quadro a olio <raffigurante VostraSantità> offertomi ieri sera da una brava e buona pittrice di Venezia <Lina Rosso>. È moltosomigliante e felice e lo metto in onore nella sala di ricevimento per le visite di questi giorni, etultra. Il voto del cuore accompagna il mio sguardo riverente e pio, ed esprime [[il mio]] l’augu-rio filiale, [[il]] mio, [[e quello]] di tutti i miei cari Veneziani, clero, e laicato: sempre fedeli edamanti della pace di Betlemme: [[di quella]] pace santa di cui il Vicarius Christi continua ad essereper tutti gli uomini di buona volontà araldo, [[ed]] assertore ed apostolo inconfusibile eincomparabile. Chinato al bacio del sacro Piede con tutti i miei, chiedo per me e per lorol’Apostolica benedizione, +Angelo Gius. card. Roncalli, patriarca di Venezia, humilis episco-pus Ecclesiae Dei», AR/Int 2798.

1183 Roncalli si riferisce con ogni probabilità a d. Carlo Tommasini, nato nel 1918 a Vede-lago (TV), sacerdote dal 1942: di qui a poco nominato sarà parroco a Stretti di Eraclea.

1184 Al Conservatorio «presenzia all’esecuzione della “Piccola Messa” di Mozart, eseguita acura del Comitato Veneziano della “Messa dell’Artista”, a chiusura del bicentenario della nascitadel grande compositore Salisburghese», Diario, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 390.

1185 «È motivo di singolare compiacimento per Venezia – scriveva Roncalli – che questofulgido astro abbia iniziato la sua ascensione giusto di qua, accanto alla basilica di San Marco,sotto la protezione ed il gesto munifico di un prelato dall’occhio lungimirante e dal cuorepaterno, a cui egli si terrà poi sempre riconoscente e devotissimo. Pronuncio con sacro rispettoil nome di San Pio X, il venerato nostro Patriarca. […] Un venerabile canonico, felicemente“adhuc vivens” [scil. Francesco Silvestrini], e qui presente, attesta di averlo veduto nella vigiliasacra alla Salute, intento ad insegnare gli inni dell’Avvento “En clara vox redarguit” ai semina-risti. L’anno successivo segnò l’avviamento di don Lorenzo Perosi alla vita sacerdotale. […]. Èrisaputo che il Card. Sarto fu il vero padre ed istitutore spirituale; fu il maestro di scienza

274

1956

Seguirono in giornata le visite delle rappresentanze[:] Suore: Asili,Opere di Educazione ecc. ecc. Tutto edificante e bene ordinato.1186

23 dicembre, domenica [Domenica IV d’Avvento]V[isita] P[astorale] a S. Polo al mattino. Non grande parrocchia: par-

roco d. Tullio Ferrarese eccellente, bene amato,1187 ma ai suoi 78 anni con-verrebbe lasciasse fare al suo sacerdote don Tino Marchi un po’ di più.Parlai a 3 Messe: contatto col popolo. Tutto serve ad edificazione.1188 Laresidenza del parroco sopra la sacrestia insopportabile: quattro buchi: duescale altissime. Mi trattenni a colazione fraternamente.

Nel pomeriggio ai Tolentini.1189 Impressione ben superiore alla aspet-tativa. Molta gente: alla Messa serotina che io stesso celebrai moltissima:visita alla bella chiesa ricca di arte – un bel S. Carlo in pianeta del Procac-cini – scuole dottrina e Patronato.1190 Sc[a]utismo, bene. Fra parroco

ecclesiastica: tutto in una parola, per questa anima di eccezione, a cui la vocazione al sacerdoziocantava nel cuore dai primi anni come una musica celeste. […] Sotto questo punto il PatriarcaSarto e don Lorenzo Perosi furono come due astri gemelli, che si inseguono con attribuzionidiverse, ma con lo stesso moto, che una stessa orbita circoscrive. […] Il genio elaborava pressole cupole di San Marco, e tutto raccolto in una umile cameretta del palazzo patriarcale, la serieprodigiosa degli Oratori, che assicurano al suo nome il ricordo, l’ammirazione e una rinomanzaincomparabile. Eccoli uscire tutti di là: uno dopo l’altro: “La Trasfigurazione”, “La Resurrezio-ne di Lazzaro”, “La Resurrezione di Cristo”, “Il Natale” che suscitarono entusiasmi indimenti-cabili dovunque si ripetevano: a Venezia, a Milano, a Roma, a Como, a Brescia, a Bergamo: intutta italia. […] Miei signori, e miei fratelli. Alle mie parole di omaggio alla benedetta memoria diLorenzo Perosi bastano i ricordi di Venezia, ed i rapporti di lui col suo santo Cardinale Patriarca.Ma quanto cammino di gloria e di passione seguì dopo il 1898, sino alla sua morte, questoesemplare sacerdote, questo grande artista!», In morte di Mons. Lorenzo Perosi, in «Bollettino», 48(1957)/1-2, pp. 43-53; le cit. alle pp. 43-49 (ripreso in Scritti e discorsi, II, pp. 525-534); l’originalems è in AR, b. 10, f. «Jo. XXIII, Scritti (Originali e copie), 1956, maggio-dicembre».

1186 Cominciano le tradizionali visite per lo scambio di auguri natalizi col patriarca.1187 Tullio Ferrarese (1878-1966) era stato ordinato sacerdote nel 1902: era diventato parro-

co di S. Polo – dove resterà sino alla morte – nel 1928, cfr. Liber Vitae, p. 22.1188 Due anni più tardi ricorderà in una lettera alla neo-centenaria Margherita Formenti

Brunati Trincanato quando «il 23 dicembre 1956, […] feci una prima visita in casa, inoccasione della visita pastorale a San Polo. “Noi che viviamo – cantava il Salmista – noi benedi-ciamo il Signore”», AR/FSSD X/779.

1189 La parrocchia di S. Nicola da Tolentino, nel vicariato di S. Croce.1190 Nell’omelia del giorno di Natale ricorderà che stava «facendo la Visita Pastorale alle

singole parrocchie di Venezia. La mia grande consolazione è di constatare che la Scuola dellaDottrina Cristiana tiene dappertutto occupate le buone energie, insieme congiunte, del clero e ditanti bravi laici: uomini, donne, giovani maestri», Omelia di Natale 1956, in «Bollettino», 48(1957)/1-2, p. 54.

275

1956

Quintavalle e vic. Ugo Manfrin accordo e buona cooperazione. LausDeo.1191

Questa parrocchia è buon terreno. Confido in incremento sempremaggiore di buoni frutti.

24 dicembre, lunedìVigilia, di concentrazione spirituale e di complimenti. Capitolo, Cu-

ria, Clero: fanciulli cattolici, rappresentanze di autorità civili.Notevole la visita dell’ingegner Adriano Olivetti di Ivrea grande in-

dustriale, dai contorni del pensiero religioso molto discusso: ma che a meparve più semplice, e ben conforme alla dottrina del Vangelo. Lo accolsibene: non posi questioni: restai con S. Francesco e col Vangelo e uscì com-mosso e lieto.1192

La sera «al Te Deum» dei Matutini: ore 17.20 scesi a S. Marco per ilprimo Pontificale: molta gente e pia devozione nel vasto tempio splen-dente e risonante. Al Vangelo non parlai.

25 dicembre, martedì [Natività di N.S. Gesù Cristo]Bel Natale pur fra le nubi del mondo politico.1193 Celebrai la II Messa

solo qui in casa. Alle 10 pontificale a S. Marco. Benignitas et humanitas [Tt

1191 Carlo Quintavalle (1906-1971), sacerdote dal 1932, era parroco dei Tolentini dal 1955 enel 1962 sarà trasferito alla parrocchia della Bragora; Ugo Manfrin (1894-1970), ordinato sacerdotenel 1922, era vicario di Sant’Andrea “de la Zirada”: ai Tolentini si stava impegnando particolar-mente nell’assistenza all’associazione scautistica, Liber Vitae, pp. 81 e 125.

1192 Adriano Olivetti (1901-1960), figlio del fondatore dell’omonima fabbrica di macchineda scrivere, da giovane era entrato in contatto con Piero Gobetti e Carlo Rosselli. Assunta nel1938 la direzione della fabbrica, le aveva dato un forte impulso modernizzatore. I suoi interessisi erano via via ampliati ai settori dell’urbanistica – particolarmente per andare incontro alleesigenze dei propri dipendenti –, dell’architettura e della cultura e la sua riflessione si era concen-trata anche sulle questioni sociali e politiche. Nel 1947 aveva fondato il Movimento Comunità,latore di una serie di proposte per costruire nuovi equilibri politici, sociali ed economici, che siesprimerà attraverso la rivista «Comunità» e le Edizioni di Comunità: l’atipicità del suo profilodi industriale – in ogni caso confortata dagli ottimi risultati della sua gestione – e il suosganciamento dai partiti politici che reggevano il paese gli avevano facilmente attirato critiche esoprattutto l’accusa di utopismo. Nel 1956 era stato eletto sindaco di Ivrea e due anni più tardi,alla testa della lista «Comunità della cultura, degli operai e dei contadini d’Italia» verrà elettosenatore: rinuncerà al seggio nel 1959. Su di lui si vedano Un’azienda e un’utopia. Adriano Olivetti1945-1960, a cura di S. Semplici, Bologna 2001, e D. CADEDDU, Il valore della politica in AdrianoOlivetti, Roma 2007.

1193 Nel Messaggio Natalizio inviato alla diocesi il 20 dicembre aveva ricordato come si stava«appena uscendo dallo smarrimento spirituale di queste ultime settimane funestate dalle prevari-cazioni dello spirito di umana prepotenza che devasta il mondo. Dopo un viaggio così aspro,

276

1956

3,4] di Dio fattosi bambino.1194 Tre pensieri. I) l’esaltazione dell’infanzia:Sinite parvulos [Mt 19,14; Mc 10,14]. Dovere, per entrare tutti nell’aposto-lato, della carità verso i bambini. 2) Anche i grandi devono seguire per sestessi la piccola via se vogliono arrivare a salute. Nisi efficiamini… non intra-bitis [Mt 18,3]. Che precetto: che [[nec]] condizione per farci grandi e perentrare. 3) La benignitas et humanitas: va considerata in ordine al bene socialecioè la pace del mondo a cui ciascuno deve dare costantemente il suo contri-buto.1195

Nel pomeriggio Vespero solenne a S. Marco: more solito. Buona mu-sica che chiede però rinforzi e decisione.1196

26 dicembre, mercoledì [S. Stefano Protomartire]V[isita] P[astorale] a S. Stefano:1197 mattina e sera. Tre contatti col po-

polo al mattino. Mia Messa: Messa solenne cantata da mgr. Scarpa e da me

eccoci, come Maria e Giuseppe, arrivati a Betlemme: a Gesù, Verbo Divino, rivestito della nostracarne mortale, sorridente a tutti i suoi fratelli di adozione ed in atto di iniziare la sua vitatemporale riserbata ad essere, a prezzo di grande sacrificio, annuncio ed effusione di pace pertutti gli uomini»: «Bollettino», 47 (1956)/11-12, pp. 362-363.

1194 Cfr. Missale, In Nativitate Domini, Ad secundam Missam, in Aurora, Lectio epistolæ beati PauliApostoli ad Titum (Tt 3,4-7).

1195 «1. – Il Figlio di Dio si è fatto bambino; quando sarà adulto amerà circondarsi dibambini: Sinite parvulos venire ad me. E converrà ai discepoli di Gesù lasciarlo fare: che li accarezzi,che li abbracci, che li benedica. Egli è venuto non per i regni della terra, ma per il regno dei cieli:e ripete che il regno dei cieli è dei bambini: Talium est enim. Dunque l’amore, la cura, ognisacrificio per i bambini. […] 2. – Il Figlio di Dio per redimere e per ricostruire l’ordine umanoha fatto della infanzia spirituale una istituzione ed un ideale: ha fatto una dottrina, e ce laimpone come condizione assoluta, alla nostra formazione individuale, domestica e sociale.[…] Miei figlioli e fratelli: che grande precetto è questo: che grande e divina affermazione inparole ed in fatto, della legge della semplicità e della sincerità che si leva su imponente contro lafalsa concezione della vita: concezione che pone il successo nel fare e nello strafare; nell’imporsia tutto e a tutti: nella furberia, nel passar sopra e al di là di leggi religiose o civili: nel compromes-so tra i doveri più sacri e l’interesse materiale, che spesso diviene ingordigia miseramente. […]3. – A Betlemme non solo v’è il sorriso, l’invito e l’insegnamento per la piccola vita dei nostrifanciulli e di ciascuno di noi, ma soprattutto intorno alla culla di Gesù si ode la risonanza lietae serena dell’annuncio della pace sulla terra. […] I mezzi umani, gli sforzi della diplomazia, gliincontri degli uomini di Stato, sono certo qualche cosa, come rimozione di ostacoli o prepara-zione diretta alla pace: e sono degni di essere considerati con rispetto. Ma è cosa inutile: è tempoperduto confidare esclusivamente in essi se lo spirito della fraternità in Cristo e nel suo Vangelonon li penetra: se il campo dove si trattano questi grandi problemi fondamentali per la vita deipopoli non è purificato dalla zizzania che il principe delle tenebre durante la notte vi ha semina-to», Omelia di Natale 1956, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 54-55.

1196 Cfr. supra, appunti del 15 febbraio 1956.1197 Nel vicariato di S. Marco.

277

1956

assistita con ottima Musica della corale di S. Elena. Messa del mezzodì.Popolo attento, alla terza Messa più numeroso. S. Stefano mi fornì facileispirazione. A mezzodì in casa notizia: morto annegato in un rio il caro P.Isacco Armeno, mia cara conoscenza di Oriente e di Parigi.1198

Nel pomeriggio visita festosa all’Istituto Ciliota: alle Suore Austria-che: a S. Samuele chiesa e patronato, a S. Maurizio e Suore della Chiesa,ecc.: tutto interessante. Nel ritorno visita a mgr. Giovanni Schiavon am-malato in casa, al can.co Franc. Silvestrini idem. Poi ricevetti mgr. Maca-cek che mi recò il rapporto per la V[isita] P[astorale] sul Capitolo.

Dies plena.

27 dicembre, giovedì [S. Giovanni Apostolo ed Evangelista]Cari ricordi di pietà e di elevazioni giovanili verso S. Giov. Evangelista.

Che bell’inizio del Vangelo e della storia del mondo. «In principio eratVerbum… Et Verbum caro factum» [Gv 1,1.14]. Che bel finire! «Etiamvenio cito. Amen. Veni Dñe Jesu…[»] [Ap 22,20].

In mattinata ebbi oggi i preti di S. Stefano: Parroco De Biasi[o]: duefratelli Giorgio e Mario Baragiolo!,1199 prof. d. Quintarelli, e prof. Massi-miliano Cortivo.1200 Si aggiunse il capellano militare di Mestre, che è unprete di Terlizzi nelle Puglie, ed a cui serviva la Messa a Gorizia mio nipo-te Flavio. Venne pure il Segret. del Prefetto Spasiano e signora. Ricevettipure tutti i chierici del Seminario di Rovigo in visita.

Ma più notevole fu la Visita Pastorale di tutto il Capitolo che ricevettinella sala dei Patriarchi: con grande dignità e letizia spirituale. Trattenni iRev.mi Canonici con Mgr. Vescovo Ausiliare a cena.

28 dicembre, venerdì [Santi Innocenti Martiri]A S. Marco: festa della Carità. Riuscitissima, anche più numerosa che

l’anno scorso.I figli dei poveri che convengono per deporre nelle mani del Patriarca

l’offerta per i proprii fratelli, poveri anch’essi. È lo spirito del Natale, cioèdi carità e di pace che si afferma. Mie parole brevi e ben seguite. Converràaumentare anche più la partecipazione viva ed armoniosa.1201

1198 Cfr. Anni di Francia, II, pp. 228 e 306.1199 Rectius Bagagiolo.1200 Questi espone al patriarca la richiesta avanzata dal comandante dei Vigili del Fuoco ing.

Carlo Malagamba «che i suoi abbiano Messa di Mezzanotte 1 gennaio», AR/FSSD X/575c.1201 In vista di questa celebrazione, ricordando il «dovere di ogni educatore [di] perseverare

nell’opera paziente intesa a sviluppare nei bambini il senso della fraternità e della solidarietà,

278

1956

Certo l’iniziativa dello scorso anno in onore di S. Lorenzo Giustinianie colla presenza e parola del Card. Lercaro è entrata nella manifestazionedi questo anno.1202 Dio voglia che continui.

29 dicembre, sabatoParecchie visite: mgr. Aldo da Villa: prof. Carlo Quintavalle: don Ugo

Manfrin: don Cipriano Barbini, mgr. Mario Ferrarese: prof. Niero.Nel pomeriggio mgr. Bortignon di Padova, e conte Cini che si in-

trattenne a cena. I sacerdoti vennero come ad ascolto personale di cia-scuno per la visita pastorale alle loro parrocchie dei Tolentini, di S. Cas-siano e di S. Polo.

30 dicembre, domenicaV[isita] P[astorale] ai Carmini e nel pomeriggio a S. Trovaso.Seguito il solito sistema: delle tre Messe, che mi furono motivo di par-

lare ad uditorio separato.1203 Bella Parrocchia: ottimo parroco, serio, atten-to, discreto, direi perfetto.1204 Mi accompagnò il suo fratello can. Mario[Bevilacqua]: visitai alcuni infermi e mi trattenni a colazione a segno diparticolare distinzione – Vidi anche il gruppo diocesano delle compo-nenti Missionarie Regina Apostolorum.

Anche la visita a S. Trovaso riuscì bene.1205 L’impressione superò l’atte-sa. Questa parrocchia ha importanza notevole. Nessun lamento circa ilParroco Greatti che fù perfetto. Per rispetto a lui, non voluto con me, miastenni dal visitare la capella interna del Conte Alvise Giustiniani: per rispet-to a lui e a tutti i parroci di Venezia. Donne non s’impiccino in cose di chiesae di governo ecclesiastico.1206

quale il vangelo (Mt. XXV, 31 e 46) l’ha precisata in forme chiarissime ed inequivocabili», avevainvitato i diocesani a «rinnovare lo spettacolo edificante della “Messa della carità”, il 28 corrente,a San Marco, accanto alla nostra cara Nicopeja. L’abbiamo invocata nei giorni scorsi: e la suppliche-remo per l’avvenire: e sotto lo sguardo e la protezione di lei, i fanciulli e le fanciulle di Veneziadeporranno, ancora una volta, il dono e l’offerta per i loro coetanei più poveri e sventurati. Festadei Santi Innocenti: ricordiamo la manifestazione commovente dello scorso anno, presiedutaed animata dalla parola del Card. Lercaro, Arcivescovo di Bologna; ma anche quest’anno siagiorno di trionfo della carità, e di propiziazione di grazie per tutti», Messa della carità, in «Bollet-tino», 47 (1956)/11-12, p. 362.

1202 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 655.1203 Cfr. supra, appunti del 29 aprile, 16 e 23 dicembre 1956.1204 Il parroco dei Carmini, nel vicariato di Dorsoduro, era don Giuseppe Bevilacqua.1205 Altra parrocchia del vicariato di Dorsoduro.1206 Era stata la contessa Giustiniani, che «si sentiva “esente” dall’autorità del Parroco», a

279

1956

31 dicembre, lunedìUdienze: Gruppo profughi Ungheresi di Jesolo venuti a ringraziare

con mgr. Olivotti e Pasquini:1207 signori Cugini figlio di Davide di Bergamo(Altino): dott. Pelosi: mgr. Ceccato con capellani del mare.

A sera discorso a S. Marco. Siamo nello spirito del Natale. Continuadunque l’annunzio della pace e prosegue nel «Gloria in excelsis: Et in terrapax. Gratiam agimus propter magnam gloriam[»]1208 che è poi misericor-diam tuam. Su queste espressioni dell’inno angelico fu intessuto il miosermone di invito al ringraziamento.

Forse vagai un poco: ma la attenzione fù sempre viva. E anche questoè buon segno per un anno i cui ultimi mesi furono dolorosi. Gratiam agimustibi in omnibus.1209

A sera visita gradita di mio nipote Zaverio che si trattiene.

Dicembre, NoteProf. dott. Giovanni Bellini di Foresto Sp[arso (BG)] direttore della

Biblioteca Civica di Milano.1210

—————Riunione dei Vicari ForaneiNel 1953 il 19 nov.Nel 1954 il 15 nov.1211

Nel 1955 rimandata al 16 gennaio 1956Nel 1956 il 7 nov. in Seminario

—————

non voler dare ospitalità a don Greatti: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27novembre 2007.

1207 Cfr. supra, appunti del 26, 27 novembre e 5 dicembre 1956.1208 Missale, Ordo Missæ, Gloria in excelsis Deo.1209 Se ne rinviene una breve traccia scritta in AR/FSSD X/574: «Ultimo giorno dell’anno

1956 a S. Marco / Con S. Agostino / Sursum corda. Gratias agamus Dño Deo nostro. il cuore semprein alto. Perché agere gratias – Perché siamo in piedi. Gratias agere è glorificare Deum. Siamo inpiedi. Siamo in buona forma. Il Signore ha fatto tutto[:] gratias tibi. Ci ha fatto sopra tutte lecose: Gratias*[:] siamo tua immagine[.] Peccammo, ci siamo lamentati: gratias – Ti dimenti-cammo: lui non ci ha dimenticato: ti disprezzammo: tu ci hai perdonati e ci perdoni: tu haitenuto conto della tua umanità e della nostra[:] gratias. Gratias, propter magnam gloriam tuam/ S. Ignatio: tutto ad majorem Dei gloriam / Il Gloria del Natale è ancora nei nostri orecchi, enei nostri cuori».

1210 Nato nel 1892, si era laureato in lettere classiche nel 1921. Nel 1924 entrò alla BibliotecaCivica di Milano e nel 1947 ne divenne direttore; conserverà questa mansione sino all’ottobre1960. È morto a Sarnico (BG) nel 1986.

1211 Su queste due prime riunioni cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 173 e 386-387.

280

1956

10 giugno per il Collegio Armeno ai Carmini: Chiusura Anno Sco-lastico.1212

Nemo vos seducat inanibus verbis. Eph. V.6

– Udine – Codroipo – S. Vito – Portogruaro – S. Donà – Jesolo

Virginio Ghisleniaddetto dott. Luigi FagioliVia Maggiore, 17. Medolago.

—————Ferdinando Ghislenivia S. Francesco – Saronno

—————Trendafil K. Trendafiloffrue Samuil, 34. Sofia.

—————Un compagno di Seminario a Treviso, mgr. Carlo Agnoletti[,] avvez-

zo a far lunari, recatosi a Venezia a salutare il Card. Patriarca, il 15 luglio1903 in una camera dove aveva fatto la siesta dopo il pranzo, lasciò scrittoin un pezzo di carta questo distico:

[«]Supremum quod dictum a cardine te osculor hoc est:Jam venerandum eris, Maxime Papa mihi»cf. Marchesan p. 493

Al pittore Minozzi incaricato da quei di Riese di fare il ritratto del nuo-vo patriarca di Venezia, – incontrato alla stazione di Verona – il Card. Sarto,salutando disse: «Se ben son vecio el me facia belo, me raccomando»

(cfr. Marchesan: Il Papa Pio X, pag. 492).1213

—————«Veneratissimi ed amatissimi Capuccini, i quali diffondono un dolce

lume di santa giocondità per tutte le nostre contrade»

1212 Questa e le note seguenti sono state appuntate nella rubrica telefonica posta all’iniziodell’agenda.

1213 Roncalli trascrive questi passi da Papa Pio X nella sua vita e nella sua parola. Studio storicodel suo vecchio allievo il Sac. Dott. Angelo Marchesan, Stabilimenti Benziger & Co., Einsiedeln,1904-05, 588 pp.; una seconda edizione, con alcune varianti, era stata edita cinque anni più tardiper i tipi di Desclée: A. MARCHESAN, Pio X nella sua vita, nella sua parola e nelle sue opere, Roma1910.

281

1956

Così il poeta Gius. Bombardini scrivendo a mgr. Monico vescovo diCeneda, Bassano, 3 nov. 1823.1214

Magnus illic mos carorum numerus expectat – S. Cipriano1215

Non jam opinio teologorum sed sensus Ecclesiae.1216

—————Agostiniani di S. PriscaPriore p. Roberto GaleottiParroco p. Giulio Prosperi

dottoressa Antonio! Rosa Galanfarmacista a Sappada.1217

—————[Calendario 1956]1218

Mese di luglio:28 Salesiani Centro

Mese di agosto:20 A Oropa

1214 Jacopo Monico, nato a Riese nel 1769, era stato nominato vescovo di Ceneda nel 1822;nel 1826 sarà promosso patriarca di Venezia, dove resterà sino alla morte nel 1851.

1215 Breviarium, Pars Autumnalis, Die 8 Novembris, In Octava Omnium Sanctorum, In II Nocturno,Lectio V, Ex libro sancti Cypriani Episcopi et Martyris de mortalitate.

1216 Il patriarca riprende un passaggio-chiave del discorso pronunciato da Pio XII il 14settembre 1956 alla VI Settimana di Aggiornamento Pastorale in Italia: qui papa Pacelli riflette-va sul «fondamento del Magistero iure divino del Papa e dei Vescovi e sull’insegnamento deiTeologi, i quali non per diritto divino, ma per delegazione della Chiesa, esercitano il loro ufficio,e quindi rimangono sottoposti alla autorità e alla vigilanza del legittimo Magistero. Se essi comeTeologi sono attivamente interessati all’“Orientamento” e adducono argomenti scientifici,avrebbe potuto presentarsi il quesito, se la parola dei Teologi o quella del magistero della Chiesaoffre maggiore peso a garanzia di verità. […] Decisiva dunque per la conoscenza della verità ènon già la “opinio theologorum”, ma il “sensus Ecclesiae”. Altrimenti sarebbe un fare i Teologi quasi“magistri Magisterii”; il che è un evidente errore»: Documentata e vibrante Esortazione del SommoPontefice Pio XII ai partecipanti alla VI Settimana di Aggiornamento Pastorale in Italia, in «L’Osserva-tore Romano», 15 settembre 1956, p. 2; poi in Discorsi e radiomessaggi di sua santità Pio XII,XVIII, cit., pp. 453-454.

1217 Cfr. supra, appunti del 14 luglio 1956.1218 Le note seguenti sono state vergate nelle griglie della sezione intestata «Calendario

1957 e riepiloghi mensili» posta in fondo all’agenda.

282

1956

21 ?22 ?

Mese di settembre:2 Messa Cinema – Nel pomerig.4 Canonici nuovi. Arrivo Montini. Ore 21 Incontro Laicato Catt.5 Pontif[icale] Montini. Conf[erenza] De Luca pomeriggio8 Caorle9 A S. Pietro: possesso Spavento12 Professioni Relig[iose] Ancelle di G[esù] B[ambino]15 Pomerig. par[tenza] per Belluno16 Belluno Chius[ura] Pontif[icale] al mattino17 Montanina. Aggiornamento clero giovane18 “19 “20 “22 Sera Vicenza [[Mattina nozze Raffaella ore 9]]23 [[Sett. Sociale Bergamo]] – dal 23 al 30 settembre24 Ca´ Turcata – Casa di riposo S. Zanipolo ore 1725 Nozze Schirru-Cardin. Visita Vigili Urbani –

Prov. Minori Francescani26 [[Settimana Sociale Bergamo com[memorazione] Radini Mes.]]

bassa* Coltiv. diretti ore 1728 Mestre 16.30. Prima pietra Centro assistenza via Spalto29 A Udine per inaug. nuovo Seminario – Matrimonio Bastianetto30 Ibidem Pontif[icale] e omelia

Mese di ottobre:1 Lunedì2 martedì – Stezzano3 merc. – Baccanello4 giov. – [[Stezzano]]5 ven. Ritorno sera a Venezia6 sab. Messa Scuola Pomeriggio Ucid7 Giornata Dioc. A.C. – Oriago – Tessera8 Partenza per Roma9 Conferenza Cei10 “ “13 Festa dei Parroci14 A Verona Congresso Laici Cattolici

283

1956

15 Seminario Inizio21 Giorn. A.C.22 Conf. Ep. a Torreglia23 “ Cottolengo nel pomeriggio24 “25 Giornata Sacerd.28 A Fusignano (?)

Mese di novembre:4 Con Costantini?18 Conv. Reg. Gioventù Student. Femminile –

S. Messa a S. Giorgio 9 ore

1957

287

L’anno del Sinodo

Nel 1957 Roncalli inizia «felicemente», come scrive in apertura d’agen-da, il quinto anno di episcopato a Venezia. Come sempre nelle sue giorna-te si intrecciano impegni pastorali, talora problemi disciplinari, ma anche questioni che assumono, suo malgrado, una rilevanza extradiocesana. Pro-prio nelle prime settimane dell’anno, infatti, esplode il caso del cosiddet-to «saluto» del patriarca ai convenuti a Venezia per il XXXII Congresso del Partito Socialista Italiano. In un clima politico contrassegnato, tanto a Venezia quanto a livello nazionale, da un dibattito più che teso sulla even-tualità di un’apertura a sinistra l’iniziativa di Roncalli, pur se ispirata, come scrive, dalla volontà di assecondare l’invito paolino al vescovo di essere «hospitalis et benignus», è inevitabilmente destinata a suscitare entusiasmi e reprimende. Questa volta il patriarca sembra accusare il colpo e confessa a sé stesso di avere «qualche incertezza circa la opportunità» del suo in-tervento in ragione delle possibili strumentalizzazioni che ne potevano derivare: resta comunque «sicuro e confidente in Dio quanto alla bontà del gesto in se stesso». Sono impressioni, queste ultime, che si rafforzano proprio nei giorni della celebrazione del Congresso socialista, quando un autorevole osservatore gli fa notare che il messaggio patriarcale era stato accolto dai congressisti socialisti «con rispetto e con favore e nel suo giusto senso»: «La grazia – conclude rasserenato Roncalli – fa i suoi passi quasi insensibilmente agli occhi: ma tocca i cuori. Bisogna tenerci al suo spirito, confidare e pregare. Nelle stesse settimane Venezia è teatro del processo per il caso Montesi. Roncalli non entra nel merito di questa torbida vicen-da: è preoccupato soprattutto dell’attitudine del proprio clero di fronte alla pletora di giornalisti che caleranno su Venezia ponendo a tutti domande imbarazzanti. Ai suoi sacerdoti il patriarca prescrive allora il silenzio («Pone Dñe custodiam ori meo etc: come norma del buon prete in questa circostanza») ricevendone il plauso della segreteria di Stato. Destano l’attenzione anche

1957

288

1957

dei non veneziani i suoi interventi per scongiurare l’apertura della sede in-vernale del Casinò a Venezia: il patriarca si esprime in maniera netta contro la nuova casa da gioco, reputa che trasformare il «grande gioco d’azzardo» – «già un disordine gravissimo in se stesso» – in «richiamo, esempio ed abi-to di vita scostumata ed oziosa» sia «intollerabile in una città nobile e civi-le» quale Venezia, che «non è un paesetto alla periferia di uno Stato, né un gruppo di case senz’altro mezzo di sussistenza». Roncalli non dismette il suo approccio pastorale neppure in questa occasione: non intende trasfor-mare questa vertenza in una crociata e una volta esposto pubblicamente il suo pensiero dice di volersi impegnare al «massimo riservo»; così, anche dopo la decisione della Giunta a favore del Casinò invernale in città, si dice persuaso che «il Patriarca ha fatto il suo dovere» quando era il momento di esprimersi contro tale progetto: una volta che esso aveva avuto esecuzione non riteneva «prudente ne´ vantaggioso riaprire la piaga curata per metà».

Il 1957 è poi un anno cruciale per il riassetto della struttura della Curia patriarcale. Roncalli ottiene, dopo la promozione di mons. Gianfranceschi a Cesena, un nuovo ausiliare nella persona di mons. Olivotti; l’anziano mons. Macacek, che morirà al termine dell’anno, sceglie di farsi da parte e rimettere l’ufficio di vicario generale nelle mani del patriarca. Similmente a ciò che accadrà all’indomani della morte di Tardini nel 1961 ora Roncalli può davvero perseguire con ancora maggiore discrezionalità le sue linee pastorali. Sotto questo aspetto la scelta degli uomini non è un aspetto ininfluente: proprio perché persuaso della necessità di mantenersi fedele a un sano principio di collaborazione, Roncalli sa che è anche necessario stabilire una perfetta sintonia d’intenti e i primi passi della nuova «squadra» sembrano confortarlo: si dice così «contento» dello «spirito» con cui i suoi collaboratori stanno operando, prendendo «tutto con carità per aiutare meglio la giustizia».

A livello diocesano l’anno è contrassegnato in modo particolare dalla preparazione e celebrazione del Sinodo. È da quello convocato dal card. La Fontaine nel 1926 che non ne viene celebrato uno a Venezia e Roncal-li intraprende un intenso cammino preparatorio affinché le Costituzioni finali possano davvero essere l’espressione di un processo che coinvolge l’intero clero veneziano. Roncalli vede il Sinodo come un utile strumento di «aggiornamento» della legislazione diocesana, tanto più necessario dopo la celebrazione del III Concilio Provinciale Veneto del 1951: lo presenta ai fedeli come «l’atto giuridico più solenne di una diocesi […] inteso appun-to a studiare le forme e i mezzi più adatti per continuare nei secoli l’opus divinum iniziato da Gesù, Redentore nostro, a salvezza del genere uma-no: e a darvi solennità e vigore di legge». L’enfasi posta nel commentare

289

1957

sull’agenda lo svolgimento del sinodo – «uno degli spettacoli più com-moventi ed esaltanti lo spirito del patriarca e del suo buon clero devoto, e fedele»; «impressione generale indimenticabile»; «veramente la chiusura fù trionfale» – evidenzia la grande soddisfazione personale provata dal pa-triarca in queste giornate. Si era mostrato compiaciuto anche all’indomani della visita pastorale al Seminario: l’evento, aveva riconosciuto il patriarca, era «inconsueto». Ciò nonostante aveva voluto fortemente che si proce-desse in tal senso e che questa fosse in tutto e per tutto una visita simile a quelle compiute a partire dal 1954 nelle varie parrocchie del patriarcato. Naturalmente nel corso dell’anno non mancano problemi o complicazioni. Le annotazioni dell’agenda evidenziano in particolare la preoccupazione del patriarca per le dolorose vicende disciplinari di alcuni sacerdoti. Altre preoccupazioni, certo di ben minore portata, derivano dal reinsediamento di un nucleo di benedettini sull’Isola di S. Giorgio: Roncalli, che ha insi-stito a lungo per questo avvenimento ne è evidentemente lieto, ma lascia pure emergere nelle sue pagine intime le perplessità per le rivendicazioni immediatamente avanzate dai monaci dell’ordine di s. Benedetto. Anche tra i membri del capitolo della Basilica di S. Marco e il parroco della stessa si registra qualche frizione. Ai suoi canonici il patriarca dà una risposta ancora una volta ispirata a smorzare le tensioni: «tacere, soffrire e compati-re». Prosegue il suo impegno per la risistemazione dell’area del presbiterio della Basilica marciana: è dispiaciuto per il perdurante problema dei plutei che impediscono ai fedeli la visione delle celebrazioni, ma questo non in-cide minimamente sulla sua determinazione nell’esigere maggior decoro per il luogo che accoglie le spoglie dell’evangelista Marco. Ne fa così risi-stemare il sepolcro e dispone per una diversa collocazione della Pala d’oro affinché i fedeli veneziani si rendano sempre più conto di quale è il vero tesoro custodito in S. Marco.

Da un punto di vista più personale il 1957 reca con sé anzitutto la soddisfazione per la conclusione del pluridecennale lavoro di edizione de-gli Atti della visita del Borromeo a Bergamo. «Questi fogli – scrive in una lettera a mons. Spada nella quale compendia il senso del suo impegno editoriale – sanno di lavoro notturno: attento e fervoroso […] Sono vec-chie voci ricercate nella notte dei secoli. Sapeste quanto sono contento e lieto di veder la fine di questa impresa il cui pensiero mi tenne del resto sempre cara compagnia! Questa letizia si sposa alla ingenuità di ritenere il complesso di questi volumi interessante e degno di qualche attenzione da parte dei miei Bergamaschi. Il ripiegarsi sopra un passato lontano, fatto anch’esso delle solite miserie della vicenda umana, ma pur soffuso da una luce che fù fiducia e sicurezza di rinascimento spirituale solleva il cuore

290

1957

sacerdotale e lo tempra, se pur ve ne fosse bisogno, a quell’ottimismo che dà incoraggiamento in tutte le fasi della vita». Ancora più personalmente il patriarca viene coinvolto dalla morte del card. Piazza, già patriarca di Venezia dal 1936 al 1948. Roncalli lo ricorda come «vir bonus et religiosus et justus ante Deum» e descrive come un proprio «dovere di fraternità» le continue attenzioni rivolte al cardinale carmelitano sin dal suo arrivo a Ve-nezia. La morte di Piazza dischiude improvvisamente la possibilità di una chiamata di Roncalli per Roma a prenderne il posto alla testa della congre-gazione Concistoriale. Al sostituto della segreteria di Stato che lo interroga su questa eventualità il patriarca non oppone un rifiuto, ma richiamandosi a quel «nosce teipsum» che gli è particolarmente caro da decenni espone a mons. Dell’Acqua un accorato elenco delle ragioni che lo inducono a non ritenersi adatto per questa funzione. Ma la ragione più forte sembra essere proprio quella del profondo appagamento che gli sta procurando l’essere finalmente impegnato nella vita pastorale: «Il Signore – scrive infatti Ron-calli – riempie la mia umile vita pastorale qui a Venezia di consolazioni e di benedizioni. In quasi cinque anni di governo di questa diocesi, oggimai divenuta assai vasta ed aperta ad un apostolato sempre vivo e prometten-te, la grazia del Signore mi conforta a guardare ad una senescenza ancora fervida e fruttuosa fra questi miei sacerdoti e fedeli che mi procurano colla loro corrispondenza di obbedienza e di amore tanta pace».

1957

291

+ Angelo Gius. card. Roncallipatriarca di Venezia

1 gennaio, martedìSoli Deo honor et gloria.In nomine Christi – Amen.1La vita riprende: e con essa il buon lavoro nel solco. Al mattino pre-

ghiera privata in casa e solenne a S. Marco, con assistenza pont. a mgr. Macacek. A mezzodì grande ricevimento, caloroso e gentile in salone Pio X. Due soli discorsi: prof. Ba[c]chion e mio: tocchi delicati e forti circa ciò che stà! sui margini della A.C. Converrà in avvenire essere più brevi: ma egualmente netti e sereni.2 A sera in S. Marco mio breve discorso in

1 «Così facevano i nostri padri: costruzioni di case e di chiese: fondazioni di opere di cultura e di beneficenza: sulla fronte sempre le parole “In nomine Christi: amen”», Prolusione del Cardinale Patriarca al corso di aggiornamento delle Religiose – 2-5 gennaio 1957, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, p. 59.

2 Secondo il resoconto poi edito su «Bollettino», 48 (1957)/1-2, p. 57 (Auguri di Capodanno al Card. Patriarca), «alle parole del Prof. Bacchion, Sua Eminenza ha risposto con attestazione di grande stima per la persona di lui, che degnamente rappresenta il laicato cattolico […]. Ri-chiamandosi a quanto aveva detto il Presidente, il Card. Patriarca ne ha approvato i richiami di atteggiamento interiore e di attiva presenza dei cattolici Veneziani, nel senso del magistero Pontificale sempre così alto, tempestivo e vibrante. – In fatto di presenza civica, ha detto Sua Eminenza, l’obiettivo da raggiungere è chiaramente definito: l’A.C. collabora con la Gerarchia per l’avvento del Regno di Cristo, che deve penetrare con la luce dell’Evangelo tutta la vita Italiana: I Comitati Civici coordinano, di volta in volta, secondo precise disposizioni tendenti a rafforzare l’unità e la compattezza dei cattolici Italiani quella azione che pur differenziandosi dall’apostolato propriamente detto, e originata da uno stesso principio, tende allo stesso fine: cioè: la salvezza e la elevazione di tutto l’uomo: anima e corpo: ragioni spirituali e temporali».

1957

292

augurio [[a S. Marco]] inspirato dalla Esortazione del S. Padre a Natale.3 Mie parole lette, e sufficienti per chi vuol capire.4

In casa mi fa piacere la presenza del mio nipote Zaverio. Mgr. Loris mi suggerisce una forma di aiutare il restauro della Colombera senza nulla togliere a ciò che venit [[aliunde]] alla mia persona come Patriarca figlio di mio padre.5

3 Il patriarca si riferisce al tradizionale radiomessaggio di Pio XII in occasione del Nata-le: Il Radiomessaggio Natalizio del Sommo Pontefice ai fedeli e ai popoli del mondo intero, in «L’Osser-vatore Romano», 24-25 dicembre 1956, pp. 1-3.

4 «Noi usciamo appena da settimane tristi e minacciose di guerra. Ora l’orizzonte si rasserena alquanto, e ci permette di scorgere la realtà che sta sotto i nostri piedi. Essa è degna di essere guardata e studiata: per trarne elementi di miglioramento a vantaggio delle anime e delle nazioni. […] L’organizzazione della vita moderna, così come appare, non regge affatto: perché è viziata da un errore alla sua base. […] Molti purtroppo non ammet-tono la visione cristiana del mondo, e si fidano unicamente delle energie naturali dell’uomo. […] Molte volte si è illustrata l’aspirazione dell’uomo alla sicurezza dimenticando sempre che solo un ritorno verso l’Ordinatore Supremo della umana società potrà equilibrare le opposte tendenze di un dinamismo avido di riforme attive e di un rispetto esagerato verso tradizioni ormai sorpassate. Il richiamo di queste grandi verità, il cui disprezzo rischia di condurre il mondo alla rovina, si accompagna alle gravi considerazioni che la esortazione del nostro Santo Padre alla vigilia di Natale contiene circa gli avvenimenti attuali. Conside-razioni che ogni buon cattolico è tenuto a meditare e ad approfondire. Il Santo Padre non vuole, no, invitare la Cristianità ad una nuova crociata: ma invita seriamente ad approfondi-re, riguardandolo con lucidità, il riferimento al conflitto che omai tutto il mondo sa quanto barbaro e sanguinoso sia scatenato dal Comunismo contro l’Evangelo. La pace del mondo non sarà salvata se non da una attitudine unanime e forte di tutti coloro che amano la verità [e] il bene. […] Occorre infine sviluppare innanzi al mistero di Cristo Gesù, nato a Betlem-me e martire sul Golgota, per la redenzione e la salute del mondo, una sincera, vigorosa ed attiva volontà di pace: di quella pace infrangibile che è frutto della buona volontà degli uomini, ma è soprattutto un preziosissimo dono di Dio», L’anno nuovo e il messaggio Natalizio del S. Padre, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 58-59; poi in Scritti e discorsi, III, pp. 11-13; per il ms originale si veda AR/Int 2813.

5 Sugli interventi del card. Roncalli al riguardo si vedano supra gli appunti del 14 febbraio, 22 agosto e 26 novembre 1956. Volendo chiarire, a fronte di una sistematica opera di disinformazione operata principalente da chi intendeva frapporre ostacoli alla canonizzazione di Giovanni XXIII, la natura dei rapporti finanziari tra i Roncalli, l’ex segretario mons. Capovilla riferirà nell’ottobre 1970, di fronte al Tribunale del Vicariato di Roma, che secondo la sua «testimonianza personale di servizio accanto a lui [scil. Roncalli] a Venezia, posso dire che nemmeno la più piccola somma egli usò mai dal 1953 al 1958 per aiutare i parenti, servendosi piuttosto di qualche offerta personale ricevuta qua e là e del conto presso l’Istituto Opere di Religione, che al momento della sua elezione a sommo pontefice assommava a circa due milioni (L. 2.000.000 circa) e ciò dopo circa 30 anni di servizio della Santa Sede. Ricordo che al ritorno dalla missione pontificia dal Libano portò a casa un dono in moneta d’oro, che a me parve vistoso, ma che al cambio, subito effet-tuato, risultò di lire italiane centoventicinquemila (L. 125.000) immediatamente trasmesse al Seminario di Faenza in pagamento delle rette del nipote seminarista. Alla vigilia del pontificato, la precaria condizione dei suoi congiunti era tale da non permettere il restauro

1957

293

2 gennaio, mercoledì<Ore 15. Corso Religiose>Udienze ininterrotte: e preparazione della Prolusione per le giornate di

aggiornamento sociale delle Suore. Ne convennero a Palazzo Savorgnan ol-tre 500 di varie Congreg. Presi l’ispirazione da un discorso collo stesso titolo del Card. Piazza a Roma. Vi aggiunsi le cinque piaghe del grande Crocifisso a fissare i cinque errori da lui messi in lista ad indicare i disordini della situa-zione sociale moderna: cioè liberalismo: marxismo: democratismo: masso-neria: laicismo: lessi tutto: ed ebbi l’impressione di essere stato ben capito.6

della “Colombera” in cui tutto mancava, dall’acqua ai servizi igienici, ed addirittura piove-va nelle camere da letto. Il patriarca di Venezia non aveva modo di aiutare i congiunti in questo frangente, ed io tesi la mano qua e là, ma inutilmente. Occorrevano circa tre milioni (L. 3.000.000); fu necessario ricorrere ad un mutuo fondiario (legge 25 luglio 1952) prati-ca che si protraeva da circa due anni […]. La pratica aveva il suo compimento nei giorni stessi della elezione del Servo di Dio a sommo pontefice, per cui alla data del 3 novembre [1958], vigilia della incoronazione, il comm. Massimo Spada, incaricato delle Casse di Ri-sparmio Lombarde, venne a pregarmi di chiedere al santo padre l’accettazione graziosa dei 3.270.000 (tre milioni duecentosettantamila) con conseguente estinzione del mutuo. Rima-ne il fatto significativo che un Cardinale di anni settantasette, dopo oltre cinquanta anni di servizio della Santa Sede, sia stato costretto a mettere la sua firma assieme a quella dei suoi fratelli contadini, perché in nessun altro modo, all’infuori della partecipazione ad un mutuo fondiario sarebbe stato in grado di aiutarli»: Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., pp. 357v-358r.

6 «S. Em. il Card. Piazza in un discorso dello scorso anno, veramente stupendo, ad un primo incontro di suore a Roma, sul tema esatto che venne stabilito per queste mie parole di introduzione al corso di Aggiornamento: “Situazione sociale odierna e apostolato della religione” segnalava cinque espressioni caratteristiche del mondo moderno in punta di opposizione alla vita cristiana. A me piace chiamarle come cinque piaghe di un grande Cro-cifisso. Sua Eminenza ce ne dà i nomi: liberalismo – marxismo – democrazia progressista – massoneria – laicismo. Per ciascuna di queste aberrazioni v’è qualche cosa che inizialmente suppone e interessa il cristianesimo, e caratterizza l’ambiente sociale moderno: ma che si risolve in dolorosa contraddizione. 1. Liberalismo: cioè libertà sfrenata e contorta, ma di qualche cosa che è pure diritto dell’uomo e dono di Dio. 2. Marxismo: cioè miglioramen-to e preoccupazione dei beni della terra come se questi siano tutto nella vita, ed abbiano diritto a passare sopra ogni altra ricchezza di virtù umana: giustizia, uguaglianza sociale, fraternità. 3. Democrazia: non come spirito, meglio direi, democratismo, cioè degenera-zione di un concetto per sé sano: ma divenuto predominio di potere popolare imposto ad ogni costo, e ad ogni rischio a tutte le altre classi. 4. Massoneria: che prende pure forme e parodie religiose: ma sempre in atto di avversare anche ferocemente il cattolicesimo. 5. Laicismo: che risonosce tuttavia la funzione strettamente dottrinale e liturgica della chiesa, ne coarta però i limiti e ne impedisce l’esercizio»: Prolusione del Cardinale Patriarca al corso di aggiornamento delle Religiose – 2-5 gennaio 1957, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 60-61; poi in Scritti e discorsi, III, pp. 14-18.

1957

294

Di fatto questo aggiornamento può riuscire molto opportuno ad aprire le menti alla realtà: e ad accendere lo zelo della cooperazione delle Suore al buon apostolato.7

3 gennaio, giovedìS. Messa riservata alla sera, ore 19, alla Fava per la funzione del gio-

vedì consacrato alla preghiera per i sacerdoti.8In mattina parecchie udienze: sac. dei Carmini, Bevilacqua, Tassan,9

vic[ario] Mario d’Este: Ambasciatore Jannelli sulle mosse per Varsavia,10 sac. Bellin di Dese, mgr. Bosa: lunga convers. con mgr. Ausiliare.

Nel pomeriggio visita a S. Barnaba:11 alle Suore del Ricovero (Maria Bambina). Al piccolo ricovero Priuli, S. Alvise, ai Cronici dell’Ognissan-ti. Incontrai i due P.P. Capuccini Ugolino e Lorenzo. Non volli visitare la capella privata del Conte Alvise Giustiniani perché la moglie di lui si oppose a che io mi facessi accompagnare dal Parroco Greatti di S. Tro-vaso da lei detestato. E questo feci per rispetto al Parroco che è degna persona del Collegio dei Parroci di Venezia: e per dare in forma mite una lezione severa12 – Alle 19 celebrai la S. Messa alla Fava – come sopra. Al Vangelo mie parole sopra le tre grazie in sacrestia* con i preti*: oro, incenso, mirra.

4 gennaio, venerdìSempre udienze. La più importante quella di mgr. Ausiliare rivelante

più minutamente le ricchezze del suo spirito sacerdotale eletto[,] non del

7 «A me basta guardare con viva soddisfazione alla sempre più fervida attività delle mie suore di Venezia […]. Amo vederle applicate in folte schiere, oppure una ad una, nei vari uffici e compiti di assistenza e di educazione: suore delle carceri: suore degli ospedali: degli asili infantili: delle scuole elementari e delle scuole medie: suore a cui mi rivolgo con particolare affezione paterna come immediate collaboratrici del ministero caratteristico del patriarca; applicate alla trasmissione del messaggio cristiano: mediante l’istruzione catechi-stica», Prolusione del Cardinale Patriarca, cit., p. 62.

8 «Alle 19 celebra la Messa alla “Fava” per l’inizio dell’anno di santificazione sacerdota-le»: Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, p. 40.

9 Guerrino Tassan, nato nel 1918 ad Aviano (PN), sacerdote dal 1942.10 L’ambasciatore Pasquale Simone Jannelli resterà accreditato a Varsavia sino al 1962;

cesserà dal servizio diplomatico il 1° agosto 1964.11 Il patriarca prosegue la visita pastorale già iniziata nella parrocchia dei Carmini, nel

vicariato di Dorsoduro. 12 Cfr. supra, appunti del 30 dicembre 1956. Anche in questa occasione il patriarca

ribadisce la validità permanente della scelta della mitezza.

1957

295

tutto immune da qualche sinuosità che bisogna saper cogliere in buon senso e che non gli impediranno di riuscire molto bene a servizio della S. Chiesa e delle anime dovunque il Signore lo chiami.13

Nel pomeriggio uscii a piedi con don Loris per visitare la casa di ricovero dei vecchi in S. Lorenzo: discorso in capella: e visita a tutte le camere: confortando e incoraggiando. Un giro un po’ lungo e faticoso: ma ne valeva il merito. Poi proseguii in motoscafo fino alla casa di mgr. Jandelli che trovai in migliorate condizioni di salute. In S. Marco funerale in anniversario di mgr. Agostini mio venerato predecessore. Niente di straordinario ma molto [x].

5 gennaio, sabatoUdienze di qualche importanza. Notevole quella di mgr. Ausiliare in

continuazione all’altra lunga e un po’ affannata di ieri.14 Ricevetti insieme il prof. Lizier: e un gruppotto di figliuole della bontà: guidate da P. Salomoni o.p. di S. Gio. e Paolo. Debbo riconoscere che sforzi se ne fanno, da tutti questi buoni Parroci miei, nel senso della formazione religiosa della gioventù. Bisognerebbe poter estendere l’attività su più vasto raggio. Nel pomeriggio don Loris si recò a Padova presso mgr. Bortignon che lo interessava di parecchie cose di ordine generale: mentre io restai in casa a smaltire la corrispondenza natalizia che non è solo per piccole cose.

6 gennaio, domenica [Epifania del Signore]Festa grande ma in brutto tempo. La molteplicità delle mie occupazio-

ni ordinarie non mi permette di ordire e scrivere i miei discorsi. Stamane mi capitò di sfogliare i manoscritti di mgr. Radini di imperitura memoria.15 Vi trovai una traccia di un[’]Omelia dell’Epifania: non però ne´ rifinita da lui: ne´ pronunciata. Io ne approfittai in pieno per saggiare l’effetto sugli

13 Ancora a distanza di quattro anni i rapporti tra Roncalli e il suo ausiliare Gianfran-ceschi non erano del tutto fluidi. Il patriarca non ne fà cenno sull’agenda, ma in queste giornate si andava preparando la traslazione di Gianfranceschi alla sede di Cesena e la no-mina di un nuovo ausiliare per Venezia: cfr. infra gli appunti del 9 febbraio 1957.

14 «Affannata» perché «sovrabbondante di suggerimenti e di impegni»: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

15 In una lettera all’avv. Speranza del 1° aprile 1958 Roncalli, ritornando sui primi de-cenni di vita, li ricorderà come «i 25 anni più vivaci della mia vita, trascorsi in Bergamo Alta, tra seminario, storia, monumenti, biblioteca, accanto ad un Vescovo insigne che mi abituò a veder grande e a vivere da galantuomo nella luce del Vangelo», AR/Int 2971.

1957

296

uditori.16 Fù eccellente: e ciò mi consiglia a ripensare ad una publicazione di tutte quelle Omilie.17

Nel pomeriggio visita pastorale a S. Simeone grande.18 Buon parroco Dell’Andrea Marcello. Il coadiutore d. Elio [Sartori] buono ma fiacco. Scuola Dottr[ina] Cr[istiana] bene presso le Suore di S. Gioachino: otti-mamente. Visita alle Associazioni delle Domestiche. Ricevuta la Giunta: brava gente. Discorso e funzioni con Omilia al Vangelo ed ammonimen-ti con fervore.

7 gennaio, lunedìIn mattinata alcune visite: don Marcello Dell’Andrea parroco di S.

Simeone: signor Toth che vorrebbe farsi prete: ha moglie: due figli sacer-doti: ed è una testa sui generis. Buono però: don Fabio Barbieri che mi lascia un memoriale perché io lo legga.19 Nel pomeriggio visitai l’Istituto S. Gioachino: monache, suore inferme; con parole speciali per le Suore. Visitai pure la chiesa di S. Simone! Piccolo ufficiata bene da Don Elio di cui salutai la mamma che abita accanto e che benedissi.

16 «Io metto a confronto il Natale con l’Epifania. Là tutto calma; ombra, silenzio, mistero, pace. E qua la rivelazione, la chiamata dei popoli, la venuta dei grandi con le loro dovizie. Qua tutta una serie di glorie, di trionfi, di festività divine. […] Io dunque ho con-templato e ho visto un fanciullo che trionfa. È un vero fanciullo: parvulus datus est nobis: è un fanciullo come fummo noi, come sono tutti, che volle essere tale. Ma comincia a dominare il mondo. […] Una stella va lontano e annuncia la sua venuta. I savi dell’Oriente si muo-vono, devoti e obbedienti[…]. I critici si fermano a discutere. Donde vennero i Magi? Chi erano i Magi? Ci fu una stella? Quale era questa stella? Quale via fu da quelli battuta? Quali doni portarono? Chi era con loro? Quanti erano e perché, e per come, e per quanto? E discutono e nulla concludono. Io li lascio i critici. Non mi importano i loro giochi. Mi con-tento del vangelo, e ne ho d’avanzo: mi contento del fatto che il vangelo narra: il fatto che resiste ad ogni critica. Il fatto che sono venuti dall’Oriente e primizie dei popoli adoratori di Cristo. […] Non lo nego: noi oggi passiamo un’ora triste. La nebbia ricade. Le tenebre ci avvolgono, si corre indietro venti secoli, si paganeggia, si apostata, si demolisce. Veggo, tremo, mi copro la faccia con le mani per la vergogna, ma non temo più. L’Epifania è là: è divina, non si distrugge: a lei sarà la vittoria, perché Cristo è di ieri, di oggi, dei secoli: Cri-sto vince, Cristo impera e libera il suo popolo santo da morte, e gli dà la vita», Epifania del Signore, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 63-64; ripresa in Scritti e discorsi, III, pp. 19-24.

17 Un progetto che però non avrà seguito: nel 1963, pochi giorni prima della sua morte, verrà riedita per i tipi di Storia e Letteratura di don De Luca la biografia di mons. Radini usci-ta in prima edizione a Bergamo, per la Società Editrice Sant’Alessandro, nel 1916.

18 La parrocchia di S. Simeone Profeta, nel vicariato di S. Croce.19 Con esso intendeva esporre al patriarca le ragioni che lo portavano a chiedere di

essere trasferito ad un’altra parrocchia: testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

1957

297

Finii la giornata nel laboratorio di soprarizzo20 della Società Bevilac-qua. Fui ben ricevuto dal sigr. Bevilacqua e Socii che mi mostrarono il procedimento dei lavori sui vecchi telai e mi fecero dono di un saggio riproducente mattoni in mosaico di Aquileia.

8 gennaio, martedì [S. Lorenzo Giustiniani Vescovo e Confessore]S. Lorenzo Giustiniani. Volli la sua festa in onore. Perciò vacanza

delle scuole del Seminario: ut decet nella festa del patrono della dioce-si.21 I Seminaristi erano con me a S. Pietro dove assistetti in cappa alla Messa celebrata solemniter dal arciprete mgr. Spavento che tenne anche una bella omelia con speciale accenno ai Seminaristi. Canto gregoriano puro. Miei assistenti i can.ci mgr. Franc. Silvestrini: e i due Canonici ex arcipreti Seno e Mario Bevilacqua che mgr. Spavento con pensiero felice trattenne a colazione in canonica. Tutto molto bene.

A sera conversazione mestissima con don Aldo Da Villa per [x]22 ed un[’]altra più prolungata col sindaco di Venezia dott. Tognazzi a sua tranquillità ed incoraggiamento.

9 gennaio, mercoledìUdienze coi miei Vicario e Provicario, dolorose: Caso [x]. Udienza

prof. Lizier. Alle 10.30 presiedetti alla Inaug. dell’Anno Giuridico a Ca’ Grimani: presid. d’onore: quella effettiva fù del dott. Guido Raffaelli primo presid. che invitò il Procuratore Generale della Repub. dott. Luigi Gianantonio a tenere la relazione, seria, concettosa, eloquente[,] inspira-ta dalla credenza in Dio; e ciò fù edificante. Funzione un po’ stereotipa-ta: ma grave e degna.

Nel pomeriggio ricevetti i cari visitatori di Sotto il Monte: il nuovo Parroco don Pietro Bosio:23 il prof. d. Angelo Rossi; il coad. Francesco

20 Un genere di velluto molto prezioso e ricercato nel quale si erano specializzati alcuni laboratori veneziani sin dal XVI secolo.

21 Una decisa svolta – certo doverosa dopo i fasti dell’anno giustinianeo – rispetto a come la stessa ricorrenza era stata festeggiata nel 1954: cfr. Pace e Vangelo, I.

22 Il colloquio verte sulla vicenda di un sacerdote diocesano, colpevole di gravi infrazioni disciplinari e penali; su questo caso il patriarca ritornerà più volte nelle settimane successive: cfr. infra gli appunti del 9, 10, 12, 23, 24 gennaio e 11 marzo 1957.

23 Pietro Bosio (1915-1973), sacerdote dal 1943, già parroco a Roncola di S. Bernardo dal 1949 al 1956, era stato nominato parroco di Sotto il Monte pochi mesi prima, subentran-do a don Coriolano Roberti: riguardo a quest’ultimo aveva scritto pochi giorni prima a mons. Giacomo Testa: «Chi ha mal tourné è il povero tuo don Corio di Seriate. Ha lasciato S[otto] il M[onte] miserevolmente. Il can.co Spampatti diceva vero: “Chi pipuna baguna” e basta. Dñus

1957

298

Rota: e il sindaco Carletto Carissimi. Essi uscirono poi in gita per la città: ed io mi recai col can.co Mario Bevilacqua al Collegio Armeno in paroc-chia dei Carmini:24 dove ebbi un ottimo trattenimento: parlai ai giovani fra cui uno nato e domiciliato a Bergamo [[Eliaragian]] Eliagarian Ba-grad: p. S. Spirito, 27. Visitai anche le Suore della Divina Volontà.

10 gennaio, giovedìAlcune udienze: Suor Bartolomea Melloni: poi il Com. Benvenu-

ti che mi[[se]] <ridà> la croce pettorale d’oro ornata col Leone di S. Marco. Vidi anche don Giorgio Baraggiolo! a cui permisi una funzione liturgica a S. Daniele ad altare scoperto per far conoscere le interessanti parti della Messa.

Nel pomeriggio presiedetti al caso di Morale in Sacrestia di S. Mar-co.25 Il dolore per le defezioni, questi giorni – caso [x] – si diffonde e diventa sciagura per tutto il clero.

11 gennaio, venerdìTutto il giorno col raffreddore preso per mia colpa esponendomi ieri

troppo all’aria fredda. A sera però mi ha visitato il mio dott. Venchierutti il quale trovò che tutto è regolare, cuore, stomaco, nervi, peso, ecc. Lo trattenni a cena: e mi lamentai in cucina e con mgr. Loris perché egli avesse data dispensa dall’astinenza del venerdì senza la mia autorizzazio-ne. Credo che [la] lezione amabile gioverà.26

A sera ho dato l’ultimo colpo ai manoscritti che segnano la fine della preparazione del mio volume circa la Visita di S. Carlo a Bergamo.27

adiuvet illum. Al suo posto c’è un giovane Parroco. Pietro Bosio di Poscante che promette e si avvia bene»: Pellegrini, Giacomo Testa nel solco di Angelo Giuseppe Roncalli. Lettere e documenti, cit., p. 181; su questo si vedano anche supra le annotazioni al 26 luglio 1956.

24 Cioè il Collegio «Moorat Raphael»; cfr. Pace e Vangelo, I, p. 473.25 Questi i temi programmati: «Teologia dogmatica: Natura e significato del carattere nei Sacra-

menti. Diritto canonico: Disciplina attuale del digiuno ecclesiastico e della astinenza», cfr. «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p. 307.

26 Cfr. supra, appunti del 3 gennaio 1957.27 Roncalli sta portando a termine il lavoro di edizione de Gli Atti della Visita Apostolica di S.

Carlo Borromeo a Bergamo (1575) iniziato negli anni Trenta; ne accennerà in dettaglio nella lettera inviata il 30 gennaio successivo al bergamasco mons. Ernesto Guerini (1876-1967, canonico della cattedrale): «Non so se siate informato circa la finitura dell’ultimo volume – il V – degli “Atti della Visita di S.Carlo”. Ho mandato gli ultimi manoscritti alla S[ocietà] E[ditrice ] S[ant’] A[lessandro]. Ora scrivo all’avv. Rinaldi per la continuazione e fine dell’indice di tutta l’opera. Mi riservo di premettere una breve parola di conclusione a quest’ultimo volume. Mi volgerò alla Provvidenza per le spese. Poi farò la consegna di tutto al Seminario di Bergamo a cui l’ho destinato, come mio ricordo personale e come mio contributo alla sua rinnovazione. Tanto per

1957

299

Deo gratias: Deo gratias.––––––––––

Noli esse amicus homini iracundo: Prov. 22-24

12 gennaio, sabatoNotte buona: mattinata non fù però riposata: benchè il raffreddore non

peggiori.Udienze: don Giov. Schiavon che mi reca il nuovo Calendario rilegato:

il parroco Greatti di S. Trovaso: e il suo capellano don Zotti che insegna anche ai piccoli in Seminario e promette bene.28 Spero di aver arrestato il disagio Greatti e Cortivo. Purchè questi non disturbi più.29 Ricevuto anche Gagliardi, e intesici bene nel senso della mutua fiducia. Lui si terrà bene con Bacchion: e tutto riprenderà bene.30 Lunga convers. con mgr. Ausiliare circa alcune questioni correnti: affare case ai 12 Ap[ostoli]: a S. Antonio del Lido per domani: Don Otello a S. Sebastiano: e de Rai a Mazzorbo.31

essere galantuomo fino all’ultimo. Il volume conterrà – tutte già preparate – N. 4 Appendici. La terza risulterà di una corrispondenza copiosa del Governo Veneto a proposito della Visita di S. Carlo, tratta da questo Archivio di Stato di Venezia. E la quarta conterrà l’indice esatto di tutti i preti di Bergamo del tempo della Visita. Caro don Ernesto. Omnia habent initium et finem: colla grazia di Dio e in letizia», AR/FSSD X/589; cfr. anche la lettera a mons. Testa del 2 gennaio, in Pellegrini, Giacomo Testa nel solco di Angelo Giuseppe Roncalli. Lettere e documenti, cit., p. 181. Sulle ultime tappe di questo lavoro si vedano supra gli appunti del 21 marzo, 11 luglio e 19 novembre 1956, nonché Pace e Vangelo, I, pp. 332-333; 442, 536 e 558.

28 Giorgio Zotti (1923-1995), sacerdote dal 1946, era stato in precedenza cappellano a Mira, Eraclea, Ca’ Emiliani e S. Donato di Murano; dal 1966 sarà cappellano di bordo, Liber Vitae, p. 111.

29 Cfr. supra, appunti del 7 e 12 settembre 1956. 30 Dopo le tensioni del 1956 il clima politico generale sembrava indirizzarsi verso un com-

plessivo rasserenamento, ottenuto però anche con il ridimensionamento del ruolo di coloro che più si erano spesi, all’interno della D.C., per l’apertura a sinistra: certamente nel Congresso pro-vinciale celebratosi alcuni mesi prima era nuovamente prevalsa la corrente di sinistra, ma, come rilevava pure il prefetto, si era registrato «un contemporaneo miglioramento delle posizioni della corrente di centro. Nel complesso l’esito del congresso provinciale ha segnato una moderazione degli atteggiamenti più avanzati della corrente di maggioranza, manifestatasi anche attraverso l’esclusione di taluni degli elementi più in vista della corrente di sinistra (come Dorigo, Pelosi e Cortese) e l’inclusione di esponenti delle A.C.L.I. e del sindacato, col conseguente apporto dei consensi degli aclisti e dei sindacalisti. “Il Popolo del Veneto” – aggiungeva il prefetto – non ha ancora ripreso le pubblicazioni ed in sua vece viene spedito agli abbonati il settimanale “Politica” edito a Firenze e che segue la stessa linea ideologica del dottor Dorigo»: Relazione mensile-Ottobre 1956, prot. Gab. 293/10, p. 2, in ACS, Ministero dell’Interno, Gabinetto 1953-56, b. 368, f. 6995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

31 Otello Cecchi (1914-1989) era stato ordinato sacerdote nel 1942; era parroco di Mazzorbo dal 1953. Antonio De Rai (1914-1999), sacerdote dal 1943, era parroco di Ca’ Turcata dal 1954.

1957

300

Restiamo ai punti circa l’infelice [x].Pomeriggio occupato nel copiare l’elenco dei preti di Bergamo nel

1573.32 A sera breve conversaz. con mgr. Freschi e prep. convegno Vescovi del Basso Piave.

13 gennaio, domenica [Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe]V[isita] P[astorale] a S. Pantaleone.33 Fedeli 3.000. Bene: predicai 3

volte insistendo sugli insegnamenti della S. Famiglia. Chiesa del [‘]600, ma fra le più belle. Ricchezza preclara di marmi e di pitture. Parroco Rinaldi vi è da 26 anni: e ne ha 74. Prete degno e stimato:34 il capellano Pagani*.35 Però l’A.C. è in ordine: e l’indole dei fedeli parmi buona: e assai tranquilla. Forse più fuoco farebbe più ardore.

Nel pomeriggio visita a mgr. Jannelli! all’Ospedale al Mare. Messo male: però desideroso di vivere e non timoroso di morire.36 Fatto testa-mento: le proprietà di La felette! alla Mensa Patriarcale: il resto al Semi-nario.37 Passai a S. Antonio del Lido. Molta gente, in chiesa e al nuovo Pensionato. Parlai nei due luoghi: senza allusioni meno felici. «Te saxa loquuntur».38 Nessun incidente. Passai con d. Loris [Capovilla] a S. Elena a visitarvi il giovane Francesco Santin (anni 36). Attivo di A.C. ed esem-plare: ammalato da oltre 2 anni: fradicio ma paziente di nome e di fatto.

14 gennaio, lunedìVarie udienze. Notevole quella dell’Ambasciatore Carlo Galli che trat-

tenni a colazione amabile. Fiorirono i ricordi dei nostri incontri ad Ankara e a Cospoli39 per parecchi anni.

32 Si riferisce alle appendici per l’edizione degli Atti della visita di s. Carlo.33 Parrocchia del vicariato di S. Croce.34 Angelo Rinaldi (1883-1962), sacerdote dal 1908, aveva svolto in precedenza il mini-

stero ai Frari, a S. Maria Mater Domini e a S. Cassiano. Nel 1930 era stato nominato parroco di S. Pantalon, Liber Vitae, p. 137.

35 In realtà il vicario cooperatore di S. Pantaleone era, dal 1942, d. Antenore Carli.36 Il patriarca si sta richiamando a Breviarium, Pars Autumnalis, Die 11 Novembris, S. Martini

Ep. et Conf., In I Nocturno, Lectio III: «O beatum Martinum Antistitem, Qui nec mori timuit, nec vivere recusavit»; cfr. pure GdA, pp. 416 e 422.

37 Cfr. supra, appunti del 6 aprile 1956.38 Roncalli sta citando un passo della propria biografia di Radini Tedeschi, del quale

aveva scritto che «c’era in lui la tempra di quegli splendidi prelati del Rinascimento i quali spiegavano la loro magnificenza nelle grandi costruzioni. Anche sotto la sua immagine si può ben ripetere la breve iscrizione scolpita sotto quella di un insigne fra essi: Te saxa loquuntur»: roncalli, Mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi, cit., p. 36.

39 Scil. Costantinopoli.

1957

301

Questo bravo signore si è fatto vecchio anche lui: ma conserva i buoni sentimenti dei tempi omai lontani: e più difficili dei tempi presenti. Mi parla con entusiasmo del suo figlio Paolino che conobbi in fasce all’ombra del giardino dell’Ambasciata di Venezia a Cospoli circa il 1937-1940.40

A sera lunga conversazione col Sindaco Tognazzi: su varie parti: in cui precisai il mio pensiero: Casinò: impressioni circa ciò che mi pare il meglio da cercarsi: tutto con molto garbo e molta pace.41

15 gennaio, martedìNotte laboriosa: dormii un po´ più al mattino. Potei lavorare alquanto

preparando una lettera per l’Ottavario della Unità della Chiesa.42 Per le 10

40 Il primo incontro con l’allora ambasciatore italiano in Turchia, già accreditato a Bel-grado dal 1928 al 1935, era avvenuto il 10 aprile 1935: cfr. Vita in Oriente, I, pp. 37-38.

41 Il 26 febbraio successivo il patriarca disporrà la ripubblicazione sulla rivista diocesana del Comunicato già edito nel 1937 e nel 1947 col quale i predecessori avevano esternato le ragio-ni della loro opposizione alla creazione di una casa da gioco nella città di Venezia (tra queste il richiamo a uno «storico divieto del Senato della Repubblica Veneta, giustamente preoccupato dei danni derivanti dal “gravissimo abuso” dei giuochi d’azzardo»): cfr. Il Casinò Municipale da gioco e le successive dichiarazioni della Autorità Ecclesiastica: «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 35-36; sulla questione si vedano pure infra gli appunti del 4-8 aprile e del 17 agosto 1957.

42 «Il Nostro Signore, Gesù benedetto – scriverà Roncalli –, a perennità della sua presenza e della sua vita divina, fondò nel mondo una Chiesa: ed una sola Chiesa, a cui trasmise una fisionomia ed una struttura inconfondibili. Questa è la Chiesa che egli amava chiamare la sua Chiesa – Ecclesiam meam – e che noi diciamo pure la nostra Chiesa. Essa ha sfidato i secoli. La configurazione che Cristo le diede rimane sempre la stessa: Pietro e gli Apostoli al vertice del magistero e del governo: il Vangelo come compendio di dottrina e come direzione di vita spirituale per le anime e per i secoli. Purtroppo il nemico di Gesù, che è spirito di negazione, di divisione e di intrigo, ha spezzato la compagine del fondamento primitivo. Accade così che accanto alla Chiesa Cattolica Romana, fondata da Cristo, di cui noi siamo beatissimi figli si in-contrino, qua e là, frantumi sparsi e divelti dell’antica costruzione: e che del gregge del Pastore Divino si scorgano gruppi notevoli di pecorelle erranti senza pastore, o abbandonate a se stesse, o mal raggiustate fra di loro, in variazione di nomi e di colori. […] Ma ciò che vi posso attestare io stesso è la persistenza nel mondo cristiano di profonde e fervide aspirazioni: alcune, come le nostre di cattolici, solide e sicure: altre vaganti e più incerte, ma sincere, verso il ritorno alla unità della Chiesa di Cristo ed in Cristo, secondo il voto espresso dal Divino Fondatore nella vigilia misteriosa ed estrema della sua vita. Ebbene: eccoci, miei cari fratelli e figlioli, alla “Ottava di preghiere per la Unità della Chiesa”. È una devozione già iniziata da parecchi anni, e diffusa in tutte le regioni del mondo. Siamo in faccia ad una gran porta luminosa aperta alla pietà di tutti i credenti: cattolici: ortodossi: protestanti: anglicani, o appartenenti ad altre confessioni religiose. […] Miei cari sacerdoti tutti, del clero secolare e regolare, vogliate accogliere il mio voto ardente di farvi zelatori, verbo et exemplo, presso i fedeli di questa pratica omai universale. […] Se que-sta per l’unità della Chiesa è l’ultima preghiera insegnataci, con più diffusa parola, dal Divino Maestro prima di entrare nel dramma della sua passione, ciò deve essere ben significativo a comune incoraggiamento ed edificazione», L’Ottavario di preghiere per l’Unità della Chiesa, 18-25 gennaio, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 23-25; poi in Scritti e discorsi, III, pp. 25-27.

1957

302

erano pronti: Vescovi e Arciv. Zaffonato di Udine: Negrin arciv. di Trevi-so: De Zanche di Concordia: Carraro di Vittorio V[eneto] e mgr. Gian-franceschi. Il colloquio maggiore circa le parrocchie depresse del Basso Piave riuscito bene e con felice scambio di impressioni e di decisioni.43 Seguì la colazione a carattere fraterno e lieto. Alle ore 14.30 tutti erano partiti contenti e buoni.

Io continuai a lavorare come sempre. Oggi inizio il mio V anno di Cardinalato e di Patriarcato felicemente.44 Molti complimenti semplici e af-fettuosi. Volli avere a cena mgr. Macacek e Gino Spavento: i più congiunti al mio spirito in quel giorno. Deo gratias. E come il Signore vorrà.

16 gennaio, mercoledìS. Messa in cripta di S. Marco alla presenza del Capitolo in cappa ma-

gna: Procuratori Cini, Meo, ecc. personale dell’Amministrazione, Piccoli, Mazzoleni ecc. maestro Bravi della Capella e tutti i cantori e sacrestani, e addetti al tempio e al campanile, mosaicisti, muratori, falegnami, operai di ogni specie addetti. Risposero tutti all’invito del Patriarca per l’occasione della S. Visita Pastorale. Dopo la Messa durante la quale furono eseguiti alcuni mottetti e alcuni <dei presenti> fecero la S. Comunione: Chierici: Conte Cini ecc. io spiegai il significato di questo ritrovo. S. Marco deve essere in esempio a tutto il Patriarcato.45 Seguì un piccolo rinfresco nella

43 Roncalli presiede «il raduno della Presidenza Episcopale della Unione Interdiocesana del Clero “Basso Piave”», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, p. 40.

44 Cfr. Anni di Francia, II, pp. 641-642. 45 È il settimanale diocesano a dare informazione che «dopo la Messa il Cardinale ha tenu-

to un elevato e toccante discorso: “Per ciascuno di noi, clero, procuratori, cantori, personale e maestranze è un grande onore essere stati messi in condizione di servire il Signore nella sua casa in questo insigne tempio che è San Marco”. Addentrandosi nel suo discorso il Cardinale per tutti insieme e per i singoli i doveri del buon cristiano e del perfetto lavoratore in faccia a questo monumento che è oggetto di riguardo da parte di tutto il mondo. “La gloria degli avi è una re-sponsabilità per i discendenti; e la basilica che è preziosa per tutto ciò che contiene di materiale e più preziosa per quanto racchiude di significazione spirituale. In San Marco le pietre e i mosaici hanno un palpito cui devono corrispondere i palpiti dei cuori secondo i principi della antica tradizione cui fummo tutti educati. Nella inquadratura del Libro della Sapienza capitolo 45 ‘Lodiamo gli uomini gloriosi nostri avi’ c’è tutto un programma che può applicarsi a S. Marco: venustà del tempio, armonie musicali, ordine alle cerimonie, e riflesso di virtù civiche e cristia-ne”. Sua Eminenza ha sottolineato l’importanza perciò e la bellezza di questo convegno presso le sacre reliquie dello Evangelista in fraternità di preghiera e corrispondenza di sentimenti e di propositi. Il Patriarca ha concluso: “Qualche giorno fa alla inaugurazione dell’anno giuridico della Corte d’Appello ho sentito un alto richiamo al senso del dovere e del sacro rispetto alla professione di magistrato che mi ha profondamente commosso. Su questa felice impressione riportata, nelle severe aule della Giustizia amo soffermare il mio pensiero ed il mio voto augu-rale: Si possa sempre dire di noi ecclesiastici, dei procuratori della Basilica e di tutti coloro che

1957

303

sala di S. Nicolò. Alle 11 il conte Cini mi accolse in casa sua, la prima vol-ta da quando mi trovo a Venezia. Ammirai la sua splendida e ricchissima raccolta di arte e di bellezze. E mi trattenne a colazione.

17 gennaio, giovedìMessa in casa: con voce afona per il raffreddore che continua benchè

non molto fastidioso. Udienza: Generale Guido Boschetti, Comand. V Zona Territoriale di Padova: ufficiale di prima nomina. Venne con due subalterni.

Alle 11 mi recai in Seminario per accogliervi i rappresentanti dei Dele-gati della Faci46 per tutto il Triveneto: presieduti da mgr. Bonardi di Firen-ze. Si occupò di loro don Tino Marchi del mio Ufficio Amministrativo.47 Dissi alcune buone e incoraggianti parole per tutti, felice di constatare che non ne mancava uno solo.

Lungo la giornata riordinai le mie carte. Sto fra l’altro preparando il discorso in memoria di mgr. Conforti che dovrà tenere a Parma il 17 pr. febbraio.48

18 gennaio, venerdì [S. Prisca Vergine]Stanotte mi sono occupato nella preparazione del discorso di Parma

– 17 febbraio – per mgr. Guido Maria Conforti: e nella correzione delle bozze per il discorso di Mgr. Lorenzo Perosi.49 Al mattino ricordai la mia chiesa titolare di S. Prisca, povera chiesa: giusto titolo conveniente per un povero cardinale come sono io.

Qualche udienza: mgr Ausiliare a lungo per il caso [x], don [x] che lo sostituirà nelle ore di catechismo a [x]: due Magistrati, Groppa presidente di Sezione della Corte di appello, e dott. Terracina Consigliere: venuti per

ne costituiscono come la famiglia, che siamo all’altezza dei nostri compiti, che li assolviamo con onore e con scrupoloso senso del dovere; a garanzia di decoro della Casa del Signore e di grazie e di benedizioni per ciascuno e per tutto ciò che è più vicino al cuor nostro”», Messa del Patriarca a San Marco nell’anniversario della sua nomina, in «La Voce di San Marco», 19 gennaio 1957, p. 2.

46 Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia. Sulla vicenda di tale associazione si veda a. erba, “Il proletariato di Chiesa” per la cristianità. La F.A.C.I tra Curia romana e fascismo dalle origini alla Conciliazione, Roma 1990.

47 A partire dal 1968 mons. Marchi ricoprirà più volte il mandato triennale di presidente della F.A.C.I.

48 Guido Maria Conforti (1865-1931), sacerdote della diocesi di Parma dal 1888, era stato nominato arcivescovo di Ravenna nel 1902. Nel 1904 era stato nominato coadiutore di Parma e nel dicembre 1907 era diventato vescovo – col titolo personale di arcivescovo – della stessa città. È stato beatificato da Giovanni Paolo II nel 1996.

49 Cfr. supra, appunti del 22 dicembre 1956.

1957

304

raccomandazione: poi mgr. Olivotti che trattenni a colazione e a sera mgr. Sandro Gottardi che trattenni a cena. Con mgr. De Perini post Confessio-nem50 ragionammo del Cineforum.

19 gennaio, sabatoUdienze: S.E. mgr. Cicuttini che passando mi saluta:51 Sup. Generale dei

P.P. Cavanis che reca 4 alunni con lit. 70.000 raccolte in aiuto dei profughi Ungheresi:52 due capellani militari [ ], sac. della Puppa della Punta di Casoni: mgr. Bosa e buone intese circa varie cose.

Nel pomeriggio: nell’intenzione di riordinare le mie carte: perdu-to un po’ di tempo sulle vecchie note della mia vita di Parigi.53 Tempo perduto? Del tutto forse no. A ripensare come la bontà del Signore ab-bia assistita la mia pochezza, trovo motivo di fortificare sempre più il mio esercizio di umiltà, di pazienza di calma e di abbandono in Dio.54 Ho riveduto il cap. di Bossuet (Medit. Giorno 51) l’Eucarestia Viatico dei morenti.55 Oh! che bellezza del morire unito a Gesù: anima e corpo!

50 Il patriarca resta fedele all’uso di confessarsi ogni venerdì; su questo si vedano pure le annotazioni al 5 giugno 1953 in Pace e Vangelo, I, p. 75.

51 Cfr. supra, appunti del 10 dicembre 1956.52 Cfr. supra, appunti del 26-27 novembre e 5 dicembre 1956.53 Si riferisce alle pagine d’agenda ora edite in Anni di Francia, voll. I e II.54 Scriverà alla nipote sr. Maria Angiola il 3 ottobre successivo: «Non ti turbare: poca

stima e diffidenza di sé, prontezza ad umiliarsi alla prima constatazione della debolezza; ma non soffermarti mai ad analizzare e a sofisticare con te stessa: un atto profondo di umiltà che sempre fa buona compagnia. Ma poi grande infinita confidenza amorosa nel Signore, e ripresa immediata del buon lavoro quasi cantando. […] La rinunzia assoluta alla propria volontà per seguire la volontà del Signore, anche se qualche volta espressa per il tramite di persone e in cose poco gradite, questa è la perfezione. Costa, ma la ricompensa è grande e tanto più preziosa. Del resto tutto ciò che sta nel Pater noster è preziosissimo e divino: nome, regno e volontà del Signore. Anche della mia povera persona si dicono tante cose come se facessi miracoli. Io non cerco e non mi preoccupo che di fare in tutto la volontà di Dio», Familiari, II, pp. 424-425.

55 Roncalli si era reso familiare l’opera di Jacques-Bénigne Bossuet sin dagli anni di fre-quenza del seminario bergamasco: leggeva le Meditations sur l’Evangile nell’edizione datane a Parigi nel 1903, ognora conservata nella sua biblioteca. Nel brano citato – per la cui traduzione italiana si veda J.B. bossuet, Meditazioni sui vangeli, II: Ultima settimana del Salvatore e la Cena, Roma 1986, pp. 119-120 – si legge: «Consideriamo, oggi, il corpo del Salvatore, come il dolce viatico dei morenti. Io muoio, i miei sensi si spengono, la mia vita svanisce; che potrei desiderare, in tale stato, se non qualcosa che mi tolga il terrore della morte e mi tragga dalla schiavitù in cui questa apprensione mi ha tenuto per tutta la vita? Mio Salvatore, mi viene portato il tuo corpo, questo corpo immortale, spiritualizzato, lo ricevo nel mio: “Non morrò, e anzi io vivrò” […]. Resterà in questo corpo morto, un germe di vita che la putrefazione non potrà corrompere; vi resterà un’impronta di vita che nulla può cancellare. Ogni giorno della mia vita voglio comunicarmi in

1957

305

20 gennaio, domenicaDa qualche tempo le mie ore di sonno notturno vengono interrotte.

Dopo un primo colpo di due o tre ore mi arresto e non riesco a riprende-re il buon sonno propostomi di ore 6.56 Ciò mi rende naturale alzarmi da letto[,] lavorare per due o tre ore, e darne una o due al buon mattino ante Missam. Stiamo a vedere. Stamattina mia solita Messa alle 8. Alle 10 ero a S. Giacometto57 per assistere alla Messa della corporazione degli orefici in onore di S. Antonio Abate. La piccola chiesa era piena di bravi signori di quella categoria a cui, dopo la Messa letta dal parroco di S. Silvestro don Moro, suggerii alcuni pensieri utili e pratici.

Alle 18 funzione a S. Zaccaria per l’Ottavario della Unione della Chiesa.58 Don Altan lesse il discorso benissimo preparato: l’Unione della Chiesa e Maria con felici prospettive sulla Russia. La cerimonia riuscì meglio che lo scorso anno: molta gente devota, i seminaristi più grandi. Deo Gratias.59

21 gennaio, lunedì [S. Agnese Vergine e Martire]Quanta bellezza di ricordi, di liturgia in questa giornata di S. Agnese.

questa speranza, voglio considerarmi come un morente, e lo sono, voglio riceverti come in via-tico. Non temerò la morte: tu mi libererai dalla schiavitù in cui mi teneva questo timore. Perché temere il male se ho sempre l’antidoto? Senza di te la morte è un giogo insopportabile, con te è un rimedio e un passaggio alla vita. Quale immenso beneficio! Mi viene portato il tuo corpo prezioso: Tu vieni da me, Ospite celeste. […] E ora, mio Salvatore, sarò sempre con te: Tu mi segnerai del tuo sigillo. Tienimi con te, o Signore, fino all’ultimo respiro, e che io lo renda fra le tue braccia. E questo corpo che cosa diventerà? Esso è unito al tuo. Per mezzo del tuo corpo risorto, risorgerò rinnovato; non lascerò alla terra che la mortalità. Vivo in questa speranza, ma ci vivo morendo. Io vivo morendo. Io muoio ad ogni giorno, poiché non ha sosta il mio cam-mino verso l’ultimo istante».

56 Sui proponimenti per gli orari della giornata si vedano gli appunti del 14 dicembre 1954, in Pace e Vangelo, I, p. 403, e la lettera alla sorella Maria dell’8 gennaio 1955 edita in Familiari, II, pp. 367-370.

57 La chiesa di S. Giacomo Apostolo, nel sestiere di San Polo.58 Aveva indicato nel messaggio del 15 gennaio: «Con particolare rilievo raccomando la

celebrazione dell’Ottavario nella parrocchia di San Zaccaria, dove da lunghi anni ebbe eser-cizio e sèguito edificante: e nelle chiese principali dei vicariati foranei», L’Ottavario di preghiere per l’Unità della Chiesa, cit., p. 25.

59 Scriverà il 2 febbraio a mons. Giacomo Testa: «Penso con tristezza ai risultati scadenti del movimento pro Unione in Oriente. Eppure questo è il dover nostro, cioè insistervi sem-pre, anche in spem contra spem [cfr. Rm 4,18]. Tutti siamo un poco colpevoli, e noi Latini – dico Latini in Oriente – vi abbiamo avuto e vi abbiamo la nostra parte di responsabilità. Se non c’è un po’ di sforzo a vincere le nostre comodità e a guardare lontano la nostra decadenza prenderà lo stesso passo degli Orientali, Greci, Slavi e Arabi», in Pellegrini, Giacomo Testa nel solco di Angelo Giuseppe Roncalli, cit., p. 184.

1957

306

Oggi si apre a Venezia il processo Montesi.60 Mi richiamo a S. Agnese al Circo Agonale. La grazia che interviene a velare ciò che nella natura può essere occasione di peccato. S. Agnese proteggi Venezia dalle brutture morali61 – Ieri sera il dott. Pesenti mi levò l’ultimo dente della mascella inferiore. Stamane con mgr. Loris mi recai da lui per provvedere al re-stauro. Al mio ritorno ebbi la prima visita del nuovo Questore Armando Pace. È un Calabrese vivace e simpatico. Viene da Viterbo: ma passò lunga vita a Roma presso gli alti dicasteri. Ha moglie buona e pia. ––––––––––

Anatole France dice che quando una cosa è già stata detta bene è inutile ridirla in modo diverso[:] il meglio è ripeterla.62

22 gennaio, martedìIl freddo si fa più intenso. Le visite non cessano: don Massaria par-

roco di S. Antonio al Lido che rimisi per le sue pratiche alla Curia: don Fiorin parroco di S. Geremia:63 chiederebbe don Bonaldo per il giugno:64 intervento presso [de] Beistegui per il patronato,65 ecc. p. Francesco Kan-dò Gesuita Ungherese capellano dei profughi di Jesolo: don Mezzaroba

60 L’11 aprile 1953 era stato rinvenuto sulla spiaggia di Torvajanica il corpo della giovane romana Wilma Montesi. Nei mesi successivi aveva preso corpo l’ipotesi che la ragazza fosse morta per abuso di stupefacenti nel corso di una festa, e che rispetto ad essa non fosse estra-nea la responsabilità di Ugo Montagna e di Piero Piccioni, figlio del ministro degli Esteri de-mocristiano da molti indicato come l’erede di De Gasperi. I due erano stati rinviati a giudizio e il processo era stato appunto assegnato dalla Corte di Cassazione al Tribunale di Venezia. Montagna e Piccioni – il cui padre nel frattempo si era dimesso dal governo – verranno infine assolti, ma le circostanze della morte della Montesi rimarranno oscure. Sulla vicenda si veda F. grignetti, Il caso Montesi, Venezia 2006.

61 Le leggende agiografiche riferiscono che Agnese sarebbe stata martirizzata all’età di 12 anni, forse durante la persecuzione di Decio o durante quella di Diocleziano, e che prima di essere messa a morte fu denudata ed esposta al Circo Agonale di Roma, ma che miracolo-samente i suoi capelli erano cresciuti ricoprendola. I suoi resti erano conservati dal 1621 nella chiesa di S. Agnese in Agone.

62 La citazione originale dello scrittore francese recita: «Quand une chose a été dite et bien dite, n’ayez aucun scrupule, prenez-la, copiez. Donner des références? A quoi bon? Ou bien vos lecteurs savent où vous avez cueilli le passage et la précaution est inutile, ou bien ils l’ignorent et vous les humiliez», J.-J. brusson, Anatole France en pantoufles, Paris 1924, p. 49.

63 Aldo Fiorin (1917-1999), sacerdote dal 1942, già cappellano a Chirignago, Jesolo, all’Angelo Raffaele, S. Giacomo dall’Orio, Ca’ di Dio e San Fantin; era stato nominato par-roco di S. Geremia nel 1956 e nel 1981 sarà nominato canonico residenziale di S. Marco; era delegato dell’A.C.E.C. (Associazione Cattolica Esercenti Cinema): Liber Vitae, p. 121.

64 Cfr. supra, annotazioni all’8 giugno 1956.65 Carlos de Beistegui (1894-1970), petroliere messicano proprietario da alcuni anni del

prestigioso Palazzo Labia, nel sestiere di Cannaregio.

1957

307

parroco dei Gesuati in lacrime per l’invio di don Trevisiol a Mestre:66 don Marco Polo parroco di Burano.67

Nel pomeriggio parecchie cose viste sui giornali e sulle riviste ma di poco costrutto per me.68

23 gennaio, mercoledì [Sposalizio della B.V. Maria con S. Giuseppe]Ricordo che tanti anni or sono mio papà e mia mamma si sposarono di

buon mattino nella chiesa di S. Maria di Brusicco: e si recarono a piedi a Ber-gamo in viaggio di nozze e così tornarono la sera: dopo 30 kilometri così. Mio papà ricordava sempre questa data dello Sposalizio di Maria e loro.69 O beati o beati. Ora compiranno i loro 107 anni di vita in cielo.

In casa anche stamattina udienze[:] Macacek, ingr. Favaretto-Flisca! pre-sid. Amm. Provinciale: don [Berton]70 parroco di S. Michele di Marghera: mgr. Gianfranceschi con notizie sempre tristi circa l’infelice [x]. Nel po-meriggio con don Schiavon visita agli ammalati mgr. Jandelli e vari infermi al Lido: ex superiora delle Suore di Carità all’Ospedale S. Anna: al grande

66 Umberto Mezzaroba (1900-1971), sacerdote dal 1925, era parroco dei Gesuati dal 1952, Liber Vitae, p. 137. Armando Trevisiol, nato ad Eraclea nel 1929, era stato ordinato sacerdote da Roncalli nel 1954: stava svolgendo il ministero a S. Maria del Rosario (Gesuati). Nel 1971 sarà nominato parroco dei SS. Gervasio e Protasio a Carpenedo, dove resterà sino al 2005; sulla sua esperienza pastorale si è soffermato in A. trevisiol, Diario di un parroco di periferia, Padova 1998.

67 Di queste udienze lascia traccia anche su alcuni fogli d’agendina a parte: «22.1.957 / Padre Francesco Kando s.j / Jesolo – Croce Rossa / Villa di S. Giuseppe / Bassano del Grappa / Ud. Fiorin – Futuro coadiutore (Bonaldo) Barteghi! per patronato / 3.* Semina-rio», AR/FSSD X/575e.

68 Sotto questa data si indirizza al sostituto Dell’Acqua (prot. 20/57) per illustrargli le di-rettive impartite al clero «all’iniziarsi del processo Montesi a Venezia»: «1 – Ho messo in guardia a voce tutto il mio clero diocesano e regolare perché nessuno partecipi in alcun modo, colla pre-senza o colla parola: in pubblico, in chiesa e fuori, all’avvenimento: 2 – ho disposto perché non venga ricevuta in udienza dal patriarca nessuna persona di alto o infimo grado: magistratura, difesa, parte civile, stampa, o che comunque abbia rapporto col detto processo, o si trovi a Ve-nezia in questi mesi a motivo di esso: 3 – ho messo in guardia gli Istituti religiosi dal concedere ospitalità – che per ora non fu richiesta – alle persone di cui sopra. Intanto dal primo giorno, e seguendo con occhio aperto ma invisibile le vicende del dibattito mi darò cura di informare circa ciò che, al di là di quanto i giornali diranno, mi sembrasse di meritare qualche rilievo, o mi venisse indicato come opportuno a seguire ad ogni buon fine», AR/Int 2819b.

69 Il patriarca aveva richiamato questa circostanza anche nel 1955 e si ripeterà in termini pressochè identici nel 1961, 1962 e 1963. A una verifica del registro dei matrimoni per l’anno 1877 della Parrocchia di Sotto il Monte si accerta però che il matrimonio tra Battista Roncalli e Marianna Mazzola era stato celebrato il 25 gennaio e non il 23: cfr. benigni, Papa Giovanni XXIII chierico e sacerdote a Bergamo, cit., p. 11.

70 Roncalli lascia uno spazio vuoto da riempire successivamente col nominativo.

1957

308

Ospedale S. Marco parroco Noro,71 ing. Fantuzzi, p. Andrea Capuccino e salutati e veduti parecchi ammalati nelle corsie: poi tutte le Suore insieme. Un po’ stanco: ma contento. Lunga conversazione col Giudice Cabrini. 72

24 gennaio, giovedì [S. Timoteo Vescovo e Martire]S. Messa a Mestre nella nuova casa delle Suore di S. Paolo. Parole

infine. Passai ai Capuccini per il Ritiro Mensile dei sac[erdoti] di Terra Ferma. Erano numerosi e buoni. Parlai loro di S. Timoteo, il santo della liturgia di oggi: derivando buoni insegnamenti sulle immagini di S. Pa-olo nelle sue lettere pastorali a Timoteo. Il «presbiter» deve essere solda-to, dunque disciplina, atleta dunque laborioso e vigile, e seminatore verbis ed exemplis. Nota finale per il processo Montesi: e per il caso [x]: Pone Dñe custodiam ori meo etc [Sal 140,3]:73 come norma del buon prete in que-sta circostanza. Credo communicazione commossa e commov[ente].74 Mi recai poi con d. Loris a Malcontenta a visitarvi l’arciprete mgr. Barbato infermo.75 A sera arrivò buon ospite mgr. Quadri delle Acli.

25 gennaio, venerdì [Conversione di S. Paolo Apostolo]Visita matutina al dentista Pesenti. Poi mi soffermai a S. Marziale in

preghiera silenziosa: in attesa di passare al palazzo Vendramin Calergi per

71 Nato a Venezia nel 1886, Luigi Noro era stato ordinato sacerdote nel 1912: aveva svolto il ministero nelle parrocchie di S. Trovaso, Cavallino, Ca’ Cottoni, Angelo Raffaele e S. Sebastiano. Era parroco di S. Giuseppe di Castello dal 1929 e morirà il 27 gennaio successivo, Liber Vitae, p. 22.

72 L’antico segretario rammenta che questo giudice, cattolico, era venuto alcune volte a conversare col patriarca: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

73 Missale, Ordo Missæ (formula recitata durante l’incensazione dell’altare); cfr. anche supra gli appunti del 10 aprile 1956.

74 Questi gli appunti stesi dal patriarca per l’occasione sul Quaderno «A la ventura», cit., pp. 70-71: «Oggi S. Timoteo: Lettura impressionante delle due epistole pastorali. 1) La figura di Timoteo nella storia e nei miei ricordi Oriente e Efeso. 2) la sostanza della sua dottrina[:] che cosa debba essere il prete: [[soldato, atleta, seminatore.]] Invito a leggere bene questi commo-venti pensieri. Nella prima lettera in 5 capi[:] 1) il campione della verità: 2) l’organizzatore del culto: liturgia e donne: 3) il pastore del gregge: dignità ecclesiastiche, vescovi, preti, diaconi – la pietà nella Chiesa. Ammonimenti per ciascuno: fedeli in generale, vedove, presbiteri, schia-vi – Dottori veri e falsi. Nella seconda lettera in 4 capi Timoteo qual deve essere: testimonio di Cristo: lotta e sofferenza per il Vangelo. Motivi: la grazia ricevuta: il senso della sofferenza cristiana. Il pastore del gregge deve essere vigilante, soldato, atleta, seminatore: dunque disci-plina, lavoro e diffusione del Cristo dappertutto, dottrina e grazia. Attenzione contro i falsi dottori, e contro i pericoli degli ultimi tempi. Supreme raccomandazioni. / La situazione del momento a Venezia: il processo Montesi, il [[caso [x]]], il Congresso Socialista».

75 Cfr. supra, appunti del 12 dicembre 1956.

1957

309

salutare il primo incontro di un 50! sacerdoti del Veneto riuniti per un corso di conferenze in materia di scienze e di attività sociale. Incontro ben riuscito: mie parole semplici e familiari di incoraggiamento bene accolte.

Intendo insistere su questa sollecitudine e l’interessamento del clero alla Azione Sociale: il che esige vasta cultura sulle condizioni del mondo attuale e cosciente penetrazione dei principi evangelici nella economia. Era presente mgr. Quadri mio concittadino carissimo a cui offri[i] l’ospi-talità per la notte.

26 gennaio, sabatoUdienze: mgr. Bosa e mgr. Olivotti: dott. Pesenti.Tardi ricevimento dei Delegati delle Acli di terra, della Provincia.

27 gennaio, domenica [S. Giovanni Crisostomo Vescovo, Conf. e Dottore della Chiesa]

S. Messa in capella per un bel gruppo di dirigenti della Giac del Veneto. Parlai loro di S. Gio[vanni] Grisostomo: e del suo cavar dalla S. Scrittura i tesori della sua dottrina e della sua vita. Poi aprii il loro convegno in salone leggen-do alcuni punti riassuntivi della lettera Collettiva dell’Episcopato Veneto per i giovani.76 In seguito mi recai a S. Gio[vanni] Grisostomo dove assistetti alla

76 Cfr. supra, appunti del 22 ottobre 1956. Nel suo intervento di fronte ai membri della G.I.A.C. Roncalli presentava la lettera minutata da mons. Carraro come «un documento vivo di pastorale sollecitudine, di fondata fiducia e di grande stima per voi, giovani caris-simi […]. Tutte le anime sono oggetto della nostra paternità episcopale: ma a voi giovani, ben comprendendo le situazioni in cui potete venire a trovarvi, abbiamo voluto parlare con un linguaggio semplice e schietto, ed in sacra fedeltà all’antico e perenne insegnamento della Chiesa, invitandovi a riflettere: a procedere con cautela: a rivedere alcuni punti fon-damentali di dottrina e di disciplina. […] Occorre riportare le Associazioni Giovanili, ed avviare i singoli iscritti a quella semplicità di pensiero, di espressione e di atteggiamento che si chiama problematicismo: a quella semplicità che è altezza di pensiero e chiarezza di principi di orientamento individuale e sociale. Sulle impressioni che suscitano, generalmen-te, i periodici e molti libri moderni, faccio spesso osservare che di questo passo finiremo col non intenderci più. La parola del Signore, nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, sta davanti a noi: viva e vivificante: nei racconti storici, nelle parabole, nelle sentenze, nelle profezie. E quand’essa presenta qualche difficoltà, ecco abbiamo nella Chiesa la interprete autentica. […] Il desiderio in ciascuno di prendere il proprio posto nella vita è legittimo e nobile: ma non si deve disgiungere dalla continuata fedeltà alla ricerca della perfezione cristiana. Questa è impegno principale di ogni battezzato, nella misura e nei termini esatti della vocazione di ciascuno: ed esige il ripudio del compromesso, che evita la lotta, e scen-de facilmente a pattuire con l’inimicus homo. Quando sono in causa i princìpi fondamentali del precetto cristiano non bisogna tentennare: quando è in discussione anche un solo punto del Credo bisogna decidersi. […] Le Associazioni giovanili devono mirare alto e lon-tano. Dunque: preparazione umile e cosciente, ma esatta, ai compiti cui ogni cittadino può

1957

310

Messa solenne del Patrono:77 aggiungendo alcune parole incoraggianti. A mezzodì di nuovo fui coi giovani in casa ancora radunati.

Debbo e voglio seguire questo movimento con cura anche più intensa e più continuata.

29 gennaio, martedì78 [S. Francesco di Sales Vescovo, Conf. e Dottore della Chiesa]

Alle 9.30 assistetti al funerale di don Luigi Noro parroco di S. Giusep-pe di Castello. Bella manifestazione di stima e di filiale, generale affezione dei suoi figliuoli che egli amò per quasi 30 anni. Il parroco Quintavalle dei Tolentini gli lesse un bel elogio. Anch’io dissi alcune parole: «In simplicitate animae suae placuit» [cfr. Sir 45,29].79

Per le 11 festa di S. Francesco di Sales. Convegno dei giornalisti in cripta. Riuscì bene: ma per un motivo che ne trasse parecchi a Roma, il numero dei convenuti quest’anno fù minore. Mie parole infine dopo la mia Messa. Ricordai tre personaggi. S. Francesco di Sales e la sua dulcedo chari-tatis: S. Marco che fù il primo giornalista che seguì S. Pietro, e ci descrisse il primo Vangelo; e il suo esempio di fidelis interpres. Infine S. Giacomo minore e la sua lettera cattolica contenente i punti più vivi del carattere sociale della dottrina di Cristo.80

venire chiamato in regime democratico: per il governo della cosa pubblica: e per la azione sindacale. Ma innanzitutto per compiere sempre, a ragione veduta e cristianamente sop-pesata, il primo dovere di ciascuno: quello del voto. Pare, ed è, una cosa semplice; ma da questa educazione dipende l’avvenire d’Italia, e della Chiesa in Italia», Alla Gioventù Cattolica della regione, in Scritti e discorsi, III, pp. 28-32.

77 Chiesa del sestiere di Cannaregio eretta alla fine del XV secolo su progetto del berga-masco Mauro Codussi.

78 Il 28 gennaio Roncalli non scrive nulla sull’agenda.79 Ne viene pubblicato un Necrologio, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, p. 69.80 Questi gli appunti predisposti dal patriarca: «Tre richiami. A tre personaggi. / 1 S. Fran-

cesco di Sales che ci raccoglie. Egli è famigliare a noi: è un dottore di Padova, laureato* in utroque jure. La sua scienza giuridica come ha servito bene al sacerdote, al teologo, al maestro di vita spirituale. Come tutto della grazia fù permeato in lui in un senso che è caratteristico suo: cioè la serenità, il garbo, la dolcezza della carità. La liturgia odierna nel nostro Breviarium ce lo dà! come il dono che noi dobbiamo chiedere alla sua intercessione. Chiediamolo tutti insieme per i giornalisti. 2 S. Marco. Mgr. di Ginevra ha accompagnato i giornalisti a S. Marco perché questo è veramente il primo patrono dei giornalisti. Infatti il compito suo a Roma accanto a S. Pietro è giusto quello del giornalista. Gli evangelisti son 4: ciascuno ha la fisionomia di un compito suo. S. Gerolamo ci dice che S. Marco era [[filius]] <discipulus> et interpres Petri: cioè nelle adunan-ze agli iniziati a Roma è lui che fissa i discorsi di S. Pietro <mentre li pronunciava, esattamente come il giornalista al compito suo, occhi e orecchi attenti e penna in mano>. Il suo Vangelo è una serie di 14 quadri in cui S. Pietro fissava la sua predicazione. [[2]] S. Marco meriterebbe bene

1957

311

30 gennaio, mercoledìVisita al dentista Pesenti. In casa parecchie udienze. Mgr. Gianfran-

ceschi uscito anche lui dal raffreddore mi riconduce sul dolore mio più grave: del povero sacerdote che ora si trova a Loreto in una penitenza che malsopporta. Dñus illi parcat e non permetta che periscano le ani-me, la sua innanzi tutto, e quelle di cui egli fù scandalo.81

A sera notevole la visita del Barone Franchetti: colla sua moglie che è una Donà delle Rose coi tre loro figliuoli, e la bonne82 che è una cattolica Svizzera di Arbon: dove io fui con mgr. Heim.83 Da Roma mi si informa il gradimento circa il contegno dell’ambiente ecclesiastico Veneziano in-nanzi al processo Montesi.84

31 gennaio, giovedì [S. Giovanni Bosco Confessore]Udienze e buone notizie. Ricevuto don De Rai parroco di Ca’ Turca-

ta: che ho corretto per il suo fare in amministrazione senza intese minute coll’Uff[icio] dioces[ano]. [[x]] Lo si potè poi accontentare.85 Mgr. Ma-cacek mi diede buone assicurazioni circa l’obbedienza di don Mario Manzoni all’invito da me fattogli circa il lasciar la casa. Io [[gli]] parlai del progetto di restauro delle case canoniche allo stesso mgr. Macacek:

di essere il più alto patrono e maestro dei giornalisti: l’insegnamento suo è nella fedeltà, della riproduzione del fatto, della parola. Torna il gran precetto di Manzoni: titolo di lode: in tutto e sempre il santo vero mai non tradir [Ode In morte di Carlo Imbonati]. 3) S. Giacomo Minore. Perché è qui? Perché l’anno scorso ci siamo dati l’appuntamento. Accennando infatti al senso riposto della epistola catholica di S. Giacomo, dissi che sarebbe bene tornarci, e che l’avrei fatto. Piuttosto che farvelo con ampiezza di parole invito voi a leggere quella breve lettera sua in 5 capitoletti. La lettera di S. Giacomo è di tanta attualità perché di carattere spiccatamente sociale. Si potrebbe chiamare la Magna carta del IV Stato: il precedente biblico della Rerum novarum e del “Quadragesimo anno[”]. Sono brevi sentenze che sembrano buttate là alla buona, persino alla rinfusa: ma tutte insieme rivelano un costrutto solido e vibrante. A Lutero p.e.», AR/Int 2820.

81 Cfr. supra, annotazioni all’8 gennaio 1957.82 Cioè la bambinaia.83 Bruno Bernard Heim (1911-2003), sacerdote della diocesi di Basilea dal 1938, era

stato segretario della nunziatura apostolica di Francia dal 1947 al 1951. Sulla visita alla quale accenna Roncalli si veda Anni di Francia, I, p. 361.

84 Si tratta evidentemente di un riscontro a quanto scritto in precedenza a mons. Dell’Ac-qua: cfr. supra, annotazioni al 22 gennaio 1957. Scriverà ancora il 2 febbraio a mons. Giacomo Testa: «Ora vedrai come mi tengo innanzi al processo Montesi, in cui preti, frati e monache a Roma si sono fatti compatire. A Venezia il contegno dei miei, ad un cenno del loro pastore, fu perfetto; e il loro esempio fu efficacissimo sull’ambiente generale», in Pellegrini, Giacomo Testa nel solco di Angelo Giuseppe Roncalli, cit., p. 185.

85 Antonio De Rai (1914-1999), sacerdote dal 1943, era parroco di Ca’ Turcata dal 1954, Liber Vitae, p. 152.

1957

312

perché <i Canonici> facciano con amore il distacco momentaneo dalle vecchie stanze.86 Nel pomeriggio assistetti a S. Giorgio alla Accademia dei Salesiani per S. Gio[vanni] Bosco. Mie parole prima della Benediz. col S.S. Poi proseguii la conversaz. col Conte Cini circa l’attuazione del progetto di restauro delle case Canoniche.

Accolsi poi il P. De Rocco Sabba! Sup. Gener. Somaschi87 col parro-co di Mestre: Madonna Pellegrina[,] Altobello.

Gennaio, Note«A subditis [ergo] inferiora gerenda sunt: a rectoribus summa cogi-

tanda; ut scilicet oculum qui praevidendis gressibus prae[e]minet cura pulveris non obscuret» (Regula Pastoralis S. Gregori M. II capo 7).88

1 febbraio, venerdìUdienze: Camillo Bassotto:89 prof. Boffa: ex onor. prof. Giuseppe

Lazzati.90 A sera discendo a San Basso per una conferenza di Lazzati su «la spiritualità del professionista».

86 Sul restauro degli appartamenti canonicali del patriarchìo si veda anche Pace e Vangelo, I, p. 500.

87 Saba De Rocco (1910-1984) era preposito generale dell’Ordine dei chierici regolari di Somasca. Roncalli lo riceve assieme al confratello al quale aveva affidato due anni prima la nuova parrocchia del Cuore Immacolato di Maria nel vicariato di Mestre.

88 Cfr. PL, LXXVII, col. 39. Nel corso del Sinodo Romano del 1960 Giovanni XXIII testimonierà che la Regula Pastoralis di Gregorio Magno gli teneva «buona compagnia da quasi mezzo secolo» e gli procurava «gioie ineffabili a rileggerlo in tutte le circostanze della vita», DMC, II, p. 165. Il brano qui citato si ritrova anche nel Diario alla data dell’8 agosto 1919 (cfr. Nelle mani di Dio, in stampa) e negli appunti stesi durante gli esercizi spirituali svolti a Roma tra il 13 e il 19 gennaio 1924, dove era introdotto da questo proponimento: «Per riuscire meglio a dar sviluppo all’opera e a tutto il mio programma, ricorderò sempre e praticherò la regola di S. Gregorio che è di far lavorare gli altri e non riserbare tutto o quasi tutto, a me», GdA, p. 292.

89 Camillo Bassotto (+2003) era presidente del Cineforum cattolico e sarà fondatore del Cinit (Cineforum Italiano); era stato vice presidente dell’A.C. veneziana durante la dirigenza di Eugenio Bacchion; sarà pure responsabile dell’ufficio stampa della Mostra del Cinema e membro della redazione del settimanale diocesano «Gente Veneta».

90 Giuseppe Lazzati (1909-1986), docente di Letteratura cristiana antica presso l’Uni-versità Cattolica del Sacro Cuore e già membro della Costituente e deputato per la D.C. nel corso della I Legislatura (1948-1953), esponente della corrente guidata da Giuseppe Dosset-ti, aveva dato vita nel ’38-’39 all’Istituto secolare dei Milites Christi. Dal 1968 al 1983 sarà rettore dell’Università Cattolica. Su di lui si vedano M. MalPensa-a. Parola, Lazzati. Una sentinella nella notte (1909-1986), Bologna 2005, e Fede e cultura in Giuseppe Lazzati, a cura di l.F. Pizzolato, 2007.

1957

313

A dir vero la prima parte è un po’ troppo alta, anche se molto ragio-nata: non è brillante ma efficace e persuasivo. Bonum: bonum.91 ––––––––––

«Doce me facere voluntatem tuam, quia tu es Deus meus.Spiritus tuus bonus est: ducat me in terra plana[»]Ps. 142[,10]92

2 febbraio, sabato [Purificazione della B.V. Maria]S. Messa presso le Ancelle Missionarie del SS. Sacramento: dove ac-

colsi 5 novizie. Istituto nuovo, nato a Venezia come fiore del movimento di cooperazione Missionaria che fù la mia fiamma dal 1921 al 1925.93 Mi richiama alla mia venuta a Venezia nel 1923, e ai miei incontri con mgr. Cerruti! e Zinato.94 Pare che questa nuova Congreg. sia uscita da loro. E di ciò mi felicito.95

Seguì alle 10 la cerimonia della Candelora a S. Marco: io benedissi i ceri e mgr. Macacek cantò la Messa. Poi sopralluogo in cripta con mgr.Gottardi e con proto Forlati per le tombe dei patriarchi. E la tomba di S. Marco? Perché non in cripta?96 Prolungammo la conversazione qui. A sera

91 Lazzati interviene su un tema che aveva fatto particolarmente proprio e sul quale ritornerà più volte nei decenni successivi: sull’argomento si vedano i testi raccolti in Dossier Lazzati 5. Spiritualità della professione, [a cura di A. Oberti], Roma 19932.

92 Cfr. Breviarium, Feria sexta ad Laudes. Aveva trascritto lo stesso passo nella pagina d’agenda del 5 maggio 1953: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 56.

93 Su questa fase della vita e dell’attività di Roncalli si vedano S. trinchese, L’esperienza di A.G. Roncalli alla presidenza del l’Opera della Propagazione della Fede in Italia (1921-1925), in Giovanni XXIII, transizione del papato e della chiesa, a cura di G. Alberigo, Roma 1988, pp. 8-29, e id., Roncalli e le missioni. L’Opera della Propagazione della Fede tra Francia e Vaticano negli anni ‘20, Brescia 1989.

94 In realtà la visita a Venezia era avvenuta dal 9 all’11 luglio 1924: caPovilla, Giovanni XXIII. Quindici letture, cit., p. 546. Il patriarca si richiama qui alle figure di don Luigi Cerutti (1865-1932) – sul quale si veda S. traMontin, Cerutti, Luigi, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, 1860-1980, II: I protagonisti, Casale M. 1982, pp. 275-280 – e al futuro vescovo di Vicenza Carlo Zinato.

95 L’opera delle Ancelle Missionarie del Santissimo Sacramento era stata fondata nel ’23 a Venezia da Caterina Zecchini (1877-1948) per favorire la cooperazione missionaria. Nella fase di impianto m. Zecchini era stata coadiuvata dal passionista Luigi di S. Carlo. Nel 1933 l’opera era stata eretta dal card. La Fontaine in congregazione religiosa di diritto diocesano.

96 Sin dal suo ingresso a Venezia Roncalli aveva progettato di riunire presso S. Marco le tombe dei patriarchi – almeno di quelli dal momento in cui la Basilica marciana era diventata la nuova cattedrale – e di qui a pochi mesi darà esecuzione a questi disegni: cfr. infra, appunti del 26 novembre 1957. Sulle spoglie dell’evangelista ritornerà anche nella lettera pastorale pubblicata il 18 aprile successivo: «Ebbene, dove è San Marco? C’è ancora il suo corpo? È rispettato e tenuto in onore? È sorgente di devozione? La risposta è che il corpo di S. Marco riposa nel tempio che

1957

314

ricev. di Veronesi!97 e di Giacomini che trattenni a cena. Ogni giorno un passo avanti. Ave Regina coelorum.98

3 febbraio, domenica

Giornata umida e nebulosa. Silenzio in mattinata. Nel pomeriggio ricevo in salone Pio X i figliuoletti di don Otello Camilla: presente mgr. Bosa. Vennero a gruppi di parrocchie a presentare il loro voto e a ricevere il Crocifisso. Una delizia per il mio spirito a vederli così bene ordinati, a sentirli, a parlar loro. Facevo il confronto fra le noiose chiacchere dei ricevimenti pomeridiani alle Ambasciate a Parigi e questo spettacolo di fanciullezza innocente e ben avviata ai contatti col Signore.

Nell’aria greve passano le prime impressioni circa il mio invito alla preghiera con riferimento ai due Convegni di febbraio a Venezia: il caso Montesi e il Congresso Socialista.99 Ho potuto esaminare finalmente il

fu costruito in suo onore per la terza volta ai tempi di Domenico Contarini (1043-1071) e fu ornato dal Doge Domenico Selvo, successore di lui (1085): riposa – dico – sotto l’altare mag-giore, dove fu solennemente ricomposto 122 anni or sono. Non resta gran cosa di quel sacro deposito a tanta distanza dal primo secolo dell’era cristiana. Ma qualche cosa di ben prezioso resta: il capo ed alcune ossa. Il mio venerato antecessore, il Card. Jacopo Monico presiedette alla ricognizione di questi resti mortali. Ce ne assicura la autenticità in un solenne discorso del 6 settembre 1835, da lui tenuto in occasione della consacrazione del nuovo altare. Questo altare di San Marco non reca però esteriormente nel retro che il nome, senza che nessun altro segno appaia della sua presenza. Non una grande iscrizione che la testifichi, non una lampada in bella vista che inviti alla preghiera. Non così, non così a Roma presso le tombe di S. Pietro e di S. Paolo: non così a Salerno dove riposa S. Matteo, anche lui Evangelista del Signore: non così a Compostella, dove io venerai il corpo di S. Giacomo il Maggiore. Chi visita San Marco viene subito attratto verso la contemplazione della Pala d’oro […] Ma è intuitivo che chi porta sulla coscienza in misura eminente la responsabilità di curare il rispetto di ciò che è più sacro nel tempio di Dio e dei Santi suoi, non si dia pace fino alla soluzione del problema della coesisten-za della Pala d’oro, che anch’essa è in qualche modo una glorificazione dell’Evangelista, colla facilitata venerazione del sacro Corpo di lui. A questa soluzione io guardo con cuore tranquillo, se penso al consentimento tanto amabile dei miei rev.mi canonici della Basilica, e al consenso possente dei distinti e cari Signori che compongono la Procuratoria, col Proto [Forlati] valente e geniale, che presiede alla direzione dei lavori di conservazione e di restauro», Epistola Paschalis Domini Patriarchae. Note di liturgia pastorale, in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, pp. 92-93.

97 È il Diario a segnalare il ricevimento dell’«avv. Vittorino Veronese, presidente dell’UNESCO»: «Bollettino», 48 (1957)/1-2, p. 41.

98 Breviarium, Ordinarium Divini Officii juxta Ritum Romanum persolvendi, Ante divinum Offi-cium, Antiphonæ finales B. Mariæ Virg.

99 Il 6 febbraio successivo si sarebbe infatti aperto a Venezia il XXXII Congresso del Partito Socialista Italiano. Il 2 febbraio il «Gazzettino di Venezia» – riprendendo pressochè integralmente il ms originario (in AR, b. 23, f. «Jo. XXIII, Scritti [Originali e copie], 1957») – aveva pubblicato il messaggio rivolto dal patriarca ai diocesani nel quale, oltre al processo Montesi, ci si riferiva all’assise del P.S.I. in questi termini: «Un altro convegno di più vasta

1957

315

Dossier di mgr. Musizza. Sul fondo manca il «Scio [et] humiliari: scio et abundare» [Fil 4,12].100

4 febbraio, lunedìGiornata quasi afona: poche udienze: parroco Semenzato di S. Pietro

di Burano!:101 don Angelo Frassinelli: mgr. Vecchi poi.Pomeriggio quasi riposante.A sera ascoltai alla Radio alcuni pezzi di buona musica scelta fino

alle 22.

proporzione se non di eguale profondità, si radunerà di questi giorni a Venezia <con rappre-sentanti> da tutte le regioni della Penisola: il Congresso del Partito Socialista Italiano. Dal fatto [[<momento>]] che mi permetto di [[farvene]] <dirvene> pure un motto, rispettoso e sereno, da buon veneziano anch’io, che ha l’ospitalità in grande onore, <come del resto si addice al Precetto Paolino [[che vuole]] <per cui> il Vescovo <deve essere> “hospitalis et benignus” [1Tm 3,2-3], voi comprendete come apprezzi l’importanza [[de]] eccezionale dell’av-venimento, che appare come di grande rilievo per l’immediato indirizzo del nostro paese. Esso è certamente i[[n]]spirato allo sforzo di riuscire ad un sistema di mutua comprensione di ciò che più vale nel senso di migliorate condizioni di vita e di prosperità sociale. Tale sforzo si appoggia su buone volontà sincere, su intenzioni rette e generose. È sempre con qualche pena, talora pena [[più]] <assai> viva, che ad un [[eccles]] pastore d’anime accada di constata-re come per [[anime pur distinte e ad]] <per!> intelligenze oneste ed elevate, i cieli, <dove pur splendono sempre le verità religiose> rimangano sempre spenti, ignorati [[o per lo meno]] o negletti: e mentre la luce della dottrina [[di Cristo]] <Evangelica> ha fatto palpitare venti secoli di storia, di scienza, di arte, che furono la gloria delle nazioni europee, la gloria del mondo, di fatto si pensi di poter solidamente reedificare! l’ordine <economico, civile> sociale moderno su altro fondamento che non sia quello di Cristo. Detto questo, a schiettezza di posizioni spirituali come fra cortesi alme si suole, resta l’augurio nel cuore perché i miei figli di Venezia, accoglienti ed amabili, come è lor costume, contribuiscano a rendere proficuo il convenire di tanti fratelli di tante regioni d’Italia per una comune elevazione verso gli ideali di verità, di bene, di giustizia, di pace». Nelle successive edizioni più o meno ufficiali – in «La Voce di San Marco», 9 febbraio 1957, p. 1, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 26-29, in Scritti e discorsi, III, pp. 33-35 – questo testo verrà variamente emendato proprio per attenuare la cordialità delle espressioni riservate dal patriarca ai congressisti socialisti. Di fatto, contestual-mente alla diffusione del testo, il segretario della D.C. Fanfani appuntava: «Il card. Roncalli di Venezia scrive una pastorale sul Congresso socialista, con accenti che certamente valorizzano quel Congresso e i socialisti, definendoli in termini per essi certamente simpatici. E trattan-dosi di un cardinale diplomatico o la cosa ha grande portata, oppure svaluta la diplomazia! È un fatto che in Segreteria di Stato non ne sapevano nulla, dopo che l’Agenzia Italia aveva già diramato il testo della pastorale», A. FanFani, Diario, 2 febbraio 1957, in Fondo Fanfani, Archivio Storico del Senato della Repubblica (Roma); sulle vicissitudini editoriali del messag-gio roncalliano si vedano zizola, L’utopia di papa Giovanni, cit., pp. 287-292, roncalli, La mia Venezia, cit., pp. 177-184, ma soprattutto scatena, L’episcopato di Angelo Giuseppe Roncalli a Venezia, cit., pp. 211-220.

100 Cfr. supra, annotazioni al 16 marzo 1956.101 Rectius Murano.

1957

316

Da qualche tempo mgr. Loris si gode, fra il suo buon lavoro, di dischi musicali scelti e di ogni scuola. Naturalmente tutte cose serie e di alta portata artistica: ed io ne godo un poco durante il pranzo e la cena: Ri-cordo con piacere ed applico alla mia umile vita il cap. IV. 8[-9] ai Filipp.: De caetero fratres: quaecumque sunt vera: quaecumque pudica ecc. Et Deus pacis erit vobiscum.

5 febbraio, martedìPoche udienze. Passano per l’aria le prime impressioni circa la mia

comunicazione circa! i convegni di Venezia.102 Si profila innanzi al mio spirito qualche incertezza circa la opportunità, e sopratutto circa gli ap-prezzamenti che se ne potranno [fare].103 Ma in verità degli apprezzamenti

102 L’ex ausiliare mons. Gianfranceschi ricorderà nel 1968 «che il mattino in cui ap-parve sui giornali il saluto del Servo di Dio al congresso del P.S.I. il Servo di Dio chiese la mia impressione, e io gli risposi: “So con quale animo V. Em.za ha stilato quel saluto, ma non so se da tutti sarà interpretato allo stesso modo”, difatti qualche appunto gli venne anche dall’alto. Del resto il Servo di Dio volle sempre tenersi al di sopra delle questioni di partito, e diceva: “Io sono il Patriarca di tutti”»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 313. Era intervenuta im-mediatamente la segreteria di Stato, che per bocca del sostituto Dell’Acqua – e su impulso di Fanfani? – aveva fatto osservare al patriarca l’inopportunità di sottolineare l’importan-za del congresso socialista «per l’immediato indirizzo» dell’Italia: zizola, L’utopia di papa Giovanni, cit., p. 289. Stando a quanto riferito qualche anno più tardi, il card. Siri sarebbe intervenuto per difendere l’intervento del patriarca di Venezia: «A Roma – indicherà Siri – vi fu molta perplessità. Io, in Segreteria [di Stato], dissi: “Se conoscete l’uomo, non potete pensare che tale lettera implichi alcunché di politico. Se lo conoscete, vedete che lui si identifica con il popolo di Venezia, gentile e accogliente e lui fa un atto di gentilezza…”»: AR/ISR, Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis Papae XXIII constructus in Curia Archiepiscopali Januen, p. 38: in realtà, un biglietto di mons. Capovilla al patriarca del 6 febbraio 1957 dimostrerebbe che il card. Siri sarebbe sì intervenuto, ma con ben altre intenzioni rispetto a quelle poc’anzi riferite: «Eminenza Reverendissima, La lettera del car-dinale Siri puntualizza le reazioni di molta gente, anche di qui, che si è fatta sentire, circa il brano cortese della comunicazione di V. Em. Non c’è che dire: Non si accetta altra strada che non sia quella del cantargliele chiare, del minacciare: e del negare assolutamente il mi-nimo spiraglio di buona fede nell’avversario»: cit. in roncalli, La mia Venezia, cit., p. 206.

103 Resta il fatto che il patriarca si mostra sensibile, tanto più quando accanto alle feli-citazioni giungono le critiche, all’esatta esposizione del suo pensiero: così scrive al direttore del «Gazzettino» Attilio Tommasini: «Sul compiacimento che generalmente mi procurano i servizi del “Gazzettino”, ecco due gocce alquanto amare circa la mia comunicazione del 1° febbraio. 1 – L’aver riportato semplicemente in cronaca locale un argomento di carattere delicato e generale. 2 – L’aver chiuso l’estratto con due righe che andavano riferite al se-guito, e che, così come stanno, alterano considerevolmente la valutazione di quanto è detto sopra. Le sarei ben grato di una piccola precisazione. Morale generale: in casi delicati: o tutto o niente. Ad ogni modo sempre lieto, grato e benedicente»: AR/FSSD X/593.

1957

317

altrui mi curo poco: perché mi sento sicuro e confidente in Dio quanto alla bontà del gesto in se stesso.104

Per le ore 15 sono in viaggio insieme con don Carlo Corrao! verso il ca-stello di S. Martino che è il vescovado di Vittorio Veneto: dove Mgr. Carraro mi accompagna per una Consulta degli Assistenti della Giac. Tempo umidis-simo e oscuro. Arrivati quassù troviamo grande cordialità di mgr. Vescovo Carraro a cui presentai i miei 30 preti giovani:105 e che a sua volta li riempie di una bellissima conferenza sulle basi della spiritualità sacerdotale.

6 febbraio, mercoledì [S. Tito Vescovo e Confessore]A Vittorio Veneto: nel castello di S. Martino resid. del Vescovo. S.

Messa mia nella capella privata assistita da due dei miei cari giovani preti Fassetta106 e Trevisiol.

Tenni poi io stesso la meditazione con alcuni pensieri dalla lettera di S. Paolo a Tito il santo di oggi. Cose pratiche e importanti.107 Scrissi poi

104 Aveva scritto il 2 febbraio a mons. Testa: «Ho mandato innanzi una parola di cortesia anche per i numerosissimi che converranno per l’imminente Congresso del P.S.I. Punti di di-stinzione chiari, ma la cortesia con tutti, è una forma iniziale di carità che torna quasi sempre a buon fine»: Pellegrini, Giacomo Testa nel solco di Angelo Giuseppe Roncalli, cit., p. 185.

105 Si conserva una trascrizione ds delle parole pronunciate dal patriarca: «Miei primi e più antichi ricordi di mgr. [Sigismondo] Brandolin[i]-Rota [1823-1908]: cuore di Vescovo. Nel 1905 conobbi de visu a Roma questo Prelato che era un amico devoto di mgr. Radini-Tedeschi. Ora sono qui, fra queste memorie episcopali, e vescovo anch’io, con un gruppo dei miei cooperatori prediletti. Guardando a voi, mgr. Carraro, rivedo i vostri antecessori e guardo ai miei figlioli convenuti in casa vostra per ascoltarvi, da quel veterano che voi siete, e per ricercare nelle vostre parole e di altre anime sacerdotali, consigli e direzione per la loro fresca attività. Essi sono già provati all’azione quali assistenti della G[ioventù] C[attolica], ma sono sulla strada delle espe-rienze, e non desiderano che luce, sempre luce e saggezza di incoraggiamento. Una frase di S. Giovanni Crisostomo nel Breviario odierno spiega il “qui potest capere capiat”, ed è espressiva: voluntatis studium plus augere [cfr. Breviarium, Pars Hiemalis, Die 5 Februarii, S. Agathæ Virg. et Mart, Ad Matutinum, In III Nocturno, Lectio IX]. Giovinezza è esercizio di volontà ben decisa, posta a servizio di Cristo e del suo regno. Dunque, augere studium voluntatis: che è quanto dire veder chiara la via e prendere energia e percorrerla con sostanza e con onore. Questo è lo scopo della consulta degli Assistenti della GIAC. Chiarire i principi e fortificare la volontà. La preghiera ci aiuti in questo studio. Il Signore dabit fortitudinem [Sal 67,36] al nostro buon lavoro di apostolato», Raduno di assistenti della GIAC di Venezia, in AR, b. 23, f. «Jo. XXIII, Scritti (Originali e copie), 1957, gennaio-agosto».

106 Carlo Fassetta, nato a Venezia il 1° agosto 1930, era stato ordinato sacerdote dal card. Roncalli nel 1953; nel corso di questo anno verrà nominato cooperatore a S. Donato di Murano.

107 «Niente di meglio che ispirare i nostri pensieri a san Tito, il santo del giorno. San Paolo ebbe due grandi discepoli che costituì come delegati apostolici. Timoteo in Asia Minore, Tito nell’isola di Creta. Scrisse due lettere a Timoteo e una a Tito. Mi soffermo su quest’ultima.

1957

318

una lettera al Card. Siri e al Presid. Segni circa l’affare dello Zuccherificio Ceggia, ed il disastro già in atto per tante famiglie.108

È breve: tre capitoli appena, e abbraccia insegnamenti in rapporto ai doveri dei sacerdoti di tutti i tempi. 1) Primo insegnamento: distinzione netta tra bene e male, tra verità ed errore. I precetti del vescovo e i criteri per la scelta dei vescovi e dei sacerdoti: sine crimine, non super-bum, non iracundum, non virulentum, non percussorem, non turpi lucri cupidum, Sed hospitalem, benignum, sobrium, iustum, continente; capace di esortare in doctrina sana et arguere contradicentes. Atten-zione ai disobbedienti, vaniloqui e seduttori, I Cretesi semper mendaces, malae bestiae, ventres pigri. È permesso, doveroso talora, dure illos increpare. Fra questi che sono i tocchi dell’errore e del peccato, saper passare elevati e puri: omnia munda mundis. Importanza di questa purezza che può e deve essere intransigenza ed elevazione. 2) Secondo insegnamento: Sana dottrina per tutti, vecchi e giovani, donne e matrone, preoccupazione della formazione della giovane donna perfetta. Poi esempio splendente in omnibus, in doctrina, in integritate, in gravitate. Che grande elogio: questo del giovane sacerdote, dell’assistente della Giac. La grazia del Signore è tutta per il nostro ministero. Tutti la devono scorgere nel giovane sacerdote. Sobrie, juste et pie vivere, expec-tantes beatam spem et adventum gloriae magni Dei. La presenza, il tratto del sacerdote è ispirazione di ottimismo, rapimento per le cose celesti, e quanto a lui espressione costante di dignità e di eleva-zione. Nemo te contemnat. Loquere, exhortare, arguere cum omni imperio. Questo lo si può ottenere senza cadere nell’eccesso. L’elogio a San Tito, mandato a Corinto da san Paolo, dovrebbe essere l’elogio di ogni buon diplomatico della santa Chiesa; sapientia et lenitas. 3) Terzo insegnamento. Non amare il litigio e la presunzione: tenersi in modestia, omnem ostendentes mansuetudinem ad omnes homines. Tutti noi siamo nel Cristo, la cui misericordia fu ed è la nostra salvezza. Questo rivestimento, questo mantello esteriore di Gesù nostro Salvatore, noi lo portiamo in faccia al mondo: questo segno del lavacro della nostra rigenerazione che è il sangue suo ci fa distinguere, ci rende oggetto di venerazione e di amore. È coll’esempio, colla realtà delle nostre buone opere che noi dobbiamo presiedere fra le anime dei credenti. Qui sta il buono e l’utile della nostra vita di Assistenti Ecclesiastici. Tito ci avverte a non perdere il tempo fra le stolte questioni del mondo, et genealogias, et contentiones et pugnas legis. Quanto a coloro che vanno o sono fuori di stra-da, avvertire sempre in mansuetudine, s’intende, una e due volte. Ma poi devita, devita. Ultima ammonizione di Tito: opportuna per tutti. Imparino anche i nostri, discant et nostri, dal nostro esempio, a presiedere colle opere buone. Non con la parola semplicemente, ma quanto a eserci-zio di vita e di convivenza: così da non riuscire infruttuosi. E finisce col bel saluto: Ti salutano tutti coloro che sono con me, e saluto quanti ci vogliono bene in fide. La grazia del Signore a tutti voi. Amen. Preziosa dottrina di san Paolo cui ha fatto onore il discepolo Tito, e che lo rese grande nella chiesa di Dio, così a Efeso dove avvenne il primo incontro, come a Corinto, dove lo spedì nunzio di mitezza e di pace; così in Dalmazia dove – a quanto la tradizione attesta – per primo portò il messaggio evangelico; poi soprattutto a Creta, e più precisamente a Gortina, la città dell’ante codice di pietra, dove diffuse il suo apostolato sino a toccarvi l’anno 94 della sua vita, assunto in gloria anche senza la porpora del sangue», Breve meditazione, 6 febbraio 1957, S. Tito, in AR, b. 23, f. «Jo. XXIII, Scritti (Originali e copie), 1957, gennaio-agosto».

108 «Eminenza – scriveva Roncalli all’arcivescovo di Genova –, mi trovo qui, ospite di Mons Carraro, nel suo episcopio dove assisto un gruppo di miei giovani Sacerdoti per due giornate di buona intesa circa l’assistenza alla GIAC. Qui prendo conoscenza di quanto sta avvenendo a Ceggia in seguito alla chiusura dello Zuccherificio gestito dalla Società Eridania, di cui l’Avv. Borasio di Genova è Amministratore Delegato. La situazione deve essere hinc inde gravissima e assai delicata. Ma ciò nulla toglie alla giustificazione di ogni tentativo per arrestare le conseguenze di un provvedimento che manifesta tutti i contorni

1957

319

Tenni a familiarizzare coi miei buoni collaboratori interessandomi de-gli argomenti in discussione. Alla sera recitammo il Rosario insieme – fa-miglia riunita e buona – il vescovo dando il tono: gli altri rispondendo con eguale tenerezza di amore e di pietà Mariana.

7 febbraio, giovedìSeconda giornata al castello di S. Martino. Compagnia di mgr. Carraro,

sempre carissima. È qui anche mgr. La Nave! di Bari, assistente generale della Giac. Deve essere bravo sacerdote.109 A Roma qualche difficoltà o divergenza di tendenze si fa sentire.110

Verso mezzodì assistetti alle conclusioni. Fui felice di constatare nei miei giovani preti: finezza e buon garbo congiunte a serietà di propositi e

del disastro, e che sovrasta agli abitanti di quella vasta zona. […] Ben volentieri unisco la mia voce supplichevole ai buoni uffici di Vostra Eminenza presso la Ditta Eridania, e pres-so il Sig. Avv. Borasio che mi dicono in ottimi rapporti col suo Arcivescovo. Mons. Carraro, degnissimo e solertissimo Vescovo, preoccupato come ben si può immaginare di questo grave infortunio, giunge con me le mani innanzi a Vostra Eminenza perché si compiaccia movere omnem lapidem a preoccupazione di queste migliaia e migliaia di vite e centinaia di famiglie abbandonate alla fame e alla miseria», AR/FSSD X/595; si rivolgeva in termini analoghi al presidente del Consiglio unendo «ben volentieri la mia voce supplicante a quella dell’afflittissimo Prelato [scil. Carraro] che piange coi suoi per la disgrazia presente, e per la minaccia di più gravi pene e disordini per l’avvenire. Anche molti operai e agricoltori di Venezia versano in eguali condizioni: e qui è unanime la deprecazione di quanto accade e il desiderio di un gesto vigoroso che arresti la bufera, sollevi gli spiriti e attenui l’affanno generale», AR/FSSD X/596.

109 Mons. Giuseppe Lanave (1912-1996), sacerdote della diocesi di Bari dal 1935, ricoprì l’ufficio di assistente della G.I.A.C. dal 1955 al 1964. Nel 1969 sarà nominato vescovo di Andria, sede che manterrà sino alle dimissioni nel 1988.

110 È stato proprio d. Corao a riferire nel 1970 nel corso della rogatoria veneziana per la canonizzazione di Giovanni XXIII che «quando si stava per tenere a Venezia il Con-gresso socialista, il segretario del Servo di Dio mi aveva suggerito, non so perché, di portar fuori di Venezia il Servo di Dio perché venisse a Vittorio Veneto, dove si teneva un corso di assistenti della G.I.A.C. Il Servo di Dio aveva spedito all’Osservatore Romano il testo del suo saluto in occasione del Congresso dei socialisti a Venezia. Mons. Lanave, arrivato a Vittorio Veneto mi disse che riferissi al Servo di Dio il rincrescimento che la sua lettera ai socialisti aveva suscitato negli ambienti romani, in particolar modo a Gedda. La lettera del Servo di Dio non era stata stampata dall’Osservatore Romano, al Servo di Dio era arrivato un biglietto confidenziale del direttore che gli faceva capire che la sua lettera non sarebbe stata pubblicata. Il Servo di Dio ebbe allora uno sfogo con me, dicendomi che la sua inten-zione era stata di manifestare l’ospitalità veneziana, e la speranza che anche quegli uomini guardassero al cielo: la lettera gli era stata suggerita da un’alta autorità ecclesiastica, e mi diceva che l’aveva stilata pregando ai piedi del tabernacolo», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 715-716.

1957

320

di giudizio: noto don Primo Zanardi di Chirignago,111 don Centenaro di Caorle,112 Trevisiol di Mestre, ecc. Ho seguito anche con compiacimento la capacità e la bontà di don Carlo Corrao! nel disporre e nel dirigere.

Tornai a Venezia nel pomeriggio con mgr. La Nave! soffermandomi brevemente a Treviso per una preghiera alla Madonna Grande e a S. Gerolamo Miani.113

8 febbraio, venerdì [S. Girolamo Emiliani Confessore]Ricordai tanto nella preghiera il mio caro S. Gerolamo: e più mi pro-

pongo di fare.114

Nel pomeriggio visitai la chiesa di S. Andrea rimessa bene in servizio da mgr. Gottardi.

Poi mi recai presso le Claustrali Capuccine di S. Chiara per una visita paterna con discorso e conversazione familiare confortatrice. Sono le più povere e malmesse di Venezia: le vecchie non si vogliono adattare a cambiamenti.

Visitai poi le altre Suore Clarisse del Sacramento presso Piazzale Roma. Discorsi anche con loro con esortazione inspirandomi a S. Ge-rolamo. Altra vita e altra vibrazione. Pregano, si aiutano bene. Condussi con me oltre a Don Loris, don Altan capellano, parroco dei Tolentini, e mgr. Gottardi.

9 febbraio, sabatoGiornata solenne. Alcune udienze al mattino. A mezzodì in [[un]]

punto raduno nelle sale dei Patriarchi dei miei collaboratori della Curia ed

111 Primo Zanardi (1920-1989), sacerdote dal 1943, era cappellano a Chirignago. Nel 1958 sarà nominato arciprete di S. Nicolò di Mira, dove resterà sino al 1984, Liber Vitae, p. 20.

112 Il clero veneziano ricomprendeva a questa data i fratelli Angelo (nato nel 1930, or-dinato nel 1954) e Silvano (1920-1978, ordinato nel 1946) Centenaro, originari di Borbiago di Mira (VE).

113 Roncalli visita il santuario di S. Maria Maggiore di Treviso, detto anche «Madonna Grande», dove, secondo il racconto che ne farà successivamente, si era recato anche s. Girolamo Emiliani in pellegrinaggio per sciogliere il voto fatto durante la sua prigionia nel castello di Quero.

114 Il nobile veneziano Girolamo Miani – o Emiliani (1486-1537) – aveva impiantato a Somasca, a pochi chilometri da Sotto il Monte la sede del futuro Ordine dei Chierici rego-lari somaschi. Nel settembre 1955, rivolgendosi ai padri di questo ordine, il patriarca aveva scritto che la memoria di Miani «fu la gioia della mia infanzia quando la mia buona mamma mi recava a contemplarne i ricordi a Somasca, così vicina come è al mio paesello natale»: Per il «Cronicon» dei Pp. Somaschi di Altobello di Mestre, in Scritti e discorsi, II, p. 85; su questi ricordi tornerà anche da papa: cfr. Inizio alle sacre stazioni quaresimali, in DMC, IV, p. 657.

1957

321

altre persone significative per communicare loro la nomina di mgr. Gian-franceschi a Vescovo di Cesena.115 Aggiunsi la lettura, lui presente, della mia comunicazione ai miei diocesani del fausto avvenimento che fa onore al clero e al popolo Veneziano.116 Tutto è passato bene: con decoro e ama-bilità di sentimenti. Ciò che mi piacque constatare è la fedeltà mantenuta alla consegna del silenzio e del secreto, qui in casa da parte mia: e da parte di mgr. Gianfranceschi coi suoi. Il Signore benedirà il nuovo Pastore chè! è degno e ben preparato: e farà onore a Venezia e alla S. Chiesa.117

10 febbraio, domenicaS. Messa in casa. Alle 11 assistetti alla S. Messa di quell’ora nella

parrocchia di Altobello in onore di S. Gerolamo Miani: patrono degli Orfani e gloria Veneziana. Freddo intenso: ma chiesa piena specialmente di giovinezza che lascia tanto a sperare. I giovani P. Somaschi sempre

115 La promozione di Gianfranceschi a Cesena era l’effetto della richiesta avanzata dalla S. Sede al patriarca di un parere circa la nomina vescovile di mons. Giuseppe Olivotti: mons. Capovilla ricorderà che di fronte a questa eventualità «si rese opportuna una riflessione. Questa: mons. Olivotti è Presidente dell’O[pera] D[iocesana di] A[ssistenza] e dell’opera delle Sante Ma-rie. Quest’ultima gli appartiene quasi interamente. Una eventuale partenza del prelato mettereb-be in serio pericolo l’equilibrio delle opere assistenziali diocesane. Tanto vale chiedere di lasciare mons. Olivotti ausiliare e promuovere l’altro ad una sede residenziale. Dirò di più: il cardinale riteneva di cogliere questa opportunità proprio per premiare mons. Gianfranceschi, come disse e scrisse ripetutamente in pubblico e in privato. E così la Santa Sede accettò il suggerimento e promosse mons. Gianfranceschi vescovo di Cesena», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit., p. 32r/v.

116 «In data odierna – aveva scritto Roncalli – viene ufficialmente annunciato da Roma che il Santo Padre si è compiaciuto di trasferire S.E. Rev.ma Mr. Augusto Gianfranceschi dalla Chiesa titolare di Emeria a quella residenziale di Cesena, illustre diocesi suffraganea di Ravenna. Come vedete, l’“Oboedientia et pax” del mio stemma episcopale si estende anche sopra la vita del mio Vescovo Ausiliare. È certo con vivo rincrescimento che mi dovrò separare da questo distinto, fedelissimo e caro collaboratore, che speravo di poter trattenere con me sino al termine del mio lavoro pastorale. Quanto a lui, è motivo di vera compiacenza, e di onore per ogni buon Veneziano, che il Santo Padre abbia riconosciuto nella persona sua la maturità alle alte funzioni del governo episcopale diretto ed immediato, di cui a Venezia egli ha dato, a servizio della dio-cesi ed in devota collaborazione al mio ecclesiastico ministero, molteplici e nobili prove», La traslazione di S.E. Rev.ma Mr. Augusto Gianfranceschi dalla Chiesa titolare di Emeria alla Sede residenziale di Cesena, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 25-26; ripreso in Scritti e discorsi, III, p. 36; per la minuta ms di Roncalli si veda AR/Int 2821.

117 Scrive questo stesso giorno a mons. de Ferrari: «Oggi ho pubblicato la nomina di mgr. Gianfranceschi a Cesena. Mi dispiace lo staccarmene perché è un bravo uomo intelligente e fedele e farà bene anche dove il S.P. lo manda. Io attenderò intanto un altro Ausiliare. Così è la vita fino al giorno in cui mi si dirà: ora parti tu: non hai più bisogno di ausiliari»: AR/FSSD X/705. Sull’episcopato di Gianfranceschi a Cesena (1957-1977) cfr. Storia della Chiesa di Cesena, I/2, a cura di M. Mengozzi, Cesena 1998, pp. 625-676.

1957

322

bene e con edificazione. Io parlai a tutti di S. Gerolamo: dei tratti prin-cipali della sua vita a Venezia e in giro per l’Italia del Nord, sempre alla effusione della carità.

Feci anche una capatina in Via Piave dove trovai radunati i rappresen-tanti più qualificati della Giac di questa zona di Mestre. Oh! che bella gioven-tù: balda e promettente!118

11 febbraio, lunedìGiornata interamente trascorsa all’Ospedale al Mare. S. Messa, Cresi-

me[,] parole confortatrici. Visitai oltre 700 ammalati tutti benedicendo e confortando. Vidi pure mgr. Jannelli! quasi convalescente. Mi trattenni pure a colazione col buon Senatore Tomasini!119 presid. e avv. Benvenuti: col di-rettore ecc.

Nel pomeriggio mie parole incoraggianti a tutto il personale di servizio riunito con ottimo pensiero e eccellenti disposizioni. Poi a parte tutte le Suo-re di M. Bambina molto contente ed elevate di spirito che le fa liete della loro vocazione di purezza e di carità – Fui con mgr. Schiavon tutta la giornata.

A sera mi recai con don Loris a cena presso i fratelli Barbato, Vittorino, don Napoleone, Franco, Resi e nonna Guarinoni: una eccellente famiglia.120

12 febbraio, martedìInnocentia et probitas tueantur me quoniam spero in te Dñe. Ps. 24.Alcune visite. Gagliardi fra queste [[circa]] <con> informazioni circa

le buone accoglienze trovate nell’ambiente dei socialisti riuniti a Congresso. Il mio comunicato accolto con rispetto e con favore e nel suo giusto senso. Buona influenza diffusa, a calmare[,] a comprendere, a imporre attenzione. Non volevo altro. La grazia fa i suoi passi quasi insensibilmente agli occhi: ma tocca i cuori. Bisogna tenerci al suo spirito, confidare e pregare.121

118 «Al patronato “Pio XII°” di via Piave di Mestre reca un benedicente saluto ai “Junio-res” della zona radunati a convegno», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, p. 42.

119 Raffaele Tommasini era stato eletto al Senato nelle liste della D.C. nel 1948, suben-trando nella carica a Giovanni Ponti, che aveva scelto la Camera dei Deputati.

120 Sono i membri della famiglia dell’impresa che stava conducendo i lavori di restauro del patriarchìo e del Seminario, convenuti per l’anniversario della morte della mamma Rita (+1956); il padre Dante Barbato era morto nel 1948: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

121 Dando riscontro il 22 febbraio successivo ad una lettera del direttore de «L’Osserva-tore Romano», Roncalli scriverà che circa il Congresso del P.S.I. «tutto si è avverato non solo bene, ma molto bene. L’amico dei 3 n [scil. Nenni] mi fece arrivare i segni di una sensibilità contenuta, ma assai rispettosa. Testimoni oculari e auricolari in platea ripeterono che l’effetto,

1957

323

Nel pomeriggio accolsi la visita di mgr. Bortignon vescovo di Padova, e ci intendemmo circa l’invito a mgr. Pardini vescovo di Iesi a predicarci gli Esercizi a Torreglia per Pentecoste.122

13 febbraio, mercoledìSono salito sopra i tetti a vedere i lavori dell’altana che mi permetterà

di vedere in Venezia un po´ di cielo: e le cupole e i campanili delle chiese. Bene: buon servizio per i miei successori: e penso a loro con sorriso.123 In giornata poca gente veduta e poco ho conchiuso per il mio discorso di domenica a Parma in onore di mgr. Conforti servo di Dio.124 Ho tracciato però le buone linee: e questo è già qualche cosa di buono – Ebbi qui a co-lazione mgr. Sette di Vicenza che io conobbi già a Budapest con mgr. Rot-ta.125 Come mai egli è così stimato da tutti, ma mgr. [Zinato] di Vicenza,

nel senso del riserbo della lingua e del tratto circa cose nostre, fu insolito, e in un buon richia-mo di cortesia che tutti hanno apprezzato», in Giovanni XXIII. Nel ricordo del segretario Loris F. Capovilla, cit., p. 225. Nella sua relazione congressuale Nenni aveva dichiarata conclusa la fase della collaborazione con il P.C.I., intendendo collocare il suo partito nell’alveo della tra-dizione dei grandi partiti socialisti europei; auspicava altresì una riunificazione con il Partito Socialdemocratico: cfr. Partito socialista italiano, 32° Congresso Nazionale, Milano-Roma 1957. Il «saluto» di Roncalli ai congressisti del P.S.I. viene totalmente ignorato nella ricostru-zione dello svolgimento dell’assise compiuta da M. degl’innocenti, Storia del PSI, III: Dal dopoguerra ad oggi, Roma-Bari 1993.

122 Gli esercizi verranno invece predicati da mons. van Lierde: cfr. infra, appunti del 3-7 giugno 1957.

123 Nella lettera indirizzata il 30 gennaio a mons. Guerini aveva scritto: «Certo modifica-zioni o restauri se un Vescovo non li fa subito, difficilmente avrà lena ed ardore per compierli più tardi. Una volta arrivati all’ora di Nona bisogna accontentarsi del “Largire lumen vespere quo vita nusquam decidat” [Breviarium, Ordinarium divini Officii ad Nonam, Hymnus «Rerum, Deus, tenax vigor»] Non è così? E non è bello che sia così? Fatto singolare. Io sono nemico della polvere. Ma dovunque sono passato non ho fatto che suscitarne per ricostruire o per far del nuovo. Appena arrivato a Venezia da Parigi dove avevo appena finito di spendere 22 milioni di franchi per la Nunziatura, cominciai a far lavorare ingegneri ed operai, sempre povero e sempre assistito dalla Provvidenza. Trovai il Seminario Minore in costruzione sulle falde del Grappa. Dopo tre anni di esercizio mi convenne venderlo: e ne sto preparando un altro qui in città vicino al tempio Maggiore della Salute. In casa omai tutto fù ritoccato, e siccome il patriarchio difatto è un pozzo ad abitarci eccomi a costruire una terrazza mezzo nascosta da cui si potrà contemplare tutta Venezia», AR/FSSD X/589.

124 Cfr. supra, appunti del 17-18 gennaio 1957; si vedano anche infra gli appunti del 17 febbraio 1957.

125 Cfr. supra, annotazioni al 15 marzo 1956. Roncalli – che da papa definirà sull’agenda mons. Rotta come un proprio «amico da oltre 40 anni», in Pater amabilis, p. 10 – gli aveva reso visita a Budapest dal 9 all’11 novembre 1932: caPovilla, Giovanni XXIII. Quindici letture, cit., p. 557.

1957

324

pur dicendone a me bene, non vuol sapere di promuoverlo? Dotto ed avviato alla diplomazia, egli preferì il ministero pastorale. Ma non vi fù ammesso: pur facendo egli un gran bene. Perché?126

14 febbraio, giovedìSempre udienze: e dovrei invece restar tranquillo al mio lavoro allo scrit-

toio: mgr. Macacek: mgr. Olivotti: a sera comm. Batagel che parte per la Palestina.

Nel pomeriggio, caso di morale in Sacrestia a S. Marco.127 Clero abba-stanza numeroso: qualche bisbiglio che dovrebbe finire. Relatori don Odino [Spolaor] su materia sociale: il quod superest ecc. Discussione però ordinata e calma. Il prof. Florin!128 sulle 70 settimane. Avrebbe dovuto trattare un altro argomento. Parole forti circa il volume del card. Borgongini.129 Io dissi invece parole di rispetto ricordando i miei rapporti personali col def. cardinale.130

Circa qualche mosca a proposito della mia lettera per i convegni di fe-braio! a Venezia preferii tacere. E fù bene.131

15 febbraio, venerdìRicev[imento] del Comitato delle Famiglie dei Caduti.Nel pomeriggio ho veduto a Ca’ Giustiniani il nuovo film francese «Le

Missionaire»! preparato da quello stesso Cloche che preparò già il Monsier! Vin-cent per cui io mi trovai accanto a lui insieme col [Pierre Fresnay],132 che rappresentava S. Vincenzo de’ Paoli. Credo di avere alcune fotografie dove

126 Mons. Giuseppe Sette, oltre a ricoprire vari incarichi all’interno della curia, era offi-ciale del Tribunale ecclesiastico di Vicenza dal 1937.

127 L’ordine del giorno prevedeva, per Teologia morale, una discussione su «I beni super-flui e il relativo dovere morale»; per Sacra Scrittura era prevista l’«Esegesi di Mt XXVII, 52-53»: «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p. 308.

128 Aldo Fiorin (1917-1999), sacerdote dal 1942, era stato nominato parroco di S. Gere-mia nel 1956, Liber Vitae, p. 121.

129 L’oggetto della discussione è quindi F. borgongini duca, Le 70 settimane di Daniele e le date messianiche, Padova 1951.

130 Sui rapporti con il card. Borgongini Duca (1884-1954), già compagno di studi al Se-minario Romano, Roncalli si era soffermato lungamente l’11 ottobre 1954, durante una com-memorazione ufficiale: In memoria del Card. Borgongini-Duca, in Scritti e discorsi, I, pp. 325-334.

131 Scriverà il 22 successivo al conte Dalla Torre: «Quanto al brusio circa le disposizioni prese prima di conoscere il testo esatto del documento e sul referto e sulle mutilazioni degli avversa-ri, oh! bisogna aver pazienza. Laetari et benefacere… e lasciar cantare le passere!», in Giovanni XXIII. Nel ricordo del segretario Loris F. Capovilla, cit., p. 225.

132 Roncalli lascia uno spazio bianco da riempire successivamente col nome dell’attore.

1957

325

capitano questi tre, ritratti che hanno fatto il giro della publicità.133 Certo questo nuovo film «Le Missionaire[»]! di intonazione tutta Francese dei Padri di S. Spirito è bello e impressionante, anche edificante: e potrà fare del gran bene.134

16 febbraio, sabatoForte lavoro stanotte per il discorso di Parma. Mi alzai alle 1.30 di notte:

e lavorai fino alle 8, anzi alle 9.30. Ma riuscii a concluderlo. A mezzogiorno annunziai a mgr. Olivotti alla presenza di alcuni invitati della Curia, della P[ontificia] O[pera di] A[ssistenza], ecc. la sua nomina ad Ausiliare al posto di mgr. Gianfranceschi che parte. Anche questa operazione è bene riusci-ta.135 Buone parole mie e sue. Anche mgr. Gianfranceschi è [[al]] tranquillo e bene disposto.

Continuo in serata la preparazione del mio discorso. Come al solito io ne sono poco contento: ma intanto un pensiero dopo l’altro, riesco alla fine. Mi raccomando alle preghiere dei miei due Parmigiani: Card. Ferrari136 e

133 La fotografia cui fa riferimento il patriarca è stata infine edita in A.G. roncalli, Sou-venirs d’un nonce. Cahiers de France (1944-1953), Roma 1963, tra le pp. 88 e 89. Dopo la visione di Monsieur Vincent l’allora nunzio a Parigi aveva scritto: «Nel complesso io lo trovo stupendo, commovente e riuscitissimo. Qualche piccolo dettaglio è discutibile e secondo il gusto. Per me è un grande successo e ne benedico Iddio», Anni di Francia, I, p. 357.

134 Il film «Un missionnaire», di Maurice Cloche, Francia 1955, distribuito in Italia col titolo «Anime Bruciate», narra la vicenda di un religioso francese in una missione africana, dove viene convinto dal suo superiore a proseguire il suo impegno a dispetto delle delusioni sperimentate.

135 Ne viene data comunicazione alla diocesi, sotto questa data, in Monsignore Giuseppe Olivotti Vescovo Tit. di Samo Ausiliare dell’Em.mo Card. Patriarca, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 29-30. È interessante osservare come la notizia della nomina venisse accompagnata – differentemente da quanto avvenuto quattro anni prima con mons. Gianfranceschi – da alcune puntuali deluci-dazioni sulle mansioni specifiche del nuovo ausiliare, esplicate in alcune Note allegate alla Lettera al Clero del 30 marzo 1957: «A Sua Ecc. Mons. Giuseppe Olivotti spetta l’appellativo di Vescovo Ausiliare e non di Vescovo semplicemente, come ne è invalso l’abuso a Venezia. Il titolo semplice e sacro di Vescovo, senz’altre aggiunte, in una diocesi appartiene all’Ordinario. E questo a Venezia è il Patriarca. – Il Vescovo Ausiliare ha l’uso del “pastorale” ma soltanto nel conferimento della Cresima e degli Ordini sacri. Nelle Messe pontificali – in faldistorio; in cornu epistulae – usa solo la mitra d’oro o gemmata. Il Card. Patr. per parte sua sarebbe ben lieto di concedere il trono o il semplice dossale. Ma ciò è espressamente vietato ai sensi del Decretum della S. Congr. dei Riti, 12 giugno 1899, confermato il 26 novembre 1919»: «Bollettino», 48 (1957)/3-4, pp. 98-99.

136 Andrea Carlo Ferrari (1850-1921) era infatti nato in provincia di Parma ed era stato ordinato sacerdote di questa diocesi nel 1873. Sarà successivamente vescovo di Guastalla (1890-91), di Como (1891-94) e arcivescovo di Milano (1894-1921). Era stato creato cardina-le nel 1894. A lui, già amico di mons. Radini, si era rivolto Roncalli per chiedere un consiglio circa la propria nomina all’Opera per la Propagazione della Fede in Italia; cfr. anche gli ap-punti del 25 giugno 1955 in Pace e Vangelo, I, p. 532.

1957

326

mgr. Guido Maria Conforti, a mio umile giudizio, santi per davvero.137

17 febbraio, domenicaS. Messa in casa. Nel primo pomeriggio con don Loris mi avvio per

Parma in auto: toccando da Monselice vari punti non visti ancora. Monta-gnana p.e. e dopo Mantova, Suzzara, Guastalla, ecc.

Arriviamo a Parma non stanchi. Subito visitiamo l’Istituto Saveriano: la tomba di mgr. Conforti, e rivolgo una parola ai giovani alunni: compia-cimenti e incoraggiamento. Mgr. Colli è venuto all’Istituto e mi condusse in Vescovado.138 Di là visitammo con mia grande ammirazione la Steccata, chiesa e sacristia: cose stupende.139 Seguì la cena in episcopio, con pochi ecclesiastici bravi e scelti. Alle 9.30 la mia conferenza al Teatro Regio: ambiente degno di Parma Ducale. Mi pare che il discorso sia riuscito inte-ressante. Certo l’immenso uditorio con tutte autorità fù attentissimo e si mostrò entusiasta.140

137 Tanto di Ferrari che di Conforti erano in corso i processi di canonizzazione: Roncalli aveva deposto nell’inchiesta per la canonizzazione del card. Ferrari nel 1952 e nel 1955; sarà lui stesso, come Giovanni XXIII, a decretare nel 1963 l’introduzione della causa canonica dell’arcivescovo di Milano, poi beatificato da Giovanni Paolo II il 10 maggio 1987. Il pro-cesso di canonizzazione di Guido Maria Conforti (1856-1931), vescovo di Parma dal 1907 e fondatore dei Missionari Saveriani, sarà introdotto nel 1959; anche lui sarà beatificato da Giovanni Paolo II (17 marzo 1996).

138 Evasio Colli (1883-1971), originario di Lu Monferrato (AL), era stato ordinato sacer-dote nel 1905. Nel 1927 era stato nominato vescovo di Acireale e nel 1932 era stato nominato vescovo di Parma (dal 1955 aveva ricevuto il titolo personale di arcivescovo).

139 Il santuario di S. Maria della Steccata era stato edificato nel corso del XVI secolo.140 In questa sede Roncalli si soffermava tra l’altro sui rapporti personali intercorsi con

mons. Conforti: «la mattina del 25 aprile 1921 – riferiva –, io salivo le scale del Palazzo Vesco-vile di Parma, per incontrarvi il Servo di Dio monsignor Guido Maria Conforti, arcivescovo e vescovo – aveva indicato il patriarca di Venezia –, fondatore dell’Istituto Missionario Saveriano. In un mio vecchio diario leggo fissate a questa data le sole parole: “Visita preziosa a Monsignor Conforti”. L’avevo già incontrato dieci anni innanzi a Milano, in un congresso per gli Oratori della gioventù, in occasione della celebrazione del III centenario della canonizzazione di san Carlo Borromeo. Lo scorsi appena a distanza allora, e mi colpirono la sua dignità e la sua dol-cezza. Ora invece lo cercavo come espressione episcopale la più distinta in Italia di quel felice movimento missionario suscitato dalla Enciclica “Maximum illud” di Papa Benedetto XV, di tanto pia ed illustre memoria. Così io lo cercavo, come rappresentante, lui, di quella completez-za del ministero sacro delle anime che associa il vescovo al missionario: vescovo di Parma, ma missionario per tutto il mondo. […] Ero ai primi giorni di un servizio per me inaspettato che il S. Padre mi aveva dato in consegna: lasciare tutto ciò che mi aveva occupato nella nativa diocesi durante diciassette anni di sacerdozio, e dedicarmi alla riorganizzazione delle varie istituzioni di cooperazione missionaria in Italia, cominciando dall’Opera della Propagazione della Fede in Roma. E nulla era più semplice per me che cercare rapporti devoti e rispettosi con un Prelato

1957

327

18 febbraio, lunedìDa Parma a Venezia. Passai notte tranquilla nel Vescovado, dove cele-

brai nell’ampia cappella. Con mgr. Colli sempre espressione di commossa fraternità. Il tempo fattosi meno buono mi sconsigliò dal volgermi pres-so R[occa] Fontanellato, il santuario tanto caro al Card. Ferrari. Lungo il ritorno breve sosta a Mantova dove il vescovo mgr. Poma141 mi fece intravedere un invito per onoranze a mgr. Lorenzo Perosi nella città dove ricevette dal Card. Sarto la sacra tonsura come risulta dagli Atti della Curia Mantovana.142 Omnibus perpensis ho creduto bene di accettare, intanto in linea generale, ut justum et dignum est143 nei riferimenti alla mia umile per-sona di successore del S[anto] Cardinale, già allora patriarca di Venezia.

19 febbraio, martedìA Treviso, mattinata in cattedrale, con mia S. Messa Pontif. funebre e

discorso per la traslazione della salma di mgr. Mantiero.144 Erano presenti quasi tutti i Vescovi del Triveneto: io lessi il mio discorso, che pare abbia incontrato! per il felice accostamento dei due ultimi vescovi Longhin e Mantiero.145

che tutta Italia guardava con tanta ammirazione, per le sue qualità personali di saggezza, di mansuetudine, di sollecitudine pastorale, a cui aggiungeva singolare attrazione la paternità di un Istituto missionario che in quell’anno stesso riceveva il Decreto di approvazione definitiva dalla Santa Sede (5 gennaio 1921). Come mi apparve in quel primo incontro dell’aprile 1921, tale lo seguii in incontri successivi, a Parma, a Roma e altrove. Prelato perfetto: pastore eminente nella compiutezza del servizio sacro di ogni “episcopus Ecclesiae Dei”: cioè chinato sulla porzione di lavoro affidatagli dalla divina vocazione e dalla santa obbedienza: ma dallo spirito, dal cuore grande e aperto alla vasta concezione della Chiesa di Gesù, una, santa, cattolica e apostolica», La figura di Mons. Guido Conforti nel XXV della morte, in Scritti e discorsi, III, pp. 39-55 (la cit. alle pp. 40-41).

141 Antonio Poma (1910-1985), originario della diocesi di Pavia, era diventato vescovo di Mantova l’8 settembre del 1954; sarà successivamente coadiutore con diritto di successione di Bologna e vescovo della stessa dal 1968 al 1983; sarà quindi presidente della Conferenza Episcopale Italiana (1969-1979); su di lui si veda A. riccardi, Il card. Poma alla presidenza CEI (1969-1979). Interprete della visione riformatrice di Paolo VI per la Chiesa in Italia, in «Rivista di teo-logia dell’evangelizzazione», 9 (2005)/18, pp. 507-521.

142 Roncalli aveva già tenuto una solenne commemorazione di Lorenzo Perosi a Venezia: cfr. supra, appunti del 22 dicembre 1956.

143 Missale, Ordo Missæ, Præfatio.144 Mons. Mantiero era morto il 15 febbraio dell’anno prima.145 «[…] la solennità e la tenerezza con la quale voi, eletti figli della diocesi di Treviso – sa-

cerdoti e fedeli: notabilità e popolo – secondando il nobile impulso del vostro novello degnissi-mo Pastore, vi accingete all’ultimo mestissimo rito di comporre le spoglie mortali del sacerdote grande e buono che per vent’anni visse per le vostre anime, e di comporle accanto a quelle del

1957

328

––––––––––Qui non est adversus vos: pro vobis est (Marco, IX. 39).Altri sostituiscono il nos [[al vo]] e il nobis al vos e a vobis.

20 febbraio, mercoledìUdienze: il buon P. Cardenal s.j. – don Carlo Corrao!: un bel grup-

po di bambini di S. Cassiano: accompagnati dal Parroco – Ricevetti in giornata anche il Consiglio degli Artigiani Cristiani: che incoraggiai cor-dialmente. ––––––––––

Che bei pensieri!«Qui ambulat in via immaculata hic mihi ministrabit.

Non habitabit in domo mea qui facit dolum.

Qui loquitur mendacia non subsistet coram oculis meis[»].Ps. 100

suo pur venerato antecessore, mons. Andrea Giacinto Longhin, sono piene di alta significazio-ne che tocca il cuor mio, mentre fa grande onore al vostro spirito. […] Io sapevo da tempo di quanta venerazione fossero onorati nella regione Veneta, in una felice unione di distinte attitu-dini personali, questi due Prelati, passati ambedue attraverso la angosce della guerra, nel primo e nel secondo conflitto mondiale, ambedue splendenti di varia luce di altissima dignità nel sostenere l’onus episcopale secondo il senso profondo della preghiera liturgica del breviario: Stet et pascat in fortitudine Domini: in sublimitate nominis sui. Si direbbe con felice applicazione che i due venerati Pastori meritassero ciascuno per la parte sua l’elogio completo del “Veritatem facientes in charitate” che sta nelle parole di S. Paolo agli Efesini. Mons. Longhin era chiamato ai suoi tempi, secondo la frase del mio degnissimo predecessore, il Patriarca Cardinale La Fontaine, il teologo più distinto dell’episcopato Veneto. E Mons. Mantiero – oh, come il cuore sempre si commuo-ve nel sentire le voci della conclamazione popolare – il vescovo della bontà, il vescovo della carità che tutto soffre, che tutto vince, tutto eleva e tutto sopravanza. […] Nei ricordi della mia vita di seminarista a Roma, ho vivo quello di aver assistito nel 1904, alla Santa Trinità dei Monti, come chierico inserviente, alla consacrazione episcopale di Mons. Andrea Giacinto Longhin. Fui edificato della sua devozione, che mi parve quasi timidezza e imbarazzo a tramutare i san-dali dell’umile cappuccino con i calzari preziosi del novello Pontefice. Lo consacrò il Segretario di Stato, card. Merry del Val, in nome del santo Padre Pio X, che lo aveva prescelto come regalo alla sua diocesi nativa. A 53 anni di distanza, pensate ora alla commozione mia: come voi Venerabili Confratelli sentite in cuore la vostra, nel comporre una accanto all’altra le due salme venerate di questi benemeriti Pastori che in vita meritarono l’elogio della Scrittura: “Beati pedes evangelizantium pacem: evangelizantium bona”. Nel Libro Santo è anche detto che le ossa dei Patriarchi hanno profetato. Oh, resti qui questo duplice sacro deposito, come la voce perenne del loro insegnamento e della loro vita, che fu magistero di verità e di carità», Parole del Cardinale Patriarca a Treviso nella tumulazione definitiva di Mons. Antonio Mantiero in Duomo – 19 febbraio 1957, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 66-68; poi in Scritti e discorsi, III, pp. 56-59.

1957

329

Lux oritur justo. Et rectis corde laetitia – Ps. 96146

21 febbraio, giovedìUdienze mgr. Puggiotto e Scarpa.Nel pomeriggio visitai i due monasteri di clausura delle Clarisse della

Giudecca e delle Carmelitane Scalze di S. Alvise. Per le une e per le altre in vario tono di eguale paternità ebbi parole di edificazione e di incorag-giamento. ––––––––––

Parvum est omne sacrificium et minimum omne pingue in holocau-stum tibi.

Sed qui timet Dñum erit undique magnus.Iudith XVI.15-21 [cfr. Gdt 16,16]

22 febbraio, venerdìUdienze svariate: on. Mariano Rumor che mi ha l’aria di uomo a

posto di idee e di tendenze:147 il Provinciale dei Carmelitani: Signora Mo-nico per il suo Bibbione!.148 Mgr. De Biasio prossimo a lasciare S. Stefano per il Canonicato effettivo di S. Marco – don [ ].

A sera tarda, 20.45, bella udienza del Gruppo Laureati in sala Pio X: don Fabio Barbieri con le sue aspirazioni.149

Lo confesso: una delle punte che mi dà più sconforto è l’insistenza per avere o per cambiare parrocchia di chi non conosce se stesso.150

Prego però anche per loro, e vedo che non prego inutilmente.

146 Entrambi i salmi – che Roncalli non riprende in modo letterale – si ritrovano nella liturgia delle ore del giorno: Breviarium, Ordinarium divini Officii, Feria quarta ad Laudes.

147 Mariano Rumor (1915-1990), deputato della D.C. dal 1948, era vicesegretario del partito dal 1954; ne sarà eletto segretario dieci anni più tardi; sarà anche presidente del Consiglio guidando tre esecutivi; era e resterà uno dei più autorevoli esponenti della D.C. del Veneto. Sulla sua vicenda politica ha lasciato un volume autobiografico: M. ruMor, Memorie, 1943-1970, a cura di E. Reato e F. Malgeri, Vicenza 1991.

148 Sulla spiaggia di Bibione, nei pressi di Venezia, il Centro Italiano Femminile gestiva un Istituto elioterapico.

149 Don Barbieri era parroco al Cavallino, nel vicariato di Jesolo, e desiderava essere assegnato ad una parrocchia della città: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

150 Di chi, cioè, non aderisce a quel principio «nosce te ipsum» così caro a Roncalli sin dalla giovinezza: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 483; cfr. anche le annotazioni al 28 gennaio e 8 aprile 1954, ibidem, pp. 212 e 249.

1957

330

23 febbraio, sabatoUdienze: poche ma importanti: mgr. Macacek: mgr. vescovo di Cese-

na, don prof. Panzera: don Sambin. Mgr. Gianfranceschi è tornato più lie-to che mai delle sue informazioni da Modena e da Bologna. Card. Lercaro un po´ stanco e forse afflitto.151

Pomeriggio attento alle vicende quotidiane: lettura di giornali: studio di giornali di pensiero.

A sera udienza Cini che si interessa, e mi interessa. Possiamo ragionare di ottime cose e della sua buona coscienza che si giova di questi contatti.––––––––––

Dicamus aliquid de virginitate veluti transitu quodam praestricta vi-deatur, quae principalis est virtus – S. Ambr. De Virg. lib. 1152

24 febbraio, domenicaGiornata notevole: sino a mezzodì lavoro di informazione sulle notizie

del momento. A mezzodì udienza lunga su varie cose con mgr. Gottardi.

151 Giacomo Lercaro (1891-1976), sacerdote della diocesi di Genova dal 1914, arcive-scovo di Ravenna dal 1947 al 1952, era stato promosso alla sede di Bologna nel 1952, che manterrà sino al 1968, ed era stato creato cardinale come Roncalli nel 1953: nei mesi pre-cedenti si era distinto per la durissima stigmatizzazione dell’attitudine dell’URSS nei fatti d’Ungheria. Su di lui si vedano i contributi raccolti in Giacomo Lercaro. Vescovo della chiesa di Dio (1891-1976), a cura di A. Alberigo, Genova 1991, e in L’eredità pastorale di Giacomo Lercaro. Studi e testimonianze, Bologna 1992; cfr. anche G. battelli, Tra chiesa locale e chiesa universale. Le scelte pastorali e le linee di governo dell’arcivescovo di Bologna Giacomo Lercaro (1952-1968), in Chiese italiane e Concilio, esperienze pastorali nella chiesa italiana tra Pio XII e Paolo VI, a cura di G. Alberigo, Genova 1988, pp. 151-185. Roncalli gli scriverà il 18 marzo successivo: «Eminenza Rev.ma e carissima, Tengo tanto a dirLe come io sia presente in ispirito alla ce-lebrazione del suo primo decennio di episcopato. I miei anni di episcopato, incominciando da domani sono ben 32: ma li vedo così scoloriti e fiacchi accanto e nel confronto coi suoi, dieci appena, ma quanto fecondi e vivaci e conquistatori! Nessuna invidia però. Ognuno si impiega secondo le sue forze: e la mia grande consolazione è di sentirmi associato a Vostra Eminenza nelle intenzioni ed in una conformità di spirito, e di sforzi che avrà la sua be-nedizione. Le unisco una immagine di S. Giuseppe venerata nella basilica dei SS. Giovanni e Paolo qui a Venezia dove domani consacrerò il mio nuovo Vescovo ausiliare monsignor Giuseppe Olivotti, nell’atto di affidare il mio primo Ausiliare monsignor Gianfranceschi, prelato fervoroso e degnissimo alla buona cooperazione di Vostra Eminenza, nella regione Conciliare Romagnola, dove farà molto bene come fiamma viva di intelligenza e di espe-rienza e di zelo pastorale. Vostra Eminenza lo troverà ad omne opus bonum instructum. E poi riprenderemo il nostro cammino, che si è soliti dire aspro e difficile. Quando mai lo fu meno di ora? Dominus onera nostra portat: Benedictus Deus. La saluto e la incoraggio, Eminen-za, in osculo sancto», AR/FSSD X/612.

152 Breviarium, Commune virginum, In II Nocturno, Sermo sancti Ambrosii Episcopi (Lib. 1 de Virg., circa init.), Lectio IV.

1957

331

Nel pomeriggio visita al Presid. Gronchi alla Prefettura: tutto bene, garba-to e tranquillo. Circa la mia lettera in occasione dei Convegni di Venezia, stesse impressioni di quelle del conte Dalla Torre con cui mi disse di aver parlato delle stesse cose privatamente e nello stesso senso.153 Poi ricor-dammo insieme [[de]]la commem[orazione] del Co[nte] Grosoli a Ferrara, oggi stesso: rammentando antichi avvenimenti, familiari anche a lui.154

153 Il direttore de «L’Osservatore Romano», in data 6 febbraio, aveva scritto infatti al card. Roncalli comunicandogli di aver ricevuto da mons. Capovilla «gli espressi della Notificazione e le sue care righe. La preventiva disposizione di non parlare [su «L’Osservatore Romano»] del Congresso Socialista, se non a puro titolo di breve cronaca, Le spiegherà perché non se ne è fatto cenno e perché, anche, non se ne è riferito per la parte che riguarda il processo [Montesi] in corso. Se avessimo citato questa parte avremmo sottolineato il silenzio dell’altra. Mi permetto di aggiungere personalmente che il suo intervento per entrambi gli argomenti mi è sembrato provvido: sia perché tutto quanto procura prestigio di autorità alla Chiesa disarma la settarietà, attira la simpatia, avverte l’opinione pubblica che l’episcopato è presente in tutte le circostanze e vicissitudini della complessa vita moderna – così intesa viceversa ad estromettere ogni magi-stero spirituale –, tutto questo è utile; sia perché quando i moniti della chiesa stessa debbono essere severi, si vedrà che lo sono non per ostinato preconcetto, ma per giusto vaglio delle cose. Ora, una delle due: o il Congresso si contiene in limiti non anticlericali e la Notificazione ne avrà il merito; oppure no, e al Congresso spetterà la cattiva figura di una villania», edita in Giovanni XXIII. Nel ricordo del segretario Loris F. Capovilla, cit., pp. 224-225.

154 Giovanni Grosoli Pironi (1859-1937), esponente di spicco dell’A.C. in Romagna e per-sona che godeva della fiducia personale di Leone XIII, era stato nominato presidente generale dell’Opera dei Congressi nel 1902; dopo lo scioglimento dell’Opera deciso da Pio X, Gro-soli si impegnò particolarmente nella fondazione di alcune testate giornalistiche (tra le quali «L’Avvenire d’Italia») e nell’amministrazione pubblica. Nel 1920 era stato eletto senatore e pur prendendo parte alla vicenda del Partito Popolare appena fondato da Sturzo lasciò ben presto emergere alcune divergenze rispetto alla linea impostata dal sacerdote siciliano. Su di lui si veda la voce redatta da A. Albertazzi per il Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, II, cit, pp. 275-280; circa le celebrazioni ferraresi cfr. I cattolici di Ferrara commemorano l’opera e la figura di Gio-vanni Grosoli, in «L’Osservatore Romano», 25-26 febbraio 1957, p. 3. Il 22 febbraio il patriarca si era indirizzato all’arcivescovo di Ferrara Mosconi indicandogli che «il conte Grosoli è una delle figure di uomo, di cattolico, di cittadino italiano più care, più distinte che io abbia incontrato nella mia vita. Dal 1905, quando ci conoscemmo in Vaticano per la consacrazione episcopale (29 gennaio) di mons. Giacomo Radini Tedeschi, vescovo di Bergamo, del quale io ero segreta-rio, sino al 19 marzo 1925, quando egli si compiacque di assistere in S. Carlo al Corso alla mia consacrazione episcopale, passò tra le nostre due anime una corrente di amabilità fraterna, che ad ogni contatto era per me spirituale elevazione, profonda edificazione per il senso d’amore che spirava, da quell’anima santa, alla Chiesa, al Santo Padre, alla causa cattolica, con una sem-plicità, una rettitudine, una generosità incomparabili. Quante cose potrei, amerei scrivere di lui! ricordo, fra l’altro, il primo incontro del conte Grosoli col Santo Padre Pio X, dopo il suo ritiro dall’Opera dei Congressi, di cui egli fu l’ultimo presidente con mons. Radini suo vicepresidente. Fu giusto in occasione della consacrazione per le mani del Papa del nuovo vescovo di Berga-mo, nella cappella Sistina, che questo incontro avvenne. San Pio X fu invero di una paternità commovente col conte Grosoli, di cui gradì tanto la presenza, e circondò di ogni finezza la persona. Mi ha fatto vero piacere che si sia affidato al conte Giuseppe Dalla Torre, direttore

1957

332

Lo ritrovai poi subito dopo al palazzo ducale per la bellissima conferenza del prof. Apollonio su Carlo Goldoni.155 Gli ero a destra con onore. In casa lunga conversaz[ione] con mgr. Vecchi per la Visita Past[orale] immi-nente al Seminario.156

25 febbraio, lunedìUdienze: alcune spinose: eppure ci vuole pazienza. A mezzodì il

Principe Vitaliano Borromeo di Milano presidente del Centro Interna-zionale delle Arti e del Costume, col Segret. Generale dott. Paolo Mari-notti: dott. Andrea Magrini, prof. Roberto Cessi (vecchio anticlericale) venuto ad offrirmi il primo volume della «Storia di Venezia[»].157 Li volli accogliere con cordiale distinzione e mostrai loro i miei volumi sulla Vi-sita di S. Carlo a Bergamo di cui mostrarono sorpresa.

A sera trattenni il dott. Bacchion a cena. Conversazione piacevole e interessante con pensieri e proposte all’avvenire.

Stamane ebbi anche la visita di don Ivano Bellin cap. a Dese.158 La situazione di quella parrocchia è precisamente una delle spine più dolo-rose.159 Piacemi patire. Dñus videt: et providebit.

26 febbraio, martedìStanotte lunga lettura del Libellus dei due visitatori Ap. nunzio Lo-

renzo Campeggi e Agostino Valeri lasciato ai Seminaristi: perfetto come

de L’Osservatore Romano, il discorso commemorativo di circostanza. Nessuno più indicato di lui per questo compito nobile ed onorifico. Ne uscirà qualcosa di sicuramente bello, edificante ed incoraggiante», In memoria di Giovanni Grosoli, in Scritti e discorsi, IV, pp. 105-106.

155 Il patriarca infatti «presenzia in Palazzo Ducale alla apertura dell’anno goldoniano», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, p. 42. Nel luglio dell’anno successivo il patriarca si indirizzerà a Bruno Ortolani per esprimere le proprie condoglianze per la morte di suo padre il prof. Giuseppe Ortolani «insigne Goldonista»: ricorderà quindi che «Scambiando un complimento […] – in un convegno in Palazzo Ducale – mi felicitai con lui per avermi discoperto l’aspetto religioso, quasi mistico di numerosa produzione, lettere e poesie, – che io non conoscevo – di Carlo Goldoni. E il buon vegliardo mostrò di gradire assai questo fatto dell’avere io in qualche dimestichezza l’opera omnia, che fu labor et onor di tutta una vita», AR/FSSD X/808.

156 Cfr. infra, appunti del 27 febbraio-3 marzo 1957.157 Storia di Venezia, I: Dalla preistoria alla storia, a cura del Centro Nazionale Delle Arti e

del Costume, Venezia 1957, 556 pp. 158 Ivano Bellin (1926-2005), originario di Chirignago (VE) era stato ordinato sacerdote

nel 1952; nel 1958 sarà nominato parroco di Castello di Caorle.159 Cfr. infra, appunti del 20 maggio 1957.

1957

333

latino classico, ma un po´ vago e indeterminato come sostanza. Molto elogioso! per persone e istituzioni.160

Lungo la giornata parecchie visite: mgr. Jandelli convalescente: mgr. Ma-cacek e Gianfranceschi, mgr. Gino Spavento che trattenni a colazione.

Nel pomeriggio seguì la stampa. A sera mgr. Loris tornando da Pa-dova mi riferì delle incertezze trovate a Roma fra il Consiglio dei Vescovi dell’A.C. a proposito della opportunità della mia lettera del 1 febbraio.161 Mi è motivo di pena: ma non di avvilimento. Ego ad omnia paratus sum etiam in carcere ire [cfr. Lc 22,33]. È giunto il momento del Scio [et] hu-miliari: scio et abundare [Fil 4,12].162

27 febbraio, mercoledìVisita Pastorale al Seminario. Avvenimento un po’ inconsueto nella

diocesi – a Bergamo per es. non credo sia stata mai fatta – ma qui molto ben riuscito come serietà e profitto presso Superiori ed alunni. Fù segui-to il cerimoniale ordinario: così nel tempio della Salute, come nel contat-to colle persone, superiori, alunni, ambienti, scuole, ecc. L’impressione fù eccellente: anime contente. Interessante il contatto dei seminaristi col loro patriarca. Nel discorso in chiesa, volli avvicinare questa visita alla Visita Apostolica del 1581 – salvo il vero – compiuta insieme da mgr. Lorenzo Campeggi Nunzio Ap.lico a Venezia, e da mgr. Agostino Valeri vescovo insigne di Verona.163

160 Per la visita apostolica a Venezia era stata disposta, il 5 settembre 1578, la nomi-na del bolognese Alberto Bolognetti, già visitatore delle diocesi di Firenze, Pisa e Siena. Bolognetti aveva chiesto e ottenuto la nomina di altri due prelati che lo coadiuvassero: il vescovo di Padova Federico Corner e quello di Verona Agostino Valier (o Valeri). Ma tre anni dopo il decreto di nomina da parte del papa, la visita, per le forti resistenze incontrate a Venezia, dove il patriarca era già impegnato nella propria visita pastorale, non era ancora iniziata: l’11 marzo 1581 fu così disposta la revoca della nunziatura e l’assegnazione dell’in-carico al Campeggi: sulla visita del 1581 si veda S. traMontin, La visita apostolica del 1581 a Venezia, in «Studi Veneziani», 9 (1967), pp. 453-533; per una sua contestualizzazione cfr. U. Mazzone, La visita apostolica come strumento di controllo e governo nella chiesa post-tridentina, in Forme storiche di governo nella Chiesa universale. Giornata di studio in occasione dell’ultima lezione del prof. Giuseppe Alberigo, 31 ottobre 2001, a cura di P. Prodi, Bologna 2003, pp. 143-166 (partic. le pp. 159-161).

161 Mons. Capovilla rammenta di aver riferito a Roncalli le voci che da Roma erano rimbalzate sino a Padova sull’iniziativa del patriarca di Venezia: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

162 Cfr. supra, appunti del 3 febbraio 1957.163 Cfr. infra, appunti del 2 gennaio, 26 gennaio e 8 febbraio 1958. Roncalli lascia

traccia scritta della visita al Seminario anche in un una agendina di appunti sparsi, datando erroneamente le proprie note: «Visita Pastorale al Seminario / 27 gennaio! 1957 / Apertura

1957

334

28 febbraio, giovedìContinua la Visita al Seminario che interessa molto il mio spirito: e i

miei diletti giovani alunni.164 Anche nei Superiori vedo disposizioni sempre più rispettose ed eccellenti.

Visita car.ma oggi quella di mgr. Giacomo Testa di ritorno con suo fra-tello P. Giuseppe165 dal funerale della loro degna mamma, a cui anche in morte tutta la parrocchia di Cenate d’Argon fece grande onore.

Purtroppo non potei godere a lungo della compagnia dei due cari fra-telli, la cui salute è buona e sempre ottimo lo spirito. Partirono presto nel pomeriggio.

Febbraio, NoteBel elogio di papa Pio XI«Non parlava male di nessuno, né tollerava che i visitatori lo facessero in

sua presenza. Fin dove poteva lodava; talvolta si notava persino lo sforzo di

alle 10.30 alla Salute juxta ordinarias prescriptiones. / Ricev. alla porta. Rettore in piviale: tutto il Seminario presente Sup. e alunni. Bacio Crocifisso. Aspers[ione] Incens[azione] Processione. Baldacchino portato da 4 Professori. Benedictus. Orationes ecc. Benedizione con Indulgenza. Dal trono di Pio X: omaggio dal Rettore sino al più piccolo seminarista. Discorso dall’altare. Richiamo della Visita Ap. del 1581 – Campeggi e Valier – Apprehendite disciplinam etc. dal Sal. 2.12[.] Sviluppi – ricerca dell’ordine generale della casa, la Regola[,] la vita – La via del Signore e quella del male: fra il campo per la concupiscenza. Pratica e programma della visita. Spirito di effusa paternità, e di confidenza. Auspicio. La Madonna di S. Tito: S. Marco, S. Lor[enzo] Giustiniani, e il Santo d’oggi, Gabriele dell’Addolorata. / Benedizione finale patriarcale», AR/FSSD X/575f.

164 Dei contatti con i seminaristi più prossimi all’ordinazione sacerdotale lascia traccia su una agendina di appunti sparsi: «Chierici, il 28 febbr. / [Giancarlo] Bonaldo – S. Sim[e]-one Prof. / Bene, disposto ad omnia ed a curare sempre più la sua perfezione: disposizioni prevalenti verso la gioventù, conoscenza della musica: studio più che sufficiente / Cologna Veneta [Valentino] Dalla Grana / Eccellente. Venne dagli Zaveriani / buon carattere – equilibrato, studioso e pio: ancora un po´ timido: ma promette bene assai. […] Oselladore don Mario di S. Zaccaria. Alla buona e senza pretese: non ha molte risorse[,] ma promette di farsi sacerdote serio e grave: ben disposto ed ossequiente / Milan Gius[eppe] di Car-penedo, diac. Pietà spontanea, cuore semplice: piuttosto timido ma insieme generoso e obbediente. Speciale attitudine per i ragazzi che sa ben guidare e da cui sa farsi amare / Pegorer Oscar di S. Luca diac. Ricco di doni naturali. Entrato in Seminario solo in prope-deutica: un po´ critico all’inglese: ma inteso al meglio: promette bene in dignità e serietà», AR/FSSD X/575h.

165 Padre Giuseppe Testa (1900-1981), già alunno di Roncalli al seminario di Bergamo, era entrato nel 1920 presso il Pontificio Istituto delle Missioni Estere di Milano e qui era stato ordinato sacerdote nel 1924. Era stato in missione in Cina sino al 1947 e al rientro in Italia era entrato tra i Sacramentini di Ponteranica.

1957

335

mettere in rilievo le altrui doti che nessuno conosceva, pur che gli riuscisse di stroncare una critica male introdotta. Se proprio non poteva far altro, abil-mente deviava il discorso. Solo in caso di stretta necessità: diceva con poche parole ciò che era essenziale, e passava oltre»

(Confalonieri: Pio XI visto da vicino, pag. 105).166

1 marzo, venerdìProsegue felicemente la visita del Seminario.In casa ricevetti il prof. De Logu! «il republicano».167

2 marzo, sabatoVisita al Seminario. Passai nelle classi delle medie. Mi accompagnò

don Tramontin: fui stupito delle forme moderne di apprendere. Vera-mente nova sunt omnia [cfr. 2Cor 5,17]. E nulla mi ripugna. Ragazzi atten-ti, interessati e buoni. Dio voglia che si moltiplichino, specialmente dalla città. Colazione in casa. Prima però visitai con mgr. Vecchi la fabbrica-Dogana in trasformazione con un terzo del tetto scoperchiato. Oh! che sorpresa felice: tutto cambia aspetto.168

A sera ritrovo dal prof. Ferro rettore della Univ. di Padova presiden-te della Ucid con mgr. Sette e Barzotti, e poi Tagliapietra e rappresentanti

166 C. conFalonieri, Pio XI visto da vicino, S.A.I.E., Torino 1957, p. 105; cfr. infra gli ap-punti del 13 aprile 1957. È un passo che impressiona particolarmente Roncalli – non fosse altro perché era proprio a papa Ratti che egli doveva la propria nomina episcopale, un evento indubbiamente sempre marcante nella vicenda personale di un ecclesiastico – e che verrà da lui ripreso anche nella seconda allocuzione tenuta durante il Sinodo Romano del 1960: DMC, II, p. 154. Nei mesi successivi il patriarca avrà ulteriormente modo di richiamare i suoi ricordi personali legati a papa Ratti: il 6 novembre, nella prolusione tenuta al Convegno degli Archivisti ecclesiastici, ricorderà la «confidenza antica fattami da Papa Pio XI quando ancora era prefetto della Biblioteca Vaticana, a proposito dei suoi impegni domenicali di canonico di S. Pietro. “La domenica mi è caro passare quasi tutta la mattinata in coro, anche assistendo a più messe ed a prolungata officiatura. Lo faccio per rendere servizio e sostituire qualche canonico confratello occupato fuori in varie forme di ministero, a cui io non posso più attendere in larga misura: ed anche perché questa familiarità più intima, di tratto in tratto più fervorosa colle cose sacre, è un preservativo, per chi vive la giornata fra vecchie carte e i codici antichi, dalla tentazione di aridità e di disseccamento del proprio spirito”», La Chiesa e gli archivi, in Scritti e discorsi, III, p. 286.

167 Giuseppe Delogu (1898-1971), originario di Portogruaro, fu per lungo tempo di-rettore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, storico dell’arte e docente l’Istituto Uni-versitario di Architettura di Venezia. Il rifiuto del giuramento di fedeltà al regime fascista gli era costato l’allontanamento dall’insegnamento; con l’avvento della democrazia aveva iniziato a militare attivamente nelle fila del Partito Repubblicano.

168 Sono cominciati i lavori per la nuova sede del Seminario minore: su questo si vedano supra gli appunti del 1° febbraio e 18 ottobre 1956.

1957

336

della Acli con Darmellina! e Paoletti.169 Ci intendiamo bene: e ci si avvia ad una comprensione che corrisponda all’idea e allo spirito cristiano.

3 marzo, domenica [Domenica di Quinquagesima]Sempre Visita al Seminario. Ore 8 mia S. Messa alla Salute e Comu-

nione Generale. Alle 10 S. Messa solenne pro Pontifice:170 mgr. Vecchi, io assisto in cappa dal trono. Mio discorso al Vangelo con tre pensieri adatti ai Chierici, e tratti dalla liturgia odierna. 1) Abramo che va per ob-bedienza dalla Caldea in Palestina: caratteristica della vocazione e della obbedienza.171 2) Gesù che ascende a Gerusalemme, la città del sacrifi-cio: è la città del sacerdote: passione e sacrificio.172 3) l’elogio della Carità di S. Paolo: esaltazione dell’ideale sacerdotale.173

169 Michelangelo Dell’Armellina, più tardi deputato per la D.C., era responsabile delle A.C.L.I. di Vicenza; Paoletti lo era per le A.C.L.I. di Venezia.

170 Ricorre la Festa del papa, in vista della quale il patriarca aveva indirizzato il 24 febbraio un messaggio ai diocesani nel quale ricordava anche «la funzione specialmente so-lenne, e collettiva, alla quale invito particolarmente il clero e il laicato della città, [che] avrà luogo a S. Marco […]. La vitalità longeva e così vigile ed attiva del nostro Santo Padre Pio XII è motivo di letizia per tutto il popolo cristiano. […] Veramente il Santo Padre occupa da vent’anni, fra la attenzione commossa del mondo intero, un magistero di giustizia il più alto e luminoso in ordine ai rapporti di ogni uomo con Dio, e di ogni uomo col prossimo suo, nella illustrazione, si può ben dire, quotidiana di una dottrina che ha scaturigini divine ed eterne», Domenica 3 marzo: Festa del Papa, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 30-31.

171 Breviarium, Pars Hiemalis, Dominica in Quinquagesima, In I Nocturno, De libro Genesis, Lectio I (Gn 12,1-19).

172 Missale, Dominica in Quinquagesima, Sequentia sancti Evangelii secundum Lucam (Lc 18,31-43).

173 Cfr. Missale, Dominica in Quinquagesima, Lectio Epistolæ beati Pauli Apostoli ad Corinthios (1Cor 13,1-13). Nel suo intervento il patriarca indicava di non poter dimenticare «che que-sta è la Domenica di Quinquagesima, e volendo scegliere pensieri che componessero bene con la circostanza speciale della Visita, niente potevo trovare di meglio che ispirarmi a ciò che passa nelle mani del sacerdote in questa domenica: il Breviario e il Messale. Tolgo dal breviario un richiamo dell’Antico Testamento; e dal Vangelo quanto viene pure particolar-mente indicato a colorire e a dar sostanza alla nostra vita sacerdotale: ed infine la parola di san Paolo che riassume ogni sentimento di esaltazione del sacerdozio cristiano. Il pri-mo pensiero è nel Genesi. Abramo viene chiamato dalla profondità della sua patria, dalla Caldea: è invitato ad abbandonar tutto: la moglie, il nipote Lot. Gran viaggio. […] Eccoci qua, figliuoli miei, nella nostra condizione di sacerdoti. Un giorno (forse non possiamo ricordarlo quando fu questo giorno, né l’abbiamo scritto nel nostro diario), sentimmo la voce. Anch’io la sentii. Voi la sentirete; qualcuno avrà bisogno ancora di identificarla, di appurarla, di vederla nella sua precisazione. La voce ci disse: “Exi de terra tua et de cognatione tua”: da tutto quello che ti appartiene perché ti voglio portare in una terra nella quale io sarò con te e tu farai e potrai fare un bene immenso. Ecco la vocazione sacerdotale. Gran-de ed incomparabile dono, che contiene tutta una ricchezza, di ogni ordine. Fa andar bene,

1957

337

Tornai in casa: pranzo con mgr. Olivotti tornato da Roma. Alle 16 funzione in S. Marco iniziata con mio discorso. Te Deum per il Papa Pio XII Vicarius Xsti. Quattro irradiazioni di questo Pontificato: dottrina: sollecitudine universale: cure per la vita cristiana santificata. 4) per la pace – Tutto in pace e con letizia comune.174 A sera conver[sazione] con mgr. Gianfranceschi.

<Visitai stamane fra le due Messe l’ammministrazione, e i computi dell’economo. Bene. Vidi chiaro>.

fa restare in quella che è la linea giusta; una ricchezza che è dello spirito, finchè resta lo spirito e non si distende così, quasi in tentazioni, in accomodamenti, in compromessi con ciò a cui lo spirito veramente non mira, e diventando bene materiale, ricchezza materiale, perde della sua attrazione. […] Altro pensiero: siamo invitati a camminare, ad andare per il mondo, sulle tracce dell’obbedienza. Siamo ben determinati a questo, che, se non lo fossi-mo, molto meglio sarebbe arrestare il nostro cammino, uscire di seminario, e darci ad altre occupazioni. […] Sulla strada noi troviamo stamattina Gesù, il quale va verso Gerusalem-me. Gerusalemme si avvicina. Ed è lì che le cose non andranno così facilmente, così bene. Ecce Jerusalem davanti a noi, dice Gesù ai suoi discepoli: sarà la città del sacrificio. […] Gesù non dice questo nel senso che debbono evitare quella città, ma lo dice e l’annunzia ai suoi come a rassicurarli che seguendo lui per questa strada c’è la sofferenza, ci sarà il sacrificio. Senza sacrificio e senza sofferenza resterebbero soli, come nel deserto; col sacrificio e con la sofferenza avranno sempre Gesù. […] Dante afferma che la povertà del Signore è salita sola a fargli compagnia sulla croce. E noi sappiamo che è da quella croce che il Signore ha dominato il mondo e lo domina ancora. Sappiamo pure che per questa perfezione e distacco assoluto da noi stessi abbiamo la sicurezza dei beni eterni. La sicurezza dei grandi successi del sacerdozio. […] Viene a noi come un canto, come un’armonia di tanti e tanti che cantano insieme; l’inno alla carità dell’Apostolo S. Paolo, nella sua Lettera ai Corinti. L’inno alla carità! E comincia questo inno con quelle parole: Caritas paties est, benigna est, non aemulatur, non agit perperam… Ma veramente ad ogni espressione abbiamo una nota musica-le, nella cui luce, nella cui armonia, noi osserviamo tutto ciò che è grandezza nella Chiesa del Signore, tutto ciò che è gloria del sacerdozio cristiano, tutto ciò che è trionfo della chiesa cattolica, del passato, del presente, e il gran trionfo dell’avvenire», La Visita Pastorale al Seminario, in Scritti e discorsi, III, pp. 60-66.

174 Roncalli aveva predisposto una traccia scritta per il proprio intervento: «Pensieri per l’Anniversario del S. Padre[,] 3 marzo 1957 / Il Te Deum [[è giustificato]] corrisponde al grande dono che [[Dio]] <Gesù benedetto> continua a fare alla sua Chiesa conser-vandoci un suo Vicario che 1) da´ insegnamenti luminosi su tutti i punti della dottrina 2) esprime sollecitudine costante per tutte le Chiese specialmente le sofferenti 3) specialmen-te inteso all’apostolato per la giustizia sociale in rapporto agli individui 4) e per la pace fra i popoli del mondo / Deus, glorificatio fidelium et vita justorum, […] universis gentibus misericordiae tuae munus operare, tribuendo beatitudinem, auferendo terrorem, ut quod pronuntiatum est ad supplicium, in remedium transferatur aeternum – [Missale,] Collecta in Vigilia Pentecostes / Omnipotens sempiterne Deus qui coelestia simul et terrena modera-ris, supplicationes populi tui clementer exaudi: et pacem tuam nostris concede temporibus. [Missale,] Dom. II post Epiphaniam», AR/FSSD X/605.

1957

338

4 marzo, lunedìNozze Saccomani ing. Antonio con Carmela Favaretto-Flisca! in casa.

Tutto ben riuscito. Presente anche il S.S. Ferrari Ag[g]radi che tenni a cena col suo segret. dr. Cerioni.

Udienze mgr. Da Villa arcip. di Mestre e don Stecca con! incoraggiai per Campalto.175 Alle 11 Giuramento dei Quaresimalisti in cripta. Semplificato. Giurarono tutti insieme. Mie parole. Converrà maggior precisione e gravità di intervento. Raccomandata la semplicità dell’esporre la dottrina, ed espres-sione di carità in tutto, secondo l’elogio di S. Paolo.176

A mezzodì in capella il beretto a 6 nuovi Parroci: S. Stefano: Oriago: Stretti: S. Gius. di Mestre: S. Cuore di Gesù: SS. Apost. Con don Tessaro in-tesa per la tipografia. A colazione mgr. Zanin[i] con comm. Bennati. Zanin[i] nuovo Incaricato per la Persia. A sera tessere alla Ucim:177 convers. Tramon-tin e mie parole incoraggianti.

5 marzo, martedìS. Messa al Pianto. Con vivo piacere volli onorare le mie care Figlie del

S. Cuore che non visitavo da tempo.178 C’era con mgr. Loris anche mgr. Vio. Dalla Superiora M[adre] Facchinetti sentii con dolore le nuove delle divisioni e fazioni entrate anche fra quella eletta famiglia. Guai, guai! Nel pomeriggio continuai la visita al Seminario ricevendo gli alunni, uno per uno con viva soddisfazione. Poi intervenni alla commovente ed edificantissima funzione di chiusa delle Quarantore alla Salute con il Seminario al completo. Io portai il S.S. nella processione interna. E questa fù la chiusa del mio carnevale.

6 marzo, mercoledì [Mercoledì delle Ceneri]Come di consueto impressionante funzione delle S. Ceneri a S. Mar-

co. Giornata umida e grigia. Ascoltai in seguito il discorso quaresimale di don Toniatto! di S. Bartolomeo. Fù semplice, chiaro, all’antica col «Memento homo» [Gen 3,19] e mi piacque.179 C’era però poca gente: perché manca la

175 Luigi Stecca, nato a Castelfranco Veneto nel 1931, era stato ordinato sacerdote da Ron-calli nel 1954; dal 1958 svolgerà il suo servizio come cooperatore a S. Maria Elisabetta al Lido.

176 Un invito che Roncalli ha già formulato in altre occasioni: cfr. supra gli appunti del 13 febbraio e 29 ottobre 1956.

177 Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi.178 Cfr. supra, appunti del 26 giugno 1956.179 La liturgia del Mercoledì delle Ceneri prevedeva che i fedeli ad uno ad uno si genu-

flettessero di fronte all’altare e ricevessero le ceneri dal celebrante, che accompagnava il gesto con le parole: «Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris», Missale, Feria IV Cinerum.

1957

339

preparazione e il richiamo da parte di chi dovrebbe con fuoco dirigere il movimento della pietà nella chiesa principale.180

Sono contento di aver bene iniziato la S. Quaresima. Al tocco della mez-zanotte e della Marangona che prolungò il suo richiamo per un buon quar-to di ora181 mi alzai dal letto e stetti al mio scrittoio sino alle 5.30, quando ripresi un piccolo sonno sino alla mia Messa in capellina colla Madonna di Covadonga.182

7 marzo, giovedì [S. Tommaso d’Aquino Confessore e Dottore della Chiesa]

A Mestre – S. Lorenzo. Messa agli Studenti in onore di S. Tomaso! di Aquino. Bel Convegno di gioventù, ben preparato: qualche Comunione: presenti i sacerdoti in buon ordine. Mie parole incoraggianti infine. Raccolsi i 10 moniti di S. Tommaso bacelliere a Colonia con Alberto Magno, come indirizzo ai buoni studi.183

Nel pomeriggio continuai la visita in Seminario coi cari alunni di I e II liceo. Ne fui molto contento: ciascuno mi si apriva con grande spontaneità e candore.184

180 Cfr. infra, appunti del 23 febbraio 1958.181 Così si chiamava la campana maggiore del campanile di S. Marco, nonché l’unica

delle cinque esistenti sopravvissuta al crollo della torre nel 1902: il suo nome era dovuto al fatto che sin dai tempi più remoti il suo suono regolava la vita delle maestranze della città (o marangoni).

182 Aveva acquistato questa immagine nel corso del viaggio compiuto in Spagna nel luglio del 1954: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 310-321.

183 Roncalli si sta riferendo all’Epistula exhortatoria de modo studendi ad fratrem Iohannem, in toMMaso d’aquino, Opuscola Theologica, I, a cura di R. Verardo o.p., Roma-Torino 1954, pp. 449-452, operetta sulla cui effettiva attribuzione all’aquinate permangono dubbi e che peraltro statuisce sedici – non dieci – consigli, così compendiati da p. Giuseppe Barzaghi: «1) Progressione nell’affrontare le difficoltà; 2) silenzio; 3) purezza di coscienza; 4) orazione as-sidua; 5) solitudine; 6) amabilità di portamento con il prossimo; 7) bando alla vana curiosità; 8) evitare l’eccessiva familiarità con gli altri; 9) distacco dalle vicende mondane; 10) niente dispersione; 11) imitazione dei santi e buoni esempi; 12) evitare i pregiudizi; 13) comprendere ciò che si apprende; 14) dissolvere i dubbi; 15) arricchire il tesoro della memoria; 16) evitare la presunzione»: Metafisica della cultura cristiana, Bologna 1996, p. 76; ne aveva sviluppato un importante commento J.P. nazarius, Commentarius sexdecim regulas ad scientiae tam divinae quam humanae cognitionem assequendam aptissimas ex Angelico Doctore collectas, et expositionibus illustratas, in id., Opuscola varia theologica et philosophica, VIII, Bononiae 1631, pp. 1-27.

184 A questa data risalgono anche alcuni appunti ms relativi ad uno scambio avuto con don Quintavalle: «Colloquio col Parroco dei Tolentini. – Visitando le case per la benedizione constata una diminuzione notevole di almeno 1000 abit. – (piazzale Roma ecc.) Chiederebbe una aggiunta [[di]] dei Fondamenti ai Tolentini sino al Ponte della Croce, ora appartenenti a S. Simeone e adiacenti alla Chiesa dei Tolentini», AR/FSSD X/575l.

1957

340

In casa ricevetti e diedi il diploma di maestri catechisti ad un bellissimo gruppo di professori e di maestri, uomini e donne, delle publiche scuole. Io sono sempre portato ai confronti coi tempi andati e benedico il Signore.185

8 marzo, venerdì

[[Nel pomeriggio]] Continuai la visita, o meglio l’ascolt<azione> dei seminaristi alla Salute. Veramente bravi e cari questi giovani.

Nel pomeriggio alle 16 mi recai con don Schiavon sul grosso Transat-lantico Saturnia della nostra società di Navigazione per salutarvi mgr. San-tin vescovo di Trieste e benedire con lui un grosso gruppo di Istriani che muovono per il Canadà abbandonando per sempre la loro diletta patria.186

185 Durante la notte scrive una lunga lettera a mons. Battaglia di Faenza, nella quale illustra attività ed impegni delle ultime settimane: «L’umile patriarca fa anche lui quel che può nel cam-po pastorale. Certo lavora assai: ma con la grazia del Signore che gli mantiene la calma interiore, la logica indifferente, anche se gli capita fra le dita qualche spina, tira innanzi in buona salute e con cuore confidente. In questi giorni sto facendo la visita pastorale al Seminario; accostando, ascoltando ed incoraggiando uno per uno superiori e alunni. Grande consolazione – io con-stato – loro e mia. Per il 19 corr. consacrerò il mio nuovo Vescovo Ausiliare, Mgr. Olivotti da me chiesto ed ottenuto in sostituzione di Mgr. Gianfranceschi che ora viene a Cesena dove farà pure meraviglie di attività pastorale, fornito come è di eccellenti attitudini. Sarò lieto di saperlo in fraterni rapporti episcopali coi miei due diletti concittadini bergamaschi laborantes in Romandiola [scil. Giuseppe Battaglia e Benigno Carrara]. Poi proseguirò la sacra Visita, così da chiuderla in settembre con il Sinodo Diocesano, per cui il mio Mgr. Gianfranceschi mi ha già predisposto elementi preziosi. Egli è specialmente dotato per questi progetti di organizzazione ecclesiastica: ed è prelato degnissimo. A suo tempo vi inviterò alla inaugurazione del mio nuovo Seminario Minore che dalle falde del Grappa ho ricondotto qui alla Salute accanto e distinto dal Maggiore. Sarà una curiosità ed una sorpresa generale quando i lavori saranno finiti. Sto toccando con mano che qui confidit in Domino non minorabitur [Sir 32,28]. Pensate. Appena arrivato qui nel marzo 1953 condussi a termine la costruzione voluta dal mio illustre predecessore. Tre anni di esperienza confermarono le diffidenze contro quel progetto. Ripiegai in buon ordine le vele. La Provvidenza mi venne incontro a puntino. Abbiamo lavorato quasi in abscondito, ma con sicurezza di aver colpito giusto. Verrete e vedrete. Da un fondaco e da una vasta spelonca cavare un Seminario per 150 piccoli seminaristi, nel punto più centrale e più bello di Venezia, in un vasto triangolo santificato da illustri santi della Chiesa del secolo XVI – s. Gaetano, s. Girolamo Miani, s. Ignazio e Soci, poi tempio della Salute – veramente questo è un grande re-galo del cielo di cui non mi sentivo degno. L’avvenire sarà quel che il Signore vorrà. Qui siamo a Venezia che galleggia sulle acque: non abbiamo la vastità del piano del Seminario di Faenza. Ma Venezia è unique au monde, come dicono i francesi, e per chi si accontenta c’è da godere e da benedire il Signore»: ed. in battaglia, Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, cit., pp. 106-107.

186 Dopo la fine della seconda guerra mondiale, e ancora più dopo gli accordi del 1954 che avevano assegnato definitivamente l’Istria alla Jugoslavia, era iniziato l’esodo della popolazione di lingua italiana, che spingerà oltre 250.000 persone ad abbandonare per sempre le loro case; sulla questione cfr. R. PuPo, L’esodo degli italiani da Zara, da Fiume e dall’Istria (1943-1956), in «Pas-sato e Presente», 15 (1997)/40, pp. 55-81.

1957

341

Fu una buona azione che compii ben volentieri con parole commosse.187

A sera assistetti a S. Basso all’apertura dei corsi di teologia per i laici, segnato da una bella lezione sui «Profeti» di mgr. Sandro Gottardi.

9 marzo, sabatoUdienze poche in casa. Notevole quella di Forlati con signora: e signora

prof. Ronca. Col primo mi intesi bene circa i miei desideri quanto al presbi-tero di S. Marco: plutei e cripta per l’onore del Patrono:188 con la sig.ra Ronca e circa il circolo da lei presieduto e accogliente persone di ogni confessione, razza ecc. Rispetto per tutti: ma ci sono pure ragioni di buon gusto che im-pediscono il Patriarca di volgersi con protezioni troppo evidenti a manifesta-zioni intelettuali fatte di contraddizioni più che di unione.

Nel pomeriggio ho dato un[’] ora anche alla buona pittrice Leo Rossi!189 che mi vuol fare un quadro-ritratto più soddisfacente di quello del buon pittore Novati.190 Lascio fare: ma perdere il tempo in pose non mi è di alcun gradimento.

10 marzo, domenica [Domenica I di Quaresima]Due visite Pastorali oggi a S. Gerolamo e a S. Elena. Recente parrocchia

la prima e la seconda. Ma quale differenza. S. Gerolamo piena di poveri:191

187 Proprio con mons. Santin aveva intrecciato pochi mesi prima uno scambio relativo a quella che il vescovo di Trieste presentava come la proposta della «Federazione Ameri-cana dei Cattolici lituani» della celebrazione di «una giornata da tenere in maggio per la liberazione dei popoli oppressi»; il 29 gennaio 1957 Roncalli aveva comunicato che il suo «umile parere – che esprimo submissa voce – è di non farci iniziatori di queste “giornate”: ma piuttosto di riceverne l’indicazione dalla Presidenza Centrale della Azione Cattolica, così da evitare il pericolo di favorire eventuali espressioni di nazionalismo paludato da senti-menti, per altro onesti, di libertà e di difesa della persona umana», in ASPV, Curia Patriar-cale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Episcopato Triveneto / Roncalli 1953-1958 / Corrispondenza con Vescovi Triveneti».

188 Cfr. supra, appunti del 2 febbraio 1957.189 Rectius Lina Rosso: cfr. supra, appunti del 21 dicembre 1956.190 Cfr. supra, appunti del 1° e 7 agosto 1956.191 La sera stessa si indirizza al dr. Enrico Pelosi, presidente dell’Ente Autonomo per le

Case Popolari, per riferirgli che dopo aver «compiuto la Visita Pastorale a San Girolamo mi resta nel cuore la visione e nel cuore la pena di tanta povera gente che vi incontrai: di gente che è pur buona e desiderosa di elevarsi: e che merita attenzione speciale sotto ogni riguardo e da tutti che siamo responsabili nei confronti del popolo nostro. Mi voglia capire se oso trasmettere – come mi propongo di fare con altre personalità civili – l’impressione generale che ho raccolto, di malcontento, talora espresso in forme meno cortesi, per il fatto di vedere assegnati a nuclei familiari, provenienti di fuori, tutti gli alloggi, o quasi, che sorgono accanto ai tuguri dai quali per altro si teme lo sfratto, come spesso accade. Mi rendo perfettamente conto che questo è

1957

342

60 per 100 comunisti nelle votazioni: anime 6000, una piccolissima chiesa insufficente: una grande in aspettativa, la vecchia di S. Gerolamo: speranza viva di fervore: i P.P. Salesiani.192 Nel pomeriggio S. Elena una specie di oasi. I P.P. Serviti la servono bene, con cura: opere parrocchiali bene sviluppate. Hanno ottenuto ciò che i Salesiani, lo spero, otterranno presto.193

Io cercai il contatto con tutti, due Messe: parole ai piccoli ed ai grandi, ma con voce rauca per il raffreddore alla gola. I parrocchiani di S. Elena appar-tengono alla classe impiegatizia: specialmente agiata. Dñus confortat et ditat.

11 marzo, lunedìRaffreddore alla gola insistente. Pazienza. Sono uscito verso S. Elena

per visitarvi le Suore Mantellate: care Religiose, poste in luogo bellissimo: un asilo che è un fiore: ma in regione troppo lontana dal centro della città. Pazienza. Ero afono: e mi sbrigai presto. Tornerò per l’Addolorata. In casa qualche fastidiuccio: infelice d. [x]:194 è ancora ignoto di un gesto di indiscipli-na deplorevole. Sono spine. Gesù ve le offro. Dal sangue che stillano sul cuor mio derivatene grazia e misericordia per qualche mio povero sacerdote.

In casa taccio e lavoro. A sera ricevetti ed accolsi del mio meglio la sigr.ina Anne Leflaive addetta al Patronato Francese (Villiers, Jousset, Lemans, Li, etc.)195 e autrice de «Epouse de Xsti».196 Ottima anima di apostolato.

Tenni poi mgr. Rettore Vecchi a cena.

un tasto doloroso e delicato: per cui ogni parola va sottoposta con attenzione: e non entro nel merito. Ma trasmettendole una preghiera, compiegatami da mani innocenti, voglia sentire come l’eco della sofferenza del mio cuore, ed il mio voto che si studi, per San Girolamo, un piano di risanamento proporzionato all’attesa di quei popolani: alla loro pena ed alla loro grande speran-za», AR/FSSD X/608.

192 La parrocchia di S. Girolamo, nel vicariato di Cannaregio-S. Marcuola, era stata eretta nel 1952 ed affidata alle cure dei pp. salesiani: la vecchia chiesa cui fa riferimento il patriarca era stata adibita a magazzino comunale e sarà proprio Roncalli a riaprirla al culto il 30 set-tembre 1958.

193 S. Elena Imperatrice, nel vicariato di Castello-S. Pietro, era stata istituita nel 1930 come parrocchia regolare dei Servi di Maria.

194 Cfr. supra, annotazioni all’8 gennaio 1957.195 Anne Leflaive (1899-1987), che sin dagli anni della giovinezza aveva aspirato ad una

forma di consacrazione, nel 1924 aveva realizzato questo progetto e nel 1939, sostenuta dall’al-lora arcivescovo di Bordeaux mons. Feltin, si era dedicata alla fondazione delle Missionnaires séculières d’Action catholique (MSAC); terminata questa esperienza, dal 1946 si dedicava alle attività del Conseil National du Patronat Français, offrendo la sua collaborazione a Georges Villiers e François Ceyrac. Su di lei si veda J. roux, Anne Leflaive. Une vie pour la renaissance d’une vocation oubliée, Paris 2003.

196 A. leFlaive, Epouse du Christ. Etude sur la bénédiction et la consécration des vierges du ponti-fical romain, suivie de l’Encyclique «De Sacra virginitate», Paris 1956.

1957

343

12 marzo, martedìSilenzio e pazienza. Il raffreddore mi ha tenuto buona compagnia

e mi ha permesso di andare innanzi colla mia povera Pastorale.197 Al solito non ne sono contento: e questo malcontento mi [[f]]mortifica. Mgr. Olivotti è partito per il suo ritiro a S. Francesco del Deserto, dove io vorrei trovarmi un locum refugi.198 Intanto maturo le mie nomine future per la Curia.199 Sic Deus me adiuvet e mi ispiri. Io veramente non mi sento attaccato a niente, ne´ persona, ne´ posto, tutti mi sono cari: ma carissimi quelli che non cercano l’ambizione e la propria distinzione: ma la volontà del Signore.200

13 marzo, mercoledì

Ricev. della Commissione Interna delle Officine Aereonavali. Don Fiorin, Don Giovanni Rossi che fui lietissimo di ospitare anche per la notte. Evocazione piacevole di antiche persone, circostanze ecc.201 Tut-to incoraggia a conservare il fervore della giovinezza spirituale. La mia mentalità è alquanto diversa da quella di don Giovanni.202 Unusquisque laudat Dominum.

Ho accettato l’impegno di un mio discorso ad Assisi per la fine di agosto sul tema ben conchiuso fra noi. Credo in Spiritum Sanctum Dominum et vivificantem.203

Speriamo che non mi cambi una seconda volta.

197 Cfr. infra, annotazioni al 15 aprile 1957.198 Sull’Isola di San Francesco del Deserto si trova uno dei più antichi insediamenti

francescani e mons. Olivotti vi stava compiendo il ritiro in vista della propria consacrazione episcopale. Roncalli vi era stato già il 15 giugno 1953: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 82.

199 La partenza di mons. Gianfranceschi per Cesena imponeva infatti un ripensamento dell’organigramma curiale, tanto più di fronte alle precarie condizioni di salute del vicario generale mons. Macacek.

200 Cfr. supra gli appunti dell’11 maggio e 12 novembre 1956.201 Cfr. supra, annotazioni al 25 gennaio 1956.202 L’amicizia tra il patriarca e don Rossi era salda e di antica data; ma già in altre occasioni

Roncalli aveva espresso qualche riserva sull’operato dell’antico segretario del card. Ferrari: «ho letto sui giornali le notizie del fallimento [della Compagnia di San Paolo guidata da don Rossi] – scriveva nel 1930 l’allora visitatore apostolico in Bulgaria a un paolino –. Mi consolo della per-missione accordata all’esercizio provvisorio. È il colpo della prova per l’Opera Card. Ferrari, ma non deve essere la morte della Comunità di San Paolo […]. Evidentemente i metodi di sviluppo un po’, come dire?, all’Americana non piacciono al Signore, o per lo meno non corrispondono al nostro carattere. Bisogna dunque riprendere la strada antica, del poco per volta, del saper aspettare», cit. in zizola, Don Giovanni Rossi. L’utopia cristiana nell’Italia del ‘900, cit., p. 309.

203 Missale, Ordo Missæ, Credo. Su questo si vedano infra gli appunti del 29 agosto 1957.

1957

344

14 marzo, giovedìGiornata sacerdotale al Seminario. Il prof. Altan trattò il tema: [«]S. Giu-

seppe in divagazioni teologiche moderne».204 Disse bene: ma la discussione che seguì fù quanto mai superficiale. Molti parlarono: mentre su alcuni punti delicati sarebbe stato meglio il tacere.205 Poi mgr. Macacek offrì a S.E. mgr. [[Macacek]] <Gianfranceschi> un bel Crocifisso in nome del clero. Parole piuttosto generiche e stentate. Io le ripresi portandole a maggior calore e cordialità. Citai il mio silenzio: ipse rem tacitus considerabat [Gen 37,11]:206 e posi il Crocifisso fra mgr. Gianfranceschi e il clero, in tono tenue ma vero in espressione di mutua comprensione, facendo risaltare virtù e meriti di chi partiva benedicente e benedetto.207 Seguì l’agape cordiale e fraterna offerta

204 Il tema di Teologia dogmatica era stato enunciato in precedenza come: «Motivi ed aspetti dell’attuale orientamento di studi teologici intorno a S. Giuseppe, Sposo di Maria SS.ma»: «Bollet-tino», 47 (1956)/9-10, p. 308.

205 Riemerge la particolare predilezione di Roncalli per la figura di s. Giuseppe: si vedano anche infra gli appunti del 19 marzo 1958. Anche in altre occasioni il patriarca deplorerà il disordine che accompagnava le discussioni tra i sacerdoti veneziani: cfr. infra gli appunti del 13 febbraio e 29 maggio 1958; si vedano pure gli appunti dell’11 novembre 1954, 10 febbraio, 10 marzo, 5 luglio 1955, in Pace e Vangelo, I.

206 Costituisce un’altra delle citazioni scritturali frequentemente ricorrenti nel corpus roncalliano: impiegata per esprimere la discrezione mantenuta di fronte a circostanze che consigliavano un silenzio più ispirato alla carità e alla prudenza che a una pavida reticenza. Cfr. anche GdA, note del luglio-agosto 1962, p. 490, Vita in Oriente, I, pp. 356 e 501, e Pater amabilis, pp. 341, 346 e 353.

207 Nel ricordo di chi partecipò a questo incontro – e che evidentemente ignorava quanto il card. Roncalli fosse perfettamente consapevole della disistima nutrita da una parte del clero diocesano verso mons. Gianfranceschi – traspaiono però anche impressioni diverse rispetto alle intenzioni che avevano animato l’intervento del patriarca: «il Servo di Dio – ricorderà don Moschino – pensando di elogiare lo zelo del suo ausiliare, è sembrato a noi che facesse accenni pungenti circa la sua eccessiva attività in diocesi, e la cosa di-spiacque a mons. Gianfranceschi e al clero in genere. Il Servo di Dio ebbe a dire, se pure scherzosamente, che se l’Eterno Padre avesse avuto bisogno di consiglio nella creazione dell’universo, mons. Gianfranceschi si sarebbe offerto di dare consiglio, e accennando alla multiforme attività di mons. Gianfranceschi, affermava di aver detto a Roma che per il suo ausiliare era troppo piccola Venezia, e aveva bisogno di una diocesi per esplicare la sua attività, essendo preso, diceva, dalla “sollicitudo omnium ecclesiarum”. Nel manifestare il suo atteggiamento nei confronti del suo ausiliare e dei rapporti di questo con il clero, il Servo di Dio si paragonava al patriarca Giacobbe, e amava dire che, come Giacobbe, “rem tacitus considerabat”. Mons. Gianfranceschi, alcuni giorni dopo, in un suo discorso prima di partire da Venezia, non poté far a meno di manifestare il suo rammarico per le parole del Servo di Dio nei suoi confronti». Interrogato a sua volta dal Tribunale diocesano, lo stesso Gianfranceschi affermerà che Roncalli, in occasione del «discorso d’addio», aveva «avuto accenni poco benevoli circa i miei contatti con alcuni membri del clero ed esortò me e altri confratelli a incontrarci dinanzi al Crocefisso, che mi era stato donato in quella

1957

345

dal Patriarca, e nel pomeriggio, una relazione di don Dinon sulle adunanze di Assisi circa la liturgia.208

15 marzo, venerdìOggi sono entrato nel V Anno del mio ministero Patriarcale a Venezia.

Il mio ingresso infatti coincide colla domenica Laetare – 15 marzo 1953.209 Ho rinnovato la mia consacrazione al Signore per la vita e per la morte.210 Ho molto gustato il salmo 142 del Breviario odierno e amerò ripeterne le belle espressioni.211 Ricevetti tante persone, p.e. mgr. Jandelli con tutto il personale del Tribunale Eccl.o. Communicai riservatamente a don Got-tardi e don Corrao!, che tenni ambedue a cena, le mie intenzioni circa le loro persone.212 Egualmente feci stamane col Parroco Vianello metten-dogli però come [[intenz]] condizione: niente parenti fratelli e cognate in casa a S. Salvatore.213 E speriamo che ci riesca.

circostanza dai confratelli per un mutuo perdono. L’accenno non fece buona impressione nei sacerdoti, anzi suscitò un senso di disagio nei presenti che si protrasse anche dopo, e alcuni me lo espressero personalmente. Lo stesso Servo di Dio forse si accorse di aver ecceduto, e venuto accanto mi disse: “Lei non se ne è avuto mica a male, no?” io risposi in modo evasivo. […] devo dire che il Servo di Dio nello stesso discorso però disse: “Mons. Gianfranceschi, che prete, che prete!!”»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 744-745 e 306-307.

208 Il tema di Liturgia era stato definito come: «Orientamenti liturgico-pastorali del Congresso Inter[nazionale] di Assisi (settembre 1956)»: «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p. 308.

209 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 23.210 Aveva scritto pochi giorni prima al bergamasco don Andrea Castelli: «Come il

Signore è stato buono per noi qui residui sumus in adventum Dei [1Ts 4,15]. La mia salute fisica continua a sorreggermi bene. Vado a letto presto la sera, cioè alle 22, e mi levo di buon mattino alle 4, dico alle quattro: il che mi permette di pregare con tranquillità e poi di lavorare a mente serena e con cuore saldo. Nella mia umile vita non sono mai stato uomo a cavallo di corsa. In questi ultimi anni la Provvidenza mi ha voluto modesto timoniere, ad eccitare e a dirigere la corsa dei più giovani: e ciò basta alla mia pochezza. Vi so dire che sono [[in]] sempre in moto ed in quiete, con meraviglia universale, che è solo confusione per me: e mi tengo quotidianamente pronto a tutto, a partire come il povero [don France-sco] Colombo prevosto di Calcinate [+29 marzo 1951] o a continuare il mio servizio finché piacerà al Signore di concedermi vita e salute», AR/FSSD X/210.

211 Breviarium, Ordinarium divini Officii, Feria sexta ad Laudes.212 Di lì a poco don Gottardi avrebbe ricevuto la nomina a pro-vicario, mentre d. Carlo

Corao sarebbe stato nominato parroco di San Canciano.213 Don Vianello era parroco a San Canciano dal 1940. Sulla premura del patriarca affin-

ché i sacerdoti fossero il più possibile liberi dai vincoli parentali cfr. infra le annotazioni al 26 novembre 1957; si veda anche Pace e Vangelo, I, p. 218.

1957

346

16 marzo, sabatoOrdinaz[ioni] a S. Marco. Tutti gli Ordinandi erano religiosi: nessuno

del Clero secolare. Il rito però riuscì benissimo: e lo chiusi con parole commosse e commoventi.214

Nel pomeriggio visione fantasmagorica raggiungendo in motoscafo il Mariport a Porto Marghera per mettere la prima pietra alla capella S. Marco, presente il Ministro Gennaro Cassiani.215 Mie parole dopo la ce-rimonia con richiami di ordine spirituale ben compresi.

A sera ricevetti la famiglia dell’Ing. Ambrosi per la consegna della Commenda di S. Greg[orio] sollecitata dal Card. Siri, ed appena rac-comandata da me: famiglia buona, ma molte dubbiezze! circa il valore morale del suo capo.

17 marzo, domenica [Domenica II di Quaresima]Visita P[astorale] alla Giudecca: due parrocchie: SS. Redentore dei

P.P. Capuccini: e mgr. Poloni arcipr. di S. Eufemia.216 Mi trattenni a cola-zione presso i buoni P.P. Capuccini.217

Naturalmente la parrocchia del Redentore dispone di più larghe ener-gie sacerdotali: ma il lavoro è buono e ben seguito nelle due parrocchie. Io ebbi contatto coi sacerdoti, uomini, fanciulli; parlai quasi una decina di volte. Resta sempre molto da fare: ma c’è buona volontà e pace.

Alle 10 feci una scappata alla Salute per salutarvi una bella riunione di giovani sposi di un anno e oltre. È iniziativa della Unione «Uomini Cattolici» ma merita maggior preparazione e assistenza.

18 marzo, lunedì

Alle Zitelle. S. Messa con discorso alle figliuole. Visitai in seguito l’isti-tuto S. Gio. Battista <delle Canossiane>: l’Asilo Mason: il Preventorio: tutte magnifiche istituzioni assistite da varie famiglie di Suore, in edifici bellissimi e nuovi sul mare. Lì vicino c’è un quartiere nuovo: ma dove le famiglie po-vere vi stanno pigiate in condizioni miserande.

A mezzodì al suono delle campane di S. Marco annunziai la nomina di mgr. Aurelio Signora ad arciv. tit. di Nicosia e Prelato Pontif. di Pompei.

214 Per i nominativi degli ordinati cfr. Sacre ordinazioni nell’anno 1957, in «Bollettino», 49 (1958)/1, p. 63.

215 Gennaro Cassiani (1903-1978), deputato della D.C., era ministro della Marina Mer-cantile.

216 Antonio Poloni (1891-1968), sacerdote dal 1920, era parroco di S. Eufemia della Giudecca dal 1929, Liber Vitae, p. 28.

217 Entrambe le parrocchie si trovano nel vicariato di Dorsoduro.

1957

347

Generale soddisfazione e gaudio in città.218 Alle 16 vestizione alla Salute di alcuni seminaristi. Alle 17 posa della I pietra dell’Asilo al villaggio di S. Mar-co. In casa lietissimo ricevimento di S.E. mgr. Camozzo arciv. di Pisa.219

19 marzo, martedì [S. Giuseppe Sposo della B.V. Maria, Confessore]Dies magna. Consacraz. di mgr. Olivotti a S. Zanipolo.220 Tutto ben

riuscito e solenne.221

218 Ed a questa data risale una lettera indirizzata dal patriarca al neo-vescovo – che Roncalli aveva peraltro immaginato di ottenere quale proprio secondo ausiliare per la sede di Venezia, cfr. roncalli, Giovanni XXIII. La mia Venezia, cit., p. 208 –: «Cara Eccellenza, Sull’aprirsi delle mie labbra, dopo il sacro silenzio imposto e doveroso di questi giorni, amo affrettare i passi del cuore fino a Roma, e farLe sentire come l’eco della esultanza della sua Venezia – dall’umile patriarca, al clero ed al laicato cattolico – che si diffonde sul mezzogiorno di questo 18 mar-zo, per la promozione di V.E. alla Sede Titolare Arcivescovile di Nicosia, con designazione a Prelato Ordinario e Delegato Pontificio di N. Signora del Rosario di Pompei. Nei quattro anni compiuti – 15 marzo – del mio soggiorno sulla Laguna, ho sperimentato di quanta devota ed affettuosa stima V.E. sia circondato dai suoi confratelli sacerdoti e dai fedeli che pregustarono qui le primizie del suo servizio della S. Chiesa: e posso assicurarLa che questo evento bella-mente si intreccia con gli altri, antichi e recenti, di carattere diocesano, ma pur sempre intimo e familiare, che tutti portiamo nell’animo, e che sono auspicio di grazia e di benedizione. Figlio di San Marco, e Canonico onorario della basilica d’oro: legato a questa diocesi sua da molti ricor-di: taluni mesti, come quelli del suo venerato amico monsignor Ettore Bressan, troppo presto rapito alle generali aspettazioni: ma, i più, sereni e lieti, edificanti ed incoraggianti, penso che gradirà – anche se le circostanze dovessero suggerire altro di diverso – la proposta che le faccio, come io fossi il patriarca della sua ordinazione sacerdotale, Card. Pietro La Fontaine, di ricevere qui, per le mani dello scrivente, o di altro Prelato, la pienezza del sacerdozio. L’aver io pensato tal cosa: l’avergliela detta con affettuosa confidenza, mi è sembrato naturale, sulla impressione che ebbi del grande amore di V.E. per questa antica Venezia, che richiama con voce di fascino i suoi figlioli lontani – amor patriae revocantis – ma pur sempre prediletti e beneamati. […]. Il titolo arcivescovile di Nicosia che Ella d’ora innanzi porterà come suo è legato alle vicende della storia di Venezia dal 1498, non tutte felicissime, ma pur richiamanti princìpi di ordine, di espansione commerciale rispettosa delle nazionalità, ed anelante ad un predominio buono e pacifico. Ne fanno testimonianza i Bergamaschi che in quello stesso torno di tempo cercarono spontanea-mente la protezione della Regina dei Mari, e per quattro secoli conobbero relativa prosperità e grande sicurezza sotto le insegne del Leone alato», AR/FSSD X/613

219 Ugo Camozzo (1892-1977), originario di Milano, ma sacerdote del clero veneziano dal 1915, era stato nominato nel 1938 vescovo di Fiume; nel 1948 era stato promosso arcive-scovo a Pisa, dove resterà sino alle dimissioni nel 1970.

220 La basilica dei SS. Giovanni e Paolo (Zanipolo), nel sestiere di Castello, risalente al XIV secolo e luogo di sepoltura di numerosi dogi veneziani.

221 «Il rito augusto della consacrazione di un vescovo novello – indicava Roncalli durante l’omelia – è ancora in realtà, a seguirlo e a penetrarlo bene, una vera trasfigurazione. […] Sul Tabor erano tre: Pietro, Giacomo e Giovanni: ciascuno con una propria fisionomia, con una missione caratteristica speciale: tutti partecipanti al collegio apostolico del Signore. […] Lo svolgimento del sacro rito quale l’avete seguito, fu certo di una eloquenza impressionante. Il

1957

348

Colazione poi in Seminario alla Salute: troppo lungo il convito.222

Nel pomeriggio a S. Salvador ammirai il primo sforzo per la raccolta dei paramenti e arredi sacri per le nuove chiese della diocesi. C’era molta gente anche perché era quasi l’ultimo contatto fra il Patriarca e il suo colla-boratore nel governo della diocesi e parroco distinto. Mgr. Gianfranceschi fece un bel riassunto del movimento delle chiese e capelle nuove della dio-cesi. Io risposi con parole amabili al suo indirizzo, ed incoraggianti.223

In casa ebbi un incontro con mgr. Freschi delegato regionale della P[ontificia] O[pera di] A[ssistenza] e mi recai a S. Basso a salutare un bel gruppo di poveri oggetti di una elargizione del novello Vescovo che così comincia la sua giornata.

20 marzo, mercoledì

L’ad mentem della Messa di questa mattina era la preghiera a S. Giusep-pe perché mi sia pater boni consilii224 in questi giorni di distribuzione dei vari incarichi a degni sacerdoti.225

contenuto profondo delle parole, il significato dei gesti, hanno dovuto dirvi qualche cosa del colloquio che passò fra Gesù trasfigurato lassù sul Tabor, e i due personaggi Mosè ed Elia. Trattasi di ammonimenti, di concrete e gravi responsabilità, di previsioni circa l’avvenire. L’epi-scopato è certo nella pienezza dell’ordine sacro una sorgente di intima letizia ed esultanza spiri-tuale. “Calix meus praeclarus est”. Ma è anche un mistero di amarezza; un calice gorgogliante di impegni tremendi. Già lo disse Gesù. Mosè ed Elia parlavano di dolori, di umiliazioni e di mor-te. E quel poco che giunse all’orecchio dei tre testimoni fu così impressionante da farli cadere per terra e quasi tramortire. “Ceciderunt in faciem suam et timuerunt valde” (Matth. 17,6). […] Sul punto di tornare dalla contemplazione di questa nuova Trasfigurazione, lasciatemi segnalare infine due incontri che saranno graditi al vostro spirito. Il primo eccolo: è San Giuseppe, il no-stro caro San Giuseppe, a cui è sacra questa giornata e di cui abbiamo seguito la bella Liturgia nel Messale e nel Breviario. In questa stessa basilica dei Santi Giovanni e Paolo è in venerazione una pittura assai bella ed espressiva del soavissimo Santo, che vi invito a salutare ed a pregare. Grande consolazione per me e grande consolazione per il novello mio Vescovo ausiliare, da me consacrato, di aver ricevuto ambedue il nome di Giuseppe. Fu pure nella festa di san Giuseppe – il 19 marzo 1925, dunque 32 anni or sono oggi precisamente – che anch’io ebbi l’onore di ricevere in Roma la consacrazione episcopale, la stessa che oggi estendo al mio nuovo Ausiliare. Il Patriarca di Venezia e il suo Ausiliare sono dunque due Giuseppe: a così grande distanza di tempo l’uno dall’altro dalla Provvidenza associati nelle opere del bene. “Par nomen: protectio dulcis”: due nomi, una stessa amabile protezione», La Consacrazione Episcopale di Mons. Giuseppe Olivotti, in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, pp. 113-116; ripreso in Scritti e discorsi, III, pp. 72-77.

222 Anche in altre occasioni il patriarca lamenterà la lunghezza del pranzo: cfr. infra gli appunti del 23 marzo, 28 agosto e 21 settembre 1958.

223 Cfr. infra, annotazioni al 16 maggio 1957.224 Il patriarca declina per s. Giuseppe un titolo tradizionalmente assegnato alla Ma-

donna.225 Cfr. supra, appunti del 12 marzo 1957.

1957

349

In casa poche udienze: mgr. Valcelli di Roma dei Tarsiciani, e mgr. Gianfranceschi. Nel pomeriggio visita alle Dorotee presso S. Gerolamo al centro della Fondazione a me carissima di don Luca e di don Mar-co Passi, due ecclesiastici davvero santi e insigni della mia cara diocesi di Bergamo.226 Tutto mi lasciò beato e contento in questa visita: l’ampiezza e la bellezza del monastero, l’ordine, la pietà, il fervore delle Suore e delle figliuole. Visitai anche l’Istituto Colletti dei Salesiani fremente di fervore e la chiesa di S. Gerolamo in ristorazione. Ma qui non mancheranno spine per questa antica chiesa.227

21 marzo, giovedìAlcune udienze. Fra queste una molto edificante: quella di mgr. Maca-

cek che alla mia profferta di lasciarlo esattamente nella sua condizione di Vicario Generale anche in faccia alle nuove prospettive per una sistema-zione della Curia Patriarcale in seguito alla nomina di mgr. Gianfranceschi a Cesena, mi dichiarò il suo desiderio e la sua preghiera di restare libero e sollevato da ogni impegno, e che io provvedessi in Dño come meglio paresse alla mia coscienza e al mio dovere in faccia alla S. Chiesa. Come si vede S. Giuseppe ha provveduto in silenzio ed in pace.228

Stamane a mezzodì ricevetti il pellegrinaggio di 385 fedeli di Versailles coi Vescovi Renard e Ménager, trattenendo i Prelati a colazione. Fù un magnifico e caro incontro.229 Ricevetti anche il pittore Bertuletti coi miei

226 Cfr. supra, annotazioni al 6 febbraio 1956.227 Per la difficoltà di reperimento dei fondi necessari per i restauri.228 «Chi mi conosce – scriverà Roncalli nel messaggio alla Diocesi dedicato alle nuove no-

mine – può ben credere al mio vivo desiderio di conservare alla diocesi, senza sostanziale varia-zione, la collaborazione di governo saggia, stimata, apprezzatissima ed amata di Mons. Erminio Macacek. Nominato Pro Vicario Generale nel 1947: Delegato Generale nel 1948, alla partenza per Roma dell’Em.mo Card. Piazza: Vicario Gen. del Patriarca Mons. Agostini: e nel 1952, nella vacanza della sede, Vicario Capitolare, eletto ad unanimità di suffragi: e dal 1953 per quattro anni mio prezioso e caro Vicario Generale; tutto questo giustificava il mio desiderio della continua-zione del suo nuovo alto ufficio. Ma considerazioni delle nuove circostanze, che impongono a lui un qualche riguardo alla sua salute, mi hanno fatto cedere alla sua reiterata insistenza, umile ed edificante, di essere sollevato del grave impegno, sostenuto con tanto onore sin qui. Ho ben accondisceso, però riservandomi di averlo sempre collaboratore: Delegato Ordinario per quanto riguarda le Religiose – che è servizio assai importante ed apprezzato – e mio consigliere», Nomine patriarcali in ordine al governo diocesano, in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, pp. 95-96.

229 Alexandre-Charles-Albert-Joseph Renard (1906-1983), sacerdote della diocesi di Lille dal 1931, era stato nominato vescovo di Versailles nel 1953. Nel 1967 sarà nominato arcivesco-vo di Lione e creato cardinale; rassegnerà le dimissioni dalla sede nel 1981. Jacques-Eugène-Louis Ménager (1912-1988), sacerdote dal 1936, era stato nominato vescovo ausiliare di Versail-les nel 1955; sarà successivamente promosso alla sede di Meaux (1961) e a quella arcivescovile

1957

350

nipoti Virginio e Angelo Ghisleni recanti il mio nuovo ritratto.230 Seguirono la V[isita] P[astorale] al Seminario, la stazione alla Salute231 e la cena intima coi due Vescovi Gianf[ranceschi] e Olivotti.

22 marzo, venerdì[[Pell. di Versailles.]] Saluto i Parroci Urbani qui convenuti:232 e alle 17

addio a mgr. Gianfranceschi che parte.

23 marzo, sabatoAlcune visite. Cap. di Vascello Notari che comanda ciò che resta all’Ar-

senale: arciprete Gerechievich!:233 cav. Fanton colla busta della B[anca] Catt[olica] per l’A.C.: il prof. Boffa.

24 marzo, domenica [Domenica III di Quaresima]Visita P[astorale] a S. Pietro di Castello e a S. Martino.234 Rimasi conten-

to dell’una e dell’altra. Purtroppo multo vocati: pauci eletti [Mt 22,14]:235 ma l’impianto parrocchiale è ottimo a S. Pietro con mgr. Gino Spavento, e a S. Martino col parroco don Pavan assai meglio che non pensassi. Don Pavan

di Reims (1973). Avevano preannunciato il loro passaggio a Venezia con lettera del 19 febbraio: AR/Int 2825.

230 Cfr. supra, appunti del 21 novembre 1956.231 Cfr. supra, annotazioni al 15 febbraio 1956; il 26 febbraio Roncalli aveva indirizzato un

messaggio ai diocesani nel quale riferiva che le stazioni quaresimali erano entrate «nel patrimo-nio sacro delle nostre tradizioni religiose cittadine. Il venerato Cardinale Patriarca La Fontaine prese l’ispirazione e l’esempio da Roma nell’introdurle a Venezia. Ed ora, ecco associate a Ve-nezia, Milano, Bologna, Perugia ed altre illustri città Italiane, ricche di chiese, di Corpi Santi e di antiche memorie cristiane. Dal “Mercoledì delle Ceneri” si inizia a San Zaccaria la supplicazione liturgica, che si estende di chiesa in chiesa, di giorno in giorno, da un capo all’altro della città, sino alla festa di Pasqua, che celebra il trionfo del Signore Gesù, risorto dalla sofferenza e dalla morte. È una preparazione penitenziale a questa festività che è la più solenne della Chiesa. […] Queste sono le “Stazioni Quaresimali”: nella preghiera delle formule più antiche, rivedere le intimità della propria anima, e nel ritorno compunto a Dio, ritrovare la tranquillità, la pace interiore per la vita presente, e la sicurezza dei beni eterni», Stazioni Quaresimali, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, pp. 31-32.

232 «Presenzia a un raduno del Collegio urbano dei parroci», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, p. 107.

233 Cfr. infra, appunti del 22 aprile 1957.234 Entrambe parrocchie del vicariato di Castello-S. Pietro.235 Roncalli rileva in sostanza come il numero di fedeli presenti alla visita sia esiguo ri-

spetto alle potenzialità della parrocchia. Cfr. supra, appunti del 9 dicembre 1956.

1957

351

fa bene e mi lasciò bene impressionato.236 Sopratutto mi piacque lo sviluppo della Dottrina Cristiana. E questo conta più che tutto.237 A S. Martino trovai una Giunta dell’Azione Cattolica al completo, fervorosa e contenta del suo Parroco. La chiesa materiale, invero di S. Martino avrebbe bisogno di restau-ri decisivi.

Al termine di queste giornate sento un poco di stanchezza per il lungo vociferare a gola un po´ infreddata. Ma sono contento per gli orizzonti che si aprono al cuore del Vescovo.

25 marzo, lunedì [Annunciazione della B.V Maria]Laetissima dies. Prima volta del Pontificale alla Sera a S. Marco: secondo

le disposizioni recentissime del S. Padre.238 Punto luminoso la presenza del Card. Alfredo Ottaviani pro segret. del S[ant’]O[ffizio] che accolse il mio invito, tornando stamane da S. Maria del Grappa, di pontificare lui stesso a S. Marco dove – per cura speciale di mgr. Loris – tutto riuscì benissimo e con generale edificazione: clero, folla, Autorità Civile. Il Cardinale sul mio trono: io in cappa purpurea in faccia a lui in trono speciale: bella musica di don Bravi in onore di Patriarca, intitolata a S. Giuseppe. Stamane io accolsi la professione di 27 Suore di M. Bambina a S. Gioachino. Mio discorso: Hae virgines sunt: secuntur! Agnum [Ap 14,4]: e di là partii col Card. fino alla Salute dove parlò tanto, tanto bene ai seminaristi, e visitò i lavori del Seminario Nuovo Minore. Poi con Loris visitò S. Giorgio, e dal campanile contemplò Venezia tutta intera. Haec dies quam fecit Dñus [Sal 117,24]239. Il Card. Ottaviani la sera proseguì per Roma.240

236 Giuseppe Pavan (1898-1988), sacerdote dal 1925, era stato nominato parroco di S. Martino di Castello nel 1947, Liber Vitae, p. 43.

237 Cfr. supra, appunti dell’8 dicembre 1956.238 Il 19 marzo Pio XII aveva promulgato il motu proprio «Sacram Communionem» col quale

si apportavano alcune modifiche alla disciplina del digiuno eucaristico e soprattutto si concede-va agli ordinari di «permettere, ogni giorno, la celebrazione della S. Messa nelle ore pomeridiane, purchè ciò sia richiesto dal bene spirituale di un considerevole numero di fedeli»: Nuove provvide concessioni del Sommo Pontefice sulla Messa Vespertina e per il Digiuno Eucaristico, in «L’Osservatore Ro-mano», 23 marzo 1957, p. 1; il documento, e il relativo commento firmato dal card. Ottaviani, saranno riprodotti anche in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, pp. 71-74.

239 Missale, Dominica Resurrectionis, Graduale.240 Gli scriverà il 28 marzo riferendogli che i veneziani erano «ancora tutti soffusi di gaudio

per il suo passaggio luminoso ed edificante in una circostanza – la prima celebrazione vesper-tina solenne dell’Annunciazione – che resterà memorabile. Ancora La ringrazio, Eminenza, in nome di Venezia che tutto ha saputo apprezzare: l’amabilissima presenza: l’alta, penetrante, opportunissima parola: il tratto dignitoso, nobile e pio. […] Il ricordo di questa prima visita di V. Em. a Venezia Le sarà invito a rinnovarla a miglior agio, di tempo e di circostanze. Avrei voluto

1957

352

<A mezzodì avemmo a colazione anche il p. Giorgio Montico C[onventuale]>241

26 marzo, martedìNuova giornata importante. Alcune visite: don Bruno Berton: don

Valentino Ivanchic!:242 parroco Gius. Bevilacqua dei Carmini: don Aldo Fiorin: il conte Novello Pappafava.

Nel pomeriggio visita all’Istituto Buon Pastore a S. Pietro di Castel-lo: all’Istituto S. Giuseppe ancora delle Suore <di M. Bambina>, alla chiesa di S. Biagio, e alla Ca’ di Dio. Sempre conversando ed incitando al fervore della carità.

27 marzo, mercoledìMio nipote don Battista viene a trovarmi col suo prete di servizio

comune da Fusignano di Faenza don Giov. Santandrea condottovi da certo dottore Vittorio Milani di Imola e mamma.243 Trattengo i due sa-cerdoti a colazione.244

parlarle con confidenza del nuovo Prelato di Pompei, Aurelio Signora, arciv. eletto di Nicosia, ecclesiastico stimatissimo ed amato qui a Venezia: molto caro al mio spirito. Mi basta segnalarlo alla attenzione di Vostra Eminenza, come soggetto di perfetta serietà e di piena fiducia. Non pensava di essere riserbato a Pompei: ed io mi immaginavo di poterlo chiedere per me, come mio Vicario Generale a Venezia. Ma Dio vede e provvede: e credo che a Pompei potrà riuscire benissimo: come quasi sempre riesce e bene chi non cerca posti per conto suo, ma si affida alla Provvidenza», AR/FSSD X/617.

241 Il 4 aprile successivo, dando riscontro a p. Montico del ricevimento del «Bollettino della Provincia Patavina di S. Antonio», il patriarca osserverà: «Solo infine ho trovato che le visite [di p. Montico] fatte a Venezia, computate a 9, non sono tutte passate a S. Marco: ma quasi tutte si sono arrestate a S.M. Gloriosa dei Frari [scil. la parrocchia veneziana affidata ai minori conventuali]. Auguro che in avvenire l’equazione migliori sempre»: roncalli, Lettere e scritti conservati negli archivi dei conventi di S. Antonio dei Frati Minori Conventuali di Istanbul e Padova, cit., p. 81.

242 Valentino Ivancich (1906-1990), sacerdote dal 1932, nel 1950 era stato nominato ret-tore della chiesa di S. Maria delle Grazie; fu quindi cappellano della Ca’ di Dio, dell’Istituto Priuli e della Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone; dal 1947 era anche notaio del Tribunale ecclesiastico, Liber Vitae, p. 32.

243 Insieme a questi ospiti invia una cartolina all’arciprete di Fusignano don Mario Van-tangoli: cfr. A 25 anni dalla visita di Papa Giovanni a Fusignano, cit., p. 11.

244 L’8 marzo precedente aveva scritto a mons. Battaglia, nella cui diocesi era incardinato il nipote sacerdote, che gli tornavano «care le notizie di don Battista. Lo so contento del suo la-voro sacerdotale, del suo Arciprete, e specialmente del suo buono spirito, sotto corteccia talora un po’ agreste, ma di buon succo bergamasco e pastorale. Sento che facendo i confronti trova persino che a Faenza per certe cose si pensa e si fa persino (!) meglio che a Bergamo. S’affida alla Provvidenza ed è sempre pieno di ammirazione e di riconoscenza per il suo Vescovo che fu e resta il provvidenziale benefattore del suo sacerdozio»: ed. in battaglia, Il papa buono nei miei

1957

353

Altri visitatori odierni: mgr. Mezzaroba: Prosdocimi di Breganze245 e mgr. Musizza di Mira Vecchia.

28 marzo, giovedìRitiro del clero urbano in cripta a S. Marco. Predica P. Brustolin

s.j.246

Con mgr. Gottardi e Sambin faccio un sopralluogo al presbitero e al coro di S. Marco.

Di questi giorni continuano le sollecitudini[,] tranquille però[,] per l’assestamento della Curia Patriarcale: coi mgr. Olivotti e Gottardi vic. gen. e provicario.247 Le eccellenti disposizioni spirituali di tutti aiutano a tutto sistemare bene. La notizia improvvisa della morte violenta del parroco di Torre di Fine, don Luigi De Felice riempie di stupore e di vivo dolore quanti stimavano ed amavano questo degno sacerdote ardito

ricordi di discepolo, di collega, di amico, cit., p. 108.245 Mons. Giovanni Prosdocimi era dal 1916 arciprete di Breganze, in diocesi di Vi-

cenza. Il 13 settembre precedente Roncalli si era indirizzato a mons. Zinato per riferirgli che «già da parecchi mesi, monsignor Arciprete di Breganze mi ha confidato il suo intimo rammarico per la costituzione della parrocchia di Maragnole. Ho cercato di incoraggiarlo con buone parole sacerdotali al suo sacrificio, anche se gli costa un poco. Ma mostrai il mio disagio a scriverne a Vostra Eccellenza, che è giudice e pastore dagli occhi aperti e dal cuo-re buono. Ora torna a pregarmi per una mia intercessione. La sua lettera è del 26 agosto. Mi pare che egli desideri – senza modificare affatto i confini segnati – che i proprietari dei campi compresi nel territorio assegnato a Maragnole, che sono parrocchiani di Breganze e confinanti continuino a versare il quartese all’Arciprete, nel timore che se non si fa questa correzione si arrischia che non paghino né a Breganze né a Maragnole. Io riferisco, ma non oso dire di più, riconoscendomi incompetente a questo ordine di consigli. Vostra Eccellen-za dispone di una solida coscienza pastorale, e non le occorre altro: se non scusarmi per la amorevolezza di una parola, che ho creduto bene di non negare a favore di questo mio antico conoscente sul cammino di Lourdes, e nei ricordi dell’A.C. dei tempi di monsignore Radini-Tedeschi, mio vescovo di s[anta] m[emoria ]», AR/FSSD X/544.

246 Cfr. supra, appunti del 13 dicembre 1956.247 Cfr. supra, appunti del 15, 20 e 21 marzo 1957. Il 25 marzo il patriarca aveva ufficia-

lizzato il nuovo organigramma curiale: mons. Macacek veniva nominato «Vicario Generale Emerito, con Delegazione per le Religiose»; il nuovo vescovo ausiliare Olivotti riceveva la nomina a vicario generale; mons. Gottardi veniva infine nominato pro-vicario generale, Nomine patriarcali in ordine al governo diocesano, cit. Mons. Gottardi ricorderà che in questa occasione Roncalli volle dare ai due nuovi collaboratori «queste due indicazioni: “Quando trattate con i sacerdoti ricordate sempre quello che dice il Vangelo sulla gradualità e pru-denza della correzione fraterna, nei quattro gradi ricordati da Matteo” [cfr. Mt 18,15-17], poi aggiunse anche quale seconda direttiva generale che corrispondeva anche al suo crite-rio di vita: “Fare, dar da fare, far fare, e anche lasciar fare”», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 67.

1957

354

nello spendere per la S. Chiesa e per la sua parrocchia ma di costumi angelici ed edificanti.248

29 marzo, venerdìSuore di Cristo alla Celestia.249 S. Messa occasione XXV di 9 Suore,

con parole di circostanza.Sempre lavoro di udienze in casa. Specialmente notevole la rappresen-

tanza dei sacerdoti alunni della Scuola sociale al palazzo della Rai: presi-dente mgr. Scarpa, direttore sac. prof. Guzzetti di Saronno.250 C’era anche don Gaetano Bonicelli in rappresentanza di mgr. Quadri delle Acli. Questo istituto è bene cominciato. Più di 60 gli alunni che lo frequentano. Spero che più darà in avvenire: ma occorre assisterlo bene.251

30 marzo, sabatoOggi giornata di santa mestizia a Torre di Fine per i funerali di quel

parroco, don Luigi De Felice. Miei tre pensieri: 1) la lezione della morte: 2) l’elogio del defunto, mitis et humilis [Mt 11,29]: 3) la fede nel Cristo risorto: in lui trionfa la mitezza e l’umiltà del santo prete.252 A mezzodì convegno di tutto il personale della Curia in capella. Leggo la communicazione preparata per i singoli a tutti i sacerdoti. Incoraggio per la ripresa e benedico.253

248 Luigi De Felice, nato a Massa Carrara nel 1907, era stato ordinato sacerdote dal card. La Fontaine nel 1934 ed era parroco di Torre di Fine dal 1937: in giornata era giunta la notizia della sua morte in un incidente, Liber Vitae, p. 51.

249 Cfr. supra, annotazioni al 27 aprile 1956.250 Giovanni Battista Guzzetti (1912-1996), docente di Morale generale e speciale al Se-

minario di Venegono e direttore de «La Scuola Cattolica» si stava dedicando alla formazione degli assistenti ecclesiastici delle A.C.L.I. Nel 1961, su impulso di mons. Montini, darà avvio all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano. Su di lui si veda E. coMbi, Don Guzzetti «catechista». La passione per la verità, Milano 2006.

251 Roncalli si riferisce alla Scuola Sociale per il Clero Veneto: mons. Quadri riferirà anni dopo che «il Patriarca aveva subito preso a cuore [questo istituto], comprendendo l’impor-tanza che il clero fosse preparato anche in materia sociale, confermando anche in seguito in altre circostanze, questo suo interessamento per i problemi sociali. Tale scuola fu inaugurata personalmente da lui», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., p. 1170.

252 Il Diario riferisce che «prima di impartire la assoluzione alla salma pronuncia parole di cordoglio e di elogio, commentando la beatitudine Francescana: “Laudato sii, mi Signore, per sora nostra Morte corporale”», in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, p. 108.

253 In questa Lettera personale al clero il patriarca anzitutto entrava nel dettaglio delle singo-le competenze dei suoi immediati collaboratori: «A S.E. Mons. Olivotti, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale sono particolarmente affidati: la “Commissione nuove chiese e parrocchie”: le Opere di Carità e di Assistenza: e la consulta diocesana. A Mons. Gottardi, Pro Vicario

1957

355

A sera conferisco al comm. Bacchion l’onorificenza di Cameriere Secre-to di Cappa e Spada. Bel gruppo di rappres[entanti] di Azione Cattolica. Il gesto del Papa ha significazione di onore e di impegno per il Capo valoroso e per i gregari fedeli. Citate le parole del conferimento del galero cardinalizio, e del B. Card. Barbarigo: [[Card.]] coi canonici di Bergamo «color di porpora color di sangue».254

31 marzo, domenica [Domenica IV di Quaresima]Visita Pastorale a S. Pietro e a S. Donato di Murano.255 Sacerdoti in or-

dine: a S. Pietro il parroco Semenzato con don Marchini e Costantini Atti-lio: a S. Donato il parroco Vittore! Vianello col cap. Pesce. Bene uniti fra di

Generale, sono specialmente affidati gli Uffici e Commissioni di Curia, in ordine alla “disciplina Cleri” ed all’apostolato pastorale»; si comunicava quindi il proseguimento della visita pastorale e si preannunciava la celebrazione del Sinodo diocesano per il novembre successivo; si censurava quindi l’autore del «biglietto […] anonimo e gravemente offensivo di persona degna del più grande rispetto […]. Non voglio credere che un sacerdote ne sia l’autore, Se per disgrazia lo fosse, e legga questo foglio, o ne senta parlare, si ricordi di essere colpito dalla sospensione a divinis per tre giorni consecutivi», in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, pp. 97-98.

254 Il color rosso porpora delle vesti dei cardinali voleva infatti ricordare a coloro che ne erano rivestiti il giuramento formulato di fronte al pontefice al momento della consegna del cappello cardinalizio di restare fedeli testimoni della fede «usque ad effusionem sanguinis». Ma in questo caso particolare il patriarca si stava richiamando ad un discorso pronunciato da mons. Radini Tedeschi il 14 giugno 1911 in occasione del III cinquantenario della beatificazione del Barbarigo, del quale lui stesso, come segretario, anche rifacendosi agli Scritti inediti del Beato Grego-rio Barbarigo curati da Uccelli, aveva compilato le ricche note a piè di pagina per la versione pub-blicata sulla rivista diocesana: in particolare alla nota 21 il giovane don Roncalli aveva ricordato come «l’episcopato del Barbarigo, anche qui in Bergamo, non fu disgiunto da molte amarezze. Così suole Iddio caratterizzare la vita dei suoi santi. Talora anzi permette che le tribolazioni si moltiplichino da parte di coloro da cui più confortevole dovrebbe venire la cooperazione, e i quali non sempre per malizia impediscono le opere del bene; anzi talora fanno ciò putantes se obsequium prestare Deo. Dal primo litigio coi Canonici in occasione del Sinodo del 1660 fu un continuo succedersi per il Beato di dispiaceri e di amarezze. Ebbe affronti molto gravi, dovette sostenere liti presso i tribunali della Santa Sede e della Repubblica, benchè in tutto riuscisse vin-citore il suo buon diritto. Talora ne fu così disgustato e stanco da pensare persino di dimettersi dal governo della diocesi. Non fu stanco però mai da impazientirne, o da cedere di un apice di quanto concerneva la disciplina ecclesiastica e spettava ai diritti della sua autorità e dignità vescovile. Si racconta che un giorno, riusciti vani tutti i modi più soavi usati coi suoi oppositori, si levasse nobilmente, e premendo la mano sul petto fiammeggiante della porpora cardinalizia esclamasse: Color di porpora è color di sangue! E questo significa che io debbo essere pronto a spargere anche il sangue per la difesa della Santa Sede e dell’autorità episcopale»: L’Episcopato del Beato Gregorio Barbarigo in Bergamo (1657-1664), in «La Vita Diocesana», 3 (1911)/6, pp. 174-175; Roncalli vi si richiamerà anche durante la visita al s. Uffizio del 4 gennaio 1961: Pater amabilis, p. 299.

255 Entrambe parrocchie del vicariato di Murano. Per il calendario delle sussessive tappe della visita cfr. il Diario della Visita Pastorale, in «Bollettino», 47 (1956)/11-12, p. 358.

1957

356

loro e in pace.256 Due chiese ed organizzazioni parrocchiali ricche e fervo-rose. Scuole di catechismo ben fiorenti. A.C. idem con due buone consul-te. Religiose Dorotee Passi, alla custodia della gioventù femminile. Gente devota e pia: predicai 5 volte a S. Pietro, e 3 a S. Donato. Naturalmente molti uomini mancano: c’è sempre moltissimo da fare, per le vocazioni, per la moralità: ma la sensibilità religiosa è ancor viva e promettente.

1 aprile, lunedìVisite <ricevute> in mattinata. Nel pomeriggio tornai con don Loris a

S. Pietro di Murano per visitarvi l’Asilo delle Dorotee, la chiesa di S. Maria degli Angeli, il ritiro delle vecchie, accolto dappertutto e anche lungo le fondamenta da grande e popolare devozione e simpatia.

Ciò è buon segno. A parte alcuni uomini altezzosi o imbarazzati che passano con viso altero. Il Signore li perdoni. Sono i più degni di pietà: e anche questa paziente e comprensiva. Penso di far arrivare piuttosto un segno di amabile invito ai padroni di fabbrica delle vetrerie, perché per loro influenza, che di fatto può arrivare dove vuole, affinché ai loro operai sia data la più grande libertà di incoraggiare il bene, e di impedire il male e la corruzione.

2 aprile, martedìVisita Past[orale] a S. Erasmo.257 Fu fissata da mgr. Gianfranceschi

in giorno feriale e senza coincidenza colla festa del Patrono. Non so il perché.258 Mancarono naturalmente gli uomini. Si aggiunse il cattivo tem-po. Ma a parte questo tutto riuscì bene. Il parroco d. Luigi Ferretto bene, attento e vigilante.259 Comunione numerosa alle due Messe, mia e del Par-roco. Coltane l’occasione battezzai io stesso un bambino: Giorgio Cimaro-sto. Che il Signore lo conservi e lo santifichi. Notai anche un bel gruppo di banda musicale, e buona educazione al canto Gregoriano. Tornando fece! una puntata alla capella delle Vignole, bisognosa di restauro.

256 Vittorio Vianello, nato a Pellestrina (VE) nel 1914, era stato ordinato sacerdote nel 1939; era parroco a S. Donato dal 1949. Aldo Pesce, nato a Mira (VE) nel 1927, era stato ordinato sacerdote nel 1952.

257 Nel vicariato di Murano.258 Normalmente, infatti, la visita pastorale avveniva di sabato o di domenica, vale a dire

nei giorni in cui era più agevole per i parrocchiani presenziare all’incontro con il vescovo.259 Luigi Ferretto, nato a Venezia nel 1911, sacerdote dal 1939, era parroco di S. Erasmo

dal 1947.

1957

357

In casa presiedetti con mgr. Olivotti, Da Villa, Marcato, prof. D’Este agli esami dei parroci, da cui uscirono eletti: Marchini per Mazzorbo: P. Ferdinando [Dal Ben] per S. Nicola al Lido: e fù proclamato don Gaggio da l’Angelo Raff. a S. Silvestro.

<Visita di sera mgr. Catenelli di Propaganda venuto con un addetto a quegli uffici; venuti per vendere certe cose della signora Botteggia-Ongaro>

3 aprile, mercoledìSola udienza mattinale, l’arciprete di Torcello don Cristofoli.260 Lavoro

continuato, ma in frastaglio su piccole cose, p.e. una lettera a mio nipote Angelino soldato a Palermo (L. 20.000).261

A sera trattenni i miei due Vicari a cena, alla quale seguì una presa di visione delle cose più importanti a cui conviene provvedere. Durò l’assaggio sino a mezzanotte: fui contento dello spirito dei miei collabo-ratori, cioè: prendere tutto con carità per aiutare meglio la giustizia:262

260 Giovanni Cristofoli (1906-1969), sacerdote dal 1936, era arciprete di Torcello dal 1950; nel 1962 sarà trasferito alla parrocchia dei Tolentini, Liber Vitae, p. 122.

261 Al nipote Angelo Roncalli, figlio del fratello Giuseppe e di Ida Biffi, scrive: «Osser-vo che sei stato chiamato in servizio proprio il 19 marzo – festa di S. Giuseppe – anniversa-rio della mia consacrazione episcopale. Perciò ti mando una bella immagine di S. Giuseppe, che ti ricorderà sempre tuo padre e tuo zio cardinale. È molto venerata qui a Venezia, e quando verrai a trovarmi la potrai visitare, ben contento di aver passato il tuo servizio militare sotto la protezione di lui. Anch’io mi chiamo Angelino, e sempre da giovane mi chiamarono così. Però il nostro barba Zaverio che tu non hai conosciuto aggiunse a quello di Angelo anche il nome di Giuseppe nel battesimo: ed ora porto i due nomi insieme, il tuo e il mio. Ti unisco un piccolo regaluccio (lit. 20.000) che ai miei tempi erano un patrimonio. Quando avevo 20 anni, feci il mio servizio militare come volontario di un anno. Dopo 6 mesi caporale, e dopo undici mesi sergente (1901-1902). Durante la prima guerra del 1915 fui per undici mesi sergente, e poi per 4 anni tenente cappellano militare. Come vedi ho anch’io i miei punti di onore e di servizio. Quale differenza il servizio militare di allora e il servizio di oggi! Però è sempre servizio, è sempre obbedire, e chi fa le cose seriamente si fa dei meriti innanzi a Dio ed anche per la patria. Sempre il proprio dovere e saper tirar drit-to, in buona coscienza, e volendo bene a tutti. A me il servizio militare ha insegnato tante cose, e bisogna saper imparare un po’ da tutto. Tu, Angelino, sei stato sempre un buon figliuolo, sai ragionare e farti onore. Continua così e sarai sempre lieto. Non dimenticare le tue preghiere. Corte se vuoi e se non puoi farle lunghe, ma sempre. Si prega anche con un sospiro. Tuo papà Giuseppino ti potrebbe insegnare tante cose della sua vita militare […]. Soprattutto guardati dalle donne. Non le accostare per niente, per niente; né lasciarti accostare. Basta una volta sola per rovinare un bravo giovane. E neppure lasciati prendere dalle matte idee che corrono. Ragiona colla tua testa e non con la testa degli altri», Familiari, II, pp. 419-420.

262 Cfr. supra, appunti del 4 giugno 1956.

1957

358

esaminati parecchi casi personali bisognosi di risoluzione: Dese: S. An-tonio di Lido: ecc. vecchi sacerdoti omai superati, ecc. Situazioni spesso dolorose: ma inesorabili. Che il Signore mi aiuti, come io sono certo che mi aiuterà.

4 aprile, giovedìUdienze: il prof. Antonio Gasbarrini di Bologna che raccomanda il

dott. De Carolis per l’Ospedale al mare.263

A Palazzo Ducale presiedo <onor.> alla inaugurazione della XVIII Unione dei Capi della Provincia:264 presidente l’avv. Maggio di Genova che invitò gentilmente il Patriarca ad invocare da S. Marco le benediz. celesti sull’Assemblea, solenne e numerosa.

Nel pomeriggio in sacrestia: caso di coscienza che fù piuttosto uno studio sul Calendario o computo ecclesiastico, ben presentato dal prof. Memo,265 e sulla risurrezione dei morti con Cristo risorto, dal prof. Fio-rin.266 Fu poi offerto un regalo in libri al nuovo Vic. Gen. Olivotti con parole di Macacek, risposta buona del Vescovo festeg. e mie parole di chiusa, e di augurio Pasquale col «Credis hoc?» a Marta [cfr. Gv 11,26]. In casa colloquio con mgr. Gottardi, e prep. della mia dichiarazione circa il trasporto del Casinò a Venezia.267

263 Antonio Gasbarrini (1882-1963), docente di Patologia speciale medica e di Clinica me-dica alla Facoltà di medicina dell’Università di Bologna, era intervenuto pochi anni prima per dare assistenza medica a Pio XII. Sarà a sua volta uno dei medici curanti di Giovanni XXIII.

264 «In Palazzo Ducale presenzia alla apertura della XVIII Assemblea delle Provincie Italiane», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, p. 108.

265 Ezio Memo, nato a Burano nel 1931, era stato ordinato sacerdote da Roncalli nel 1955; era insegnante in Seminario.

266 Il calendario fissato in precedenza prevedeva per l’11 aprile – e non per il 4 – le se-guente discussione: «Sacra Scrittura: Esegesi di Daniele IX, 20-27; Diritto Canonico: Computo del tempo nella disciplina canonica cc. 31-35», «Bollettino», 47 (1956)/9-10, p. 308.

267 Cfr. supra, appunti del 14 gennaio 1957. «Da qualche tempo – scriveva Roncalli – corrono voci in città di Venezia, circa un movimento inteso a far trasportare a Ca’ Giusti-nian il Casinò Municipale da gioco che trovasi attualmente al Lido. […] Ora è precisamente al centro della città che lo si vorrebbe trasferire, […]: giusto a Ca’ Giustinian, con estremo disdoro del nome e della casa avita del primo patriarca di Venezia San Lorenzo Giusti-niani: sua insigne gloria spirituale, letteraria, religiosa e civile: trasferirlo, ripeto, nel punto più splendente della Laguna, in faccia al tempio della Salute e del Seminario patriarcale, nelle immediate vicinanze di Piazza San Marco. Richiami cortesi e supplichevoli ad evitare almeno l’eccesso di una pubblicità così sfacciata che verrebbe offerta alla decadenza del buon costume non sembrano destinati a far riflettere. Miraggi ingannevoli di lauti guada-gni, a servizio pubblico di assai, assai dubbio profitto, e in ogni caso strappati al rischio di molti infelici ed alla disperazione di alcuni, pare non valgano a trattenere l’ingordigia. […]

1957

359

5 aprile, venerdì<Oggi ho spedito alla Baron. Scotti L. 50.000 per affitto Camaitino /

11 maggio - 11 nov. 1957>268

Udienze: parroco di S. Canciano del Tribunale [don Corao]. A mezzo-dì ricevetti un gruppo di sacerdoti condotti da P. Righetti. Assistenti alle Scuole. Nel pomeriggio, visitai con don Loris, mgr. Jandelli infermo, la pit-trice Rossi [ ] e!, in Seminario la mostra liturgica al Laurentianum,269 dove i due chierici Pegorer e Bonaldo con molto garbo fecero le spiegazioni. Visitai i lavori del Seminario Minore che procedono bene.270

La giornata odierna fù tutta continuazione di preghiere al Sacro Cuo-re. Stamane in cripta assistetti alla Messa di mgr. Bosa per gli operai del-lo spettacolo (baracconi, giocolieri, ecc.) e dissi loro alcune parole buone sulle tracce dei 5 misteri dolorosi. Nel pensiero e nel cuore – ricordando il lavoro di stanotte – preparazione delle dichiarazioni sul Casinò dal Lido a Ca’ Justinian!, mi accompagnò in unione con Gesù mitis et humilis [Mt 11,29] una grande pace, e sicurezza di essere fedele allo spirito suo.

6 aprile, sabatoSitientes – Mgr. Olivotti fece le prime sue Ordinaz. a S. Marco.

Il grande gioco d’azzardo è già un disordine gravissimo in se stesso, e deplorevole e con-dannabile comunque e dovunque lo si faccia, anche in segreto. Ma farlo divenire per la sua pubblicità, organizzata e messa a punto, richiamo, esempio ed abito di vita scostumata ed oziosa, questo è intollerabile in una città nobile e civile: questo è estremamente indecoroso per Venezia che non è un paesetto alla periferia di uno Stato, né un gruppo di case senz’al-tro mezzo di sussistenza. Per chi mi conosce, per chi mi intende, valga questa parola acco-rata e piena di angoscia e di pena. […] Prego quanti in questo negozio portano più gravi le responsabilità delle decisioni e degli accertamenti, a levare gli occhi in alto e a mettersi la mano sul cuore. E a quanti riguardano al complesso di questo progetto unicamente sul profilo dei milioni, che costano lacrime e sangue, non sfugga il richiamo del Libro Sacro (Atti degli Ap. VIII, 19-22). È Simon Pietro che risponde a Simon Mago: “il tuo denaro sia teco in perdizione”. Mi auguro che le voci correnti non corrispondano a realtà di propositi e di decisioni. Le mie parole resteranno – Dio lo voglia – solamente un allarme. Anche un allarme si perdona a un cuore di padre e di pastore», A proposito del progettato trasporto del Casinò del Lido a Venezia Centro. Dichiarazione del Cardinale Patriarca, in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, pp. 100-102; ripreso in Scritti e discorsi, III, pp. 78-80.

268 Cfr. supra, annotazioni al 24 agosto 1956.269 Nell’estate del 1956 era iniziata, sotto la direzione dell’architetto Meo, la costruzione

di un nuovo edificio destinato ad ospitare gli studenti del corso teologico del seminario: il nome si ispirava naturalmente alla figura del protopatriarca, del quale si stava celebrando l’an-no centenario, e i lavori erano appena stati ultimati: cfr. Fusco, Valentino Vecchi, cit., p. 39.

270 Cfr. supra, appunti del 2 marzo 1957.

1957

360

Solo Ordini Minori.271 In casa prime impressioni buone per l’uscita sul Gazzettino delle mie dichiarazioni sul trasporto del Casinò. Mia perfetta pace. In nocte don Loris fù disturbato sino a tarda ora perché la publica-zione fosse arrestata.

In giornata presi per la prima volta rifugio, per la solitudine assoluta che mi permette di lavorare, nella piccola sala oltre il salone dei Patriarchi ver-so S. Marco. Ivi ricevetti mgr. Olivotti che mi presentò mgr. Freschi, mgr. Baldi di America e un nipote di mgr. Baldelli.

A sera ricevetti i rappresentanti dei Seniores presentati da don Carlo Corrao! loro assistente.

7 aprile, domenica [Domenica di Passione]Visita Pastorale con mgr. Schiavon al Cavallino.272 Tutto bene. Gente

numerosa alle due Messe, la mia e poi del P. di Terra Santa.273 Mio discor-so… fervoroso per tutto, firma dei registri, ricev[imento] della Consulta Parr[occhiale] poi visita alle Suore Imeldine dell’Asilo. Mi recai in seguito a Sette Casoni: chiesa modesta curata da don Della Puppa: S. Messa di lui, preced[uta] da mie parole ai piccoli ed ai grandi: tutti numerosi. Non sentii alcun lamento. Tornato al Cavallino secondo mio discorso ai fedeli pur sempre numerosi e buoni. Alle 12.30 eravamo a S. Marco. Deo gratias. Via di accesso in auto Mestre-Jesolo-Cavallino.

In casa mi occupai un poco della mia lettera Pasquale,274 e raccolsi gli echi delle impressioni delle mie dichiarazioni sul Casinò. [L’]Osserv[atore] Romano publicò integralmente275 e Capitolo S. Marco primo aderente.

8 aprile, lunedìUdienze: Rettore del Seminario di Mantova e Cancelliere Vescovile.

271 Il sabato dopo la IV domenica di Quaresima – normalmente riservato alle sacre ordinazioni – era chiamato anche sabato «sitientes» dalle prime parole dell’Introitus della mes-sa: «Sitientes, venite ad aquas, dicit Dominus: et qui non habetis pretium, venite, et bibite cum lætitia». Per i nomi degli ordinati cfr. Sacre ordinazioni nell’anno 1957, in «Bollettino», 49 (1958)/1, p. 63.

272 La parrocchia di S. Maria Elisabetta al Cavallino, nel vicariato foraneo di Torcello.273 Un frate minore legato alla Custodia di Terra Santa che interveniva per sollecitare

la raccolta di offerte per i luoghi santi: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

274 Cfr. infra, annotazioni al 14 aprile 1957.275 Il Card. Roncalli contro il gioco d’azzardo in Venezia, in «L’Osservatore Romano», 7 aprile

1957, p. 5.

1957

361

Invito per le onoranze Perosiane a Mantova per il 14 maggio.276

In serata Stazione a S. Trovaso. Sempre gente poca per il brutto tempo e perché siamo come a Roma ai miei tempi: cioè poca sensibilità. Però, la cerimonia perfetta. Io esposi tre pensieri: l’esempio datoci dal Card. La Fontaine: degno di imitazione:277 lo spirito della penitenza richiamato a Giona e a Ninive:278 poi sempre pregare.279

Naturalmente i discorsi in casa sono sempre circa il Casinò, e le im-pressioni circa il mio intervento. Sembrano buone. Io voglio insistere sul massimo riservo per conto mio.280

9 aprile, martedìUdienze: Superiora delle Suore di Susa che aprono casa a Cittanova

presso Eraclea. Prof. Sartori che chiede benediz. nozze sua figlia.Nel pomeriggio ricevo mgr. Bortignon vescovo di Padova: intese per

i nostri Esercizi dal 2 all’8 giugno:281 e piena conformità per il resto della situazione vigente. Dem. Cristiana: il popolo [del Veneto]282 ecc. Per la prima

276 Cfr. supra, appunti del 18 febbraio 1957.277 Era stato infatti il card. La Fontaine a introdurre l’uso delle stazioni quaresimali

praticato a Roma: cfr. supra, annotazioni al 21 marzo 1957; si veda anche Pace e Vangelo, I, pp. 29-30.

278 Il patriarca si sta richiamando alla lettura della messa del giorno: Missale, Feria II post Dominicam de Passione, Lectio Jonæ Prophetæ (Gen 3,1-10).

279 Ritorna l’invito rivolto pochi giorni prima al nipote Angelo: cfr. supra, annotazioni al 3 aprile 1957.

280 Un proposito già formulato anche in occasione di altri interventi che avevano avuto una forte risonanza al di fuori del Patriarcato: si vedano ad esempio supra gli appunti del 14 febbraio 1957.

281 Inizialmente si era pensato di chiedere la disponibilità di mons. Pardini, ma il proposito non aveva avuto seguito; il 26 febbraio il patriarca aveva quindi scritto all’arcivescovo di Pisa Ugo Camozzo chiedendogli «un favore grande, grande da fare all’Episcopato Triveneto. Venire quassù la sera del 2 giugno, domenica post Ascensionem Domini fino al pomeriggio del 7 a Torreglia sugli Euganei, a predicarci gli Esercizi Spirituali. Noi saremo tutti uniti ad ascoltare per la bocca di Vostra Eccellenza la parola del Signore rivolta a noi Vescovi umilissimi Ecclesiae Dei. Eccellenza: mi risponda che senz’altro accetta, e verrà. Se crede potrò io stesso accompa-gnarLa al monte delle Beatitudini, dove ci faremo buona compagnia. E senz’altro sarà magnum gratiae mysterium», AR/FSSD X/600. Gli esercizi saranno però predicati da mons. van Lierde.

282 Dopo alcuni mesi di sospensione, il 31 marzo era ripresa la pubblicazione de «Il Popolo del Veneto»: era ora diretto dal segretario provinciale della D.C. e aveva cadenza quindicinale; dal momento della sospensione agli abbonati era stato spedito il settimanale fiorentino «Politica», diretto da Nicola Pistelli e politicamente sulla stessa linea de «Il Popolo del Veneto». Poche settimane più tardi il prefetto registrerà nella propria relazione mensile che la «ripresa delle pubblicazioni del periodico “Il Popolo del Veneto” ha formato oggetto

1957

362

volta mgr. Loris lo andò a ricevere in motoscafo: e così io lo ricondussi sino al Piazzale Roma. D’ora in poi converrà sempre far così. Iustum et dignum est.283 Mi recai in seguito a visitare la M. Provinciale di S. Gioachino vicina a morire: bravissima e degna Suora. Seguì poi la Stazione a S. Sofia di S. Felice. Molta senilità e giovinezza. Anche là cose fatte bene: miei tre pensieri col richiamo forte a [[Regno]] Daniele nella fossa dei leoni.284 Molti cari ragazzi.

10 aprile, mercoledìVisite: prof. Chiodini che mi reca lettere e fascicoli del prof. Vivaldi sulla

«Lectura Dantis», don Marigo, bravo sacerdote di Jesolo.Verso mezzodì un folto gruppo di alunni delle scuole di Stino di Liven-

za: circa 700 – con offerta di voti e di doni della campagna. In salone Pio X un grande spettacolo onorato dalle Autorità Scolastiche di Venezia.285

A sera presiedo alla riunione della Consulta Diocesana che trattò per altro di cose riguardanti le donne: loro ammissione al Consiglio dei Giurati nei Tribunali e di altri temi. Direzione del Convegno demandata a mgr. Olivotti e relatore don Bosa.

11 aprile, giovedìGiornata quieta. La pioggia concilia il ritiro in casa e buon lavoro. A

sera però ho voluto recarmi a S. Gerolamo per la stazione che mi per-mette di accostare sempre gente e di far del bene. Nella piccola chiesa che serve di parrocchia, moltitudine di vecchie e di ragazzi.

di breve commento da parte de “L’Avvenire d’Italia”, al quale sembra che il quindicinale veneziano “non presenti un programma ben definito, ma piuttosto oscuro ed equivocante e per nulla utile a quella azione concorde dei cattolici, tanto ardentemente auspicata”»: Relazio-ne mensile-Aprile 1957, prot. Gab. 215/4, pp. 1-2, in ACS, Ministero dell’Interno, Gabinetto 1957-60, b. 307, f. 16995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

283 Missale, Ordo Missæ, Præfatio. Piazzale Roma è l’estremo luogo di accesso automobili-stico a Venezia, fruibile da dopo la costruzione del lungo ponte translagunare della Libertà ultimato nella prima metà degli anni Trenta: evidentemente il patriarca desiderava un maggior riguardo nell’accoglienza del segretario della Conferenza Episcopale Triveneta.

284 Ancora una volta il patriarca trae spunto per le sue riflessioni dalla lettura della messa del giorno: Missale, Feria III post Dominicam de Passione, Lectio Danielis Prophetæ (Dn 14,27-42).

285 «Riceve settecento bambini delle scuole elementari del Circolo didattico di San Stino di Livenza. Dopo alcune parole del sig. Provveditore agli Studi, prof. Mario Muccin, e del Direttore Didattico dr. Donadi e ricevuto l’omaggio della festante assemblea e i frutti della terra Veneta, ringrazia con un affettuoso messaggio e consegna a ciascuno una medaglia della Nicopeja: alla cui protezione affida i piccoli e le loro famiglie», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, p. 108.

1957

363

I P.P. Salesiani si aiutano bene colla presenza e col canto dei ragazzi.286

Mie parole sul Vangelo della Maddalena penitente.287

Visitatore distinto il prof. Bacchion che mi riferisce l’atto di solida-rietà di tutta la Giunta Diocesana [di A.C.] circa l’affare del Casinò.288

Circa questo affare vedo che l’atmosfera si viene rattiepidendo.

12 aprile, venerdì [Sette Dolori della B.V. Maria]Festa di devozione viva e mesta. Tempo piovoso e freddo. Al mattino

mi recai a S. Elena, capella delle Suore Mantellate. Mia S. Messa, breve di-scorso tratto dalla liturgia così soave e toccante: un pensiero di S. Bernardo e uno di S. Agostino nel Breviario, II e III Nott[urno].289 V’era un bel gruppo di insegnanti Tedesche di Essen che fecero tutte la S. Comunione.

Nel pomeriggio acqua violenta e con vento sul mare. Mi recai a S. Mi-chele per la es<u>mazione delle salme dei patriarchi Trevisanato, Domeni-co Agostini e Cavallari tutti e tre cardinali.290 Tutto fù fatto con rispetto. Trattenni a sera i due fratelli Cavallari Ernesto e Emilio nipoti del card. Cavallari venuti per la circostanza: due brave persone.

Per me gravi riflessioni, ed incoraggianti al ben fare in limine vitae meae.291

286 Cfr. supra, appunti del 10 marzo 1957.287 Missale, Feria V post Dominicam de Passione, Sequentia sancti Evangelii secundum Lucam (Lc

7,36-50).288 Deponendo nella rogatoria veneziana per la canonizzazione di Giovanni XXIII, Eu-

genio Bacchion riferirà che riguardo alla Notificazione del patriarca sul trasferimento del casinò in città «ci furono delle prese di posizione nel campo politico quasi ci fosse una ingerenza dell’autorità ecclesiastica nelle questioni cittadine e la soluzione fu poi trovata: il casinò andò a Palazzo Vendramin-Calergi. Noi laici ci eravamo resi interpreti del desiderio del Servo di Dio agendo direttamente con i consiglieri comunali», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 211.

289 Breviarium, Pars Verna, Feria VI post Dom. Pass. Septem Dolorum B.M.V., In II Nocturno, Sermo sancti Bernardi Abbatis (Sermo de 12 stellis); in III Nocturno, Homilia sancti Augustini Episcopi (Tractatus 119 in Joannem).

290 Giuseppe Trevisanato (1801-1877), già vescovo di Udine, era stato patriarca di Vene-zia dal 1862 all’anno della sua morte; Domenico Agostini (1825-1891), originario di Treviso, vescovo di Chioggia dal 1871, resse la cattedra di s. Marco dal 1877 al 1891; Aristide Cavallari (1849-1914), già rettore del Seminario di Venezia, fu patriarca dal 1904 al 1914. Di lì a pochi mesi i loro resti sarebbero stati ricomposti nel rinnovato sepolcreto della basilica di S. Marco: cfr. infra, appunti del 26 novembre 1957.

291 In giornata, nella lettera con la quale dà alcune disposizioni alla nipote Enrica circa la sua venuta a Venezia, scrive anche: «Tu sai che la Pasqua è la festa di tutti i morti che sono vivi in Cristo, il quale morendo fu ed è il vincitore della morte. […] Anche il fatto che il Card. Patriarca nel giorno di Pasqua chiami intorno a sé i suoi vivi nel ricordo dei suoi morti, sarà

1957

364

13 aprile, sabato [S. Ermenegildo Martire]Il ricordo mesto di ieri si distende dal card. Pellegrinetti e torna su

quello di Pio XI, di cui ho finito stamane alle 4 la lettura della vita. Card. Ratti e card. Pellegrinetti. Nunzio e segretario.292 Scrissi stamane una lette-ra di viva congrat[ulazione] a mgr. Confalonieri autore di un volume la cui lettura mi ha fatto tanto bene allo spirito.293

A sera alle 19 mia Messa a S. Fantino per la Pasqua dei Laureati. Ce n’era un buon numero: ma in questo campo c’è pur tanto da fare. Al Vangelo mie parole. All’Epist. Geremia 18: Non peribit lex et sacerdos: consilium et sapiens:294

14 aprile, domenica [Domenica delle Palme]Bergamaschi a Venezia oggi. Il sindaco avv. Simoncini con 600 persone

addette alle varie branche della Amm[inistrazione] Comunale.295 Li ricevetti

una cosa edificante qui e anche in paradiso. […] Vuoi che il Signore non ci benedica tutti insieme, chi è partito e chi resta, tutti confidando nel Signore?», Familiari, II, p. 421.

292 Ermenegildo Pellegrinetti (1876-1943), della diocesi di Lucca, sacerdote dal 1898, era stato segretario di nunziatura in Polonia durante la missione di mons. Achille Ratti, il futuro Pio XI. Nel 1922 era stato consacrato arcivescovo e nominato nunzio in Jugoslavia; nel 1937 era stato creato cardinale. Roncalli lo aveva conosciuto nel 1933, ospitandolo a Sofia e succes-sivamente a Bergamo e mantenendo da questo momento un cordiale contatto; su di lui si veda T. natalini, I diari del cardinale Ermenegildo Pellegrinetti, 1916-1922, Città del Vaticano 1994.

293 Cfr. supra la pagina delle Note finali del mese di febbraio. In questa missiva Roncalli scriveva a Confalonieri di aver «finito la lettura del suo volume Pio XI visto da vicino e mi affretto a dirle che ella ha composto un vero capolavoro. Il seguirne tutte le pagine e tutte le parole è stato per me attenzione vivissima, edificazione del mio spirito, vera esaltazione del cuore. La ringrazio del gran bene che quel volume ha fatto e continuerà a fare alla mia anima sacerdotale, confortandomi in esercizio di umiltà, in apprendimento continuato di saggezza, in ardore di santa emulazione, naturalmente nel limite ben modesto delle mie energie. Eh! se dovessi scriverLe tutta la impressione felicissima che io ne ho riportata, non finirei così presto. Avremo tempo a vederci, e a tornare a lungo su tanti preziosi e graziosi ricordi che da ben 50 anni (1906-1956) tengono legato il mio spirito e quello dell’Antico Achille Ratti seguito fino alla gloriosa trasfigurazione di papa Pio XI. Ho già disposto l’ac-quisto di parecchie copie del suo magnifico commovente e anche letterariamente artistico lavoro, per farne una distribuzione ai miei Canonici di s. Marco, ed ai miei collaboratori principali, come mio dono di Pasqua. Ciò le dice, Eccellenza car.ma, quanto io apprezzai la sua nobile fatica, che ha dischiuso a letizia di tanti occhi e di tanti cuori, un vero scrigno contenente gemme di prezzo inestimabile, nella contemplazione e nell’incoraggiamento di ciò che più vale per la nostra vita presente e per la futura», edita in l.F. caPovilla, Papa Giovanni XXIII gran sacerdote, come lo ricordo, Roma 1977, pp. 179-180.

294 Missale, Sabbato post Dominicam de Passione, Lectio Jeremiæ Prophetæ (Ger 18,18-23).295 Il democristiano Tino Simoncini fu sindaco di Bergamo dal 1956 al 1964; sul periodo

della sua amministrazione si vedano C. siMoncini, La grana del seminario nei diari del sindaco di

1957

365

alla Salute dove celebrai la S. Messa e parlai dei buoni rapporti fra le nostre due città.296 I miei seminaristi distribuirono per ciascuno un rametto di olivo. Presente anche il sindaco Tognazzi che venne poi a trovarmi con Simoncini in casa. Tutto riuscito felicemente. Io celebrai la prima volta la funzione delle Palme a S. Marco in sero.297 Molta gente che superò l’aspettativa. Naturalmen-te i plutei crearono il solito ostacolo al godimento della cerimonia.298

Seguì in sero ed in nocte forte lavoro per la «Epistola Paschalis Dñi Patriarchae».299

Bergamo Tino Simoncini, Bergamo 1994, e T. siMoncini, Al balcone di una piccola città. Autobiografia di un sindaco (1960-1965), a cura di Carlo Simoncini, Bergamo 1999.

296 Alcuni stralci dell’intervento del patriarca sono stati editi in Scritti e discorsi, IV, pp. 109-111: «A Venezia, dappertutto si scorge il segno di Bergamo, e sempre nobile, caro rispetta-to. Le antiche lotte per la libertà dei comuni – Nos homines de Pergamo – trovano il punto fermo a S. Marco, nell’incontro tra Alessandro III e Federico Barbarossa. Datasi Bergamo a Venezia, nel secolo XV, il suo primo Rettore Veneto è Marco Giustiniani, fratello del protopatriarca S. Lorenzo. Da allora ben 25 prelati veneziani tennero il governo ecclesiastico della diocesi Bergomense, dal 1437 al 1819. Da Polidoro Foscari, il primo vescovo, a Gian Paolo Dolfin che fu l’ultimo. A sua volta due patriarchi sono figli di famiglie originarie di bergamo: Milesi e Giovanelli; e due sono bergamaschi autentici di immediata provenienza: il Mutti e l’attuale; mentre due famiglie distinte, Cavagnis e Passi, sono all’origine di due istituzioni di educazione cristiana: Scuole Cavagnis e Suore Dorotee, anche ora fiorentissime. Tutte le arti: arte militare, architettura, pittura, musica, sono qui illustrate da nomi di Bergamaschi gloriosi: Bartolomeo Colleoni, Codussi, Palma, Cariani, Legrenzi; per citare solo alcuni. E tutta gente distintissima per altezza d’ingegno e ispirazione cristiana. Nell’ordine della santità basta il nome di Gerolamo Emiliani, partito giusto da questo punto di Venezia dove sorge il tempio che qui ci accoglie, per elevare a Somasca, familiare a tutti i bergamaschi, ai confini del territorio Veneto, un centro di vita spirituale, di cultura e di istituzioni benefiche che fa tanto onore ed è motivo di vivo com-piacimento per le due regioni. […] Sì: benedico di cuore alla memoria dei Bergamaschi morti in questa città in tutti i secoli. Io amo ricercarne e leggerne i nomi su tante pietre mortuarie che coprono il pavimento delle chiese di Venezia. Li leggo e mi commuovo. Benedico all’attività dei vivi così sobria, così ardente, così tenace: tanto di chi tiene le responsabilità più alte nell’am-ministrazione comunale che qui vi condussero con pensiero edificante e toccante; come di chi attende ai servizi più modesti della collettività cittadina, in umili prestazioni non meno meritorie che quelle dei grandi. La mia benedizione si intreccia all’olivo benedetto che i miei cari semina-risti di Venezia porgono a ciascuno di voi in nome mio ed in unione di spirito coi più numerosi seminaristi di Bergamo, questi sul colle di San Giovanni in Arena di Bergamo Alta, gli altri qui all’ombra di questo tempio della Salute «pupilla degli occhi» di ogni pastore d’anime, ansioso e sollecito dell’avvenire della santa Chiesa cattolica nel mondo, della santa Chiesa Apostolica e Romana in Italia».

297 Sulla novità della celebrazione vespertina si vedano supra le annotazioni al 25 mar-zo 1957.

298 Su questo annoso problema cfr. supra gli appunti dell’8 gennaio, 27 febbraio e 7 maggio 1956.

299 L’Epistola Paschalis Domini Patriarchae. Note di liturgia pastorale uscirà con la data del 18 aprile: molto tardi, dunque, rispetto alle tradizionali pastorali quaresimali. Roncalli spiegava

1957

366

15 aprile, lunedìProf. Papò.300 La sera stazione a S. Luca.

––––––––––Una foglia biblica.«Extendit Oza manum ad arcam Dei, et tenuit eam quoniam calci-

trabant boves et declinaverunt eam. Iratus est in! indignatione Dominus contra Ozam et percussit eum super temeritate, qui mortuus est ibi juxta arcam Dei[»]

Lib. II Regum c. VI. 1.12.

Che lezione tremenda per chi non avendone il mandato osa intrometter-si nelle cose sacre! La buona intenzione di far servizio al Signore non basta.

19 aprile, venerdì301 [Venerdì Santo]Matutino a S. Marco.302

perciò all’inizio di questo testo, dopo aver fatto un rapido riassunto dei temi trattati negli anni precedenti, che era stata inizialmente sua intenzione «presentare, per l’inizio della Qua-resima di questo 1957, la illustrazione di uno o più punti del dottrinale cattolico, riferentesi a ciò che potesse interessare il vostro spirito […]. Ma inattese circostanze arrestarono la mia penna, volgendo il mio spirito ad altre cure. Voi conoscete bene gli avvenimenti di que-ste settimane. Innanzitutto la promozione del degnissimo e tanto prezioso mio Vescovo Ausiliare e Pro Vicario Generale Monsignor Augusto Gianfranceschi alla illustre sede di Cesena. Poi la nomina e la consacrazione di Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Olivotti, nuovo Ausiliare e Vescovo titolare di Samo, con qualifica ed attribuzione di Vicario Gene-rale: […] infine un complesso di altre circostanze, motivi di particolare gradimento […]. Tutto ciò mi sottrasse ad ogni altro impegno e mi condusse dalla domenica Laetare sino alla imminenza delle solennità Pasquali»: «Bollettino», 48 (1957)/3-4, pp. 78-79. Differen-temente da quanto accaduto negli anni precedenti l’Epistola roncalliana stavolta non veniva dedicata a un unico tema, ma passava in rassegna eventi e questioni giudicate dal patriarca di stringente attualità e importanza: le messe festive e vespertine; i «Pueri chorales»; il nuo-vo Seminario minore e il problema della vocazioni; la costruzione di nuove chiese; il Museo diocesano di arte liturgica; la Basilica di S. Marco.

300 Renato Papò (1905-1984), già direttore della Biblioteca Universitaria di Cagliari, era dal 1954 soprintendente alle biblioteche del Veneto orientale, Friuli e Venezia Giulia.

301 Dal 16 al 18 aprile Roncalli non scrive nulla sull’agenda: probabilmente perché assor-bito dalla ultimazione della sua Epistola Paschalis.

302 Il Diario indica che, oltre ad assistere al canto del «Mattutino e Laudi», Roncalli «alle 12 in Battistero di S. Marco parla ai gestori dei Cinematografi cittadini. Alle 15 celebra la so-lenne “Actio Liturgica” e alle 20.30 presiede la Processione delle Reliquie: assiste alla predica della Passione; ed impartisce la benedizione con la Reliquia del Preziosissimo Sangue», in «Bollettino», 48 (1957)/3-4, p. 109.

1957

367

20 aprile, sabato [Sabato Santo]Sabato riposante al mattino. A mezzodì grandi visite: rappresentanze

di istituti, di Suore, di religiosi e religiose: poi Prefetto Spasiano e Signo-ra: Sindaco Tognazzi e Giunta Comunale al completo. Il gesto fù buono: parole con velate scuse del Sindaco in nome di tutti, a proposito, garbate [[x]] ed espressive di buona volontà.303 Mi furono tanto gradite le buone maniere di tutti: Religiose e religiosi: rappresentanze varie di istituti.

A sera grande cerimonia della Risurrezione. Tutto procedette bene: con meno incertezza che l’anno scorso:304 anche la Musica più tenue e meglio intonata: benché le voci dei cantori grandi e piccoli, pur con un buon maestro come don Bravi, restano inferiori a la importanza di S. Marco.305

21 aprile, domenica [Domenica di Pasqua]Alleluja: Alleluja. Lo spirito gioioso fù costretto ad un dolce sforzo.

La preparazione della breve Omelia per la Messa delle 10 con S. Marco arcicolmo. Parlai della Pasqua del cristiano, che rappresenta la perfezione della pratica religiosa: confessione e Comunione.306 Don Loris fù pronto a trascrivere. Io non potei riposare un poco che dopo le 4 del mattino. Non ascoltai echi al mio breve discorso: ma credo che sia stato il più capito dai

303 La Giunta si scusava – pur mantenendo ferma la propria decisione – per quanto deli-berato a proposito del trasferimento del Casinò in città durante i mesi invernali: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

304 La prima veglia pasquale, secondo la riforma introdotta da Pio XII nel 1955, era stata celebrata l’anno prima.

305 Cfr. supra, appunti del 15 febbraio 1956.306 «Nell’ordine della grazia, la vetta sublime della unione della divinità coll’umanità è il

sacramento del Corpo e del Sangue divino. Non basta che il sacerdote che celebra all’altare, rinnovando l’estremo gesto della vita mortale di Gesù, pronunci le sacre parole del miste-rioso convito, e se le tenga per sé: non basta: egli è sacerdote per il popolo: e, come Gesù spezzando il pane, e rivolgendosi ai fedeli, egli deve dire ai singoli, deve dire alla folla che lo circonda: “Accipite et manducate”: prendete e mangiate: questo è il mio Corpo; prendete e beve-te: questo è il mio sangue. Mangiare dunque il Corpo di Gesù e bere il suo Sangue: divenire una sola cosa con lui: come deificati dal sacramento, ecco il colmo della cristiana perfezione: la santa Comunione. […] Sia detto e ripetuto. Il cristiano perfetto è solo chi comincia dal far Pasqua, e si pone sulla strada della unione intima con Cristo, unione dello spirito ed unione sacramentale del Corpo e del Sangue. Io mi compiaccio con voi, miei diletti figlioli di Ve-nezia, che vincendo ogni fantasma di rispetto umano restate fedeli al comando del Signore e della sua santa Chiesa. Voi siete felici: e tutto vi tornerà a motivo di felicità per l’avvenire. Voi vi siete infine liberati e vi tenete sgombri dal fardello delle vostre colpe, con un’umile confessione che sicuramente la carità sacerdotale ha saputo addolcire […]», Omelia di Pasqua, in Scritti e discorsi, III, pp. 105-110 (le cit. alle pp. 106-108).

1957

368

miei uditori, almeno Italiani. Certo io vi misi tutto il mio cuore. Volli essere semplice più dell’ordinario per toccare e attrarre le volontà. Il cerimoniale coi miei cari Seminaristi fù completo, impressionante e pio.

Ne benedico proprio il Signore. Erano presenti anche mia sorella As-sunta, i miei fratelli Zaverio e Giuseppino, e nipote Martino: e ciò mi toccò il cuore. Grande e ineffabile consolazione per loro e per me.

22 aprile, lunedì [Lunedì dopo Pasqua]<Chi parlò a Ponte Crepaldo per tutti, si chiama Perissinotto Attilio>Di buon mattino partiti i miei cari ospiti e partito anch’io per la visita

pastorale a Eraclea. Ero con mgr. Schiavon. Tutto riuscì molto bene. A Crepaldo: S. Messa: benediz. nuova casa parrocchiale: brava gente ansiosa di autonomia – don Carlo! Trento buono e attivo.307

Passai per breve visita alla fraz. Murazzetta. Colazione in canonica a Era-clea. Poi nuova mia Messa alle 16 a Val Casoni dove venne ad incontrarmi mgr. Olivotti. Qui occorre un prete, la gente è buona, potrà essere coltivata con frutto. Di là passai alla frazione La Paluda con una capella dedicata a S. Isidoro Agricola. C’è del bene, e felice promessa di buon lavoro.

Alle 19 ad Eraclea parrocchia, solenne apertura della S. Visita: la chiesa è una meraviglia: potrebbe essere cattedrale. Il parroco Gerichievitc Istria-no, apparenze ruvide, ma personalità distinta e zelantissima. Non essendo Veneziano, ma Dalmata lo si rispetta e lo si <segue, forse più che non lo si ami.308 Ma mi lasciò eccellente impressione di sincerità, di capacità, di ordine>309

23 aprile, martedìNotte buona passata a Eraclea, con buon riposo ristoratore. Mia Mes-

sa alle 6 fra suoni e canti. In mattinata tre discorsi miei, chiesa immensa sempre piena e attentissima, e tutto fila con buona educazione dei fedeli:

307 Bruno Trento (1918-1988), sacerdote della diocesi di Treviso dal 1942, nel 1955 era stato incardinato nel presbiterio veneziano ed incaricato della costituzione della nuova parrocchia di Ponte Crepaldo di Eraclea, della quale sarà nominato parroco nel 1958, Liber Vitae, p. 96.

308 Un giudizio analogo a quello già formulato anzitempo per il predecessore Agostini e per il vescovo di Bergamo Bernareggi: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 88 e 196.

309 Romano Gerichievich, nato a Curzola nel 1913, era stato l’ultimo parroco italiano di Lagosta in Dalmazia. Dopo l’8 settembre 1943 era stato incarcerato e condannato a morte, ma nel 1949 era stato liberato ed aveva assunto la guida della parrocchia di S. Michele Arcan-gelo; nel 1952 era passato ad Eraclea. È morto nel 2002 a Verona. Ha rievocato la sua vicenda in R. gerichievich, Don Romano racconta. Memorie di un ex galeotto, Trieste 2000.

1957

369

pueri chorales ordinatissimi, il nuovo capellano Zillio li conduce molto be-ne.310 Mi fù assai gradita la presenza di mgr. Marcato arcip. di Jesolo,311 coi parroci Pollaor!312 e de Ray!.313 Alla Messa stupenda musica, però cantori misti della «Benedicamus Dño» di Perosi diretta da don Bruno Trento. Rice-vetti la Giunta dell’A.C. C’è poca corrispondenza nello spirito del popolo. Converrà lavorare in pazienza.

Nel pomerig. dopo la Process. votiva mio nuovo ed ultimo discorso con mia Benediz. del S.S. Solenne. Seguì la visita al cimitero dove pregai sulla tomba di d. Luigi De Felice parroco di Torre di Fine,314 e poi inau-gurai la «Mostra Didattica Catechistica[»] con interv. delle più alte Aut. Scolastiche, bene, bene. Ritorno a Venezia e chiusa a S. Giorgio della so-lenne introduzione dei P.P. Benedettini. ➼ La chiusa della giornata di ieri merita di essere sottolineata.315 Abati n. 6 <a S. Giorgio> mgr. Olivotti, io in sero316 a conclusione.317 Coi signori della fondazione Cini, e lui a capo,

310 Nella lettera pastorale per la Pasqua aveva scritto: «Egualmente sono motivo di vivo compiacimento i “Pueri chorales” o “chierichetti”, che vedo ben messi di vestito e di porta-mento intorno all’altare, recanti non solo la soavità del canto, ma la cura, la grazia, la precisio-ne del culto liturgico. Essi costituiscono nelle singole parrocchie la prima scuola di perfetta educazione religiosa e civile, se è vero, come è verissimo, che la “schola divini servitii” è innanzitutto un trattato di buona creanza e un avviamento al ben stare, al ben tacere, al ben pregare davanti a Dio e davanti agli uomini. Questi “Pueri chorales” sono anch’essi una graziosa eredità del venerato Cardinale Pietro La Fontaine, che li portò qui a Venezia, e ne incoraggiò la formazione»: «Bollettino», 48 (1957)/3-4, pp. 83-84.

311 Giovanni Marcato (1909-1987), sacerdote dal 1932, già parroco di Treporti, era stato nominato arciprete di S. Giovanni Battista di Jesolo nel 1953, Liber Vitae, pp. 149-150.

312 Emilio Spolaor (1901-1970), sacerdote dal 1933, era parroco di Passarella di Jesolo dal 1952, Liber Vitae, pp. 12-13.

313 Rectius De Rai314 Cfr. supra, appunti del 28 marzo 1957.315 Le righe seguenti occupano la prima metà della pagina d’agenda del 24 aprile.316 Cioè al calar del sole.317 Il resoconto della cerimonia di reinsediamento dei benedettini a S. Giorgio – la cui co-

munità sarebbe stata costituita da 15 monaci – pubblicato sul settimanale diocesano dava conto anche dell’intervento compiuto dal patriarca, indicando che «richiamandosi ad una esecuzione musicale ascoltata la mattina stessa durante la visita pastorale di Eraclea: e cioè la “Messa Benedica-mus Domino” di Perosi, il Card. Patriarca ha detto che la limpida e possente armonia del Maestro recentemente defunto, e così legato a Venezia, può ben prestare l’Amen del Gloria per chiudere la grande giornata. “Mi piace inoltre ricongiungere questo “Benedicamus Domino – proseguiva Sua Em. – con la conclusione di uno dei primi Oratorii di Perosi: La resurrezione di Lazzaro. In realtà lo stato del Monastero, in 150 anni di rovine e di occupazione militare, fu ben comparabi-le ad un seppellimento di tante grandezze, che nella successione dei secoli si erano accumulate sotto gli auspici e nello spirito dell’ordine Benedettino. Per cui l’avvenimento odierno tanto atteso, e dovuto alla intraprendenza di uomini di alto sentire e di nobile chiaroveggenza, merita

1957

370

accordi e intese perfette. Confirma hoc Deus quod operatus est! [Sal 67,29].318 L’importante è che ciascuno stia al suo posto. Ho qualche dubbio che ci si riesca: ma con l’aiuto del Signore tutto è possibile.319

24 aprile, mercoledìUdienze notevoli di oggi: il musicista Adolphe Borchard di Parigi320

– 5 place Péreire XVII – [[P]] con la principessa di Robek. Poi il sac. Wilheim Reitzer, Kath-Hospiz Ingolstat Iohannessir II. Tel. 2650. È uno dei preti prigionieri di Chartres.321

Alle 18 Primi Vesperi a S. Marco, e poi cena ai Canonici in buona fra-ternità.

25 aprile, giovedì [S. Marco Evangelista]S. Marco sempre solenne con moltissima gente foresta. Mie parole

lette al Vangelo con un breve saluto poi in francese.322 Capella musicale

tutta la nostra riconoscenza al Signore – suscitatore di buone volontà e di ardimento cristiano – al Signore che dischiude alle nostre anime un orizzonte nuovo di preghiera, di fervida attività intellettuale e di carità. Ora, a conclusione di questa faustissima celebrazione di San Giorgio, che segna di gaudio il ritorno dei benedettini sullo specchio d’acqua prospiciente San Marco, invoco da Gesù nel suo Sacramento di amore la benedizione e la grazia fecondatrice dei propositi per il presente e per l’avvenire. Il Cardinale, sottolineando infine la lezione del brano Evangelico odierno, che è tutto un cantico di lode e di fede al Risorto, ha terminato il suo breve ma acceso discorso con il triplice aMen del ricordato oratorio Perosiano, a suggello di letizia e di incorag-giamento per ciascuno dei presenti e per tutta insieme la Fondazione “G. Cini”», Sono tornati i Benedettini nell’isola di San Giorgio, in «La Voce di San Marco», 27 aprile 1957, p. 2.

318 Pontificale Romanum, De benedictione Abbatis auctoritate Ordinarii.319 Cfr. supra, annotazioni al 28 febbraio 1956. Ancora nella presente occasione l’abate For-

naroli di Praglia, alle cui dipendenze veniva posto il rinato monastero, ricordava non senza una punta di polemica che «mai, neppure nei momenti di decadenza dell’Isola susseguenti al decreto napoleonico, quando il Tempio e l’Abbazia furono trasformati in cantieri e depositi d’armi, con la distruzione del patrimonio librario e dell’opera dei benedettini, l’Isola fu completamente abbandonata dall’Ordine, che, a segno del suo diritto, vi lasciò sempre un rappresentante»: Sono tornati i Benedettini nell’isola di San Giorgio, cit.

320 Adolphe Borchard (1882-1967) si era formato al Conservatorio di Parigi; aveva com-posto anche per svariati lungometraggi.

321 Appena giunto come nunzio a Parigi Roncalli si era interessato al progetto della costi-tuzione di un seminario per i seminaristi tedeschi prigionieri di guerra nel campo di Chartres e vi si era recato più volte in visita: cfr. Anni di Francia, I.

322 Nel suo intervento post Missam il patriarca si rifaceva anzitutto a un pensiero di s. Pier Damiani tratto dal breviario del giorno: «“Oggi, o dilettissimi, egli dice, nello splendore della fe-sta di san Marco, Paschale nobis gaudium geminantur: il gaudio pasquale è come un duplicato. Poiché questo beato uomo, beatus hic vir, san Marco nostro, passa felicemente dalla terra al cielo, mentre la Chiesa prolunga il gaudio delle feste pasquali. Ecco che egli, colla sua palma del martirio in

1957

371

ben diretta. Missa S. Ioseph di don Bravi. Le voci però sono deboli.323 Alle 12.30 mi recai a S. Giorgio a salutare il convegno degli studenti delle Scuole Medie, rappres. del Veneto. Mie parole e incontro con S.E. mgr. Zinato: che poi circondai di calde accoglienze in casa: c’era fra gli invitati anche il Conte Cini.

Nel pomeriggio animato e bel discorso su S. Marco e Venezia di mgr. Vescovo di Vicenza. Gente innumerevole, attenta e lieta. Vedo che que-sto invito dei Vescovi concittadini, uno per uno, ogni anno a S. Marco entra nel compiacimento generale.324

26 aprile, venerdìParecchie visite: fra queste il sigr. Papò che si occupa delle biblioteche,

archivi e loro assestamento. Con lui c’erano il prof. Giuseppe e [ ] spariol*, e sigr. Marangoni.

Nel pomeriggio mi recai con mgr. Schiavon a Conigliano! per visitarvi all’Ospedale mgr. Jandelli, sempre in gravi condizioni. È però preparato.

In mattinata ricevetti anche il Senatore Tommasini a cui raccomandai vivamente il prof. Venchierutti, mio medico carissimo e pio come S. Luca [cfr. Col 4,14]. Da una visita che mi fece ieri risulta che io ho 160 di pressione: che mi si dice corrisponde a quanto esige il mio organismo.

mano, abbandona il secolo triste, e, salutato dai cori angelici si unisce a loro, osannanti al suo magnifico trionfo nella gloria del Signore risorto”. L’Ottava di Pasqua – aggiungo io – è un tempo di purificazione spirituale e di intima sacramentale unione con Gesù: comprendete, miei diletti fratelli e figlioli: tempo che succede alla santa confessione ed alla sacra comunione. Questo è il mio voto: che possiamo noi tutti, qualunque sia cronologicamente la settimana del nostro transito, trovarci in spirito come nell’ottava di Pasqua, vicini a san Marco ascendente nei cieli. Il secondo e terzo pensiero: è ancora augurio fissato nelle grandi pagine del libro aperto di san Marco, tenuto su dalle zampe del suo leone: Pax tibi, Marce, evangelista meus: come dire in forma contratta, brevissima: Evangelo e pace. Ora il Vangelo di san Marco, secondo quanto ce ne riferiscono i più autorevoli interpreti, merita piuttosto il nome di Evangelium Petri: e così fu chiamato e si chiama, in quanto san Marco è giustamente salutato da san Pietro in persona come figlio suo: “salutat vos ecclesia et marcus filius meus” (1Pt 5,13). Che voci son queste! San Gi-rolamo vi aggiunge un complemento: e chiama Marco figlio ed interprete di Pietro: Marcus filius et interpres Petri. Figli di Venezia: vogliamo essere sempre fedeli alle parole del gran Libro che il Leone di S. Marco continua a presentare al mondo nell’atto di custodirlo e difenderlo. Questo libro contiene nella evidente conformità alla dottrina di Pietro e dei successori suoi, la linea più sicura alla direzione del nostro pensiero, del nostro spirito, della nostra vita: vita e condotta intima, domestica e sociale […]», Nella festa di San Marco, in Scritti e discorsi, III, pp. 111-112.

323 Cfr. supra, appunti del 15 febbraio 1956.324 Così nel 1954 aveva invitato mons. Vianello di Perugia, nel 1955 mons. Camozzo di

Pisa e nel 1956 mons. Ravetta di Senigallia: tutti originari di Venezia.

1957

372

Io però sono sempre disposto a tutto. Sive vivimus, sive morimur, Domi-ni sumus [Rm 14,8].325

27 aprile, sabatoGiornata abbastanza tranquilla. Prima visita: l’abate Fornaroli di

Praglia326 col padre dom. Germano Lustrissimi che resterà a S. Giorgio come Superiore della nuova comunità Benedettina.327

A mezza giornata qualche puntura nei rapporti col Capitolo che si lamenta di non essere consultato nei riguardo! di disposizioni circa il go-verno interiore di S. Marco. Mia risposta: tacere, soffrire e compatire.

Nel tardo pomeriggio grande seduta a S. Giorgio dei membri della Fondazione Cini. C’erano anche: P. Fava e Ceriotti dei Salesiani: e dom Germano Sup. dei Benedettini, la prima volta.

Ascoltammo tutte le relazioni: Marinaretti: Scuola Sales.: Centro Culturale (avv. Carnelutti). Io chiusi col «Valde bonum» del Genesi, applicato e accomodato [cfr. Gen 1,31].328

325 Aveva scritto il 19 gennaio precedente al nunzio in Uruguay mons. Pacini: «Qui io continuo a vivere, nel mio 76° della mia vita e nel 32° dell’episcopato. Sto ancora bene di sa-lute, grazie a Dio: e meglio ancora di buon lavoro e di consolazioni pastorali. Appena arrivai qui nel 1953 finii la costruzione del Seminario Minore sulle falde del Grappa, a circa 70 chi-lometri da Venezia. Il progetto non tenne. Ed ora sto combinando per un’altra fabbrica, che pur distinta, riunirà i due Seminari nel punto più bello della città: cioè presso il tempio della Salute. Non le dico poi del fervore per la erezione di nuove parrocchie e curazie: già oltre una ventina: della Visita Pastorale, che ho ripresa, e che in quest’anno stesso avrà termine colla celebrazione del Sinodo diocesano. Così che sul finire del V° anno potrò dire di non aver occupato invano questa cattedra di S. Lorenzo Giustiniani. E così sia. Ma sarà proprio così? Bisogna farci pronti a tutto», AR/FSSD X/583.

326 Gerardo Fornaroli (1883-1972) era stato eletto abate di Praglia nel 1923 e resterà in carica sino al 1959.

327 Cfr. supra, appunti del 23 aprile 1957. Su di lui si veda F. Mostardi, Padre don Germano Lustrissimi: profilo di vita e di spiritualità, Venezia 1972. Il 24 febbraio precedente aveva scritto a dom Fornaroli che «niente di più lieto» era per lui l’apprendere della «ripresa della vita rego-lare a S. Giorgio in Isola, con la designazione di Padre Germano Lustrissimi a Superiore della nuova Comunità. Benediciamo insieme il Signore, che si serve della nostra umile presenza quaggiù per i suoi altissimi fini, talora misteriosi: ma sempre per la diffusione di ciò che, in ogni tempo ed in ogni luogo, è sostanza ed espressione del Pater noster: il nome, il regno, la volontà di Dio», AR/Int 2827.

328 Nel suo intervento il patriarca indicava di non aver potuto, ascoltando gli altri in-terventi, non rifarsi «alla prima pagina del Libro Sacro, quando dice: “In principio il Signo-re creò il Cielo e la Terra”, e poi il primo giorno una cosa, poi il secondo giorno un’altra e poi una terza, una quarta, una quinta e al termine di ogni relazione serale diceva: “bonum, bonum”. E al termine di tutta la grande creazione ha detto: “Valde bonum”. Dunque, tutti i rapporti che abbiamo sentito, ci hanno ispirato certamente un senso di viva compiacenza,

1957

373

28 aprile, domenicaVisita Pastorale a Treporti.329 Ero con mgr. Schiavon. Ben riuscita.

Parrocchia fra le più fervorose, e meglio assistite. Don Tenderini <e il suo omonimo>330 vi fanno molto bene undequaque. Visitai Punta Sabbioni, e la sua cappella piena di buona gente: godetti di vedervi una bella statua di N.S. di Fatima in onore e parlai di lei con calore. Visitai egualmente l’altra chiesa [ ] egualmente piena di gente e ben curata.

Al Parroco occorre veramente una casa più degna: l’attuale non fa onore ad alcuno. Fu una visita dunque ben confortevole: credevo di po-tervi trovare buoni fiori per il Seminario Minore: ma pare che ben pochi ragazzi resistano per lo studio.331 E li trovai così bene ordinati e cari! Tornando per la via Fausta ammirai la bellezza di questa località in faccia a Venezia.

29 aprile, lunedìParecchie udienze: prof. Bacchion, arciprete Gerechievitch! di Era-

clea: don Giov. Marchini nuovo parroco di Mazzorbo: don Aurelio

tanto per i marinaretti, tanto per l’Istituto Arti e Mestieri, l’Istituto di Cultura e Civiltà, San Giorgio, i Padri Benedettini e tutti insieme: “Valde bonum”, dunque, ed esprimo così con semplicità un richiamo a ciò che c’è di più alto nella letteratura e in tutte le letterature del mondo, e la mia impressione su quello che deve essere il nostro avvenire. Dobbiamo pren-dere coraggio ed andare avanti. Il Libro ha detto che in quel determinato giorno si è ripo-sato il Creatore; noi invece abbiamo l’invito non di riposare, ma di continuare sulla buona strada», Consiglio generale della Fondazione Giorgio Cini del 27 aprile 1957. Intervento del Card. A.G. Roncalli, Patriarca di Venezia (dalla registrazione), in AR, b. 45bis: «Venezia, 1953-1958», f.: «Corrispondenza con Venezia»; cfr. supra anche gli appunti del 15 settembre 1956.

329 Parrocchia del vicariato foraneo di Torcello.330 Rispettivamente don Albino e don Serafino.331 Aveva scritto nell’Epistola Paschalis pochi giorni prima: «Per le vocazioni dei figlioli,

poi, orientati verso il Seminario, oh! quanto da fare per trovarle, per assisterle, per pro-curare loro aiuti perché si possano conservare e sviluppare a letizia della nostra diocesi benedetta. L’esame di coscienza sul punto dello zelo e delle ansiose e pratiche sollecitudini per questa ricerca e coltivazione delle vocazioni è dovere grave per ogni sacerdote. Ma è egualmente grave per le nostre buone famiglie fervorose, che pur sapendo di attirare grandi benedizioni del Signore, anche nell’ordine della prosperità temporale, quando la voce divina passa sul cuore dei loro figli, non incoraggiano i primi annunzi che le buone mamme cristiane scorgono facilmente, ma li distraggono e, Dio non voglia, li mettono a tacere. Genitori, pensate alle vostre gravi responsabilità su questo punto: non fate smarrire ai vostri figlioli innocenti le vie della grazia sulle quali la Provvidenza prepara per voi, e per la vostra casa, sorgenti misteriose di consolazione e di benedizione!»: «Bollettino», 48 (1957)/3-4, p. 84.

1957

374

Scaramuzza,332 e don Tenderini di Treporti.333

30 aprile, martedì Alcune visite: notevoli i due deputati Cavallari334 e Gatto, con buone

intese e confermate chiarificazioni, sigr.na Nordio idem.335 Studio mio

332 Amadio Scaramuzza (1910-1986), sacerdote dal 1935, nel 1955 era stato nominato cu-rato autonomo della zona del Piraghetto a Mestre per dar vita alla nuova comunità parrocchiale; nel 1959 diventerà il primo parroco della parrocchia di S. Rita da Cascia, Liber Vitae, p. 56.

333 Com’è sua prassi, il patriarca riceve i sacerdoti responsabili delle parrocchie visitate nel-le giornate precedenti per fare con loro il punto della situazione alla luce della visita vescovile.

334 Nerino Cavallari (1917-1987), già dirigente a livello provinciale della D.C. e responsa-bile delle A.C.L.I., era deputato dal 1953.

335 Al maggio 1957 vengono datati alcuni lunghi e interessanti appunti redatti dal pa-triarca «sotto dettatura dei monsignori Bortignon e Urbani» relativi alla situazione politica e in prospettiva delle elezioni politiche dell’anno successivo: «Informazioni e congetture / Collegio Venezia-Treviso / Votanti 748.900 - Voti Dem. 376.000 / D.C. / Deputati secondo i voti preferenziali / 1 Ferrari Aggradi. Imposto dal partito, anzi da De Gasperi. Personalità di molto rilievo. Se si ripresenta è sicura la sua riconferma. Il Partito potrebbe però assegnarlo ad altro Collegio e a Roma, o in Toscana. Egli è di Livorno. / 2 Dal Canton Maria. Riconfermandola essa rappresenterebbe la parte femminile dell’elettorato, specie per Treviso. / 3 [Giovanni] Gronchi a suo tempo optò per Pisa. / 4 [Eugenio] Gatto, espo-nente di sinistra della D.C. avvocato. Probabile la sua rielezione – è utilmente avvicinabile nel senso di modificare il suo attuale atteggiamento. Abile e possibilista. Ora appoggia Gagliardi: ma servirebbe altrettanto bene Orcalli. / 5 [Luigi] Zanoni è di Treviso: eletto in rappr. dei lavoratori diretti, specialmente favorito nella zona di Castelfranco – ex fattore di campagna: moderato e quindi in contrasto con on. Pavan. / 6 [Francesco] Franceschini – di Vittorio Veneto: prof. di lettere s’interessa di probl. scolastici – è di centro destra – da considerarsi buono. 7 D’Este Ida – modesta – di destra – si ritiene che non verrà rieletta. / 8 [Antonio] Da Villa, defunto [il 6 novembre 1953]. / 9 [Domenico] Sartor – Sindaco di Castelfranco – centro destra ha forte seguito nella sua zona. / 10 [Agostino] Pavan, Trevi-so, Segret. Prov. de la C.I.S.L. di Pastore – elem[ento] di estrema sinistra – promosse aum. salari prov. di Treviso, per particolari condizioni di sviluppo della economia nella sua zona: intervenne perché Treviso venisse dichiarata zona depressa. / 11 [Ruggero] Lombardi – sinistra – già Gronchiano, ora è vicino a [Enrico] Mattei – fratello dell’on. soc. Nenniano Lombardi Riccardo. / 12 [Nerino] Cavallari: esponente della C.I.S.L. di Pastore – il 3 otto-bre votò contro le direttive della D.C. unendosi social-comunisti per immediata discussio-ne patti agrari. / Consid[erazioni] Generali / Estrema modestia dei rappres[entanti] D.C. in questo collegio – con esclusione di Ferrari Aggradi che appartiene solo incid[entalmente] a questo Collegio. Decisa azione della D.C. così a Venezia, come a Treviso per spostare verso sinistra. Promotori i due Segretari Gagliardi e [Antonio] Mazzarolli. È indispensabile intervenire subito, cioè prima del Congresso Prov[inciale] di Venezia [del dicembre 1957] che potrà o riconfermare Gagliardi, o – come auspicabile, nominare prof. Orcalli Segret. Regionale della D.C. e capolista della corrente contraria a Gagliardi. In occasione delle elezioni verrà presentata una terza lista capeggiata da Dorigo. In taluni ambienti Gagliardi è più qualificato a sinistra di Dorigo. Il suo programma è di tipo decisamente socialista. È impiegato alle A[ssicurazioni] Generali: proviene dalla A.C. Analoga o quasi la situazione della D.C. segret. Mazzarolli: dott. in legge, famiglia abbiente e nobile: sotto questa guida

1957

375

personale e applicazione del frangar non flectar e del flectar non frangar.336 Ricevetti anche il Co. Fichera col Capellano Milit. per una raccomanda-zione.337

la D.C. si intende spostare in modo netto a sinistra / Si ritiene che per la D.C. sarà difficile conservare le posizioni attuali: forse si dovrà perdere un quoziente per qualche flessione di voto. Pavan e Lombardi sembra abbiano minori probabilità per una rielezione. / Clero – A Treviso mgr. Negrin non ha ancora preso atteggiamento. A Vittorio Veneto mgr. Carraro difficilmente qualificabile. A Concordia vescovo [De Zanche] senz’altro qualificato e bene. Probabile una flessione a Treviso città. La D.C. ha contrario tutto il mondo economico industriali, agricoltori, commerc[ianti]. L’Amministrazione attuale è formalmente retta dal sindaco Tronconi, che presenzia, ma non presiede le sedute Consigliari. Chi comanda è il vicesindaco [Luigi] Chiereghin stud. univ. di filosofia a Padova. A Treviso durano i malcontenti per parzialità commesse nelle ricostruzioni, limiti e deroghe imposte o concesse. Mazzarolli tende a portarsi candidato al Parl. Altri probabili candidati: <Chiereghin e> rag. [Giusep-pe] Marton Presid. Amm. Prov. e già sindaco di Mogliano proprietario di un negozio di cartoleria. Candidati (?) / 1 Avv. Favaretto Flisca! / 2 prof. Borsato Gino / 3 prof. Orcalli Vito / 4 Donà Mariano sindaco di Mirano / 5 Marangoni Marino [sindaco] di Chioggia / 6 dr. Valeri Manera Mario, già Cons. Com. di Venezia, Presid. Squadra Calcio, Agricolt. e Indust. / 7 Avv. Tognazzi sindaco Venezia», AR/FSSD X/630.

336 Il patriarca ribadisce la fruttuosità di un’attitudine da sempre praticata: significati-vamente in una lettera all’amico Pierino Donizetti del 1938 aveva scritto: «In questi quattro anni dacché alle funzioni di Delegato Apostolico ho unito quelle di Vescovo Ordinario di una diocesi o Vicariato non vasto ma dai quadri completi, io posso dire di gustare i buoni frutti di un sistema che corrisponde al mio temperamento, ma anche, lo vedo, a ciò che il popolo esige da noi che fummo chiamati a dirigerlo: cioè della sostituzione del motto Flectar non frangar al motto Frangar non flectar che era di moda presso i nostri vecchi. Saper cedere sulle piccole cose per assicurarsi il successo nelle grandi, questo è un grande segreto per arrivare molto lontano», edita in E. roncalli, Giovanni XXIII. Un pontefice e la sua terra, Bergamo 1988, p. 72; su questo si vedano pure gli appunti d’agenda in Vita in Oriente, I, pp. 326, 485 e 542, in Anni di Francia, I, p. 285 e 467, e Anni di Francia, II, p. 634.

337 Proprio un mese prima Roncalli aveva steso alcune note per il clero che toccavano anche la questione delle raccomandazioni, «che continuano a giungere con ritmo ecces-sivo»: nello specifico il patriarca aveva disposto che venisse pubblicata sul «Bollettino» la nota predisposta da mons. Piazzi per il clero bergamasco: «Tutti i giorni nell’anticamera del Vescovo, in sosta piena di speranza, si affollano i disoccupati o gente che cerca di miglio-rare la propria posizione. “Basta una parola del Vescovo e sono sicuro di andare a posto”. Purtroppo non basta la parola del Vescovo: ci sono tante altre cose richieste perché uno sia assunto al lavoro […]. È chiaro che questa distribuzione automatica o quasi di biglietti di raccomandazione non può e non deve continuare, per rispetto verso i richiedenti, per rispetto verso le Ditte e per rispetto della stessa firma del Vescovo. […] A me pare con-veniente, anche per non lasciar mancare un caritatevole appoggio a chi ne ha bisogno e lo merita, di regolare un po’ razionalmente la faccenda. Ho perciò istituito in Curia l’Ufficio Vescovile di Assistenza, che ha – tra l’altro – lo scopo di ascoltare le richieste e di svolgere le pratiche necessarie presso i Parroci e i vari Enti competenti di assistenza o di avviamento al lavoro, per poter dare alle Ditte che si interpelleranno dati ed informazioni sicure», in «Bollettino», pp. 99, 117-118.

1957

376

Nel pomeriggio sforzo continuato di scrivere lettere a particolari.338 E partenza per Jesolo ad inizio della Visita Pastorale. Vi arrivo alle 18.30. Bel ricevimento. Mi accompagna don Dinon, per mgr. Schiavon essendo troppo disagio lasciare sua mamma a casa ammalata e sola. Popolo di Jeso-lo tutto presente. Discorso di introduzione invitante i fedeli a santificare il maggio nel duplice auspicio del 40[°] di consacr[azione] del Papa all’episcopato e della Apparizione di Fatima.339

338 Due giorni più tardi scriverà anche al gesuita Antonio Toldo, direttore di «Aggior-namenti Sociali» – già estensore del memoriale riservato sul caso Dorigo –, contestando al-cuni passi dell’articolo che riferiva del Congresso Socialista di Venezia: «Molto Rev. Padre, Nel corpo dell’articolo “Il XXXII Congresso del P.S.I.” di “Aggiornamenti Sociali” – aprile 1957, pag. 229 – leggo un cenno rilevato da fonte di seconda mano della mia comunica-zione del I° febbraio scorso. Mi permetto umilmente di osservare che non sarebbe stato difficile richiedere alla mia Segreteria il testo esatto e completo della Nota, che da destra e da sinistra venne mutilata e mal rabberciata, con o senza frode. “Aggiornamenti” avrebbe così potuto rilevare quanto segue: 1 – L’ispirazione assolutamente religiosa che io ne ebbi: di invito cioè alla preghiera ed alla cortesia, che è fiore di carità cristiana. 2 – Il nessun saluto inviato al P.S.I. 3 – Il preciso riferimento al marxismo ateo: “cieli spenti”: riferimento, dico, al Partito ed ai suoi militanti condannati dalla Chiesa. 4 – La inanità degli sforzi dell’uo-mo – anche rettamente ispirato: anche onesto – a costruire un “ordine economico, civile e sociale moderno sopra altra ideologia che non si ispiri al Vangelo di Cristo”», AR/FSSD X/626. Di qui a poco p. Toldo (1908-1987), proprio per le posizioni «eterodosse» assunte circa la possibilità di un’apertura a sinistra verrà costretto a lasciare la Compagnia di Gesù e sarà incardinato nella diocesi di Bologna.

339 Il patriarca sta richiamando il messaggio indirizzato il giorni prima alla diocesi per l’inizio del mese di maggio: «Il 13 maggio 1917, Benedetto XV di v.m. consacrò Vescovo nella Cappella Sistina monsignor Eugenio Pacelli, Arcivescovo titolare di Sardi, designato Nunzio Apostolico a Monaco di Baviera. Nello stesso giorno, e nelle stesse ore, la Vergine apparve una prima volta a Fatima, alla Cova da Iria a tre umili pastorelli: Lucia, Giacinta e Francesco, con invito alla preghiera e alla penitenza. […] Nel chiaro orizzonte che si dispiegava dalle rivelazioni ai tre privilegiati fanciulli, prese egualmente contorno la visione di tempi difficili, rischiarati però da una promessa luminosa di liberazione e di salute, a beneficio non solo della Chiesa cattolica, ma di tutto il mondo. […] Al 1917 seguirono tempi benedetti e felici per il Portogallo, uscente da una delle prove più tragiche della sua storia plurisecolare. Quello che si suole oggi chiamare “mistero di Fatima”, che rimane racchiuso nel cuore della principale veggente ed ancora so-pravvivente testimone e depositaria delle rivelazioni, ha un riflesso di aurora – per quanto ce ne è dato scorgere – sopra uno dei problemi morali che tiene in angoscia tutti i popoli e tutte le nazioni. Ecco che le due date e i due avvenimenti ancora si ricongiungono nella luce della Cova da Iria: il Vescovo di Roma, e perciò il padre e pastore della Chiesa universale: e la devozione di Fatima, astro luminoso di speranza, che dal Cuore immacolato di Maria si estende sopra tutte le anime. Ciò mi incoraggia, miei cari fratelli e figliuoli, ad un invito più vibrante per l’esercizio del Mese di Maggio di quest’anno, che deve essere come un omaggio caratteristico e speciale nella unione dei due nomi: Madonna di Fatima, o Cuore Immacolato di Maria: col Santo Padre nostro, celebrante il quarantesimo del suo Episcopato, ad auspicio singolare di benedizione e di pace sul mondo intero», Misteriose coincidenze di Fatima e della consacrazione episcopale di Pio XII, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, pp. 124-125.

1957

377

1 maggio, mercoledì [S. Giuseppe Artigiano, Sposo della B.V. Maria]A Jesolo. Buon inizio di maggio. Mia Messa matutina con grande folla.

Comunione fervorosa. Mi recai al cimitero per Assoluzioni in canto. In chie-sa assistetti alla Messa dei bambini con nuove parole rivolte a tutti.

Alle 9 partii per la dimostrazione Aclista in piazza Ferretto a Mestre,340 riu-scita solenne, con mie parole: Acqua, sanguis, spiritus cioè fuoco. Richiami storici del 1° maggio 1890; la Rerum novarum e la festa di S. Giuseppe del 1891:341 perché la festa odierna:342 S. Gius. e le Acli. Io ne fui abbastanza soddisfatto. Laus Deo. A mezzodì ero di nuovo a Jesolo, in buona forma. Nel pomeriggio sulla facciata della Chiesa: discorso dell’onor. Callegari, benedizione e sfilata delle auto, dei trattori ecc. Bello spettacolo. Seguirono: visita del sindaco Parisi, rett. e segretario, dell’archivio, Giunta A.C. ecc. Giornata ben carica, ma bene smaltita.

2 maggio, giovedìJesolo. Anche questa notte ben riposata. Pronto alle 4. Alle 6.30 mi

recai a celebrare a Ca’ Fornera, nella capella dell’Asilo. Grande festa con fioritura deliziosa di bambini. Incontro coi signori Ciceri e Pausolin*, agenti delle proprietà Falk. Visita alle Suore e all’Asilo. Idem a Ca’ Sol-dati dove assistetti alla Messa dell’arciprete bene accompagnata da don Eliseo [Dori]: grande festa popolare. Di ritorno a Jesolo la visita all’Asilo ed alle Suore poi alla Scuola Media col preside Zullian, e professionale. Ricevetti particolarmente i 3 sacerdoti Marigo, Dori e Aldo Visentin.343 Seguì fraterno convito dei parroci circonvicini. Nel pomeriggio visitai in chiesa l’altra sezione delle Scuole cogli insegnanti. Partenza alle 16 da

340 «Alle 9.30 presiede alla celebrazione della “Festa del Lavoro” in Piazza Ferretto a Mestre, rivolgendo la sua parola agli ACLISTI convenuti dalle provincie Venete», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 135.

341 Il 1° maggio 1890 si era svolta per la prima volta contemporaneamente in tutta Euro-pa la Festa dei lavoratori: lo scopo era quello di sollecitare gli imprenditori ad una riduzione dell’orario di lavoro. Un anno più tardi Leone XIII aveva promulgato l’enciclica Rerum nova-rum, intendendo intervenire sulla «questione operaia» sia sollecitando un necessario processo di riforme sociali che condannando il socialismo come «falso rimedio». Sulla ricezione della lettera leonina cfr. «Rerum novarum». Écriture, contenu et réception d’une encyclique. Actes du colloque de Rome (18-20 avril 1991), Roma 1997.

342 Cfr. supra, annotazioni al 1° maggio 1956.343 Giuseppe Marigo, nato nel 1927, era stato ordinato sacerdote nel 1952 ed era coo-

peratore a Jesolo centro dal 1953; Eliseo Dori, anch’egli nato nel 1927, era stato ordinato sacerdote nel 1953 dal card. Roncalli ed era cappellano a Marano Veneziano; Aldo Visentin (1926-1989), sacerdote dal 1949, era curato di Ca’ Fornera.

1957

378

Jesolo lieto e contento.344 Alle 17 ero a Venezia. Alle 17 ricevetti il Duca Tommaso Gallarati Scotti in intima confidenza: e mia nipote Enrica che si tratterrà qui qualche giorno.

3 maggio, venerdìGraditissima la visita di mgr. Fallani presid. della Comiss. Centrale Pon-

tificia dell’Arte Sacra.345 Lo trattenni a colazione: ed ebbi modo di intender-mi felicemente circa i plutei ed il rispetto al S. Corpo di S. Marco.346

344 In occasione di questa visita don Marcato gli aveva regalato una copia degli Scritti inediti del Beato Gregorio Barbarigo, cardinale e vescovo di Bergamo poi di Padova… , con prefazioni e note del sacerdote bergamasco Pietro Antonio Uccelli, Fiaccadori, Parma 1877: il 20 maggio successivo appunterà sul suo frontespizio: «Questo prezioso volume mi fù! graziosamente regalato dal mio don Giovanni Marcato vicario foraneo di Jesolo in occasione della mia Visita Pastorale a quella bella parrocchia il 1 e 2 maggio 1957. Mi fù grandemente gradito. L’avevo conosciuto dal 1904. E ne cercai ansiosamente una copia durante 50 anni»; cfr. supra, annotazioni del 30 marzo 1957.

345 Giovanni Fallani (1910-1985), sacerdote della diocesi di Roma dal 1933, si era inte-ressato sin da giovane alla storia dell’arte, producendo anche alcune monografie sul Beato Angelico, Canova e Giotto. Officiale della segreteria di Stato, nel 1954 era stato nominato vicepresidente della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia, della quale era diventato presidente dopo la morte di mons. Costantini; era direttore della rivista «Fede e Arte». Nel 1964 sarà consacrato vescovo. Roncalli gli aveva già precedentemente riferito della questione dei plutei: cfr. supra, annotazioni al 14 marzo 1956.

346 Su questo si vedano supra le annotazioni al 2 febbraio 1957. Su tali argomenti tornerà anche nella lunga missiva che gli scriverà il 18 febbraio successivo «Innanzitutto: la questione dei plutei ai piedi delle colonne sorreggenti la caratteristica trabeazione gotica della cosidetta iconostasi. Finchè nei secoli della Serenissima il presbiterio serviva esclusivamente al Doge ed alla sua corte, i plutei segnarono colle sei colonne la linea di separazione, e come difesa, dal popolo, che si accontentava di vedere nulla delle cerimonie, precisamente come accade nelle cappelle delle monache di clausura. Ma omai siamo ad un secolo e mezzo dal cambiamento totale dei compiti di San Marco, divenuta chiesa cattedrale. Oggi la sensibilità dei fedeli in materia di funzionalità delle chiese si rivela sempre più insofferente di barriere e di contrasti al libero godimento degli occhi ricercatori dell’ampio svolgimento dei sacri riti. Da tre anni sono venuto chiedendo, col maggiore rispetto e garbo, che si permetta almeno una prova della visio-ne della iconostasi, e al di là, la visione del presbiterio, oltre le basse barriere che ai piedi delle colonne intercettano la vista dei sacerdoti officianti. […] È ben noto infatti che oggi con un semplice congegno tecnico: delle cornici cioè metalliche, si possono ad tempus ribaltare le lastre marmoree, senza alcun pregiudizio della loro integrità, staccate come sono per loro natura dal complesso monumentale: riportandole poi alla loro pristina posizione. […] Di fatto, niente si domanda di diverso e di più, che non sia stato concesso alla cattedrale di Salerno, dove le due balaustrate marmoree, a guisa di plutei pesantissimi, sono state poste su cuscinetti a sfere, per il cui movimento, durante le funzioni pontificali, la mano di un bambino, – io lo constatai di persona – è sufficiente ad allontanarle e a ravvicinarle. […] Sotto la mensa dell’altare maggiore giacciono i resti mortali del Sacro Corpo di San Marco: ma pochi vi facevano attenzione. Le due lastre marmoree hinc inde sono state tolte: ed il sarcofago di pietra è balzato alla luce. L’interno

1957

379

4 maggio, sabatoPoche udienze al mattino, e lavoro per il discorsetto di domani al San-

to per la B. Elena.Come al solito questo dover scrivere mi costa molto. Poi in un primo

momento niente mi piace di quanto ho scritto. Più tardi tornandoci sopra riesco persino quasi a persuadermi di non aver detto del tutto male. Guai a fare confronti sulle capacità altrui di concepire, di immaginare, di scrive-re. Finire in umiltà è sempre più proficuo che lasciarmi illudere di valere qualcosa.347

5 maggio, domenicaVisita Past[orale] a Quarto di Altino. Nel complesso buona impressione:

ordine, ragazzi, A.C., fedeli certo rispettosi. Amm[inistrazione] Co[munale] quasi rossa, però riguardosa:348 parroco Carlo Scattolin:349 e buone Suore Sacra Famiglia. Salii sulla nuova torre campanaria, veramente bel lavoro dell’ing. Scattolin: di là visione magnifica su tutto il piano: punto di osserva-zione incantevole. Colazione a casa.

Dopo le 18 mia Messa letta al Santo con parole al Vangelo: basilica gremita come nelle grandi occasioni in onore della B. Elena Enselmini che da S. Sofia torna all’Arcella.350 Cena lieta presso P. Montico: fuori, tempo

dell’altare è stato illuminato: e lo si è rivestito di marmo rosso di Verona. Due iscrizioni appari-ranno ben presto: “Corpus Divi Marci Evangelistae”: e: “Filius et interpres Petri”. Già questo scoprimento è una rivelazione commossa ed esaltante», AR/Int 2876.

347 Cfr. supra, appunti del 3 marzo 1956.348 Già in altre occasioni il patriarca aveva rimarcato la positività dei contatti con espo-

nenti social-comunisti: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 39 e 116.349 Carlo Scattolin (1906-1988), sacerdote nel 1930, era parroco di S. Michele di Quarto

d’Altino dal 1938 e vi rimarrà sino al 1976, Liber Vitae, p. 20.350 Elena Enselmini (1207-1231) era entrata tredicenne nel monastero delle clarisse fonda-

to a Padova da Francesco d’Assisi e secondo la tradizione fu in contatto con Antonio da Pado-va. Sin dalla morte fu venerata come beata, ma solo nel 1695, per interessamento di Gregorio Barbarigo, papa Innocenzo XII le attribuì il titolo di beata. Il suo corpo veniva ora traslato dalla chiesa di S. Sofia all’Arcella, dove era stato deposto nel 1810 successivamente alla soppressione napoleonica del monastero delle clarisse dove stato custodito per secoli, al Santo: «Fu bene – riferiva Roncalli nel suo intervento – che la B. Elena Enselmini, una fra le più distinte così chiamate “povere dame” della prima ora, ancora tutta odorante, dopo sette secoli, di soavissimo profumo francescano, qui sostasse alquanto, accanto alla sacra arca del Santo suo maestro, An-tonio il taumaturgo. Una espressiva pittura del chiostro antico ci dà il santo Patriarca Francesco in atto di rivestire – ciò dovette accadere verso il 1220 al suo ritorno dall’Oriente – la tenera giovinetta Enselmini della tunica della serafica povertà. Ma negli ultimi anni della sua vita, e fu-rono pochi poichè questa fu breve, le due anime che la Provvidenza avvicinò all’Arcella, il Santo prodigioso e l’umile Clarissa del non lontano convento, si trovarono spiritualmente congiunte:

1957

380

perverso. In città tornato oltre le 21, assistetti all’ultima parte del Convegno dei Bibliotecari in S. Zulian 548:351 e lo chiusi con parole molto ascoltate ed applaudite: S. Marco colla zampa sul libro.352

6 maggio, lunedìFra le molte visite di oggi mgr. Giuseppe Del Ton delle lettere Latine

al Vaticano che fui lieto di trattenere a colazione.353

A sera alle 19 assistetti alla S. Messa alla Nicopeia celebrata dal can.co Gerolamo Silvestrini. Poche parole di poca costruzione. Ma la pre-senza del Patriarca a questo esercizio del Mese Mariano, fa indubbia-mente felice impressione, in tutto una cinquantina di persone con circa 10 Comunicati. Tutto serve a suo luogo e tempo. Io ho ben deciso di restare fedele a questa bella devozione durante tutto il mese. Ci vorrebbe però un poco più di fuoco tutto intorno. Dopo salutai e benedissi un bel gruppo di giovani Tedeschi di Passavia con due loro preti.354

lui col suo magistero di vita ascetica elevatissima e pure così semplice: lei in finezza di umiltà, di candore angelico, di penitenza e di abbandono: l’uno e l’altra rivolti verso le mistiche altezze del-la perfezione religiosa. Si potrebbe persino pensare che, senza quasi incontrarsi, convenissero fra loro di salire insieme ai celesti gaudi come chiamate alla stessa glorificazione. Di fatto fu nel 1231 che dall’Arcella Sant’Antonio si levò per primo al suo volo il 13 giugno: e la Beata Elena lo seguì a quattro mesi di distanza il 4 novembre. […]. È così che la vita della Chiesa Cattolica, e nella santa Chiesa la Comunione dei Santi, appare nella sua interezza sorprendente: la Chiesa che combatte, la Chiesa che attende, la Chiesa che trionfa, in operazione incessante ed inesausta della virtus Spiritus Sancti», La Beata Elena Enselmini, in Scritti e discorsi, III, pp. 117-118.

351 «Alle 21 si incontra presso la Soprintendenza Bibliografica del Veneto con i par-tecipanti al Congresso Nazionale dei bibliotecari ed archivisti», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 136.

352 Cfr. supra, annotazioni al 25 aprile 1957.353 Giuseppe Del Ton (1900-1997), sacerdote dal 1924 e minutante della segreteria

di Stato dal 1932, era aiutante di studio presso la segreteria delle Lettere Latine; diventerà segretario di tale organismo nel 1960 e lo resterà sino al 1967, quando con la riforma della Curia romana questa struttura verrà soppressa e le sue competenze saranno trasferite ad un apposito ufficio della segreteria di Stato.

354 A questa data risale anche la lettera indirizzata a don Gino Marchi – al quale aveva già scritto sullo stesso argomento l’11 gennaio, AR/Int 2815 –, autore de La riforma triden-tina in Diocesi di Adria nel secolo XVI descritta col sussidio di fonti inedite, Rovigo 1946. Per Ron-calli questo volume si «intende così bene colla mia grande pubblicazione in cinque volumi contenente il dossier completo della “Visita Apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo nel 1575”. Mi punge un poco la pena dell’incontro con quel cav. Giovanni Domenico Roncali – questi Roncali di Rovigo sono un ramo autentico dell’albero dei Roncalli di Valle Imagna di Bergamo – che si lasciò infinocchiare dal maestro Antonio di Torino, e fu veicolo di ere-sia nel Polesine. Ma tutto serve a mortificazione. Il coraggio di sopportare la verità, anche se molesta, è anch’esso motivo di nobiltà e di merito», AR/Int 2841.

1957

381

7 maggio, martedìParecchie udienze. Prev[osto] Ceriani di S. Babila di Milano che trat-

tengo a colazione.355 P. Elia dei Mechitaristi con un approccio per una cerimonia di rito Armeno colla presenza del card. Agagianian: un avv. di Vicenza con un sacerdote il cui padre è in prigione per omicidio colposo: colloquio con Gottardi per varie destinazioni. A sera alle 19 assisto alla Messa vespertina innanzi alla Nicopeia per dare il buon esempio.356

In mattinata io celebrai la Messa al Battistero di S. Marco per le Signore di «rinascita».357 Parole al Vangelo: Rinascita nel Vangelo con Nicodemo [cfr. Gv 3,1-15], e rinascimento del sec. XVI pagano e cristia-no.358 Tutto si rivolge al Cristo: nostro dovere di farlo rinascere in noi, ad edificazione e salute del mondo. Seguì una buona Comunione e mi pare vivo incoraggiamento.

355 Monsignore Grazioso Ceriani (1906-1974), docente di Teologia nei seminari mila-nesi, fu per 27 anni prevosto della basilica di S. Babila a Milano. Nel 1951 aveva fondato il Centro di Orientamento Pastorale (COP), struttura a servizio dell’autorità ecclesiastica per lo svolgimento di ricerche sociologiche e statistiche. Il 2 maggio precedente il patriarca aveva inviato al segretario della C.E.I. mons. Castelli una lettera nella quale aveva scritto che «il Centro di Orientamento Pastorale è istituzione bene avviata, ed indubbiamente destinata ad un nobile servizio», cit. in SPortelli, La Conferenza Episcopale Italiana, cit., p. 105.

356 Cfr. supra, annotazioni al 25 marzo 1957. Nell’Epistola Paschalis di poche settimane prima aveva scritto che la cura per le «Messe festive del mezzodì o vespertine, ridotte come rito, ma grandioso per la folla, che vi assiste, è una grande porta di entrata dei fedeli: “ostium magnum” nei sacri penetrali della Chiesa: e di invito e di avviamento alla valorizzazione degli immensi tesori del culto cattolico, che è insieme dottrina ed elevazione spirituale»: «Bolletti-no», 48 (1957)/3-4, p. 81.

357 Il Movimento di Rinascita Cristiana era stato fondato a Roma da Alberto Dauchy nel 1943: esso si proponeva, rivolgendosi ai laici e ai nuclei familiari, il compito di una nuova evangelizzazione di fronte al mondo secolarizzato e sconvolto dalla guerra: su di esso si veda T. bertone, Movimenti di spiritualità e di apostolato familiare, in Movimenti ecclesiali contemporanei. Dimensioni storiche, teologico-spirituali ed apostoliche, a cura di A. Favale, Roma 1980, pp. 149-152.

358 Il concilio di Trento, com’era naturale che fosse, restava un punto di riferimento fon-damentale per la comprensione della vicenda del cattolicesimo nei secoli che ad esso erano seguiti; Roncalli aveva poi avuto modo di comprenderne in modo del tutto particolare i suoi risvolti dal punto di vista dottrinale e pastorale grazie all’attività di studio rivolta da decenni alla figura di s. Carlo Borromeo. Il 30 settembre successivo, nel corso di una prolusione tenuta a Vittorio Veneto, esorterà i suoi ascoltatori a tornare «col pensiero al Concilio di Trento che ha non solo arrestato sui confini della latinità l’eresia protestantica: ma inoltre ha formulato con precisione dogmatica il patrimonio della verità rivelata: ha rinsaldato i vincoli della disciplina orientatrice dell’apostolato cattolico, ed ha codificato le leggi fondamentali ed imprescrittibili della scienza pastorale. Verso Trento, laboriosamente e faticosamente salgono almeno due secoli di diretta o indiretta preparazione: e di là, più limpidi delle acque montane, scendono per non più arrestarsi i profluvi della attività cattolica robusta e precisa: culto: cate-chismo: ordinamenti giuridici»: La direzione spirituale, in Scritti e discorsi, III, pp. 250-251.

1957

382

A sera tarda 4 o 5 giovani coscritti di Villa di Serio con don Finazzi.359

8 maggio, mercoledìStamane alle 10.30 fui alla stazione a salutarvi il Card. Stefano Wy-

szynski! arciv. di Gnesna! e Varsavia di passaggio per Roma, la prima volta dopo la sua nomina a Cardinale, anzi non ancora ammesso al titolo. Egli fù già in prigione a Varsavia per 3 anni sotto i Comunisti. Io fui dunque il primo confratello cardinale che egli avvicinò dopo la sua creazione ancora incompleta. Il ricevimento alla stazione fu degno e buono. Egli si porta bene assai: ha solo 55 anni, 21 meno di me. Nobile esempio di pazienza: degno di grande rispetto per la sua persona e per il suo popolo veramente cattolico e eroico.360 Il card. Wyszynski! guarda con fiducia che si direbbe sicurezza guardando alla infanzia e alla gioventù polacca che, colla grazia di Dio, è pronta a tutto per la difesa della sua fede cattolica e Romana.

9 maggio, giovedìS. Messa alle carceri degli uomini a S. Maria Maggiore. Sempre incontro

emozionante. Parlai con semplicità che ebbe l’impressione di commuove-re: i nostri dolori coi dolori di Gesù, motivi di conforto. Verso le 10 alla Salute visitai con soddisfazione i lavori progredienti del Seminario Minore

359 A questa data il clero bergamasco ricomprendeva tre sacerdoti di cognome Finazzi, fratelli, originari di Chiuduno, ma in nessun modo legati a Villa di Serio: Ilario (1922-1981), parroco a Piazzolo dal 1955 al 1963; Luigi (1914-1979), coadiutore a Nese tra 1944 e il ’57, parroco di Schilpario dal 1957 al 1963; Vittorio (1918-1984), coadiutore ad Arcene dal 1957 al 1965.

360 Stefan Wyszyński (1901-1981), sacerdote dal 1924, era stato nominato vescovo di Lublino nel 1946. Nel 1948 era stato promosso alla sede metropolitana di Gniezno, alla quale era poi stata unita ad personam la sede di Varsavia. Dal settembre 1953 all’ottobre 1956 era stato tenuto agli arresti dalle autorità comuniste: in questo modo il Partito comunista polacco sperava di piegare la resistenza della gerarchia cattolica, che aveva fronteggiato a viso aperto i provvedimenti legislativi che ne avevano limitato la libertà d’azione. Non era stato possi-bile perciò al presule polacco prendere parte al concistoro nel quale Pio XII lo aveva, come Roncalli, creato cardinale: Wyszyński si stava dunque recando a Roma per ricevere la berretta e il titolo cardinalizio di S. Maria in Trastevere. Nella rogatoria da lui stesso voluta aprire a Varsavia per la canonizzazione di Giovanni XXIII riferirà che aveva conosciuto per la prima volta Roncalli appunto l’8 maggio 1957 nella città lagunare: «Il Servo di Dio era allora patriar-ca di Venezia. Egli venne circondato dai rappresentanti delle autorità ecclesiastiche e statali; fece anche riunirvi i membri della comunità polacca residenti stabilmente a Venezia. Invitò a prendere il caffè nel salone di ricezione della stazione tutti coloro che mi accompagnavano in quel viaggio. Il nostro colloquio durò circa mezz’ora ed ebbe carattere di una conversazione di società», AR/ISR, Processus rogatorialis vigore mandati Vicariatus Urbis de die 7 martii 1972 a. in Curia Metropolitana Varsaviensi instructus anno domini 1972, pp. 26-27.

1957

383

alla Dogana vecchia;361 poi in chiesa parlai al gruppo di sacerdoti addetti all’Onarmo delle varie diocesi.362 Li esortai cuore a cuore[:] mi si mostra-rono commossi e gratissimi.

Fra le udienze lunga e penetrante quella con Forlati. Bisogna insistere adelante Pedro cum juicio.363 Nel pomeriggio, lavorai molto per lettere personali. A sera buone intese con Gottardi. In giornata contatti con gio-vani preti: p.e. Bello di Burano indicato per Torre di Fine.364

10 maggio, venerdìIn mattinata ancora udienze: e forte lavoro per la B. Beatrice di

Este.365

Nel pomeriggio mgr. [Bortignon] di Padova viene a cogliermi a Piazzale Roma e mi accompagna a Este con mgr. Schiavon. Ivi bel

361 Cfr. supra, appunti del 2 marzo 1957.362 «Reca un benedicente saluto ai sacerdoti dell’ONARMO [scil. Opera Nazionale As-

sistenza Religiosa Morale Operai] Triveneto convenuti alla “Salute” per un incontro di studio», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 136.

363 A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XIII, par. 29; ricorrendo ancora una volta a questa locuzione Roncalli intende lasciar trasparire la sua determinazione a realizzare le modifi-che strutturali della Basilica di San Marco (plutei, tomba di s. Marco) delle quali aveva già accennato, ma che, differentemente dal proto Forlati, intendeva realizzare con il più largo consenso possibile.

364 Albino Bello, nato a Pianiga (VE) nel 1924, era stato ordinato sacerdote nel 1949.365 Roncalli era stato invitato a intervenire alle celebrazioni della città d’Este in onore

della b. Beatrice (+1264), della quale si festeggiava, come per la beata Enselmini pochi giorni prima, la solenne traslazione dalla chiesa di S. Sofia a Padova: «Amo pensare – affer-mava il patriarca in questa occasione – che il ritorno fra queste mura del corpo della beata Beatrice vorrà essere una nuova sorgente di spirituale devozione, di rinnovato eccitamento al bene; un elemento di onore e di letizia, come le tombe di Agnese e Cecilia lo sono per Roma, di Rosalia per Palermo, di Agata per Catania, di Lucia per Siracusa e per Venezia: di Genoveffa per Parigi, di Giovanna d’Arco per la Francia. […] Questo io auguro alla città d’Este, per il possesso che le viene assicurato del prezioso corpo della sua concittadina Beatrice: che la devozione e il culto si risveglino, specialmente presso le figliuole che sono i fiori più belli e più delicati delle famiglie, l’ornamento preclaro della santa Chiesa; come una primavera novella annunciatrice di fervore cristiano, di un più delicato senso di mo-ralità e di ordine civico, che sia titolo di rispetto e garanzia di alta dignità di vita religiosa e sociale. […] Miei cari cittadini di Este, l’epoca dei miracoli non è ancora chiusa. È la preghiera confidente che ottiene i miracoli. Chi scruta l’avvenire? Chi sa divinare i disegni della Provvidenza? Lo dissi la scorsa domenica a Padova, nella basilica del Taumaturgo. La comunione dei santi è un punto del Credo Apostolico sempre in attività vivente e miste-riosa. Essere sinceri col Signore: saper pregare con umiltà e confidenza assoluta. Questo è ciò che importa […]», La Beata Beatrice d’Este, in Scritti e discorsi, III, pp. 120-124 (la cit. alle pp. 122-123); il ms dell’intervento è in AR, b. 23, f. «Jo. XXIII, Scritti (Originali e copie), 1957».

1957

384

ricevimento: duomo colmo di uditori attentissimi. Ero in cappamagna. Mi trattenni poi a cena presso il Prevosto o Abate Mitrato.

Semplice convegno sacerdotale. Manifestazioni sempre cordiali della brava gente con le notabilità distinte e gentili.

Nel ritorno ci fù l’incidente dell’ape dal pungilione! avvelenato che punse al collo il buon autista di mgr. Bortignon, fortunatamente non grave. Ci fermammo brevemente all’ospedale di Monselice, e con un bravo giovane <Annibale> Mantovani che si prestò con suo fratello Ma-rio tornai felicemente a Venezia.366 Ero con mgr. Gottardi.

11 maggio, sabatoGiornata di fuoco al Lido cioè ad Alberoni e a Malamocco.Stamattina S. Messa all’Istit. Steeb. Suore della Misericordia, nella ca-

pella di cui io posi la prima pietra.367 Preghiera per i Morti: Cresime, visi-ta agli ammalati. Passai ai P.P. Camilliani – predica e visita ai ricoverati.

A mezzodì visita alle Suore Ancelle di «Stella maris» che tornai a visitare in capella in gran funzione: mitra e pastorale. Passai in seguito a visitare le Suore Francescane di Gemona, le mie buone Suore di Istanbul e infine le Suore Vendramin. Giornata pienissima, e spero bene con larga diffusione di grazie celesti.

Mi riposai a Stella Maris che ho più familiare, e vi passai la notte. A mez-zodì ivi convennero a colazione mgr. arciprete di Salamocco!, e i Salesiani di Alberoni.368

12 maggio, domenicaVisita P[astorale] a Malamocco e ad Alberoni. A Malamocco fui molto

contento di tutto: c’è ordine, quiete e precisione: due buoni giovani aiutano l’arciprete come due chierici provetti. Al mattino tre Messe: la mia: quella per i fanciulli: quella del mezzodì con Cresime: ricevimento della Giunta A.C. – Visita alle monache e Istituto Invalidi, sempre esortando e incoraggian-do tutto e tutti. Egualmente visita alle Suore Canossiane che vi hanno una grande residenza. Mi trattenni a colazione presso l’arciprete che fece tutto con garbo. Nel pomeriggio ancora una funzione e un’esortazione in chiesa e di là mi recai ad Alberoni. I Salesiani con don Guglielmo [Zanuso] parroco

366 Li ringrazia per iscritto il 19 maggio successivo, augurando loro «di potere – all’occasio-ne – ripetere per altri viandanti infortunati la testimonianza della bontà caritatevole sull’esempio dell’Arcangelo Raffaele, buon amico degli uomini retti e timorati di Dio», AR/Int 2845.

367 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 275.368 Tutti gli incontri con gli istituti religiosi compiuti nella giornata rientravano nell’am-

bito della visita pastorale.

1957

385

in gran festa. Seguì la visita regolare con mia S. Messa, esortazioni, ecc. Qui tutto è in formazione e agli inizi: ma tutto promette bene.369

13 maggio, lunedì Stella maris. Di nuovo passai qui la notte, e trovai riposo. Mi trattenni

fino al mezzogiorno: in mattinata diedi la Cresima ad un bambino [ ] di cui l’avv. Valeri Manera fù padrino. Bel episodio di gentilezza dei bambini dell’Ospedale al neo cresimato. Gli offrirono un bel mazzo di fiori e parole gentili.

Tornato a S. Marco, brighe parecchie: a sera celebrai la Messa alla Ni-copeia: nella congiuntura del XL di Fatima e dell’episcopato del S. Padre.370 Mio discorso. C’era gran folla bene attenta. Come al solito io fui il meno contento: e mi porto la mortificazione in buona pace: tanto più che avevo preparato anche delle buone note scritte.371

369 La parrocchia di S. Maria della Salute degli Alberoni, affidata alle cure dei salesiani, era stata istituita il 1° dicembre 1955, ricavando il suo territorio da una porzione di quello di Malamocco.

370 Cfr. supra, annotazioni al 30 aprile 1957.371 «13 maggio 1957 – Alla Nicopeia / 1) Due Ann. Quarantenn.: Cons. Ep. Pacelli e

Fatima / Pace e devozione a Maria: i due caratteri princip. del [x] Papale – due coincidenze / Nunzio, Segret. di Stato, Papa, promoz. di pace, esercizio, apost. di pace. Tutto è affidato a Maria. 1 nov. 50 def. Assunzione / 7 luglio 1952 popoli di Russia dedic. al Cuore Imma-colato / 1 nov. 1954 Maria proclam. Regina del mondo / Coronaz. della Salus Populi Romani / Tutto ciò in risposta agli inviti di Fatima / 2) <penitenza e preghiera> Tutti i popoli sen-tono oggi che la pace non potrà venire se non in gran parte perché c’entri la Russia: per gli uni speranza, per gli altri motivo di timore – Il P. Kolbe morto di fame in un campo di con-centrazione! prima di spirare esausto diceva: Voi vedrete un giorno l’Immacolata al centro di Mosca trionfante sul pinacolo! della catedrale! dell’Assunzione, che fù l’anima di Mosca. Infatti sotto le volte che sostengono la “Vergine della tenerezza” detta di Vladimir, si legge una preghiera supplichevole alla Vergine, nostra difesa, nostro baluardo, nostra Avvocata: [“]ecco noi ricorriamo a te, liberaci dai nostri nemici”. Non si sa se questa preghiera risalga alle origini di quel tempio (1475) o all’epoca dei restauri dopo l’incendio (1547) ai tempi del Metropolita Macarios. Certo essa rimessa in luce in questi ultimi anni 1953-1955: è il grido di un popolo che non attende altro soccorso che da Maria: più di un credente fra le centinaia di migliaia di visitatori di quel tempio l’attestano – È il Papa stesso che l’asserisce con parole piene di fiducia. 3) Gli avvenimenti di Fatima, le communic[azioni] di Maria, alcune aperte, altre secrete ancora. Sarebbe vano aspettare tutto unicamente da un miracolo. A Fatima, come a Lourdes, come alla Salette, Maria ripete innanzitutto l’invito alla conversione e alla penitenza. La conversione ed il fervore dei cristiani saranno il preludio della conversione della Russia. E pregare, e pregare bisogna. Noi non possiamo agire che sopra noi stessi santificandoci. Ma il nostro sforzo di vita cristiana pura, ordinata mortificata, esemplare vuol essere accompagnato dalla preghiera. Chi appartiene all’ultima generazione e vive an-cora come il vostro patriarca, fù educato alla recita delle tre Ave Maria, con Salve Regina ad appropriata orazione per la conversione dei peccatori, e per la libertà della Chiesa in tutto il mondo. Il gran Papa Leone [XIII] le prescrisse. Papa Pio XI ne rivolse la speciale intenzione

1957

386

14 maggio, martedìPreparazione della prolusione a Manto[va] del Concerto Perosiano.372

Non mancarono alcune visite. Alle 16 meno 10 partenza in auto con Dinon e con Guido [Gusso]. Arrivo a Mantova a 18 meno 10. – due ore esatte.

Nobile e degno di ricevimento in Vescovado del Seminario, del Ca-pitolo, del Clero e di tutte le più alte personalità del mondo civile Man-tovano. Molta cortesia. Parlando del disastro di Guidizzolo373 ricordai la 2a tentaz[ione] di Gesù nel deserto:374 e la prima (prudenza) delle virtù cardinali.

Dopo le 21 – finita la cena in vescovado – Concerto Perosiano a S. Andrea: I parte della Trilogia e le Beatitudini. Le mie parole precedettero la musica.375

alla conversione di tutta la Russia. Il S. Padre Pio XII pontefice regnante insistette anche recentemente per confermare la lettera e lo spirito di queste tre Ave Maria post Missam. La Madonna ascolterà come ascoltò il Portogallo. L’anno scorso io ebbi il grande onore di pre-siedere alla festa anniversaria di Fatima giusto in questo 13 di maggio. Il cardinale Patriarca di Lisbona ivi presente <mio confratello nel S. Collegio> mi assicurava che da quando la na-zione Portoghese si consacrò ufficialmente al Cuore Immacolato di Maria regina di Fatima le grandi burrasche che dapprima funestarono quella nazione cessarono d’incanto e si iniziò un periodo di discreta e benefica pace. In quella circostanza e a ricordo del giubileo della pace <nella consacrazione al Cuore Imm.> di Fatima mi venne offerto il calice prezioso che questa sera stessa io consacrerò nelle mie mani e sotto i vostri occhi. Unitevi al mio spirito associando la Vergine Benedetta qui venerata quale regina di Vittoria alla preghiera per il S. Padre, per l’Italia <nostra e per tutte le nazioni di Europa, compresa la Russia. Cor Jesu Sacratissimus miserere nobis. Cor Mariae Immacolatae ora pro nobis>», AR/Int 2843.

372 Cfr. supra, appunti del 18 febbraio e 8 aprile 1957.373 Il 12 maggio la Ferrari condotta da Alfonso De Portago, corridore della «Mille Mi-

glia», era uscita di strada a Guidizzolo (MN) uccidendo undici persone. In seguito a questo gravissimo incidente il Governo decretò l’abolizione delle gare su strada.

374 «Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tem-pio e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”. Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo”»: Mt 4,5-7; cfr. anche Lc 4,9-12.

375 Nel suo intervento il patriarca indicava che «la grande vocazione che occupò il gio-vane e ardente cuore di Don Lorenzo fu quella di far cantare con sapienza e con gusto tutto il popolo, incominciando dai fanciulli, e poi estendendo, sulle tracce di Sant’Ambrogio così luminose nel suo commento al Salmo n. 1, a tutta la adunanza dei fedeli: uomini e donne, vecchi e giovani, l’uso del canto in accento di semplicità e di patetica spirituale elevazione. Così aveva insegnato ai suoi tempi S. Gregorio Magno nella sua Schola puerorum al Latera-no: così aveva appreso il Perosi da giovanetto a Ratisbona: così insegnò a Montecassino e a Imola: così continuò trionfalmente a Venezia e a Roma. Ricordo di avere assistito ad alcune sue prove dei ragazzi al Seminario Romano nel 1901, per una Messa di Papa Leone XIII. Fu uno spettacolo di bontà, di tenerezza e insieme di fusione di voci e di cuori, in una familiarità così amabile e contenuta, da imporre rispetto ed affezione. […] Ma ciò che resta di lui come ammonimento è il suo fervore per la educazione del canto e non silenzio, e non mutismo. Su questo punto i buoni cattolici d’Italia sentono qualche cosa che passa sopra

1957

387

Tutto vi riuscì egregiamente a gioia universale. Interessante che tutto si sia riuscito* a spese, e con elementi Mantovani.

15 maggio, mercoledìA Mantova, notte buona in vescovado, dove l’alloggio è certo più lus-

suoso che a Venezia. Potei al mattino pregare con ampio respiro, ricor-dando la «Rerum Novarum» 15 maggio 1891.376 Con mgr. Poma mi recai al Santuario delle Grazie, interessantissimo fra Curtatone e Montanara, epici nomi del Risorgimento.377 C’erano tutti i Seminaristi di Mantova che cantarono e si communicarono. Mie parole post Missam: 1) dalla lettura dell’Apoc. il libro – gli studi biblici del clero: 2) dai ricordi più sacri e vene-rati di Mantova, il sangue, quello di Gesù, a cui il prete si associa in perenne sacrificio: 3) dall’immagine della Madonna delle Grazie: il Bambino che bacia sua madre: tale la devozione nostra. Alle 10 partenza: alle 12.30 arri-vo a Venezia. Alle 15 S. Cresima bella e ordinata per S. Cassiano e S. Polo. Alle 21 assisto alla conferenza Toniolo su la «Rerum novarum» a S. Basso. Mie parole: studiare, studiare molto l’argomento e fidarsi del Papa.

<Visita alla salma della M[adre] Provinciale delle Suore di Carità>378

16 maggio, giovedì [S. Giovanni Nepomuceno Martire]S. Messa alla Casa di Pena Femm. a S. Eufemia (Giudecca). Sempre

un po´ affligente ma il Signore aiuta. Parlai di Gesù misericordioso con le donne: adultera: Samaritana: Maddalena: [cfr. Gv 8,1-11; 4,5-40; Lc 8,2]

le loro teste. […] Noi siamo ancora lontani dall’aver raggiunto in Italia l’ideale, cioè: vivere la liturgia: e soprattutto cantare, cantare, cantare con ordine e bene: e cantare tutti. Ve lo confesso: questa sollecitudine dello spirito liturgico fatto penetrare nel popolo, e la pratica e il gusto del canto nelle chiese, mi sta immensamente a cuore», Commemorazione di Lorenzo Perosi, in Scritti e discorsi, III, pp. 125-129 (la cit. alle pp. 126-128).

376 Cfr. supra, annotazioni al 1° maggio 1957.377 Tra le località di Curtatone e Montanara, nei pressi di Mantova, si era combattuta il

19 maggio 1848 una importante battaglia di quella che sarebbe stata la Prima guerra d’in-dipendenza: le truppe piemontesi avevano preso d’assedio Peschiera tentando di sfondare il «Quadrilatero», mentre le forze austriache comandate dal maresciallo Radetzky avevano tentato di colpire i piemontesi alle spalle, incontrando però la resistenza di una legione dei volontari toscani, che mantennero la posizione per consentire agli alleati di riorganizzarsi: questi il giorno dopo infliggeranno una dura sconfitta alle truppe austriache a Goito; pro-prio in località «Le Grazie» si trovava acquartierato il comando dei volontari toscani e qui verranno ricoverati i numerosi feriti della battaglia.

378 Cfr. infra, appunti del 17 maggio 1957.

1957

388

e la lezione di S. G[iovanni] Nepomuceno circa l’uso della lingua.379 Tut-to bene. In casa presiedetti a personale del Tribunale Ecclesiastico, circa 35 ecclesiastici.380 Nel pomeriggio prima adunanza della Commissione Provvisoria per gli inizi del Museo Cristiano:381 Vecchi: Suman: Marcato: Tull[i]o Ferrarese: Quintarelli. Sguardo panoramico. Eguale ritrovo per la Costruzione delle nuove chiese: mgr. Olivotti, mgr. Gino Spavento, arciprete Giov. Marcato. Fù dato uno sguardo a tutto il panorama delle 47 chiese da costruirsi o da ampliarsi.

Certo opus magnum est: occorrerà un grande aiuto da parte del cielo e della terra. Sono certo che non mancherà.382

379 Secondo le leggende agiografiche il boemo Giovanni Nepomuceno (ca 1340/50-1393) era stato messo a morte in ragione della sua opposizione alla politica di re Venceslao IV; la causa ultima – messa in serio dubbio dalle più recenti acquisizioni storiografiche – sarebbe stata la sua opposizione a violare il segreto confessionale; resta il fatto che al momento della ricognizione canonica del suo corpo compiuta nel 1719 la lingua venne ritrovata incorrotta.

380 «Presiede una adunanza dei componenti il Tribunale Regionale Veneto per le Cause Matrimoniali», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 136.

381 Nell’Epistola Paschalis di un mese prima aveva sollevato il problema della «suppellet-tile sacra che, invecchiata dagli anni, o logorata dall’uso, giace in disparte, in antichi armadi ingombranti le nostre sagrestie e i locali annessi, purtroppo in generale angustia, mal ridotti, e meglio adattabili a più pratico servizio dell’azione pastorale. Quei pezzi abbandonati, molti dei quali inservibili, sono sempre una ricchezza storica ed artistica, sovente di gran valore: merletti, stoffe, argenterie, mobili, quadri ed altro. Sono cose sacre, e, per principio, inaliena-bile proprietà della Chiesa: importano la responsabilità di una custodia diligente e scrupolosa da parte della Autorità Ecclesiastica diocesana: devono essere bene assicurati da ogni peri-colo di alienazione e di disperdimento. […] Nella intenzione di evitare compromessi, e di invitare chicchessia a resistere alle tentazioni di qualunque genere, ho pensato di ritornare allo studio già avanzato animosamente dell’Em.mo Card. Adeodato Giovanni Piazza […], di un progetto, d’altra parte assai caldeggiato anche dalla Santa Sede, per l’istituzione di un apposi-to Museo Diocesano in cui questi vari capi di suppellettile fuori uso, ma di riconosciuto va-lore storico ed artistico, vengano raccolti, ordinati e custoditi: e ciò a scarico di responsabilità gravanti sui Parroci e Rettori di chiese, ed a decorosa espressione di buon senso pratico e di buon gusto: due qualità particolarmente degne di essere possedute e coltivate in edificazio-ne»: «Bollettino», 48 (1957)/3-4, pp. 89-90.

382 Anche questo argomento era stato toccato nella Epistola Paschalis: «Che dirvi di que-sta altra grande necessità della diocesi di Venezia in proporzione della sua attuale estensione geografica e in riferimento all’aumentato, dissi duplicato, numero dei fedeli? Nei giorni che precedettero l’ingresso alla mia sede incontrai in Roma uno, due, tre e più sacerdoti di Vene-zia, tutti ecclesiastici – lo vidi subito – eccellenti e degnissimi, che si trovavano alla capitale, ciascuno per proprio conto, interessato alle pratiche relative ad aiuti o assistenza presso i dicasteri e gli organi dello Stato a vantaggio delle proprie iniziative, o della propria parroc-chia. L’impressione che ebbi fu che a Venezia si preferissero le operazioni di ordine sparso a quelle di ordine chiuso: e mi accontentai di incoraggiare sinceramente ciascuno in forma generale ma vaga. In questi anni, presso l’Amministrazione della Curia patriarcale, sulle tracce già fissate dal def. Patriarca Agostini, si è venuta consolidando la speciale commissione “Pro

1957

389

17 maggio, venerdìS. Messa in casa pro def. obitus*. Alle 8 assistetti ai funerali della

M. Giuseppina Salviani!383 provin. delle Suore di Carità di S. Gioachino. Tutto bene. Ero in violaceo. La cerimonia sostenuta dai P.P. Carmelitani. Converrà vedere se questo era in tutto regolare. Il diacono lesse poi un discorsetto. In alcuni punti fù piuttosto esagerato. Ma omnia cooperantur in bonum [Rm 8,28]. In casa parecchie udienze. Fra queste: don Altan, don Zardon Silvio nuovo Assistente Giac: [[prof. Alt]] solite firme Cancelliere <Sambin> Tribunale: Vianello, don Tino Marchi: i due sposi di domani Sartori-Conchetto: sigr. Minelli di Alzano e Suor Gritti delle Imeldine, p. Cardenal s.j.: [[don]] a sera conte Cini con conversazione importante circa dimissioni di mgr. Vio:384 e scambio cortese di impressioni per il presente e per l’avvenire. Poi discesi a S. Marco per la Messa delle 19 alla Nicopeia. Con piacere sento l’organo che accompagna la Messa <di> mgr. Gerolamo Silvestrini.

18 maggio, sabatoBuone udienze al mattino.385 Nel pomeriggio visita pastorale a S. Miche-

le di Marghera. Chiesa nuova: parroco giovane, zelante e giudizioso, don Bruno Berton. Per avere più gente il programma fù condotto all’uscita de-gli operai dalle fabbriche. Nelle prime ore cioè ore 16, tutti i ragazzi delle scuole in ordine – ore 17 le donne, poi Giunta Diocesana A.C.[:] alle 20 S. Messa mia con tutto il popolo: dunque contatto perfetto del pastore colle

erigende chiese e parrocchie” nell’intento di conferire unità e saldezza di struttura, e insieme facilità di articolazione, a tutto il movimento per le nuove costruzioni di carattere religioso e pastorale. Il problema viene ormai preso nel suo complesso, e diventa responsabilità non frammentaria di una sola persona che si interessa di un solo edificio, a cui sono legate le sue simpatie o le sue necessità, e non vede più in là, ma è la plebs christiana tutta intera che si oc-cupa a fondo dei bisogni concreti di tutta la diocesi, come se ogni parrocchia appartenesse a ciascun fedele. Il motto ben conosciuto: “Uno per tutti: tutti per uno” dovrebbe avere qui una completa applicazione. Nonostante il lavoro già portato innanzi e le costruzioni quasi finite in parecchi centri religiosi, restano ben 28 località a cui è necessario provvedere ab imis: ed altre 19 parrocchie o curazie autonome incomplete o mancanti di attrezzature adeguate»: ibidem, pp. 86-87; sulla questione si vedano anche infra gli appunti del 6 febbraio 1958.

383 Rectius Saviane.384 Mons. Vio «era segretario della Procuratoria di S. Marco (di cui Primo Procuratore

era Cini) ed anche Maestro di Cappella della Basilica. Voleva dimettersi da questo ufficio: aveva 65 anni e non se la sentiva più di educare i ragazzi al canto»: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

385 Il Diario segnala che Roncalli «nella sua cappella benedice le nozze dell’ing. Mario Conchetto e Maria Pia Sartori»: «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 137.

1957

390

sue pecorelle. Io parlai a tutti i gruppi ben quattro volte. C’è ordine, educa-zione disciplinata che fa capo al Parroco che tiene tutti a bacchetta: ma con garbo, per cui è amato e seguito. Mi trattenni a cena insieme col prof. don Niero che assiste il Parroco la domenica e feste assai bene in vera fraternità.386 A sera ci fu una bella illuminazione ai balconi e in corteo con lampionci-ni. Veramente <tutto bene tripliciter. Mi fermai anche a dormire>

19 maggio, domenicaDa S. Michele a Portegrandi in V[isita] P[astorale]. Anche qui col par-

roco mgr. Pasquini e capellano Giadrossi tutto molto bene:387 catechismi: Azione Cattolica, giovani e uomini bene. Assai bene riuscita la benedizio-ne inaug. colla Messa di mgr. Pasquini della nuova chiesa delle Trezze!,388 opere munifiche coll’Asilo e Casa di ritrovo dei contadini dell’Azienda del com. Alberto Da Ferro!389 ottimo cristiano ed eccellente famiglia. Mie parole in chiesa e al convegno nel salone: il Nunzio creduto un notabile

386 Don Niero rievocherà la visita di Roncalli nel corso della deposizione resa a Venezia nell’ambito della rogatoria per la canonizzazione di Giovanni XXIII: «durante la visita pa-storale a S. Michele di Marghera, dove io ero cappellano, il Servo di Dio ha raccolto tutti i bambini e le bambine in chiesa, ha elogiato il parroco per la sua attività pastorale, poi raccolse fuori di chiesa tutti i bambini, attorno a sé, e mostrò loro l’anello che constava di tre parti e ricordavano le sue attività nell’oriente e a Parigi, oltre che nella sua diocesi di Bergamo. I bambini lo chiamavano “Padre” ed io facevo osservare a loro che dovevano chiamarlo Emi-nenza, ma il Servo di Dio disse: “No, va bene così, che mi chiamino Padre”. Volle ricevere anche i ragazzi componenti la squadra di calcio della parrocchia, e disse a loro: “Venite a farmi una visita a casa mia, e vi regalerò un pallone da calcio”. La sera sebbene fosse stanco volle assistere alla fiaccolata che Don Bruno [Berton], il parroco, aveva preparato in suo ono-re. Quando poi siamo venuti qui [in patriarchìo] con i bambini, il Servo di Dio li ha accolti qui nel suo palazzo, e prendendo per mano i bambini più piccoli li accompagnò a visitare il palazzo soffermandosi specialmente in cappella e illustrando le vite dei santi veneziani. Il Servo di Dio si era compiaciuto, durante la visita pastorale, nel prendere in esame i libri del parroco e osservò benevolmente che i preti di oggi hanno più libri di sociologia che non di patristica. […] aggiungo che il Servo di Dio nella visita pastorale a S. Michele di Marghera, ha seguito le prescrizioni del Pontificale Romano, ha controllato l’efficienza dei confessionali, ha visitato il battistero, esaminati i registri, si è intrattenuto con i bambini, ha parlato con noi sacerdoti», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 220-222; cfr. anche A. niero, Il patriarcato di Venezia e i patriarchi A.G. Roncalli e G. Urbani, in Chiese italiane e Concilio, cit., pp. 134-135.

387 Giuseppe Pasquini (1899-1959), sacerdote dal 1928, reggeva la parrocchia di Por-tegrandi dal 1931; Tullio Giadrossi (1913-1993), originariamente sacerdote della diocesi di Zara, poi incardinato a Venezia, era cappellano a Portegrandi e nel 1958 sarà nominato par-roco di Altino: Liber Vitae, pp. 79 e 95.

388 Rectius Tresse.389 Rectius Del Ferro.

1957

391

di alta famiglia, di fatto figlio e fratello di lavoratori dei campi. Qui l’ide-ale della cooperazione raggiunto.

Nel pomeriggio passai ad Altino parroco Pasini e conte Bacchini proprietario. Visita Pastorale e incontri con figliuoli, donne e uomini, svoltisi bene presso le nuove fondazioni ideate e iniziate, e conchiuse nella piccola parrocchia di S. Eliodoro. Buona volontà, felice inizio e buona speranza. Visita all’Ospedale di Mestre mgr. arciprete di Thiene390 e Nico Da Ferro <sinistrati dall’auto>

20 maggio, lunedì [S. Bernardino da Siena, Confessore]Con queste nuove concessioni del Santo Padre circa le messe binate

e le messe matutine [[di]] e vespertine mi è accaduto di celebrare [[t]] quattro Messe a brevi ore di distanza. Ho persino l’impressione che il sistema non debba sostenersi a lungo. Comunque io lo seguirò sempre, alle disposizioni del S. Padre, ciò che basta alla mia tranquillità.391

Con mia grande gioia è arrivato stasera da Roma S.E. mgr. Aurelio Signora arciv. di Nicosia ora nominato Prelato di Pompei. È colla sua mamma e sarà con lei mio ospite in patriarcato.392

In giornata alcune udienze: parroco di Dese che con recondita arte cercò di dare aspetto interessante alla vacuità della sua <azione personale>.393

A sera mi sono recato con mgr. Signora a S. Gio. e Paolo per le Cre-sime. Erano cento Cresimandi di quella parrocchia della Vigna e della Bragora. Cerimonia seria, lieta e perfetta*.

21 maggio, martedìIeri pensai a S. Bernardino rileggendo il documento della Bibliot. di

Parigi da cui si desume che la prima città dove il Santo avrebbe levato

390 Mons. Lino Pertile fu arciprete di Thiene dal 1947 al 1964.391 Cfr. supra, annotazioni al 25 novembre 1956.392 Cfr. supra, annotazioni al 25 marzo 1957.393 L’arciprete di Dese era, dal 1919 – e vi resterà sino al 1962 –, don Virgilio Giora

(1889-1965), sacerdote dal 1914. L’antico segretario di Roncalli lo ricorda come un «buon uomo, ma all’antica, non aperto e pronto alle esigenze del nostro tempo»: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007. Tra le carte del patriarca si trova un appunto sciolto non datato che esprime tutta la preoccupazione del patriarca per le condizioni della parrocchia di Dese: «Dese – situazione grave. Parroco d. Virgilio Giora. Messa ore 4.50 – pescatore, [x] senza asilo – non cura nessuno in chiesa e in casa [x] di nettezza. Penso occorrerebbe una visita, e cambiare, occorre cinema ecc. ecc. Occore fare un po’ presto e bene – Vedere Igino Carrer della U.C. professore di lettere al Ginnasio di Mestre», AR/ISR, f. «Venezia»

1957

392

il drappo col nome di Gesù era proprio Bergamo a quel tempo lacerata da lotte intestine di partiti e di famiglie.394 In casa parecchie visite: don Piazza di Lio piccolo, don Pavan di S. Martino.395 Carissima la compagnia di mgr. Signora. Nel pomeriggio mi recai con lui a visitare gli arcipreti di Gambarare e di Malcontenta posti in cattive condizioni di vita.396

Di là mossi per la V[isita] P[astorale] a Val Pagliaga a Ca’ No-Ghera! (anime 380) col nuovo loro prete Luigi Scatolin! che io accettai dalla Fran-cia dove l’avevo incontrato a Prades di Albi, e che ora nominerò primo Parroco.397 Di fatto trovai un gruppo di fedeli che mi ha edificato per tutto il complesso. V’era anche il Conte Jacopo Marcello con moglie e figliuoli. Celebrai la Messa vespertina e visitai una madre inferma.

22 maggio, mercoledìTempo piovoso e quasi sempre uggioso. Gradita molto la compagnia

di mgr. Signora e della sua buona mamma. Un bel giro a diporto che era in progetto sulla Laguna andò a vuoto. Dovetti accontentarmi di recarmi a S. Andrea per le Cresime ad alcuni figliuoli della Compagnia Aviatori. C’era anche il già Colonnello [ ], che proprio oggi contava il primo giorno dalla sua nomina a Generale. Il Comandante [ ] provvide a tutto, come al solito e bene. Interessante in mattinata la udienza di don Giorgio Bagagiollo! che va volentieri a S. Giuseppe,398 la parrocchia urbana del def. don Noro, che

394 Nel corso della sua intensissima attività predicatoria Bernardino da Siena (1380-1444) aveva preso l’abitudine di recare con sé un’orifiamma che raffigurava un sole raggiante conte-nente le lettere «ihs», ovvero le prime tre lettere del nome di Gesù in Greco (altri vi vedevano l’abbreviazione del motto costantinianto «In Hoc Signo (vinces)» ovvero «Iesus Hominum Salvator»). La cosa importante è che s. Bernardino aveva ottenuto che durante la sua presenza in occasione delle predicazioni, le famiglie gentilizie delle varie città visitate, spesso in lotta tra loro, ritirassero i loro stendardi per lasciare spazio unicamente al suo.

395 Paolo Piazza (1923-1996), sacerdote dal 1946, era parroco di Lio Piccolo dal 1950; Giuseppe Pavan (1898-1988), sacerdote dal 1925, era parroco a S. Martino di Castello dal 1947; nel 1973 sarà nominato canonico residenziale di S. Marco: Liber Vitae, pp. 43 e 134.

396 Rispettivamente mons. Giovanni Rizzetto e mons. Desiderio Barbato.397 Luigi Angelo Scattolin (1913-2007), originario di Scorzè (VE), si era trasferito al seguito

della famiglia in Francia ed era stato ordinato sacerdote della diocesi di Albi nel 1941. Aveva insegnato per alcuni anni nel seminario di Castres ed era infine, rientrato in Italia, era stato incardinato tra il clero veneziano. Era stato vicario parrocchiale a Chirignago e Zelarino e sarà parroco di Ca’ Noghera dal 1957 al 1963; sarà quindi, sino alla conclusione del ministero, col-laboratore parrocchiale a Tessera. Roncalli lo aveva probabilmente conosciuto durante la visita alla diocesi di Albi compiuta dal 27 al 29 novembre 1948: cfr. Anni di Francia, I, pp. 524-525.

398 Giorgio Bagagiolo, nato a Venezia nel 1923, era stato ordinato sacerdote nel 1946. Andava parroco a S. Giuseppe di Castello, nell’omonimo vicariato.

1957

393

era rimasta senza concorrenti, e ben 7 sacerdoti non vollero accettare!!Altre buone udienze, don Carlo Corrao! e prof. Bac[c]hion.

23 maggio, giovedìA S. Agnese – Istituto Cavanis. Ordinazione di tre sacerdoti, ben se-

guita da tutti gli alunni ad edificazione. Ritiro Mensile alla Fava con S. Messa e predica di mgr. Signora al Clero. Con lui mi trattenni a colazione dai PP. Redentoristi cari e benemeriti.

Nel pomeriggio mi recai a S. Pietro in Bosco con mgr. Signora per le Cresime: bell’incontro con quella buona parrocchia[[le]] e col suo parroco Polloni!. <Parlò mgr. Signora> Di là mossi sino a Abano – Loris però si trattenne a Padova – per una visita al Card. Ciriaci che vi fa all’hotel Trieste la cura dei fanghi. Egli mi accolse molto bene ed accettò di venire qui a Venezia lunedì 27 a mezzodì.399

A sera riunii a cena i miei più vicini: Olivotti, Gottardi, Macacek, Vecchi, ecc. per far onore a mgr. Signora che fù lietissimo.

24 maggio, venerdìUdienze: A S. Marco discesi per salutare le «Fiamme Bianche» bimbi

da 4-5 – 6-7 – 8-9 anni degli Asili di Venezia, un bel parterre variopinto, innanzi alla Nicopeia: guidati da don Camilla. Caro spettacolo. Visite ricev.: Ingegner Rovai padre e figlio con mgr. parroco di S. Felice.

Poi il Console Generale di Germania Reiner Kreutzwald che mi recò la «Gran Croce dell’Ordine al Merito della Republica Federale[»] in nome del suo governo: per il mio interess[amento] ai Prigionieri Tedeschi.400

399 Pietro Ciriaci (1885-1966), sacerdote dal 1909, già docente al Seminario Romano, aveva prestato servizio presso la Penitenzieria apostolica, la congregazione del Concilio e la congre-gazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari. Nel 1928 era stato consacrato arcivescovo e inviato nunzio in Cecoslovacchia; nel 1934 era passato alla nunziatura del Portogallo. Era stato creato cardinale nel 1953 e nominato prefetto della congregazione del Concilio.

400 Cfr. supra, annotazioni al 24 aprile 1957. Leggendo la motivazione del conferimen-to, il console Kreutzwald ricordava il «fattivo interessamento» dell’allora nunzio e decano Roncalli «a favore dei prigionieri tedeschi in Francia nel 1945»: «in una epoca in cui la marea dell’odio della guerra era particolarmente alta e […] quindi difficile prendersi a cuore la sorte dei prigionieri tedeschi». Nella sua replica il patriarca indicava che «l’alta onorificenza grazio-samente conferitami e che ho assai gradito […] vuole essere riconoscimento della azione di fraternità e di pace non tanto dell’umile ex Nunzio di Parigi, quanto del Sommo pontefice che ebbi l’onore di rappresentare la cui missione in ogni circostanza e sotto veste sacerdotale è sempre la stessa, ispirata ai perenni principi di giustizia e di amore del vangelo di Cristo: e cioè: di favorire l’incontro degli uomini fra loro nella luce cristiana del perdono recipro-co e della cooperazione al bene comune. Quello che con l’aiuto di Dio e del buon volere

1957

394

A pranzo soli con mgr. Signora e mamma – Nel pomeriggio a palazzo Vendramin presiedetti alla chiusura Scuola Sociale del Clero,401 semplicità, serietà, elevazione. Bene accolta. Seguì la visita alla Mostra Storico Litur-gica di San Giacomo dall’Orio e la S. Cresima a S. Stae. Pure bene. Ma vespero afoso e umido.

25 maggio, sabatoUdienza del Provic[ario] Gottardi. Mettendo le mani su vari tasti,

parecchie voci <di sacerdoti> non rispondono bene. Però pazienza. A mezzodì godetti per l’ultima ora del suo soggiorno in patriarchìo di mgr. Signora e della sua buona mamma Pierina che nel pomeriggio accom-pagnai alla stazione per Budoja dioc. di Concordia. Fui contento della grazia che il Signore mi diede dell’essere hospitalis et benignus ut episcopum decet [1Tm 3,2-3].402

Accompagnando mgr. Signora mi arrestai a S. Geremia, presso le Dame del S. Cuore dove chiusi la Esposizione solenne del S.S. Sacra-mento, e diedi la S. Cresima ad una 15! di creature. Di là mi recai a S. Ma-ria Formosa dove diedi pure la S. Cresima ad una 40! di figliuoli. Buona preparazione, ordine ed edificazione.

26 maggio, domenicaDue Visite Pastorali, con tempo orribile.A Campalto.403 Mattinata di contatto con i fedeli che si successero

nelle Messe. Mi fecero buona impressione di brava gente, facile a lasciar-si portare al Signore. Il nuovo capellano don Stecca fa bene e si tiene

degli uomini […] le Rappresentanze Pontificie hanno fatto all’indomani dell’ultima guerra in Francia e dappertutto, resta in gran parte avvolto dal velo della comprensibile e doverosa discrezione: ma è motivo, per mia parte, di intima esultanza e di grande consolazione. Tra i ricordi più cari del mio servizio della S. Sede amo qui ricordare, a testimonianza della cortese comprensione delle Autorità Francesi, di aver potuto contribuire a radunare a Chartres, tutti i seminaristi prigionieri di guerra in terra di Francia per la continuazione dei loro studi sotto la guida di bravi professori venuti anche dalla Germania, e disposti a condividere con quei giovani il disagio dell’isolamento e della prigionia. Di fatto, in una baracca del Campo dei prigionieri di Chartres – l’ho tuttora negli occhi ed è commozione del mio spirito – potei compiere nel 1946 alcune Ordinazioni sacerdotali», Alta onorificenza Tedesca al Card. Patriarca, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, pp. 143-144. Negli stessi giorni il patriarca ringrazierà per iscritto il presidente della RFT Theodor Heuss: AR/FSSD X/797.

401 Cfr. supra, appunti del 29 marzo 1957.402 Cfr. supra, annotazioni al 3 febbraio 1957; si vedano pure gli appunti del 7 marzo 1955

in Pace e Vangelo, I, p. 468.403 Parrocchia del vicariato foraneo di Carpenedo.

1957

395

unito al Parroco don Ferrarese:404 il che migliora la situazione. Trovai le Suore un po´ impettite contro il Parroco: che è buono e umile: ma certo non all’altezza. Pranzai in canonica: bene e in pace.

Seguì la Visita a Dese. Qui la gente buona e ben disposta, nonostante 38 anni di governo pastorale rozzo e duro.405 Ma fedeli veramente buoni. Benedissi in chiesa la prima pietra dell’Asilo Infantile. Veramente conver-rebbe movere candelabrum [cfr. Ap 2,5]:406 però con garbo.

27 maggio, lunedìGiornata allietata dalla visita del Card. Ciriaci che gradì tanto le mie

accoglienze.407 A colazione invitai i miei Vicari Generali. Egli si recò a S. Giorgio e al Seminario e ne fù contentissimo. Come debbo ringraziare il Signore della buona salute che continua a darmi mentre altri più giovani di me ne mancano. Devo però anche stare all’erta e sempre, sempre tener-mi pronto alle sorprese.408

A sera è giunto mgr. Baldelli direttore Generale della Pontificia Opera di Assistenza409 con mgr. Freschi Deleg. Regionale di Udine. Lo accolsi del mio meglio a cena e in alloggio per la notte nelle camere del Card. Sarto:

404 Luigi Stecca, nato a Castelfranco Veneto (TV) nel 1931, era stato ordinato sacer-dote da Roncalli il 27 giugno 1954. Mario Ferrarese (1917-1985), sacedote dal 1941, era stato cappellano a Caorle, Campalto e Carpenedo; era parroco di Campalto dal 1948, Liber Vitae, p. 148.

405 Cfr. supra, appunti del 23 gennaio 1956; si vedano pure gli appunti del 25 febbraio, 3 aprile, 20 maggio, 26 settembre e 20 dicembre 1957.

406 Cioè cambiare il parroco.407 Cfr. supra, appunti del 23 maggio 1957.408 Appunterà pochi giorni più tardi durante gli esercizi a Torreglia: «O Signore [[ci]]

siamo a vespro. Anni 76 in corso. Grande dono del Padre Celeste la vita. Tre quarti dei miei contemporanei sono passati all’altra riva. Dunque anche io mi debbo tener preparato al gran-de momento. Il pensiero della morte non mi da´ turbamento. Anche uno dei 5 fratelli miei è partito; ed era il penultimo: il mio caro Giovanni. Che buona vita, e che bella morte! La mia salute è eccellente, e robusta ancora: ma non debbo fidarmene: voglio tenermi in prontezza di adsum [Gen 22,1] a qualunque, anche improvvisa chiamata. […] La senescenza – che è pure grande dono del Signore – deve essere per me motivo di silenziosa gioia interiore, e di quotidia-no abbandono nel Signore stesso, a cui mi tengo rivolto come un bambino verso le braccia aperte del padre», GdA, p. 429.

409 Ferdinando Baldelli (1886-1963), già responsabile della costituzione dell’ONARMO, nel 1944, su incarico di Pio XII, aveva dato vita alla Pontificia Commissione di Assistenza, da cui scaturirà poi la Pontificia Opera di Assistenza; sarà nominato vescovo da Giovanni XXIII nel 1959.

1957

396

cosa che piace tanto alle anime sacerdotali.410 Stamattina ho presieduto alla I Rogazione a S. Marco.411 Basilica formicolante di forestieri.

28 maggio, martedìGiornata di felice raduno presso il Patriarca dei arciv. e vescovi di Go-

rizia, Udine, [[Vit]] Treviso, Concordia e Vittorio Veneto, a proposito delle regioni depresse.412 Io volli vedere prima mgr. Baldelli da parte e poi fù con-chiuso tutto bene. Il patriarca è ora il [[patr]] presidente effettivo con mgr. Olivotti suo Vicario e rappresentante, Mgr. Freschi come gerente e segreta-rio generale. Fù tutto messo a verbale. Io sospesi alquanto per presiedere alla seconda Rogazione: ma non mi fermai alla Messa e potei ben conchiudere. Ebbi il piacere di trattenere a colazione mgr. Ambrosi, Zaffonato, De Zan-che, Carraro e Segretari.

29 maggio, mercoledìMattinata a Mestre con due solenni Cresime a S. Lorenzo.Non potei assistere alla III Rogazione e me ne dispiacque. Però la

buona direzione fù data per l’avvenire.

30 maggio, giovedì[Ascensione del Signore]Dalle 4 di notte alle 9.30 scrissi l’Omelia per il Pontificale dell’Ascen-

sione. In essa toccai della Sensa e della Pala d’oro. Lessi, non so[[lo]] con quale maggior efficacia che se avessi parlato a libera parola. Pazienza.413

410 Al momento del suo ingresso a Venezia Roncalli aveva deciso di ripristinare le stanze abitate dal card. Sarto così com’erano al momento della sua partenza per il conclave del 1903: venivano ora impiegate per gli ospiti di particolare riguardo.

411 Cfr. supra, annotazioni al 7 maggio 1956.412 Rispettivamente i monss. Ambrosi, Zaffonato, Negrin, De Zanche e Carraro.413 «La Festa dell’Ascensione del Signore è grande per tutto il mondo: è particolarmente

significativa per Venezia nostra: è edificante per lo spirito di ogni buon cristiano. […] Questa, miei fratelli e figli, è la significazione mondiale della festa odierna. Il cero Pasquale, simbolo della resurrezione, al canto del Vangelo si spegne, come ad indicare che la missione temporale e visibile di Gesù sulla terra è terminata. Ma il Cristo Dio e Uomo trionfatore splende sulla terra alla testa di tutti gli eletti, e nei cieli per i secoli eterni. […] la festa della Ascensione riveste particolari aspetti di venerazione e di esultanza per Venezia nostra. Li richiamava ai suoi figliuoli or sono giusto 110 anni, qui in san Marco, il 13 maggio 1847, precisamente nella solennità della Ascensione, il mio insigne predecessore il Cardinale Patriarca Jacopo Monico (1826-51), illustrando due rilievi storici particolarmente cari ad ogni cittadino di Venezia cultore delle tradizioni religiose ed artistiche della Serenissima Repubblica. L’uno, il compiersi, nella festa dell’Ascensione, di otto secoli e mezzo, da quando il doge Pietro Orseolo (991-1008), venerato poi come santo nella liturgia nostra, salpò dal nostro lido con una formidabile flotta e volò a gonfie vele in soccorso degli Illiri e dei Dalmati, contro i pirati

1957

397

E non c’è altro da dire «Si quaeris in hanc! vitam [[q]] requiem quomo-do tu[nc] pervenies ad aeternam requiem?

Non ponas te ad multam requiem, sed ad magnam patientiam» (Imit. Xsti III, c. 25!414)

31 maggio, venerdì [B.V. Maria Regina]Stamattina volli celebrare coi miei cari Seminaristi alla Salute: a) per ce-

lebrare con loro la liturgia di Maria Regina:415 b) ad implorazione di grazia per i 5 diaconi che in giugno ordinerò sacerdoti: c) per la buona continua-zione della Visita Pastorale: d) per i lavori di preparazione del Sinodo ieri iniziati:416 e) per la mia santificazione personale negli Esercizi imminenti

che, discesi sull’Adriatico dalle nordiche regioni, e fabbricata la città di Narento, infestavano da secoli tutto il golfo spargendo dovunque terrore e stragi. L’esito dell’impresa e le regioni liberate si aggregarono alla Veneta sudditanza: la celebrazione annuale di quell’avvenimen-to fu fissata per il giorno dell’Ascensione. Il doge si recava in quella circostanza in grande pompa al mare come a dimostrare il dominio che la Repubblica ne aveva preso sgombran-dolo da ogni infesto naviglio. Il gesto non aveva dapprima che significazione civica: fino a quando, transitando da Venezia il Papa Alessandro III (1159-1181), assunse anche carattere religioso. Doge e vescovo si videro associati nel compimento del rito sacro e civile: tradi-zione dell’anello ed effusione dell’acqua lustrale, seguiti da popolo immenso, acclamante al cosiddetto “Sposalizio del mare”, che ogni anno si ripetè nella festa dell’Ascensione – o della “Sensa” come suona nel vernacolo veneziano – e fu letizia universale fino al cadere della Repubblica. L’altro rilievo nella parola del Card. Monico, anch’esso posto in valore in quel giovedì 13 maggio 1847, come riflesso del mistero dell’Ascensione, fu la presentazione al popolo dell’ornamento più prezioso di questa basilica di san Marco, cioè la “Pala d’oro” allora egregiamente restaurata e riposta sopra elegante e solida base, nello sfondo dell’altare maggiore, come a guardia d’onore del Corpo dell’Evangelista ivi conservato. […] In quella metà del secolo scorso, la Pala d’oro di san Marco, dopo lungo, laborioso e finissimo proce-dimento, a cui era stata sottoposta, riappariva innanzi ai veneziani in sembianza piuttosto di nuova creazione che di riuscitissimo restauro, così da far onore a qualunque artefice di grande rinomanza. Fu come un tesoro riscoperto la cui ammirazione viene crescendo di anno in anno», Festa dell’Ascensione, in Scritti e discorsi, III, pp. 134-139 (qui è erroneamente posta la data dell’8 giugno); il ms in AR/Int 2847.

414 Rectius 35.415 La sua istituzione era stata annunciata da Pio XII nell’enciclica Ad cæli Reginam dell’11

ottobre 1954.416 Il 30 maggio – Roncalli non ne aveva fatto cenno sull’agenda – si era tenuta la prima

adunanza preparatoria per il XXXI Sinodo diocesano che si sarebbe svolto nel novembre successivo: erano state definite le modalità tecniche e i tempi della preparazione e in parti-colare si era stabilito di insediare il 10 giugno seguente le Commissioni di Studio, «che do-vranno riferire sull’esito dei lavori entro il 31 luglio c.a.: una Commissione curerà la parte “de personis”; tre Commissioni cureranno invece la parte “de rebus” così suddivisa: de cultu, de magisterio, de bonis temporalibus»: Giovedì 30 maggio 1957. Festa dell’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 133.

1957

398

di Torreglia. In casa parecchie udienze, Ammanati,417 investitura di parroci di S. Silvestro e di S. Nicoletto del Lido, padre Elia Armeno, mgr. Da Villa che trattenni a colazione.

Nel pomeriggio mi recai con Dinon a S. Pietro di Castello, e ai S.S. Apostoli per le Cresime. Tutto ben preparato. Vidi il nuovo Parroco don Zane agli Apostoli, in salute incerta e in preparazione di cure. Ne´ man-cano inquietudini per i debiti lasciati da don Alessio d’Este.418 In casa cara visita di co[nte] Cini.

1 giugno, sabato<Messa e Cresima a S. Zaccaria. Poi>Mi recai alla Giudecca presso l’istituto S. Gio. Battista dell’infanzia

abbandonata. Suore Canossiane. Intendente marchese Gregori. Cresimai alcuni bimbi in capella: benedissi ai nuovi locali. Veramente belli. Il buon dott. Cardani che presiede alla amministrazione, e che io sposai in patriar-chìo, sempre ottimo.419 Seguì un trattenimento colle varie Autorità con eserci<tazioni> ginnastiche nel bellissimo cortile. Tutto è incoraggiante ed edificante.

Nel pomeriggio, alle 18 Cresime a S. Giuseppe, sempre festosa e po-polare. Poi a S. Francesco di Paola. Ancora per Cresime sempre bene or-dinate. Spero bene che in queste due parrocchie due parroci giovani e veramente pieni di zelo potranno far meraviglie.420

2 giugno, domenicaVisita Past. a Carpenedo e a Bissuola. Tutto è proceduto con bell’ordi-

ne. Cinque contatti coi fedeli, nelle singole Messe, a cui non mancò la mia parola che mi parve tanto bene accolta. Benedissi gli ampliamenti del Pa-tronato Sacro Cuore: veramente bene riusciti. Dappertutto rispetto, buo-no spirito, edificazione. Incoraggiai le Suore Dorotee e visitai le Servite

417 Floris Luigi Ammannati, direttore della Mostra del Cinema di Venezia dal 1956 al 1959. Sarà curatore, insieme a Gian Luigi Rondi, della raccolta dei discorsi del patriarca ai partecipanti alla Mostra del Cinema: Il Cinema nella parola del Cardinale Roncalli, Roma 1959.

418 Cfr. supra, appunti del 23 marzo 1956.419 Ricordato dal già segretario del patriarca Roncalli come «rampollo di antica famiglia

veneziana di militanza cattolica»: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

420 Il parroco di S. Giuseppe di Castello era d. Giorgio Bagagiolo, mentre S. Francesco di Paola era retta dal 1952 da d. Mario Gidoni.

1957

399

nel loro ampio monastero. Pranzai col Parroco Mutto, buono e cortese. Lavora in pace coi suoi due preti.421

A Bissuola tutto è all’inizio: ma che accoglienze! che festa, che brava gente e quanta bella gioventù ben disposta: don Lionello Andriolo vi la-vora bene.422

Alle 21 eccomi a Torreglia pronto ad iniziare gli Esercizi Spirituali coi miei Confratelli dell’Ep[iscopato] Triveneto. Giornata pienissima. Laus Deo.

3 giugno, lunedìLa prima giornata di Torreglia per gli Esercizi ebbe tempo piovoso,

ma sopportabile. Il predicatore mgr. [van] Lierde promette bene. Io pro-vo già il gran beneficio di riposo fisico, di cui sentivo qualche bisogno. Il convegno episcopale è perfetto. Intorno al modesto Patriarca i mgri Am-brosi arc[ivescovo] di Gorizia, Urbani a[rcivescovo-]v[escovo] di Verona, De Ferrari arc[ivescovo] di Trento, Negrin arc[ivescovo] di Treviso, Zaffo-nato di Udine, De Zanche di Concordia, [[B]] Zinato di Vicenza, Muccin di Feltre, Santin di Trieste, Mazzocco di Adria e Rovigo, Carraro di Vitto-rio, Piasentini di Chioggia, Gargitter di Bressanone, Bortignon di Padova, Olivotti ausiliare di Venezia.

Il predicatore mgr. [van] Lierde è fornito di eccellente dottrina: espo-sta in buon Italiano: con belle immagini: talora un pizzico curiose: nel complesso un’anima sincera e fervorosa di religioso Agostiniano.423

4 giugno, martedìA Torreglia. Tempo incerto e vario. S. Messa, Breviario e Predica nella

capella alta: sullo stesso piano mio. Tutto procede bene. Mgr. [van] Lierde sempre interessante e ricco di sentimento, di idee, di immagini, di colore, e sempre di dottrina eccellente. Forma tutta nuova ed opportuna: un po’

421 Romeo Mutto (1890-1973), ordinato sacerdote nel 1913, era arciprete dei SS. Gerva-sio e Protasio di Carpenedo, nel vicariato di Mestre, dal 1938, Liber Vitae, p. 86.

422 La parrocchia di S. Maria Pacis di Bissuola era stata eretta con decreto del card. Ron-calli dell’8 dicembre 1954 (la chiesa parrocchiale sarà benedetta dal card. Urbani il 27 maggio 1961): Lionello Andriolo (1924-2002), sacerdote dal 1947, vi aveva fatto ingresso nel 1955 e la reggerà sino al 1988.

423 Il belga Petrus Canisius Jean van Lierde (1907-1995), sacerdote degli eremitani di S. Agostino dal 1931, era stato nominato vescovo titolare di Porfireone nel 1951 e conte-stualmente sacrista del Palazzo Apostolico e vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano; manterrà l’incarico sino al 1991.

1957

400

farraginosa nel complesso: ma ubi plura nitent non parvis offendar maculis.424

5 giugno, mercoledìStamattina mi confessai da mgr. [van] Lierde. Tutto bene e in pace: ma

io ho bisogno di sentirmi peccatore e non oggetto di… ammirazione. Ciò mi confonde e quasi mi umilia. Deus meus, misericordia mea. Questo è ripetu-to due volte nel salmo.425 Io dovrei ripeterlo mille e più volte.426

Oggi ho messo in ordine il mio testamento, correggendo quello del 1954.427

Stanotte lessi gli Atti del Sinodo di Bergamo del B. Cardinale Barbarigo del 1660.428 I canonici di quel tempo si fecero veramente compatire. Ma era-no di quel tempo, e canonici, con buone intenzioni del resto. Il beato Cardi-nale restò sempre buono e gentile a loro riguardo e pazientissimo, pur espri-mendo con qualche vivacità il suo disappunto.429 Mi viene in mente il buon Canonico Spampatti!: «I dis che l’è ol fidec». Dicono che sia il fegato.430

424 Sta citando liberamente quinto orazio Flacco, Ars Poetica, 351-352: «Verum ubi plura nitent in carmine, non ego paucis offendar maculis, quas aut incuria fudit»; cfr. anche Pace e Vangelo, I, p. 268.

425 Breviarium, Ordinarium divini Officii, Feria quarta ad Matutinum, Psalmus 58.426 Scrive nelle note spirituali redatte in queste stesse giornate: «Penso che il Signore

Gesù mi riservi, a mia completa mortificazione e purificazione, per ammettermi alla sua gioia perenne, qualche gran pena, e afflizione di corpo e spirito prima che io muoia. Ebbene ac-cetto tutto e di buon cuore, purché tutto giovi a sua gloria e a bene dell’anima mia e dei miei cari figliuoli spirituali. Temo la debolezza della mia sopportazione; e lo prego di aiutarmi, perché ho poca o nessuna fiducia in me stesso: ma l’ho completa nel Signore Gesù. Te mart-yrum candidatus laudat exercitus. […] Le porte del Paradiso sono due[:] innocenza e penitenza. Chi può pretendere, povero uomo fragile di trovare spalancata la prima? La seconda è pure sicurissima. Gesù è passato per quella, colla croce sulle spalle, in espiazione dei nostri peccati, e ci invita a seguirlo [Gv 21,20]. Ma il seguirlo significa far penitenza, lasciarsi flagellare, e flagellarsi un poco da se stesso», GdA, pp. 430-431.

427 L’ultima stesura risaliva appunto alle giornate di ritiro compiute, sempre a Torreglia, nel giugno 1954: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 288-290; secondo le indicazioni fornite dall’esecu-tore testamentario mons. Capovilla «le varianti tra la stesura del 1954 e quella del 1957 sono minime»: giovanni XXIII, Il Giornale dell’Anima e altri scritti di pietà, [a cura di L.F. Capovilla], Roma 19643, p. 347.

428 Come in altre occasioni il patriarca, posto di fronte a un altro importante evento per la propria diocesi quale era in questo caso il Sinodo diocesano, ripercorre i precedenti storici.

429 Evidentemente Roncalli, che pure in annotazioni precedenti ha lasciato trasparire il proprio disappunto rispetto all’attitudine di qualche sacerdote della sua diocesi, trova conso-latorio tanto il precedente storico quanto il modo esperito dal Barbarigo per fronteggiarlo; sul caso specifico si vedano supra le annotazioni al 30 marzo 1957.

430 Quirino Spampati (1832-1919), già parroco di Figadelli e di Grignano (BG) era stato direttore spirituale del seminario di Bergamo – dove Roncalli l’aveva conosciuto – dal 1899;

1957

401

6 giugno, giovedìBuona giornata: ma più sugli esempi del card. Barbarigo che sulle

traccie! dei discorsi di mgr. [van] Lierde, che si rivela tanto intelligente, colto e buono, ma insofferente di semplicità e chiarezza.431

Nel pomeriggio scrissi una lettera di incoraggiamento all’arciprete di Mira don Generoso Nuzzetti, che deve sottoporsi ad una cura seria e forse lunga.432 Conversai al mattino con mgr. Bortignon per il convegno di sa-bato, in preparazione all’Adunanza Collettiva dei Vescovi del Triveneto per l’ottobre.

Resto fedele all’orario degli Esercizi: ma poco posso coltivare l’inti-mo del mio spirito.

7 giugno, venerdìUltimo giorno di questo ritiro. Volontà sempre tesa a ciò che è più im-

portante per il mio spirito, in faccia al giudizio del Signore. Gli svolazzi del nostro buon predicatore non rendono facile il toccar terra. Ho creduto bene insinuargli con rispetto e carità quanto servirebbe a rendere più efficace la sua parola: e mi ha edificato la bontà e la umiltà del suo sentire. Penso che se egli scrivesse e leggesse senza aggiunte alla semplicità del suo pensiero fondamentale, riuscirebbe più pratico e gradevole.433 Uscendo appena dal silenzio mgr. De Ferrari di Trento mi disse come talora lo sforzo di annotare almeno un punto direttivo delle sue meditazioni non gli permise di dirne una sola parola. Esattamente quello che è accaduto a me stesso.434 A cena

era stato quindi nominato canonico e prevosto del capitolo della cattedrale. Roncalli era già ricorso ai «motti» di questo sacerdote – sempre rigorosamente in dialetto bergamasco: cfr. supra, annotazioni al 26 luglio 1956. Ancora nella lettera invita a mons. Carrara il 1° febbraio 1958 scriverà: «Vogliate ricordarmi a Mons. Vescovo e continuate a fargli buona compagnia, come diceva a me, giovinetto segretario, quella buona anima del Can. Spampatti!, incontran-domi e salutandomi un giorno per via Arena: “Adé: ve racomande: foga buna compagnia a kel Vescof ” [Mi raccomando: faccia buona compagnia al vescovo]. Verso l’occaso della vita che buon incoraggiamento è quello per un segretario e collaboratore immediato del Vesco-vo», AR/FSSD X/743.

431 Anche nel 1954 e nel 1955 il patriarca aveva dichiarato la propria insoddisfazione per le modalità di svolgimento degli esercizi spirituali, pure diretti da due celebri predicatori quali mons. Landucci e padre Lombardi: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 287-288; 510-512.

432 Non se ne rinviene la minuta tra le carte private di Roncalli.433 Gli dà lo stesso consiglio che aveva dato anzitempo a mons. Landucci: Pace e Vangelo,

I, p. 289.434 È evidente allora che gli appunti stesi durante il ritiro fossero propedeutici alla con-

fessione da mons. van Lierde: cfr. GdA, appunti del 2-7 giugno 1957, pp. 429-431.

1957

402

volli esprimere all’Ecc.mo mgr. De Lierde! buone parole di riconoscenza per tutto il complesso del servizio alle nostre anime.

8 giugno, sabatoA Torreglia. Convegno di tutti gli Ecc.mi Vescovi per la preparazione

della Adunanza Episcopale collettiva del pr[ossimo] ottobre. Buone inte-se su tutto.435 Nel pomeriggio scendendo breve pausa a Padova con mgr. Bortignon per una visita alla Fiera: scambio cordiale di complimenti, senza visitare i padiglioni. Proseguendo da Mestre mi recai a Portegrandi per be-nedizione di un nuovo tratto di strada in direzione di Jesolo, cosa semplice e brevissima.

Tornato in città ricevetti i componenti della Ucid al termine del loro convegno. [[A cena eb]] Parole amabili e incoraggianti con richiami della buona dottrina sociale.436 Cena con direttore «Ben[edetto] Marcello»437 e Vespri, e insieme a S. Stefano per l’audizione della «Risurrezione di Cri-sto» [di] Perosi, con successo trionfale, superiore a quanto io potessi sperare e desiderare.438

435 Dal verbale si ricava che la riunione si apre, come di consueto, con una serie di comu-nicazioni: «a) furono comunicate tre circolari: 1) una della Sacra Congregazione Concistoriale, riguardante le sollecitazioni su prestiti da parte di un tizio, di cui si tace il nome nel documento; circolare riservata già spedita agli Eccellentissimi fin dal 15 aprile scorso; 2) Una seconda della S. Congregazione del S. Offizio – circolare sub segreto – riguardante le apparizioni e rivelazioni delle tre Fontane in Roma; rivelazioni e apparizioni non riconosciute dalle competenti autorità ecclesiastiche; per cui non si ritiene opportuno che il signor Bruno Cornacchiola (protagoni-sta di tali presunti fatti preternaturali) venga invitato a tenere conferenze; 3) Una terza della Sacra Congr. del Concilio, con la quale si richiede il parere degli Eccellentissimi Vescovi sulla convenienza o meno di una sistemazione in ruolo degli Insegnanti di religione nelle scuole medie statali in Italia»; la discussione si porta quindi sulle proposte di nomina per il Tribunale regionale, sulle nomine degli assistenti e consulenti regionali della P.O.A. e sulla compilazione e distribuzione di un «questionario per la moralità» del quale viene incaricato mons. Urbani. Ve-nivano quindi definiti temi e relatori della successiva conferenza di ottobre: Verbale della Piccola Conferenza tenuta il giorno 8-VI-1957 a Villa Immacolata di Torreglia Alta, pp. 1-3, in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Triveneta 1957».

436 Roncalli aveva già avuto altre occasioni di incontro con i membri dell’Unione Cattolica Datori di lavoro e Imprenditori, un’associazione che si collocava, nell’ambito della D.C., su posizioni decisamente conservatrici.

437 Il Conservatorio di Musica Benedetto Marcello di Venezia era stato fondato nel 1876.

438 In vista di questo appuntamento aveva rivolto un messaggio alla diocesi indicando che dopo la recente scomparsa di Perosi a Venezia restava «sempre vivo il ricordo dell’entusiasmo suscitato dalle sue prime composizioni religiose e dai suoi oratori, illustrazione distintissima di quanto il Vangelo offre alla elevazione dello spirito. I tempi, gli avvenimenti e le scuole si succedono e variano: certo è che le affermazioni di Perosi, ritenuto il più forte e fecondo

1957

403

9 giugno, domenica [Domenica di Pentecoste][[Visita Pastorale a Carpenedo]] Pentecoste. Messa Pontif. a S. Mar-

co: con mio discorso al Vangelo. Pasqua di rose. Mia offerta di tre rose sull’altare di S. Marco. 1) La rosa d’oro di Gregorio XVI col motto «Pax et gaudium in Spiritu Sancto» [cfr. Rm 14,17].439 Sentirci uniti alla Chiesa ed al Papa con fedeltà di principii e di condotta. Pregare et non deficere [cfr. Lc 18,1]. 2) Rosa: il Seminario, «spes messis in semine».440 Necessità, dovere, bellezza di aiutarlo. 3) il Sinodo Diocesano a novembre: importantissimo.

Che lo Spirito Santo illumini le menti e i cuori di tutti i sacerdoti e i fedeli a trarne motivi di progresso spirituale.441

compositore di oratori del nostro secolo, secondo lo schema puro e signorile di Giacomo Carissimi (1601-1674), hanno saputo sollevare entusiasmo e stima indescrivibili. Venezia non dimentica l’onore che le viene dall’essere stato Lorenzo Perosi, sul finire dell’800, direttore della sua Cappella Marciana per cinque anni, nel periodo più fecondo della giovanile ispirazione di lui, che trionfò in quegli oratori i quali commossero il mondo: né può dimenticare l’intuito im-mediato ed il merito altissimo del suo Patriarca Cardinale Giuseppe Sarto, dall’animo paterno e geniale, che pose sul candelabro questa lucerna splendente. […] Ora io non vi so dire la mia gioia, la commozione e la riconoscenza per il dono che il Comitato Veneziano della “Messa degli Artisti” ed il perinsigne Conservatorio Musicale “B. Marcello” vogliono farci, la vigilia di Pentecoste, a Santo Stefano, con la esecuzione della “Resurrezione di Cristo”, cui sono lieto di invitare Autorità, clero e popolo», La «Resurrezione di Cristo» di Lorenzo Perosi, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, pp. 145-146; ripreso in Scritti e discorsi, III, pp. 132-133.

439 Anche pochi giorni più tardi ricorderà che un «Papa Veneto contemporaneo, Grego-rio XVI, glorioso figlio del Cadore, […] aveva regalata la “rosa d’oro” alla nostra basilica», Festa del Corpus Domini, in Scritti e discorsi, III, p. 144.

440 Cfr. supra, appunti del 30 agosto 1956.441 Il 15 agosto successivo il patriarca emanerà il decreto di indizione del XXXI Sinodo

Diocesano, fissandone la celebrazione dal 25 al 27 novembre 1957: «l’atto giuridico più solenne di una diocesi – ricorderà Roncalli in tale documento – è inteso appunto a studiare le forme e i mezzi più adatti per continuare nei secoli l’opus divinum iniziato da Gesù, Redentore nostro, a salvezza del genere umano: e a darvi solennità e vigore di legge. Al riguardo, Venezia ha tradizioni nobilissime, antiche e recenti. […] Più vicino a noi, il Card. Pietro La Fontaine di f.m. celebrò nel 1926 il XXX Sinodo, la cui linea rivela la competenza del legislatore, unita a soave ma ferma saggezza di governo. Di fatti è sul solco di tali costituzioni e del III Concilio Prov. Veneto [del 1951] che devesi aggiornare la legislazione diocesana, adattando le norme alle moderne esigenze, per incrementare sempre più la santificazione del clero e per rafforza-re, con il tradizionale sentimento religioso delle genti Venete, la coscienza morale dei nostri fedeli». Nella lettera inviata sotto la stessa data ai sacerdoti, il patriarca sottolineava ancora che «il Sinodo non è esercitazione accademica: ma espressione di vita vissuta e di esigenze nuove, invitanti a meglio corrispondere ai bisogni spirituali dei fedeli. […] Di quest’epoca, in tutto il mondo, si moltiplicano Congressi e Convegni di varia natura ed orientazione […]. Il Sinodo non è comparabile a nessuna delle manifestazioni, pur nobilissime, della scienza, dell’arte, della tecnica, della letteratura. La nostra scienza è la Rivelazione: la nostra arte è il regimen animarum: la nostra tecnica è il superimpendar pro fratribus: la nostra letteratura è il Libro Divino»: «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, pp. 201-205.

1957

404

Nel pomeriggio visita a Caorle per inaugurazione nuovo tratto di strada, pres. Ferrari Aggradi ecc. Tornando diedi il Crocifisso a 10 Missionari Ca-puccini di Mestre destinati a Angola e in Brasile. Cerimonia imponente a S. Lorenzo di Mestre, e mio discorso commosso.442

10 giugno, lunedìInizio preparazione al Sinodo.443 Tre ricevimenti: 1) Vener. Capitolo S.

Marco a cui partecipo ufficialmente questo inizio. 2) Capisestiere e Vicari Foranei: perché informino tutto il clero. 3) Personaggi componenti le orga-nizzazioni del Sinodo: preghiera speciale a mgr. Macacek: perché non ci vo-glia mancare. Invocare preghiere e prometterne nel mio imminente viaggio a Roma.444

Nel pomeriggio accompagnato dal sac. Vittorio Dinon secondo ce-rimoniere di S. Marco partenza da Venezia in ferrovia. Pausa prolungata a Bologna per il ritardo del treno da Milano: arrivo a Roma per le ore 23: lungo il viaggio ho consumato la cena da un cartoccio per ciascuno, cioè noi due e il carabiniere di scorta, un buon giovane Trevisan. Ottime acco-glienze dalle Suore <Missionarie Zelatrici> sempre buone e pazienti.445

11 giugno, martedìA Roma. I giornata. S. Messa all’altare del S. Cuore di Maria. S. Pietro

è il termine della mia prima visita: S. Sacramento: Madonna all’altare di S.

442 Il patriarca interviene con «un fervido discorso di esaltazione dell’ideale missio-nario, e della vocazione allo stato religioso ed ecclesiastico», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 139. Nelle pagine d’apertura dell’agenda c’è la seguente nota ms di mons. L.F. Capovilla: «9.VI.1957, Mestre, S. Lorenzo: il “Crocefisso” a 10 missionari Cappuccini, tra i quali P. Lazzaro da Sarcedo (Vicenza) al secolo Angelo Graziani, ucciso a Pangala (Angola) il 16.3.1961».

443 Il 10 giugno viene infatti pubblicata la Comunicazione ufficiale per l’indizione del XXXI Sinodo Diocesano: con questo atto formale il patriarca indicava anzitutto ai vicari foranei e ai visitatori sestierali le «finalità specifiche del Sinodo ed il programma delle varie fasi preparatorie»; raccomandava «di preparare fin d’ora le riunioni presinodali della prima quindicina di settembre nei diversi vicariati e sestieri, interessando i singoli Parroci e Sacer-doti su tale importante argomento ed inoltre anche i fedeli»; contestualmente a tutto ciò il patriarca insediava «ufficialmente le varie Commissioni incaricate di studiare e riferire in-torno alle varie Costituzioni Sinodali, approntando così il materiale necessario all’ordinario svolgimento delle adunanze Foraniali e sestierali»: «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 135.

444 Il patriarca vi si dirige per partecipare alla riunione del Comitato Direttivo della Con-ferenza Episcopale Italiana.

445 Cfr. supra, appunti del 9 marzo 1956.

1957

405

Gregorio Nazianzeno: Confessione: bacio del piede coll’Obedientia! et Pax:446 visita dev.ma a S. Pio X.447

In Secreteria di Stato miei colloqui con Grano, Dell’Acqua, Tardini ecc. Tutto ben calmo e bene inteso.

Nel pomeriggio alla «Domus Mariae» convegno cogli Em.i Fossati di Torino, Ruf[f]ini di Palermo, Roncalli di Venezia, Mimmi di Napoli, Siri di Genova, Lercaro di Bologna. Incontro del nostro spirito sui vari punti.448 Laicismo alla base stampa, e Azione Cattolica.449 Declinata l’offerta della do-mus «per il mondo migliore» per il ritrovo della Cei in ottobre450 e conformità

446 Si trattava di un gesto devozionale tipico dei pellegrini che visitavano San Pietro, ma che per Roncalli si caricava di un particolare significato, da lui stesso esplicitato nelle pagine dedicate cinquant’anni prima al card. Baronio: «verso l’ora del vespero, per un lungo periodo di anni, si vedeva un povero prete attraversare ponte S. Angelo, ogni giorno, e dirigersi grave e pensoso verso la Basilica Vaticana. […] I piccoli accattoni che stavano sulle porte del tempio in vederlo sin da lontano – narra l’Aringhi – rallegrandosi, dicevano: Ecco il prete scarpone che viene – alludendo alle grosse scarpe che portava –. Il prete veniva, e a quei monelli, i quali gli s’inginocchiavano intorno, dava un quattrino per ciascuno; poi entrato con riverenza nella Basi-lica, si avviava direttamente verso la statua di bronzo di S. Pietro, che allora stava presso le porte, e, baciato il piede dell’Apostolo, pronunciava queste due parole, sempre: Pax et oboedientia… Era il Baronio»: roncalli, Il Cardinale Cesare Baronio, cit., p. 46. Su questo si vedano gli appunti del 19 ottobre 1954 e 14 gennaio 1955 in Pace e Vangelo, I, pp. 368 e 437; ancora la settimana prima, durante il ritiro a Torreglia, aveva scritto nelle sue note intime: «Da giovane sacerdote mi ha colpito l’Oboedientia et pax del p. Cesare Baronio, colla [[sua]] testa chinata al bacio sul piede della statua di S. Pietro: ed ho lasciato fare, e mi sono lasciato condurre in perfetta conformità alle disposizioni della Provvidenza», GdA, p. 430.

447 Dopo la beatificazione nel 1951 il corpo di papa Sarto era stato traslato dalle Grot-te alla Basilica Vaticana. Il 25 gennaio precedente era stato inoltre concesso al patriarcato di annoverare s. Pio X tra i patroni della diocesi: cfr. S. Pius Pp. X Patronus minus principalis patriarchatus Venetiarum, in «Bollettino», 48 (1957)/1-2, p. 7.

448 Un resoconto in SPortelli, La Conferenza Episcopale Italiana, cit., pp. 103-105.449 Secondo il verbale è il card. Lercaro a proporre per la riunione di ottobre il tema del

«laicismo»; viene immediatamente appoggiato dal card. Siri, che individua in Mounier colui «che più ha avuto influsso sulla crisi odierna. V’è chi ne vuol far risalire la colpa a Maritain, ma il vero responsabile è Mounier. Le sue teorie fondamentali ricompaiono ora in casa nostra con in laicismo cattolico. La Chiesa non deve entrare in nessuna questione terrena, come voleva l’Action Française. La Chiesa è una madre un po’ vecchia e un po’ sciocca. Tocca ai laici sostenerla. Mounier sta dietro tutta la teologia dei laici. […] Il ritorno al laicismo è in imme-diata connessione con la situazione politica attuale una delle principali cause della diffusione del laicismo». L’arcivescovo di Genova aggiungeva che la questione della stampa «rientra nell’argomento generale del Laicismo. Tale argomento deve essere considerato dal punto di vista morale: difesa della persona e della libertà umana. 48 milioni di italiani sono alla mercé di 5 mila iscritti all’Albo dei giornalisti, E basta un “si dice” per non essere querelato, di qual-siasi affermazione di stratti», ibidem, p. 104.

450 Padre Lombardi aveva infatti avanzato nel febbraio precedente la proposta che le riu-nioni della C.E.I. si tenessero presso il Centro Internazionale Pio XII per il Mondo Migliore di

1957

406

riscontrata sopra diversi punti. A sera cenai con mgr. Mattioli e un sacerdote Sardo. Seguì una buona con[[solazione]]<versazione> sopra diversi punti. Ricevuta la visita di mgr. Rettore del Seminario Romano.451

12 giugno, mercoledì<II Giornata Romana>[[Ore 9.30 Domus Mariae. Adunanza Comitato Direttivo Cei]] Ieri

sera visitai S. Giovanni in Laterano. Stamane passai da S. Maria Maggio-re. E proseguii per S. Paolo: così tutte le basiliche furono visitate e il mio spirito si trovò contento. Dalla basilica Paolina passai al monastero. Caro e preparato incontro coi due Abati di Montecassino e di S. Paolo.452 Ci siamo intesi perfettamente. Una proclamazione di S. Giov[anni] da Ca-pestrano a patrono d’Europa non la si comprenderebbe, non potrebbe che risvegliare ricordi di vecchie sanguinose contese fra nazioni e raz-ze.453 Patrono indiscusso di Europa non potrebbe essere che S. Benedet-to Abate454 – Tre ore passate a S. Paolo veramente deliziose e riposanti. In casa ricevetti il com[mendatore] Giacomini: e accettai di cenare in casa Serventi dove il Maestro Cantore Martinelli con consorte e figliuole sposate, incrocia parecchie buone famiglie. Feci anche una visita ai due fratelli Filippo e Paolo Giobbe, sempre carissimi.455

Rocca di Papa, nei pressi di Castel Gandolfo: i porporati, proprio per non essere condizionati in alcun modo dal gesuita, esprimevano invece la preferenza per il santuario di Pompei e per la Domus Mariae, ibidem, pp. 103-104.

451 Dal 1948 era rettore del Seminario Romano maggiore mons. Plinio Pascoli (1905-1999). Manterrà l’incarico sino al 1966, quando verrà nominato vescovo titolare di Suava ricevendo alcune deleghe da parte del vicario di Roma.

452 Abate di Montecassino era, dal 1945, dom Ildefonso Rea (1896-1971); Roncalli si era già incontrato con l’abate di S. Paolo fuori le Mura dom Cesario D’Amato nel marzo 1956.

453 Giovanni da Capistrano (1386-1456) aveva organizzato e diffuso il ramo riformato dell’ordine francescano detto dell’«osservanza»; con le Costituzioni Martiniane aveva tentato, inutilmente, una ricomposizione delle famiglie francescane. Aveva quindi svolto la funzione di inquisitore contro i fraticelli, gli ebrei e gli hussiti, ma si distinse particolarmente per la predicazione in difesa della cristianità minacciata dai turchi e fu presente alla battaglia di Bel-grado del 1456. Era stato canonizzato da Alessandro VIII nel 1690.

454 Il 24 ottobre 1964 Sarà Paolo VI, e proprio nell’abbazia di Montecassino dove si era recato per consacrare l’altare della ricostruita basilica, a proclamare s. Benedetto da Norcia patrono d’Europa: cfr. Insegnamenti di Paolo VI, II: 1964, Città del Vaticano 1965, pp. 599-606.

455 Il patriarca aveva conosciuto mons. Filippo Giobbe (1876-1970) al Seminario Roma-no, dove questi era stato suo prefetto di camerata; anche la conoscenza con Paolo Giobbe (1880-1972) risaliva agli anni di frequenza del Seminario Romano. Giobbe era stato poi ret-tore del Collegio di Propaganda Fide e nel 1925 era stato nominato vescovo e inviato nunzio

1957

407

13 giugno, mercoledì [S. Antonio di Padova Confessore]III Giornata Romana. Santa Messa a tutta la Comunità delle Suore

Missionarie Zelatrici: e a sera breve discorso a loro: S. Antonio e il men-dicante del divino amore.456 Sviluppo della Imit. di Xsto. Esto pacificus et humilis: et erit tecum Iesus. Esto devotus et quietus et manebit tecum Iesus [IC II.8.3].457 In mattinata visita di S. Marco, riguardando le mie pure care memorie: mia parrocchia in Roma: ricordi del B. Barbarigo: tombe di mgr. Ragazzoni vescovo di Bergamo,458 ecc. Proseguendo al S. Offizio ebbi un colloquio col Card. Ottaviani, circa parecchie cose: fra le altre le mie impressioni circa la santificazione di mgr. Scalabrini.459 Felice incontro col ministro Andreotti presso mgr. Belvederi a Priscilla fuori Porta Salaria:460

in Colombia; nel 1936 era stato trasferito all’internunziatura di Olanda. Sarà creato cardinale da Giovanni XXIII nel concistoro del 15 dicembre 1958.

456 Aveva richiamato quest’episodio della vita di s. Antonio anche quattro anni prima: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 86.

457 Era ricorso a questa citazione – qui ripresa liberamente – anche nella meditazione tenuta ai seminaristi che villeggiavano a Roccantica nell’autunno 1904: cfr. giovanni XXIII, Il Giornale dell’Anima e altri scritti di pietà, cit., p. 270; si veda pure il GdA, note del 1897, p. 36.

458 Gerolamo Ragazzoni, originario di Venezia, nato nel 1537, era stato nominato nel 1561 vescovo coadiutore con diritto di successione di Famagosta; prese parte alle ultime sedute del Concilio di Trento e nel 1576 fu nominato vescovo di Novara. L’anno successivo fu trasferito a Bergamo e dal 1583 al 1586 fu nunzio in Francia. Morì nel 1592; su di lui si veda Girolamo Ragazzoni, évêque de Bergame, nonce en France: correspondance de sa nonciature 1583-1586, éd. par la dé-cision et la munificence de Sa Sainteté Jean XXIII et les soins de P. Blet, Roma-Parigi 1962.

459 Il 10 luglio 1955 il patriarca di Venezia – che non aveva mai nascosto le sue forti perplessità di fronte alla posizione mantenuta dal vescovo di Piacenza mons. G.B. Scalabrini (1839-1905) rispetto a Leone XIII e Pio X sulla revoca del Non expedit – aveva inoltrato una postulatoria a Pio XII per aderire all’«universale supplica che implora dalla Santità Vostra la introduzione del processo apostolico [di mons. Scalabrini]. Padre Santo: io ebbi la ventura di vedere coi miei occhi, e di ascoltare la parola di quel venerato presule […]. Da questi fugaci incontri, e dalla parola e dai giudizi del mio vescovo, mi feci di mons. Scalabrini un alto e chia-ro concetto: di vescovo piissimo, dotto, zelante e generoso nel servizio di Dio e delle anime», in XII anniversario della morte di papa Giovanni, 1963 – 3 giugno – 1975, a cura di L.F. Capovilla, Roma 1975, pp. 100-101; su questo si vedano pure gli appunti del 16 settembre 1954 in Pace e Vangelo, I, p. 351. L’inchiesta per la canonizzazione di mons. Scalabrini era iniziata nel 1936, con l’apertura del processo ordinario diocesano, cui era seguito nel 1940 quello apostolico. Dopo una lunga stasi la causa ha ripreso il suo iter all’inizio degli anni Ottanta. Nel 1986 è stata decretata l’eroicità delle virtù e nel 1996 è avvenuto il riconoscimento di un miracolo per intercessione di Scalabrini. Il 9 novembre 1997 Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato.

460 Mons. Giulio Belvederi (1882-1959), già segretario del card. Svampa di Bologna, si era dedicato agli studi archeologici ed era stato nominato da Pio XI segretario del Pontifìcio Istituto di Archeologia Cristiana; presso le Catacombe di Priscilla a Roma aveva sede la congregazione delle Oblate Regolari Benedettine, da lui fondate nel 1936. Era stato condiscepolo di Roncalli al Seminario Romano: sulle radici del suo rapporto con il futuro Giovanni XXIII si veda il

1957

408

prese assicurazioni circa il Seminario della Salute.461 In Seminario al La-terano stamattina contatto carissimo con tutti: Rettore Paschini, alunni Bergamaschi e tutti. A cena qui dalle Suore mgr. Pier Canisio van Lierde, sempre assai accogliente delle mie buone parole*.462 <Incontro con la mia buona nipote Suor Maria Angiola:463 con Meo e M. Roncalli, Mila-no>

14 giugno, venerdìRoma-Venezia. Mattinata in casa per parecchie lettere: al Card. Piaz-

za, Ottaviani: mgr. [Gianfranceschi] v[escovo] di Cesena.464 Saluto al buon mgr. Mattioli, qui capellano da oltre 25 [anni] presso queste Suore Missionarie Zelatrici.

Partii con don Vittorio Dinon alle 13 e! minuti. Viaggio tranquillo: benché caldo. Da Firenze a Bologna buona compagnia col can.co [[Pa-dov]] Mistrello addetto alla Curia di Padova e peritissimo di amministra-zione Ecclesiastica. Conversazione piacevole e istruttiva.

Arrivai in perfetto orario a Venezia: dove trovai tutto in buon ordine. Benedico Iddio che mi ha permesso a Roma parecchi contatti utili al mio ministero pastorale.

15 giugno, sabatoBenedizione e inaugurazione del nuovo ospizio marino dedicato a

Maria Assunta sul lido di Cavallino. È creazione delle Suore Dorotee di Vicenza (Figlie dei Sacri Cuori) che hanno parecchie case in diocesi di Venezia. Costruzione grandiosa. Convennero qui molti preti e secolari da Vicenza. Aspersi e benedissi le soglie dell’ingresso, della casa, della capella, del tabernacolo: ponendo a suggello la S. Messa, la prima cele-brata. Aggiunsi alcune parole ascoltatissime. Infine misi tutto sotto la protezione di Maria. Fù un magnifico ritrovo di anime esultanti verso un

volumetto scritto da G. andreotti – col quale Belvederi era imparentato essendo zio della moglie Livia Danese –, I quattro del Gesù. Storia di un’eresia, Milano 1999.

461 Cfr. supra, appunti del 13 marzo e 20 ottobre 1956.462 Cfr. supra, appunti del 7 giugno 1957.463 Giuseppina Roncalli, nata nel 1925, figlia del fratello Giovanni e di Caterina For-

menti, era entrata nella Congregazione delle Figlie di N.S. del Sacro Cuore d’Issoudun prendendo il nome di sr. Maria Angela; del rapporto con lo zio Angelo Giuseppe riferirà in Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., pp. 102r- 106r.

464 Roncalli non ne ha conservato minuta per il suo archivio personale.

1957

409

avvenire di carità, e di pace, per le anime e per i corpi.A sera il prof. Bacchion mi communica l’acquisto fatto del palazzo

Contarini e adiacenze, in unione coll’Opera pia Cottolengo di Torino per varie imprese di carità e di santificazione. Dies albo signanda lapillo.465

16 giugno, domenicaA Favaro. V[isita] P[astorale]. Funzioni ordine consueto. Assistenza

a 4 Messe con 4 discorsi: mia, fanciulli, ore 10 a Ca’ Solari, ricev. Giunta A.C., Parroco Lazzarato Romano, e coop. Vincenzo Agnolitto! si inten-donobene: e ciò è già molto.466 In generale pa[[sso]]<rroco> buono: ma senza gran fuoco. Mi fermai a colazione [[e per questo da]].

[[Nel]] <Verso il> pomeriggio passai a Ca’ Sartori: dove disse la Messa don Agnoletto. Anche là c’è una parrocchia a cui bisogna pensare. La capanna che serve ora è troppo miserabile e insufficiente.

Nel pomeriggio passai a Tessera. Bel posto, ma piccola chiesa an-tica, campanile antichissimo. Don Borsatti Antonio prete semplice ma zelante, giudizioso e che sa fare.467 La famiglia Franchin è molto bene-merita per l’Asilo affidato alle Suore del Divino Amore. Gente amabile e fervorosa.

17 giugno, lunedìFra le visite di oggi il figlio di Vincent Auriol ex presid. R[epubblica]

F[rancese] che mi diede notizie dei genitori.[Questo si riferisce a domani]468

465 È un’espressione che Roncalli impiega frequentemente per segnalare l’importanza della giornata in ragione di qualche fausto avvenimento: cfr. infra gli appunti dell’8 giugno 1958; si veda anche Pace e Vangelo, I, p. 154.

466 Romano Lazzarato (1891-1967), ordinato sacerdote in diocesi di Treviso nel 1920, era stato incardinato nel clero veneziano nel 1927 dopo l’annessione della parrocchia di S. Andrea di Favaro al patriarcato; dopo esserne stato cappellano ne era diventato parroco nel 1929; vi resterà sino al 1964, Liber Vitae, p. 80. Vincenzo Agnoletto (1921-2003), sacerdote dal 1949, sarà nominato nel 1963 parroco di S. Pietro di Favaro Veneto, dove resterà per i successivi quarant’anni.

467 Antonio Borsatti (1911-1990) era stato ordinato sacerdote nel 1937. Era stato curato autonomo di S. Elena di Tessera e ne era diventato parroco nel 1954: vi resterà sino al 1981, Liber Vitae, p. 44.

468 Le parentesi quadre sono nel ms originale.

1957

410

18 giugno, martedì [B. Gregorio Barbarigo Vescovo e Confessore]Visita gradita dei Parroci di Zogno e S. Pellegrino, Speranza e Dossi.469

In mattinata S. Cresima a S. Maria del Giglio dove parlai del Beato Gregorio Barbarigo nato in quella parrocchia, e che nessuno o quasi nessuno ricorda: mentre il suo spirito e la sua devozione per [[sé]] lui è fiamma viva nel cuor mio.470

Nel pomeriggio mi recai a Poveglia: dove vivono 250 ricoverati per la vecchiaia. Mi accompagnò e mi ricevette il Senatore Tommasini, presi-dente dell’Ospedale del Lido. Mi accostai famigliarmente a tutti in piedi o degenti. Grande consolazione loro e mia.

Proseguimmo poi per l’Istituto Carlo Steeb: dove ascoltai la bellis-sima commemorazione del benemerito sacerdote letta dal prof. Lizier, a cui io aggiunsi alcune parole che furono bene accolte.471

469 Sono entrambi sacerdoti della diocesi di Bergamo: Giuseppe Speranza (1896-1970), di Villa d’Ogna, sacerdote dal 1924, già vice rettore in Seminario, era stato nominato par-roco di Zogno nel 1942: vi resterà sino al 1969. Lorenzo Dossi (1899-1967), di Villongo S. Alessandro, ordinato sacerdote nel 1922, era stato parroco di Longuelo dal 1932 e nel 1943 era passato a S. Pellegrino, dove resterà sino alla morte.

470 Cfr. supra, appunti del 18 giugno 1956.471 «Mentre ascoltavo il felicissimo oratore – riferisce Roncalli al termine dell’intervento di

Lizier –, la mia mente si popolava di immagini e di colori, ed il cuore si sollevava a sentimenti di devota ammirazione, come innanzi a uno di quei preziosi arazzi fiamminghi dove è tutto un rincorrersi di fili d’oro e d’argento, saviamente intrecciati in una floreale combinazione, così da derivarne delizia agli occhi e dolcezza allo spirito. La persona e la istituzione del Servo di Dio don Carlo Steeb rappresentano ancora una volta la permanenza nella Chiesa di quella fiamma incessante della carità che, ponendosi al di fuori delle questioni della giustizia sociale, degne di rispetto, senza dubbio, e di ogni sforzo per la loro soluzione, ma procedenti con passo così lento da esasperare le buone volontà, piuttosto che incoraggiarle, impaziente di indugi va subito dritta al termine suo: e moltiplica in nome di Dio, i prodigi della sua bontà e della sua gloria. […] L’istituzione delle Sorelle della Misericordia mi richiama a Verona, diocesi insigne per santi antichi e moderni, autrice di forti imprese di carattere missionario. Mi piacerebbe erudirmi con qualche ampiezza sopra Madre Luigia Poloni che segnò i primi passi e fu la prima delle dodici sorelle della nascente Congregazione, in via di moltiplicarsi come le stelle del cielo. Mi è sempre caro sentir pronunciare con rispetto il nome di Mons. Aurelio Mutti, un benedettino Bergamasco, vescovo di Verona nei primi anni della benemerita Congregazione, passato poi al Patriarcato di Venezia, e morto pressochè negli stessi mesi del beato transito dalla terra al cielo di don Carlo Steeb. Come mi sono cari i nomi dei prelati Veronesi mons. Manzini, che io cono-scevo da cinquant’anni in qua; di mons. Chiot; e di Romano Guardini, fiore di Verona anche lui, al quale voglio mandare un mio piccolo saluto, ispiratomi dalla sua elevata parola. Per qualcuno il mondo è considerato come un deserto arido e senza spiritualità. Preferisco constatare che al soffio della carità, questo deserto continua ad essere animato: la solitudine anch’essa esulta e si trapunta dei suoi fiori, che sono fiori di grazia: fiori di fraternità: fiori di paradiso, di paradiso futuro, ma certo […]», Nel centenario di don Carlo Steeb, in Scritti e discorsi, III, pp. 140-142.

1957

411

19 giugno, mercoledìI miei ordinandi – 5 preti e 3 Ordini Minori – assisterono alla mia

Messa in casa e vollero ricevere da me l’ultima Comunione come Semina-risti. Alcune affettuose parole. L’altare Eucaristico: lo Spirito del mondo, e il suo principe [cfr. Gv 12,31]. Incitamenti al coraggio contro l’uno e <l’al-tro>. Don Gino Spavento parroco di S. Pietro si trattiene a colazione.

Nel pomeriggio alla Salute: processione del S.S. Io seguo l’officiante che è il Rettore [mons. Vecchi], in cappamagna: presenti professori e se-minaristi tutti: ma solo Seminario. Il corteo esce dalla porta grande della basilica e entra in Seminario, sale e scende nell’ingrandito cortile presso il Laurentianum.472 Ivi la bella cerimonia si chiude sotto il bel portico, segue la chiusa dell’anno scolastico.

20 giugno, giovedì [Festa del Corpus Domini]Ordinazione solenne alla Salute. Ben 17 sacerdoti dei quali 5 miei:

Bonaldo, [Dal]La Grana, [Milan, Oselladore, Pegorer].473

Cerimonia bene riuscita. Mie parole infine con breve commento a S. Tommaso nelle lezioni odierne del Breviario. «Sacramentum – a) passionis Xsti memoriale perenne figurarum veterum impletivum: b) miraculorum Xsti maximum: c) de absentia contristatis solatium singulare nobis relictum[»].474 Tutto ciò applicato ai sacerdoti novelli. E mi parve bene a proposito. In casa nuova udienza Bacchion coi disegni dell’acquisto nuovo col Cottolengo.475

Nel pomeriggio benediz. ai canottieri Quirini! presso il Pianto.476 Seguì processione solenne a S. Marco, assai bene riuscita con moltissimo popolo.

472 Cfr. supra, annotazioni al 5 aprile 1957. Don Antonio Niero ricorderà molti anni dopo che il Laurentianum «si presentava in una struttura decisamente funzionale, anche se poco armonizzata sul piano stilistico con le fabbriche contigue. Il patriarca, nel discorso [d’inaugura-zione] più volte amò definirla sorridendo: una valigia»: niero, Il patriarcato di Venezia e i patriarchi A.G. Roncalli e G. Urbani, cit., p. 136.

473 Il patriarca aveva lasciato uno spazio bianco per completare la lista degli ordinandi: gli stessi che aveva consacrato diaconi il 18 novembre dell’anno prima; su di essi si vedano pure supra le annotazioni al 28 febbraio 1957.

474 «[…] in ultima cœna, quando, Pascha com discipulis celebrato, transiturus erat de hoc mundo ad Patrem, hoc Sacramentum instituit, tamquam passionis suæ memoriale pe-renne, figurarum veterum impletivum, miraculorum ab ipso factorum maximum; et de sua contristatis absentia solatium reliquit»: Breviarium, Pars Æstiva, In Festo SS.mi Corporis Christi, In II Nocturno, Sermo sancti Thomæ Aquinatis, Opusculum 57, Lectio VI.

475 Cfr. supra, appunti del 15 giugno 1957.476 «Presso la sede della Società Canottieri Querini benedice dieci imbarcazioni sporti-

ve», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 140.

1957

412

Lessi un breve discorso sul significato presente e futuro.477 Saluti alla folla dal balcone.

21 giugno, venerdì [S. Luigi Gonzaga Confessore]Sempre udienze al mattino. A mezzodì volli far onore al mio caro

direttore spirituale mgr. can.co Luigi De Perini, trattenendolo famigliar-mente a colazione qui in casa.

Nel pomeriggio corsa rapida a Sotto il Monte: con mgr. Loris in ferro-via fino a Brescia. Di la´ a casa mia con auto Maffeis.478 Non vi ritornavo più da 8 mesi – 5 ottobre 1956 – Trovai a Camaitino Enrica con Martino Bolognini che mi diede buone notizie di Aurelia sua moglie e del bambino

477 «Miei fratelli, miei figliuoli. Il Concilio di Trento chiama la processione del “Corpus Domini”: sacro trionfo. Da quasi sette secoli, da quando il papa Urbano IV la istituì, essa è nella pratica della Chiesa una espressione di esultanza straordinaria: voce non solo delle singo-le anime, ma dell’intera comunità cristiana: dunque testimonianza sociale di fede, di omaggio a Gesù, nella sua continua presenza, lungo i secoli, e in tutto il mondo, sotto i veli del Sacra-mento Eucaristico. […] Piacemi richiamarvi allo spirito ed alla pratica di questa supplicazione che corrisponde allo scopo generale di propiziare le grazie celesti di ogni ordine, spirituale e temporale sopra tutta la città, con speciale riferimento di riparazione per le grandi e molte offese di ordine pubblico e sociale, che provocano la divina giustizia a flagellare i popoli e le nazioni. […] Lo spettacolo odierno, commovendo i nostri cuori, dice che non è scemata in Venezia quell’antica pietà che la fece mirabile in ogni tempo, come un raro modello delle virtù che il cristianesimo ha diffuso nel mondo, ad elevazione ed onore dell’uomo. Venezia nacque cattolica: custodì sempre intatto il deposito della sua fede, si rese famosa non meno per la sua religione che per le sue magnanime imprese ed offre tuttora a quanti qui convengono dai lidi più lontani tanti motivi di edificazione e di meraviglia quanti sono i grandiosi monumenti di religione, di cui è così ricca e che sopravanzano alle ingiurie dei secoli e sono pronti a resistere alla ingiuria dei secoli avvenire. […] L’aspirazione ansiosa dell’ordine e della pace dei popoli è oggi più che mai diffusa; e tanto maggiormente si diffonde quanto più è doloroso il constatare l’insidia palese e nascosta che ne minaccia la consistenza con pericoli di gravità apocalittica. La buona Provvidenza mi ha concesso proprio oggi, sotto lo sguardo della nostra Madonna della Salute, il privilegio di imporre le mani a 16 giovani leviti appartenenti al clero secolare e regolare, i quali con me, nel punto centrale del sacro rito, hanno ripetuto ad alta voce le parole solitamente sommesse della secreta: “O Signore, te ne preghiamo, concedi propizio alla tua Chiesa i doni della unità e della pace, che sono misticamente raffigurati in questi doni che ti offriamo”. La causa della pace non permette ad alcuno di rimanere insensibile. Ma tutti ci dobbiamo impegnare affinché il munus coeleste che Gesù ha definito suo, “pacem meam do vobis”, sia il frutto di una condotta sinceramente cristiana, nello sforzo continuo di rinnovarci “mente, corde et vocibus”, nei pensieri, negli affetti e nelle parole», Festa del Corpus Domini, in Scritti e discorsi, III, pp. 143-146.

478 Cfr. supra, appunti del 29 maggio 1956. Il 6 agosto successivo invierà un «saluto lie-tissimo all’“incomparabile” sigr. Emmanuele, e dovendo far servire la propria macchina per ospiti distanti da Venezia il giorno 9 corr. si raccomanda alla carità della sua ben preziosa per accompagnare qui mgr. Testa Giacomo da Cenate e mgr. Sigismondi da Villa d’Almé per lo stesso giorno di venerdì. [Il patriarca] Chiede umilmente, si scusa, ringrazia e... benedice», AR/FSSD X/654.

1957

413

Giovanni, che mi ricordò il nonno suo e mio caro fratello, l’ultimo che è partito per la eternità.479

Mi ritrovai nella casa del mio riposo, sempre laborioso, delle vacanze, in semplicità di ricordi dei 32 anni che la tengo in affitto,480 la casa dei primi Roncalli di Sotto il Monte.481

22 giugno, sabato<Benediz. nozze Laura Agliardi a Sombreno>A Camaitino: notte placida e riposante. Di buon[’]ora fui in piedi alla

preghiera. Anche don Loris dormì bene. Ricevetti il parroco Bosio:482 visi-tai la Colombera ben restaurata. Tutti ne sono contenti: riuscita bene con decoro e senza lusso.483 Vidi sotto l’atrio il mio stemma in pittura, e il leone di S. Marco. Titolo di umile compiacenza per i miei e anche per me. Io vi

479 Cfr. supra, appunti del 19 settembre 1956.480 Cfr. supra, annotazioni al 24 agosto 1956; si vedano anche gli appunti del 5 aprile 1957

nonché Pace e Vangelo, I, p. 78.481 Da papa ricorderà le origini della casa in cui dal 1925 trascorreva le proprie vacanze

estive: «Dalla Roncaglia di Cepino – scriverà negli Appunti per una biografia stesi nel 1959 –, nel XV secolo, scese a Sotto il Monte un Martino Roncalli, detto Maitino, che edificò la sua casa ai piedi di un poggio. Sotto il Monte, più che un paese, è anche oggi un insieme di cascinali e di frazioni, disseminati tra collina e pianura, là dove dal Canto Basso il pano rama incomincia a degradare verso l’Adda. Ogni abitazione isola ta, ed ogni agglomerato di case, perciò, ha un nome. Quella costruita dal sopravvenuto a Sotto il Monte dalla Valle Imagna, Martino Roncalli “dictus Maytinus”, fu chiamata subi to Camaitino, e quel nome rimase. […] La prima casa costruita dal Martino, detto Maytino, il primo dei Roncalli capitato a Sotto il Monte, che si disse anche Berzio, esiste ancora; nel corso dei secoli passata a vari proprietari: Ron calli, De Vecchi, Macassoli, Mangili, Scotti; e da questi concessa in affitto da oltre 35 anni a mons. Roncalli come sua dimora esti va: 1925-1958. Giusto quando il prelato incominciò ad abitarla, accadde che nel restauro riapparissero sul muro, che doveva essere la fac ciata esterna del pri-mo edificio, alcuni affreschi o pitture del seco lo XV rappresentanti immagini di sant’Antonio Abate, di una Madonna col Bambino, di san Bernardino, il grande santo di quel secolo: il tutto coronato da uno stemma di famiglia, con una torre su di un campo a fascie bianche e rosse: esattamente lo stemma dei Maytini di Sotto il Monte che, da questo discoprimento e con poche aggiunte, divenne l’arma dell’arcivescovo, poi patriarca, car dinale ed ora Sommo Pontefice, Angelo Giuseppe Roncalli dal no me assunto di Giovanni XXIII»: in giovanni XXIII, Il Giornale dell’Anima e altri scritti di pietà, cit., pp. 419-420; sull’argomento si veda anche la lettera indirizzata alla nipote Enrica il 15 agosto 1959, in Familiari, II, p. 444.

482 Pietro Bosio (1915-1973), sacerdote dal 1943, era stato parroco a Roncola di S. Ber-nardo dal 1949 al 1956; era stato nominato parroco di Sotto il Monte l’anno prima, in sosti-tuzione di don Roberti.

483 Su questo si vedano supra gli appunti del 14 febbraio, 22 agosto e 26 novembre 1956. il 5 luglio successivo scriverà al fratello Severo: «Mi sono molto compiaciuto dei restauri della Colombera. Era necessario che si facessero, e sono rimasto molto soddisfatto: belli, ma non lussuosi. Sono convenienti per una famiglia di congiunti di un Cardinale», Familiari, II, p. 423.

1957

414

ho già concorso per Lit. 2.150.000 sulla spesa complessiva di Lit. 6.619.788. Resta un debito di Lit. 4.469.788 appoggiati ad un prestito assicuratoci dalla Cassa di Risparmio. Nel mio concorso però non c’è un soldo computato come provento da Venezia.484 Alle 11 cerimonia delle nozze Lechi-Agliardi a Som-breno.485 Riuscita bene. Sfolgorio della nobiltà Bergamasca. Mie parole bene accolte. Lasciai subito la villa per Bergamo. Preti del S. Cuore: ivi incontro con mgr. Vescovo, col dott. Brizio, col not. Volpi e rapido ritorno a Venezia dove giunsi alle 21. Deo gratias.

23 giugno, domenicaVisita Pastorale a Ca’ Emiliani, col fervoroso, e sempre un po’ spumeg-

giante don Armando Berna che vi lavora da 21 anni.486 Soliti Esercizi della Visita: quattro miei discorsi compresa la visita alla Colombara con incontro ivi col gran proprietario dott. Rossi. Visita anche all’Asilo tenuto dalle Suore Ancelle Missionarie. Ho rimesso a tempo più felice la visita dell’archivio. Ri-cevetti anche la Giunta della A.C. Nel complesso tutto bene e confortante. Ero con mgr. Schiavon.

L’arciprete di Mestre [Da Villa] mi accolse a colazione con don Schia-von cerimoniere. Sulle 16 partimmo per Bibbione!487 per la inaugurazione della nuova splendida colonia che la Cif488 – animatrice formidabile la sig.ra Monico – in pochi mesi vi ha fatto sorgere. Nugolo festante di personalità in ammirazione. Mie parole incoraggianti, assai bene accolte. La colonia porta il nome di Pio XII.

24 giugno, lunedì [Natività di S. Giovanni Battista]Assistenza pontificale alla S. Messa di S. Gio. Battista.Visitai in seguito verso mezzodì la tomba scoperta di S. Marco, insieme

con alcuni membri della Procuratoria. Lo stato del sarcofago di pietra che

484 Cfr. supra, annotazioni al 1° gennaio 1956. Nelle note stese durante il ritiro svolto a Terapia del 25 novembre al 1° dicembre del 1940 aveva scritto del proposito di «amare dunque i miei parenti e congiunti: soccorrere alla loro eventuale povertà, perché ciò è pure un dovere per chi fa tanta carità a persone estranee, ma tutto con discrezione, con spirito squisitamente sacerdotale, con ordine e con imparzialità», GdA, p. 364.

485 «A Sombreno (Bergamo) benedice le nozze del Conte Teodoro Lechi di Brescia con la contessina Laura Agliardi», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 140.

486 Il 12 novembre dell’anno precedente il patriarca aveva lamentato l’«interferenza» occasionalmente prodotta nella sfera delle compentenze altrui dall’attivismo di don Ber-na, parroco di Gesù Lavoratore, e aveva appuntato: «D. Berna / promuove un Congr[esso] Euc[aristico] Interregionale per il 1 mag[gio] / con che permesso?»: AR/FSSD X/543.

487 Rectius Bibione.488 Cioè il Centro Italiano Femminile.

1957

415

contiene i resti dell’Evangelista, è di tale dimensione e carattere, da sconsi-gliare ogni ulteriore accomodamento,489 e la compagnia di S. Amiano! o di S. Pietro Orseolo che in un primo tempo ritenevo opportuna, ora non così.490 Conviene lasciare la viva pietra in vista dalle due parti rimettendo le antiche borchie di metallo che lo chiudevano: come su per giù a Assisi per la tomba di S. Francesco.491

Stamane fui alla Giudecca presso la Casa Famiglia – ragazze madri.492

25 giugno, martedìVisita Pastorale a Zelarino. Giornata feriale: ma festiva qui per il

titolare di Zelarino che è S. Vigilio vescovo e martire di Trento. Parroc-chia buona: ma che ingrossa, a vista d’occhio. Parlai più volte. La Messa Alta fù cantata dall’Arciprete di Mestre mgr. Da Villa. Al Vangelo svolsi alcuni pensieri opportuni.

Il nuovo Parroco Voltolina mi trattenne a colazione dopo aver visi-tato e pregato nella cappella già nobiliare della Paccagnella493 destinata a diventare punto di costruzione per l’ampliamento della antica Parroc-chia. Notevole per Zelarino la visita che feci.

489 La ricognizione era stata fatta allo scopo di valutare uno spostamento del «sarcofago dell’Evangelista, all’intenzione di porlo, più avanti, in onore e visione sotto l’altare maggiore»: Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 140.

490 I resti di sant’Aniano – discepolo dell’evangelista Marco e suo immediato successore sulla cattedra di Alessandria d’Egitto (+85 ca) – erano stati traslati a Venezia nel corso del XII secolo; quelli del monaco s. Pietro Orseolo (+987/988), già doge di Venezia, erano giunti a Venezia da Cuxa solo dopo il riconoscimento ufficiale del culto operato da Clemente XII nel 1731.

491 Cfr. infra, appunti del 24 novembre.492 Don Niero – presente a questa visita – rammenterà successivamente quanto era

accaduto «d’inizio estate del 1957, quando [Roncalli] volle celebrare la messa e rivolgere la parola per benedire mamme in attesa e mamme con bimbi al collo, all’Istituto veneziano Casa-famiglia, gestito da laiche impegnate, che raccoglieva, secondo la formula giuridica, le minorenni traviate, in accordo col Ministero di grazia e giustizia e quante altre, minorenni e no, si fossero trovate in maternità extra legem. A loro diceva: “Sapeva che tutte sono buone e che ancora più buone vogliono diventare”. E lo guardavano con immensi occhi spalan-cati, colmi di stupefatta meraviglia, nel sentirsi dire buone, ben consapevoli dei drammi personali, a volte tragici, vissuti e vivendoli. […] Loro, con il proprio bimbo in braccio, egli benediceva; a loro dava la sua mano da baciare»: niero, Il patriarcato di Venezia e i patriarchi A.G. Roncalli e G. Urbani, cit., p. 137; si veda l’analoga deposizione resa da don Niero e registrata in Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 230.

493 L’oratorio di S. Anna, edificato nel corso del Settecento e proprietà della mensa patriarcale.

1957

416

27 giugno, giovedìMi recai all’Ospedale S. Marco a visitarvi don Florin! parroco di S.

Geremia.494 Di là a Mestre dove trovai i sacerdoti di terraferma in ritiro spirituale.495 Mie parole dopo la Messa sul Cuore Eucaristico di Gesù e le lezioni che ci dà per la gravità, umiltà, e mitezza sacerdotale. Mi trattenni a colazione presso mgr. Arciprete [Da Villa]. Nel pomeriggio feci la visita a S. Antonio dei Quattro Cantoni, Vicaria iniziata da don Antonino Sembiante.496 Fui contento di tutto l’insieme, come di un buon inizio. Rientrato con mgr. Loris trovai il p. Giuseppe Testa Sacramentino ansioso di fissare i suoi a S. Giuliano. Adhuc non est hora.497 A sera lo ebbi a cena col comm. Giacomini e sac. prof. Ilario Quintarelli, l’uno e l’altro tornati in incanto di S. Giorgio in Alga.

Stamattina le mie due nipoti Mariolina e Letizia tornarono a Sotto il Monte contente.

28 giugno, venerdì [Festa del Ss.mo Cuore di Gesù]Mia Messa a S. Giorgio Maggiore per la chiusa delle Scuole del Cen-

tro Giorgio Cini. Sempre massa imponente ed allietante. Mie parole di esaltazione e di invito al culto del S. Cuore.

In casa distribuzione delle onorificenze Pontificie: Macacek proto-notario: Gottardi prelato domestico: arcipr. di S. Salvatore don Vianel-lo e Marcato di Jesolo camerieri segreti, e separatamente prof. Zulian comm[endatore] di S. Gregorio.

Seguì visita dolorosa Macacek, Francesco Silvestrini e Bonifacio circa malessere in Capitolo nei riferimenti Schiavon.498 Mie parole ri-spettose ma gravi circa l’arbitrio di Silvestrini di saltare le donne alla

494 Aldo Fiorin (1917-1999), ordinato sacerdote nel 1942, aveva svolto il ministero a Chirignago, Jesolo, all’Angelo Raffaele, S. Giacomo dall’Orio, Ca’ di Dio e San Fantin; nel 1956 era stato nominato parroco di S. Geremia, dove resterà sino al 1981, quando sarà nominato canonico residenziale di S. Marco, Liber Vitae, p. 121.

495 Il patriarca «presiede il ritiro del clero delle quattro foranie di S. Lorenzo, Carpenedo, Chirignago, Altino», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 140.

496 Antonino Sembiante (1915-1970), sacerdote dal 1938, già cappellano a Jesolo e Me-stre, nel 1956 era stato nominato curato di S. Antonio ai Quattro Cantoni; nel 1962 sarà nominato rettore della chiesa di S. Rocco di Mestre, Liber Vitae, p. 148.

497 Il fratello di mons. Testa desiderava che ai pp. sacramentini fosse affidata una chiesa per l’adorazione eucaristica perpetua: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

498 Il carattere difficile di mons. Schiavon causava «spesso» difficoltà nei rapporti con i canonici, ibidem.

1957

417

Comunione499 – Visita nuova con Gottardi al presbitero di S. Marco: e più tardi dei restauri alla Canonica. Alle 16 adoraz. a S. Giuliano.500 Mie parole improvvise e commosse. La vita sacerdotale in unione con Gesù Eucaristico[:] fede, responsabilità, tristezza, confidenza deliziosa nella sicurezza del paradiso. Alle 18 Benediz. Eucaristica al Pianto.

29 giugno, sabato [SS. Pietro e Paolo Apostoli]Magnifica ordinaz. di 12 sacerdoti Giuseppini alla Madonna dell’Orto

presente il generale P. [Luigi Casaril].501 Perfetta e commovente: mie pa-role: 12 Pater noster recitati da me in nocte uno per ciascuno: i miei auguri secondo la traccia della preghiera divina, in auspicio due Santi: S. Giuseppe e S. Pietro; il primo per l’intima santific[azione] e l’altro per il servizio della Chiesa.

A S. Pietro di Castello mia assistenza Pontific. Messa Macacek: mio tema l’eredità del Pescatore: 1) la sua tomba a Roma 2) le sue lettere apost. 3[)] il suo successore.

Alle 12 ricev. in salone Pio X degli Ordinati all’Orto e dei loro nume-rosissimi parenti.

30 giugno, domenicaNuova giornata torrida e affaticante. Tre fatti.[I.] Visita past[orale] a Catene di Chirignago. Tutto bene e con cal-

ma: 4 discorsi alle Messe, e A.C. Ivi colazione presso il parroco Molin. Nell’attesa prolungata sino alle 16, e troppo <lunga>, corressi le bozze del mio ultimo volume Carolino.502

[II.] Dalle 16 passaggio a S. Pio di Marghera.503 Solenne Cresima che però non si rivela opportuna per il resto della Visita. Questa nuovissima parrocchia felicemente affidata agli Orionini si è bene iniziata e promette assai bene.

499 Mons. Capovilla descrive Silvestrini come «un santo prete»: che però «rifiutava la comunione alle donne con le maniche al di sopra del gomito!»: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

500 «Presiede all’ora di adorazione del clero urbano a S. Giuliano, all’occasione della “Giornata della santificazione sacerdotale”», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 140.

501 Roncalli lascia uno spazio bianco da riempire successivamente. Il nome di p. Casaril, quinto superiore (1931-1958) della congregazione dei Giuseppini del Murialdo, lo si ricava da Annuario Pontificio per l’anno 1957, Città del Vaticano 1957, p. 915.

502 Cfr. supra, annotazioni al 21 marzo 1956.503 Cioè la parrocchia di S. Pio X, eretta il 1° giugno 1956 dallo stesso Roncalli e affidata

alle cure degli orionini.

1957

418

III. Investitura del nuovo Parroco di S. Salvatore mgr. Attilio Vianello.504 Arrivai al Te Deum. Mie parole di augurio sullo sfondo del «Buon Pastore». Dies plenus: ma certamente un po’ stanco per il caldo afoso: però benedizione e pace.

Giugno, NoteConfidenze del portiere d’albergo Georges Criticos, circa Aga-Khan il

capo spirituale della setta Mussulmana Ismailita (10 milioni). Dice che era solito svegliarsi alle quattro del mattino per pregare.

Parlando di religione ripeteva: siamo tutti figli di Adamo, bianchi, neri, gialli. Sposò quattro mogli di cui una era ballerina, un[’]altra sarta, la terza una commessa.505

1 luglio, lunedì [Preziosissimo Sangue di N.S. Gesù Cristo]S. Messa alle 7 presso le Suore dette «Figlie del Cuor di Gesù» di istitu-

zione Francese.506 Al Vangelo mie parole sul Preziosissimo Sangue di Gesù; dai tratti dell’A[ntico] e N[uovo] Testamento, ed invito alla devozione per la nostra intimità, per la Chiesa sofferente, per il Papa. In casa parecchie udien-ze, mgr. Vianello: esame nuovo parroco d. Giorgio Bagagiollo! per S. Giu-seppe, ecc.507 Nel pomeriggio gita con mgr. [Bortignon] Vescovo di Padova a Strà, villa Pisani, ancora meravigliosa, per la mostra della calzatura. Visione interessante con parole del Sindaco prof. Vettorel e mie, con richiami al Non sum dignus solvere, corrigiam di S. Gio[vanni] B[attista] [cfr. Lc 3,16], alla storia di S. Aniano. Presenti parecchi sacerdoti Padovani: regalo fattomi di un bel paio di scarpe rosse cardinalizie: breve traversata del parco vastissimo e in-cantevole: e visita alla nuova chiesa di Fossò: vasta e bella.

2 luglio, martedìGiornata eccessivamente calda. Mia Messa in casa: alcune udienze.

Particolarmente cara quella di mgr. Gianfranceschi vescovo di Cesena che trattenni a colazione. C’era anche mgr. Gottardi. Assai buone le notizie dei primi tre mesi del suo governo. Non gli mancarono le solite croci: ma egli le porta bene.

504 Cfr. supra, appunti del 15 marzo 1957. Don Vianello resterà parroco di San Salvador sino al 1994, Liber Vitae, p. 62.

505 Il titolo di Aga Khan (dal turco «grande sovrano») era stato concesso in epoca mo-derna dai sultani ottomani al capo spirituale degli ismailiti (imam). Roncalli si stava riferen-do in questo caso a sir Mohammed Shah (1877-1957), che aveva il titolo di Aga Khan II.

506 Cfr. supra, annotazioni al 15 gennaio 1956.507 Cfr. supra, appunti del 22 maggio 1957.

1957

419

Il lavoro allo scrittoio nel pomeriggio si fa stanco: e a sera mgr. Loris si prova a continuarlo sulla nuova altana, dove ha fatto arrivare anche la radio-la. Io però scrissi una pagina e lo lasciai solo.

Nota caratteristica di questa giornata: la mia visita alla Mostra Jacopo Bas-sano riuscita superiore ad ogni attesa. Mi accompagnò con opportuni e felici commenti il prof. Zampetti che ne fu l’ordinatore e l’illustratore.

3 luglio, mercoledìSempre caldo di difficile sopportazione.Nel pomeriggio mi reco con mgr. Gottardi e con Loris a Conegliano per

visitare mgr. Jandelli. Egli spera sempre di rifarsi: ma il cuore lo fa tremare. Le ultime parole dette con me furono di piena rassegnazione alla volontà del Signore e di offerta completa di tutti i suoi dolori, dispiaceri e pene [«]per il bene della diocesi di Venezia».

Oggi ebbi la visita del nuovo capitolo Provinciale dei P.P. Capuccini. A Provinciale fu eletto il P. Gio. dalla Punta! da 12 anni predicatore apostoli-co.508 Li ricevetti nello studio del Card. Sarto e ci scambiammo lieti senti-menti a confermare tutte le benemerenze e il rispetto che io nutro per questi cari e valorosi Figli di S. Francesco che sono una delle consolazioni di questa diocesi, e di tutto il Veneto.509

4 luglio, giovedìSempre gran caldo: e pazienza.Mi occupa molto la preparazione della presentazione del bel volume

di Quadri e Bonicelli:510 su «Spiritualità Cristiana-Lavoro-Azione Sociale» che dovrebbe essere una buona «Summa» per l’Assistente Ecclesiastico delle ACLI.511 Mi pare che abbiano colpito giusto, con discrezione e con molto garbo.512

508 Roncalli si riferisce a p. Clemente da S. Maria in Punta (1904-1986), al secolo Albino Vicentini, nominato predicatore apostolico da Pio XII il 1° giugno 1944 e dal 1949 consultore della congregazione dei Riti; su di lui si veda arturo da carMignano o.f.m. capp., P. Clemente da S. Maria, predicatore apostolico del Papa Pio XII, Venezia 1987.

509 Sugli influssi della figura di Francesco d’Assisi nella spiritualità di Roncalli si veda la sil-loge edita in A. Mosconi, La spiritualità francescana di papa Giovanni XXIII, Milano 19854 (19681); sulla presenza dell’Ordine nella regione triveneta cfr. I Francescani nel Veneto, Vicenza 1982.

510 Cfr. supra, annotazioni al 24 luglio 1956.511 B.S. quadri-g. bonicelli, Spiritualità cristiana, lavoro e azione sociale, Roma 1957, 466 pp.512 «Dal titolo che è triplice: Spiritualità, Lavoro, Azione – scriveva Roncalli –: tre termini

distinti, ma il secondo e il terzo vivificati dal primo: dal titolo – dico – sino alle ultime pagine, corre qui tutta una linea luminosa di princìpi, di rilievi, di deduzioni: coordinata e suadente: sen-za spiragli di innocua poesia, eppure di pagina in pagina sempre più penetrante e conquidente

1957

420

5 luglio, venerdìAltra fatica per me: una prefazione alla ripublicazione ideata dal Con-

siglio Centrale delle Donne Cattoliche d’Italia, per la ricorrenza nel pr. anno 1958 del Cinquantenario della fondazione della U.D.C. di cui io fui per Bergamo testimonio e parte (1908) e del centenario della prima Messa di S. Pio X (1858). Sarebbe dunque la ripublicazione! della lettera Haerent animo. Exortatio ad Clerum dello stesso Papa.513

Mi costò un poco: ma ne ebbi soddisfazione trattandosi del ricordo della mia attività come primo Assist. Eccles. alla Unione Donne Cattoliche di Bergamo affidatami (1910) dal mio Vescovo mgr. Radini-Tedeschi,514 e della venerazione al S. Padre Pio X: il cui culto vedo sempre più ampliarsi nella S. Chiesa.515

il lettore. A qualificare il loro intento, i due fanno coraggio a pronunciare il termine “Summa” all’antica: che è quanto dire: “illustrazione dei motivi spirituali racchiusi nella vita del cristiano impegnato nel lavoro e nella azione sociale”. Esatto, esatto. Anche a me subito apparve la convenienza del richiamo ad una di quelle Somme medievali, che, con sintesi accurata, riunivano ciò che di più importante toccava l’una o l’altra delle varie branchie – teologiche, filosofiche, giuridiche – dello scibile allora conosciuto: e restavano come un vademecum prezioso a dare il punto giusto e il tono per ogni discussione, e per quella spontanea e pur accurata precisione di concetti e di espressione, che rendono più pronto ed efficace l’annuncio di una dottrina, come la difesa della medesima. […] Nota caratteristica e merito notevole della esplorazione di questi nostri due Josuè e Caleb, tornanti dai vasti campi della attività dei cattolici di azione, è il vederli eruditi circa i massimi problemi della vita, che è santificazione intima di ciascuno e collettiva dei lavoratori», ibidem, pp. 7-9; il ms originale è in AR/Int 2853.

513 L’esortazione apostolica Haerent animo, occasionata dal giubileo sacerdotale di papa Sarto e tutta incentrata sul tema della santità del sacerdote, era stata pubblicata con la data del 4 agosto 1908: per il testo cfr. ora Enchiridion delle encicliche, IV: Pio X-Benedetto XV (1903-1922), Bologna 19992, pp. 788-827.

514 Cfr. supra, appunti del 30 ottobre 1956.515 In questa sede Roncalli richiamava a suo «intimo e umilissimo compiacimento» il ri-

cordo «di quegli anni ben lontani, precisamente il 1908, quando giovanissimo segretario di quel vescovo di Bergamo Mons. Giacomo Radini Tedeschi, che era stato, fra i prelati di allora, il più distinto araldo e promotore della Azione Cattolica Femminile in Italia, ne seguivo come primo Assistente Ecclesiastico i benefici e fortunati sviluppi della mia città. E rammento come nei fervori, sollevati, un pò dappertutto, da quel Ignis ardens: fuoco ardente, che il pontificato di Pio X aveva acceso sul colle Vaticano, prendesse risalto innanzi agli osservatori meno superficiali, giusto la contemporaneità dei due movimenti di quel tempo: la fondazione della Unione Donne Cattoliche, […] e dall’altra parte – scendente dalla celebrazione giubilare – l’incoraggiamento pontificale, più elevato e autorevole, fatto al clero cattolico, per sospingerlo alle vette eccelse della sua santificazione: che doveva significare santificazione di tutta la Chiesa e del mondo inte-ro. Si diceva allora che questa Exhortatio ad clerum fosse uscita tutta di getto, direttamente, parola per parola, dalla penna e dal cuore del Santo Pontefice. […] L’Exhortatio ad clerum ci pone tutti innanzi alle ragioni supreme e più profonde della vita della chiesa. Mentre un certo vezzo recente ama sollevare discussioni di laicismo e di divisione nei rapporti colla attività di natura e di magistero

1957

421

6 luglio, sabatoSempre gran calura che debilita e stanca. Però mi sento sollevato dalle

preoccupazioni immediate principali: cioè le due prefazioni alla «Haerent animo»: e al volume Quadri-Bonicelli, sulla Spiritualità Cristiana con rife-rimento alle Acli.

7 luglio, domenicaVisita Past. a Chirignago. Mi accompagnò fino a mezzodì mgr. Loris.

Tutto procedette bene secundum ordinem. Gran caldo però: e nell’aria qual-che svogliatezza. Arciprete Bottacin, più che ottuagenario, ivi dal 1914, veneratissimo.516 La gestione della parrocchia però è nelle buone mani di don Zanardi:517 e vi sono segni nella gente di molta sensibilità al proble-ma della parrocchia. Per la assistenza di Assegiano! v’è don [Sari],518 che si presenta bene. Converrà attendere. Mi trattenni a colazione. Bellissimo l’Asilo affidato alle Suore di S. Giuseppe. Seguì con don Giov. Schiavon la visita ad Assegiano!: dove c’è già un centro religioso ben preparato, chiesa piccola ma pulita. Converrà far presto a dare sistemazione definitiva a quel centro nuovo di vitalità operaia e cattolica.519

8 luglio, lunedìMattino di tristezza. Mgr. Gius[eppe] Puggiotto morto improvvisa-

mente stamattina nei suoi buchi presso S. Biagio. L’andai a vedere con mgr. Loris nel suo letticciuolo cadavere. Sua sorella di parecchi anni più anziana di lui mi disse che ieri aveva fatto tre prediche. Seppi che stanotte

ecclesiastico, le Donne Cattoliche riaffermano il loro rispetto agli ordinamenti di Cristo e degli Apostoli, che aprono la via a ciascuno – ad ogni sacerdote, ad ogni fedele, uomo o donna – al vivere e all’operare in mirabile unità di intenti e di collaborazione. Il sacerdozio al suo posto: il laicato al suo: uomini e donne di diversa età e gradazione al loro. È di questa splendida varietà che la Chiesa santa si circonda, si adorna e si regge impavida e serena», Prefazione alla «Haerent animo», in Scritti e discorsi, III, pp. 151-154.

516 Riccardo Bottacin (1876-1958) era stato ordinato sacerdote in diocesi di Treviso nel 1898: era arciprete a Chirignago dal 1914 e nel 1933 era stato nominato canonico onorario di San Marco; nel 1927 la sua parrocchia era stata annessa al patriarcato, Liber Vitae, p. 12.

517 Primo Zanardi (1920-1989), sacerdote dal 1943, era già stato cappellano a Carpene-do; dal 1958 al 1984 sarà arciprete di S. Nicolò di Mira, Liber Vitae, p. 20.

518 Il patriarca aveva lasciato uno spazio da riempire successivamente con il nominativo di Giovanni Sari (1914-1991), sacerdote orionino dal 1950, incardinato a Venezia dal 1955: era curato autonomo ad Asseggiano, località della quale diventerà il primo parroco dal 1958 al 1988, Liber Vitae, p. 103.

519 L’8 settembre 1958 Roncalli decreterà l’erezione della parrocchia della Madonna del Suffragio, ricavandone il territorio da quello di S. Giorgio di Chirignago.

1957

422

all’Ospizio S. Lorenzo morirono 15 donne e due uomini. Corsi pure a benedirne le salme. Evidentemente la insopportabile calura fù fatale ai più deboli di cuore.

Da S. Lorenzo mi feci condurre alla Salute, dove constatai felice-mente il progredire dei lavori al Seminario Minore:520 che spero per-metteranno l’apertura del Seminario in ottobre. Opus grande e di prima importanza per l’incremento del clero nella diocesi di Venezia.

9 luglio, martedìNotte caldissima. Allo scoccare delle 24 salii in terrazza e per un[’]

ora mi sono goduto l’aria di lassù rinfrescata e che mi permise di dormi-re <poi> nel mio letto sino alle 5. S. Messa in mestizia in capella per il caro mgr. Puggiotto defunto. Non posso dimenticare che al mio arrivo in piazzale Roma fù proprio lui che mi si mise accanto come capellano ufficiale di Marina il cui motoscafo, con Ammiraglio Pecori, Prefetto Pe-ruzzo e Sindaco Spanio, mi accompagnò per la laguna sino al Molo, fra Marco e Todor,521 il 15 marzo 1953.522 [[al mio p]] Alle 8 mi recai al tem-pio del Lido per un De profundis al Card. La Fontaine, correndo oggi il 22 anniv. della morte. Vi trovai gli orfanelli di don Orione. Tornando a S. Biagio presiedetti al funerale di mgr. Puggiotto. Chiesa piena di Marinai in servizio: i can.ci: Spavento che cantò la Messa, Franc[esco] Silvestrini, Bevilacqua, De Perini, Ferracina. Mie parole: «Non intres in judicio» [Sal 142,2].523 Partii subito per Calalzo con don Nap[oleone] Barbato.524 Co-lazione a S.M. del Cadore con mgr. Olivotti e Gasbarri.525

520 Cfr. supra, appunti del 2 marzo, 5 aprile e 9 maggio 1957.521 L’ingresso a Piazza S. Marco dal molo è infatti costituito da due alte colonne sulla cui

sommità sono poste le statue dei due patroni di Venezia: s. Teodoro di Amasea e s. Marco evangelista.

522 Nel Necrologio pubblicato sulla rivista diocesana si indicava che si sarebbe «conservata grata memoria di questo distinto ecclesiastico, che amò di speciale predilezione il nostro Seminario: e che rese popolare e cara la sua presenza, che talora sembrò rude, ed era invece penetrante ed affettuosa, negli ambienti di Castello e della Marina»: «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 148.

523 Rituale, Exsequiarum ordo, Oratio.524 Aveva scritto pochi giorni prima al fratello Saverio che la settimana successiva si sareb-

be recato «in montagna del Cadore, non per riposare, ma per lavorare da solo, e con calma. Io non temo il lavoro, ma amo il lavoro fatto con garbo e con calma», Familiari, II, p. 423.

525 «Visita a Calalzo la Colonia dell’O[pera] D[diocesana di] A[ssistenza] “S. Maria del Cadore”: e vi incontra S.E. Mr. Primo Gasbarri, Ausiliare dell’Em.mo Card. Micara, vescovo di Velletri», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 141.

1957

423

<Passando da Conegliano breve visita nuova a mgr. Jandelli all’Ospe-dale – Egli ne fù consolato>

10 luglio, mercoledìA Calalzo – Preventorio. Dormii benissimo tutta la notte e mi sono

bene accomodato: S. Messa dei bambini alle ore 7.30: molto devoti e buoni. Ho potuto anche lavorare sulle mie bozze. Cominciarono però presto le visite: un sacerdote di Treviso: un gruppo di preti Veneziani: prof. Silvio Tramontin, don Carlo Corrao!, prof. Mario D’Este che vil-leggiano a Auronzo. Nel pomeriggio accolsi la visita di mgr. Muccin Ve-scovo di Belluno, ordinario del Cadore. Poco prima la notizia della morte di mgr. Jandelli a cui poco prima mgr. Olivotti diede passando l’Olio Santo, ricevuto con segni di viva pietà. Non ebbe la sensazione della imminenza. Poco poi aveva cominciato a dire il S. Rosario tutto solo. A metà del primo mistero il cuore [[ces]] si arrestò: e fù la fine.

11 luglio, giovedìA Calalzo. S. Messa per mgr. Jandelli e buona continuazione mio

lavoro sulle bozze della Visita di S. Carlo.526

Ricevetti poi in mattinata mgr. Gasbarri titolare di Tenneso, e ausi-liare del Card. Micara a Velletri che vidi e con cui pranzai a S. Maria del Cadore con mgr. Olivotti. Lunga e piacevole conversazione. Questo gio-vane prelato parmi riservato a preziosi servigi alla S. Chiesa. Lo trattenni ben volentieri con me e coglierò occasione di rivederlo.527

A sera inoltrata partii con don Barbato in treno Calalzo-Venezia e vi giunsi verso le 22.

Tutto in ordine, e ben preparato per i funerali di mgr. Jandelli. Con piacere seppi dei sentimenti religiosi confermati anche in questa circo-stanza.

12 luglio, venerdì [SS. Ermagora e Fortunato Martiri]A Venezia. Mia S. Messa privata in capella in onore di S. Ermagora e

Fortunato, i patroni di Aquileia.Alle 9 presiedetti in cappa violacea ai funerali di mgr. Jandelli in S.

526 Cfr. supra, appunti del 30 giugno 1957. 527 Primo Gasbarri (1911-1989), sacerdote della diocesi di Viterbo dal 1933, era stato

nominato ausiliare della diocesi di Velletri nel 1953. Nel 1971 verrà promosso vescovo di Grosseto, sede che manterrà sino alle dimissioni nel 1979.

1957

424

Marco.528 A me fecero nobile impressione per concorso di distinte persone: i membri del Tribunale Regionale convenuti da tutto il Veneto: capifami-glia della eredità Valter!, ecc. Seguirono in casa colloqui con Bianchini, Del Giudice, per la ricerca della situazione a proposito della eredità. Tutto si è ben concertato, in seguito ad una visita al già palazzo Valter! abitazione del defunto a S. Tomà: dove fù trovato il testamento che schiarirà ogni cosa. Innanzi al patriarca si aprono circostanze nuove di bene, atteso che l’ere-dità di cui mgr. Jandelli era usufruttuario passa tutta alla mensa patriarcale. Ma niente mi attira, ne´ mi esalta.529

13 luglio, sabatoA Calalzo. Eccomi qui di nuovo. Vi arrivai ieri sera per ferrovia. Due

ore e mezzo di tragitto comodo e vario530.Stamane ebbi la visita del parroco di S. Geremia: da pochi mesi inse-

diato e recentemente colpito da una contrazione nervosa alla faccia. Pove-ro prof. Fiorin! Ha cercato lui questo suo posto: secondo le autorizzazioni del Diritto Canonico. Perciò è in regola. Che la buona Provvidenza lo aiuti a guarire e a far del bene.531

Nel pomeriggio sono uscito a passeggio con don Barbato. Temevo delle mie gambe, durante l’inverno e la primavera un po’ stracche anche a muovermi poco. Invece tengono ancora bene. Naturalmente non val la pena di provarmi alla Maratona. Ma insomma tengono bene.

Mi restò tempo prima di uscire di trattenere tutte queste Suore in ama-bile conversazione.

528 Il Diario segnala che il patriarca «imparte la assoluzione alla salma premettendo parole di vivo cordoglio per la dipartita di questo distintissimo Prelato: e di invito alla preghiera suffragante, per l’Anima di lui, che rimarrà nella memoria riconoscente del clero veneziano»: «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 141; se ne veda anche il Necrologio, ibidem, p. 148.

529 Cfr. supra, annotazioni al 6 aprile 1956.530 Il Diario indica che «si intrattiene a Santa Maria delle Alpi, per qualche giorno [di] si-

lenziosa preparazione del XXXI Sinodo Diocesano»: «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, p. 141.531 Deponendo per la causa di canonizzazione di Giovanni XXIII, mons. Capovilla

rievocherà la «conclusione di un esame canonico per il conferimento di una Parrocchia. Il candidato vincitore aveva tutti i numeri preminenti sugli altri concorrenti. Ma gli mancava un pizzico di quella unzione pastorale che difficilmente può configurarsi in termini precisi. Gli mancava quel qualche cosa che altri, meno dotati di lui avevano. Il Cardinale fece il rilievo con discrezione e lo comunicò al pretendente, che non lo volle accettare. La sera stessa il Cardi-nale commentava: “L’ha voluta lui questa parrocchia e il codice è dalla sua parte; ma quale tremenda responsabilità si assume avendo rifiutato di portare la sua riflessione sul rilievo che io gli ho fatto mitemente e chiaramente”», Processis rogatorialis super fama sanctitatis ec. Servi Dei Joannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit. p. 35.

1957

425

14 luglio, DomenicaA Calalzo. Sempre S. Messa colle ricoverate e ricoverati al Preventorio.

Sono anime innocenti, e di incerto avvenire. Parlai loro al Vangelo, e fu attenzione viva. Verso mezzogiorno vennero qui il prof. Grandesso, e il prof. Bentivoglio della Università di Padova: sopraintendono a questo Pre-ventorio che dicono uno dei più belli e meglio attrezzati di Italia. Lo credo bene. Il prof. Bentivoglio è di Milano e ha il tono del Milanese «spetascià». Suo padre era organista e maestro di musica dal tempo in cui con Pio X e Perosi si iniziò la riforma: io ricordo di aver cantato al Seminario di Berga-mo dei pezzi suoi. Anche il figlio compose: ma poi si volse alla medicina e lo credo poco religioso. Ma c’è da sperare accostandolo. Stettero a pranzo con me: lui, sua moglie, i dott. Grandesso e Zennaro, e fù un bel ritrovo.

A sera mia nuova uscita con don Barbato, verso Calalzo Alto.

15 luglio, lunedìCalalzo – Giornata piovosa. Mattinata di ricevimenti: mgr. Luciani vic.

gen. e Segret. Vescovile di Belluno:532 i due P.P. Sacramentini Bergamaschi [Giuseppe] Donati e [Giuseppe] Gatti. Poi Generale Palandri e signora. A sera di passaggio appena S.E. mgr. Gasbarri e mgr. Pasquini.

Dopo cena ho fatto pure quattro passi con don Napoleone.Scrissi [una] lettera al prof. Battelli circa eventuali documenti dell’Ar-

532 Albino Luciani, nato a Forno di Canale (BL) il 17 ottobre 1912, era stato ordinato sacerdote in diocesi di Belluno nel 1935; nel 1947 si era laureato in Sacra Teologia alla Ponti-ficia Università Gregoriana con una tesi su «L’origine dell’anima umana secondo Antonio Rosmini»; nel 1954, dopo esserne stato per sei anni provicario, era stato nominato vicario generale della diocesi di Belluno. Il 15 dicembre 1958 sarà nominato vescovo di Vittorio Veneto da Giovanni XXIII e sarà personalmente consacrato dallo stesso papa; nel 1969 sarà promosso patriarca di Venezia e il 26 agosto 1978, nel conclave successivo alla morte di papa Montini, sarà eletto papa col nome di Giovanni Paolo I: morirà dopo appena trentatrè giorni di ponti-ficato. Non risultano, allo stato attuale delle fonti edite o note, resoconti da parte di Luciani di questo incontro con Roncalli, che peraltro, stando ad una testimonianza del fratello di Albi-no, Edoardo Luciani – testimonianza che non trova riscontro nelle note d’agenda –, non era neppure il primo: «Nell’estate del 1956 – riferirà infatti Edoardo in una lettera del 1986 –, il cardinal Roncalli (un paio di mesi prima del congresso eucaristico di Belluno) doveva recarsi a San Vito di Cadore, dove la diocesi di Venezia aveva, ed ha tuttora, una casa di montagna per incontri, studi, ecc. Passando per Belluno, cercò del vescovo, per farsi accompagnare attraverso la diocesi. Il vescovo era assente. Trovò invece il vicario (mio fratello) che fu felice di accompagnarlo. Passarono, così, in stretta compagnia, quasi una giornata», cfr. R. KuMMer, Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I. Una vita per la Chiesa, Padova 1988 p. 233; su Luciani si vedano anche G. vian, Giovanni Paolo I, in Enciclopedia dei papi, III, Roma 2000, pp. 674-681, e P. luciani, Un prete di montagna. Gli anni bellunesi di Albino Luciani (1912-1958), Padova 2003.

1957

426

chivio Segreto Vaticano riferentisi alla Visita apost. di Bergamo (1575)533 e preparai un telegramma alla famiglia [[Regazzoni]] del prof. Gianni Ger-vasoni, mio buon amico e cultore di Angelo Mai di cui publicò le lettere. Poveretto, un incidente: poi 6 mesi di dolori e la morte.534 Era così bene occupato nel publicare le lettere del gran Cardinale!535 Il Signore ci chiama. Bisogna lasciar tutto per la sua volontà.

16 luglio, martedì [Commem. della B.V. Maria del Monte Carmelo]A Calalzo. Volli celebrare la S. Messa con qualche solennità per fare

impressione ai ragazzi intorno al mio altare. Al Vangelo alcune parole di invito all’amore di Maria.

In mattinata lunga e cara visita dei P.P. Olivetani di Siena qui venuti, per l’estate. Li guida P. Mariani di Seregno.536

Nel pomeriggio visita in auto a don Generoso Nuzzetti arcipr. di Mira, degente a Pieve presso una clinica. È colpito dalla spalla al piede sinistro: e mi fa grande pena e più grande timore circa la sua guarigione.537 Lo confortai e pur lo seguo con tristezza. Quanto è buono il Signore con me!

533 Giulio Battelli (1904-2005), docente dell’Università di Roma, era dal 1932 direttore della Pontificia Scuola Vaticana di Paleografia. Roncalli gli scriveva che avrebbe gradito «dalla sua cortesia che mi ispira fiducia un prezioso servizio. Sto allestendo le ultime pagi-ne – conclusione e appendice – del V ed ultimo volume della mia pubblicazione “Gli Atti della Visita Pastorale di S. Carlo Borr. a Bergamo (1575)”. Approfittando di felici ricerche qui ai Frari A.S.V. vi aggiungo in appendice una ventina di documenti in gran parte inediti riferentisi ai rapporti epistolari del Consiglio dei X coll’Amb. Veneto a Roma, a Milano, coi Rettori di Bergamo in rapporto a questa Visita Ap. prima, durante e dopo*. Penso che varrebbe la pena di ricercare i rapporti se ve ne furono fra il Vaticano e il suo Nunzio a Vene-zia nei due anni 1575 e 1576. Verteva allora la controversia circa la Visita Ap. in se stessa non veduta di buon occhio dal Governo Veneto, e in particolare circa la esazione dei dazi dagli ecclesiastici che la bolla “In Coena Domini” proibiva e il Governo imponeva. Veda, professore, se questo ed altro affiorasse dall’Archivio Segreto <o da altre fonti>. Sarebbe un complemento quanto mai interessante al mio lavoro. Per mezzo di questa “Fondazione Cini” io potrei subito provvedere alla trascrizione dei documenti [[con]] <secondo> le eventuali condizioni e norme», AR/FSSD X/645.

534 Copia del telegramma è in AR/FSSD X/646; cfr. anche Pace e Vangelo, I, pp. 108 e 327.

535 Cfr. A. Mai, Epistolario, I: (giugno 1799-ottobre 1819), a cura di G. Gervasoni (Edizione Nazionale), Firenze 1954, 463 pp.

536 Carlo Mariani, nato nel 1912, aveva emesso la professione come olivetano, prenden-do il nome di Antonio, nel 1932 ed era stato ordinato sacerdote nel 1939.

537 Cfr. supra, appunti del 6 giugno 1957.

1957

427

Quel poverino vorrebbe un miracolo. Ma il prepararsi a far la volontà del Signore non è maggior perfezione?538

Feci una visita ai P.P. Carmelitani del vicino convento, e accettai di rivolgere una parola ai buoni fedeli che riempivano la loro devota capella.

17 luglio, mercoledì

Calalzo. Buona giornata con tempo vario. Mia occupazione intorno ad un rapporto per il Card. Ottaviani.539

Il buon prof. Ezio Memo mi condusse tre Sigr.ne che si occupano delle Acli.540 Lo trattenni a colazione con me e vi invitai anche don Bru-no Valentini, che è il Reliquiarista della Curia, ed è qui da un mese in cura. Nel pomeriggio don Carlo Candiani mi condusse una trentina di giovinette di A.C. che egli assiste iniziando con ciò la sua cooperazione più viva all’apostolato per le giovani. Ho molta fiducia nella sua attività prudente e garbata. Ora si è laureato in lettere a Padova, ciò che conferi-sce più dignità a lui e al Seminario dove lui è professore.––––––––––

«Reple Sion laudibus tuis et gloria tua templum tuum». Cantic. Ec-clesiastici 36 - 1.16541

18 luglio, giovedìCalalzo. Che bella giornata oggi! Mi sono recato con mgr. Gasbar-

ri, in auto 1900 guidato da don Lino, ultimo modello, a Belluno presso mgr. Muccin che mi tenne a pranzo dopo di avermi accompagnato alla Certosa di Vedana. Una vera rivelazione questa Certosa che conosce-vo solo di nome.542 Converrà ben che vi ritorni: località, chiesa, ospizio per il patriarca, biblioteca, silenzio, spirito monastico. Oh! quale delizia.

538 Il patriarca è sempre particolarmente sensibile all’atteggiamento dei suoi sacerdoti o dei familiari di fronte alla morte, emergendone talora più o meno – è questo il caso – edifica-to; su questo si veda pure Pace e Vangelo, I, pp. 122, 149, 327 e 472.

539 Conservato in ASPV, è ancora indisponibile alla consultazione.540 Ezio Memo, nato a Burano (VE) nel 1931, era stato ordinato sacerdote da Roncalli

nel 1955.541 Cita liberamente Sir 36,16: «Reple Sion inenarrabilibus verbis tuis et gloria tua po-

pulum tuum».542 Sin dal XII secolo esisteva in questa località un ospizio, eretto in certosa alla metà

del XV secolo. Dopo la soppressione della fine del XVIII secolo, nel 1882 i certosini si reinsediarono e vi resteranno sino al 1977: cfr. La Certosa di Vedana. Storia, cultura e arte in un ambiente delle prealpi bellunesi. Atti del Convegno di Studi. Sospirolo (BL), 21 ottobre 1995, a cura di L.S. Magoga e F. Marin, Firenze 1998.

1957

428

Alloggia ora i monaci che hanno lasciata la Certosa di Firenze troppo turbata dalle visite dei secolari. Soli monaci che vidi a Vedana: il nuovo priore p. Tomaso Huò, uno Svizzero, l’economo giovane P. Gerolamo, uno Spagnuolo: l’uno e l’altro amabilissimi ed edificanti. Nella biblioteca ho trovato il Migne in ottimo stato: il che è tutto dire.543 Confesso: ho lasciato un po´ di cuore a Vedana. ➼ Nel pomeriggio da Belluno oh! che gita incantevole! Sù! per il Cordevole, Vignole, Agordo, Concenighe!, Alleghe, a sinistra la Marmolada, Caprile, Pordoi, S. Lucia, Falzarego, Po-col, Cortina, Passo Tre Croci, Cristallo, Misurina, Auronzo, Cima Gogna, Lozzo, Calalzo. Ad Auronzo mi fermai in un incontro <con> un gruppo di figliuole di A.C. di Cesena e nella chiesa parrocchiale, la seconda, con un gruppo anche più numeroso di figliuole di Roma e dintorni.

Insomma una gita di 4 ore: deliziosa: non mi stancai per nulla, e lo spirito godette assai. Deo Gratias.

19 luglio, venerdìGiornata senza sole e sempre acqua. Prep. del documento per il

Card. Ottaviani.544 Nel pomeriggio, trattenimento spirituale con le Suore ed a sera volli di nuovo <a cena> don Bruno Valentini con me. Buon lavoro di don N. Barbato in mio aiuto.

20 luglio, sabato [S. Girolamo Emiliani Confessore]Calalzo-Villa Welsperg-Venezia. Ritorno con don Loris venuto a

prendermi. Don Napoleone gradì di restare ancora per qualche giorno di aria e di cura. Il ritorno quanto mai interessante: come la gita dell’al-tro ieri ma in vie diverse: Pieve di Cadore - Ponte delle Alpi - Belluno - Sedico - Vignole - Agordo - Forc. Aurina - Passo di Cereda - Civetta <Gosaldo> - Passo di Rolle, Fiera di Primiero - Villa Welsperg - quivi incontro coi seminaristi e parole a loro evocatrici di S. Gerolamo grande santo Veneziano,545 con mgr. Ravetta vesc. di Sinigallia! e mgr. Rettore

543 Roncalli conosceva e apprezzava sin dagli anni giovanili la collezione della Patrologia Latina e Graeca dell’abate Migne: per di più da delegato apostolico in Turchia – oltre ad agevolarne la consultazione al celebre filologo Auerbach – si era preoccupato, col concor-so di mons. Gustavo Testa, di acquistarne l’intera collezione per donarla al Seminario di Bergamo: su questo si veda la lettera a mons. Bernareggi del 20 giugno 1940, in giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., pp. 239-240; si veda anche Omaggio a papa Giovanni, cit., p. 139.

544 Cfr. supra, appunti del 17 luglio 1957.545 Cfr. supra, appunti dell’8 e 10 febbraio 1957.

1957

429

[Vecchi]: col quale riprendo il viaggio su Feltre, Fonzaso, Quero, Treviso, Venezia dove giunsi un po’ stanco.

In casa trovai S.E. mgr. Pintonello che tenni a cena e per la notte. Contatto molto piacevole, anche per la ricostruzione di ricordi: Borgon-gini, Rusticoni, Collegio Lombardo, mgr. Piani ecc.546 La preparazione della festa del Redentore non turbò per nulla il mio riposo.

21 luglio, domenica [Festa del Ss.mo Redentore]S. Messa in casa. In palazzo ducale dopo la Messa di mgr. Pintonello,

benediz. della bandiera del supercaccia S. Marco e mie parole.547 Bella ceri-monia. Mie cerimonie poche e discrete ma bene accolte. Dalla gran Corte mi recai alla Giudecca con mgr. Silvestrini Franc., assistenza alla Messa solenne in cappa, celebrante mgr. Seno arciprete di S. Marco. Presenza di Autorità e

546 Arrigo Pintonello (1908-2001), sacerdote dal 1932, era stato nominato ordinario militare per l’Italia il 4 novembre 1953. Nel 1966 sarà nominato vescovo di Terracina-Latina, Priverno e Sezze; rassegnerà le dimissioni nel 1971. In una lettera del 3 luglio pre-cedente Roncalli gli aveva comunicato che sarebbe stato presente alla cerimonia del 21, ma che gli avrebbe lasciato «tamquam Ordinarius in re, la benedizione della Bandiera del “San Marco”. Circa le modalità del rito, i nostri Cerimonieri potranno suggerire quella forma che accordandosi con il Coerimoniale Episcoporum, si addica alla circostanza», AR/FSSD X/636; analoga comunicazione viene data all’ammiraglio Giacomo Albrissinotti-Sisoni con lettera dell’8 luglio, AR/FSSD X/642.

547 «La benedizione della Chiesa per un vessillo destinato ad una Unità delle Forze Armate – affermava Roncalli nel corso della cerimonia – non è un incoraggiamento alla guerra, né allo spirito bellico. Essa risponde bensì ad una condizione della umana convi-venza, che è rispetto alle esigenze di ogni popolo, preoccupato della sua difesa, della sua dignità, della sua forza: per cui una nazione si rende rispettabile a se stessa ed alle altre nazioni, ed è espressione e scuola di ordine e di disciplina per chiunque intende provvedere alla prosperità dei singoli paesi ed alla armonia mondiale. Il mio gesto, miei signori, è tutto qui. Il Leone di San Marco veglia sulla nostra terra e sui nostri mari, ad indicazione e ad invocazione perenne non di guerra, ma di pace: di quella pace che nell’auspicio odierno del SS. Redentore, piace tanto invocare. Spirito dunque di disciplina e di pace alitino sopra la nuova Nave, alla difesa, all’onore, alla letizia d’Italia, la Patria nostra dilettissima e bene-detta. Più che 40 anni or sono il mio venerato antecessore il Cardinale Patriarca Aristide Cavallari […] cospargeva di acqua benedetta il primo e glorioso Cacciatorpediniere “San Marco”, da cui questa nostra bella Nave, che è nello specchio d’acqua dinnanzi a noi, prende la successione e il nome. […] In questo ricordo sta la significazione della presenza mia, insieme con quella dell’Arcivescovo Ordinario militare, accanto al primo Cittadino di Venezia e a tutte le altre nobili ed alte Autorità Civili e Militari dello Stato, nella ammirabile cornice di questo cielo e di questo mare: e sta inoltre la significazione dell’augurio mio e del popolo Veneziano, di prosperità e di pace per tutti: e di grande successo per le pacifi-che imprese della nostra patria, qui entro i nostri confini, e nel mondo intero», La Bandiera al Cacciatorpediniere «San Marco», in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, pp. 241-242; ripreso in Scritti e discorsi, III, pp. 149-150.

1957

430

di fedeli abbastanza copiosa, forse più che l’anno precedente. I frati deside-rerebbero per il popolo alcune parole. Vedremo nel 1958.

Breve sosta a S. Giorgio per un convegno di Avv. Cattolici – circa 8 persone – difens. al Tribunale Regionale. Con ilarità ho detto cose serie. Di là mi recai all’Osp. al Mare al Lido per visitarvi il can.co Girolamo Silvestrini, per me [[sin]] gravemente ammalato anche lui. Pomeriggio domenicale riposato e tranquillo.

22 luglio, lunedìVenezia. Sempre udienze. Fra queste notevoli il bravo Raffaele de

Luca con sua moglie e figliuoli, che mi richiama i ricordi di Sofia. Ora egli è impiegato alla Legazione Italiana di Sofia. Notizie di là sempre do-lorose: padre Damiano sempre in prigione, mgr. Kurtef però rilasciato. Ma vive in estrema solitudine e riservatezza.548

Notevole la visita del Ammiraglio Baslini nuovo Comandante di ciò che resta all’Arsenale.549 Incontro felice. Egli è di Merate, figlio dell’ocu-lista: fratello della consorte del Ministro Soro. Io fui a Merate nel palazzo Baslini: e conobbi la mamma loro, degna di grande rispetto. Ricordi di Istanbul e di Merate, reviviscenti a Venezia.

23 luglio, martedì [S. Apollinare Vescovo e Martire]S. Apollinare – Torna coi ricordi del Seminario Romano, sempre

cari.550 Egli mi è venuto più vicino: a Ravenna. In mattinata come sempre

548 Il bulgaro Kyril Stefan Kurteff (1891-1971), sacerdote dal 1914, era stato nominato nel 1926, su proposta dell’allora visitatore apostolico Roncalli, esarca dei cattolici di rito orientale in Bulgaria: si trattava, in ossequio alla volontà di Pio XI poi espressa attraverso la Rerum Ecclesiae, del primo vescovo cattolico autoctono del paese. Dopo la presa del potere da parte dei comu-nisti nel 1946 la chiesa cattolica stava patendo per il progressivo annullamento della propria libertà d’azione e per gli arbitrari arresti dei membri del clero e della gerarchia; sulla figura di Kurtev si veda G. Pesci, 10 anni di Papa Giovanni in Bulgaria, Milano 1998.

549 Nel corso del 1956 il ministero della Difesa aveva deliberato il trasferimento del Co-mando marittimo dell’Alto Adriatico da Venezia ad Ancona e la conseguente smobilitazione dell’apparato militare dell’Arsenale: la decisione aveva avuto immediate e gravi ripercussioni dal punto di vista occupazionale e tanto la Giunta che la curia erano intervenute per sollecitare una soluzione che salvaguardasse i posti di lavoro. Una soluzione di compromesso si raggiungerà solo nell’ottobre 1957, con il coinvolgimento di Finmeccanica e l’intervento del Comune per l’assunzione degli operai in esubero: cfr. l. Pietragnoli-M. reberschaK, Dalla ricostruzione al «problema» di Venezia, in Storia di Venezia. L’Ottocento e il Novecento, III: Il Novecento, a cura di M. Isnenghi e S. Woolf, Roma 2002, pp. 2247-2248; si veda pure Sollecitudini del Card. Patriarca per i lavoratori dell’Arsenale, in «La Voce di San Marco», 4 febbraio 1956.

550 Cfr. supra, appunti del 23 luglio 1956. Sui ricordi degli anni trascorsi a Roma era tor-nato anche l’11 febbraio precedente, in una lettera all’avvocato Vittorio Trocchi: «Ho molto,

1957

431

udienze: udienze. Nel pomeriggio mi recai con mgr. Loris a Mel per una visita a mgr. Macacek. Non saprei fare il profeta: e prego per lui ut Dñus conservet eum [cfr. Sal 40,3].551

Poi discendemmo a S. Pietro di Felletto! per la prima visita ai beni: casa domenicale, case e famiglie di coloni e campi, che dalla morte di mgr. Jandelli sono venute ad aiutare in misura notevole la mensa del[[la]] Patriarca per il legato della Contessa Walter.552 La posizione è stupenda e risolve definitivamente il problema della sussistenza materiale del pa-triarca di Venezia e della sua casa di campagna. Dñus abstulit. Dñus dedit. Sit nomen Dñi benedictum [Gb 1,21]. Questo dico per me e per i miei suc-cessori.

24 luglio, mercoledìSempre udienze. Fra esse il Comandante delle Forze Armate di tutta la

regione, generale Negroni Guido. Notevole la visita del parroco di Lourdes a Mestre don Trevisan:553 un abbé e un suo compagno di Nantes con ricordi del mio passaggio colà:554 poi di un gruppo del Liceo Janson de Sailly coll’au-monier successore di don Bottinelli.555 Mi fecero un canto «Amen: Alleluja». Li accolsi del mio meglio. Essi alloggiarono al Seminario. Mgr. Vecchi venne

molto gradito il ricordo del venerato monsignore Tito Trocchi arcivescovo di Lacedonia, di Lei diletto zio. Ed amo rendere omaggio alla sua benedetta memoria a distanza di dieci anni dalla morte. Mons. Trocchi fu mio Vicerettore al Seminario Romano nel 1901, quando io vi venni accolto da Bergamo per il primo corso teologico quale alunno del Collegio Cerasoli. Le brevi pagine dettate da lei, riassuntive del suo curriculum richiamano ai miei occhi e al cuore un florilegio di lieti, edificanti ricordi. Al mio ritorno al Seminario, dopo il servizio militare, non lo rividi più: e negli anni del mio umile servizio della S. Sede come rappresentante Pon-tificio fuori d’Italia non ebbi che rari e fuggitivi incontri. L’ultima volta che ci salutammo fu in Piazza San Giovanni Laterano, dove lo incontrai, giusto nel 1946. Egli faceva piccoli passi col bastoncino in mano: vecchio, vecchio omai, ma sorridente e caro. Non dimentico il papà di lei, egregio signor Avvocato, che dirigeva la cappella musicale a S. Apollinare; e due dei figlioli di lui – ella non era forse uno dei due? – che credo di aver incontrato poi nel 1921, quando preparavo nel palazzo di Propaganda-Museo Borgia i nuovi uffici per l’Opera della Propagazione della Fede nel mondo. Quanti anni: quanti anni passati!», AR/FSSD X/597.

551 Rituale, Litaniæ Sanctorum, Oratio pro pontifice; cfr. supra, annotazioni al 4 marzo 1956.552 Cfr. supra, appunti del 6 aprile 1956 e 12 luglio 1958; si vedano pure infra gli appunti

del 29 aprile 1958.553 Gino Trevisan (1916-1997), sacerdote dal 1940, era stato cappellano a Burano e a S.

Lorenzo di Mestre; nel 1952 era stato nominato vicario economo della futura parrocchia di S. Maria di Lourdes a Mestre e ne era quindi diventato il primo parroco; nel 1963 sarà trasferito alla parrocchia di S. Giovanni Battista di Jesolo, Liber Vitae, p. 73.

554 Cfr. Anni di Francia, I, pp. 387; 467-468.555 Sui precedenti incontri con mons. Bottinelli cfr. Anni di Francia, I.

1957

432

pure a ringraziarmi della sua nomina a Giudice del Tribunale Regionale:556 e don Galuppo per la nomina a Torre di Fine.557 In serata il com. Pace que-store di Venezia che tenni a cena. Parlammo dell’affare del «Cinema» dei Capuccini al Redentore, che rischia di mettere P. Gervasio Scoffon nei rischi più gravi. Benedetta gente a cui non piace obbedire e si trova nelle panie.

25 luglio, giovedìSempre udienze: Parecchi Francesi, l’abbé Aumaitre, Miss. Dioc. di

Nantes: l’architetto Jacques di Welles di Bordeaux, e Urbanista, insieme col Duc et Duchesse Decases, residenti qualche mese a Venezia in casa loro – Palazzo Polignac, Canal Grande, 871 San Vio.

Comunicazione a mgr. Gio[vanni] Schiavon circa i nuovi incarichi in-torno a S. Marco: procuratore: e inoltre Incarico per gli Archivi et reliqua, a temperare con segni di grande stima e fiducia da parte del patriarca la pena che gli può provenire dall’invito a lasciare la cura della Sacrestia che verrebbe confidata a un Canonico.558

Nel pomeriggio a Padova per una visita a don Nuzzetti all’Ospedale po-sto in grave pericolo. Tornando assisto inaug. Mostra Goldoni559 – A Mezzo-dì ebbi a colazione mgr. Primo Gasbarri ves. di Tenneso, Aus. di Velletri.560

<Ricevuti ancora: Conte e Contessa Alberico de Foresta, Domaine du Vedeau, Salin de Giraud, Bouches du Rhone>

26 luglio, venerdìVigilia di partenza. Poche udienze[,]561 preparazione di carte per il mio

lavoro a Camaitino.562

556 Per l’elenco integrale dei 6 membri del Tribunale Regionale proposti e accettati dal-la Conferenza Episcopale Triveneta l’8 giugno precedente cfr. Nomine, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 225.

557 Giuseppe Galuppo (1903-1979), ordinato sacerdote nel 1936, era stato cooperatore di S. Giacomo dall’Orio; resterà parroco di Torre di Fine sino al 1970, Liber Vitae, p. 45.

558 Cfr. supra, appunti del 28 giugno 1957.559 «A Palazzo Grassi presenzia alla inaugurazione della Mostra: “Goldoni: dalle masche-

re alla Commedia”», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 220.560 Cfr. supra, appunti dell’11 luglio 1957.561 Il Diario segnala l’incontro con l’ammiraglio statunitense Davis Irvin e con un gruppo

di scout in partenza per il raduno mondiale (jamboree) che si sarebbe svolto dall’1 al 12 agosto a Sutton Park in Inghilterra, «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 220; per questi ultimi redice una lettera di presentazione per l’arcivescovo di Westminster William Godfrey, AR/FSSD X/469.

562 Aveva scritto il 24 luglio alla nipote Enrica: «Sabato, dopodomani 27, io conto di arriva-re a Camaitino, e di fermarmi fino al 25 agosto. Verrà con me un mio caro chierico suddiacono don Seno, e, forse per una notte, lo stesso don Loris, che tornerà qui quasi subito. Don Battista

1957

433

Ieri so di aver recato acuto dolore al mio caro mgr. Schiavon: ma fù un dovere per me e l’ho assolto nella forma la più rispettosa, caritatevole, e amabile.563

Nessuno scrupolo. Ma mi affligge il dolore di lui. In fondo è amor pro-prio ferito, e tentatore. E dire che ogni pena dovrebbe essere diletto per lui. Pazienza.564

Nel pomeriggio ricevetti il cantante Di Monico!,565 con moglie e due figli, e il padre. Accolsi bene. Ma il loro desiderio che io assistessi in piazza S. Marco ai due spettacoli publici «La Cavalleria e i Pagliacci» era un po’ troppo e me ne schermii. A me non piacciono queste manifestazioni in piazza S. Marco. Ma il protestare in questo caso farebbe più male che be-ne.566 Perciò pazienza.

mi telegrafa che anche lui verrà per domenica 28, e potrà fermarsi sino al 13 agosto. […] Io vengo per lavorare in solitudine e in pace. Dio me lo conceda. È probabile che domenica mi si preghi da mgr. Vescovo di passare a Bergamo, per il terzo Centenario della consacrazione del Beato Barbarigo a vescovo di Bergamo. Se nessuno si muove, meglio. Di salute io sto, come sempre, bene. Penso che tu, con la cara nostra Letizia, mi aiuterai bene, tutto disponendo con calma e con pace», Familiari, II, pp. 423-424.

563 Senza far alcun riferimento a vicende personali, mons. Schiavon comunicherà nel corso dell’inchiesta canonica che secondo lui Roncalli «aveva un dono speciale, almeno così io penso, di saper dire cose anche brucianti, con una bontà e una delicatezza, che non offendevano mai», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetia-rum, cit., pp. 28-29.

564 Il contrasto dell’«amor proprio» era stato fortemente instillato in Roncalli sin dagli anni della formazione seminariale ed era rimasto un filo rosso lungo tutti i decenni di appunti spirituali che confluiranno nel Giornale dell’Anima: ancora poche settimane prima aveva scritto durante il ritiro compiuto a Torreglia: «Gesù mio. Le mie circostanze mi permettono una vita di mortificazione, fra tante consolazioni che il mio ministero episcopale mi arreca. Le accolgo volentieri. Talora fanno soffrire un poco il mio amor proprio: ma soffrendo anche ne godo, e lo ripeto innanzi a Dio: Bonum mihi in humiliatione mea [cfr. Sal 118,71]», GdA, note del 2-7 giugno 1957, p. 431.

565 Il celebre tenore Mario Del Monaco (1915-1982), figlio del critico musicale Ettore, aveva studiato canto al conservatorio di Pesaro e aveva debuttato a Milano nel 1941; in questo stesso anno si era sposato con Rina Filippini e dal matrimonio erano nati i due figli Giancarlo e Claudio.

566 Don Aldo Cristinelli, nel corso della deposizione resa a Venezia nel 1969, ha rie-vocato proprio questo episodio per rimarcare come Roncalli fosse «coerente a se stesso» e sostenesse «le sue posizioni ascetiche, sociali e pastorali, con grande fortezza»: «alcuni hanno pensato che non fosse il Servo di Dio praticamente a comandare, ma fosse influen-zato, talvolta da altri, ma non mi pare che fosse così. Fui testimone a questo episodio: qui in piazza S. Marco era stato allestito uno spettacolo all’aperto, si dava la “Cavalleria Rusti-cana” e il Servo di Dio era stato invitato a presenziare, ma nonostante le reiterate insistenze di chi gli era vicino, il Servo di Dio non volle accettare l’invito perché si trattava di uno spettacolo per lui profano, e il Servo di Dio disse, in quella occasione: “Alla fine, sono io il Patriarca”», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus

1957

434

27 luglio, sabatoDa Venezia a Sotto il Monte.Poche udienze,567 mgr. [Olivotti] Vic[ario] Generale. Partii alle 17.12

da Venezia in ferrovia con don Carlo Seno suddiacono. Viaggio comodo e tranquillo. A Brescia trovai Guido [Gusso] colla machina!. Alle 21 ero a Camaitino. Deo gratias. Primi incontri alle Gerole con le nipoti figlie di Giuseppe.568 In casa le nipoti Enrica e Letizia. Le informazioni dalla Colombera sono tutte buone.

Prima di partire da Venezia volli visitare, dalla mia tribuna interna, S. Marco, dove c’era poca gente girovaga e stanca. Adoraz. al SS. Sacra-mento, alla cara Nicopeia, e a S. Marco. Intorno al suo altare, omai in funzione di migliore adattamento, c’è movimento di polvere e di operai. Faxit Deus ut omnia bona desideria adimpleantur.569

28 luglio, domenicaA Camaitino. Notte tranquilla. S. Messa in cappella piena di bambini.

Buon inizio di benedizione. Primo contatto col parroco don Pietro Bosio: e buone, amabili intese. Mattinata tranquilla a disporre libri, mobili e carte.

Alle 14.30 discesi nella parrocchiale dove trovai molta gente, a cui parlai con semplicità seguita con grande attenzione. Parlai del B. Gregorio Barbarigo di cui si compie domani il III Centenario della consacrazione a Vescovo di Bergamo (Roma 29 luglio 1657)570 soffermandomi partico-larmente sui tre punti che mgr. Vescovo Piazzi ha segnato alla attenzione dei Bergamaschi: clero, seminario e catechismo.571 Seguii poi <sempre in

in Curia Venetiarum, cit., p. 691.567 Il Diario segnala il ricevimento del dott. Ammannati, direttore della Mostra del Cine-

ma, «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 220.568 Dal matrimonio tra Giuseppe Roncalli e Ida Biffi erano nate Anna (1923), Chiara

(1925), Ancilla (1929), Raffaella (1933) e Maria (1937).569 Cfr. supra, appunti del 2 febbraio 1957.570 Su questa fase del ministero episcopale del Barbarigo cfr. D. Montanari, Gregorio

Barbarigo a Bergamo, 1657-1664. Prassi di governo e missione pastorale, Milano 1997.571 Il patriarca allude alla lettera quaresimale di mons. Piazzi («Entrate anche voi nella mia

vigna») dedicata all’impresa della ricostruzione del seminario diocesano e al tema delle voca-zioni: in «La Vita Diocesana», 43 (1957)/3, pp. 53-71; il 22 luglio, sempre a questo riguardo, aveva scritto al vescovo di Bergamo: «leggo la sua bella lettera del 10 corr. e me ne compiaccio tanto, tanto. Sarei quasi tentato, siccome sono sul punto di passare a Sotto il Monte per alcune settimane di riposo solitario e laborioso, di arrivare per la giornata di preghiera di domenica 28 corr. per sentirmi unito in nome di Venezia patria del b. Gregorio al Clero ed al popolo Bergamasco in questa circostanza. E chi sa che non vi riesca. Intanto sono lieto, Eccellenza, di anticiparle il mio saluto e l’augurio che il risveglio della memoria e del culto del b. Barbarigo segni per tutti

1957

435

abito piano> la processione mensile al Cimitero soffermandomi commos-so presso le tombe dei miei. Breve pausa in casa del parroco: e ritiro per godermi l’incontro coi miei fratelli e parenti. Bonum. Factus est mane et vesper dies unus [Gen 1,5].

29 luglio, lunedìCamaitino. S. Messa con parecchi bambini. Mattinata vagante fra le carte

e le memorie.572 Pare che mgr. Vescovo non sia in casa, ne´ oggi, ne´ domani. Ricevo il parroco e il sindaco: e ci intendiamo su parecchie cose.

Nel pomeriggio scesi a visitare a Gerole la casa di Giuseppino: dove trovai parecchi della famiglia sua. Poi passai alla Colombera che potei esaminare con cura, e mi convinsi che la trasformazione di restauro è ben riuscita: con dignità e senza lusso.573 Torna<nd>o passai a S. Maria che rappresenta l’inizio della mia vita religiosa e della mia vocazione: Battesimo: I Comunione, famigliarità colla liturgia nelle varie circostanze dell’anno.574 Salutai infine in casa sua il coadiutore don Francesco Rota. Ad ora tardissima arriva il notajo Gio. Volpi coll’aggiunto Rodeschini, per la pratica del mutuo colla Banca di Risparmio di Milano, per il re-stauro della casa.575

30 luglio, martedìCamaitino. Mattinata tranquilla. Nuovo colloquio col Parroco cir-

ca il modo migliore di assicurare il suono delle campane di S. Giovanni.

a Venezia, a Padova e a Bergamo, incremento di pastorale fervore, sulla linea del Culto divino, Catechesi e Vocazioni da V.E. così opportunamente indicati», in giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 441.

572 Il giorno prima aveva risposto alla lettera del padre La Chapelle, che gli comunicava la notizia della morte del gesuita Paolo Spigre, conosciuto durante la missione in Turchia, che ciò gli recava «insieme mestizia e soavità. Io lo stimavo tanto e l’amavo perché egli esprimeva quel complesso di qualità che fanno constatare lo spirito del Gesuita distinto e santo. Conservo ancora il ricordo della visita che gli feci personalmente presso le suore di S. Giuseppe di Gap, credo sulla fine del 1952. Lo rividi sempre in grande umità e perfezio-ne di vita religiosa, e ne fui commosso. Qualche giorno fa provai qualche cosa come <di> presentimento o telepatia per la persona di lui. Non amo entrare in questi fenomeni. Però qualche cosa di non ordinario ci dovette essere fra il suo spirito e il mio. I nostri mutui sen-timenti di grande sincerità egli li ha portati in cielo, e ciò mi incoraggia e mi consola. Nella luce della sua bella e santa anima amo rivedere Istanbul, le persone e le circostanze di là, e gli interessi del regno del Signore in Oriente e in Occidente», AR/Int 2859.

573 Cfr. supra, appunti del 22 giugno 1957.574 Cfr. supra, appunti del 23 marzo 1956.575 Cfr. supra, annotazioni al 1° gennaio 1957.

1957

436

A mezzodì ebbi a pranzo i miei preti: Parroco [Bosio]: don Rossi, il curato don Battista e don Carlo Seno che mi fa ottima compagnia.576

Nel pomeriggio volli salire sino a Ca’ Bruciata, sino a S. Giovanni, sino alla torre e alle campane da me benedette.

I miei 76 anni non mi diedero alcun peso, più che i 40 o i 25 di un tempo. Deo gratias. E dire che specialmente la salita alla torre su scale a pioli pareva e fù preoccupante. Di là però che vista splendida.577 Ma lassù in quel luogo sacro: oh! che rovine.578

Disceso ebbi la gradita sorpresa della [[mia]] visita di 4 miei cari preti di Venezia: Greatti, Suman, mgr. Fusaro e don [ ] dei Carmini.

31 luglio, mercoledìGiornata a Bergamo con don Carlo Seno. Assistetti in S. Alessandro

ai funerali di don Nunzio Gambirasio.579 Eravamo in quattro <prelati>, io,

576 Nella deposizione resa per il processo di canonizzazione di Giovanni XXIII don Seno indicherà che quando accompagnava Roncalli «a Sotto il Monte, quando si teneva in casa dei suoi fratelli il pranzo abituale, il Servo di Dio si sentiva onorato che io stesso, che ero allora ancora chierico, o altre persone, partecipassero al pranzo presso i suoi familiari, pensando che ci si poteva trovare a disagio, e quasi si scusava, perché i suoi erano modesti contadini, e noi provenivamo dalla città», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., p. 665.

577 Don Angelo Rossi – collocando l’episodio nell’estate 1958 – rammenterà nel corso della deposizione resa nella rogatoria bergamasca nel 1969 che il patriarca gli chiese «di ac-compagnarlo in una passeggiatina fino al colle di S. Giovanni: entrammo nella vecchia casa parrocchiale ormai cadente, volle salire fino alla cella campanaria attraverso un scala a pio-li, nonostante che io cercassi di dissuaderlo. Osservò accarezzandole, le campane collocate lassù dopo la guerra, ne lesse le iscrizioni che erano state dettate da me, se ne compiacque, pur facendo qualche amabile appunto (io avrei scritto così...). Scendendo mi disse: “Mi sono stancato un pochino, ma sono contento, credo che non tornerò più sul campanile di S. Gio-vanni”», ibidem, p. 699.

578 Sempre don Rossi riferirà che Roncalli gli «raccontava che quando sacerdote novel-lo scese a Calusco dal treno per tornare in paese, levando lo sguardo verso la collina di S. Giovanni e non vedendo più la vecchia chiesa parrocchiale, lassù sul crinale del colle, aveva avuto una fitta al cuore. Aggiungeva di aver scritto al parroco don Battaglia, pregandolo di salvare la vecchia chiesa, risalente al 1160, ma di non essere stato ascoltato. La chiesa fu demolita per trarne materiale per costruire la nuova chiesa parrocchiale. Il Servo di Dio avendo rintracciato una vecchia fotografia che riproduceva il colle con la vetusta chiesa parrocchiale, la fece riprodurre a più copie, e una di quelle fotografie incorniciata, la portò sempre con sé, fino in Vaticano», ibidem, pp. 663-664.

579 Nunzio Gambirasio, nato nel 1883, era stato ordinato sacerdote nel 1906. Era entra-to nella congregazione dei preti del S. Cuore nel 1911 ed era stato superiore della stessa per cinque trienni (1929-32; 1932-35; 1935-38; 1938-41; 1944-47); l’epistolario intercorso con Roncalli è edito in giovanni XXIII, Il pastore, cit.

1957

437

mgr. Piazzi, Sigismondi e Testa Giacomo, sul presbitero, ma tutti in nigris. Presenti tutti i Preti del S. Cuore. Cerimonia edificante. Mi recai in seguito a visitare il prof. Donizetti e a confortare lui e la sua numerosa famiglia.580 Poi pranzo coi Preti del S. Cuore, con mgr. Piazzi e Testa. Mie commosse parole in fine. Nel pomeriggio visita a don Carlo Valtellina nella casa del Clero. Lo confortai: ma è divenuto omai incapace ad un servizio smemorato <come è>. Però resta sempre tanto buono. Seguì una lunga visita alla S.E.S.A.581 dove mi intesi col dott. Brizio e don Spada circa il mio ultimo volume.582

580 Roncalli e Pietro Donizetti (1880-1958) erano amici dagli anni del collegio di Ce-lana (inverno 1891-1892) e con questo professore di scuola media – più tardi commissario prefettizio e podestà di Sotto il Monte (1938-1945) – il patriarca intratteneva sin dal 1905 uno scambio epistolare; alcuni stralci di questo sono editi in roncalli, Giovanni XXIII. Un pontefice e la sua terra, cit., pp. 71-79.

581 La Società Editrice Sant’Alessandro di Bergamo, con la quale Roncalli aveva già pubblicato i suoi precedenti lavori e che stava stampando i tomi – editore Olschki di Firen-ze – de Gli Atti della Visita Apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo (1575).

582 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 567. Andrea Spada (1908-2004), sacerdote dal 1931, dopo le dimissione forzose di don Valoti nel 1938, era stato nominato da mons. Bernareggi direttore de «L’Eco di Bergamo»: conserverà questa carica sino al 1989. Su di lui si vedano P. aresi-L. caPo-Ferri, Il secolo di Spada, 1908-2004, Bergamo 2006, e A. sPada, Gli anni e i giorni. Antologia da «L’eco di Bergamo», 2 voll., Bergamo 1988. Roncalli gli aveva scritto sulla questione dell’edizione degli Atti il 24 gennaio precedente, allegando «gli ultimi scartafacci per la nota pubblicazione che da parecchie decine di anni mi ange* e martira. Anche questi fogli sanno di lavoro notturno: atten-to e fervoroso, ma notturno come queste righe che aggiungo ora. Sono vecchie voci ricercate nella notte dei secoli. Sapeste quanto sono contento e lieto di veder la fine di questa impresa il cui pensiero mi tenne del resto sempre cara compagnia! Questa letizia si sposa alla ingenuità di ritenere il complesso di questi volumi interessante e degno di qualche attenzione da parte dei miei Bergamaschi. Il ripiegarsi sopra un passato lontano, fatto anch’esso delle solite miserie della vicenda umana, ma pur soffuso da una luce che fù fiducia e sicurezza di rinascimento spirituale solleva il cuore sacerdotale e lo tempra, se pur ve ne fosse bisogno, a quell’ottimismo che dà incoraggiamento in tutte le fasi della vita. Basta. Per questi cinque volumi San Carlo Borromeo e Bergamo restano associati omai per sempre, ad edificazione nostra e di chi verrà dopo di noi, non in un amplesso di spente memorie, ma nel culto di un sacro deposito che sarà lievito possente di operosa attività religiosa e sociale. Prego l’amico vecchio don Andrea Spada a voler seguire sino alla fine questa mia fatica associato all’onorevole Belotti – di cui non c’è che di ammirare e di far ammirare il prezioso tributo di onore a Nicolò Rezzara – e l’altro bravo signore che mi portò le ultime prove della Tipografia lasciandomi la fiducia di rivederlo ancora, ma che poi non vidi e di cui ho rossore di non ricordare il nome esatto (me lo perdoni: segno di senescenza anticipata), prego tutti voglio dire a farmi questo servigio di seguire questa fine della pubblicazione che spero non ingloriosa né per me, né per la S.E.S.A. Aggiungo in prima pagina dei 4 ultimi fascicoli alcune note per i valorosi Tipografi eredi dei compositori della prima ora – quo nomine immagino di veder quasi tutti in libro vitae – e vi unisco un saluto benedicente per ciascuno e per le loro famiglie. Ad opera finita ho in animo di invitarli tutti insieme a Venezia dove preparerò loro un accoglienza festosa. Intanto, don Andrea mio carissimo: eccomi alla vigilia del quinto anno dominationis meae reverendissimae, e per la grazia di Dio in condizioni fisiche migliori che nel primo anno, e spirituali tranquille e confidenti. Dal novembre sono entrato nel

1957

438

Tornando a Sotto il Monte mi trattenni con don Carlo per una visita di Ber-gamo Alta: Duomo e S. Maria[,] Torre*,583 ecc. E infine mi fermai per una visita al cav. Riccardo Terzi in casa sua.584

Luglio, NoteIeri con speciale attenzione e venerazione volli visitare col chie-

rico don Carlo Seno in Duomo le Reliquie del Patrono S. Ales-sandro M[artire] che furono già riconosciute e composte nel-la nuova urna argentea da mgr. Radini Tedeschi me presente:585 e la tomba dello stesso mgr. Radini, e dei suoi successori Marelli586 e

76[°] anno. Nec mori timeo: nec laborem recuso. Oboedientia et Pax. […] Nota importante / La stampa di questi documenti d’appendice deve essere fatta esattamente sul tipo dei documenti contenuti nei Preliminari del primo volume secondo le precise indicazioni segnate anche nel manoscritto. Non ci saranno note a piè pagina salvo che nel fascicolo N. III sotto il N. 21. La inframettenza dei manoscritti con le pagine già stampate ha consigliato ancora per questo fascicolo III di mettere in lista la serie dei singoli pezzi che sono 22 di numero: deducendo le prime parole di ciascun documento / l’index cleri dioecesis bergoMensis prende posto nella IV Appendice / I singoli nominativi possono essere stampati anche in carattere piccolo, però sterlineando bene. La disposizione segue secondo le lettere dell’alfabeto: la maiuscola del primo nome di ogni lettera sarà bene in maiuscoletto. Spazio conveniente fra i gruppi di nomi secondo l’alfabeto»: AR/FSSD X/586.

583 Roncalli dunque visita assieme al suo ospite la basilica di S. Maria Maggiore e la Torre Civica, detta anche del «Campanone», posta accanto al Palazzo della Ragione.

584 Gli scriverà il 26 novembre successivo, appena appresa la notizia della morte della moglie: «Mio caro signor Riccardo, Mio fratello Saverio venuto qui mi informa della morte della sua degna e diletta consorte, signora Clelia. Avevo compreso sino dall’agosto scorso che si trovava male: ma il vivere anche soffrendo è cosa meritoria e preferibile allo scomparire. Voglia credere, mio caro signor Riccardo che io le resto sempre vicino nella mia preghiera e nella mia affezione. A me il mio ministero episcopale in buona salute toglie il conforto della solitudine che ora comincerà ad addensarsi sul mio spirito. Ma questa è una condizione per disporsi al finale ed eterno ricongiungimento in cielo dove i nostri ci attendono nella luce e nella pace del Signore che è buono e pio. Io farò suffragio per la benedetta anima della defunta. E penso che il Signore l’abbia già accolta nella sua bontà come lui l’aveva fatta colle sue buone e ingenue qualità di natura e di grazia», AR/Int 2893.

585 L’allora segretario di mons. Radini Tedeschi aveva scritto sul bollettino diocesano ber-gomense un articolo nel quale illustrava l’iniziativa della raccolta di offerte per la realizzazione di un nuovo reliquiario per «raccogliere più decorosamente i preziosi resti mortali» di s. Ales-sandro: [A.G. roncalli], La nuova Urna per le Reliquie di S. Alessandro, in «La Vita Diocesana», 2 (1910)/1, pp. 45-46; don Roncalli si impegnerà con una offerta di 10 lire: cfr. «La Vita Dioce-sana», 2 (1910)/2, p. 81.

586 Luigi Maria Marelli (1858-1936), sacerdote della diocesi di Milano, era stato parroco di Vaprio e successivamente vicario generale e amministratore apostolico della diocesi di Ravenna. Nel 1907 era stato nominato vescovo di Bobbio e nel 1914, alla morte di Radini, era stato nominato vescovo di Bergamo. L’epistolario intercorso con Roncalli è stato edito in giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., pp. 65-146.

1957

439

Bernareggi587 e degli antecessori Veneti dormienti nella cripta. Sempre viva emozione del mio spirito, a cui la devozione per ciò che è ora anima della mia vita a Venezia nulla toglie del sentimento che mi fece e mi lascia sempre Bergamasco di origine, di fede e di cuore. Omnes Sancti Dei intercedite pro me.

1 agosto, giovedìMese bene cominciato: preghiera sempre in ordine. Domine, ad adiu-

vandum <me> festina [Sal 69,2].588 Poco conchiuso però quanto al mio lavoro mio!. Al mattino mgr. Ter-

raneo Sup. della Madonna del Bosco e già segretario fedelissimo del card. Schuster. Mi invitò per il 25 agosto terzo anniv. della incoronazione di quella Madonna.589 Accetto ben volentieri. Ricevetti poi don [ ], uno dei tre preti del Santuario di Savona qui villeggiante presso Sanguineti590 con sua sorella. Nel pomeriggio il mio cugino Carlo Roncalli della Cornalida,591 disgraziato sul lavoro per una mina sul Monte Giglio, ridotto in condizioni grame per insufficienza di aiuti. A cena viene il nipote Martino con Gianna sua moglie

587 L’8 settembre 1958, durante la sua permanenza a Caorle per partecipare alle cele-brazioni mariane della Foranìa, redigerà alcune «Parole in memoria ed in omaggio a mgr Adriano Bernareggi, vescovo di Bergamo» (+ 28 giugno 1953): «A ricercarne i ricordi dei primi incontri – scriverà il patriarca – debbo risalire oltre il mezzo secolo, quando egli era agli studi al Collegio Lombardo in Roma, e si villeggiava nel 1903 a qualche distanza sui colli della Sabina, lui ad Aspra, a Montefiolo, ed io in un vecchio ex convento adattato con buona intenzione sotto Roccantica. Parole fugaci per dirci che egli era di Orano in Brianza, ed io un Bergamasco campagnolo della riva sinistra dell’Adda, poco discosto di là. Dieci anni dopo egli era già grande professore del Seminario di Milano e ben conosciuto ed ap-prezzato fra i suoi, ed io cominciai a godere della sua benevolenza per una recensione che mi fece sulla “Scuola Cattolica” di una mia prima pubblicazione sulla “Misericordia Mag-giore di Bergamo” accompagnata da alcune note che io avevo raccolte con qualche fatica e molto amore. Giusto in quel tempo egli aveva potuto seguire i primi fascicoli degli “Atti del-la Visita di s. Carlo Borromeo a Bergamo” ed apprezzarne la importanza, quando si era ancora agli incunaboli, ed il volume intero non avrebbe potuto apparire se non vent’anni più tardi. Tengo a dire che allorchè esso apparve, e divenuto già vescovo coadiutore di Bergamo potè seguire la successione degli altri dal primo al quarto, mi fu sempre incoraggiante il sapere a voce e per iscritto come egli godesse di questo saggio, e ne proponesse la imitazione ad illustrazione dell’epoca post tridentina, non solo per Bergamo, ma per Milano altresì e per altre diocesi», AR/Int 3033.

588 Breviarium, Ordinarium divini Officii.589 Cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 341-342.590 Mario Sanguineti, di Milano, possessore di una casa accanto a Camaitino.591 Località nel comune di Carvico.

1957

440

e i due frugoli gemelli Giuseppino e Ida.592

I doveri della carità che occupano il tempo necessario per lo studio. Pazienza.

2 agosto, venerdìBuon lavoro intorno al mio volume. Fino a mezzogiorno tranquillità

assoluta per la correzione delle ultime bozze. Approfittando dei privilegi dei Cardinali ho potuto prendere il Perdono di Assisi nella mia capella qui a Camaitino.593

Nel pomeriggio ebbi la visita carissima di don Tenderini parroco mio zelantissimo e buono di Treporti che veniva con un suo cugino da Premana, suo luogo di origine. Mi fece molto piacere. Intanto don Seno insieme col Curato d. Francesco Rota fù accompagnato in auto da don Battista a Calu-sco, Madonna del Bosco, Somasca, Pontida e Ponte S. Pietro.594

3 agosto, sabatoFatte parecchie cose: ma poco conchiuso. Attendevo da Milano il

comm. Sommariva e gli avevo fatto preparare la colazione con lui e con la sua Gisa. Non venne. Capitarono invece inaspettati l’abate Paolazzi di Pontida con don Bernardo. Incontro e convito felice.

Nel pomeriggio proseguii il mio lavoro sul volume, e sulla corri-spondenza.

Visita di oggi Tommaso Comolli car.mo alunno antico della Casa dello Studente ben avviato nel suo commercio di sementi.

Il buon seme gettato con retta intenzione viene sempre a maturazione di frutto.595

592 Aveva scritto il 5 luglio al fratello Zaverio: «Noi tre: io, tu, e Alfredo, ci siamo accon-tentati in coscienza di restar barba [scil. scapoli]; ma intorno ai nostri fratelli quanta grazia di nozze e di bambini! Ecco una ricchezza che piaceva assai anche a barba Zaverio. Io ricordo bene quando nasceva alcuno dei nostri fratelli, o cugini. Il Signore benedica tanti preziosi bam-bini, che pregheranno per noi quando saremo morti e benedetti», Familiari, II, pp. 422-423.

593 Forma di indulgenza plenaria – lucrabile per sé o i defunti – che Francesco d’Assisi ottenne da papa Onorio III nel 1216. La si consegue alle condizioni normalmente previste (confessione, comunione, recita del Padre Nostro, del Credo e di una preghiera secondo le intenzioni del papa) visitando una chiesa parrocchiale o francescana dal mezzogiorno del 1° agosto alla mezzanotte del 2 agosto: cfr. M. sensi, Il perdono di Assisi, Assisi 2002; si veda pure Pace e Vangelo, I, pp. 110 e 156.

594 Tutti luoghi nei dintorni di Sotto il Monte ai quali si legano gli affetti spirituali più forti di Roncalli.

595 Cfr. supra, annotazioni al 25 febbraio 1956.

1957

441

4 agosto, domenicaDomenica in pace. Al solito levata alla I Messa. La dissi in parrocchia,

alle 5. Molta gente, molte Comunioni per il perdono [di Assisi] trasferito qui in domenica. Non so mettere in disaccordo la fede e la pietà di questi semplici e buoni cristiani e la misericordia del Signore. Al Vangelo parlai loro brevemente del Perdono: perdono del Signore per noi: perdono di uomo con uomo, di fratello, di popolo, con fratello e con popolo.

Il resto della domenica tutto in casa. Lavoro intenso sulle bozze del mio ultimo volume. Solitudine e silenzio. Oh! ne avessi molte di queste giornate a Venezia e qui.596

Il buon don Carlo Seno che mi assiste mi svela il suo desiderio ascoso e ardente per la vita missionaria. Lo consiglio ad attendere con sforzo di santificazione.

5 agosto, lunedìStamane la mia nipotina Maria Letizia ha portato a Bergamo le mie

correzioni alle bozze del [[secondo]] <quinto> volume colle felicitazioni a don Spada e al dott. Brizio per le onorificenze civili loro conferite.

In casa ebbi al mattino la visita di P. Davide! Brugnetti missionario del Pime in Cina dove subì persecuzioni e prigionia. Egli è cugino del mio Parroco di Sotto il Monte. Fervore edificante.597 E nel pomeriggio ebbi

596 A questa data risale anche una lettera al card. Tisserant, che festeggiava il suo giubileo sacerdotale (4 agosto 1907): «motivi di gioia e di mestizia si alternano nel corso della nostra vita e il parteciparvi da parte di congiunti, e di amici, fa bene nella esultanza, e nella tristezza. Ciò le dice, Eminenza Reverendissima, con quanto cuore devoto, e affettuoso io mi unisca alle sue consolazioni per il [[suo]] Giubileo Sacerdotale, e al suo dolore per il sacrificio del diletto pronipote sergente Pietro Vuillemin[,] un[’]altra delle vittime [[innocenti]] valorose <immolate sui campi> della patria nelle regioni d’oltre mare [[Francese]]. L’aver visitato nel 1951 l’Algeria, la Tunisia e il Marocco mi rende <più> affliggente l’amarezza [[di]] <per> ogni figlio della Francia chiamato al tributo [[del]] <di> sangue [[innocente]]. Ma sacrificio e sacrificio… l’uno assorbe e vivifica l’altro. Le 18.250 S. Messe celebrate da Vostra Eminenza durante 50 anni sono propiziazione [[per]] soprabbondante per tutte le sofferenze che mezzo secolo di vita sacerdo-tale hanno accumulato sui [[nostri]] <suoi> passi, a benedizione e a pace pro vivis et defunctis. Chi le scrive umilmente, Eminenza, ha passato già da tre anni il traguardo di questo mezzo secolo di vita sacerdotale: e [[x]] <gode di> assicurarla che per la grazia del Signore, si può camminare ancora con agilità e decisione sulle vie del buon servizio della S. Chiesa: e dell’apostolato sacer-dotale», AR/Int 3017.

597 Giulio Brugnetti, nato il 25 novembre 1921 a Sorisole (BG), era entrato nel P.I.M.E. nel 1942, provenendo dal Seminario di Bergamo, e due anni più tardi era stato ordinato sacerdote. Nel 1947 era partito per la missione di Nanyang in Cina (una delle cinque diocesi affidate dalla s. Sede al Pontificio Istituto Missioni Estere), ma nel 1952 era stato espulso dal paese; dal 1953 svolgeva la sua attività pastorale tra Busto Arsizio e Milano; dal 1965 sarà rettore del Seminario

1957

442

la visita dei coniugi dott. Antonio e Gioconda Agazzi che già io sposai a Ponte S. Pietro l’8 settembre 1924.598 Ora mi pregano di sposare il loro figlio Manlio a Venezia in patriarcato il 5 ottobre pr. Accondiscendo ben volentieri. Sto anche preparando un invito a Camaitino per venerdì 9 corr. coi miei Vicari di Venezia mgr. Olivotti e Gottardi. Mgr. Piazzi verrà coi suoi Morstabilini e Berta.599

6 agosto, martedìGiornata quieta di interna mortificazione per me, che riesco a conchiu-

dere ben poco quanto allo scrivere. Questo è il mio cilicio.600

Stamattina per far piacere ai signori Edoardo Sala e Gini! Rossi che io sposai a Monza in duomo, credo nel 1925 o 26,601 ho consacrato il loro calice preparato per la capella dei loro morti al cimitero, e subito me ne servii per la mia S. Messa. Nel pomeriggio incoraggiai don Carlo [Seno] ad una visita a Milano di cui rimase ben contento, Don Battista guidò l’auto. Godetti molto della giornata tranquilla e solitaria. A sera dopo cena il Parroco e il Sindaco tornarono da me in cerca di raccomandazioni che faccio ben volentieri a servizio della mia buona gente: per l’Asilo,602 per la Scuola, per le campane.

del P.I.M.E. Giovanni XXIII edificato accanto alla casa natale di papa Roncalli a Sotto il Monte, dove tornerà dal 1999 al 2001. È morto il 23 aprile 2007; sull’attività missionaria del Pontificio Istituto Missioni Estere in Cina sino al momento dell’espulsione da parte delle autorità comu-niste si veda P. gheddo, PIME. 150 anni di Missione, Bologna 2000, pp. 597-662.

598 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 337.599 Luigi Morstabilini (1907-1989), sacerdote dal 1931, pro-vicario, sarà successivamente

nominato vescovo di Veroli-Frosinone; nel 1964 sarà trasferito a Brescia. Federico Berta (1907-1989), già segretario di mons. Bernareggi dal 1933 al 1953, conosceva Roncalli sin da quando quest’ultimo dirigeva la Casa dello Studente a Bergamo. Accogliendo l’invito che il patriarca gli aveva fatto per iscritto, mons. Piazzi aveva comunicato che sarebbe giunto a Sotto il Monte accompagnato «oltre che dal Can. Berta, che in mancanza del mio Segretario, mi aiuta amorevolmente in questi giorni, anche dal Pro Vicario Mons. Morstabilini: conosce-rà così un sacerdote eccellente, ricco di ottime doti»: lo scambio in giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., pp. 442-443.

600 Cfr. supra, appunti del 3 marzo 1956; si vedano anche gli appunti del 21 agosto, 9 e 11 settembre 1953 e 28 aprile e 31 agosto 1954 in Pace e Vangelo, I.

601 Il matrimonio era stato celebrato nel 1926; cfr. anche Anni di Francia, I, p. 444; II, pp. 436-437. La famiglia Rossi, di Monza, aveva una casa estiva a Sotto il Monte; la famiglia Sala proveniva dalla Valtellina: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

602 Sui precedenti interventi di Roncalli a favore dell’asilo di Sotto il Monte cfr. Pace e Van-gelo, I, p. 124. Il 25 agosto successivo si rivolgerà per iscritto all’alto commissario per l’Igiene e la Sanità, il senatore democristiano Angelo Giacomo Mott, riferendogli che mentre si trovava al suo «paesello natale» era stato «vivamente interessato a favore dell’Asilo infantile avviato da oltre trent’anni con sforzi grandi da parte di questa buona popolazione. Tutti concorsero, ed

1957

443

7 agosto, mercoledìSempre raccolto: ma poco conchiuso in scriptis.603 Ricevetti la sigr.na

Clivati da Villa d’Adda di cui conoscevo il papà sepellito! ieri e [[la cui]] la cui [[bis]]nonna materna anch’essa Sofia di nome, era figlia di Elisabetta Ron-calli sorella di mio nonno.604 Questa giovane Sofia, ancora nubile e maestra a Villa d’Adda e mi ha lasciato buona impressione di intelligenza e di serietà.

Nel pomeriggio passai con don Carlo a Carvico. Il parroco non c’era:605 parlai coi ragazzi del catechismo, in capella. Proseguii per Calusco. Al solito fervorose accoglienze con qualche iperbole da parte del prevosto Motta.606

Per la via di Baccanello e Terno ripiegai sopra Valtrighe verso Fonta-nella-Botta visitando il caro don Candido Valsecchi e la sua chiesa. Que-sta mi parve assai più bella che non ne avessi una prima impressione.607

io, anche, durante la mia vita di servizio alla Santa Sede, ma in proporzioni modeste. Ora si tratterebbe di ottenere un aiuto discreto per completare l’opera, dato che ci sono difficoltà ad estinguere il mutuo contratto per la costruzione del nuovo edificio. Dall’8 giugno anno corr. è in corso una pratica n° 200 spedita a codesto Commissariato tramite la Prefettura di Bergamo intesa ad ottenere un valido contributo per questa eccellente istituzione dell’Asilo infantile di Sotto il Monte, che nonostante la scarsezza delle risorse continua a fare immenso bene di ogni ordine fra questa pacifica e sicura gente. Oso umilmente raccomandare questa pratica alla bontà di lei, Signor Presidente, ben lieto come sono di [[contrarre]] una conoscenza ed una ricono-scenza presso la sua distinta persona che spero di incontrare a Roma, o a Venezia o altrove», AR/FSSD X/673.

603 Invia un biglietto al segretario, del quale sarebbe ricorso il 10 agosto l’onomastico: «Caro Monsignore, Le anticipo di buon cuore, anche in nome di tutti i miei che l’amano tan-to, gli auguri di buon onomastico. Ella sa che il suo giorno festivo comincia col mio in nomine et in re. Continuiamo a far pregare e a pregare insieme», in XIII anniversario della morte di papa Giovanni, cit., p. 97.

604 Giovanna Elisabetta Roncalli, nata nel 1833, sorella del nonno Angelo (1826-1914) era morta nel 1904.

605 Il parroco di Carvico era, dal 1911, don Angelo Pedrinelli, amico di Roncalli sin dagli anni di seminario: cfr. supra, annotazioni al 30 maggio 1956.

606 Luigi Motta (1888-1961), nato a Gandino, sacerdote nel 1911, era stato inviato a Calusco come coadiutore nel 1911; ne diventerà successivamente parroco, rimanendovi sino alla morte.

607 Don Candido Valsecchi era parroco di Fontanella di Sotto il Monte dal 1939. La sua parrocchiale, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, era stata appunto progettata nel 1927 dall’ing. Angelini, che si era ispirato all’architettura rinascimentale. Ultimata nel 1931, era stata con-sacrata il 25 agosto 1932 da mons. Bernareggi. All’epoca della costituzione della parrocchia, mentre era vescovo in Bulgaria, Roncalli era stato peraltro interpellato da chi protestava contro lo smembramento del territorio che faceva riferimento all’antica abbazia di S. Egidio per l’ere-zione della nuova parrocchia; l’allora delegato apostolico aveva risposto per lettera il 28 gennaio 1931, invitando a rispettare le decisioni di mons. Bernareggi e tracciando un parallelo con quan-to era accaduto a Sotto il Monte all’epoca della costruzione della nuova chiesa parrocchiale di S. Giovanni: «Dacché io sono al mondo – e sono omai anche per 50 anni – sempre si sentiva

1957

444

Si direbbe costruita da Mauro Codussi più che da Luigi Angelini. Il chè! è grande elogio.608

8 agosto, giovedìBella mattinata di solitudine.609

lamentare che la località della chiesa parrocchiale di Fontanella era la più disgraziata di tutta la diocesi, e che bisognava trasportarla al basso per la comodità dei più. Ora avete un parroco che è un ottimo sacerdote e che con sacrifici enormi dei fedeli e suoi è riuscito ad elevare una bella chiesa che abbellisce il paese e fa onore a tutti. E voi vi lamentate perché ora le parti si invertono un poco e per i battesimi, per le nozze, per i morti vi converrà scendere al piano. La chiesa di S. Egidio non era né vostra né di altri: era di tutta la parrocchia, e nel movimento della parrocchia le parti seguono il tutto. Per mille anni la maggioranza dei fedeli dovette sacrificarsi per salire sino a S. Egidio. Allora non c’erano altre parrocchie. Gli abitanti della montagna furono più fortunati. Ora le esigenze della vita moderna rendono evidente la necessità della chiesa al piano, dove del resto tutti hanno più o meno bisogno di scendere, anche quei del Canto, anche quei di Ca Bergnino, per il loro affari. In situazioni somiglianti in cui sono in giuoco gli interessi della maggioranza, questi prevalgono. E ciò che voi dite nel vostro memoriale: “Chi vuole nuove comodità se le paghi” si ritorce contro di voi. Voi volete tutte le comodità parrocchiali per voi a S. Egidio, mentre gli altri, il grosso della parrocchia se le sono cercate altrove, perché omai non se ne poteva fare a meno. La parrocchia li segue: questo è fatale. Tocca a voi fare una par-rocchia nuova se volete, se avete mezzi materiali, se il Vescovo vi approva. Ma in coscienza voi non potete opporvi alla Autorità Ecclesiastica che cerca il bene generale e lasciandovi un prete a S. Egidio ha dimostrato di tener conto in misura conveniente anche dei vostri bisogni. […] Non vedete che tutto cambia intorno a noi! e che bisogna prendere le forme nuove del vivere e penetrarle dello spirito del Signore che è ricerca dei beni celesti, spirito di pace, e non amore di contesa! Sul primo momento ci possono essere delle cose spiacevoli. […] È naturale. Ma poi piano, piano ci si adatta. E beati sono quelli che hanno questo buono spirito di adattamento: e disgraziati quelli che si ostinano a non voler vedere in nulla. […] Riconosciamolo: la chiesa di S. Egidio è veneranda per antichità, ogni pietra è sacra. Bisogna conservarla bene. Ma non è omai più adatta per funzioni parrocchiali. La costruzione della nuova fù una vera provvidenza per il bene spirituale della parrocchia», Lettera a Melchisedec Ravasio, in AR/FSSD VI/1145.

608 Mauro Coducci (o Codussi), originario della Val Brembana dove era nato all’incirca nel 1440, svolse pressochè tutta la sua attività di architetto a Venezia: qui, tra l’altro, diresse i lavori per la chiesa di S. Michele in Isola e per la chiesa di S. Maria Formosa; suoi anche i palazzi Corner-Spinelli e Vendramin-Calergi sul Canal Grande. Morì a Venezia nel 1504.

609 Sotto questa data scrive al segretario che la sua «penna lavora anch’essa, ma meno del mio pensiero. Però spero d’essere a suo tempo ai miei compiti. Attendo ora la visita dei Vicari per domani. Saremo, credo, in 12, come gli apostoli del Signore. Circa l’avvenire continuiamo con fiducia sulla strada che mi par buona e felice: per singulos dies, come per il panem nostrum quo-tidianum. C’è abbastanza luce sopra i nostri passi e sopra le nostre anime: e nelle cose semplici e non complicate la buona pratica esperta e paziente vale più dei progetti e delle teorie. E lei personalmente parmi debba bastare la sua aderenza ed unione schietta e fedele al suo patriarca, con un’attitudine piuttosto di riserva che di prevenienza circa le cose che sono di competenza altrui. Attesa la sovrabbondanza dei doni che il Signore le ha dato: prontezza di intelligenza, purezza di cuore a vedere e a fare, ciò le potrà costare un poco: ma è più meritorio in esercizio di umiltà, di mortificazione e di edificazione per tutti. Ogni patriarca ha la sua fisionomia ed

1957

445

Nel pomeriggio parecchie visite. Padre e figlio Giuseppe e Sandro Tac-chi: un gruppo di PP. Assunzionisti di Cannero che passarono alle Gerole a salutare Bertramino che li ha lasciati: per altro dicendo che è la buona volontà e il [[x]] <fervore> di decisione nelle cose sue che gli mancano. Subito calcola quanto gli basta appena per arrivare al sufficiente, e non fa alcuno sforzo per andare più in là. Buon figliuolo del resto: ma di successo incerto. Che egli si arresti sulla via del sacerdozio mi affligge, ma meglio conta un buon laico, che un sacerdote neghittoso. Vediamo come ora si metterà sulla via del lavoro.610

9 agosto, venerdìA Sotto il Monte oggi giornata luminosa ed eccezionalissima. Per fe-

steggiare, anticipandolo di un giorno, il 53° anniversario della mia ordina-zione sacerdotale (10.VIII.1904) fui circondato da mgr. Piazzi coi canonici Morstabilini e Berta, gli arciv. Sigismondi e Giacomo Testa: mgr. Olivotti e mgr. Gottardi: un cardinale patriarca: due arciv. e due vescovi: un convito di magro benissimo preparato dalle mie nipoti Enrica e Aurelia e un più gaudioso convito spirituale di fraternità e di buon servizio della S. Chiesa. I convenuti ebbero la bontà di seguirmi alla Colombera: restaurata e non in-degna di accoglierli: grande commozione dei miei. Poi io seguii mgr. Piazzi alla nuova casa del Clero in buon incremento, e alla nuova Curia Episcopale riuscita veramente splendida: anche se ogni traccia dell’edificio dei Vescovi Veneti, fami-gliari al mio ricordo, è scomparsa. Io accompagnai i miei cari Vicari Olivotti e Gottardi sino a Brescia.611

è seguito dalla sua ombra. Non può separarsi né dall’una né dall’altra. […] A mio avviso è lo spirito di Nazareth che deve alitare fra le nostre due anime sacerdotali. E mi pare che ci siamo tanto nella realtà, come nello sforzo di renderla anche più perfetta. Quindi consoliamoci e pren-diamo coraggio a proseguire, progredendo di giorno in giorno. Penso che si potrà gradatamente semplificare anche la nostra vita di casa. Non va bene che ella resti sempre sacrificato così. Un aiuto le si impone. Un tipo don Seno, o un altro come lui, diventa ormai necessario, ora e presto. E non conta che la diocesi abbia bisogno di preti per sé. Innanzitutto è al capo che bisogna provvedere»: XIII anniversario della morte di papa Giovanni, cit., pp. 98-99.

610 Cfr. supra, appunti del 30 agosto 1956.611 Ritorna sugli avvenimenti della giornata anche nella lettera che invia al segretario l’11

agosto: «Car.mo mgre, gli illustri ospiti sono partiti: […] Don Seno dunque rientrerà per il 14; e don Bastianetto lo sostituirà. Credo che i due monsignori nostri abbiano riportata una eccel-lente impressione delle nostre accoglienze. Furono in verità sincere e cordiali. La visita che si compiacquero di farci, con mgr. Piazzi e con mgr. Sigismondi e Testa, alla Colombera sorpassò ogni colmo di bontà squisita, di cui qui resterà il ricordo in saeculum saeculi. Che dirò poi della visita con mgr. Piazzi alla nuova Curia di Bergamo? Purtroppo vi è scomparso per sempre ogni vestigio della successione dei Vescovi Veneti a Bergamo. Ma queste son minuzie che in parte

1957

446

10 agosto, sabatoIeri sera rincasando trovai il caro signor Mario Roncalli di Milano che

trattenni con semplicità a cena. Poi il mio nipote Angelo Ghisleni col pit-tore Bertuletti.

La giornata odierna fù tutta di raccoglimento nel ricordo dei miei 53 anni [di] sacerdozio. Tutto in capella con semplicità in un sentimento ine-sprimibile di umiltà e di riconoscenza.612

Alla sera raccolsi intorno alla mia tavola i miei fratelli Zaverio, Alfredo, Giuseppino, e i nipoti Zaverio, Martino, Flavio, Privato. Mancavano don Battista ripartito stamane per Fusignano,613 Angelino in servizio militare e Battista occupato in Brianza in lavoro.

potranno ricomparire. Ciò che è più importante è l’insieme della costruzione veramente riusci-tissima. Non le aggiungo molte parole per confermarle la stima e l’affezione assoluta dei due vicario [Olivotti] e provicario [Gottardi] per la persona di lei. Ciò corrisponde a quanto io le ho scritto nella mia dell’8 che le arriva con questa e deve rallegrarla come fa piacere al mio spirito. Essi mi hanno esposto il loro punto di vista circa l’arciprete di S. Pietro di Castello [Gino Spa-vento]; ed io sono disposto ad accettarlo, se, come credo, vera sunt exposita, passando sopra alla mia preoccupazione – che poi era l’unica – di non dar l’impressione di voler tutto cambiare con un po’ di precipizio. Ho ricevuto gli auguri di mgr. Schiavon e di sua mamma, che ho gradito assai. Anche per lui le cose si orientano nel senso favorevole a cui io pensavo. È rilievo non indifferente per il governo di un patriarca lo spazio di 40 anni di differenza fra lui e i suoi col-laboratori che sono impatientes morae e che posseggono per necessità di natura quella inferiorità di perfetto giudizio che è ricchezza degli anziani. Questo dico con quel rispetto e quell’amore che ho per tutti e per ciascuno, come ella sa. E coraggio: continuiamo a pregare insieme», XIII anniversario della morte di papa Giovanni, cit., pp. 99-100.

612 A questa data risale la lettera con la quale comunicava a Vincenzo Gagliardi che «il cortese pensiero di Lei alla data del 10 corrente, ed il ricordo dal suo riposo montano mi sono giunti come sempre assai graditi. Le nostre anime, intese alla conoscenza dei divini voleri ed all’esatto adempimento del dovere quotidiano, si incontrano nelle ragioni superiori della nostra fede, animatrice di nobili imprese e rivelatrice sì della grandezza, ma anche dei limiti dell’uomo. Che il Signore ci assista! Ed in particolare conceda ai cattolici impegnati nelle ardue e logoranti fatiche delle amministrazioni e del governo della cosa pubblica – nei comuni, nelle province, in parlamento – di farsi sempre onore; di conservare la chiarezza dei principi e del metodo da seguire, e di accogliere in grande e meritoria umiltà la lezione del Salmo CXXV, garanzia di grazie celesti e di fecondità di lavoro: Euntes eunt et plorant semen spargendum; nell’andare, se ne vanno a seminare piangendo; venientes, venient cum exultatione; ma alla resa dei conti, se ne tornano alla casa del Padre con la ricchezza del buon raccolto», in Pasqua di risurrezione, Loreto, 18 aprile 1976, cit., pp. 61-62.

613 Il giorno stesso scrive a don Vantangoli: «Rev.mo e caro sig. Arciprete, Don Battista torna a lei coi buoni sentimenti, sempre più vivi da cui lo vidi animato fino da principio, verso il suo Arciprete, e verso il suo lavoro sacerdotale a Fusignano, partecipa alle edificanti sollecitu-dini del suo pastore, di cui si compiace e si felicita tanto. Da parte mia lo incoraggio nel senso del progresso ininterrotto dello spirito e dello zelo sacerdotale che matura con la esperienza e con la grazia del Signore. Questa ci accompagni sempre tutti insieme»: A 25 anni dalla visita di Papa Giovanni a Fusignano, cit., p. 12.

1957

447

Fù un caro ritrovo cosparso di pace, di mestizia nel richiamo degli as-senti defunti, e di fiducia in Dio. Tutto finì col Rosario di tutti insieme in capella.

11 agosto, domenica [Domenica IX dopo Pentecoste]Stamane celebrai la S. Messa in parrocchia alle ore 8. Gente più poca

che la scorsa domenica: ma ce n’era. Al Vangelo tre pensieri. 1) Il ricordo della mia prima Messa celebrata a S. Pietro in Roma sotto la Confessione: fra pochi amici: Palica, Spolverini, Benedetti, Baldi, Moriconi, Giannuzzi, Fazi, ecc.: nessuno di Bergamo, ne´ parenti, ne´ conoscenti;614 II) il pianto di Gesù sopra Gerusalemme applicato alle condizioni del mondo attuale:615 III) Esortazione a non far piangere il Signore sopra di noi e augurio che le sue lacrime siano principio di risurrezione.

In casa ricevetti il comm. Tagliabue e i suoi sposi. Il resto giornata rac-colta e calma: però con lavoro frastagliato, di poco o nessun riferimento al mio lavoro principale, cioè la prolusione del Corso della Mendola.616 A mezzodì tenni a pranzo i due cugini Giovanni e Candida di Milano. Ne fui tanto contento.617

12 agosto, lunedìOggi visite: il sigr. Molgara e signora e il sigr. Bolis <ex> sindaco di

Ponte S. Pietro. Mi ha fatto buona impressione: e gli raccomandai il mio

614 Cfr. supra, appunti dell’11 agosto 1956.615 Missale, Dominica IX post Pentecosten, Sequentia sancti Evangelii secundum Lucam (Lc

19,41-47).616 Cfr. infra, appunti del 26 agosto 1957.617 Sotto questa data scrive anche a una corrispondente che l’aveva sollecitato «per

la seconda volta» sulle presunte apparizioni della Madonna alla piccola Adelaide Roncalli risalenti al maggio 1944 – delle quali la curia di Bergamo, sostenuta dal s. Uffizio, aveva già dichiarato il 30 aprile 1948 la non soprannaturalità – che conveniva che ella tenesse «conto della delicatezza per un vescovo, e più per un cardinale, benchè umile e dappoco come sono io, di metter bocca, senza un compito speciale affidatogli dalla Santa Sede, in una questione che fu giudicata dalla competente autorità ecclesiastica diocesana. Vede? Io conosco le Ghiaie e quell’ambiente più che pochi altri, […] ma mi sono sempre astenuto dall’occuparmi di quegli avvenimenti: ed una volta che la situazione fu giudicata dalla legittima autorità, mi guardai sempre e mi guarderò bene dall’interloquire. Crede lei, buona signorina, che se le apparizioni sono vere, alla Madonna santa manchino forme e mezzi per farle trionfare? e non posso andare più in là. Mi accontento di dire alla Madonna: “Fate voi, è causa vostra, è causa di bene per molte anime; fate voi. Ma non credo sia giudizioso andare più in là, imponendo il tempo e le circostanze per un intervento celeste»: cfr. Pasqua di risurrezione, Loreto, 18 aprile 1976, cit., p. 63; sulla questione si veda pure giovanni xxiii, Lettere 1958-1963, a cura di L.F. Capovilla, Roma 1978, pp. 216-218.

1957

448

nipote Bertramino che si è deciso ad una vita di lavoro manuale.618 Venne poi un Ravasio figlio di Pompeo, di Carvico ma ora residente a Iesi per rac-comandarmi un suo figlio come regista.

13 agosto, martedìS. Messa alle Caneve.619 Oh! con quanto gusto spirituale ho riveduto nel

suo piccolo santuario la mia cara Madonna! La chiesa si è riempita subito di donne e di bambini. Alla fine vennero il violinista Ferranti con la consorte Rosa Rattini a salutarmi. Non presi il caffè da nessuno.620 Col parroco Bosio che mi accompagnava e con don Carlo Seno passai a visitare in Baradello il mio coetaneo Agazzi Celestino col quale feci le prime scuole. Ora trovasi infermo. La sua osteria è il convegno ordinario dei comunisti di Sotto il Monte. Mi accolse in lacrime. Tutto servirà al suo bene. In casa ricevetti don Guerra di Peja e il prof. d. Angelo Rossi. Mi parlarono di don Valaguzza.621 E nel pomeriggio ricevetti don Minola parroco di S. Gregorio, sempre caro.

14 agosto, mercoledìStamane è ripartito per Venezia don Carlo Seno dopo avermi fatto buo-

na compagnia. In casa feci più cose.622

Per le 12.30 fui a Bergamo ospite di mgr. Piazzi, che mi circondò di mie buone conoscenze: mgr. Sonzogni ora nominato canonico effettivo,623 del prev. Farina delle Grazie,624 del can.co Berta, ecc. Eccellente incontro. Con Berta feci una visita car.ma a mgr. Merati quiescente che ne ebbe molta

618 In AR/Int 2926 si rinviene la lettera di raccomandazione del patriarca a Luigi Molga-ra, imprenditore di Ponte S. Pietro, per il nipote Bertramino.

619 Cfr. supra, appunti del 5 ottobre 1956.620 Eccepisce a un’abitudine inveterata: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 329.621 Renato Valaguzza, nato a Medolago nel 1928, ordinato sacerdote nel 1952, era co-

adiutore a Peia dal 1957; svolgerà successivamente il suo ministero a Cividino (1960-63), Vertova (1963-74) e, come parroco, a Ponte Selva dal 1974 fino alla morte nel 1997.

622 Scrive al segretario: «Caro mgre Loris, Torna don Carlo [Seno] della cui presenza sono stato felicissimo per me, per i miei e per quanti l’hanno accostato. Ora riceverò [Piergiorgio] Ba-stianetto. Spero altrettanto. Qui il Signore benedice. Non siamo però nella solitudine monastica che farebbe tanto bene juxta necessitatem meam cogitandi et scribendi. Però in Dño confido. Oggi a mensa con mgr. Vescovo. Dica alle Suore che vedrò la Rev.ma M. Generale e la M. Pro-vinciale delle Suore di Maria Bambina. La celeste e terrestre protezione di questa, Bambina e Gloriosa sia benigna alle nostre anime e a tutti i figli di Venezia», AR/FSSD X/666.

623 Mons. Luigi Sonzogni (1906-1966), rettore del Seminario di Bergamo dal 1950.624 Marco Farina (1903-1996) era stato rettore del seminario minore di Clusone dal 1935

al 1944; era prevosto della parrocchia di S. Maria delle Grazie in Bergamo e delegato dioce-sano per l’Azione Cattolica; su di lui si veda Monsignor Marco Farina. Un prete nel cuore della città, a cura di T. Fornoni, Bergamo 2005.

1957

449

consolazione:625 poi discesi a visitare lo stato maggiore delle Suore delle Pove-relle, generale e consiglio sup.: poi la Provinciale delle Suore di Carità di M. Bambina, Suor [ ] di Vaprio che conobbi ivi da 36 anni. Poi risalii in Città Alta dove rilasciai il caro can.co Berta e a Sudorno visitai la villa di mgr. Te-sta Gustavo nunzio di Berna. Vi trovai sua sorella <Emilia> in condizioni ancor buone, il sigr. Maccari sposo di sua nipote Agnese che ora trovasi con lui in Svizzera.

<A pranzo da mgr. Piazzi c’era anche mgr. Giacomo Testa in con-dizioni incerte>626

15 agosto, giovedì [Assunzione della B.V. Maria]Cara festa a Sotto il Monte. Mia Messa alle 8 in parrocchia con Co-

munione ai bambini piccoli e grandi. Alla Messa solenne cantata da d. Agostino Guerra assistetti in cappa dal trono. Mio discorso al Vangelo: compiacimento nei ricordi di 70 anni e della realtà vivente dell’amore a Maria. Ne trassi ammonimenti e incoraggiamenti alla buona vita, e alle

625 Mons. Paolo Merati (1874-1957), di Sarnico, era stato ordinato sacerdote nel 1896; era entrato tra i preti del S. Cuore come membro esterno nel 1912. Già provicario generale dei vescovi Radini Tedeschi e Marelli dal 1914 al 1930, era stato anche rettore del seminario vescovile dal 1921 al 1924. Dal 1936 era arcidiacono del capitolo della Cattedrale.

626 Proprio su tale questione il 12 agosto aveva inteso rivolgere al sostituto Dell’Acqua «Una parola in confidenza. In queste poche settimane del mio soggiorno a casa mia – più per una solitudine che mi permette di lavorare in vista di parecchi discorsi che debbo [[preparare]] <fare> – ho incontrato mgr. Giacomo Testa d[elegato] a[postolico] di Istanbul. Non va bene affatto: e sarebbe un rischio grave che egli torni fra poco a Istanbul. Non pare che [[egli]] si possa riavere con rapidità. Egli sarebbe affetto da quello che gli esperti chiamano “il piccolo male” modesta espressione e minaccia di esito grave. Ad ogni modo egli ha bisogno di venir sottoposto ad un esame serio e definitivo, e a quelle cure che risultassero necessarie. Non oso andar più in là. Ma che egli venga a Roma, gli venga indicato un posto di esame e di cura, e si attenda l’esito: ciò parmi il consiglio migliore da oporre!. Una! eventuale cambiamento di missione, annunziatogli senz’altro potrebbe riuscirgli fatale. È meglio che lui stesso si prepari a chiedere ciò che, hic et nunc, potrebbe [[riuscirgli fatale]] scuoterlo troppo vivamente. Ho la sensazione che egli stesso veda già il corso degli avvenimenti e vi si venga, da bravo cristiano com’è, preparando. Io conto di tornare a Venezia a fine di mese. Queste due settimane potreb-bero essere rivelatrici. Eccellenza, ella mi sa comprendere, e sono sicuro che sarà strumento della Provvidenza ad ogni buon fine. Una benedizione speciale dal Santo Padre certo riusci-rebbe illuminatrice e confortatrice», AR/FSSD X/664; cfr. anche supra gli appunti del 6 agosto 1956, e Pace e Vangelo, I, pp. 362 e 385; Dell’Acqua darà riscontro alla lettera del patriarca una settimana più tardi, assicurandolo che il papa aveva prorogato «il regolamentare congedo» di mons. Testa, «suggerendogli, in pari tempo, l’opportunità di una sua venuta a Roma per even-tuali accertamenti clinici e per sottoporsi, eventualmente, a quelle cure che fossero ritenute del caso. Per quanto riguarda, poi, il ritorno del medesimo mons. Testa a Istanbul, si vedrà in se-guito ciò che le circostanza suggeriranno»: cfr. roncalli-dell’acqua, Documenti di un’amicizia, cit., p. 72 (qui lo scambio viene erroneamente datato al 1956).

1957

450

speranze celesti e terrestri sicure. Desinai dal Parroco [Bosio]: soli preti in fraternitate. Messa Eucaristica di Perosi eseguita dalla scuola parrocchiale be-nissimo, direttore il buon maestro Pagnoncelli di Cerro.627 Assistetti pure alla processione in cappa, e non mi stancai per nulla, devozione, calma e pace. Rivolsi ancora commosse parole dal pulpito di invito alla pietà Mariana. La cerimonia fù chiusa colla benediz. con la Reliquia. Infine dissi: eccovi l’ulti-ma benediz. del Card. Patriarca. Sit nomen Dñi benedictum ecc. Profezia? Presentimento?

16 agosto, venerdì [S. Rocco Confessore]S. Rocco. Accettai di celebrare ancora alle ore 8 in parrocchia. Sempre

molta gente e S. Comunioni. Il parroco Bosio calcola fra ieri ed oggi 1.200 S. Comunioni. Di comunismo e di comunisti qui, nessun fiato.

Nel pomeriggio mi recai in semplicità all’oratorio di S. Rocco. Dopo i Vespri alcune mie parole di evocazione storica, S. Rocco in Francia, a Vene-zia, qui.628 Esort. alla preghiera ut simus a contagione animae et corporis securi.629

In casa abbastanza solitudine interrotta solo da visite di alcuni parenti qui convenuti per la festa.

La preparazione del mio discorso progredisce:630 ma con intima mia pena, e quasi confusione.

17 agosto, sabatoFino a mezzodì silenzio e buon lavoro. A mezzodì visita graditissima

del prof. P[i]etragnoli e di don Niero. Il primo, come assessore del Comu-ne mi recò il saluto del Sindaco Tognazzi e le notizie circa il Casinò: male

627 Giovan Battista Pagnoncelli, apprezzato suonatore d’organo e maestro di coro; pro-veniva da Cerro, frazione di Bottanuco.

628 Sebbene ne sia straordinariamente diffuso il culto, sono poche le notizie certe del con-fessore Rocco, se non che è vissuto nel XIV secolo e che, secondo le leggende che ne raccon-tano la vicenda, si dedicò al pellegrinaggio, all’eremitismo e al servizio dei malati; il suo culto si diffuse particolarmente nella Francia meridionale e nell’Italia settentrionale: su di lui si vedano ora i contributi raccolti in San Rocco. Genesi e prima espansione di un culto, a cura di A. Rigon e A. Vauchez, Brussels 2006; cfr. anche Pace e Vangelo, I, p. 118. Il patriarca recita i vespri nell’antico oratorio di Sotto il Monte (località Bercio) dedicato a s. Rocco: cfr. anche Vita in Oriente, I, p. 251, e, infra, gli appunti del 16 agosto 1958.

629 Cfr. Missale, S. Rochi Confessoris, Oratio: «Populum tuum, quæsumus, Domine, continua pietate custodi: et, beati Rochi suffragantibus meritis, ab omni fac animæ et corporis conta-gione securum».

630 Cfr. infra, appunti del 26 agosto 1957.

1957

451

tagliato per mezzo. Pazienza.631 Il Patriarca ha fatto il suo dovere.632 Non credo prudente ne´ vantaggioso riaprire la piaga curata per metà. Non credo <neppure> ai milioni sognati dal Casinò a palazzo Vendramin d’inverno. Strada cattiva. Disgrazie sempre in vista. Tutti zitti però circa la dogana tra-sformantesi in Seminario: e piscina publica progettata altrove.633

Questa visita però mi ha fatto piacere.634 Ricevetti poi anche il Conte Antonio Traversi, il nuovo proprietario del Gromo,635 colla consorte Giaco-mina Medolago: bravo signore di alto sentire e di bella cultura.

631 Il patriarca, infatti, non era riuscito a impedire il trasferimento del casinò, durante la stagione invernale, dal Lido alla città: quantomeno il suo intervento era servito a impedire che si stabilisse la sede della casa da gioco a Palazzo Giustinian, tradizionalmente indicato come il luogo di nascita di s. Lorenzo Giustiniani. Il Comune aveva quindi ripiegato su Cà Vendramin Calergi, storico edificio del XV secolo del quale aveva rilevato la proprietà negli anni Quaranta e che si affacciava sul Canal Grande. Pio Pietragnoli rammenterà d’«aver avvicinato il Servo di Dio nell’agosto 1957, a proposito del progetto di trasferire il casinò qui a Palazzo Giustinian, e fui incaricato dalla Giunta comunale, come assessore, di sentire cosa pensava il Servo di Dio in merito, mi rispose: “Voi prendete le vostre decisioni, non è quello il mio compito, però non aspettatevi che io poi taccia”», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 584.

632 Sui precenti interventi circa il casinò di Venezia cfr. supra gli appunti del 14 gennaio e del 4-8 aprile 1957.

633 Proseguivano i tentativi del patriarca – che incontravano numerose difficoltà buro-cratiche, tanto a livello del Comune che del Ministero – per ottenere maggior spazio per la nuova sede del Seminario minore alla Punta della Salute.

634 Ne accenna anche nella lettera che invia a mons. Capovilla pochi giorni dopo, infor-mandolo dei propri programmi per le giornate successive: «assai mi piacque la visita di don Niero con Pietragnoli. Proprio cara. Il cilicio di questo mese fu la prolusione per l’incontro alla Mendola. Lo sto finendo: non mi piace per nulla e mi dà molte punture all’amor proprio, che pure gode di essere umiliato. Bisogna per altro che io porti la mia croce giorno per giorno. Pier Giorgio [Bastianetto], che pure mi è caro, fa bene come don Seno, e mi pare che qui si siano trovati bene. Quanto alle giornate senza visite, eh! furono molto rare ed io non sono uscito di casa, a passeggio, mai. Ma contino a star molto bene e a far buon viso ai molti auguri e consigli che tutti mi vogliono dare per la mia salute: non sapendo che mi è familiare l’“in manibus tuis, Domine, sortes meae”, e che il sapermi così mi dà gran pace. Oggi celebro a Villa Peschiera, nel 43° anniversario della morte di mgr. Radini, ed in onore del Cuore Immacolato di Maria. Poi a Baccanello per il ritiro autunnale del clero foraneo, tema: “il beato Barbarigo, esempio e inse-gnamenti di vita pastorale”. Mi recherò poi a Bergamo a salutare mgr. Gustavo che credo però non ci sia, e a Cenate per mgr. Giacomo che veramente fa pensare alla sua fine. Domenica 25 Madonna del Bosco: poi la Mendola e lunedì sera o martedì a mezzodì a Venezia con Zaverio, perché veda qualche cosa anche lui. Ieri sera in casa di Giuseppino, cena con tutti i maschi delle tre famiglie. Grande e serena pace familiare. Tutti le vogliono essere ricordati: viri et mulieres. Non potrò recarmi a Calalzo. Digressione troppo lunga. Pazienza», XIII anniversario della morte di papa Giovanni, cit., pp. 101-102.

635 A Mapello, in località Gromo, si trova Villa Antona Traversi Grismondi, già Zanchi Finardi, risalente alla prima metà del ‘700.

1957

452

18 agosto, domenica [Domenica X dopo Pentecoste]S. Messa in parrocchia alle 8. Parole di omelia sul Fariseo e il Publi-

cano! con applicazioni discrete.636 Poi tutta la mattinata allo scrittoio sine intermissione. Che gran piacere, che gran pace, di buon lavoro.

Nel pomeriggio visite e visite. Inaspettata e carissima quella di S.E. mgr. Oddi [[di]] dal titolo mio di Mesembria e da me consacrato a Pia-cenza in Duomo nel sett. 1953.637 Era con suo fratello Giuseppino e sua sorella.638 Mi fù di grande consolazione il rivederlo sempre vispo e buo-no. Seguirono il parroco di S. Egidio di Fontanella: [[il conte Antonio Traversi e la contessa Giacomina Medolago sua moglie]] i due fratelli Vittorino e Tarciso Cisani, a sera il Parroco [Bosio] e Curato [Rota].

19 agosto, lunedì<Testamento di Severo>Finalmente una giornata di vera solitudine e di silenzio che mi per-

mise un buon lavoro: senza visite e interruzioni di sorta. Dio sia bene-detto e ringraziato.

Capitò dopo cena mio fratello Zaverio che mi chiese consiglio sul suo testamento. Non posso che compiacermene. La moglie sua Maria e Rita usufruttuarie di tutto il suo, che però dopo la morte passerà alla fraterna Roncalli: i fondi divisi secondo la stessa misura: però la Colombera lasciata esclusivamente alla famiglia del def. fratello Giovanni. ––––––––––

[«]Sicut spinae se invicem complectuntur, sic convivium eorum pari-ter potantium. Consumentur quasi stipula ariditate plena»

(Nahum profeta capo I. 1-10)

20 agosto, martedìOggi, 43 anni dalla morte di San Pio X. Lungo gli anni la figura di lui

grandeggia e splende nella Chiesa. Le piccole nubi intorno a certi suoi atti

636 Cfr. Missale, Dominica X post Pentecosten, Sequentia sancti Evangelii secundum Lucam (Lc 18,9-14).

637 Silvio Oddi (1910-2001), sacerdote della diocesi di Piacenza dal 1933, aveva svolto il suo servizio diplomatico in Iran, Libano, Siria, Egitto, Jugoslavia e in Francia, dove, tra il 1948 e il 1951, aveva lavorato alle dipendenze dell’allora nunzio Roncalli. Al momento della sua consacrazione episcopale aveva assunto il titolo arcivescovile di Mesembria, già appartenuto a Roncalli dal 1935 al 1953; su di lui e i suoi giudizi piuttosto critici sul pontificato roncalliano si vedano Il cardinale Silvio Oddi, ottant’anni da protagonista, a cura di L. Bergonzoni, Padova 1988, e Il tenero mastino di Dio. Memorie del Cardinale Silvio Oddi, a cura di L. Brunelli, Roma 1996.

638 Silvio Oddi era il dodicesimo dei quattordici figli, metà dei quali maschi, nati dal matrimonio tra Agostino Oddi e la moglie Ester.

1957

453

che furono motivo di qualche sofferenza ad anime elette, e devotissime della Sede Apostolica si detergono da se´ dallo specchio della sua vita.639 Quelle anime si sono tutte incontrate con lui in cielo dove insieme esulta-no e pregano per noi. S. Pio X mio antecessore come patriarca di Venezia mi è sempre più familiare al pensiero ed al cuore che sente di goderne la protezione.640

639 Ancora a distanza di mezzo secolo restava forte in Roncalli il ricordo delle soffe-renze patite dal suo vescovo Radini Tedeschi – e parimenti dal card. Ferrari – nel corso del-la crisi modernista proprio per la diffidenza nutrita verso la loro azione pastorale da papa Sarto. Nelle pagine scritte poco dopo la morte del vescovo di Bergamo, Roncalli aveva già lasciato emergere questi sentimenti, ben attento però – differentemente dalle presenti note d’agenda – ad escludere una diretta responsabilità di Pio X: aveva ricordato perciò come a mons. Radini, pure «avvezzo a tenere in niun conto i giudizi del mondo», «fosse entrato a poco a poco nell’anima il sospetto di esser scaduto anche presso il Papa dall’antica esti-mazione che sempre godette, il sospetto che a Roma anche per ciò che riguardava lo stato e le condizioni vere della sua diocesi si tenessero in maggior credito gli apprezzamenti di altri informatori che non i suoi. Questo sospetto fu veramente corona di spine che gli dava strette angosciose intorno al cuore, benchè pochi se n’accorgessero ed egli sapesse pubbli-camente dissimulare. Non fu troppo esagerato mons. Radini in queste sue supposizioni? La delicatezza del suo sentimento di amore al Papa, ferita sul più vivo, non gli fece vedere più scuro che in realtà non fosse? Può essere. Certo il S.P. Pio X personalmente mantenne sempre verso questo suo figlio primogenito le espressioni più affettuose e paterne della sua predilezione», roncalli, Mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi Vescovo di Bergamo, cit., p. 152. Ancora il 1° settembre successivo, nel corso dell’omelia pronunciata nel paese natale di Pio X, il patriarca affermerà che «la risolutezza di tratto di San Pio X nel segnare la giusta via del pensiero teologico e filosofico fra le deviazioni e le incertezze del suo tempo, potè renderlo meno gradito a qualche saccente che non manca mai e potè inoltre lasciar correre come in sussurro giudizi non sempre felici della sua saggezza e prudenza di carattere e di governo. Ma tutto il mondo ha finito poi per inchinarsi innanzi allo spettacolo della sua altissima sapienza e della sua bontà quae omnia vincit, omnia sperat, omnia sustinet», La famiglia e la parrocchia nella formazione del giovanetto Giuseppe Sarto, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 251. Sull’argomento si vedano ora le fonti archivistiche esemplarmente edite in a.M. dieguez-s. Pagano, Le carte del «sacro tavolo». Aspetti del pontificato di Pio X dai documenti del suo Archivio privato, I, Città del Vaticano 2006, pp. 259-292.

640 Cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 282-284. Sull’attenzione e la venerazione rivolta da Ron-calli a s. Pio X si veda B. bertoli, Il «gusto per la storia», in Il patriarca Roncalli e le sue fonti. Bibbia, Padri della Chiesa, Storia, a cura di B. Bertoli, Venezia 2002, pp. 151-154; a questo proposito è opportuno riprendere anche una confidenza resa più tardi da mons. Capovil-la: «Tra i papi suoi contemporanei [Giovanni XXIII] venerava particolarmente Pio IX e Pio X; ma addentratosi nella conoscenza della loro personalità, lo impressionò il tono di mestizia dei loro scritti e discorsi. Rammentava l’udienza di Pio X il 18 novembre 1908: monsignor Radini, che vi si recò, con quaranta notabilità bergamasche e lire italiane 25.100 in zecchini d’oro, per il giubileo sacerdotale del papa. Sorreggeva il vassoio con la copiosa offerta don Angelo Roncalli. Il papa, dopo l’indirizzo d’omaggio del presule, parlò con tale accento di preoccupazione a motivo dei tempi procellosi che correvano, delle insidie tese dal maligno alla buona fede dei cattolici, che dimenticò addirittura di ringraziare per

1957

454

Giornata odierna fino alle 16 tutta intensa al mio lavoro. Poi si succes-sero le visite: arciprete [Rota] di Villa d’Adda:641 baronesse Scotti: madre e figlia: Pierino Zanchi mio ex commilitone del 1902642 col suo genero ing. Besozzi; dopo cena tutta la famiglia Sala colle figlie ed i loro mariti.

24 agosto, sabato643

Celebrai la S. Messa al Cimitero a Sotto il Monte. Lavorai poi tutto il giorno in casa per finire la mia conferenza che il buon chierico Pier Giorgio Bastianetto continuò a scrivere. Visite in casa dott. Previtali col dott. Piantoni. A mezzogiorno [ac]colsi a mensa i due sacerdoti Bosio e Rota della mia parrocchia col dott. P[i]etragnoli e prof. d. Niero carissi-mo, ospiti di Venezia. A sera cena alla Colombera coi miei tutti insieme: maschi delle Gerole e i cognati Bolognini e Lozza. Che bella pace fami-liare. Tutto finì col Rosario recitato insieme. Che il Signore mantenga nei miei lo stesso spirito religioso di cui danno prova sin qui.

25 agosto, domenica<Alla Madonna del Bosco mia Messa. Tutto bello e fervoroso.644 Ma

il complesso era in confusione>S. Messa alle ore 8 alla Madonna del Bosco. [[A Camaitino. Ultima

Messa in casa]]

l’offerta! L’episodio – Pio X stesso se ne scusò subito per iscritto – rimase impresso nella memoria di papa Giovanni. “Certamente santo, Pio X – diceva – ma non perfettissimo in quel lasciarsi sopraffare dalle preoccupazioni e mostrarsene tanto angosciato”: caPovilla, Giovanni XXIII. Quindici letture, cit., pp. 272-273. Sul peculiare fenomeno del rafforzamen-to della devozione verso i pontefici vissuti nel corso del XIX-XX secolo si veda l’ottima contestualizzazione prodotta da R. rusconi, Il Papa santo nel novecento: un percorso ineludibile, in «Società e storia», 30 (2007)/115, pp. 111-128.

641 Roncalli lascia uno spazio da riempire successivamente. Giuseppe Rota (1907-2003), sacerdote dal 1931, dopo aver svolto il ministero come vicerettore del collegio di Celana, cap-pellano militare e rettore dell’Istituto Dante Alighieri, era stato nominato nel 1951 arciprete di Villa d’Adda, dove resterà sino al 1983.

642 Gli aveva scritto in occasione delle nozze d’oro: «Mezzo secolo di vita non mi hanno fatto dimenticare i nostri contatti quotidiani per un anno intero di servizio militare a Bergamo: e riconosco con lui che vivere oltre cinquanta anni dopo i primi venti della prima giovinezza fù per ambedue una grande grazia del Signore. Ciò che ancora ci resta a vivere è un soprapiù che però ci offre il vantaggio di veder tutto più chiaro, di sopportare con maggior calma le tribolazioni della giornata, e di affidarci con assoluta confidenza alla bontà del Signore che ci attende per la gioia che non avrà fine», lettera del 24 settembre 1955, AR/Int 2633.

643 Dal 21 al 23 agosto Roncalli non scrive nulla sull’agenda.644 Cfr. supra, appunti del 1° agosto 1957.

1957

455

26 agosto, lunedì [S. Alessandro Martire]<Giorno 26 S. Alessandro>645

Partenza e saluti. Parroco [Bosio] da cui mi confesso: parenti Colom-bera: Cimitero, Gerole. Auto mia con Zaverio al volante. A Bergamo la-sciate bozze corrette a sigr. Brizio.646 Viaggio Seriate, Lovere, Tonale, Passo della Mendola: tutto bene. Arrivato alle 13. Buone accoglienze. Mi riposo nel pomeriggio. Contatti pacifici e buoni con brave persone. A sera ascolto il gruppo Francese presieduto dal bravo prof. Daujat, da cui a tarda sera ho molte e care informazioni circa Parigi, e le varie tendenze di Francia, nell’ora attuale.647 Do gli ultimi tocchi alla conferenza mia giovandomi della lettera di mgr. Dell’Acqua a P. Gemelli. Il complesso delle impressioni, migliora sempre più la convinzione che la Mendola serve a finalità serie, come sostanza e come metodo di raggiungerla.

<S. Messa ultima a Camaitino.>[[S. Messa alla Mendola nella capella grande. Buone conversazioni con

P. Gemelli e prof. Vito venuti apposta: e in atto di omaggio al Patriarca di Venezia]]

Quanto si riferisce a questo 26 fu scritto sotto la data di ieri.Da aggiungersi è la conferenza-prolusione per cui fui invitato: La mo-

rale e la vita civile. Mi è costata un po’ di sforzo: ma pare riuscita bene. Per lo meno dice cose vere ed enuncia principi sicuri.648 Come al solito però io ne

645 La prima parte di queste annotazioni occupa la pagina del 25 agosto.646 Cfr. supra, appunti del 31 luglio 1957.647 Interrogato nel 1969 nel corso della rogatoria parigina per la canonizzazione di Giovan-

ni XXIII, il filosofo tomista Jean Daujat (1906-1998) ricorderà come «L’été 1957, je me trouvais en vacances avec un groupe dans le Centre possédé par l’Université Catholique de Milan, au col de Mendola, Il vint y présider une cérémonie. A ma demande de Le voir, son secrétaire répon-dit qu’Il avait trop peu de temps et était trop fatigué. J’insistais pour que ma demande Lui sait quand transmise. A la sortie de la cérémonie Il vint à moi et m’invita à monter dans sa chambre après le dîner. Il m’y garda pendant trois heures, à m’interroger sur tout ce qui se passait alors dans l’Eglise de France, et Il voulut, le lendemain matin, avant de repartir, recevoir quelques minutes au salon le groupe d’une trentaine de personnes que j’avais avec moi et Il parla familiè-rement avec les uns et les autres», Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, cit., II, p. 350.

648 Nel suo lungo intervento il patriarca si richiamava anche alla seconda delle ta-vole della legge ricevute da Mosè, quella in cui «erano enumerati i punti principali della legge morale in rapporto con l’uomo considerato nella vita civile e sociale. […] Piacemi segnalarli con l’immagine di sette grandi lampade sospese sopra la umanità tutta intera, ad indicare il cammino della civiltà attraverso i secoli. Di là si espande quanto illumina ed accende l’ordine domestico e l’ordine sociale, cioè famiglia, patria, nazione, struttura dello Stato, comandare ed obbedire, prontezza di ciascuno al proprio dovere ed alla pro-pria responsabilità: poi rispetto della persona umana, nel corpo, nello spirito: non solo fra

1957

456

fui poco soddisfatto. Devo continuare ad aver poca stima di me stesso.649 Ciò mi impedisce di invanirmi. E senza vanità interiore lo spirito resta più leggero e più pronto alla umiltà ed all’abbandono in Dio.650

27 agosto, martedìA la Mendola. Messa in capella. Partii alle ore 8: presi la via di Bol-

zano che allungò il viaggio ma mi fece conoscere parecchi bei paesi in-teressanti. Laives, Ora, Egna, Salorno, Grumes, S. Michele dell’Adige, Cembro, Lavis, Trento. Proseguii da Trento per Levico, Borgo Primo-lano, Cimon, Valstagna, Bassano, Montebelluna, Treviso, Venezia. Qui arrivai: e trovai tutto bene e in ordine.

Ricevetti i miei due, Vic[ario Olivotti] e Provicario [Gottardi]. Nien-te di grave. Solite preoccupazioni e sollecitudini. Resto della giornata occupato a preparare il discorso o la relazione: Il S. Spirito anima della vita soprannaturale.651 Mi riuscì più facile che la prolusione al passo della Men-dola: io dettando, don Loris scrivendo, e copiando poi pazientemente.

individui, ma fra collettività – la guerra, per esempio, che significa percuotere ed uccidere, e se è ingiusta e di offesa, non di difesa da iniqua oppressione, è responsabilità gravissima: poi proseguendo nella enumerazione, non solo il rispetto, ma il culto della modestia, nella intimità della vita privata, nelle manifestazioni della vita pubblica, nella edificazione mutua che è motivo di elevazione spirituale, e prepara gente sana e famiglie robuste: astensione e disciplina dei sensi circa quando è corruttela e perniciosa dissoluzione; infine l’intangibilità della proprietà altrui con tutti i riflessi dell’ordine economico: e le innumerevoli forme della invenzione, dello scambio, del consumo della ricchezza e il culto della verità “non mentire mai” e condotta immune da doppiezza e da imbrogli, da falsa testimonianza che si risolvono, spesso, in tradimento e latrocinio. La legge Sinaitica, riconosciamolo, passa oltre la realtà dell’operazione esteriore e coglie, imponendolo come precetto, anche il semplice desiderio nascosto, di persone e di cose di appartenenza altrui: come la donna altrui, come la casa, come il servo, come la ancella, come il bove, come l’asino. Non si può desiderare precisazione maggiore. Con tutto ciò, noi siamo ancora a qualcosa di rigido ed austero, dal colore della pietraia montagnosa, fumosa da cui discende la legge, tra lampi e tuoni, a spa-vento ed a tremore della folla che attendeva impaziente. Il Vangelo di Gesù, Verbo di Dio, disceso a conversare con gli uomini per salvarli, completando il messaggio di Mosè, vi ha impresso tutto uno spirito nuovo, non più di timore, ma di amore. La lettera resta intatta, le precisazioni conservano la loro significazione fondamentale: la legge morale che regola tutte le mosse della coscienza umana in faccia a Dio, in faccia al prossimo, non è abrogata. Ma ha tutta un’altra anima che la vivifica: “Non veni solvere legem sed adimplere” (Mt. 5, 17)», La morale e la vita civile. Al XXIX corso di aggiornamento culturale della Università Cattolica del S. Cuore, in Scritti e discorsi, III, pp. 166-186 (le cit. alle pp. 171-173); per il testo originale si veda AR, b. 23, f. «Jo. XXIII, Scritti (Originali e copie), 1957».

649 Cfr. supra, appunti del 3 marzo 1956.650 Cfr. supra, appunti del 19 gennaio 1957.651 Cfr. infra, appunti del 29 agosto 1957.

1957

457

28 agosto, mercoledìA Venezia. Mattinata con poche udienze652 e preparazione relazione

per Assisi.Partenza alle 14 con don Loris e arrivo a Terontola alle 17, ecc. Qui

venne un[’] auto a ricevermi e a sera ero alla pro Civitate Cristiana, assai bene accolto. Incontro coi cari fratelli don Carlo e Giovanni Rossi e le persone più famigliari a questa iniziativa la quale in verità è destinata a far molto bene.653

Udienza del Prefetto Spasiano, e buone intelligenze fra noi. Nessuna idea da mia parte di insistere publicamente su cose spiacevoli. Mi basta che i responsabili sappiano di essere inescusabili.654

29 agosto, giovedìAd Assisi. S. Messa a S. Francesco presso la tomba sua. Mio spirito mol-

to contento di questa effusione intima di pietà Francescana. Verso le 11 mia conferenza, «Lo Spirito Santo e la vita soprannaturale».

La lessi, e credo abbia suscitata buona impressione.655 Buone accoglienze

652 Oltre al prefetto il patriarca riceve la presidenza regionale del Centro Sportivo Italia-no, Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 220.

653 Già da alcuni anni don Giovanni Rossi organizzava presso la Pro Civitate Christiana il Corso di Studi Cristiani: su tali iniziative si veda toschi, Per la chiesa e per gli uomini, cit., pp. 295-296.

654 Roncalli impiega gli stessi accenti utilizzati quand’era intervenuto per criticare le ipotesi aperturiste, rivelando in tal modo il suo approccio pastorale: in questo caso si riferiva ancora una volta alla vicenda dello spostamento del casinò in città durante i mesi invernali.

655 Il XV Corso di Studi Cristiani della Pro Civitate era infatti dedicato al commento del passo del Simbolo «Credo nello Spirito Santo»; nella sua relazione Roncalli ricordava «quante volte nella Basilica di S. Marco mi avviene di celebrare all’altare dell’Evangelista il Santo Sacri-ficio, lo sguardo e il cuore si riposano nella visione di quel capolavoro secolare e preziosissimo, unico al mondo nel genere suo, che è la cosiddetta pala d’oro. […] Ebbene: a chi si avanza dalle soglie della basilica d’oro, guardando in alto, la prima visione che si presenta è la Pentecoste splendente nella prima delle cinque cupole giusto così denominata […]. Talora l’occhio del cristiano innanzi allo spettacolo doloroso dell’avversione, sovente purtroppo organizzata, con-tro il Cristo e contro la diffusione della grazia sua, facendoci riguardare con tristezza, come di sgomento quasi, all’insuccesso dell’azione dello Spirito Santo, prova un senso di smarrimento. Dopo tanti secoli, il constatare ancora la diffusa cecità di molti, la voluta opposizione di alcuni più protervi alla evidenza della verità e ai prodigi della grazia, infonde un senso di avvilimen-to, come se il piano di Dio venga frustrato. Ma il coraggio ritorna, ripensando alla perenne moltiplicazione della presenza del Signore, che di fatto, considerata con lo sguardo universale, rinnova davanti ai nostri occhi i prodigi della prima pentecoste. […] Il movimento missionario e dell’interessamento per l’unione dei popoli cristiani dell’Oriente sta a dimostrare, prima di molti altri fatti, che noi non siamo rimasti sulla terra a custodire tombe di apostoli, di santi e di eroi, ma a continuarne la splendida tradizione, nonostante il contrasto con altre realtà di umano

1957

458

da don Giov. e da d. Carlo Rossi. Uditorio ad alto livello: Cardinale di Tar-ragona Beniamino de Arriba y Castro:656 una decina di Arciv. e Vescovi e parecchie personalità, Piccioni, Carnelutti ecc. Feci colazione in camera solo, e ripartii sino a Firenze in auto Cicogna e poi in ferrovia sino a Venezia sulla «Freccia della Laguna» con due ore e mezza di anticipo sul treno ordinario.

Basta: due grossi <e> umili impegni si impem*

30 agosto, venerdìQualche udienza: e poi lavoro di preparazione per la Messa del Cinema

di domenica sera a S. Marco: ricev. del Questore Pace e poi del Conte Cini che mi presenta il P. Gesuita Svizzero di Lugano che in tempi difficili lo aiutò sotto tutte le forme.657

sconvolgimento, che in questi decenni offrirono ed offrono alla Chiesa motivi gravi di tristezze, di lacrime, di sangue. […] Di fatto le umane società, pur costituite sopra fondamenti di nobiltà, di dignità e di grandezza, ma puramente terrestri, col progredire degli anni mostrano chiari i segni della stanchezza; diventando insopportabili alle moderne generazioni, avide di novità, per altro insaziate ed insaziabili, e talora sprezzanti nei confronti di un passato pur glorioso. Ma la Chiesa di Cristo, fondata sopra i dodici apostoli […] sempre irrorata dalla luce e dalla grazia dello Spirito, rivela i segni caratteristici della perenne novità e giovinezza: novità che la rende capace di comprendere le esigenze della umanità di tutti i secoli e di trovare il linguaggio adatto per ciascuna età: giovinezza che la fece definire, quale è in realtà: la grande recommenceuse, la grande ricominciatrice. Dopo ogni bufera, essa rialza le tende. Anzi, perdurante la burrasca, affonda l’aratro per scavare il solco! […] I popoli della terra stanno in attesa di questa rinnovata palin-genesi. […] Alle antiche risonanze corrispondono le nuove; popoli della Cina, dell’India, del Giappone; popoli degli Arcipelaghi Asiatici; popoli dell’Africa frementi di vitalità e di promesse, che battono alle porte del convito delle genti, di quest’Africa che ritrova le tracce degli antichi rapporti col primo Cristianesimo; popoli del continente nuovo e nuovissimo; popoli di ogni lingua e colore, recanti ciascuno la propria nota religiosa, storica, artistica, politica; patrimonio talora immenso, inesplorato in parte e degno di specialissima attenzione perché splendente di chiare significazioni della prima rivelazione divina», Lo Spirito Santo principio di vita soprannaturale, in Il Simbolo, XV: Credo nello Spirito Santo, Assisi 1958, pp. 9-17 (le cit. alle pp. 10-15); ripreso in Scritti e discorsi, III, pp. 187-197; la stesura ms è in AR, b. 23, f. «Jo. XXIII, Scritti (Originali e copie), 1957».

656 Benjamín de Arriba y Castro (1886-1973), sacerdote dal 1912, era stato nominato ve-scovo di Mondoñedo nel 1935; nel 1944 era stato trasferito alla sede di Oviedo e cinque anni più tardi era stato promosso alla sede arcivescovile di Tarragona, che manterrà sino alle dimis-sioni nel 1970. Era stato creato cardinale nello stesso concistoro nel quale aveva ricevuto la porpora Roncalli.

657 Dopo la caduta di Mussolini il conte Cini, senatore dal 1934 e nominato ministro delle Comunicazioni nel febbraio 1943, era stato dapprima internato a Dachau e, dopo la sua libera-zione, era entrato in contatto con alcuni esponenti della Resistenza della zona di Padova; aveva quindi deciso di rifugiarsi in Svizzera, a La Tour de Peilz, dove era rimasto dal settembre 1944 al dicembre 1946, quando era rientrato in Italia dopo la definitiva riabilitazione: cfr. reberschaK, Cini, cit., pp. 631-632.

1957

459

31 agosto, sabatoArrivate le nomine dei nuovi Procuratori mgr. Schiavon e Bacchion.

Purtroppo il primo è molto afflitto per il dover lasciare la sacrestia.658

In mattinata ho ricevuto i Seminaristi di Cesena accompagnati da mgr. Gianfranceschi che trattengo a colazione. Contatto assai lieto e felice.

Agosto, Note Martedì 3 settembre visitai le favisse del palazzo:659 ed approvai l’idea

di cavarne due nuovi negozi, i cui proventi potranno servire per ulterio-ri lavori a servizio della Curia Patriarcale in materia di Archivio. Questi vengono progettati nelle camere del piano superiore, accanto a quelle del Tribunale Ecclesiastico Regionale. Si potrà occupare ad ampliare lo spazio che sta sopra la capella. Presenti alla visita alle favisse il sottoscritto Patriar-ca con mgr. Capovilla ed il signor Mazzoleni, sopraintendente ai lavori del-la Procuratoria, e in alto con me mgr. Gottardi, mgr. Schiavon, don Aldo Visentin, don Sergio Sambin Cancelliere, il prof. Papi e gli impresari.660

In rei memoriam.

1 settembre, domenicaBuon lavoro notturno. Alle 9.30 mi recai a S. Pietro di Castello per la

festa detta della Cattedra del protopatriarca S. Lorenzo Giustiniani.661 Mgr. Seno cantò la Messa che ebbe magro accompagnamento della capella di S. Marco,662 presenti can.co Francesco Silvestrini, Scarpa, Catullo, Ferracina e Bevilacqua. Mie parole al Vangelo: Gran titolo da rispettare, gran santo da

658 Cfr. supra, appunti del 25-26 luglio 1957.659 Il termine, utilizzato anche per indicare propriamente pozzi o depositi sotterranei,

designa in questo caso alcuni locali posti al pianterreno del palazzo patriarcale.660 Il 24 agosto precedente mons. Capovilla aveva informato il patriarca dell’insieme

dei lavori che stavano interessando la residenza patriarcale: «Stamane si sono iniziati i lavori nella cucina del patriarchìo, al fine di consentire la creazione del vano scale degli apparta-menti canonicali. Essa verrà ridotta di ampiezza: ed avrà bisogno di nuova e più razionale sistemazione. Questo fatto ha rimesso in disordine l’appartamento: ed impone alle Suore di destreggiarsi alla meglio, almeno per un mese, quanto alla confezione dei cibi. A piano terra è stato liberato il magazzino sottoscale: una parte verrà adibita a negozio: un’altra a ripostiglio della Casa. Si è dovuto per altro faticare durante tutto questo mese: per rivestire di muratura il deposito dell’ascensore: liberare il locale dalle antiche strutture del termosifone: e riportare gli impianti della luce elettrica. Nell’appartamento di Pio X sta per venire sistemato un nume-ro telefonico per gli ospiti: e così pure m’è parso buona cosa mettere una spina telefonica in sala da pranzo», AR/Int 2867.

661 Traslata, perché fissata dal Proprium Missarum pro Venetiarum Patriarchatu al 5 settembre.662 Cfr. supra, appunti del 15 febbraio 1956.

1957

460

imitare e da invocare.663 Poca gente.In casa ricev. dei Comitati Civici presid. Bacchion e Armani; mio richia-

mo parole del Papa del 1953: nette e chiarissime.664 Alle 17 la Regata Storica:

663 Roncalli stende una traccia della propria omelia sul Quaderno «A la ventura», cit., pp. 72-76: «Festa del Patriarca a S. Pietro di Castello, o meglio, festa della Cattedra patriarcale di San Lorenzo Giustiniani protopatriarca e compatrono principale di Venezia. Gran ti-tolo e gran Santo. Al titolo devesi molto rispetto, al Santo molta devozione. Il titolo <di patriarca> è solenne nella Chiesa Universale: incominciò ad essere dato in Oriente: l’ebbe nel mondo Latino la sede di Roma. Poi fù dato in Italia ad Aquileja e a Grado, ed infine a Venezia. L’ebbe poi la capitale del Portogallo, Lisbona, sul tipo di quello di Venezia: e da Lisbona fù esteso alle colonie Portoghesi delle Indie. Segno di distinzione fra le diverse chiese o diocesi, e sopra le chiese di una data regione o provincia [il] Patriarca rappresenta sempre una grande autorità, specie come quando [[come]] in Oriente e qui ad Aquileja ed a Grado univa al titolo ecclesiastico anche i compiti o l’esercizio di una dominazione civile. S. Lorenzo Giustiniani rappresentò un tale esercizio di umiltà che ogni tentazione di affer-marsi in forma mondana scomparve ben presto a tutto vantaggio della dignità pontificale e della regione Veneta. Due episodi nella vita e nella storia di lui. Fù lui che giustificò in-nanzi al Senato Veneziano il vantaggio per la republica di questo aumento eccezionale della dignità del Pastore a Venezia. Il quale per suo conto preferiva sempre tornare sull’! tema della umiltà di Gesù e della Madre sua per esprimere tutto il suo sentimento. Rispettiamo il Patriarca per l’autorità e per il prestigio del suo compito così grave, e preghiamo per lui perché sia semplice vivace benefattore. Il nostro primo Patriarca è un Santo: dopo di lui tre Patriarchi furono associati nell’onore del culto: Beati Maffeo (1456-1460) e Antonio Contarini (1508-1524) e il B. Andrea Bondumier (1460-1464) e la lunga successione dalla morte di S. Lorenzo (1456) sino alla morte del mio immediato e venerato antecessore mgr. Carlo Agostini (1952). Più splendente fra tutti questi in rapporto alla gloria universale nella Chiesa, il Santo Pontefice Pio X di cui il ricordo ed il culto è in continuo aumento. E quale santo il nostro Protopatriarca! e quale eredità di dottrina e di esempi ci ha egli arricchiti? La nostra devozione è fatta di questa dottrina innanzi tutto quale viene comunicata ai dotti ed agli incipienti[:] dottrina teologica a nutrimento dei più dotti, dottrina più semplice, come quella delle forme elementari intelligibili ai bambini: dottrina ascetica ad elevazione verso la santità e communicazione di grazia e ardore di apostolato, sopra tutto esercizio grande e costante [[Cuore[?]]] di carità che è suggello di perfezioni, è pregustamento di cielo. Dun-que: rispetto al Patriarca che è motivo di santo orgoglio per i figli di Venezia che intendono l’unire col passato pegno di successo e di gloriosa, religiosa tradizione. Questa contiene il pegno del benessere e della prosperità, anche della prosperità terrena. Che il Santo Proto-patriarca ce la ottenga, a letizia e a consolazione del popolo suo».

664 In questo intervento papa Pacelli deplorata l’azione di tanti «maestri» che avevano inteso curare le «malattie e le piaghe» della società senza ottenere alcunchè: «occorre quindi con tanto maggiore premura indurre gli uomini a persuadersi finalmente che “magister vester unus est, Christus” (Matth. 23, 11) […]. Un tale stato di cose richiede l’intervento pronto e coraggioso, non solo – come è evidente – della Chiesa docente e gerarchica, ma anche di tutti i cristiani inseriti nel corpo sociale. Si tratta di sottolineare la necessità d’im-pregnare di senso cristiano tutti i campi della vita umana. […] Considerate dunque, diletti figli, la vostra vocazione. Portate l’opera vostra in tutti i luoghi e in mezzo ad ogni ceto di persone. Non può certamente dirsi che voi – come tali – siete chiamati all’apostolato pro-priamente detto. Voi siete cittadini che volete interessarvi più direttamente alla formazione

1957

461

ben riuscita. Ero fra il Ministro Tambroni e il Sotto Segr. Resta:665 molti riguardi al patriarca e molto calore. Seguì a S. Marco la Messa per i Cineasti, mie parole in francese:666 successo solennissimo[,] musica eccellente.

di migliori strutture economiche, politiche, giuridiche e sociali. […] Come attivisti cristiani, voi considerate vostro dovere di vigilare, affinché nulla venga a ledere i legittimi interessi della vera religione, della vostra religione. Voi non formate un partito politico; ma nessuno potrà negarvi il diritto di unirvi, di organizzarvi, e di intervenire con ogni mezzo lecito ac-ciocchè la legislazione sulla famiglia, le norme sulla più equa distribuzione della ricchezza e sulla educazione della gioventù, e tutte le disposizioni che toccano il campo della fede e della morale, siano attuate secondo i postulati del pensiero cristiano e dell’insegnamento della Chiesa», Il Santo Padre agli appartenenti ai Comitati Civici, in «L’Osservatore Romano», 15 aprile 1953, p. 1; poi in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XV, Città del Vaticano 1954, pp. 63-64; sulla questione si vedano pure supra gli appunti del 26 gennaio, 11 aprile e 9 giugno 1956.

665 Il democristiano Raffaele Resta (1905-1973), eletto per la prima volta alla Camera nel 1948, era sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel I Governo Zoli (maggio 1957-luglio 1958).

666 Nel suo saluto il patriarca si richiamava ai più recenti interventi di Pio XII in materia cinematografica e indicava che «la dottrina della Chiesa persuade quanti la professano che ciò che vi è di più scabroso nell’arte cinematografica – la rappresentazione del male – dico del male per se stesso, o semplicemente di situazioni delicate e complesse, ma in maniera inopportuna e disattenta – sia condannabile e da evitarsi. […] Dobbiamo riconoscere che nelle manifestazioni più alte e intese come omaggio alla civiltà, all’arte ed al buon apostolato, per ogni diffusione di bene, religioso e civile, si possono incontrare aspetti meno sinceri e rappresentazioni pericolose per degli occhi ingenui e innocenti. […] Eccovi qui in San Mar-co. La visione di questo immenso poema di religione, di storia e di arte eccelsa può offrire qualche particolarità meno gradita all’occhio: nel complesso però, come l’ombra segue la luce, e ne mette in rilievo i disegni più delicati, tutto l’insieme serve al rapimento ed alla esal-tazione. […] Dalla Basilica nostra ritornando adesso a questa immensa creazione dei tempi modernissimi quale è la cinematografia, risaltano chiaramente le grandi responsabilità di chi è chiamato alla funzione di ideatore, di regista, di collaboratore tecnico ed artistico delle produzioni innumerevoli di questa meraviglia dei nostri tempi. […] Miei signori, lasciatemi fare una constatazione felice ed aggiungere un incoraggiamento. La constatazione è questa. È corso già un quarto di secolo da quando la città di Venezia, su ispirazione di un suo grande e benemerito figlio, offre annualmente la più signorile ospitalità a questa manifestazione che attira l’interessamento di tutto il mondo. Venticinque anni or sono parve audacia chiamare Mostra d’Arte Cinematografica questo incontro: come agli esordi del cinema nessuno poteva immaginare il cammino e tanto meno la elevazione sua a dignità artistica. Conveniamo in una nota di ottimismo. In tutte le cose vale il precetto: Devita a malo, et fac bonum: questo resta il buon fondamento. Infine l’incoraggiamento. A osservarlo bene, e nel suo giusto senso, lo sviluppo della cinematografia appare, per chi lo intende con la mano sul cuore e con retta ed illuminata coscienza, strumento potentissimo di apostolato ed inoltre, Dio lo voglia, di grazia celeste», Il poema iconografico della Basilica d’oro proposto dal Card. Patriarca alla attenzione della Gente del Cinema, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, pp. 245-247; per il testo francese cfr. Il Cinema nella parola del Cardinale Roncalli, cit., pp. 75-77.

1957

462

2 settembre, lunedìGiornata di lavoro tranquillo.667 Mi occupò la preparazione del discor-

so di domani a Riese per la festa annuale di S. Pio X.È il quarto discorso che ho dovuto scrivere in pochissimi giorni: 1)

prolusione al Passo della Mendola: la morale e la vita civile: 2[)] discorso ad Assisi: Lo Spirito Santo e la vita soprannaturale: 3) alla Messa del Cinema a S. Marco; 4) S. Pio X figlio di Riese nella prima celebrazione del compa-tronato del Santo sopra le diocesi di Treviso ecc. È uno sforzo per me non di idee ma di tanti adattamenti a vari* temi per la cui preparazione occorre tempo: tranquillità e calma che non sempre ho a disposizione.

3 settembre, martedì [S. Pio X Papa e Confessore]Al mattino con mgr. Schiavon e Loris mi recai a Riese per la festa di S.

Pio [X], compatrono principale della diocesi di Treviso.668 Belle dimostra-zioni al passaggio delle parrocchie. Messa Pontificale a Riese con musica di Perosi e servizio canonicale, al Vangelo lessi il mio discorso di occasio-ne.669 Dopo la Messa fù inaugurato in piazza un busto in onore del Card.

667 Il Diario segnala unicamente che «in Sala Napoleonica [Roncalli] presenzia alla inau-gurazione della Mostra di Pittura Indiana Contemporanea», in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 221.

668 Il patrono principale era stato sino a questo momento s. Liberale di Altino.669 Nella sua omelia Roncalli sottolineava come alla base della santità di Pio X non

vi fossero eventi straordinari: «Nulla di notevole, se non una grande, estrema semplicità. Quella famiglia viveva allora e visse con figlioli e con numerose figliole, che vennero poi, in sereno esercizio dei consigli evangelici. […] A riguardare quel quarto di secolo di quasi nascosta preparazione ci prende un commosso stupore, come di un prodigio che si svolse nell’atmosfera del piccolo villaggio. […] Felicitiamoci con Riese, e non dimentichiamo il primo insegnamento che viene di qua: vita modesta sorretta da un ideale puro ed eleva-tissimo, cercato soprattutto nella luce dei principii che toccano lo spirito e i beni eterni. E con la famiglia umile e santa “probitate et pietate conspicua”, dice il Breviario, la parroc-chia fervorosa. L’odierna esaltazione, la prima liturgica ed ufficiale della santità di un Papa riuscito così singolare al di là di ogni più felice attesa, volge subito il nostro spirito a quelle istituzioni che nella struttura della Chiesa Cattolica, e nella ricerca di ciò che più conta per la vita cristiana, si rivelano, come in realtà sono, le più utili e le più efficaci in tutti i tempi: la famiglia cioè e la parrocchia. Molte cose sono cambiate, o in via di trasformazione, in ciò che concerne il ministero pastorale e nei metodi di diffusione e di penetrazione del pensiero e della grazia del sacerdozio: ma lo spirito, ma il fervore che li deve animare è sempre quello che abbellì e circondò di edificazione e di grazia il giovane Giuseppe Sarto: il catechismo, la assistenza spirituale ai fedeli nelle sue varie forme: soprattutto l’esercizio della carità pastorale, che si esprime nel soccorrere e nel dare del proprio, al di là dello stes-so quod superest, e ad edificazione ed esempio del popolo cristiano», La famiglia e la parrocchia nella formazione del giovanetto Giuseppe Sarto, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, pp. 248-249; poi in Scritti e discorsi, III, pp. 217-223.

1957

463

Jacopo Monico patriarca di Venezia: egualmente figlio di Riese con belle parole del sindaco: a cui io aggiunsi alcune mie: ricordando i rapporti del Monico col ragazzetto Gius. Sarto, i suoi meriti letterarii! e pastora-li, la ricollocazione delle Reliquie di S. Marco.670 Per il sindaco ricordai l’episodio: Si ben che son vecio fatemi bello.671 Alle 19 ero a Venezia. A sera diedi la benedizione a S. Rocco con la Reliquia di S. Pio X, dopo il discorso di mgr. Loris.

In casa incontro col prof. Pappo! che fornì gli scaffali di ferro per l’Archivio di Curia.672

4 settembre, mercoledìMolte udienze in mattinata: signora Durante: comm. di S. Silvestro

di nuova nomina Degan e Vidotti, vennero in festa coi P. Cavanis e con quelli di S. Giobbe: l’arciprete di Riese venuto a ringraziarmi per la festa di ieri, don Carlo Corao e il suo coad[iutore] a S. Gio. Grisostomo: don Zardon nuovo assistente della Giac.

Nel pomeriggio [visita] a don Generoso Nuzzetti arcip. di Mira. Sta meno male: ma non bene. Recai il suo saluto ai sacerdoti di Mestre ecc. convenuti a S. Lorenzo per la <prima> adunanza Pre-sinodale, riuscita proprio bene.673 C’erano tutti, eccettuato don Moro assente per A.C. Di-scussione ordinata.674 Mie parole di vivo compiacimento.

Altra udienza stamattina il dott. Renzo Camerino, amico di mgr. Bel-vederi da cui fù salvato e convertito.

670 Cfr. infra, appunti del 24 novembre 1957. Scriverà a mons. Zanini pochi giorni dopo che era stato a Riese: «e salutai sua mamma in casa sua: sulla piazzetta del Cardinal Monico, per cui aggiunsi alcune parole. C’era anche suo fratello e sua sorella. Erano tutti in grande commozione», AR/Int 2869.

671 Cfr. supra le note conclusive dell’agenda 1956.672 Cfr. supra, appunti del 15 e 26 aprile 1957.673 Cfr. supra, annotazioni al 10 giugno 1957: il calendario delle giornate del clero – 9

in tutto collocate tra il 4 e il 20 settembre – in preparazione al Sinodo diocesano era stato pubblicato in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, pp. 208-209.

674 Le Norme già predisposte in precedenza per questi incontri stabilivano che dopo la «recita di terza e meditazione […], dopo una breve introduzione, avrà inizio la conversazione a cui tutti i Sacerdoti sono invitati ad intervenire. […] La discussione avverrà “per partes” sullo schema già esaminato da ciascun sacerdote. […] Le eventuali osservazioni, rilievi, ecc. saranno consegnati per iscritto e potranno essere illustrati a voce: ogni intervento non dovrà oltrepassare i 5 minuti», ibidem, p. 209.

1957

464

5 settembre, giovedìUdienze varie.675 Mia sorella [Assunta] è capitata con un gruppo di altre

32 donne di Bergamo in visita a Venezia. Ieri furono al Monte Berico, sta-mane a S. Antonio e poi!. Care e buone anime di nostra gente. Furono molto liete che io le abbia bene accolte. Il Signore le benedica.

Notevoli in giornata le visite: del P. Visitatore Generale dei Minori pra-tico di Baccanello. Fui lieto di dargli la migliore testimonianza circa i suoi confratelli della Vigna, del Lido, del Cimitero di S. Francesco.

Poi del prof. Battelli secretario generale dell’Archivio Secreto Vaticano. Mi diede eccellenti informazioni circa il pr[ossimo] convegno degli Archivi-sti Ecclesiastici del 5 nov. che attende la mia prolusione.

6 settembre, venerdìPer la memoria di Giovanni Gabrieli maestro di capella a S. Marco: tutta

la giornata occupata a presentare dopo la Messa vespertina alcune parole di omaggio. La basilica fù affollatissima. S. Messa mia semplice alla Nicopeja. Le mie parole in mozzetta:676 esecuzione di due pezzi deliziosissimi: e mia benedizione finale. Ricevetti in casa i due maestri, Zanon e [Dalla Libera], della capella di S. Antonio a Padova.

In mattinata altre udienze: Sac. Involto per Gambarare dove mi recherò domenica in Visita: il prof. Forlati che mi assicurò circa i plutei, la ricomposi-zione dell’altare maggiore col sarcofago di S. Marco in vista,677 e la retroces-sione della pala (circa il farla girare egli è ancora indisposto)678 e le tombe dei

675 Il Diario segnala il ricevimento del gen. Palandri, del dr. Gianfranco Bianchi, direttore di «Gazzettino sera» e del prof. Gianalberto Dell’Acqua, segretario generale dell’Ente «Bien-nale di Venezia»: «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 221.

676 Iniziavano le celebrazioni per il IV centenario della nascita di Giovanni Gabrieli (1557-1613), già organista in S. Marco. Nel suo intervento il patriarca ripercorreva la vita e le opere del Gabrieli e concludeva formulando «un voto»: «Sorretti dalla schiera di valenti Maestri: e quasi illuminati dalle meraviglie che sopravvissero alle ingiurie del tempo, possa-no i giovani studiosi rendere omaggio alla tradizione antica: e gustare la ineffabile gioia di accostarsi con produzioni o interpretazioni personali ai Grandi del passato: e rendere testi-monianza alla fede ed alla liturgia cattolica che ispirarono alcuni tra i più celebrati capolavori musicali», Commemorazione di Giovanni Gabrieli (1557-1613) nel Quarto Centenario della nascita, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, pp. 252-255 (la cit. a p. 255).

677 Cfr. supra, appunti del 24 giugno, e infra, appunti del 24 novembre 1957.678 Scriverà poche settimane più tardi a mons. Fallani: «Ora bisognerà impedire che i visi-

tatori della Pala d’oro continuino a profanare l’altare dell’Evangelista: come io vidi, sovente in commozione ed in pianto. Di fatto, ciò che i forestieri hanno finora cercato in questo luogo sacro e centrale della basilica, è la famosa Pala d’oro: miracolo di smalti e di gioielleria bizanti-na, riportata alla forma odierna nel 1836: e risplendente sotto il ciborium, giusto in faccia alla mensa dell’altare massimo. Questa giustapposizione della Pala d’oro è così attirante la curiosità

1957

465

patriarchi in cripta: poi la famiglia [ ] di Parigi, rue Rivoli: e Iolanda <Partce-vich> sposata civilmente con Hupner* di Losanna e il <notajo Taotto col avv. Bianchini per una firma>

8 settembre, domenica679 [Natività della B.V. Maria]V[isita] P[astorale] a Gambarare.680 Fui pronto per le 6.30 con don Giov.

Schiavon. Tre Messe, la prima gremitissima, la seconda i ragazzi: la terza era ancora piena. Miei tre discorsi densi di buona materia. Nel primo la S. Messa: la [[sola f]] S. Messa e il resto delle pratiche cristiane espresse dai Comanda-menti. Fui ben compreso. Nel terzo, battei sul punto della bestemmia e del riposo festivo*.681 In casa coll’arciprete mgr. Rizzetto, tutto bene: i preti an-che lo aiutano bene – don Fiorese e don Involto682 – ma là ci vuole [[scuota* più che]] qualcosa di più vibrante. Nel pomeriggio visitai le contrade lonta-ne, e troppo sparse di [[don Mestais]] porto Menais!,683 di Piazza vecchia, di Giare ecc.684 recandomi anche da alcuni infermi. In complesso impressione migliore che non [x] temevo: ma anche bisogni grandi. Tornando mi soffer-

dei forestieri che sempre, ma specialmente nei mesi caldi della cosidetta! stagione Veneziana, presbiterio, gradini e mensa dell’altare di San Marco si trasformano in una profanazione deplo-revole. Pensi, sui gradini dell’altare maggiore e sulla mensa stessa, appoggiati e deposti cappelli, binocoli, fagotti, macchine fotografiche: e tutto un miscuglio di uomini e di donne, lascio im-maginare come acconciati. Ora c’è maniera di rimediare: e siamo tutti d’accordo: ruotare cioè la pala d’oro, naturalmente con senso di altissimo riguardo e di perfetto trattamento artistico, così che in ore determinate tutti la possano ammirare dall’abside che si protende dietro il ciborium», lettera del 18 ottobre 1957, AR/Int 2876.

679 Il 7 settembre l’agenda non viene compilata.680 Parrocchia dell’omonimo vicariato foraneo.681 «Al Vangelo [della I messa], richiamandosi alla liturgia del giorno, dice: “Il compleanno

della Mamma è motivo di particolare esultanza per i figli, che si studiano di ammirarne ed imi-tarne le virtù. È su questo sfondo di grazia celeste che io vi invito a valutare l’incontro odierno stabilito dalla Provvidenza, e a trarne profitto per le anime vostre”. […] Successivamente assiste alla Messa dei fanciulli, e rivolge ad essi la sua parola richiamante i principi della vera devozione alla Madonna. […] Alle 10 assiste ad un’altra Messa, ed al Vangelo richiama l’attenzione dei fedeli sulle Tavole della legge divina, fondamento della civiltà e principio di vero progresso e benessere anche terreno», La S. Visita Pastorale nella parrocchia di Gambarare, in «La Voce di San Marco», 14 settembre 1957, p. 2.

682 Gino Fiorese (1929-2000), era stato ordinato sacerdote nel 1952; successivamente sarà nominato parroco di S. Maria Elisabetta a Cavallino, reggendola per un trentennio. Giovanni Battista Involto (1897-1969), sacerdote dal 1923, svolse interamente il suo ministero come cappellano di Gambarare; nel 1961 sarà nominato arciprete di questa stessa parrocchia, Liber Vitae, p. 123.

683 Rectius Porto Menai, dove si trova la chiesa dedicata a S. Maria del Rosario.684 Le altre chiese che appartengono a questa parrocchia.

1957

466

mai brevemente a S. Pietro in bosco e a [x] a Malcontenta.685

9 settembre, lunedì<Nozze Monza – Alberto Rimoldi e Luisa Tagliabue / Via Annoni

20>Non ho potuto accettare la benedizione delle nozze come sopra. E il

buon com. Tagliabue ha capito molto bene.686

In casa qualche udienza:687 ma sopratutto occupazione febbrile intor-no ai vari discorsi che ancora devo pronunciare. Lo scriverli mi costa: ma è una necessità ed un dovere.688

10 settembre, martedì[[<Conf. Episcopali a Torreglia / Arrivo per mezzodì. Inizio ore 15>]]

11 settembre, mercoledì[[<a Torreglia Conf. Episcopale>]]

12 settembre, giovedì[[<A Torreglia Conf. Episc. Fine ore 12>]]Poche udienze. Da Ca’ Emiliani notizie non buone. Quel don Arman-

do Berna trova che i fiori della Madonna di Fatima si agitano in prepara-zione alla festa del 13 ottobre, ultima delle Apparizioni in Portogallo: e riesce a ipnotizzare la gente, con tafferugli e disordini in chiesa. Un buon prete: ma senza freno: la sua esaltazione influisce sugli altri, specialmente ignoranti e superficiali come sono.689

685 Il Diario segnala che Roncalli si reca a S. Pietro in Bosco «per incoraggiare la buona popolazione impegnata nella costruzione della chiesa parrocchiale: e di [lì] poi [si reca] a Mal-contenta per una visita a Monsignor Barbato»: «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 221.

686 Il patriarca aveva dovuto declinare l’impegno per i suoi impegni pastorali: Testimonian-za di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

687 Il Diario segnala il ricevimento di mons. Raffaele Radossi, arcivescovo di Spoleto: «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 221.

688 Cfr. supra, appunti del 3 marzo 1956.689 Sul Bollettino diocesano apparirà poche settimane più tardi, sotto questa data, il

seguente Comunicato: «Alcune voci incontrollate hanno asserito che la Curia patriarcale ha mantenuto doveroso riserbo circa apprezzamenti di fatti singolari che sarebbero avvenuti a Ca’ Emiliani di Marghera: a movimento di persone e a valutazione di diverso atteggiamento, favorevole o sfavorevole. Trascorso qualche giorno, nella speranza che avessero termine, com’era naturale, le ingiustificate manifestazioni, si rende noto, per la responsabilità di cia-scuno, che la Curia non ritiene necessario, come non lo ritenne nei giorni scorsi, di prende-re in considerazione la cosa. Severe disposizioni sono state impartite perché, a tutela della

1957

467

Nel pomeriggio è arrivato il card. Siri arciv. di Genova per presie-dere al Congresso dell’«Apostolatus maris».690 Gli offro semplici ma ben cordiali accoglienze. È un bravo e caro Cardinale con cui ci intendiamo molto bene.691 A sera cantammo insieme il Veni alla Nicopeja con molta gente. S.E. rivolse belle parole di introduzione. Cena in casa in gioiosa con-fidenza sacerdotale e pastorale.

disciplina del tempio, si ritorni all’orario normale di apertura e di chiusura della chiesa di Gesù Lavoratore: si eviti da parte dei sacerdoti qualsiasi commento ai fatti e non si facciano funzioni religiose straordinarie», «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 227. Don Niero ricorderà nel 1968 che «a proposito di un asserito fatto miracoloso avvenuto nella chiesa di Cristo Lavoratore, a Marghera, il Servo di Dio non rimproverò il parroco, né lo punì, pur avendo riscontrato che l’episodio non aveva alcun fondamento, anzi lo trattò con tanta benevolenza, avendo capito che la cosa si poteva giustificare con uno stato di depressione di quel parroco, e lo aveva invitato ad accompagnarlo in un viaggio»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 221.

690 Siri cumulava infatti tra le varie cariche – cardinale arcivescovo di Genova e presi-dente della Commissione episcopale per l’Alta direzione dell’Azione Cattolica – quella di presidente per l’Italia dell’«Apostolatus Maris». Il 24 maggio aveva scritto al patriarca per comunicargli la prossima celebrazione del congresso a Venezia; a stretto giro Roncalli aveva trasmesso la notizia alla diocesi: «ora eccoci a considerare un aspetto della missione salvifica della Chiesa, che trascende la terra, e che giustamente viene chiamato “Apostulatus Maris”. Quante persone vivono sul mare e per il mare, creature di Dio, redente dal Figliuolo suo Gesù: che la terra e gli oceani ha penetrato della virtù del Sangue suo. L’espressione dell’asce-ta Inglese Padre Faber, nella prima pagina del suo volume “Il Natale”, è di una tenerezza toc-cante: “Il Natale palpita sui mari: e il cuore del nauta vi risponde”. Voi troverete naturale che nelle sollecitudini materne della Chiesa gli uomini di mare prendano un posto di predilezione, per il contatto loro più vivo con la natura: per la maggiore difficoltà di approfittare dei mezzi di elevazione cristiana e di santificazione che il continente fornisce in sovrabbondanza: per la incertezza e i pericoli delle onde: e per andare incontro a queste circostanze di vita singolare che 50 anni or sono fecero echeggiare il primo allarme ad un più pronto interessamento: divenuto da 25 anni omai, sotto la vigile protezione e tutela della S. Sede, un movimento degno di attenzione e di stima universale. Sono ora lieto di annunziarvi che “L’Apostolato del Mare” vuole farci il dono di tenere a Venezia, dal 12 al 15 settembre corrente, il suo terzo Congresso Nazionale, che sarà presieduto dall’Em.mo Card. Giuseppe Siri, ed onorato dalla presenza del Card. Giacomo Lercaro: due illustri figli di Genova, donde fiorì il movimento in Italia: di Genova – dico – che gode tuttora di affermare la fraternità delle due antiche e gloriose repubbliche marinare, nella luce e nella protezione di San Marco e di San Giorgio»: «Bollettino», 48 (1957)/5-6-7, pp. 126-129.

691 L’11 ottobre 1961, da papa, dopo un’udienza con Siri – col quale erano emerse impor-tanti disparità di vedute tanto sulle condizioni della realtà politica italiana quanto sulle modalità di intervento dei vertici ecclesiastici in tale ambito – scriverà invece nell’agenda che con l’arci-vescovo di Genova si intendeva «abbastanza bene»: «Naturalmente siamo viaggiatori venienti e progredienti per diverse strade e [[Naturalmente]] ciascuno porta con se la polvere che ha tro-vato sul proprio cammino. Accade anche che dal contatto ciascuno dà qualcosa di se´ e riceve qualcosa dal proprio interlocutore», Pater amabilis, pp. 268-269.

1957

468

13 settembre, venerdìNotte come la precedente: molto occupata nello scrivere. Al mattino

mia S. Messa in capella. Accompagnai [[mgr.]] il card. Siri a S. Giorgio. Mia prolusione prima del suo alto ma opportuno discorso.692 Lo invidio un poco quanto al suo stile elevato: ma la mia natura non mi permette di emularlo. Giornata del Congresso ben riuscita. Poi a mezzodì visitai col card. Siri la tomba scoperta di S. Marco. Pranzo in casa fraterno e lieto. Card. Siri, mgr. [Santin] Vescovo di Trieste, mgr. Olivotti e i segretari. Alle 14.20 accompa-gnai il card. Siri alla stazione. Saluti gratissimi e fraterni. Io poi mossi per S. Giustina di Padova dove mi attendeva la chiusura del Congresso Missiona-rio.693 Feci dopo la Messa letta di mgr. Bortignon il mio discorso che parve bene accolto – che io però trovo bisognoso di qualche ritocco e di migliore ordinamento.694 Nel complesso una bella manifestazione.

692 Nel suo intervento, che ripercorreva le origini dell’«Apostolatus Maris», Roncalli si soffermava anche su ricordi più personali: «Nella animazione del primo dopoguerra, che è quanto dire, in questo ultimo quarantennio, dal 1920 al 1960, quale entusiasmo nei fedeli per le opere missionarie. Voi perdonerete a chi vi parla se non riesce a coprire la profonda commozione del suo spirito, toccando un argomento che da quasi mezzo secolo gli è familiare. E qui, dinanzi a voi la commozione gli è più viva riflettendo che l’affermarsi dell’Apostolatus Maris poco avvertito nei battiti del suo inizio come di orologio timido in un primo tempo, divenuto poi sempre discreto, ma preciso: è trionfante ora, figlio ormai nobile ed in alto livello, associato sincronicamente colle grandi opere di carità missiona-ria, che sono uno dei fiori più belli dell’attività della Chiesa Cattolica a noi contempora-neo. Esso cominciava ad affermarsi appena appena, quando l’umile sacerdote che vi parla veniva invitato ad uscire dalla sua terra natìa, per occuparsi in Roma del movimento di cooperazione missionaria rappresentato dalle tre istituzioni fondamentali: Propagazione della Fede: Santa Infanzia: Opera di San Pietro Apostolo per il clero indigeno: Unione Missionaria del clero, che hanno segnato l’inizio di un’epoca nuova e felice per l’apostolato missionario nel mondo. Giusto in quel tempo – in illo tempore – anni 1920-21-22, a Glasgow, il benemerito Peter Anson avanzava l’idea, subito accolta dal suo Arcivescovo che gli con-feriva costituzione giuridica diocesana, di un apostolato di assistenza morale e sociale dei marittimi, intrecciantesi con l’azione religiosa», Convegno Nazionale dell’«Apostolatus Maris», in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, pp. 256-259 (la cit. a p. 257).

693 «Alle ore 15.30 presenzia a Padova alla funzione propiziatoria per la “Chiesa del Si-lenzio” nella basilica di Santa Giustina»: Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 222.

694 Anche in questo intervento il patriarca ritornava sui ricordi dell’attività svolta nell’ambito di Propaganda Fide negli anni Venti: «nel 1921, il Papa Benedetto XV, a cui non fu reso tutto l’omaggio che la sua straordinaria azione di verità, di carità e di pace, in tempi difficilissimi, si meritava, apparve con un primo documento, l’Enciclica Maximum illud, che schiudeva il nuovo orizzonte sollevato sopra le rovine della guerra, la prima guerra mon-diale così atroce. Rammento ancora come pochi mesi dopo, scomparso in lutto universale Papa Benedetto, accompagnando io per brevi istanti il suo successore, nell’imminenza del Conclave al sussurro di alcune mie parole, in augurio per il buon lavoro missionario e per la pace mondiale, il Cardinale Achille Ratti mi rispondeva che niente di più grandioso poteva

1957

469

14 settembre, sabatoTutto il giorno in udienze: ed occupato a preparare alcune parole

per il Cent[enario] di Canova a Possagno. Al mattino celebrai la Messa per l’«Ap[ostolatus] Maris» alla Salute. Non parlai: ma ascoltai con vero godimento mgr. Santin v[escovo] di Trieste parlare ai convenuti.

Poi seguì il mio incontro col Card. Lercaro a S. Giorgio. Mgr. Oli-votti si era recato alla Stazione per me. Assistetti alla sua bella e pratica conferenza:695 aggiunsi brevissime parole su l’Euntes [Mt 28,19] e l’ac-compagnai sino a Piazzale Roma donde tornò a Bologna.696 Tutto bene e fraternamente.

Nel pomeriggio mi recai a MariPort:697 assistetti alla Messa (inoppor-tuna) di mgr. Ceccato, dissi alcune parole alle Autorità presenti, tagliai il nastro delle nuove sale della Casa del marinaio, e tornai a S. Marco. Tempo nervoso.

15 settembre, domenica<A Possagno. Centenario di Canova>Alle 8 mia S. Messa a S. Elena dove tutto bene: ma troppa musica

figurata per una Messa piccola. Vidi e salutai il sorgere del nuovo cam-panile, e mi ritirai a casa.

attendersi da un Vicario di Cristo, qualunque fosse stato l’eletto, di quanto è contenuto in questo duplice ideale: irradiazione straordinaria di dottrina evangelica sul mondo, e spirito di pacificazione. […] Ancora una volta voi, miei fratelli, perdonate all’umile vescovo che vi parla se, del fervoroso ricordo di quella Pentecoste del 1922, che fu mutua edificazione di tante giovani anime sacerdotali, appena sa contenere la dolcezza e la esaltazione. Per quella stessa obbedienza che mi aveva dalla mia terra natìa condotto a Roma, dovendomi nel 1925 discostare per servizi più concreti, di cooperazione missionaria nel prossimo Oriente, in Bulgaria e Turchia, potei seguire con vivo interesse anche a distanza, non solo la sorprendente fioritura delle tre Opere Pontificie, ma inoltre la fiamma viva della Unione Missionaria del Clero, che un cuore di apostolo, il Padre Paolo Manna delle Missioni Estere di Milano, riuscì a diffondere, sollevando intorno ad essa un vento di entusiasmo rinno-vatore fra gli ecclesiastici di tutto il mondo», Chiusura del Congresso Nazionale Missionario, in Scritti e discorsi, III, pp. 203-216 (la cit. alle pp. 204-206).

695 L’arcivescovo di Bologna tiene una relazione sul tema: «La Parrocchia e il marittimo»: cfr. Diario di S.E. il Sig. Cardinale Arcivescovo, in «Bollettino della Diocesi di Bologna», 48 (1957)/12, p. 366.

696 Cfr. supra, annotazioni al 9 aprile 1957.697 La Fondazione «Opera S. Maria del Porto», istituita nel 1953 presso il Molo «A» di

Marghera grazie all’interessamento del Provveditorato al Porto e della Diocesi: si prefiggeva l’obiettivo di dare assistenza morale e materiale ai marittimi e ai portuali; su di essa si veda G.G. signore, Apostolatus Maris Mariport: breve storia della Fondazione S. Maria del Porto (1953-1996), Porto Marghera 1997.

1957

470

Nel pomeriggio con mgr. Schiavon e gentilomo co[mmendatore] Bel-lati, corsa a Possagno per il Cent[enario] della nascita di A. Canova. Bella festa, e magnifico ricevimento nobile e popolare. Io ero in cappamagna: presenti mgr. Negrin e Cunial698 e copiosissime civili Autorità. Io lessi il mio discorsino nella Rotonda. Seguì il Te Deum, le distribuzioni delle Borse Canova per giovani studenti premiati: parole delle Autorità (Redos-si del Ministero) e visita alla Gipsoteca. Francamente Canova era un bra-vo uomo: ma le sue sculture – parlo delle femminili – troppo ignude.699 Dñus illi parcat.700

18 settembre, mercoledì701

Per Palermo.702 Al settimo Convegno della Associazione «pro Oriente

698 Nato a Possagno nel 1905, dove aveva anche frequentato l’istituto retto dai pp. Ca-vanis, Ettore Cunial era stato ordinato sacerdote nel 1929. Nel 1953, consacrato arcivescovo, era stato nominato vicegerente di Roma. Sarà successivamente delegato della C.E.I. per l’as-sistenza spirituale agli emigrati italiani e vicecamerlengo della Camera Apostolica Romana. È morto nel 2005.

699 Sulla sensibilità artistica di Roncalli si vedano anche supra gli appunti del 25 febbraio 1957. Significativamente nel suo intervento il patriarca si rifaceva, più che a pensieri propri, alle parole del card. La Fontaine, che nel 1922 era intervenuto in un’analoga cerimonia per com-memorare il primo centenario della morte del Canova: «Miei signori – concluderà Roncalli –, perché in queste brevi parole che vi rivolsi, ad espressione di messaggio pontificale, ho preferito recarvi come l’eco delle onoranze rese al Canova nel primo centenario della sua morte, che entrare nella profondità dell’arte sua? Perché queste profondità non interessano direttamente il mio spirito: sono motivo di discussioni e di dissensi, e di contrasto nel mondo artistico moder-no: ed io non vi sono preparato, né mi sento per nulla inclinato. Resto sempre fedele a ciò che san Tommaso scrive nella Somma “pulchrum dicitur id cuius ipsa apprehensio placet”. Andare più in là significa entrare in una rete di molte controversie ideali, personali, locali. La frase di Antonio Canova: “Mi no odio nessun” è la regola di ogni buon cristiano che si rispetta e ama farsi rispet-tare. Le impressioni e i giudizi degli uomini cambiano come la nuvola nel firmamento, come la moda e il gusto del vestire e del parlare sulla terra. Conviene restare saldi a ciò che è spirituale ed eterno», Nel II Centenario della nascita di Antonio Canova, in Scritti e discorsi, III, pp. 230-233 (la cit. a p. 233).

700 Era ricorso alla medesima espressione per commentare la notizia della caduta di Mussolini nel 1943 e quella della morte di Ernesto Buonaiuti: cfr. La mia vita in Oriente, II, in stampa, e Giovanni XXIII. Nel ricordo del segretario Loris F. Capovilla, cit., p. 223.

701 Il 16 e 17 settembre l’agenda non viene compilata. Dal Diario si ricava però il dato che gran parte di queste due giornate viene occupata da riunioni preparatorie al Sinodo: «Bollet-tino», 48 (1957)/8-9-10, p. 222. Proprio il 17 settembre il patriarca riconferma per iscritto il proprio testamento, il cui nucleo originario risaliva al 1954: cfr. giovanni XXIII, Il Giornale dell’Anima e altri scritti di pietà, (19643), cit., p. 150.

702 Il 16 agosto precedente aveva scritto al card. Ruffini che si sentiva «capace di ben poco: ma un invito di Vostra Eminenza per la settimana di Studi Orientali a Palermo mi onora e mi fa piacere. Lo accolgo senz’altro. So però di non avere a disposizione che il 18 e il

1957

471

Cristiano». Partito in aereo dal Lido con i mgr. Bosa e Schiavon. Bellissimo viaggio benché con cielo brumoso. Buon ricevimento all’aereoporto: Vic. Generale del Card. Ruffini:703 S.E. mgr. Perniciaro di Piana dei Greci:704 reggente della Regione La Loggia,705 sindaco di Palermo,706 ecc. ecc.

Mio alloggio alla Casa Professa dei Gesuiti. Alle 14.30 pranzo dal Car-dinale coi personaggi più alti. A sera mia prolusione nella chiesa dei Ge-suiti restaurata, barrocca!, e per il suo tempo bellissima: per me stupenda anche ora. Mia conversazione bene seguita ed applaudita benché al soli-to io ne fossi poco soddisfatto.707 Dopo cena visita alla Capella Palatina,

19 settembre: e non potrei che fare una volata il pomeriggio 18 per tornarmene a Venezia il 19. Veda un poco se è possibile accontentarsi, più che di una prolusione, di un mio modesto intervento verbale in questa data», AR/FSSD X/668.

703 Mons. Filippo Aglialoro.704 Giuseppe Perniciaro (1907-1981), sacerdote dal 1929, era stato nominato ausiliare di

Piana dei Greci nel 1937; nel 1967 sarà nominato vescovo di Piana degli Albanesi.705 Il democristiano Giuseppe La Loggia (1911-1994), docente di Diritto del lavoro

all’Università di Palermo, era presidente della Regione Sicilia dal 1956 e resterà in carica sino al 1958; sarà successivamente eletto alla Camera dei Deputati.

706 In questo momento il Comune era retto da un commissario prefettizio nella persona di Giuseppe Salerno (1955-1958).

707 Nell’intervento il patriarca ricordava «quando ai primi di maggio del 1923, io ebbi la ventura felice di una prima visita alla Sicilia. […] In quell’anno 1923 ai primordi del Pontifica-to di Pio XI, l’obbedienza teneva l’anima mia e molte altre assieme, tutte intente a far onore alla seconda parte della invocazione litanica, cioè all’apostolato per l’Opera della Propagazione della Fede, considerata nelle sue finalità generali. […] Ricercavo in questi giorni l’antica nota o registro delle mie sante Messe celebrate in Sicilia, in quel maggio pieno di letizia e di profumo. L’occhio – che dire? – il cuore ritornava sorridente al nome di quelle località e di quegli altari benedetti su cui celebrai e su alcuni più volte […]. E vogliate permettermi di precisare anche un’altra circostanza di quella mia peregrinazione sicula, che durò un mese esatto. Tornando in continente, come udii i Siciliani chiamare il resto d’Italia, lungo la via mi soffermai per tre giorni interi a Cava dei Tirreni, ospite di quell’illustre Vescovo mio amico tanto buono e gentile, mon-signore Luigi Lavitrano, che trasferito poi a Palermo come Arcivescovo e Cardinale, doveva di qua aprire la via all’Apostolato per l’Oriente Cristiano, di cui questo convegno di preghiera e di studi è la settima solenne manifestazione. Questo tema caratteristico è tutto nelle parole omnes errantes ad unitatem ecclesiae revocare della invocazione litanica. Questa unità santa e benedetta fu l’ultimo sospiro potremmo dire l’estremo anelito del Cuore di Gesù in faccia alla morte tempo-rale, in faccia alla nuova vita, che di là doveva elevarsi ad affermazione di trionfo di lui e dei suoi che da lui avrebbero preso nome e vita. […] Purtroppo lungo i secoli la tunica inconsutile di Cristo fu più volte stracciata, e lo è ancora. Eresie, scismi e più modernamente e tristemente la costruzione di questa torre babelica – Babylon magna – che è lo scandalo permanente dei nostri occhi e l’amarezza dei nostri cuori, che si chiama laicismo, cioè separazione graduale dalla intera opera della chiesa. […] Noi stiamo tuttora innanzi ad una statistica desolante, che qui è super-fluo ripetere. La responsabilità è tutta dei nostri fratelli separati? È in parte loro: ma in gran par-te è nostra. “Coloro che soffrono nello scisma – scrive monsignore de Bossuet a monsignore!

1957

472

visione mirabile fra le più belle del mondo intero. Esecuzione di alcuni canti liturgici Greci.

19 settembre, giovedìNotte buona in piccolo letto. S. Messa all’altare maggiore della chiesa di

Casa Professa: poche persone ad ascoltarla. Poi intera mattinata col Card. Arcivescovo che mi mostrò tutta la sua regale residenza: i restauri che vi fece, le opere – Azione Cattolica – Assistenza sanitaria – sale di ritrovo – scuola di ragazze per cucito, macchine da scrivere, stenografia ecc. che vi ha istituito, uffici di Curia ecc.: poi la cattedrale ben restaurata dentro e fuori e il villaggio del cardinale Ruffini. Evidente<mente> il Card. ha potuto aiutarsi con somme destinate alla Regione Sicula dal Governo Nazionale. Certo il suo lavoro fù ed è notevolissimo.708 Seguì [[presso la]] la colazione alla Casa Professa dei Gesuiti.

Alle 15 ero di nuovo in [[auto]] aereo, ed a[lle] 18.30 di ritorno felice a Venezia con molta soddisfazione spirituale.

Milord Perth – non avranno mai che uno zelo amaro”. Sta a noi di raddolcirlo col tratto, colla parola, con l’esempio della nostra umiltà, della nostra carità: soprattutto di queste due virtù che vincono ogni resistenza. Non è mio compito attraversare i vari campi in cui vivono in Europa gli appartenenti alle due più forti porzioni dei nostri fratelli separati. L’esperienza di lunghi anni di contatto con loro mi ha insegnato ad apprezzare le tante buone qualità del loro spirito, a voler loro bene. In Bulgaria, in Turchia, in Grecia e altrove potei ammirare le loro chiese, i loro mo-nasteri, le loro istituzioni religiose, e cogliere ciò che la loro tradizione liturgica ha loro lasciato a consolazione dello spirito. Rammento sempre le visite fatte ai grandi monasteri del Monte Athos, alle Meteore in Grecia, a San Giovanni di Rila in Bulgaria, e ad altri luoghi sacri alla loro storia ed alla loro preghiera, come alla preghiera dei loro padri e degli avi. […] Si può meglio riuscire a ridare al corpo di Cristo le sue membra? Ma il lavoro è urgente. Gli organizzatori di questa settimana di preghiera e di studi hanno posto questa urgenza come eccitamento al far presto, al far bene. Non è il Signore che ci ha garantito il successo? Gli ultimi Papi vi insistono: e questo basta per incoraggiare un lavoratore cattolico per la Unione. La deficienza principale del lavoro unionistico dell’ora attuale è che esso è ancora poco esteso fra le masse che pur sarebbe-ro capaci di apprezzarlo. Un mio vecchio amico Belga, il benedettino don Albert Beauduin fino dal 1926, quando io ero agli inizi del mio lavoro pratico di cooperazione nel prossimo Oriente, diceva: “bisogna creare in Occidente a favore della riunione delle Chiese separate un movimen-to parallelo a quello della Propagazione della Fede”. Io uscivo proprio allora dalla ricostituzione della Opera Pontificia della Propagazione della Fede nel mondo sotto il gesto del nuovo Papa, il glorioso Pio XI. E penso che bisogna tornare alla idea di Don Albert Beauduin», Alla VII Settimana di Studi per l’Oriente cristiano, in Scritti e discorsi, III, pp. 234-242.

708 Ernesto Ruffini (1888-1967), sacerdote della diocesi di Mantova dal 1910, era stato nominato arcivescovo di Palermo nel 1945 e l’anno successivo era stato creato cardinale. Su di lui si vedano A. roMano, Ernesto Ruffini, cardinale arcivescovo di Palermo (1946-1967), Calta-nissetta 2002, e F.M. stabile, Palermo, la Chiesa baluardo del card. E. Ruffini (1946-1948), in Le Chiese di Pio XII, a cura di A. Riccardi, Roma-Bari 1986, pp. 367-392.

1957

473

20 settembre, venerdìPunto di mezzo fra due [[visite]] missioni, a Palermo [[che te]] ed a Clu-

sone. Nel frattempo parecchie brighe, tribolazioni da regolare e da [x]709

21 settembre, sabatoDa Venezia a Milano: in treno rapidissimo con Dinon e Guido [Gus-

so]. A Milano verso le 10. Il segret. Macchi dell’Arcivescovo alla stazione,710 e con lui in arcivescovado, dove mgr. Montini mi trattenne a lungo in interessante conversazione sino alle 11.30.711 Di là in auto Maffeis a Sotto il Monte.712 Colazione privata a Camaitino. Poi riposo breve. Saluto alla Colombera e al Cimitero e partenza per Bergamo. Ivi breve visita in Duo-mo e Santa Maria, e di là verso le 17 ripreso viaggio per Clusone. Ah! che bellissime accoglienze, bene organizzate, tranquille, liete. Non inveni taliter omni nationi [cfr. Sal 147,20] Prima al Paradiso, poi presso l’arciprete dove cenammo in poca comitiva:713 e infine magnifici complimenti dai gover-nanti di Clusone, di Bergamo, al Municipio. Veramente non plus ultra.

22 settembre, domenicaA Clusone. Di buon mattino preparazione in iscritto del mio discorso

al Vangelo.714 Alle 10 bel Pontificale al Paradiso gremitissimo. Vi arrivai in

709 Il Diario segnala che il patriaca «riceve S.E. il dr. Giuseppe Bellano, nuovo Procurato-re della Repubblica presso la Corte di Appello. Si intrattiene con i Signori medici partecipanti al Congresso Internazionale di Medicina Militare, presentatigli dal prof. Guido Sanvenero-Rosselli. Alle ore 20 presiede a S. Nicolò dei Mendicoli alla celebrazione di suffragio nel corso della Missione popolare. Alle 21 assiste alla Scuola di San Rocco al concerto di musiche reli-giose di Luigi Dellapiccola e di Olivier Messiaen»: «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 223.

710 Pasquale Macchi (1923-2006), originario di Varese, sacerdote dal 1946, era segretario di mons. Montini dal 1954 e conserverà questo incarico anche all’indomani dell’elezione dell’arci-vescovo di Milano a papa. Nel 1988, consacrato vescovo, sarà nominato prelato del Santuario di Loreto.

711 Non v’è traccia di tale incontro in G. adornato, Cronologia dell’episcopato di Giovanni Battista Montini a Milano, 4 gennaio 1955-21 giugno 1963, Brescia 2002, pp. 407-408.

712 Cfr. supra, appunti del 29 maggio 1956.713 Roncalli si reca a Clusone per presiedere le celebrazioni del 50° dell’incoronazione

della B.V. Addolorata del Paradiso compiuta dal card. Ferrari. Il 25 agosto precedente aveva scritto all’arciprete di Clusone, don Mariano Spada, che accettava di venire e che la cerimonia sarebbe stata per lui «una grande consolazione», dal momento che ricordava «benissimo le feste della I e II Incoronazione, le persone ormai quasi tutte passate al di là, e che mi aspet-tano dall’altra riva. Queste evocazioni dello spirito fanno buon sangue e mantengono la lena e il coraggio per il resto del cammino», AR/Int 2851.

714 In alcune Tracce per l’omelia, poi rimaste inedite nell’archivio parrocchiale di Clusone (ora in copia in AR/ISR, f. «Venezia»), Roncalli ricordava tra le altre cose la sua «presenza alla

1957

474

processione in cappa e capello rosso. Accoglienze devote e festosissime. Dopo la Messa: mio discorso: ricordi del Cinquantenario: ammonimenti e incoraggiamento. Pranzo in collegio Angelo Mai che fù ivi studente. Bella riunione: sindaci di Bergamo e di Clusone, Simoncini e Pellegrini, dep. Pacati che parlò molto bene.715

Nel pomeriggio visita alla sig.na Fogaccia che ci accolse nel suo splen-dido palazzo avito: dove ricordammo suo fratello conte Piero.716 Ripren-demmo il viaggio su Bergamo con auto Maffeis, sino a Brescia. Di là treno fino a Bergamo!717 dove alle ore 20.30 fummo a Venezia in buone condi-zioni.

23 settembre, lunedì [Commemorazione dei SS. Elisabetta e Zaccaria]Ore 8 S. Messa a bordo del nuovissimo vapore dell’Adriatica – Ausonia

– che sarebbe l’ultima espressione di simili mezzi di Navigazione. Que-sta è fatta per il Mediterraneo, Venezia, Siria, Palestina, Egitto. La Messa fù per il personale della società co. Foscari, ecc. e tutti gli addetti. Tutto ben preparato: mie parole infine col richiamo di S. Elisabetta la madre di S. Gio[vanni] B[attista] La omonima della madre del presidente – Fino a mezzodì attesi alla rielezione della Sup. Generale delle Suore di S. Giu-seppe. Cose ben fatte. Mie parole sul «quattuor magnam exportantibus! pacem» [IC III.23].718

festa della Incoronazione del 1907. Mia andata a Milano per accompagnarvi sino a Clusone in carrozza il Card. Ferrari arcivescovo. Ero segretario di mgr. Radini Tedeschi. Emozioni del mio spirito: trovarmi qui dopo 50 anni, umilissimo cardinale patriarca di Venezia, accanto al degnissimo vescovo di Bergamo mgr. Piazzi. Grato dell’onore ma ben mortificato e confuso sapendolo meritato così poco. Ben unito allo spirito dei clusonesi trovati ancora così bravi e vivaci nella loro fede schietta e semplice, come mezzo secolo fa, godo del mio ottimismo. Rinnovo grazie e felicitazioni per i rappresentanti dell’ordine civile, politico e sociale che incontrai così degni, così nobili, così distinti. Chi è avanzato negli anni, e non sfornito di qualche esperienza, e sa fare giusti confronti, trova tanti motivi di compiacimento e che è meglio speso il tempo che la lingua impiega a constatare ciò che è motivo di consolazione e di fiducia, che non il tempo sciupato in interminabili lamenti di poco costrutto e di inefficace contributo al progresso spirituale. Per quanto concerne il dar valore alla propria attività, il migliorarla volgendola a vero benessere intimo e sociale, la Madonna dei dolori del Paradiso di Clusone continua ad apprestarci l’ammonimento più elevato e più grave […]».

715 Tarcisio Pacati (1904-1960), della D.C., era stato consigliere comunale di Clusone e quindi consigliere provinciale e assessore ai Lavori Pubblici per la Provincia di Bergamo; era stato eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nel 1948.

716 Su di lui si veda M. coMPagnoni, Il conte Piero Fogaccia, 1875-1956: uomo d’azione, stu-dioso, benefattore, Bergamo 2001.

717 Lapsus del patriarca: intendeva evidentemente riferirsi a Venezia.718 Cfr. supra, appunti del 29 marzo 1956.

1957

475

Nel pomeriggio: visita del Parroco Bertuletti di Cepino Imagna,719 di mgr. Da Villa arcipr. di Mestre, di mgr. Pro. Vic. Gottardi, di un cresiman-do affetto da poliomelite. Mgr. Olivotti fù ricevuto a mezzodì.

24 settembre, martedìVisite Pastorali a Cittanova e a Ca’ Turcata. Mia Messa a Cittanova alle

6.30: ed esequie: poi S.S. Cresime. Alle 8.30 eravamo a Ca’ Turcata dove disse la Messa mgr. Schiavon cerimoniere: poi esequie e Cresime e visita all’archivio, e date le firme.

Ritornai a Cittanova per sentire i ragazzi e parlare coi capi della Giunta e dell’Azione Cattolica. Seguì la colazione presso il parroco Bezzegato! e c’erano con lui altri due sacerdoti circonvicini. Tutti e tre buoni preti pro-venienti da Treviso.720 Alle 15.30 fui di nuovo a Ca’ Turcata: per l’esame di catechismo: mi ritirai al canto dei Vespri e alla processione che sentii però ed osservai da lontano: che bellezza. Me ne compiacqui col bravo don De Rai Antonio ivi parroco, pieno di fervore e di desideri.

25 settembre, mercoledìPreparazione al primo corso di Esercizi in vista del Sinodo.721 Mia

introduzione ispirata dall’intero capitolo XXV del primo libro della «Imi-tazione di Cristo». De ferventi emendatione totius vitae nostrae.722

719 Angelo Bertuletti (1897-1974), sacerdote dal 1931, già cappellano presso alcuni ri-coveri e la Casa Generalizia delle Poverelle, nel 1951 era stato nominato vicario adiutore di Cepino; ne sarà successivamente parroco dal 1954 al 1971.

720 Giovanni Bessegato (1909-1983), ordinato sacerdote in diocesi di Treviso nel 1935, era stato incardinato nel presbiterio veneziano dopo l’annessione al patriarcato di una parte del territorio diocesano trevisano. Era stato nominato parroco di Cittanova nel 1954 e vi resterà sino al 1970, Liber Vitae, p. 145.

721 Sin dal maggio precedente era stato annunciato che in preparazione al Sinodo si sarebbero tenuti tre corsi distinti di esercizi spirituali che avrebbero sostitutito le tradizionali giornate sacerdotali: il primo corso, che andava dal 25 al 28 settembre veniva tenuto da mons. Radossi: cfr. «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, pp. 211-212.

722 Questi gli appunti redatti dal patriarca per l’occasione: «Prolusione – Ritiro sacerdoti ante Synodum / 25 settembre 1957. Alla Salute / La stagione delle Prolusioni. Ma questa è la più importante per il Patriarca. Si inspira ad alcuni pensieri del capo XXV del I libro della Im. Xsti[:] De ferventi emendatione totius vitae nostrae / I pensiero: Su: sveglia. Che fai? che pensi? Hai la tua età: l’avvenire ti inquieta. Coraggio: modicum laboris et magnam requiem invenies. Si permanseris fidelis et fervidus, Dio ti sarà fidelis et locuplex. Riuscirai alla palma ma non sei sicuro. L’incertezza ti sia sprone. 2. La storia di chi dubitava, innanzi ad un altare. Se sapessi che cosa il Signore vuole da me: e se sarò perseverante. La voce risponde: fa´ come <se lo> sapessi: e sarai sicuro. Si accontentò: cessò di fare il curioso sul suo avvenire: guardò allo stato presente: vi riconobbe la sua strada: la volontà del Signore beneplacens et perfetta. Spera in

1957

476

A sera diedi invece alcuni saggi della bellezza e delle disgrazie del sa-cerdozio: Luci ed ombre. La luce nel «Sic decet omnino clericum! in sor-tem Dñi locatum![»] del Concilio di Trento:723 e le ombre nella opposizione alle leggi della sacerdotale dignità: morale, economia, dottrina. Penso che il richiamo non sia stato infelice anche se non ho creduto bene di ampliarne di troppo le proporzioni.724

Dño: fac bonitatem, abiterai la terra e ti pascerai delle sue ricchezze. 3) Le indisposizioni a decidersi horror difficultatis, et labor certaminis. Qui ci vuol coraggio a decidere: e poi vincere se stesso, e sapersi mortificare. Ardore ci vuole: chi più ne ha meglio arriva: e meglio arriva chi ha più difetti: che non chi ne ha più pochi ed è morigeratus: ma poco dinamico. 4) Criterio buono: sapersi sottrarre con violenza a ciò che più ci compromette: e starò a ciò che è più im-portante per ciascuno. Dunque: tabacco, vino, letture, ricerca del proprio commodo, del pro-prio capriccio, o ostinazione, nò!. 5) Altro criterio buono: essere attento ad evitare e a vincere ciò che non approvi negli altri: attento e studioso a compiere ciò che i buoni esempi altrui ti indicano come edificante. Oh! che bella cosa: jocundum et dulce vedere gli altri fervidi, devoti, e morigerati e disciplinati: oh! che tristezza osservare chi è disordinato ed errante, e non potrà riuscire a buon fine. 6) Sopra questi pensieri l’immagine del Crocifisso. È motivo di rossore, dopo tanti anni, esserci conformati così poco a Gesù Crocifisso. O si Jesus crucifixus in cor nostrum veniret, quam cito et sufficienter docti essemus. 7) Il colmo della felicità nostra in questo mondo è il non dover cercare consolazione nelle creature. Se noi ci dessimo tutti al fervore oh! che grande pace in noi: e quanto meno grave ci sarebbe la fatica per l’amore di Cristo, e per la nostra santificazione. Homo fervidus et diligens ad omnia est paratus. Chi non evita i difetti lievi, [[gr]] cadrà sicuramente in difetti più grandi. Godrà sempre a vespero chi ha speso la giornata fruttuosamente. Vigilare incoraggiare, ammonire se stesso: questa è la perfezione, e la via più sicura per salirvi. Tantum proficies: quantum tibi ipsi vim intuleris. Amen», AR/FSSD X/681.

723 Cfr. conciliuM tridentinuM, Sessio XXII, can. I, in Conciliorum Oecumenicorum Decreta, a cura di G. Alberigo, G.L. Dossetti, P.-P. Joannou, C. Leonardi, P. Prodi, Bologna 1991, p. 737. Roncalli era ricorso varie volte – e lungo un arco di tempo estremamente ampio – a que-sto canone (peraltro un richiamo classico per la formazione spirituale dei chierici): cfr. GdA, note del 1895, p. 3; Vita in Oriente, II, note del 6 febbraio 1940, in stampa; Pace e Vangelo, I, p. 176; vi si richiamerà anche nel corso del Sinodo Romano, indicando come questi fossero «punti di dottrina e indirizzi pratici di condotta che Ci sono familiari dagli anni del seminario, e che ancora riteniamo e ripetiamo a memoria», DMC, II, p. 147.

724 «25.IX.957 / Note sparse di vita pastorale / Christus magna sacerdotum tunica / [[La convivenza del clero secolare]] – Luci ed ombre di vita sacerdotale / Il sacerdote alter Chri-stus diffonde dappertutto la carità e la luce di Cristo. Da se´ può far meraviglie. La storia è piena di esempi: dai singoli discepoli di Gesù: dagli apostoli presi singolarmente fino al Cu-rato d’Ars, all’ultimo dei curati di nostra conoscenza. La tunica di Cristo ci pone in faccia al mondo come egli apparve, nelle sue presentazioni, dalla nudità innocente di Betlemme sino a quella insanguinata sulla croce: anche quella nudità fù un investimento* di purezza, di povertà, di gloria. Qui torna alla precisione* il bel vestimento proprio degli ecclesiastici e il Sic decet omnino ut clerici in Dño vocatus, habitù!, gestu, incessu, sermone nil nisi grave, ac moderatum ac religione plenam prae seferant. Levia etiam delicta ut <si> maxime essent effugiant. Commento largo e delicato circa questo “sic decet” e accenno sufficiente agli in-convenienti notati in contrasto di questa disciplina. La convivenza del clero secolare: i due

1957

477

26 settembre, giovedìS. Messa in casa: e poi la giornata in Seminario: ad ascoltare un po´

tutti e ciascuno. Ringrazio il Signore di aver potuto far giungere a cia-scuno umilmente il verbum veritatis [cfr. Sal 118,43; 2Tm 1,15; Ef 1,13],725 circa le incertezze che la situazione dell’uno o dell’altro crea al mio spi-rito. Parole serene e rispettose, ma sincere. Così feci coi titolari di Dese, di S. Francesco di Paola, di S. Antonio di Lido,726 ecc. ecc.727 Spero che tutto riuscirà a bene.

A sera continuando le mie note pastorali a proposito di convivenza sociale cogli ecclesiastici e con tutte le anime, presi la ispirazione dalle lettere ai Galati cc. V. e VI. E poi dal cap. III del II [[secolo]] libro «De Imitatione Xsti» De bono et pacifico homine. Ammonizioni assai importanti per la condotta del clero.728

sistemi: sacerdoti col parroco, o separati ciascuno restando in casa propria o dei parenti due aspetti, vantaggi e danni. I familiari del prete: genitori: fratelli, sorelle cognati: nepoti. Per forza di circostanze conviene tollerare qualche cosa: ma insistere sempre: in modis – et in formis. Alcune ombre della vita sacerdotale, conf. Enciclopedia sacerdotale, pp. 1338 e seg. Tunica Christi splendente in lui che è il capo della Chiesa. Però è sacerdozio esercitato da uomini verso gli uomini, e nel contatto con loro, fra gli splendori occorre talora notare qualche ombra, o per difetto o per corruzione. Dapprima piccole e sfumate poi gravi e dolorose. Le ombre del sacerdote possono toccare in senso di disordine in grado estremo la morale: l’economia, la dottrina. La morale: povero prete, povero prete se di là cade! È un cadere continuato verso l’abisso. Esempi clamorosi: la disistima, il fetore di un prete che cade. Necessità di insistere, perché nemo repente fit pessimus. Occorre resistere forte: oratione et jeiunio. L’Economia. Gli affari di danaro che comportano qualche responsabilità devono essere sfuggiti o trattati con delicatezza scrupolosa. Tutto scrivere: di tutti informata la Curia, gli organi di amministrazione: non lanciarsi mai: provvedere al testamento posto in mano della Curia. Dolce amor di povertade: quanto ti daggiamo amare. Povertade poveri-na: ma del ciel citadini. Infine la dottrina. Il fomite al peccato di Lucifero: eritis [[di]] sicut dii, scientes bonum et malum [Gn 3,5]. La prima grande esperienza fu nel Paradiso terrestre: la storia antica e la moderna e la modernissima continua a dirci il resto. Ardigò e B[u]onaiuti. Dñe miserere», AR/FSSD X/680.

725 L’espressione ha vari riferimenti scritturali (cfr. Sal 118,43; 2Cor 6,7; Ef 1,13; Tm 2,15) e ritorna anche – riferita precisamente a quello che è uno dei doveri del vescovo – in agostino d’iPPona, Enarrationes in Psalmos, In Psalmum 44, in PL, XXXVI, col. 508.

726 Rispettivamente d. Virgilio Giora, d. Mario Gidoni e d. Silvio Massaria.727 Su un taccuino annota a parte: «Note sparse / 26.IX della Salute / Sac. Carli: condi-

zioni gravi sua parrocchia di S. Pantaleo. Converrebbe mutare il Parroco don Rinaldi, molto buono: ma inattivo», AR/FSSD X/683.

728 Sul medesimo taccuino viene riprodotta la traccia del suo intervento: «Altre note, 26.IX. / Seconda conferenza / La convivenza sociale cogli ecclesiastici e con tutte le anime. / Due documenti / 1) Lettera ai Galati c. V e VI / 2. Imitazione di C. De bono et pacifico homine», AR/FSSD X/682.

1957

478

27 settembre, venerdìS. Messa in casa: e poi tutta la giornata alla Salute a ricevere i miei

sacerdoti. Colloqui [[insieme]] con ciascuno in particolare: molto utili alla mite effusione della carità del Vescovo coi suoi sacerdoti. Ne fui contento, anche perché la mia coscienza mi dice di aver così aperto il cuor mio in casi dolorosi.

Mi trattenni a colazione con mgr. [Radossi] arciv. di Spoleto e coi po-chi Superiori del Seminario.729 Nel pomeriggio ripresi le udienze: e a sera continuai [[le note pastorali. Presi ispirazione]] a ricevere fino all’ultimo. Al posto della predica [[ie]] ci fu l’Adorazione del S.S. Sacramento predi-cata da mgr. Raffaele Mario Radossi: io dovetti proseguire nelle conver-sazioni non inutili di cui mi professai contento per non aver sottaciuto la verità ad alcuno, pur dicendola [x] in buona maniera. Mgr. Radossi venne alla cena con me in patriarchio, con mio e suo vivo compiacimento.

28 settembre, sabatoChiusa del I Corso di Esercizi del Clero in vista del Sinodo. Mia

Messa qui in casa e alla Salute mio discorso di chiusa. Consolazione: in-vocazione ai due Santi Patriarchi nostri che amo veder uniti. Dedica del III Giorno del Sinodo – il 27 nov[embre] – a S. Pio X già patriarca ed ora protettore di Venezia. Come a preparazione, in esercizio di virtù per questi due mesi, propongo le virtù teologali e cardinali: fede, speranza e carità, [[spe]] prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, con particolari e interessanti applicazioni.730

Stanotte mi occupai a lungo nella lettura dei discorsi del card. Sarto al Sinodo di Venezia del 1898:731 e ne fui oltremodo commosso, e decido di ripublicarli.732 Avanti mezzodì ho conferito la parrocchia di Lio Picco-lo al sac. [Ghiotto].733

729 Raffaele Mario Radossi (1887-1972), dei conventuali, era stato ordinato sacerdote nel 1909; nel 1942 era stato nominato vescovo di Poreć e Pula (Croazia) e nel 1948 era stato promosso arcivescovo a Spoleto, dove resterà sino al 1967.

730 Cfr. supra, appunti del 20 dicembre 1956.731 Sulla celebrazione di tale sinodo si veda B. bertoli, Il Sinodo del Patriarca Sarto (1898) e

le riforme di Pio X, in Le radici venete di S. Pio X. Atti del convegno di Castelfranco Veneto, 16-17 maggio 1986, a cura di S. Tramontin, Brescia 1987, pp. 105-124.

732 Cfr. Orationes ad clerum in synodum dioecesanam habita anno 1898 ab em.mo ac rev.mo D.D. Jose-pho card. Sarto patriarcha. De necessitate fidei. De sacra catechesi. De administratione sacramenti poenitentiae. De SS.mo eucharistiae sacramento, (Centro Arti e Mestieri della Fondazione Cini), Venezia 1957.

733 Roncalli lascia uno spazio bianco da riempire successivamente. Tarcisio Ghiotto, nato a Spinea (VE) nel 1927, era sacerdote dal 1952.

1957

479

E nelle ore più basse mi occupai intorno alla Prolusione al Convegno della Spiritualità di Vittorio Veneto.734

29 settembre, domenicaVisita P[astorale] a Oriago. In complesso bene. Sacerd[oti] Calegaro! e

Fossato!, ottimi e fervorosi.735 Ambiente però un po’ monotono. Lo dovreb-be svegliare la cura di costruire una nuova parrocchiale grande e risonan-te. Vibrazione più ardente e promettente a Ca’ Sabbioni dove il coadiutore [Rossato] porta avanti bene la fondazione di una nuova parrocchia.

Mi recai là due volte: al mattino assistendo e poi parlando alla Messa di mgr. Schiavon, sempre incoraggiando. Si vede che il terreno è bene avviato, e promette assai. Degna di speciale ammirazione l’opera delle Suore Sacra-mentine di Bergamo che molto incoraggiai. Qui vi si trovano bene e fanno bene.

Feci una corsa a Mira per visitarvi l’arcipr. Nuzzetti. Sempre edificante: ma purtroppo in condizioni infelici e minacciose di salute.736

30 settembre, lunedìDi buon[’]ora a Vittorio Veneto con don Loris per la prolusione al Con-

vegno della Spiritualità. Ottime accoglienze, numeroso clero: mia prolusio-ne. Due modelli di spiritualità: S. Lor. Giustiniani e B. Gregorio Barbarigo, due patrizi Veneti, prelati insigni.737 Al solito io poco contento dei fatti miei.

734 Cfr. infra, appunti del 30 settembre 1957.735 Giuseppe Callegaro (1910-1995), sacerdote dal 1936, già cappellano a Jesolo ed Era-

clea, era diventato parroco di S. Maria Maddalena di Oriago, nel vicariato di Gambarare, proprio nel corso dell’anno; nel 1959 sarà trasferito alla parrocchia di S. Maria Concetta di Eraclea, Liber Vitae, p. 127; Pasquale Rossato, nato a Mira (VE) nel 1928, sacerdote dal 1953, era curato a Ca’ Sabbioni di Oriago.

736 Cfr. supra, appunti del 6 giugno, 16 luglio, 25 luglio e 4 settembre 1957.737 Nel suo lungo intervento il patriarca indicava appunto che intendeva illustrare agli

uditori «due insigni maestri di ascetica e di direzione spirituale più vicini alla nostra mentalità, e meritevoli di essere e di divenire più familiari a noi, così come ci sono cari perché figli ambe-due e gloria insigne della nostra terra Veneta. Pronuncio con rispetto affettuoso il loro nome: san Lorenzo Giustiniani, primo Patriarca di Venezia: e il beato Gregorio Cardinale Barbarigo, vescovo di Bergamo e di Padova. Pastore di anime, mite, e tutto raccolto nel suo camauro, san Lorenzo: ma preminentemente dottore di spiritualità. I contemporanei e i posteri gli conferiro-no il titolo di “doctor suavis”. Uomo di alta cultura e di solida preparazione umanistica e teologica il secondo: insigne mecenate di scienze sacre, dallo sguardo acuto, uomo colto e apostolo: ma preminentemente vescovo in esercizio di infaticabile ministero: ecco il beato Gregorio Barbari-go. […] Questi due personaggi sono una vera illustrazione della dottrina e vita ascetica e mistica posta a servizio ed edificazione dei direttori di coscienze, guide provate, per le ardue ascensioni alle vette della santità. L’uno e l’altro sono ben degni di figurare nel firmamento splendente e

1957

480

Sono ripartito subito. Alle 11 ero di nuovo a Venezia.Nel pomeriggio ebbi cara visita di mgr. Bortignon v[escovo] di Pado-

va con buone intese per il pr[ossimo] convegno episcopale di Torreglia.Alle 19 presiedo qui adunanza Stato Maggiore A.C. previe mie in-

tese matutine con mgr. Bosa. Ascoltai tutto bene con parole cortesi per il cambio della guardia. Parlai con fervore su tre punti: a) necessità di [[ferv]] zelo più infiammato nel senso della unità [di] idee ed intenti, b) più elevazione spirituale, c) collaborazione generosa attività civiche.738 Settembre, Note

«Desiderium gloriae, humilitatis contentione sanare»[:] S. Hieronymi 3 com. in cap. 18 Mathei!. Che parole, che pensiero!739

––––––––––Più grave è ciò che segue[:]«Omnis truncatur affectus, et universa propinquitas amputatur, ne

per occasionem pietatis unusquisque credentium scandalis pateat.Si [inquit] ita est quis tibi coniunctus ut manus, pes, oculus; et est

utilis atque sollicitus, et acutus ad perspiciendum, scandalum autem tibi facit, et propter dissonantiam morum te pertrahit in gehennam, melius est ut [et] propinquitate ejus et emolumentis carnalibus careas, ne, dum vis lucrifacere cognatos et necessarios, causam habeas ruinarum[»] – S. Hieronymi: ibidem. Officio di S. Michele. Breviarium 3 [[fe]] 29.IX.740 ––––––––––

Sancta in manu extraneorum facta sunt: templum [eius] sicut homo igno-bilis.

(Machab. c. 2-1.10) [1Mac 2,8.]––––––––––

sereno dei grandi Padri e Dottori della Chiesa, insigni maestri di spirito e conduttori di popoli», La direzione spirituale. Prolusione a un corso di spiritualità, in Scritti e discorsi, III, pp. 244-254 (la cit. alle pp. 245-246).

738 Proprio a mons. Bosa aveva inviato una lettera il 20 luglio precedente, chiedendogli di riferire ai «Dirigenti dell’A.C. che il Patriarca è contento del loro lavoro: e che nella Visita pastorale si è reso conto di quanto sia provvidenziale e preziosa la loro presenza e la loro opera. Ma conviene che essi non si stanchino: non si lascino prendere da scoraggiamento: non inseguano le ombre di piccole contrarietà che, del resto, non possono mancare. Siano essi coraggiosi, prudenti e solleciti», Sollecitudini pastorali per i Dirigenti dell’A.C. Diocesana, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, pp. 240-241.

739 Breviarium, Pars Autumnalis, Die 29 Septembris, In III Nocturno, Homilia sancti Hieronymi Presbyteri, Lib. 3 Comment. in cap. 18 Matthæi, Lectio VII.

740 Ibidem, Lectio VIII.

1957

481

2 ottobre 1957Press. massima 180

“ minima 85––––––––––

Vescovi di Olivolo n. 19 – 774 “ di Castello n. 32 – 1419-1473Patriarchi n. 42 – 1451-1953 –––– 93Cardinali n. 12741

Eutrapelia742 – virtù che modera i divertimenti.743

Altri dice: L’eutrapelia: virtù che sa rendere le persone piacevoli, è una sfumatura della carità:744 e perciò tanto gradita.745

741 La storia del patriarcato di Venezia iniziava con la fondazione della diocesi di Oli-volo, che nel 774 ebbe il suo primo vescovo nella persona di Obeliebato di Malamocco; proseguì dunque con la diocesi di Castello e quando nel 1451 morì il patriarca di Grado, papa Niccolò V, con la bolla Regis Aeterni soppresse il vescovato di Castello ed il patriar-cato di Grado: le loro rendite e i loro privilegi passarono al nuovo patriarcato di Venezia, del quale fu nominato primo vescovo Lorenzo Giustiniani, già vescovo di Castello: cfr. S. traMontin, Dall’episcopato castellano al patriarcato veneziano, in La Chiesa di Venezia tra medioevo ed età moderna, a cura di G. Vian, pp. 55-90; una sintesi di queste vicende in a. niero, La vita del Patriarcato di Venezia dalle origini ad oggi. Profilo storico, Mestre 2005, pp. 31-35; la cronotassi episcopale di Venezia verrà riproposta in «Bollettino», 48 (1957)/11, pp. 291-293.

742 Sottolineato due volte.743 «Queste sono undici vertudi dal detto Filosofo nomate. La prima si chiama Fortezza,

[…]. La decima si è chiamata Eutrapelia, la quale modera noi ne li sollazzi facendo, quelli usando debitamente», dante alighieri, Convivio, trattato IV, cap. XVII.

744 Così come lo era la cortesia: cfr. supra, appunti del 23 gennaio 1956, e Pace e Vangelo, I, p. 270.

745 Anche il card. Luciani resterà colpito da questa «virtù», «di cui non si sente mai parlare»: «S. Tommaso, invece, la raccomandò. Siate eutrapelici – dice –, cioè capaci di convertire in ridere, nella misura e nel modo conveniente, le cose udite o vedute. Eutra-pelus – spiegava – è colui che, “bene convertit aliqua dicta vel facta in solacium” [Summa Theologiae, IIa-IIae, q. 168, a. 2.]. S. Filippo Neri, santo eutrapelico per eccellenza, disse una volta a papa Clemente VIII: “Che te possano ammazzà!”. Tutti i presenti trattennero il fiato, ma Filippo continuò: “… per la fede de Jesu Cristo”. Tutti respirarono e risero. A un papa si può augurare di morire martire. Fare il commediante – aggiunge s. Tommaso – non è cosa per sé illecita, dal momento che tende a divertire la gente», Omelia per la Festa della Presentazione del Signore, 2 febbraio 1977, in A. luciani-giovanni Paolo i, Opera omnia, VIII: Venezia, 1977-1978. Discorsi, scritti, articoli, Padova 1989, pp. 30-31.

1957

482

1 ottobre, martedìMadonna del Rosario, pregate per me! Intendo offrire questo mese

in preghiera per il buon successo del Sinodo Diocesano. S. Messa in ca-pella. Parecchie udienze. La famiglia di Virginio Ghisleni di Medolago: cioè la seconda moglie sua Maria col figlio Geremia e la figlia Michelina col marito Carissimi. Li accompagna mio nipote Privato in auto, col vice parroco Dentella di Medolago. Mangiarono fuori. – D. Ceresoli arciprete di Bariano con un ragazzo.746

Visita all’altare di S. Marco: mie decisioni circa la sistemazione del-la tomba coi leoncini.747 Ore 16 ricevimento dei Canonici in [[salone]] Patriarchio: e loro avviso circa osservazioni sugli articoli del Sinodo in preparazione.748 Buone e pacifiche intese a proposito di ono<ran>ze a S. Pio X, il 27 nov.749 e di lavori in presbiterio a S. Marco. Poi in Seminario mio inizio del secondo ritiro sacerdotale in preparazione al Sinodo.750

2 ottobre, mercoledì [Santi Angeli Custodi]Mio giorno o<no>mastico secondo il libro del mio Battesimo a Sot-

to il Monte, Angelus Joseph.751 Posso dare a me stesso la testimonianza di esser diventato sempre più familiare al mio caro Angelo Custode. Lo ricordo e lo invoco sovente e ne sento la protezione.

Mi torna piacevole il suggerimento che mi diede il S. Padre Pio XI, di raccomandarmi all’intervento del mio angelo custode cogli angeli del-le persone [[in]] <con> cui ho da trattare. Sentii questo suggerimento

746 Alessandro Ceresoli (1895-1978), sacerdote dal 1922, era stato per un anno viceretto-re della Casa dello Studente; era quindi stato coadiutore a Ponte S. Pietro dal 1923 e dal 1951 era parroco di Bariano, dove resterà sino al 1972.

747 Sul riassetto della tomba dell’evangelista si vedano anche supra gli appunti del 2 feb-braio, 9 marzo, 3 maggio, 24 giugno e 6 settembre 1957.

748 Secondo quanto precedentemente disposto dal patriarca, nella prima quindicina di settembre si erano svolte una serie di speciali adunanze foraniali e sestierali durante le quali i sacerdoti del patriarcato – gli unici membri secondo le disposizioni del Codex del prossimo Sinodo – avevano presentato per iscritto le loro reazioni o proposte rispetto ai materiali già predisposti dalle varie commissioni nominate il 30 maggio.

749 Cfr. supra, appunti del 28 settembre 1957.750 «Alle ore 19.30 dà inizio con un discorso al secondo Corso ascetico-pastorale in

preparazione del Sinodo; e si trattiene al Seminario fino a sabato [5] mattina; dettando la meditazione della sera, e quella conclusiva», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 223; si vedano anche supra gli appunti del 25 settembre 1957.

751 Se ne può vedere la riproduzione in giovanni xxiii, Questo è il mistero della mia vita, I, cit., p. 79.

1957

483

sempre molto efficace.752

A sera mia conversazione coi miei [[adoranti]] sacerdoti esercitanti al Seminario. Illustrai le tre parole: 1) compostezza personale, 2) umiltà, e 3) pace. Commenta<ndo> il «Sic decet» del Concilio di Trento753 e i due capi-toli della Imitazione II e III del libro secondo: umiltà e pace.754

<Alle 21.30 assistetti a S. Giorgio Maggiore all’oratorio il «Re dei do-lori» di [Giovanni Caldara].755 Veramente impressionante e edificante>

3 ottobre, giovedìIn Seminario per il secondo corso degli Esercizi del clero. Ascoltai i

singoli sacerdoti: che mi occupò abbastanza e con profitto di matura e più felice conoscenza. Ciò che importa è aprire il cuore loro.

A sera nella seconda conversazione, richiamandomi al detto di ieri sera, parlai delle luci e delle ombre del sacerdote.756

Nelle luci ho messo 1) la compostezza [[interi]] esteriore secondo il «Sic decet» del Concilio di Trento: 2) la pietà che trova suo zoccolo nella

752 Ritornerà su questo ricordo da papa, rivolgendosi ai fedeli riuniti della basilica di S. Maria degli Angeli il 9 settembre 1962: il resoconto edito successivamente indicava che «par-lando un giorno con l’insigne Pontefice Pio XI, il Santo Padre lo sentì spiegare un bellissimo segreto, a conferma che la protezione dell’angelo custode sempre dà letizia, e ogni difficoltà compone, ogni ostacolo addolcisce. Quando mi accade – confidò Pio XI – di dover parlare con qualche persona, con la quale so che l’argomentare è difficile, e per cui il linguaggio deve essere accentuato con speciale forma di persuasione, allora raccomando all’angelo mio custo-de perché di tutto faccia parola all’angelo custode della persona che devo incontrare: sicchè, una volta stabilita l’intesa tra i due alti spiriti, il colloquio risulta per il meglio ed è facilitato»: DMC, IV, pp. 726-727; su questo si veda pure la testimonianza di mons. Capovilla in Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, p. 89. Anche un testimone della rogatoria parigina rammenta il dispiacere dell’allora nunzio nel constatare come le figure degli angeli custodi «étaient franchement oubliés par l’ensemble des fidèles en France. Aussi l’ai-je entendu souvent parler de la nécessité de les mieux honorer, que les Anges gardiens étaient des créatures divines dignes de respect et de culte. Durant tout son pontificat, Il insista sur la place que les Anges gardiens doivent avoir dans tous les foyers chrétiens»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, cit., I, p. 299 (deposizione di Bernard P.R. Mahieu); sull’argomento si veda anche la lettera alla nipote Enrica del 6 ottobre 1958, in Familiari, II, p. 435.

753 Cfr. supra, appunti del 25 settembre 1957.754 Tali capitoli sono infatti rispettivamente intitolati «De umili submissione» e «De bono

pacifico homine».755 Il patriarca lascia uno spazio vuoto per riempirlo successivamente: il nominativo lo si

ricava dal Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 223. 756 Ritorna sui temi toccati nel ritiro del 25 settembre 1957: cfr. supra.

1957

484

S. Messa e nel Breviario757 – secondo l’Imitazione di Cristo «Corpus Chri-sti et S. Scriptura» IV.XI758 / 3) le devozioni, le grandi e le piccole, 4) sopratutto l’esercizio dello zelo – Nelle ombre ho ricordato quanto ri-guarda la morale, il commercio la dottrina e poi la serie dei 20 Tam tam, dell’esame di coscienza proposto ai Preti della Imit. di Cristo lib. IV. cap. [7] De discussione bonae!759 conscientiae, et emendationis proposito. Efficacissimo e impressionante.760

4 ottobre, venerdì [S. Francesco Confessore]Stanotte mgr. Macacek fù assalito da crisi violenta di cuore. Chiese

a mgr. Loris l’assoluzione e l’Olio Santo che ricevette con grande pietà. Corsi anch’io e stetti pregando intorno a lui per circa un’ora e mezza: poi lo benedissi e lo lasciai visto che si rimetteva in calma. Però ebbi il cuore stretto. Al mattino stava meno male ma sempre male. Io continuai in mat-tinata e anche nel pomeriggio l’ascolto dei sacerdoti esercitanti. Sempre con cuore aperto. Uscendo erano tutti contenti e incoraggiati.

[[Uscen]] Verso le 19 dalla Salute mi trasferii con don Loris all’Ospeda-le. Purtroppo mgr. Macacek moriva qualche minuto prima del mio arrivo.

757 L’importanza di tali elementi, propri della tradizione post-tridentina, nella configu-razione spirituale di Roncalli è stata rimarcata da Melloni, Formazione e sviluppo della cultura di Roncalli, in Papa Giovanni, cit., pp. 5-8; 13-14, e L. butturini, Tradizione e rinnovamento nelle riflessioni del giovane Roncalli, in Un cristiano sul trono di Pietro. Studi storici su Giovanni XXIII, a cura della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna, Sotto il Monte Giovan-ni XXIII 2003, pp. 37-40; 57-70; cfr. anche Pace e Vangelo, I, pp. 83-84.

758 Tale capitolo si intitola: «Quod Corpus Christi et sacra Scriptura sint animae fideli necessaria».

759 Rectius propriae.760 «Ingemisce et dole, quod adhuc tam carnalis sis et mundanus, ita immortificatus a

passionibus, tam plenus concupiscentiarum motibus, tam incustoditus in sensibus exterio-ribus, tam sæpe multis variis phantasiis implicatus, tam multum inclinatus ad exteriora, tam negligens ad interiora, tam levis ad risum et dissolutionem, tam durus ad fletum et compun-ctionem, tam promptus ad laxiora et carnis commoda, tam segnis ad rigorem et fervorem, tam curiosus ad nova capienda et audienda et pulchra intuenda, tam remissus ad humilia et abiecta amplectenda, tam cupidus ad multa habenda, tam parcus ad dandum, tam tenax ad re-tinendum, tam inconsideratus in loquendo, tam incontinens ad tacendum, tam incompositus in moribus, tam importunus in actibus, tam effusus super cibum, tam surdus ad Dei verbum, tam velox ad quietem, tam tardus ad laborem, tam vigilans ad fabulas, tam somnolentus ad vigilias sacras, tam festinus ad finem, tam vagus ad attendendum, tam negligens in Horis per-volvendis, tam tepidus in celebrando, tam aridus in communicando, tam cito distractus, tam raro tibi bene collectus, tam subito commotus ad iram, tam facilis ad alterius displicentiam, tam pronus ad iudicandum, tam rigidus ad arguendum, tam laetus ad prospera, tam debilis in adversis, tam sæpe multa bona proponens, et modicum ad effectum perducens», IC IV.7.2.

1957

485

Non potei che benedirne subito la salma: e fui il primo arrivato. Penso che S. Francesco l’abbia introdotto in Paradiso.761

5 ottobre, sabato<Nozze Manlio Agazzi di Ponte S. Pietro in cappella Patriarcale.>762

Una quindicina di persone e tutto riuscito bene. La sposa Iride Beret-ta deve essere anima distinta. I parenti poi: mamma Gioconda e i fratelli Felice e Giovanni Donadoni, miei antichi e cari alunni della Casa dello Studente, furono quali li desideravo. Dopo queste nozze ci furono tre Cre-sime, tutte della nobiltà Veneta, Brandolin, Arrivabene e Marcello. Buoni contatti i ragazzi erano [ ].

Al mattino alle 8.30 chiusi gli Esercizi del II Corso prendendo ad ar-gomento inspiratomi dalla Imitazione di Cristo, «De meditatione mortis» - lib. I, cap. 23, e ragionai del def. mgr. Macacek, dei degli! insegnamenti ed ammonimenti datici da quella morte. Svolsi con semplicità la dottrina [[di ciò]] che mgr. Macacek ci lascia [[ad in]] a monito cioè i sette motivi di sicurezza per una morte felice.763 A sera scesi in S. Marco per la Messa <di

761 Il patriarca dà immediatamente comunicazione ai diocesani della morte del vicario ge-nerale emerito: «ho il dolore di comunicare ai sacerdoti, alle religiose, ed ai fedeli del nostro pa-triarcato la pia morte, avvenuta questa sera, del rev.mo Monsignore Erminio Macacek, Vicario Generale Emerito, Arcidiacono della Basilica Cattedrale e Delegato delle Religiose. Il sentimen-to di grande stima e di devota e sincera affezione che mi legò a lui da quando la prima volta lo conobbi, venuto a Parigi a recarmi il saluto di Venezia, si è maturato in quasi cinque anni di sua collaborazione saggia e fervorosa al mio ministero episcopale. La sua morte costituisce un lutto di tutto il patriarcato, che lo apprezzò nella sua nobile figura di pastore di anime, e di devotissi-mo collaboratore di tre Patriarchi: l’Em.mo Card. piazza, Mons. Carlo Agostini, e lo scrivente. […] tutti insieme continueremo ad elevare suffraganti preghiere per la benedetta anima di Lui, che anche nelle ultime ore ha saputo dare prove commoventi di pietà e di zelo sacerdotale, e di amore alla sua diletta diocesi»: «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 230.

762 Cfr. supra, appunti del 5 agosto 1957.763 Anche per questa occasione il patriarca predispone una traccia: «5 ottobre 1957 – Riti-

ro dei sacerdoti ante synodum / Fine del II corso / La morte di mgr. Macacek di ieri, festa di S. Francesco. Beato si mi signore, per sora nostra morte ecc. Così dissi finendo la conversazione dell’altra sera. Ecco sora morte arrivata a mgr. Macacek. Stiamo preparandoci al Sinodo. [[Il]] <Uno dei> primi Procuratori, il più anziano[,] si parte. Per noi sentimenti di riverenza, di riconoscenza, di stima e di affezione per questa vita sacerdotale: spesa a lungo a servizio del Signore, e della diocesi. Questa morte è monito e incoraggiamento per ciascuno di noi. Per me innanzitutto che mi tengo preparato per grazia di Dio. L’emendatio quotidiana della nostra vita deve durare. Longa vita non semper emendat. Formidolosum est mori forsitan periculosius diutius* vivere. Mattina e sera sono incerti [IC I.23.2]. Che tristezza vivere senza pensare alla sorpresa della morte. Che letizia e che grande prudenza [[vive]] saper vive[re] come si desidererebbe di essere trovati in morte. Segni precursori di una morte felice: 1) perfectus contemptus mundi 2) fervens desiderium in virtutibus proficiendi 3) amor disciplinae 4) labor poenitentiae 5) promptitudo

1957

486

mgr. Schiavon alle 19 nel Battistero innanzi al corpo non ancora coperto del defunto caro Mgre>

6 ottobre, domenicaVisita Pastorale. Mattino a Borbiago con arciprete Speronello. Belle

accoglienze. Unione dei sacerdoti, gioventù femm. ben curata dalle Sa-cramentine – come dappertutto dove hanno residenza. Anche A.C. bene inquadrata. Si sente però la stanchezza del prolungarsi di un ministero che dura da 50 anni coll’arciprete Speronello per altro buono e attento.764

Nel pomeriggio Visita a S. Pietro in bosco. Processione insolita di in-gresso dal ponte sul Brentello sino alla chiesa omai fuori di uso in attesa di una nuova fabbrica. Molto fervore nella gente: e molte speranze. Funzioni ridotte al minimo, attentis, adiunctis in una capella provvisoria. Però vivacità molta e buon volere in tutti e in concordia. Hic opus però, hic labor.765 Don Poloni molto attivo, impegnato e buono.766

7 ottobre, lunedìStamane i funerali di mgr. Macacek in S. Marco. Mia Messa di suffragio

in casa. Assistetti in cappa alla Messa cantata da mgr. Olivotti mio Vicario Generale ed Ausiliare. Musica di Perosi. Mie parole molto seguite.767 Nel

oboedientiae 6) abnegatio sui 7) preparatio! cujuslibet adversitatis pro amore Christi [IC I.23.4]. Eja c[h]arissime, de quanto periculo te poteris semper! liberare, si modo semper timoratus fue-ris. Stude [nunc] taliter vivere, ut in hora mortis valeas potius gaudere quam timere [IC I.23.6]. Mgr. Macacek ci ha fornito un nobile ed edificante esempio in vita e in morte. Non possiamo del tutto sottrarci dalle cure della vita esterna e mondana. Ma dobbiamo rammentare che siamo sulla terra [[ospiti e]] pellegrini ed ospiti. Non habemus hic manentem civitatem sed futuram inquirimus [Eb 13,14; IC I.23.9]. Tutto fare, pregando, lavorando, santificando, ut possimus ad Dominum post mortem feliciter transire. Amen [IC I.23.9]. Oh! che bel sinodo Diocesano sarà il nostro», AR/FSSD X/685.

764 Francesco Fiorino Speronello (1880-1981), sacerdote della diocesi di Treviso dal 1904, era diventato parroco di Borbiago nel 1910; nel 1927 fu incardinato nel clero del patriarcato a seguito dell’annessione della sua parrocchia nella diocesi di Venezia; nel 1980, compiuti cento anni, sarà nominato canonico onorario di S. Marco, Liber Vitae, pp. 34-35.

765 Cfr. virgilio, Eneide, VI, 129: «sed revocare gradum superasque evadere ad auras, hoc opus, hic labor est».

766 Amedeo Poloni (1893-1968), sacerdote dal 1919, era parroco di S. Pietro in Bosco di Oriago dal 1933 e vi resterà sino al 1963, Liber Vitae, p. 103.

767 Nel suo discorso Roncalli ricordava «con parola commossa come da quel giorno 3 febbraio 1953, in cui lo ricevetti a Parigi, venuto a portarmi il primo saluto di Venezia, fino alla notte del 4 ottobre, lo scorso venerdì, quando gli diedi l’ultima benedizione e l’ultimo amplesso, sempre corse fra le nostre due anime tale unità e conformità di sentimento e di affezione da restarne nel cuore il più caro ed edificante ricordo fino al giorno del nostro finale

1957

487

pomeriggio ascoltai parecchi sacerdoti dopo le prediche di mgr. Muccin Ve-scovo di Belluno.768 Nell’incontro fui felice di constatare come di fatto mi riesca facile dire a ciascuno ciò che gli appartiene:769 però sempre in charitate così da lasciare un buon posto all’incoraggiamento per far meglio.770 Dio voglia che le mie parole e il loro tono riescano efficaci al richiamo ed alla correzione.

8 ottobre, martedìContinua la mia assistenza al Corso di Ritiro Spirituale per i miei cari

sacerdoti radunati alla Salute.Dei tre Vescovi invitati a predicare questo di Belluno [Muccin], pur

tenendosi in buona semplicità, è quello che meglio riesce di tutti. È ben seguito ed apprezzato.771

9 ottobre, mercoledìGiornata in Seminario in ascolto, mattino e pomeriggio, dei vari sa-

cerdoti esercitanti. Ho potuto aprirmi bene con ciascuno: adelante Pedro però per qualcuno,772 dando alla prudenza un posto di rispetto a succes-siva azione benefica e più opportuna.773

ricongiungimento. A suo elogio dirò che la vita di monsignore Macacek fu confusa con la vita della sua diocesi: i suoi giorni furono tutti segnati dall’esercizio del suo ministero: i suoi impie-ghi tutti svolti nella cerchia delle sue molteplici attribuzioni di Vicario Generale, di Arcidiacono e di Delegato per le Religiose. L’innocenza dei costumi: la buona fede: la affabilità: la clemenza presentarono sempre in lui qualcosa di tranquillo e di semplice da sfuggire a singolarità di espressione, così da imporsi ad unanimità di elogio, di rispetto e di venerazione», «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, pp. 232-233; ripreso in Scritti e discorsi, III, pp. 256-260.

768 Il patriarca sta partecipando dalla sera precedente al III Corso ascetico-pastorale presso il Seminario.

769 Roncalli si rivolge tra gli altri anche al proprio ausiliare, come attesta una nota ms redat-ta sotto questa data, avanzando alcuni rilievi sul funzionamenteo dell’Opera Diocesana di Assi-stenza: «Detto tutto circa Oda, intesa frequente con Commissione apposita. Concorso a tutti i bisogni del clero innanzi tutto. Già diede per il Sinodo per conto suo, e promise. Non tutto per le Colonie. Non tutto accentrare in sé. Ma far lavorare gli altri con occhio vigile, ma con senso di fiducia. Farà tutto bene, perché e ottimo, umile e comprensivo», AR/FSSD X/686.

770 Su questa propensione di vedano anche supra gli appunti del 23 gennaio, 25 maggio e 28 settembre 1956; nonché quelli del 26 marzo, 3 aprile, 7 giugno, 1° agosto e 27 settembre 1957.

771 I primi due corsi erano stati predicati dai monss. Radossi di Spoleto e Piasentini di Chioggia.

772 A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XIII, par. 29; cfr. supra, appunti del 17 gennaio, 27 febbraio, 14 ottobre 1956 e 9 maggio 1957.

773 Di queste conversazioni, così come di quelle avute il giorno precedente, lascia memoria su un taccuino a parte: «don [Angelo] Carretta da Trivignano / 8.X.57 / Buone spiegazioni,

1957

488

A mezzodì incontro con mgr. Gianfranceschi V[escovo] di Cesena venuto a Venezia per i funerali del signor Cocco suo antico parrocchiano ai Carmini. A mia preghiera si trattenne con me a desinare in Seminario. E fù un incontro assai amabile che gli permise di dare informazioni co-piose sul buon inizio del suo episcopato in Romagna.

A sera calata rientrai a S. Marco con S.E. mgr. Muccin che trattenni a cena, ed a buon riposo nella camera di S. Pio X.

10 ottobre, giovedì<Conferenza Episcop. Region.>Arrivo a [[Roma-Domus Mariae]] <Torreglia> il 10 alle ore 12 –

Prima adun. alle 15. Prima di partire e dopo la Messa di mgr. Muccin v[escovo] di Belluno, in capella celebrai la mia. Poi accompagnai Mgre in altana e con lui tornai al Seminario, io per l’ultima predica ai sacerdoti, e lui per visitare la fabbrica del S[eminario] Minore. I miei temi o pun-ti stamattina furono 4. a) il Corpus Xsti o S. Messa. b) Sacra Scrittura col Breviario. c) il Rosario di Maria, d) i Santi Patroni, Marco, Lorenzo [Giustiniani] e Pio [X].774 Bene omnia cesserunt. Alle 10 partii con mgr. Muccini! e Loris: alle 11.30 eravamo felicemente a Torreglia. Qui molta

e parole di calma alle sue incertezze. Per ora sta tranquillo come pare: e come vuol restare», AR/FSSD X/688; «Florin!, 9.X.57 / Cinema – Florin! – Inconvenienti gravi. Necessità di un controllo serio: anche nei cinema parrocchiali. Circa [x] buona volontà. Ora ha il capellano don Sergio Pennacchio. Può sperarsi molto. Specialmente sui giovani», AR/FSSD X/689; «Don [Angelo] Rinaldi parr. di S. Pantalon <da 27 anni>. 9.X.957. Alla Salute. Gli ho parlato in via generale della conven[ienza] di darsi un riposo. Citai con lui: Speronello [[di]] a 50 anni di vita a Borbiago, e i due di Gambarare e di Bragora. Accennai ai 3 piccoli appartamenti che mgr. Olivotti sta preparando. Sordità completa su questo punto. Piuttosto egli si lamenta di don Carlo! [rectius d. Antenore Carli], e chiede un cambiamento», AR/FSSD X/690; «don [Gastone] Barrecchia! 9.X.957 / Porta in pace i suoi nervi: e resta degno sacerdote di buon comando, e di buon esempio», AR/FSSD X/691.

774 Questa la traccia predisposta dal patriarca: «Fine del III Corso. 10.X.957 / Ascen-dere ad montem Dñi / I misteri della vita sacerdotale resi noti alla nostra anima: vocazione: gioie: fervori, tepidezze, deficienze. Il Sinodo vuol essere un rinvigorimento di tutta la nostra vita – Ancora un mese: punti di preparazione e di santificazione individuale e col-lettiva al Sinodo. 1) L’unione con Cristo per l’Eucaristia. Leggere e rendersi poi familiare il IV libro della Imitazione di Cristo. Provare: quanta gioia e quanta devozione. 2) L’unione con Cristo e colla Chiesa per il Breviario. Le delizie del Breviario: le vicende storiche della S. Chiesa, e della vita nostra. Esem* il Salmo 89 – di oggi – Canticum Moysis Corpus Christi et S. Scriptura. III) Il Rosario, detto bene meditando e pregando secondo varie intenzioni. Insistendo sulle anime. IV) La devozione accresciuta ai nostri Patroni: S. Marco, S. Loren-zo [Giustiniani], S. Pio [X]. E sempre e in tutto <in> viam pacis, et humilitatis, et mansue-tudinis: in omnibus. Al mondo le battaglie del pensiero, della politica, delle competizioni sociali. A noi penetrare tutto con lo Spirito di Cristo», AR/FSSD X/693.

1957

489

amabilità da parte di tutto!, e pieno pomeriggio di buon lavoro su tre argomenti presentati da mgr. Gargitter, Carraro, e Zinato.775 Serena e fraterna pace.

11 ottobre, venerdìConf. a Torreglia. Mattino e pomeriggio in adunanza. Ordine del

giorno ben nutrito e ben trattato. Interessante la lettera collettiva su l’Azione Cattolica. Il discorso riformatore e [[es]] amplificatore dell’Azio-ne Cattolica pronunciato dal S. Padre il 5 corr. al Secondo Convegno dei laici, ci pose in condizione di modificare il bel testo predisposto da mgr. Carraro, in parecchi punti.776

Rivedemmo tutto bene insieme e decidemmo di mostrarlo al S. Pa-dre prima di stamparlo.777

Alle ore 17 capitarono i Comm. Spada e Piovesan Presid. e Consi-gliere Delegato della Banca Cattolica: e fù un’ora e mezza di felice incon-tro, di buone informazioni, e di sguardo ottimista per l’avvenire.

775 I tre relazionano rispettivamente su: l’«Enciclica “Fidei donum”»; la «Lettera collettiva sull’Azione Cattolica e le altre Associazioni»; il «Regolamento sull’uso degli strumenti musicali in chiesa, sul canto sacro popolare e sulle esecuzioni musicali in occasione di matrimoni»: cfr. Conferenza Episco-pale della Regione Triveneta tenuta a Torreglia Alta nei giorni 10-11-12 ottobre 1957, p. 1, in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Triveneta 1957».

776 Roncalli coglie immediatamente le peculiarità di questo intervento papale, che cer-to ribadiva la tradizionale posizione del magistero sull’argomento (vale a dire la subordi-nazione del laicato alla gerarchia), introducendo però alcuni interessanti segnali di novità: sia riconoscendo – definendola «consecratio mundi» – la centralità del ruolo di quei laici che «sont mêlés intimement à la vie économique et sociale, participent au gouvernement et aux assemblées législatives»; sia prendendo atto dell’insufficienza dell’idea tradizionale di Azione Cattolica per far fronte alle esigenze dell’epoca contemporanea: «L’Action catho-lique – aveva indicato papa Pacelli – ne peut pas non plus revendiquer le monopole de l’apostolat des laïcs, car, à cote d’elle, subsiste l’apostolat laïc libre»: Alte esortazioni e provvide norme del Sommo Pontefice Pio XII ai partecipanti al 2° Congresso Mondiale per l’Apostolato dei Laici, in «L’Osservatore Romano», 7-8 ottobre 1957, pp. 1-2; ripreso in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIX, Città del Vaticano 1958, pp. 455-473; per una sua contestualizza-zione cfr. chenaux, Pie XII. Diplomate et pasteur, cit., p. 339.

777 «La lettera – recita il verbale –, preparata da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Carra-ro prima del discorso del Santo Padre […], è messa a punto col medesimo discorso, attra-verso due attente revisioni. Dopo di che, con l’intesa di sentire il parere della Segreteria di Stato prima della pubblicazione, si conviene che possibilmente sia fatta uscire con la festa di Cristo Re. Ci si accorda anche di affidarne la stampa in fascicolo alle Figlie della Chiesa»: Conferenza Episcopale della Regione Triveneta tenuta a Torreglia Alta nei giorni 10-11-12 ottobre 1957, cit. Su questo si vedano pure infra gli appunti del 26 ottobre 1957.

1957

490

Mie parole cortesi e incoraggianti. Jacob autem patriarcha rem tacite considerabat [Gen 37,11].778

12 ottobre, sabatoA mezzodì: termine Conferenze Regionali ore 12. Partenza nel pome-

riggio.Stanotte preparai la lettera di presentazione – per mgr. Bortignon a

mgr. Dell’Acqua – del testo della lettera collettiva dell’Episcopato in omag-gio al discorso del S. Padre su l’Azione Cattolica. Ai miei buoni confratelli piacque tanto che la vollero applaudire.779 Troppo buoni ed indulgenti in

778 Cfr. supra, annotazioni al 14 marzo 1957. Il verbale riferisce che la relazione sull’attività della Banca Cattolica del Veneto «fu fatta dal Presidente il Comm. Massimo Spada. L’Ammini-stratore Delegato, il Comm. Secondo Piovesan, avvertì che la Banca è pronta a mettere a dispo-sizione degli uomini per dare utili lezioni in materia Bancaria ai Seminaristi. Sua Eminenza Rev.ma ringraziò l’uno e l’altro»: Conferenza Episcopale della Regione Triveneta tenuta a Torreglia Alta nei giorni 10-11-12 ottobre 1957, cit. p. 2; nella riunione del Consiglio d’Amministrazione della Banca tenutosi il 21 ottobre, Spada informerà a sua volta i consiglieri che «ai venerabili presuli [riuniti a Torreglia] egli illustrò l’andamento della Banca ed espresse la gratitudine dei preposti per l’ap-poggio costante dato dal clero»: g. de rosa, Una banca cattolica fra cooperazione e capitalismo. La Banca Cattolica del Veneto, Roma-Bari 1991, p. 241.

779 «(Padova) Torreglia 11.X.957 / Eccellenza, Voglia bene accogliere S.E. mgr. Gerolamo Bordignon!, vescovo di Padova, e segretario della Assemblea dell’Episcopato Triveneto [[qui convenuto per la Conferenza annuale]]. Egli reca il testo della lettera collettiva che abbiamo preparato al chiudersi della nostra [[convegno]] <conferenza annuale. Essa è tutta> sul tema dell’Azione Cattolica svolto sotto la ispirazione del recentissimo discorso del S. Padre il 5 corr. mese ai partecipanti del II Congresso Mondiale per l’apostolato dei laici. L’estensore del do-cumento è il vescovo di Vittorio Veneto mgr. Giuseppe Carraro, [[ma]] fù letto e studiato per ben due volte nella adunanza plenaria di questi Ecc.mi Arciv. e Vescovi. La nostra intenzione semplice [[e]] pura <e unanime> fù di rendere subito publico omaggio al Santo Padre della no-stra fedelissima conformità al <suo> pensiero e all’!<suo> insegnamento del Supremo Gerarca della S. Chiesa: ed anche di offrire in edificazione ai nostri fedeli del Clero e del laicato [[nostro]] un gesto ben significativo [[di]] <della> prontezza di apprezzamento e di felice e rapida appli-cazione dei sapienti indirizzi pratici che l’augusta parola del Papa si è compiaciuta di segnare con risonanza così alta, così vivace, così precisa. Prima di passare alla publicazione abbiamo creduto bene di far giungere il testo di questa lettera collettiva alla conoscenza personale del Santo Padre: [[desiderosi]] <ansiosi filialmente> come siamo che tutto riesca di perfetto gradimento del Suo spirito: e neppure per un et o per una virgola ci sfugga alcunchè di meno conforme al suo pensiero o al suo desiderio. Ed abbiamo voluto affidare il nostro messaggio alle mani del vene-rabile e illustre Confratello e caro Segretario della nostra assemblea <S.E.> mgr. [Bortignon]. S.E mgr. Bortignon, [[illustre e degnissimo]] potrà aggiungere ogni chiarimento [[desiderabile]] <opportuno>, e rinnovare colla sua voce l’affermazione dell’ossequio obbediente ed affettuo-so di tutti i membri dell’Episcopato Triveneto al Santo Padre la cui benedizione sarà per tutti e per ciascuno incoraggiamento e consolazione. Vostra Eccellenza mi voglia ben scusare della poca eleganza di queste mie righe, scritte quando mgr. Vescovo di Padova aveva già i piedi nella staffa per partire per Roma, e noi tutti per tornare nelle nostre sedi. A Vostra Eccellenza grazie le più vive e voti più lieti e sinceri / dev.mo aff.mo + Angelo Gius. card. Roncalli patriarca», in

1957

491

verità. Le adunanze finirono bene.780 Al mattino ricordai a mgr. Bortignon il dovere di una preghiera di suffragio per i nostri Predecessori morti: e fù fatta da mgr. Urbani dopo la mia Messa. Partimmo verso le 15. Don Loris venne a prendermi. Breve visita all’arcip. di Mira Nuzzetti, a Don Speronello all’Osp. di Mestre: presiedetti al ricev. di don Carlo Corrao! a S. Canciano:781 e tornai a Padova per la esecuzione della «Resurrezione di Lazzaro» di Perosi. A mezzanotte ero di nuovo a S. Marco <sano, salvo e contento. Laus Deo>

13 ottobre, domenica [Domenica IX dopo Pentecoste]Alle ore 8.30 S. Messa a S. Marco sull’entrata della iconostasi per l’ini-

zio del nuovo anno di Azione Cattolica. Il sito non mi piace: ma la pru-denza mi consiglia di sopportare.782 Vera folla di uomini e donne di A.C. Mio discorso al Vangelo sul Vangelo della domenica: transitavit in patriam: e il miracolo del paralitico:783 applicati alle due vite. Mi venne bene – Alle 10 grande adunanza in Salone Pio X. Lungo rapporto Bacchion. Io toccai 4 punti: 1) la dottrina e la disciplina ora come nell’agosto 1956 colla mia lettera «Richiami ed incitamenti».784 <2> poi l’apostolato per la moralità:

ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferen-za Episcopale Triveneta 1957».

780 Un estratto del verbale e degli accordi raggiunti sui vari punti verrà edito in «Bollet-tino», 49 (1958)/1, pp. 43-46.

781 Cioè lo immette nel possesso canonico della parrocchia.782 A Roncalli non piace celebrare distante dall’altare principale: ma in questo modo rie-

sce ancora una volta a rendere evidente il disagio comportato dai plutei; su questo si vedano pure supra gli appunti dell’8 novembre 1956 e, infra, del 9 novembre 1957; si veda anche Pace e Vangelo, I, p. 591.

783 Missale, Dominica XVIII post Pentecosten, Sequentia sancti Evangelii secundum Matthæum (Mt 9,1-8).

784 L’8 ottobre precedente aveva appuntato rapidamente su un taccuino di quanto detto il giorno stesso a mons. Bosa, che lo aveva riaccompagnato a casa dal Seminario: «Gli rac-comandai l’affare dei giovani. Circa l’apertura a sinistra et reliqua niente da cambiare dalla mia lettera del 12 agosto 1956. Sui punti fondamentali dottrina e disciplina più intransigente che mai. In tempo freddo e nebbioso ci vuole più chiarezza e decisione che mai. – Speriamo bene», AR/FSSD X/687; sull’intervento dell’estate 1956 si era soffermato anche nell’Epistola Paschalis del 18 aprile: in questa sede aveva ricordato che «già a Natale del 1955 un breve messaggio in espressione di augurio fu invito a tutti, specialmente ai più giovani, a tenersi sulla via dritta, chiara e trasparente della buona dottrina e della sicura disciplina, al di fuori di seducenti ma fallaci incantesimi. I più lo intesero. Qualcuno preferì tenersi al di sopra del giudizio e degli indirizzi della Autorità Ecclesiastica ben precisi e ben noti, in una materia sulle onde inquiete, affidandosi a fragile schermo, verso un incerto e periglioso avvenire. L’affermarsi delle manifestazioni di pensiero e di propositi in difformità dagli avvertimenti, caritatevolmente sussurrati e ripetuti, in prolungato esercizio di pazienza e di longanimità,

1957

492

incominciare da noi: 3 le mie sollecitudini per S. Marco: plutei e tomba, 4) annunzio dell’invito a Lourdes il 24 marzo 1958.785 Grande entusiasmo – Nel pomeriggio Visita Past. a Stretti di Eraclea, S. Cresima: dottrina cristiana: poi mia S. Messa [[e tornai]] Assoluz. defunti: benedizione 12 nuovi appartamenti per le famiglie. Ricev. caloroso della Giunta e ritorno contento a Venezia.

14 ottobre, lunedì<Fa el mincion per no pagà dazi>786

In mattinata udienze senza fine: don Romanello, giovane Pastega di Istanbul, Ammiraglio Baslini colla sua signora che è figlia di Daniele Cre-spi, e figliuoletto, e parecchie altre persone.787

circa gli accostamenti dello spirito di una corrente di giovani a teorie, a metodi, a persone completamente lontani, estranei, e persino notoriamente avversi ai principi fondamentali della dottrina e della vita cattolica in materia di rapporti sociali, suggerì ed impose alla mia coscienza di pastore e di padre alcuni “Richiami ed incitamenti” specialmente indirizzati agli iscritti ed agli aderenti alle Associazioni cattoliche. Posso assicurare che, scrivendo quelle pa-gine del 12 agosto 1956, il mio sguardo era contenuto entro i confini della mia cara diocesi di Venezia, come fu e resta sempre mio proposito e mio stile. Perciò la mia sorpresa fu grande innanzi alle impressioni in vario senso, che quelle semplici ed umili parole sollevarono, in forma benefica di chiarificazione e di messa a punto in tutta Italia. Rileggete ancora a qualche mese di distanza quel documento innocente ed onesto. Esso nulla ha perduto della sua attua-lità. Confrontatelo nella successione degli avvenimenti della vita quotidiana, dell’ascendere e dell’abbassarsi delle varie attitudini in faccia a quella dottrina: per alcuni di fervore, e per altri di illusione certo incosciente: vi troverete un termometro di vita spirituale che ora segna bel tempo, ed ora annunzia tempesta»: «Bollettino», 48 (1957)/3-4, pp. 77-78.

785 Il 7 settembre precedente il vescovo di Lourdes, Pierre Marie Théas, legato da un rap-porto di stima e di riconoscenza verso l’antico nunzio in Francia, aveva invitato Roncalli a pre-siedere alla consacrazione della nuova chiesa sotterranea di S. Pio X costruita presso il santuario pirenaico; prima di accettare, il patriarca di Venezia aveva interpellato la segreteria di Stato, per conoscere l’opinione del papa al riguardo e avuto da questa il consenso aveva finalmente telegrafato a mons. Théas: «Heureux accepter définitivement aimable invitation»; lo scambio epistolare è stato edito in roncalli, Souvenirs d’un nonce, cit., pp. 211-214; per il telegramma di accettazione cfr. Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII construc-tus in Curia Parisiensi, cit., I, p. 384.

786 Si sta richiamando a un antico proverbio diffuso anche altrove con minime varianti («far lo sciocco per non pagar il sale»; «fare il minchione per non pagar gabella»). Descrive peraltro una scelta di doppiezza che Roncalli aveva rigettatto sin dagli anni giovanili, decidendo di essere se stesso al di là dei costi che ciò avrebbe implicato: « Dicono e credono che io sia un minchio-ne. Lo sarò anche, ma il mio amor proprio non lo vorrebbe credere. È qui il bello del giuoco. Ecco quì! il bell’argomento d’esercitarmi nella pazienza, nella mortificazione, di piacere a Maria, alla mia bella Immacolata», GdA, appunti del 22 maggio 1899, p. 94.

787 Il Diario segnala anche l’incontro con «la Presidenza Diocesana della GIAC con il dr. Vinci, presidente centrale»: «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 224.

1957

493

Mi fù sorpresa carissima la visita di S.E. mgr. Battaglia vescovo di Fa-enza condottomi in auto [[con]] da don Battista.788

Venne ad impegnarmi per la domenica 14 e 15 settembre del 1958 per l’inaugurazione del Congresso Eucaristico Mariano, giusto a Faenza.

Acconsentii di buon grado e nulla mi sarà più piacevole. Trascorsi così qualche tempo in care evocazioni di vita vissuta e in corso. Colla carità nel cuore si riguarda il corso della vita contemporanea e l’anima si rasserena.789

15 ottobre, martedìGran consolazione di aver qui mgr. Battaglia con don Battista. Ho

voluto che questi mi assistesse alla Messa, come segretario in cotta: ed io assistetti alla Messa sua. So che il suo vescovo è contento di lui e questo mi basta.

La mattinata fù occupata per la benedizione della «Giorgio Cini II» che salpa per il viaggio augurale. Molta gente a bordo: il fiore della no-tabilità Veneziana col S.S. della Istruzione, il mio bergamasco Scaglia in nome del Governo.790 Molte attenzioni al Patriarca.791 Nel pomeriggio mi

788 Giuseppe Battaglia (1890-1984), di Brembate Sopra (BG), era stato ordinato sacer-dote nel 1914; nel 1943 era stato nominato coadiutore di Faenza e nel 1944 era diventato or-dinario di questa diocesi; si dimetterà nel 1976. Nella deposizione resa di fronte al Tribunale del vicariato di Roma mons. Battaglia testimonierà nel 1972 d’aver conosciuto Roncalli «nel 1907 nel seminario di Bergamo, dove io ero alunno di liceo e l’ho avuto come professore di apologetica nel liceo. In seguito dal 1914 al 1921 sono stato suo collega sempre nel seminario di Bergamo come professore mentre egli insegnava patristica ed io insegnavo lettere nel gin-nasio. […] In seguito, io ogni anno l’ho incontrato perché sia da delegato apostolico che da nunzio e cardinale, non mancava di fare una visita al suo paese e di fermarsi a Faenza»: Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., p. 486; su di lui si veda R. cerrato, Una chiesa locale fra modernità e secolarizzazione. Mons. Giuseppe Battaglia e la diocesi di Faenza, 1943-1976, Urbino 1996.

789 Rievocando questa visita a Venezia, mons. Battaglia ricorderà che il patriarca l’aveva accolto «con la solita affettuosa cordialità» e che dopo cena lo aveva trattenuto «nel suo stu-dio in lunghe conversazioni. Si parlò del nipote [d. Battista Roncalli], di comuni amici, dei progetti di lavoro per l’avvenire, di tante difficoltà del momento, ecc. Passò in rivista tanti miei condiscepoli, chiedendomi notizie di ciascuno, con sotto gli occhi il catalogo dei tempi lontani», battaglia, Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, cit., p. 45.

790 Giovanni Battista Scaglia (1910-2006), di S. Pellegrino Terme (BG), dopo aver rico-perto incarichi nella F.U.C.I. e nel Movimento Laureati di A.C. era stato eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nel 1948; in questo momento era sottosegretario alla Pubblica Istruzione nel I Governo Zoli (maggio 1957-luglio 1958).

791 Mons. Battaglia ricorderà che il 15 ottobre «si chiudevano nel Seminario Patriarca-le, presso la Madonna della Salute, gli esercizi spirituali dei seminaristi, e [il patriarca] mi pregò che andassi a celebrare la s. Messa di chiusura e dicessi parole di circostanza […]. Di

1957

494

recai con d. Loris all’ospedale di Treviso per visitarvi e confortare quel buon arciv[escovo] v[escovo] mgr. Negrin posto in condizioni incerte e pericolose. Si conserva però di buono spirito792 – Tornando da Treviso mi soffermai alla Salute per una conversazione coi Seminaristi che sono in Esercizi Spirit. di inizio di anno. Commentai loro l’ultimo capitolo del Libro IV della Imit. di Cristo.793

16 ottobre, mercoledìQuante visite anche oggi in mattinata. S.E. mgr. Benedetti vescovo di

Lodi venuto ieri per la festa di S. Teresa agli Scalzi. Sempre vivace e buono: dott. Gagliardi Segret. D.C. Dette cose semplici e chiare: occorre dar prova di mutata rotta, di allargamento di orizzonti, e di guadagnarsi la stima e la simpatia.794

ritorno, mi condusse all’isola di San Giorgio, ove Egli doveva benedire una nave scuola, che stava per andare in crociera con gli aspiranti marinai. Fummo accolti dal Conte Cini e dal Comandante della Nave e da altre Autorità, fra cui l’Onorevole Scaglia, in rappre-sentanza del Governo, lui pure bergamasco e nostro comune amico. […] Prima di lasciare l’isola di San Giorgio mi fece ammirare le insigni istituzioni fondate nell’isola dalla munifi-cenza del Conte Cini. E volendo io visitare qualche altra chiesa, mi accompagnò egli stesso in vaporetto, prendendo posto in mezzo alla gente, senza nessuna distinzione e senza importanza. […] In questo incontro S.E. mi chiese: “Saresti disposto a lasciare ritornare a Bergamo don Battista? Mi preoccupa il pensiero che questo figliolo, dopo la tua morte, resti solo, senza un appoggio e lontano dai suoi famigliari…”. Io, senza ricordargli ciò che mi aveva scritto altre volte, gli risposi: “Senta, Eminenza, se don Battista serve a Lei, per la sua persona, sono disposto a lasciarglielo anche subito; ma se deve servire per Bergamo, che, in sostanza, non l’ha voluto, a questo non sono disposto”. La risposta era brusca, ma mi venne spontanea. Egli replicò: “Hai ragione, non ne parliamo più”», battaglia, Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, cit., pp. 45-46.

792 Sono i primi riferimenti sull’agenda alla malattia che condurrà mons. Negrin, vescovo di Treviso dall’aprile del 1956, alla morte il 15 gennaio 1958. Nella deposizione resa nella rogatoria di Lanciano, mons. Capovilla ricorderà che «quando il giovane vescovo di Treviso mons. Negrin si ammalò gravemente [il patriarca] ripeté spessissimo le visite aiutandolo ad accettare santamente una fine così immatura», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit., p. 48v.

793 Intitolato «Quid homo non sit curiosus scrutator Sacramenti, sed humilis imitator Christi subdendo sensum suum sacrae Fidei».

794 Si stava approssimando il Congresso provinciale della D.C., che avrebbe rappre-sentato anche un importante momento di chiarimento tra le varie correnti del partito più o meno propense alla collaborazione con i socialisti: dal canto suo Roncalli restava fermo sui suoi ultimi pronunciamenti, ben consapevole che essi avevano incrinato la sicurezza di alcuni esponenti della sinistra D.C., tra i quali lo stesso Gagliardi. Di tutto questo ave-va conferito pochi giorni prima con il capo dell’A.C. veneziana – e dei Comitati Civici locali – Bacchion, come testimoniato da un pro-memoria ds siglato «+a.g.c.r.»: «Circa la situazione politica di Venezia: pensiero del prof. Eugenio Bacchion: conversazione dell’8

1957

495

Venne anche mgr. Musizza e gli dissi con carità il verbum veritatis an-che per lui.795 Che virtù sacerdotale [[che]] è quella di non sopportare le tribolazioni della vita specialmente se il sacerdote se le è procurate da se stesso? 796

17 ottobre, giovedìSempre visite.797 Oggi V[isita] P[astorale] alla parrocchia di S. Felice.

Ben preparata. Tutto viene bene col parroco buono, come questo mgr. Caburlotto. La visita fù fatta nel pomeriggio, e terminò colla Messa ve-spertina. Le ore pomeridiane furono tutte bene occupate: raduno delle mamme e delle spose, poi dei bambini con incoraggiamenti alle buone Suore Dorotee che qui convengono dalla Casa Madre di S. Girolamo per il Catechismo. Visitate pure: chiesa appena restaurata, sacrestia ed archivio. Raccomandazioni fatte per il Catechismo, per le Conferenze di S. Vincen-zo, per il laboratorio missionario e per… i debiti della chiesa. Visitai pure la chiesa di S. Sofia dove esercita con zelo un eccellente ministero il mio Cancelliere don Sergio Sambin. Di là partimmo per la processione d’in-gresso alla S. Visita. Dopo cena ricevetti in patriarchio l’A.C. Qui c’è un fuoco non scottante ma buono.

ott. 1957 / Perché l’Azione Cattolica dia il suo appoggio all’imminente Congresso Prov.le della Democrazia Cristiana, ed alla Campagna elettorale che ne conseguirà a poca distanza, occorre che: 1) la Segreteria Provinciale respinga esplicitamente (come non fece finora) e definitivamente la corrente “dorighiana”. 2) Riammetta, al fine di allargare la sicurezza di un vasto consenso, quegli elementi validi e capaci che le si allontanarono per dissensi di indirizzo fondamentale, oppure furono malamente messi in disparte. 3) Si astenga dal ripresentare, o dal lasciar presentare, ad ogni momento l’affare della collaborazione coi Socialisti Nenniani: affare assai delicato: che dovrebbe trovare (se mai) la sua soluzione in altra sede: e che fu a Venezia, e resta motivo di disorientamento. Inoltre: Norma elementare di prudenza e di buon senso vuole che Mons. [Bosa] Delegato dell’A.C. limiti la sua azione diretta: e soprattutto si astenga dal fare troppo spesso il nome del Patriarca per avallare tesi, e sostenere persone, discutibili. Si attende la nomina di un Consulente Ecc.co dei Comitati Civici»; al testo ds Roncalli aveva premesso di suo pugno la seguente glossa: «Conferita due volte la situazione cogli Ecc.mi Arc. e Vescovi, 10 e 11.X.954 a Torreglia. Unanime il consenso degli Ecc.mi»: in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, b. Patriarchi, Roncalli 1953-1958/III, fasc. «Questitalia / Dorigo-FUCI».

795 Cfr. supra, appunti del 26 settembre 1957. 796 Cfr. supra, annotazioni al 16 marzo 1956; in questa occasione il patriarca esortava il

sacerdote all’obbedienza verso mons. Santin di Trieste: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

797 «Riceve un pellegrinaggio di Cittadella»: Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 224.

1957

496

18 ottobre, venerdì [S. Luca Evangelista]Apertura del nuovo anno scolastico. Messa in casa. Poi mi recai alla

Salute: assistenza alla Messa di mgr. Gottardi e al giuramento: poi mie parole: a) ricominciamento a far bene, a far meglio. b) emulazione fra i buoni e fra i fiacchi, secondo la dottrina della Imit. Xsti lib. I, c. XXV. c) l’auspicio del nuovo anno: S. Luca e l’Immacolata di Lourdes.798

In casa parecchie udienze: on. Gatto e don Odino Spolaor: on. Fanfa-ni con conversazione interessante e con saggezza di visione e di spirito799. Poi parecchie lettere scritte a Bergamo per la Missione della Cittadella

798 Ritorna più diffusamente su questi punti nello schema redatto ad hoc: «Tre pensieri[:] 1) Perenne ricominciare. Il peccato ammonimento del presente e dell’avvenire / 2. L’invito dell’Imit. Di Xsto I.XXV. Santa e vigorosa emulazione. Fra compagni Jocundum! et dulce videre fervidos et devotos. Triste et grave videre inordinate ambulantes. Nocivum negligere vocationis suae propositum / Gio-condità e tristezza anche per i superiori che debbono misurare il successo della prova del no-viziato. Il danno è tutto sui giovani. 3) L’auspicio del nuovo anno. Duplice. Da S. Luca il Santo di oggi: ellenista, collaboratore di S. Paolo, medico, evangelista, cronista, santo. Beata la regione Veneta che custodisce i resti mortali di due evangelisti, S. Marco e S. Luca. L’altro è l’Immacolata delle Apparizioni di Lourdes. Alla prima inaug. dell’anno nuovo 1953 […], il 16 ottobre, io mi ispirai a quel auspico! per la def[inizione] dogm[atica] ecc. Nel 1958 avremo il cent[enario] della risposta di Maria. <Tutto da´ coraggio e deve ispirare fervore>», AR/Int 2875.

799 Sul proprio Diario Fanfani scrive sotto questa data: «Vedo il card. Roncalli. Confer-ma la sua posizione ferma contro certi orientamenti sinistrorsi di giovani d.c. veneziani»: in Fondo Fanfani, Archivio Storico del Senato della Repubblica (Roma). L’allora segretario della D.C. ricorderà molti anni dopo che «il primo vero dialogo politico con l’allora pa-triarca di Venezia lo ebbi nella città lagunare alla vigilia di un’elezione amministrativa. La lista Dc per le elezioni comunali suscitava forti polemiche e, quale segretario politico de-mocristiano, mi punse curiosità di chiedere al patriarca se esse gli apparivano fondate. Ed egli, rifacendosi ad un suo ricordo di giovanissimo sacerdote, mi riferì di aver rivolto una simile domanda a mons. Radini-Tedeschi, allora sua vescovo a Bergamo, avendone questa risposta: “Tu non puoi non votare la lista che per programma meglio risponde al tuo orien-tamento sociale; quanto al voto per i candidati devi scegliere quelli più retti e validi. Per averne inclusi anche di pessimi, andranno all’inferno i presentatori della lista”», O. Petro-sillo, Fanfani: «La Dc unita e salda può tentare anche strade nuove», in «Il Messaggero», 5 aprile 1988, p. 2. L’esponente democristiano si era già recato a Venezia il 22-23 agosto e secondo le informazioni raccolte dalla prefettura egli aveva «assicurato, in un colloquio avuto con il locale segretario provinciale [Gagliardi], che nel programma elettorale saranno tenute presenti le istanze della corrente di base, alla quale di massima aderiscono i locali dirigenti del partito. Il Segretario Nazionale della D.C., inoltre, avrebbe manifestato il suo apprezza-mento per la linea tenuta dalla segreteria provinciale nell’ambito dell’Amministrazione del Comune Capoluogo e per l’atteggiamento assunto nei confronti del P.S.I., auspicando però il mantenimento della posizione attuale e rappresentando l’impossibilità di dar corso a più aperte forme di collaborazione col predetto partito. In genere – concludeva il prefetto –, l’incontro è stato interpretato come un segno di riavvicinamento tra i dirigenti locali ed il Segretario Nazionale»: Relazione mensile-Agosto 1957, prot. Gab. 215/8, p. 2, in ACS, Mini-stero dell’Interno, Gabinetto 1957-60, b. 307, f. 16995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

1957

497

di Assisi: al Vescovo, a don Giov. Rossi, al dott. Brizio.800 A sera il prof. Vespignani che raccomanda suo figlio.

19 ottobre, sabatoS. Messa in capella per i Presid. delle Acli: due deputati Cavallari e

Gatto con parecchi dei più elevati alla S. Comunione. Poi breve sermon-cino: serenità e concordia. Ricevuti gli ordinandi di domani: Trevisan diacono: Aldo Marangoni e Bruno Trevisiol suddiaconi. Poi mgr. Me-neghello di Firenze coi coniugi Masieri: Avv. Pioselli conoscente di mgr. Ritter: Prof. Virginio Stanchi nuovo direttore del Foscarini: dr. Gius. Tagliapietra segret. regionale della Ucid.801 S.E. Mario Ferrari Aggradi S[otto] S[egretario di] Stato: Squadra Veneziana «Rugby» con presidente Michieletto comm. Enrico.

Nel pomeriggio: benediz. <all’Ospedale S. Marco> dei nuovi am-plissimi locali. Parole lunghe del prof. Bacchion. Mie parole: Dñus ope-ratus est, velle et perficere [cfr. Fil 2,13].

Poi assistetti al VII Convegno delle Acli a S. Geremia: l’episodio di don Albertario a Bergamo nel 1877, a proposito del discorso fervoroso d[ell’]on. Gatto: [[in]] in fond de la botiglia ghè al vi bù.802

800 Di tali lettere non conserva minuta nel proprio archivio personale.801 Unione Cattolica Datori di lavoro e Imprenditori.802 Nato in provincia di Pavia nel 1846, Davide Albertario aveva studiato Teologia e

Diritto canonico alla Gregoriana di Roma; nel 1869 era stato ordinato sacerdote ed aveva iniziato la sua attività giornalistica, che lo impegnerà intensamente nel trentennio suc-cessivo, prima nella redazione e poi alla direzione de «L’Osservatore Cattolico», punta di diamante dell’intransigentismo cattolico. All’indomani dei moti milanesi del maggio 1898 soffocati nel sangue dal generale Bava Beccaris, accusato di esserne uno degli ispiratori, don Albertario fu arrestato e condannato a tre anni di carcere; morì nel 1902. Nel 1877 aveva partecipato a Bergamo al IV Congresso Cattolico Italiano e nel suo intervento – rievocato dalla locuzione dialettale citata da Roncalli («in fondo alla bottiglia c’è il vino buono») – aveva preso nettamente posizione contro ogni possibilità di collaborazione con i liberali; contemporaneamente aveva indicato la necessità di sviluppare un piano di riforme sul piano sociale e di agire servendosi appunto di quei mezzi che lo Stato liberale metteva a disposizione dei cittadini – come ad esempio la libertà di stampa o di associazione – fino a prospettare la possibilità di un partito clericale «anziché una turba di piagnucolosi del passato, anche di quello che è irrevocabile»: Atti e documenti del IV Congresso Cattolico Italia-no tenutosi in Bergamo dal 10 al 14 ottobre 1877, Bologna 1877, p. 148, cit. in A. canavero, Albertario, Davide, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, 1860-1980, II, cit., p. 11; l’intervento del sacerdote pavese era stato riedito anche in un fascicolo a parte: D. alber-tario, Dei cattolici e del liberalismo: discorso del sac. dott. Davide Albertario detto al Congresso cattolico di Bergamo il 12 ottobre 1877, Milano 1877.

1957

498

20 ottobre, domenicaV[isita] P[astorale] a Marano: parroco Davanzo,803 capell. Dori,

e vecchio sacerdote don [ ]. Impressione della parrocchia è buona. In complesso vi si lavora bene. Parlai tre volte: sempre gente attenta e quie-ta alle S. Messe: catechismo dei bambini ben seguito: anche qui Suore Sacramentine che sono grande benedizione per tutta questa plaga.804 Mi soffermai dal Parroco a colazione.

Verso le 15 passammo alla nuova parrocchia di S. Giuseppe del villag-gio S. Marco: parroco Nazzardis! vi si viene installando bene.805 Catechismo tenuto benissimo dalle Suore di Nevers: esaminai in chiesa innanzi al popolo. Un bel gruppo di uomini di A.C. venne a vedermi in canonica. Celebrai Messa vespertina: chiesa piena. Siamo sempre agli inizi di una organizzazione parrocchiale, ma sono inizi buoni. Laus Deo.

21 ottobre, lunedìParecchie udienze: e fra queste mgr. Olivotti col Conte Cini che con-

cesse alcune facilitazioni. Notevole quella del P. Gesuita [ ] di S. Fedele di Milano. Scambio di idee circa la promiscuità, nello spettacolo, per il cinema. Questo non approfondire il tema ed interessarcene con forme concordate ha lasciato libero il comunismo di occuparsene dappertutto e a suo modo ad infelice vantaggio. Ricevuta anche la sig.ra Angela Ros-setto coi lamenti circa S. Antonio Del Lido.806 A sera ricev. Mgr. Bosa che poi trattenni a cena, conferendo circa le opportunità attuali di persone e di aggiornamenti.807

803 Lino Davanzo (1893-1961), ordinato sacerdote nel 1929, era stato cooperatore a S. Silvestro e cappellano a Caorle e a Mira; nel 1934 era stato nominato curato autonono e nel 1943 primo parroco di Marano Veneziano, Liber Vitae, p. 115.

804 Cfr. supra, appunti del 29 settembre e 6 ottobre 1957.805 Nardino Mazzardis (1914-1993), sacerdote dal 1938, era stato trasferito a Mestre da

Val Pagliaga da poco tempo allo scopo di dar vita alla nuova parrocchia di S. Giuseppe; nel 1961 sarà nominato arciprete dei SS. Gervasio e Protasio di Carpenedo, Liber Vitae, p. 47.

806 Lamenti relativi al parroco don Massaria: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

807 Risalirebbe al gennaio successivo una nota manoscritta del patriarca in cui si os-serva: «mgr. Bosa – troppe cose. Deleg[ato] Patriar[cale] della AC / Assistente Diocesano Donne A.C. / Assistente Prov[inciale] del C[entro] I[taliano] F[emminile] [x] Professore di Fisica e Scienza al Seminario Patr[iarcale] / [[Professore al Liceo Suore di Nevers]] / Diret-tore Officio Meteorologico – Seminario o Osp. d. Mare / Prof. di religione al liceo Scienti-fico / Et reliqua», AR/Int 2931b; cfr. anche supra le annotazioni al 16 ottobre 1957.

1957

499

Stamane avevo comunicato a mgr. De Perini il proposito di affidargli la Delegazione per le Suore dispensandolo dall’impegno di Assistente Eccles. per gli uomini.808

22 ottobre, martedìQualche udienza, e non piccola preoccupazione per il lavoro che mi

resta a fare: Gomirato don Giuseppe coop. a Malcontenta.809

Intese circa il Sinodo e altre funzioni relative: Patriarchi defunti da sepellire! in cripta,810 ecc. A sera udienza con Pietragnoli seguita da intelligen-ze con mgr. Gottardi come sopra. ––––––––––

«Recordare, Domine Deus meus adversus! eos qui polluunt sacerdo-tium, jusque sacerdotale et leviticum». [Ne 13,29]

«Memento mei, Deus meus in bonum. Amen[»] [Ne 13,32]. Così finisce il libro di Esdra secondo, che si intitola però Liber Nehe-

miae.

23 ottobre, mercoledìGiornata senza udienze, tranne che per mgr. Rettore [Vecchi] la sera,

ma con poca o niuna conclusione circa il mio discorso per il Convegno degli Archivisti che mi attende a Roma il 5 nov.

Ho voluto rispondere a mgr. Théas,811 vescovo di Lourdes che mi in-terroga circa la consacrazione della nuova chiesa di Lourdes in onore di S.

808 Intende cioè affidargli l’incarico che era appartenuto al da poco defunto mons. Ma-cacek. Su tale decisione, esecutiva di lì a poco, si veda la lettera del 4 novembre 1957 inoltrata alle religiose del patriarcato e riprodotta in giovanni XXIII, Ottima e reverenda madre, cit., pp. 287-288.

809 Giuseppe Gomirato, nato a S. Pietro di Mira (VE) nel 1921, era stato ordinato sacer-dote nel 1944; nel 1959 sarà nominato abate-parroco di Malcontenta.

810 Cfr. infra, appunti del 26 novembre 1957. Il 5 ottobre, nella cappella della Ss.ma Trinità del Seminario aveva presieduto a questo scopo all’esumazione delle salme di quattro patriarchi lì sepolti: cfr. Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 224.

811 Pierre-Marie Théas (1894-1977), sacerdote dal 1920, era stato nominato vescovo di Montauban nel 1940. Nel 1947 era stato traslato alla sede di Tarbes e Lourdes, dove resterà sino alle dimissioni accettate da Paolo VI nel 1970. La conoscenza con Roncalli datava al 1945: cfr. Anni di Francia, I; dei rapporti col futuro Giovanni XXIII ha riferito estesamente in Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, cit., I, pp. 344-357; su Théas si vedano S. guinle-lorinet, Pierre-Marie Théas. Un évêque à la rencontre de son temps, Tarbes-Toulouse 1993, e A. latreille, Un évêque résistant: Mgr P.-M. Théas, évêque de Montauban, 1940-1946, in «Revue d’histoire ecclésiastique», 75 (1980)/2, pp. 284-321.

1957

500

Pio X.812 Per me sono disposto a tutto pur di servire all’onore ed all’amore di Gesù, e della santa Madre sua e mia.813

24 ottobre, giovedì [S. Raffaele Arcangelo]Sola udienza al mattino don Ungarato! arcip. di S. Elisabetta al Lido.

Rilevati alcuni punti deboli della nostra amministrazione.È ben naturale però che per ben comandare e dirigere occorrono buo-

ni soldati, docili e generosi: che non abbondano sempre.Nel pomeriggio visita pastorale ai Santi Apostoli. Era venuto prima

don Zane il nuovo parroco, rimesso da malattia.814 In giornata feriale po-chi uomini. Ci fù convegno di parecchie donne a cui parlai dell’esercizio delle 7 virtù,815 più la pazienza. Poi visitai i ragazzi della Dottrina, le case delle due Congreg. Femminili: Ancelle di Gesù Bambino, e Domenicane Infermiere. Poi S. Messa mia in parrocchia: gente attenta e buona ma non

812 Cfr. supra, annotazioni al 13 ottobre 1957. Nella sua lettera, che dava riscontro ad una di mons. Théas del 19 ottobre, il patriarca si impegnava a preparare il discorso per l’inaugurazione della chiesa di S. Pio X «in buon francese per il 24 o 25 marzo, se il Signore mi darà grazia di raggiungere il comune proposito. Vostra Eccellenza ha subito ben com-preso che io non potevo accettare il suo grazioso e così alto invito, se non col permesso della Santa Sede. E il Santo Padre si degnava di farmi comunicare da Mons. Dell’Acqua, Sostituto della Segreteria, in data 9 ottobre, di non avere alcuna difficoltà “che accolga l’onorifico incarico”. Non mi occorreva che questo: e questo allo stato attuale è tutto. Quanto fu scritto circa una eventuale nomina della mia persona a Legato Pontificio, lo cre-do pura supposizione di qualche giornalista francese, impatiens morae, e vago di novità. Di fatto la stampa italiana riprese la notizia da una agenzia di Parigi. Tanto ho scritto a mons. Dell’Acqua: e faccio punto restando per mia parte in silenziosa attesa di quanto al Santo Padre piacesse o non piacesse di disporre. Come sempre: Oboedientia et pax. La prossima settimana – 28, 29, 30 corr. – mi troverò a Roma per il Convegno annuale dei Cardinali e Arcivescovi capo di Provincia (C.E.I.: Conferenza Episcopale Italiana). Forse vedrò il San-to Padre: certo parlerò alla Segreteria di Stato, ed avrò occasione di scrivere poi a Vostra Eccellenza. Circa le modalità del sacro rito della consacrazione della nuova straordinaria chiesa mi rimetto alle decisioni di V.E. che ha ottenuto la stessa autorizzazione che alla data dell’8.XI.1955 la S. Congregazione dei Riti ha concesso alla regione Triveneta: cioè: “di anticipare quella parte del rito che giunge alla consacrazione degli altari exclusive, ossia fino all’antifona Introibo ad altare Dei”: dividendo in due parti la lunghissima cerimonia. Intanto sono lieto di riferire a Vostra Eccellenza che in Italia la notizia dell’invito fatto al Cardinale Patriarca di Venezia, che subito si è sparsa, ha prodotto la più felice impressione dapper-tutto, e mi procura continui rallegramenti che io accolgo umilmente e piamente. Nella regione Triveneta, che per il suo fervore religioso è considerata fra le migliori, e senz’altro nel suo complesso è la migliore, d’Italia, la soddisfazione è perfetta: e tutto si svolgerà in edificazione ed in frutto spirituale copiosissimo», AR/FSSD X/699.

813 Ritorna uno dei tipici appellativi impiegati da Roncalli per riferirsi alla Madonna.814 Cfr. supra, appunti del 31 maggio 1957.815 Cfr. supra, annotazioni al 20 dicembre 1956.

1957

501

folla. Al Vangelo 3 pensieri: le vicende alterne della vita, come santificarla. S. Raffaele e Tobia,816 la parrocchia. Spes messis in semine.817

25 ottobre, venerdìUdienza: il can.co Bonifacio, erede ed esecutore testamentario del def.

mgr. Macacek, dopo 20 giorni dalla morte, ancora inoperoso circa la appli-cazione della volontà del testatore. Lo accolsi bene, ma gli feci intendere la delicatezza e la gravità del compito suo. Che fare?818 Omnis qui accipit, ad modum recipientis accipit. Così dice S. Tommaso.819

816 Cfr. Missale, Die 24 Octobris, S. Raphaelis Archangeli, Lectio libri Tobiæ (Tb 12,7-15)817 Cfr. supra, appunti del 30 agosto 1956.818 La vicenda dell’esecuzione delle volontà testamentarie di mons. Macacek diventerà

oggetto di di indagine peculiare della rogatoria veneziana per la canonizzazione di Giovan-ni XXIII. Interrogato nel 1970 sulla vicenda mons. Bonifacio riferirà che non ricordava se Macacek lo avesse scelto «come suo esecutore testamentario. Comunque egli aveva depo-sitato il suo testamento in Curia, e sulla busta esterna, io ritengo, che fosse scritto il mio nome, come esecutore testamentario. Al momento della morte io ero assente da Venezia, e ritornai dopo 4 giorni. Con amarezza vidi che era stato aperto il testamento, ed in parte già eseguito. Chiesi spiegazioni a don Luigi Cucco, che aveva avuto in consegna, per depositar-lo in cassa diocesana, il testamento, ed un pacco. Don Cucco mi rispose che anche lui era spiacente della cosa, ma che aveva dovuto obbedire al suo superiore il pro-vicario generale Gottardi. Il fatto poi che il pro-vicario abbia aperto ed eseguito in parte immediatamente il testamento, non so se l’abbia fatto di sua iniziativa o con l’autorizzazione del Servo di Dio»; a sua volta don Luigi Cucco riferirà che mons. Macacek, «circa due mesi prima della morte, dovendosi recare a Mel per la villeggiatura, venne da me in Curia a consegnarmi un pacco, che conteneva, così mi disse, oggetti personali; denaro, oggetti preziosi, dicendo che lo custodissi io personalmente. Io l’ho depositato in un reparto della cassa comune, di cui io solo avevo la chiave. Allora mi disse che ad ogni evenienza, l’esecutore testamentario sarebbe stato mons. Bonifacio. Mi trovavo in esercizi spirituali in Seminario di Venezia, quando giunse la notizia della morte di mons. Macacek. Allora avvicinai mons. Gottardi, che di recente era pro-vicario generale e che era in Seminario, dicendogli che avevo in de-posito un pacco di un certo valore di mons. Macacek. Mi disse che andassi subito a riferire la cosa al patriarca. E il card. Roncalli mi disse che era ormai ora tarda e che all’indomani gli portassi il pacco. Feci presente al patriarca che l’esecutore testamentario era mons. Bo-nifacio, ma egli mi fece presente che come patriarca aveva la facoltà di aprirlo. La mattina dopo andai, portando il plico, e lo apersi alla sua presenza. Volli fare un elenco delle cose, senza specificarne il valore. So che c’erano anche delle buste, ma non so se ci fosse anche il testamento in una di queste. Dopo di ciò non ho saputo niente»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 761-762; 764-765.

819 «Et similiter est de quacumque alia forma corporis infiniti: quia omnis forma recepta in aliqua materia finitur ad modum recipientis, et ita non habet intensionem infinitam», toM-Maso d’aquino, Quaestiones disputatae de veritate, q. 2 a. 9. Era ricorso a questa locuzione già il 14 maggio 1954: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 271.

1957

502

Il resto della giornata frastagliato in piccole cose, non nella prepara-zione continuata del mio discorso sugli Archivi. Pazienza.

Altre udienze, mgr. De Perini mio confessore. Lo prosciolgo dal com-pito di Assist. degli Uomini, e al suo posto intendo porre don Romanel-lo.820 Altra udienza: Generale [Attilio] Tom[m]aselli che comanda la III Armata: mi pare bravo e buono. A sera l’arciprete di Mestre mgr. Aldo Da Villa che trattengo a cena.

26 ottobre, sabatoGiornata in frastaglio, purtroppo more solito. Mi occorre la solitudi-

ne assoluta: diversamente nulla o poco si conchiude. Oggi 3 udienze: il vic. generale mgr. Cunial di Treviso: le notizie del suo vescovo [Negrin] poco buone.821 A sera la nuova direzione delle Acli di poco differente dalla prima: e ciò è buon segno: don Odino Spolaor vi fa molto bene con sag-gezza.822

Da Roma fù rinviata con pochissime variazioni la lettera collettiva dell’Episcopato Veneto.823 E ciò è buon segno. Don Loris si è recato a Padova da mgr. Vescovo, e tutto si è ben preparato. La lettera uscirà intera su l’Avvenire, e sarà la migliore celebrazione della festa di Cristo Re.824 Ipsi gloria et amor! in saecula.825

27 ottobre, domenica [N.S. Gesù Cristo Re]Dovevo recarmi a Trevignano! per la V[isita] P[astorale] ma l’Asiatica

dell’Arciprete Caretta! la fece differire. Celebrai la S. Messa alla Celestia, Suore di Cristo Re: alcune parole fervorose al Vangelo. Alle 10 assistetti

820 Cfr. supra, appunti del 21 ottobre 1957.821 Cfr. supra, appunti del 15 ottobre 1957.822 Il Diario segnala anche il ricevimento di «74 pellegrini di Alicante (Spagna) accompa-

gnati dal vescovo diocesano S.E. Mr. Paolo Barrachina Estevan»: «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 225.

823 La lettera, che presenta effettivamente pochissime correzioni marginali, viene inoltra-ta da mons. Bortignon: copia in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episco-pale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Triveneta 1957».

824 Cfr. supra, appunti dell’11 ottobre 1957. Il testo, che riprendeva i più recenti pronuncia-menti di Pio XII sul tema dell’Azione Cattolica e del laicato, verrà edito con il titolo L’Azione Cattolica nel momento presente. Lettera collettiva al Clero e al popolo, anche in «Bollettino», 48 (1957)/12, pp. 314-324.

825 «Sit laus divino Cordi, per quod nobis parta salus: ipsi gloria et honor in saecula. Amen», Iesu dulcissime, Redemptor (Actus dedicationis humani generis Iesu Christo Regi), in Enchiridion indulgentiarum. Normae et concessiones, Città del Vaticano 19863, p. 59.

1957

503

solemniter alla Messa di mgr. Seno a S. Marco, dove fù letta al Vangelo la mia lettera di invito al Sinodo.826 A mezzogiorno ero allo Stadio Comunale presso villaggio S. Marco a Mestre. Tutte le notabilità presenti.

Io lessi un messaggio assai seguito e bene apprezzato.827 Colazione presso mgr. arciprete di Mestre Aldo da Villa.

Nel pomeriggio Visita Pastorale alla parrocchia di Altobello affidata da me ai Padri Somaschi.828 Tre ritrovi in chiesa: donne: bambini: popolo.

826 In questa lettera ai fedeli veneziani, datata 8 ottobre, il patriarca qualificava il prossimo Sinodo come il «più grande avvenimento della nostra vita religiosa moderna, che conclude e corona la Visita Pastorale […]. Il lavoro delle Commissioni di studio e gli incontri presinodali di tutto il clero, ma particolarmente i tre corsi di preparazione ascetico-pastorale in Seminario, ai quali sono intervenuti tutti i sacerdoti, mi hanno procurato una grande soddisfazione, e – direi – momenti di felice edificazione. Primieramente i sacerdoti si dispongono, dunque, a questa celebrazione, che richiamandosi all’epoca successiva al Concilio di Trento, ed al fervore da cui ecclesiastici e laici si mostrarono animati per una instaurazione di vita cattolica, grazie a Dio bene riuscita, corrisponde anche alle esigenze dei tempi moderni. […] Non vi sentite tante volte ripetere la parola aggiornamento? Eccovi la nostra Santa Chiesa sempre giovane, ed in attitudine di seguire il vario volgersi delle circostanze della vita, allo scopo di adattare, correggere miglio-rare, infervorare. Perché questa è, in sintesi, la natura del Sinodo: questo il suo scopo. Esso è un avvenimento di carattere essenzialmente ecclesiastico: ma con applicazioni pastorali che si estendono a tutti i fedeli, presi nell’insieme di comunità, di famiglia, di consociazioni, e singolar-mente: e tanto più deve interessare la comunità cristiana, in quanto attesa la più viva coscienza del laicato circa l’assolvimento degli impegni Battesimali, che si compendiano nella conoscenza e nella diffusione del Vangelo, e nella sua applicazione, non vuole essere limitato, ma estendersi al buon proposito di tutto il popolo. […] Questo basta alla mia familiare comunicazione, intesa ad invitarvi, miei cari figli, alla preghiera ed all’interessamento più vivo nel senso della appli-cazione anche vostra, in riferimento alla santificazione di noi sacerdoti e alla corrispondenza vostra alla vita della parrocchia e della Diocesi, al fine di custodire intatto il deposito della fede: e di far onore al Vangelo e al patrocinio di San Marco», in Patriarchalis Ecclesiae Venetiarum, Synodus XXXI, cit., pp. 26-27.

827 Intervenendo all’inaugurazione di questo nuovo impianto del CONI, Roncalli si diceva «particolarmente lieto di tornare con una certa frequenza a questa Mestre, per godere di tutto ciò che nell’ordine religioso, sociale, ed anche edilizio la arricchisce e la abbellisce, favorendone l’assolvimento dei servizi, propri di una città in piena efflorescenza. Mestre è associata mente et corde, intelligenza e cuore, all’antica e nobilissima regina dei mari e le presta il sussidio della sua cooperazione più vasta per quei compiti che, sollevando Venezia da qualche difficoltà, confe-riscono dignità e speditezza a tutta la provincia. […] Ecco qui una imponente realizzazione, intesa a favorire i compiti più propri dello sport, che sono di ausilio all’opera educatrice della Chiesa, della famiglia e della scuola, nel senso di una robustezza dei giovani, che sia non solo fisica, ma anche morale, perché esercitata nella disciplina, e nel rispetto di quelle virtù civiche, che senz’altro elevano l’uomo a nobiltà e a grandezza. […] E poiché di qua lo sguardo spazia sul vasto territorio di Mestre e di Marghera, si direbbe che questa nuova realizzazione dà comple-tezza alla fisionomia della città, come di qualcosa che l’occhio andava cercando, e che ora gode di scorgere», Lo Stadio Sportivo delle scuole, in Scritti e discorsi, III, pp. 266-267.

828 I pp. somaschi avevano preso possesso della parrocchia nell’autunno del 1955: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 557 e 568. L’iniziativa del patriarca verrà ricordata anche in una lettera

1957

504

Ne fui soddisfattissimo. Seguì bel canto dei Vespri: Benediz. col S.S. Con-sacrazione al S. Cuore. Assoluzioni funebri. Ricevimento della Giunta A.C. in canonica. Quattro relazioni. In tutti, semplicità, serietà e fervore. Benedicamus Domino.

28 ottobre, lunedìArrivo a Roma per la CEI:829 Domus Mariae. Bene arrivato, e bene

accomodato. Le camere sono fatte al gusto delle figliuole: piccoli mobili, piccole sedie e piccoli tavoli. Capella splendida, e salone amplissimo. Car-dinali presenti: Fossati, Ruffini, Roncalli, Mimmi, Siri, Lercaro: Capi delle regioni Conciliari, tutti presenti, tranne Montini, bene scusato per la sua Missione cittadina.830 Prime constatazioni: dolorose, circa l’invasione del laicismo,831 che qui in Italia si volge contro D.C. apparent[emente] come pretesto contro la Chiesa e contro il Cristo. Stabilita in pieno accordo una Commissione di 3: un cardinale, e due Arcivescovi. L’argomento ha toc-cato bene. Nunc, Sancte nobis, Spiritu[s], dignare promptus ingeri nostro refusus pectori.832

inviata il 27 dicembre successivo a Giacinto Gambirasio: «Un giorno S. Gerolamo Miani ven-ne a Bergamo suggerito da un amico e benefattore che era fratello del Vescovo di Bergamo, mgr. Lipomani. Da Bergamo passò a Somasca, e vi piantò la sua Congregazione. La quale ebbe affermazioni solenni qui a Venezia, alla Salute, e poi scomparve di quà!: sino al giorno in cui io la richiamai: ed ora da due anni ne godo i frutti belli e copiosi. Multa renascentur quae jam cecidere [quinto orazio Flacco, Ars Poetica, 70]», AR/Int 2914.

829 Roncalli partecipa alla quarta riunione – dopo le tre svoltesi a Pompei nel gennaio e novembre 1955 e ottobre 1956 – della Conferenza Episcopale Italiana. Sul suo svolgimento cfr. SPortelli, La Conferenza Episcopale Italiana, cit., pp. 105-111.

830 Dopo quasi due anni di preparazione stava per iniziare la Missione cittadina, che si sarebbe protratta dal 5 al 24 novembre e che avrebbe coinvolto oltre ottocento sacerdoti (tra questi anche Ernesto Balducci, Divo Barsotti, Camillo de Piaz, Primo Mazzolari e David Maria Turoldo): sugli esiti dell’iniziativa pastorale montiniana cfr. G.L. Potestà, L’episcopato di G.B. Montini a Milano (1955-1963), in Chiese italiane e Concilio, cit., pp. 104-106, e A. acerbi, Giovan Battista Montini arcivescovo di Milano, in Storia della Chiesa, XXIII: I cattolici nel mondo contemporaneo (1922-1958), a cura di M. Guasco, E. Guerriero e F. Traniello, Cinisello B. 1991, pp. 272-273; si veda pure la documentazione raccolta in La missione di Milano 1957: atti e documenti, Milano 1959.

831 Quello del «laicismo» come tema principale della presente riunione era stato deciso nella riunione del Comitato direttivo dell’11 giugno precedente: cfr. supra. Diventerà oggetto tre anni più tardi di una celebre lettera collettiva della CEI: Il laicismo. Lettera dell’Episcopato italiano al clero, 25 marzo 1960, in Enchiridion della Conferenza Episcopale Italiana, I, cit, pp. 76-95. Sulla pre-occupazione del’episcopato italiano per la diffusione del «laicismo» si veda a. acerbi, Chiesa, cultura, società. Momenti e figure dal Vaticano I a Paolo VI, Milano 1988, pp. 174-179.

832 Breviarium, Ordinarium divini Officii ad Tertiam, Hymnus «Nunc, Sancte, nobis, Spiritus».

1957

505

29 ottobre, martedìAdunanza della CEI. S. Messa nella grande capella. Adunanza ani-

mata e serrata, mattino e sera. Sempre sull’argomento del laicismo, stu-diato nei quattro rapporti di mgr. Gaddi v[escovo] di Nicosia,833 di mgr. Urbani di Verona,834 di mgr. Pancrazio! amm[inistratore apostolico] di Li-vorno.835 Per me tutto ben fatto e nutriente.836

833 Clemente Gaddi (1901-1993), sacerdote della diocesi di Como dal 1926, era stato no-minato vescovo di Nicosia nel 1953; nel 1963 sarà nominato vescovo di Bergamo e reggerà tale diocesi sino alle dimissioni nel 1977. Secondo SPortelli, La Conferenza Episcopale Italiana, cit., pp. 106-107, la relazione di mons. Gaddi, «che all’apertura dei lavori presenta una valutazione teologica e di fatto del laicismo, non suscita l’approvazione unanime dell’assemblea. […] Con-cretamente vede in Italia due forme di laicismo: una di carattere politico, legata al liberalismo, e un’altra di carattere sociale ispirata dal marxismo. La Democrazia Cristiana viene considerata un partito laico, ma non laicista. La DC “non è né clericale né anticlericale; né confessionale, né aconfessionale, ma è un partito politico come tutti gli altri” che dichiara esplicitamente di assu-mere i principi sociali cristiani e di volerli attuare. I partiti di destra, come il Partito Nazionale Monarchico o il Movimento Sociale Italiano, vengono considerati “tendenzialmente laicisti”. Quelli di estrema sinistra, come il PCI e il PSI, sono permeati di “laicismo antireligioso”. […] Partiti laici per eccellenza vengono considerati invece il Partito Repubblicano […], il Partito Liberale […], il Partito Radicale […]. Alle relazione di Gaddi, il cardinal Ruffini risponde chie-dendosi se questa risulta teologicamente esatta nella presentazione del laicismo. Castellano non vede affermato con chiarezza il diritto della Chiesa di intervenire anche nel campo “temporale”. Parente dice che la relazione “fa un po’ di archeologia”, perché i liberali sono stati ormai sorpas-sati dal marxismo. L’arcivescovo di Chieti, Bosio, ritiene la relazione insufficiente perché non è stato sviluppato il tema della massoneria e dello stesso parere è Nicodemo di Bari».

834 Mons. Urbani interviene «sulla presenza del laicismo fra i cattolici italiani»: secondo lui l’errore più diffuso nel laicato è quello di ritenere che «per divenire “maggiorenne” nella Chiesa [esso] si deve liberare dall’influenza e dalla tutela della gerarchia e del clero. […] La presenza di laicismo fra i cattolici deriva […] innanzitutto da una forte carenza di cultura teologica del lai-cato italiano circa la natura della Chiesa. C’è poi l’influenza negativa della letteratura francese di avanguardia religiosa: Congar, Mounier, Mauriac, Maritain creano entusiasmo in lettori spesso “superficiali”», ibidem, p. 108.

835 Andrea Pangrazio (1909-2005), sacerdote della diocesi di Padova dal 1932, nell’ago-sto 1953 era stato nominato vescovo ausiliare di Verona e nel maggio 1955 era stato trasferito quale coadiutore di Livorno. Nel 1962 sarà promosso arcivescovo di Gorizia-Gradisca e nel 1966 giungerà la nomina a segretario generale della C.E.I. Nell’intervento a questa riunione della Conferenza Episcopale Italiana parlava della «piena maturità dei cattolici a prendere parte e responsabilità nella vita civile. La sua relazione è tutta incentrata a dimostrare che il cristiano ha il dovere di partecipare alla vita politica del paese e se non si può parlare di un vero obbligo nel far parte di un partito, in alcuni momenti può rislutare per i cattolici non solo conveniente ma “doveroso”», ibidem, p. 110.

836 Una quarta relazione viene dedicata dal vescovo di Crema mons. Cambiaghi alla «po-sizione da prendere di fronte alla stampa in quanto strumento, spesso diabolico, del laicismo»: cfr. l’ordine del giorno in Archivio Giacomo Lercaro, Istituto per le scienze religiose (Bologna), FGL.71.167; si veda pure SPortelli, La Conferenza Episcopale Italiana, cit., pp. 110-111.

1957

506

L’avvicinarsi delle elezioni ha reso più acuto il desiderio di veder più chiaro nell’avvenire preparando uno schieramento da parte nostra tale dar far perdere il coraggio negli altri [[capita di t]] di attaccare. Ripen-sando alla commissione della Cei mi permisi di correggere certe prime mosse ardite e provocatrici. L’applauso unanime al mio intervento fù nuova testimonianza della serietà di tutti e dell’eccellente spirito preveg-gente e pacifico.837 Venne anche mgr. Fallani che portò chiarezza negli affari delle nuove chiese.

30 ottobre, mercoledìMattina. Chiusa della CEI.Lettura della relazione mgr. Carraro: la più pratica e suadente. Fu

assai apprezzata da tutti e suggerita come fonte di sviluppi opportuni.838

La nomina, per la Commissione che in nome della Cei dovrà occu-parsi del movimento elezioni 1958, per voto generale risulta composta dal card. Siri e dai mgr. Castelli e Castellano. Fissati i criteri di secreto e di riserbo gravissimo. Daccordo che in ogni diocesi tutto passi per il Ve-scovo che saprà come regolarsi.839 Durante la seduta venne il Card. Ot-taviani per una [[occupazione]] <communicazione> non politica, ma di ordine segretissimo.840 Così finirono le riunioni.841 Te Deum in capella.

837 Roncalli «con toni non allarmati sottolinea che “lo spirito italiano è ancora saggio” e che bisogna infondere coraggio a tutti, in maniera particolare all’Azione Cattolica», ibidem, p. 107.

838 Nel suo intervento il vescovo di Vittorio Veneto «presenta le linee di una “pastorale” per fronteggiare il laicismo. Vede il bisogno di potenziare l’Azione Cattolica ed invita vescovi e preti ad “avere più fiducia nella attualità e nella efficacia dell’A.C. e a dedicare cure più sol-lecite alla educazione personale dei soci”», ibidem, p. 111.

839 Sugli obiettivi di questa commissione cfr. ibidem, n. 99.840 Il pro-segretario del s. Offizio interviene per parlare, «sub secreto S. Officii, della situa-

zione italiana e delle sue prospettive», ibidem, p. 105.841 Viene infine approvato un comunicato, che verrà pubblicato solo alcuni mesi più

tardi in prossimità delle elezioni politiche: «Gli Eminentissimi ed Eccellentissimi Ordinari d’Italia, ben consapevoli delle loro gravi responsabilità, confermano, in occasione delle prossime elezioni, le norme direttive già date per analoghe contingenze. In particolare, ricordano al Clero e ai fedeli il loro impegno di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa e quindi il grave obbligo: – di votare; – di esercitare il diritto di voto in conformità ai principi della Religione Cattolica e ai decreti della Chiesa e per il pieno rispetto del suo giusto diritto; – di essere uniti nel voto per costituire un valido argine ai gravissimi pericoli che tuttora gravano sulla vita cristiana del Paese», Un comunicato della Conferenza Episcopale Italiana, in «L’Osservatore Romano», 4 maggio 1958, p. 1; ripreso in Enchiridion della Conferenza Episco-pale Italiana, I, cit, p. 64.

1957

507

Nel pomeriggio ricev. il segret. prof. Giulio Battelli dell’Arch[ivio] Segr[eto] che poi visitai presso mgr. Guidi all’Archivio. Mia visita a S. Pietro, Statua, confessione, S. Pio X.842 Incontro fuori come! i due arciv. e Vescovi di Bo[u]rges et di Vannes.843 <Rientrando dal Vaticano. Visita al Seminario Romano>844

31 ottobre, giovedìSera e notte presso le mie care Suore Zelatrici Missionarie in via

Piatti. A cena venne mgr. Mattioli a farci compagnia. Stamattina levata alle 3.30: il che mi permise di ordinare le mie idee circa la conf[erenza] sugli Archivi.845 Poi S. Messa votiva del SS. Sacramento presso le Suore all’altare del Cuore Immac. di Maria. Visitai in seguito M. Colnago, Vi-caria ammalata. Brava e degnissima Religiosa. Mi recai poi in Vaticano. Mgr. Del Ton mi promise la traduzione dei miei discorsi del Sinodo.846 Seguì una bella udienza di mgr. Dell’Acqua: Papa contento delle mie lettere pastorali: contento per l’invito a Lourdes: e ora per gli Archivi – Dell’Acqua si occuperà per i plutei presso il Ministro Moro:847 vedere di mettere una buona parola fra Théas e Cenacolo circa il tempio: ecc.

842 Cfr. supra, appunti dell’11 giugno 1957; cfr. anche Pace e Vangelo, I, p. 368-369.843 Joseph-Charles Lefèbvre (1892-1973) era arcivescovo di Bourges dal 1943 e sarà

creato cardinale da Giovanni XXIII el 1960; Eugène-Joseph-Marie Le Bellec (1890-1970) era vescovo di Vannes dal 1941, sede che manterrà sino alle dimissioni nel 1964.

844 Il 17 ottobre precedente si era indirizzato al rettore dello stesso Seminario, mons. Pascoli, per presentargli il seminarista Giuseppe Ramo: roncalli, Fiducia e obbedienza, cit., pp. 310-312.

845 Cfr. infra, appunti del 6 novembre 1957.846 Questi saranno infatti pronunciati in latino.847 Aldo Moro, nato a Maglie (LE) nel 1916, già docente di Diritto penale all’università

di Bari e presidente della F.U.C.I. e del Movimento Laureati Cattolici, era stato eletto alla Costituente nelle liste della D.C., quindi rieletto alla Camera dei Deputati nel 1948 e nel 1953: in questo momento ricopriva la carica di ministro della Pubblica Istruzione nel I Governo Zoli (maggio 1957-luglio 1958). Nel 1959 sarà eletto segretario della Democrazia Cristiana e in questa veste stabilirà un contatto con Giovanni XXIII per informare la s. Sede delle evoluzioni del quadro politico; sarà più volte ministro e presidente del Consiglio. Il 16 marzo 1978 sarà rapito dalle Brigate rosse e ucciso dopo un sequestro durato quasi due mesi: relati-vamente al rapporto con Angelo Giuseppe Roncalli si vedano A. d’angelo, Moro, i vescovi e l’apertura a sinistra, Roma 2005, P. totaro, L’azione politica di Aldo Moro per l’autonomia e l’unità della Dc nella crisi del 1960, in «Studi storici», 46 (2005)/2, pp. 437-514, M. Marchi, Moro, la Chiesa e l’apertura a sinistra. La «politica ecclesiastica» di un leader «post-dossettiano», in «Ricerche di storia politica», 9, n.s., (2006)/2, pp. 147-180, e G. zizola, Giovanni XXIII. Nuovi saggi, 1958-1998, Sotto il Monte 1998, pp. 254-282.

1957

508

ecc.848 Arrivato a Venezia trovai alla stazione S.E. mgr. Giacomo Testa con la sua simpatica apparenza e di benessere fisico.849

1 novembre, venerdì [Tutti i Santi]Notte discreta in lectulo meo a Venezia. S. Messa in capellina invernale

colla Madonnina di Covadonga.850 Dalle 8.30 alle 9.30 dettai a don Loris il breve discorso per la Messa solenne di mgr. Seno a S. Marco con recita nuovissima preghiera S. Padre per ottenere più copiose vocazioni eccle-siastiche.851 Alla colazione fraterna e lietissima si unisce S.E. mgr. Signora venuto ai Tolentini per sacra predicazione Triduo Madonna di Pompei.

848 Roncalli allude a una delle questioni che più stavano preoccupando mons. Théas da quando era stata data esecuzione al progetto della chiesa di S. Pio X. Il vescovo di Lourdes infatti, durante la vasta campagna di raccolta dei fondi per la costruzione della chiesa, aveva chiesto e ottenuto l’appoggio dell’Opus Cenaculi. Quest’ultimo, fondato da mons. Georges Roche (1910-1990), era stato eretto in Istituto secolare da Pio XII nel 1953 e proprio a Lourdes aveva un proprio collegio: va anche ricordato che il principale protettore dell’Istituto era il card. Tisserant. Théas, inizialmente grato di questo sostegno, aveva cominciato a esternare già da tempo un forte malessere rispetto alle continue intereferenze dell’Opus nell’attività gestionale del Santuario: il 28 agosto precedente si era anche rivolto a uno dei suoi dirigenti osservando: «J’ai toujours dit les services que vous avez rendus à Lourdes: la continuation des travaux et l’organisation de l’Association des amis de Lourdes et du Comité du centenaire, les dépenses que vous avez engagées, le travail considérable que vous avez fait: mais quand, avec une insis-tance inquiétante, on me dit et l’on me répète que le Cénacle finance le travaux, […] je dois bien rectifier et dire, que si le Cénacle m’à rendu d’insignes services, il n’a rien donné de son avoir, ni, jusqu’à maintenant, rient obtenu par sa propagande»: cfr. R. laurent, Lourdes. Les dossiers secrets de la Basilique, Nice 1981, p. 144. Per parte sua Roncalli già da nunzio aveva lamentato le difficoltà determinate a vari livelli da questo sodalizio: le aveva riassunte da patriarca su una breve nota manoscritta intitolata «A proposito dell’Opus Cenaculi», nella quale aveva ricopiato le note d’agenda del 15 febbraio, 20 e 31 agosto 1951, in AR/FSSD X/165 (cfr. Anni di Francia, II, pp. 339, 419 e 423); mons. Roche, dal canto suo, ha dissimulato ogni eventuale perplessità di Roncalli, indicando nella deposizione resa per il processo di canonizzazione che questi «non solo mi fu largo di consigli, ma scrisse una lettera al vescovo di Poitiers; poi, come ho già detto, mi mandò a Roma ove potei parlare con mons. Ottaviani e col Santo Padre il quale, tramite mons. Montini, mi indirizzò al card. Tisserant che mi incardinò nella sua diocesi di Porto e Santa Rufina»: Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., p. 291r. sull’Opus Cenaculi, la cui soppressione verrà decretata il 22 maggio 1974, poco dopo la morte del card. Tisserant, si veda la voce redatta da G. rocca, in Dizionario degli Istituti di perfezione, VI, Roma 1980, coll. 751-753.

849 Il 23 ottobre aveva scritto su un biglietto – per la propria segreteria? – che aspettava a Venezia «per due giorni mgr. Giacomo Testa abbastanza ben rimesso – 31.X e 2.XI – e di passaggio per ritorno a Istanbul. Dñus conservet eum et vivificet illum… et nos», AR/FSSD X/697.

850 Acquistata durante il viaggio compiuto in Spagna nell’estate 1954: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 415.

851 Viene riprodotta anche in «Bollettino», 48 (1957)/12, p. 311.

1957

509

Nel pomeriggio a S. Michele in Isola per processione sino a S. Cri-stoforo dove dalla gradinata rivolgo fervide parole ai molti fedeli.852

A sera mi recai ai Tolentini dove ascoltai il discorso di mgr. Signora, diedi la benediz[ione] col S.S. e incoronai il nuovo quadro della Madonna di Pompei. Molta gente devota e pia.

2 novembre, sabato [Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti]Due Sante Messe in casa. Alle 10 presiedetti in mitra alla Messa in S.

Marco cantata da mgr. Seno.Prima di mezzo giorno! partenza di mgr. Giacomo Testa per Istan-

bul. Viaggia sul «S. Marco». Apparentemente benissimo e godetti tanto della sua vivace compagnia. Ma, ma! il suo male non tornerà? non gli riserverà dolorose sorprese?853

A sera ricevetti di nuovo mgr. Signora venuto a salutarmi ripartendo per Pompei. Alle 18 celebrai la III Messa dei defunti a S. Marco all’altare del Sacramento. Molta gente e fra la gente una numerosa comitiva di operai di Dalmine che vennero poi in sacrestia a salutarmi.

852 «Partecipa alla processione penitenziale in Cimitero, e dalla scalea della cappella di S. Cristoforo, imparte la assoluzione alle tombe», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/12, p. 341. Il patriarca indicava in questa occasione che «la soavità della Liturgia di tutti i Santi si tinge di mestizia sul vespero di questo giorno, al pensiero dei nostri morti. Ma è mestizia che nulla toglie alla robustezza della fede, ed alla chiarezza della speranza. Anzi noi credia-mo che questi nostri defunti, più vicini al cuor nostro, […] sono associati, o lo saranno, ai santi del cielo. Essi furono nostri familiari e compagni di viaggio. Il loro frale è qui, e riposa in questa isola sacra, che ripete con il linguaggio della croce il suo messaggio, che infonde tale sicurezza della felicità di quanto attendono la finale resurrezione, da tenerci trasportati tutti insieme nelle regioni celesti. […] Siamo venuti in processione a questa scalea della cappella di san Cristoforo: la croce in testa: i figli di san Francesco e il vostro Patriarca, e voi tutti di seguito, come guidati dall’Arcangelo san Michele, grande protettore della Chiesa universale, che presiede al passaggio delle anime da questa all’altra vita. […] A misura che il mio ministero a Venezia continua, questo sentimento della straordinaria intercessione dei morti si fa profondo nel cuor mio, e lo annuncio e lo ripeto. Tutte belle e preziose le devozioni della S. Chiesa, che fioriscono accanto all’altare eucaristico, ed all’altare della Vergine e dei Santi. Ma particolarmente degna di attenzione questa dei nostri Morti: qui nos praecesserunt cum signo fidei. Questa devozione è innanzitutto meditazione delle verità eterne, ed esatta valutazione di ciò che passa, e di ciò che è destinato a sopravvivere. […] Miei fratelli, miei figliuoli: da questa scalea lo sguardo si allarga per tutto l’orizzonte del cimi-tero: l’acqua benedetta scenderà di qua su tutte le fosse, e le volute dell’incenso odoroso, simbolo di preghiera, di amore e di sacrificio, si leveranno ad avvolgere tutto questo luogo misterioso e sacro», La commemorazione dei fedeli defunti, in Scritti e discorsi, III, pp. 269-271.

853 Cfr. supra, annotazioni al 14 agosto 1957.

1957

510

3 novembre, domenicaVisita Pastorale alle due parrocchie della Gazzera, e poi di S. Rita.

Sono rimasto contento. Ma quid sunt inter tantos? [Gv 6,9] La solita pena.854 S. Messa alla Gazzera[:] chiesa nuova e casa canonica ecc. Di-segno di Meo: magnifica esternamente: dentro un po´ squallida nello stile moderno che poco mi piace.855 Brava gente però questi fedeli delle due parrocchie: media classe, lavoro e paghe discrete, fanno la vita sana e felice. I due parroci Fattore856 e Scaramuzza fanno bene. Mi trattenni a colazione alla Gazzera. A S. Rita benedissi la prima pietra della nuova parrocchia,857 e parlai nella capella provvisoria al popolo. Visitai anche la clinica [ ]. In casa cura un po’ affannosa per il discorso agli Archivisti. Pazienza e calma.

4 novembre, lunedìDi buon[’] ora Visita Past[orale] a Malcontenta. Il Parroco-Abate [Bar-

bato] poco si regge in gambe: ma fù presente a tutte le funzioni in chiesa. Anche qui c’è molta brava gente. Ma i parrocchiani sono oltre 4000. Alle 11 Messa del coadiutore don Gomirato a ricordo dei Caduti delle ultime guerre. Mio discorso in occasione: molta gente buona e attenta. Cercai di avviare l’amor di patria sulla strada dell’amor di Dio.858

854 Cfr. supra, appunti del 9 dicembre 1956.855 Sui gusti artistici del patriarca – decisamente classici – si vedano anche supra gli appunti

del 25 febbraio 1956, infra, 1° dicembre 1957, e Pace e Vangelo, I, p. 412. La parrocchia di S. Ma-ria Ausiliatrice della Gazzera, nel vicariato di Chirignago, era stata eretta il 25 aprile 1946 e nel 1955, su progetto dell’architetto Marino Meo, era stata costruita una nuova chiesa.

856 Giovanni Fattore (1924-1996), sacerdote dal 1947, era stato cappellano a Chirignago, Carpenedo e, infine, alla Gazzera. Di quest’ultima era diventato parroco nel 1955; nel 1968 sarà trasferito alla parrocchia di S. Felice, Liber Vitae, p. 124.

857 S. Rita da Cascia era stata eretta in curazia autonoma nel 1955, ricavandone il terri-torio da quello di S. Lorenzo: era stata eretta in parrocchia dallo stesso Roncalli con decreto del 5 settembre 1957.

858 Il 14 novembre si festeggiava l’anniversario della vittoria dell’Italia nella Prima Guer-ra Mondiale. Roncalli aveva scritto al fratello Saverio, soldato durante la Prima guerra mon-diale: «l’amor di patria non è altro che l’amore del prossimo, e questo si confonde coll’amore di Dio», Familiari, I, p. 48; e all’altro fratello Giuseppe scriverà sempre durante la Grande guerra: «Gli uomini che ci hanno governato e ci governano non meritano i nostri sacrifici, ma la patria oggi in pericolo li merita tutti: gli uomini passano e la patria resta. Nel sacrificarci per la patria noi sappiamo di sacrificarci per Iddio e per i nostri fratelli», ibidem, p. 61. Ancora nel 1924, nel discorso tenuto a Bergamo in occasione della traslazione della salma di Radini Tedeschi dal cimitero comunale al sepolcreto della cattedrale, aveva indicato che «l’amor della Patria è un raggio della carità del Signore che si effonde ordinariamente su quanti ci sono fratelli», roncalli, Mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi, cit., p. 306.

1957

511

Nel complesso bene. Per la funzione patriottica moltissimi uomini: anche del vicinato. Benedissi la nuova bandiera. Visitai le buone Suore Sacramentine di Bergamo che anche qui fanno molto bene.859

A mezzodì ero a Venezia. A sera ebbi il piacere di tenere a cena il pubblicista, buon cattolico Psalti!, mia cara conoscenza di Istanbul e di Atene.860

5 novembre, martedì[[Nel pomeriggio a Roma Convegno Archivisti.]] Mia prolusione «La

Chiesa e gli Archivi» per il Convegno degli Archivisti. Era indetta per oggi: invece è differita a domani perché oggi il S. Padre ha ricevuto i Convegni-sti a Castello Gandolfo861 pronunciando un discorso il cui contenuto sarà annunziato più tardi.862 Sono 160 i convenuti.

Io ho approfittato del ritardo per preparare meglio il mio discorso rimandando la mia partenza a Roma per domattina. Lo scrivere però mi costa assai. È un esercizio continuo di mortificazione dell’amor proprio.863 E pazienza.

6 novembre, mercoledìPartenza per Roma con mgre Giov. Schiavon mio cerimoniere. Viag-

gio tranquillo e riposante. Arrivo a Termini alle 14.30. Ultimi ritocchi al discorso. Alle 17 sono alla Domus Mariae bene accolto. Presenti i Card. Tisserant, Piazza, Aloysi! Masella,864 io con 160 archivisti convenuti. Tenni sul tavolo i miei volumi degli Atti della V[isita] A[postolica] di S. Carlo a

859 Cfr. supra, appunti del 29 settembre, 6 e 20 ottobre 1957.860 L’agenda registra il primo incontro con Francesco Psalty il 21 gennaio 1935: cfr. Vita

in Oriente, I, p. 15.861 Il 3 novembre aveva scritto a mons. Dell’Acqua che «purtroppo i miei impegni di qui

non mi permettono di essere presente alla udienza del S. Padre per gli Archivisti, fissata per il 5 novembre. Mi sarà non poco faticoso l’arrivare a Roma per la mia prolusione trasferita al 6 novembre successivo», AR/Int 2887.

862 Il testo dell’intervento di papa Pacelli sarà edito su «L’Osservatore Romano» del 14 no-vembre 1957, p. 1; quindi ripreso in L’alta importanza del Convegno degli Archivisti Ecclesiastici d’Italia, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIX, Città del Vaticano 1958, pp. 551-558.

863 Cfr. supra, appunti del 3 marzo 1956.864 Benedetto Aloisi Masella (1879-1970), sacerdote dal 1902, aveva ricoperto incarichi

diplomatici in Portogallo, Cile e Argentina. Nel 1919 era stato nominato arcivescovo, nel 1946 era stato creato cardinale ed era pro-prefetto della congregazione per la Disciplina dei Sacramenti

1957

512

Bergamo. Parole del Card. Tisserant:865 mia lettura del discorso. Al ter-zo punto preferii leggere uno stralcio della mia prefazione al I volume.866 Finii colle parole esortative di L.A. Muratori [[esor]] all’Italia «ut segnis nunc et quasi dormitans [Italia,] suas vires tandem ex[s]erat» etc.867 Mia impressione sempre un po´ malcontenta. Però mi vennero fatti molti complimenti. Per quel che valgono: nec egeo, nec curo.868

7 novembre, giovedìAl Seminario Romano per raccomandare alla Madonna della Fiducia

la santif. degli alunni uscenti dagli Esercizi, il mio ministero pastorale di Venezia, la Chiesa del mondo intero.869 Mi vi recai in abito cardinalizio: parole fervorose nella capella dei Papi al Vangelo. Vi tornai alle 13 in abito

865 Ne viene offerto un resoconto in L’inaugurazione del convegno degli Archivisti Ecclesiastici, in «L’Osservatore Romano», 8 novembre 1957, p. 2.

866 «Ecco qui innanzi a Voi una raccolta di cinque volumi, figli di una attenzione spesso interrotta ma poi ripresa, dovuta abbandonare, ma poi ripresa ancora, durante il corso di mezzo secolo, dal 1900 al 1950. Cinque volumi a stampa che contengono con fedeltà il mate-riale di ben 39 volumi di manoscritti dell’Archivio Arcivescovile di Milano: tutto il carteggio degli “Atti della Visita Apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo nel 1575”. Una prima visione mi fece conoscere quella raccolta di manoscritti, legati in pergamena, recanti sul dorso proprio il titolo “Archivio Spirituale: Bergamo”, secondo la denominazione usata da S. Carlo, come già dissi. Ispezioni successive portarono all’entusiasmo la prima commossa am-mirazione innanzi a quel carteggio così copioso di documenti riguardanti le condizioni della Chiesa di Bergamo in quell’epoca, invero la più caratteristica, del rinnovamento della sua vita religiosa, all’indomani del Tridentino, nel fervore più acceso della reazione allo sforzo della eresia Protestante contaminatrice della pura tradizione cattolica. Accanto ai verbali della Visi-ta Apostolica vi erano i decreti: e, sparsi qua e là, una ricchezza tale di documenti, in originale e in copia – materiale tutto inedito – da farmi trasalire di meraviglia e da rendere più acuto il desiderio di vedere un patrimonio così prezioso, e da tanti anni sconosciuto o dimenticato, posto a servizio della illustrazione storica della mia patria e della mia diocesi benedetta», La Chiesa e gli archivi, in Scritti e discorsi, III, pp. 272-196 (la cit. alle pp. 288-289).

867 Sta citando dalla prefazione alle Antiquitates Italicae Medii Aevi: ibidem, p. 295.868 Riprende parole già impiegate il 25 novembre 1930, in una pagina di riflessioni scritte

nel giorno in cui entrava nel 50° anno di vita: «Molti si interessano superficialmente di me e mi destinano ora a Milano, ora a Torino, o altrove. Io non penso proprio a nulla, come non credo che il Santo Padre pensi seriamente a me per queste mansioni così importanti e così superiori alla mia piccolezza. Di queste cose nec habeo, nec careo, nec egeo, nec curo. E per questo continuo a vivere con tento e tranquillo. O Signore, datemi la grazia di vivere sempre così», giovanni XXIII, Il Giornale dell’Anima e altri scritti di pietà, Cinisello B. 200013, p. 418.

869 Come gli altri ex alunni del Seminario Romano Roncalli è particolarmente devoto alla Madonna della Fiducia, l’immagine della Vergine – definita «bellissima» nella prima lettera inviata a casa da Roma nel 1901, in Familiari, I, p. 4 – custodita nella cappella nel Seminario sin dal XVIII secolo: a lei era stata dedicata la giaculatoria «Mater mea, fiducia mea», poi indulgenziata da papa Benedetto XV.

1957

513

piano per la colazione in comune lieta e tranquilla. In mattinata visitai alle Congreg[azioni] i Card. Pizzardo e mgr. Confalonieri, il Card. Piazza ama-bilissimo e mgr. Dante ai Riti: a sera visitai l’Abate Albareda in Biblioteca870 da cui ebbi precise notizie circa la tranquilla morte del Card. Mercati.871 Gli venne incontro senza che per nulla se ne accorgesse. Si era confes-sato dal p. Albareda il giorno prima. Un pronipote ordinato sacerdote da pochi giorni lo assisteva: la parola gli si spense in bocca e il sangue si arrestò nel cuore. Anima piissima e santa. Aveva 91 anni.

8 novembre, venerdìInaug[urazione] Seminario Minore alla Salute.Così doveva essere ma così non fù.872 Secondo il solito di questi progetti di

cui Dio dispone. Il Seminario Minore però è finito: ed è già in esercizio dei nostri cari ragazzi. Celebrai la S. Messa stamattina qui a Roma [[al Seminario Romano che fù il mio Seminario quando era a S. Apollinare. Fù poi trasferito qui nel 1912 quando il S. Padre Pio X lo eresse dalle fondamenta]] nella capella delle mie Suore Missionarie Zelatrici di cui sono ospite, e rivolsi loro alcune parole incoraggianti: S. Cuore di Gesù sempre scuola di mitezza e di umiltà. Nulla di più alto e vittorioso873 – In mattinata mi recai a via Salaria presso il mio caro mgr. Giulio Belvederi che si sta rifacendo da grave malattia. C’era anche S.E. Andreotti che mi

870 Il benedettino Joaquín Anselmo María Albareda (1892-1966) era prefetto della Biblio-teca Apostolica Vaticana dal giugno 1936; sarà creato cardinale da Giovanni XXIII nel 1962.

871 Mercati era morto il 23 agosto precedente. Nella prolusione per il Convegno degli Archivisti Ecclesiastici letta il giorno prima, Roncalli aveva rievocato «l’ultima volta che gli parlai, un anno fa, e precisamente l’8 ottobre 1956»: «lo trovai fra le cataste dei suoi libri in biblioteca. Ragionammo del mio illustre antico concittadino, il Cardinale Angelo Mai, il mago di Schilpario, famoso scopritore di palinsesti, a proposito di un volumetto di cento lettere di lui, raccolte da monsignor Cozzaluzi!, e dal Cardinale Mercati annotate con molta cura ed affidate alla mia custodia perché le passassi al prof. Gianni Gervasoni, mio amico, che prepa-rava col contributo di quelle note il secondo volume del prezioso e completo epistolario dello stesso Mai. C’era nella voce affiochita e nell’occhio ormai opaco – diceva lui – alla distinzione degli oggetti materiali, del Cardinale, il richiamo ripetuto ai suoi novant’anni, ed al suo caro fratello Mons. Angelo, che io avevo pure conosciuto, nonchè un senso di nostalgia verso las-sù, la patria, il praemium mortis sacrae, inizio della gloria perenne che l’attendeva. Ecclesiastico insigne ed emerito, degno di figurare fra gli illustratori più distinti della dottrina e della vita della Chiesa, fulgido esempio di virtù sacerdotali», La Chiesa e gli archivi, cit., pp. 274-275.

872 La nuova sede del Seminario minore verrà ufficialmente inaugurata il 19 marzo 1958.873 Sul radicamento della devozione roncalliana verso il Sacro Cuore si vedano gli appun-

ti del 1885 e 18-21 giugno 1931, in GdA, pp. 22 e 320-323; cfr. pure Pace e Vangelo, I, p. 286.

1957

514

diede nuove Assicurazioni sul Seminario alla Salute874 – Partii alle 13 col rapidissimo. Alle 20 ero a Venezia.

9 novembre, sabatoA Venezia. Sempre lieto lo spirito nella constatazione del dovere com-

piuto giorno per giorno. Stamane mia S. Messa a S. Marco per la scolare-sca[:] direttori, insegnanti, bambini, quanti bambini! La basilica era rigurgi-tante.875 Don Otello Camilla accompagnava le parti della Messa. Bene. Ma il meglio sarebbe che nessuno parlasse quando il celebrante legge a voce distinta: preghiera, epistola o Vangelo. La Messa la celebrai sulla porta del-la iconostasi: sempre umiliato di ciò, ma sicuro che la pazienza avrà il suo premio.876 Dopo la Messa le mie parole ai bambini, ai parenti, ai maestri.877

874 Cfr. supra, appunti del 13 giugno 1957.875 «Celebra la Messa a S. Marco per l’inaugurazione dell’anno scolastico delle scuole

primarie della città», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/12, p. 341. 876 Cfr. supra, appunti dell’8 novembre 1956 e 13 ottobre 1957. Ancora pochi giorni pri-

ma, scrivendo al sostituto Dell’Acqua, ribadiva la necessità che «al Patriarca venga lasciata la perfetta libertà in materia di funzionalità liturgica di determinarsi secondo la sua coscienza e quella dei suoi consiglieri: e non debba prevalere l’ostinazione ignorante e incosciente di chi non è pratico di cose di chiesa, o è affetta da farisaismo isterico per situazioni sorpassate», AR/Int 2887.

877 «Ecco qui i bambini, che sono i fiori più delicati e più nobili: ecco una rappresentanza dei genitori, che li assistono innanzi all’altare di Dio, per la inaugurazione di un nuovo anno scolastico, che vuole essere un grado di ascensione verso l’uomo completo di domani, verso la donna completa: ecco l’eletto stuolo dei Direttori e dei Maestri, con il loro illustre signor Provveditore, il cui compito sacro è di cooperare alla funzione della famiglia, e di dare quella perfezione che si ispira ai principi superiori ed alla grazia del cielo, finchè questa opera di preparazione della novella generazione salga a splendore di successo. […] Eleviamo questa preghiera, quanti qui siamo stamane, per i nostri bambini, affinché sia gradita al cuore di Dio come l’espressione del nostro concorde ministero di educatori. Noi preghiamo con loro che sono più innocenti di noi, la nostra preghiera congiunta alla loro diventa più potente ed ef-ficace. Alla vostra preghiera, o cari bambini, voi aggiungete il buon proposito perché questo andare a scuola: questo tenervi in disciplina ed in obbedienza: questo applicarvi per davvero ad apprendere nuove nozioni, a misura che il vostro corpo cresce e si rafforza, preparino per voi, per la vostra famiglia le consolazioni migliori. […] Ed a voi, miei cari, benemeriti e valorosi maestri, la cui presenza edificantissima è manifestazione di sentimento cristiano e consola tanto il cuore del sacerdote, cosa dirò che già non conosciate e non pratichiate in modo degno e meritorio? Le mie parole sono la ripetizione di un concetto che sempre mi ha accompagnato nella vita, e su cui mi è caro tornare. Cioè: che sacerdoti, maestri e medici appartengono, in varia e diversa gradazione allo stesso ministero, splendente della stessa luce divina: che ha per oggetto l’uomo tutto intero: anima e corpo: intelletto, volontà e sen-timento: e che lo riguarda con sommo rispetto e come riflesso della paternità stessa di Dio», Discorso per l’inaugurazione dell’anno Scolastico, in «Bollettino», 48 (1957)/12, pp. 337-338; poi in Scritti e discorsi, III, pp. 303-305.

1957

515

Tutto riuscito con naturalezza e con generale soddisfazione.A sera verso le 19 bel ricevimento a Mestre per l’inizio della Visita

Pastorale. Molta gente: assai rispettosa. Mio discorso ascoltatissimo. Inco-minciai con S. Lorenzo, il santo della mia ordinaz. sacerdotale,878 e tutto venne poi da sé.

10 novembre, domenicaA Mestre. Giornata di grandi contatti. Assistetti a 8 S.S. Messe com-

presa la mia delle 7.45 e a quella del P. Capuccino la sera. Sempre molta gente seria e devota: le ultime Messe folla imponentissima. A ciascuna Messa la mia parola, ma pro humilitate mea, non lunga ma toccante alcuni punti dottrinali e pratici della [[dottrina]] vita cristiana. Visitai egualmente tre scuole di piccoli parlando e conversando. Canto dei Vespri assai gradito al mio spirito: e mio commento. Assoluzione dei morti, in S. Lorenzo, non permettendo il maltempo la processione al Cimitero. In tutto, oggi, 14 di-scorsi senza stancarmi personalmente, e spero senza stancare i fedeli. Mgr. Arciprete [Da Villa] organizzò tutto bene. Tutti i suoi sacerdoti assistettero a mezzodì a colazione, e fù letizia e pace nel Signore e nelle anime.

11 novembre, lunedì [S. Martino Vescovo e Confessore]A Mestre. Mia Messa all’Ospedale per il def. mgr. Calavassy879 – Mie

parole su S. Martino: carità e pazienza. Poi visitai tutti i reparti del vasto Ospedale, accompagnato con onore dai singoli professori e medici. Una parola benedicente per ciascun ammalato. Visita lunga e quieta: ma con grande gioia degli ammalati e, lo vidi bene, con soddisfazione e rispetto dei medici.

Nel pomeriggio visita alle Carceri Mandamentali. Breve discorso che mi riuscì, se non erro, suadente e commovente. Dopo la benediz. il ri-cordo della prigione inflittami da caporale a Bergamo.880 Questa non mi

878 Avvenuta, infatti, il 10 agosto 1904.879 Mons. Georges Calavassy, esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino dell’Esar-

cato Apostolico della Grecia, nato nel 1881, ordinato sacerdote nel 1906 e vescovo nel 1920, era morto il 7 novembre; il rapporto con Roncalli datava dagli anni della missione di quest’ul-timo in Turchia e Grecia: sui loro precedenti contatti si vedano Vita in Oriente, I e II.

880 Su questi ricordi ritornerà più estesamente infra, negli appunti del 14 agosto 1958. Sul bergamasco «Giornale del Popolo» uscirà il 19 febbraio 1962 un articolo nel quale si riportavano le confidenze fatte sullo stesso argomento da Giovanni XXIII al prof. Fran-cesco Santoro Passarelli, docente dell’Università di Roma: «saputo della prossima venuta a Bergamo del suo interlocutore, [Giovanni XXIII] se ne è dimostrato contento. A proposito della necessità di rimunerare con giustizia i lavoratori, sua Santità ha detto al prof. Santoro

1957

516

impedì di essere nominato card. patriarca di Venezia.881 Visita alla chiesa di S. Gerolamo, interessante la benedizione triplice di Gesù Euc[aristico]: ai Bambini, alle famiglie col duplice pane: la bened. di Gesù che sale al cielo. Visita alle Suore della Chiesa. Poi Archivio e ricev. Giunta Cif882 e Partito Dem[ocratico] Cristiano. Posizioni chiare in forma circospetta e incorag-giante.883 Ultima udienza: il Prov[inciale] dei Capuccini e Segret.

12 novembre, martedìA Mestre. Nuova giornata di care impressioni. S. Messa alla Salute pres-

so la Casa di Ricovero. Lì assistono spiritualmente don Ruggero Romanello e le Suore Dorotee di Vicenza. Bella chiesa, piena di aria e di luce. Al Van-gelo alcune parole: bambini e vecchi i due poli della vita: uno aiuta l’altro e ambedue si elevano verso il cielo, e Maria raccoglie e protegge ambedue.

Alle 9 S. Lorenzo pieno di ragazzi e di maestri: per inaug[urazione] nuovo

di ricordare ancora che quando prestava servizio militare a Bergamo, ed era semplicemente il caporale Roncalli, fu consegnato per una mancanza che non aveva commesso e sempre gli rimase cocente il ricordo dell’ingiustizia patita».

881 Roncalli tenta in un modo che gli è davvero tipico – quello cioè di ricorrere ad episodi del proprio passato – di superare la distanza con coloro che sta visitando; farà così anche nella più celebre visita alle carceri di Regina Coeli a Roma compiuta, poco più che un anno dopo, da papa: in questa occasione racconterà ai detenuti che mentre stava raggiungendo in automobile le carceri si era «rammentato della prima impressione» avuta «da ragazzo quando uno dei miei buoni parenti, un giovinotto, era andato a caccia senza licenza, fu preso dai cara-binieri e messo dentro: e tenuto dentro per un mese. Che impressione la vista, la prima vista, forse, dei carabinieri allora! E poi quel poveretto in prigione! E la fantasia, la piccola fantasia come lavorava! Ma, nel piccolo, come si elaborava anche la preparazione alla visione di que-sto fenomeno che accade nella vita: in una vita ben ordinata ci sono delle leggi, delle prescri-zioni, che, naturalmente, hanno una sanzione; e chi ci capita sotto, può essere la intenzione sua nel capitarci non cattiva, ma le deve subire»: trascrizione dal filmato originale montato in Giovanni XXIII, il papa buono, regia di L. Bizzarri, trasmesso da Raitre il 30 aprile 1999.

882 Centro Italiano Femminile.883 Mantiene la linea già adottata nei colloqui con Gagliardi: cfr. supra, appunti del 16

ottobre 1957. Già da alcuni mesi si erano fatte più forti le pressioni di alcuni settori del P.S.I. veneziano per una partecipazione diretta del partito alla Giunta comunale. D’altro canto anche nella D.C. si registravano segnali contraddittori; basti pensare alle forti reazio-ni al discorso tenuto dall’on. Gonella nel marzo precedente a Venezia, nel quale qualcuno aveva scorto un timido segnale di apertura verso i socialisti: riproducendolo in prima pa-gina sul settimanale diocesano, la curia veneziana lo aveva corredato di un riguadro che in grassetto riproduceva un inequivocabile messaggio firmato dal patriarca: «A Venezia un dialogo del cattolici con le forze marxiste non è mai stato aperto, né lo può essere. Recenti e chiari documenti, miei personali e dell’Episcopato Triveneto su questo punto, restano più che mai nella loro grave validità e significazione, +Angelo Giuseppe Card. Roncalli Patriar-ca di Venezia»: I desideri dell’on. Gonella, in «La Voce di San Marco», 16 marzo 1957, p. 1.

1957

517

anno scolastico Scuola De Amicis: parole liete ed incoraggianti. La mia espe-rienza personale di Carvico col parroco Bolis, e la scuola di oggi.884

Alle 11 ricevetti tutto il clero foraneo a cui parlai in confidenza: pericoli che incombono (laicismo) e necessità di concordia predicata e vissuta.885 Nel pom[eriggio] visita a mgr. Negrin all’Ospedale di Treviso ed ivi incontro con mgr. Carraro.886 A sera Messa di suffragio in S. Lorenzo e parole sul culto dei morti. Poi ricevimento qui Fuci Mestre. Sempre discorsi.

13 novembre, mercoledìA Mestre. Visita alle Suore di S. Paolo con alcune buone parole, vidi

poi il loro negozio di libri ben disposto, con publicazioni aggiornate e im-munizzate dal veleno che infesta tanta letteratura popolare. Celebrai poi la Messa a S. Gioachino. Un nugolo di bambini [[e ma]] e frugoli messi bene e lieti. Le Suore Mantellate presiedono e dirigono maternamente.

Visitai in seguito i dintorni del campanile di S. Lorenzo e la «Scholet-ta». Questa potrà essere utile a molte cose di servizio parrocchiale. <Pran-zo fraterno presso i Capuccini.>

Nel pomeriggio visita a S. Rocco e all’Istituto Berna degli Orioniti. Una meraviglia consolantissima. Don Fiore e i suoi veri <compagni di> apostolato. Tornerò ancora. A sera mio discorso di chiusura della S. Visita – S. Lorenzo di nuovo affollata. Io diedi la benediz. col SS. Sacramento. Una [«]quattrogiorni» di grazie, di consolazioni, di speranze.887

884 Don Pietro Bolis (1852-1911) era stato parroco di Carvico dal 1886 all’anno della morte: a lui il piccolo Roncalli era stato affidato per ricevere lezioni di latino, in preparazione all’ingresso al collegio di Celana. Don Angelo Rossi ricorderà nel 1969 di quando andando col card. Roncalli «a Carvico per visitare il parroco, don Pedrinelli, più volte mi accennò agli sca-paccioni presi in quella canonica, quando non riusciva a mettersi in testa subito le prime nozioni di latino e aggiungeva: “Il parroco di Carvico era tanto buono, ma un po’ troppo manesco”, e soggiungendo anche “insegnare latino a suon di sberle non è il miglior metodo pedagogico”», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., p. 662. Pure don Altan rammenterà che il patriarca, durante un incontro con i docenti del seminario, si era raccomandato «di non essere troppo severi, con i ra-gazzi, specie con i più piccoli, e ci ricordava che aveva imparato il latino a scapaccioni», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 264; su questo si vedano anche gli Appunti per una biografia stesi nel 1959 e poi editi in giovanni XXIII, Il Giornale dell’Anima e altri scritti di pietà, cit., p. 423.

885 L’impressione per le recenti discussioni della riunione della C.E.I. resta forte.886 Cfr. supra, appunti del 15 ottobre 1957.887 In prossimità della visita pastorale aveva scritto all’arciprete Da Villa: «Con qualche

frequenza mi accade di ripetere che Mestre mi sta sul cuore e dinanzi agli occhi, come io la ricevetti dal mio venerato predecessore il Patriarca mons. Carlo Agostini, che, sullo studio ini-ziato dall’Em.mo Card. Piazza, avviò la soluzione – che la guerra aveva arrestato – dei molti

1957

518

14 novembre, giovedìTornato ieri sera a Venezia. Tempo piovoso. Mattinata tranquilla.

Ricevetti il Sup. Generale del Pime di Milano888 e combinammo circa la salma di mgr. Patriarca Ramazzotti che ben volentieri rendo alla Congre-gazione Missionaria da lui fondata.889

Colloqui coi miei Vicari con una tristissima notizia della caduta di uno dei miei sacerdoti. Parce Domine: parce servo tuo.

Nel pomeriggio visita del conte Cini col conte Giovanni Volpi.Verso le 15 riunione degli Addetti al Sinodo imminente. C’è buona

intesa e confido nella grazia del Signore.

15 novembre, venerdìGiornata piena di lavoro. Ricevimento dell’Ammiraglio [Francesco

Mimbelli]890 a cui parlai dell’ex caserma Sanguinetti presso S. Pietro di Castello.891

problemi di cura pastorale intensa, moderna e ravvicinata per tutti i fedeli. Oggi è in atto la fioritura di parrocchie e curazie: di Giunte e di Opere parrocchiali: di Istituzioni religiose: e io godo immensamente quando mi accade di incontrarmi con il clero secolare e regolare, tutto riunito, nella zona Mestrina: o quando nelle bene celebrazioni a carattere cittadino […] ho come l’impressione netta della fisionomia nuova di questa Mestre, che si è fatta un nome in tutta l’Italia per il suo sviluppo edilizio, per i suoi traffici, e per la sua pacifica, benefica, ed esemplare consociazione con Venezia, la città madre. Ma io prego il Signore affinché Mestre, la cui popolazione dimostra schietta religiosità è prontezza di sensibilità cristiana, sia inoltre sempre più fervorosa di fede cattolica e di apostolato vibrante e penetrante», in «Bollettino», 48 (1957)/8-9-10, p. 244.

888 Il Pontificio Istituto Missioni Estere, era diretto in questo momento da p. Augusto Lombardi, che sarà superiore generale sino al 1964.

889 In questo caso Roncalli eccepiva alla decisione di radunare le salme dei patriarchi più recenti nella cripta di S. Marco. Angelo Ramazzotti, nato a Milano nel 1800, sacerdote dal 1829 e membro degli Oblati di Rho, si era dedicato nei primi anni di ministero all’attività predicatoria e alla fondazione di opere assistenziali per gli orfani di guerra. Era stato nominato vescovo di Pavia nel 1850 e patriarca di Venezia nel 1858: qui era rimasto sino alla morte avvenuta il 24 settembre 1861, poco prima di ricevere la porpora preannunciatagli da Pio IX. Nel corso del suo ministero pastorale aveva fondato, presso la casa paterna di Saronno, un Seminario per le missioni in Oceania, dal quale era poi scaturito il Pontificio Istituto Missioni Estere (P.I.M.E.): su di lui si vedano A. Montonati, Angelo Ramazzotti, 1800-1861. Fondatore del P.I.M.E., vescovo di Pavia, patriarca di Venezia, Bologna 2000, e Un pastore secondo il cuore di Dio. Lettere del servo di Dio mons. Angelo Ramazzotti, vescovo di Pavia e patriarca di Venezia, 1850-1861, a cura di D. Colombo, Bologna 2003; cfr. anche infra gli appunti del 3 marzo 1958.

890 Roncalli lascia uno spazio vuoto da riempire successivamente. Il nome dell’ammira-glio Mimbelli (1903-1978), appena promosso comandante in capo del Dipartimento Militare Marittimo dell’Adriatico, è segnalato dal Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/12, p. 341.

891 Il patriarca sperava di rientrare in possesso dell’antico patriarchio «per farne una fonda-zione culturale o benefica», Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

1957

519

Esamino il progetto delle lapidi all’ingresso del portico coi nomi dei Patriarchi: e decido che siano in latino.892

In giornata scrittura di parecchie lettere. Una a Enrica per le nozze d’oro di mio fratello Severo e Maria:893 e un[’]altra a questo che mi ha mandato confetti d’oro.894 Rispondo anche ad una lettera di mgr. Piolanti nuovo Magnifico Rettore dell’Ateneo Lateranense.895

In questi tre giorni specialmente mente e cuore nel Sinodo immi-nente.896

16 novembre, sabatoUdienze. On. Ponti e mgr. Cesca.

892 Le lapidi verranno collocate sulla parete destra all’ingresso del patriarcato: l’iscrizione relativa a Roncalli recita: «angelus Jos. roncalli bergoMas 1953-1959».

893 Riprodotta in Familiari, I, pp. 426-427.894 «Mezzo secolo di vita coniugale di ottimi sposi cristiani, non coll’abbondanza dei

figli, ma coll’abbondanza, anzi colla pienezza dell’amore vicendevole, colla pazienza nelle varie prove della vita, e colla speranza che possiamo dire certezza della gioia che ci aspetta tutti assieme in Dio, in Gesù Cristo nostro salvatore: mezzo secolo, dico, di una vita come la vostra è una grazia, un onore, ed una benezione. Io sarò con voi in ispirito il 21 novem-bre a S. Maria di Brusicco, dove noi siamo stati battezzati e siamo cresciuti all’amore del Signore e del Paradiso […]. Voi comprendete perché io non posso venire. I miei impegni di patriarca sono così numerosi, gravi e delicati, proprio in questi giorni del Sinodo Dioce-sano, da impedirmi assolutamente di muovermi da Venezia», ibidem, p. 427.

895 Antonio Piolanti (1911-2001), specialista di studi tomistici, era docente di Teologia all’Università del Laterano e svolgeva vari incarichi nelle congregazioni di Propaganda Fide e dei Seminari; nel 1956 aveva fondato la rivista «Divinitas»; sarà uno dei più forti sostenitori della causa di canonizzazione di Pio IX. Su di lui si vedano la voce dedicatagli da D. berger per il Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexicon, XX, Nordhausen 2002, coll. 1179-1184, ed e. bini, Bibliografia degli scritti di Mons. Antonio Piolanti, in «Divinitas», 44 (2001)/3, pp. I-XXXVI. Nella sua missiva Roncalli anzitutto ringraziava il neorettore della Lateranense per la lettera che gli aveva inviato: «io desideravo di conoscerla personalmente e di salutarla giusto per quell’affetto e quella benevolenza all’Ateneo Lateranense che è familiare ai ricordi della mia vita. Niente è più gradito per chi si accosta ad lucis terminum che il poter augurare di cuore la continuazione del buon servizio a chi succede ai nostri umili sforzi del facere et docere propter veritatem et justitiam coram domino: e sopravanza di gran lunga i nostri passi. […] Intanto io sto appressandomi alla celebrazione del Sinodo diocesano – 23-27 novembre – che avrà come punto del suo programma anche il traspor-to solenne dei patriarchi di questo secolo, più vicini, e la loro sepoltura presso la tomba dell’Evangelista filius et interpres Petri. Preghiamo insieme», in Pasqua di risurrezione, Loreto, 18 aprile 1976, cit., pp. 64-65.

896 «Un Sinodo – indicherà nella II allocuzione al clero del 26 novembre successivo – ha il compito di arrestare brevemente l’istante che fugge della vita ecclesiastica diocesana, per infonderle quella linfa vitale che rinnovando l’umore del vecchio tronco, lo irrobustisce per una gemmazione novella», Seconda allocuzione al clero. Il Sacerdote in faccia al Signore ed in faccia al Patriarca, in Scritti e discorsi, III, p. 332

1957

520

17 novembre, domenicaUdienze: don Ceriotti, e dott. Orcalli Vito.

20 novembre, mercoledì897

Giornata del 20 tutta occupata nella preparazione dei discorsi per il Sinodo.

21 novembre, mercoledì [Presentazione della B.V. Maria]Stanotte <21> dalle 12 alle 6 niente sonno, ma lavoro serrato per il

secondo discorso del Sinodo. Alle 8.30 mia S. Messa alla Salute. Mi vi recai in abito rosso completo. Assistetti dal trono di Pio X alla grande Messa cantata da mgr. Seno e al termine lessi dall’alta➼re898 alcune parole invitanti alla preghiera alla Madonna per il Sinodo e per il Seminario.899 A questa Messa delle 11 assistette anche [[in piano]] S.E. mgr. Piazzi vescovo di Ber-gamo che mandai a prendere in auto a Abano dove si trova per i fanghi. Visita carissima che gli permise di trattenersi a colazione con mgr. Olivotti e un padre Missionario del Pime di Milano anche lui sofferente. Conver-sazione con mgr. Piazzi amabilissima, e piacevole su cose di Bergamo e di altri lochi. Nel pomeriggio mi dispensai dal tornare alla Salute: dove la folla continuò il suo spettacolo fervoroso e tranquillo di pietà Mariana. Tutto bello: ma la Salute – fuori dal 21 nov[embre] – sempre cisterna dissipata [cfr. Ger 2,13].900

897 Il 18 e 19 novembre Roncalli non compila le pagine d’agenda.898 Gli appunti erano stati sin qui redatti nella prima metà della pagina d’agenda del 20

novembre.899 «Il Sinodo diocesano – indicava Roncalli in questo intervento – è una delle forme più

riconosciute di efficacia per l’incremento del fervore del clero: e qui leviamo questa preghiera più intensa alla presenza dei giovani alunni del Santuario, che sono la felice aspettazione della Chiesa di San Marco, di S. Lorenzo Giustiniani e di San Pio X, affinché esso riesca di vera con-solazione a profitto delle singole anime sacerdotali. […] Nella chiesa della Salute, pure interes-sandomi di tutte le intenzioni di quanti qui convengono da ogni parrocchia: e che so compren-dere nella loro significazione anche temporale e materiale, che esorto per altro a sublimare a più alta concezione di vita e di servizio spirituale, amo accentuare soprattutto questa delle vocazioni allo stato ecclesiastico, e della santificazione del ceto sacerdotale, perché meglio si possa servire il Signore e le anime, secondo il precetto divino», Discorso nel Santuario della Salute, in «Bollettino», 48 (1957)/12, pp. 339-340; poi in Scritti e discorsi, III, pp. 308-309.

900 È stato mons. Gottardi a ricordare in sede di deposizione processuale che il patriarca Roncalli «si rammaricava che il Santuario della Madonna della Salute a Venezia non fosse va-lorizzato e lo definiva “cisterna dissipata”», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 73. Nel discorso tenuto in mattinata non aveva nascosto il suo disappunto a questo riguardo: «Eccoci a questo pellegrinaggio di tutto un popolo, al suo santuario Mariano: al pellegrinaggio, dico, uno dei più singolari che si conoscano

1957

521

22 novembre, venerdì [S. Cecilia Vergine e Martire]Come ieri, come sempre. Cecilia sempre il Vangelo sul suo petto e

sempre a Cristo cantare.Il mio forte lavoro di preparazione dei miei discorsi sinodali allietato

dalla visita degli sposi di mezzo secolo fa, mio fratello Zaverio e Maria Carrara la sua tanto buona consorte. Mia nepote Enrica li accompagna.901 Come erano contenti, ed io con loro!902 Questa di avere così buoni con-giunti, veramente cristiani senza infingimento, è veramente una delle più care benedizioni della mia vita.903 Desidero che vivano a lungo, almeno come me. Ma non sono smanioso del prolungarsi della vita presente, ne´ per loro ne´ per me. Quando penso che di là c’è il paradiso che ci atten-de, non ci sono più impazienze ne´ per il vivere, ne´ per il morire!

23 novembre, sabatoCominciano le giornate attinenti alla celebrità.Nel pomeriggio bella cerimonia in S. Marco per la introduzione di

nuovi canonici in Capitolo: mgr. Scarpa come arcid[iacono] che succede a mgr. Macacek: mgr. Mario d’Este che succede a mgr. Scarpa come ca-nonico Teologo: mgr. Gino Spavento che lascia la parrocchia arcipresbit. di S. Pietro di Castello come canonico titolare in vece di mgr. Costantini: mgr. Aless[andro] Gottardi pro vic[ario] gen[erale] canonico onor[ario]:

al mondo, che nasce spontaneamente ad ogni ritorno del 21 novembre, da oltre trecento anni, dall’alba al tramonto. Fin dalla prima volta che feci questa constatazione pastorale, or sono cin-que anni, e sentii il fremito delle anime in questo prodigioso tempio che si leva su dalle acque, mi toccò una nota pungente di desiderio, che amo partecipare a voi. A questa basilica, che i no-stri Padri eressero a perenne monumento di fede, sul motivo della riconoscenza che tanto piace al Signore, propiziandone nuovi favori, conviene avviare la consuetudine di un pellegrinaggio, oltre quello odierno, continuato lungo tutto l’anno, perché questa è una fontana di acqua viva, ed è un richiamo perenne alla perfetta comunione di pensiero con la tradizione antica, a sicurez-za di buon cammino delle generazioni future»: Discorso nel Santuario della Salute, cit., p. 339.

901 Nella lettera inviata al fratello pochi giorni prima il patriarca si diceva «lietissimo che voi veniate qui con Enrica che saprà come accompagnarvi. Qui potrete benissimo riposarvi la notte tutti e tre. Mgr. Loris si è occupato e si occuperà di voi», Familiari, II, p. 428.

902 Scriverà al fratello Giuseppe al momento della loro partenza da Venezia: «Caro Giu-seppino, tornano gli sposi, più contenti e lieti che mai. Nonostante che io mi trovi tanto, tanto occupato in questi giorni, la visita di Zaverio e Maria con Enrica fù di tanta gioia per me. Ci siamo ricordati e occupati di tutti[,] tanto della Colombera, come delle Gerole, come di tutti gli altri parenti sparsi lontani o vicini. Io ringrazio tutti della cordialità con cui tutti i congiunti hanno voluto festeggiare i vecchi coniugi. Vedete come è buono il Signore. Anche questo esempio di amore familiale! è una edificazione per tutti. Del resto sempre pronti e a fare onore al Pater noster, e alle sue petizioni», AR/Int 2892.

903 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 19.

1957

522

mgr. Giovanni Schiavon come can[onico] onor[ario]. Rivolsi alcune paro-le, ma senza entrare in personalità. Cerimonia bene riuscita con molta gente e in molta pace.

Seguì la mia Messa di introduzione all’anno nuovo per i laureati.

24 novembre, domenicaGiornata presinodale. Nel pomeriggio io compii la cerimonia della

riconsacrazione dell’altare maggiore di S. Marco, in seguito alla scopertura dell’antico ipogeo contenente «sacras exuvias divi evangelistae» ivi già col-locato e chiuso. L’altare era stato consacrato il 6 settembre 1835 dal card. Jacopo Monico.904 Ora quell’ipogeo lasciato intatto è in vista sotto l’area dell’altare ad universale soddisfacimento ed edificazione.905 La cerimonia riuscì lunga, ma ben condotta e [[di edif]] seguita, commovente.

Era giusto che essa segnasse l’inizio del Sinodo.906 Io infatti celebrai subito la S. Messa, a basilica già piena di gente ammirata e curiosa: e poi [[mi]] pronunciai dall’ambone leggendo il discorso introduttivo, che era fatto stampare così da poter essere subito conosciuto.907

904 Cfr. supra, annotazioni al 2 febbraio 1957.905 «Sotto quella pietra – indicava nel suo discorso il patriarca – splende ormai, final-

mente visibile, a devozione e a gioia dei nostri occhi, la pietra antica, che da secoli raccoglie il corpo dell’evangelista San Marco: Corpus divi Marci Evangelistae. Documenti di indiscusso valore ufficiale del mio predecessore il Cardinale Jacopo Monico […] depositati nei nostri archivi e pubblicati anche per le stampe, ci assicurano della autenticità di questi sacri resti – sacrae exuviae – del corpo di San Marco, che risalgono alla fine del primo secolo dopo Cristo. Questa è una grande consolazione per me, che fin dai primi giorni in cui mi ripiegavo su questo altare, provavo le ansie di vedere nella luce dei miei occhi questo vero palladio, il più prezioso e sacro della gente Veneta, che era nascosto sin qui alla aperta conoscenza dei fede-li», Riconsacrazione dell’altare maggiore di S. Marco e inaugurazione solenne del XXXI Sinodo Diocesano, in Scritti e discorsi, III, pp. 314-315.

906 Gli atti sono raccolti in Patriarchalis Ecclesiae Venetiarum, Synodus XXXI, cit.907 «Dal primo concilio dell’anno 50 a Gerusalemme, in cui i Capi della Chiesa nascente,

contemporanei ed apostoli di Gesù e da lui stesso chiamati, decisero con la parola solenne: Visum est Spiritui Sancto et nobis: la linea da seguirsi per la risoluzione delle questioni più gravi ed importanti, che subito si imposero all’attenzione personale di ciascuno, ma specialmente di chi per divina elezione presiedeva alla assemblea: da allora attraverso tutti i secoli, con speciale fervore dopo il Concilio di Trento, e con ininterrotte sollecitudini dell’epoca moderna, i fasti della Chiesa segnarono gli incontri, lo studio e i provvedimenti della vita ecclesiastica, direi della vita sociale, sulle basi della Sacra Scrittura e particolarmente del Vangelo. […] Di tratto in tratto occorre soffermarci lungo la via: far tesoro dell’esperienza quotidiana: coordinare le varie disposizioni ricevute dal Supremo Gerarca o dai Vescovi: più propriamente dai Vescovi nella unione col Sommo Pontefice: e concertare ed avvisare nuove indicazioni che elevano gli spiriti degli individui e dei popoli. Di che cosa si occuperà questo Sinodo XXXI della nostra storia? È evidente la preoccupazione prima e principale: la purezza della dottrina sulla linea

1957

523

25 novembre, lunedìPrimo giorno del Sinodo. È dedicato a S. Marco. Io cantai solemni-

ter la Messa «de Spiritu Santo».908 Poi feci il primo discorso «Il Patriarca» seguito da molta attenzione.909 Il popolo era uscito con molta disciplina all’«Exeant omnes» e il clero stette buono ad ascoltare: con curiosità e con attenzione rispettosa. Nel pomeriggio fù riaperta la seduta e la lettura:910 io

dell’insegnamento apostolico, fra gli stordimenti e i bagliori della scienza umana, talora rivolti a confusione delle menti e a tentazioni pericolose dei cuori. si dischiude poi come in tanti quadri la visione dei difetti da correggere: degli abusi da togliere: e delle nuove istituzioni, suscitate dalle odierne necessità, da approvare e da far conoscere. […] Il Sinodo non è dunque un parla-mento, ma è una ricerca di ciò che è più opportuno per una conformità sempre più grande alle esigenze dei principi, dei tempi e delle circostanze locali. Due elementi concorrono a rendere luminoso ed efficace questo studio concorde e pio: cioè la buona volontà delle nostre anime religiose, e l’intervento della grazia del Signore», Riconsacrazione dell’altare maggiore di S. Marco e inaugurazione solenne del XXXI Sinodo Diocesano, cit., pp. 310-314.

908 Per l’ordo delle tre giornate del sinodo cfr. il numero speciale del «Bollettino», 48 (1957)/11.

909 Nell’uso liturgico – indicava Roncalli nel corso di questa allocuzione – al nome del Vescovo si aggiunge l’appellativo di pater et dominus: Padre e Signore. Nel linguaggio evangeli-co, nel linguaggio della tradizione apostolica amplificata dai Padri antichi e dai Dottori della santa Chiesa, nell’accento comune del popolo cristiano lungo i secoli, […] il compito del vescovo viene invece espresso in due luminose e care parole non già di Padre e Signore: pater et dominus, ma di Padre e Pastore: pater et pastor. Vi dirò con semplicità e con umiltà. Quando, or fanno cinque anni, il Santo Padre mi inviò a voi, passando al di sopra della mia pochezza, mutandomi il servizio diretto della S. Sede in quello di Patriarca di Venezia, che è quanto dire Vescovo di questa eletta porzione del gregge di Cristo, la mia persona non era nuova a questo compito. Poichè per ben dieci anni, prima della missione diplomatica di Francia, l’obbedienza mi aveva tenuto ben occupato a Costantinopoli, la moderna Istanbul, in fun-zione di Delegato Apostolico per tutti i cattolici di vario rito di quella immensa regione del prossimo Oriente, ma insieme di Amministratore Apostolico in esercizio di potestà ordinaria per i Latini. Mi rammento di aver fatto porre sopra le camere da me abitate le dette parole: pater et pastor: padre e pastore. Ma la denominazione prevalente è sempre la prima, quella di padre. […] La vera paternità del Vescovo […] innanzitutto è rispetto del diritto delle anime: è pronta disposizione a sviluppare nei suoi figli la vera e santa libertà dei figli di Dio. Si colma di bontà con tutti. Si esercita con energia e vigore contro ciò che può rendere le anime schia-ve delle passioni. Denunzia con chiaroveggenza e forza gli errori, i pericoli, le illusioni. Nei rapporti coi fedeli sa unire la fiducia alla prudenza, la fermezza alla misericordia, la pazienza alla decisione», Prima allocuzione al clero. Il Patriarca: ciò che egli deve ai suoi cooperatori, in Scritti e discorsi, III, pp. 317-326 (le cit. alle pp. 319 e 324); per l’originale latino – la lingua nella quale il patriarca pronuncerà tutte le sue allocuzioni – cfr. Patriarchalis Ecclesiae Venetiarum, Synodus XXXI, cit., pp. 99-105.

910 L’ordo prevedeva infatti che, usciti coloro che non erano secondo il dettato del Co-dex membri dell’assemblea sinodale, venissero letti i testi delle costituzioni predisposti nelle giornate precedenti: «Le Costituzioni sinodali – si indicava infatti sul Bollettino – vengono dal Vescovo, ma furono esaminate anche dal Clero, al quale il Vescovo, prima della loro pro-mulgazione, ha voluto presentarle, affinché i Sacerdoti, nella loro prudenza ed esperienza, vi

1957

524

di tratto in tratto sospendevo alquanto toccando circa l’uno o l’altro pun-to.911 Poi le porte furono aperte e la basilica si riempì di popolo curioso e devoto. Si cantarono con semplicità i Vespri del giorno, voci compatte di tutto il clero e di tutto il popolo.

Uno degli spettacoli più commoventi ed esaltanti lo spirito del patriar-ca e del suo buon clero devoto, e fedele.

26 novembre, martedìSecondo giorno del Sinodo. Auspicio S. Lorenzo Giustiniani. Cerimo-

nia commovente intorno alle salme dei 6 Patriarchi, trasferiti a S. Marco dalla S. Trinità e dal Cimitero.

Le accompagnammo poi tutte nella cripta con nuove assoluzioni. Il posto migliore fù quello riservato al patriarca Agostini.912

La seduta chiusa del Sinodo mi permise di leggere con penetrazione il secondo discorso «sul prete».913

facessero eventuali osservazioni. Hanno per ciò carattere comunitario, quello proprio della “famiglia di Dio”: e in questo spirito da tutti saranno accolte»: «Bollettino», 48 (1957)/11, pp. 266-267.

911 Nel pomeriggio inizia la lettura delle Costituzioni, raccolte infine in due libri: De personis e De actione pastorali. Secondo la cronaca ufficiale, durante la lettura dei testi del De personis il patriarca «ogni qual tratto fa sospendere la lettura per dare preziosi orientamenti pastorali: auspica un’associazione di tutti i parroci sotto la protezione del S. Curato d’Ars, elogia i religiosi e le religiose per il bene che compiono nel patriarcato, parla affettuosamente del Seminario ed in particolare di quello Minore che ha potuto attuare, come nuovo virgulto, presso il Maggiore; condanna il laicismo, o meglio la forma moderna di neo-laicismo che serpeggia anche fra i cattolici, e vorrebbe rinchiudere i preti in Sacrestia. Chiede notizie sul Capitolo di S. Cipriano di Murano; d. Niero dà breve ragguaglio», Cronaca delle giornate sinodali, in «Bollettino», 48 (1957)/12, p. 329.

912 Nel discorso pronunciato durante la cerimonia di tumulazione, Roncalli affermava che «conveniva bene ottemperare alla prescrizione del Codice di Diritto Canonico, che dice di sep-pellire il Vescovo nella Chiesa cattedrale, là dove il Capo della diocesi è in modo eminentemente solenne pontefice e pastore […]. Dinanzi a noi stanno cinque bare: ed una più grande: esse contengono i resti dei Patriarchi mons. Milesi, cardinale Monico, mons. Ramazzotti, card. Tre-visanato, cardinale Cavallari: e la salma dell’immediato mio predecessore mons. Carlo Agostini. La traslazione di mons. Mutti – di cui ricorre quest’anno il centenario della morte – e del card. Domenico Agostini avverrà in epoca da destinarsi. La salma del venerato card. La Fontaine, che celebrò il sinodo XXX, rimarrà invece al Lido, come da disposizione testamentaria, ad pedes Dominae suae, ed in mezzo ai cari soldati d’Italia, morti in eroica difesa del nostro paese», Per l’inumazione di sei patriarchi veneziani, in Scritti e discorsi, III, pp. 327-328.

913 Il patriarca, sempre sulla traccia del Codex, forniva alcune indicazioni pratiche e in-sisteva sulla necessità che il ministero dei sacerdoti non venisse impedito o limitato dalla presenza di familiari presso l’abitazione degli stessi. «La vocazione sacerdotale – continuava – è un dono eccelso del Signore: e l’esercizio del sacerdozio innanzi tutto importa una tale

1957

525

Nel pomeriggio quando il popolo ebbe le porte aperte, folla immensa:914 canto dei Vespri, magnifico discorso di mgr. Urbani «sui Patriarchi».915

Impressione generale indimenticabile.

27 novembre, mercoledìSinodo. Haec dies quam fecit Dñus [Sal 117,24].916 La mia persona [[si su]] si

perde sotto un cumulo di consolazioni. Anche la fine del Sinodo fù come il principio, e la continuazione; soprabbondanza di compiacimento. I dettagli della giornata li raccoglierà la cronaca. Mia Messa Pontif[icale] vot[iva] de Be-ata in [[nanzi]] Gregoriano: il mio terzo discorso sinodale: ciò che noi dobbiamo al popolo e ciò che questo ci chiede.917 Nel pomeriggio fine della lettura degli Atti:918

completezza di buon giudizio teorico e pratico da suggerire, nelle varie circostanze della vita, riflessione calma e profonda, quale la presenza del pericolo sempre la impone, dominio di sé, prontezza di ricorso a chi può meglio illuminare e dirigere, e frequente elevazione al Padre e alla Madre del Buon Consiglio», Seconda allocuzione al clero. Il Sacerdote in faccia al Signore ed in faccia al Patriarca, cit., p. 333; per la versione originale cfr. Patriarchalis Ecclesiae Venetiarum, Synodus XXXI, cit., pp. 106-114; sulla questione specifica si veda anche il GdA, note del 25 novembre-1 dicembre 1940, p. 364.

914 Prima di ciò viene data lettura delle costituzioni riguardanti il «De Cultu»: «i com-menti del Patriarca vertono sulla piena osservanza delle norme sulla musica Sacra, sulla cura e decoro delle Chiese, sull’incremento alla devozione a S. Lorenzo Giustiniani e a S. Pio X. […] Il Patriarca esorta alla serietà nell’osservanza de Muneribus sacris et de necessario secreto e ad una organica educazione liturgica e spirituale dei Sacrestani. Dà anche una comunicazione sulla improvvisa indisposizione del Card. Piazza per il quale tutta l’assemblea eleva una fervorosa preghiera», Cronaca delle giornate sinodali, cit.

915 Edito con il titolo Gli ultimi patriarchi nella cattedra di S. Lorenzo Giustiniani, in Patriarcha-lis Ecclesiae Venetiarum, Synodus XXXI, cit., pp. 81-89.

916 Missale, Dominica Resurrectionis, Graduale.917 «Noi sacerdoti dobbiamo al popolo cristiano, e questi chiede e attende da noi, tre

cose: 1) la dottrina e la grazia di Cristo; 2) il buon esempio della nostra santificazione per-sonale; 3) l’incoraggiamento alla vita spirituale quaggiù, che ci assicura la gloria immortale nei secoli eterni. […] Il popolo cristiano vuole essere bene informato: soprattutto ama di scorgere nel sacerdote la perfetta conoscenza delle questioni moderne e sicurezza di giusto consiglio: ma lo predilige se è fedele al suo altare, dignitoso, mite, esemplare ed attento, in forme modeste, sempre liete e discretissime, all’esercizio del culto e delle quattordici opere della misericordia: opere destinate a divenire l’elogio più popolare e più prezioso al suo ono-rato e benedetto nome», Terza allocuzione al clero. Il popolo cristiano: che cosa domanda e che cosa esige dal clero, in Scritti e discorsi, III, pp. 342-356 (le cit. alle pp. 342-343 e 346-347); per la versione originale latina cfr. Patriarchalis Ecclesiae Venetiarum, Synodus XXXI, cit., pp. 115-124.

918 Le costituzioni lette dopo l’allocuzione patriarcale riguardano «la catechesi, la vigilanza agli errori e la coscienza missionaria da incrementare tra i fedeli. Il Patriarca anche a questo proposito dà pratici suggerimenti. Alle 16 la sessione viene ripresa […] Si leggono le ultime costituzioni sulle opere di carità, sull’amministrazione dei beni ecclesiastici, assicurazioni so-ciali e testamento. Il Patriarca compie le sue osservazioni sul testo del Sinodo, che deve essere

1957

526

Vespri solenni, e mio ultimo discorso nella esaltazione di S. Pio X.919

Veramente la chiusura fù trionfale. Tutti i cuori esultanti.920

28 novembre, giovedìMattinata abbastanza riposata. Dappertutto cuori contenti e grati al

Signore.921 Alle 13 mi recai al Seminario dove i nuovi Canonici offrirono

riguardato come un Direttorio pastorale, e sulla vita spirituale del clero: e raccomandando che ciascun sacerdote abbia un suo Direttore spirituale», Cronaca delle giornate sinodali, cit., p. 330.

919 «Di fatto è proprio Pio X, il nostro santo patriarca, che riassume con vivacità di for-ma, perché più vicino alle condizioni moderne la nostra vita, quanto nella lunga tradizione di parecchi secoli è disceso su questa terra di san Marco, a ricchezza spirituale, a tempestivo incoraggiamento volta per volta, e a vera nobiltà della vita. […] Pio X fu sempre tutto inteso a ricondurre il senso del soprannaturale sulla terra. Il secolo che lo precedette si era spento fra i clamori di un trionfo del razionalismo senza attenuazioni. L’influenza del cosiddetto scientismo sistematico tentava, e vi riuscì in parte, a bandire dal mondo le preoccupazioni e le prospettive religiose. […] A mezzo secolo di distanza, pur nella deplorazione degli errori e del malessere intellettuale perdurante, e nella constatazione degli sforzi dello spirito delle tenebre di contrastare la ripresa delle energie cattoliche, questa ripresa è un fatto innegabile. Il soprannaturale ha ripreso il suo posto, la teologia e la mistica che se ne occupano ex professo sono ammesse nel rango delle scienze, i giornali ne tengono conto in prima pagina, l’imma-ginazione popolare si colora di visioni spirituali, sino al punto di rimproverare la Chiesa di imprudenza o di troppa intransigenza nel frenare certe esplosioni di misticismo di dubbia lega che scoppia qua e là come segno di una temperatura febbrile del sentimento religioso. L’alto magistero di Pio X ha trionfato. Lo scientismo di fatto è morto e il modernismo, se resiste ancora presso qualcuno, è piuttosto come debole fiamma fumosa attardatasi a qualche trave caduta sotto le rovine della casa incendiata. La Lettera Humani generis di Papa Pio XII ne ha segnato il destino», S. Pio X e la sua azione pastorale. Discorso finale per il clero e per il popolo, in Scritti e discorsi, III, pp. 358-359; 364-365.

920 Silvio Ferrari – che ha riletto il sinodo veneziano in parallelo con quello celebrato dallo stesso Roncalli a Roma tre anni più tardi –, pur sottolineando la necessità di conside-rare, per una sua piena comprensione, i testi delle allocuzioni patriarcali, ha indicato che «la normativa sinodale veneziana, nonostante qualche sprazzo di rinnovamento, finisce in buona parte per confondersi nel grigiore dei sinodi tardo-pacelliani»: I sinodi diocesani di A.G. Roncalli, in «Cristianesimo nella storia», 9 (1988)/1, p. 118; don Niero ne ha rimarcato le «novità», come «il riconoscimento canonico delle associazioni di Azione Cattolica e degli Istituti seco-lari», e allo stesso tempo lo riconosce «venato, qua e là, di tridentinismo per la vita del clero», niero, Il patriarcato di Venezia e i patriarchi A.G. Roncalli e G. Urbani, cit., p. 139; Giuseppe Al-berigo ha constatato che nelle costituzioni sinodali «non ricorrono norme sui comportamen-ti elettorali o politici, né a favore del fiancheggiamento della Democrazia cristiana né contro la collaborazione con i comunisti; appaiono insoddisfacenti le norme sui beni ecclesiastici e del tutto assenti indicazioni sul ruolo delle donne nella chiesa», G. alberigo, Dalla Laguna al Tevere. Angelo Giuseppe Roncalli da San Marco a San Pietro, Bologna 2000, p. 58.

921 In un messaggio rivolto ai diocesani il 30 novembre successivo – nel quale riprende-va un termine, «aggiornamento», già impiegato poche settimane prima sempre riguardo alla celebrazione del Sinodo e che diventerà l’elemento qualificante dell’immaginario conciliare di Giovanni XXIII – scriverà di voler «rinnovare l’espressione della mia gratitudine a quanti

1957

527

la colazione agli anziani, presente il Patriarca. Fù un fraterno, lieto e ama-bilissimo convegno. Vidi diffuso uno spirito straordinario di pace nei volti e nei cuori.

Udienze: la nuova Provinciale delle Suore di Maria Bambina. Ricevetti anche la Presidenza dell’I.R.E.922

Nel pomeriggio breve visita alla Ca’ di Dio:923 e poi all’Ospedale della Marina a S. Anna, dove diedi la Benedizione del S.S. e visitai gli ammalati. I Superiori della Marina, il Contrammiraglio Baslini, Medici ecc. tutti ol-tremodo gentili e buoni.

29 novembre, venerdìGiornata occupatissima e preparare i discorsi per Rovigo e per Vicen-

za.924 Lo scriverli mi costa, più che un poco. Non ne ho alcuna stima per me stesso.925 Quando poi li rileggo più tardi, solo a solo, vi trovo qua e là qualcosa di buono, ma da non vantarmene da sé o da me in alcun modo.––––––––––

Programma per lo sviluppo della vita di perfezione, e criterio fondamen-tale. Fare: lasciar fare: dar da fare: e far fare.926

colla loro attività intelligente e fervorosa hanno cooperato al buon successo dell’avvenimen-to. […] ciò che rimane nell’animo, che per sempre rimarrà motivo di conforto a quanti assi-stettero al Sinodo, fu la affermazione della presenza viva della Chiesa, occupata nello studio di aggiornamento dei metodi pastorali, e cogliente il vecchio e il nuovo: per sospingere tutto e tutti verso le idealità più alte e più pure. Le Costituzioni di questa legislazione canonica – cinquecento di numero – vibranti della sensibilità pià attenta ai bisogni delle anime, sono motivo di vero compiacimento, promessa di accentuato lavoro apostolico, ontinuata ricerca di applicazioni sempre più conformi alle esigenze mutate, e talora incomprensibili delle mo-derne generazioni. La impressione generale che il Sinodo lascia è che siamo in un momento di fervore, e di grande fervore: verso la completezza della ricerca dell’ideale di vita cristiana, e di corrispondente conformità di parole e di opere alla tradizione gloriosa, che risale alle più antiche età, e studiata e preparata per le nuove», Paterno messaggio del Cardinale Patriarca dopo le celebrazioni del Sinodo, in «Bollettino», 48 (1957)/12, p. 332.

922 L’ente delle Istituzioni di Ricovero e di Educazione, istituito con Regio decreto nel 1939, amministrava una serie di antiche istituzioni assistenziali veneziane decentrate dagli Enti Comunali di Assistenza.

923 Dove «visita la restaurata cappella», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/12, p. 341.924 Cfr. infra, appunti del 1° dicembre 1957.925 Cfr. supra, appunti del 3 marzo 1956.926 Rappresenta un’altra delle parole d’ordine del governo pastorale roncalliano: cfr. su-

pra le annotazioni al 28 marzo e, infra, quelle al 16 febbraio 1958. Scriverà di Giovanni XXIII mons. Capovilla nel 1959: «E l’altro fiore di saggezza, che si esprime in un arguto gioco di parole? “Fare, saper fare, lasciar fare, dar da fare!”. Anche questo gli fu e resta familiare», caPovilla, Giovanni XXIII. Quindici letture, cit., p. 61.

1957

528

30 novembre, sabatoStamattina notizia della morte del Card. Piazza. Veramente era temuta

dopo la prima notizia dell’attacco di paralisi di questi giorni.Erat vir bonus et religiosus et justus ante Deum. Fù per 13 anni mio [[coa-

diutor]] antecessore qui come Patriarca di Venezia. Aveva la scorza un po´ dura, ma effusioni di cordialità inattesa.927 Io ritenni mio dovere di frater-nità di circondarlo di tutte le attenzioni che egli accolse con tenerezza.928 Quando mi recai a Roma per conferenza per gli Archivisti il 6 nov. egli ten-ne a venirmi a sentire, a felicitarsi anche il giorno dopo la conf<erenza> accogliendomi [[di]] a gran festa alla Congreg. Concistoriale.929

1 dicembre, domenica [Domenica I d’Avvento]A Rovigo e a Vicenza. A Rovigo Messa Pontific. nella nuova chiesa del

Cuore Immacolato di Maria e S. Ilario ieri consacrata da mgr. Mazzocco: bella chiesa moderna, spaziosa, aerea, con qualche bizzaria architettonica ma imponente e capace.930 Folla devotissima: severità di rito d’Avvento: bel servizio dei seminaristi. Mio discorso letto che congiunge fine di Penteco-ste e Avvento.931 Perfetto ricev. Autorità in episcopio: soli preti a pranzo.

927 Dandone notizia il giorno stesso ai fedeli veneziani scriveva: «È una notizia che da appena qualche giorno si presagiva dolorosamente: ma tuttora si stenta a credere che la robusta fibra del Cardinale – che portava nel suo aspetto qualche cosa della fierezza delle sue care mon-tagne natìe – abbia ceduto quasi di schianto. Il Card. Piazza, appartenente all’inclito Ordine dei Carmelitani Scalzi, fu un Pontefice grande e buono […]. Ho tanto pregato in questi giorni per-ché la preziosa esistenza di questo Eminente Porporato venisse conservata ai servizi molteplici che egli rendeva nobilmente alla S. Chiesa. Il Signore ha preferito invece il sacrificio di lui, del quale si può dire che tradit semetipsum pro Ecclesia, immolò se stesso per la Chiesa, ad imitazione del Signore Gesù: ed è questo il più bell’elogio di una vita sacerdotale ed episcopale», La comuni-cazione del Patriarca al clero e al popolo veneziano, in «Bollettino», 48 (1957)/12, p. 307.

928 Il commiato da Venezia del card. Piazza per la promozione alla Concistoriale era infatti avvenuto in un clima teso in ragione dei contrasti che erano insorti con parte del clero. Roncalli, pur non essendo completamente al corrente degli eventi precedenti, aveva in ogni caso inteso operare un rinsaldamento dei rapporti tra il suo predecessore e la sua antica diocesi chiamando-lo a Venezia a festeggiare il proprio giubileo episcopale: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 489-492.

929 Cfr. supra, appunti del 7 novembre 1957.930 Cfr. supra, appunti del 25 febbraio 1956 e 3 novembre 1957. I lavori per la nuova chiesa,

il cui progetto era stato approvato dalla Pontificia Commissione per l’Arte Sacra, erano iniziati nel luglio 1955; il 29 novembre precedente l’edificio era stato consacrato da mons. Mazzocco.

931 «Per casuale incontro di due tempi liturgici, quello della prolungata Pentecoste, che è cessato ieri, e questo dell’Avvento, che oggi si inizia, un duplice fiore di pietà religiosa si dischiude sopra queste due giornate: un pubblico sentimento le ravviva. Il sentimento della riconoscenza per il passato diviene impegno ed esercizio di glorificazione per l’avvenire. […] Lasciate che io mi compiaccia con voi, miei diletti figlioli della Commenda di Rovigo e del Polesine, attonito come sono al primo entrare qui in questo quartiere, innanzi allo spettacolo

1957

529

Nel pomeriggio altro discorso su note storiche preparate da d. Loris.932 Tut-to in bell’effetto, in giornata fredda ma splendente di sole e di fervore negli occhi e nei cuori. Parroco di Commenda d. L[ino] Dalla Villa.933

Di là mi recai con mgr. Schiavon a Vicenza per Cinquantenario Scuole di Cultura. Uditorio molto scelto. Vescovo sempre amabilissimo: manifesta-zione a distinto livello. Io lessi ma con fatica. Forse occorreva uno sviluppo più largo, e lo aggiungerò nel testo definitivo. Avevo passato la notte insonne a comporlo. Non avrei potuto fare di più.934 Ritorno a Venezia un po´ stanco.

miracoloso di questo complesso di edifici, che la vostra pietà e generosità saviamente sospinte dal vostro degnissimo pastore, e infiammate dallo zelo del vostro parroco, hanno saputo creare. Vero è che venendo a voi a consumare il grande sacrificio eucaristico, ho dovuto attenuare per disciplina liturgica la vivacità dei colori della straordinaria letizia che la circostanza inaugurale parrebbe dover comportare. Qui i nostri occhi godono questo bagliore di nuovi edifici dedicati al culto del Signore, ed alle opere del bene preparate per l’avvenire: mentre ascoltiamo nella liturgia mortificata di questa prima domenica di Avvento, parole tremende del Vangelo di san Luca, di richiamo alla dissoluzione della fabbrica del mondo intero: alle forze dei cieli e della terra messe in convulsione paurosa, allo sgomento universale per la imminenza del giudizio. Miei diletti fratelli e figlioli. Non vi turbate per nulla. Nel corso sacro dell’anno liturgico que-sta successione di drammi immaginosi è consueta. Lo spirito umano vi si trova santamente ammonito, ed insieme eccitato a perfezionare la propria preparazione all’atto finale della vita degli uomini e dei popoli. La vita, anche la vita del buon cristiano, è un incessante, un continuo ricominciare», Inaugurazione del complesso parrocchiale della «Commenda» di Rovigo, in Scritti e discorsi, III, pp. 374-377 (le cit. alle pp. 375-376).

932 «Miei fratelli! La diocesi di Adria ha origini antichissime: il secolo VII. Ma non si ac-contentò, come fecero altre, di ricercare subito qua e là il corpo santo di un martire, da porre sotto l’altare maggiore della cattedrale. Fu molto più tardi, nel secolo XII, che Adria ebbe il suo inclito protettore: S. Bellino della famiglia Bertaldo di Padova. Questo santo doppiamente vi appartiene, perché a Fratta Polesine la terra ricevette la effusione del sangue suo, che divenne patrimonio sacro dei padri vostri. Su questo sacrificio che richiama la parola dell’apostolo: Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio: si eleva la cattedra episcopale di Adria, e direi si elevano le cento parrocchie della diocesi: super fundamentum apostolorum et prophetarum. Ma soprattutto continua a stare ferma e salda la vostra fede, o figli del Polesine, o figli di Adria e di Rovigo», Intronizzazione della Madonna Pellegrina a Rovigo, in Scritti e discorsi, IV, pp. 113-114.

933 Lino Dalla Villa, sacerdote dal 1943, era parroco al Cuore Immacolato di Maria e S. Ilario (Commenda) dal 1951 e vi resterà sino al 1968.

934 Nel suo intervento, come già fatto in circostanze analoghe, Roncalli richiamava la figura e l’azione di Nicolò Rezzara e Giuseppe Toniolo e aggiungeva: «Perdonate la mia indiscrezione se oso rammentare con poca modestia che nel 1907, quando la Scuola di Cultura Cattolica di Vicenza iniziava i suoi corsi, l’ultimo testimonio di quei tempi, colui che ora vi parla, si occupava di insegnare la religione alle alunne delle Scuole Magistrali, e già ben avanti in un programma di erudizione storica, religiosa e sociale, sempre sotto gli auspici dell’Università Popolare, a cui Ni-colò Rezzara presiedeva ed a cui io detti personalmente semplice e fedele consenso. Ciò avveni-va in omaggio alla consegna antica di Pio IX, che a proposito di constatata indolenza di alcuno e di ignoranza di molti, ripeteva sempre con l’anelito di chi soffre: Illuminate, illuminate, illuminate. Più tardi, il movimento della media ed alta cultura cattolica si sviluppò più largamente: oggi l’occhio si compiace di vederlo capito e sostenuto, e il cuore incoraggia, dovunque li incontra,

1957

530

2 dicembre, lunedìIn mattinata ricevetti mio cugino Giovanni Roncalli di Milano che mi

accompagnò mia nipote Mariolina delle Gerole che poi si trattenne qui. In-teressante il conversare col mio cugino.

Nel pomeriggio preparazione del funerale del Card. Piazza a S. Marco. Gran folla di autorità e di popolo. Io cantai la Messa vespertina con musica di Perosi. Cerimonia imponente. Prima dell’Assoluzione io lessi un breve elogio che fù ascoltato con viva attenzione.935

Tutto serve a fare onore allo spirito della S. Chiesa, che tutto tempera, ricordi, risentimenti, giudizi, e tutto eleva ed avvolge di superna luce. Questo Cardinale Piazza, a parte la corteccia un po’ ruvida,936 era una bella e grande anima, di sacerdote, di religioso, e di servitore della S. Sede.

3 dicembre, martedìIn casa convegno matutino di varie persone per un incontro col dott.

Sciascia venuto da Roma. Presenti con lui mgr. Borsato di Vicenza, Gamba di Padova, Da Villa arcip. di Mestre.937 Io mi accontentai di salutare, parten-do per Roma per il funerale del Card. Piazza.938 Mi accompagnò mgr. Schia-von sempre bravo e cortesissimo.

tutti i progressi rilevati qua e là a letizia ed a conforto delle genti», Cinquantenario della Scuola di Cultura Cattolica a Vicenza. Pensieri sparsi, in Scritti e discorsi, IV, pp. 115-122; la cit. a p. 118.

935 «A 73 anni – indicava il patriarca – il Cardinale Piazza era robusto di pensiero, di voce e di portamento; e poteva applicarsi al lavoro e a lunghi viaggi con assiduità sorprendente; e portava dappertutto, sotto il cosiddetto splendore della porpora cardinalizia – sia ripetuto a suo onore – oltre al segno caratteristico delle montagne natie del suo amato Cadore, l’austerità del frate Carmelitano Scalzo, che nelle conversazioni, come nell’oratoria davvero solenne e pontifi-cale, apriva la recondita vena della scuola ascetica e mistica di S. Giovanni della Croce e di Santa Teresa d’Avila, che ne avevano educato lo spirito. […] Quello che io dissi del Cardinale, in sua presenza, e in documenti affidati alle stampe, riferentesi al suo ministero episcopale a Venezia, non è il caso di ripetere. Ma so di avere il generale vostro consetimento nella applicazione che faccio a lui dell’elogio biblico, che racchiude per altro l’intimo tormento delle anime grandi: Sacerdos magnus, qui in diebus iracundiae factus est reconciliatio. Amo anche applicare a lui quanto leggemmo stamane sul Breviario in onore di Sant’Aniano, il primo successore di San Marco ad Alessandria: “Ipse omnia cumulate adimplevit quae pastoralis sollicitudo ad bene regendum dominicum gregem exposcit”», Parole del Cardinale Patriarca alle solenni Esequie in S. Marco, in «Bollettino», 48 (1957)/12, p. 309.

936 Cfr. supra, appunti del 30 novembre 1957.937 «Presiede ad un raduno di Consulenti dei Comitati Civici Regionali»: Diario, in «Bol-

lettino», 48 (1957)/12, p. 340; si vedano anche supra le annotazioni al 25 maggio 1956.938 Secondo quanto riferito da mons. Capovilla, Roncalli aveva chiesto «a Pio XII – che lo

concesse ben volentieri – l’onore di cantare la Messa di esequie [del card. Piazza] a S. Andrea della Valle a Roma», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit., p. 40r.

1957

531

Viaggio eccellente. Arrivo alle 18 circa, sempre assai bene accolto da mgr. Pietro Mattioli e dalle mie care Suore Zelatrici del S. Cuore di via Piatti 1, o Sommeiller.

4 dicembre, mercoledìA S. Andrea della Valle. Imponente funerale del card. Piazza.939 Per con-

cessione del S. Padre io cantai la Messa funebre invece di un semplice ve-scovo che doveva essere mgr. [van] Lierde. Tutto bene e in ordine. Solo il card. Tisserant malcontento e poco cortese con me.940 Lo trattai bene, e con umiltà.941 La mia Messa so che sollevò grande e buona impressione special-mente fra i numerosi Veneti presenti. Deo gratias.942

939 Per la cronaca della cerimonia cfr. La solenne Cappella funebre in suffragio del Cardinale Adeodato Giovanni Piazza, in «L’Osservatore Romano», 5 dicembre 1957, p. 1.

940 Eugenio Bacchion, presente alla cerimonia, rammenterà che «era una cosa inusitata questa, per il protocollo romano: per un cardinale morto a Roma il funerale doveva essere offi-ciato da un vescovo assistente al soglio e non da un altro cardinale. Terminata la messa il Servo di Dio scendendo dal presbiterio per andare in sacrestia, si incrociò con il card. Tisserant, che si apprestava a dare la assoluzione alla salma. Il card. Tisserant si è fermato davanti al Servo di Dio dicendo: “Me ne compiaccio, Eminenza, lei ha tanto brigato fino a ottenere quanto desidera-va”. Tutti i presenti, udirono queste parole, dette ad alta voce. Data l’assoluzione mi sono subito recato in sacrestia per ossequiare il Servo di Dio che era solo in una stanzetta, e mi disse, vera-mente amareggiato: “Vede caro professore, quello che capita, questo [che] serve per dare gloria a Dio, ha servito per umiliarmi”», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, pp. 211-212; Capovilla aggiungerà che il patriarca aveva replicato al rimprovero di Tisserant dicendo: «“Ho semplicemente chiesto al Papa, rimetten-domi alla sua decisione”. E l’altro a replicare: “Non sono cose che si domandano”. Il cardinale Roncalli abbassò il capo come un novizio tra lo stupore dei presenti», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit., p. 40r/v.

941 Mons. Moioli, officiale della congregazione Orientale, indicherà che Roncalli in occa-sione di questi funerali «volle cantare Messa e indossò la cappa magna, propria del Patriarca, di-stinta con code nere di ermellino. Avendogli il card. Tisserant, come prefetto della s. congregaz. Cerimoniale, fatto osservare che la Messa avrebbe dovuto essere cantata da un vescovo e che egli non avrebbe dovuto portare quella cappa con le code in Roma, il Servo di Dio rispose umil-mente che aveva voluto onorare un suo predecessore, partito piuttosto maluccio da Venezia e credendo di usare di un suo diritto come Patriarca», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., pp. 299-300. Il 17 dicembre successivo, rispondendo a mons. Dante dei Riti, il patriarca indicherà che avrebbe avuto modo «di correggere le due mancanze, lo zucchetto laneo, e forse la coda di gatto dell’er-mellino del patriarca che in cerimonie di palazzo non sono in stile. Sono un modesto cardinale di campagna e mezzo gondoliere per giunta. Me ne dispiacque per l’E.mo nostro Cardinale De-cano che me ne fece cortesemente il rimprovero: e spero mi avrà perdonato. Non semper scholae discimus, sed vitae», AR/FSSD X/711.

942 Sul retro del biglietto a stampa listato a lutto che annunciava i funerali del card. Piazza, Roncalli redige alla data del 4 dicembre una nota riepilogativa dello svolgimento

1957

532

Nel pomeriggio mi recai con mgr. Schiavon alla Villa Stuard, casa di Cura, per visitarvi il mio antico Segret[ario] alla Propagaz[ione] d[ella] Fede mgr. Giov[anni] Dieci, ivi degente. Quanta compassione mi fece. Che prove e che malattia. Gesù mio.943 Passai alla Cancelleria per salutare P. Giulio Mapelli da 28 anni segret. del defunto Card. Piazza. E lo confor-tai del mio meglio.944

5 dicembre, giovedìA Roma – Suore Zelatrici. S. Messa in casa: dove mi trattenni fino a

mezzodì in solitudine laboriosa.Alle 13 partii per Venezia giungendovi alle ore 8.30.Viaggio buono, e pieno di pensieri: però tutti confidenti in Dio.945

della cerimonia: «Fui presente al funerale a S. Andrea della Valle, solenne e imponentissimo. Colla permissione del S. Padre, il Patriarca di Venezia, cantò la Messa al posto di mgr. Lierde Sacrista e Vic[ario] d[ella] C[ittà] d[el] V[aticano]. Cerimonia ordinatissima, con musica che mi parve eccellente, come fù toccante. Il mio cerimoniere mgr. Terzariol mi assisteva; mgr. Schiavon cerimoniere del Patriarca a Venezia si tenne fuori di cerimonia. Con me era il semi-narista [Giuseppe] Ramo alunno del Sem. Romano. V’erano parecchi arciv[escovi] e v[escovi] Veneziani […]. Salutai in chiesa P. Giulio Mapelli e con lui confortai i parenti del def. in sacristia. Magnifica la corona dei Padri Carmelitani Scalzi», in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, b. Patriarchi, Roncalli 1953-1958/III, fasc. «Roncalli 1957»; riedito con variazioni in Mesto fiore sulla salma del Card. Adeodato Giovanni Piazza, già patriarca di Venezia. Nota di Diario, in Scritti e discorsi, IV, pp. 123-124.

943 Giovanni Dieci, nato a Sassuolo (MO) nel 1888, già parroco nella diocesi di Reggio Emilia, era stato cooptato dal card. van Rossum nel Consiglio centrale di Propaganda Fide nel 1922 e designato come segretario di Roncalli; aveva lavorato nell’ambito di Propaganda Fide sino al 1935 e anche dopo la partenza di Roncalli per la Bulgaria aveva continuato a mantenere un rapporto con l’antico superiore: l’epistolario di Roncalli a mons. Dieci e il diario di viaggio di quest’ultimo tenuto in occasione della visita fatta a Roncalli in Turchia dal novembre 1935 al gennaio 1936 sono stati editi in A.G. roncalli, Lettere dall’Oriente e altre inedite, a cura di C. Valenziano, Brescia 1968; sul periodo di lavoro comune per Propaganda Fide cfr. trinchese, Roncalli e le missioni, cit.

944 «Nel pomeriggio mi recai alla Cancelleria per render visita a P. Giulio, nelle vedove stanze. Egli e tutti i familiari si mostrarono molto grati delle manifestazioni mie e dei Vene-ziani verso il venerato cardinale scomparso», Mesto fiore sulla salma del Card. Adeodato Giovanni Piazza, cit., p. 124.

945 È verosimile che i «pensieri» cui fa cenno il patriarca fossero relativi ai sondaggi immediatamente effettuati dalla segreteria di Stato presso il patriarca circa l’eventualità di assumere la successione del card. Piazza alla guida della congregazione Concistoriale (Bac-chion riferirà a questo riguardo che «pochi giorni» dopo i funerali del card. Piazza, Roncalli «ricevette una lettera dalla Segreteria di Stato, e me la fece leggere: si rammaricavano di non averlo veduto nella Segreteria di Stato perché avevano tante cose di cui parlare e chie-devano il suo pensiero se eventualmente il S. Padre avesse pensato a lui come successore del card. Piazza nella congregazione Concistoriale», Processus rogatorialis super fama sanctitatis

1957

533

8 dicembre, domenica946 [Immacolata Conc. della B.V. Maria – Domenica II d’Avvento]

Gran Messa Pontif[icale] a S. Marco. Non molta gente: ma buona musica del nuovo organo.947 Ascoltai dopo la Messa e in cappamagna la predica di Avvento del p. Servita [ ]. Parlò della Immacolata e mi piacque. Alle 18 dopo la Compieta io pronunciai leggendo dall’ambone il discorso di chiusura e di Te Deum per la Visita Pastorale,948 Sinodo ed altri doni di questo anno: scoprimento della tomba di S. Marco: riposizione in cripta

etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, p. 212). Il 6 dicembre, rien-trato a Venezia, il patriarca scriverà a questo proposito al sostituto Dell’Acqua: «Rev.ma e carissima Eccellenza, Ricevo a mezzodì il suo biglietto in data di ieri. Prendo il tempo per riflettere con calma, per parlare e consultare umilmente il Signore: faccio seguire la mia colazione, ed un’oretta di riposo tranquillo: e mentre la campana di S. Marco dà il tocco della Agonia di Gesù, alle 15 in punto, le scrivo la risposta alla sua domanda. Il mio spirito è pronto ad ogni sacrificio che mi venga imposto dalla obbedienza, per qualunque sbaraglio, anche il più mortificante e pericoloso: sed est caro mea infirma: non per difetto di energie fisiche, perché la salute è buona anche coi 77 anni appena cominciati: ma per quel famoso “nosce teipsum”, che mi tiene sempre buona compagnia, fedele ed ammonitrice. Il cumulo delle preoccupazioni che quel tale inpegno comporterebbe è troppo superiore alle mie forze di resistenza e di giusto e giudizioso equilibrio fra il dovere grave da com-piere ad ogni costo “et veritatem, et mansuetudinem et justitiam” verso tutti da cercare e da attuare senza accettazione di persone. Si aggiunge che io non mi sento peritissimo in diritto canonico e civile, né perito nella pratica degli affari della Curia. Perciò, Eccellenza, poichè ella mi vuole bene abbia pietà di me presso il Santo Padre. Il Signore riempie la mia umile vita pastorale qui a Venezia di consolazioni e di benedizioni. In quasi cinque anni di governo di questa diocesi, oggimai divenuta assai vasta ed aperta ad un apostolato sempre vivo e promettente, la grazia del Signore mi conforta a guardare ad una senescenza ancora fervida e fruttuosa fra questi miei sacerdoti e fedeli che mi procurano colla loro corrispon-denza di obbedienza e di amore tanta pace. Io ricordo quanto il compianto Card. Piazza soffrisse di questo distacco, i[n]vero per lui, violento da Venezia, e procurai del mio meglio di consolarlo e di allietarlo colle attenzioni di suo devoto successore ed ammiratore. Oh! Eccellenza, mi aiuti perché transeat a me calix iste. Come potrei resistere alla volontà netta e chiara del Signore che il Santo Padre volesse impormi? Ma finchè sono libero di esprimere il mio sentimento non saprei farlo in altre parole. Si tratta della risoluzione del problema più grave, il vero problema della mia vita e felicità o infelicità eterna. Pensi, Eccellenza, se mi sta a cuore di risolverlo a qualunque costo, e bene. Io mi unirò al Santo Padre di tutto cuore perché il Signore lo assista nel fare una scelta del nuovo Segretario della Concisto-riale che sia benedizione per letizia per tutta la Chiesa», AR/FSSD X/707; poi edita in Giovanni XXIII. Nel ricordo del segretario Loris F. Capovilla, cit., pp. 226-227.

946 Il 6 e 7 dicembre il patriarca non compila le pagine d’agenda. 947 Cfr. infra, appunti del 5 gennaio 1958.948 In realtà rimanevano da visitare poche altre parrocchie – lo stesso patriarca nel suo

discorso indicava che ne «restano tre o quattro ancora», Discorso a conclusione della Visita Pasto-rale, in «Bollettino», 48 (1957)/12, p. 333 – e gli ultimi impegni saranno assolti entro il giugno successivo: roncalli, La mia Venezia, cit., p. 210.

1957

534

delle salme dei Patriarchi: nuovo Seminario Minore alla Dogana.949 Bene-dizione del S.S.: trasporto dalla Nicopeia. Tutti ben contenti e benedicenti il Signore e la Madre sua e nostra.950

9 dicembre, lunedìMgr. Olivotti mi reca notizie non buone della salute di don Nuzzetti

arcip. di Mira. Veramente ciò mi addolora perché caro e fervorosissimo sacerdote. Gli voglio rinnovare una buona visita.

A quanto mi consta perdura la buona impressione degli ultimi nostri avvenimenti religiosi diocesani. Il Signore ha aiutato il suo pastore.951 Il quale stamattina volle recarsi di buon[’]ora al Seminario per far parteci-pare i suoi figliuoli alla sua gioia paterna. Post Missam ragionò loro della Madre contemplata nel primo splendore dei suoi privilegi: cioè l’Imma-colata Conceptio gaudium coeli et [[er]] terrae.

10 dicembre, martedì [B.V. Maria di Loreto]Di buon mattino visita all’Ospedale delle Grazie al chierico Legorin!

949 «La Visita era cominciata dal 7 marzo 1954 a S. Luca: e si protrasse fino alla metà dell’anno seguente nella successione delle parrocchie, 24 di numero, ed istituzioni, a cui non potè giungere il mio venerato antecessore il Patriarca Carlo Agostini. Riprese nel no-vembre del 1956: ed ora si è conclusa con San Lorenzo di Mestre e Caorle. […] Te Deum laudamus! Il Sinodo fu un riesame della nostra situazione più intima: incontro del Pastore coi suoi collaboratori: mutuo compiacimento nel sentirci ben uniti fra noi nei vincoli sacri della comprensione, della disciplina ecclesiastica, nel fraterno amore, come in famiglia e in esempio per tutti i fedeli. […] Altri motivi di ringraziamento al Signore in questi ultimi giorni ci allietano: il sepolcro di San Marco, nostro inclito Patrono e nostra principale gloria religiosa e civile, rimesso in piena luce sotto l’altare massimo della nostra Cattedrale perinsigne, a grande soddisfazione degli occhi e dei cuori di tutti i figli della terra Veneta […]. Le salme venerate degli illustri patriarchi di Venezia dell’ultimo secolo qui ricondot-te quietamente, nella cripta, presso la tomba di San Marco, in omaggio alle più antiche prescrizioni ecclesiastiche […]. E l’ultimo dono? Ah! miei fratelli e figlioli, esso è il più prezioso: il Seminarium Puerorum, istituito dal Concilio di Trento, e dopo varia ed ansiosa divagazione, ricondotto qui al suo giusto punto, accanto al Seminario Maggiore, nell’isola sacra della Salute, presso il tempio che dopo san Marco è la pupilla oculi di ogni buon figlio di Venezia», ibidem, pp. 333-334.

950 Cfr. supra, appunti del 23 ottobre 1957.951 Esprimerà la propria serena soddisfazione anche nella missiva inviata il 17 dicem-

bre successivo a Vittorino Veronese: «Io continuo a stare pacificamente nelle petizioni del Pater noster specialmente nelle prime tre: e amo vivere alla giornata. In questa settimana vigiliare di Natale ho la consolazione di ringraziare il Signore per la sua assistenza che omai tocca il termine del quinto anno del mio episcopato Veneziano – certo i cinque anni più belli della mia vita. Al resto, alle voci del mondo circostante, non bado affatto», AR/FSSD X/712a.

1957

535

di Mira che vi sta in cura dal prof. Molinari.952 Di là passai a S. Clemen-te per la Madonna di Loreto. S. Messa con assistenza Corpo medico e degenti. Mio discorso con richiami alle due case: quelle delle famiglie dei singoli degenti e quella di Nazareth che da´ conforto per tutti. Ebbi accoglienze assai cortesi. Proseguii poi per il campo di aviazione del Lido dove assistetti alla Messa di P. Anacleto:953 e parlai al gruppo eletto delle Autorità convenute con parole di ottimismo fra Loreto come io lo conobbi il 20 sett. 1900 la prima volta:954 e quale è ora sul suo colle e qui. Incontro benissimo riuscito e di buon livello.

In casa qualche visita e sempre lavoro. Preparaz. della mia lettera al Collegio Cardinalizio.955 A sera cenetta confidente col dott. Molinari che ne fù onoratissimo e tanto lieto.

11 dicembre, mercoledìDomi956 S. Messa alle 6.30 per le socie della Regalità: a cui rivolsi fervide

952 Paolo Levorin, nato nel 1935 a Preganziol (TV), sarà ordinato sacerdote nel 1961 e svolgerà successivamente la sua attività come missionario nella diocesi di Embu in Kenya.

953 Il Diario segnala che «alle ore 11 partecipa alla celebrazione della Patrona dell’Arma Azzurra [scil. l’Aeroautica Militare] a Sant’Andrea, e rivolge un discorso agli avieri»: «Bollet-tino», 48 (1957)/12, p. 342.

954 Anche il 4 ottobre 1962, durante il pellegrinaggio compiuto in vista dell’apertura del concilio Vaticano II, Giovanni XXIII rievocherà la visita compiuta all’inizio del secolo, mentre era «di ritorno da Roma, dopo aver acquistato le indulgenze del Giubileo indetto da Papa Leone. Era il 20 settembre del 1900. Alle ore due del pomeriggio, ricevuta la santa comunione, potemmo effondere la Nostra anima in prolungata e commossa preghiera. Per un giovanetto seminarista cosa c’è di più soave che intrattenersi con la cara Madre celeste? Ma, ahimè! le dolorose circostanze di quei tempi, che avevano diffuso nell’aria una sottile vena canzonatoria verso tutto ciò che rappresentava i valori dello spirito, della religione, della Santa Chiesa, convertì in amarezza quel pellegrinaggio, non appena ci accadde di ascoltare il chiacchiericcio della piazza. rammentiamo ancora le Nostre parole di quel giorno sul punto di riprendere il viaggio di ritorno: “Madonna di Loreto. Io vi amo tanto, e prometto di man-tenermi fedele a voi e buon figliolo seminarista. Ma qui non mi vedrete più”», Eccelsi fasti del grande Santuario Mariano, in DMC, IV, p. 557; si veda pure Anni di Francia, II, pp. 272-273.

955 Seguendo l’antico uso, il patriarca sta predisponendo la lettera di auguri da inviare a tutti i membri del Sacro Collegio in occasione delle festività natalizie: in quella redatta per il Natale 1957 Roncalli intendeva soffermarsi sulle prossime celebrazioni per il centenario delle apparizioni di Lourdes, che lo avrebbero visto coinvolto in prima persona, e il giorno seguente scriverà a mons. Piazzi – del quale aveva appena finito di leggere il discorso tenuto per l’Immacolata –: «Gradirei tanto di conoscere con precisione esatta l’espressione di S. Pio X: “Lourdes è la sede della immensa bontà di Maria”. Vorrei citarla nella mia lettera Natalizia agli Em. Cardinali», giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 445; per il testo della lettera natalizia cfr. Scritti e discorsi, IV, pp. 187-189.

956 Cioè in casa.

1957

536

parole di circostanza molto gradite. La cerimonia in cappella grande.957

In giornata alcune visite. Fra queste il cav. Fenaroli Ispett. Generale di una società Svizzera di Assicurazione con ricordi Bergamaschi di 40 anni or sono.

Ricevo anche il giovane parroco Dalla Villa della nuova parrocchia «La Commenda» dove fui la scorsa domenica a Rovigo.958 Mi recò alcune belle fotografie e un più utile incontro spirituale. A sera mgr. Freschi delegato della O[pera] d[iocesana di] a[ssistenza] di Udine.

12 dicembre, giovedìGiornata colma di udienze. Fra queste a mezzodì: i Delegati Diocesani

della Federazione Assistenza Clero Italiano qui convenuta: nel pomeriggio Comm. Gius[eppe] Sommariva coi suoi lamenti e impaziente:959 il Que-store Pace di Venezia: mgr. Giuseppe Maggi vescovo missionario di Han-chung in Cina esule come parecchi altri della sua sede.960 È di Dalmine e fù mio caro alunno in Seminario di Bergamo e figlio spirituale. Lo trattenni con molto piacere a cena e per la notte. Con lui evocai tempi e quadri di fervorosa giovinezza a Bergamo: traendo da tutto motivi di riconoscenza

957 Fondata da p. Agostino Gemelli nel 1929, l’Opera della Regalità di Cristo, poi inqua-drata canonicamente come istituto secolare, si prefiggeva l’obiettivo di diffondere tra i fedeli la conoscenza della liturgia e in particolare la devozione per la festa liturgica di Cristo Re. Il Diario informa che Roncalli «detta [alle Missionarie] una profonda meditazione sul valore della vita nascosta con Gesù e Maria», Diario, in «Bollettino», 48 (1957)/12, p. 342.

958 Cfr. supra, appunti del 1° dicembre 1957.959 Cfr. supra, annotazioni al 17 giugno 1956. Il 27 ottobre precedente Roncalli lo aveva

ringraziato per iscritto dell’invio dell’«opuscolo “Mezzo secolo di Turismo” che ho letto subito […]. Ho il rossore di doverle dire che il mio lavoro si è moltiplicato talmente qui a Ve-nezia, che veramente mi da occupazione continua: ne so come tener dietro a tutto. La scorsa estate io mi ricordo di averle scritto che l’aspettavo qui come ella mi aveva fatto sperare: e l’aspettai di fatto. Ma ella si vede non potè venire: e dovette accontentarsi di Verona. Pazien-za. Durante questi ultimi mesi – agosto, settembre, ottobre – e così sarà sino a Natale, io non appartenni, ne appartengo più a me stesso, se non per rimanere a servizio del prossimo mio. Quando ella desideri di rivedermi venga sempre: preannunziandomi con un suo biglietto. Non potremo fare lunghe conversazioni: perché il tempo di farne è omai finito per me. Ma spezzare insieme il pane verso mezzogiorno, evocare la dolcezza degli antichi servigi che ella ha resi alla religione e alla patria […] questo è permesso e sarà delizioso per chi si sente omai vicino all’altra sponda dove tanta gente ci attende», AR/FSSD X/702b.

960 Giuseppe Maggi (1898-1963), del Pontificio Istituto Missioni Estere, era stato or-dinato sacerdote nel 1921; nel 1949 era stato nominato vescovo di Hanchung (Hanzhong). L’Annuario Pontificio per l’anno 1957, Città del Vaticano 1957, p. 268, ai dati biografici aggiunge-va: «incarcerato per la Fede, poi espulso, domiciliato in Lecco, Via Monte Sabotino, 2»; sulla questione si veda pure Pace e Vangelo, I, p. 234.

1957

537

al Signore. Veramente praeterit figura huius mundi [1Cor 7,31]. Non val la pena di attaccarsi a queste parvenze. Oggi a S. Basso Ritiro Spirituale del Clero. Due relatori.961

13 dicembre, venerdì [S. Lucia Vergine e Martire]S. Lucia: evocazione Siciliana antica della vita, e di Venezia circa il cor-

po benedetto di lei.962 Non mancarono visite: il parroco di Martellago don Giuseppe Barbiero autore di un volume sulle Scuole del S. Sacramento e promotore della «Mediazione di Maria – Studi e culto» che non sono di mio gusto:963 il conte Cini: e scambi dei primi auguri di Natale.

Pensavo di recarmi a Mira e a Treviso per visitare arcip. Nuzzetti e mgr. Negrin, e poi S. Lucia a S. Geremia. Ma il tempo fù così burrascoso da consigliarci a restare in casa. Ne approfittai per coordinare qualche ret-tificazione sul testo del Sinodo circa l’Azione Cattolica.964 Perciò rilessi la lettera collettiva dell’episcopato Triveneto su questo argomento ben trat-tato e messo in più giusto rilievo.965

14 dicembre, sabato<Ore 19. S. Maurizio per A.C. / Parole / Impegno Apost.>Buone udienze: arciprete Tullio Ferrarese di S. Polo che mi recò un

volume su Manin. Poi ricevetti il P. Provinciale degli Scalzi [ ] con cui mi accordai per l’ufficio di Trigesima del Card. Piazza il 3 pr. gennaio.

961 La discussione prevedeva un «caso» di Teologia dogmatica sul tema: «Gerarchia e laicato nel discorso di Pio XII al Congresso mondiale dell’Apostolato dei laici (5 ottobre 1957)»; il «caso» di Diritto canonico era dedicato a: «gli Istituti secolari – loro disciplina cano-nica», in «Bollettino», 48 (1957)/11, p. 300.

962 Cfr. supra, annotazioni al 13 dicembre 1956.963 Riemerge la contrarietà di Roncalli a tutte quelle forme di devozione mariana – che

nel caso presente avrebbe esigito una nuova definizione dogmatica – che potevano susci-tare nuovi contrasti e incomprensioni con i cristiani non cattolici (cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 308-309; si veda anche il mio Processo a Papa Giovanni, cit., pp. 267-269). Giuseppe Barbiero, nato nel 1887, era stato ordinato sacerdote della diocesi di Treviso nel 1912; era stato nomi-nato arciprete della parrocchia di S. Stefano di Martellago nel 1919 e vi resterà sino al 1971. Nel 1944 aveva pubblicato uno studio sulle tre Confraternite del Ss. Sacramento prima del 1529. Aveva quindi tradotto dal francese la biografia della beata Giuliana di Liegi scritta da L.M. Grignon di Montfort e, dallo spagnolo, l’opera del gesuita José Maria Bover, Mediazione univer-sale di Maria. Catechismo popolare. Per un profilo biografico cfr. A. guerrino, Monsignor Giuseppe Barbiero. Arciprete di Martellago dal 1919 al 1971, Martellago 1997.

964 L’Azione Cattolica è oggetto degli artt. 469-483 del testo finale pubblicato: Patriarcha-lis Ecclesiae Venetiarum, Synodus XXXI, cit., pp. 244-247.

965 Cfr. supra, appunti dell’11 e 26 ottobre 1957.

1957

538

Poi don Ettore Moschino fusis lacrymis [cfr. Gdt 8,14] che accolsi molto bene ut decebat: infine mgr. Bosa con cui mi intesi su parecchie cose. A sera mi incontrai coi capi dell’Azione Cattolica nella chiesa di S. Maurizio dove rivolsi ai presenti parole ben chiare e decise circa l’Azione Cattolica secondo le tracce della lettera collettiva dell’Ep[iscopato] Triveneto su tutto questo argomento. Poi benedissi la nuova residenza dei quattro rami dell’Azione Cattolica, presen[ta]to a ciascuno da mgr. Bosa e dal prof. Bacchion che mi dice di aver speso [x] 12 milioni nei restauri.966

<Oggi ebbi la visita in corpore dei Procuratori di S. Marco. Il mio sonno fra i cuscini. Incontro lieto e cordiale>

15 dicembre, domenica [Domenica III d’Avvento]Domenica pienissima. Sino a mezzodì Visita Pastorale a S. Nicola! del

Lido.967 Mia Messa col Vangelo su S. Giov. Battista:968 l’uomo del dovere: insegnamento ad imitarlo. Alle 11 altra Messa: in gran parte per soldati e impiegati. Vidi poi i membri della Giunta. Qui tutto comincia: ma è un bel cominciare. Il parroco Francescano p. Ferdinando [Dal Ben] fa bene, e tutti i suoi Padri con lui. È una parrocchia gracile ancora, ma di buone speran-ze.969

Nel pomeriggio ricevetti qui una copiosissima testimonianza della par-rocchia dei Carmini col parroco Bevilacqua e vic. Moschino: la più bella e festosa manifestazione di questo genere. Seguì una rappresentanza della parrocchia di S. Stefano col Parroco don [Giovanni] Moro. Molta semplicità e cordialità.

16 dicembre, lunedìDies festiva. Convegno dell’episcopato Triveneto, meno i tre Presuli di

Treviso, Belluno e Bressanone.970 Eccellenti intese.971 Alle 12.30 scendemmo

966 La sede si trovava ora a Palazzo Bellavitis, nel sestiere di San Marco.967 Rectius S. Nicolò.968 Missale, Dominica III Adventus, Sequentia sancti Evangelii secundum Joannem (Gv 1,19-28).969 La chiesa di S. Nicolò, riedificata nel corso del XVII secolo su una struttura originaria

dell’XI secolo, era stata concessa in perpetuo ai frati minori osservanti della provincia di S. Antonio nel 1938; la parrocchia era stata eretta da Roncalli con decreto del 18 gennaio 1957 ed era stata affidata a p. Ferdinando Dal Ben ofm conv., nato nel 1912, sacerdote dal 1937.

970 Rispettivamente i monss. Negrin, Muccin e Gargitter.971 Appunta su un foglio alcune note riguardanti la riunione – relativamente alla quale

non si reperisce ulteriore materiale in ASPV –: «Convegno dei Vescovi il 16.XII.957 / mgr. Freschi – sue note circa le assistenti sociali / vedere suo appunto già datomi – Invitarlo se è il caso. Dal convegno di Dobbiaco emerse la convenienza che i vescovi se ne occupino nella

1957

539

tutti a S. Marco, dove si pregò e ci fù ammirazione per le belle cose ivi compiute: tomba scoperta di S. Marco, riforme sul presbitero, tombe dei patriarchi, e nuovo organo. Furono veramente edificati. Seguì una colazione in casa con intonazione di mesto ricordo per il Card. Piazza e di fraterna ed incoraggiante letizia fra noi.972 Partirono tutti dopo le 14.

Visita pomeridiana il sigr. Valeri-Manera.

17 dicembre, martedìParecchie visite. Fra queste don Zardon assistente della Giac che si an-

nunzia molto bene, chiaro, saggio, sacerdotale: mgr. Musizza di Mira, che è qui provvisorio: sempre buon prete, ma quanto a servizio per la parrocchia di Mira niente da attendere di sostanzioso per la parrocchia!.

Altra visita, il nuovo direttore delle Poste: un com. Rizzi di buon senti-mento.973 Era col suo Direttore Amministrativo [ ] ottimo cattolico e padre di numerosa, esemplare famiglia.

18 dicembre, mercoledìUdienze: don Gerechievich! ora nominato Vicario Foraneo di Eraclea.

Sempre durotto di parole, ma zelante, attento e giudizioso.974 Con vivo pia-cere ricevetti la sig.ra Cecilia Frigo Nenof di Plovdiv: una brava figliuola di Lonigo incontratasi a Padova credo, col dott. Nenof Toma nipote del P. Gesuita. La conosco da quasi 30 anni quando andò sposa a Plovdiv. Il Signore l’ha benedetta con 3 figliuoli che crescono fedeli alla tradizione di quella famiglia. Che esempio in quella povera Bulgaria per cui sempre pre-go: e dove pochi comunisti omai tutti del paese lo tengono tutto in barbara soggezione.975

propria diocesi a [x] / Polesine – Forse qualche crepa fra Chioggia e Rovigo / Piano di assi-stenza invernale – insistere sulla serietà del piano – Servizio sociale», AR/Int 2898.

972 Scriverà il giorno dopo a mons. Amleto Giovanni Cicognani, all’epoca delegato aposto-lico negli Stati Uniti: «Ieri ebbi qui un [[piccolo]] convegno dei Vescovi del Triveneto venuto a salutare le salme dei Patriarchi dell’ultimo secolo, che riuscii quietamente a qui riunire [[da vari]] intorno [[alla tomba]] al sepolcro [[di [x]]] di S. Marco “filius et intepretes Petri”. E qui sto pre-parando anch’io la pietra [[del mio]] <per> il riposo del mio [[x]] frale», AR/Int 2899.

973 «Riceve il dr. Lorenzo Rizzi, Direttore Prov.le delle PP.TT.», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/1, p. 60.

974 Cfr. supra, appunti del 22 aprile 1957.975 Pochi giorni dopo, durante il Te Deum di fine d’anno, il patriarca ribadirà pubblicamente

che la chiesa «è sempre punto di contraddizione. Lo fu durante i secoli e ne è uscita impavida: ed anche ora che tutti gli sforzi dell’errore e della umana nequizia si sono messi in congiura contro di lei, essa resiste. Certo l’urto che il principale nemico suo, sulla base dell’ateismo mar-xista ha organizzato con battaglie sorte or qua or là, non cessa di essere terribile: talora diviene

1957

540

Altre udienze: d. Zanardi di Chirignago: prof. Napoleone Barbato: membri della Croce Azzurra con P[i]etragnoli, Nordio e prof. Boffa, dott. Candiani con avv. Scarfatti per atti notarili: e Conte M. Celio Passi.

19 dicembre, giovedìRitiro mensile del Clero in cripta. Predicò due volte mgr. Scarpa: ordina-

to e bene. I. L’Incarnazione. II. La S. Vergine Immacolata Madre di Gesù.Nel pomeriggio visita a don Generoso [Nuzzetti] a Mira. Si tiene in

piedi: ma a me pare che ci sia poco da sperare. Gli lasciai un po´ di aiuto materiale: ma purtroppo gli occorre ben altro per guarire.976

Proseguii per Treviso dopo di aver visitato la capella e la casa vicariale di Mira[:] forte ho l’impressione che don Albino Bello vi faccia bene. Mgr. Negrin all’Ospedale di Treviso non incoraggia a sperare per la sua guarigio-ne. Mgr. Schiavon mi accompagnò. Tornato a Venezia lessi la notizia della nomina del Card. Mimmi arciv. di Napoli977 a segretario della Concistoriale.

terrificante, quasi come se fossimo alla vigilia del dissolvimento dei popoli. Essa ha dovuto rivestirsi del suo mantello di porpora, quello di Cristo paziente, quello del martirio, ma non teme per questo. Nel duro combattimento è ben naturale che non manchino né le vittime, né gli eroi: ma se è costretta a deplorare che nella mischia fatale qualcuno si perda, ha anche la gioia di poter proclamare che i figli fedeli sono sempre più mirabili e fanno ripetere il motto di Tertulliano: “Sanguis martyrum, semen christianorum”. Al chiudersi dell’ultima persecuzione del Romano impero, Diocleziano aveva fatto incidere sopra una pietra a Nicomedia le parole: “Nomine christiano deleto: a ricordo del nome cristiano distrutto!” Sì, a Nicomedia il colpo fu fatale, ed anche ora a Ismit è difficile trovare un cristiano: ma di là la buona novella riprese il suo cammino verso i punti più lontani del mondo, e la grande parola dell’annunzio profetico solleva echi dappertutto: “in omnem terram exivit sonus eorum et in fines orbis terrae verba eorum”. Certo il problema della piena conversione del mondo è sempre qualcosa di misterioso e di imper-scrutabile. […] Piuttosto è permesso consolarci dei progressi continuati nel fervore della fede e della vita cattolica nel mondo. […] Questo fenomeno sfugge alla attenzione di molti, inclinati a fare del pessimismo di cattivo gusto dappertutto: ma si rivela nella sua realtà consolante a chi ama scorgere il verificarsi dei disegni di Dio sul mondo e sulle anime», Te Deum di fine d’anno, in Scritti e discorsi, IV, pp. 404-406.

976 Cfr. supra, appunti del 16 luglio e 29 settembre 1957.977 Marcello Mimmi (1882-1961), sacerdote della diocesi di Bologna dal 1905, era stato

nominato vescovo di Crema nel 1930; nel 1933 era stato promosso arcivescovo di Bari e nel 1952 arcivescovo di Napoli. Era stato creato cardinale nel concistoro del 1953. La sua nomina viene pubblicata nella rubrica Nostre informazioni de «L’Osservatore Romano» del 20 dicembre 1957, p. 1. Il compiacimento di Roncalli è tanto più grande quanto più dissolve definitivamente la possibilità da lui paventata – ed esternata nella lettera al sostituto della segreteria di Stato come ad altri corrispondenti negli stessi giorni – di una propria cooptazione nella Curia ro-mana: cfr. supra, annotazioni al 5 dicembre 1957. Scriverà ancora in una lettera a mons. Heim del 3 gennaio 1958: «Qualche giorno fa il S. Padre mi offerse il Calice della Concistoriale, però senza impormelo. Ed io ero pronto al sacrificio, che però finì come il sacrificio di Abramo. Così io sono contento di due grazie: cioè di essermi preparato all’obbedienza e di averne il merito

1957

541

Te Deum laudamus.

20 dicembre, venerdìLa conferma della nomina del nuovo Segret. della Concistoriale arresta

ogni incertezza circa la mia persona.978 Evidentemente il Papa ha tenuto <conto> della mia lettera [del] 6 corr[ente] a mgr. Dell’Acqua, oppure altre considerazioni hanno suggerito un[’]altra destinazione.

Sono tranquillo di ciò che ho fatto e mi tengo sempre disposto alla ob-bedienza assoluta.

Dopo parecchie udienze ricevetti don Ivan[o] Bellin di [[Rie]] Dese dove i rapporti fra parroco e capellano migliorano in poco.979

Alle 11 ricevetti Ing. Gaggia: dott. Tommasini e critico musicale Pu-gliese, e i due Ordinandi di domani, prete Trevisan e suddiacono [Bruno] Trevisiol.980 Nel pomeriggio stetti molto a lavorare per la lettera di augurio ai cardinali del mondo intero.981

21 dicembre, sabato<S. Messa dei Bambini a S. Marco / Doni della Carità ore 16>Giornata di grande consolazione. Al mattino Sacre Ordinazioni durate

3 ore innanzi alle tomba di S. Marco messa in vista. Dalla tonsura al presbi-terato.982

iniziale e di restare a Venezia. Il Card. Mimmi, tanto buono e bravo si godrà il duplice merito: ed io gli auguro di cuore il nobile servizio. Voluntas Dei pax nostra», AR/Int 2934; cfr. anche il biglietto di auguri natalizi inviato al vescovo di Faenza, in battaglia, Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, cit., p. 105.

978 Ancora nella lettera del 17 dicembre a mons. Cicognani scriveva: «A quanto leggo sui giornali di stamattina le chiacchere circolanti nell’Urbe lasciano intendere che qualcosa di nuovo finalmente ci [[sia]] [[<del>]] <possa essere.> La scomparsa così inattesa del Card. Piazza della Concistoriale può suggerire tante supposizioni. Lasciamole [[intente*]] al loro volo. Per singulos dies benedicere Deum», AR/Int 2899. Il 16 dicembre era stato invece il direttore de «L’Osservatore Romano» Dalla Torre a scrivergli: «Qui si sussurra di una trasvolata dalla laguna in Curia del Patriarca di Venezia. Pel bene che voglio a Venezia non me lo auguro; ben-chè lo faccio per il bene che voglio a Vostra Eminenza, perché l’avrei vicino», AR/Int 2900.

979 Sulle preoccupazioni del patriarca per la parrocchia di Dese si vedano supra gli appun-ti del 17 gennaio 1956 e del 25 febbraio, 3 aprile, 20 e 26 maggio e 26 settembre 1957.

980 Paolo Trevisan, nato a Venezia nel 1931, sarà successivamente parroco di S. Nicola di Tolentino e di S. Felice; Bruno Trevisiol (1929-2001) sarà in seguito parroco ad Eraclea, Carpenedo e Campalto.

981 Cfr. supra, appunti del 10 dicembre 1957.982 Per l’elenco di coloro che ricevono gli ordini cfr. Sacre ordinazioni nell’anno 1957, in

«Bollettino», 49 (1958)/1, p. 64.

1957

542

Alle 11 solenne udienza per i voti Natalizi del Capitolo e del Clero seco-lare e regolare. Parlò molto bene mgr. arcid[iacono] Gius. Scarpa, a cui rispo-si accennando al mio pericolo scampato.983 Cose amabili e ben riuscite.

Nel pomeriggio alle 15 ricevimento del Centro Arti e Mestieri di S. Giorgio. Spettacolo carissimo di 550 bravi giovani educati benissimo dai P.P. Salesiani. Mi hanno commosso. Più vivo ancora lo spettacolo della festa del-la Carità di Cristo in S. Marco, pienissimo di folla giovanile, spettacolo di madri, e di famiglie, tutte intese verso il sorriso di Betlemme. Ne fui commosso ed edificato. Questa manifestazione annuale crescit eundo.984 Più tardi ricevetti il bel gruppo degli ex allievi dei Fratelli delle Scuole Crist[iane]. <Edificante la compattezza di questo gruppo, nell’intento di riavere una casa: quella che è il mio sogno per S. Pietro di Castello>985

22 dicembre, domenica [Domenica IV d’Avvento]Al mattino Visita Past[orale] a S. Giuseppe di Castello. Mare e tragitto

nebbiosissimo e difficile. Parrocchia buona e nuovo parroco – d. Giorgio Bagagiollo! – eccellente. Tutto ripulito; fondo buono dei parrocchiani e pro-mettente[,] ma bisognoso di cure. Su 6.000 anime, percentuale della Visita assai limitata. Sintomi felici di fervore. Tutto veduto e annotato.

Nel pomeriggio in patriarcato ricevetti molte visite. Suore Marovitc!,986 e S. Giuseppe colle loro orfanelle e con rappresentanza delle Zitelle. Poi tutta la famiglia di don Paolo Trevisan ordinato prete ieri: cara promessa per la Chiesa Veneziana. Poi ricev[imento] di tutti i seminaristi grandi e piccoli. Parole del Rettore [Vecchi] evocanti le ultime vicende de la «Do-gana» al Consiglio Comunale:987 e mie ricordanti la mia lettera d’augurio ai Cardinali.988

983 Ancora un’allusione alle vicende relative alla nomina del prefetto della Concistoria-le. In una lettera a mons. Gargitter del 25 dicembre il patriarca scriverà che nei giorni della riunione dell’episcopato triveneto a Venezia (16 dicembre) stava «con lo spirito sospeso fra la eventualità di una chiamata alla sostituzione del Card. Piazza a Roma, o il restare a Vene-zia nel mio solco. Il S. Padre mi lascia a Venezia, ed a Roma ha chiamato il Card. di Napoli. Che l’obbedienza gli sia benigna. Io prego Vostra Eccellenza di unirsi a me nel ringraziare il Signore che mi lascia dove sto e dove parmi di tirarmi innanzi a fare un po’ di bene per la grazia sua», AR/Int 2908.

984 virgilio, Eneide, IV, 175; cfr. anche Pace e Vangelo, I, p. 523.985 Cfr. supra, appunti del 15 novembre 1957.986 Si riferisce alla Congregazione delle Suore della Riparazione, che reggevano l’Istituto

Canal-Marovich, inaugurato nel 1864 per dare assistenza alle donne che uscivano dal carcere.987 Cfr. supra, appunti del 17 agosto 1957.988 Cfr. supra, appunti del 10 e 20 dicembre 1957.

1957

543

26 dicembre, giovedì989 [S. Stefano Protomartire]Visita Past[orale] a Trivignano. Partito di qua alle 6.30 con tutti gli

elementi contrari: oscurità, freddo, umidità estrema. Però in quella par-rocchia tutto trovai in ordine, l’arciprete Angelo Car[r]etta cura molto bene e da 25 anni quella parrocchia dalle tradizioni buone. Specialmente curato ed organizzato lo studio del Catechismo. Parlai tre volte alle 3 Messe e potei dire molte cose interessanti la vita cristiana e parrocchia-le.

Feci colazione a S. Lorenzo di Mestre, e alle 16 presiedetti alla festa della Carità: bambini che offrono ai bambini più poveri. Mio discorso [[infondente]] mezzo infocato: e in complesso spettacolo bellissimo ed edificante.

Tornando [[mi]] sostai [[partito]] all’isola di S. Giorgio per la Benedi-zione [[dell’Ambasciatore]] colla Reliquia di S. Stefano. [[Mi rimisi*]]

27 dicembre, venerdì [S. Giovanni Apostolo ed Evangelista]Sempre udienze. Fra queste l’avv. Vittorino Veronese e sua Signora

che trattenni a colazione e da cui ebbi informazione di Roma e di Pari-gi.

Giornata uggiosa e tutta occupata nel rispondere ai complimenti ed agli auguri.990

Intanto si viene a sapere che il S. Padre ha interrogato parecchi Car-dinali per la successione del Card. Piazza. Il card. Siri che si ritrasse senz’altro.991 Alcuno – forse è un[’]immaginazione – ritiene che il card.

989 Dal 23 al 25 dicembre l’agenda non viene compilata.990 Riscontra così anche la missiva di m. Cecilia Costova, informandola del suo prossimo

viaggio a Lourdes «per il 24 e 25 marzo per consacrare la immensa chiesa di S. Pio X. Però come patriarca di Venezia e successore di quel grande pontefice di questa Chiesa di Venezia, prima ancora che della Chiesa universale. Non come Delegato Apostolico», giovanni XXIII, Ottima e reverenda madre, cit., pp. 228-229.

991 B. lai, Il Papa non eletto. Giuseppe Siri cardinale di Santa Romana Chiesa, Roma-Bari 19933, pp. 104-105, indica, senza specificare ulteriormente, che Pio XII aveva prospettato «al cardinale [Siri] l’opportunità di trasferirsi a Roma. L’offerta non riguardava il vacante ufficio di segretario di Stato ma un incarico di stretta collaborazione da definire. […] Pregò Pio XII di rinviare la decisione di un anno dandogli modo di riflettere». Ancora in un’intervista del 1984 l’allora arci-vescovo di Genova indicherà che papa Pacelli «per ben due volte» gli chiese di «lasciare Genova e di venire a Roma. Temeva di poter essere vittima di un insulto circolatorio e voleva accanto a sé una persona di tutta fiducia che lo aiutasse. Non come segretario di Stato. Meno e anche più. La seconda volta mi ero convinto. Ma il Signore lo prese con sé», Il Cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova dal 1946 al 1987. La vita - L’insegnamento - L’eredità spirituale - Le memorie, a cura di R. Spiazzi, Bologna 1990, p. 97.

1957

544

Ruf[f]ini arciv. di Palermo avrebbe accettato volentieri, pratico come è di Congreg[azioni], la Segret[eteria] della Concist[oriale] ma il Papa non lo invitò.992 Opinione è che la scelta del Card. Mimmi sia la buona, come io spero, credo e auguro di buon cuore.993 Stamattina ho fatto la scoperta di S. Paolino patriarca di Aquileja.994

28 dicembre, sabatoNotte con parecchie interruzioni. Ne approfittai per leggere due discor-

si: uno moderno[,] quello di Natale di mgr. Montini arciv. di Milano: bel-lo ordinato vivo, ma a cui io non saprei giungere ne´ come contenuto ne´ come stile. Lo ammiro e lo invidio: ma sarebbe troppo alto per me.995 Poi il discorso di Bourdalou[e] per il sermone su S. Giov. Evangelista, il santo di ieri. È un saggio prezioso di una coscienza [x] sacerdotale nutritissima.996 A colazione trattenni mgr. Vianello prefetto del Tribunale: don Bravi direttore della Capella Marciana: don Marchi del Consiglio Amministrativo: don Di-non cerimoniere. Nel pomeriggio ricevo il rev.mo [x] Vescovo di Padova con cui ci intendiamo su parecchio, su ogni operazione pastorale*.

29 dicembre, domenicaS. Messa a S. Silvestro. Bello quanto vidi: inizi di ripresa di buona

992 Prima di essere nominato arcivescovo di Palermo nel 1945 Ruffini aveva infatti lavorato all’interno delle congregazioni del s. Offizio e dei Seminari e delle Università degli Studi.

993 Tutti i candidati sin qui emersi – veri o presunti tali – avevano in comune il fatto di essere porporati al vertice della più importante sede diocesana della regione di appartenza.

994 Le poche notizie certe su Paolino ci informano che era nato tra il 730 e il 740 presso Cividale del Friuli e che nel 776 fu chiamato alla corte di Carlo Magno, dove divenne maestro di grammatica e membro dell’Accademia palatina. Lo stesso Carlo lo nominò patriarca di Aquileia nel 787 e in questa veste partecipò ad alcuni importanti dibattimenti dottrinali: prese parte alla lotta contro l’adozionismo, condannato a Ratisbona (792) e a Francoforte (794), e nel concilio di Cividale da lui convocato poco dopo ribadì la legittimità dell’inserimento del Filioque nel Simbolo. Era morto l’11 gennaio 802 ed era stato sepolto nella cattedrale di Aqui-leia, dove erano ancora conservati i resti: cfr. Atti del Convegno Internazionale di Studio su Paolino d’Aquileia nel XII centenario dell’episcopato, a cura di G. Fornasir, Udine 1988; per una raccolta dei suoi testi si veda ora Paolino di aquileia, Opere, 2 voll., a cura di G. Cuscito (Scrittori della Chiesa di Aquileia, 10/1 e 10/2), Roma 2007.

995 Di questa omelia natalizia è stata disposta l’edizione critica in Montini, Discorsi e scritti milanesi (1954-1963), I, cit., pp. 1884-1891.

996 Louis Bourdaloue (1632-1704), entrato nella Compagnia di Gesù a 16 anni, dopo l’or-dinazione sacerdotale si distinse particolarmente come predicatore, al punto di essere chiamato più volte a svolgere tale funzione a corte. Per il testo qui citato dal patriarca si veda Oeuvres complètes de Bourdaloue de la Compagnie de Jésus. Nouvelle édition, Panégyriques, XII, Versailles 1812, pp. 125-154.

1957

545

organizzazione, specialmente dei giovani: ma la sproporzione fra questi po-chi e buoni e moltissimi e assenti che costituiscono questa parrocchia – oltre 5.000 – è impressionante.997

A sera mi recai a S. Stefano. C’era abbastanza gente: ma solo la elite!, una zona di fedeli in un quadro splendido e di vastissima capacità.

Parlai mattino e sera: per S. Silvestro che rappresenta la Chiesa libera e trionfante che dobbiamo non solo ammirare, ma aiutare: e a S. Stefano le grandi lezioni sue: ardore di fede e di amore, spirito largo e grande di uni-versalità: la dottrina della mitezza e del perdono: alla base della santità e della civiltà.998

30 dicembre, lunedìTempo freddissimo: e in casa sempre lavoro di corrispondenza.999

A sera trattenni a cena il sindaco Tognazzi e l’ing. Favaretto Flisca! presid. della Deputazione Provinciale. Toccati parecchi punti importanti: regionalismo:1000 situazione della A.C. migliorata: sarà bene incoraggiare la compattezza delle energie cattoliche, convenienza per la Provincia di tenere gli impegni del concorso per l’Opera della Provvidenza di Padova.1001

In serata mi recai a S. Rocco per la chiusa dei cinque giorni di Adora-zione. Qualche cosa da modificare, perché Gesù non resti solo e freddo per tutta la giornata.

31 dicembre, martedìMessa in capella. Mattinata occupata a preparare in iscritto il mio

997 Cfr. supra, appunti del 9 dicembre 1956.998 Cfr. supra, annotazioni al 29 febbraio 1957.999 Si indirizza anche all’amico Pierino Donizetti, colpito da malattia, rivelando pure a

lui la tramontata possibilità di una nomina alla Concistoriale: «Ma mi tengo sempre pronto al passaggio all’altra riva. Verso gli 80 anni, o giù di lì, come siamo tu ed io, anche se io godo di buona salute mi tengo familiare il pensiero di perderla anche d’improvviso, e ciò contribu-isce alla mia tranquillità interiore ed anche alla gioia serena di tutte le ore. […] Il mio buon amico don Forno già sparito omai da 20 anni – ad un mio tocco circa il suo mal di cuore mi rispondeva: Ah! Io non ho paura del Domino. Per chi ho lavorato io, per chi ho predicato io nella mia vita? Forse per Maometto? O non invece nello spirito di Gesù Crocifisso e morto per me? Basta: mio caro Pierino. Termino e mi reco a dire la S. Messa. Metterò nel mio calice l’anima mia e l’anima tua, insieme: e la preghiera per ciò che è più importante, più bello e più utile per te e per me», in AR/ISR, b. XIV, f. «Lettere varie (Sotto il Monte)».

1000 Cfr. supra, appunti del 20 luglio 1956.1001 L’Opera della Provvidenza era stata fondata da mons. Bortignon ed esigeva, per la

sua sussistenza, il sostegno economico delle amministrazioni provinciali del Veneto: Testimo-nianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 27 novembre 2007.

1957

546

discorso serale. Lavoro continuato anche dopo il mezzogiorno sino alle 16.30.1002 A mezzodì ricevimenti dei vigorosi giovani della [ ], presentatimi dal sigr. Micheletto. Li ho incoraggiati di buon gusto. E vedo che tenere i rapporti nella mia solita forma giova alle loro anime.

Alle 16.30 funzione a S. Marco dove c’era la solita Esposizione per carta.1003 Mio discorso letto dall’ambone col dispiacere di non distinguere gli uditori. Pazienza. A sentirmi io stesso leggere lo scritto mio: questo mi parve abbastanza buono.1004 Ma non mi basta a correggere l’impressione

1002 In giornata scrive anche al canonico Berta, già segretario di mons. Bernareggi (+1953): «Son qui tanto e tanto occupato che non so come rispondere ai vostri richiami di gentilezza se non con un bel confiteor. Vi ho sempre seguito con cuore di fratello nelle vo-stre giornate più meste, come chi si rende conto di certe situazioni psicologiche create dalle circostanze della vita, e indipendentemente dalla volontà di chicchessia. Dominus dedit et dominus abstulit. Vi occorreranno due anni prima che vi siate rimesso in perfetta giocondità spirituale. Per riempire questi due anni io mi occupai a scrivere e a preparare un volume “In memoria” del mio venerato mons. Radini. Mi viene in mente che voi potreste ben occupare questi due anni di color violaceo col preparare la pubblicazione di uno o due o più volumi degli scritti principali, lettere, omelie, discorsi, articoli ecc. del nostro venerato mons. Bernareg-gi. Ne parlai con sua eccellenza mons. Domenico, che vedrebbe bene la cosa, in sé, ma non crede di avere sottomano un soggetto adatto ad una così bella nobile impresa in Milano. Una voce mi disse: il canonico Federico Berta, ecco l’uomo. Ma per dirvi tutto occorrereb-be una vostra visita a Venezia dove vi accoglierei come fratello e potremmo ragionare su questo punto. Anche il novello vescovo mons. Piazzi che vedo accolto così bene in diocesi sarà ben contento di questo progetto», giovanni XXIII, Il pastore, cit., p. 349.

1003 Così era chiamata a Venezia l’adorazione solenne del SS.mo Sacramento. Il nome derivava dal grande manifesto affisso alle porte delle chiese del patriarcato col quale si dava comunicazione ai fedeli del calendario delle cerimonie di ostensione. Mons. Capovilla ricorderà che l’esposizione «per Charta» a quest’epoca «assumeva carattere di pubblica ed edificante espressione di fede. Mi pare ancora di vedere il patriarca [Roncalli] durante la lunga funzione, talora anche due ore, che si conchiudeva, quando possibile, con una in-terna processione e con il Te Deum», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit., p. 56r/v.

1004 «Si attribuisce il “Te Deum” a due dei più insigni personaggi della storia della chiesa, cantanti insieme: sant’Ambrogio, un grande vescovo e uomo di stato: e sant’Agostino, un gran peccatore convertito, un intellettuale di alto rango: l’uno e l’altro mirabili dottori della santa Chiesa. Non è il caso di sottilizzare circa la composizione di questo inno magnifico. Probabilmente varie persone, e diverse età vi aggiunsero note e note. […] I motivi che ispirano questo canto di fine d’anno sono molteplici: altri di natura individuale e intima, altri di carattere domestico e sociale, altri di confidenza e di abbandono sia nell’ordine ma-teriale, che nell’ordine spirituale: infine motivi che toccano la vita, la perennità della santa Chiesa nella sua funzione di incessante distributrice di luce, di grazia, di vittoria e di pace. Ciascuno di noi che è presente a questa cerimonia si ripiega sopra di sé, la testa inclinata verso l’altare del Signore, e dice a se stesso: vivo da tanti anni: giovane, maturo, anziano. Lo stame del viver mio è nella mano di Dio che mi ha creato. Egli poteva romperlo d’im-provviso, per malattia, per incidenti strani, dolorosi, inattesi. Tanti e tante sono periti così,

1957

547

del pauper sum ego [Sal 85,1].1005 Ciò serve a scacciare la tentazione di ritener-mi qualcosa e basta. Sentendomi raffreddato ho preferito andare subito a letto senza cena. Laus Deo.

Dicembre, NoteP.P. SacramentiniP. Testa Giuseppe di CenateP. Donati di SeriateP. Gatti di Pognano.1006

––––––––––23.X.57 – prestato il volume «Don Lorenzo Perosi[»] al Can.co Vio.

––––––––––Impegni per il 19581007

24 marzo. A Lourdes consacrazione basilica Pio X1008

sono scomparsi: io mi sono trovato sui punti pericolosi: ecco son vivo ancora, più vivo che mai: se qualcosa minacciò la mia esistenza il Signore fu grande, fu buono per me. […] Abbiamo dunque conservata la vita per 365 giorni, ed ogni giorno ha avuto il suo pane, anche se sudato per molti e affaticato, ma fu sempre dono della Provvidenza. Leggevo in questi giorni e a questo proposito alcune riflessioni toccanti che mi fecero impressione. Un anno è abbastanza lungo. Anche se qualche giorno fu ferito dal dolore e dalla soffe-renza, non è mancata la nota lieta che ha addolcito le ore: una parola di conforto, qualche cosa di armonioso, come il destarsi di un ricordo lontano, il contemplare il frutto della propria fatica: un momento di speciale intimità con Dio: un raggio di sole che ha rotto le nuvole: una lettera, una visita, un pensiero memore e gentile. Forse furono attimi, ma il Signore non ce li ha lasciati mancare. […] L’abitudine di sempre lamentarci di tutto e di tutti finisce con l’avvolgere individui e famiglie di una atmosfera grigia di tristezza e di insofferenza. Eppure siamo giusti e discreti. Qualcosa da dire, da deplorare e da deprecare ci sarà sempre. Ma è pur vero che parecchie famiglie hanno avuto una casa che attendevano da tempo, hanno avuto del lavoro che assicura una tranquillità familiare. Quanti bambini hanno aperto gli occhi alla luce ricreando l’ambiente domestico dopo mesi ed anni di attesa di queste che sono le gioie più pure della paternità e della maternità. Anche il lavoro, se pur faticoso, diede i suoi frutti. […] Qualche cosa, forse molto per alcuni, è stato negato o tolto. Fu l’anno, che questa sera si chiude, un anno di vita innanzitutto, che è il primo dono, una fresca e balda giovinezza per molti, ma per alcuni motivo di tristezza. […] Grandi e piccole cose egualmente concesse e ritirate dalla stessa mano benefica del Signore: benefica anche quando permette l’ansietà e la sofferenza. Il nostro “Te Deum” familiare ricorda tutto questo», Te Deum di fine d’anno, in Scritti e discorsi, IV, pp. 401-404.

1005 Cfr. Missale, Præparatio ad Missam pro opportunitate sacerdotis facienda.1006 Cfr. supra, appunti del 15 luglio 1957.1007 Le note seguenti sono state vergate nelle griglie della sezione intestata «Riepiloghi

mensili e calendario 1958» posta in fondo all’agenda.1008 Cfr. supra, appunti del 13 ottobre 1957.

1957

548

14 settembre. A Faenza apertura Congresso Eucaristico Mariano1009

––––––––––Celebrazioni dell’Assunta, 15 agosto1010

1953. A Venezia Domi, assist[enza] S. Marco1954. A Sotto il Monte. Parr[occhia] Assist[enza] solenne1955. A S[otto] il Monte. Parr[occhia] assist[enza]1956. A Venezia. Messa a S. Marco, assist[enza]1957. A A S[otto] il Monte. Messa in parr[occhia] e assist[enza]

––––––––––Nemo est qui faciat virtutem nomine meo, et possit cito male loqui

de me.1011

Qui enim non est adversum vos, pro vobis est.Marc. IX.38.39.1012

Chi non è contro di noi è per noi [Mc 9,40] – Trad. Ricciotti e Schitz.

2.3.4 – gennaio 1958Corso Aggiorn. Suore a P[alazzo] Savorgnan.

––––––––––19 agosto. Intesa con Severo mio fratello circa il suo testamento.1013

––––––––––

1009 Cfr. supra, appunti del 14 ottobre 1957.1010 Le note seguenti sono state redatte nelle griglie della sezione «Ricapitolazione gene-

rale – Note diverse» posta in fondo all’agenda.1011 Le note seguenti sono state redatte in una pagina bianca conclusiva dell’agenda.1012 Cfr. supra, appunti del 19 febbraio 1957.1013 Cfr. supra, appunti del 19 agosto 1957. Nota posta in apertura dell’agenda. Nel retro

della copertina viene anche incollato un ritaglio a stampa recante il seguente testo: «Aperture. Donoso Cortes, circa un secolo fa, apriva il suo “Saggio sul cattolicesimo, liberalismo e socia-lismo” con queste parole: “Ogni affermazione relativa alla società o al governo presuppone un’affermazione relativa a Dio; ovvero, che è lo stesso, ogni verità politica o sociale si risolve necessariamente in una verità teologica”. In realtà, dopo l’Incarnazione, da quando cioè tutte le realtà terrestri, una volta disunite o impazzite, sono state ricondotte alla unità, o come dice San Paolo, sono state potenzialmente “ricapitolate nel Cristo”, non esiste più nulla nel mondo, che in un modo o nell’altro, per amore o per odio, non rientri nella sfera del Cristo. Per questo, il Giordani ha potuto scrivere che “se si sprofonda l’occhio alla genesi di tutti gli eventi storici, si capisce che, immediatamente, noi siamo battuti tra conflitti economici e politici, ma in lonta-nanza ferve il grande duello tra le forze di Dio e le forze dell’Antagonista. Si vede che nel fondo tutti i conflitti sono teologici, e quindi dutta la storia è storia sacra”».

1957

549

«Les lois désarmees tombent dans le mépris» Le Cardinal de Retz.1014

––––––––––Le parrocchie Italiane <8.1.957> sono 24.513le diocesi 280.in media 88 per diocesi.

–––––––––– «[[M]] Communicatio laborum cum Christo nos promptiores reddit

ad sustinendum[»]S. Jo. Chrisost. Hom. 66 ad S. Math.1015

––––––––––Ogni sforzo si deve fare: il patrimonio stesso si deve consumare pur

di mantenere il patrimonio della fede nell’anima dei figli. I nostri figli senza fede non saranno mai ricchi: con la fede non saranno mai poveri: Giuseppe Tovini che N[icolò] Rezzara chiamava l’O’Connel dell’Italia Cat-tolica. Fù padre di 10 figli.1016

1014 «Les lois désarmées tombent dans le mépris; les armes qui ne sont pas modérées par les lois tombent bientôt dans l’anarchie»: la citazione, qui riprodotta nella sua integra-lità, è tratta dalle Mémoires di Jean-François Paul de Gondi (1613-1679), noto anche come il cardinale di Retz: instradato agli studi ecclesiastici per assumere la successione dello zio, arcivescovo di Parigi, de Gondi prese parte a una serie di congiure antigovernative contro Richelieu e Mazzarino che gli costarono, anche dopo l’ottenimento della cattedra parigina e della porpora cardinalizia, prima l’imprigionamento e quindi la fuga dalla Francia. Sarà infine riammesso a corte e dedicherà gli ultimi anni di vita ad alcune importanti missioni diploma-tiche ed alla redazione dei Mémoires, usciti in una prima carente edizione a Nancy nel 1717. Questa e le annotazioni successive sono redatte nelle pagine della rubrica telefonica posta all’inizio dell’agenda.

1015 Così come redatto da Roncalli il passo non è rintracciabile nel corpus del Crisostomo; è verosimile perciò il riarrangiamento di un altro: «Deinde alliciens eos ait: Quem ego bibitu-rus sum: ut ex consortio suo promptiores fierent», giovanni crisostoMo, Commentarius in S. Matthæum Evangelistam, Homilia LXV, al. LXVI, in PG, LVIII, col. 619.

1016 Roncalli, che già in precedenza aveva rievocato le dispute dei decenni precedenti sulle scuole cattoliche e il ruolo di Rezzara rispetto ad esse, ricopia questo passo, in modo non let-terale, da A. cistellini, Giuseppe Tovini, Brescia 1954, p. 227. L’avvocato Tovini (1841-1897), esponente di primo piano del movimento cattolico bresciano, terziario francescano, dopo essere stato sindaco di Cividate Camuno (BS) dal 1870 al 1874, si era sposato con Emilia Corbolani, dalla quale ebbe dieci figli. Attivissimo nella costituzione di casse rurali ed asso-ciazioni di mutuo soccorso (fonderà tra l’altro la Banca San Paolo e il Banco Ambrosiano di Milano), a partire dagli anni Ottanta intraprese una intensa campagna a favore della libertà di insegnamento e della scuola cattolica, al punto di assumere nel 1888 la presidenza della III sezione dell’Opera dei Congressi dedicata a «Educazione ed istruzione». Nel 1893 aveva costituito la Lega degli insegnanti cattolici. Sarà proclamato beato da Giovanni Paolo II il 20 settembre 1998; su Tovini si veda il materiale documentario disposto nei cinque tomi di Brixien. Canonizationis servi Dei Josephi Tovini, viri laici (1841-1897), Positio super virtutibus, Roma 1993. Il personaggio citato da Rezzara era Daniel O’Connell, nato nella contea irlandese di

1957

550

[«]Ai miei figliuoli, farò fare il falegname, zappare la terra[,] piuttosto che esporli alle publiche scuole senza Dio[»].1017

––––––––––«Rinunziate allo spirito politico, a favore dello spirito sociale», Oza-

nam1018 ––––––––––

«Il Guasti <ri>trova la religione nella storia, e la storia nella religione»Tommaseo1019

––––––––––La mia nomina a Balì del S[ovrano] O[rdine] di Malta è del 4 marzo

1956. Mi venne consegnata dal Priore per la prov. di Lombardia e Vene-zia duca Galliano Galliani.1020 ––––––––––

Parvum est omne sacrificium in odorem suavitatis et minimum omne pingue in holocaustum tibi: sed qui timet Dominum erit undique magnus. [[Psalm 14]] Cant. Judith [cfr. Gdt 16,16]––––––––––

Il 25 aprile 1921 mi trovavo a Parma. Sul mio diario trovo scritto:

Kerry nel 1775, politico e avvocato cattolico che si era battuto per l’Irish Home Rule – ed era perciò conosciuto anche con il nome di «The Liberator» –, da lui promosso anche in forme non violente che non gli evitarono tuttavia il carcere e l’allontanamento dal paese; era morto a Genova nel 1847. A lui, nel 1876, era stata intitolata la «Lega Daniele O’Connell per la libertà dell’insegnamento cattolico in Italia».

1017 Sono parole rivolte da Tovini a Mons. Radini Tedeschi: cistellini, Giuseppe Tovini, cit., p. 228.

1018 «Quant aux opinions politiques, là aussi, nous sommes d’accord, c’est-à-dire, que comme toi, je voudrais l’anéantissement de l’esprit politique au profit de l’esprit social», lettera a Ernest Falconnet del 21 luglio 1834, in Œuvres Complètes de A.F. Ozanam, X: Lettres, Paris-Lyon 1865, p. 104. La sottolineatura della questione sociale come elemento permeante del dibattito politico rappresenta uno dei punti cardine della riflessione di Antoine-Frédéric Ozanam (1813-1853), già collaboratore di Lacordaire al giornale l’Ère nouvelle, e fondatore nel 1833 delle Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli: su di lui – proclamato beato da Giovanni Pa-olo II nel 1997 – si vedano G. cholvy, Frédéric Ozanam. L’engagement d’un intellectuel catholique au XIXe siècle, Paris 2003, e Frédéric Ozanam (1813-1853). Un universitaire chrétien face à la modernité, a cura di B. Barbiche e C. Franconnet, Paris 2006.

1019 «Il signor Guasti ritrova la Storia nella Religione, la Religione nella Storia; infonde l’eleganza nell’erudizione, l’affetto nella eleganza; sa essere cristiano senza rabbie né cupidi-gie, cattolico senza velo inverecondo, né viltà d’umani riguardi»: Tre autorevoli giudizi (Conti, Capponi, Tommaseo) intorno alle lettere spirituali e famigliari di Santa Caterina de’ Ricci, a cura di C. Guasti, Prato 1861; ripreso in Carteggi di Cesare Guasti, II: Carteggio con Enrico Bindi, lettere scelte, a cura di F. De Feo, Firenze 1972, pp. 8-9.

1020 Cfr. supra, appunti del 14 febbraio e 4 marzo 1957.

1957

551

«visita preziosa a mgr. Conforti».1021

––––––––––Nessuno può staccarsi dalla sua ombra. (?)

––––––––––Nozze Laura Agliardi a Sombreno il 22 giugno 19571022

––––––––––Ut scias, disce nescire. S. Agost.1023

––––––––––«Peragit tranquilla potestas quod violenta nequit: mandataque for-

tius urget imperiosa quies»[,] Claudiano Poeta.1024

Il Giussano (Istruzioni e documenti ai padri di famiglia) traduce: Non vi è il più forte ed efficace mezzo per farsi obbedire, come il co-mandare con amore e piacevolezza.1025

––––––––––Brazzo don Pietro – Villa della Immacolata. (Padova) Torreglia.1026

––––––––––Discorsi da preparare dall’agosto al dicembre 1957:

4 agosto a Como. X Anniv. morte mgr. Macchi.1027

26 agosto – Alla Mendola. La morale e la vita civile. Prolusione. 29 agosto – Ad Assisi. Lo Spirito Santo anima della vita spirituale. Ore

10.30.1 settembre domenica. S. Lorenzo Giustiniani, a S. Pietro di Castello.Nel pomeriggio Messa e incontro biennale del Cinema.3 sett[embre] A Riese – S. Pio X il Santo: celebrato nel suo paese

natale: martedì.12 e 14 [settembre] giov. e domenica: Convegno Apost[olatus] Maris

1021 Cfr. supra, annotazioni al 17 febbraio 1957.1022 Cfr. supra, appunti del 22 giugno 1957.1023 agostino d’iPPona, De anima et eius origine libri quatuor (4, 24, 38), in PL, XLIV, col.

546.1024 claudio claudiano, Panegyricus Dictus Manlio Theodoro Consuli, 239-241.1025 Cfr. Instruttione a’ padri, per saper ben governare la famiglia loro… Scritte dal sig. Pietro Gius-

sano… In Milano: appresso la Compagnia de Tini, & Filippo Lomazzo, 1603, per Pandolfo Malatesta, stampatore regio camerale, 264 pp.

1026 Don Pietro Brazzo era il direttore di Villa Immacolata di Torreglia (PD), la casa per esercizi spirituali fondata nel 1950 che era divenuta la sede ufficiale per le riunioni della Conferenza episcopale triveneta.

1027 Il discorso non verrà tenuto.

1957

552

13 [settembre] a Padova – per Congresso Unione Missionaria Clero14 [settembre] domen. a Possagno per Canova16 sett[embre] Incontro per Sinodo22 sett[embre] A Clusone: Cinquantesimo Incoron[azione] Madon-

na Paradiso24 sett[embre] sera martedì e sabato 28 mattina: Primo turno clero

in Seminario.30 sett[embre] martedì – Spiritualità del Clero. S. Lorenzo Giustinia-

ni e B. Gregorio Barbarigo – due Veneziani, a Vittorio Veneto1 ottobre – sabato mattina e [x] secondo turno clero per il Sinodo.6 e 10 ottobre: III Turno[[21 ottobre]] 5 novembre a Roma <«Domus Mariae»>: «Chiesa e

suoi archivi»––––––––––

Rag. Edoardo Sala – Monzavia Cavallotti 1.A

––––––––––Enrico MarchesiValhallavägen, 70Stoccolma Vapresso l’Ambasciatoredella Danimarca

––––––––––Coloro che soffrono nello scisma, non avranno mai che uno zelo

amaro.Bossuet. lett. a Milord Perth p. 421028

1028 Cfr. Alla VII Settimana di Studi per l’Oriente cristiano, in Scritti e discorsi, III, p. 240; si vedano anche supra le annotazioni al 18 settembre 1957. Qui il patriarca sta citando la lettera a lord Perth del 14 marzo 1689, laddove Bossuet, riscontrando una precedente missiva, scri-veva di avvertire «l’épanchement et la plénitude dans toutes les paroles de votre lettre. Tout y respire l’amour de Jésus-Christ, mais de Jésus-Christ dans son Eglise et dans le lien de l’unité. Qu’on est heureux de souffrir pour cette cause! Car, pour ceux qui souffrent dans le schisme, ils n’auront jamais qu’un zèle amer; et toutes vos lettres, principalement la dernière, ne sont que charité, douceur et paix»: Lettre CLVI, in Œuvres Complètes de Bossuet, XVII: Correspondance, Besançon 1841, p. 246.

1958

555

«Mi chiamerò Giovanni»

1958

Gli ultimi dieci mesi trascorsi dal card. Roncalli a Venezia sono tra quelli meno contrassegnati da eventi clamorosi o con una forte risonanza ester-na. In qualche modo il patriarca raccoglie i frutti del paziente e determina-to lavoro pastorale iniziato cinque anni prima. La diocesi presenta ora una struttura più corrispondente all’inurbazione della zona portuale grazie alla creazione di nuovi vicariati e parrocchie; alla metà di marzo viene finalmente inaugurata la nuova sede del Seminario minore e persino la questione dei plutei sembra finalmente indirizzarsi verso la soluzione più volte invocata da Roncalli. Le pagine d’agenda non riportano neppure più rilievi sul lavoro dei collaboratori, segno che questo incontra il pieno favore del patriarca: del nuovo pro-vicario Gottardi osserva che spesso lo vede «impensierito per accordare i sacerdoti ai vari impieghi del ministero sacerdotale. Io – chiosa Roncalli – gli do tutta la fiducia e la confidenza. Ed ho l’impressione che il Signore aiuta me e lui: ed uno per volta i singoli casi si risolvono abbastanza bene». Nel corso dell’anno cresce l’impegno della Curia per sviluppare, sulla scia di quanto sta avvenendo a Bologna, Milano e Torino, una campagna per la costruzione di nuove chiese; parallelamente il patriarca si vede impegnato, di concerto con la segreteria di Stato, ad arginare il collasso finanziario dei Collegi Filippin, che avevano rilevato l’anno prima l’ex sede del Seminario minore: «Ricorderò sempre – appunta Roncalli – che in circostanze analo-ghe il comm. Bernardino Nogara mi diceva che in un caso simile le Banche o Istituzioni che vi si trovassero compromesse tutto avrebbero sacrificato per coprire uno scandalo. E noi?». In questo come in altri casi Roncalli non intende complicare, drammatizzandoli, i problemi che via via si presentano. Scioglie così i nodi della successione del vescovo di Treviso, prematuramente scomparso, resa difficoltosa da alcuni passi falsi commessi dal capitolo dio-cesano. Mantiene tutto sommato lo stesso approccio rasserenante di fronte alle disposizioni della segreteria di Stato che invocano una ferma protesta dei

556

1958

vescovi italiani per il processo subito da mons. Fiordelli: il patriarca espri-me all’unisono con i confratelli del Triveneto la propria ferma deplorazione per la condanna del vescovo di Prato, ma pure in questa circostanza, che raffigura come «l’occasione del coraggio e della prudenza», non tralascia la «supplicazione concorde di grazia divina per il ravvedimento dei nostri fra-telli erranti ed infelici».

Anche l’analisi della congiuntura politica – nel 1958 si tengono le ele-zioni per la III Legislatura – è decisamente improntata a toni meno pre-occupati di quanto non fosse accaduto in precedenza. Eppure non man-cherebbero le occasioni di allarme. A livello locale la Giunta veneziana, che si regge sull’appoggio esterno del P.S.I., entra in crisi sulla votazione sul bilancio preventivo. A dispetto di quanto ci si potrebbe aspettare, il card. Roncalli, che due anni prima aveva contestato la soluzione politica adottata per il governo della città, è tutt’altro che compiaciuto. Certamente continua ad essere infastidito dall’attivismo di Dorigo, che proprio a ridos-so delle elezioni politiche si ripresenta sulla scena pubblica con una nuova rivista – «Questitalia» – dalla quale, stavolta, non può essere allontanato come era stato fatto quando dirigeva «Il Popolo del Veneto». Il patriar-ca si continua a dire persuaso che siano inutili, al riguardo, le posizioni «irritanti e intransigenti»; d’altra parte osserva che il giovane esponente democristiano, in questo momento, è un uomo isolato e che «il contegno delle notabilità che non gli hanno fatto bada finirono col determinare una resipiscenza generale senza parola». Roncalli non mostra esitazioni di sorta di fronte al divieto formulato dalla s. Sede e fatto proprio dalla C.E.I. di una apertura ai socialisti; dichiara pure di condividere contenuto e tono di un duro intervento del card. Ottaviani contro la segreteria della D.C. per spronarla ad una maggiore adesione alle linee espresse dalla gerarchia. Ma nello stesso momento confessa con semplicità che il suo «temperamento» non lo «condurrebbe a prendere un posto direttivo in questa battaglia. Ma è necessario – conclude Roncalli – che qualcuno lo prenda: ed io entro di buon cuore nella lotta e vi dò il mio contributo sincero e caloroso». È quindi sinceramente compiaciuto dei risultati elettorali: «Nonostante le macchinazioni infernali – appunta sull’agenda – la D.C. tiene il primo posto: e questo è grande avvenimento che merita il Te Deum a voci spiegate».

Il 1958 è anche fitto di interventi al di fuori della diocesi. In agosto, durante le vacanze estive, si reca al Santuario mariano della Cornabusa, in Valle Imagna, per celebrare il 50° dell’incoronazione della statua della Madonna alla quale aveva assistito nel 1908 come segretario del vescovo di Bergamo. Prima ancora, a marzo, si era recato a Lourdes, nell’anno cen-tenario delle apparizioni e dell’ordinazione sacerdotale di Giuseppe Sarto,

557

1958

per consacrare la nuova chiesa sotterranea dedicata a s. Pio X. Roncalli è lieto di tornare ancora una volta nei luoghi in cui era stato pellegrino da giovane sacerdote insieme a mons. Radini Tedeschi; resta sinceramente impressionato dall’imponenza del nuovo edificio – «costruzione in ferro e cemento, straordinaria» –, edificato secondo canoni artistici che sono no-toriamente distanti da quelli piuttosto classici da lui prediletti e sull’agenda scrive a questo proposito di una sua vera e propria «conversione». Ma il coinvolgimento nella consacrazione del santuario pirenaico lo impegna soprattutto nella difesa del vescovo di Lourdes, mons. Théas, che sta su-bendo il duro ostracismo da parte di alcuni esponenti della Curia romana e dell’Oeuvre du Cenacle (istituto secolare che gode la protezione del card. Tisserant) intesi a sottrarre all’ordinario il controllo del Santuario e delle relative rendite. Roncalli, che conosce e apprezza le qualità di mons. Théas dai tempi della sua nunziatura in Francia, non ha dubbi nello schierarsi al fianco del vescovo di Lourdes e sviluppa con il suo consueto stile me-todico e silenzioso un’azione di difesa a tutto campo della quale l’agenda restituisce tracce importanti. Interloquisce così con Mimmi, Ottaviani e il sostituto Dell’Acqua; gli argomenti addotti dal patriarca in difesa di Théas fanno colpo anche su Pio XII e, finalmente, l’operazione contro il vescovo di Lourdes si risolve in un nulla di fatto. In tutte queste settimane il pa-triarca non si immagina mai a capo di un partito contro un altro: intende semplicemente, come scrive nelle sue pagine d’agenda, rendere «un buon servizio veritate justitiae et mansuetudini».

Certamente la fatica comincia a farsi sentire anche per il patriarca di Venezia. Roncalli lo lascia trasparire qua e là, miscelando a queste impres-sioni il compiacimento per il vigore che ancora lo sostiene. Così, il merco-ledì delle ceneri, dopo aver recato in processione la croce, scrive d’averla trovata «un po’ pesante» per la sua età; un mese più tardi, nella festa del «suo» s. Giuseppe annota invece: «non ho cominciato a sentirmi vecchio. È una grazia che devo ricevere goccia per goccia: e guardarmi dall’invani-re». Interpreta l’assottigliarsi delle fila degli antichi compagni di Seminario, coi quali è solito incontrarsi durante il periodo di vacanza estivo a Camai-tino, come un «nuovo avviso […] a ringraz[iare] il Signore della buona salute ma tenendomi pronto a partire. Il sole – conclude Roncalli – volge al tramonto, anche per me». Ciò nondimeno vive la propria anzianità non come un limite alle sue funzioni, ma come una stagione di grazia che le può raffinare ulteriormente: «Alla nostra età – scrive quattro mesi prima dell’elezione a papa – si ha l’impressione di trovarsi in alta montagna. Il mondo osservato di là perde il fascino delle piccole cose, e ci prepara alle grandi che la misericordia del Signore ci ha promesso».

1958

558

Neppure la morte del papa altera il registro distensivo mantenuto dal patriarca di Venezia lungo tutto il corso dell’anno. Per lui «la tristezza ge-nerale» che accompagna l’annuncio della morte di Pio XII e che «supera ogni ricordo» relativo alla scomparsa dei suoi predecessori è addirittura un «segno di tempi migliorati: e proprio per merito dei tempi mutati dalla azione ben coordinata del S. Padre»: un giudizio interessante e indicativo, tanto più che giunge a pochi mesi dal caso Fiordelli e dalle diffuse lamente-le dell’episcopato sul decadimento morale – e «laicista» – della società ita-liana. Sono numerosi e difficilmente equivocabili i segnali che gli giungono da ogni parte che lasciano intravedere che potrebbe essere proprio lui a dover succedere al defunto Pio XII. Ma neppure di fronte a questi, nelle settimane di sede vacante, Roncalli smette di compilare la propria agenda, dando così origine alla straordinaria cronaca di un’elezione papale compi-lata da un suo partecipante. Sceglie deliberatamente di non consegnare ai futuri lettori i nomi dei cardinali più votati o la quota dei suffragi da essi ricevuti, lasciando intatto quell’alone di mistero che circonda ogni volta l’elezione del papa. Delle giornate di clausura nella Sistina lascia soprattut-to emergere il turbamento di fronte all’ipotesi di una sua elezione e qundi la sottomissione a quella che, da ipotesi, diventa realtà: «la più solenne – scrive – di tutta la mia povera vita».

1958

559

Cardinale Ang. Gius. RoncalliPatriarcaVenezia

1 gennaio, mercoledìCredetti bene di santificare il passaggio dal 1957 al 1958 invitando a

mezzanotte il segret. mgr. Loris [Capovilla] a restare con me a recitare le Litanie del S. Nome di Gesù: quelle della Madonna e di S. Giuseppe a cui aggiungemmo l’inno di S. Marco «O Marce, nostris jugiter[»]1 con le com-memorazioni dei due Santi Patriarchi Lorenzo Giustiniani e Pio X. Ripresi un po´ di sonno sino alle 3.30.

Celebrai la S. Messa mia in capella[.] La preparazione al[[la Omelia]] <discorso> di Capo d’anno mi è costata un poco: lo potei però tene-re all’ora sua cioè alle 5.30. Il tema fù un incoraggiamento all’Azione ed alla preghiera: l’Azione sulle tracce del discorso della Montagna capi V, VI e VII di S. Matteo, e la preghiera in un un breve commento del «Pa-ter Noster»[.]2 Prima di mezzodì ricevimento dell’Azione Cattolica: con

1 Breviarium, Proprium Officiorum pro Patriarchatu Venetiarum in festo S. Marci Evangelistae. 2 «Anno nuovo, si suol dire, vita nuova! Il programma della nostra vita nell’anno novello è

noto a ciascuno di noi. È un programma di azione e di preghiera. Il cristiano è una caricatura se non tiene conto di queste due parole, e se non le attua con dignità e con fedeltà nella sua vita. Il programma dell’azione è contenuto nei quattro Evangeli: Matteo, Marco, Luca, Giovanni, che non ne fanno che uno. […] Penso bene che abbiate letto il Discorso della montagna: non la semplice enumerazione delle Beatitudini, che ad esso introduce, ma tutti di seguito i capitoli V, VI, VII di Matteo. Là sono toccate le questioni più interessanti circa i rapporti con Dio, e colle varie esigenze della convivenza umana: i rapporti fra la legge e i profeti: il compito degli apostoli, luce del mondo e sale della terra: la mitezza, la riconciliazione, la purezza, il perdo-no, il trattamento dei nemici e dei cattivi, e il modo di meritare per sé e per loro. Aggiungete

1958

560

discorso a proposito letto, meditato e incoraggiante.3 Stanco, raffreddato, e con tosse forte, mi misi a letto prestissimo e incenatus. Laus Deo.

2 gennaio, giovedì<[[Corso Aggiorn. Suore – presso S. Cuore a Trento. Prolusione: in

ferrov.]]>

i consigli per l’esercizio delle opere buone, per la pratica di rispetto al culto antico: la purezza degli occhi e del cuore, la schiettezza e la fedeltà nei rapporti umani, la ricerca, l’uso e l’abuso delle ricchezze, le preoccupazioni per le inezie della vita e per l’avvenire. E considerate infine la messa in guardia dai falsi o precipitati giudizi, il rispetto alle cose sante: “sancta sancte tractantur”: fare agli altri tutto quello che vorremmo fatto a noi, e non fare viceversa: il trattamento dei falsi profeti, la conoscenza dell’albero buono e del cattivo: e il giudizio fra chi ascolta la parola di Cristo e opera secondo quell’insegnamento o chi invece colla sua condotta vi contraddice. […] La preghiera è veramente il respiro dell’anima cristiana. E Gesù, con quanta semplicità insegnò ai suoi la formula benedetta che doveva conquistare il mondo, e segnare un programma di vita spirituale, che è giovane sempre, non stanca mai, e ognora risponde a ciò che lo spirito umano ha di più elevato e di più riposante. A a dirvi il vero, miei diletti figlioli e fratelli, questo richiamo al “Pater noster” mi occupa lo spirito e il cuore da quando, dopo il nostro Sinodo diocesano, così felicemente riuscito, pensavo ai discorsi di Natale nella intenzione di iniziare una applicazione ed una più profonda educazione del nostro spirito di preghiera. E cercai nella letteratura cri-stiana antica – Padri e Dottori – quanto mi aiutasse al mio intento. Il mio animo, trascorrendo da Tertulliano a sant’Agostino, attraverso le pagine di Cipriano di Cartagine, di Origene copio-sissimo nei suoi commenti, di Cirillo di Gerusalemme, di Gregorio Nisseno, di Ambrogio, di Teodoro Mopsuesteno, e gustando le variazioni di pensiero, di lingua, di stile, di questi grandi testimoni della tradizione patristica, il mio spirito, dico, fu lieto, di gustare la dolcezza di questa divina preghiera che dalle labbra del Figlio di Dio fatto uomo, insegnò ai suoi fratelli adottivi come invocare il comune Padre celeste», Discorso di Capodanno, in Scritti e discorsi, III, pp. 409-416 (le cit. alle pp. 411-414).

3 «Di fronte a noi, e con riferimento agli interessi religiosi, morali e sociali d’Italia, sta una nuova prova, che per essere stata preceduta da altre nobilmente superate, non si presenta senza difficoltà, né senza pericoli. Direi anzi che le une e gli altri sono aumentati. La mia parola di Vescovo e di padre, preoccupato della purezza della dottrina, e della fedeltà di tutti – anche in circostanze di lotta – al precetto del Signore, che impone la carità: e seriamente preoccupato del fatto che tutti i buoni cattolici diano esempio di schiettezza di vita e di di-sciplina, non può avere altro significato all’infuori di quello che vi enunciai con la solenne attestazione degli Atti degli Apostoli. Ciascuno al posto suo: e tutti a servizio degli ideali più alti e più puri, ma con atteggiamento di umiltà, di prudenza, di delicatezza di coscienza e di fervido e sincero impegno a servire Dio nei fratelli, a servire la causa dell’uomo tutto intero: anima e corpo. […] Formulo il voto che sotto il simbolo altrettanto caro dei Comitati Civici, e secondo le indicazioni e le istruzioni che a suo tempo riceveremo, ma di cui conosciamo l’intonazione felice che corrisponde al sentimento nostro più intimo, si rafforzi l’unità dei cattolici: la concordia risulti vittoriosa: ed il pensiero sociale cristiano si affermi e penetri dappertutto: negli ordinamenti giuridici e nelle istituzioni civiche a beneficio, a pacificazione e a prosperità vera dei singoli e della collettività, di Venezia nostra e della nostra cara Italia», Risposta agli auguri dell’Azione Cattolica, in Scritti e discorsi, III, pp. 418-419.

1958

561

Dovetti rinunziare a Trento e fù bene. Tempo troppo freddo con umidità e pericolo di scontri. Mi alzai tardi per la Messa in capella: ma fù giornata di riposo ristoratore. Attesi alla lettura degli Atti degli antichi Sinodi Episcopali di Venezia. Ma sopratutto mi divorai gli Atti della Visita Apostolica del 1581 a Venezia fatta col Nunzio Campeggi e dal Vescovo di Verona Agostino Valeri e concepii il proposito di publicarla come sto finendo quella di S. Carlo a Bergamo.4

Giornata passata così in solitudine, in buon lavoro, in fervida pre-ghiera.

Nel pomeriggio fui allietato dalla visita di mgr. Carraro di Vittorio Veneto venuto qui per il corso alle Maestre. Da lui appresi che se qualche pena non manca a me per qualche debolezza di condotta sacerdotale, al-trove si sta ben peggio.5

3 gennaio, venerdì<Sera. Trigesimo Card. Piazza – agli Scalzi>Il raffreddore si è deciso a partire. Celebrai la S. Messa alle 8 e mi oc-

cupai poi per bene, tenendomi in qualche riguardo. La voce ha bisogno di riposo, e di silenzio. Qualche puntarella di conversazione non manca quà! e là. Ma devo saper tenere la lingua in silenzio.

Stamattina fui occupato a cavare pensieri a S. Agostino e a S. Loren-zo Giustiniani per alcune parole che sto preparando per la inaugurazione del nuovo organo di S. Marco.6 A sera mi recai agli Scalzi7 per il trigesimo della morte del Card. Piazza. Cerimonia preparata bene. Presenti le Au-torità Maggiori, Prefetto, Tribunale ecc. Vescovo di Chioggia [Piasentini] e mgr. Benedetti di Lodi che tenne il Pontificale al faldistorio e lesse un bel discorso funebre. Con lui ebbi poi colloquio fraterno. Ci fù anche un rinfresco, cioè un bicchieretto che io non toccai. Bella musica di Refice e folla qualificata.8 Atto di omaggio e di preghiera ben riuscito.

4 L’elezione a papa priverà Roncalli della possibilità di dar seguito a questo progetto edi-toriale. Sulla visita di Campeggi e Valeri si vedano supra le annotazioni al 27 febbraio 1957 e S. TramonTin, La visita apostolica del 1581 a Venezia, in «Studi Veneziani», 9 (1967), pp. 453-533; cfr. supra gli appunti del 27 febbraio 1957 e infra quelli del 26 gennaio e 8 febbraio 1958.

5 Cfr. supra, appunti dell’8, 9, 10 e 30 gennaio 1957.6 Cfr. infra, appunti del 5 gennaio 1958. 7 La chiesa di S. Maria di Nazareth, nel sestiere di Cannaregio, officiata dai carmelitani

sin dal XVII secolo.8 Cfr. supra, appunti del 15 luglio 1956.

1958

562

4 gennaio, sabatoQuesti discorsi che debbo [[fuori]] fare in successione ansiosa fini-

scono col costarmi assai di pensiero, di stesura, di preparazione.9 Che il Signore continui a darmi la calma e la pazienza.10

5 gennaio, domenicaInaugurazione dell’organo nuovo a S. Marco. Tra le visite notevole

quella del Conte Cini che insistette perché non lo nominassi nel discorso di stasera. Egli poi introdusse e mi presentò il maestro Germani che fù il grande ispiratore del nuovo organo, ed è universalmente riconosciuto uno dei più competenti maestri di organo del mondo intero. Mi ha molto edificato la sua umiltà e semplicità di parola e di tratto. Sua resid. a Roma: Fernando Germani[,] Via delle Terme Deciane 11 – tel. 593.794.11

L’avvenimento in S. Marco riuscì benissimo e con grande dignità da parte di tutti. Io benedissi in piviale dalla porta centrale dell’iconostasi. E Stetti poi lì in cappamagna. Lessi il mio discorso che mi costò la prepa-razione di ieri e di stanotte.12 Bene seguito: come l’attenzione fù intensa

9 Cfr. supra, appunti del 3 marzo 1956.10 A questa data risale la lettera «personale» inviata al card. Mimmi, cui era stata appe-

na affidata la guida della Concistoriale: «Vostra Eminenza – scriveva Roncalli – ha dunque accettato il calice che un primo tempo era stato mostrato a me. Da tanti anni io non ho volontà che per obbedire. Naturalmente finchè non c’è obbedienza resto al mio posto, che è quello di un’obbedienza precedente. Le ultime parole mie furono queste: “Io mi unirò al Santo Padre di tutto cuore perché il Signore lo assista nel fare una scelta del nuovo Segre-tario della Concistoriale che sia benedizione e letizia di tutta la Chiesa”. Ho l’impressione che la mia umile preghiera appoggiata a quella del S. Padre sia stata ascoltata ed esaudita. […] Noi siamo nati, Vostra Em. ed io, negli stessi 12 mesi. Vicini di età, vicini di anima, siamo dunque fatti per una fraternità spirituale a comune letizia e conforto»: edita in L.F. CapoviLLa, Papa Giovanni XXIII gran sacerdote, come lo ricordo, Roma 1977, pp. 180-181; si vedano anche supra le annotazioni al 7 e 19 dicembre 1957.

11 Fernando Germani (1906-1998), formatosi alla scuola di maestri quali Bajardi, Re-spighi e Manari, fu professore di Organo all’Accademia di Santa Cecilia di Roma dal 1934 al 1976; era organista titolare della Basilica di San Pietro dal 1948. Nell’immediato dopoguerra aveva iniziato una fortunata carriera di concertista (celebri le sue esecuzioni di Bach).

12 «Gli strumenti musicali servono certo alla musica sacra ed alla musica profana: ma l’organo ha il posto suo più appropriato in chiesa. E si può ben dire che esso supplisce e riassume tutti gli strumenti musicali, perché ne imita le risonanze, e nella varietà delle sue mo-dulazioni riproduce il suono del flauto e della tromba, del salterio e della cetra, della lira e dei cembali squillanti e gioiosi, così come la voce delicata e potente che si leva dal petto umano. È per questo che è chiamato il re degli strumenti. Il suo ministero essendo essenzialmente religioso, l’organo diventa l’interprete fedele delle nostre intenzioni, dei nostri sentimenti, dei nostri trasporti. Quando infatti gli accenti della nostra anima, i moti del cuore corrispondono

1958

563

alla esecuzione del programma del M[aestro] Germani. Pare ben merita-to l’elogio dato all’organo nuovo dal Germani: di organo che canta.

6 gennaio, lunedì [Epifania del Signore]Epifania tutta del Signore. In S. Marco mia Messa Pontificale con

abbastanza fedeli. Mia omelia letta alla fine. Mi costò il lavoro di tutta la notte. Parlai della Enciclica «Fidei munus!» ponendo la festa in accor-do con l’apostolato Missionario.13 Ora mi resta di accordare le forme concrete di questo con tutti i miei confratelli a cui, per mezzo di mgre [Bortignon] di Padova scriverò.

Nel pomeriggio di nuovo a S. Marco per i Vespri e Benedizione, previa la lettura solenne – e potrebbe essere fatta anche con maggiore risonanza!14.

a queste risonanze, e a questi accordi dell’organo, allora la lode di Dio trova le forme più perfette di espressione che si possano chiedere ad uno spirito intelligente e delicato. […] Basti l’accenno ai due elementi che costituiscono l’organo, cioè le canne di tubo metallico e il vento che le pervade. Le canne sarebbero inerti e silenziose senza il soffio che le penetra e le avviva. È a questo soffio, dominato e diretto dalla mano intelligente e delicata del maestro, che esse devono tutta la dolcezza, tutta la forza e tutto l’incanto dell’effetto sorprendente che producono a soave e mistica esaltazione del popolo cristiano. […] L’organo novello vuole essere motivo perenne di rinnovamento religioso e di elevazione delle singole anime, che qui convengono non a vano trastullo di artistiche divagazioni, ma ad elevazione serena e pia dello spirito verso le cose celesti. […] Il grande organo nuovo è chiamato a completare sotto le volte dorate del tempio la missione delle campane stendenti il loro suono di richiamo celeste sopra tutte le case, le vie, gli affari, il fervore della vita della città e delle lagune», La solenne inaugurazione del nuovo organo nella Basilica di S. Marco, in «Bollettino», 49 (1958)/1, pp. 57-58; ripreso in Scritti e discorsi, IV, pp. 127-131.

13 L’enciclica «Fidei donum», promulgata da Pio XII il 21 aprile 1957, dedicata alle con-dizioni delle missioni – e particolarmente di quelle africane – affrontava al III capitolo la questione delle modalità concrete della cooperazione missionaria e ricordava, incoraggian-done la riproposizione, ciò che era già attuato da alcune diocesi, dove i vescovi autorizzano «l’uno o l’altro dei loro sacerdoti […] a partire per mettersi, per un certo limite di tempo, a disposizione degli ordinari d’Africa»: Enchiridion delle encicliche, VI, cit., p. 1165; nascerà così la figura dei sacerdoti «Fidei donum». Nella sua omelia il patriarca rimarcava che l’encicli-ca papale «sottolinea il valore attuale rispetto agli impegni missionari della cattolicità, ma in particolare del clero e del laicato: specialmente per quanto ha riguardo alla situazione dell’Africa, che si va aprendo alle conquiste della tecnica moderna, ma soprattutto può lasciarsi inclinare dalle allettanti prospettive di una accelerata modernizzazione, peggio, dalle promesse di un effimero paradiso terrestre. Circa le forme pratiche della cooperazione missionaria, il documento pontificio rinnova il richiamo alla preghiera, alla carità generosa fino al sacrificio, ed all’amore ed alla educazione delle vocazioni sacerdotali e religiose, che daranno domani la sicurezza di un ministero e di un apostolato benedetto e benefico», Nella festa dell’Epifania, in Scritti e discorsi, III, pp. 420-425 (la cit. a p. 424).

14 La frase resta incompleta. Forse Roncalli allude al tradizionale annuncio delle feste mo-bili, oppure a quella che nell’omelia per l’Epifania definisce «la felice consuetudine del popolo

1958

564

A sera ebbi a cena confidente e distinta il Conte Cini. Da lui ieri, e da altra sicura fonte oggi, sono informato che la riforma plutei e pala d’oro sono in via di risoluzione secondo i voti del Patriarca.15 Però viene raccomandato il riserbo, tutto è da farsi in silenzio. Te Deum laudamus.16 Nomini Tuo da gloriam [Sal 113B,1].17

<Oggi ricevetti l’avv. Federico Terzi di Sotto il Monte con consorte e figlio Gabriele>

7 gennaio, martedìS. Messa in casa. Mi recai poi con don Schiavon a Chirignago per

i funerali di mgr. Bottacin Riccardo. Il popolo gli diede una manifesta-zione solennissima di cordoglio e di venerazione.18 Prima della Assolu-zione mie parole semplici ma ascoltatissime: ecce sacerdos magnus[,] placuit Deo, inventus iustus: in tempore iracundiae reconciliatio [cfr. Sir 44,16-17].19 Esempio per tutti: insegnamento, ricordo edificante.

Attese notizie peggiorate di mgr. [Negrin] vescovo di Treviso accorsi di nuovo a salutarlo per la quinta volta all’Ospedale: e a confortarlo con parole di sincera fraternità. Mi parve maturo per il cielo. Oh! la Prov-videnza come dispone delle persone umane.20 Mgr. Bottacin parte a 82 anni dopo un lungo e edificante ministero: questo caro mgr. Negrin sta per morire a quasi 51 anni, appena all’abbrivio della sua missione episco-pale tanto promettente. Passai il pomeriggio in questi pensieri. Occupato a leggere le ultime informazioni dal mondo. Povero mondo sempre con-fuso. Voluntas Dei pax nostra.21

8 gennaio, mercoledì [S. Lorenzo Giustiniani Vescovo e Confessore]Festa di S. Lorenzo Giustiniani.

nostro di rinnovare oggi le promesse battesimali, [che] si accorda con la indicazione precisa della legge ecclesiastica della regione Triveneta che prescrive nel giorno della Epifania di recitare il Credo, ad alta voce, davanti al santissimo Sacramento solennemente esposto alla adorazione, tutti insieme: vescovo, clero e popolo», ibidem, p. 425.

15 Cfr. supra, appunti dell’8 gennaio 1956; si vedano pure le annotazioni al 3 maggio 1957.16 Sottolineatura doppia.17 Breviarium, Gratiarum actio post Missam.18 Cfr. supra, appunti del 7 luglio 1957; ne viene pubblicato un necrologio in «Bollettino»,

49 (1958)/1, p. 79.19 Cfr. Breviarium, Commune Confessoris Pontifici, In I Vesperis, Antiphona.20 Cfr. supra, appunti del 15 ottobre 1957.21 Cfr. supra, appunti del 30 giugno 1956.

1958

565

Celebrai la S. Messa alla Salute, presenti tutti i seminaristi. Dopo la Messa parlai del Santo nostro: maestro di ascetica, decus et gloria praesulum: santo degnissimo quanto mai di venerazione che il patriarca intende pro-muovere in varie forme.22

Verso l’una è capitato da Fusignano mio nipote don Battista con un gio-vane Abbondante che l’accompagna. Sono lieto della sue buone notizie che confermano la sua calma spirituale, del trovarsi bene dove Provvidenza lo ha condotto e delle sue convinzioni sempre più robuste, circa il suo avvenire.

A sera trattenni anche il giovane che lo accompagna, a cena con don Loris.

9 gennaio, giovedìStamane fui di nuovo al Seminario per la visita alle Scuole. Mi basta

conoscere un po´ davvicino! questi cari ragazzi. Li vedo però in buona salute, e li so ben custoditi e guidati.

Questa prima visita consistette nell’incontrare i grandi nella sala da ricevere, e nel trattenerli insieme in lieta conversazione.

22 «Al Seminario 8 gennaio 1958 / Festa del Compatrono S. Lorenzo Giustiniani / Tracce delle Parole post Missam / Festa del Compatrono: dunque vacanza dalla scuola e riposo come Dio Creatore santificò il Sabato quale giorno di riposo. S. Lorenzo Giustin. grande figura di asceta: e maestro di ascetica. Il suo posto è innanzi tutto nel libro della Sapienza. Questa lo invitò al casto connubio del Verbo divino e dell’anima. Verbi et animae. Fra i programmi della Teologia intendo dare un ruolo speciale – una trattazione tutta singolare al pensiero e agli scritti di S. Lorenzo Giust. C’è già qualche cosa che si avvia. Vedremo di condurlo a perfezione. Ipse hanc concupivit, hanc invenit, hanc toto affectu amplexus est. Secondo il pensiero di S. Ambrogio la perfezione del cristiano è “fidem transferre ad Ecclesiam” lucerna est fides: Verbum Dei fides nostra, lux nostra est. La nostra fede in confronto colla legge antica quale meraviglia! La lucerna che il sommo sacerdote accende-va mattina e sera nel Tempio si spense, evanuit in fumo! La città di Gerusal. quae occidit profetas, posta quasi in convalle fletus, delitescit, è sparita. Ma la Gerusal. celeste “in qua militat fides nostra in altissimo monte locata qui est Christus, non potest tenebris et ruinis hujus mundi abscondi sed fulgens candore Solis aceterni luce nos gratiae spiritualis illumi-nat”[.] [ambrogio di miLano, Expositio in Evangelii secundum Lucam, in PL, XV, col. 1724] Questo è S. Ambrogio e questo è S. Lorenzo Giustiniani. Aggiungete la lode del vescovo, del pastore. È nell’elogio di papa Eugenio IV a lui vivente, appena lo rivide a Bologna: Eccolo: decus et gloria praesulum. Aggiungete la santità della vita. l’amore dei poveri, la intimità con Cristo: nobile vita, più nobile morte. Figliuoli miei. S. Marco resta al posto suo filius Petri ed evangelista del Signore: specialmente degno di essere studiato dai Veneziani. Ma in S. Lorenzo noi dobbiamo un farci alla sua caratteristica fisionomia di contemplante nella luce della sapienza celeste: ed un penetrarci della sua ascetica, che non è semplice espressione di anacoretismo, ma fiamma viva di carità e di apostolato», Quaderno «A la ventura», cit., pp. 78-80.

1958

566

Nel pomeriggio presiedetti alla Congreg. del Clero per il caso di Mora-le. La sala S. Basso si presta molto bene. Il can.co prof. D’Este trattò il primo caso: molto bene esposizione chiara e [[cu]] acuta.23 Mgr. Schiavon trattò della liturgia, orazioni nella Messa, commemor., ecc.24 Sarebbe desiderare! una semplificazione anche maggiore.25

Immediatamente dopo colazione don Battista è ripartito per Fusignano (Lit. 25.000) col suo giovane parrocchiano studente di musica.

10 gennaio, venerdì [S. Pietro Orseolo Monaco]Messa in casa. S. Pietro Orseolo mi ha tutto preso nei suoi ricordi e nella

fiducia nella sua protezione per i miei Veneziani e per me26 – Mattinata in seminario nella visita alle scuole. Mi basta chiedere il nome a ciascuno e la provenienza. Vedo che fa piacere. Stamane ero col Liceo: prof. di disegno e Niero poi Tramontin preside mi accompagna. Come sorpresa felice visito la scuola di Sociologia presieduta da Scarpa e Spolaor. Parecchi preti del Veneto a cui parlo incoraggiando. In casa ricevo l’ing. Miozzi autore di due splendidi volumi che mi offre [[Storia]] «Venezia nei secoli – La città – [»].27

Ne sono veramente lieto, e benedico questo incontro. Nel pomeriggio l’avv. Mario Valeri Manera mi mostra alcune belle pellicole d’Oriente e mi regala lo splendido volume «Sassetta» che mi rivela bellezze per me nuove e ascose.28 A mezzodì investitura al nuovo Arcidiacono Scarpa.

11 gennaio, sabato«Debemus [autem] nos firmiores imbecillitatem! infirmorum sustinere,

et non nobis placere. Unusquisque vestrum [[Domin]] proximo suo placeat

23 Il tema di «Teologia morale» era stato così definito: «problemi morali della medicina: esperimenti sull’uomo», in «Bollettino», 48 (1957)/11, p. 300.

24 Per «Liturgia» la discussione verteva su «le attuali norme liturgiche rubricarie circa la celebrazione della Santa Messa», ibidem.

25 Anche in altre occasioni il patriarca aveva sottolineato l’opportunità di alcune sempli-ficazioni nelle celebrazioni liturgiche: cfr. supra, annotazioni al 23 ottobre 1956; si veda pure Pace e Vangelo, I, pp. 38, 74 e 487.

26 Durante il pellegrinaggio in Spagna compiuto nell’estate 1954 Roncalli si era recato in visita anche all’abbazia di Sant Miquel de Cuixà, dove Pietro Orseolo, nel 978, dopo ap-pena due anni di dogato, si era rifugiato trascorrendovi gli ultimi dieci anni di vita: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 320-321.

27 E. miozzi, Venezia nei secoli. La città, 2 voll., Libeccio, Venezia 1957, pp. 436 e 535.28 Il volume – del quale non è stato possibile reperire il titolo – riguarda dunque il pittore

Stefano di Giovanni, detto il Sassetta (1400ca-1450).

1958

567

in bonum, ad edificationem[»]. (S. Paolo ai Romani XV, 1.16[)].29 Ecco la cortesia, il buon garbo, sublimato nella carità.30 Io cerco qui la giustificazione del mio carattere inclinato a far piacere, più che a tenermi sù!. Non faccio bene? Non segue in S. Paolo, su questo punto, l’esempio di Cristo?31

Stamattina intervenni alla inaugurazione dell’Anno Giuridico a Palazzo Grimani. Gran discorso del Procuratore Generale S.E. Giuseppe Bellano. Tema, contemperare il diritto del singolo con la difesa della società. Parlò veramente bene e da cristiano raccomandando l’esercizio della giustizia alla preghiera benedicente del Patriarca. In tanto soffiare di laicismo, che cosa si potrebbe desiderare di più?32

29 Breviarium, Pars Hiemalis, Die 11 Januarii, De VI die infra Octavam Epiphaniæ, In I Nocturno, De Epistola ad Romanos (Rm 15,1-16). Anche il 9 gennaio aveva ricopiato sul Quaderno «A la ventura», cit., p. 42, alcune righe tratte dalla liturgia delle ore del giorno: «Rispetto a chi è rivestito di autorità (Ad Rom. XIII. 1.10) Vis [autem] non timere potestatem? Bonum fac: et habebis laudem ex illa. Dei [enim] est tibi minister in bonum. Si autem male feceris, time: non enim sine causa gladium portat. Dei enim minister est: vindex in iram ei qui male! agit. Ideo necessitate subditi estote non solum propter iram, sed etiam propter conscientiam. Ideo enim et tributa pr[a]estatis: ministri enim Dei sunt in hoc ipsum servientes. Reddite ergo omnibus debita: cui tributum, tributum: cui vegtigal, vegtigal, cui timorem timorem: cui honorem, honorem”. Que-sto è S. Paolo ed è parlar chiaro»: i brani sono tratti da Breviarium, Die 9 Januarii, De IV die infra Octavam Epiphaniæ, In I Nocturno, De Epistola ad Romanos, Lectio I et II (Rm 13,1-10).

30 Sulla cortesia come espressione di carità cfr. supra gli appunti del 23 gennaio 1956.31 È un interrogativo che Roncalli si pone sin dagli anni giovanili e sempre mantenendo

la convinzione di agire in una prospettiva pienamente evangelica: il 31 marzo 1918 si mostrava consapevole del «pericolo di essere tenuto da molti in concetto di troppo condiscendente con questi grandi del mondo. Eppure parmi proprio di poter dire che la verità non la nego, né la diminuisco o attenuo in faccia a nessuno. Dovrò dunque presentarmi col flagello in mano? Le ragioni della verità e della carità insieme disposate non saranno dunque vere in faccia a costoro? Starò in guardia nell’uso delle parole in simili casi: però confesso che l’esempio di Gesù e dei santi che inspirarono il loro ministero coi peccatori a molta dolcezza e longanimità mi consola e mi dà coraggio», Nelle mani di Dio, in stampa. Ancora da papa, pochi mesi prima della morte, ribadirà pubblicamente questa scelta: «Il vescovo di Roma, qui, il papa – affermerà il 25 dicem-bre 1962 durante la visita all’Ospedale del Bambino Gesù –, parla spesso. Ma, parla spesso, si di-rebbe, ci vorrebbe, diciamo, un materiale ricchissimo per comunicarlo alla sua lingua e da quella poi nel cuore. Ma io vedo, e cerco, e spio, e ascolto di qua e di là che cosa è più opportuno: ma vedo bene che è ancora alla carità che bisogna che ci rivolgiamo»; e nella visita alla parrocchia di S. Basilio del 31 marzo 1963 insisterà: «Qualcuno dice – l’ho sentito dire anch’io – che il papa è troppo ottimista, che non vede che il bene, che prende tutte le cose da quella parte lì del bene: ma, già, io non so distaccarmi naturalmente, a mio modo, da Nostro Signore, il quale pure non ha fatto che diffondere intorno a sé il bene, la letizia, la pace, l’incoraggiamento»: cfr. Giovanni XXIII, il papa buono, regia di L. Bizzarri, cit. (trascrizione dai filmati originali; si confrontino le stesse con le versioni edite in DMC, V, pp. 323 e 405).

32 La preoccupazione per la diffusione del «laicismo» era già stato tema di riflessione per Roncalli come per la maggior parte dei vescovi italiani: cfr. supra, appunti del 4 e 23 giugno

1958

568

Stasera è arrivato da Roma il II volume di Miscellanea Agostiniana. Vol II[,] Studi. Dono di S.E. mgr. [van] Lierde Sacrista dei S. Palazzi.33

12 gennaio, domenica [Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe]O cara festa! o deliziosa liturgia. Gli inni specialmente sono di una fre-

schezza incomparabile; in onore della S. Famiglia.34

Ieri sera ebbi ospite – e godetti lungamente della sua conversazione – mgr. Fallani pres. di Comm. Pontificia delle Belle Arti. Dormì nella camera di S. Pio X.35 Stamane tornò col suo Segretario mgr. Alfano e i due archi-tetti Apolloni Ghetti e [ ] venuti per prendere visione diretta dell’affare dei Plutei.36 Li riebbi tutti a colazione protraendosi l’amabile conversare oltre le latebre della organizzazione delle Belle Arti: ministero Pubb. Istruzione. Credo che siamo vicini alla soluzione. Però «non si dicon quattro se non son nel sacco».37

Visita illustre fù pure quella del nuovo Amb. d’Italia Migone presso la S. Sede. Mi fece buona impressione.38

1956; 2 gennaio, 11 giugno, 28-29 ottobre e 12 novembre 1957. Tornerà sull’argomento nell’omelia per la Festa dell’Ascensione: «Da alcuni mesi, di tante voci si è fatta una voce sola, la voce del laicismo deplorante la Chiesa, chiamata a portare sopra le sue spalle, almeno in Italia, la responsabilità di tutti i malanni dell’ora presente. Povero laicismo moderno, dai ferri-vecchi di sciupate logomachie rimesso in corso, a titolo di recriminazione e di accusa, contro deficienze o esuberanze di energie impiegate al miglioramento dell’ordine sociale. Difatti è il “Lumen Christi” del cero pasquale che fa male agli occhi di molti: è tutto il complesso del Vangelo che è divenuto insopportabile per chi professa teorie a concezione materialistica e pienamente mondana della vita, come se l’al di là non esistesse; la vita, la dottrina, la passione, la morte e la resurrezione di Cristo fossero una fiaba; e come se inutilmente sia stato versato il sangue innocente del Figlio di Dio fatto uomo e vincitore della morte per meritare a tutti e per tutti la partecipazione ai frutti di salute e di redenzione del mondo intero, per una pro-sperità che è anche di quaggiù e per la sicurezza di una sopravvivenza dello spirito e di una felicità incomparabile ed eterna», in Scritti e discorsi, III, p. 562.

33 Miscellanea agostiniana. Testi e studi pubblicati a cura dell’ordine Eremitano di S. Agostino nel XV centenario della morte del santo Dottore, I: Sancti Augustini Sermones post Maurinos reperti; II: Studi Agostiniani, Roma 1930-1931.

34 Cfr. Breviarium, Pars Hiemalis, Dom. infra Octavam Epiphaniæ, Sanctæ Familiæ Jesu, Mariæ, Joseph.

35 Cfr. supra, appunti del 27 maggio 1957.36 Sui precedenti contatti con mons. Fallani relativamente alla questione dei plutei si

vedano supra gli appunti del 14 marzo 1956 e 3 maggio 1957.37 Cfr. supra, appunti del 19 febbraio 1956.38 Bartolomeo Migone (1901-1983) aveva esordito nella carriera diplomatica nel 1923,

lavorando nelle legazioni di Berna e del Cairo; aveva quindi svolto il suo servizio a Washing-ton, Mosca, Santiago del Cile, Londra e Stoccolma; aveva anche compiuto missioni presso

1958

569

13 gennaio, lunedìAlcune udienze di qualche importanza. Senatore Ponti, Giacomini,

Dell’Acqua. Visita alle scuole del Seminario: Corsi Teologici, Morale, Asce-tica, Arte. Osservo come i programmi siano più dilatati dagli antichi nostri: ma la profondità sia minore.39

––––––––––Parva in aliis reprehendimus et nostra majora pertransimus.Satis cito [per]sentimus et ponderamus quid ab aliis sustinemus: sed

quantum alii de nobis sustinent non advertimus.[(]Imit. Xsti, II.[5] c.1.)

––––––––––Magnam habet <cordis> tranquillitatem qui nec laudes curat nec

vituperia.Ibid. II. c. VI

14 gennaio, martedìA S. Giorgio in Velabro sul fonte di marmo della sacrestia per il lavabo

dei preti prima della Messa:Christo munda placentPura cum mente veniteEt manibus purisSumite fontis aquam.È un bel distico imitato da Tibullo.40

l’UNESCO, il Consiglio d’Europa, la NATO, l’EURATOM e l’ONU: era stato nominato am-basciatore presso la s. Sede alla fine del 1957 e ricoprirà tale incarico sino al 1964. Anch’egli te-neva un diario e da questo si ricava che nel corso di questo incontro Migone aveva sottoposto al patriarca la questione della necessità che i rapporti tra Italia e s. Sede si incanalassero finalmente nei normali circuiti diplomatici, anziché restare condizionati da contatti informali e pressioni più o meno scoperte: «malgrado un mio accenno al mio modo di vedere – scriverà Migone –, il patriarca non approfondisce la questione. […] il Roncalli mi ha fatto ottima impressione, ma la mia visita ricorda quella di un capo missione al nunzio, piuttosto che la presa di contatto diretta da me progettata. Vedremo in seguito», G.G. migone, I rapporti diplomatici di Giovanni XXIII con l’Italia: una testimonianza indiretta, in Pacem in terris. Tra azione diplomatica e guerra globale, a cura di A. Giovagnoli, Milano 2003, p. 66.

39 Sui programmi di studio in vigore durante la formazione seminaristica di Roncalli si veda ora C. SagLioCCo, L’Italia in seminario, 1861-1907, Roma 2008.

40 Nel libro II, 13-14 delle Elegie di Albio Tibullo si può infatti leggere: «Casta placent superis: pura cum veste venite Et manibus puris sumite fontis aquam». In un componimento poetico di pochi anni precedente la sua morte, Karol Wojtyla scriverà che proprio «queste paro-le leggevo ogni giorno, per otto anni, entrando nel portone del ginnasio di Wadowice», Presacra-mento, in giovanni paoLo ii, Trittico romano. Meditazioni, a cura di G. Reale, Milano 2003, p. 57.

1958

570

15 gennaio, martedìPoche udienze:41 il Gr. Ufficiale Giulio Baradel già ispettore della

Biennale e cugino di mgr. Baradel della Segreteria di Stato che chiede un posto presso Biennale. Fa buona impressione. Ricevo complimenti per il V anniversario mia beretta cardin. e nomina a Venezia. Niente di grave.

Nel pomeriggio visita a mgr. Egidio [Negrin] arciv[escovo] v[escovo] di Treviso morente.42 Scambio del bacio del Crocefisso, e addio o meglio

41 A questa data risale anche il comunicato del patriarca Per il soccorso invernale, at-traverso la quale veniva rinnovato «l’invito fervido e suadente alla cooperazione di tutti, ecclesiastici e laici, per la raccolta di offerte per il “Soccorso invernale”»: in «Bollettino», 49 (1958)/1, p. 47.

42 Il 12 gennaio, in qualità di presidente della Regione ecclesiastica Triveneta, aveva informato la congregazione Concistoriale delle condizioni di mons. Negrin: «– L’Ecc.mo Infermo, dopo una cura clinica prolungata per oltre tre mesi, fu sottoposto a leggero inter-vento chirurgico, che sembrò ben riuscito: ma che in effetto provocò e accelerò il processo di indebolimento generale del Paziente, per cui alla data odierna sembra non esserci valida probabilità di superamento della crisi. – L’Infermo ha chiesto e ricevuto con spirito di per-fetto abbandono ai Divini Voleri ed in piena lucidità di mente i Santi sacramenti, compresa la S. Unzione, offrendo alla sua diocesi esempio preclaro di edificante pietà episcopale. – Nel decorso della malattia, mi recai più volte a visitare Sua Eccellenza: ed ebbi un ultimo incontro assai commovente per Lui e per me il 7 corrente. – Memore ora di quanto mi scriveva l’Em.mo Card. Piazza in data 29 ottobre: “Sarò sempre grato all’Em. V. Rev.ma se mi terrà ancora informato sul decorso della malattia di quell’Ecc.mo Presule ed anche circa i riflessi che la malattia stessa potrebbe avere nei riguardi del governo della diocesi”, posso confermare che le attitudini del Vicario Generale Mons. Antonio Cunial sono eccellenti: e che durante la lunga degenza dell’Arcivescovo la diocesi non sembra aver risentito un con-traccolpo rilevante nei suoi settori più delicati. Non posso però non ricordare che cinque anni or sono, l’umile scrivente, quando il suo antecessore mons. Carlo Agostini di v.m. era ancora vivo, ma dichiarato inguaribile, fu senz’altro designato dal S. Padre alla successione, con lettera privata di Mons. Montini. Ora sembrami che nella eventualità di una risoluzione letale di mons. Negrin per Treviso sia estremamente provvidenziale, nelle attuali circostan-ze alquanto pericolose, andare subito incontro con la nomina di una persona che senz’al-tro, non rappresentando soluzione di continuità[,] assicuri tutto il vigore di un governo corrispondente alle condizioni presenti. Per questo mi sento inclinato ad indicare il nome di S.E. Mr. Giuseppe Carraro, Vescovo di Vittorio Veneto, che tenendo conto di tutte le circostanze generali e di persone, è indubbiamente il soggetto più preparato e più indicato. Un compito di Amministratore Apostolico affidato a Lui, intanto che il tutto non si ricom-pone, segnerebbe una linea retta, arrestando ogni tergiversazione di apprezzamenti che di solito, in simili circostanze, distraggono dalla calma, dal buon lavoro e dal retto giudizio. La familiarità di Mons. Carraro con la sua diocesi di origine, e la vicinanza della sua sede di Vittorio Veneto, gli possono concedere di attendere al duplice compito per quel tempo che la situazione potrà richiedere. Ciò dico umilmente per quello che le mie impressioni e conoscenze possono valere», lettera al card. Mimmi, AR/FSSD X/729.

1958

571

arrivederci in Paradiso.43 Insieme invocammo: Ianua caeli ora pro nobis.44 Vi-sione raccapricciante dell’ultimo sforzo per trovargli una vena in un piede che lo preservi. Dolore, mestizia, speranza.

In casa prima [[d]] adunanza della nuova Commissione della Cassa Diocesana: Cesca, Spavento, Capovilla, Segr. Silvestrini e Vianello. Presen-ti Vicario e vice; letto interamente: Statuto e Regolamento. Fissata com-missione inquirente cum juicio:45 Spavento e Capovilla.46

Infine Pres. Rizzi e rappresen. Postelegrafonici per ulteriore festa e convegno.47

16 gennaio, giovedìMessa [[casa]] in Casa Famiglia con discorsetto d’occasione: povere

creature.48

43 L’espressione ritorna identica nel testamento redatto da patriarca il 29 giugno 1954: cfr. giovanni XXIII, Il Giornale dell’Anima e altri scritti di pietà, cit., p. 350. Più di quarant’an-ni dopo mons. Capovilla ricorderà il patriarca «all’ospedale di Treviso, ove l’ancor giovane vescovo Egidio Negrin si dibatteva tra gli spasimi di una martoriante agonia chinato su di lui, gli occhi negli occhi, il Crocifisso in mano: “Monsignore, coraggio. Diamolo insieme l’ultimo bacio alla croce in segno di fraternità episcopale che si prolunga dalla terra e dal cielo sino al giorno del finale ricongiungimento. Noi vescovi la portiamo sul petto, ma ta-lora ne viviamo lo strazio nel nostro cuore di pastori”», L.F. CapoviLLa, Il «Papa della bontà», in «L’Osservatore Romano», 3 settembre 2000, p. 10; si veda anche la testimonianza dello stesso Capovilla in Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit., p. 48v. Negrin morirà poche ore più tardi.

44 Rituale, Litaniæ Lauretanæ B. Mariæ Virginis. Lo ricorderà anche nel corso dell’omelia funebre pochi giorni dopo: «L’ultima mia parola con mons. Negrin, mercoledì pomeriggio, poche ore prima del suo transito, dopo di avere impresso insieme un bacio sullo stesso cro-cifisso, che egli teneva sul petto, un bacio più eloquente di una prolungata conversazione, fu ancora una volta la invocazione che era giusto fatta per quell’istante: “Janua coeli, ora pro nobis: o Maria, porta del cielo, prega per noi”», Discorso funebre per mons. Negrin, in Scritti e discorsi, III, p. 433.

45 Cfr. A. manzoni, I promessi sposi, cap. XIII, par. 29.46 Su alcuni fogli di un’agendina annota: «Gennaio 1958 / Segni di vita rinnovata

nella organizzazione della Curia Patriarca[le] / 15 gennaio 1958 / Prima adunanza della Cassa Diocesana / Patriarca presiede personalmente: nomino in pieno assetto la Commis-sione Cesca, Spavento, Capovilla. Confermato Segret. Gerolamo Silvestrini con aggiunto don Vianello. Punto importante lettura integrale dello Statuto e Regolamento della S. Sede 1935. Incipit vita nova. Sono presenti anche Olivotti e Gottardi, ma juxta legem», AR/FSSD X/730.

47 «Riceve le Presidenze dell’Associazione Postelegrafonici di Venezia», Diario, in «Bol-lettino», 49 (1958)/1, p. 62.

48 Cfr. supra, annotazioni al 24 giugno 1957.

1958

572

Passaggio a S. Lazzaro dove assistetti in cappamagna al solenne pon-tificale Armeno, e poi familiare conversazione. Tre ore di sollievo e di felice svago sopra [[sig]] argomenti di buon lavoro per la Chiesa e per le anime.49

Tornai in patriarchìo per le 14.30. Ricevimento dei miei antichi alunni al Seminario di Bergamo, Marchesi Giov. Salesiano nel Brasile: d. Gio. Ruggeri: don Bonaldi: don Bosatelli prev. di Brembate Sotto, don Tengati-ni arcip. di [[Bariano]] Pagazzano.50 Fecero colazione al Seminario a spese mie e si trattennero poi con me con gaudio comune. In serata I adunan-za di materia archivistica con Gottardi, e Sambin. Commissione[:] presid. don Giov. Schiavon, Niero, Tramontin, Cisilino,51 Diana.

Buone intese di principio.52

Finii a S. Giuliano per funzione XC [del]la fondazione della Giac. Io feci il discorso ai giovani che riempirono la bella chiesa e si mostrarono soddisfatti.

49 Sull’isola di S. Lazzaro, già sede di un monastero benedettino e di un ospedale per i poveri, si era stabilita nel 1717 una piccola comunità monastica riunitasi già ad Istanbul attorno allo jeromonaco armeno Pietro Mechitar (1676-1749). Col trascorrere del tempo il nuovo insediamento monastico divenne un centro importante per la diffusione della cultura armena; nel 1773 l’ordine mechitarista subì una scissione interna, che condusse alla fondazione di un ramo autonomo che fissò la sua sede a Vienna; sull’insediamento mechi-starista in Laguna si veda B. zekiyan, Il monachesimo mechitarista a San Lazzaro e la rinascita armena del Settecento, in La Chiesa di Venezia nel Settecento, a cura di B. Bertoli, Venezia 1993, pp. 221-248.

50 Giovanni Marchesi (1889-1980), sacerdote dal 1916, era entrato nella Congregazio-ne salesiana nel 1921; sarà nominato vescovo coadiutore con diritto di successione di Rio Negro (Brasile) nel 1962, ma rinuncerà all’incarico nel 1967: del rapporto con Roncalli ha riferito in: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., pp. 1198-1227; Giovanni Ruggeri (1892-1963), sacerdote dal 1916, era stato coadiutore in numerose parrocchie e dal 1934 aveva svolto la funzione di cappellano delle carceri; Giovanni Bonaldi (1893-1973), sacerdote dal 1920, era stato vicerettore del Collegio S. Alessandro dal 1920 e dal 1930 era coadiutore di S. Alessan-dro in Colonna; Giulio Bosatelli (1892-1963), sacerdote dal 1916, era parroco di Brembate Sotto dal 1945; Pietro Tengatini, sacerdote dal 1919, aveva collaborato con Roncalli presso la Casa dello Studente e dal 1943 era arciprete di Pagazzano.

51 Siro Cisilino (1903-1987), sacerdote della diocesi di Udine dal 1927, si trovava tempo-raneamente a Venezia per ragioni legate ai suoi studi di musica sacra.

52 Analoghe le note ms redatte a parte su un foglio d’agendina: «16 gennaio 1958 / Com-missione per gli Archivi / Presiede Patriarca che nomina i componenti [[x]] Presid. Schiavon – Membri: Niero, Tramontin, Cisilino, Altan, Diana, <Visentin>. Sono presenti Gottardi e Sambin. Buone intese per cominciare», AR/FSSD X/731.

1958

573

18 gennaio, sabato53 [S. Prisca Vergine]La S. Protettrice del mio titolo cardinalizio a Roma. Sarei ben lieto di

far qualche cosa per il mio titolo di là. Ma nessuno degli Agostiniani me ne fa motto. Pazienza [[ma]] <però> con rincrescimento – Mattinata a Treviso per i funerali di mgr. Negrin presenti il Card. Lercaro, l’attuale Arcivescovo di Ravenna,54 e tutto l’episcopato Triveneto. Io cantai la Messa e dopo lessi il discorso con carattere pratico che fù ben seguito.55 Nel complesso un fune-rale degno del prelato defunto e della sua gente che lo amava. La nomina del Vescovo di Vittorio a Amm[inistratore] Ap.lico, la persona più competente per quel posto,56 sollevò qualche guaio. Il capo del Capitolo a meno di 24 ore dal decesso di mgr. Negrin convocava i colleghi per la nomina del Vicario Capit.[olare] mentre teneva il telegramma della Congreg. Concistoriale che lo invitava ad attendere istruzioni. Ed io ebbi ieri mattina tali istruzioni che nominavano l’Amm. Ap.lico mgr. Carraro [[Quanti stasera]] a cui ieri sera stessa io confidai documenti e poteri.

53 Il 17 gennaio l’agenda non viene compilata.54 Vale a dire Salvatore Baldassarri (1907-1982), sacerdote della diocesi di Faenza dal 1929,

che era stato nominato arcivescovo di Ravenna il 3 maggio 1956. I forti contrasti suscitati dalla sua azione pastorale nel periodo postconciliare lo indurranno a presentare, a soli 68 anni, le dimissioni dalla sede; su di lui si vedano G. zizoLa, Salvatore Baldassarri già arcivescovo di Ravenna: perche?, a cura del Centro studi «G. Donati», Ravenna 1976, A. riCCardi, Vescovi d’Italia. Storie e profili del Novecento, Cinisello B. 2000, pp. 155-173, e M. TagLiaFerri, La diocesi di Ravenna: Salvato-re Baldassarri, un vescovo «fuorviato» dal concilio?, in Il Vaticano II in Emilia-Romagna. Apporti e ricezioni, a cura di M. Tagliaferri, Bologna 2007, pp. 189-213.

55 «Gli è – affermava Roncalli – che il vivere a lungo come albero vigoroso ed imperterrito contro ai venti ed alle tempeste, o venire presto reciso come fiore delicato di primavera, o tra-volto come debole giunco lungo la riva del fiume, ciò risponde al mistero della vita, sacro per ogni mortale: mistero più sacro per chi fu oggetto di una destinazione sublime, che noi siamo soliti chiamare vocazione divina, perché posta a servizio più diretto di Dio creatore e redentore della umanità tutta intera. Tale vocazione, sacerdotale o episcopale, implica un impegno altis-simo – come dissi – di sacre responsabilità, che l’occhio umano ama talvolta di vedere ornate di esterno splendore: ma che soprattutto impongono lo sforzo e la ricerca di una spirituale perfezione nel duplice esercizio di una fedele, ed occorrendo, eroica conformità alla volontà di Dio, di una pazienza nella imitazione di Cristo, di Cristo sofferente, che è gloria precipua del sacerdozio e dell’episcopato cattolico della santa Chiesa in tutti i tempi. Di fatto è in questa pienezza di conformità alla volontà di Dio, e di grande pazienza, che splende il vero merito di ogni uomo di Chiesa, al di sopra di ogni altra dote o carisma, e di ogni altra preoccupazione di vantaggi di ordine materiale, di successi e di onori terreni, e di umana agiatezza. […] Ciò che ha sollevato grande edificazione in quanti ebbero modo di avvicinare il vostro venerato pastore, in questi mesi di malattia, fu la semplicità sua, tranquilla e coraggiosa, senza rimpianti e senza sgomenti, nel custodire in se stesso il maturarsi del suo religioso destino», Discorso funebre per mons. Negrin, cit., pp. 427-429.

56 Cfr. supra, annotazioni al 15 gennaio 1958.

1958

574

19 gennaio, domenica [Domenica II dopo l’Epifania]S. Messa a Mestre. Suore S. Paolo con parole appropriate al loro Patrono

e a loro. Poi parole alla folla delle due Messe di mezzodì a S. Lorenzo, traendo occasione dalle nozze di Cana esaltando la bellezza delle famiglie ben prepa-rate e bene avviate.57 Concorso sempre imponente alla Messa a S. Lorenzo. Seguì familiare colazione coll’arciprete Da Villa e i suoi due giovani e bravi preti Ar[mando] Trevisiol e Carlo Bonaldo. Nel pomeriggio visitai in S. Lo-renzo la salma di mgr. Vidal ivi trasferita dal Cimitero per essere tumulata alla Madonna Pellegrina.58 Ancora mie parole: a) elogio per la manifestazio-ne della pietà popolare verso il Parroco, b) nuovo elogio alle virtù pastorali di mgr. Vidal, c) invito a corrispondervi con larghezza di vedute e fervore di propositi. Tornato in città passai a S. Pietro di Castello a salutarvi il nuo-vo parroco don Aless[andro] Marin che [[salutai]] <accolsi> in chiesa con parole incoraggianti, lui, i suoi nuovi fedeli e quelli da lui lasciati a Castello di Caorle.59 Infine cerimonia per l’Ottavario di preghiere per la Unione a S. Zaccaria: discorso del prof. Niero: poca gente. Molto da fare.60

20 gennaio, lunedìAlcune udienze: Don Marchi in preparazione dell’adunanza

dell’U[fficio] Amm[inistrativo] dioc[esano]: la Sup. Generale delle Dorotee

57 Missale, Dominica II post Epiphaniam, Sequentia sancti Evangelii secundum Joannem (Gv 2,1-11).

58 Cfr. supra, appunti del 20 marzo 1956.59 Alessandro Marin (1914-1973), di Caorle (VE), era stato ordinato sacerdote nel 1938.

Nel 1953 aveva costituito la nuova parrocchia di S. Maria della Pace di Castello di Lugugna-na. Rimarrà arciprete di S. Pietro di Castello sino al 1967, quando sarà nominato canonico residenziale di S. Marco, Liber Vitae, p. 60.

60 Nel messaggio col quale il 16 gennaio comunicava l’inizio dell’Ottava di preghiere per l’unità della chiesa, il patriarca scriveva che «il clero e il popolo di Venezia – che per i suoi rap-porti con l’Oriente e con l’Occidente, e per il patrimonio insigne di reliquie, di immagini sacre e di memorie storiche, è particolarmente inclinata ad offrire con la carità, con la preghiera e con la bontà mite e gentile, il segno caratteristico di questa ansiosa attesa: che si maturi l’idea radicata nell’animo di tutti i discepoli del Vangelo – non possono accontentarsi di una sem-plice adesione di sentimento, ma sono invitati ad applicarsi a questo compito con quell’entu-siasmo, che si fonde sulla coscienza del problema, e diviene robusto mediante la fede sincera ed il rinnovato fervore di vita cattolica. Quello che noi facciamo su questo punto è qualcosa, ma ancora poco. Confido che i parroci, i catechisti delle scuole e delle suore, gli assistenti delle associazioni cattoliche e i laici preposti alle associazioni stesse si applicheranno a tenere ben desta la attenzione sul problema della unità della Chiesa, e a diffondere attorno a sé il senso cristiano e cattolico di questa unità: e a perseverare nel buon servizio della santa causa, la cui soluzione resta il segreto di Dio: ma può e deve diventare, ad ogni istante, motivo di merito per ciascuno di noi, ed incoraggiamento al bene», «Bollettino», 49 (1958)/1, p. 48.

1958

575

che mi vorrebbe Card. Protettore al posto del Card. Piazza:61 on. Gatto con don Spolaor per cose interessanti: il Conte Gian Angelo Colleoni af-flitto e ammalato: il Conte de Lestranges, Console di Francia a Venezia, il Consiglio Prov. degli Orafi.

Nel pomeriggio presiedetti alla Adunanza del Consiglio Amm. Diocesa-no: dirett. Marchi: presenti Vicario [Olivotti] e Provicario [Gottardi].62 A sera buona visita dei nuovi appartamenti per il clero presso S. Luca: visita ai nuovi Uffici dell’O[pera] d[iocesana di] a[ssistenza], e relazione detta-gliata di mgr. Olivotti: mie parole di incoraggiamento. Intanto c’è del bene, e molto bene: che sono ben inteso di coordinare a maggior diffusione di carità e di edificazione comune. Però occorre condurre tutto con ardore di carità e con garbo e prudenza.63

21 gennaio, martedìOggi due udienze importanti: mgr. Freschi di Udine deleg. gen. del-

la Oda che mi da´ il punto giusto della organizzazione caritativa quale è concepita da Roma e da mgr. Baldelli. Tutto prenderà le sue proporzioni giuste e buone. – Conversazione con mgr. Vecchi circa la nuova riduzione delle regole del Seminario che egli viene preparando, e che io mi permisi di esaminare.64

61 Cfr. infra, appunti del 3 giugno 1958.62 Annotazioni identiche su un foglietto ms in AR/FSSD X/733.63 Redige a parte altri appunti su questa visita: «20 gennaio 1958 / Visita del Patriarca alla

Oda. Riceve Olivotti: Visita tre appartamenti destinati ad abitazione di ecclesiastici: poi agli uffici e personale della Oda, e uffici dell’Onarmo con p. Evaristo. Mgr. Olivotti riassume la posizione. Patriarca risponde, compiacendosi segnalando i meriti principali, e ponendo in rilie-vo i punti costituzionali della Oda, organizzazione dipendente dalla Autorità Patriarcale, come di organo suo della organizzazione della carità diocesana. Il Patriarca accenna chiaramente alla rettifica personale e strutturale dell’organismo», AR/FSSD X/734. Essenzialmente il patriarca voleva che l’O.D.A. fosse gestita da mons. Olivotti con maggior riguardo per le esigenze dell’in-tero patriarcato; l’antico segretario Capovilla ricorda a questo proposito le ricorrenti difficoltà per ottenere risorse dall’O.D.A. da elargire in elemosina ai tanti che bussavano al patriarchìo: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 22 gennaio 2008.

64 Sin dal suo esordio quale rettore nel 1953 mons. Vecchi aveva introdotto alcune im-portanti modifiche al regolamento del Seminario, risalente al patriarcato di Giuseppe Sarto: cfr. FuSCo, Valentino Vecchi, cit., pp. 31-33. Nella deposizione resa nel 1969 durante la rogatoria veneziana per la canonizzazione di Giovanni XXIII mons. Vecchi ricorderà che era «stato il Servo di Dio che volle fossero stese le nuove regole per il Seminario: si interessava parecchio della disciplina. […] Mi chiese una volta quale fosse, a mio giudizio, la virtù principale, in Se-minario, e gli risposi che individualmente era più importante la castità, per la vita comune la obbedienza, per l’apostolato la povertà e volle che le scrivessi perché corrispondevano al suo sentire»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 603-604.

1958

576

Terzo venne mgr. Bosa che mi parlò di! programma per questo anno Mariano del Centenario di Lourdes.65 Constatammo che anche l’Ottavario di preghiere per l’Unione Venezia languescit: e bisogna fare ben di più.66

22 gennaio, mercoledìAlcune udienze: ma più che altro considerazioni serie circa i pericoli del

disordine elettorale.67

Poche udienze. Impressioni circa articolo del Card. Ottaviani sul Quo-tidiano: «Servire la Chiesa e non servirsene».68 Richiamo forte che suscita [[impressioni]] risentimenti da molte parti.69 Intanto è la verità che si fa

65 Per il Programma diocesano delle celebrazioni per l’Anno Centenario di Lourdes, 1958-1959, cfr. «Bollettino», 49 (1958)/2, pp. 105-108.

66 Cfr. supra, appunti del 19 gennaio 1958. In un breve appunto ms redatto sotto questa stessa data, Roncalli indica che nell’incontro si affronta anche la questione della «sua [scil. di Bosa] cooperazione per Azione elettorale», AR/FSSD X/735.

67 Il 25-26 giugno successivi si sarebbero svolte le elezioni per la III Legislatura e come per ogni altro vescovo italiano si infittiscono anche per il patriarca di Venezia le riflessioni sull’evoluzione del quadro politico.

68 Nell’articolo – che Roncalli probabilmente ignorava fosse stato redatto, come parecchi altri firmati da Ottaviani, da don Giuseppe De Luca (cfr. P. vian, «Quest’occhio di amicizia che tu, Tardini e Ottaviani posate su di me». Don Giuseppe De Luca e la curia romana del suo tempo. I rapporti con Tardini, Montini e Ottaviani, in Don Giuseppe De Luca e la cultura italiana del Novecento, cit., p. 136) – si affermava tra l’altro che «certi uomini, che dai cattolici hanno avuto il mandato di tutelare nella vita pubblica i principi cristiani affermati nelle loro organizzazioni, spesso finiscono di dimostrare, all’atto pratico, di aver a cuore più le loro ambizioni, fortune politiche o dignità nel secolo, che il progresso verso il mondo migliore al quale la Chiesa vuole condurre l’umanità. […] Quante offese ogni giorno ed ogni ora dalle più clamorose alle più insidiose, dalle più mascherate di gentilezza alle più abbiette! E nello stesso campo nostro quante critiche, quanta indisciplina per non parlare di qualche tradimento. Ci sono persino dei cattolici in sede di au-torità politica che osano prendere le parti di chi, non solo offende, ma addirittura massacra la Chiesa!»: A. oTTaviani, Servire la Chiesa e non servirsene, in «Il Quotidiano», 21 gennaio 1958, p. 1; ripreso in id., Il baluardo, Roma 1961, pp. 71-72. L’articolo prendeva come pretesto alcune affer-mazioni del presidente Gronchi e del ministro Rinaldo Del Bo sulla politica estera, interpretate come segnali di apertura verso il Blocco sovietico; in realtà nell’articolo v’era più sottinteso un attacco alla segreteria Fanfani, colpevole, agli occhi di Ottaviani e Tardini di non adempiere pie-namente a quel ruolo ancillare delle istanze ecclesiali che essi reputavano fosse il compito primo della Democrazia Cristiana: su questo si veda la puntuale analisi di G. veruCCi, La Chiesa nella società contemporanea. Dal primo dopoguerra al Concilio Vaticano II, Roma-Bari 1988, pp. 251-252.

69 Nelle stesse ore il segretario della D.C. aveva scritto al sostituto Dell’Acqua per esternar-gli tutta la propria irritazione per l’iniziativa di Ottaviani: «Rev.do Monsignore, ho il dovere di parlare, anche se preferirei tacere. Con le migliori intenzioni del mondo, e non tenendo conto dei malevoli interpreti di ogni più degno gesto e parola, si continua a disfare, in pochi tocchi di penna. Ciò che costa sacrifici immensi. Quando al momento del raccolto si constaterà l’insuf-ficienza del frutto nessuno si lamenti. Allora si vedrà senza equivoci che i cattolici non servono

1958

577

strada: è il principio morale che si afferma, e ciascuno deve provvedere a se stesso e alla propria dignità innanzi agli uomini e innanzi a Dio. Il mio temperamento non mi condurrebbe a prendere un posto direttivo in questa battaglia. Ma è necessario che qualcuno lo prenda: ed io entro di buon cuore nella lotta e vi dò il mio contributo sincero e caloroso.

23 gennaio, giovedìContinua sempre un po’ di raffreddore. S. Messa in casa. Incontro col

nuovo Parroco di Castello don Marin che promette bene: le Suore Tedesche della pensione Fontana colla pratica per l’acquisto della casa a S. Provolo. Ottime.

Seguì il Ritiro Mensile con due prediche di mgr. Scarpa efficaci e mature. Io aggiunsi due raccomandazioni. 1) Centenario di Lourdes: ordinamenti ed inviti,70 2) momento politico: richiamo alle parole del Card. Ottaviani: primo tocco di campa[[g]]na: invito al giudizio che riflette con gravità e coscienza e silenzio che è necessario per l’unità e la compattezza degli sforzi. Credo di poter confidare in buoni successi. A sera ricevetti sindaco Toniazzi! reduce della Polonia con Vingiani, Zampetti, ecc. Sue impressioni. Visitò anche la tomba di Francesco Nullo.71 Infine ricevetti Commissione per nuove chiese: Olivotti, Gottardi, Spavento, Da Villa, Marchi [[Marin]]. Anche qui si co-mincia bene.

sempre bene, ma che gli anti-cattolici – pur battezzati – servono peggio. L’amore che abbiamo per la Chiesa, e il fine per cui sopportiamo di occuparci di politica, ci fa accettare ogni mortifica-zione, anche quella di vedere tutti gli avversari esultare; ma non possiamo non raccomandare di non distruggere – per zelo – ciò che con tanta pena si è costruito. Potrebbe non ricostruirsi più. Perdoni il disturbo e mi creda de.mo Amintore Fanfani»; il giorno successivo Fanfani annoterà sul proprio diario della telefonata ricevuta da Dell’Acqua, che lo invitava a «non drammatizza-re, perché a tutto sarà rimediato. Poco dopo so che il Papa – irritato dall’art. di Ottaviani – ha incaricato il dott. Alessandrini di scrivere un articolo per “l’O[sservatore] R[omano]”, in cui si darà una giusta interpretazione dell’art. di Ottaviani e si farà l’elogio della Democrazia Cristiana. L’articolo dovrebbe apparire prossimamente, perché domattina lo vuole vedere dattiloscritto personalmente il Papa»: A. FanFani, Diario, 22-23 gennaio 1958, in Fondo Fanfani, Archivio Sto-rico del Senato della Repubblica (Roma); sul quotidiano vaticano apparirà effettivamente pochi giorni più tardi un fondo non firmato in cui si recepivano i rilievi di Fanfani e, pur deplorando la «polemica tendenziosa» che si era aperta, si indicava eloquentemente che quello apparso su «Il Quotidiano» era uno scritto «in cui l’eminente Porporato esprime alcune sue personali con-siderazioni», Precisazione, in «L’Osservatore Romano», 26 gennaio 1958, p. 1.

70 Cfr. supra, annotazioni al 21 gennaio 1958. 71 Francesco Nullo, nato a Bergamo nel 1826, era stato al seguito di Garibaldi in alcune

importanti campagne e nel 1860 aveva preso parte alla spedizione dei Mille; nel 1863, recatosi in Polonia per combattere per la libertà del paese, era morto in combattimento.

1958

578

24 gennaio, venerdìIl raffreddore ai bronchi mi tiene buona compagnia. Oggi ricevo

solo mgr. Scarpa interessandolo a formare un Comitato per Lourdes.72 Da Bergamo notizie liete e tristi. Mia cognata Caterina aspetta un[’]ope-razione piuttosto grave. Mariolina fù operata a sua volta.73 Mando a En-rica lire 50.000 per bisogni di sua famiglia. Al prof. Donizetti che celebra domenica le sue nozze d’oro con Lucia Giorgi mando una lettera copio-sa e un regalo di Lire 50.000 per le sue spesette di circostanza.74 Così che io rimango perfettamente povero. E questo è bene.75

72 Per l’elenco dei membri di questo comitato si veda il «Bollettino», 49 (1958)/2, p. 108.73 Si sta riferendo a Caterina Formenti (nata nel 1893), vedova del fratello Giovanni, e

alla nipote Maria Roncalli, nata nel 1937, figlia del fratello Giuseppe, operata per una corre-zione del setto nasale.

74 Scrive a Donizetti: «Mio caro Pierino, Piacemi tanto venirmene ancora col tu di quando eravamo ragazzi, e che per variare di tempi e di circostanze non ha cambiato mai di tono, di confidenza, di tenerezza. Ciò ti dice con quanta esultanza io partecipi – e da tempo io mi sia venuto preparando – alla tua festa giubilare, ed ami prendere posto spiritualmente intorno alla tua mensa, accanto alla tua tanto degna consorte signora Lucia, che fu vera-mente la vigorosa vitis abundans della tua casa, apprestandoti un dopo l’altro sei prosperose olive, che sono la vostra consolazione. Non aggiungo molte parole complimentose. Oggi stesso ho voluto leggermi il discorso del Santo Padre Pio XII, pronunciato lunedì 20 corr. a proposito di famiglie numerose. Ristampato su carta preziosa, e coi nomi in oro dei com-ponenti la famiglia del prof. Pierino Donizetti, colla data delle tue nozze: gennaio 1908: quel documento sarebbe il ricordo più significativo e più piacevole della tua celebrazione odierna. Te ne mando il testo originale su l’Oss. Romano. Se lo puoi leggere lo apprezze-rai: se lo rileggi lo gusterai anche di più, scorgendo nella tua famiglia un riflesso di quella dottrina così nobile, così pura, così rasserenatrice. Il caro don Giovanni Ruggeri, nostro illustre compatriota, mi ha assicurato per la festa una benedizione del S. Padre: e mi disse che anche S.E. Mr. Vescovo sarà spiritualmente presente: e quanti ti hanno accostato nel lungo apostolato di cultura, di saggezza, di integrità sono tutti dello stesso sentimento di stima e di amore, per te e per i tuoi. Guardo al tuo Mosè, così grave, amabile e faceto sino dai nostri primi tempi. Ripenso ai tuoi venerati genitori, papà e mamma, che con l’Annetta – oh, era ben innocente e buona e degna quell’Annetta! – guardano a tutti noi dal Paradiso, dove ci aspettano per il buon posto finale ed eterno. L’accenno agli anni, e forse ai mesi e giorni segnati al prolungamento della vita di quaggiù – dico per me e per te – non deve essere una tristezza, ma una soavità, sapendo in che mani andare a finire. A questo punto, io divento, da compagno di infanzia, tuo padre spirituale, e incoraggio l’anima tua e la mia, e le nostre famiglie con quella benedizione apostolica che so dare qui a San Marco, nelle feste più solenni, seguita da quella grande indulgenza et remissionem et benedictionem, che si appresta a a darci omnipotens et misericors Dominus», AR/FSSD X/738; si veda anche la lettera del 22 febbraio 1958 in AR/Int 2955.

75 Sul tema della povertà come humus della propria formazione famigliare, ma an-che come scelta di vita evangelica, Roncalli aveva riflettuto sin dai primi anni di sacerdo-zio. Poco dopo il suo ingresso a Venezia – diocesi tanto prestigiosa quanto limitata sotto

1958

579

25 gennaio, sabatoGiornata di silenzio che però non basta a ridarmi la voce. E ci vuole

pazienza. Mi occupai a preparare il discorsetto agli apprendisti per do-mani.––––––––––

L’unità della Chiesa e nella Chiesa

Parole di S. Ambrogio, lib. VII in S. Luca c. 11.Mysterium Ecclesiae. Si esprime in Ninive per p[o]enitentiam et in

regina Austriae! per studium percipiendae sapientae, de totius orbis fini-bus congregatur, ut pacifici Salomonis verba cognoscat «Regina plane, cuius regnum est indivisum, de diversis et distantibus populis in unum corpus assurgens». Sacramentum magnum. Ex duobus constat Eccle-siae!: ut aut peccare nesciat, aut peccare desunt. Poenitentiae enim delic-tum abolet, sapienta cavet.76

26 gennaio, domenicaStanotte ho dormito a sbalzi: leggendo molto. Mi interessò assai tut-

to ieri la lettura dei documenti dell’Archivio Vaticano circa le difficoltà caparbie del governo della Serenissima ad accettare la Visita Apostolica del 1581. Penso di publicare! questi documenti appena uscito dall’impe-gno della Visita di S. Carlo a Bergamo.77

Alle 9 Messa mia in S. Marco per la riunione degli «apprendisti». Mie parole infine. C’erano tutte le Autorità e fu spettacolo bello ed edifican-te.78 Sono manifestazioni nuove che accostano interessi umani e interessi divini sulle anime. Vanno curate bene: preparate, seguite, con larghezza e splendore.

l’aspetto delle rendite finanziarie – aveva scritto che amava «benedire il Signore per questa povertà un po’ umiliante e spesso imbarazzante. Essa mi <fa> meglio rassomigliare a Gesù povero e a S. Francesco: ben sicuro come sono che non mori<rò> di fame: O beata pover-tà che mi assicura una più grande benedizione per il resto e per ciò che è più importante del mio ministero pastorale», GdA, appunti del 15-21 maggio 1953, pp. 414-415; sul tema si veda anche aLberigo, Dalla Laguna al Tevere, cit., pp. 261-264.

76 Cfr. ambrogio di miLano, Expositio in Evangelii secundum Lucam, in PL, XV, col. 1724.77 Cfr. supra, gli appunti del 2 gennaio 1958 e le annotazioni al 26 febbraio 1958.78 «Celebra la Messa a S. Marco in occasione della prima “Giornata Nazionale dell’Ap-

prendista”, e rivolge ai giovani convenuti un paterno messaggio», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/1, p. 62.

1958

580

27 gennaio, lunedìPoche udienze: ma occupazione intensa sopra gli affari correnti. Feci

stasera, due lettere importanti: a mgr. Confalonieri per il Seminario in vista della inaugurazione del Minore, e della visita Ap[ostolica] di mgr. Alcini.79 L’altra lettera per l’Abate Cozien di Solesmes – la prima volta che gli scrivo da quando ho lasciato Parigi. Gli raccomando i Benedettini di S. Giorgio per le lezioni di Canto Gregoriano.80

Il mio raffreddore tarda a sgombrare: però non mi molesta. Occasio-ne di un po’ di pazienza. Per così poca cosa!

Ricevo il comm. Rossi de la U.C.I.D.81 È un esploratore in materia di previsioni elettorali. Mi attengo al mio metodo. Principi e posizione chiari: ma persone, consorterie, ecc. mi tengo al largo con riserbo.82 Io sono il padre e il pastore di tutti.

79 Dal 18 al 21 marzo successivi si sarebbe infatti svolta la visita apostolica di mons. Ilario Alcini (1887-1976), arcivescovo titolare di Nicea e visitatore dei seminari italiani, al Seminario patriarcale. Nella lettera inoltrata a Confalonieri – della quale il patriarca non conserva minuta per il suo archivio privato –, il Roncalli ringraziava tra l’altro la congrega-zione dei Seminari e delle Università degli Studi per «le recenti ammonizioni ed istruzioni circa il fervore rinnovato e da rinnovarsi anche più vivamente per lo studio del latino nei Seminari. Il ferro converrà batterlo bene perché la debolezza diffusa circa il latino è grande, e non c’è che una azione mondiale di massa, animata dalla Chiesa cattolica che può arrestare il congelamento di tutta la immensa letteratura latina e greca, che è una delle ricchezze più preziose della civiltà cristiana. Che cosa ne facciamo del “Migne” se non c’è più nessuno che lo sappia leggere e gustare?»: brano citato dal card. Confalonieri nel corso della deposizione per il processo di canonizzazione di Giovanni XXIII e verbalizzato in Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., p. 547r/v.

80 «La Provvidenza – scriveva Roncalli in questa lettera a Dom Germain Cozien, abate di Solesmes dal 1921 al 1959 – mi invia ora l’occasione di riannodare i miei lieti cari monaci Benedettini di san Giorgio Maggiore, che da qualche mese, ricostituita qui la loro mona-stica famiglia, aprono lo spirito al progetto di un lavoro serio al quale è riservato un bel successo. Io li ho molto cari questi miei Benedettini di san Giorgio, e procuro di aiutarli del mio meglio e nel loro senso monastico. la domanda che ora a mio mezzo le fanno di avere qualche conferenza sul canto Gregoriano del rev. Dom Gajard, è degnissima di essere ac-colta; ed una volta che egli verrà a Venezia, l’assicuro che sarà una festa per i monaci, per il mio clero, per molte anime che attendono una ripresa di fervore gregoriano, proprio qui, nella diocesi di san Pio X, dove la restaurazione del canto Gregoriano ebbe nel patriarca Sarto i suoi splendidi inizi»: edita in Scritti e discorsi, IV, pp 132-134 (la cit. a p. 133).

81 Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti.82 Cfr. supra, appunti dell’11 aprile 1956.

1958

581

28 gennaio, martedìPoche udienze. Giudice Groppa di questa Corte dei Conti. Viene

trasferito e promosso presidente a Catanzaro. Crede che la mia racco-mandazione gli sia valsa e ringrazia. Io faccio le raccomandazioni: ma non ho fiducia che valgano.83

Più importante è il colloquio con mgr. Vecchi per il Seminario e per una sistemazione definitiva di rapporti. Andremo bene sicuramente per-ché le nostre anime si incontrano.84

Pomeriggio occupato in esercizi di carità. 1) Visita all’arciprete di Mira [Nuzzetti] che peggiora sempre e ciò è grande dolore, 2) a S. Pietro alla mamma di don Gomirato ammalata. 3) Visita alle Suore Agostiniane di clausura, 4) alle Suore Servite anch’esse di clausura a Carpenedo. Ad ambedue le Comunità fervorose, parole incoraggianti. In casa ricevo p. Montico che mi invita a tre servizi e il Conte Cini.

29 gennaio, mercoledì [S. Francesco di Sales Vescovo, Conf. e Dottore della Chiesa]

S. Francesco di Sales patrono dei giornalisti. Mattinata spesa nel pre-parare le mie parole per la Messa dei giornalisti.85 Questa fù abbastanza

83 Sulla questione si vedano supra le annotazioni al 30 aprile 1957. Scriverà il 29 maggio successivo al coadiutore di Medolago (BG) don Luigi Dentella: «debbo umilmente confessa-re che il mio compito, che mi assorbe il giorno e la notte fra preoccupazioni, cure ed angustie non mi permette di aprire un ufficio di collocamento per chi non conosco, e presso chi non conosco: io qui sul mare e l’altro su l’Adda. Questi poveri figliuoli si ingannano quando cre-dono che basti una mia parola per aprire posti di lavoro a tanta distanza, mentre mi è diffi-cilissimo raccomandare anche qualcuno dei miei parenti che più vicini a me avrebbero quasi un diritto di essere preferiti. […] Le occasioni io non ho modo di cercarle, né tempo: perché qui anche i minuti mi sono preziosi: ma possono capitare», AR/FSSD X/799.

84 Cfr. supra, appunti del 21 gennaio 1958.85 «Fra i miei libri – indicava il patriarca in questa occasione –, la collezione grande e

completa delle sue opere [scil. di s. Francesco di Sales] – sono 26 volumi – occupa un posto di onore e mi tiene buona compagnia e conversazione con lui, e coi grandi dottori sant’Am-brogio, san Leone Magno, san Gregorio, sant’Agostino che gli stanno accanto. Come questi venerabili testimoni dell’antichità più preziosa, san Francesco di Sales si presenta a noi con la penna in mano, in atto di parlare o di scrivere, si direbbe giorno e notte maestro, assertore, giornalista perfetto, in tutto degno che gli si applichi, come a voi, la espressione viva e felice del salmo 44 che ho ripetuto nel breviario anche stamane: “Lingua mea stylus est scribae velocis”, o come si diceva sin poco fa: “velociter scribentis: la mia lingua è uno stilo di scriba che scrive veloce”. Ma ritornando ora sopra i volumi che raccolgono le manifestazioni del pensiero di san Francesco di Sales, e le finezze del suo spirito, veramente si gusta quello che si suole chia-mare il “gaudium de veritate”: cioè la gioia di possedere la verità, e soprattutto la aspirazione accesa, viva e tranquilla, di comunicarla attorno a sé. […] Grande compito invero è questo

1958

582

numerosa. Il contributo più notevole fù quello del personale del «Gaz-zettino» e del Centro di lavoro dei Salesiani a S. Giorgio. Seguì un piccolo incontro nel salone Barbarigo. Si poteva fare ben meglio. Ma occorre tutto ben preparare per tempo.

Nel pomeriggio mi recai a l’istituto Colletti tenuto dai cari P.P. Sa-lesiani. Assistetti ai Vespri e al cap. Beatus vir.86 Dissi alcune parole ben seguite da quei cari ragazzi: Beatus vir: lavoro, timor di Dio, e letizia. Pas-sai anche alla capella del Patronato Parrocchiale: quanti bambini, quanti bambini poveri e un po’ derelitti dai parenti[:] li trattenni con un discor-setto pieno di immagini per attirarli.

30 gennaio, giovedìChi cerca trova – Chi cammina inciampa – Chi ferra inchioda.

––––––––––«L’exercise de l’autorité ecclesiastique! est une perpetuelle! abnega-

tion! de soi même»[.] (Bossuet[,] Meditat[ions] sur l’Evang[ile] 57 jour)87

––––––––––«In humanis actibus divina gerere! mysteria, et in rebus visibilibus

invisibilia exercere negotia».Questo detto a proposito di Gesù che guarisce il paralitico [[di]]

nell’atto di perdonargli i suoi peccati.S. Pier Grisologo.88

nella vita: la ricerca della verità: il rispetto della verità: e la difesa della verità. […] Chi è gior-nalista, chi è scrittore, chi è artista della pittura, della scultura, della composizione drammatica o cinematografica o televisiva, tutti compongono la immensa schiera dei figli, dei maestri, dei sacerdoti, dei cultori della verità. […] La debolezza di nascondere se stesso in faccia alla verità, o di nascondere la verità in faccia a chicchessia comporta reazioni terribili in cielo ed in terra. Esso si chiama “peccato contro lo Spirito Santo”, per cui non c’è remissione, quando non intervenga la ritrattazione, né in questo secolo né nel futuro. […] Vorrei che mi toglieste la mestizia che talvolta scende nella mia anima a certe manifestazioni di penne “velociter scri-bentium” e costantemente intese alla misconoscenza della verità, ai contorcimenti ed alle con-traffazioni della medesima per farla anch’essa servire alla confusione delle idee fondamentali per la tranquillità della umana convivenza: ed a preparare attitudini psicologiche pericolose per lo spirito di chi ha le responsabilità più gravi in riferimento all’ordine sociale», La Messa dei giornalisti, in Scritti e discorsi, III, pp. 435-437.

86 Cfr. Breviarium, Pars Hiemalis, Die 29 Januarii, S. Francisci Salesii, Episcopi, Confessoris et Ecclesiæ Doct.

87 J.-B. boSSueT, Méditations sur l’Évangile, LVII.e jour: Jésus-Christ seul Père, seul maître (Matth., XXIII. 8, 9, 10, 11.), in Œuvres Complètes de Bossuet, III: Piété, Besançon 1836, p. 253. Sulla lettura di Bossuet da parte di Roncalli si vedano supra le annotazioni al 19 gennaio 1957.

88 pieTro CriSoLogo, Sermo L. De paralytico curato, in PL, LII, col. 339.

1958

583

31 gennaio, venerdìFrasi francesiEn matier! d’Etat il faut prevoir, et penetrer de loin les affaires: et ne pas

appréhender tout ce qui paroit formidable aux yeux – Card. Richelieu.89

––––––––––«Que voulez vous: la Revolution Francaise notre mère est [née]

declaratoire!:90 il ne faut [pas] prendre ce qu’elle dit au pied de la lettre». Thiers.91

1 febbraio, sabatoAl mattino mi recai con Loris a l’ospedale di Dolo dove giace amma-

lato gravemente il parroco di Marano, don Lino Davanzo. Lo potei con-solare un poco, e salutai anche gli altri ammalati. Ricevim. molto cortese. Mi arrestai pure brevemente a Mira a salutare don Generoso [Nuzzetti], che sta bene spiritualmente, ma volge verso la fine.

In casa ricevetti il gen. Tizzi, il colon. Brunetti, ecc. del «Nastro Az-zurro». Brava gente. Poi l’ex Ambasciatore Galli e il conte [Raimondo] Morozzo della Rocca direttore degli A[rchivi di] S[tato di] V[enezia]. Mi offrirono due belle publicazioni di doc. Veneti. Incontro felice in re docu-mentaria. Spero che si rinnovi. Vespero raccolto e bene occupato. A sera trattenni a cena il caro dott. Venchierutti che invitai ad accompagnarmi in aereo a Lourdes: con suo gradimento. Ricevetti anche il pittore Ferrari man-datomi da Mario Roncalli di Milano.

2 febbraio, domenica [Purificazione della B.V. Maria]S. Messa in casa: mi recai dopo a S. Lorenzo dove visitai la vecchina

di 100 anni [Teresa Fassetta] e le sue coetanee.92 Alle Suore dissi in capella

89 «[…] Qu’en matière d’Etat il falloit prévoir et pénétrer de loin les affaires, et ne pas appréhender tout ce qui paroît formidable aux yeux», Mémoires du Cardinal de Richelieu, sur le Régne de Louis XIII, depuis 1610 jusqu’a 1638, publiés par M. Petitot, V, Paris 1823, p. 27.

90 Rectius déclamatoire.91 Cfr. H. maLo, Thiers, 1797-1877, Paris 1932, p. 478. Adolphe Thiers, avvocato, storico

e politico francese, aveva pubblicato tra il 1823 e il 1827 una Storia della Rivoluzione Francese nella quale esaltava lo spirito rivoluzionario in polemica con le spinte restauratrici; già so-stenitore della monarchia di Luigi Filippo d’Orleans fu più volte presidente del Consiglio e ministro; aveva represso duramente la Comune di Parigi ed era stato presidente provvisorio della Repubblica dal 1871 al 1873.

92 Roncalli lascia uno spazio bianco da riempire successivamente; il nominativo lo si ricava dal Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/2, p. 124.

1958

584

alcune parole toccando due punti: il vecchio che sostiene il Bambino e viceversa, applicazione parlante nella casa di ricovero dei vecchi. In casa potei un poco lavorare per l’articolo su mgr. Ramazzotti.93 A mezzodì accolsi don Cesare Vidotti segret. dei due vescovi Trevisani, Mantiero e Negrin. Mi mise al corrente circa le divisioni nel clero a proposito di mgr. Carraro, naturalmente dal suo punto di vista. È tutta esperienza.94 Lo trattenni a colazione.

Funzione della Candelora alla sera: dopo i Vespri Capitolari, io di-scesi e benedissi i ceri, poi processione e assistetti alla Messa cantata da mgr. Scarpa. Poca gente. Bisogna preparare meglio.

Ricevetti il Ministro Bo, si vede bravo signore.95

3 febbraio, lunedìMattinata tranquilla come udienze: ma occupata nel mio lavoruccio

su mgr. Ramazzotti. Questo dover scrivere mi è un po’ pesante: anche perché mi permette di misurare le mie deficienze. Ciò è piccola mortifi-cazione che del resto amo in esercizio di penitenza.96

Fra le visite il p. Cardenal! col volume da lui curato in terza edizione «Vivere in grazia» del P. Corti s.j.97 Mi propongo di meditarlo dopo che

93 Ne aveva accennato anche nella lunga lettera inviata il giorno prima al vicario generale di Bergamo mons. Carrara: «Sto per concedere ai Missionari del pime la spoglia mortale del loro vero e primo fondatore, Mons. Angelo Ramazzotti, vescovo di Pavia e poi, per soli tre anni e quattro mesi, patriarca di Venezia veramente santo Prelato! (1858-69). La cerimonia della riposizione definitiva di queste spoglie è fissata per il 3 marzo. Siamo d’accordo coll’Ecc.mo Arcivescovo mons. Montini. Anch’io sarò presente a Milano in quel mattino, ut decet. Sto preparando un articolo per un Numero Unico. L’informatore più sicuto è il volume “Vita di Mons. Angelo Ramazzotti patriarca di Venezia” scritta dal sac. Pietro Cagliaroli suo segretario per 7 anni. Ora io ricordo benissimo che un Cagliaroli (Pietro?) fù prevosto di S. Alessandro in Colonna. È forse lo stesso personaggio della biografia? Mi piacerebbe saperlo e conoscere personalmente le vicende di questo sacerdote. Se l’identità della persona può essere constatata dall’Archivio della Curia o da quello di S. Alessandro in Colonna, non po-treste, caro Monsignore, trovarmi qualche dettaglio utile al complesso delle mie ricerche? Ri-cordo sempre come il Prevosto Mons. Castelletti di cara e santa memoria nominasse sovente “ol preos Cagliaröl” che precedette il Borlini, il Castelletti, il Gusmini, il Pezzoli, il Vistalli, il Colombo. Vi sarò ben riconoscente», AR/FSSD X/743.

94 Cfr. supra, appunti del 18 gennaio 1958.95 Giorgio Bo (1905-1980), giurista e docente di Diritto civile nelle Università di Ferrara,

Genova e Roma, era senatore dal 1948; era ministro delle Partecipazioni statali dal maggio 1957 nell’esecutivo presieduto da Adone Zoli.

96 Cfr. supra, appunti del 6 agosto 1957.97 M. CorTi, Vivere in grazia, a cura di G.M. Gardenal s.j, Milano 19553, 374 pp.

1958

585

avrò finito le lettere di Bossuet ad alcune anime pie di cui era direttore spirituale.98

––––––––––Nam lectulo consurgimusNoctis quieto temporeUt flagitemus omniumA te medelam vulnerumInno del Matut. di feria VI99

4 febbraio, martedìFra le visite il sigr. Carillo e il sigr. Casati che ringraziano per la mia

presenza e parole agli apprendisti.100 Poi udienze ordinarie di Curia. Quel mgr. A[ngelo] Ramazzotti mi occupa fortemente. Spero che mi sarà pro-tettore dal cielo.101

Ricevuto anche il dott. Pizzolugo del gruppo «Stomatofisio[»]*A sera ebbi a cena il dott. Venchierutti a cui diedi l’invito di accom-

pagnarmi a Lourdes in aereo, invito che egli accolse molto bene. Mande-rà sua moglie [e] sua madre per ferrovia e si troveranno a Lourdes.

5 febbraio, mercoledìAlcune visite: importante quella del prof. Pavanini. Mi fece eccellen-

te impressione: uomo molto garbato e molto saggio; giudizio perfetto circa il termometro politico della città. [[Con chi [x]]]102

98 Sono state raccolte in Œuvres Complètes de Bossuet, XVIII: Correspondance, Besançon 1841.

99 Breviarium, Ordinarium divini Officii, Feria sexta ad Matutinum in I Nocturno, Hymnus «Tu, Trininatis Unitas».

100 Cfr. supra, appunti del 26 gennaio 1958.101 Cfr. supra, annotazioni al 2 febbraio 1958.102 Proprio in questi giorni iniziava a farsi tesa la situazione politica della Giunta in

seguito alle pressioni esercitate dal P.S.I. per rinegoziare la propria collocazione rispetto al governo del Comune di Venezia e passare da un appoggio esterno ad una piena partecipa-zione: il prefetto valutava perciò «possibile una crisi della Giunta Municipale» e informava il Ministero dell’Interno che «laboriose trattative sono in corso per assicurare il manteni-mento dell’attuale maggioranza ed evitare quindi la crisi dell’Amministrazione»: Relazione mensile-Gennaio 1958, prot. Gab. 279/1, p. 3. Pochi giorni dopo il P.S.I., di fronte al diniego democristiano, dichiarerà di ritirare il proprio sostegno alla Giunta: il 3 marzo 1958 il pre-fetto scriverà che allo stato delle cose non erano «prevedibili, per il momento, improvvisi sviluppi o complicazioni, anche perché è opinione diffusa che la collaborazione tra i due gruppi consiliari, a parte le pubbliche dichiarazioni ai fini elettorali, possa continuare ed

1958

586

A mezzogiorno trattenni a colazione mgr. Giuseppe Sette, consulto-re del Tribunale Ecclesiastico. Ecclesiastico che mi parve sempre più se-rio e degno di fiducia e di considerazione.103 Fra le udienze un gruppo di 6 persone di cui una signora accompagnata da una guida che mi disse di essere di Mosca: il solo che capisse un po´ di italiano, e che faceva da pre-sentatore e da interprete. Mi disse che erano cattolici di Lituania, presso i quali i fedeli continuavano ad! frequentare la Chiesa e che colà si viveva in perfetta libertà. Un gruppo veniva da Roma dove avevano veduto il Papa e ora vi tornavano per passare in Terra Santa. ➼ Dubitando della loro identità e rettitudine mi accontentai di riceverli in piedi: di sorridere cortesemente alle loro informazioni, senza cercare più in là, di dar loro una medaglia della Nicopeja, una piccola benedizione, e li accompagnai alla porta.104 Dovevano comporre uno dei gruppetti che il governo di Mosca manda in giro per far credere alle delizie del Comunismo.

Informo mgr. dell’Acqua.105

6 febbraio, giovedì[[Altre]] Udienze di Curia. A sera mgr. Spavento che mi reca il Ver-

bale della adunanza della Commissione per le «nuove chiese». Lo seguo con interesse e lo approvo. Sono allo studio alcune proposte per deter-minare un concorso in offerte più largo e sicuro per questa grande opera

attuarsi», Relazione mensile-Febbraio 1958, prot. Gab. 279/2, p. 2: entrambe in ACS, Ministero dell’Interno, Gabinetto 1957-60, b. 307, f. 16995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

103 Cfr. supra, appunti del 13 febbraio 1957. Gli scriverà il 9 giugno successivo, appena appreso della sua nomina alla parrocchia di Valdagno: «Ricordo il nostro primo incontro di circa un quarto di secolo fa alla Nunziatura Apostolica di Budapest e gli altri che felicemen-te si susseguirono in questi anni. La buona Provvidenza volse la vela del nostro naviglio verso la vita pastorale che meglio e più perfettamente riassume la finalità del sacerdozio. Benediciamola insieme. Un mio lontano predecessore nel titolo di S. Prisca, l’Abate Gof-fredo di Vendôme, in un suo trattato sulla missione del buon Pastore la esprimeva in tre termini: giustizia-discrezione-preveggenza. Non è ancora tutto per la formazione perfetta del “pastor animarum” nel senso del capo X° di S. Giovanni. Ma dà una nota caratteristica interessante. Confidando che i suoi nuovi compiti non Le facciano dimenticare del tutto quelli che Ella assolveva così bene a Venezia presso questo nostro Tribunale Regionale, mi riservo di rinnovarLe di qui i miei voti più fervidi di buon ministero e di ogni benedizione della terra e del cielo», AR/FSSD X/802.

104 Anche di fronte a questa singolare evenienza – in cui deve soprattutto essere avver-tito rispetto ad ogni strumentalizzazione politica – Roncalli non fa cessare l’esercizio della cortesia come espressione di carità.

105 Roncalli non ha conservato minuta di tale lettera nel proprio archivio privato.

1958

587

delle nuove chiese sull’esempio di Milano, Torino e Bologna.106

Da casa annunzio di morte della mia cugina Elisa Mazzola. Subito mando lettera, e lire 25.000 per i suffr[agi].107

<Udienza con mgr. Tramontin circa studi Seminario>

7 febbraio, venerdìPoche udienze.Sig.ra Zanoni con sig.ra Greggio.Avv. Valerio! Manera col nuovo Consiglio degli Industriali, Vidal, An-

dreaus segret. ecc. Fù una visita di rispetto, e li accolsi bene. Ne spero buone relazioni che nell’ordine della carità sono sempre preziose.

Avverto che dopo la siesta del pomeriggio mi occorre un[’]oretta quasi per rimettermi al buon lavoro. La notte dopo le prime ore mi riesce difficile il prender sonno. E ciò mi serve per fare buone letture.108

8 febbraio, sabatoPoche udienze. Alle dieci scesi in cripta per assistere alla Messa degli

operai dello spettacolo, ambulanti ecc. C’era un buon prete di Treviso che li assiste. Qui la S. Messa fu celebrata da mgr. De Perini. Mgr. Bosa accompa-gnò in italiano. Mie parole: parlai di Lourdes e delle sue finalità, il richiamo della Madonna: la presenza di Cristo, la preghiera, e la penitenza.109

106 Tanto Montini quanto Fossati e Lercaro avevano infatti istituito comitati diocesani per la costruzione di chiese per quelle zone delle loro città dove la crescita dell’immigra-zione spingeva per la costituzione di nuove parrocchie. E nell’omelia per la festa di s. Giuseppe poche settimane più tardi, il patriarca di Venezia ribadirà che nel territorio del patriarcato occorrevano «parecchie chiese, una cinquantina ancora, per il servizio dei vari centri della terraferma a contatto con le industrie, e delle zone rurali della recente bonifica, dove la moltiplicazione delle famiglie crea problemi assai gravi, delicati, e che richiedono urgente soluzione. Case e case occorrono: ma case e anche chiese, perché la chiesa sola può apprestare quel nutrimento spirituale alla formazione delle generazioni nuove, che assicura la sostanza preziosa del bel vivere: la consistenza della convivenza umana, la vera letizia della vita», Festa di san Giuseppe, in Scritti e discorsi, III, pp. 506-507.

107 Scrive anche alla nipote Enrica che questa era «una occasione di fare la carità, che è onore e merito per tutti. Leggi la mia lettera al cugino nostro Giovanni Mazzola, che resta il nostro omai solo e più stretto parente. Tu gli dirai che le Lire Ital. 25.000 devono servire per i suffragi dell’anima della defunta, e non per altro. Aggiungi buone e cristiane parole per tutti. Io farò suffragi di Sante Messe per conto mio», Familiari, II, p. 431.

108 Cfr. supra, appunti del 26 gennaio 1958.109 Tutti questi temi vengono ripresi e approfonditi nella lettera pastorale per la Quaresi-

ma pubblicata pochi giorni più tardi: cfr. infra, annotazioni all’11 febbraio 1958.

1958

588

Ricevetti il prof. Altan e gli parlai del progetto di publicare il Carteggio della visita apostolica a Venezia del 1581.

È un bel progetto. Che il Signore mi aiuti a condurlo a termine dopo la mia publicazione della Visita di S. Carlo a Bergamo.110 Allo scrittoio molto lavoro importante: lettera al Card. Gerlier a Lourdes e a mgr. Théas111 e pratiche per la successione episcopale di Treviso.

Da Roma liete notizie di mgr. Fallani circa i plutei. Tutto arriva a suo tempo.112

9 febbraio, domenicaAl Santo, parrocchia di Lourdes in via Piave.113 Inizio del Triduo per

il Cent[enario] dell’Apparizione. Con d. Loris: molta gente con Comu-nione: qualche novità nel rito. Normale l’offertorio. Mie parole: buon fervore.114

Poi visita a Altobello per festa S. Gerolamo Miani. Messa dei bam-bini: chiesa piena. Arrivai alla fine. Mie parole: richiamo anedottico della figura di S. Miani e dev. a Maria. Questi P. Somaschi sempre bene.

In casa a mezzodì benedizione e consegna tessere alle Acli: sempre incoraggianti. On. Gatto e suo stato maggiore.115

110 Cfr. supra, appunti del 2 gennaio 1958.111 A mons. Théas scriveva che «a la veille du commencement des manifestations du

Centenaire je désire que Votre Excellence me sente proche de son esprit, de son cœur d’évêque, et comme tel de Héraut de Marie face a toute l’Eglise. J’ai déjà écrit à Mgr. Marella, qui m’a demandé si j’allais à Paris, que j’avais l’intention de remplir amplement la tache pour laquel-le Votre Excellence m’a invité, c’est dire arriver le 23 et repartir au plus tard le 27. Ce soir même j’ai écrit à l’Eminentissime Cardinal Gerlier envoyant la lettre au chalet épiscopal. Je l’ai fait dûment en acte d’hommage pour lui dire que j’étais heureux d’entrer dans le Chant Marial dont lui, le Cardinal de Lyon, donne l’intonation. Et je luis disais que je lui écrivais avec l’intention de saluer en son Eminence, le “primas Gallicorum”, tous les évêques de France, toujours très bons pour le vieux Nonce. […] Cher Excellence, courage. En ce mois je serai particulièrement uni a vous in mente, in corde et in precibus ut Deus omnia bene vertat in bonum»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, I, cit., pp. 391-392; per la lettera al card. Gerlier cfr. AR/FSSD X/746.

112 Cfr. supra, appunti del 12 gennaio 1958.113 Il patriarca si reca dunque presso la parrocchia di S. Maria di Lourdes, nel vicariato

foraneo di Mestre.114 Sull’insieme delle iniziative intraprese in diocesi per la celebrazione del centenario

delle apparizioni di Lourdes (1858-1958) si veda «La Voce di San Marco», 8 febbraio 1958, pp. 1-3.

115 «Dalla fine della guerra ad oggi – indicherà Roncalli in un messaggio dell’aprile successivo –, con larghezza di visuale e fervore di proposito, le ACLI hanno perseguito il

1958

589

Nel pomeriggio festa di S. Gerolamo presso Orfanelli delle Zattere coi figli di don Orione, presente il successore don Pensa.116 Mio discorso in onore di S. Gerolamo seguito con attenzione. Gran festa per i ragazzi. Assistetti trattenimento musicale. Ben fatto con gioia di tutti. Alla fine tornai un po’ stanco. Due bocconi e subito a letto.

10 febbraio, lunedìPreparazione mio discorso per domani a S. Marco mi occupa tutto

il giorno. La chiacchera di qualche maldicente circa il patriarca mi punge all’istante e si congiunge al tempo umido. Ma il ricordo del «Beati eritis cum dixerint malum adversus vos… mentientes propter me, gaudete et exultate» [cfr. Mt 5,11] mi da´ vera pace e letizia. È giusto che io soffra un poco imitando l’esempio dei santi, che soffersero tanto. Dico al Signore: anco-ra, ancora soffrire, mio Gesù, per amor vostro, e per dar valore alle mie buone intenzioni.117

Ho qui da Milano buon ospite il caro mio omonimo Mario Roncalli. Da Roma mi si informa, con segreto fino a domani, della nomina del p. Pio Crivellari O.f.M. già parroco della Vigna a vescovo di Trivento.118

duplice arduo compito di dare luce alle intelligenze ed alle coscienze: e di accostarsi, con espressione di vero e grande rispetto, al cuore dell’umanità più umile, più bisognosa e sofferente. Il Patronato-ACLI ha compiuto nobili imprese, obbedendo alla legge del mas-simo risultato con minimi mezzi: e si è impegnato a fondo nelle varie forme di assistenza ai lavoratori: ha moltiplicato le sue energie fino all’inverosimile, per recare dappertutto la testimonianza della carità fraterna, ma intelligente, preveniente e generosa. Questo ma-gnifico sforzo delle ACLI merita considerazione – lo ripeto – e riconoscenza: ma inoltre consonanza di animi ben inclinati a concretezza di pronta imitazione e di solidarietà», Per la XII Giornata della Assistenza Sociale, in «Bollettino», 49 (1958)/4, p. 174.

116 Don Carlo Mario Pensa, nato nel 1886, era il secondo successore di don Orione alla guida della Piccola Opera della Divina Provvidenza e il suo mandato, iniziato nel 1946, si concluderà alla sua morte nel 1962.

117 Venticinque anni prima, da delegato apostolico in Bulgaria, aveva scritto negli appun-ti di un ritiro spirituale: «La vita prolungata di Rappresentante Pontificio in questo paese mi reca sovente acute, intime sofferenze che mi sforzo di nascondere. Ma tutto sopporto e sop-porterò volentieri, anzi gioiosamente per amore di Gesù, per rassomigliargli il più possibile, per compiere in tutto la sua santa volontà, per il trionfo della sua grazia in mezzo a questo popolo semplice e buono, ma ahi! quanto sventurato: a servizio della S. Chiesa e del S. Padre, a mia santificazione», GdA, appunti del 4-8 settembre 1933, p. 325.

118 Pio Crivellari (1906-1966), di Padova, era stato ordinato sacerdote dell’Ordine dei frati minori nel 1906; sarà consacrato vescovo il 16 marzo successivo.

1958

590

11 febbraio, martedì [Apparizione della B.V. Maria Immacolata]Laeta dies. Si inizia il I centenario delle Apparizioni di Lourdes.119 Il mio

pensiero è alla Grotta. Qui tutto riesce con consolazione. A mezzodì ricevo P. Pio e gli communico la sua nomina che egli riceve con garbo.120 Lo pre-sento ai canonici che convengono a S. Marco a mezzodì per l’Angelus Dñi detto insieme col Papa la cui voce si espande nel tempio:121 intono il Veni Creator. Convenuti assai più fedeli che non pensassi. Campane a gloria sopra tutta Venezia. Trattengo a colazione il neo vescovo eletto con mgr. Scarpa, presid. del movimento per Lourdes. A sera alle ore 18.30 mia Messa in S. Marco: Capitolo, e tutto il seminario e immensa folla devotissima presente. Rito celebrato ad januam dell’Iconostasi.122 Seguì lettura mio discorso – 40 minuti – attenzione perfetta: anche la voce rispose bene.123 Soddisfazione generale si prolungò colla processione della Nicopeja, in basilica e sotto i portici au-rati. Gaude et laetare Virgo Maria.124

12 febbraio, mercoledìMattinata riposante dopo le care emozioni di ieri.125 Ricevo il nuovo

119 Lo aveva annunciato nella lettera inviata alla diocesi il 29 gennaio precedente: «il giorno 11 febbraio: campane a festa in tutta la diocesi: manifestazioni Mariane in tutte le parrocchie ed in tutti gli Istituti: ma a S. Marco, funzione specialmente solenne alle ore 18.30. […] Tutto questo movimento di anime intorno alla Madre Santa possa determinare per la bontà del Signore da Lei invocato, in unione con tutto il popolo nostro, il rifiorire della pietà cristiana, dela purezza del costume, e della buona volontà di tutti gli uomini a pensieri, ad accordi e a sforzi sinceri, individuali e collettivi, per la penetrazione della pace nelle famiglie, negli ordinamenti sociali e nel mondo», «Bollettino», 49 (1958)/2, pp. 85-86.

120 La nomina viene comunicata il giorno stesso alla diocesi: Per la nomina di S.E. Mr. Pio Crivellari a Vescovo di Trivento, in «Bollettino», 49 (1958)/2, p. 112.

121 Come infatti segnalerà l’indomani il quotidiano della s. Sede, l’Angelus del papa in occasione delle celebrazioni per il I centenario delle apparizioni di Lourdes era stato diffuso «dalla Radio Vaticana in collegamento con la Radiotelevisione Italiana, la Radiodiffusione Francese, la Radio Irlandese, la Radio Europa Libera, la Radio Canadese e altre emittenti ra-diofoniche»: La prece e l’augurio del Santo Padre per l’inizio del Centenario delle Apparizioni a Lourdes, in «L’Osservatore Romano», 12 febbraio 1958, p. 1.

122 Cfr. supra, appunti del 15 agosto, 1 e 8 novembre 1956; 13 ottobre e 9 novembre 1957.

123 Roncalli legge una prima stesura della sua lettera pastorale per la Quaresima, che reca appunto la data dell’11 febbraio: Il Centenario di Lourdes, 1858: 11 febbraio: 1958, in «Bollettino», 49 (1958)/2, pp. 87-104; ripresa in Scritti e discorsi, III, pp. 448-469.

124 Cfr. Regina Cæli.125 Durante le prime ore del mattino scrive a mons. Muccin che la giornata precedente era

stata «carica di buon lavoro. Un po’ di riposo mi era necessario. Ma stanotte prima delle 3 io

1958

591

direttore del «M. Foscarini» prof. Balestra.126 Viene da Genova, ed è oriun-do da Ascoli Piceno. Si rivela di ottimo sentimento.

Nel pomeriggio con d. Loris visitai tre monasteri femm[inili] 1) Le Ca-puccine di S. Chiara all’Angelo Raffaele. Buone e povere: converrebbe levar-le di là e portarle a Mestre. 2) Le Clarisse Sacramentarie di S. Chiara, presso il piazzale Roma: bene organizzate, e da lasciarsi a quel posto. Jesus in januis. Gesù che riceve sulle porte di Venezia. 3) Le Carmelitane Scalze di S. Alvise di cui è priora la sorella di mgr. Gottardi (la quale in questi mesi colla ere-dità di suo padre def[unto] ristorò il monastero). Tre care famiglie di anime belle unite alle altre tre famiglie di stretta clausura: Clarisse della S. Trini-tà alla Giudecca-Eremitane Scalze di Carpenedo127-Agostiniane di Mira Porte santificano il lavoro immenso delle Congreg. di Diritto Pontificio

avevo letto, tutta di un fiato, e con minuta attenzione[,] la sua lettera pastorale: “La Chiesa e lo Stato – i Cattolici e i cittadini”. La prego di farmene regalo di alcune copie: e di provvedere a renderla nota sù! nelle alte sfere – ecclesiastiche e laiche – a beneficio di tutti. A mio giudizio, è in genere suo un capolavoro di finezza dottrinale, di stile garbato e delicatamente pungente là dove occorre, e tale da far riflettere. Io non voglio passare oltre: ma sarebbe bene che venisse segnalata ai Mgri Tardini e Dell’Acqua, al Conte Dalla Torre p[er] l’O[sservatore] R[omano], e diffusa dalla nostra stampa cattolica, e fatta arrivare là dove oggi è vivo l’attacco combinato e corrosivo delle coscienze. Tutto questo per ripeterle la mia ammirazione per [un] documento episcopale così nobile, prezioso ed opportuno. Quando io conosca il raggio della diffusione già data direttamente da Vostra Eccellenza, io stesso potrei occuparmi di inviarla quà! e là ad ogni buon fine. E poi sempre coraggio e letizia, mia cara Eccellenza. Ieri l’inizio dell’Anno Mariano fù riuscitissimo qui a S. Marco: <e> come vedo dai giornali un po’ dappertutto. Questa sensibi-lità così pronta e così estesa per la Madonna di Lourdes, completata dalla tendenza anche verso Fatima, mi ha dello straordinario e dell’inatteso come un segno soprannaturale che annuncia mistero celeste, e letizia per la S. Chiesa», AR/Int 2950.

126 Il liceo-convitto S. Caterina era stato fondato nel 1807. Nel 1866, col passaggio del Veneto al Regno d’Italia esso mutò nome assumendo quello del doge Marco Foscarini; sulle vicende di questa importante istituzione educativa veneziana si veda M. iSnenghi, Un liceo veneziano: dal «Santa Caterina» al «Marco Foscarini», in Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità ad oggi. Il Veneto, Torino 1984, pp. 233-263.

127 Il 3 giugno successivo il patriarca scriverà una lettera a questa comunità per esprimere il proprio cordoglio per la morte di sr. Maria Nazarena dell’Addolorata, nata nel 1915, profes-sa dal 1937 e autrice, sull’esempio di s. Teresa del Bambin Gesù di un testo autobiografico poi edito come maria nazarena deLL’addoLoraTa, Autobiografia, a cura di G. Fedalto, Torino 1995. Nella sua missiva Roncalli scriverà: «Mi unisco al cordoglio della venerata comunità delle religiose Serve di Maria, ed alla loro preghiera suffragante, intesa ad accompagnare al Signore l’anima buona di suor Maria Nazarena, deceduta all’alba della festa della Santissima Trinità. Ho ben considerato le date: 42 anni di età: 26 di vita religiosa! Questo sì che è un bel vivere, ed un santo morire! Incoraggio, e sempre benedico. +Angelo Giuseppe card. Roncalli, patriarca», ibidem, p. XXXV.

1958

592

che sono la ricchezza più preziosa di questo Patriarcato.128

<Parlai a tutte di Lourdes traendone lezioni e incoraggiamenti>

13 febbraio, giovedìMattinata di lavoro allo scrittoio. Nel pomeriggio assistetti al caso in

S. Basso. Sacerdoti numerosi. Alcuni però senza buona creanza. Sempre chiaccherare e disturbare. Converrà pur venire alle brutte perché con le buone non si riesce a nulla.129 Temi trattati: criteri di rispetto all’arte mo-derna di cui il S. Padre ci dà esempio: e commento al Salmo 110 fatto dal parroco di S. Geremia [Fiorin] come prima aveva parlato il prof. Quinta-relli.130

14 febbraio, venerdìMattinata tranquilla dopo la notte laboriosa. Due visite: sig.ra ved. Te-

cla Mongeri con ricordi di Cospoli e della sua famiglia.131

Verso mezzodì un gruppetto di 10 coscritti di Calusco col loro curato Locatelli.132 La parrocchia di Calusco è particolarmente cara al mio spirito. Vi fui parecchie volte da seminarista, da prete, da vescovo.133 Sta innanzi

128 Ancora nel novembre precedente aveva scritto in una Lettera alle Religiose del Patriarcato che gli era «familiare il pensiero, ed amo ripeterlo spesso, che una delle consolazioni più vive della mia attività di Vescovo, è la presenza a Venezia di uno stuolo in vero imponente di Reli-giose, di varia provenienza e colorazione, ma tutte seriamente applicate all’esercizio della pre-ghiera: all’insegnamento catechistico e scolastico: alle opere di carità, quattordici quante esse sono: ed alla preziosa collaborazione del ministero dei parroci con particolare riguardo alla direzione dell’elemento femminile»: giovanni XXIII, Ottima e reverenda madre, cit., p. 287.

129 Cfr. supra, appunti del 14 marzo 1957.130 Per «Sacra Scrittura» era appunto prevista una discussione su «Salmo 110-Esegesi»;

per «Arte Sacra» il tema era stato definito come «rapporti tra Liturgia e arte nella pratica pa-storale»: Incontri sacerdotali per l’anno 1957-1958, «Bollettino», 48 (1957)/11, p. 300.

131 Cfr. Vita in Oriente, I, pp. 501-502.132 Egidio Locatelli (1917-2004), sacerdote dal 1943, era stato coadiutore di Piazza

Brembana; dal 1947 era vicario adiutore di Calusco, dove resterà sino al 1961; dal 1961 al 1987 sarà parroco di Paratico.

133 Proprio in una frazione di Calusco si trova il convento francescano di Baccanello, frequentato da Roncalli sin dall’infanzia e da ormai vent’anni luogo di convegno per il ritiro del clero delle foranie di Terno e Chignolo da lui predicato. I ricordi dei luoghi natii ritornano anche nella lettera che in questa giornata scrive al vicario foraneo don Giuseppe Rota, pre-vosto di Ponte Nossa (BG), per dirsi «lieto di partecipare in ispirito alla vostra festa giubilare. Ricordi lontani, ma sempre vivi e incontri felici al seminario, a Terno e a Ponte Nossa, un amore comune, che è pur qualcosa di buono e di bello, al culto e alla divulgazione di sacre memorie della nostra terra Bergamasca, ci permettono di incontrarci piacevolmente anche

1958

593

alle mie finestre da Camaitino. Il sac. Motta che vi è parroco da 30 anni fù mio alunno in Seminario. Ora è centro operaio vivacissimo: l’industria del cemento e del ferro vi è in sviluppo. Ora mi si chiede per il 1[°] settembre per la festa della Immacolata. Chi sa se potrò intervenire.134

15 febbraio, sabatoBuon lavoro in mattinata. Poi partenza con <m.> Loris [Capovilla] e

Guido [Gusso] per Bolzano in ferrovia. Arrivo dopo quattro ore. Nobile accoglienza alla stazione, lungo la via, alla chiesa di Cristo Re parroc-chia e convento dei P.P. Domenicani dove felicemente sono ospite del P. Priore, è il p. [Giovanni] Arrighi di Milano, già ufficiale di Artiglieria. Famiglia Domenicana ben costituita e cortese. Alla stazione furono a ricevermi mgr. Gargitter vescovo di Bressanone, e mgr. Före! ausiliare e coadiut. dell’arcivescovo per la parte Tedesca.135

Alloggio semplice, modernissimo e comodo: piccolo letto ma suffi-ciente a lasciarmi dormire.

Presso i padri ricevetti una commissione di onorevoli signori citta-dini.

16 febbraio, domenicaA Bolzano. Notte in parte occupata allo scrittoio per il discorsetto

al Rainerium!.136 Santa Messa mia alla chiesa di Cristo Re parrocchia dei Domenicani. Abbastanza gente. C’era S.E. mgr. de Ferrari arciv. Dissi in-fine alcune parole incoraggianti, e benedissi. Passai in seguito alla chiesa,

non vedendoci cogli occhi. L’unione dei cuori e della preghiera vale sopra tutto. Il giubileo sacerdotale ci renda più familiare il largire lumen vespere del canto di nona. Io ho passato il mio traguardo da oltre quattro anni. Ma si può star bene anche al di là di questo limite. Senza bal-danza, ma in quotidiana fiducia della bontà del Signore qui laetificat juventutem come senectutem nostram. Non posso passare da Ponte Nossa senza un saluto commosso e pio alla Madonna della Lacrime, e mi raccolgo innanzi a lei insieme col suo devoto canonico prevosto, pregan-dola che ci benedica insieme e benedica con lui la sua brava gente che festeggia il suo giubileo. Noi, caro Prevosto, anche passata la festa continueremo a pregarla insieme», in IX anniversario della morte di papa Giovanni, 1963-3 giugno-1972, [a cura di L.F. Capovilla], Roma 1972, p. 50.

134 Cfr. infra, appunti del 27 agosto 1958.135 Heinrich Forer (1913-1997), sacerdote della diocesi di Bressanone dal 1938, era stato

nominato ausiliare nel 1956; svolgerà questo incarico sino alle dimissioni, accettate da Gio-vanni Paolo II nel 1989.

136 Roncalli era stato invitato a Bolzano per l’inaugurazione della nuova sede del «Rai-nerum», un convitto per studenti gestito dai salesiani completamente ricostruito dopo la distruzione del precedente durante un bombardamento nell’ultima guerra.

1958

594

Duomo, abbaziale. C’era gente e anche là parlai e benedissi. Questa visita al Duomo fù giudicata molto felice, come io la volli. Ricevetti di nuo-vo mgr. Förrer!, che pregai di curarsi essendo ancora febbricitante. Seguì l’inaugurazione del Rainerium!: moltissima gente e pienezza di Autorità. Mio breve discorso letto e gradito.137 Colazione presso i P.P. Salesiani. Tut-to bene calmo e pacifico, con diffusione di buono spirito.138 Alle 14.30 partenza per Venezia con treno meno comodo di quello di ieri. A Bolzano cielo bellissimo e soleggiato: in viaggio e sulla laguna freddo, umidore e poi pioggia.

<C’era pure S.E. mgr. Raffaele Cazzanelli o.f.m. Vescovo missionario tit. di Gindaro>139

137 «Questo edificio ampio, sontuoso – affermava il patriarca – si aggiunge da Bolzano ai tanti e tanti che, grazie a Dio, si moltiplicano un po’ dappertutto, egualmente intesi all’or-ganizzazione della vita e dell’ordine sociale, qui preparata attraverso nobili e costanti sforzi, a cui l’ideale luminoso sorride nell’educazione della gioventù. Il Divino Maestro, il nostro dol-ce Salvatore Gesù, a riassumere al sua dottrina e a dare più solido e sicuro fondamento all’in-dirizzo pratico per ogni vita individuale e collettiva: propose se stesso in esempio al mondo, richiamando l’attenzione di tutti i figli del suo messaggio, non tanto sui suoi miracoli, ma sulla linea inalterata del suo presentarsi agli uomini e del suo costante vivere ed operare: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Notate: questo è il fondamento, il grande fondamento della vita cristiana: dirò di più: della perfezione e della santità. Su questa base è fissata la legge delle varie istituzioni umane, che solo per essa permangono solide e raggiungono il loro scopo: chiamateli gruppi etnici, nazioni, regioni; giù fino alle diocesi, alle parrocchie, alle famiglie, agli istituti. Mitezza e umiltà non sono semplicemente due fiori che abbelliscono la natura, ma sono le radici stesse dell’albero: sono la ragione della efflorescenza e della ricchezza del campo di Dio. […] Le origini di questa istituzione attestano effusione di carità intelligente e prodiga, ornata di nomi onorandi del clero, del patriziato e del popolo di Bolzano. La bontà dei suoi metodi viene ammirata nella ricchezza dei risultati: e il nome del Rainerum resta scritto nei cuori riconoscenti dei cittadini di Bolzano e delle sue vallate, considerato a giusto titolo, come un bene comune ed una promessa di prolungata fioritura di anime robuste e di cuori generosi. […] L’opera di don Bosco, diffusa ormai in tutto il mondo, ha le sue note inconfondibili che sono queste: metodo cosiddetto preventivo; semplicità prudente e saggia; e sempre, sempre, letizia e coraggio. Parole presto dette: ma di cui ognuna è come lo scrigno, che contiene la pietra preziosa, di cui parla il vangelo», Inaugurazione del «Rainerum» di Bolzano, in Scritti e discorsi, III, pp. 470-471.

138 L’allora rettore del Rainerum ricorderà che «mentre pranzavamo [il card. Roncalli] si preoccupò della mia magrezza e mi invitò a mangiare di più, “perché se il Signore ci ha dato il gusto vuol dire che dobbiamo esercitarlo”. Poi riguardo al mio ruolo disse: “Lei che è rettore si ricordi che bisogna fare, dar da fare e lasciar fare”», M.A. oreFiCe, Le domeniche di don Antonio Zuliani, in «Il Quindicinale», 21 (29 gennaio 2003)/2, p. 12.

139 Ruggero Raffaele Cazzanelli (1881-1960), sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori dal 1930, era stato vicario apostolico di Qizhou (Cina) dal 1936 al 1941.

1958

595

17 febbraio, lunedìA Venezia. Visita graditissima di S.E. mgr. Ronca con mgr. Caraffa.140

Appresi da lui più cose istruttive e cercai di confortarlo del mio meglio.141 Giornata qui sempre brutta. Mgr. Ronca nel pomeriggio visitò il Semina-rio, restandone contento.

18 febbraio, martedìAccompagno i miei ospiti in motoscafo alla ferrovia e con mgr. Schia-

von e Loris proseguo per Mira ai funerali dell’arciprete Generoso Nuz-zetti.142 Tempo orribile ma dimostrazione di riverenza e di venerazione al defunto solennissima ed importante. Mie parole infine alle Esequie, commosse ed ascoltatissime: sul filo dell’antifona al Magnificat del Co-mune [dei] Confessori: «Amavit eum Dñus et ornavit eum[»] delle virtù: innocenza mitezza e carità. [«]Stola[m] gloriae induit eum[»] nell’onore re-sogli dal clero e dal popolo. [«]Et ad portas paradisi coronavit eum[»].143 Preghiera per lui, e preghiera a lui, perché ottenga un buon successore e molte vocazioni ecclesiastiche da Mira – Partii subito: tempo orribile e specialmente brutto e pericoloso sulla laguna.

19 febbraio, mercoledì [Mercoledì delle Ceneri]Lavoro forte in casa intorno alla lettera Pastorale «Centenario di

Lourdes».144 A sera inizio delle Stazioni Quaresimali.145 Raduno a S.

140 Mons. Filippo Caraffa (1909-1987), docente di Agiografia presso la Pontificia Uni-versità Lateranense e canonico di S. Giovanni in Laterano, era stato vice-rettore del Semi-nario Romano durante la reggenza di mons. Ronca; era stato quindi suo vicario durante il periodo del rettorato del Santuario di Pompei.

141 Cfr. supra, annotazioni al 9 ottobre 1956. Pochi mesi più tardi, eletto papa, Giovanni XXIII disporrà la creazione di una commissione per valutare le accuse di natura finanziaria mosse nel ’55 a mons. Ronca per decretarne l’allontanamento da Pompei; queste verranno finalmente giudicate infondate e nel 1962, allo scopo di dare un segnale di pubblica ripara-zione, papa Roncalli farà nominare il prelato ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane: cfr. riCCardi, Il «partito romano», cit., pp. 269-270.

142 L’arciprete di Mira era morto, dopo lunga malattia, il 15 febbraio; ne viene pubblicato un necrologio in «Bollettino», 49 (1958)/2, p. 135.

143 Cfr. Breviarium, Commune Confessoris Pontificis, In II Vesperis, Ad Magnif. Ant.144 Cfr. supra, annotazioni all’8 febbraio 1958.145 Cfr. supra, annotazioni al 15 febbraio 1956. Nel messaggio rivolto ai diocesani il 12

febbraio precedente le definiva «il ricordo più toccante della pietà religiosa del ven. Card. La Fontaine, e per esse la plebs christiana di Venezia si congiunge più intimamente con quella di Roma, dove fin dal secolo vi fiorirono le Stazioni, e donde nei tempi moderni si irradiarono

1958

596

Giuliano e in processione di là fino a S. Marco. Il patriarca avanti col[[la]] Croce<fisso> portato da lui seguito dal clero col Seminario.146 Rito serio e degno, seguito dalla gente con vivo rispetto. A S. Marco discreta folla: ce-rimonia delle Ceneri con distribuzione che naturalmente fù lunga. Seguì la mia Messa accompagnata bene da canti opportuni. Al Vangelo mio breve discorso con speciale accenno alla penitenza e al suo spirito. Tutto riuscito bene. Canonici in cappa magna e compiacenti. Buon inizio della S. Quare-sima. La Madonna di Lourdes invocata in auspicio.

20 febbraio, giovedìBuon lavoro intorno alla lettera pastorale. Alcune udienze.147

A sera Stazione Quaresimale a S. Raffaele. Fui contento di constatare la cura del parroco Piazza a far bene:148 umile gente: ma numerosi i giova-netti e le figliuole. Le Suore di S. Giuseppe si sono prestate bene.

Il parroco celebrò la Messa ed al Vangelo io tolsi un pensiero dall’epi-stola: il re Ezechia e dal Vangelo il Centurione col «Dñe non sum dignus ecc.[»]:149 due belle lezioni di confidenza in Dio e di fede.

21 febbraio, venerdìSegue la preparazione della lettera ed alcune udienze.Arrivato da Roma mgr. Roche vice presidente del Comitato Interna-

zionale per Lourdes col sigr. Bonniat direttore dell’uff. de l’Air-France a Roma. I posti per persone a me vicine sono diminuiti: poiché vi saranno

dapprima tra noi e poi, più recentemente, un po’ dappertutto in Ialia», Esortazione per le Sta-zioni Quaresimali, in «Bollettino», 49 (1958)/2, p. 110.

146 «Miei fratelli e figlioli: la processione penitenziale del giorno delle Ceneri, quando il vostro umile patriarca vi precederà tutti, recando la croce da S. Giuliano a S. Marco, darà la misura della pronta disposizione di tutti a santificare il tempo quadragesimale, e ad impe-gnarsi al buon lavoro e al buon esempio perché le Stazioni suscitino nuovi fervori di pietà, di carità e di apostolato», ibidem. Una fotografia del rito, con relativa didascalia manoscritta da Roncalli, è riprodotta in Scritti e discorsi, III, tra le pp. 160-161.

147 «Riceve l’ing. Giovanni Favaretto Fisca, Presidente della Amm. Provinciale. Parla agli Assistenti della Gioventù di A.C. radunati in Seminario per una giornata di studio», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/2, p. 124.

148 Paolo Piazza (1923-1996) era stato ordinato sacerdote nel 1946. Era stato coopera-tore a S. Silvestro e, dal 1950, parroco di Lio Piccolo. Nel 1957 il patriarca Roncalli lo aveva nominato parroco dell’Angelo Raffaele, dove resterà per i successivi trentotto anni, Liber Vitae, p. 134.

149 Cfr. Missale, Feria V post Cineres, Lectio Isaiæ Prophetæ (Is 38,1-6); Sequentia sancti Evangelii secundum Matthæum (Mt 8,5-13).

1958

597

accolti i membri del Comitato Internaz. residenti a Roma.150 Pazienza. Mgr. Roche e il suo compagno si trattengono a pranzo e mgr. Giorgio Roche anche a cena. Conversazione utile e interessante.

22 febbraio, sabatoParecchie udienze: coniugi Bastianetto che partono per Londra[,]

Dott. Rizzi direttore dell’Ufficio delle Poste. A mezzodì ricevo anche mgr. Urbani arciv[escovo-]vescovo di Verona che arriva giusto per le 13 col suo segretario. Sono tutti lietamente a pranzo con me. Mgr. Giorgio Roche parte per Milano nel pomeriggio.

A sera alle 18.30 commemorazione del Card. Piazza tenuta a Ca’ Giu-stiniani dallo stesso mgr. Urbani. Lungo discorso bello, onorifico, esau-riente. Anche alcuni lati della struttura che rendevano meno popolare e simpatico,151 toccati molto bene, cosiché! la nobile figura ne uscì perfetta ed edificante.152 Mgr. Urbani si trattenne poi a cena e partì dopo le 21 per

150 Il 18 gennaio aveva scritto a mons. Roche comunicandogli la sua gioia – «dopo oltre dodici anni dalla nostra prima conoscenza nel 1945 alla Nunziatura di Parigi – di incontrarci sulla via di Lourdes per le circostanze delle prossime celebrazioni del Centenario Mariano. Io non avrei potuto immaginarmi di ricevere l’onore e la felicità di un invito come quello che mi venne fatto da S.E. Mons. Thèas, e mi decisi ad accoglierlo solo quando seppi da fonte sicurissima che il Santo Padre non aveva alcuna difficoltà a che io lo accettassi. Mi preparo dunque a tenere a questo impegno per i giorni 24 e 25 del pr. marzo. La generosa e nobile offerta che Ella […] mi trasmette, da parte della Compagnia Aerea air-FranCe, sopravanza ogni motivo di compiacimento e di riconoscenza. Senza essere io un navigatore qualificato dell’aria, non tornerà sgradito ai signori de la Compagnia sunnominata il sapere che il mio primo viaggio per le vie dei cieli lo feci giusto tutto solo martedì 6 giugno 1939 sul tratto da Bayrouth a Tel Aviv, e di ritorno da Tel Aviv a Bayrouth il giovedì 8 giugno successivo sopra un aereo de l’Air-France. Quella prima traversata incantevole mi diede poi coraggio a provarmi in più lunga distanza. E fu ancora un altro aereo de l’Air-France che il 15 maggio 1956 mi trasportò da Lisbona a Parigi, e il 17 successivo da Parigi alla Malpensa di Milano. Sono dunque già familiare e buon amico di questi bravi signori che prego Lei, Monsignore carissimo, di ringraziare subito per me», AR/FSSD X/732.

151 Cfr. supra, appunti del 30 novembre 1957.152 Il resoconto edito sulla rivista diocesana riporterà che Urbani aveva «iniziato la sua cal-

da e commossa rievocazione del Cardinale a fianco del quale fu per lunghi anni sia a Venezia nel governo della Diocesi che a Roma nella direzione della A.C. Con la sensibilità e la signorilità di pensiero e di parola che lo fanno oratore eccellente e ricercato da tutti i ceti del pubblico, mons. Urbani ha penetrato la complessa ed alta personalità del Card. Piazza ripresentandola nelle sue note particolari, e con una precisione di indicazioni e di interpretazioni da fare ritrovare ai presenti i vari aspetti e ricordi che del Card. Piazza ognuno aveva in sé e portava particolar-mente vivi nell’anima. Più volte la voce di Mons. Urbani si è velata di commozione e più volte gli ascoltatori si sono commossi con lui nella rievocazione di episodi che con grande efficacia hanno illuminato l’opera di nascosta carità che il Cardinale Piazza ha svolto nei vari posti di

1958

598

Verona con calma e viva soddisfazione. Io fui ancora una volta lieto di aver reso omaggio alla cara memoria del mio antecessore degnissimo e insigne patriarca che pregherà per me.

23 febbraio, domenica [Domenica I di Quaresima]S. Messa in casa. Alle 11 assistetti alla prima predica di mgr. Loris mio

segretario a S. Marco. Poca gente perché al solito ci fù poca preparazione in basilica. Dove molti hanno posizione di comandare di fatto pochi si cu-rano di farlo.153 La predica però fù bella, pratica e ben capita ed ascoltata. Bel ritrovo in cripta coi bambini che ricevettero il Crocifisso di avviamen-to all’apostolato. Don Camilla direttore. C’erano anche i parenti.

Nel pomeriggio di nuovo in cripta per una riunione dei genitori di famiglie numerose. Bel ritrovo anche questo.

Infine mi recai a S. Zaccaria per la Stazione Quaresimale. Parlai alla folla numerosa e seria al Vangelo della Messa celebrata da mgr. De Perini.

In tutto anche oggi 3 discorsi. L’ultimo a S. Zaccaria sulle tre concu-piscenze.154

24 febbraio, lunedìCelebrai la S. Messa alla intenzione per il processo contro mgr. Fiordelli

vescovo di Prato.155 Poi passai la mattinata in Seminario dove presiedetti alla

responsabilità come religioso e come Cardinale. Giustamente l’oratore ha indicato proprio nel grande cuore del Cardinale Piazza il segreto della sua grande personalità e la fonte di un’opera ininterrotta che è stata di grande servizio e di grande beneficio alla Chiesa e alle anime», Solenne commemorazione del Card. Piazza, in «Bollettino», 49 (1958)/2, p. 123.

153 Cfr. supra, appunti del 6 marzo 1957.154 Missale, Dominica I in Quadragesima, Sequentia sancti Evangelii secundum Matthæum (Mt

4,1-11).155 È il primo riferimento sull’agenda alle vicende di mons. Pietro Fiordelli (1916-2004),

vescovo di Prato dal 1954 al 1991, che nell’agosto del 1956 aveva definito il matrimonio civile di due giovani della sua diocesi l’«inizio di uno scandaloso concubinato». I coniugi oggetto di questa accusa, dopo che mons. Fiordelli aveva disposto la lettura nelle chiese della sua diocesi e la pubblicazione delle sue parole, lo avevano querelato e in questi giorni si stava svolgendo il processo di I grado: al termine di questo, il 1° marzo, Fiordelli verrà giudicato colpevole e condannato al pagamento di 40.000 lire di multa; in II grado verrà assolto per l’«insindacabilità dell’atto» e i querelanti dovranno risarcire le spese processuali. La vicenda susciterà le durissime proteste della s. Sede – Pio XII deciderà di far celebrare in tono minore l’anniversario della sua elezione –, e dell’episcopato italiano, che per voce di vari esponenti, e con il coordinamento della segreteria di Stato, paragonava ciò che era accaduto a Fiordelli ai processi dei vescovi d’oltrecortina. Al di là della contingenza, il caso Fiordelli restava in ogni caso emblematico delle difficoltà incontrate dal processo di deconfessionalizzazione delle istituzioni repubbli-cane: su di esso si veda V. de marCo, Le barricate invisibili. La Chiesa in Italia tra politica e società

1958

599

adunanza dei vicari foranei che assunse bella dignità di significazione: dignità e serietà. Non mancò nessuno e non ci furono bizzarrie. Presiedettero di fat-to e diressero i miei due Vicari, Olivotti e Gottardi, e furono sentiti, Vecchi per il Seminario, Marchi per l’Amministrazione, Bosa per l’A.C.156 Per la pri-ma volta si pranzò da tutti insieme coi professori nel Refettorio nuovo, con molta cordialità e letizia sacerdotale di buoni fratelli uniti al loro patriarca.

A sera ricevetti mgr. Carraro v[escovo] di Vittorio V[eneto] e Am[ministratore] Ap.lico di Treviso. Buona intesa circa parecchie cose importanti: nomina di Treviso, e preparazione di contro-battaglia comu-nista.157

25 febbraio, martedìAlcune udienze. Il tribunale per la chiusa del processo diocesano de

non culto158 del [[nuo]] servo di Dio fra Giocondo Lorgna domenica[no]:159

(1945-1978), Galatina 1994, pp. 135-165. Don Tino Marchi, interrogato nella rogatoria vene-ziana per il processo di canonizzazione di Giovanni XXIII, riferirà che in occasione del caso Fiordelli, «e nell’occasione le chiese di Bologna furono listate a lutto, al Servo di Dio era stato proposto, dal suo segretario, tenere anche a Venezia una manifestazione con una processione penitenziale che partendo dalla chiesa della Pietà venisse fino a S. Marco, ma il Servo di Dio non volle accettare la proposta del suo segretario perché non aveva approvato, secondo me, in cuor suo, l’atteggiamento eccessivamente forte, del vescovo di Prato verso quei tali sposi che poi lo avevano trascinato davanti al Tribunale civile. Io sono stato presente al fatto riferito: si era in treno, si andava a Brescia»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 492. Mons. Capovilla rammenta a questo proposito che si era limitato a ipotizzare in che modo dare applicazione concreta alle disposizioni riservate provenienti dalla segreteria di Stato, e trasmesse a tutti i vescovi italiani, per esprimere la prote-sta della chiesa italiana di fronte alla condanna di mons. Fiordelli: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 29 gennaio 2008.

156 L’ordine del giorno prevede una discussione su: 1) Costituzioni sinodali; 2) Riunio-ni foranee; 3) Visita e questionario; 4) Commissioni diocesane; 5) Stazioni quaresimali; 6) Centenario di Lourdes; 7) informazioni varie. Al termine della riunione il patriarca rivolgeva quindi «un accorato paterno invito ai Rev.mi Vicari di voler prodigarsi con ogni mezzo per preservare i sacerdoti, specialmente i più giovani, dai molteplici pericoli di dissipazione, ed assicurare per tutti, per mezzo dello spirito di pietà, di penitenza, e di carità, la perseveranza nel fervore personale e nello zelo apostolico», Adunanza dei Vicari Urbani e Foranei, in «Bollet-tino», 49 (1958)/2, pp. 115-116.

157 Cfr. supra, appunti del 22 gennaio 1958.158 La normativa vigente per le cause di canonizzazione – cfr. Codex iuris canonici, cann.

2057-2060 – prevedeva infatti che all’inizio di un processo canonico si accertasse che non vi fossero già forme di culto pubblico e non autorizzato da parte della chiesa verso il cano-nizzando.

159 Giocondo Pio Lorgna (1870-1928) era entrato nell’ordine domenicano nel 1889; nel 1893 era stato ordinato sacerdote ed aveva iniziato ad insegnare presso lo Studio domenicano

c’erano i membri di questo processo religiosi, mgri e suore.

1958

600

Visita illustre quella dell’arch. Giovanni Muzio.160 Lo trattenni a co-lazione. Visitò per conto suo il presbiterio: convenne perfettamente con me circa i plutei da aprirsi volta per volta e la pala d’oro da retroporre e da far girare:161 constatò l’inconveniente della gente intorno all’altare,162 e mi spiegò la questione del[[l’aff]] Seminario di Bergamo.163 Rimase sem-pre bene impressionato e soddisfatto.

A sera Stazione a S. Simone grande e piccolo. Bene. C’era gente: quieta e buona: non mancavano le guardie di finanza col loro capellano. Parlai

di Bologna. Nel 1905 era stato nominato parroco dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia e nell’ambito di questa parrocchia aveva dato vita a una congregazione di Religiose (le suore domenicane della Beata Imelda) che aveva presto conosciuto una diffusione internazionale; su di lui si veda P. riSSo, Un apostolo del nostro secolo. P. Giocondo Lorgna fondatore delle suore dome-nicane della beata Imelda, Bologna 1993.

160 Giovanni Muzio (1893-1982), già residente a Bergamo, si era laureato in Architettura nel 1915. Aveva maturato importanti esperienze lavorative a livello internazionale (suo il progetto della sede dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Largo Gemelli a Milano) e si era occupato del nuovo piano regolatore generale di Milano; dal 1951 era ordinario di Archi-tettura edilizia alla Facoltà di ingegneria dell’Università di Milano. Sui suoi progetti si veda F. iraCe, Giovanni Muzio (1893-1982). Opere, Milano 1994.

161 Cfr. supra, appunti del 6 settembre 1957.162 Cfr. supra, annotazioni al 6 settembre 1957.163 Cfr. supra, appunti del 30 gennaio 1956; si veda anche Pace e Vangelo, I, pp. 492-493.

Del colloquio con Muzio accennerà anche nella lettera inviata al rettore del seminario di Ber-gamo mons. Sonzogni il 3 aprile successivo: «Oh! sapeste con quanta frequenza io torno al nostro Seminario che amo sogguardare nella sua triplice luce: passato, presente ed avvenire. Del passato ho l’impressione che omai più non restano – e 50 or sono si credeva ancora uno dei più rispettabili seminari d’Italia – che mura fatiscenti, che costruzioni omai squalificate, così da farne un mucchio, e da appiccarvi il fuoco, come sugli avanzi di Troia. Del presente, cioè corpo dirigente e insegnante e massa degli alunni, informazioni eccellenti come la gente nostra orobica sa dare a proseguimento della sua onorata e nobile storia. Circa i progetti per l’avvenire ebbi indicazioni precise, ampie e verbali dall’arch. Giovanni Muzio mio amico dalla giovinezza, che mi hanno dilatato gli occhi ed il cuore. Perciò facciamo prendere qualche nota della melodia Pasquale: exultemus et laetemur. Il Signore ha voluto compartire alla mia piccolezza di proporzioni qualche cosa di questo laetemur, circa il Seminario mio. Venuto a Venezia or sono omai 5 anni trovai il Seminario Minore in costruzione ex novo sulle falde del Grappa. In pochi mesi lo finii: fù in esercizio per tre anni: lo vendetti a buone condizioni, e lo ricondussi sulla laguna, all’ombra del tempio della Salute, vicino ma distinto dal Maggiore. Il buon mio amministratore S. Giuseppe mi aiutò al solito, e il 19 scorso lo potei inaugurare a pochi passi dall’Istituto Laurentianum per la Teologia, e in alcuni vani immensi e abbandonati dalla antica Dogana – deposito di sale e tabacchi e altri generi ai tempi della Serenissima – si è riusciti a cavarne anche per studio, per dormitori, e divertimenti e servizi, da benedire la Provvidenza, come faccio. In queste cose la pietra più preziosa che occorre trovare ed offrire per chi è vescovo e superiore è la santa pazienza, la pazienza instancabile»: Omaggio a papa Giovanni, cit., p. 74 (il fac-simile dell’originale ms alle pp. 62-65).

1958

601

in confidenza richiamando Gesù che scaccia dal tempio i profanatori, e l’alleluia ai bambini che cantano osanna.164

26 febbraio, mercoledìPressione Mx 160 Min. 80. Peso 110. Ringraziamo il Signore per la

continuata buona salute. Il buon dott. Venchierutti me ne assicura e io ne godo. Però semper paratus ad omnia [IC III.15.2].165 Sive vivimus sive morimur. Dñi sumus [Rm 14,8]. Scrivo una lettera per il dott. [x].166

A sera Stazione a Murano: da S. Pietro a S. Donato. Portai la croce e la trovai un po’ pesante per la mia età, ed in una sera di vento. Anche il tragitto fù lungo. Ma lo spirito godette tanto. Mi accompagnò il pensiero

164 Missale, Feria III post Dominicam I in Quadragesima, Sequentia sancti Evangelii secundum Matthæum (Mt 21,10-17).

165 Cfr. gli appunti del 23 marzo 1955 in Pace e Vangelo, I, p. 476.166 Roncalli si indirizza a un noto professionista veneziano, col quale aveva già avuto vari

contatti, la cui moglie era stata ricoverata in una clinica psichiatrica e che stava convivendo con un’altra donna: alla fine il patriarca, pur redigenda la minuta che qui riproduciamo, non spedirà la lettera: «Mio caro dott. [x], Sino dal nostro primo incontro ebbi sempre grande e! simpatia [[per lei]] e stima per lei. E la conservo ancora. Di tratto in tratto in questi ultimi <tempi> mi toccò l’orecchio <la voce di> qualche riserva circa la sua persona e nel comples-so dei rapporti della medesima con parecchi grossi impegni ed affari che anno! riferimento ad istituzioni di carattere publico e sociale di cui è naturale che un pastore di anime si occupi con vigilanza e con cuore. Non amo entrare nei dettagli, meno ancora in ciò che può riguar-dare la persona privata di lei. Ma non posso contenermi insensibile a quanto attraverso la sua persona potrebbe coinvolgere e turbare il complesso degli interessi religiosi, e anche di carattere civico e sociale attinenti alla religione e alla spirituale struttura della nostra regione Veneta. Ora una persona di alto calibro che occupa posizioni così importanti come lei, mio caro dott. [x], non può sfuggire a qualche contraddizione od inimicizia e viene naturale per chi si sente ingiustamente colpito la difesa. Ma la difesa egualmente legittima delle due parti, se per la complessità delle circostanze corresse pericolo di allargare o di aggrovigliare i punti di attacco, e comunque di compromettere ciò che è sostanziale nell’interesse comune, ella comprende che converrebbe mettersi una mano sul cuore, salvare il salvabile e trovare una forma di uscita che permetta di vincere la buona battaglia evitando un combattimento pe-ricoloso. Questo mi [[permetto di dirle]] <faccio coraggio a dirle> in forma di confidente intimità, per l’affezione sincera innanzi a Dio, che conservo per lei, e per la preoccupazione e per il timore di dover dire un giorno che anch’io ho taciuto quando una parola poteva essere benefica. Non dispone ella di qualche buon amico sincero e fedele con cui possa prendere consiglio, e chiarezza e forza di risoluzioni opportune e felici? Io mi arresto qui: non amo affatto di entrare nel vivo della situazione per cui non mi riconosco competenza di apprez-zamento e di giudizio: ma per cui ho la sensazione viva di una minacciosa e preoccupante gravità. L’accompagno di cuore colla mia preghiera e offro a lei, a me stesso e a quanti si interessano al bene spirituale ed alla vera prosperità di Venezia l’augurio per una risoluzione nobile e felice [[di]] per quanto concerne le presenti tristezze e difficoltà. Mi creda veramente aff.mo suo, +Angelo Gius. card. Roncalli patriarca», AR/Int 2930.

1958

602

di Gesù sulla via del Calvario che non dovette essere più lunga. Godetti tanto, tanto di questo mio sforzo reale e simbolico. A S. Donato molta gente specialmente donne e bambini. Al Vangelo parlai dei tre personaggi: Mosè, Elia e Giona con applicazioni ben seguite dalla gente ed anche dai bambini.167 Deo gratias.

2 marzo, domenica168

Sempre raccolto in casa per il mio discorso per la traslazione del pa-triarca Ramazzotti a Milano.169

Partii dopo mezzodì con treno Venezia-Brescia. Di là a Sotto il Monte in auto Maffeis. Ero con don Loris e Marchi. Godetti molto di vedere i miei alla Colombera, al Cimitero e a Camaitino[,] presi con me lo zucchet-to di Papa Pio X che porterò a Lourdes.170

Arrivammo per tempo a Milano. Buonissima accoglienza al Pime,171

167 Cfr. Missale, Feria IV Quatuor Temporum Quadragesimæ, Lectio libri Exodi (Es 24,12-18); Lectio libri Regum (1Re 19,3-8); Sequentia sancti Evangelii secundum Matthæum (Mt 12,38-50).

168 Dal 27 febbraio al 1° marzo Roncalli non scrive nulla sull’agenda.169 Cfr. supra, appunti del 14 novembre 1957.170 Di questo aveva fatto cenno nella lettera inviata a mons. Scarpa il 23 febbraio, in AR/

FSSD X/751. Vi ritornerà più dettagliatamente nella lettera inviata al card. Tisserant il 10 marzo: «Sto preparando due doni per quel nuovo tempio ed in memoria della sua dedicazio-ne. Il primo è lo zucchetto bianco – la calotte – che il Santo Padre Pio X portava il 29 gennaio 1905 nella consacrazione da Lui fatta nella Capella Sistina del nuovo Vescovo di Bergamo, Mons. Radini-Tedeschi, che fù uno dei più grandi organizzatori, anzi il più grande senz’altro, dei pellegrinaggi Italiani a Lourdes: ed a cui, in unione col conte Acquaderni si deve la ere-zione della capella degli Italiani – la Pentecoste – nella basilica del Rosario, che reca ancora in mosaico lo stemma dei due promotori. Io ebbi questa “calotte” dal compianto amico intimo di Mons. Radini, cioè Mons. Giulio Tiberghien che l’aveva ottenuta in regalo dal Papa stesso, tramite Mons. Bressan. L’altro dono è la crosse pastorale che Mons. Giuseppe Sarto nominato vescovo di Mantova ebbe in omaggio dai suoi parrocchiani di Salzano (Treviso): fu portata da lui a Venezia e tenuto in uso durante tutti gli anni del suo patriarcato. Partendo nel luglio 1903 per il Conclave lo lasciò qui alla sua cappella privata ad uso dei suoi successori che se ne servirono: Card. Cavallari, La Fontaine, Piazza, Agostini e Roncalli. Non è di gran valore artistico, ma di cara significazione storica. Io conto di servirmene l’ultima volta per la vicina ceriminia di Lourdes e di lasciarlo in ricordo al nuovo tempio. Mentre qui a Venezia lo sostituirò con la crosse di mia proprietà, che ho acquistato a Parigi, e che mi servi durante gli anni della mia Nunziatura colà. Con questi due doni a Lourdes intendo da mia parte espri-mere la mia riconoscenza per il grande onore fatto al mio modesto nome di associarlo alle manifestazioni mondiali del Centenario delle Apparizioni», AR/FSSD X/757; sul significato di questi doni si diffonderà anche nella lettera inviata a mons. Piazzi il 22 marzo: in giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., pp. 446-448; si veda pure I doni di Venezia a Lourdes, in «Bollettino», 49 (1958)/3, pp. 163-164.

171 Pontificio Istituto Missioni Estere.

1958

603

e cena a S. Sofia invitato dai Monsignori arciv. Montini e Pignedoli,172 coi suoi segretari. [[Mi]] Seguì la conversazione con mgr. Montini, che mi la-scia sempre edificato ed in ammirazione. Visitai la capella di Maria Bam-bina la prima volta dopo la sua ricostruzione. Vedo che quella casa ha cambiato fisionomia.

3 marzo, lunedìA Milano – Pime. Notte buona e laboriosa. Alle 7 celebrai S. Messa

agli alunni che mi fecero eccellente impressione. Li communicai tutti. Al Vangelo buone parole: Gesù Maria e Giuseppe. Applicazioni alla vita apo-stolica presente e futura. Alle dieci assistenza in cappa magna alla Messa cantata dal Rettore p. Lombardi.173 Post Missam lessi il discorso che fu molto bene ascoltato. Mi era costato un po´ di sacrificio il comporlo.174

172 Sergio Pignedoli (1910-1980), sacerdote della diocesi di Reggio Emilia dal 1933, dopo aver svolto alcuni incarichi nella diplomazia pontificia era stato nominato ausiliare di Milano nel 1955; nel 1967 sarà nominato segretario della congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e nel 1973 sarà creato cardinale; su di lui si vedano Il cardinale Sergio Pignedoli, amico indimenticabile (1910-1980), memorie e testimonianze, a cura di p. G. Palermo s.c.j., Andria 1989, e Il Cardinale Sergio Pignedoli a 20 anni dalla morte: figlio della montagna, uomo di fede, marinaio, a cura di U. Bellocchi, Reggio Emilia 2000.

173 Augusto Lombardi (1898-1964), originario di Villa S. Stefano (Frosinone), dopo la laurea in lettere e l’insegnamento scolastico maturò la decisione di entrare nel Pontificio Istituto Missioni Estere (P.I.M.E.), dove nel 1931 ricevette l’ordinazione sacerdotale per le mani del card. Schuster; nel 1932 iniziò il suo lungo periodo di missione in India, conclusosi nel 1952 quando ricevette la nomina a vicario generale; era superiore generale del P.I.M.E. dal 1957.

174 «Questa mia visita a Milano, aveva scritto Roncalli, vuole essere la conclusione di un’opera buona, figlia di felice ispirazione. Ero intento a Venezia a ricomporre le salme degli ultimi patriarchi dall’inizio dell’800, richiamandole da vari punti e disponendole a corona in-torno all’antico sarcofago di san Marco, come i figli di Giacobbe avevano fatto coi patriarchi loro: “sepelierunt in spelunca duplici contra faciem Mambre” (Gen. 50,13). Mi fu chiesta una ecce-zione per uno di quei prelati venerandi, un milanese, nella serie prima e dopo san Lorenzo Giustiniani, il solo milanese dei vescovi che governarono la Chiesa di san Marco, cioè mon-signore Angelo Ramazzotti, già vescovo di Pavia per sette anni (1850-1857) e purtroppo so-lamente per tre anni e qualche mese (1858-1861) patriarca di Venezia. Potevo negare questa affettuosa eccezione ai figli del suo spirito, agli eredi della principale gloria sua di fondatore dell’Istituto delle Missioni Estere di Milano, la creazione più insigne di carattere missionario sorta in terra d’Italia in questo ultimo secolo? Non lo potevo. […] Rammento la prima volta che la Provvidenza mi condusse qui a via Monterosa, nell’autunno del 1910, quasi mezzo se-colo fa, come piccolo segretario del mio grande padre e signore monsignor Giacomo Radini Tedeschi, vescovo di Bergamo, per la circostanza della consegna del Crocefisso ad un bel gruppo di missionari in partenza. […] Undici anni dopo (1921), un colpo inaspettato […] dischiuse […] il vasto campo delle missioni cattoliche in tutto il mondo. Furono cieli nuovi e terre nuove per me, di una bellezza e di una promessa esaltante, che mi attrassero in un lavoro

1958

604

Erano presenti coll’Arciv. Montini tutti i Vescovi Lombardi tranne Tredici di Brescia e Benedetti di Lodi.175 Mi trattenni a colazione: molta semplicità e amabilità.

Passai a S. Ambrogio in preghiera osservando la Pala d’oro che vedevo scoperta per la prima volta. Non così preziosa come questa di S. Marco ma certo preziosa assai.

Rapidissimo ritorno in treno sino a Venezia.

4 marzo, martedìRestano le buone impressioni di ieri a Milano. Qui sempre contatti in

vista del meglio.176

di cooperazione missionaria che segnò, non certo per i meriti miei personali, ma non senza il mio umile contributo di buon lavoro e di studiati ordinamenti, quello straordinario fervore che è uno dei fasti più belli dell’azione dei cattolici nei tempi moderni. […] Ma durante que-sto tempo del mio servizio alle Opere Missionarie e particolarmente della Propagazione della Fede, lo confesso, di mons. Ramazzotti non avevo che un languido ricordo del nome, che io avevo scorto nel maggio del 1905, giusto a Rho, sopra una iscrizione marmorea, associato a quello di mons. Carlo Bartolomeo Romilli, arcivescovo di Milano», In memoria di mons. Ramaz-zotti patriarca di Venezia e fondatore del P.I.M.E., in Scritti e discorsi, III, pp. 472-475.

175 Tarcisio Vincenzo Benedetti (1899-1972) era stato ordinato sacerdote dell’ordine dei carmelitani scalzi nel 1927; nel 1949 era stato nominato ausiliare di Sabina e Poggio Mirteto e nel 1952 era stato nominato vescovo di Lodi. Giacinto Tredici (1880-1964), sacerdote dal 1902, era stato nominato vescovo di Brescia nel 1933.

176 A questa data risale una lettera inviata al sostituto Dell’Acqua: «Eccellenza Rev.ma, Sento dire che l’Episcopato della regione Flaminia ha inviato messaggi, ispirati alla dolorosa situazione odierna [scil. la crisi che si era aperta dopo la condanna di mons. Fiordelli], al Pre-sidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ed al segretario della D.C. on. Fanfani. Dopo di essermi consultato con S.E. mons. Bortignon, segretario della Conf. Episcopale Triveneta, rimango perplesso circa la opportunità immediata di compiere io pure un pronunciamento del genere, attesa la mancanza di riserbo che, indipendentemente dalla volontà delle persone su nominate, sembra insidiare gli ambienti più alti, fino al punto di rendere pubblica ragione, ma storpiandoli, i documenti dell’Episcopato. L’umile scrivente ne constatò ieri un saggio nei travisamenti di Paese-Sera (3-4 marzo corr.) con larghe citazioni dei suoi discorsi e lettere, applicati e chiosati in modo assolutamente inconcepibile. È que-sto fatto che soprattuto impressiona: la deliberata volontà di travisare intenzioni, parole ed azioni dei Vescovi: e quest’altro: la diabolica tattica di coinvolgere la Chiesa e la Gerarchia nell’apprezzamento e nel giudizio di qualsiasi avvenimento meno gradito alla parte politica, e alla parte avversa. Il tema è pertanto: la libertà e la disciplina della stampa: la tutela della onorabilità delle persone e delle istituzioni: il rispetto sommo ed indiscutibile di ciò che è sacro, ed appartiene all’anima dei singoli e dei popoli: il rispetto infine dei patti sanciti e tanto provvidenziali. Nel corso di una funzione penitenziale – allego copia del Comunicato – parlerò domenica di questo e di altro, ma in termini accorati e misurati. Ma se la superiore Autorità ritiene che si debba e che convenga fare altro, e farlo subito, mi basterà un semplice cenno: telefonico o telegrafico: ben inteso come sono, in perfetta sincronia con questi Ecc.

1958

605

7 marzo, venerdì177 [S. Tommaso d’Aquino Confessore e Dottore della Chiesa]

S. Messa a S. Gio[vanni] e Paolo in onore di S. Tommaso. Messa non animata che da un tocco d’organo arrivato tardi. Però folla dei giovani e giovani! delle publiche scuole imponente.

Al termine della Messa parlai: e l’uditorio fù attentissimo.178

mi e degnissimi Vescovi comprovinciali, a manifestarmi unanime col Santo Padre non solo mente et corde, ma fino alla misura ed alla estensione di ciò che può meglio servire la causa della verità e della giustizia. Eccellenza: tanto credevo opportuno confidarLe, e resto in at-tesa di un Suo riscontro che mi sarà prezioso ed indicativo», AR/FSSD X/754. Il tenore della risposta fornita dalla segreteria di Stato si ricava dalla lettera che il patriarca invierà al presidente Gronchi il 22 marzo successivo: «Eccellenza, mi permetto di accompagnarLe il testo di un mio discorso pronunciato a San Marco domenica 9 corrente in occasione della festa del Papa. Non ho potuto non versare in quelle parole l’angoscia dello spirito mio e di tutti i miei venerabili fratelli dell’episcopato triveneto innanzi alla persistente campagna della stampa – di certa stampa particolarmente – in cui tutto è offesa, anche il modo è offesa, a ciò che grazie a Dio si conserva ancora in Italia: cioè la divina istituzione della Chiesa cattolica con l’augusto suo capo: e tutto il complesso di insegnamenti e di principi che sono la base della civiltà cristiana. Ciò senza dire degli attacchi e delle minacce agli impegni gravi e solenni di quel concordato che ha permesso una trentina d’anni di civile tranquillità, riuscita benefica alla prosperità e al buon ordine d’Italia. Questa voce dell’episcopato, del clero e del popolo fedele di questa regione triveneta non ha né lo spirito, né il tono della invocazione del fuoco celeste colle parole dei discepoli di Gesù sopra la città samaritana scortese ed insipiente. Vuole essere però, con espressione di sincero rispetto per la persona di lei, Ecc.mo signor Presidente e degli onorevoli Componenti il Governo della Repubblica, una testimonianza della tristezza che è nel cuore del Santo Padre, a cui tutti noi ci sentiamo intimamente uniti: di serena ma decisa protesta per quanto accade, e che ogni spirito equanime vivamente deplora: nel voto che i tempi e le circostanze, meno contaminate da oscuri interessi e da livore setta-rio, e contenute ad una disciplina robusta di mutua e rispettosa convivenza, permettano nel libero e maturo esercizio delle libertà cristiane e civiche di contribuire anche maggiormente al pubblico e privato benessere di ordine spirituale e temporale», in Pasqua di risurrezione, Loreto, 18 aprile 1976, cit., pp. 66-67.

177 Il 5 e 6 marzo l’agenda non viene compilata.178 Al 7 marzo risale la Notificazione grave e dolorosa dell’Episcopato Triveneto con la quale i

vescovi della regione presieduta da Roncalli esprimevano la propria solidarietà al papa nelle dure polemiche che erano seguite alla condanna di mons. Fiordelli: «Il Cardinale Patriarca, gli Arcivescovi e i Vescovi della Provincia Ecclesiastica Triveneta – si indicava in questo te-sto – hanno fatto atto, ciascuno per conto proprio e della sua diocesi, di spirituale presenza intorno al Santo Padre, afflitto e maltrattato, in queste ultime settimane, con tale prepotenza e scorrettezza di linguaggio, che trova pochi riscontri nel parossismo anticlericale di altri tempi. E tutto questo è accaduto, accade, e si dilata, per le voci della stampa, non di tutta, ma di certa stampa – spiace il dirlo – perfida e insidiosa, che oggi è padrona della piazza, e per cui ogni arbitrio sembra lecito: affermare il falso, inventare di sana pianta, fraintendere e confondere persone, fatti e dottrine. È necessario si sappia e si ripeta che, in nome e sull’esempio di Cristo Gesù, noi abbiamo sentimenti di bontà e di perdono per tutti. Ma siamo ben decisi a vegliare,

1958

606

8 marzo, sabatoMattinata con udienze. A mezzodì trattenni a colazione S.E. mgr.

Primo Principi arciv. tit. di Tiana e Amministratore Pontificio di Loreto e del Santo di Padova. Era con P. Giorgio Montico prov. dei Conventuali. Cari ritorni sopra antiche memorie di Seminario Romano.179

In giornata forte mio lavoro per il discorso di domani sera per la festa, dal tono smorzato, sul Papa. È l’occasione del coraggio e della prudenza. La Madonna ci aiuti come è invocata, Mater boni consilii.180

9 marzo, domenica [Domenica III di Quaresima]Festa del papa in tono minore.181 Lavoro forte di composizione e di

a pregare, a lavorare perché la luce disperda le tenebre. Per ciascuno che tocca ciò che è più sacro sta preparata la sua ora, la sua pena. Noi non la invochiamo, perché chi giudica le intimità dei cuori è il Signore, e riteniamo che forse in quanto accade c’è più ignoranza che malizia. Noi invochiamo la risipiscenza. Ma è nostro dovere assicurare i buoni e gli onesti che tutto l’Episcopato Triveneto è compatto nella unità dei principi che il Santo Padre custodisce ed insegna: nella fedeltà alla disciplina ecclesiastica: nell’amore più fervido alla augusta Persona del Sommo Pastore della Chiesa, e di Padre universale. Così Iddio ci sostenga tutti in quest’ora di tristezza: illumini gli erranti: e doni alle anime oneste che credono in Lui, lume di verace dottrina, senso di giustizia ed amore di verità e di pace. Con animo mesto, ma confidente, tutti insieme salutiamo, incoraggiamo e benediciamo il clero e il popolo delle nostre dilettissime diocesi», in «Bollettino», 49 (1958)/3, pp. 145-146; ripresa in Scritti e discorsi, III, pp. 491-492.

179 Primo Principi (1894-1975), di Osimo, era stato ordinato sacerdote nel 1918 e nomi-nato arcivescovo titolare di Tiana nel 1956.

180 Cfr. Rituale, Litaniæ Lauretanæ B. Mariæ Virginis. Nella Notificazione per il mese di maggio datata 30 aprile – dunque a poche settimane dalle elezioni politiche – indicherà che «ogni buon cristiano, guardando a Maria, ripensa a se stesso, ed alle esigenze della sua anima, secondo la educazione che avviò la sua giovinezza, e secondo le sue presenti responsabilità. E a proposito di queste responsabilità di ciascuno in faccia ai problemi della vita quotidiana, che interessano non solo l’ordine individuale – rapporti di anima con Dio, e con la sua santa legge – ma anche i rapporti di carattere domestico e sociale, si comprende come le elevazioni spirituali di questo mese inducano a sottolineare la gravità dell’impegno di ciascuno e a farsi onore mantenendo fede ai principi fondamentali dell’ordine e della pace, che hanno applicazione e valore nella vita presente e per la futura. […] Vi si chiede quest’anno particolare contributo di serietà, di buon giudizio, di serena visione delle realtà presenti: e di preghiera ardentissima perché la Madre del Buon Consiglio sorregga la coscienza di ciascuno nel compimento di un dovere: che è pure dove-re sacro e di cui dovrà rendere conto a Dio: e che il senso di un sincero amore patrio indica e suggerisce», in «Bollettino», 49 (1958)/4, pp. 177-178

181 Questa scelta era dettata dai recenti avvenimenti legati al processo del vescovo di Pra-to e alle dure polemiche che ne erano derivate. Pio XII aveva disposto che venissero sospesi i tradizionali festeggiamenti per l’anniversario della sua elezione e a questa decisione si era prontamente adeguato anche il patriarca di Venezia: senza tuttavia aderire all’esempio di quei presuli italiani che avevano deciso di drammatizzare ulteriormente il clima già teso di queste giornate. Il patriarca indicava perciò che le «circostanze dolorose di queste ultime settimane,

1958

607

scrittura. Don Loris sempre aiuto prezioso. La raucedine che mi ha sor-preso mi ha obligato a far leggere dall’ambone allo stesso mgr. Capovilla il discorso che così fù sentito meglio, ed anch’io l’ho meglio gustato e… approvato.182 Io assistetti in cappamagna dal trono. La benediz[ione] Eu-caristica fù data dal nuovo vescovo di Trivento che domenica pr[ossima] consacrerò.183

manifestatesi, attraverso la stampa, in tutta la loro crudezza con un crescendo impensato e soprendente, che lascia supporre concentrazione di forze tenebrose, mettono in cuore una grande tristezza, e richiamano alla mente le gravi parole di Gesù annunciante l’ora e la potestà delle tenebre: vigilate et horate. […] Ritengo pertanto opportuno disporre, per domenica 9 cor-rente quanto segue: 1. – La celebrazione della “festa del Papa” abbia carattere penitenziale. 2. – A Venezia: alle ore 16.30; funzione penitenziale cittadina a S. Marco. 3. – Nelle foranie: nell’ora più opportuna analoga funzione parrocchiale»: Notificazione per la «Festa del Papa», in «Bollettino», 49 (1958)/2, p. 113.

182 Roncalli intende dire che la stesura del discorso era in gran parte dovuta al lavoro del suo segretario: «Miei fratelli e figliuoli, il nostro convenire di questa sera, clero e popolo, innanzi all’altare del Signore, nel tempio massimo della diocesi patriarcale, voleva essere sol-tanto un punto di richiamo sereno e di gioia familiare, nella celebrazione del diciannovesimo anniversario della elevazione di Papa Pio XII alla Cattedra di S. Pietro: incontro partico-larmente lieto e significativo per l’inizio del ventesimo anno di un pontificato luminoso e glorioso, benefico e benedetto. Doveva essere inoltre espressione collettiva e solenne di voti filiali per la Augusta Persona del Santo Padre, in augurio di prosperità, di longevità robusta e laboriosa, di celesti e terrestri consolazioni. Purtroppo attorno a noi, da qualche mese, av-vertiamo che si è levato un vento ostile, innanzitutto contro la Chiesa, nel suo insieme: corpo dottrinale, gerarchia, storia, e sua divina missione e posizione nel mondo e particolarmente in Italia. […] Questo fatto, avvertito subito nella sua gravità, motivo di tristezza e di sgomento, ha consigliato di riservare per tempi migliori il canto del “Te Deum”, che pur vorrebbe pro-rompere, per molti motivi, dai nostri petti: e di applicare anche alla “festa del Papa”, che noi oggi celebriamo, il tono penitenziale di tutta la quaresima: ad affermazione netta di fermezza della verità contro gli errori, a riparazione del male che viene commesso, e a supplicazione concorde di grazia divina per il ravvedimento dei nostri fratelli erranti ed infelici. […] Nelle mie parole vi prego di non trovare spirito o tono di recriminazione e di vendetta per il dolore che ci affligge. Nel Breviario di stamane Sant’Ambrogio ci ammoniva esattamente in questo senso: “perfectus vir non movetur ulciscendi doloris invidia: l’uomo che tende alla perfezio-ne non si lascia prendere dallo spirito di vendicarsi dell’ingiuria patita”. (Ex Libro de Sancto Joseph). Vi parlo come umile patriarca perché resti testimonianza di quest’ora che non fa onore a quanti – sono certamente ben pochi a Venezia – credono che sia giunto il momento di sovvertire tutto: e di sbaragliare le forze cristiane dividendole: di spaventare i credenti: di atterrire l’Azione Cattolica, e di staccare dalla Chiesa la gioventù usando l’arma nefasta e vile della insinuazione calunniosa, della ironia e del disprezzo. Ora l’Apostolo San Paolo sugge-risce ai Romani (XV, 4) il rimedio per le ore della tristezza: cioè la pazienza e la lettura e la meditazione del Libro Sacro: perché tutto ciò che fu scritto lo fu per nostro insegnamento», Discorso del Patriarca per la «festa del Papa» – 9 marzo, in «Bollettino», 49 (1958)/3, pp. 155-159 (la cit. alle pp. 155-156); ripreso in Scritti e discorsi, III, pp. 493-501.

183 Cfr. supra, appunti del 10 febbraio 1958.

1958

608

Basilica piena e seria come nelle più grandi circostanze. Penso che questo mio scritto sia stato uno dei miei più felici. E subito compresi che la soddisfazione fù generale. Detta la verità senza offendere la carità.184

10 marzo, lunedìLa mia raucedine continua. Ricevetti poca gente. Notevole il prof.

Sante Casellato, non praticante dice lui, ma non massone. Mi riferì cose orribili, in fatto di malcostume, e di posizioni tenebrose e compromesse dalle forze secrete. Ricevetti anche il colon. Malagamba che fù promosso ad un grado superiore.

Altre visite: Bacchion a proposito della candidatura Gagliardi su cui ci intendiamo bene, in contraddizione alle indisposizioni degli ordinari Ecc.mi di Chioggia [Piasentini] e di Concordia [De Zanche] che io non posso in coscienza condividere.185

A sera ricevetti i giudici Esaminatori Tessaro, D’Este e Spavento che mi presentarono i nuovi parroci [[p]] esaminati e proposti oggi: don Bruno Trento per Crepaldo: Bellin d. Ivan[o] per Castello di Caorle: don Primo Zanardi per Mira: e d. Albino Tenderini da Treporti a Chirignago. In Dño confido.186

184 È una premura – nonché un elemento distintivo della sua personalità e spiritualità – che accompagna Roncalli da sempre. Aveva scritto, giovane segretario di mons. Radini Tedeschi durante la temperie antimodernista, che l’esempio di s. Francesco di Sales nella lotta contro le eresie del suo tempo era «prezioso anche ai nostri giorni in cui talora lo zelo inconsiderato e la disgiunzione della verità dalla carità conducono ad esagerazioni deplorevoli in mezzo alle quali la carità ha sempre la peggio, e la verità non solo viene circondata di antipatia, ma corre anch’essa il pericolo di smarrirsi»: Un pensiero a S. Francesco di Sales, in «La Vita Diocesana», 3 (1911)/8, p. 289. Ancora nel 1930, nel corso del ritiro a Russe presso i passionisti, aveva annotato che «pur di fare trionfare la carità a tutti i costi preferisco essere tenuto per un dappoco. Mi lascierò! schiacciare, ma voglio essere paziente e buono fino all’eroismo. Solo allora sarò degno di essere chiamato vescovo perfetto», GdA, p. 318.

185 Gagliardi verrà infine candidato per le elezioni politiche del 25 maggio successivo nelle liste della D.C. e risulterà eletto al parlamento con 23.426 voti di preferenza: Tramon-Tin, Vincenzo Gagliardi, un leader, cit., p. 47. Già in altre occasioni – cfr. le annotazioni al 14 dicembre 1955 in Pace e Vangelo, I, p. 646 – Roncalli aveva lasciato trasparire la disparità di vedute con altri membri della Conferenza episcopale triveneta: in questo caso il disaccordo verteva sulla volontà espressa dai due vescovi menzionati di escludere Gagliardi, giacchè collocabile nella corrente della sinistra D.C., nelle liste elettorali: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 22 gennaio 2008.

186 La comunicazione delle loro nomine, con decorrenza dal 1° marzo, è in «Bollettino», 49 (1958)/3, p. 150.

1958

609

11 marzo, martedìIl raffreddore alla gola continua a farmi buona compagnia.

12 marzo, mercoledì [S. Gregorio Magno Papa, Confessore e Dottore della Chiesa]

Stanotte ho ricordato S. Gregorio: e lo volli imitare. Mi alzai alle 1.30 e preparai il piano della Omelia per il 25 marzo a Lourdes dopo la consacrazione del nuovo tempio.187 Speriamo che incontri, nei tre punti luminosi: 1 il tempio materiale vastissimo, 2 il titolo S. Pio X e la sua significazione, 3 la devozione a Maria Immacolata.

A mezzodì ricevetti l’Ambasciatore di Gran Bretagna al Quirinale sigr. Ashley Clarke che già conobbi a Parigi come Consigliere di quella Amba-sciata.188 Erano con lui il Console inglese a Venezia mr. Radmond. Felice incontro. Spero di restituirgli la visita a palazzo Wolkon[s]ki che è vicino alle mie Suore [[Ann]] Zelatrici del S. Cuore di via Piatti a Roma.189

Per curare un po’ meglio il mio raffreddore mi sono messo a letto alle 17. Il letto è una rosa ove si dorme o si riposa. Il mio riposo è lettura o preghiera.190

13 marzo, giovedìGiornata laboriosa ma di poca conclusione. La voce stenta a tornare.

Mi sento però di bene in meglio.A sera dopo cena mi trattenni col mio mgr. Loris in una prolungata

lettura dei Promessi Sposi: Viaggio di don Abbondio al Castello e suo col-loquio col Cardinale nel dì della Visita alla sua parrocchia. Che felicità di espressione e che sostanza di insegnamento.191

187 Il patriarca vorrebbe essere all’altezza dell’enorme impegno profuso da questo papa nell’attività omiletica e di commento delle Scritture. Alcuni materiali preparatori per l’intervento a Lourdes – brani biblici, scritti di santi – sono in AR/Int 2967.

188 Sir Henry Ashley Clarke (1903-1994), era stato nominato ambasciatore nel 1953 e proseguirà il suo mandato sino al 1962, quando si ritirerà dalla carriera diplomatica; suc-cessivamente si impegnerà nella salvaguardia della città di Venezia e proprio nel cimitero di San Michele verrà sepolto dopo la sua morte.

189 Villa Wolkonsky – costruita verso la fine del XIX secolo dai discendenti della prin-cipessa russa Zenaide Wolkonsky – era la residenza dell’ambasciatore britannico in Italia sin dal 1947.

190 Riprende, a modo suo, un antico adagio, presente anche in un celebre componimento del Belli: «Er letto è una rosa / Che cchi nun ce s’addorme s’ariposa».

191 Cfr. A. manzoni, I promessi sposi, cap. XXIII.

1958

610

14 marzo, venerdìIdem come ieri. Stamane però cominciai a stendere la prefazione all’ul-

timo volume degli «Atti della Visita Ap[ostolica] di S. Carlo a Bergamo».Lieta notizia tra ieri ed oggi. Ieri il Capitolo di S. Marco ha accolto

con pieno consenso la nomina di mgr. Capovilla mio segret. e Parroci di S. Stefano Moro, Turchetto di S. Cassiano.192

A sera tarda convenni cedere al mio segretario e dettargli alcune idee per il discorso di domenica alla Vigna per la consacrazione di mgr. Pio Cribellari! vescovo di Trivento.

15 marzo, sabatoStanotte sono arrivate notizie da Roma circa il mio viaggio di Fran-

cia. Il S. Padre mi riceverà il 27 al mio ritorno: ma solo. Come è giusto.193 La mia visita a Lourdes non ha carattere di missione ufficiale come del resto non fù mai ne´ concepita ne´ intesa.194

Fra le cose liete di oggi una lettera del Card. Tisserant in risposta ad una mia dell’altro ieri in cui mi dice [che] la scelta che fù fatta della mia persona per consacrare la chiesa di S. Pio X è stata veramente indovi-nata. Avere un successore al S. Pontefice già nunzio ap. in Francia era veramente l’ideale: i pellegrini di Lourdes saranno entusiasti della mia presenza ecc. ecc. Veramente laus Deo.195 Per converso qui in casa ebbi

192 I tre venivano nominati canonici onorari della cattedrale: cfr. «Bollettino», 49 (1958)/3, p. 150.

193 È mons. Roche che telefona al segretario Capovilla, il quale stenderà per il patriarca una nota ds sui dettagli del colloquio: copia in AR, b. 85: «Théas», f. «Consacrazione del Tempio S. Pio X, 24-25.3.1958», 85.3.35; su tali notizie si veda anche la lettera di Roncalli allo stesso Roche del 16 marzo 1958, AR/FSSD X/761.

194 Aveva scritto il 12 marzo a mons. Roche: «Ricevo oggi una Lettera di S.E. Mons. An-gelo Dell’Acqua, che esclude la eventualità di una udienza Pontificia all’occasione della mia partenza per la consacrazione del tempio di S. Pio X a Lourdes, trattandosi, scrive l’Ecc.mo Mons. Sostituto, di “viaggio privato”. Partirò dunque da Venezia nella mattinata del 23 corr., giusto per trovarmi a Ciampino per l’ora convenuta» AR/FSSD X/759.

195 La lettera di Tisserant è in AR, b. 85: «Théas», f.: «Consacrazione del Tempio S. Pio X, 24-25.3.1958», 85.3.30. Roncalli gli aveva scritto il 10 marzo: «Era mia intenzione offrire a Vostra Eminenza Reverendissima un atto di omaggio, come a Presidente del Comitato Internazionale per la celebrazione del Centenario di Lourdes, nella imminenza della mia visita a quel Santuario, fissata per la consacrazione della nuova chiesa di S. Pio X, a cui S.E. Mr. Théas mi aveva con molta amabilità invitato sino dallo scorso settembre. Ma avendo saputo ieri, per la comunicazione della stampa, che giusto domani 11 marzo gli Onor. Membri di questo Alto Comitato si raccoglieranno intorno alla venerata persona di Vostra Eminenza, pensai di anticipare questa mia devota manifestazione di rispetto estendendola

1958

611

un vero disappunto per il colore bianco della nuova auto. Ho sofferto assai.196 In serata molte occupazioni. Visitai i preti ammalati di Marano [d. Lino Davanzo] e Bissuola [p. Raffaele Leita];197 poi seguì la inaugura-zione del Berna a Bissuola con mie parole lette e gradite.198 A tarda ora ricevuto il Sotto Segret. Spallino.199

16 marzo, domenica [Domenica IV di Quaresima]Ieri cominciò il VI anno della mia presenza a Venezia: e cominciò

coll’amarezza che poi si sciolse.200 Nel pomeriggio bel ritrovo a Mira per la solenne inaugurazione dell’Istituto «Maternità e Infanzia» presente il sindaco di Roma Ciocietti! molto cristiano a sentirlo parlare come un religioso.201 Io riassunsi le mie parole raccontando con lievi parole l’epi-sodio di mia nipote Aurelia che posta tra la scelta della sua vita e quella del suo bambino preferì il bambino vivo a se stessa, e fù salva lei e lui.

a tutti insieme i Rev.mi ed Onorevoli Signori convenuti in Roma. Il compito affidato da Mons Théas alla mia umile persona è assai onorifico: e non riconosco in me un titolo per meritarlo, se non per essere il successore del Santo Pio X come patriarca di Venezia. Esso è limitato alla semplice consacrazione del nuovo grande tempio. Infatti io conto di arrivare a Lourdes la sera del 23, e di ripartirmene il mattino del 26, senza soffermarmi in alcun punto della Francia, a cui mi sento legato per tanti lieti, affettuosi, e pacifici ricordi. […] Siamo alla vigilia di grandi giornate di spirituale scambio di preghiere e di grazie: preghiere salenti da tutti i punti della terra al trono della Immacolata Madre di Gesù e nostra: grazie che imploriamo vengano compartite a profusione sul Santo Padre Pio XII gloriosamente regnante, e su tutta la Chiesa. Vogliate gradire, Eminenza, e far gradire ai Signori compo-nenti l’illustre Comitato Internazionale questa mia semplice ma cordialissima espressione di omaggio e di augurio per ogni successo di queste celebrazioni Mariane, che saranno motivo di immensa letizia per la Chiesa universale», AR/FSSD X/757.

196 «L’amministratore della mensa don Tino Marchi aveva pensato al colore grigio per l’Opel del patriarca perché attirava meno i raggi del sole. Il cardinale pensava che solo il nero si addicesse ad un vescovo»: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 22 gennaio 2008.

197 Il padre servita Leita morirà il giorno successivo all’età di 47 anni: ne viene pubblica-to un necrologio in «Bollettino», 49 (1958)/3, p. 170.

198 «Alle 18 inaugura e benedice il nuovo Istituto “Fratelli Berna” di Mestre»: Diario, ibidem, p. 165.

199 Il democristiano Lorenzo Spallino era segretario del Consiglio dei ministri del I Go-verno Zoli.

200 Amarezza sempre dovuta alla vicenda del colore dell’auto.201 Urbano Cioccetti, della Democrazia Cristiana, era diventato sindaco dell’urbe nel

gennaio precedente e resterà in carica sino al luglio 1961; il suo mandato è ricordato soprat-tutto per le controverse – e non sempre reputate disinteressate – decisioni in campo urbani-stico: cfr. A. CaraCCioLo, I sindaci di Roma, Roma 1993, pp. 59-63, e G. Crainz, Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, Roma 2003, p. 77.

1958

612

L’assistenza dei medici aiutò la Provvidenza.202

Notevole stamane la solenne consacrazione episcopale di P. Pio Cri-bellari! o.f.m. a Vescovo di Trivento nella chiesa di S. Francesco della Vigna. Funzione bellissima diretta da mgr. Schiavon in perfetto ordine e molta folla devota a chi fù quivi parroco fervoroso per parecchi anni. Il nuovo Vescovo è l’ottavo consacrato da me, dopo Vuccino, Descuffi, Pacini, Testa, Gianfranceschi, Oddi, Olivotti, Cribellari!.203

19 marzo, mercoledì [S. Giuseppe Sposo della B.V. Maria]Il mio caro Santo. Per compiacere ai miei Canonici celebrai io stes-

so la Messa Pontificale a S. Marco. Accolsi molte manifestazioni di de-vozione sincera, ma non tenni alla esteriorità. S. Giuseppe continua ad ascoltarmi ed io gli voglio tanto, tanto bene.204 Ho iniziato con lui l’anno XXXIII del mio episcopato.205 Ed ancora non ho cominciato a sentirmi

202 Ne accenna anche nella lettera inviata alla nipote Maria Letizia il 18 marzo: «Di Au-relia poi, e della grazia ricevuta col suo Giovannino salvato dalle acque, ho parlato anche ieri nella inaugurazione a Mira di una splendida casa di “Maternità e Infanzia” tanto bella e utile», Familiari, II, p. 432.

203 Le prime sette consacrazioni erano avvenute il 25 luglio 1937 (Vuccino), il 20 feb-braio 1938 (Descuffi), l’11 giugno 1946 (Pacini), il 26 agosto 1953 (Giacomo Testa), il 20 settembre 1953 (Gianfranceschi), il 27 settembre 1953 (Oddi) e il 19 marzo 1957 (Olivotti).

204 Negli appunti spirituali editi nel Giornale dell’Anima sono frequentissime, sin dalla prima giovinezza, le attestazioni della forte devozione nutrita da Roncalli per s. Giuseppe; da papa disporrà che il suo nome venisse inserito nel canone della messa accanto a quello della B.V. Maria e prima degli apostoli, dei sommi pontefici e dei martiri: cfr. S. CongregaTio riTum, Decretum De S. Joseph nomine Canoni Missae inserendo, in «Acta Apostolicae Sedis», 54 (1962)/15, p. 873. Ancora nel 1950 si riferiva a s. Giuseppe come «mio caro amico, esempla-re, protettore»; e due anni più tardi lo definiva «il santo prediletto del mio cuore»: cfr. GdA, pp. 404 e 409; su questo si veda pure la nota d’agenda del 1° marzo 1961 relativa alla decisio-ne di dedicare «un bell’altare a S. Giuseppe nella basilica Vaticana»: Pater amabilis, p. 227.

205 «Oggi festa liturgica di soave e profonda significazione per il vostro, per il mio spirito. In questi giorni sono occupato in moltissime cure pastorali: […] Ma oggi è la festa di San Giuseppe, e diamo a lui il posto suo di rispetto e di devozione, mentre la Chiesa intreccia in onore del santo Patriarca le sue note più delicate e confidenti. Un grande pro-motore della devozione di san Giuseppe – il buon Gersone – scrisse concisamente, ma espressivamente: Laus Joseph, laus Mariae est. […] La devozione a san Giuseppe contenuta dapprima come un tesoro nascosto per parecchi secoli, scoppiò nel XV, quando soprat-tutto si diffuse, e da parte delle anime più elevate fu operoso l’anelito e la preparazione della pace. Il riflesso di questa pace cristiana, che affonda le sue radici nelle estreme verità della rivelazione e nella corrispondenza della creatura alle ispirazioni della grazia – ed è tutt’insieme letizia spirituale, tranquillità, pazienza, buon garbo – noi scorgiamo in ogni episodio del Libro Sacro, ed in ogni riproduzione artistica delle età più vicine alla nostra, impegnate a rappresentarci questo nostro san Giuseppe, con il giglio tra le mani ed in atto

1958

613

vecchio. È una grazia che devo ricevere goccia per goccia: e guardarmi dall’invanire.206

22 marzo, sabato207

Sabato trascorso in preparazione tranquilla [[però]] per parte mia.Mi occupò alquanto la traduzione del mio discorso di Lourdes in

francese. Però intesa perfetta. Volli lasciare qui tutto bene. Mi dispiacque assai che uno dei miei sacerdoti a cui offersi di farmi compagnia nella caravelle che mi condurrebbe a Lourdes, ma a cui non potei mantenere il privilegio, per motivi superiori alle mie possibilità, abbia data molta pena a mgr. Loris così da affliggere ingiustamente lui e me. Povero prete: ci teneva tanto: ma per il suo contegno appensus est in statera et inventus est minus habens [cfr. Dn 5,27], e come uomo e come sacerdote. Offrii perciò tutto alla Madonna come sacrificio che, portato così, mi assicurò certo più grazie. Ebbi più pena per l’anima di lui, che per me.

23 marzo, domenica [Domenica di Passione]Partenza per Lourdes con mgr. Loris e Guido.208 Mia messa in casa.

Visita a S. Marco.209 Dalla ferrovia ore 8: lungo il viaggio <a Roma> sulla

di sorreggere il Figlio di Dio, fatto uomo, fatto bambino. […] Il vostro Patriarca, per cui è grande compiacimento recare dagli inizi della sua vita, cioè dal fonte battesimale, il nome di Giuseppe, e che dalla festa sua – 19 marzo 1925 – conta gli anni del suo episcopato, sente tutta la opportunità di invitare i suoi fedeli ad offrire a questo Santo di predilezione ciò che è più vicino alle sue sollecitudini di vescovo», Discorso per la Festa di san Giuseppe, in «Bollettino», 49 (1958)/3, pp. 160-161; ripreso in Scritti e discorsi, III, pp. 502-507.

206 Roncalli non ne fa cenno, ma proprio il 19 marzo viene inaugurata la nuova sede del seminario minore alla Salute – se ne veda il resoconto in «Bollettino», 49 (1958)/3, p. 167 – e ha inizio la visita apostolica di mons. Alcini al seminario patriarcale. Su questi due avvenimenti coincidenti si veda la lettera del patriarca allo stesso Alcini del 7 gennaio 1958, AR/FSSD X/724.

207 Il 20 e 21 marzo Roncalli non compila l’agenda.208 Aveva scritto a mons. Théas pochi giorni prima: «i compagni di viaggio più intimi

per me saranno il mio segretario mons. Loris Capovilla e il valet de chambre Guido Gusso», AR/FSSD X/762.

209 Prima di partire indirizza un messaggio ai «fratelli e figlioli del clero e del laicato Ve-neziano» per dire loro che li portava «tutti – dico tutti, sine exceptione – nel cuore di padre e di pastore, per offrire le anime ed i bisogni individuali e collettivi alla celeste Madre Immacolata. […] Il pastore non va senza le sue pecorelle: quelle che conosce bene, e quelle che gli sono meno vicine, ma non gli sono meno care. Raccomando a mia volta il mio viaggio alle comuni preghiere per l’andare e per il tornare. Sarà un vero pellegrinaggio che coincide con la festa della Annunciazione di Maria, a cui sono legati i ricordi più sacri del Natale di Venezia religiosa

1958

614

Freccia della Laguna[,] colazione fastidiosa per la lungaggine del servi-zio.210 Arrivato in punto a Roma e trasferitomi subito a Ciampino dove prendemmo [[un]] posto nella «Caravelle» apprestatami dall’Air France – una 60! di viaggiatori – quasi tutti ecclesiastici. Viaggio felicissimo: un[’]ora e tre quarti da Roma all’aereoporto di Ossum, presso Tarbes. Ivi ricevimento inatteso, di una cordialità e solennità incomparabile. Parole del Prefetto di Tarbes a Lourdes in nome del Governo e di tutta la Fran-cia. Egli lesse ed io risposi in Francese con espressioni improvvise che destarono subito meraviglia e letizia. I mgri Vescovi Théas e Maury con me a salutare e ad augurare.211 Il corteo si mosse: fra continue ovazioni per 10 Kil. in campagna. Lungo la via di Lourdes trionfo incomparabile. Mi diressi immediatamente verso la Grotta per il primo saluto a Maria. Poi ci ritirammo allo chalet episcopale.

e civile. […] Gli Angeli e gli Arcangeli del Signore, Gabriele e Raffaele innanzitutti, ci sono buona guida, a difesa e a protezione. Teniamoci bene raccomandati alla loro compagnia, che è pace, salute e gaudio nell’andare e nel tornare», In partenza per Lourdes, in «Bollettino», 49 (1958)/3, pp. 148-149.

210 Cfr. supra, appunti del 15 agosto 1957.211 Émile André Jean-Marie Maury (1907-1994), sacerdote dal 1932, era stato da po-

che settimane nominato coadiutore con diritto di successione di Tarbes e Lourdes. L’ordi-nario mons. Théas – già duramente provato dal confronto con l’Opus Cenaculi – non na-sconderà, poche settimane più tardi, in una relazione inoltrata al card. Mimmi, l’imbarazzo e la sofferenza che gli aveva provocato questa «nomination innattendue»: «le Saint Siège – scriverà Théas –, sans me consulter, sans demander mon avis, nomme Monseigneur Maury Coadjuteur avec future succession. Cependant mes forces physiques, intellectuelles et morales me donnant, me semble-t-il, aucun signe de déclin. Par ailleurs tous les travaux du centenaire son terminés. […] Nommé le 18 janvier, Mgr Maury est sacré le 3 février et il arrive à Lourdes le 7 février, avant l’ouverture du centenaire. Cette précipitation contraire à toutes les habitudes, que signifie-t-elle? […] La S. Congrégation Consistoriale confie à Mgr Maury l’administration temporelle du diocèse et du sanctuaire de Lourdes “solus et propria auctoritate in temporalibus”. Dans la pratique, le temporel et le spirituel sont connexes. On le distingue mais, la plupart du temps, on ne peut les séparer. […] par les pouvoirs exclusifs qu’il donne au Coadjuteur, le Saint Siège me prive de tous les droits d’Administration temporelle. Et cela après dix-huit and d’Episcopat, dont douze années à Lourdes»: in AR, b. 85: «Théas», f. «Consacrazione del Tempio S. Pio X, 24-25.3.1958», 85.3.98. Mons. Maury non diventerà il vescovo di Tarbes e Lourdes: al termine di una serie di missioni diplomatiche in Senegal, Congo, Ruanda e Burundi, nel 1968 sarà nominato arcivescovo di Reims, sede che manterrà sino alle dimissioni presentate nel 1972: forse si spiega proprio con il forte sostegno assicurato da Roncalli a mons. Théas la durezza del tono che ha con-traddistinto la deposizione resa da mons. Maury nel corso del processo di canonizzazione di Giovanni XXIII: cfr. Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, cit., III, pp. 389-401.

1958

615

24 marzo, lunedìA Lourdes. Notte quietissima allo chalet episcopale. Alle 8 mia S.

Messa al Rosario, all’altare della Pentecoste dove <è> vivo il ricordo di mgr. Radini e Acquaderni a cui si deve quella capella Italiana che è la più bella.212 I 40 pellegrini Veneziani condotti da mgr. Scarpa erano là. Con me stavano il sindaco Tognazzi e ing. Favaretto-Flisca! capo della Am-ministraz. Provinciale: i miei Mgri De Perini, Vecchi, Gottardi, ecc. i tre Seminaristi Seno, Scargiante! e Guzzo!,213 dott. Venchierutti, Mario Ron-calli, e don Battista ecc. Nelle mie parole il ricordo e l’incoraggiamento. C’era pure Batagel e altri.214

Nel pomeriggio l’inizio delle cerimonie della consacrazione del nuo-vo Tempio dedicato a S. Pio X. Costruzione in ferro e cemento, straor-dinaria. Le prime impressioni sono felici.215 Il rito preparato e compiuto in perfezione, dignità e devozione magnifiche. Verso la fine io mi ritirai in debita maniera lasciando al arciv. di Auch mgr. Audrain di compier-le.216 Mi presero certe indisposizioni muscolari che mi consigliarono con tutto il resto, riposo a letto, digiuno e sonno nell’attesa fiduciosa del domani.217

212 Cfr. supra, annotazioni al 2 marzo 1958; si vedano pure gli appunti del 12 luglio 1954 in Pace e Vangelo, I, pp. 307-308. Sui ricordi dei pellegrinaggi fatti a Lourdes al seguito di mons. Radini Tedeschi si era già soffermato nella lettera inviata il 21 luglio 1957 al card. Tisserant, appena ricevuta la notizia della sua cooptazione nel Comitato Internazionale delle celebra-zioni per il centenario delle apparizioni: cfr. AR/FSSD X/647.

213 Rispettivamente Carlo Seno (1935), Fabiano Scaggiante (1935-1991) e Antonio Gus-so (1935).

214 L’elenco completo dei componenti la delegazione al seguito del card. Roncalli vene-ziana è in AR, b. 85: «Théas», 85.2.42.

215 Sul retro della lettera con la quale mons. Théas gli comunicava il 7 settembre 1956 l’inizio dei lavori, allegando un disegno del progetto e chiedendo un sostegno economico, il patriarca aveva annotato: «Lourdes il suo degnissimo e caro Pastore sono sempre famigliari al cuor mio. Nel pr[ossimo] ottobre conferirò insieme ai Seniores dell’Episcopato Italiano coll’Em.o Arciv. di Torino e con grande fervore darò la mia collaborazione alla vasta e monu-mentale opera del nuovo tempio votivo. Felicemente lo trovo configurato alla barca di Gesù. Niente di più simpatico per Venezia», in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Episcopato Triveneto / Roncalli 1953-1958 / Corrispon-denza con Vescovi Triveneti».

216 Henri Audrain (1895-1982), sacerdote dal 1923, era stato nominato ausiliare di Ver-sailles nel 1938 e nel 1954 era stato trasferito quale coadiutore di Auch; era diventato l’ordi-nario di questa sede nel marzo 1955.

217 Anche mons. Théas ha ricordato nel corso della deposizione resa nel 1969 a Parigi per la canonizzazione di Giovanni XXIII che Roncalli «Il lui fallait sa sieste, sous peine d’être

1958

616

25 marzo, martedì [Annunciazione della B.V. Maria]Lourdes. Una delle giornate più belle della mia vita. Potei compiere

tutta la cerimonia della consacrazione del tempio di S. Pio X, durata 5 ore senza il più piccolo segno di stanchezza nel rito,218 ne´ nella voce, ne´ nel discorso in francese (40 minuti) ne´ nella calma gioiosa interiore.219 Laus mea, Deus, in aeternum. Anche al dejeuner di 160 coperti – compresi 40 Vescovi – allo Asilo delle Suore di Nevers, col mio toast improvviso in francese, nessun turbamento di semplicità, di letizia, di confidente espansione. Notevole la confessione della mia conversione circa il ferro e il cemento della nuova costruzione.220

Nel pomeriggio discesi alla spianata del Rosario per la chiusa della processione. Visitai poi barella per barella gli ammalati della Fiat di Tori-no senza trascurare gli altri.

Giornata luminosa, piissima fra terra e cielo. Respexit humilitatem servi sui: et ex hoc omnes beatam me dicent [Lc 1,46-48].221 O Gesù, o Maria, con-cedetemi la grazia di essere fedele in humilitate et in charitate.

souffrant. A Lourdes, Il fut indisposé le 24 Mars, au cours de la première partie de la cérémo-nie de la consécration, pour n’avoir fait sa sieste», Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, I, cit., p. 356.

218 Come infatti indicava nella sua cronaca il quotidiano della s. Sede, «a causa delle dimensioni della basilica – lunga 201 metri e larga 81 – i Presuli hanno compiuto in au-tomobile i riti esterni, facendo tre volte il giro delle mura, che hanno asperso con acqua benedetta. Ogni volta che le due vetture sulle quali erano i Presuli consacranti sono passate dinanzi alla porta principale della Basilica, il Cardinale Roncalli ha battuto alla porta. Al termine del terzo giro i Vescovi consacranti sono scesi di macchina e, dopo aver tracciato il segno della croce sulla soglia della Basilica, sono entrati nell’interno seguiti dagli altri Sacer-doti partecipanti alla funzione. Nella chiesa, dopo il canto del Veni Creator Spiritus, ha avuto luogo la benedizione del sale, dell’acqua, delle ceneri e del vino e la aspersione dell’altare intorno al quale i prelati consacratori hanno girato sette volte», La Basilica dedicata a S. Pio X consacrata a Lourdes dal Card. Roncalli, in «L’Osservatore Romano», 26 marzo 1958, p. 2.

219 Cfr. Discorso del Patriarca pronunciato a Lourdes il 25 marzo 1958 nella cerimonia da lui compiuta della consacrazione del nuovo tempio dedicato a S. Pio X, in «Bollettino», 49 (1958)/4, pp. 194-202; per la versione francese si veda ronCaLLi, Souvenirs d’un nonce, cit., pp. 215-227.

220 «Le cardinal Roncalli, d’abord dérouté par l’architecture de Saint-Pie X, dira à Lourdes à l’issue de la célébration de consécration de l’édifice, le 25 mars 1958: “Lourdes est la terre de la conversion: je suis converti. Je suis converti à l’architecture et à la techni-que de la basilique Saint-Pie X”», Pourquoi souterraine? – Dossier spécial «Basilique souterraine», in «Lourdes Magazine», 143 (Juin-Juillet 2006). Sui gusti artistici del patriarca si vedano anche supra gli appunti del 25 febbraio 1956 e 15 settembre 1957.

221 Cfr. Breviarium, Ordinarium divini Officii ad Vesperas, Canticum B. Mariæ Virginis («Ma-gnificat»).

1958

617

26 marzo, mercoledìLourdes-Roma. Mia S. Messa alla capella della Pentecoste: presenti un

centinaio di cattolici di Algeri condotti dal mio caro Sigr. Della Sud[d]a. Non parlai se non con poche parole, vaghe ma da loro ben capite alla fine.222

Feci un[’]ultima visita di saluto alla Grotta e con mgr. Théas che mi accompagnò, sempre grato e buono, mi congedai da Lourdes con qual-che cosa di inaffabile nel cuore. Ripresi il posto cogli amici di Roma nella Caravelle, e ragionando con mgr. Glorieux223 in evocazione di carissimi ricordi di giovinezza: – [Louis] Glorieux,224 [Jules] Tiberghien,225 mgr. Radini Tedeschi – mi trovai a mezzodì a Roma: dove l’Ambasciatore

222 Roncalli aveva conosciuto Etienne J.M. Della Sudda, nativo di Istanbul, poco dopo il suo arrivo a Parigi nel 1945. Il 25 febbraio precedente gli aveva inviato un biglietto in cui scriveva: «Sempre ricordo i cari Signori Della Sudda, che sarò lietissimo di incontrare a Lourdes il 24-25 marzo», AR/Int 2957. Lo stesso Della Sudda ricorderà nella deposizione resa a Parigi nel 1970 che «A la consécration de la Basilique de Lourdes, nous étions une centaine de pèlerins d’Alger. Je L’ai accueilli à l’aérodrome le mercredi 26. Il reprenait l’avion à 9 heures du matin. Il a accepté de dire la messe pour nous à 7 heures à l’autel réservé aux italiens. […] La veille au soir, Il m’avait dit gentiment: “Ne me faites parler de politique”. Apres la cérémonie il s’est entretenu avec le groupe. Il évoquait les souvenirs de son voyage de 1950 à Alger»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, cit., IV, p. 139.

223 Achille Marie Joseph Glorieux (1910-1999), sacerdote dal 1934, prelato domestico di Sua Santità, nel 1967 sarà nominato segretario del pontificio consiglio per i Laici e nel 1969, consacrato arcivescovo, sarà inviato nunzio in Siria e successivamente in Egitto e nella R.A.U.

224 Louis Glorieux (1867-1925), sacerdote della diocesi di Cambrai, era giunto a Roma nel 1898 e da qui svolgeva la sua attività di pubblicista inviando le sue corrispondenze a «L’Univers»; era stato nominato canonico di S. Maria Maggiore e prefetto della musica della stessa chiesa; nell’agosto 1915 aveva redatto su richiesta di don Angelo Roncalli una breve testimonianza sui suoi rapporti con Radini Tedeschi, che aveva fatto risalire intorno al 1895, quando «viaggiò nel paese mio, nel Nord della Francia. Era venuto a casa di suo fratello di cuore, mons. Tiberghien. Ci vedemmo a lungo allora nell’intimità, ed io rimasi per sempre sotto l’incanto di quella intelligenza così penetrante e superiore […]. Lo rividi poi tante volte a Roma […]»: in A.G. ronCaLLi, In memoria di Monsignor Giacomo Maria Radini Tedeschi Vescovo di Bergamo, Bergamo 1916, pp. 391-394.

225 Jules Tiberghien (1867-1923), già canonico di S. Giovanni in Laterano e arcive-scovo titolare di Nicea dal 1921, nonché amico di mons. Radini Tedeschi; anche lui aveva rilasciato una testimonianza sul rapporto col vescovo di Bergamo: ronCaLLi, In memoria di Monsignor Giacomo Maria Radini Tedeschi Vescovo di Bergamo, cit., pp. 385-387; ulteriore docu-mentazione in AR, b. 85bis, f.: «Tiberghien mgr. Jules et Eugéne».

1958

618

De Brugére!226 mi condusse colla sua auto a via Piatti presso le mie care Suore Zelatrici. Nel pomeriggio ricevetti varie persone, Giacomini,227 Vittorino Veronese, ecc. ecc.

27 marzo, giovedìA Roma. Messa alla capella superiore delle mie care Suore Zelatrici:

che salutai, sempre grato della lora bontà. Uscii presto per una visita a mgr. Belvederi Giulio che fù di tanto conforto ad ambedue.228 Di là pro-seguii con mgr. Loris e con Giacomini che gentilmente mi accompagnò nella sua auto a S. Pietro e al Vaticano.

Il Santo Padre mi ricevette con una bontà veramente squisita ed amabilissima. Seguì le mie più minute informazioni circa le mie due gior-nate di Lourdes che egli del resto conosceva dalla Radio: gli lasciai la mia nota che trattenne:229 gradì di farsi fotografare con me e poi con don Loris,230 mi colmò di gentilezza e di incoraggianti benedizioni, lasciando-mi soprabbondante di gaudio. Mi trattenni poi con mgr. Dell’Acqua231 e poi da Ciampino presi l’aereo dell’Ala-Italia! che in un[’]ora e mezzo mi trasportò al Lido Nicelli e rientrai alla mia residenza, laudans, benedicens et invocans Dominum et Beatam Matrem Mariam.

226 Rectius Roland de Margerie (1899-1990), ambasciatore francese presso la s. Sede dal 1956 al 1959, svolse importanti missioni diplomatiche dal Belgio alla Cina e rivestirà un ruolo centrale per il rinsaldamento dei rapporti tra Francia e RFT, raggiunto con il Trattato dell’Eliseo del 22 gennaio 1963. Dei rapporti con Roncalli, conosciuto negli anni della missione parigina, ha riferito in Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, cit., III, pp. 172-192.

227 Il commendatore Giuseppe Giacomini, romano, che aveva fondato l’Istituto Inter-nazionale del Disco.

228 Cfr. supra, appunti del 13 giugno e 8 novembre 1957.229 Stando alla testimonianza di mons. Capovilla «al termine dell’Udienza fu Pio XII

stesso che disse a Sua Eminenza: “Ma non potrebbe lasciarmi questi suoi foglietti che ha letto ora?” – “Santità, sono umili fogli vergati in fretta stamattina. Posso preparare una relazione più dettagliata e in buona forma”. – “Ma no, basta così. Non occorre altro…”», AR/FSSD X/766 (ds, p. 3).

230 La fotografia è stata riprodotta anche in giovanni XXiii, Questo è il mistero della mia vita, I, cit., p. 183

231 Il Diario segnala anche l’incontro «con l’Em.mo Card. Eugenio Tisserant, Decano del Sacro Collegio, che sarà legato Pontificio a Lourdes alle celebrazioni del prossimo settem-bre»: «Bollettino», 49 (1958)/3, p. 166. Sui contenuti dei colloqui con Tisserant e Dell’Acqua si vedano infra le annotazioni al 10 maggio 1958.

1958

619

Roma, 27.III.958232

Dedicazione della chiesadi S. Pio X a Lourdes

24-25 marzo 1958Note per il S. Padre

1 Da mia parte attenzione tranquilla alla semplicità e discrezione in tutto. Ciò mi ha preservato, gratia Dei, da esuberanze pericolose.

2 Accoglienze all’arrivo all’a[[uto]]<reo>dromo di una solennità incompa-rabile. Circa due mila! persone presenti: e mi fù detto in gran parte cittadini di Tarbes.

Il Prefetto lesse nobile indirizzo in nome del Governo Francese con felicissi-me espressioni per il S. Padre. Risposi brevemente tenendomi un po sù! [[ma]] con precisazione [[però]] del carattere della mia visita limitata alla dedicazione del nuo-vo tempio, con tocchi di amabilità che rivelavano da parte della folla gradimento e compiacimento. Lungo il percorso nella campagna manifestazioni popolari [[si vede]] spontanee e sincere. Lungo le vie di Loudes città accoglienze divenute trionfali, che mi seguirono fino alla Grotta.

3 Allo chalet episcopale tutto con bontà e cortesia: senza sforzi di esterio-ri espressioni, ma con spontanea semplicità di sentimento. Mgr. Théas con cuore esultante nell’intimo, dalla soddisfazione per l’ideale raggiunto, ma assai equilibrato, modesto e calmo. Di qualche sua pena nessun motto, nessuna preci-sazione con me, nè con alcuno che mi accompagnava. Lo confesso, mi ha<nno> molto edificato il suo spirito, il suo contegno, la sua parola.

232 In questi appunti, qui riprodotti giacché costituiscono un utile complemento alle note d’agenda delle ultime giornate – e la cui versione edita nel 1963 in ronCaLLi, Souvenirs d’un nonce, cit., pp. 227-228, per il fatto che i protagonisti della vicenda di Lourdes erano ancora viventi, presenta poche ma significative omissioni –, si coglie bene lo sforzo del patriarca di mettere in buona luce agli occhi di Pio XII l’ottimo svolgimento delle celebra-zioni lourdiane e l’operato di mons. Théas. Mons. Capovilla ricorderà a questo riguardo che «nel Caravelle che ci riportava a Roma da Lourdes il 26 marzo 1958, udii io stesso con le mie orecchie mons. [Adone] Terzariol [il cerimoniere del card. Tisserant] che diceva: “A settembre mons. Théas non ci sarà più e avremo sistemato tutta la faccenda”. Il 28 marzo il Servo di Dio fu ricevuto in udienza da Pio XII e gli presentò un memoriale in onore del vescovo di Lourdes, di cui il papa tenne il massimo conto, tanto è vero che mons. Théas rimase al suo posto»: Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., p. 360v; mons. Calle, che aveva conosciuto Roncalli durante gli anni della nunziatura parigina e che era stato invitato a Venezia per la festa di S. Marco del 1958, ricorderà che nell’incontro veneziano il patriarca gli riferì «que dans Son Rapport au Saint-Pere, Il s’etait intentionnellement interdit de faire la moindre allusion aux difficultès entre Mons. Théas et Mons. Roche. “Je ne veux pas me meler de ce panier de crabes”, me dit-Il»: ibidem, p. 491/9. In AR/FSSD X/766 si conservano due stesure degli appunti roncalliani: una ms – quella qui riprodotta – e una ds sostanzialmente coincidenti.

1958

620

4) La duplice cerimonia della dedicazione del nuovo tempio 24 e 25 [marzo], a confessione generale toccò il vertice della perfezione. Fù un saggio – certo il più completo [[che]] di quanti io abbia giammai veduto nella mia vita, [[quanto a]] <circa la> preparazione, anche nelle cose più minute, l’ordine, il silenzio, il canto, la liturgia, la penetrazione dello spirito religioso convinto e devotissimo in tutti, clero e popolo. Questa fù la dodicesima mia visita a Lourdes dai tempi di Mgr. Radini Tedeschi (1905). Non vidi mai nulla di così ordinato, così perfetto [[e]] di così serio, e… di così soave, come incantesimo degli occhi e dei cuori.

Mi si disse che questa fù l’impressione generale dei 40 Vescovi presenti. Con loro, persone in gran parte di mia conoscenza si incontrarono felicemente gli oc-chi ed i cuori ma non ebbi nè modo nè tempo di trattenermi più familiarmente.

5) Del nuovo tempio dirò che non è bella costruzione nella linea e fisionomia tradizionale degli edifici del passato: ma contemplato internamente pieno fino all’in-verosimile di gente cristiana che crede e spera, come lo contemplai l’altro ieri nella sua inaugurazione finisce per conquidere e infondere un senso di adorazione per Cristo Gesù re glorioso ed immortale, e di amoroso abbandono nella Madre Sua. La natura, e la scienza apprestano materiale nuovo per dare a Gesù la testimonian-za, la stessa testimonianza, di fede e di culto che vivificò i venti secoli trascorsi. Come rifiutare, come non accogliere questo nuovo contributo di un sentimento vivido e perenne della grazia del Signore che colla benedizione [[del Signore]] <ri-tuale> santifica il ferro ed il cemento, come nel rito della consacrazione furono santificati acqua, sale, cenere, vino e incenso, ed olio diffuso: [[perché diventino anch’essi]] divenuti anch’essi – e lo sono da secoli – elementi ed istrumenti di consacrazione?233

233 Riferirà un mese più tardi: «guardiamo al nuovo tempio di Lourdes: dimensioni vastissime: struttura e concezione architettonica sorprendente: non mancano all’interno i marmi preziosi, né le pietre pregiate: ma le pareti che lo sorreggono sono l’esaltazione del ferro e del cemento. Questi due elementi vengono qui impiegati non ad occupare gli spazi aerei in senso verticale, adornati a sublime fastigio: ma ad affondare le radici nelle viscere della terra sorgendo con moderata elevazione in senso orizzontale, come gli antichi padiglioni dei patriarchi dispiegantisi sotto le amplissime ali distese “umbraculum diei ab aestu et in securitatem et in absconsionem a turbine et a pluvia” (Is. 4, 6) […]. Alla sorpresa del primo annunzio del progetto architettonico, alle incertezze dei primi inizi della costruzione, alle critiche, talora spietate, talora più giudiziose, risponde la visione – che dico? – la realtà della ardimentosa opera compiuta. Al ritorno da Lourdes, assolta la mia missione, una nobile e magnifica rappresentanza dei figli di Padova, condotta dal venerabile e solertissimo suo pastore, si è mossa fra le prime a constatare questa grande novità alle falde dei Pirenei. Dalle voci dei pellegrini di Padova, da altre voci che mi giungono in questi giorni dall’aldilà! delle Alpi, il coro è unanime ed incoraggiante. Durante le settimana santa e le successive giornate di pioggia, la soddisfazione fu generale. Veramente il nuovo tempio fu per tutti, sani ed ammalati, umbraculum a turbine et a pluvia. Ciò basta alla nostra gioia: ciò basta alla tranquillità spirituale di chi accolse e fece buon viso al pensiero di questa esaltazione di creature inanimate, ferro e cemento, chiamate anch’esse a benedire il Signore», Bernadetta Soubirous e Pio X nella luce della santità, in Scritti e discorsi, III, pp. 539-540.

1958

621

6) Sul punto di salutarmi lieto e commosso, Mgr. Théas mi pregava che vo-lessi compiere la mia prestazione chiedendo al S. Padre [[che volesse]] <di> ono-rare e di coronare le tante sue benemerenze per Lourdes, proclamando il nuovo tempio della dignità di Basilica Minore come già S. Pio X nel 1908 fece colla cattedrale di Chartres N.D. de Souterre!.

Pongo questo messaggio e questa preghiera nelle mani del S. Padre. Ho l’im-pressione che la dignità di basilica riuscirebbe di vivo compiacimento per chi ha assistito alle celebrazioni di questi giorni, e ne sarà commosso, ripensandoci sino alla morte: e sarà insieme uno stimolo al fervore progrediente del mondo cattolico intero nella celebrazione del Centenario.234

Questo io esprimo al S. Padre humiliter et devote

+ A.G. card. Roncalli patr.

28 marzo, venerdì [Sette Dolori della B.V. Maria]A Venezia. Notte riposante. S. Messa nella intimità coi dolori della Ma-

dre Divina e nostra.235 Revisione della corrispondenza e della stampa di que-sti giorni. Preparai una lettera ampia ed effusa a mgr. Théas di Lourdes. Vuol essere un inizio di una azione di pace per il Comitato Internazionale e quel Vescovo degno e bravo.236

234 Pio XII concederà il titolo di basilica minore alla chiesa di S. Pio X di Lourdes il 7 maggio successivo: cfr. «Acta Apostolicae Sedis», 50 (1958)/19, pp. 938-939; cfr. anche infra le annotazioni al 12 giugno 1958.

235 Cfr. supra, appunti del 23 ottobre e 8 dicembre 1957; su questo appellativo mariano tipicamente roncalliano si veda pure Pace e Vangelo, I, p. 397.

236 Di tali contrasti – sui quali si veda l’interessante documentazione edita in LaurenT, Lourdes. Les dossiers secrets de la Basilique, cit. – farà cenno anche mons. Capovilla nella depo-sizione resa a Roma nel 1970: in questa sede l’antico segretario di Roncalli aveva indicato come fosse «risaputo che nel 1958 si pensava di costituire una specie di prelatura nullius di Lourdes, toglierla al vescovo di Tarbes [mons. Théas] e forse consegnarla a l’Oeuvre du Cénacle [di mons. Roche]. Il Servo di Dio fu e rimase assolutamente estraneo a tutta questa vicenda»; aggiungeva che anche in occasione del passaggio a Roma del 27 marzo «il card. Tisserant, presidente del Comitato Internazionale del Centenario delle Apparizioni – dal quale il Servo di Dio si era recato per rendergli conto della avvenuta consacrazione della chiesa di San Pio X –, usò termini quanto mai irritati nei confronti del vescovo Théas ma con evidente riferimento a quelli che, secondo lui, lo sostenevano», Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., p. 360r/v. Nella sua missiva Ron-calli scriveva tra le altre cose: «Ciò che sopratutto mi allietò nel mio passaggio da Roma fù l’udienza del Santo Padre durata oltre 40 minuti. Il Papa ha seguito tutto personalmente lo svolgimento delle cerimonie e le corrispondenze dei giornali. Ho creduto bene – come è mio sistema – fissare in alcune mie righe le cose che volevo dirgli, e che gli dissi in realtà, leggendogli il foglietto di cui le accludo copia (pregandola però di tener riservato ad uso di

1958

622

A mezzodì al palazzo della Posta presso Rialto – antico fondaco dei Tedeschi – benedissi semplicemente con alcune parole di occasione un altorilievo ivi ricostituito della Annunciazione in marmo. C’erano mol-tissime notabilità facenti corona al S.S. del Ministero delle Poste [Matta-rella]: e visitai i vari reparti del complesso servizio col personale addetto a ciascuno. Ho trovato dappertutto visi allegri e buoni. Questa visita fù certo una buona azione.

A sera partecipai alla Stazione Quaresimale a S. Stefano. Parlai del «O vos omnes qui transitis per viam».237

29 marzo, sabatoS. Agostino (Lezioni Breviar. odierno) chiama il diavolo «principe

della morte di cui il trofeo della croce sarà vincitore».238

Alle 11 ero con Loris a Tessera per la benedizione inaugurale degli incipienti grandissimi lavoro! dell’Areoporto! di Tessera, che entro quat-tro o cinque anni trasformerà tutta questa regione, e ne farà un anello di congiunzione fra continenti e mari.

Tutte le notabilità presenti. Anch’io dopo di aver benedetto il cippo e firmata la pergamena col Senatore Caron di Treviso che parlò molto

Vostra Eccellenza). Ho compreso che il Santo Padre ha veramente molta stima e benevo-lenza per la persona di Vostra Eccellenza e che un po´ per volta anche qualche meno felice impressione che dovettero fargli in questo ambiente della Curia o altrove, riferimenti sopra episodi o attitudini del passato lungo l’affannosa preparazione del nuovo tempio, tutto però si verrà raddolcendo: e il Signore saprà trarre dalla tribolazione da Vostra Eccellenza tollerata e sofferta motivi preziosi di consolazione. Aver pazienza e saper aspettare con mitezza, questa è la forma migliore per cambiare faccia alle situazioni ed ai giudizi degli uomini. Il tempo poi tutto vela e tutto svela. […] Trovai un poco afflitto il Card. Tisserant perché V.E. non si è degnata nel pranzo del 25 Marzo all’Asilo neanche nominare il Co-mitato Internazionale per le feste del Centenario. Io cercai di temperare. Poi mi piacque di assicurare Sua Eminenza che allo chalet episcopale troverà un alloggio bene decoroso e conveniente: sala da ricevere, camera da letto, servizio riservato. Eccellenza, sempre letizia e coraggio», AR/FSSD X/767a.

237 Missale, Feria VI post Dominicam Passionis, Septem Dolorum B.M.V., Tractus.238 «In crastinum autem turba multa, quæ venerat ad diem festum, cum audissent

quia venit Jesus Jerosolymam: acceperunt ramos palmarum, et processerunt obviam ei, et clamabant: Hosanna, benedictus qui venit in nomine Domini, Rex Israël. Rami palmarum laudes sunt, significantes victoriam: quia erat Dominus mortem moriendo superatiirus, et trophæo crucis de diabolo mortis principe triumphaturus», Homilia sancti Augustini Episcopi, Lectio II, Tractatus 51 in Joannem, in fine, in Breviarium, Pars Verna, Infra Hebdomadam Passionis, Sabbato.

1958

623

bene,239 aggiunsi alcune parole riconosciute felici: Marco Polo, Tessera e cielo, con espressione del loro significato.240

A sera dopo cena me ne venni a Mestre per assistere in S. Lorenzo alla esecuzione che riuscì felicemente dello «Stabat Mater» di Pergolesi: musica del 700, ma assai squisita di cui «ogni nota – disse don Armando Trevisiol – scende come una lacrima». Forse musica meno percettibile dalla comune degli uditori, ma di squisita e delicata concezione e composizione.

30 marzo, domenica [Domenica delle Palme]Notte passata tranquillamente qui a Mestre nel letto di mgr. arciprete

Da Villa. Mattino riposato che potei ben occupare. Alle 8 S. Messa presso le Suore Canossiane per i laureati, a cui intende don Antonio Moro.241 Non erano molti, ma riempirono la chiesa, e si tennero benissimo così da farmi credere che un[’]assistenza più continuata e vicina potrebbe motiplicarli e santificarli.

In casa preparai il discorsetto per stasera in S. Marco. Alle 16.45 rice-vetti il prof. Bognetti che mi offrì da parte del sign. Treccani degli Alfieri

239 Giuseppe Caron (1904-1998), già segretario del Comitato di Liberazione Nazionale di Treviso, era stato eletto per la prima volta al Senato nel 1948; in seguito ricoprirà anche la carica di vicepresidente della Comunità Economica Europea, di sottosegretario e di Ministro del Bilancio nel II Governo Rumor (agosto 1969-marzo 1970).

240 «Il rito semplice e breve, ma penetrato di profondo significato spirituale, a cui con tanta amabilità fui invitato, desta nel mio spirito – e penso bene, anche nel vostro – un triplice richiamo: Marco Polo, Tessera, il Cielo. Alto è innanzitutto Marco Polo. Il suo nome prende di qua un punto nuovo di partenza per le vie del mondo, ma più ampie che per il passato, e direi illimitate: un nome – dico – che si identifica con la tradizione squisitamente veneziana lungo tutti i secoli. Più alta e più antica del nome del grande viaggiatore sta la torre di Tessera, che raggiunge quasi il millennio di storia, e resta, qui vicino, il monumento più vetusto che se-gna la memoria delle conquiste della civiltà, attraverso tutti i tempi, per la elevazione dell’uo-mo e per il riscatto della terra. Altissimo sta il Cielo spiegato sopra di noi, splendente della luce di Dio, ad accogliere, a proteggere, ad attirare e ad inebriare di sé per i beni presenti e per i futuri. Sulla terra e sull’acqua che qui si ricompongono, ecco un vasto campo di laboriosità per oggi e per l’avvenire, offerto alla gente nostra, sana, perspicace ed industriosa: lavoro che è, e sarà, pane per le nostre famiglie. Dal cielo, la luce dei rapporti fra uomo e uomo: fra po-polo e popolo: è lo spirito diffuso dai nuovissimi strumenti di ascensione e di peregrinazione celeste, destinati a moltiplicare gli scambi non solo turistici e commerciali, ma di concordia umana e cristiana. Dalla terra e dal mare visione dunque di cieli aperti sulle nostre teste: vie nuove dischiuse ai traffici intercontinentali. La benedizione che ora ho impartita con le parole suggestive del “Rituale Romanum”, vuole essere auspicio santo di solido lavoro, di letizia e di civiltà verace, di serena speranza di universale pacificazione e materiale», Benedizione del cippo marmoreo per l’Aeroporto Internazionale «Marco Polo», in Scritti e discorsi, III, pp. 522-523.

241 Antonio Moro, nato a Eraclea (VE) nel 1926, era stato ordinato sacerdote nel 1949.

1958

624

il grosso volume della Storia di Milano.242 Mi fu molto gradita visita e dono. Alle 18 le Palme a S. Marco: molta gente se non moltissima. Bella cerimonia ma tropppo fiacca nel canto: voci deboli e incerte dall’organo e tribune, e poco vibranti quelle dei Seminaristi. Bisogna preparare me-glio.243 Processione bella fuori della basilica, ma tutto bisognoso di più vita. Alla fine della Messa di mgr. Scarpa, mio breve discorso dalla porta della iconostava!. Parlai del viaggio [[in]] a Lourdes.

31 marzo, lunedìGiornata riposante dopo tante emozioni. Poche visite come desidera-

vo. Il mese di S. Giuseppe è terminato in dolcezza. Mi sento sempre più amico dello Sposo di Maria, e dell’ordine di principio e di insegnamento che egli rappresenta, e sopratutto dei suoi esempi.244

1 aprile, martedìMese novello che mi conduce alla primavera. Voglia questa farmi ricco

di tranquillo ma fruttuoso lavoro. Oggi esaminai con don Altan il volume in preparazione che commemorerà la celebrazione del centenario del mio diletto Protopatriarca S. Lorenzo Giustiniani.245 E mi compiacqui di trovare questo sacerdote sempre più docile e sensibile al rispetto che ho per lui.

Nel pomeriggio cara visita di mgr. Bortignon Vescovo di Padova: e intese fra noi. 1) Quest’anno niente [[visita]] Esercizi Spirituali collettivi

242 Nel 1942 l’industriale tessile Giovanni Treccani degli Alfieri (1877-1961), fondatore dell’Istituto per la pubblicazione dell’Enciclopedia Italiana di scienze Lettere ed Arti e del Diziona-rio Biografico degli Italiani, aveva costituito una Fondazione per la pubblicazione della Storia di Milano, che uscirà in 16 volumi tra il 1953 e il 1962. Il 12 aprile il patriarca lo ringrazierà per iscritto: «Ill.mo e tanto benemerito Signore, Le sono molto grato del volume inviatomi per il tramite del prof. Bognetti su “Storia di Milano: L’età dei Borromei (1559-1630)”. L’opera monumentale è degna delle tradizioni editoriali Italiane migliori: degnissima della Metropoli Lombarda. Io sto mettendo fine ai miei volumi documentari relativi ad una delle espressioni più caratteristiche del genio pastorale di S. Carlo – La Visita Apostolica di Bergamo (1575). Pensi che ho trovato fra le mie carte una lettera di don Achille Ratti, che sulla data 3 maggio 1909 ne segna il primo inizio. Sarei tanto contento, Ill.mo Comm, di poterla incontrare e ri-verire qui a Venezia o a Milano, per consolarci insieme di queste nobilissime imprese che esal-tano le glorie civili o religiose, o artistiche del passato e sono esempio ed incoraggiamento, a ciò che noi possiamo fare per la serietà e la dignità del nostro paese», AR/FSSD X/775.

243 Cfr. supra, appunti del 15 febbraio 1956.244 Cfr. supra, annotazioni al 19 marzo 1958.245 Gli atti delle celebrazioni per il centenario giustinianeo verranno infine editi nel 1959

nel volume edito da Ongania intitolato San Lorenzo Giustiniani protopatriarca di Venezia nel V centenario della morte, 1456-1956; cfr. anche infra gli appunti del 6 e 7 maggio 1958.

1958

625

dei vescovi: ma ciascuno coi propri sacerdoti. 2) Un giorno di ritrovo a Venezia di tutti dopo le elezioni. 3) Conferenza Regionale a Torreglia in ottobre. Più tardi ricevetti mgr. Carraro che mi mise a parte del grosso precipizio Filippin di Paderno del Grappa.246 Per cui mi convenne cercare contatto colla Segr. di Stato per vedere se è possibile impedire o arginare il disastro di quella amministrazione.247

2 aprile, mercoledìBuon lavoro in mattinata. Ricevuti don Zardon, e poi mgr. Bosa

dell’A.C. Andiamo bene.248 Nel tardo pomeriggio visita come per «stazione

246 Cfr. supra, appunti del 20 aprile 1956.247 Nell’Archivio del Patriarcato è custodito un pro-memoria ds non firmato sulla «Si-

tuazione relativa Istituti Filippin di Paderno e Asolo del Grappa alla data del 1° aprile 1958: – Situa-zione “Filippin” di Paderno del Grappa estremamente grave e preoccupantissima. Essa non sopporta dilazioni: mentre il suo sviluppo comporterebbe pubblicità pregiudizievole a tutto l’ordine ecclesiastico ed alla Scuola Libera. – Occorre agire immediatamente, data la azione insufficiente svolta sin qui dai “Fratelli delle Scuole Cristiane”, e la urgenza di un rimedio. Di fatto, può sfasciarsi tutto da un momento all’altro: con conseguenze ben prevedibili e deprecabilissime. – Occorrerebbe intervento immediato, e di persona, del comm. Spada, come esperto, per suggerimenti del caso. / Amm.tore: Fratel Ignazio; civilmente: dr. Mario Pallottini», in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Triveneta – Card. Roncalli 1958».

248 Nel messaggio Per la Giornata dell’Azione Cattolica, che si sarebbe celebrata il 25 aprile successivo, il patriarca rifletteva sulla coincidenza con la festa del patrono: «San Marco è uni-versalmente noto sotto il simbolo del “leone” e del “libro” aperto tra le sue zampe. L’Azione Cattolica, nei suoi statuti ed ordinamenti, e cioè nel pensiero dei Sommi Pontefici, da Pio IX al nostro Santo Padre Pio XII, è una raccolta di anime forti: di caratteri robusti: di volontà de-cise. Come il “leone alato”, essa si estende per terra e per mare. Le sue forme ed applicazioni possono mutare, ed in realtà cambiarono nel corso degli anni: ma i suoi padiglioni furono e sono accoglienti per tutti, ed in ogni tempo. Il suo muoversi ed il suo agire non sono intesi al dominio, né alla commistione delle cose divine con le umane: ma ad indirizzo di buon apo-stolato – per altro doveroso per ogni cristiano –, e di fraterna solidarietà e carità. Il “Leone” tiene fra le sue zampe il Libro divino, che fa testo autentico per la ricerca e la difesa della ve-rità: per il retto giudizio della spiritualità del cattolico: e per l’opportuno e sempre necessario richiamo allo spirito di rinuncia, di sacrificio e di disciplina. La continuata meditazione del Vangelo è infatti granzia di “azione” non disgiunta dalla “preghiera”: dalla vita della grazia: dalla attività della S. Chiesa, sempre e dappertutto “cattolica” ed “apostolica”. È il Vangelo il punto discriminale degli indirizzi puramente naturali da ciò che proviene ed appartiene al sovrannaturale: che dà il giudizio esatto circa la inconciliabilità dello spirito di Cristo con lo spirito del mondo. L’Azione Cattolica intente cooperare a questa restaurazione dei valori divini nella vita umana: e collaborare con la S. Chiesa perché il regno della “verità”, della “giustizia”, dell’“amore” e della “pace” penetri sempre più nelle coscienze, nelle famiglie e nelle istituzioni. Il Leone tiene la sua zampa sul Vangelo. È a questo compito di onore e di difesa che l’Azione Cattolica impegna i suoi iscritti. La difesa del Vangelo sta innanzitutto

1958

626

penitenziale» a Caorle: tempo brutto e viscido: molta gente e innumerevoli bambini: come sempre a Caorle. Ma una Messa col Passio,249 alla vigilia del Giovedì Santo e una visita così lontana: non è opportuna. Ciò servirà per un altro anno. La corsa sin là servì per provare la nuova auto, che volli colorata in nero da bianca che c’era venuta. Piccole cose ma degne di attenzione.250

Fra i visitatori notevole il caro mgr. Tullio Ferrarese.A Caorle parlai sul «Simon dormis» e sull’«Ancilla dixit Petro». L’inizio delle

due antifone del Benedictus e del Magnificat.251 Guardarsi dal sonnecchiare, e dalla lingua delle donne.

3 aprile, giovedì [Giovedì Santo]Giornata santa.252 Al mattino grande cerimonia coi miei Can.ci e sa-

cerdoti per la benedizione del Crisma: tutto bene ordinato: parecchi sa-cerdoti che poi vennero al trono a baciare l’anello in segno di rispetto e di ossequio.

Nel pomeriggio alle 18 Messa Pontificale secondo le nuove istruzioni. Dopo il Vangelo mie parole secondo le indicazioni dell’OHS Ordo Edma-dae! Sanctae,253 cioè: il Sacramento: il sacerdozio: l’amore fraterno.254 Seguì

nell’opporsi decisamente alla sopraffazione delle brame incontentabili e scomposte, denun-ciate apertamente dal Libro divino, Chi sa, intende, e valuta»: cfr. «Bollettino», 49 (1958)/4, pp. 175-176.

249 Cioè il racconto della passione di Gesù. Questo veniva letto come vangelo della messa la domenica delle palme secondo la versione di Matteo, il martedì santo nella versione di Marco, il mercoledì santo nella versione di Luca e il venerdì santo secondo la versione di Giovanni.

250 Cfr. supra, appunti del 15 marzo 1958.251 «Simon, dormis? non potuisti una hora vigilare mecum?», Ad Bened. Ant.; «Ancilla

dixit Petro: Vere tu ex illis es: nam et loquela tua manifestum te facit», Ad Magnif. Ant.: en-trambe in Breviarium, Pars Verna, Feria IV Majoris Hebdomadæ, Ad Laudes e Ad Vesperas.

252 In vista del triduo il patriarca, «accogliendo i voti della Commissione Liturgica dioce-sana», aveva emanato alcune disposizioni per favorire «una fruttuosa e fattiva partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche della Settimana Santa», in «Bollettino», 49 (1958)/2, pp. 117-118.

253 Cfr. Ordo Hebdomadæ Sanctæ. Editio typica, Città del Vaticano 1956.254 Questa la traccia stesa dal patriarca sul Quaderno «A la ventura», cit., pp. 81-85: «Parole

al Pontificale Vespertino / Dopo il Vangelo. È la liturgia che suggerisce i punti[:] Il Sacra-mento / Il sacerdozio / L’amore fraterno / Il Sacramento. La Chiesa nel suo insieme è magni-fica: per il suo insegnamento, per le sue istituzioni di culto, per lo splendore della sua arte e della sua storia. Ma tutto questo essa lo è perché Gesù Cristo vivo! in lei ad insegnamento, a vivificazione di grazia, ad efficacia di sforzo sociale, [[perché]] Cristo vive in lei come l’Em-manuele. Nobiscum Deus: questa presenza che è luce e forza, che è vittoria. Perciò vi debbo

1958

627

immediatamente la lavanda dei piedi a 12 uomini di A.C. che offrirono cia-scuno <1000> lire per le Chiese nuove ad n. Patriarchae.255

Tutto ben fatto con serietà e con garbo.

4 aprile, venerdì [Venerdì Santo]Al mattino assistetti al Matutino e partii alle Ore!. Pochissime persone in

chiesa. La capella Musicale [[però]] eseguì bene i 9 responsorii. Fu però ser-vizio lungo. Alle 12.15 un gruppo di cineasti radunati da don Fiorin parroco di S. Geremia nella capella del Battistero a S. Marco, ascoltarono la lettura di un brano evangelico – la morte di Gesù – ed io vi aggiunsi alcune parole sul dramma divino che il Vangelo ci da nel racconto reale, che il Cinema ci può dare in riproduzione artistica. Ebbi l’impressione di aver commosso quei

dire che senza il Sacramento Iddio può intervenire in forme straordinarie a sostenere la sua Chiesa perché la sua carità è infinita. Ma la via ordinaria della salute è nella presenza di Gesù nel Sacramento dell’amor suo. Evitiamo le delusioni. Il capo VI di S. Giovanni è il codice della presenza di Dio in noi. Nisi manducaveritis, nisi biberitis [Gv 6,54], niente vitalità cattolica: niente speranza sicura di Paradiso. O sacrum convivium ecc. pignus futurae gloriae / Il Sacerdozio. Non c’è Chiesa di Gesù senza sacerdozio. Le afflizioni della Chiesa perché parvuli petierunt panem [Lam 4,4] etc. perché! il sacrificio non si compie senza quelle mani e quelle benedette parole sacerdotali[.] Le fonti della grazia si disseccano senza sacramenti. Ecco il perché della cena di Gesù coi suoi discepoli: la figura di Gesù può anche sparire come a Emmaus, ma il pane è consacrato e distribuito: se cessa la consacrazione, la Chiesa è fontana dissipata. Di qui la necessità di pregare e di lavorare perché il Signore continui a dare molti preti e sopra-tutto santi santi preti. / L’amor fraterno. Questo è la base dell’ordine domestico e sociale: è il motivo della pace dell’anima. Però questo amor fraterno non tiene senza l’applicazione del mitis et humilis corde [Mt 11,29], cioè della mitezza che è pazienza, amabilità, calma: e senza l’umiltà. Gesù ci ha dato l’insegnamento e l’esempio di questa umiltà nella lavanda dei piedi. Lui che si china innanzi ai suoi discepoli, gente rozza, e ignorante: che deve apprendere da lui a qual punto si ha da arrivare per amore del prossimo. L’esempio di questi bravi uomini cattolici di Venezia che ispirati dal loro capo il dr. Battagel! sostituiscono nobilmente <gli> straccioni di un tempo che attendevano questa parata della Lavanda dei piedi per buscarsi un buon pranzetto o una buona busta con danaro. Questi invece si offrono da se´ con molta umiltà e molto garbo: ben distinti anche nell’abito: e invece di prendere danaro ne offrono per le intenzioni del patriarca. Erano dodici: ecco dodici mille lire per le chiese nuove, o per il seminario. Li ho voluti ricordare per il buon esempio e dar loro anche in publico espressioni di plauso e di incoraggiamento / Conclusione riassuntiva a cogliere tutto il bello, e l’utile di questa commovente liturgia del Giovedì Santo a San Marco».

255 La questione della costruzione di nuove chiese nel territorio della diocesi restava urgente e il patriarca l’aveva apertamente esplicitata nell’Epistola Paschalis dell’anno prima (cfr. supra, annotazioni al 16 maggio 1957); ancora il 1° luglio 1958, ringraziando i bambini del patriarcato per il loro impegno in tal senso, garantiva «benedizioni più copiose per chi può raccogliere, e può e sa dare di più», Messaggio del Cardinale Patriarca ai bambini della Diocesi, in «Bollettino», 49 (1958)/7-8, p. 287.

1958

628

cuori richiamandoli alla dignità della loro arte.256 Alle 15 Passio e Messa dei presantificati: Comunione lunga di preti e chierici e adorazione della Cro-ce.257 – Alle 20.30 ostensione delle S.S. Reliquie – discorso fervoroso di mgr. Loris sulla Passione e Benediz. colle stesse S.S. Reliquie che però si dovreb-bero annunciare una per una.

5 aprile, sabato [Sabato Santo]Mezza giornata a ricevere visite ed auguri: religiose insieme, e con vari

gruppi: Amministrazione Comunale con sindaco Tognazzi e Giunta: Am-ministrazione Provinciale con Favaretto Flisca! e Segret. Bianchini ecc: fra i visitatori famiglia Gino Rota e Airoldi di Bergamo. Non cessò la corrispon-denza258 e più forte che mai la preparazione scritta della Omelia per domani.

256 «Dopo la lettura di un brano della Passione di Cristo secondo S. Matteo – riferirà il settimanale diocesano –, S. Eminenza rivolgeva la sua parola di esortazione e di augurio. “In mezzo alla vicenda che culminerà con la condanna di Gesù alla morte in Croce, ha detto fra l’altro il Patriarca, notiamo come per ben tre volte il Salvatore accenni all’azione del Principe di questo mondo. La civiltà è progresso, l’arte è bellezza, ma guai se si lasciano fuorviare dall’azione dello spirito dell’odio, della cupidigia, del disordine. La vostra attività, egregi si-gnori, continua in un certo modo l’arte del lontano duecento, quando il popolo accorreva in massa alla Rappresentazione. E i mosaici stessi che luccicano da queste pareti e da queste volte ci dicono il bisogno quasi istintivo che prova l’uomo nel dilettarsi del bello e di ciò che può chiamarsi propriamente arte”. Volgendo alla fine dell’ispirato discorso, S. Eminenza additava a tutti la luce promanante dalla Croce e l’insegnamento di squisita umanità offertoci dal Cristo morente, che affida la Madre sua alla cura di un apostolo», Incontro del Card. Patriarca con i gestori dei cinematografi, in «La Voce di San Marco», 12 aprile 1958, p. 2.

257 Cfr. supra, annotazioni al 30 marzo 1956.258 Scrive così al presidente della Repubblica Francese René Coty per scusarsi se in occa-

sione del suo passaggio a Lourdes non aveva potuto scrivergli alcune righe di saluto: «Mais, les quelques heures de mon passage à Lourdes ayant été trop brèves pour me le permettre, je suis heureux, Monsieur le Président, de pouvoir Vous présenter en l’occasion de cette fête de Pâ-ques, mes voeux les plus sincères, pour Votre Excellence et pour tout ce qui tient le plus à Votre coeur de père de famille et de premier citoyen très honoré de la France toujours chrétienne et glorieuse», AR/FSSD X/772a. Scrive anche al vescovo di Tarbes e Lourdes, inviandogli il testo del suo discorso del 25 marzo («Lo affido a Vostra Eccellenza. Lo corregga, lo rettifichi, lo aggiusti come meglio crede: e ne faccia ciò che vuole»); lo ringraziava anche «della sua lettera dell’1 aprile. La comprendo perfettamente. Contiene un po’ di Venerdì Santo. Ma anche questo è un buon segno. Io confido che verrà la domenica di letizia, in cui potrà gustare in pienezza i frutti del suo sacrificio. Io farò del mio meglio circa il témoignage public che ella desidera. Al solito la grazia verrà col suo tempo. Mi occorre poi rettificare quanto le riferii nella mia lettera del 28 marzo, su l’afflizione espressami dall’Em.mo Card. Decano [Tisserant] circa il silenzio di V.E. nell’allocuzione del toast del 25 marzo. In realtà, ora che ci rifletto bene, il suo disappunto era nel non avere fatto V.E. il nome del Cenacolo. Cosa che io non rilevai perché V.E. non nominò nessun istituto particolare che ha concorso finanziariamente alla costruzione del tempio. Patien-tia necessaria est ut reportetis promissionem», AR/FSSD X/771.

1958

629

Dalle 22 alle 1.30 seguì la funzione notturna a S. Marco: bella funzione de-votissima e ben ordinata. Per una terza volta communicai il clero di S. Marco e i seminaristi: la cui presenza è la mia soddisfazione: grande anche se sarà più a godimento dei miei successori che mia.259 Che il Signore mi aiuti a non offrire loro che esempi edificanti per la loro santificazione.

6 aprile, domenica [Domenica di Pasqua]Bella Pasqua del Signore anche se piovosa fino al pomeriggio. L’omelia

che attinsi dai Supple<men>ti di S. Agostino (Miscellanea vol. 1, Testi Ediz. 1950 Tract. de II fer. Pasch. pag. IX, 466-471)260 mi occupò bene: forse sarà stato giudicata un po’ alta: ma io ne fui contento per le cose serie e buone dette sotto il titolo generale: Christi resurrectio sacramentum novae vitae.261 La ten-ni al Vangelo desiderando di tornare definitivamente a questa buona regola dei Padri antichi.262 La basilica al Pontificale era arcicolma: a tutto riuscì bene il gregoriano dei seminaristi: i canti della capella, i riti, ecc. Bene e penso con edificazione. Credo che il publico constava in gran parte di forestieri. Tenni a colazione mgr. Gottardi e mgr. Bosa che quest’anno hanno perduto uno

259 Esterna ancora una volta il suo compiacimento per aver riportato la sede del Semi-nario minore a Venezia.

260 Incipit Tractatus de secunda feria Paschae, in Miscellanea agostiniana, I, cit., pp. 466-471; sull’impiego di questa edizione si vedano supra gli appunti dell’11 gennaio 1958.

261 «La Resurrezione del Signore rappresenta davvero – e per questo è celebrata ogni anno – la rinnovata resurrezione di ciascuno di noi alla vera vita cristiana, alla perfetta vita cristiana, a cui ognuno di noi dovrebbe attendere. “Christi resurrectio sacramentum novae vitae”. Miei diletti fratelli e figlioli. Noi osserviamo innanzi tutto Cristo Gesù nostro modello. Vedete come nella sua vita tutto si svolge in ordine alla sua resurrezione. Lo dice S. Agostino: “In Christo totum resurrectioni militabat”. Nato come uomo, Egli appare solo come uomo per un certo tempo: nato da Dio è sempre Dio al di fuori di ogni ragione di tempo: nato in carne mortale, Egli si è rassomigliato alle vicissitudini della carne mortale: “in similitudinem carnis peccati”. Eccolo bambi-no, eccolo giovinetto, eccolo in maturità vigorosa, quella che lo accompagnò alla morte. Non sarebbe risorto se non fosse morto: non sarebbe morto se non fosse nato; perciò che è nato e morto, per questo è risorto. S. Agostino parla così: semplice e sublime. […] Quando S. Agosti-no parlava così alla sua gente di Africa, pare che i suoi uditori acclamassero ad alta voce il loro consenso. Per cui egli riprendeva: “Quid est quod clamatis?” facendo intendere che aveva ancora ben altro da dire. Sì: egli aveva da dire che come la passione di Cristo era stata una significazione della vecchia vita dell’uomo peccatore, così la sua resurrezione doveva divenire il sacramento della nuova vita del cristiano finalmente giustificato, santificato, benedetto», Omelia pasquale a S. Marco, in Scritti e discorsi, III, pp. 524-530 (la cit. alle pp. 525-526).

262 A Venezia, già da svariati decenni, si era infatti consolidato l’uso che il patriarca leg-gesse l’omelia alla fine della messa «per far gente… che poi assisteva alla messa delle 12!»; Roncalli desiderava dunque che si tornasse alla prassi dell’omelia immediatamente dopo la lettura del vangelo: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 22 gennaio 2008.

1958

630

il padre e l’altro la mamma.263 Fù un pensiero delicato che altre volte appli-cai.264 Anche i vespri riuscitissimi con intreccio di canti fra capella e semina-risti: cosa sognata e desiderata da tempo. Semper Deo gratias.

7 aprile, lunedì [Lunedì dopo Pasqua]Ad un augurio di mgr. Angelo Dell’Acqua per S. Angelo che tutti i de-

nominati Angelo Milanesi festeggiano ho risposto telegraficamente così: Eccellenza Dell’Acqua Città del Vaticano – Due Angeli si incontrano an-nunziatori di grazia e di gloria. Nomen et omen – Card. Roncalli.265

Lunedì di Pasqua piovoso, umido e riposato. Ciò che attenua e raddolci-sce la giornata uggiosa è la familiarità colla S. Liturgia della Messa e del Bre-viario.266 La presenza della nipote Enrica sempre buona e saggia mi richiama alle persone passate e presenti di Sotto il Monte: e a tutto il mio mondo di quasi 80 anni. A voler applicare il Vangelo ai vari quadri della vita succedenti-si trovo motivi di benedire il Signore, e di familiarizzarmi sempre più alla vita che mi attende coi Santi del Signore. Dunque più conforto che timore.267

263 Nell’agosto del 1957, durante la permanenza a Sotto il Monte, aveva scritto a mons. Bosa per esternargli le sue condoglianze per la morte della madre: «La notizia <mestissima> mi venne subito comunicata da mgr. Loris, [[e subito io ho]] <ed ho immediatamente> iniziato suffragi per l’anima benedetta della sua cara mamma defunta. So quanto ella l’amasse, quasi come l’unico solamen della sua vita sacerdotale e della attività [[sociale]] apostolica così fedele, attenta e preziosa che ella dispiega per l’A.C. del nostro patriarcato, a vivo compiacimento ed a consolazione del suo pastore e ad edificazione di tante anime. Stamattina recatomi con don Carlo Seno, in un oratorio <silvestre> di questa mia parrocchia natale, tanto cara alla devozione di questa buona gente volli offrire la mia Santa Messa giusto per la sua mamma associandola ai cari morti della mia famiglia. […] Conoscendo anch’io per esperienza quanto costi questo distacco dalle persone che ci furono più care, mi sento più disposto a pregare e a benedire. […] Un giorno, forse non lontano, ella mi dirà che la compagnia e la <protezione della> sua vene-rata mamma dopo la sua partenza per il Paradiso le è divenuta, anche più sensibile e più dolce che mai», AR/Int 2809 (minuta ms).

264 Ad esempio quando aveva invitato a pranzo i due fratelli sacerdoti Bagagiolo per il Na-tale 1955: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 653. Dal canto suo don Niero ha testimoniato che «poco dopo l’arrivo a Venezia del Servo di Dio ricorrendo la Pasqua, chiesi al Servo di Dio di poter andare a cena a casa dei miei, mio padre e mio fratello, da poco era morta mia madre, e il Servo di Dio mi disse: “E perché non vengono qui?” e il Servo di Dio volle che la sera di Pasqua fossero a cena qui, alla sua tavola, mio padre e mio fratello», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 446.

265 Copia del telegramma in AR/Int 2975.266 Su questo si vedano supra le annotazioni al 3 ottobre 1957.267 Scrive sotto questa data ai fratelli: «Il Cardinale Patriarca di Venezia saluta i suoi cari

fratelli Zaverio, Alfredo e Giuseppino e i loro congiunti. Egli continua per suo conto a pre-pararsi al passaggio per l’altra riva conservando intanto la buona salute, l’amor di Dio e del

1958

631

Nel pomeriggio ho benedetto un nuovo tabernacolo nella clinica di S. Canciano, e visitai l’infermo 80enne ing. Pasquali che mi diede segno di averne ricevuto tanto conforto, e l’ho ricordato nella mia preghiera in sero et in nocte.

9 aprile, mercoledìPreparazione delle parole da pronunciarsi stasera a Padova per il

Collegio Teologico. Di fatto tutto è poi riuscito bene. In mattinata lun-ga conversazione col Sup. Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, coll’Economo Generale e Frère Leone, circa l’affare <mgr.> Filippin. Si conviene che egli venga messo fuori possibilità di nuocere e che i Fratelli prendano tutto sopra di sé: sola maniera di chiarire quella situazione, e forse di aggiustarla per sempre.268

Tutto dipenderà però dall’intervento della S. Sede.269 Ricorderò sem-pre che in circostanze analoghe il comm. Bernardino Nogara mi diceva che in un caso simile le Banche o Istituzioni che vi si trovassero compro-messe tutto avrebbero sacrificato per coprire uno scandalo.270 E noi?

Nel pomeriggio mio intervento a Padova per l’inaugurazione del «Nuovo [[Te]] Collegio Teol. S. Antonio Dottore[»]. Mio discorso letto e

prossimo e portanto pazienza giorno per giorno. Tutti saluta e benedice alla Colombera e alle Gerole», Familiari, II, pp. 432-433.

268 Nel giugno successivo, nel pezzo apparso sul settimanale diocesano che darà comu-nicazione dell’estromissione di mons. Filippin dalla guida degli omonimi istituti, si indicherà che, «avvenute difficoltà nella gestione con il sollecito di alte autorità e personalità della Chiesa, della Patria, della Scuola[,] i “Fratelli delle Scuole Cristiane” hanno aderito a prelevare il complesso imponente di questo centro educativo indispensabile per le Tre Venezie. Mons. E. Filippin si è ufficialmente congedato dalle sue opere, dalla popolazione di Paderno del Grappa e ha completato le consegne non senza, va da sé, un personale rimpianto. I “Fratelli delle Scuole Cristiane” continuano nella direzione generale senza mutamenti di sorta stante la fine dell’anno scolastico 1957-58 tanto imminente», Gli Istituti Filippin ai Fratelli delle Scuole Cristiane, in «La Voce di San Marco», 21 giugno 1958, p. 1.

269 Cfr. supra, appunti del 1° aprile 1958.270 Bernardino Nogara (1870-1958), dopo la laurea in ingegneria al Politecnico di Milano

aveva esercitato all’estero come direttore di miniere in Bulgaria, Grecia e Turchia. Al termine della Prima guerra mondiale fu nominato membro delle commissioni incaricate di stipulare i trattati di pace con Austria, Ungheria, Bulgaria e Turchia. Entrò nella Banca Commerciale Italiana ricoprendo a lungo le cariche di consigliere, di amministratore delegato e, dal 1945, di vicepresidente. Nel 1929, dopo la stipula dei Patti Lateranensi, era stato chiamato da Pio XI a dirigere l’Amministrazione Speciale della Santa Sede, incarico che mantenne per i ven-ticinque anni successivi; su quest’ultimo ufficio si veda J.F. poLLard, The Vatican and the Wall Street Crash: Bernardino Nogara and Papal Finances in the Early 1930s, in «The Historical Journal», 42 (1999)/4, pp. 1077-1091.

1958

632

pare apprezzato.271 Alla fine incontro col Vescovo di Bergamo, confor-tante coincidenza per molte cose. Tornati a insieme ➼ a Venezia potei offrire a mgr. Piazzi una fraterna cena a cui assisterono tutti i miei cari Canonici effettivi.

10 aprile, giovedìOggi giovedì a mezzogiorno invitai a far corona a mgr. Piazzi i miei

Vicari mgr. Olivotti e Gottardi e a sera a cena [ ]. A S. Giorgio assistetti nella sala del Capitolo alla conferenza dell’Abate di Finalpia in onore del Patriarca Mutti, in tono semplice ma esatto e soddisfacente.272 Il prof.

271 «Noi qui siamo in primavera. Non è letizia anche questa? Le messi non sono an-cora splendenti nei campi opimi: ma sono qui in preparazione: “Spes messis in semine”. I Padri Tridentini hanno precisato la appellazione giusta di questo istituto di formazione religiosa ed ecclesiastica: e per il clero secolare fu bello il nome di Seminario, dato ormai da quattro secoli al loro moltiplicarsi nelle diocesi del mondo intero. Per gli ordini religiosi resta il nome di collegio che mantiene in una significazione più generica le stesse idealità finali di educazione sacra ispirantesi alla penetrazione di Cristo nella vita e nell’apostolato della santa Chiesa. Questa è la vita e nell’apostolato della santa Chiesa. […] Agli alunni dell’Ordine Serafico della Provincia Conventuale dell’Alta Italia, che sono già qui raccolti sotto questi nuovi padiglioni del Collegio Teologico di sant’Antonio Dottore, che oggi si inaugura: agli altri giovani che mi auguro innumerevoli, i quali seguiranno questi primi negli anni futuri, lascio come ricordo della benedizione oggi impartita, questo triplice simbolo: il giglio, il libro, la fiamma. Il giglio della purezza verginale, che esprime candore di vita, serenità e gioia perenne dello spirito, fascino di attrazione sulle anime, sorriso dell’aposto-lato cristiano e religioso; giglio di purezza che raffigura la generazione dei casti che crea le generazioni dei forti. Libro di sapienza celeste e umana. Antico e Nuovo Testamento. Una volta si diceva all’inizio del Salmo 118: Bonitatem, disciplinam et scientiam doce me. Oggi basta: Judicium et scientia, che significa criterio cattolico, pratico ed intelligente nella percezione e nella misteriosa penetrazione della verità, a vero nutrimento spirituale e a sostanziosa dottrina celeste, non a vana esibizione di scienza fallace e mutevole come le foglie scosse dal vento: infaticata ricerca di riflessi divini, anche nella scrutazione dei segreti della natura materiale. Infine fiamma viva di carità cattolica ed apostolica. Che mistero! che mistero, questo Francescanesimo di derivazione schietta e pura. Francesco d’Assisi, tutto serafico in ardore. Francesco di Paola, fiamma viva di carità peregrinante. Antonio da Padova, arca dei due Testamenti: tromba apocalittica annunziante gli altissimi veri, chiarore di luce, di grazia e di vittoria per il trionfo di Cristo nei secoli eterni», Inaugurazione del Collegio Teologico dei frati conventuali, in Scritti e discorsi, III, pp. 532-535.

272 Pietro Aurelio Mutti (1775-1857), abate di Praglia dal 1836, era stato nominato vescovo di Verona nel 1840; nel 1851 era stato promosso patriarca di Venezia; su di lui si veda niero, I patriarchi di Venezia da Lorenzo Giustiniani ai nostri giorni, cit., pp. 179-183. Il 22 aprile successivo Roncalli scriverà a d. Giuseppe Verri di Borgo di Terzo (BG) per informarlo che la sua partecipazione «personale, del clero, del Sindaco e del Consiglio Comunale di Borgo di Terzo alla celebrazione della illustre e santa memoria del Patriarca Pietro Aurelio Mutti, fiore ed onore della vostra parrocchia, è riuscita qui assai gradita e significativa. […] A Venezia, e precisamente all’Isola di S. Giorgio Maggiore, ora tornata al

1958

633

Spanio ebbe pure belle parole in nome della Fondazione Cini: ed io altre per ringraziare dell’onore reso a questo mio grande antecessore nonché compatriota di cui diedi alcuni episodi – Dopo breve tempo, restarono nella sala i numerosi sacerdoti Veneziani a cui parlò molto bene S.E. mgr. Piazzi sul culto di Maria Ausiliatrice a S. Giorgio;273 e poi in linea generale in rapporto coll’anima sacerdotale. Seguì la Messa dello stesso Vescovo ma i monaci non furono felici con questo loro programma. Pazienza.274 Alla Messa non c’erano che pochissimi fedeli. S. Giorgio ha la sua fisionomia e non* bisogna* pretendere.

<Di bello ci fù con mgr. Piazzi l’ascesa al campanile con visione stupenda>275

11 aprile, venerdìS.E. mgr. Piazzi celebrò la S. Messa qui in capellina dopo di me: ed io

l’assistei con atto pio. Poi uscì col suo segretario don Affini Luigi a visi-tare il palazzo ducale.276 Pranzammo insieme e ci salutammo lietamente e fraternamente. Mi è sempre tanto caro l’accoglierlo qui e il fargli l’onore che la sua distinta persona si merita.

13 aprile, domenica277 [Domenica in Albis]In tutti questi giorni tempo brutto e triste.278 A mezzodì assistetti al

suo antico splendore, anzi a più magnifica espressione di centro religioso e di irradiazione culturale e caritativa, si trovarono riuniti i Monaci Benedettini, con varie rappresentanze di tutti i Monasteri dell’Alta Italia, attorno all’umile scrivente, all’Ecc.mo Vescovo di Bergamo ed alle Autorità Veneziane, e a tutto il clero urbano. Fu quella del 10 aprile una data che la-sciò felice impressione sul complesso delle celebrazioni, ma soprattutto sulla rievocazione, fatta dall’Abate di Finalpia, del nostro venerato monsignore Mutti», AR/FSSD X/785.

273 Come annunciato in precedenza questo incontro sostituiva sia il tradizionale raduno per la soluzione dei casi che il ritito per le 5 foranie, «Bollettino», 49 (1958)/2, p. 120.

274 Nella lettera in cui il 27 gennaio precedente si felicitava con Piazzi per la sua prossima venuta a Venezia aveva scritto: «Anch’io sto nell’attesa di quanto questi miei Padri combine-ranno. Sta solido questo, che in ogni eventualità Vostra Eccellenza sarà ospite del Patriarca loco et foco», giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 446.

275 A questa data risale anche una lettera inviata a sr. Angela Francoli, superiora delle Poverelle, colpita da malattia: giovanni XXIII, Ottima e reverenda madre, cit., p. 313.

276 Luigi Affini, nato a S. Martino dall’Argine (MN) nel 1922, sacerdote dal 1945, era segretario di mons. Piazzi da quando questi nel 1950 era stato nominato vescovo di Crema; nel 1962 tornerà nella diocesi di Cremona come parroco di Soncino e S. Giacomo.

277 Il 12 aprile l’agenda non viene compilata.278 Una constatazione che ritorna anche nel discorso tenuto alla sera per la chiusura delle

Stazioni a S. Marco, per il quale predispone alcuni appunti: «Dom. in Albis – 13 aprile 1958

1958

634

Convegno degli Anziani del Lavoro delle tre Venezie che ebbe luogo nella sala degli Scrutini a palazzo Ducale. Fù un ritrovo davvero imponentissimo: coi lavo-ratori c’erano i grandi datori di lavoro, alcuni dei quali ricevettero segni di speciale onorificenza. Se i sentimenti umani furono sinceri questo fù un bel saggio di cooperazione nel senso della dottrina sociale cattolica. Io aggiunsi al discorso del Ministro del lavoro, sigr. Guy!279 di Padova, ottimo cattolico, alcune parole di incoraggiamento che lessi.280 Su tutta la vasta assemblea

/ Chiusa delle stazioni a S. Marco / In questi 6 anni mi occorse celebrarla il lunedì [di] Pasqua: quest’anno la domenica in Albis che chiude il tempo Pasquale. Alcuni pensieri dal Vangelo odierno (Io. XX. 19.31) / 1) Un pensiero circa le stazioni. Quelle che io vidi ed in cui ho parlato, furono abbastanza edificanti. Ci fù più preparazione: chi vi assistette ne fù [[x]] ben contento. In un prossimo anno faremo di più, e il popolo risponderà. 2) Pensiero sopra una tristezza per-durante anche dopo la Pasqua. Anche il tempo brutto vi influisce. Guardiamoci bene dalla in-fluenza del clima. Le molte acque non debbono estinguere il fervore. Agere contra e sempre in Dño gaudere – Nunc tristitiam habetis: iterum videbo vos, et gaudebit cor vestrum [Gv 16,22]. Perché questa tristezza? Perché da qualche tempo continuano gli attacchi alla Chiesa nostra madre[,] al S. Padre nostro Padre. Non turbiamoci[:] il S. Padre rappresenta Gesù: il quale liturgicamente rimane ancora qual giorno in questa terra. Siamo doppiamente sicuri quod tristitia vertetur in gaudium [Gv 16,20]»: AR/FSSD X/776.

279 Luigi Gui, nato a Padova nel 1914, aveva compiuto i suoi studi presso l’Università Cattolica di Milano. Aveva preso parte alla guerra e alla resistenza ed era stato eletto alla Costituente nel 1946; era stato quindi eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nel 1948; il 17 giugno successivo si dimetterà da ministro per assumere la carica di capogruppo D.C.; sulla sua lunga esperienza politica si veda il libro di memorie L. gui, Cinquant’anni da ripensare 1943-1993. Autobiografia e documenti, Brescia 2005.

280 «Il vostro invito a partecipare a questo incontro mi ha commosso: e sono lieto di averlo accolto – riferiva il patriarca ai membri dell’associazione –. Qui si tratta di anzianità e di lavoro: due termini che fanno piacere e fanno onore. L’anzianità significa esperienza e ricchezza di principi e saggezza del pensare, del vivere, dell’operare. Il lavoro dice applica-zione coscienziosa, serietà e godimento per il dovere compiuto, con sincerità e con onore, innanzi a Dio, innanzi alla propria famiglia, innanzi alla nazione. Ricorderò sempre un’im-pressione della mia giovinezza. Mi trovavo alle porte di Milano, presso uno stabilimento. Gli operai uscivano in massa dalla fabbrica per tornare, dopo la giornata, alle proprie fami-glie. Parlavano poco. Mi ritrassi a guardarli. Mi colpì l’elasticità del loro camminare, la gioia scintillante degli occhi in cui leggevo la tenerezza del cuore, ansioso di ritrovare la sposa, i bimbi e la pace intima, dopo la giornata onesta del lavoro accettato e compiuto in vista anche dei benefici materiali che ne vengono alle persone care. Io sentivo e gustavo la mia vocazione a farmi sacerdote per una vita che sarebbe stata lavoro e, ove occorresse, sacrifi-cio per loro, e per tutti insieme avviamento alla prosperità del vivere umano, alla sicurezza dei beni eterni. L’anzianità non è estranea alla vita e al pulsare delle novelle generazioni, che sorgono accanto a noi e che, anche con un po’ l’aria di avere piuttosto lezioni da dare che da attendere, di fatto stimano i loro anziani e ne sono fiere: disposte a dirne bene a suo tempo e a trasmettere i frutti della passata esperienza, ad accrescimento della loro ed a beneficio di quanti sopravverranno nel futuro. Mi permetto questo semplice richiamo a titolo di lieto e buon incoraggiamento. Anzianità e lavoro. Non occorre che io vi nasconda

1958

635

correva un’aria di molto rispetto alla persona del patriarca e più ancora di ciò che rappresenta. Rilievo consolante.

14 aprile, lunedìTempo sempre brutto. Di notevole una lunga conversazione col S[otto]

S[egretario] Ferrari-Aggradi circa la situazione di qui e la bontà del propo-sito di trattarla con riguardo. Le forme irritanti e intransigenti non servono a nulla.281 Di fatto i giovani abbagliati dalla illusione della sinistra [[di fatto]] si sono sistemati abbastanza bene. Il loro capo che li incantava si è trovato solo.282 Il contegno delle notabilità che non gli hanno fatto bada finirono col determinare una resipiscenza generale senza parola. L’attualità travolgente li distrae da ciò che è piccolezza, e che prende carattere di mobilità e di poca conclusione. Subtrahe ligna foco si vis extinguere flammam. L’ambiente qui è mediocre come capacità ma di buon animo e di spirito che va al pratico, si rasserena e va per la strada migliore.283

15 aprile, martedìDue incontri separati, con mgr. Da Villa e con Bacchion: due interes-

santi per il momento attuale.

le sollecitudini legittime e sante di cooperare tutti insieme nell’intreccio ordinato dei due termini, a quell’incremento di prosperità e di pace domestica e sociale, che ci merita le più care soddisfazioni nella vita. Grande dono di Dio è questo di poter lavorare sull’esempio del Figliol suo Cristo Gesù, l’artigiano di Nazareth. Il lavoro comporta tutta una ricchezza di diritti e di doveri, il cui esercizio, ispirato al Vangelo, rappresenta la base più solida – an-cora amo ripeterlo – della vera prosperità e del progresso sociale», All’Associazione «Anziani del Lavoro», in Scritti e discorsi, IV, pp. 138-139.

281 Quelle, cioè, fatte proprie da altri presuli del Triveneto: cfr. supra, appunti del 10 mar-zo 1958; anche in questa evenienza Roncalli ribadisce la convinzione della validità della linea adottata sino a questo momento di fronte alle situazioni e agli interlocutori più difficili.

282 Si riferisce naturalmente a Wladimiro Dorigo, sulle cui più recenti iniziative politiche relazionerà al card. Ottaviani in una missiva poche settimane più tardi: cfr. infra, annotazioni al 9 maggio 1958.

283 Sulla precarietà della situazione politica veneziana – determinata anche dalle cre-scenti insistenze del P.S.I. per entrare a far parte a pieno titolo della Giunta – si soffermerà pochi giorni più tardi il prefetto Spasiano, che informerà il gabinetto del ministro dell’In-terno di come fosse «avvertibile, particolamente in seno al gruppo democristiano, qualche segno di disagio e di stanchezza per una situazione che viene ritenuta provvisoria e non soddisfacente, e per la carenza di una personalità che sappia efficacemente coordinare e dirigere l’azione amministrativa, affidata in prevalenza all’iniziativa personale dei singoli amministratori, in parte troppo giovani e non sufficientemente esperti»: Relazione mensile-Aprile 1958, prot. Gab. 279/4, p. 4, in ACS, Ministero dell’Interno, Gabinetto 1957-60, b. 307, f. 16995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

1958

636

Ciò che riferii all’uno e all’altro, come dettomi da Ferrari-Aggradi, che qui in fondo si va nel migliore dei modi, praticamente, li ha fatti con-tenti e infuso in loro serenità e coraggio maggiore.284

Nel pomeriggio il comm. Ambrosini della RAI mi ha fatto sentire un!285

16 aprile, mercoledìStanotte lavorai dalle 24 alle 6 del mattino per preparare il discorsetto

che dovevo pronunciare a Rivoltella per l’inaugurazione del nuovo Colle-gio S. Antonio di preparazione dei Fratini dei Conventuali. Dopo mezzo giorno partii con don Loris. Breve ma piacevole fermata a Vicenza per una visita di conforto e di fraternità a mgr. vescovo Zinato. Arrivato a Rivoltel-la meraviglia su meraviglia.286

284 Mancavano poche settimane alle elezioni e si faceva più serrato il confronto sulle candidature. Il prefetto aveva segnalato a questo riguardo pochi giorni prima che la forma-zione delle liste era stata «particolarmente laboriosa soprattutto per la scelta dei candidati al Senato. Mentre tutti i parlamentari scaduti saranno ripresentati, sono stati inclusi, fra gli altri, nella lista per l’elezione della Camera dei Deputati, il Segretario Provinciale del Partito Dott. Gagliardi ed il Sindaco di Chioggia Cav. Uff. Marino Marangon. Per la successione alla segre-teria del partito si fa il nome del rag. Alfeo Zannini, attualmente a capo dell’ufficio S.P.E.S. Maggiori difficoltà si sono presentate per l’assegnazione dei seggi senatoriali, essendo stata molto contrastata dalla segreteria provinciale la candidatura per il collegio di Mirano che per intervento della Direzione Centrale è stato alla fine, conservato all’uscente sen. Ponti»: Re-lazione mensile-Marzo 1958, prot. Gab. 279/3, p. 2, in ACS, Ministero dell’Interno, Gabinetto 1957-60, b. 307, f. 16995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

285 La frase resta incompleta. È il Diario a segnalare che assieme ai «Rev.mi Canonici [il patriarca] assiste in patriarchìo alla dizione di un documentario radiofonico sui Conventi di clausura», in «Bollettino», 49 (1958)/4, p. 203.

286 «Da qualche giorno – indicava il patriarca nel suo intervento – S. Agostino mi ripete l’invito a studiare le coincidenze misteriose della vita e della storia. Oggi stesso eccone una. Alla data odierna del 16 aprile il calendario per l’Ufficio divino dei Frati Minori Conventuali pone la Solemnitas Sancti Patris Francisci, e richiama lo storico avvenimento del 16 aprile 1209, quando papa Innocenzo III approvava la prima regola dell’Ordine Francescano. Da allora sono passati 749 anni, quanto a dire sette secoli e mezzo. Ed è di buon augurio che in un altro 16 aprile venga inaugurato qui a Rivoltella, sulle rive deliziose del Garda, il Collegio “Sant’Antonio” a servizio della giovinezza dei Frati Conventuali. Si adempie con ciò un voto che assicura a questo ramo robusto dell’albero francescano, che eccelle in tutta l’immensa e viridescente produzione arbo-rea germinata dal cuore del poverello di Assisi, un avvenire assai promettente e glorioso. […] Vi dirò la mia ingenuità di questi giorni, che mi portò a scrutare nei quattro densissimi volumi dei Gesta et Regesta di papa Innocenzo, della collezione Migne, qualche raggio di luce documentaria su questa apparizione del mondo francescano, una specie di atto ufficiale di nascita o di batte-simo. Le grandi opere del Signore sbocciano nel mistero dell’arcana Provvidenza celeste. È la storia che si incarica poi secolo per secolo di svilupparne le realtà prodigiose. […] I giovanissimi

1958

637

17 aprile, giovedìOggi grandi visite episcopali.S.E. mgr. Pancrazio! amm. di Livorno: complimenti e petizioni a Bre-

scia per il Corpo di S. Giulia.Mgr. [De Zanche] Vescovo di Concordia super plurima. Invito per 21

sett.[embre] e elezioni? Qui qualche divergenza di temperamento.287

S.E. mgr. Ouloughian! Sup. dei Mechitaristi288 per auspicata presenza Card. Aga[gia]nian.289 Altre, personaggi vari:290 motivi ministero episcopa-le, qualche nota lieta e qualche dolorosa. O Signore preserva le mie anime sacerdotali.291

18 aprile, venerdìSempre occupato in udienze di una stessa natura. Sabato scorso investi-

tura per nuovo arciprete di Mira: oggi nuovo parroco Balini! di Castello di Caorle.292

candidati della vocazione serafica delle due Province Veneta e Lombarda dei Frati Minori Con-ventuali avranno motivo di archiviare i vari tentativi precedenti, diversamente chiamati: pueri, fraticuli, fraticelli, fratini, fratoncini, fratonzelli, fraretti, putti, zaghi, zaghetti, e di innalzare su pietre solide un istituto che sarà qui un punto di richiamo di qua e di là delle due regioni, alle anime innocenti, che dal rezzo delle pure tradizioni delle nostre belle famiglie Venete e Lom-barde schiudono le verti foglie alla rorida azione della grazia […]», Inaugurazione del Collegio «S. Antonio» dei Frati Minori Conventuali, in Scritti e discorsi, IV, pp. 140-143.

287 Su questo si vedano supra gli appunti del 10 marzo e 14 aprile 1958.288 Serapione Uluhogian (1890-1965) era l’abate generale dell’Ordine mechitarista di

Venezia.289 Cfr. infra, appunti del 24-28 aprile 1958.290 Il Diario segnala che il patriarca riceve anche l’«ambasciatore Justo Giusti del Giardi-

no» e che «presiede ad una adunanza di Curia»: «Bollettino», 49 (1958)/4, p. 204.291 Aveva detto il giorno prima ai giovani religiosi convenuti per l’inaugurazione del

Collegio «S. Antonio»: «Ah, miei cari figlioli. Pensateci bene prima di prendere decisioni defi-nitive. Ma se la grazia del Signore, e la protezione di S. Francesco e di S. Antonio vi portano fin là: gaudete et exsultate»: Inaugurazione del Collegio «S. Antonio» dei Frati Minori Conventuali, cit., p. 146.

292 Rectius d. Carlo Bellin. Il patriarca gli aveva indirizzato pochi giorni prima una let-tera in vista dell’ingresso nella nuova parrocchia: «Mio caro nuovo Parroco di Castello di Caorle, sul punto in cui, per disposizione di Provvidenza, riceve la investitura parrocchiale di Castello di Caorle – nuova denominazione giuridica, ma risonante di antichissima storia – che fui contento di affidare alle sue belle energie giovanili, amo rinnovare a Lei, e a co-desti figlioli dell’estremo limite del Patriarcato, l’espressione sincera ed affettuosa dei miei voti augurali di spirituale letizia, di fervoroso apostolato, di celesti e terrestri consolazioni. Il titolo di Santa Maria della Pace, Mariae Reginae Pacis, è particolarmente indicativo del ministero del buon pastore d’anime, e racchiude l’insegnamento ed il richiamo perenne di

1958

638

Gradita ieri nel pomeriggio la visita di don Pietro Bosio parroco di Sotto il Monte. Egli pernottò qui, si trovò bene. Ragionammo di parecchie cose della parrocchia inoffenso pede.293 Resto della giornata occupato ma con poco reddito: lettera a mgr. Giobbe a l’Aja dove si trova da [[35]] 23 anni. Sono casi da confortare e che edificano lo spirito di chi li contempla.294

19 aprile, sabatoSempre udienze. Notevole il commend. Reale colla figlia Emilia, col

quella generosa concordia della comunità parrocchiale che deve diffondersi e penetrare in tutte le famiglie. Quod est in votis! Così incoraggio: così auguro: così saluto e benedico. Aff.mo +Angelo Giuseppe Card. Roncalli, Patriarca», L’ingresso di Don Ivano Bellin a Castello di Caorle, in «La Voce di San Marco», 26 aprile 1958, p. 2.

293 Una conseguenza diretta di queste conversazioni è la lettera inviata da Roncalli il giorno stesso all’ing. Raffa di Milano, del Provveditorato alle opere pubbliche: «Da tempo sono informato dell’interessamento intelligente ed efficace che ella si compiacque e conti-nua ad esprimere per migliorare le precarie condizioni statiche della chiesa parrocchiale del mio luogo natìo, la cui storia dal suo inizio ha accompagnato il corso della mia vita. Io ne vidi le fondazioni nel 1901 quando ero studente a Roma: e nel 1929 ebbi l’onore di consa-crarla io stesso nel tempo del mio servizio della S. Sede in Bulgaria. Ella può immaginare quanto le vicende di questa non spregevole costruzione mi siano sempre state a cuore: ed anche motivo di pena. Presto ci si accorse che il terreno verso il presbiterio non era solido: e ci vollero molte spese e non indifferenti. Una fabbrica costata poco più di centomila lire per la sua costruzione, ne domandò poi tanti e tanti per essere sostenuta: ora poi coll’in-vilimento della moneta immagino quale impegno in una ristorazione completa dovrebbe importare. Purtroppo i cardinali di oggi non dispongono più – ed è bene da una parte – delle entrate copiose dell’epoca del Rinascimento. È per questo che a me piace farmi dei buoni amici fra le distinte persone che negli uffici dello Stato dispongono di saggezza e di nobiltà per le opere belle e generose, che sono motivo di merito e di consolazione in tutte le ore. Sarei tanto contento di fare la sua conoscenza personale, ill.mo signore, di cui il buon parroco Pietro Bosio di Sotto il Monte anche recentemente venutomi a trovare mi fece tanti elogi. Per me, sempre buon Bergamasco, anche fra le lunghe distrazioni della vita diplomatica all’estero e le sollecitudini della vita pastorale a Venezia, il sentire come ella abbia passato qualche anno della sua vita a Bergamo è motivo di compiacimento. Il buon Petrarca chiamava amor patriae revocantis questo godere della evocazione del proprio paese natìo», AR/FSSD X/780b.

294 Il patriarca non ha conservato minuta di questa lettera nelle sue carte private. Come antico membro della diplomazia pontificia – che non aveva a sua volta nascosto disagio per il protrarsi delle sue missioni in Bulgaria e Grecia – Roncalli è particolarmente sensibile alle vi-cissitudini dei rappresentanti del papa, tanto più quando esse interessano amici di antica data come mons. Paolo Giobbe: sarà di fatto Giovanni XXIII a risolvere la situazione pochi mesi più tardi creandolo cardinale e affidandogli la guida della Dataria Apostolica. Giobbe non rappresentava peraltro un caso isolato: ancora più singolare e imbarazzante era la condizione di Amleto Giovanni Cicognani – anch’essa risolta da papa Roncalli nel concistoro del 15 dicembre 1958 – delegato apostolico negli Stati Uniti dal 1933; una parte del loro carteggio è custodita in AR, b. 74, f. «Giobbe Paolo».

1958

639

futuro genero, che sposeranno domani a S. Giorgio. Regalai alla sposa una coroncina bianca datami dal S. Padre il 27 corr.

Alle 16.30 cerimonia a S. Marco per l’investitura canonica di don Moro parroco di S. [[Cassiano]] Stefano e don Turchetto parroco di S. Cassiano: due degni sacerdoti.295 Prima del Te Deum dissi alcune parole: in materia di liturgia e di servizio cose da esigersi perché di stretto dovere: cose di amabile convenienza come questa di dare un segno di meritata distinzio-ne a persone e ad uffici, tutto ad aedificationem. Tutto ben riuscito. Mgr. Loris nominato alla stessa data preferì farsi investire dal veterano Can.co Francesco Silvestrini in forma privata. Oggi assisteva in semplice abito nero come segretario.

A sera è venuto il nipote Zaverio per affari di famiglia.

20 aprile, domenica [Domenica II dopo Pasqua – Festa del Buon Pastore]

Alle 8 S. Messa a Treporti dove mi condussi in motoscafo della Mari-na. C’era anche mio nipote Zaverio. Chiesa piena di brava gente a cui parlai del Buon Pastore e toccai del diritto di nomina del parroco. Accolsero bene:296 il Cancelliere continuò la pratica e noi partimmo.

In città alle 9 mia seconda Messa in cripta per la festa dei Tarsiciani. Tutto bene, mie parole circa la dottrina del Bonus Pastor specialmente adatte per i Tarsiciani. Fui ben contento di questo incontro.

Non potei assistere alla conferenza del prof. [Gian Piero] Bognetti di Milano sulla introduzione del culto di S. Marco a Venezia. E feci le mie scuse che affidai a mgr Schiavon e Altan – due competenti.

Nel pomeriggio mi recai a Carpenedo dove assistetti al canto popo-lare dei Vespri, a chiusa della Settimana liturgica presieduta da mgr. Gino Spavento. Optime. Parlai in materia di liturgia e di canto opportune et importune [2Tm 4,2].

295 Cfr. supra, appunti del 14 marzo 1958.296 Anche il nipote Saverio ricorderà anni dopo di essersi fermato una volta «a Venezia

due o tre giorni e l’accompagnai [scil. il patriarca] alla parrocchia di Tre Porti!. Ritornando mi spiegò che era voluto andare lui in quella parrocchia, perché, mentre la popolazione voleva un certo sacerdote come parroco, invece lui ne aveva nominato un altro che la gente non voleva. Aveva pensato che andando lui a parlare, tutto si sarebbe quietato. E difatti celebrò Messa, fece omelia e quando partì lo vidi circondato dalla gente in festa»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., pp. 538-539.

1958

640

23 aprile, mercoledìMia veglia dalle 24.30 intesa al discorso di Padova per domenica

prossima su Lourdes e il Papa. Ripresi sonno alle 5. Mattinata mezzo raccolta e mezzo attiva.297 Notevoli alcune visite per raccomandazioni.298 Accolsi il giuramento e diedi l’investitura al nuovo e primo parroco di Ponte Crepaldo don Bruno Trento: premettendo però – teste Sambin – parole gravi di ammonimento che finirono con espressioni paterne di incoraggiamento. Gli regalai con speciale intenzione una medaglia d’ar-gento del S. Padre. Speriamo.

Nel pomeriggio stanco e un po´ sonnolento ricev[imento] e buone intese con mgr. Bortignon v[escovo] di Padova reduce da Lourdes. Pre-siedetti ad una adunanza per la Cassa Diocesana con Segretario Silvestrini e membri Spavento, Capovilla e Cesca.299 Bene: gutta cavat lapidem. Incon-tro infine con Gottardi, con riferimento a cose spiacevoli e ad esercizio di penitenza e di dolore.

Convenuto con mgr. di Padova progetto di convegno sacerdotale a Castelfranco il 18 settembre, 100mo anniversario della Consacrazione sacerdotale di S. Pio X.

297 A questa data risale il Messaggio per la Festa di San Marco: «Torna San Marco. Sotto l’altare massimo della basilica d’oro splende il vetusto sarcofago che da secoli ne contiene le reliquie insigni. Il contemplarlo ogni giorno è motivo di compiacenza per gli occhi e per lo spirito: ma nella ricorrenza anniversaria della grande festa dell’Evangelista di prende e ci esalta il pensiero che chiunque leggerà e pronunzierà il 25 aprile il nome di San Marco, ri-corderà la grande Venezia nostra, ancora rutilante nelle sue preziosità artistiche e storiche, e punto di attrazione universale. Ricordare San Marco è come riudire la voce lontana del Principe degli Apostoli, che ai primi fedeli della Galazia così scriveva: – Vi saluta la Chiesa Romana, che è qui con me: e vi saluta Marco figlio mio. Non tutti i giorni, miei cari figli, sono egualmente sorridenti e sereni. Da due mesi viviamo nella umidità e col maltempo nelle ossa. Come nella atmosfera, così nei cuori non mancano segni di inquietudine e di disagio. Ma chi crede in Dio, e confida in lui, e nella sua santa parola che non muta, dalle bassure sconcertanti e dal tramestio delle gare e delle meschine competizioni della vita sa sollevarsi a qualcosa di più sereno e di più confortante, sicuro annunzio di bene e di pace, per i singoli e per l’ordine religioso e civile»: «Bollettino», 49 (1958)/4, pp. 176-177.

298 Scriverà il 17 giugno successivo all’amico Pierino Donizetti, che lo aveva pregato di intervenire a favore di un conoscente: «I postulanti sono tanti: e gli intercessori – anche rubei coloris [scil. cardinali] – sono tanti, e così vicini al campo delle aspirazioni di lui da lasciarmi dubitare del buon successo della raccomandazione mia»: in AR/ISR, b. XIV, f. «Lettere varie (Sotto il Monte)».

299 Cfr. supra, appunti del 15 gennaio 1958.

1958

641

24 aprile, giovedìA proposito della Unione Apost[olica] del Clero il card. Feltin invita

gli inscritti ad evitare tre eccessi: l’eccesso dello zelo apostolico: l’eccesso di spirito missionario e l’eccesso [ ].300

Nel pomeriggio mi recai a S. Lucia per ricevere il Card. Agagianian Patriarca di Cilicia degli Armeni che viene per unirsi a me nella festa di S. Marco.301 Egli sarà ospite dei P.P. Mechitaristi di S. Giorgio che furono con me alla stazione e coi loro giovani del collegio in città e di S. Lazzaro, resero il ricevimento del porporato molto solenne e simpatico.

Arrivato al molo io dovetti separarmi per presiedere ai Vespri solenni di S. Marco, ben riusciti con Seminario nostro al completo, con buona musica della capella intrecciata al gregoriano dei seminaristi.302

25 aprile, venerdì [S. Marco Evangelista]S. Marco: fausta dies. Bella festa in solennità, in letizia, in pace. La ba-

silica gremita con moltissimi foresti. Buona musica della capella, benché a mia impressione con voci deboli e impari alla vastità del tempio.303 Il grego-riano fù sostenuto dai Benedettini con P. Gayard! di Solesmes, e seminaristi. Credo gregoriano.304 Primo saggio di canto di partecipazione popolare.

300 Maurice Feltin (1883-1975), sacerdote dal 1909, era stato promosso arcivescovo di Parigi nel 1949 e creato cardinale nel 1953. L’Unione Apostolica del Clero – denominata all’origine «Unione Apostolica dei sacerdoti diocesani del S. Cuore di Gesù» – era stata fondata a Parigi nel 1862 per iniziativa di mons. Victor Lebeurier. In origine i suoi membri si erano proposti l’impegno di mantenere una forma di vita comune, di alimentare la devo-zione al S. Cuore di Gesù e di praticare i consigli evangelici sotto la guida di un superiore; in Italia essa aveva trovato un omologo nella Congregazione Mariana dei Veri Amici e nel 1880 le due associazioni si erano unite. Erano quindi giunti i primi riconoscimenti pontifici con Leone XIII (1880) e Benedetto XV (1917).

301 Cfr. supra, appunti del 17 aprile 1958.302 Cfr. supra, appunti del 6 aprile 1958.303 Cfr. supra, appunti del 15 febbraio 1956.304 Dom Joseph Gajard o.s.b. era il direttore del coro dei monaci dell’abbazia di S. Pierre

de Solesmes. Pochi mesi prima il patriarca aveva appunto contattato l’abate di Solesmes per avere un aiuto per la formazione canora dei benedettini di S. Giorgio: cfr. supra, appunti del 27 gennaio 1958. Mons. Calle, ospite durante queste giornate del patriarca, indicherà che a suo modo di vedere Roncalli «Il sentait la nécessité de la restauration du chant grégorien, dans un but, je crois, plus pastoral qu’artistique. C’est ainsi qu’il invita a Venezia, le même jour que moi, Dom Joseph Gajard et les Pères Bénédictins de Solesmes pour se joindre a ceux de la Vénétie et me confia qu’Il espérait que “cette initiative du Patriarche ferait comprendre aux évêques italiens qu’il faut faire un effort en ce sens”. Il regrettait que le Maitre de Chapelle [Bravi] d’alors ait fait aux Bénédictins la part congrue et ne leur laissé que le propre de S. Marc à chanter. Le

1958

642

Io cantai la Messa: il card. Agagianian tenne breve ma graditissima omelia in italiano con aggiunta di Armeno e di Francese. Il corteo prima e dopo ammiratissimo. Folla ai Leoncini per salutare i Cardinali. Tutto mol-to bene.305 Convitai a mensa il card. e mgr. Uluoghian! abate di S. Lazaro con mgr. Piasentin[i] di Chioggia, l’oratore del pomeriggio, riuscito bene e senza eccessiva esuberanza, mgr. Olivotti, Gottardi, Scarpa e Seno, e i due Benedettini, sup. di S. Giorgio [dom Lustrissimi] e dom Gaillard! di Sole-smes. Seguirono i Vespri solenni – però coi Seminaristi muti – molta gente: calma e letizia. A cena trattenni i miei amici di Bergamo Marco Tiraboschi e Secomandi tip[ografo] Vescovile.306

kyriale fut exécuté en polyphonie et la foule ne peut chanter véritablement que les réponses aux Litanies majeures pendant la Procession qui précédait la Messe»: Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miracu-lorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., p. 491/6.

305 «Les cérémonies de S. Marc – ricorderà mons. Calle – furent exceptionnellement solen-nelles. Le Maitre des Cérémonies, Mons. Bevilacqua me plaça à coté du trône et j’admirai toutes les mitres des chanoines parés. […] Le Cardinal Agagianian était là, portant la capa orientale de couleur rouge à croix d’or. Il fit une homélie absolument remarquable en français, italien puis arménien ou il parvint à ne pas se répéter tout en disant l’essentiel à chacun», ibidem, p. 491/9.

306 Gerardo Secomandi rievocherà quest’incontro nel corso della deposizione resa nel 1969 nella rogatoria bergamasca per la canonizzazione di Giovanni XXIII: «A Venezia [Marco Tiraboschi ed io] ci recammo nel 1958 nel giorno di S. Marco e [il card. Roncalli] ci intrattenne a cena, e in conversazione per ben tre ore. Noto che il Servo di Dio in quel giorno aveva tenuto tre discorsi in S. Marco (oltre al Pontificale e ad altre funzioni) parlando in italiano, in francese e in latino. Dopo cena, vedendo che mons. Capovilla era stanco, lo invitò gentilmente ad andare a riposare, soggiungendogli che egli sapeva bene, come a lui piacesse conversare con i suoi amici in dialetto bergamasco. Le conversazioni vertevano principalmente sul suo soggiorno in Fran-cia come nunzio, ricordando in particolare le sue relazioni col presidente Auriol che riusciva a portare alla lettura del Vangelo in discorsi di grande importanza anche politica. Accennò pure come riuscì a salvare moltissimi vescovi francesi, che si erano compromessi politicamente. Ci ricordò la sua partecipazione alla consacrazione della Basilica di S. Pio X a Lourdes, aggiungen-do che il primo jett! di fabbricazione francese, fu mandato a Venezia, apposta per prelevarlo. Accennò anche al Suo amore alla diocesi e al clero di Bergamo, manifestando il sentimento che egli avrebbe desiderato avere maggiori contatti con le parrocchie e con i sacerdoti, anche perché riceveva molti inviti, ma per il rispetto alla gerarchia diocesana, non poteva assumersi impegni se non previo accordo con essa. Conservava un registro, e ce lo mostrò, fatto stampare al mio nonno, ove teneva scrupolosamente annotato i sacerdoti coetanei o conoscenti, io non so, dei quali gli piaceva notare ogni trasferimento, uffici, nomine e morte. Dopo cena ci portò nel suo studio, dove ci mostrò le sue opere, in particolare “la visita di S. Carlo a Bergamo” accennando anche alla collaborazione di don Forno, del quale ci disse che era intelligentissimo. […] Sempre nella cena di Venezia, riferendosi a papa Pio XII, del quale erano note le condizioni fisiche non buone allora, accennava ai prossimi papabili: egli diceva: “Anch’io dovrei essere tra questi”, però soggiungeva, “speriamo, speriamo”, espressione che io interpreto senz’altro in senso di timore di una tale nomina. […] Ancora a Venezia, ci parlava degli scismatici, conosciuti in oriente,

1958

643

26 aprile, sabatoIl card. Agagianian ha potuto fare oggi la sua vita Armena di contatto

coi suoi all’isola per le S. Officiature e dopo mezzodì visitando l’Isola di S. Giorgio colla fondazione Cini. Io me ne stetti qui con parecchi contatti di ordinaria amministrazione: e nella preparazione scritta della conferenza indetta per domenica sera allo Studium di S. Antonio di Padova sul duplice Centenario di Lourdes e di Pio X.307

27 aprile, domenicaS. Messa a N.S. dell’Orto per gli Schaut! di don Giuliano Bertoli. Be-

nissimo e bellissimo. Poi passai al Congr[esso] delle Suore [ ]308

Nel pomeriggio mi recai a Padova con Sua Eminenza Agagianian. Tutto riuscì colà molto solenne. Bel ricevimento alla basilica dove il Car-dinale rivolse belle parole in Italiano alla folla numerosa di pellegrini ivi convenuti. P. Montico diede la benedizione solenne col S.S.

Il mio discorso, che mi diede tanto da fare parmi riuscito bene. Sulla traccia del volume di René Lorentin!: [«]Le sens de Lourdes»,309 disse del tri-plice onore della testimonianza di S. Bernadette: forza, purezza, trasparenza. Questo elogio allargai in vaste proporzioni sulla quadratura di S. Pio X.310

accennando al bene che essi stessi gli volevano», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., pp. 573-577.

307 Durante la conferenza confiderà che «ieri mattina [scil. sabato], riassumendo i pensieri per la mia conversazione di questa sera con voi, tenni innanzi ai miei occhi l’immagine di Maria, la nostra cara Madre celeste con alla destra l’umile e semplice santa Bernardetta Soubi-rous, la confidente delle apparizioni di Lourdes: e dall’altra parte l’immagine buona e paterna tanto familiare ai figli delle Venezie, di Pio X, Pontefice nostro santo e glorioso», Bernardetta Soubirous e Pio X nella luce della santità, in Scritti e discorsi, III, p. 559.

308 «Alle 10.30 inaugura il corso di studio per Suore, indetto dalla FIRAS (Federazione Istituti Religiosi di Assistenza Sociale», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/4, p. 204.

309 R. LaurenTin, Sens de Lourdes, Paris 19551 (19582); il libro era stato tradotto in italiano da Marietti nel 1957 con il titolo Realtà di Lourdes ed era recensito nella sezione di Segnalazioni bibliografiche del «Bollettino», 49 (1958)/4, p. 205, come un volume «scritto da un professore dell’Università Cattolica di Angèrs con preoccupazioni di severa ricostruzione critica dei testi». Nel suo discorso il patriarca ne raccomandava la lettura «perché so di offrire loro un piacevole saggio, che in poche pagine io chiamerei: “Summa Theologica et Historica Lapurdensis” di profonda e felicissima indagine dottrinale, seria ed esauriente», Bernadetta Soubirous e Pio X nella luce della santità, cit., p. 544.

310 «Questa è forza: questa è purezza di anima, di cuore, di carattere. Il primo giudizio ufficiale sopra di lei [scil. Bernadette Soubirous] è bene inciso nelle parole di Pio XI che la intro-duceva al riconoscimento delle virtù eroiche: fedeltà alla missione: fortezza nella prova: umiltà nella gloria. Che dire del carattere più intimo della testimonianza di Bernardetta, cioè della sua

1958

644

Fui capito, seguito anche nelle mie trasparenze.311

28 aprile, lunedìDopo parecchie brighe in casa sul punto di scappamenti nel lanciarsi

in spese non riferite, non autorizzate,312 a mezzodì mi recai a S. Lazzaro per un convivio in onore del Card. Agagianian. Ritrovo ben preparato e ben riuscito.

Nel pomeriggio accompagnai io stesso il car.mo Cardinale alla Salute dove rivolse poche ma belle parole ai seminaristi e molto si compiacque del Seminario Minore. Sul sacrato! della Salute mi congedai: con gran-de cordialità e letizia. Lamentammo insieme la tristezza del card. Sctritch! nuovo pro pretetto di propaganda, e obligato a lasciarsi tagliare un braccio che minacciava cancrena per tutto l’organismo.313

trasparenza? Quale trasparenza? La luce della santità trasfusa in lei dalla visione della Madre ce-leste. Fino dai primi incontri allo speco di Massabielle, Bernardetta diventa lo specchio dell’Im-macolata. […] Subito è stabilita in uno stato di abbandono totale. I gesti, gli atteggiamenti della Signora la attraggono, si riproducono in lei. Anche la folla accorsa sempre più numerosa alle apparizioni avverte questo fenomeno e si penetra della impressione di vedere, di avere visto qualche cosa che non era della terra. […] Miei signori e fratelli! a questo punto della trasparenza nella testimonianza di santa Bernardetta Soubirous vedo bene che vi ho condotti sulle soglie del santuario della santità, dove tutto è mistero: mistero ricco di meraviglie, e insieme di dolcezze ascose che sono sulla terra il pregustamento delle gioie celesti. […] Non vi ho forse soverchia-mente trattenuto intorno alla piccola confidente di Lourdes e del suo centenario, ponendovi in troppo lunga attesa del grande pontefice al cui nome ho dedicato, in rappresentanza della Chie-sa universale e della liturgia dei secoli, il nuovo tempio di Lourdes? Penso che voi mi intendete se sulle stesse impostazioni del richiamo agiografico della testimonianza di santa Bernardetta in risposta agli inviti della Madre Immacolata, io ripeto che la stessa qualificazione avvolge l’alta figura di san Pio papa. Ma l’avvolge in proporzioni di immensità oltre ogni confine. La testi-monianza è la stessa: quoniam magnum et pusillum Dominus fecit: ma nelle opere della creazione e della grazia la divina Sapienza e Provvidenza profonde ricchezze incomparabili di contorni e di confronti. Il triplice elogio di questa testimonianza è il medesimo: per san Pio X, come per santa Bernardetta: fortezza, purezza, trasparenza», ibidem, pp. 550-553.

311 «Siamo tutti figli della santa Chiesa cattolica. E la Chiesa cattolica, nostra madre sempre giovane e gloriosa, conta i secoli, e stiamo pur sicuri che essa non è alla fine della sua storia. Perciò niente paura, e niente pessimismo», ibidem, p. 558.

312 Una glossa ms di mons. Capovilla sull’agenda specifica che si trattava di «pratiche dell’Uff. amm.tivo».

313 Samuel Alphonse Stritch, nato a Nashville (Tennessee) nel 1887, sacerdote dal 1910, era stato nominato arcivescovo di Toledo (Ohio) nel 1921; era stato quindi trasferito alla sede metropolitana di Milwaukee nel 1930 e a quella di Chicago nel 1939. Creato cardinale nel 1946 era stato nominato pro-prefetto della congregazione di Propaganda Fide il 1° mar-zo 1958 (come nel caso di Mimmi pochi mesi prima si trattava di un cardinale arcivescovo residenziale promosso alla testa di un dicastero vaticano). L’amputazione del braccio non arresterà la malattia di Stritch, che morirà il 26 maggio successivo.

1958

645

29 aprile, martedìA Lido: orfanatrofio Lafontaine!. S. Messa per la I Comunione di 22

bambini. Funzione cara e commovente: mie parole alla S. Comunione.In casa alcune udienze: fra queste De Rai don Antonio parroco di Ca’

Turcata, e di mgr. Da Villa di Mestre.Nel pomeriggio visita con Loris e De Marchi! alla proprietà di S. Pietro

di Selette! a Conegliano, già goduta da mgr. Jandelli in eredità della Signora Walter ed ora passata in uso esclusivo del Patriarca di Venezia come bene della Mensa Patriarcale. Mi sono inteso circa alcuni adattamenti per un even-tuale mio soggiorno e dei miei successori a titolo di sollievo estivo o autun-nale. Niente di raro o di lussuoso: però il conveniente e il decoroso.314

30 aprile, mercoledìUdienze. Notevole quella di Ferrari-Aggradi col dono che passai a

mgr. Loris. Altre visite: rag. Pelosi con mgr. Olivotti e Spavento, circa pro-getto costruzioni presso S. Giuliano. Occorreranno 3 nuove e vaste chiese: fissare per tempo la località.

Nel pomeriggio ai Frari per il convegno delle donne cristiane.315 Mie parole spieganti il significato dell’auxilium simile sibi [cfr. Gen 2,20] presso i loro mariti: giudizio saggio, consiglio ed eccitamento ai mariti a fare se-condo coscienza, innanzi a Dio, alla Chiesa e all’ordine domestico, civico, sociale. Mi intesero bene.316

A tarda ora gradita visita di S.E. mgr. Ettore Cunial tit[olare] di So-teropoli[,] secondo vicegerente di Roma. Era con don Giuliano Bertoli. Scambio di buone informazioni.317

1 maggio, giovedì [S. Giuseppe Artigiano, Sposo della B.V. Maria]S. Messa mia a S. Giuseppe di Castello per la festa del lavoro. Ben ri-

uscita.318 Merito speciale degli U[omini] C[attolici] con Batagel che fecero

314 Cfr. supra, appunti del 6 aprile 1956 e 23 luglio 1957.315 «Presiede alla celebrazione della “Giornata della Donna” indetta dal C.I.F. e nella

basilica dei Frari parla alle convenute da tutta la provincia ed imparte la benedizione Eucari-stica», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/4, p. 204.

316 Ci sono evidentemente dei riferimenti anche alla prossima scadenza elettorale e al ruolo che le donne devono avere nella scelta del voto.

317 Era presente a Venezia in qualità di assistente ecclesiastico nazionale dell’Associazio-ne Scautistica Cattolica Italiana.

318 Il Diario segnala anche che il patriarca tiene un discorso nel quale «commenta il pro-gresso del pensiero sociale cristiano negli ultimi cinquant’anni»: «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 246.

1958

646

la S. Comunione. C’erano i tre parroci: S. Pietro, S. Fr[ancesco] di Paola e Santa Elena.319 Per cominciare… ma bisogna chiamare più gente.

Nel pomeriggio mi recai a Stella maris per benedire un’immagine della Madonna del Buon Consiglio.320 Ivi mi incontrai con don Lino Davanzo parroco di Marano, qui nomen habet quot vivat [cfr. Ap 3,1]. Alloggia presso i Camilliani: e temo di perderlo presto. Mi piacque tanto di confortarlo.

Poi per un lungo e bel tragitto sull’Estuario arrivai a Burano: sempre in accoglienze festosissime. Tanta povera gente, ma lieta e buona. Ivi inaugurai il nuovo Patronato S. Pio X: e parlai con grande familiarità costatando con piacere il molto bene che vi compie il giovane sacerdote cooperatore don Cipriano Barbini.

Ritorno un po´ stanco ma contento. Un buon primo maggio.

2 maggio, venerdìI Maggio non festoso per me occupato mattina e sera: però accom-

pagnato pure da qualche consolazione. Fra le visite: don Massaria di S. Antonio di Lido. Incontro buono e confortatore per lui. Farò la visita il 18. Speriamo. Ricevetti anche il rag. Taglialapietra che mi parlò del conte Papafava che cattolico si lascia portare dai liberali.

Mi fù ospite gradito mgr. Bertin da Parigi che trovai artifiziosamente dimagrito da 107 a 92 [Kg.]. Bene spiritualmente. Da lui ebbi informa-zioni circa la reale situazione economica di un anno fa a Lourdes, e noti-zie interessanti di Francia e di Roma in rapporto alle opere Missionarie.

Lo trattenni qui anche per l’alloggio che egli gradì assai.

3 maggio, sabatoDi buon[’]ora attesi mgr. Bertin presso la sua camera, per dirgli il

mio saluto riconoscente della sua visita e buone parole di incoraggia-mento al suo spirito. Lo avviai alla Salute dove celebrò la S. Messa ai seminaristi e visitò il nuovo Seminario Minore. Partì alle 10 per Roma. In casa alcune visite.321 Notevole il Superiore degnissimo dei P.P. Cavanis

319 Rispettivamente don Alessandro Marin, don Mario Gidoni e p. Michele Selmo dei servi di Maria.

320 «Nel pomeriggio benedice all’Istituto “Stella Maris” di Alberoni un sacello comme-morativo dell’anno centenario di Lourdes», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 246.

321 «Riceve il dr. ing. Torquato Rossini, nuovo Presidente del Magistrato delle Acque», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 246. Il settimanale diocesano segnala anche l’incon-tro con il dott. Josef Franz Aumann, «segretario generale dell’Unione Mondiale S. Gabriele,

1958

647

a cui mi sono scusato di non poter concedere l’ordinazione speciale per i suoi a S. Agnese:322 a) per salvare la regola per tutti della grande ordinaz. in S. Marco e in comune come si fa a S. Gio.[vanni in] Laterano a Roma a N[otre] D[ame] a Parigi ecc. secondo l’uso generale, b) poi per unifor-mità a non creare eccezioni. Accolse bene.

Nel pomeriggio visitai finalmente S. Apollonia coi Vicari Olivotti e Gottardi, Bacchion e Forlati: ristorazione da farsi: ma chissà con quanti mi-lioni! Ma occorre farla, coute que coute!.323 Passai a S. Trovaso per la Cresima. Bene. – Altra visita delicata: mgr. [Piasentini] vescovo di Chioggia che conforto del mio meglio.

4 maggio, domenicaOggi due Messe. La prima alle Carceri Maschili di S. Maria Maggio-

re. Il tornarvi mi da´ sempre di pena e di ripugnanza: ma anche questa è sentimento di amor sincero. Perciò feci tutto volentieri.324 Mie parole al Vangelo che fecero grande impressione a me e ai carcerati. Il direttore eccellente. Tutto riuscì in ordine. Due sacerdoti Bollani e Barecchia ad assistermi: Seminaristi a cantare. Deo Gratias.

Nel pomeriggio funzione in unione ammalati a Lourdes. Convoca-zione alla Salute. Tutto ben disposto, e fù bello ciò che fù fatto. Ma poca preparazione e poca gente. Ammalati in barella circa 20 altri quà! e là: fedeli le Suore e le figliuole di Stella Maris. Io celebrai una seconda Mes-sa, con parole toccanti e ascoltatissime. Ma occorrerebbe una maggior

per l’indagine dei motivi cristiani sui francobolli di tutto il mondo», Il Card. Patriarca riceve il dott. Aumann, in «La Voce di San Marco», 10 maggio 1958, p. 2.

322 Il preposito generale della Congregazione dei sacerdoti delle Scuole di Carità, avente la propria Curia generalizia a Venezia, era, a questa data, p. Gioacchino Tomasi.

323 Il complesso dell’ex monastero benedettino di Sant’Apollonia, situato alle spalle della Basilica di San Marco, era stato fondato nel XII-XIII secolo e nel 1473 era stato posto sotto la giurisdizione del primicerio di S. Marco; nel 1828 era diventato la sede dell’Imperial Regio Tribunale Criminale. Versava ormai da tempo in condizioni deplorevoli: sarà riscattato dalla Procuratoria di S. Marco solo nel 1964 e sottoposto ad un radicale restauro. È attualmente la sede del Tribunale ecclesiastico, del Museo Diocesano di Arte Sacra e dell’Archivio Storico del Patriarcato di Venezia.

324 Don Gastone Barecchia riferirà nella rogatoria veneziana per la canonizzazione di Giovanni XXIII che il card. Roncalli «era solito visitare le carceri, ogni anno, attorno a Pa-squa, celebrando la S. Messa, cosa questa che avevano sempre fatto i suoi predecessori, e si intratteneva con i detenuti, e questo non lo faceva per una sua inclinazione particolare, anzi, mi diceva sempre che non sarebbe stato capace di star lì come facevo io, forse diceva questo anche per incoraggiarmi nel mio ministero tra i carcerati»: Processus rogatorialis super fama sancti-tatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 384;

1958

648

preparazione. Mgr. Scarpa fa molto e con fervore: ma hominem non habet. Pazienza. O Madonna di Lourdes salus infirmorum.325

5 maggio, lunedì [S. Pio V, Papa e Confessore]S. Messa in casa. Notevole l’elogio del Breviario per S. Pio V fanciul-

lo: admirabilis patientia: profunda humilitas, summa austeritas, continuum studium orationis: ardentissimus zelus observantiae et divini honoris.326

Mattinata laboriosa a Carpenedo per Cresime: maschi e femine! in ri-presa. Molto ordine: ragazzi e figliuole molto devoti e buoni. Idem i padri-ni. Loris diresse la cerimonia: io parlai alle due riprese, sempre ben seguito. Fra una cresima e l’altra feci una visita alle Claustrali Servite, incantate e lietissime.

In casa pomeriggio laborioso. Ricevuto conte Cini che mi offre il suo volume «Miniature di una Collezione Veneziana». Ediz. costo 10 milioni circa: ma splendido.327

Poi ricevetti mgr. Carraro. Nessuna parola sulle elezioni. Sempre af-fare Filippin, difficile e tanto grave e pericoloso. Lo confortai del mio meglio.328 Ne scriverò al Card. Valeri. La Madonna di Maggio ci aiuti: et a periculis liberet nos.329

<Il sindaco Tognazzi mi presenta un bel gruppo di Assistenti Sanitari che ben accolsi incoraggiando>330

6 maggio, martedìStamattina mi sono riletto lo studio di mgr. Isidoro Carini sul titolo di

S. Prisca.331 Notevole quanto vi si dice dell’Abate Goffredo di Vendome,

325 Rituale, Litaniæ Lauretanæ B. Mariæ Virginis.326 «Erat in eo admirabilis patientia, profunda humilitas, summa vitæ austeritas, conti-

nuum orationis studium, et regularis observantiae, ac divini honoris ardentissimus zelus», Breviarium, Pars Verna, Die 5 Maji, S. Pii V, Papæ et Confessoris, In II Nocturno, Lectio IV.

327 P. ToeSCa, Miniature di una collezione veneziana. Venezia 1958, 95 pp. e 116 tavole. Si trattava di uno studio su opere miniate italiane riprodotte da manoscritti e codici dal XII al XVI secolo (tra questi il Martirologio della confraternita dei Battuti Neri di Ferrara e l’Uffiziolo di Ludovico il Moro), tirato in 1000 copie fuori commercio.

328 Cfr. supra, appunti dell’1 e 9 aprile 1958.329 Breviarium, Officium parvum B. Maria Virg., Ad Nunc dimittis, Antiphona.330 «Presentatagli dal Sindaco accoglie ed incoraggia la Associazione delle Infermiere Vo-

lontarie ed Assistenti Sociali del Comune di Venezia», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 247.

331 Al saggio di Carini (1843-1895) accenna in una lettera a p. Giovanni Sofia di Roma del 10 maggio: «Ricordo la gentilezza dei PP. Agostiniani di S. Prisca nella occasione della

1958

649

il più insigne di cui publicò le opere il p. Sirmond: e cardin. di S. Prisca. Cfr. il suo trattato delle tre virtù necessarie ai pastori della Chiesa: giustizia, discrezione, preveggenza.332

Sempre udienze: il prof. Rossi che lascia il posto di Magistrato delle Acque: bravo e degno cristiano signore – mgr. Vecchi con un progetto di ampliamento del Seminario: approvo ed incoraggio. Ma quanto al fare, adelante Pedro cum juicio.333

Ricevo anche un P. Passionista, Tramontin che vuol trovar posto per una sua sorella. Esercizio di pazienza. Mgr. Gottardi mi presenta don Centenaro candidato per [[Portegrandi]] Treporti: Euge, euge [cfr. Sal

mia presa di possesso di quella loro chiesa. Mi venne allora offerto un opuscolo – non ma-noscritto – che io ritenevo mi fosse regalato da loro o da altri. Me ne servii: lo feci rilegare e lo tengo con rispetto presso di me e sono disposto a restituirlo. Ma vediamo un poco di poterne rintracciare un[’]altra copia. L’opuscolo è prezioso. Son notizie storiche raccolte dal Can. Isidoro Carini della Biblioteca Vaticana “SuL TiToLo preSbiTeraLe di SanTa priSCa” in occasione della nomina del Card. Celesia arciv. di Palermo: e stampato a Palermo Tipografo Camillo Tamburello etc. 1885. Se avessi più tempo lo farei ristampare. Avendone poco mi permetto di copiarne alcune pagine e poi lo mando a lei, caro Padre, perché a dir vero non ho sottomano il nome del Rev.mo Padre Priore attuale di S. Prisca, a cui sarei tanto lieto di far buona accoglienza se passasse a Venezia», AR/FSSD X/793.

332 Goffredo di Vendôme (ca 1070-1132), dopo aver frequentato la scuola episcopale di Angers era entrato nell’abbazia benedettina della Ss.ma Trinità di Vendôme, della quale era diventato abate nel 1093: qui aveva ospitato i papi Urbano II – che difese contro l’anti-papa Guiberto – e Pasquale II; era stato creato cardinale col titolo di s. Prisca. Le sue opere (circa duecento lettere, una ventina di sermoni, trattati, inni, preghiere e un commento ai Salmi) furono rese note anzitutto attraverso l’edizione, ricordata da Roncalli, che ne fece il gesuita Jacques Sirmond (1559-1651) – goFFridi abbaTiS vindoCinenSi, Epistolae, Opuscula, Sermones, Paris 1610 –, il quale si era appoggiato ai manoscritti conservati a Mans e Vendôme (sull’opera di Sirmond si veda B. JoaSSarT, Jacques Sirmond et les débuts du bollandisme, in «Ana-lecta Bollandiana», 119 [2001]/2, pp. 345-356); furono riprese nel 1898 dall’abate Migne in PL, CLVII, coll. 33-294; l’edizione più recente è stata disposta a cura di G. Giordanengo in geoFFroy de vendôme, Œuvres, (Sources d’histoire médiévale publiées par l’Institut de Recherche et d’Histoire des Textes), Paris 1996. In questa sede Roncalli si stava richiamando particolarmente al contenuto del trattato De regimine pastoris animarum: «Pastoribus Ecclesiae tria specialiter inesse debent, justitia videlicet, discretio et providentia. Unumquemque igitur dispensatorem Ecclesiae in judicio justum esse decet, discretum in praecepto, in consilio providum. Tribus istis praecipue pastor Ecclesiae et animarum saluti, et corporum necessitati prodesse potest», in PL, CLVII, col. 229; ripeterà l’accenno in Per la giornata «Pro Seminario», in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 222; si vedano pure supra le annotazioni al 5 febbraio 1958.

333 Cfr. A. manzoni, I promessi sposi, cap. XIII, par. 29. «Ma non vorrà edificare un’altra Basilica di San Marco?», avrebbe detto il patriarca di lì a poco all’intraprendente mons. Vec-chi che gli proponeva di risistemare la Cappella della Trinità del Seminario: FuSCo, Valentino Vecchi, cit., p. 44.

1958

650

69,4].334 Ricevo pure Bacchion ecc. A mezzodì trattengo a colazione il dott. Pesenti, mio dentista e ottimo cristiano. Nel pomeriggio revisione delle bozze per il volume «Sul centenario di S. Lorenzo Giustiniani[»].335 Ricevetti anche p. Benigno della tip. di S. Antonio.

7 maggio, mercoledìQualche udienza: il console di Francia336 che mi reca una risposta di

Coty presid. della Republica Francese al mio augurio di Pasqua nel ricor-do di Lourdes.337 Mi ha fatto piacere, e ne lodo il Signore.338 Meglio una carezza che uno schiaffetto.339

Alle 11 riunione generale del Tribunale Ecclesiastico con tutti i mem-bri Consultori e Giudici. Il can.co D’Este fà la relazione sopra un punto speciale dei procedimenti. Piacque per la sua semplicità e chiarezza. Del complesso io ho buona impressione e do la lode e l’incoraggiamento, col richiamo della giustizia, discrezione e preveggenza dell’Abate Goffredo di Vendome.340

Con vivo piacere accolgo la visita dei miei nipoti Ancilla e Battista figli di mio fratello Giuseppino: veramente buoni e cari. Nel pomeriggio attendo alle bozze del volume «Il centenario di S. Lorenzo Giustiniani» e del mio discorso di Lourdes per la «Rivista Diocesana».341

334 La nomina di don Silvano Centenaro ad Arciprete della SS.ma Trinità di Treporti è datata 1° maggio: Nomine nel Clero, in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 228.

335 Cfr. supra, appunti del 1° aprile 1958. 336 Il conte di Lestranges.337 Cfr. supra, annotazioni al 5 aprile 1958.338 René Coty (1882-1962), più volte deputato e senatore come repubblicano di sini-

stra e, da dopo la guerra, come repubblicano indipendente (cioè conservatore moderato) era stato ministro e nel dicembre 1953 era stato eletto presidente della Repubblica; rimarrà in carica sino all’8 gennaio 1959, quando gli subentrerà de Gaulle. L’orientamento politico del presidente francese – tanto più nell’imminenza delle elezioni in Italia – induce Roncalli, pur compiaciuto della risposta, alla prudenza. Così nella lettera inviata a mons. Théas il 10 maggio successivo scriverà: «Il Presidente Coty si è degnato rispondere molto amabilmente ai miei auguri di Pasqua. Credo però che sia meglio non pubblicare la sua risposta», AR/FSSD X/792.

339 Darà una risposta identica al suo segretario di Stato Cicognani, quando questi, il 25 novembre 1961, gli recherà il telegramma di auguri per l’80° compleanno del papa formulati dal leader sovietico Chruscev: cfr. zizoLa, L’utopia di papa Giovanni, cit., p. 172.

340 Cfr. supra le annotazioni del giorno prima.341 Cfr. supra, annotazioni al 25 marzo 1958.

1958

651

8 maggio, giovedìBuon lavoro: ma meno pesante.342 Nel pomeriggio correzione di boz-

ze antiche; e a sera S. Cresima a S. Cassiano con uniti i Cresimandi di S. Polo. Non molta gente per due parrocchie abbastanza popolose: popolose e povere, ma tranquille. C’è molta educazione in chiesa: belle schiere di chierichetti. S. Michele ha fatto le spese delle mie raccomandazioni ai Cre-simandi e ai loro padrini. Come coadiutore c’era don Otello Cecchi ex di Maz[z]orbo. Buone occhiate e buone parole confortatrici in fine, nel salu-tarlo, gli hanno fatto bene allo spirito.343 I miei due nipoti Ancilla e Battista stanno godendo il loro soggiorno a Venezia, e ne sono beati, lasciando in casa espressione di bontà e di buona educazione.

9 maggio, venerdìSempre, sempre udienze e lavoro di lettere importanti. Quel benedetto

Dorigo si è risvegliato nel suo eccentrismo.344 [[Ie]] Oggi è impiegato per

342 Il Diario segnala che il patriarca «riceve il sig. Gen.le Carlo Re, Com.te delle Forze Armate della regione Nord-Est» e che «recita la supplica alla Madonna di Pompei nella sua cappella privata»: «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 247.

343 Al patriarca non erano mancate in precedenza occasioni per esporre le proprie riser-ve sull’azione pastorale di questo sacerdote: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 402.

344 L’avvicinarsi del giorno delle elezioni naturalmente acuisce la sensibilità del patriarca per tutto ciò che, soprattutto sul versante cattolico veneziano, poteva in qualsiasi modo influire sull’esito delle votazioni. Di qui a pochi giorni, ad esempio, Dorigo parteciperà a una tavola rotonda coordinata da Eugenio Scalfari assieme a Arturo Carlo Jemolo, Costantino Mortati e Raffaello Morghen che desterà un notevole interesse nell’opinione pubblica e nella quale veniva dibattuto l’interventismo della gerarchia ecclesiastica nella vita politica italiana. Rispetto a tale questione Dorigo indicava che il pronunciamento ufficiale della C.E.I. pubblicato su «L’Osser-vatore Romano» del 4 maggio 1958 (cfr. supra, annotazioni al 30 ottobre 1957) costituiva un «fatto nuovo, e più grave» e determinava «una conseguenza gravissima: mette in crisi la stes-sa unità dei cattolici che l’“Osservatore Romano” suggerisce ed auspica. Qual è il significato dell’unità dei cattolici? – si domandava Dorigo – Che di fronte ai grandi fini della conservazione della fede, della difesa della libertà della Chiesa e dei suoi ideali i cattolici hanno il dovere di mettere in secondo piano qualsiasi altra cosa. Molto spesso, obbedendo a queste alte ragioni, noi della sinistra democristiana abbiamo accettato rinunce assai gravi convivendo all’interno dello stesso partito con altri cattolici coi quali dissentivamo completamente su moltissimi punti della tematica politica, sulle alleanze politiche, sui programmi sociali ed economici. Ma quando gli stessi autorevoli organi di stampa cattolica intervengono a favore di certe tendenze demo-cristiane contro certe altre, allora è chiaro che l’unità dei cattolici riceve colpi assai duri, e può anche essere spezzata: è chiaro di chi sarebbe in tal caso la responsabilità»; le parole di Dorigo sollecitavano infine una domanda – senza risposta – del moderatore: «Lei però, Dorigo, che ha militato e milita nelle fila dell’Azione Cattolica e milita in quelle della Dc, dovrebbe spiegarci un fatto: come mai i cattolici, soprattutto i giovani, che periodicamente vengono deplorati e colpiti dalla gerarchia ecclesiastica a causa delle loro idee politiche ritenute troppo avanzate,

1958

652

lit. 250.000 al mese alla Biennale: dove dà poco più di un[’]ora al giorno. Da qualche giorno ha fatto uscire un periodico «Questitalia»345 che per quel poco che lascia [[ad]] intendere, persegue il suo sogno di indebolimento della Dem[ocrazia] Cristiana perché ciò sia accostamento più deciso al socia-lismo nenniano. Sempre verso sinistra adunque, e sempre contro le dire-zioni della S!. Santa Sede.346 Anche alla Fuci si presentano casi di deviazione

non reagiscono mai pubblicamente, ma preferiscono ritirarsi silenziosamente e abbandonare la lotta?», La santa disobbedienza, in «L’Espresso», 18 maggio 1958; ora in E. SCaLFari, Articoli, IV: L’Espresso dal 1955 al 1968, Roma 2004, pp. 183-184.

345 In un trafiletto non firmato nel primo fascicolo si informava il lettore che «Questita-lia doveva essere or fa qualche anno, per i tipi di un grande editore, lo sforzo giornalistico e politico maggiore della “sinistra di base” della Democrazia Cristiana. Non lo fu, per uno di quegli imponderabili banali dei quali è condizionata gran parte della nostra vita politica […]. In fattispecie riteniamo che non sia tanto importante una dichiarazione di principi, di ipotesi, di volontà, quanto una immediata articolazione di discorso politico sui temi che l’attualità storica-mente impone; che, soprattutto, sia vano prospettare le proprie intenzioni in un clima civile in cui queste gelose riserve di autenticità sono purtroppo le prime ad essere sottoposte al torchio dell’inchiesta, sotto l’accusa del dolo, al di là di quelle che sono le obiettive prese di posizione sui fatti»: «Questitalia – Bozze di politica e di cultura», 1 (1958)/1, p. 6; sulla vicenda di questo periodico, che uscirà sino al 1970, si vedano i contributi raccolti in «Le Carte. Notizie e testi dal-la Fondazione “Romolo Murri” e dal Centro studi per la storia del modernismo e dagli Archivi dei movimenti di rinnovamento religioso e politico dell’Italia repubblicana», n. 6.

346 Il 7 maggio aveva indirizzato sull’argomento una lettera al card. Ottaviani – col quale c’erano già stati in precendenza scambi epistolari sullo stesso soggetto (cfr. supra, annotazioni al 25 maggio, 1 e 16 agosto 1956) – nella quale veniva messo a fuoco il ruolo di Dorigo nella presente congiuntura politica: «Compiego a V. Em. il primo numero di Questitalia, che potei avere appena uscita dai torchi: e che non ancora è in circolazione: ma penso che stia per esserlo, in mille copie. È un colpo di testa, evidentemente preparato da lungo tempo, del dr. Wladimiro Dorigo, che potrà avere incalcolabili ripercussioni quando, nel clima delle elezioni, l’opuscolo sarà a conoscenza degli avversari della D.C. A me basta fare alcune considerazioni, che espongo in confidenza a Vostra Eminenza. 1 – Il dr. Dorigo, Assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia, negli ultimi venti mesi rimase ben occupato nei suoi impegni di pubblico ammini-stratore: e tutto faceva ritenere che pur conservando le sue idee si fosse deciso, almeno per il quadriennio 1956-60, a rinunciare al ruolo di caposcuola. 2 – Il dr. Dorigo non ha alcun incarico nella Segreteria Prov.le della D.C. Si sa anzi che ha rotto i ponti con tutti gli attuali membri, che sentono e soffrono la situazione da lui provocata a Venezia, al suo ritorno da Roma nel 1952, dopo l’infelice esperimento nella Gioventù Cattolica. 3 – Il dr. Vincenzo Gagliardi, già segr. prov.le D.C., ed ora candidato per le elezioni della Camera dei Deputati, è omai assolutamente estraneo all’indirizzo ed alle iniziative di Dorigo. 4 – Qui si sussurra che il “Gruppo Questita-lia” ha ben alti patroni a Roma: e che intende di proposito collaborare all’indebolimento della D.C. – a favore magari del Partito Liberale Italiano – al fine di costringere la D.C. meno forte a lasciarsi condizionare dal P.S.I. Supposizione grave: ma non illogica. Allo stato attuale della cose la Segreteria Prov.le è disposta a tutto: anche a denunciare apertamente la grave posizione di intransigenza, di critica spietata e di affermazioni gratuite e qua e là calunniose del Dorigo. Ma oggi, come per il passato, si crede che spetta alla Segreteria Nazionale D.C. intervenire nei

1958

653

che arresterei subito sciogliendo il gruppo, se non fossimo nella imminen-za delle elezioni. Intanto si prevede che per un gesto di correttezza qual-cuno si ritirerà da se´: e ciò sarà il meno male per l’istituzione.

10 maggio, sabatoUdienze: notevoli l’onor. Ferrari Aggradi, addolorato per il caso Dori-

go e [[do]] mgr. Bosa che partecipa bene e opera nel comune sentimento – Stanotte mia lettera a mgr. Dell’Acqua per mgr. Théas che domani sarà a Roma per la Madonna di Lourdes. Un’opera di carità fraterna che fac-cio ben volentieri, e che spero che Deus charitatis condurrà a buon fine. Mi sono guardato di dir male della parte che fù al Vescovo motivo di ama-rezza e nella ipotesi che anche mgr. Théas abbia potuto eccedere un poco, mi sono posto sotto l’immagine del figlio maggiore che accompagna il fratello minore alla clemenza del padre.347

confronti di un soggetto che dal Congresso di Napoli [giugno 1954], et antea, non fece mistero dell’indirizzo che condusse lui e soci alle presenti posizioni, che per altro non si riesce a capi-re – o si teme di supporre – dove andranno a sfociare», AR/Int 2987. Si tenga presente che l’intervento alla tavola rotonda di Scalfari e le posizioni espresse su «Questitalia» costeranno in questi stessi mesi a Dorigo la sospensione per sei mesi dalla D.C., decretata dai «probiviri» del partito.

347 «Eccellenza carissima, Queste righe sono a titolo assolutamente confidenziale e riser-vato. Da “L’Osservatore Romano” di stamattina apprendo che il Vescovo di Lourdes Mons. Théas, dopodomani 11 maggio sarà a Roma per una s. Messa con discorso in onore di N[otre] D[ame] di Lourdes, a S. Maria in Aquiro, che è la chiesa dove il culto della Madonna sotto que-sto titolo si è iniziato in Roma ed in Italia, ed ha avuto bella continuità. Anche Mons. Radini Tedeschi, appena consacrato vescovo di Bergamo, celebrò ivi il suo secondo pontificale, l’11 febbraio 1905. Questa notizia riaccende nel cuor mio un sentimento di fraternità episcopale che mi eccita ad aprirmi con Lei, a favore di questo Prelato che io conosco dai primi giorni della mia missione di Parigi (gennaio 1945), e che proposi io stesso come Amministratore Apo.co e poi vescovo di Lourdes l’anno successivo. A parte le circostanze di quel tempo rese così difficili dalle inesperienze dei nuovi uomini di governo di allora – basti ricordare le pratiche per le dimissioni di 30 vescovi – io seguii la correttezza di mons. Théas, allora vescovo di Montau-ban, e lo riconobbi così a posto nel senso della dottrina e della romanità da poterlo indicare alla Segreteria di Stato come adatto e gradito successore dei due Parigini Gerlier e [Choquet]. Ha il suo carattere volitivo e deciso, come tutti ne abbiamo uno, ma conobbi sempre così diritta e aperta la sua anima episcopale da impormi ammirazione ed edificazione. Tale lo ritrovai nel recente mio incontro di Lourdes, come ne lasciai testimonianza verbale e scritta al S. Padre nella udienza così amabile e incoraggiante del 27 marzo. Mr. Théas si era guardato bene dall’aprirmi la ferita di cui il suo cuore sanguinava durante il mio brevissimo soggiorno a Lourdes, quando tutti esaltavano il successo dell’opera sua. Ed io che pure ero informato del retroscena della situazione di Lourdes in questi mesi preferii non farne accenno. Ella ricorda, Eccellenza, il nostro colloquio del 27 marzo, dopo la mia udienza con il S. Padre. Uscito di Segreteria volli passare alla Orientale per un atto che mi parve doveroso e cortese verso l’Em.mo Decano. Il

1958

654

A sera S. Cresima a S. Maria Formosa. Cerimonia abbastanza ben or-dinata. Si vede parrocchia buona almeno alla surface. Parroco e coadiutori: Bortolan, Pagan e Diana: buoni sacerdoti.348

quale però mi accolse di impeto con uno scatto così forte, che mi fece male – non contro di me – ma contro mons. Théas, perché nel toast del 25 dopo la grande dedicazione del nuovo tempio questi non aveva ricordato nominatim l’Opus Coenaculi. Credetti bene, con calma, e senza accennare all’episodio, nella occasione di una lettera a mons. Théas per piccole cose invitarlo, in forma lieve e pacificante, ad una chiarificazione su questo punto. Egli mi rispose con una lettera in cui fra l’altro scrive (11 aprile): “Je regrette que le Card. Tisserant n’ait pas connu le texte de mon allocution, car j’ai parlé et de Lui, et du Comité International, comme Votre Em. le verra dans les deux passages soulignés que je me permets de lui envojer”. È vero però che del “Cenacle” non pronunciò il nome. In data per altro 10 aprile lo stesso mons. Théas mi scriveva: “Au sujet de l’Opus Coenaculi je remercie V. Em. des apaisements qu’Elle me donne. On ignore habituellement que le Cenacle n’a donné aucun argent, et n’a preté aucune somme. Or le bruit court partout que la Cenacle finance les travaux de Lourdes. Cela est absolument faux”. E aggiunge: “Votre Eminence sera heureux de savoir que tout le monde est enchanté de l’eglise Saint Pie X. Au cours de la Semaine Sainte elle nous a rendu les plus grands services, et nous avons eu dans ce sanctuaire de grandioses et emouvantes celebrations”. Ma per rivenire sulla pena intima di mons. Théas di cui dicevo in principio aggiungerò che nella sua del I° aprile [copia in AR, b. 85: «Théas», f. «Consacrazione del Tempio S. Pio X, 24-25.3.1958», 85.3.59] rispondendo ad un mio vago accenno circa quanto io stesso avvertii per varie voci circolanti a Lourdes nelle mie due giornate laboriose, egli mi affermava: “Oui, j’ai beaucoup souffert. Je souffre encore beaucoup. Je demande a Notre-Dame la grâce de la patience et de la sérénité. Je serais cependant très désireux de recevoir un témoignage public de bienveillance de la part du Sainte Père. Il est douloureux pour un Evêque qui aime l’Eglise et le Pape de paraitre, à la face du monde, condamné par le Saint Siège, ou du moins privé de la confience du Souverain Pon-tife”. Io mi soffermo a questa semplice citazione. E con cuore di fraterna ed episcopale carità mi accontento di affidare a Lei, Eccellenza mia, questa nota di dolore, che può ben immaginare quanto cocente ed amaro possa essere per un Vescovo di Lourdes, e giusto proprio in questo anno di universale gioia per un movimento di anime da lui preparato e seguito con tanto zelo, da tutti riconosciutogli, a quanto mi consta. Non è affatto mia intenzione procedere su questo sentiero spinoso, e mi guardo bene dal giudicare persone e situazioni che non conosco, o cono-sco imperfettamente. Ho scritto a lei, cara Eccellenza, con quella mia familiarità consueta che le è nota da anni. Non oso rivolgermi direttamente al S. Padre: ma passandogli rispettosamente accanto, ecco, non mi dispiacerebbe, nella supposizione di qualche passo meno felice di mons. Théas, o di qualche errore commesso, prendere su di me la parte del figlio maggiore e anziano che accompagna il fratello minore al Padre clemente e pio, e intercede per lui. Mr. Théas mi è apparso così sincero, ed è così inteso a rendere onore alla Madre comune da meritargli ogni riguardo indulgente e benigno. E ciò che in questi primi tre mesi dell’anno Centenario di Lou-rdes si è avviato così bene, continui e si compia senza tristezza ed in molta spirituale letizia per tutti», Lettera al sostituto dell’Acqua del 9 maggio 1958, AR/FSSD X/791. Cfr. anche supra gli appunti del 28 marzo 1958.

348 Gino Bortolan, nato a Milano nel 1918, era stato ordinato sacerdote nel 1941. Era parroco di S. Maria Formosa dal 1951; Germano Pagan (1912-1986), sacerdote dal 1935, dopo aver prestato servizio come vicario a S. Geremia per vent’anni passerà a S. Lio.

1958

655

11 maggio, domenicaAlle 8 S. Messa all’Istituto Steep! agli Alberoni, presso le buone Sorelle

della Misericordia di Verona: dove già io benedissi la nuova chiesa e consa-crai l’altare.349 Bel ritrovo in mezzo ai fiori della innocenza e del dolore. Mi accostai a tutte quelle povere vite sofferenti e fù gaudio comune.

A mezzodì ricevetti un bel gruppo di Americani: ufficialità, famiglie del deposito di Udine.350 Erano condotti dal s.re* [ ]. Tutti cattolici e ben contenti. In giornata preparai il volantino per la festa di Pentecoste offerta per il Seminario.351

Ed alle 18 assistetti alla Messa vespertina alla «Pietà»352 con mio di-scorso familiare al Vangelo. Don Mandro si tenne bene dirigendo, cantan-do, ecc. Seguì poi trattenimento con Suore e bambini. Lungo il ritorno a piedi molto rispetto verso il povero Patriarca.

12 maggio, domenicaI giorno di Rogazioni.353 Anniversario del mio primo incontro con don

Achille Ratti all’Ambrosiana.354 Stamane colgo da S. Ambrogio il richiamo

349 Cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 257 e 602.350 «Riceve un gruppo di militari cattolici americani della base aeronatica di Aviano (Udi-

ne)», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 247. 351 «Una diocesi come il patriarcato di Venezia, che in meno di trent’anni si è dilatata al

doppio del suo territorio e dei suoi abitanti, e che conta ormai ben 470 mila fedeli, disponendo di duecento sacerdoti e poco più, voi comprendete come debba essere motivo di inquietudine penosa per chi ne porta la responsabilità: non solo per il presente, ma ancora per l’avvenire. Io mi metto nella condizione dei miei successori: e nessuno mi vorrà rimproverare se mi sento tutto inteso a provvedere per tempo a ciò che, quanto a Seminario, sarà la esigenza più acuta dell’avvenire della terra di San Marco. […] In questi ultimi anni si nota un lieve aumento di piccoli alunni, ma ancora limitato e troppo tardo a svolgersi: specialmente da parte delle par-rocchie della città. Comprendo tutto. Ma gli sforzi della ricerca di maggior numero di alunni devono essere continuati, più profondi, più pazienti, più confidenti. Ogni fervoroso sacerdote, ed ogni laico, deve poter dire a Dio, e ritenere in sua coscienza, di avere fatto tutto il suo pos-sibile per avviare buoni elementi al sacerdozio diocesano. Chi vi si prova con buona volontà, intelligente e perseverante, riesce», Per la giornata «Pro Seminario», in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, pp. 221-224 (la cit. a p. 222); ripreso in Scritti e discorsi, IV, pp. 149-152.

352 La chiesa di S. Maria della Pietà, nel sestiere di Castello, la cui prima fondazione risa-liva al XV secolo; era stata affrescata dal Tiepolo.

353 Cfr. supra, annotazioni al 7 maggio 1956.354 I primi contatti tra Roncalli e mons. Ratti, all’epoca dottore dell’Ambrosiana (ne

sarà prefetto dal 1907 al 1911), risalgono al 1906, poche settimane dopo che l’allora segre-tario di Radini Tedeschi aveva scoperto negli archivi della Curia arcivescovile di Milano il carteggio sulla visita apostolica di Carlo Borromeo a Bergamo nel 1575: cfr. CapoviLLa, Giovanni XXIII. Quindici letture, cit., p. 522. Pochi mesi più tardi, da papa, Roncalli ricorderà

1958

656

delle Rogazioni. Che parole nel Breviario: «Eo amplius rogare debemus, quo frequentius carnis et mentis fragilitate delinquimus, ut de via lassis et istius aevi cursu, ac vitae huius anfractu graviter fatigatis, panis refectionis deesse non possit qui hominis corda confirmet».355

Mattinata sempre occupata in udienze. Fra queste un volantino per la festa del Seminario, mi occupò già ieri e stamane.

14 maggio, mercoledì356

Al mattino Messa presso le Canossiane a Mestre: [«]in festo B. Mag-dalenae fundatricis»,357 parole di occasione incoraggianti. Presenti mgr. Da Villa e Parroco di Lourdes. Gioia perfetta per Suore, giovinette e bambine.

Nel pomeriggio visita alla Casa Madre delle stesse a S. Alvise. Sempre vero focolare di apostolato. Parlai separatamente alle madri delle alunne, alle Suore e alle inferme.

Giornata di molte consolazioni, ma carica di lavoro,358 di visite degli ufficiali della nave scuola «Jeanne d’Arc» francese.

Litanie recitate con Loris in motoscafo.359 Preparazione del discorso di domani. Non potei assistere ai Vespri in S. Marco.

di quando «essendo giovane sacerdote, si trovava assai spesso con D. Achille Ratti all’Am-brosiana, per studi e ricerche di archivio, sempre incoraggiato dall’insigne Prefetto, in quel lavoro, i cui frutti sarebbero apparsi dopo un cinquantennio»: L’apostolato degli Uomini Catto-lici, in DMC, I, p. 514; cfr. anche DMC, III, pp. 404-405. Dei contatti con Ratti, il patriarca riferirà – anche riproducendo una lettera dell’epoca – nelle Note sparse circa il compimento di tutta l’opera compilate durante l’agosto 1958 e premesse a Gli Atti della Visita Apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo (1575), a cura di A.G. Roncalli, II: La Diocesi – Parte III, Firenze 1957 [ma 1958], pp. IV-V; si vedano pure la documentazione custodita in AR, b. 80, f.: «Pio XI», e gli appunti del 12 maggio 1962, in Pater amabilis, p. 384.

355 Breviarium, Pars Verna, Feria II in Rogationibus, Lectio III, Homilia sancti Ambrosii Episcopi, Liber 7 in Lucæ cap. 11.

356 Il 13 maggio l’agenda non viene compilata.357 Maddalena era nata nella famiglia gentilizia dei Canossa a Verona nel 1774; aveva

maturato una vocazione a sostegno dei poveri e insieme ad alcune compagne aveva dato vita a Verona nel 1808 all’Opera della Carità; da questa scaturirà l’Istituto delle Figlie della Carità, che si diffonderà anche a Venezia, Milano, Bergamo e Trento, e che verrà approvato dalla s. Sede nel 1828. Morta a Verona nel 1835, Maddalena era stata beatificata da Pio XII l’8 dicem-bre 1941; verrà canonizzata da Giovanni Paolo II il 2 ottobre 1988.

358 Il Diario segnala che il patriarca «presiede ad una adunanza della Consulta diocesana delle Associazioni ed Opere Cattoliche», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 247.

359 È il III giorno delle rogazioni.

1958

657

15 maggio, giovedì [Ascensione del Signore]Notte quasi bianca360 in preparazione del discorso. S. Messa a Cro-

nici: parlai però: e promisi di tornare.361 A S. Marco cantò la Messa l’ar-cidiacono Scarpa: io assistetti in cappamagna: e fù bene. Molta gente presente: lessi al Vangelo il mio discorso frutto della vigilia notturna, dal tema: il cero Pasquale estinto:362 aggiunsi un saluto ai marinai della Jean-ne d’Arc: tutti presenti ufficiali e allievi.363 Buona musica in gregoriano

360 Cioè insonne.361 «Celebra la Messa nella chiesa di Ognissanti per l’Opera pia “G.B. Giustinian”»: Dia-

rio, in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 247.362 «Si compie oggi il 40° giorno della sopravvivenza di Gesù sulla terra dopo la sua

resurrezione, non più in carne mortale, ma in corpo glorioso. […] La santa Liturgia ci raffigura questo apparire del Crocifisso risorto nella luce di Pasqua ed ora questo suo scomparire al compiersi del quarantesimo giorno sotto la immagine del gran cero che fu benedetto e recato in trionfo nella notte del sabato santo: e che ora dopo il canto del Vangelo odierno viene spento in attesa di nuove Pasque lontane. La benedizione del cero pasquale è uno dei riti più commoventi del Sabato Santo “in nocte”; e più commovente an-cora è la introduzione del cero benedetto nel tempio, all’invito del diacono che in bianca veste lo porta salutandolo tre volte e con voce sempre più alta: “Lumen Christi: lumen Christi: lumen Christi”, a cui alzandosi dalla prostrazione il popolo risponde: “Deo gratias”. Cristo risorto ci viene dunque presentato come luce splendente che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Così lo annunciò l’evangelista S. Giovanni, aggiungendo che in questa luce era la vita: la vita per la quale tutto fu fatto quanto fu fatto. Questa identificazione del Figlio di Dio, luce e vita, luce che splende nelle tenebre, ma che le tenebre non vollero ricevere, riassume dalle vette più alte tutta la storia del mondo. Poichè un giorno questa luce che è vita: questo Verbo Divino, per il quale tutto fu fatto quanto esiste, accondiscese per il bene dell’uomo a farsi uomo: e senza nulla diminuire della sua natura divina, a porsi a servizio della intera umanità peccatrice e ferita a morte, per ristorarla e per avviarla sui sentieri della salute e della immortalità. […] Miei diletti fratelli e figli. Voi avete potuto seguire il sacro rito. È san Marco, il nostro san Marco i cui resti venerati qui riposano sotto la mensa dell’altare massimo, che ci attesta l’avvenimento dell’Ascensione di Gesù. Appena la sua voce tacque, il cero pasquale fu spento silenziosamente. Questo rito espressivo dello spegnimento avverte le nostre anime che per contemplare il nostro Salvatore in carne ed ossa, come fu visto durante la sua vita mortale, noi non abbiamo che da aspirare ai cieli dove egli risiede. […] Quando arriverà quel giorno? Questo è il segreto del Signore. […] La vita umana è un passaggio sulla terra: l’aspetto di questo mondo in cui viviamo non è che una figura che passa: “praeterit figura huius mundi” [1Cor 7,31]. Noi siamo sempre in viaggio per raggiungere il nostro Capo divino. In Lui è la nostra vita, la nostra felicità. Invano noi cercheremmo vita e felicità altrove», L’Ascensione del Signore, in Scritti e discorsi, III, pp. 560-564; l’immagine del cero pasquale ritornerà quattro anni più tardi nel radiomessaggio pronunciato l’11 settembre 1962, un mese prima dell’apertura del concilio Vaticano II: Ecclesia Christi lumen gentium, in DMC, IV, p. 521

363 «È la seconda volta – indicava il patriarca – che ho l’onore e il piacere di accogliere, sotto le volte di S. Marco, i Comandanti e l’equipaggio della nave scuola “Jeanne d’Arc” della Marina Militare Francese. Vogliate scorgere la coincidenza. La prima volta era il 10

1958

658

dei seminaristi e anche della capella in figurato.Nel pomeriggio inaugurazione del nuovo Asilo Villaggio S. Marco

delle benemerite Suore di Nevers. Prima assistetti al canto dei Vespri in chiesa, in semplice gregoriano. Bene: bene. Rito della benedizione dell’Asilo onorato da parecchie presenze di onore: Ferrari Aggradi, Pre-fetto [Spasiano], p. Sindaco Spinola. Mia parola compiacente in fine.

16 maggio, venerdìIniziate oggi le relazioni delle foranie. Ho ricevuto i primi 4 Vicari

Foranei: mgr. Da Villa di Mestre: mgr. Marco Polo per Torcello: Chirignago Carretta d. Angelo di Trivignano: mgr. Felice Marchesan per Caorle.364 Buo-ne relazioni fatte con saggezza. Trattenni mgr. Marchesan a colazione. Eravamo soli. Seguo minutamente località e persone.

Da Roma ho la consolazione di due lettere [[da Roma]]: mgr. Dell’Ac-qua e mgr. Théas. Il S. Padre ha ricevuto il vescovo, e ne fù contento. Teme però che le pressioni sul Papa per allontanarlo da Lourdes siano sempre forti. La croce che lo sorprende può essere la consumazione

aprile 1955, festa di Pasqua. Questa seconda volta allieta invece la festa dell’Ascensione che, oltre alla celebrazione religiosa, associa l’anniversario dello “Sposalizio del mare”. Amo ricordare che, a quella festa di Pasqua del 1955, io parlai al popolo, qui radunato, della accensione del Cereo Pasquale e dei suoi significati: così come oggi senza ricordarmi di quanto dissi or sono tre anni, ho parlato dello stesso Cereo e della sua estinzione […]: lo stesso che rappresenta il Cristo e la sua luce: Lumen Christi. In Italia il Lumen Christi fu acceso allorchè Pietro e Paolo arrivarono alle rive del Tevere. Questa luce tre secoli dopo si levò in Francia con Clodoveo presso le fonti battesimali di Reims. Le nostre nazioni sono dunque sorelle e la stessa luce di Cristo illumina ed accende. Nazioni come le nostre hanno una grande storia. Questa talora sottopone ad alternative e ad incertezze. Attraversiamo ora da pochi mesi una di queste alternative che in Italia si chiama rinnovamento della sua rappresentanza politica: in Francia si chiama questione Algeri. A riguardare bene, una si-tuazione e l’altra, è pur sempre il Lumen Christi che sta al vertice, e la ansietà di conoscere che cosa debba alla fine prevalere ad assicurazione di vera prosperità e di pace. Fratelli di Francia, fratelli d’Italia: questo io auguro e di questo supplico il Signore innanzi a voi. Che se il Cereo della commemorazione liturgica si estingue silenziosamente intorno all’altare, il Lumen Christi fiammeggi però sempre in alto avvolgendo del chiarore della sua dottrina, della sua grazia le nostre due così belle e care nazioni a segno di perenne, di benefica pace sociale e internazionale. L’una e l’altra sono depositarie della stessa fede apostolica che le ha fatte grandi nei secoli: e non invano S. Paolo ripete a loro l’augurio di vittoria che vince il mondo: “victoria quae vincit mundum: fides nostra”», Parole del Cardinale Patriarca agli allievi della Marina francese, in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, pp. 243-244; riedito con numerose variazioni in Scritti e discorsi, IV, pp. 147-148.

364 Felice Marchesan (1905-1987), sacerdote dal 1930, svolse tutto il suo ministero nella parrocchia nativa di Caorle, della quale era arciprete dal 1939; presenterà le dimissioni dall’uf-ficio nel 1984, Liber Vitae, p. 33.

1958

659

della sua virtù. Mi dispiacerebbe se la buona opinione [[in v]] del vescovo o del Papa dovesse soffrirne in faccia al popolo.365

17 maggio, sabatoUdienze al mattino:366 fra queste l’Ambasciatore Gastone Palewski

presso il Quirinale.367 Le situazioni della Francia divenute gravi per l’Algeria. Da lui però non ho compreso niente. Lo pregai, se ha occasioni, di scrivere al Generale De Gaulle, di dirgli che lo ricordo bene e sempre per la stima che ho della sua dirittura morale, e per la preghiera e il voto che esprimo per lui, che in quella forma che piacerà alla Provvidenza di determinare il suo intervento, sia utile alla Francia.368

Il pomeriggio fù consacrato alle Cresime a S. Geremia e ai Frari. Due magnifiche adunanze specialmente ai Frari dove la magnificenza del tem-pio conferisce molto alla dignità e solennità. Qui sono riuscito ad avere un piviale più leggero, invece del pesantissimo offertomi da P. Chialina «perché il più ricco e il più bello».

365 Nella sua missiva, data 13 maggio (prot. 425951), il sostituto ringraziava Roncalli «per le utili informazioni inviate» e comunicava che non aveva «mancato di riferirne al Santo Padre»; alla stessa data mons. Théas scriveva per ringraziare il patriarca di avergli ottenuto l’udienza presso Pio XII e osservava come «Autour de Saint Père s’exerce une campagne d’hostilité contre ma personne. On m’accuse de beaucoup de choses, on parle de déficiences mentale et même de folie. On fait une pression très forte pour que je ne sois plus Evêque à Lourdes»: cfr. AR, b. 85: «Théas», f. «Consacrazione del Tempio S. Pio X, 24-25.3.1958», 85.3.83 e 84.

366 Il Diario segnala l’udienza a mons. Alfredo Bruniera, delegato apostolico al Congo Belga, in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 247.

367 Gaston Palewski (1901-1984), già capogabinetto di Paul Reynaud (1928-1939) era uno dei fondatori del Rassemblement du Peuple Français. Era stato anche capogabinetto di de Gaulle dal 1942 al 1946 ed in questa veste aveva conosciuto l’allora nunzio Roncalli. Era appena stato nominato ambasciatore in Italia, carica che conserverà sino al 1962, quando rientrerà in Francia per assumere, su richiesta del presidente Pompidou, la carica di ministro della Ricerca Scientifica; dal 1965 al 1974 ricoprirà la carica di presidente della Corte costituzionale. Dei rap-porti con Roncalli ha riferito nella deposizione resa nel 1970 e registrata in Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, IV, pp. 31-38.

368 Nelle ultime settimane la crisi d’Algeria, dove dal 1954 era in corso la rivolta degli indipendentisti, aveva subito una accelerazione. Il 29 maggio successivo il presidente Coty, a capo di una Repubblica ormai stremata da una annosa instabilità governativa e annichilita di fronte al montare della rivolta nordafricana, si rivolgerà al generale de Gaulle – «au plus illustre des Français» – affidandogli la guida del Governo. De Gaulle farà votare una legge per il conferimento dei pieni poteri per procedere a una riforma costituzionale: l’ultimo pre-sidente del Consiglio della IV Repubblica diventerà così il 21 dicembre successivo il primo presidente della V Repubblica, ma la crisi algerina troverà soluzione solo con la concessione dell’indipendenza al paese nel 1962.

1958

660

18 maggio, domenicaVisita pastorale a S. Antonio del Lido. Ero con don Giov[anni Schia-

von] e con d. Loris.369 Devo dire che è bene riuscita e che don Massaria ha dato prova di diligenza pastorale, diversamente da quanto avevo motivo di temere. Spero che per quella parrocchia, questa sia una ripresa di cui tutto mi induce ad aver fiducia, o almeno a sospendere provvedimenti che sem-bravano in tutta mia coscienza necessari.370 Impressione, dunque, buona: gente unita al suo parroco, il quale però nulla potrà fare se non gli si da´ un coadiutore. Ho predicato 4 volte: ho ricevuto i capi dell’A.C. numerosi e ben disposti.

Tutto consiglia a prolungare l’attesa e a vigilare con carità. In città piccolo incrocio fra don Zane parroco di SS. Apostoli, e i Gesuiti per una Cresima nella loro chiesa amministrata da mgr. Olivotti. In realtà situazio-ne da regolarsi. Il meglio sarebbe che i Gesuiti prendessero parrocchia.371

19 maggio, lunedìVisita dei Vicari Foranei: mgr. Rizzetto di Gambarare, vecchio da ve-

nerare ma non più in forza per il suo compito. Semenzato di S. Pietro per Murano: Marcato per Jesolo. Niente di sorprendente: solite piccole cose: sopportazione vicendevole: e necessità specialmente per Gambarare di rinnovamento radicale. I contadini di Gambarare vanno in chiesa e ai Sa-cramenti: ma sono aderenti al Comunismo. Motivo: grande ignoranza.372 Perciò occorre illuminare, illuminare, illuminare come diceva Pio IX dai suoi tempi.373

In casa passate due ore colla «Miscellanea» in camera di S. Pio X. Vi trovo sempre più pezzi interessanti e preziosi circa la vita della Chiesa in Italia, e specialmente quassù nel Nord. Li voglio meglio ordinare e mettere a servizio dei ricercatori.374

369 I due abituali convisitatori.370 Cfr. supra gli appunti del 2 maggio 1958 e le annotazioni al 21 ottobre 1957.371 Cosa che invece i pp. gesuiti, pur reggendo una bellissima chiesa (S. Maria Assunta,

nel sestiere di Cannaregio), non intendevano fare: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 22 gennaio 2008.

372 Già in altre occasioni il patriarca aveva giustificato in questi termini il voto alle sinistre socialcomuniste: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 78, 259 e 329.

373 Cfr. supra, appunti del 18 settembre 1956; si veda anche Pace e Vangelo, I, p. 372.374 Si trattava di una «raccolta di opuscoli iniziata da Pio X»: Testimonianza di mons. Loris

F. Capovilla al curatore, 22 gennaio 2008.

1958

661

20 maggio, martedì [S. Bernardino da Siena Confessore]Bella giornata. Al mattino a Sacca Sessola: bellissimo ospedale con

circa 600 amm. di T.B.C. Celebrai S. Messa: riuscita molto attenta a pie mie parole confortatrici. Poi visitati tutti gli ammalati degenti in letto. Incoragg. alle Suore di M. Bambina che vi fanno molto bene.

In casa ricevetti: [[Vicari Foranei]] alcuni sacerdoti a cui compartii, lit. 50.<000> per ciascuno: sussidi che la Prefettura da parte del Governo mi inviò per i più poveri.375

A sera visitai le Suore Francescane di Cristo Re alla Celestia per la immissione della mia persona, come nuovo Protettore successo al card. Piazza. Tutto procedette bene nell’ombra amica di S. Francesco e di S. Bernardino: ceremoniale! semplice ma bene ordinato con Schiavon e Ca-povilla presenti anche De Perini e Cesca. Sindaco Toniazzi! e Vice Prefetto ecc. Molte Suore e molta gente, con nugoli di ragazzi vocianti fuori. Mio discorso: passato, presente e futuro.376

Io trattenni a cena Perini e Schiavon cibandomi dei doni delle Suore.

21 maggio, mercoledìSanta Messa in casa. Lettere e corrispondenza.377 In mattinata vic.

375 Il 28 febbraio precedente, commentando il resoconto delle questue diocesane raccolte nel corso del 1957 – edito in «Bollettino», 49 (1958)/2, pp. 132-135 –, Roncalli aveva chiesto a «tutti i Sacerdoti, non solo i Parroci secolari e regolari, ma anche gli altri a soffermarsi innanzi-tutto sulle voci che richiamano al senso di solidarietà con le opere della Chiesa e di cooperazio-ne al loro sviluppo: poi sulle mancate risposte, cioè i vuoti: ed infine sulle cifre stesse del reso-conto, talune delle quali inducono a perplessità di giudizio. A ciascuno perciò le considerazioni che si impongono, pur immaginando le giustificazioni che ognuno crede di poter addurre per sé. Non siamo noi che ripetiamo ai fedeli il date et dabitur del Vangelo? Come possiamo restare tranquilli se come era nostro dovere, non abbiamo chiesto a tempo debito, con prudenza e con misura? Se abbiamo chiesto distrattamente, senza quella parola di presentazione, che induce a ben accogliere la domanda? Questi ed altri interrogativi ripropone alle nostre coscienze il tema generale della carità, che fu sempre uno dei compiti più alti ed una delle glorie più pure della Santa Chiesa: ed uno stretto dovere educativo e pastorale del Clero», ibidem, p. 114.

376 La tripartizione passato-presente-futuro è tipica della predicazione di Roncalli: cfr. supra gli appunti del 1° agosto 1956; si veda pure Pace e Vangelo, I, p. 122; sulle caratteristiche strutturali dell’omiletica roncalliana si vedano M. guaSCo, La predicazione di Roncalli, in Papa Giovanni, cit., pp. 113-134, e A. giovagnoLi, La predicazione del vescovo Roncalli a Istanbul e Vene-zia, in Un cristiano sul trono di Pietro, cit., pp. 135-175.

377 In giornata scrive a Giacinto Gambirasio che «in tempi di molta prosa un po’ di buo-na poesia fa bene. La ringrazio quindi dei suoi versi che non <ho> molto tempo di meditare ma che mi piacciono sempre. Le sono pure gratissimo del pensiero felice e ben intenzionato di venirmi a trovare insieme con don Bepo Vavassori – nobilis et venerabilis vir – ma la prego di non venire nei giorni immediatamente successivi alle elezioni. Ella può ben immaginare come non siano

1958

662

Foraneo di Malamocco mgr. Gius. Brugnolo con relazione per le sue parroc-chie: Lido centro: Lido S. Antonio: S. Nicolò: Alberoni. Pietosa è la situa-zione di Lido-Centro: [don Ongarato] parroco bravo, ma con tre preti che sono un supplizio: ed a cui bisogna pensare. Ricevetti anche Gerichievich foraneo di Eraclea per le sue parrocchie di Ca’ Turcata, Cittanova, Crepal-do, Stretti, Torre di Fine. In generale si va un po’ meglio.

Udienza con mgr. Fieschi di Udine. Ricevuti giovani preti Zillio di Càemi-lani!: Oselladore di S. Martino e S. Zaccaria,378 Memo profes. in Sem[inario]. Buoni preti. In casa ricevuta visita Sup. Generale Suore Cristo Re – Visita a mgr. Vecchi all’Ospedale e discorsetto a tutte le Suore: Prep. alla Pentecoste: Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Spero che abbiano capito bene. Visitai an-che la Superiore delle Suore della Chiesa gravemente tocca[ta] da infarto.

23 maggio, venerdì379

Parecchie visite. In giornata preparazione breve discorso – che fù un po´ lungo – per l’Ora di Adorazione ad implorare luce e coscienza in ma-teria di elezioni. Il testo fu dato [[poi a]] subito alle stampe.380

adatti a quella scioltezza ed effusione di sentimento – comunque le situazioni si volgano – che chiedono innanzitutto l’attente tibi et tuis – e che sottraggono lo spirito ad ogni distrazione di varia natura che ella ed io amiamo dare, ma a suo tempo», AR/Int 2991.

378 Mario Oselladore (1932-2007), era stato ordinato sacerdote da Roncalli il 20 giu-gno 1957; era stato vicario parrocchiale a S. Zaccaria e quindi era passato alla parrocchia di S. Martino; svolgerà successivamente il suo ministero nella parrocchia di S. Geremia e alla Gazzera. Dopo un periodo di servizio in Curia, dall’ottobre 1962 sarà vicario parrocchiale a Treporti e nel 1975 sarà nominato rettore della chiesa di S. Polo.

379 Il 22 maggio Roncalli non compila la pagina d’agenda.380 «Oh! civiltà cristiana: come se ne parla a chiarezza, ma troppo spesso a strapazzo!

Civiltà cristiana per noi è non solo ciò che è ordinamento della vita spirituale verso il so-prannaturale e il divino, inteso come intimo mistero di grazia quaggiù, e di gloria celeste che ci attende in Dio e con Cristo glorioso: ma essa è luce superna che si distende sopra tutti i rapporti della umana convivenza: anche di ordine semplicemente temporale, economico, scientifico, amministrativo e politico. Poiché tutto nella vita deve essere espressione di verità e di bene: e deve essere trionfo di concordia e di grazia, il che suppone il prevalere di una legge di alta moralità da cui nessuno si può sottrarre. Purtroppo anche nel campo di quanti portano sulla fronte il segnacolo di Cristo, durante queste competizioni di prevalenza per la conquista del pubblico mandato che viene preposto al governo della pubblica cosa, si organizzano diverse schiere di combattenti che variamente si dispongono in appassionati conflitti, che tradiscono quasi sempre preoccupazioni non per ciò che è trionfo di civiltà vera e che, pur recando tracce di sacrificio e di sangue, è espressione di nobile solidarietà di sforzi per la cura e la prevalenza del bene comune. La successione fantastica dei comizi di questi giorni, e la colluvie di stampa prezzolata di varia ispirazione, ma tutta concorde nel livore radico-massonico e marxista-laicista, ce ne diede saggi abbondanti e preoccupanti! In tutto questo agitarsi contro varie parvenze di alta idealità è quasi sempre la preoccupazione

1958

663

Al solito io ne sono poco contento ma affido tutto alla Provvidenza. Questo continuo tenermi colla penna in mano mi è di peso:381 ma è me-glio che faccia così per la maggior tranquillità di poi. Domine miserere mei et adjuva me.

24 maggio, sabatoStamane mi tenne in lena la cura per scrivere l’Omelia di domani. Bona

temporalia et bona [[coeles]] eterna.382 Nel pomeriggio mi recai a S. Giorgio per la seconda incoronazione di quella statua della Madonna Auxilium Chri-stianorum.383 Chiesa riempita dai ragazzi e famiglie del Centro Salesiano dei Marinaretti della Scilla. C’erano pure: l’Abate Fornaroli di Praglia, e

meschina e talora audace del proprio io, del proprio interesse materiale, che dà ispirazione secreta, sovente faticosa, agli sforzi individuali o collettivi in questa lotta per l’esercizio del potere. Più doloroso è il constatare l’affermarsi clamoroso di folle ingenue, o di nequizia inqualificabile attossicate ed eccitate a ripetere il nolumus Hunc regnare super nos: non vogliamo il Cristo sopra di noi: ed educate a rispondere al “quid vobis videtur” col “crucifigatur”. Accenni che basta toccare ad invito per la gente saggia, per il cristiano convinto, come invito a tenersi ritto sulle sue posizioni: a non cedere come debole giunco al soffio del vento. Il dovere di ogni buon cittadino d’Italia, che ascolta la voce della sua coscienza di cristiano e di cattoli-co, è ben chiaro, e non cerca e non teme sotterfugi sapendo bene di chi si può fidare. […] Stavo leggendo in questi giorni un recentissimo volume uscito giusto ora sotto gli auspici di San Giorgio Maggiore [Il vescovo Pietro Barozzi e il trattato De factionibus extinguendis, a cura di F. Gaeta, (Civiltà Veneziana-Saggi, 3) Venezia-Roma 1958, 157 pp.], in cui viene descritta a tratti vivaci la condizione di alcune città d’Italia del secolo XV, cioè di quando San Lorenzo Giustiniani era patriarca di Venezia. Sotto diverse sfumature lo sfondo della situazione civica sociale è sempre lo stesso. L’autore Pietro Barozzi era divenuto vescovo di Padova: il suo nome insigne occupa un posto nobilissimo nella letteratura del suo tempo, e per compiacere ad un suo diletto amico Bernardo Bembo, governatore di Bergamo, ma Veneziano anche lui, gli scrisse un trattato: “De factionibus exstinguendis”: uno specchio esatto dello spirito mondano di tutti i tempi e di tutti i paesi. Spesso anche sotto la vernice della religione e di alcune sue pratiche esteriori si nascondono le contraddizioni più violente al Decalogo ed al Vangelo. […] Toccando alquanto a lungo le sue pagine di aspetto politico in alcune note di rilievo in questa materia, egli si intrattiene sui tre termini: il populus, il praetor, l’episcopus. Ma l’episcopus per lui non si confondeva cogli accorgimenti mondani atti a sedare le fazioni in lotta: piut-tosto col fare appello alla coscienza umana e cristiana del cittadino che – come conchiude molto bene un suo felice commentatore – non sarà mai un fazioso finchè terrà innanzi a sé l’esempio di Cristo, e mediterà soprattutto il grande precetto dell’amore», Parole del Cardinale Patriarca in S. Marco la sera del 22! maggio, in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, pp. 244-246; riedito con variazioni in Scritti e discorsi, III, pp. 566-570.

381 Su tale difficoltà, più volte enunciata dal patriarca, si vedano supra anche gli appunti del 3 maggio 1956, 4 maggio, 6 agosto, 2 e 9 settembre, 5 e 29 novembre 1957; cfr. anche supra gli appunti del 3 febbraio 1958.

382 Cfr. infra, annotazioni al 25 maggio 1958.383 Cfr. Rituale, Litaniæ Lauretanæ B. Mariæ Virginis.

1958

664

l’Ispettore dei Salesiani di Verona. Cerimonia bene riuscita e con intona-zione Benedettina. Salire sulla scala e imporre due corone domandò certo per me un po’ di coraggio: ma incoronare immagini di Maria mi fù sempre facile e dolce cosa.384

Il mio discorso ebbe intonazione storica e ammonimento pratico:385 la fiducia in Maria pegno di vittoria della S. Chiesa per ieri, oggi e doma-ni. Il mio cuore sottolineò più che [la] mia parola il domani.386 Tornato da S. Giorgio cantai i primi Vespri a S. Marco. Bene. Veni sancte Spiritus. Stasera S. Cresima solenne a S. Marco assai bene riuscita.387

25 maggio, domenica [Domenica di Pentecoste]Alla mia ora in piedi. Preghiere e alle 7 mi recai con Loris in fondo alla

piazza per la mia votazione, dove trovai rispetto e garbo da parte di tutti. Alle

384 Per un elenco delle cerimonie di incoronazione alle quali aveva presieduto o presenziato Roncalli si veda Il rosario con papa Giovanni, a cura di L.F. Capovilla, Roma 19792, pp. 143-150.

385 L’indicazione di strumenti o proponimenti «pratici» (applicazioni) è un’altra delle caratteristiche di lungo periodo dell’omiletica roncalliana: un elemento peraltro apprezzato anche negli interventi altrui: cfr. supra, appunti del 29 febbraio, 22 marzo, 11 giugno, 25 e 28 ottobre 1956, 20 gennaio e 14 settembre, 10 novembre 1957; si vedano anche supra gli appun-ti del 23 febbraio 1958 e Pace e Vangelo, I, pp. 68, 183, 225, 360, 453, 514, 631 e 655.

386 Il giorno successivo si sarebbero tenute le elezioni politiche. Tra le carte del patriarca si rinviene una traccia scritta, datata da mons. Capovilla al 24 maggio 1957, che sembra però riferirsi alla presente circostanza: «Per Maria ausiliatrice a S. Giorgio Maggiore nel centenario del patriarca Mutti / 1857 / Parte essenziale del ministero episcopale promuovere il culto di Maria. Quanto all’Ausiliatrice ricordati tre Papi e tre! Pii[:] il V, Pio VII, Pio IX, Pio X[,] Pio XII. E tutti con particolare riguardo alla protezione sulla Chiesa e sul popolo Cristiano. Ecce Maria, spes nostra, ad quem confugimus ut libe<ra>ret nos, et venit in adiutorium nobis / [“]Domina Carnotensis, cujus nomen et pignora totius pene Latini orbis veneratione coluntur” (Guibert de Novigent, De vita sua, lib. 1, c. 45![)] [in PL, CLVI, col. 871]», AR/Int 2846.

387 «I primi Vesperi della solennità di Pentecoste hanno preparato il mio spirito – indi-cava il patriarca nella propria omelia –, e lo spirito dei miei venerabili fratelli del clero, ad una emozione inattesa. Questa basilica rifulgente dei fasti della più grande storia, Antico e Nuovo testamento, chinava i suoi occhi e le sue cupole sopra una corona, oh! quanto graziosa e gioio-sa, dei figli più teneri ed innocenti delle nostre care famiglie delle parrocchie circostanti a san Marco, venuti con i loro padrini, madrine, parenti ed amici a chiedermi colla santa Cresima lo Spirito Santo. La cerimonia si svolse con grande mia e generale edificazione. Ecco lo Spirito Santo nella perennità del suo discendere nelle anime e nelle vite che rappresentano il domani della S. Chiesa, la famiglia di Gesù: ancora il bonum Domini in terra viventium. A far corona di letizia e di pia edificazione c’erano i più giovanetti alunni del Seminario Patriarcale della salute: tutti insieme supplicanti il Divino Paraclito a riempire della sua presenza e dei suoi doni questi loro più piccoli coetanei, che una stessa fiamma potrebbe congiungere a visione ed a ricerca innocente di un apostolato futuro, letizia ed onore della Chiesa di San Marco», Pentecoste. Omelia a San Marco, in Scritti e discorsi, III, p. 579.

1958

665

10 Messa Pontific. a S. Marco con musica di Perosi buona: ma al «Veni[»] dopo l’epistola, mancanza assoluta di effetto: prima con un recitativo in fret-ta e poi il canto dei ragazzi soli che sembravano gattini miagolanti lontani.388 Mio sermone un po´ lungo post Missam: transire per bona temporalia et non amit-tere aeterna.389 Nel complesso buona impressione, folla discreta ma di foresti.

Pomeriggio tutto in casa nella camera del card. Sarto, e divagando fra gli opuscoli di quella raccolta.390 Città calmissima, come in tutta Italia: ciò che permise di sperar bene. Anche i Vesperi a S. Marco bene riusciti. Sa-lutando poi i Canonici non potei contenere la mia pena per i plutei ancora

388 Cfr. supra, appunti del 15 febbraio 1956.389 Cfr. Missale, Dominica III post Pentecosten, Oratio; la colletta era stata richiamata anche negli

appunti d’agenda del 23 aprile 1955, in Pace e Vangelo, I, p. 495. Nella sua lunga omelia il patriarca indicava tra l’altro che «è dalla luce dello Spirito Santo, che questi due ordini, o beni della natura e della grazia, per il buon cristiano prendono rilievo. Secondo il riferimento che essi hanno alla vita del corpo o della vita dello spirito: alla vita terrena od alla vita celeste, essi di distinguono in beni temporali ed in beni eterni: bona temporalia et bona aeterna. La libertà, la buona salute, le qualità fisiche e morali, le ricchezze trovate o gradatamente acquisite, i talenti, le posizioni sociali particolarmente felici, le virtù naturali esercitate con saggezza e con moderazione sono beni temporali, ordinati a sufficienza di vita sociale rispettata e contenta. Beni eterni sono gli stessi sin qui nominati, ma posseduti con penetrazione di grazia soprannaturale, e in quanto il loro uso aiuta e sorregge la ricerca dei beni eterni. Sono beni che costituiscono la perfezione del cristiano quale ognuno è chiamato a raggiungere: la ricerca e la preparazione in noi della pre-senza di Dio e del Cristo suo, il Vangelo conosciuto e vissuto nella sua sostanza viva e nei suoi contorni così da servire ad edificazione e ad apostolato: dignità di vita privata e pubblica pura e splendente: fedeltà assoluta al Decalogo ed ai precetti del Signore: pietà modesta e distinta: unione intima con la S. Chiesa docente e dirigente: soprattutto carità fraterna, finissima e sin-cera, generosa e benefica, dico particolarmente benefica del proprio, secondo l’insegnamento apostolico: grande dirittura e saldezza cristiana nell’adempimento dei propri doveri in famiglia e fuori, nell’ordine civico e sociale: habentes pacem con l’universo intero. […] Miei fratelli e figlioli! Il discernimento circa la conoscenza e l’uso dei beni temporali ed eterni, per la direzione della vita dell’uomo e del cristiano, è lume celeste che ci viene e continua a scendere sulla terra dallo Spirito Santo. […] La luce di Pentecoste resti alta e splendente innanzi a noi. Qui a San Marco, delle cinque cupole, questa della Pentecoste sovrasta al centro, ed è mirabile decorazione musiva riproducente il mistero della fiamma, ed i chiarori dell’apostolato cattolico per l’avvenire. La luce di questo mistero si prolunga su tutta la liturgia delle domeniche che seguono post-Pentecosten fino all’Avvento. La colletta della terza domenica chiude il mio odierno sermone festivo colle stesse parole con cui lo iniziai: “O Signore Iddio, che proteggi quanti confidano in te: senza di te niente è valido, niente è santo: moltiplica sopra di noi i tratti della tua misericordia: affinché te reggente, te condottiero, così noi possiamo passare attraverso i beni temporali da non perdere di vista gli eterni: sic transeamus per bona temporalia ut non amittamus aeterna. Amen: amen”», Penteco-ste. Omelia a San Marco, cit., pp. 575-580.

390 Cfr. supra, appunti del 19 maggio 1958.

1958

666

chiusi: e lasciai loro l’augurio di vederli aperti almeno per l’anno venturo.391 La sera tarda dopo la cena, mi riserbava ➼ la gioia di vedere coi miei occhi il primo pluteo di sinistra col nuovo congegno per farlo ribaltare. L’archit. Forlati col sigr. Piccoli mi volle riserbare il primo saggio. Ne fui conten-tissimo. Fù una grazia della Madonna intervenuta in modo ineffabile a consolare le mie pene. Grazie o Maria.

<[[S. Cresima solenne in S. Marco molto ben riuscita poi i Vesperi]]>

26 maggio, lunedì [S. Filippo Neri, Confessore]Ricordo il caro S. Filippo con cui in diebus juventutis meae mi trattenevo

con tanta familiarità.392

In casa ricevetti <mgr. Ferrarese> par[roco di] S. Polo: mgr. Cabur-lotto come foraneo di Cannaregio <S. Felice>. Note a parte,393 poi mgr. Marchetti per la Bragora ecc.

391 L’11 aprile si era rivolto anche al ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro: «Eccellenza, la pratica relativa alla applicazione del semplicissimo congegno meccanico che consente la provvisoria rotazione dei plutei marmorei della iconostasi di San Marco, durante le funzioni sacre più solenni, è bene avviata a conclusione. La Pontificia Commissione per l’Arte Sacra in Italia diede il suo parere favorevole ed il suo benestare, nel senso che, trattan-dosi di pura applicazione che non altera minimamente la natura del monumento, nulla osta dal punto di vista giuridico a che si proceda alla operazione. Ciononostante, a completezza di prassi d’ufficio e di cortesia, preferii la perfetta conoscenza di sentimento della Autorità ecclesiastica e civile: e per questo ci furono incontri, a Roma, con il Direttore Generale prof. De Angelis d’Ossat e a Venezia con il Soprintendente ing. Rusconi. Mi permetto confidare ora nei buoni uffici di V.E. per la sollecita conclusione della pratica che corrisponde al pro-getto più rigorosamente e obiettivamente rispettoso delle leggi liturgiche, delle leggi civili e del buon senso pratico. Posso infine rilevare che la soluzione adottata dopo lungo studio e paziente attesa non potrà sollevare che compiacimento anche da parte di chi aveva lasciato correre allarmi ingiustificati e volle pensare e giudicare che si presumesse di alterare la fisio-nomia della Basilica o della cosidetta! Iconostasi», AR/Int 2976.

392 La biografia di s. Filippo Neri era una delle letture consigliate dal Manuale del maestro de’ novizi impiegato nel seminario di Bergamo negli anni della frequenza del giovane Roncalli. Lui stesso aveva scritto il 26 maggio 1903: «Oggi il pensiero di S. Filippo mi ha soavemente trattenuto <per> tutta la giornata […], ho visitato con religiosa attenzione le camere del Santo anche quelle così storiche e preziose di S. Girolamo della Carità; più che tutto ho rivolto il mio occhio, il mio pensiero, il mio cuore sulla tomba gloriosa, ed ho pregato assai. […] S. Filippo è uno dei Santi che mi è più famigliare, al cui nome si riannodano tanti dolci ricordi della mia storia intima. S. Filippo sento di amarlo in particolare modo, ed a lui mi raccomando con gran confidenza», GdA, pp. 198-199.

393 Poteva capitare che il patriarca appuntasse gli estremi di un colloquio o indicasse rapi-damente alcuni punti programmatici su vari problemi in agendine di piccolo formato: quelle ad oggi disponibili – in parte custodite in copia in AR/ISR, f. «Venezia» – non riportano alcuna informazione sui colloqui segnalati da Roncalli in questa data.

1958

667

Alle 18 mi recai a [Ca’] Sarvognan per la Cresima alle alunne delle Figlie del Sacro Cuore. C’erano i sacerd. della parrocchia di S. Geremia: pochi cresimandi, una dozzina e poca gente. È l’eccezione che le Suore meritano: ma che è sempre contro la buona regola che invita per i Sacra-menti alle singole parrocchie.

27 maggio, martedìMattinata in casa dove finii due lettere, una al Card. Feltin394 e l’altra

all’ex segret. Brasin del def. mgr. Negrin a Ravenna che mi regalò le lettere catechistiche di quel Prelato.395 Udienze: foranei Barbaro per <Cannaregio> S. Marcuola ecc.: Poloni per Dorsoduro: Dell’Andrea Marcello per S. Croce. Sempre piacevoli queste visite: ma l’ignem veni mittere [cfr. Lc 12,49] è di pochi, almeno in proporzioni notevoli.396

Giornata odierna occupata dalle notizie del buon successo delle elezioni. Nonostante le macchinazioni infernali la D.C. tiene il primo posto: e questo è grande avvenimento che merita il Te Deum a voci spiegate.397

394 In AR, b. 73, f. «Feltin card. Maurice», si conserva la minuta ms di questa lettera, poi inoltrata da Roncalli il 16 giugno successivo: con essa il patriarca si felicitava per la ricorrenza del XXX della consacrazione episcopale di Feltin ma soprattutto accennava al suo viaggio a Lourdes e alla vicenda di mons. Théas.

395 «Queste sono giornate di qualche fatica – scriveva Roncalli a d. Giovanni Brasin –. Ma le so dire che ella con la sua bella raccolta, così ben disposta e legata delle Lettere catechistiche del compianto monsignor Negrin mi ha portato un motivo di sollievo e come di soave riposo nella verità rivelata, fattami riudire, come se Gesù mite ed umile di cuore me la ripetesse con la bocca di Monsignore di Ravenna. Confesso: questa belle pagine hanno dato un nuovo tocco per il mio spirito al sentimento già vivo di alta venerazione e stima per il veneratisimo Defunto. Sem-plicità, precisione e penetrazione tutta soffusa di bontà rendono oltremodo interessante questa fiorita didascalia. Al solo gustarne qualche saggio qua e là si accresce il desiderio di vedere tutto, e tutto assaporare a nutrimento dell’anima, apprestato alle menti innocenti dei fanciulli, o anche dei grandi che sanno portare alla dottrina santa la purezza e l’incanto del fanciullo che Gesù prediligeva. Anch’io fui per dieci anni segretario di un Vescovo grande, che – pur morto a 57 anni – tanto fece e scrisse. Volevo pubblicare qualche saggio di cui conservo manoscritti. Pur-troppo non mi riuscì. Tanto più mi compiaccio con Lei del prezioso servigio reso alla memoria benedetta e santa di monsignore Negrin», AR/FSSD X/798.

396 In più occasioni il patriarca aveva lamentato la mancanza di «fuoco» – cioè intra-prendenza, energia – nell’azione pastorale parrocchiale: cfr. supra, appunti del 13 gennaio, 6 marzo, 6 maggio, 16 giugno e 17 ottobre 1957; si veda pure Pace e Vangelo, I, p. 435.

397 La D.C. aveva raggiunto il 42,3%, guadagnando due punti percentuali, il P.C.I. era rima-sto stabile al 22,7%, mentre il P.S.I. era cresciuto dal 12,7% della precedente tornata al 14,2%; i più penalizzati dalle urne furono i Repubblicani e le destre: cfr. Storia dell’Italia contemporanea. Dalla crisi del fascismo alla crisi della Repubblica (1939-1998), a cura di G. Vecchio, Bologna 1999, p. 296; si veda anche M.S. pireTTi, Le elezioni politiche in Italia dal 1848 a oggi, Roma-Bari 1995,

1958

668

Fra i visitatori di oggi il sindaco di Venezia Tognazzi divenuto nonno e lieto del suo Andreino: la sigr.ina di Milano guarita dalla cecità colla pellicola di don Gnocchi398 insieme con una commissione Francese di biologisti con cui mi ero incontrato a Parigi. Oggi più lietamente che mai, laus tibi, Christe.

28 maggio, mercoledì

Alcune udienze: i commenti circa l’esito delle elezioni si prolungano sine fine.399 Resta ciò che è eterno e più significativo. «Qui confidat ! in Do-mino non mi[no]rabitur[»] [Sir 32,28].400 E resta anche che il Signore misura sovente i suoi doni in proporzione del nostro sforzo a meritarceli, col la-voro serio, ordinato e perseverante.

Ricevuto oggi il Vescovo di Petropolis del Brasile con un prete delle Venezie suo segretario. Il Vescovo si chiama <Manuel Pedro de Cunha Cintra>.401

pp. 379-380; 419; a Venezia La D.C. aveva conseguito il 37,06% (80.442 voti), il P.S.I. il 21,53% (46.744 voti) e il P.C.I. il 19,04% (41.328 voti): La nostra situazione, in «La Voce di San Marco», 31 maggio 1958, p. 2. Il prefetto osserverà pochi giorni più tardi come i risultati conseguiti, «sia sul piano nazionale che su quello locale, sono stati accolti con grande soddisfazione dalla locale segreteria, che ha sottolineato in particolare l’affermazione del P.S.I. e l’insuccesso del Partito Liberale e delle destre. […] Notevole affermazione ha conseguito l’ex segretario provinciale Dott. Gagliardi, mentre non hanno ottenuto la rielezione la On.le D’Este e l’On. Cavallari, il quale, quest’ultimo, come segretario provinciale della C.I.S.L., ha forse scontato la non piena efficienza dell’attività sindacale di tale organismo. Gli ambienti cattolici, che hanno salutato con soddisfazione il risultato complessivo delle elezioni, hanno manifestato qualche preoccupazio-ne per la situazione del Comune Capoluogo, dove il rapporto di forze tra democristiani e so-cialcomunisti richiede di essere attentamente seguito»: Relazione mensile-Maggio 1958, prot. Gab. 279/5, p. 2, in ACS, Ministero dell’Interno, Gabinetto 1957-60, b. 307, f. 16995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

398 Carlo Gnocchi (1902-1956), sacerdote della diocesi di Milano dal 1925, cappellano militare nella Seconda guerra mondiale, aveva preso parte alla campagna di Russia. Tornato in Italia aveva dato attuazione al suo desiderio di dedicarsi ad un’opera di carità: aveva così fondato la Federazione Pro Infanzia Mutilata e, nel 1952, alla Fondazione Pro Juventute; la sua causa di canonizzazione, iniziata nel 1986, è giunta nel 2002 alla dichiarazione dell’eroicità delle virtù; su di lui si veda g. rumi-e. breSSan, Don Carlo Gnocchi. Vita e opere di un grande imprenditore della carità, Milano 2002; le sue opere sono raccolte in C. gnoCChi, Gli scritti (1934-1956), Milano 1993; ricevuta notizia della sua morte, Roncalli aveva inoltrato a mons. Montini un telegramma di condoglianze: copia in AR/Int 2703.

399 Il Diario segnala l’incontro con i monss. Urbani di Verona, Zaffonato di Udine, Borti-gnon di Padova e Zinato di Vicenza; viene inoltre ricevuto «il neo-deputato DC on. Vincenzo Gagliardi»: «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 248.

400 Cfr. GdA, appunti del 26 marzo-2 aprile 1945, p. 384.401 Manoel Pedro da Cunha Cintra (1906-1999), sacerdote dal 1930, era stato nominato

vescovo di Petrópolis nel 1948 e rassegnerà le dimissioni dalla sede nel 1984.

1958

669

La corrispondenza epistolare mi mette al corrente delle pene interiori del Vescovo di Lourdes mgr. Théas: e di cuore prego per lui.402

29 maggio, giovedìUna delle quattro giornate sacerdotali: per la prima volta tenuta

nell’antico refettorio. Sacerdoti numerosi. Io presi la parola brevemente a) per incitare all’interessamento del clero per il Seminario di cui mgr. Vecchi segnala poi i bisogni: b) ringraz. per il buon successo delle elezioni: premio al buon lavoro di chi fece onta ai fedrifraghi che spesero miliardi, la loro serietà e il loro onore et pensi in statera inventi sunt minus habentes [cfr. Dn 5,27].403 c[)] resta per noi il dovere di non dormire: responsabilità gran-di del sacerdozio se per il non fare permette il lavoro continuato e malefico della seminagione della zizzania.404

Seguì una relazione del prof. Fiorin parroco di S. Geremia sulla scot-tante e delicatissima questione del cinema.405 Il relatore – a parte alcune infrazioni del «nec nominetur <in vobis>» [Ef 5,3] – fù diligente, aderente alla disciplina ecclesiastica attuale, e completo. Il contegno disturbatore di molti della assemblea, e durante tutta la conferenza fù indecente: ed espressi

402 Mons. Théas aveva inoltrato per conoscenza al patriarca una lunga memoria difen-siva, datata 22 maggio 1958, indirizzata al card. Mimmi: essa elencava le cinque «difficoltà» incontrate dal vescovo di Lourdes dal momento dell’inizio della costruzione della basilica sotterranea («Arrêt des travaux de l’église Saint Pie X»; «l’Opus Cenaculi»; «Nomination inat-tendue d’un coadjuteur»; «le comportement de coadjuteur»; «une campagne de dénigrement menée a Rome contre l’évêque de Tarbes et Lourdes»): in AR, b. 85: «Théas», f. «Consacra-zione del Tempio S. Pio X, 24-25.3.1958», 85.3.98.

403 Cfr. supra, appunti del 22 marzo 1958; si vedano pure infra le annotazioni al 24 ottobre 1958.

404 «Partecipa alla prima parte della “Giornata sacerdotale” e parla al clero richiamando tutti al dovere di aiutare il Seminario e di preoccuparsi dell’incremento delle vocazioni allo stato ecclesiastico. Accennando alla recente consultazione elettorale, Sua Eminenza ama sot-tolineare il provvidenziale responso delle urne: ma nello stesso tempo l’urgenza che tutti i sacerdoti in cura d’anime si preoccupino dell’esito della consultazione soprattutto in città, dove si nota una leggera diminuzione di voti dati alla lista della D.C.», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 248.

405 Il programma presentato alcuni mesi prima prevedeva infatti, in materia di Teologia dogmatica, una discussione su «la devozione al S. Cuore alla luce dell’Enciclica “Haurietis aquas”» e, per Teologia pastorale, una discussione su «l’Enciclica “Miranda prorsus” (8 set-tembre 1957) circa il cinematografo, radio e televisione: e la conseguente azione pastorale»: «Bollettino», 48 (1957)/11, p. 301; in aprile era stata invece data comunicazione che la di-scussione sulla Haurietis aquas sarebbe stata sostituita da una commemorazione del decennale dell’enciclica Mediator Dei: «Bollettino», 49 (1958)/4, p. 182.

1958

670

in tono di commozione e innanzi a tutti la mia afflizione.406 E credo che la lezione gioverà.

<A sera il Prefetto Spasiano mi invita al ricev[imento] del 2 maggio!.407 Amabile conversazione>

30 maggio, venerdìDi buon[’]ora visita al dentista Pesenti, sempre gentile, intelligente e

paziente. In casa parecchie udienze:408 alcune senza dolore altre con qual-che pena: comm. Giacomini per il padiglione di Arte Sacra,409 ing. Fausto Franco intendente delle Belle Arti: sempre la questione dei plutei. Oh! come è faticoso venire ad una conclusione. Eppure ci [[vi]] si verrà, lo spero con l’aiuto di Dio.

Oggi ho passato le ore mattutine in camera di Pio X e le vespertine nel salone della biblioteca. Udienza on. Gatto.

Ho ripreso la correzione delle bozze della «Trilogia Marialis Lapurden-sis». Ne sono sempre un po’ malcontento, perché la trovo ben poca cosa.410

Alle ore 19 bel ricevimento in sala Barbarigo dei cattolici che molto si sono occupati per il buon esito delle elezioni.

31 maggio, sabatoS. Messa a S. Zaccaria: a cui è seguita la S. Cresima. Queste funzioni

congiunte non mi piacciono. Credo debbano stancare i ragazzi: e mi stan-co anch’io. Ma sopratutto è il sistema che non va. La distinzione la credo più profittevole, a tutti i punti di vista.411

406 Cfr. supra, appunti del 14 marzo 1957.407 Rectius 2 giugno.408 Il Diario segnala il ricevimento del maestro Fasano, direttore del Conservatorio Bene-

detto Marcello: «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 248. 409 Cfr. infra, appunti del 24 luglio 1958.410 I tre recenti interventi del patriarca relativi al centenario di Lourdes (la lettera pasto-

rale dell’11 febbraio, il discorso a Lourdes del 25 marzo e quello tenuto a Padova il 27 aprile) verranno infatti raccolti in un opuscolo a stampa: A.G. ronCaLLi, Trilogia Marialis Lapurdensis: I. Il centenario delle apparizioni; II. La dedicazione del nuovo tempio; III. La piccola veggente di Lourdes e il grande pontefice Pio X nella luce della loro santità, Padova, Tipografia del Santo, 1958. 84 pp.; le bozze con le correzioni ms di Roncalli sono conservate in AR, b. 24, f. «Jo. XXIII, Centena-rio di Lourdes. Trilogia Lapurdensis, 1958, 11 febbraio-27 aprile».

411 Cfr. supra, appunti del 6 marzo 1956.

1958

671

In casa alcune udienze412 e nel pomeriggio ritorno a S. Antonio del Lido dove già fui. Visitai prima il Solarium dove vidi tutti gli ammalati a letto. È una clinica per i bisognosi di sole. Poi attesi presso le Suore Elisa-bettine l’ora della Cresima: prendendo contatto con quelle anime buone. La Cresima pure procedette con ordine. Ciò conferma le possibilità di un bene anche più grande in quella parrocchia. E così sia veramente.

1 giugno, domenica [Festa della Santissima Trinità]Volli celebrare la S. Messa alla Salute coi miei seminaristi per molti-

plicare i contatti. Dissi loro al Vangelo della storia della festa:413 poi della familiarità del Prete colla S. Trinità: abituandoci a cogliere la gloria del Padre nella orazione, del Figlio nel Vangelo e nella grazia di Gesù, la S. Chiesa e la sua santificazione nello Spirito Santo. Infine ricordai il porta-croce di S. Tommaso di Canterbori!,414 e la mia croce d’oro che reca sul mio petto la S. Trinità e la Croce.415 In seguito parlai alle mamme dei singoli seminaristi, infervorandole del mio meglio. A sera mi recai a S. Elena del Lido per la consacrazione delle nuove 6 belle campane. Quanti salmi e quante unzioni! queste furono ben 73.416 Un po´ di riduzione aiuterebbe

412 Il Diario segnala che il patriarca «riceve i Presidenti dei Comitati Civici parrocchiali della città»: «Bollettino», 49 (1958)/5-6, p. 248.

413 La Festa della Ss.ma Trinità fu inizialmente introdotta come messa votiva nel secolo IX; nei paesi transalpini si cominciò a celebrare una vera e propria festa della Trinità che però fu inizialmente disapprovata da Roma per bocca di papa Alessandro III. Alla posizione espressa dal pontefice si allinearono presto importanti liturgisti dell’epoca (Bernoldo di Co-stanza, Reginone di Prüm, Sicardo di Cremona): ciononostante essa si diffuse e fu finalmente accettata da papa Giovanni XXII, che durante il periodo avignonese la estese a tutta la chiesa. Pio X la aveva elevata a doppio di prima classe, escludendo in questo modo che altre feste potessero essere trasferite alla prima domenica dopo Pentecoste.

414 Thomas Becket (1118-1170) era particolarmente devoto verso la s. Trinità ed era stato consacrato vescovo il 3 giugno 1162, giorno nel quale il calendario liturgico dell’anno celebrava tale festività.

415 Il patriarca si sta riferendo ad una croce pettorale che gli era particolarmente cara: era appartenuta a mons. Gerolamo Comi (1831-1909), abate mitrato di S. Ambrogio a Milano e amico della famiglia Caccia Dominioni, alla quale era passata dopo la sua morte. Era quindi finita in vendita presso un gioielliere ebreo di Milano: Roncalli l’aveva vista in vetrina e l’aveva acquistata per 1.050 lire poco dopo la propria consacrazione episcopale; in seguito aveva respinto la richiesta del card. Camillo Caccia Dominioni di riacquistarla. Una volta eletto papa, Giovanni XXIII ne farà fare due copie: una per l’abbazia di S. Ambrogio ed un’altra per il card. Testa, che da anni la chiedeva per sé. L’originale è attualmente cu-stodito nella casa-museo di Camaitino.

416 Il relativo ordo era fissato in Rituale, De benedictionibus, Benedictio campanæ quæ ad usum ecclesiæ benedictæ vel oratorii inserviat.

1958

672

forse meglio la penetrazione del rito così bello del resto e ben riuscito.417 Mgr. Schiavon dirigeva. Grande festa nel cuore di quei religiosi Serviti e fedeli.

2 giugno, lunedìIl mese del S. Cuore è ben cominciato.418 Oggi giornata calorosa, S.

Cresime alla Giudecca e a S. Giobbe. Poi qui mia presenza al convegno del Terzordine! Domenicano. Amo ogni Santo. Ma se sono due preferi-sco la loro compagnia. Terziario di S. Francesco, io amo S. Domenico.419 Bell’incontro lieto e incoraggiante. Poi a mezzodì presenti il Conte Cini e tutti i Procuratori di S. Marco ed i Rev.mi Canonici benedissi il primo lotto dei nuovi o meglio rinnovati domicili Canonicali. Fù gaudio per-fetto. Seguì la Cresima dei due bambini Bonsignori in capella: Maurizia e Adalberto.

Nel pomeriggio S. Cresima solenne a S. Martino e poi a S. Elena a Lido. Tutto ben preparato e seguito. Penso che questi contatti col Pa-triarca siano per i fedeli motivo di conforto e di incoraggiamento.

Infine accolsi in salone Barbarigo un bel gruppo di fedeli di Sarnico venuti a Venezia in gita. Brava gente Bergamasca.420

417 Un’osservazione già fatta in altra occasione: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 602.418 Cfr. supra, appunti del 28 giugno 1957. Sulla devozione di Roncalli al Sacro Cuore si

veda anche Pace e Vangelo, I, p. 286. 419 Roncalli era stato iscritto al Terz’Ordine francescano dal canonico Luigi Isacchi,

direttore spirituale del Seminario di Bergamo, il 1° marzo 1896: cfr. Discorso per il 750° anni-versario dell’approvazione pontificia alla Regola francescana, in DMC, I, pp. 254-255, e Ai francesca-ni del Patriarcato, in Scritti e discorsi, II, p. 16. Di qui a poche settimane si presenterà ai Minori conventuali riuniti a Rio di Pusteria in questi termini: «Anch’io sono terziario francescano: dunque siamo dello stesso spirito», GdA, appunti del 9-13 luglio 1958, p. 432.

420 Durante la giornata incontra anche il conte Gallarati Scotti, che così rievocherà l’incon-tro in un articolo per il «Corriere della Sera» un anno e mezzo più tardi: «A Venezia il 2 giugno 1958, chiesi come ogni volta che lo potevo, di vedere il patriarca cardinal Roncalli […]. Quel giorno però egli mi fece sapere che non aveva che un brevissimo intervallo di riposo, tra gravi impegni […]. Come sempre mi accolse paternamente. Mi offrì un caffè […] ed entrammo in discorso a proposito di una conferenza su fra Paolo Sarpi. Era un soggetto che aveva studiato a fondo, ma ammirai la pacatezza dei suoi giudizi, anche se, in base ai documenti, dovevano esser severi. Poi passò a trattare l’argomento di predilezione: l’opera su san Carlo Borromeo e la sua visita apostolica nel territorio di Bergamo, a cui da anni era impegnato. Per mostramene un vo-lume mi invitò a seguirlo nella camera da letto dove evidentemente erano i libri che gli servivano nel lavoro notturno. La stanza era semplicissima, austera, poco diversa da quella di un monaco. Sulla parete di faccia al letto erano appese o infilate nelle cornici molte fotografie, alcune già ingiallite dal tempo. Con un gesto largo, affettuoso mi disse additandole: “Ecco i miei antenati. Noi siam povera gente di campagna”. Vi erano nel suo accento una contenuta commozione

1958

673

<Mgr. Scarpa mi rappresentò bene in Prefettura al ricevimento solen-ne per l’Anniv[ersario] della Republica>421

3 giugno, martedìDi buon[’]ora S. Messa a S. Servolo a conforto di quegli infermi di men-

te.422 Parola al Vangelo inspirate dalla Cena di Emmaus ricamata sul pal-liotto dell’altare. Mi offrì lo spunto a pratiche riflessioni per quei poveretti. Durante la Messa ascoltai i due mottetti: «Ecce panis Angelorum» di Perosi e il «Cor Jesu inflamma cor nostrum» di Falconara!,423 i canti della mia gio-vinezza al seminario di Bergamo. Mi commossero. Buoni complimenti col personale de [l’]Istituto: don Visaggio424 ecc. [ ] e qualche occhiata alla biblio-teca. In casa colloquio interessante con mgr. Olivotti e Tessaro con sguardi retrospettivi circa le passate elezioni.

Nel pomeriggio ricevetti qui un gruppo copioso di persone addette ai cimiteri della città e dei dintorni. Caro e edificante. Duce il prof. [ ] e la tanto benemerita sigr.na Nordio.

di ricordi e una intima compiacenza di partecipazione all’umiltà e alla fatica delle generazioni, da cui procedeva, che avevano servito il Signore lavorando la terra, come egli lo serviva, da operaio evangelico, nella sua vigna […]. Intanto io avevo preso l’avvio verso un argomento su cui desideravo interrogarlo circa certi maneggi tutti penetrati di ansietà economiche (destra… sinistra… – fin dove non si ficca l’economia!) in vista di un possibile non lontano conclave, cui la gente pensava già come si trattasse di una qualsiasi elezione politica. Il cardinale mi ascoltava ma pareva lontano e assente da queste inquietudini profane, finchè concluse con la sua consueta semplicità: “Le vie di Dio sono molte”», in T. gaLLaraTi SCoTTi, Interpretazioni e memorie, Milano 1960, pp. 334-335.

421 Cfr. supra, appunti del 29 maggio 1958.422 Dall’inizio del XVIII secolo l’Isola di San Servolo era sede di un ospedale dove veni-

vano ricoverati i pazienti affetti da malattie mentali (definiti nei documenti dell’epoca come «maniaci»). Dal 1873 l’ospedale venne dedicato esclusivamente a questo genere di pazienti, divenendo ufficialmente «Manicomio maschile veneto». Dal 1932, disciolta l’Opera pia che se ne era occupata sino a questo momento, la gestione del Manicomio – ora appellato ospedale psichiatrico – passò alla provincia, che lo diresse sino alla chiusura di queste strutture decre-tata dalla Legge Basaglia nel 1978.

423 Enrico Farinelli (1844-1915) aveva vestito l’abito dell’Ordine francescano nel 1863 ed emesso la professione solenne nel 1866, prendendo il nome di Pier Battista da Falconara; l’anno successivo era stato ordinato sacerdote. Aveva iniziato i suoi studi musicali all’inizio degli anni Sessanta grazie all’aiuto di alcuni confratelli e si era presto distinto per le sue apprezzate com-posizioni per organo e per coro.

424 Tommaso Visaggio, nato a Zante in Grecia nel 1886, era stato ordinato sacerdote a Corfù nel 1910. Pur restando incardinato nella sua diocesi d’origine si trasferì a Venezia dove ricoprì a lungo la funzione di cappellano dell’Ospedale di San Servolo, Liber Vitae, p. 82.

1958

674

Seguì a S. Gerolamo la mia presa di possesso come nuovo protettore delle Suore Maestre di S. Dorotea, figlie di don Luca Passi.425 Meritano una pagina a parte: cfr. note al 31 maggio.426

4 giugno, mercoledìMattinata senza respiro: fra udienze e piccole sollecitudini.A mezzodì ritrovo a S. Basso col convegno dei parroci presieduto da

mgr. Tessaro parroco del Giglio. Sulle tracce della conversazione di ieri con Tessaro e mgr. Olivotti parlammo dei punti seguenti: sacra predicazione da tenersi fuori dalle grossolanità, dallo spirito di cattivo gusto con tocchi alla politica: fervore più intenso di azione cattolica427 – la Acli – la S. Vincenzo. La necessità di un risveglio su tutto. Più che nuove persone rettifica sulle idee e sui metodi.

Nel pomeriggio Cresima ben riuscita a Oriago e a Gambarare. Mgr. Lo-ris la sorveglia e dirige con opportuna parola. Arciprete Rizzetto sempre vispo. Sul ponte di Mira breve preghiera per una vittima del lavoro.

All’Hotel Luna mia visita al Card. Gilroy arciv. di Sidnei! arrivato ieri sera con un grande pellegrinaggio di 600 suoi diocesani in vari punti di Europa. Prelato molto simpatico e distinto: ex alunno di Propaganda.428

5 giugno, giovedì [Festa del Corpus Domini]S. Messa in casa. Assistenza in cappa alle ore 10 in S. Marco alla Messa

di mgr. Scarpa. Buona musica: ma niente Gregoriano. Converrà preparare

425 Cfr. supra, appunti del 20 gennaio 1958.426 Non si sono rinvenuti ulteriori appunti relativamente a questo avvenimento.427 Nel Messaggio Patriarcale all’Azione Cattolica Veneziana per i convegni di preparazione al nuovo

anno sociale dell’agosto successivo, Roncalli manifesterà l’«intenzione nella prossima stagione di raccoglimento e di buon lavoro che caratterizza l’inverno […] di volgere le mie più intense sollecitudini per l’impulso e per il fervido progredire dell’Azione Cattolica, nei suoi vari settori fra noi. […] Miei diletti figlioli di Azione Cattolica: so che mi intendete. Secondo le possibilità che le esigenze del mio ministero mi concedono, verrò a visitarvi nei vostri ritiri o convegni spi-rituali in città o fuori. Il mio desiderio li vorrebbe ancora più frequenti e numerosi: ma prendo giorno per giorno il bene dovunque, e nella misura che mi viene offerto, e benedico il Signore. […] Essere buon cattolico, e partecipare al buon lavoro di Azione Cattolica, significa conserva-re in ogni età il segreto della propria giovinezza, ed assicurarci la giovinezza perenne in bellezza, in virtù ed in gloria che ci attende»: «Bollettino», 49 (1958)/7-8, pp. 289-290.

428 Norman Thomas Gilroy (1896-1977) aveva frequentato il Pontificio ateneo di Propa-ganda Fide a Roma dal 1919 al 1924, anno in cui aveva conseguito il dottorato in Teologia. Nel 1923 era stato ordinato sacerdote e nel 1934 era stato nominato vescovo di Port Augusta. Nel 1937 era stato promosso coadiutore con diritto di successione di Sidney, città della quale era diventato arcivescovo metropolitano nel 1940; nel 1946 era stato creato cardinale da Pio XII.

1958

675

intesa fra capella Marciana e Seminario. Ebbi a colazione il Card. Gilroy con suoi segretari, i miei due Vicari Olivotti e Gottardi e mgr. Rettore Vecchi del Seminario e mgr. Scarpa arcidiacono.

Alle 18 scendo in S. Marco col Card. Gilroy. Io sempre in cappa. Alla fine della Messa incensai il S.S.mo che alle 18! discesi a meglio onorare. il Card. Gilroy portò il S.S.mo ed io lo seguii sempre in cappa usque in finem. Processione benissimo riuscita. Io però avrei desiderato più scioltezza e fi-nezza nei canti con Scuola Marciana e con Seminario. Molta folla religiosa e pia. Al termine il Card. Gilroy lesse un breve discorso429 seguito con buona attenzione da tutta [la] piazza che infine [[era dunque]] occupava variamente tutta tutto! quell’immenso quadrilatero. Sit gloriam Deo.430

6 giugno, venerdìLe emozioni del buon successo del Corpus Dñi di ieri continuano ad al-

lietare lo spirito. Il Card. Gilroy celebrò in Seminario e fù molto soddisfatto. Visitò poi Palazzo Ducale, i Frari e S. Gio[vanni] e Paolo. A mezzodì accettò di pranzare ancora con me in unione agli Ecc.mi Vescovi delle Venezie qui convenuti da tempo per trattare alcuni punti in preparazione della Adunanza Annuale di autunno. Fù un incontro felicissimo, fraterno ed edificante.431 Poi S.E. partì dirigendosi su Milano con grande effusione di gaudio spirituale vicendevole. I Vescovi Veneti c’erano tutti tranne mgr. [Muccin] di Belluno e Feltre che si scusò. Alle 19 cerimonia della investitura della mia protettoria

429 Che viene redatto dallo stesso patriarca: la stesura ms è in AR/Int 2993; è stato edito in «Bollettino», 49 (1958)/7-8, pp. 290-291.

430 «Al termine della trionfale giornata i due Em.mi ricevono l’omaggio della folla accla-mante in Piazzetta dei Leoncini», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/7-8, p. 292.

431 I convenuti stabiliscono la data della successiva riunione per il 13-14 ottobre e – vera e propria novità – di tenerla a Bressanone anziché a Torreglia; si definiscono quindi i temi e i relatori: il «problema della moralità» (Urbani); la stampa (Carraro); la revisione ed approvazione dello Statuto per la Commissione Regionale dello Spettacolo e del Regolamento sull’uso degli strumenti musicali in chiesa, sul canto sacro popolare e sulle esecuzioni musicali in occasione di celebrazione di matrimoni; la cura degli emigranti (Zaffonato); la revisione delle norme per i confessori dei seminaristi (Muccin e Carraro); l’Opera delle Vocazioni sacerdotali (Carraro). Dal verbale si ricava pure che «ci fu un cambio! di idee sulle elezioni politiche: argomento che potrà essere ripreso nella conferenza; sull’Avvenire d’Italia; sulla questua dei Religiosi; sulla Missione Africana da affidare alla Regione Triveneta; sui funerali negli ospedali; sul Tribunale Ecclesiastico Regionale; sull’Adunanza dei Rettori dei Seminari […]; sull’Opera Immacolata per le domestiche, esistente in Conegliano, alla quale si convenne di dare appoggio morale; sull’at-tività delle Oda diocesane, tanto efficacemente aiutate da Mons. Ferdinando Baldelli, al quale si convenne di fare pervenire una lettera di particolare ringraziamento»: Verbale dell’Incontro Epi-scopale Triveneto, 6 giugno 1958, pp. 1-2, in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Triveneta – Card. Roncalli 1958».

1958

676

delle Suore Imeldine nella splendida chiesa del Rosario. Bellissimo conve-gno. Mie parole: Semplicità: culto Eucaristico: apostolato intelettuale !: temperanza.432 E così sono quattro le famiglie Religiose commesse alla mia protezione.433

7 giugno, sabatoDi buon[’]ora S. Cresime a Campalto dove a vero dire tutto procedette

bene con ordine, edificazione e pace. Mi trattenni poi presso le Suore di Ne-vers alla chiesa di S. Giuseppe in attesa di riprendere il lavoro delle Cresime a S. Antonio di Marghera. Qui il lavoro fù forte[:] una! 190 di cresimandi. Il raccoglimento fù difficile: però i padri fecero del loro meglio. Il complesso della lunga cerimonia fù buono. Bisogna dire che questo contatto fra Patriar-ca e fedeli è veramente felice.434

Udienza importante: Superiore Generale e Amministratore del Cotto-lengo di Torino, a proposito di una preparazione di questa opera a Venezia: se più opportuna in città e sulla Laguna, o sul continente nei dintorni di Me-stre. Mi portarono in regalo un bel rocchetto di fattura Piemontese. Ne feci dono a mgr. Capovilla interessandolo a seguire davvicino questo progetto.

8 giugno, domenicaS. Messa mia a Bissuola-S. Maria Addolorata ancora curazìa. Inizio di

una grande parrocchia.435 Vi fui come in Visita Pastorale: e vi ebbi molta consolazione. Potei parlare tre o quattro volte dopo le Messe successive. Ricevetti organizzazione! cattoliche incipienti e fervorose. I Padri Serviti vi hanno iniziato un magnifico lavoro e me ne compiacqui. Vi si occupa-no in 4 padri, e sono bene intonati. Visitai anche tre infermi. Tornando

432 Scrive il giorno stesso alla casa madre delle Imeldine: «La nomina di Cardinale Protet-tore delle Suore Domenicane della B. Imelda mi è cara come la prima conoscenza che ebbi di loro dalla presentazione che me ne fece, negli anni lontani, il loro venerato Fondatore Padre Giocondo Pio Lorgna. Le mie e le loro preghiere mi valgano la grazia di fare onore al motto nella sua completezza: “Amicus fidelis, protectio fortis”», AR/Int 2994; si vedano pure supra le annotazioni al 25 febbraio 1958.

433 Al card. Roncalli era infatti già stata assegnata la protettoria del Santuario di Nostra Signora del Pilastrello a Lendinara (Rovigo), delle Suore Missionarie Zelatrici del S. Cuore di Gesù a Roma e delle Suore Francescane di Cristo Re alla Celestia (Venezia).

434 Ribadisce quanto già scritto supra il 2 giugno 1958.435 Il 1° luglio successivo Roncalli firmerà il decreto di erezione della parrocchia della

Beata Vergine Addolorata, la cui curazia era già stata affidata ai padri serviti, ricavandone il territorio dalle parrocchie circostanti della zona di Carpenedo. La posa della prima pietra della nuova chiesa avverrà solo il 16 maggio 1967: questa verrà consacrata dal card. Urbani il 3 maggio 1969.

1958

677

a mezzodì alla Salute vi conclusi la bella adunanza annuale degli ex alunni dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Nel pomeriggio ricevetti un bel gruppo di giovani cooperatori della A.C. presentatimi da don Zardon.436 Mi piacquero e mi impressionarono assai in senso confortatore. Seguì alla Salute la festa dei bambini e bambi-ne di prima Comunione e di S. Cresima in festa di omaggio alla Madonna di Lourdes. Spettacolo commovente e dolcissimo di innocenza offerta a Maria. Il clero rispose bene. Seminaristi spettatori ed edificati. Dies albo signanda lapillo.437

9 giugno, lunedìUdienze: Leone Leoni Rabbino capo a Venezia col suo segretario.438

Molta amabilità da [parte] mia nell’apprezzamento de l’antico Testamen-to: ma nessun compromesso circa il Nuovo.439 Trattasi di buone anime sempre degne di riguardo e di essere capite e compatite.440

436 «Riceve i Delegati Aspiranti della Gioventù Cattolica della diocesi»: Diario, in «Bollet-tino», 49 (1958)/7-8, p. 292.

437 Cfr. supra, appunti del 15 giugno 1957.438 Leone Leoni era nato a Verona nel 1897 e prima di essere rabbino a Venezia lo era

stato a Ferrara; morirà a Roma nel 1968; in questa occasione era accompagnato dal segretario della Comunità Israelitica di Venezia Enrico Gnignati.

439 Ricevendo il 17 ottobre 1960 una delegazione dell’United Jewish Appeal, Giovanni XXIII, richiamando l’episodio dell’incontro tra Giuseppe e i suoi fratelli (cfr. Gen 45,4), commenterà che «si tratta di una pagina toccante dell’Antico Testamento. A vero dire, c’è grande divario tra chi ammette soltanto l’Antico Testamento e chi a quello aggiunge il Nuovo Testamento, come legge e guida suprema. Questa distinzione, d’altronde, non sopprime la fraternità che deriva dalla medesima origine, poiché siamo tutti figli dello stesso Padre celeste, e fra tutti deve sempre risplendere ed esercitarsi la carità», Riconoscente attestato d’una duplice delegazione di Ebrei, in DMC, II, p. 698.

440 La sensibilità di Roncalli per questi interlocutori – della quale sarà testimone più tardi anche Jules Isaac (cfr. ronCaLLi, Giovanni XXIII. Angelo Giuseppe Roncalli, una vita nella storia, cit., pp. 460-461) – scaturisce anche dalla conoscenza diretta che l’antico delegato apostolico in Turchia e Grecia aveva avuto del dramma vissuto dalla popolazione ebraica durante la Se-conda guerra mondiale: sulle informazioni possedute da Roncalli circa il programma di ster-minio attuato dal III Reich si veda ora D. poraT, Tears, Protocols and Actions in a Wartime Trian-gle: Pius XII, Roncalli and Barlas, in «Cristianesimo nella storia», 27 (2006)/2, pp. 599-632; sulle vicende della comunità veneziana durante l’ultima guerra cfr. Gli ebrei a Venezia 1938-1945. Una comunità tra persecuzione e rinascita, a cura di R. Segre, Venezia 1995. Vincenzo Gagliardi, in un intervento alla Camera del 2 aprile 1965 nel dibattito sul caso Hochhuth – il divieto di messa in scena del dramma teatrale Il Vicario nella città di Roma –, ricorderà quando «Papa Giovanni nella mia Venezia ricevette il gran rabbino di New York che gli veniva a raccontare i fatti di un tempo, di quando i suoi correligionari vennero salvati nei conventi e di quando

1958

678

Ricevetti pure mgr. Seno colle informazioni di Vicario Foraneo e P. Luigi! Mapelli Carmelitano e segretario intimo del def. Cardinale [Piazza]. Gli feci la più cordiale e festosa accoglienza trattenendo con lui a cena il P. [Graziano Pesenti] di Trescore.441

10 giugno, martedìVenezia-Roma442 – Con mgr. Loris. Ospizio Domus Mariae che penso

sia il luogo più indicato nei brevi miei passaggi e soggiorni nell’Urbe. Mi dispiace di non recarmi presso le mie care Suore Missionarie Zelatrici del S. Cuore che furono sempre così gentili e generose. È un po´ difficile l’accomodarsi [[con me]] di chi mi accompagna: non essendoci un ap-partamento per loro. Alla Domus Mariae invece tutto è splendido, ampio e dignitoso.443

Io vi trovai anche stavolta eccellenti accoglienze.A sera verso le 20 feci una prima visita al Card. Mimmi, nello stesso

appartamento del def. card. Piazza suo predecessore alla S.C. Concisto-riale. Lo interessai vivamente di mgr. Théas, e restammo bene intesi. Sta bene continuare l’opera pacificatrice:444 ed io confido nel buono spirito sacerdotale. Il Cardinale mi si mostrò molto sereno e confidente. Poi diner a palazzo Farnese invitato dall’Amb[asciatore] di Francia Pale[w]ski. Tutto ben riuscito con dignità e garbo.

11 giugno, mercoledìAlla Domus Mariae. Notte buona. S. Messa in una capella interna. Mi

assistette don Loris molto buono cerimoniere. Per le 10 vennero: Card. Fossati, card. di Torino,445 Ruffini di Palermo, Siri di Genova ed io col

una nave affondò nell’Egeo con 400 ebrei, che Pio XII fece accogliere prima in Turchia e poi in Calabria, l’allora cardinal Roncalli disse: “Tutte queste cose le feci per diretto mandato del Santo Padre Pio XII, il quale ci invitava ad adoperarci in tutti i modi perché fosse salvato il maggior numero di vite umane”», Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, IV Legislatura, Di-scussioni, Seduta del 2 aprile 1965, p. 14171: di tale incontro – forse avvenuto nell’ambito delle iniziative della Fondazione Cini – non v’è menzione nelle agende.

441 Roncalli lascia uno spazio bianco: lo riceverà anche il 14 giugno successivo.442 Si reca a Roma per la consueta riunione del Comitato direttivo della C.E.I.443 Cfr. supra, appunti del 5 giugno 1956.444 Cfr. supra, appunti del 28 marzo e 10 maggio 1958.445 Era stato proprio Fossati, in qualità di presidente della C.E.I., su impulso del card.

Ciriaci della congregazione del Concilio, a interpellare Roncalli – così come gli altri membri della Conferenza – nel febbraio precedente circa la richiesta della possibile adozione del

1958

679

Segret. mgr. Castelli. Mancava il card. Lercaro che mandò per suo conto un rapporto interessante.446 Trattammo di varie cose utili a prepar<ar>si per la Ciei ! del pr. 21-22-23 ottobre.447 Argomenti: sindacalismo, aclismo, moralità ecc. Il Card. di Genova preparerà tutto bene. Tutti daccordo nel senso del non dormire. Riprendemmo dopo mezzodì: ma conchiudendo in breve. Io mi recai in Vaticano per una visita a S. Pietro: ed un’altra a mgr. Dell’Acqua che mi permise di assistere ad una communicazione telefonica col S. Padre, che lasciò a me, che sapeva presente, una particolare be-nedizione. Anche con Dell’Acqua fruttuoso discorso circa mgr. Théas.448 Tornato alla Domus Mariae ebbi a cena con me il conte Dalla Torre con piacevolissima conversazione.

12 giugno, giovedìRoma-Venezia. Alla Domus Mariae notte buona. La nuova dentiera

del dott. Pesenti mi è abbastanza fastidiosa: ma la sopporto. Visita alla

clergyman in Italia: dopo aver consultato l’episcopato triveneto il 10 giugno il patriarca di Ve-nezia aveva risposto a Ciriaci che «converrà arrivare alla introduzione dell’abito ecclesiastico semplificato, ma studiando il modo di giungervi, e cioè: non d’improvviso, e nemmeno per iniziativa personale di questo o di quel vescovo, ma gradatamente. La prima risoluzione po-trebbe forse consistere nel tollerare la introduzione, regolandola subito in modo che l’abito sia unico e ben caratterizzato, e fermo restando il distintivo del collare. Immutato ed immutabile dovrà restare la talare nei riti e nelle sacre celebrazioni dentro la chiesa e fuori, ed in generale nell’esercizio del ministero sacerdotale: sacramenti e sacramentali. […] La situazione è tale da non lasciar prevedere il giudizio sfavorevole delle popolazioni Italiane, mentre da parte del clero la nuova foggia di vestire non darà incoraggiamento ad evasioni che, quando si vo-gliono cercare, queste malauguratamente si creano a dispregio di ogni disciplina interiore ed esteriore»: in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Triveneta – Card. Roncalli 1958».

446 L’arcivescovo di Bologna invia un dossier col quale intende documentare i più recenti attacchi della stampa contro la chiesa e la gerarchia cattolica e nella lettera con la quale lo accompagna comunica sfiduciato che «una maggioranza assoluta del nostro gregge non ci ascolta più […] ci siamo trovati disarmati, perché da parte nostra non avevamo strumenti proporzionati al calibro degli strumenti degli avversari: noi non abbiamo un quotidiano, non abbiamo un rotocalco […] io penso che l’Episcopato italiano debba finalmente risolvere il problema della stampa cattolica»; dal canto suo il patriarca di Venezia concorda col giudizio di Lercaro riferendo di aver letto su un giornale olandese «un commento sullo stato di in-feriorità nel quale si dibatte la stampa cattolica nel nostro paese»: SporTeLLi, La Conferenza Episcopale Italiana, cit., pp. 112-113.

447 La morte di Pio XII il 9 ottobre comporterà lo slittamento della riunione al dicembre successivo.

448 In questa occasione il patriarca di Venezia anticipa al sostituto il progetto di una celebrazione solenne del centenario dell’ordinazione sacerdotale di Pio X per il settembre successivo: cfr. AR/Int 3029.

1958

680

tomba del Card. Piazza a S. Teresa del Corso Italia.449 Feci il mio dovere di buon cuore. Deplorai però la bruttura degli altari per devozioni partico-lari di santi e sante, a stuzzicare la devozione ignorante dei fedeli, ed a sfrut-tarne l’abuso e i quattrini. Il Card. Piazza certo protesta dalla sua tomba, come avrebbe protestato a Venezia.450 Passai in seguito a S. Priscilla per una visita cordialissima a mgr. Belvederi:451 e poi al Card. Ottaviani al S[ant’]O[ffizio] dove mi intesi benissimo per le cose mie di Venezia452

449 La parrocchia di S. Teresa d’Avila, nel quartiere pinciano, era stata eretta da Pio X nel 1906 ed assegnata all’ordine dei carmelitani scalzi; la sua chiesa era stata insignita del titolo di basilica minore da Pio XII nel 1951 e sarà Giovanni XXIII, nel 1962, a conferirle la dignità di titolo presbiterale cardinalizio.

450 Emerge un altro tratto caratteristico della personalità di Roncalli, generalmente pru-dente, quando non ostile, di fronte alla diffusione incontrollata di nuove forme devozionali: eloquenti a questo proposito le note compilate sul proprio diario l’8 agosto 1919, quando per incarico della curia di Bergamo si era recato a «S. Fermo alle ore 13 per assistere allo scopri-mento della antica tomba e per la constatazione della cosiddetta acqua miracolosa. Credo sia il caso: quieta non movere. È esclusa la mala fede e la superstizione nella gente numerosa e minuta che conviene. L’acqua c’è: poca e non limpida. Penso come tanti altri che non occorra ricorrere al soprannaturale per spiegarla. Se la tomba si fosse aperta stamattina, e ieri, e qualche giorno fa invece di oggi alle 13 sono d’avviso che l’acqua si sarebbe trovata istessamente dipendendo dall’umidità del sito, divenuto più sensibile nella stagione torrida. Per questa acqua vi è una certa devozione popolare. Di fatto essa viene raccolta nella tomba ove giacquero per lunghi secoli i corpi dei nostri santi. E fin qui non c’è nulla di male. Tanto più che questo fenomeno di pietà religiosa ha proporzioni molto limitate. Per altro non ho alcuna difficoltà ad ammettere un intervento soprannaturale, specialmente nei fatti di cui la storia di questa acqua ci dà notizia, essendo troppo probativi i documenti conservati. Di solito il Signore si china alla umiltà della fede dei semplici e lascia confuse le menti degli scienziati», Nelle mani di Dio, in stampa; sulla questione si vedano pure supra gli appunti del 12 settembre 1957.

451 Gli scriverà alcuni mesi più tardi per perorare nuovamente l’intervento del ministro Andreotti per le pratiche relative ai lavori per la nuova sede del Seminario minore: «Mio caro don Giulio, “Il settembre innanzi viene”, dice il cantore della rondinella pellegrina: ed ecco-mi qui al solito cinguettìo. Qui gli affari vanno su: e l’intervento di zio Giulio è necessità di qualche urgenza, affinché tutto si volga verso la benefica soluzione finale. Tu mi intendi. Al mio caro Rettore del Seminario mons. Valentino Vecchi occorrerebbe ancora un incontro col sig. Ministro, anche se non facie ad faciem, almeno per interposta persona, p.e. la signora Muzzi, che è già al corrente di questa pratica. Ti sarò perciò gratissimo, mio caro Monsignore, se mi potessi informare quam citius se e quando un incontro potesse aver luogo: e se occorre segna-re il passo in qual misura segnarlo. Quanto sarei lieto di averti con me per qualche giorno. A parte qualche piccolo salto in settembre in cui ci potremmo fare buona compagnia. La casa è un po’ sossopra: ma per gli uccelli ogni intreccio di ramo serve a fare un buon nido. Offri il mio saluto al sig. Ministro che seguo nelle sue mosse con tanta edificazione e simpatia. E restiamo sempre bene uniti corde et precibus», AR/FSSD X/818.

452 Col s. Uffizio era stato frequente lo scambio di informazioni sulla situazione politica di Venezia, particolarmente per ciò che concerneva l’operato di Wladimiro Dorigo: proprio a questo riguardo il 27 luglio successivo il patriarca inoltrerà al card. Pizzardo, segretario della

1958

681

e per la protezione di mgr. Théas.453

Alle 12.50 partenza per Venezia in vagone coupé et reservé. Alle 21 ero a S. Marco, con un po’ di fastidio per i denti: ma con molta gioia del cuore. Credo di aver reso un buon servizio veritate justitiae et mansuetudini [cfr. Sal 44,5]. Sic Deus me adiuvet semper et sine offensione.454

Suprema, una missiva per dare riscontro alla «ven. Nota con cui l’Em. Vostra mi chiedeva ulte-riori ragguagli circa la rivista “Questitalia”, recentemente avviata dal dott. Wladimiro Dorigo»; Roncalli comunicava al riguardo: «1 – A mio modesto parere, la rivista non ebbe a Venezia, e tanto meno altrove, quella risonanza che il direttore poteva aspettarsi e sperare. 2 – Quantunque il n. 2-3 rechi i nomi dei componenti la redazione – tutti giovani noti a questo ordinariato e purtroppo già membri di Associazioni Cattoliche, ma ora non più – l’unico ispiratore e guida resta il dott. Dorigo, attorno al quale, nonostante le contrarie apparenze, e lo scalpore di certa stampa, si sta facendo il vuoto completo di uomini comunque appartenenti al laicato cattolico ed alla Democrazia Cristiana. 3 – Il fatto di avere compiegato a codesta Suprema il n. 1 della rivista – ed ora il n. 2/3 – non ha sgravato la mia coscienza dallo studio attento di quanto è in essa esposto o sottinteso: ma credetti opportuno non uscirmene con allarmi intempestivi, che avrebbero potuto favorire la diffusione del periodico, o imporre alla vigilia delle elezioni un taglio netto, ma tale da provocare reazioni incerte e da creare situazioni pericolose. 4 – per mia intelligenza e norma gradirei per altro ricevere da codesta suprema qualche precisazione sul merito delle idee esposte, di carattere teologico-giuridico, al fine di prevenire, ammonire e pre-pararmi ad intervenire tempore opportuno», in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Triveneta – Card. Roncalli 1958».

453 Ne accennerà in una lettera allo stesso Théas il 23 giugno successivo: «Sono stato a Roma ed ho incontrato parecchi Em. Cardinali tutti benevoli per Vostra Eccellenza. Ho letto anche del conferimento del titolo di basilica minore alla nuova chiesa di S. Pio X: esattamente come io chiesi al S. Padre il 27 marzo 1958 in nome di Vostra Eccellenza. Questo è un bel segno di benevolenza Pontificia per la persona di V.E. […] Conclusione. Eccellenza. Savoir de jour en jour vivre, prier, confier dans le Bon Dieu. Le Cardinal Ottaviani est bon juge de votre parfaite présence d’esprit et force d’intelligence et volonté. Votre discours à S. Maria in Aquiro à Rome lui a fait une impression excellente à tout point»: trascritta in Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, cit., I, cit., p. 422. Mons. Vecchi ricorda che negli stessi giorni era stato incaricato dal patriarca, in occasione di un suo pellegrinaggio a Lourdes «con i chierici del Seminario, dopo un suo intervento presso le autorità romane a proposito di una certa situazione che era venuta a crearsi a Lourdes, di riferire al vescovo di Lourdes queste parole: “Amicus fidelis, protectio fortis”, e il vescovo di Lourdes, a queste parole pianse»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 681.

454 E forse rientra in questa strategia difensiva di mons. Théas anche la lettera che il 16 giugno invierà al card. Feltin, per magnifcare ancora una volta l’esito delle giornate lourdiane: «Godetti un’altra volta – quello era il mio ottavo pellegrinaggio a Lourdes – della ospitalità tanto amabile di Mons. Théas in quel suo chalet episcopale che io conoscevo dai tempi di Mons. Schoepfer ed ora è rimesso anche meglio, così da alloggiare qualunque altro personag-gio. Che dirLe, Eminenza, della preparazione da me potuta osservare, nei minimi particolari e nel complesso, dello straordinario avvenimento liturgico, l’inaugurazione o dedicazione del nuovo tempio di S. Pio X? Non si sarebbe potuto immaginare un risultato più perfetto e più splendido, ad onore del Clero di Francia, che vi si trovò impegnato, e dei cattolici che vi

1958

682

13 giugno, venerdì [Festa del Ss.mo Cuore di Gesù]Viva gioia di recarmi stamane al Pianto colle mie care Figlie del S.

Cuore per la festa che è specialmente per loro.455 Le trovai ben preparate con le loro ragazze alla S. Messa: ma sole. Oltre le costituenti la loro fa-miglia religiosa non c’era anima viva. Al Vangelo potei parlare con molta spontaneità di effusione commentando semplicemente: il Discite a me quia <mitis> sum [[ [x] qualità del]] et humilis corde [Mt 11,29].456

In casa udienze serene.457 Fra l’altro mgr. Sartorelli che trattenni a cola-zione. Egli mi diede buone notizie di mgr. Giacomo Testa di cui è Uditore a Istanbul. Mi fece buona impressione nel complesso delle sue qualità.458

14 giugno, sabatoAlle 9 fui al palazzo di Prefettura per ricevere il Presidente della Republica

Gronchi.459 Tutto si svolse con ordine, con rispetto, con amabilità. Scambio di felicitazioni circa il successo elettorale condividendo insieme lo stupore per la vigorosa compattezza del Comunismo che resta imperterrito sulle sue posizioni. Toccai delle preoccupazioni del Corpo Episcopale circa la moralità, ed anche lui condivise il criterio comune circa una maggior fer-mezza di misure dal! parte del Governo.460

ebbero parte. Tornando a Roma godetti del grande favore dell’udienza del Santo Padre, che potei informare subito, e che mostrò vivissimo compiacimento di tutto quanto gli riferii. Sua Santità non si attendeva del resto nulla di meno dalla Francia per una circostanza così solenne e più unica che rara», ronCaLLi, Souvenirs d’un nonce, cit., p. 205.

455 Cfr. supra, appunti del 26 giugno 1956. Aveva scritto alla nipote Maria Letizia il 10 giugno: «Venerdì, festa del S. Cuore, ho promesso di dire la S. Messa colle Suore del Pianto. Ma sarò unito in ispirito con tutti voi di casa, antichi e nuovi, defunti e viventi. La festa del Sacro Cuore a Sotto il Monte la chiamavamo la festa del “Zaverio di Roncai”, grande onore per tutti noi», Familiari, II, p. 433.

456 Missale, In Festo Sacratissimi Cordis Jesu, Alleluia.457 Riceve «il Gen.le Carlo Perinetti, Comandante della Divisione dei Carabinieri»: Diario,

in «Bollettino», 49 (1958)/7-8, p. 293.458 Pierluigi Sartorelli (1912-1996), nato a Venezia, era stato ordinato sacerdote in diocesi

di Fiume nel 1942; dopo aver prestato servizio in varie sedi diplomatiche nel 1967 fu nomi-nato vescovo titolare di Semina (e successivamente di Castello) e inviato come pro-nunzio in Kenia e delegato apostolico per l’Africa orientale; si interessava anche di storia ecclesiastica e pubblicherà Eugenio IV nel vortice di eventi drammatici, Città del Vaticano 1990, 149 pp.

459 È presente a Venezia per l’inaugurazione della XXIX Biennale d’Arte: è il quinto in-contro di Roncalli con il presidente Gronchi dopo quelli del 17 giugno e 18 settembre 1955, 19 giugno 1956 e 24 febbraio 1957.

460 Il 6 giugno precedente, di concerto con l’intero episcopato triveneto, il patriarca aveva inoltrato una lunga lettera al ministro Tambroni nella quale segnalava «alcuni gravi

1958

683

Nel pomeriggio mie Cresime a Favaro Veneto, e poi a Quattro Canto-ni: dove trovai tutto ben disposto e brava gente che prese il rito sul serio.

In casa ebbi a cena P. Giulio Mapelli già segret. del Card. Piazza e p. [[Giorgio]] <Graziano> Pesenti di Trescore, anche due Carmelitani. E pia conversazione mesta ed [[Effor]] edificante.

15 giugno, domenicaIn casa tutto il giorno senza alcun contatto fuori. Lavorai un poco di

corrispondenza.461

A sera mgr. Gottardi venne per gli affari di Dese, a sera, e cenò dopo di noi. Prego il Signore che ci aiuti lui ad uscirne senza sollevare troppo l’attenzione.462 Sono però situazioni ben gravi e affliggenti, se si scopre che sul fondo di certe anime la fede stessa è così ! 463

16 giugno, lunedìQualche udienza: Arciprete Scattolin don Carlo di Quarto di Altino.

Per la Visita Foraniale. Niente di conclusione perché fù fatta appena la visita pastorale. Convegno dei due Vicari per le intemperanze del arci-prete di Eraclea [don Gerichievich]: matrimonio civile, campane a morto ecc.

A sera visita del Conte Cini con Malagodi!464 direttore del Corriere

inconvenienti di particolare efficacia negativa nei riguardi della morale» relativi al turismo, ai campeggi, alle spiagge e alla stampa; come i suoi confratelli, Roncalli si diceva consapevole delle «difficoltà che una opposizione preconcetta, quasi sempre agitata da Enti e persone che intendono difendere i loro diretti interessi economici, muove all’azione moralizzatrice efficace promossa dal Governo, ma siamo sicuri che V.E. saprà tutte superarle nella certezza di avere con sé il plauso e il sostegno di tutti gli onesti»; il 10 luglio successivo Tambroni darà conto delle misure già intraprese nell’ambito delle singole questioni sollevate dai vescovi: lo scambio è in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Triveneta – Card. Roncalli 1958».

461 A questa data risale anche il telegramma inviato al pellegrinaggio bergamasco a Lou-rdes guidato da mons. Piazzi: in giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 450.

462 Sui problemi di funzionamento della parrocchia di Dese si vedano pure supra gli ap-punti del 23 gennaio 1956, 25 febbraio, 3 aprile, 20 maggio, 26 maggio e 26 settembre 1957.

463 La frase resta incompleta.464 Mario Missiroli (1886-1974) – il lapsus viene rilevato anche da una nota ms di Ca-

povilla a piè di pagina –, già direttore de «Il Resto del Carlino» (1918-1921), de «Il Secolo» di Milano (1921-1923) e del «Messaggero» (1946-1952), dirigeva il «Corriere dalla Sera» dal 1952 e ricoprirà tale incarico sino al 1962. In queste righe d’agenda si avvertono gli strasci-chi delle più recenti polemiche tra la gerarchia ecclesiastica e la stampa laica e forse una più antica diffidenza verso un quotidiano che nei primi anni del secolo aveva criticato l’azione

1958

684

della Seda!. Fù un buon contatto e quel publicista è un[’]anima da salva-re.465 Quante di queste anime sono più vittime di ignoranza che di oppo-sizione della volontà!466 Saperle mettere in chiarezza ed in pace: che bella grazia! La voglio implorare.

Notevole fra le visite quella dell’Ambasciatore di Australia al Quirinale:467 l’Ing. Nigro Filadelfo direttore della Previdenza Sociale.

17 giugno, martedìDi notevole oggi la premiazione catechistica alla Scuola Cavanis, oc-

casione eccellente per confermare la continuità della mia stima per que-sto benemerito Istituto che è una delle ricchezze religiose di Venezia.468 Questi padri meritano lode, incoraggiamento ed affezione.469

18 giugno, mercoledì [B. Gregorio Barbarigo Vescovo e Confessore]Notte laboriosa. In mattinata S. Messa in onore del B. Gregorio Bar-

barigo a S. Maria del Giglio. Al solito degli altri anni. Poca gente: tutto è in forma corretta. Seguì la S. Cresima.

pastorale di mons. Radini Tedeschi. Riemerge in ogni caso l’attitudine pastorale di Roncalli, determinato a lasciare aperta la possibilità di un confronto e di un dialogo.

465 Ne accenna in una lettera all’amico Pierino Donizetti il giorno successivo: «Ieri ebbi una visita di Mario Missiroli, il direttore del Corr[iere] d[ella] Sera. Il contatto che egli cercò fece piacere a me ed a lui. E forse ci incontreremo ancora», in AR/ISR, b. XIV, f. «Lettere varie (Sotto il Monte)».

466 È lo stesso giudizio che dava dell’elettorato comunista: cfr. supra, appunti del 19 maggio 1958.

467 Lo scrittore Dominic Mary Paul McGuire (1903-1978), che sin dagli anni Trenta si era particolarmente impegnato per la diffusione della conoscenza della dottrina sociale della chiesa cattolica nel suo paese, era stato nominato ambasciatore d’Australia in Italia nel 1957 e ricoprirà l’incarico sino al 1959: sarà l’inviato speciale del suo paese ai funerali di Pio XII e all’incoronazione di Giovanni XXIII.

468 I fratelli Anton’Angelo (1772-1858) e Marcantonio Cavanis (1774-1853), sacerdoti, avevano fondato a Venezia all’inizio dell’Ottocento una congregazione mariana nell’ambito della quale era sorta l’idea di dar vita a una scuola per indigenti; per provvedere questa ed altre successive strutture del personale docente fonderanno la Congregazione dei sacerdoti e delle Maestre delle Scuole di Carità.

469 Dà riscontro, come accennato, anche alla lettera di Pierino Donizetti del 14 prece-dente informandolo che seguiva la sua malattia: «Quanto a te io ti [ho] ben raccomandato al buon Dio. La tua vita di rettitudine, e di umana e cristiana dignità ti deve tener aperto il cuore non alla speranza ma alla superna certezza. Continua a pregare: ma con calma, con dolcezza, con fede viva. […] Siamo tutti in viaggio, come vedi: e tutti per arrivare a buon fine», AR/ISR, b. XIV, f. «Lettere varie (Sotto il Monte)».

1958

685

La festa del B. Barbarigo è nel cuor mio che vive dei ricordi di lui e spera di goderne la protezione.470 A voler rammentare tutto bene, quanti motivi di edificazione da lui in tempi che, tutto considerato, si rassomi-gliavano ai nostri.471

––––––––––Pensieri di S. Agostino«In hac [[patria]] <vita> peregrinus es. Patria tua sursum est: ibi os-

pes! non eris: hic et in domo tua hospes es. Utere divitiis, quomodo in stabulo utitur viator mensa, calice urceo, lectulo, dimissurus non per-mansurus»

Modo canta non ad delectationem quietis, sed ad solatium laboris. Canta: quomodo solent cantare viatores: canta sed ambula. De vita chri-stiana[,] lib. I. cap. IX472

19 giugno, giovedìUdienze,473 con informazioni dolorose circa parroco di S. Geremia [d.

Fiorin] che presta la chiesa per la preparazione di un film indecente. Poco da sperare. Anche il parroco Giora di Dese fa molto tribolare.474 Del do-lore del cuor mio ringrazio il Signore perché io debbo e voglio soffrire: in unione con Gesù buon pastore.475

470 Cfr. supra, annotazioni al 18 giugno 1956.471 Cfr. supra, annotazioni al 23 maggio 1958.472 Roncalli raduna qui insieme alcuni frammenti sparsi del corpus agostiniano: «Ecce

tamen breviter dico, non immoror. Agnoscite hospitalitatem, per hanc perventum est ad Deum. Suscipis hospitem, cujus et tu es comes in via: quia omnes peregrini sumus. Ipse est christianus, qui et in domo sua et in patria sua peregrinum se esse cognoscit. Patria enim nos-tra sursum est; ibi hospites non erimus. Nam unusquisque hic, et in domo sua hospes est», Sermones de Scripturis, Sermo CXI, in PL, XXXVIII, coll. 642-643; «Utere nummo, quomodo viator in stabulo utitur mensa, calice, urceo, lectulo, dimissurus, non permansurus», In Joannis evangelium tractatus CXXIV (C), in PL, XXXV, col. 1691; «Modo ergo, fratres mei, cantemus, non ad delectationem quietis, sed ad solatium laboris. Quomodo solent cantare viatores; canta, sed ambula: laborem consolare cantando, pigritiam noli amare: canta, et ambula», Ser-mones de Tempore, Sermo CCLVI, In diebus Paschalibus, XXVII, De Alleluia, in PL, XXXVIII, col. 1192.

473 «Riceve un gruppo di docenti degli Istituti professionali di Bergamo»: Diario, in «Bol-lettino», 49 (1958)/7-8, p. 293.

474 Cfr. supra, appunti del 25 febbraio, 3 aprile, 20 e 26 maggio 1957.475 Cfr. supra, annotazioni al 26 luglio 1957. Aveva scritto nel 1930 durante un ritiro della

«grande pace e letizia interiore che mi rende coraggioso ad esibirmi al Signore per ogni sacri-ficio Egli voglia chiedere al mio sentimento. Di questa calma e letizia voglia sia sempre più

1958

686

Nel pomeriggio ebbi la visita di mgr. Bortignon con cui ci intendem-mo. Adunanza collettiva a Bressanone 13-14-15 ottobre.476 Intesa sopra i punti o argomenti di studio. Meglio prevenire la Cei che si radunerà il 21-22 e 23 ottobre.477

Mgr. Loris aveva il testo del mio discorso agli Archivisti. Ciò facilita la presentazione del discorso completo.478

20 giugno, venerdìSempre udienze: mgr. Quintarelli e Musico De Grandis: comm. Fi-

nazzi di Bergamo con l’illustrazione del Piccio la cui raccolta vorrebbe vendere.479 Prof. Pertile del Liceo Paolo Sarpi che mi offre un suo libro ed un saggio di latino.

Nel pomeriggio attesi al mio discorso agli Archivisti, ma con poco successo.

21 giugno, sabatoPoche udienze: P. Mason s.j. da Milano:480 prof. e seminaristi. Te

penetrata dentro e fuori tutta la mia persona e tutta la mia vita. Ciò non costa moltissimo alla mia natura; ma le difficoltà e i contrasti possono turbarmi nell’avvenire. Sarò ben vigilante per la custodia di questa gioia interiore ed esteriore. Bisogna saper soffrire senza neanche far intendere che si soffre <non fù questo uno degli ul>timi insegnamenti di Mons. Radini di v[enerata ]m[emoria]?», GdA, p. 317.

476 La morte di Pio XII e i preparativi per il conclave impediranno al patriarca di parte-cipare a questo incontro.

477 Cfr. supra, appunti dell’11 giugno 1957. 478 Roncalli riprende in mano il discorso pronunciato a Roma il 5 novembre per la sua

pubblicazione: di lì a poco lo trasmetterà al prof. Battelli tramite mons. Heim, di passaggio a Venezia. Nel biglietto di accompagnamento datato 28 giugno il patriarca scriverà che «l’intro-duzione può sembrare superflua ai fini del Convegno. L’amor proprio però mi vela gli occhi così da farmela ritenere abbastanza interessante per un complesso di “rispetti” a persone e a circostanze, che meritano qualche attenzione. Ella ad ogni modo veda, giudichi, e strappi, come meglio le pare. Gradirò di vedere le bozze. Ma sono deciso anche ad accontentarmi di tutto, cioè di non vederle affatto», AR/FSSD X/805.

479 Si riferisce al pittore Giovanni Carnovali, detto il Piccio (1804-1873).480 Mario Mason, nato nel 1912, e membro della Compagnia di Gesù dal 1927, iscritto alla

Provincia Veneto-Lombarda, si era distinto negli anni precedenti per l’impegno profuso nella Peregrinatio Mariæ; verrà anche interessato delle presunte apparizioni di Ghiaie di Bonate; sarà autore di un Direttorio delle Missioni mariane, Milano 1961: cfr. Catalogus Provinciæ Veneto-Mediolanen-sis Societatis Iesu ineunte anno 1958, Cusano Milanino 1957, p. 94. Un anno e mezzo prima aveva messo in qualche imbarazzo il patriarca nel tentativo di coinvolgerlo in una «peregrinatio Cordi Jesu» simile a quella già svolta in Emilia; Mason andava sostenendo che aveva già avvicinato al-cuni presuli triveneti e che questi si erano detti entusiasti del progetto. Dal canto suo il patriarca

1958

687

Deum finale.481 Cresime a Burano. Alla sera conferenza De Luca sulla pietà di Venezia nel secolo XVI a S. Giorgio. Inesauribile come profondità e ricchezza di cultura: ma profluvio [[enorme]] di parole spesso felici: talora un po´ dissonanti. In complesso interessantissimo e caro.482

22 giugno, domenicaS. Ordinazioni alla Salute.483 Per compiacere. Il tempio più adatto è

però sempre S. Marco. Mie parole infine: Sacramento dell’Ordine nei suoi vari gradi. Il rispetto all’Ordine nella vita sacerdotale: applicazioni varie toccanti e volte al buon successo finale. La giovinezza della Chiesa che si rinnova a questo segno, risveglio di apostolato, e di fervore, di gran fervore per una diocesi. Infine l’auspicio. Sempre la Madonna, la madre esultante dei giovani figli consacrati e penetrati nel sacerdozio dal Figlio suo. Preghiera ut mittat operarios ad! messem suam [Mt 9,38].

A mezzodì benediz. del campanile nuovo di S. Elena, e primo ascol-to delle campane.484 A mezzodì conte Cini e prof. De Luca: piacevole e incoraggiante.

Roncalli ricordava d’averlo ricevuto in udienza e che – come scriveva il 29 dicembre 1956 in una circolare per i vescovi del Triveneto – doveva «aver risposto con parole generiche di com-piacimento, ma rimandando ogni cosa a maggior precisazione, e a suo tempo, collatis consiliis cogli Ecc.mi Confratelli dell’Episcopato. L’ideale è certo nobile e santo – chiosava Roncalli –: secondo l’espressione dell’Enciclica suddetta [Haurietis aquas]: <che chiama> la devozione al S. Cuore vessillo di unità di salvezza, di pace <anche per il mondo intero>. Ma qui si tratta di forme inusitate di culto esterno, che è destinata a suscitare l’attenzione ed a sollevare in vario senso tutti gli umori buoni o cattivi, del publico: ed a breve distanza dalla “Peregrinatio Mariae” che fù certamente una bella cosa, che ha fatto piacere ai cristiani più pii e fervorosi: toccò an-che molti cuori e li volse al bene: ma a giudizio di persone serie, e [[pur]] sinceramente devote sollevò pure qualche riserva circa la opportunità di riprenderla <e circa i metodi da seguirsi nell’effettuarla>»: lo scambio epistolare è in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Triveneta 1956».

481 «Nella sua cappella privata celebra la Messa per gli Ordinandi, e detta loro la medita-zione. Alle 11 canta il “Te Deum” per la chiusura dell’anno scolastico in Seminario»: Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/7-8, p. 293.

482 Cfr. G. de LuCa, Della pietà veneziana nel Seicento e d’un prete veneziano quietista, in La civiltà Veneziana nell’età barocca, Firenze 1959, pp. 215-234; ripreso in de LuCa, Letteratura di pietà a Venezia dal ‘300 al ‘600, cit., pp. 61-82.

483 Sono ordinati sacerdoti d. Giovanni Dainese, d. Aldo Marangoni, d. Carlo Seno e d. Bruno Trevisiol: cfr. «Bollettino», 49 (1958)/7-8, p. 279.

484 Qui «parla ai fedeli sul valore spirituale ed ascetico della voce delle campane»: Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/7-8, p. 293.

1958

688

[[Nel pomeriggio a Burano per la Cresima. Sempre bambini, sempre letizia: e sempre grande rispetto.]]

A sera mia visita a S. Donà di Piave per il XL del grande fatto militare.485 <Mie parole dette in chiesa che era gremitissima.486 Fù un buon pensiero l’esserci andato>

485 Veniva commemorato il XL anniversario della cosiddetta «Battaglia del solstizio»: così ricordata perché combattuta tra il 15 e il 23 giugno 1918. A questa data gli Imperi, seppu-re in prossimità della definitiva sconfitta, avevano sferrato una serie di offensive tra l’altipiano del Grappa e la pianura del Montello; l’esercito italiano era però riuscito a impedire lo sfon-damento delle linee e le forze austro-ungariche erano ritornate sulla precedente posizione dall’altra parte del Piave: al termine dei combattimenti si erano contati oltre 70.000 morti.

486 «Per arrivare sin qui – indicava Roncalli nel proprio discorso – ho appena passato il Piave, il fiume sacro d’Italia, che canta ed esalta la memoria di tanti prodi che su queste rive offri-rono per la patria il loro sangue. Quarant’anni or sono in questa terra Veneta che nelle presenti settimane biondeggia del grano dei suoi campi opimi, si vivevano ore di angoscia e di trepidazio-ne desolata. Il fervore dei soldati nel compimento del loro dovere, che troppo spesso si chiudeva con il supremo sacrificio della vita, era una espressione di fierezza, ma accompagnata da grande timore per la potenza degli eserciti avversari che, valicate le alpi e scendendo lungo le vallate dei fiumi, avevano occupato il Veneto orientale e minacciavano di irrompere oltre il Piave, mentre sognavano di dilagare in tutta la pianura Padana. A Venezia il santo cardinale patriarca Pietro La Fontaine […] invitava i suoi figli a stringere un patto ed a fare un voto alla Vergine Nicopeja per la preservazione della città incomparabile, che era il punto di attrazione, il primo, il più ambito e più importante, delle forze avversarie. […] il voto di Venezia e del suo pastore veniva accolto nei cieli: e le sponde del Piave ressero all’urto: ed infransero la strategia dei generali. La battaglia d’estate che oggi si commemora cambiava la situazione. A gran prezzo purtroppo: ma la cam-biava. Si disse allora che la sorte di Venezia era affidata al voto del popolo fedele e al valore dei soldati d’Italia. E fu così. Questo è pertanto il significato della mia presenza a San Donà questa sera e del mio omaggio alla memoria dei Caduti. Dopo 40 anni noi siamo qui sul Piave dove l’epilogo più tragico e più glorioso che decise delle sorti d’Italia si è compiuto. Siamo qui con gli stessi sentimenti di fede in Dio e di amor patrio, che animarono i prodi dell’esercito d’Italia. Noi siamo qui sul Piave, mutati di aspetto: diminuiti di numero, perché oltre agli innumerevoli che qui si sono sacrificati, molti altri sono passati all’altra vita: siamo qui coi capelli bianchi ma col cuore sempre saldo ed ardente di uno stesso sentimento umano e cristiano. Io ricordo bene di avere richiamato in quei giorni memorandi alle truppe dei veterani di allora, raccolti in una stessa piazza colle giovani schiere, il grande precetto di san Giovanni: “Et nos debemus pro fratribus animas ponere [1Gv 3,16]: ed anche noi dobbiamo essere pronti a morire per i fratelli”. Tale è sempre il significato dei sacrifici nostri compiuti a servizio ed a salute della nostra patria e della libertà. Non il sovrapporsi dell’egoismo e della ricerca degli interessi personali sopra il “bonum commune” o bene generale; ma la assoluta sincerità di intenzioni e di opere in tutti i nostri rapporti di ordine civico e sociale. […] Amiamo la nostra patria e serviamola come di dovere, come lo slancio del cuore suggerisce. Il patriarca di Venezia […] non può indicarvi cammino più luminoso anche per la ricerca della prosperità delle nostre famiglie e del nostro paese, che nello spirito di questa fraternità che la nostra Chiesa cattolica suggella, riassume e santifica: a letizia della vita, nella inti-mità delle nostre case benedette, nel rispetto e nella ricerca della vera pace, riposante sull’ordine e sulla giustizia, e nobilitata dalla carità cristiana», La Battaglia del Solstizio, in Scritti e discorsi, III, pp. 581-583.

1958

689

23 giugno, lunedìPoche udienze in mattinata. A sera partenza con mgr. Schiavon per

Sotto il Monte, dove arrivo a tarda ora solitaria. Enrica sola ad accogliermi per la cenetta modesta e semplice. Ci ritirammo nelle nostre camere, per me sempre in richiamo di soave mestizia per la loro solitudine.487

24 giugno, martedì [Natività di S. Giovanni Battista]A Sotto il Monte: il suono delle campane di S. Giovanni alla distesa

<che> mi ridanno letizia.488 [[Il]] Celebriamo la S. Messa in capella che si riempie di ragazzi che rispondono tutti con precisione alla S. Messa:489 merito del curato don Francesco Rota ora destinato ad essere parroco a Roncobello.

In auto Maffeis e con Schiavon mi reco a Bergamo. Visita al caro prof. Donizetti sempre grave e sempre buono. La mia visita è un conforto per lui e per suoi.490 Salgo in città Alta: visita cattedrale S. Maria e mgr. Scattini Parroco:491 poi la Curia e l’archivio: poi il Seminario dove mgr. Sonzogni e Superiori mi accolgono a gran festa, facendomi promettere di tornare ogni anno a loro almeno una volta.492 Discesi post prandium alla Sesa:493 festoso

487 A Camaitino avevano abitato a lungo le due sorelle nubili di Roncalli, Ancilla e Maria, a lui particolarmente care e morte da pochi anni: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 169, 492 e 553.

488 Cfr. supra, appunti del 30 luglio 1957.489 Su un biglietto annota relativamente alla liturgia del giorno: «A Sotto il Monte, 24

giugno 1958. “Da populis tuis spiritualium gratiam gaudiorum: et omnium fidelium mentes dirige in viam salutis aeternae”. È l’oremus della Natività di S. Gio. Batt. Che incanto! ai popoli la grazia dei gaudii spirituali: ai fedeli la direzione della testa nella via della salute. Che poesia! Il Precursore di Cristo che addita: ecce Agnus Dei!», AR/Int 3000.

490 L’amico d’infanzia di Roncalli era gravemente ammalato: farà in tempo a scrivergli un’ultima volta da papa, il 12 novembre 1958, confermandogli «il sentimento, che ho espresso a tuo riguardo ai tuoi cari e degni figliuoli: cioè di ricordo continuato fra le mie “esaltazioni” – oh, povero me! – e le tue sofferenze, di uno stesso valore e di uno stesso merito innanzi al Signore che tutto vede ed accoglie a buon fine; e di continua unione di preghiera e di benedizione per me, per te e per i tuoi. […] Io continuo a pregare per te e tu unisci il merito delle tue sofferenze a questo inizio di pontificato che vuol essere motivo di bene da parte di Dio, come è motivo di confusione, per altro serena e confidente, da parte mia»: in giovanni XXiii, Lettere 1958-1963, cit., pp. 51-52.

491 Guglielmo Scattini (1885-1963) era parroco della cattedrale di S. Alessandro di Ber-gamo dal 1937.

492 «In seminario si celebra ancora sollemniter la festa di s. Giovanni il 24 consueto? – aveva chiesto a mons. Piazzi in una lettera del 9 giugno precedente – Gradirei saperlo, perché mi potrebbe essere tentazione di soffermarmi al mio passaggio da Bergamo Alta in quella circostanza», in giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 450.

493 La Società Editrice Sant’Alessandro; cfr. supra, appunti del 31 luglio 1957.

1958

690

incontro con mgr. Spada, e intese circa <la> mia publicazione.494 Tornato a Sotto il Monte mi soffermai alla Colombera. Oh! che festa di bambini e di anziani tutti contenti in Dño. A cena invitai i miei fratelli Severo, Alfredo e Giuseppino.

25 giugno, mercoledìA Sotto il Monte. Alle 10 nozze dott. Beretta con Alma Sala.495 In com-

plesso cerimonia ben riuscita: benché con troppi fiori bianchi. Mie buone parole ricordando, ammonendo, augurando. Non accettai incontri nuziali a Casoracchio.496 Però in buona forma. Trattenni invece con me a colazione il parroco d. Pietro Bosio, il curato Rota partente e il sac. prof. A[ngelo] Rossi. Convegno sacerdotale intimo.

Verso le 15 partenza in auto con brevi soste a Seriate con d. Carozzi che trovai bene, a Chiuduno, con Em[anuele] Maffeis che salutai alla Cotonina e mi seguì poi in auto sua con don Valoti fino a Brescia. Da Brescia sul treno di Milano proseguii sino a Venezia, giungendovi alle 22.30.

In complesso buona giornata con opere buone compiute e con altre ben preparate.

26 giugno, giovedìDue incontri piacevoli oggi. Il mio segretario, uno dei segretari di Pari-

gi, mgr. Bruno Heim ora uditore a Bonn è venuto a trovarmi con qualche respiro. E mi fù molto gradito questo rivedere. Durante i miei anni di Parigi egli Svizzero mi accolse a Olten in casa sua.497

A sera assistetti a S. Stefano alla esecuzione dell’oratorio «La preghiera di Gesù all’Oliveto[»] di Beethoven.498 Mi è piaciuto assai, e potei comprenderlo così da commuovermi. Alla fine dissi alcune parole di viva soddisfazione agli esecutori, ai promotori della riunione: cioè il direttore dell’Istituto Benedetto Marcello che mise questo numero nella serie delle manifestazioni musicali di questo anno a Venezia. L’entrata fu gratuita: il che spiega il concorso

494 Cfr. supra, annotazioni al 31 luglio 1957.495 Del suo rapido passaggio a Sotto il Monte aveva accennato nella citata lettera a Piazzi

del 9 giugno: «Ho accettato di passare fuggevolmente da casa mia per il 25 cor. per un matrimo-nio della figlia di un mio conterraneo di là – Alma, figlia del rag. Edoardo Sala di cui già benedis-si le nozze 28! anni or sono –», in giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 450.

496 Una delle frazioni di Sotto il Monte.497 La visita a casa Heim era avvenuta il 13-14 ottobre 1947: cfr. Anni di Francia, I, p. 375.498 Christus am Olberge (Cristo sul Monte degli Olivi), Oratorio Opera 85, per soli, coro e

orchestra.

1958

691

numeroso del publico che seppe contenersi con grande rispetto: senza ap-plausi e in silenzio.

27 giugno, venerdìUdienze varie. Sacerdoti giovani e novelli: Cristinelli: Stecca: Niero: e poi

il Consiglio tramontante delle Suore di Gesù Bambino.

28 giugno, sabatoSempre qualche udienza. Maestro Fasano: on. Ponti, S.E. ma*. Manfred

Kleiber ambasciatore Germanico (Bonn) presso il Quirinale.499 A mezzodì una Cresima in cappella.

Ho poi voluto dare con con una certa solennità la Croce pro Ecclesia et Pontifice ai due Curiali: don Giov.! Vianello addetto alla Cassa Ecclesiastica, e a don Giorgio Tosi che si occupa da tanto tempo nelle Opere Missiona-rie.500

Nel pomeriggio benedissi l’Ambulatorio dei Cavalieri di Malta rispon-dendo al copioso indirizzo rivoltomi dal Vice Priore di Genova. In comples-so un bel incontro dell’Antica Nobiltà Veneziana, uomini e signore degne sempre di rispetto e di trattamento riguardoso.

29 giugno, domenica [SS. Pietro e Paolo Apostoli]A Castelfranco Veneto per l’ordinazione di 12 novelli sacerdoti della

diocesi di Treviso, su invito di mgr. Carraro, l’Amministratore Apostolico di là, gravemente indisposto. La cerimonia riuscì sotto gli occhi incantati del popolo che gremiva la chiesa. Vi aggiunsi alcune parole: i dodici fiori preparati per la [[x]] corona del nuovo Vescovo, don Antonio Mistrorigo.501 Il sacerdozio di S. Pio X che <ri>prende da Castelfranco il suo cammino.

499 Manfred Kleiber (1903-1981) fu dapprima ambasciatore della RFT a Roma (1957-1963) e successivamente a Parigi (1963-1968).

500 Gino Vianello (1900-1982), sacerdote dal 1935, era stato nominato vicario a S. Gio-vanni Novo nel 1941; era anche addetto all’ufficio amministrativo della Curia. Giorgio Tosi (1904-1977), sacerdote dal 1933, era vicario a sant’Antonin e direttore dell’Ufficio Missioni dal 1943: cfr. Liber Vitae, pp. 30 e 123.

501 Antonio Mistrorigo, nato a Chiampo (VI) nel 1912, sacerdote dal 1935, era stato nominato vescovo di Troia nel 1955; il 25 giugno 1958 era stata pubblicata la notizia del suo trasferimento alla sede di Treviso, della quale prenderà possesso il 3 agosto successivo. Re-sterà vescovo di questa città sino alle dimissioni accettate da Giovanni Paolo II nel novembre 1988.

1958

692

Tornando a Venezia mi soffermai a Vertenigo! per la Cresima. Il parroco mgr. Parolin è pronipote di S. Pio X.502

Nel pomeriggio fui a Lido Ca’ Bianca per la benediz. prima pietra dell’asilo. Don Picchioluto vi si distingue e la cerimonia finì in generale sod-disfazione.

Stasera è arrivato un giovane alunno di Propaganda, sac. Giuseppe Gasi della diocesi di Rumbec! (Sudan) che trattengo qui in casa. Nero di colore ma tanto caro e buono di aspetto, di principi, di sentimento.503

<Fui contento di recarmi a S. Pietro di Castello alla fine del vespero. Mie parole alla solita poca gente. Anche per S. Pietro in Dño confido>

30 giugno, lunedì [Commemorazione di S. Paolo Apostolo]S. Paolo sempre grande punto luminoso, e per la dottrina, come per la

grazia. La presenza in casa di questo giovane sacerdote del Sudan riapre nel mio spirito il problema dell’apostolato missionario che fù la meditazione quotidiana della mia vita durante parecchi anni.504

La sensibilità del mio spirito è sempre viva. Ci aiuti il Signore a conser-vare questo fuoco sacro nella sua purezza e nella sua vivacità.

1 luglio, martedìS. Messa presso le Suore Bianche al Lido. P. Giuseppe Gasi, il Nero Su-

danese venne con me e con Loris, e diede eccellente impressione.

2 luglio, mercoledì [Visitazione della B.V. Maria]È partito nel pomeriggio don Giuseppe lasciandoci ben edificati. E alla

stazione a cui lo accompagnò mgr. Loris accolse il mio diletto don Paolo Giobbe nunzio apost. in Olanda da tanti anni. Il suo passar di quà! mi fù carissimo, dopo tanto tempo che lo desideravo.505

Mentre egli si riposò, io mi recai alla Fava per celebrare la Messa serotina della Visitazione che è il titolare della chiesa. Giornata lavorativa oggi: ma

502 Mons. Ludovico Parolin era parroco di Veternigo di S. Maria di Sala, in diocesi di Treviso.

503 Joseph Abangite Gasi, nato il 1° gennaio 1928 a Mupoi, era stato ordinato sacerdote nel dicembre 1957. Nel dicembre 1974 sarà nominato vescovo di Tombura (Sudan).

504 Il patriarca torna col pensiero al lavoro svolto all’inizio degli anni Venti nell’ambito della congregazione di Propaganda Fide. Su questo si veda S. TrinCheSe, Presso le sorgenti. Le concezioni missionarie di A.G. Roncalli nella prima metà degli anni Venti, in «Cristianesimo nella storia», 9 (1988)/2, pp. 301-341.

505 Cfr. supra, appunti del 18 aprile 1958.

1958

693

i fedeli non mancarono: donne specialmente. Mie parole infine. Il secondo mistero gaudioso: saggio di come si ha da recitare il Rosario.506 Misi in luce i rapporti domestici sul fondo dell’incontro di Maria e di S. Elisabetta. Mi vennero alle labbra applicazioni attuali e quotidiane del buon vivere e trattar-si tra parenti. Compresi bene di essere stato seguito.507

3 luglio, giovedìGita con mgr. Giobbe e mgr. Loris sino a Rio di Pusteria nella villa dei

P.P. Conventuali. Tragitto lungo (4 ore) ma non faticoso: Treviso, Corne-liano!, Vittorio [Veneto] e poi sù! sino a Cortina, e di là a Passo Tre Croci, Misurina, Dobbiaco, Brunico – e discendendo Bressanone, Bolzano, Trento, dove visitammo l’arcivescovo De Ferrari508 e la cattedrale: <poi> la Val Su-gana, Bassano, Treviso, Venezia. Purtroppo in montagna il tempo fù sempre piovoso: ciò che temperò un po’ la poesia del luogo. Il quale luogo è vera-mente bello e intendo ritornarvi.

Intanto la buona compagnia di mgr. Giobbe senza affaticarci troppo delle 9 ore di auto, ci fù di vero sollievo spirituale, ricercando nei ricordi del passato, motivi di confidenza per l’avvenire.

506 Alla recita del rosario dedicherà da papa la lettera apostolica Il religioso convegno del 29 settembre 1961; a questa sarà allegato un «piccolo saggio di devoti pensieri, distribuiti per ogni decina del Rosario»: cfr. DMC, III, pp. 753-772.

507 «2. Visita di Maria alla cugina Elisabetta. […] Quanto qui accade, ad Ain-Karim, sul colle di Ebron, illumina di una luce, umanissima e celeste insieme, quali sono i rapporti che legano le buone famiglie cristiane, educate alla scuola antica del santo rosario: rosario recitato ogni sera in casa, nel cerchio degli intimi; rosario recitato, non in una o cento o mille famiglie ma da tutte, da tutti, in tutti i luoghi della terra, ovunque “soffre, combatte e prega” (A. Manzoni, La Pentecoste, v. 6) qualcuno di noi, chiamato da un’alta ispirazione, o il sacerdozio, o la carità missionaria, o un sogno che avveriamo di apostolato; oppure chiamati da uno di quei tanti motivi, tanto legittimi che sono persin doverosi, del lavoro, del commercio, del servizio militare, dello studio, dell’insegnamento, di altra qualsiasi occupazione. Bel ricongiungersi, durante le dieci Avemarie del mistero, tra tante e tante anime, unite per ragione di sangue, per vincolo domestico, per un rapporto che santifica, e perciò rinsalda, il sentimento d’amore che stringe le persone più care: tra genitori e figli, tra fratelli e congiunti, tra conterranei, tra appartenenti a uno stesso popolo. Tutto ciò, allo scopo e in atto di sorreggere, accrescere, illuminare la presenza di quella univer-sale carità, l’esercizio della quale è la gioia più profonda e il più alto onore nella vita», ibidem, p. 763.

508 Roncalli gli aveva scritto il 18 giugno che era giunta sino a Venezia «la voce di qualche indisposizione fisica dell’Arcivescovo di Trento. Le sarei tanto grato se ella mi potesse far dire che sta invece benissimo, come tutti le auguriamo di cuore. I Greci quando si augurano buona salute toccano il legno. Noi invece tocchiamo sempre il lignum Sanctae Crucis in quo est salus, vita, et laetitia nostra. E così formuliamo i lieti auguri fra noi: di buona salute fisica, e di calma e di serenità spirituale. Eccellenza venerata e carissima, ci dia un segno del suo benestare continuato: noi continue<re>mo a lodare il Signore», AR/Int 2997.

1958

694

Alla nostra età si ha l’impressione di trovarsi in alta montagna. Il mon-do osservato di là perde il fascino delle piccole cose, e ci prepara alle gran-di che la misericordia del Signore ci ha promesso.

4 luglio, venerdìMattinata di udienze. Specialmente cara e confidente quella con mgr.

Pro-Vicario Gottardi con cui ci intendiamo facilmente.Spesso lo vedo impensierito per accordare i sacerdoti ai vari impieghi

del ministero sacerdotale. Io gli do tutta la fiducia e la confidenza. Ed ho l’impressione che il Signore aiuta me e lui: ed uno per volta i singoli casi si risolvono abbastanza bene.509

7 luglio, lunedì510

A Sappada. Vi sono arrivato stasera per tempo. Parecchi sacerdoti mi hanno preceduto: e trovo in tutti buona disposizione. Questo ritrovo che si ripete non ha alcuna intenzione di soverchiare il corso del governo or-dinario della diocesi: ma è un convegno libero e spontaneo di alcuni che il capo del Collegio dei parroci della città – mgr. Tessaro priore parroco di S. Maria del Giglio – raccoglie sopra temi che l’Autorità Ecclesiastica conosce e su cui vede bene soffermarsi l’attenzione di quanti vi conven-gono. Sono temi di attualità pastorale. Io intervenni al ritrovo nei due anni 1955 e 1956.511 L’anno scorso non fù fatto essendo in programma il Sino-do Diocesano. Domani sera verranno qui i miei due, Vicario [Olivotti] e Provicario [Gottardi]. Istruzioni speciali della S. Sede potranno precisare il

509 Mons. Gottardi riferirà nel 1968 nel corso della deposizione resa nella rogatoria ve-neziana per la canonizzazione di Giovanni XXIII: «Quasi mai il Servo di Dio prendeva una iniziativa personale nella provvisione delle parrocchie, e accettava per lo più le soluzioni che proponevamo, pur vagliandole attentamente: sentiva molto la sua responsabilità nel nomina-re i parroci»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 67-68.

510 Il 5 e 6 luglio l’agenda non viene compilata. Il Diario segnala che il 5 il patriarca «riceve un gruppo di pellegrini Italo-Americani condotti da P. Romano Simoni o.f.m. Nella caserma di S. Polo assiste alla celebrazione religiosa e militare del 184° annuale della Guardia di Finanza. Nella cappella dell’Istituto San Marco parla agli Allievi e successivamente nel cortile assiste con le Autorità cittadine alla premiazione e [a] un saggio ginnico»; il 6 «Celebra la Messa nella Cappella del Centro di Rieducazione alle Zattere: e visita questo rinnovato isti-tuto. Presiede alla premiazione delle allieve dell’Istituto Solesin a San Vio. Riceve un gruppo di Monaci Basiliani. A San Marco partecipa alla funzione e processione del Preziosissimo Sangue, ed imparte la Benedizione»: «Bollettino», 49 (1958)/7-8, p. 294.

511 Cfr. supra, appunti del 2-5 luglio 1956, e Pace e Vangelo, I, pp. 539-540.

1958

695

pensiero Superiore per l’avvenire di questi convegni. Per ora li vedo utili, commendevoli e non pericolosi. Perciò li permetto e li benedico.

8 luglio, martedìA Sappada. S. Messa in parrocchia. L’ho celebrata come a chiusa delle

scuole comunali. Rivolsi loro infine alcune buone parole incoraggianti.In mattinata assistetti alla relazione di mgr. Marchetti parroco di S.

Zaccaria in materia di liturgia pastorale. Egli mi aveva accompagnato come segretario invece di don Loris che preferì restare a Venezia. Io presi la pa-rola più volte nella discussione tutta amabile e pacifica, con tratti di mutua confidenza coi miei cari cooperatori.512

Ricevetti la visita dei rappresentanti dell’Amm. Civile del Comune di Sappada: e partii per Rio di Pusteria dove giunsi [[felicemente,]] in due ore esatte – dalle 17 alle 19 – con felicissimo tragitto. Qui ottime acco-glienze trovai da parte dei numerosi alunni dei Francescani Conventuali e mi accomodai in questa loro bella villa montana dove spero di riposarmi alquanto.

9 luglio, mercoledìA S. Francesco a Miramonti – Rio di Pusteria (Bolzano). Prima gior-

nata buona: come bonum est me hic esse [cfr. Mt 17,4]. Prima della Messa della comunità trattenni gli alunni sul Pax et Bonum di S. Francesco,513 che

512 Secondo il resoconto successivamente pubblicato sul bollettino diocesano, «martedì 8, iniziava i lavori l’Em.mo, che li poneva sotto gli auspici del S. Pontefice Pio X, del quale il 18 settembre p[rossimo] ricorrerà il centenario dell’ordinazione, ed esprimeva il desiderio che tutti i sacerdoti veneziani fossero presenti alla solenne manifestazione di Castelfranco con i confratelli delle diocesi venete. […] Mons. Marchetti, parroco di S. Zaccaria, svolse quindi il primo tema: “Autonomia e unità di indirizzo nella cura delle anime”. Monsignore sottoli-nea la difficoltà dell’ora presente nello svolgimento della nostra azione pastorale, dicendosi convinto della necessità di stare uniti, per rendere più efficace il nostro ministero, senza per questo togliere nulla alla necessità di autonomia, che ciascuna parrocchia deve conserva-re per struttura, ambiente, tradizione. Concludendo Mons. Marchetti auspica una maggiore frequenza alle adunanze specifiche del Collegio, indica il danno che possono recare alla co-munità diocesana certe singolarità, che creano disagi e difficoltà molteplici, e invita tutti a conservare lo spirito di unità negli inviti scambievoli in certe solennità, nell’aiuto vicendevole, nelle manifestazioni interparrocchiali, ecc.», L’incontro dei parroci a Sappada di Cadore (7-10 luglio 1958), in «Bollettino», 49 (1958)/9, p. 337.

513 «Sulla porta di questo alto e pio rifugio leggo le parole del motto francescano “Pax et bonum”. Potrei trovare un’introduzione migliore? […] Amo porre vicino al “Pax et bonum” le parole di san Gregorio Nazianzeno: Voluntas Dei pax nostra. E con ciò siamo subito in-tesi. La pace è il sommo dei beni: la sostanza viva di questi beni è la volontà di Dio. Non

1958

696

intendo poi sviluppare sulle tracce del preziosissimo opuscolo di mgr. Vin-cenzo Tarozzi «Industrie per la pace interiore».514

Mattinata occupata a prender posto. Nel pomeriggio con don Seno mi recai a Bressanone. Come sapevo, il vescovo mgr. Gargitter è assen-te.515 Mi accontentai di pregare recitando tutto intero il Rosario nella cattedrale che trovai bella e dignitosa: vidi anche la casa parrocchiale adiacente, mentre don Seno e Guido girarono un po’ in città in cerca di qualche publicazione in Italiano: ma nihil invenerunt: tutto Tedesco. Siamo sulla terra ed ognuno ama il suolo, la lingua in cui è nato. Non occorre pretender troppo.

Tornato presi un poco di minestra e poi a letto senz’altro.

10 luglio, giovedìA Miramonti. Seconda giornata. Tutta in raccoglimento. Mia con-

versazione spirituale ante Missam: sulla difesa della pace interiore dalle

la nostra: ma quella che la vocazione religiosa ha deposto nello spirito come un seme. Una risposta ad una chiamata alla vita religiosa che non fosse ricerca ed esercizio della volontà del Signore sarebbe voce falsa e ingannatrice. Questa conformità alla volontà del Signore in noi è la chiave che schiude i tesori della nostra esistenza: è la guida sicurissima che ci conduce alla nostra felicità quaggiù, e in eterno: è l’affermazione della vera pace in noi, diffusiva di molta pace intorno a noi. […] La nostra vera pace è la pax Christi. Iddio infatti ha lasciato all’uomo la libertà dell’arbitrio, anche dopo il peccato, perché le sue operazioni divenissero meritorie. A questo proposito della nostra libertà, il cui esercizio ci nobilita e ci esalta, Gesù aggiunge il suo divino esempio che è il trionfo dell’obbedienza», Con i Frati Minori Conventuali a San Francesco di Miramonti. Alcuni pensieri del mattino, in Scritti e discorsi, IV, pp. 155-157; ora anche in GdA, pp. 432-433.

514 Cfr. V. Tarozzi, Industrie per la pace interiore, Roma 19193, 247 pp. Vincenzo Tarozzi (1849-1918), sacerdote della diocesi di Bologna dal 1871, si era distinto come latinista al punto di essere chiamato a Roma al servizio di Leone XIII. Dopo la morte del papa rico-prì l’incarico di direttore spirituale in vari collegi romani; alcuni dei suoi lavori erano stati pubblicati a cura di Ernesto Ruffini nel 1939 con il titolo Scritti ascetici. Nel 1955 era stato aperto il processo ordinario informativo per la sua canonizzazione; nel 1972 la congrega-zione per le Cause dei Santi ha emanato il decreto sugli scritti, mentre la validità dell’in-chiesta diocesana è stata decretata nel 1994. Su di lui si veda, oltre ai più tradizionali ritratti prodotti da mons. Belvederi e don De Luca, G.L. maSeTTi zannini, Mons. Vincenzo Tarozzi, Segretario per le Lettere Latine del Sommo Pontefice Leone XIII, Bologna 1998. Durante l’incontro con i giovani, Roncalli ne parlava come di un «asceta moderno di cui sono avviati i processi canonici di beatificazione, e che io conobbi in cara conversazione nel 1916», autore di «pa-gine di bellezza celestiale», Con i Frati Minori Conventuali a San Francesco di Miramonti. Alcuni pensieri del mattino, cit., p. 156.

515 Gli scriverà il 15 luglio: «La mia prima visita il 9 corr. era per Vostra Eccellenza: ma mi dovetti accontentare di rivedere la sua bella cattedrale che mi parve ancora più splendente da quando la vidi la prima volta nel 1928», AR/Int 3005.

1958

697

inquietudini, dai desideri del troppo farsi innanzi, dai malintesi. Credo di essere stato compreso.516 A mezzogiorno pranzo col P. Corrado Capuc-cino venuto per il ritiro mensile dei Frati. Nel pomeriggio uscii un poco sull’erba del prato.

11 luglio, venerdìA Miramonti.517 Ebbi le visite del maresciallo dei Carabinieri e del

tenente Marchisio. Nel pomeriggio mi recai in auto a visitare i P.P. Ca-puccini di Bressanone nello stesso convento da me visitato nel 1928.518 Ora tutto è rifatto più moderno. Cari padri: gentilissimi che mi diedero qualche notizia ma scarna degli antichi padri di Bulgaria. L’ex provincia-le mi accompagnò a Salorno dove nello stesso <anno 1928> venendo dalla Bulgaria visitai gli alunni di quel paese che erano stati aggiunti alla Provincia del Tirolo. Oh! ma il Salorno di oggi è tutto ampliato e meglio

516 «1) Guardarsi dalla irrequietezza che viene dall’ardore di godere la stima e la be-nevolenza di chi ci osserva. Perciò operare con libertà di spirito: dichiarare modesto e franco il proprio sentire: salvare la convenienza; ma più ancora la verità e il dovere. […] 2) Guardarsi da desideri indiscreti: questi sono i nostri tormentatori. Occorre attenuarli, se non possiamo del tutto liberarcene. Quando si pensa ai fortunati che godono ottima salute, ricchezze di beni, posti elevati anche se immeritati; eppure vivono nel disgusto amaro per il desiderio di altro posto, condizione ed impiego, oh! che pena per questi infelici. Invece al vedere i molti, continuamente desolati o infermicci, obbligati a seppellire rari pregi in uffici negletti, e ciò nonostante rimanere cristianamente tranquilli, e pur sorridenti, l’animo respira più largo, si inchina alla provvidenza divina, che tutto dispensa con tenera carità e insegna a compatire, a soccorrere e a consolare. 3) Felice avvedutezza per la pace del cuore è vigilare sulla proclività ad occuparsi dei fatti altrui: a dispensare consigli gratuiti, a sciori-nare provvedimenti, a mettere la falce in ogni campo: tutte cose che producono dissapori, inquietano, ed esercitano sullo spirito l’effetto di un sasso lanciato nel bel mezzo di limpide acque. Occorre un proposito risoluto di astenersi dalle curiosità, attendere alle cose nostre per davvero, e non immischiarsi, senza ragioni gravi di dovere o di carità, nelle cose altrui: non pascersi di dicerie, di proposte aeree, di conversare ozioso, che è sempre pericoloso e segno di frivolezza, di perditempo, di diminuzione di pace. […] 4) Finalmente: attenzione ai malintesi: che spuntano, si accostano e si azzuffano. Stiamone in guardia: non potendoli scansare, non coltiviamoli, non carichiamone le tinte attraverso il prisma della immagi-nazione: cerchiamo e non abbiamo rossore di essere i primi a chiarire, a ricomporre, a sciogliere ed a conservarci liberi da ogni risentimento», Con i Frati Minori Conventuali a San Francesco di Miramonti. Alcuni pensieri del mattino, cit., pp. 158-159; GdA, pp. 434-436.

517 L’11 luglio le meditazioni mattutine del patriarca riguardano «L’esercizio della pace di Cristo»: cfr. il testo degli appunti in Con i Frati Minori Conventuali a San Francesco di Miramonti. Alcuni pensieri del mattino, cit., pp. 160-163, e GdA, pp. 436-438.

518 Roncalli era stato ospite del Seminario serafico dei pp. cappuccini di Bressanone dall’1 al 4 novembre 1928: cfr. CapoviLLa, Giovanni XXIII. Quindici letture, cit., p. 553.

1958

698

fatto per un collegio di buoni ragazzi tenuto anch’esso dai Capuccini.519 La vista che di là si gode è indimenticabile.

12 luglio, sabatoA Miramonti. Tra gli appunti per il colloquio matutino, e le note, le

rare visite, arriva subito il mezzodì. A sera mi spinsi a passeggio con don Seno per la foresta di oltre la villa: veramente incantevole. Tornando reci-tammo il Rosario io e don Seno.520

Il colloquio del mattino si intrattenne non più sulla pace interiore di ciascuno, ma sulla pace diffusiva di sé: in 10 quadri: 1) cogli inquieti. 2) nell’ammonire 3[)] nelle malattie. 4[)] nella impotenza dell’operare: grande mortificazione. 5) nelle tentazioni e angustie interne. 6) nelle freddezze altrui, 6!) nelle molestie improvvise e nelle lettere che si ricevono: omnia videre ecc. attribuito a S. Bernardo.521 7) fermezza nell’opporsi al male e nel volgere tutto al meglio, 8) la cura dei nervi, [[la]] 9[)] la pace nella [[sanzio-ne]] aspettazione del morire sereno e confidente.522

519 «In città – scriverà a mons. Gargitter il 15 luglio – non ho fatto che una visita ai P.P. Capuccini della città e a Salorno. Che bellezza, più interessante ancora quella di Salorno, da quando vi fui la prima volta! In 30 anni il mondo ho l’impressione che abbia progredito, in ogni senso», AR/Int 3005.

520 Nella deposizione rilasciata a Venezia nel 1969 don Carlo Seno ricorderà che «duran-te una passeggiata durante il periodo estivo», Roncalli gli insegnò «un metodo di interpreta-zione dei misteri del Rosario, collegando i misteri colle necessità quotidiane della vita, con un tono di grande umanità», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 636.

521 Costituisce uno dei motti prediletti di Roncalli, che in una lettera a d. Giacomo Pez-zotta del 25 luglio 1947 riferiva d’aver letto in una nota redatta da mons. Radini Tedeschi: «Dev’essere d’ispirazione gesuitica: ad ogni modo è un aforisma molto sensato e pratico. Io ne ho fatto la prova e ne continuo l’esercizio. E mi trovo contento», giovanni XXIII, Il pastore, cit., p. 315; cfr. anche Pace e Vangelo, I, pp. 178, 375 e 540.

522 «1) Pace diffusiva, nei diversi contatti individuali, anche con gli inquieti: compatirne la fiacchezza tollerando, tacendo, dis simulando, scusando. Fraterna dilezione, non larva di amore; longanimità. 2) Pace nell’ammonire. Esempio dei santi: san Leonardo, san Gregorio Magno, sant’Alessandro Sauli, san Filippo, san Fran cesco di Sales. 3) Pace nelle malattie. San Francesco d’Assisi: “O pastore buo no, concedi alla tua pecorella che per nessuna angoscia o dolore o infermità io parta da te”. 4) Pace nell’impotenza dell’operare: parola ed esempi. Ancora san Francesco col suo fraticello. 5) Nelle tentazioni ed angustie interne alla larga dal demo nio: l’oscurità della mente, le aridità dello spirito. 6) Nelle freddezze e contraddizioni specie coi buoni. 7) Nella molestia improvvisa, e nelle lotte. San Vincenzo attri buisce a san Bernardo l’“omnia videre, multa dissimulare, pauca corrigere”. 8) Fermezza nell’opporsi al male. La tranquillità di san Michele. 9) La tranquillità nel volgersi al bene. Multum facit qui rem bene facit. Ama nesciri. 10) la cura dei nervi. 11) la pace del giusto che muore. le meditazioni di

1958

699

13 luglio, domenicaA Miramonti. Mia Messa di comunità, preceduta dal colloquio, sulla

domenica studiata come giornata di perfetta pace: riposo: communicazione dell’ani-ma con Dio: festa e canto.

Come ricondurre la festa al dovuto rispetto alla legge sacra.523

Nel pomeriggio breve passeggio nella foresta dalla parte davanti [[casa]] alla villa.

Bene avviata la prefazione al mio ultimo volume [[x]] della Visita di S. Carlo Borromeo a Bergamo.

14 luglio, lunedì [S. Bonaventura Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa]

A Miramonti. Il colloquio sopra S. Bonaventura, fulgido esempio della pace interiore recata in trionfo di apostolato.524 Poi buon lavoro sino a mezzodì. Nel pomeriggio visita in auto sino a Insbruk! con don Seno e p. Rettore.525

Due ore e 15 di andata: due sole ore <per il ritorno> e senza complimen-ti. Visitammo la cattedrale di S. Giacomo incontrando mgr. <Pro>Vicario Generale Weisskopf !,526 col parroco di S. Giacomo il cancelliere della Curia

sant’Alfonso. Il “commendamus mori” di Cicerone. Il morire sereno di san Martino. Sorella mor-te di san Francesco di Assisi. San Cipriano: Claudere in momento oculos quibus homines videbantur et mundus: eosdem statim aperire ut Deus videatur et Christus (De mortalitate)»: Con i Frati Minori Conventuali a San Francesco di Miramonti. Alcuni pensieri del mattino, cit., pp. 163-164; si veda pure GdA, pp. 439-440.

523 «Questa pace con Cristo è di tutti i giorni della settimana: ma essa si adempie in modo perfetto nella domenica; Dies Domini per eccellenza. Ecco perché ne parlo oggi che è dome-nica, cioè il giorno del Signore. […] La domenica per ogni cristiano, ma specialmente per un sacerdote e religioso è: 1) riposo assoluto del corpo e dello spirito, in omaggio del creato al Creatore ed arresto di tutte le energie d’ordine materiale; 2) comunicazione intima dell’anima con Dio, in conversazione con lui, meditazione e rito sacrificale: per cui tutto l’uomo si rin-nova e riprende energia spirituale; 3) festa e canto: la festa e il canto della vita cristiana», Con i Frati Minori Conventuali a San Francesco di Miramonti. Alcuni pensieri del mattino, cit., pp. 163-164; ora in GdA, pp. 440-441.

524 Questi gli appunti predisposti dal patriarca, sinora inediti, per l’incontro: «14 luglio, lunedì. S. Bonaventura / Un grande esempio di pace interiore / Il colloquio iniziato sotto il segno della Pax et bonum di S. Francesco, si sofferma ora come sopra un colle pieno di luce in cui splende in un figlio di S. Francesco una grande dottrina ed un insigne esempio[:] S. Bonaven-tura: il doctor Seraficus. La sua vita, la sua dottrina e la sua santità», in AR, b. 24, f. «Jo. XXIII, Scritti (Originali e copie), 1958, giugno-ottobre».

525 Aveva preannunciato la visita in una lettera al segretario Capovilla del 10 luglio: AR/FSSD X/807.

526 Rectius mons. Michael Weiskopf.

1958

700

ed il segretario vescovile: questi però non parlano che Tedesco: ma tutti assai buoni, gentili e contenti della mia visita. Passai al nuovo Seminario Diocesano, e al Canisianum527 dove mi incontrai col p. Rettore Jungman! uno scrittore di Liturgia che mi aveva visitato circa il 1948 a Parigi alla Nunziatura.528 Impressione rapida ma generale e gradevolissima.529

Traversata alpina fra montagne e paesaggi stupendi.

15 luglio, martedìDa Miramonti a Venezia.Colloquio ante Missam. Maria Regina pace, come a conclusione della

dottrina toccata in questi settegiorni! coi cari alunni Conventuali.530 A mez-zodì mangiai con loro, anche per festeggiare un loro novello sacerdote. Il rettore P. Luca venne con noi nel ritorno a Venezia. Breve puntata a Bressanone per una lettera che lasciai per mgr. Gargitter assente. Salutai il Vic. Generale531 [[x]] nel cortile del magnifico palazzo episcopale. Scen-demmo in auto rapidamente via Bolzano, Trento, Levico, Val Sugana, Bassano, Cittadella, Padova, Venezia. Viaggio un po’ lungo e caldo ma

527 Il collegio ecclesiastico di Innsbruck, in funzione dal 1910-1911 diretto dai gesuiti.528 Il celebre liturgista Josef Andreas Jungmann (1889-1975) era sacerdote dal 1913 e mem-

bro della Compagnia di Gesù dal 1917. Insegnava a Innsbruck dal 1925 e dal 1945 era membro della Commissione liturgica austriaca; sarà coinvolto tanto nella commissione preparatoria che in quella conciliare liturgica del concilio Vaticano II. Era autore del fortunato Missarum Sollem-nia. Eine genetische Erklärung der römischen Messe, 2 voll., Wien 19481. Su di lui si veda ora R. paCik, I diari privati di Josef Andreas Jungmann (1913-1937; 1965-1970), in «Cristianesimo nella storia», 25 (2004)/1, pp. 181-194. Nelle agende del periodo parigino non si trova cenno del precedente incontro segnalato da Roncalli.

529 Ne accenna anche nella lettera che scriverà a mons. Gargitter il giorno dopo: «Ieri volli fare una breve visita anche a Insbruk! che mi piacque molto. Non vidi altro che [[cattrale]] la cattedrale, il Seminario nuovo e il Canisianum, incontrando il Vicario Gener., il Cancelliere, il Parroco di S. Giacomo, e il Secretario Vescovile. Mgr. Amministratore Ap. è in Germania per cure. Anche questi ecclesiastici di Insbruk tutti bravi e molto cari. La visita del Patriarca di Ve-nezia in forma così semplice [[fù]] apparve sorpresa molto gradita», AR/Int 3005.

530 «15.VIII.958 / Vigilia della Madonna del Carmine / L’abbandono in Cristo per Maria. Giusto l’“ad Jesum per Mariam”. Così il Signore dispose lasciandocela per madre. Così il disce-polo prediletto l’accolse. Così Maria fù fedele e resta fedele ai compiti della sua nuova maternità. Così la Chiesa la supplica Funda nos in pace. Così Papa Benedetto XV ce la fa invocare nelle Lita-nie: Regina pacis ora pro nobis. La nostra confidenza in Maria in ordine ai beni della pace innanzi-tutto deve essere nella convinzione e nel cuore nostro. Poi nella pratica della devozione a Maria. I Santi ci danno l’esempio: S. Bernardo, i Santi Fondatori Domenico e Francesco, S. Alfonso, S. Luigi Grignion di Monfort. Per la pratica della devozione: Ave Maria – Salve Regina – Litanie – Rosario», in AR, b. 24, f. «Jo. XXIII, Scritti (Originali e copie), 1958, giugno-ottobre».

531 Mons. Giovanni Battista Untergasser.

1958

701

bello. Alle 20.30 arrivai a Venezia dove trovai mia sorella Assunta col figlio Enrico impiegato a Stocholma! presso il Ministro di Danimarca. Sono pure arrivati mgr. Vittor Ugo Righi destinato all’Irac!.532 Era col sig. dott. De Pretis di Gualdo. Questi dormirono al «Pianada».

16 luglio, mercoledì [Comm. della B.V. Maria del Monte Carmelo]Santa Messa ai Carmini, dove trovai moltissimi devoti. Mie parole

uscitemi dal cuore particolarmente toccanti nella associazione dei ricordi [[di lui]] <del Carmelo e di Lourdes>.533 Segui<rono> cortese e lieta ac-coglienza da parte dello Stato Maggiore dei confratelli del Carmine che mi [[accolsero]] <ricevettero> poi nella loro bella Scuola, che è una delle Grandi di Venezia. Fui ben felice di trattenere in casa i miei visitatori. Oltre a mgr. Righi e dott. De Pretis, mia sorella Assunta e Enrico figlio suo che mi lasciò eccellente impressione. Tenni mgr. Righi a pranzo e a cena come farò anche domani.534

A sera mi recai agli Scalzi per la funzione di chiusa della festa. Ceri-monia imponente anche se imperfetta per il canto: niente di gregoriano.535 L’oratore un P. Scalzo <Dionisio> di Trieste degno del secolo XVII – salute: vittoria, alleanza: figure, richiami, parole: emblema di Costantino nei cieli e Scapolare di Maria <sulla terra> tutto uno sfarzo su* sfarfallio: basta, basta: forme superate e ingombranti.536

532 Mons. Righi era in questo momento incaricato d’Affari presso la nunziatura di Haiti e veniva inviato consigliere presso la Delegazione apostolica della Repubblica Araba Unita, con incarico speciale per gli affari religiosi della Provincia Siriana.

533 «Celebra la Messa ai Carmini, e commenta ai fedeli la devozione dello scapolare nei suoi riferimenti con il centenario di Lourdes. Dopo la Messa si intrattiene con gli Scouts Veneziani in partenza, giusto, per Lourdes», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/7-8, p. 294.

534 «Lo vidi il 14 luglio 1958 felicissimo a Venezia – testimonierà Righi nel 1969 de-ponendo per il processo di canonizzazione – ed egli, tra l’altro, mi fece confidenzialmente vedere la lettera con la quale la Segreteria di Stato gli comunicava il desiderio del Santo Padre di nominarlo segretario della S. Congregazione Concistoriale, posto rimasto vacante per la morte del card. Piazza. Egli aveva pregato il Santo Padre di dispensarlo pur dicendosi sempre pronto alla obbedienza. Mi aggiunse che, essendo vecchio, si stava preoccupando di sistemare la sua tomba in San Marco»: Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., p. 187r/v.

535 Cfr. supra, appunti del 24 aprile, 15 maggio e 5 giugno 1958; si vedano anche infra quelli del 18 settembre 1958.

536 Già in altre numerose occasioni il patriarca aveva espresso i suoi orientamenti in ter-mini di predicazione: particolarmente deplorando il ricorso a formule retoriche vuote ovvero l’assenza dell’indicazione di «applicazioni» concrete, cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 64, 287 -289.

1958

702

17 luglio, giovedìConvegno riservato coi miei Vicari Generali e Bacchion: per interessare

di più i primi all’Azione Cattolica, naturalmente nei quadri convenuti, e con scambio di informazioni circa la situazione Amm[inistrativa] del Comune di Venezia con deplorazione delle debolezze dei consiglieri cattolici tentati verso le aperture.537

19 luglio, sabato538

In capella grande, nozze Gius[eppe] Boccane[g]ra musicista con Maria Luisa Agostini. Due sposi cristiani che promettono assai bene. Ricevetti an-che due fidanzati dell’A.C. [ ]. Coi parenti più intimi di Boccanegra v’erano i coniugi Nardis[,] il maestro Fiorentino dello sposo, che ha trovato in questa circostanza l’ora del suo ritorno alla Chiesa e ai Sacramenti dopo 35 anni, con grande sua consolazione.

Nel pomeriggio alcune ore di distensione più piacevoli per l’abbassa-mento della temperatura.

20 luglio, domenica [Festa del Ss.mo Redentore]Al Redentore. Vi andai di buon mattino, e con qualche solennità per la

Messa degli «Uomini cattolici» duce il comm. Battagel!. Al Vangelo parlai con particolare vibrazione circa la esterna professione della fede di cui i presenti offrivano l’esempio: la impressione delle statistiche che stringono il cuore: e speciale deplorazione della stampa per il lusso dato alla cronaca criminale.539 Parlai a tutta gente convinta, che bisogna muovere a più vasto apostolato. Assistetti poi alla Messa solenne cantata da mgr. Scarpa con mia assistenza in cappa. Molta gente: ma molta più gente fuori, tutta la notte in schiamazzi e in bagordi.540

537 Da alcuni mesi si erano fatte via via più pressanti le richieste del P.S.I. di entrare a far parte della Giunta veneziana: tra gli stessi dirigenti provinciali della D.C. si era quindi determinata una spaccatura tra coloro che erano favorevoli a tale ipotesi e chi, come l’on. Gagliardi, non era disposto a compromettere ulteriormente il già delicato rapporto con le gerarchie ecclesiastiche: su questo si veda TramonTin, Vincenzo Gagliardi, cit., p. 44; cfr. anche supra le annotazioni al 14 aprile.

538 Il 18 luglio Roncalli non compila la pagina d’agenda.539 Gli ultimi avvenimenti – dal caso Fiordelli alle inchieste dell’«Espresso» sui parenti di

Pio XII – hanno reso Roncalli particolarmente sensibile al tema della stampa: lo si era visto già nel corso della riunione del Comitato direttivo della C.E.I. di poche settimane prima; cfr. anche infra gli appunti del 10 ottobre 1958.

540 Già in altre occasioni il patriarca aveva deplorato la dimensione non-religiosa acqui-sita sempre più dalla festa del Redentore: cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 102 e 547.

1958

703

Nel pomeriggio mi recai al Lido Nicelli per ardite prove con De Bernardi e in aereogetti stupefacenti.541 Molto scintillio mondano: però sopportabile e discreto. Visitai prima e dopo due sacerdoti ammalati: mgr. Schiavon e parroco Rinaldi di S. Pantaleon. In casa ricevetti poi il Questore Pace, per l’episodio del Ministro di Haiti filibustiere,542 e le case chiuse col 20 settembre.543

21 luglio, lunedìVisite ricev.: Superiore dei Minimi che vide Torcello e [ ] e fù più

preso dal primo che dal secondo. Torcello però merita dalla Chiesa di Venezia un riguardo speciale.544

Carissima mi fù la visita di mgr. Tredici di Brescia e di mgr. Carraro di Vittorio. Si intesero fra loro circa Filippin, e i suoi nuovi rischi a Gar-done.545

Pomeriggio un po´ accaldato e stanco. Confidente conversazione col dott. Grandesso, con consolante avviamento* della grazia del Signore.

22 luglio, martedì«Come è seria la Chiesa! Quanta severità, austerità, dignità di

541 «Nel pomeriggio presenzia al Lido alla manifestazione aero-acrobatica della “Gior-nata dell’aria”», Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/7-8, p. 295.

542 Il patriarca aveva ricevuto l’ambasciatore di Haiti presso la s. Sede Alexander Benoit il 16 luglio precedente.

543 Era stata finalmente approvata, dopo un iter parlamentare iniziato dieci anni prima, la proposta di legge della senatrice socialista Lina Merlin (1887-1979) rivolta a punire come re-ato lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, materie sino a questo momento disciplinate dalla legge Crispi del 1883. In questo modo la legislazione italiana si adeguava ai più recenti provvedimenti intrapresi in Spagna e Portogallo.

544 Torcello, nella laguna veneta, era stata sede diocesana dal 381; aveva progressivamen-te sottratto prestigio e giurisdizione ad Altino, ma dopo un lungo periodo di prosperità era stata a sua volta abbandonata dai suoi abitanti, sino a quando il Senato della Repubblica di Venezia, nel 1615, l’aveva dichiarata inabitabile. Pio VII, nel 1818, aveva decretato l’unione del suo territorio a quello del patriarcato di Venezia: cfr. niero, La vita del Patriarcato di Vene-zia dalle origini ad oggi, cit., pp. 26-30.

545 Cfr. supra, appunti del 1, 9 aprile e 5 maggio 1958. Il 10 luglio precedente, da Rio di Pusteria, aveva scritto al proprio segretario per inviargli la «risposta che ella favorirà trasmet-tere a Mgr. Tredici. Non saprei come rispondere meglio. Ella voglia farne copia per il dossier che conosce. E Dio quardi mgr. Tredici dal cadere nel vuoto che potrebbe essere pericoloso. A dirle il vero mi parrebbe atto di fraternità episcopale che ella stessa a nome mio proponesse un colloquio coll’Ecc.mo di Brescia, fattone prima parola con Mgre Ca[rraro]. Lascio però al suo giudizio il riflettere, il deliberare, il fare. Sono sicuro che farà bene», AR/FSSD X/807.

1958

704

sentimenti e di atti! Quale culto nell’ordine gerarchico nel quale si rico-nosce e si serve Iddio attraverso!546

23 luglio, mercoledìStamane una mezza disgrazia. Dopo la Messa visitai S. Giorgio. Sa-

lendo per i gradini del teatro Verde, un passo falso verso la cima mi fece cadere battendo la testa sul gradino di pietra d’Istria, con una bottarella in fronte che fece scalfittura [[sulla fronte]]. Ciò non mi impedì di proseguire la visita del bel giardino nuovo, delle sale di studio della Fondazione Cini: riproduzione dei codici ecc. e un discorso di 20 minuti alla Scuola di Canto Gregoriano ecc. Ma fù un mezzo guaio che mi tiene obbligato a piccole cure. Pazienza: pazienza. Potevo rompermi la scatola cranica. A periculis cunctis libera nos Domine.547 Il prof. Branca mi tenne ottima compagnia e po-temmo scambiare insieme buoni progetti di cooperazione per produzioni utili e edificanti.548

24 luglio, giovedìLa scintilla di ieri mattina, non dolorosa, ma alquanto fastidiosa, mi cau-

sò due goccie di sangue sotto gli occhi che mi contraffece il viso, ma non mi impedì di fare una visita matutina alla 29[a] Biennale dove fui benissimo accolto dal prof. Apollonio e da mgr. Ilario Quintarelli e dal com. Giacomini. Visitai i padiglioni: Italia, Francia, America e Spagna. Mi compiacqui della Mostra in se stessa come documentazione dell’arte contemporanea dell’ora attuale ma con riserva rispettosa assoluta di apprezzamento circa i singoli pezzi esposti. Nulla di notevole in riferimento alla morale. Circa le bizzarrie delle forme d’arte, nelle vie di Venezia, nei calli e in Laguna, c’è ben di peggio.549

546 La citazione resta sospesa.547 Cfr. Breviarium, Officium parvum B. Maria Virg., Ad Nunc dimittis, Antiphona.548 Il prof. Branca ricorderà nel 1969 che, «arrivato a S. Giorgio per dire una parola

ad un Congresso, [il patriarca] inciampando in un gradino, cadde pesantemente ferendosi alla fronte e provocandosi un largo ematoma sul volto. Nonostante soffrisse, e fosse sfi-gurato da tale ematoma, non solo ebbe come massima preoccupazione quella di calmare dolcemente chi lo circondava, ma volle, per mantenere la sua promessa, partecipare alla seduta inaugurale del Congresso e parlare. E a chi gli diceva che forse non era il caso di mostrarsi così sfigurato rispose: “Tanto sono brutto, un po’ più un po’ meno, non farà male”»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 699-700.

549 Per le opere esposte si veda La biennaLe di venezia, Biennale internazionale d’arte, XXIX. Mostra tenuta a Venezia, Palazzo e Padiglioni dell’Esposizione, dal 14 giugno al 19 ottobre 1958, Venezia 19583, CVII+407 pp.

1958

705

Questa è la seconda visita che io faccio alla Biennale.550 Così come fù fatta ed accolta, la reputo gesto di rispetto generale all’arte, più pratico ed op-portuno che non un[’]astensione da parte di chi rappresenta la Chiesa,551 che è maestra di prudenza e di misura. Omnia videre, multa dissimulare, pauca corrigere.552

28 luglio, lunedì553

Da Venezia a Sotto il Monte. A Verona incontro presso mgr. Urbani con mgr. Mistrorigo nuovo vescovo di Treviso.554 Buone intese a suo con-forto. Egli provvederà al ricevimento per il 18 Settembre a Castelfranco.555

Qualche sassolino di difficoltà circa l’Amm[inistratore apostolico] ces-sante che ho cercato di schiacciare.556 Il resto del viaggio colla mia Opel,

550 Sin qui le considerazioni di Roncalli ricalcano quelle già espresse sull’agenda il 19 ottobre 1956, quando aveva visitato la Biennale per la prima volta.

551 Il patriarca due anni prima aveva infatti stabilito di seguire una nuova linea rispet-to alla Mostra, optando per una «presenza» anziché per la censura: per questa ragione si sarebbe dedicato un padiglione anche all’arte sacra (cfr. supra, appunti del 12 gennaio e 18 giugno 1956). In tal senso aveva informato il sostituto Dell’Acqua il 1° luglio precedente: «Questa iniziale penetrazione di una idea cristiana nella massima rassegna di Arte moderna – che è alla sua XXIX edizione biennale – sembra destinata al buon servizio dell’apostolato cattolico, mentre i passi sinora compiuti hanno diffuso qua e là eccellente impressione. Per parte mia mi propongo di seguire, come feci da principio, questa iniziativa: di continuarle il mio incoraggiamento fiducioso che possa contribuire alla ripresa dell’antico servizio che l’Arte – nobilmente per altro, ed arricchendosene – rese alla Fede, sino ai vertici che co-nosciamo. Quanto alla scelta della Giuria ed alla assegnazione del premio, io fui avvisato, e potei valermi dei miei collaboratori di qui: me ne tenni però fuori ufficialmente. Questa posizione di “patronage” prudente e tranquillo, ma aperto e sincero mi parve buona, attese le istruzioni ricevute da codesta Ecc.ma Segreteria di Stato con ven. Nota n. 364368 del 9 dicembre 1955»; il 12 luglio successivo mons. Dell’Acqua riscontrerà la missiva assicu-rando a Roncalli che le sue considerazioni erano «condivise, tanto più che esse vengono convalidate dall’esito felice della recente esperienza», AR/Int 3001.

552 Cfr. supra, appunti del 12 luglio 1958.553 Il 25, 26 e 27 luglio l’agenda non viene compilata.554 Cfr. supra, annotazioni al 19 giugno 1958.555 Quando, presenti i vescovi del Triveneto, sarebbe stato celebrato il centenario dell’or-

dinazione sacerdotale di s. Pio X.556 Dopo la morte di mons. Negrin era stato nominato quale amministratore apostoli-

co della diocesi di Treviso il vescovo di Vittorio Veneto mons. Carraro: cfr. supra, appunti del 18 gennaio 1958. Il 21 giugno mons. Carraro aveva scritto al patriarca lamentando la gestione della nomina del nuovo vescovo di Treviso: «la pubblicazione intempestiva e irregolare dell’Eletto – scriveva Carraro – mi ha posto in una condizione di disagio. Il Prefetto mi ha assicurato che né lui, né i suoi immediati collaboratori potevano ritenersi responsabili della cosa, poiché la notizia già circolava prima che fosse ufficialmente giunta

1958

706

con Guido [Gusso] al volante e don Carlo Seno in compagnia, progredito bene sino a Camaitino. Quivi buone accoglienze dalle mie nipoti Enrica, Aurelia e Letizia.557 Arriva d’improvviso il mio caro chaffeur! di Parigi con sua moglie e suocera.558 Li tratto bene, come si meritano: regalo a Enrico il quadretto intarsiato stile Slavo: Madonna e Bambino lasciatomi a Venezia dalla buona Priora delle Suore Olivetane, donna Cecilia Costova.559 Rin-grazio Iddio e sono contento di questo riposo iniziale con bel programma di lavoro tranquillo innanzi a me.

29 luglio, martedìA Camaitino. Ricevo mgr. Spada e dr. Brizio con cui mi intendo bene

circa la mia prefazione al V volume560 che inizio senz’altro.Nel pomeriggio ricevo il parroco don Pietro Bosio, col nuovo coa-

diutore don Mario Balicco di Bergamo ordinato quest’anno:561 e il sindaco Carletto Carissimi.562

alla Prefettura. […] È troppo azzardare una mia preghiera? Stando così le cose non sarebbe auspicabile che l’annuncio venisse dato il più presto possibile? Ne guadagneremo tutti, e soprattutti il sottoscritto che più sollecitamente potrebbe deporre il suo carico»; Roncalli inoltrava a sua volta copia di questa missiva al card. Mimmi aggiungendo: «l’umile preghie-ra di questo Ecc.mo parmi quanto mai riguardosa: e se essa può entrare nella valutazione di Vostra Eminenza la faccio anche mia»: lo scambio è in ASPV, Curia Patriarcale, Sezione moderna, Conferenza Episcopale Triveneta, b. 5, fasc. «Conferenza Episcopale Triveneta – Card. Roncalli 1958».

557 Aveva scritto alla nipote Enrica il 25 luglio: «Come ti avevo fatto intendere sono sul punto di venire a Camaitino. Partirò in auto con Guido lunedì 28 corr. Conto di arrivare verso sera. Mi accompagnerà e resterà con me don Carlo Seno, che tu conosci ed ora è sa-cerdote novello. Guido si fermerà un giorno o due per informare Zaverio circa l’uso della nuova macchina, e poi ripartirà», Familiari, II, p. 434.

558 Scil. Enrico Sartori.559 La corrispondenza con questa religiosa benedettina, conosciuta durante la missione

in Bulgaria, è stata edita in giovanni XXIII, Ottima e reverenda madre, cit., pp. 203-230.560 Si approssima la conclusione dell’edizione de Gli Atti della Visita Apostolica di S. Carlo

Borromeo a Bergamo (1575); su questo si vedano pure supra gli appunti del 21 marzo e 19 no-vembre 1956, 11 gennaio e 31 luglio 1957; infra gli appunti del 5 agosto 1958.

561 Mario Balicco, nato a Bergamo nel 1932, ordinato sacerdote il 31 maggio 1958, era appe-na stato nominato curato di Sotto il Monte; dal 1959 al 1970 sarà vicerettore a Celana e dal 1970 al 1972 rettore del Collegio di Romano; sarà quindi parroco di Parre (1972-1983) di S. Giuseppe in città (1983-1991) e di Carvico (1991-2004). Dal 2006 è cappellano della Cappella Colleoni.

562 Nella citata lettera ad Enrica Roncalli aveva scritto: «Previeni subito il sigr. Carletto Carissimi, Sindaco, circa il mio arrivo. Ci intenderemo a voce circa quanto mi ha scritto: in questi giorni ebbi ed ho tanto lavoro», Familiari, II, p. 434.

1958

707

30 luglio, mercoledìRicevo il Padre Superiore di Baccanello che mi invita per la Messa

del Perdono [d’Assisi]563 – Intesa col buon parroco Bertuletti di Cepino per la festa della Cornabusa564 e col Rettore del Seminario di Lodi che col Segret. Vescovile mi invita per il 14 corr. a Dorga nella villa del Seminario. Accetto di buon cuore. Per i miei disturbi mi faccio visitare dal giovane dott. Bernardi.

31 luglio, giovedìIl mio caro nipote Angelino di Giuseppe torna caporale dal suo servi-

zio militare: e ringrazio con lui il Signore. Egli promette bene.I suggerimenti del dott. Bernardi mi rimettono presto in buono stato.

1 agosto, venerdìA Camaitino. Ricevo il Parroco di Fontanella Alta.565 Poi mgr. Ecclesio

Terraneo segret. del def. card. Schuster. Ci intendiamo per la mia deposi-zione al Tribunale per la causa del Card. Schuster566 e per la mia Messa alla Madonna del Bosco il 24 corr.

Continua il mio buon lavoro per il V volume.Nel pomeriggio graditissima la visita di S.E. mgr. Piazzi vescovo di Be-

gamo coi Vicari Generali Carrara567 e col can.co Berta. Fù una festa per me.Invece mi fu assai disaggradevole la visita petulante del Curato Loca-

telli di Calusco, circa la mia presenza a Calusco il 31. Lo accompagnava il sindaco sigr. Airoldi, assai buono e delicato.

Il contegno di don Locatelli mi mortificò e mi fece male.568

563 Cfr. infra, appunti del 2 agosto 1958.564 Cfr. infra, appunti del 16-18 agosto 1958.565 Giacomo Carminati, nato a Corna Imagna nel 1921, ordinato sacerdote nel 1947, era

stato coadiutore a Valsecca e dal 1956 era parroco di S. Egidio di Fontanella.566 Cfr. infra, appunti del 21 agosto 1958.567 Pietro Carrara (1894-1982), sacerdote dal 1917, era stato segretario di mons. Marelli; fu

vicario generale dal 1936 al 1969 e vicario capitolare nel 1953 e 1963; dei rapporti con Roncalli ha riferito in Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., pp. 600-612.

568 Don Angelo Rossi che questa fu una delle rare occasioni in cui vide Roncalli «piuttosto alterato»: «Una delegazione di Calusco d’Adda era venuta ad insistere presso di Lui perché intervenisse all’Incoronazione della Madonna. Già ne era stata data notizia con manifesti alla popolazione senza interpellare prima il Servo di Dio che ne fu seccato e addolorato. Poiché la delegazione insisteva per chiedere la sua presenza, la congedò con parole piuttosto nervose. Quando poi io entrai dal Servo di Dio lo trovai che passeggiava

1958

708

2 agosto, sabatoA Baccanello per la S. Messa, ore 8 per il Perdono d’Assisi.569 Omai

poca gente di campagna: però sempre piena di fede e devota. Io mi sen-tivo non bene e per il gran caldo e per la pena che mi lasciò l’incontro del curato e del sindaco di Calusco ieri sera. Questi un secolare assai buono e discreto: l’altro il giovane prete d. Locatelli, come già altra volta indiscreto, e leggero.

La S. Messa a Baccanello mi costò un po’ di fatica, ma mi tenni bene fino alla fine. Dissi alcune brevi parole dopo ricordando S. Francesco che alla Porziuncola annuncia la grande Indulgenza: ducere volo omnes vos in paradiso.570 Partii subito senza prendere neppure il caffè. Non mi fer-mai dal parroco di Calusco [d. Motta] passando:571 e mi misi a letto in perfetto digiuno e riposo. Ricevetti il dott. Mario Bernardi come ieri. L’applicazione di un po’ di caldo sulle viscere mi guarì: e ne ebbi subito miglioramento, ma continuai il digiuno. Tacere et pati: habebis auxilium Dei [IC II.2.1].

3 agosto, domenicaIl caldo perdurante, e il disturbo di ieri si fecero sentire anche sta-

mattina. Ma potei alle 8 celebrare la S. Messa in parrocchia con molta gente. Parlai al Vangelo, e mi sentii meglio. Fui contento di trovarmi coi miei comparocchiani!. Il Perdono di Assisi, il Vangelo della preghiera del Fariseo e del Publicano!,572 ed altri richiami in forma familiare mi sugge-rirono buoni pensieri.

nella sala di ricevimento concitatamente. Era ancora nervoso, mi narrò quello che era ac-caduto e anche questa volta battendo il piede per terra, mi disse: “Adesso andrò di sopra e scriverò a don Egidio Locatelli, gli dirò il mio dispiacere di aver dovuto rispondere un po’ secco, ma gli ripeterò anche che non si tratta così con un principe di Santa Romana Chiesa”», ibidem, pp. 750-751.

569 Cfr. supra, annotazioni al 2 agosto 1957.570 Il patriarca si sta richiamando alle parole tradizionalmente attribuite a Francesco

d’Assisi dopo l’ottenimento da parte di Onorio III dell’indulgenza poi conosciuta come «Perdono d’Assisi»: «Voglio mandarvi tutti in paradiso e vi annuncio l’indulgenza che ho dalla bocca del sommo pontefice e tutti voi che oggi venite e tutti quelli che verranno ogni anno in questo giorno con cuore buono e contrito ottengano l’indulgenza di tutti i loro peccati», Indulgenza della Porziuncola, in Fonti francescane, cit., p. 1702.

571 Un altro evidente segnale dell’irritazione del patriarca per il comportamento del cu-rato di Calusco il giorno prima.

572 Missale, Dominica X post Pentecosten, Sequentia sancti Evangelii secundum Lucam (Lc 18,9-14).

1958

709

Il resto della giornata mi portò riposo e benessere. A sera vennero gli sposi [[Mazzola]] Ghisleni di Medolago figlia di Virginio, figlio di mia sorella Teresa. I genitori volevano questi matrimoni celebrati da me a Me-dolago.573 Sarebbe stato uno spettacolo di poco buon gusto e buon senso, e me ne sono dispensato. Ai miei pronipoti si aggiunse anche Bruno Bo-lognini figlio della seconda moglie di Virginio. A questi ho fatto un dono di lire 50.000 che serviranno per le spese delle circostanze. Somma impor-tante per me che ne faccio tante di questa proporzione.574

4 agosto, lunedìA Camaitino. Continuazione del mio buon lavoro.575 Mi sono confes-

sato dal mio buon Parroco don Pietro Bosio.

5 agosto, martedìVisita dott. Piantoni con un giovane Lombardi.Venne anche il Vicario di Terno ad invitarmi per il ritrovo ecclesiastico

dal 20 agosto a Baccanello.576

Continua il buon lavoro per la nota di prefazione al V volume.577

573 «Geremia Virginio Ghisleni (1901-1962) figlio di Michele Ghisleni (1876-1922) e di Maria Teresa Roncalli, sorella del card. Angelo Giuseppe, si reca a Sotto il Monte dallo zio Cardinale e gli propone di benedire il 14 agosto il matrimonio di tre figli. Il Cardinale alla data del 14 agosto è già occupato a Dorga per la commemorazione di mons. Luigi Fadini della diocesi di Lodi, suo amico dai tempi del vescovo Radini Tedeschi. Non può quindi accettare. La richiesta gli appare altresì un po’ strana, teatrale! Geremia Virginio ha sposato in prime nozze Emma Biffi [+1942] che gli ha dato sette figli; in seconde nozze la vedova Maria Airoldi vedova Bolognini che porta con sé il figlio Bruno. I tre matrimoni: Marcello con Adelina Carminati; Luigina con Bruno Bolognini, il figlio di Maria Airoldi; Giuseppe con Maria Mazzoleni. I due primi matrimoni vengono benedetti a Medolago il 14 agosto; il terzo a Terno d’Isola, lo stesso giorno. Poi pranzo tutti insieme [a Medolago]»: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 25 gennaio 2008.

574 Proprio la settimana prima aveva iniziato a stendere un rendiconto finanziario relati-vo alle prossime elargizioni ai parenti: «Addì 26.VIII.958 / Con me da Venezia lit. 200.000 / Date / A Virginio Ghisleni lit. 50.000 / A Enrica per casa 100.000 / A don Battista 25.000 / A Gianni Mazzola 5.000 / A Privato per nozze 50.000 / A Enrica per casa 50.000 / A Teresina per serviz. 20.000 / A Aurelia [per serviz.] 20.000 / Ad Alfredo 10.000 / A Letizia 10.000 / A Severo fratello 20.000 / A Enrica 20.000 / [totale:] 380.000 / A Zaverio infine 30.000», AR/Int 3013.

575 Prosegue il lavoro per l’edizione degli Atti della visita borromaica.576 Su questo ormai ultraventennale appuntamento cfr. supra gli appunti del 30 agosto e

3 ottobre 1956.577 Ed è infatti da «Sotto il Monte (Bergamo) 5 agosto 1958» che risultano datate alcune

Note sparse circa il compimento di tutta l’opera che Roncalli pone in apertura dell’ultimo tomo

1958

710

6 agosto, mercoledìUn Padre Croveri Giuseppino viene a consigliarsi per alcune eventuali

informazioni circa il patriarca Mutti.578 Lo aiutai del mio meglio offren-dogli in prestito una raccolta di indicazioni [[di 18 fas*]] per una ampia biografia.579

Alle 12 convito sacerdotale a cui ho invitato i due preti di Sotto il

degli Atti. Qui il patriarca scriveva tra l’altro che era dal 1906 che aveva preso «visione e contatto col “Carteggio della Visita Apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo nel 1575” e mi proposi di tentarne la pubblicazione integrale. Vi ripensai e mi vi preparai per tre anni: e nel 1909 vi diedi principio. Da quegli inizi è trascorso mezzo secolo. Il lavoro seguì con alternative numerose e prolungate di interruzioni e di riprese, variamente determinate dalle prevalenti sollecitudini di ordine ecclesiastico più elevato che il servizio della Santa Sede impose alla mia umile vita, nel prossimo Oriente come Delegato, e in Francia come Nunzio Apostolico. […] I volumi son là. Il primo, tutto studio e fatica personale dell’umile scrivente, era già pronto in fogli stampati e sciolti al chiudersi delle feste centenarie della Canonizzazione di S. Carlo (1910), ma non apparve alla luce che nel 1936 – 25 anni dopo, il che è tutto dire – e con mia presentazione in data 10 aprile da Istanbul (Turchia) dove mi trovavo quale Delegato Apostolico. Il secondo è dell’anno successivo, 20-5-1937, quando d. Pietro Forno aveva iniziata la sua collaborazione. Questo secondo è in realtà la parte II del primo volume comprendente la Visita della Città. Il terzo volume, che è la I parte della Visita della Diocesi, fu composto nel 1938 negli ultimi mesi di vita di don Pietro Forno ed appariva solo nell’anno successivo 1939. Il quarto volume, parte II della Visita della Diocesi, attese la sua apparizione nel 1946, secondo anno della mia Nunziatura a Parigi. A 12 anni di distanza (1958) sono grato al Signore se mi permette di vedere il quinto per la fine di tutta l’opera. Sempre gratissimo del resto in ogni evento. Gli sbalzi della cronologia (1909-1936-1937-1938-1939-1946-1958) dicono, più che non occorra aggiungere, lo sforzo della perseveranza che simili imprese domandano. In condizioni normali cinque anni di buon lavoro avrebbe-ro potuto bastare: ne occorsero invece cinquanta», Gli Atti della Visita Apostolica di S. Carlo Borromeo a Bergamo (1575), II, cit., pp. I-XI (le cit. alle pp. I; V); ripreso in Scritti e discorsi, III, pp. 594-607; alcuni appunti preparatori in AR/Int 2923.

578 Mario Domenico Croveri (1917-1960) aveva emesso la professione perpetua nella congregazione dei Giuseppini del Murialdo nel 1940 ed era stato ordinato sacerdote nel 1944; era insegnante di materie letterarie presso il piccolo seminario di Valbrembo (BG). «Del suo amore alla Congregazione – racconterà un confratello nel 1960 all’indomani della morte – […] era stato colpito l’estate di due anni fa, l’allora Card. Roncalli, Patriarca di Ve-nezia. Dopo una lunga conversazione in una udienza concessagli nel periodo di soggiorno a Sotto il Monte, Colui che dopo soli due mesi doveva diventare Papa, nel congedarlo si disse lieto di aver scorto in lui un grande amore alla sua Famiglia religiosa», P. Mario Domenico Croveri, in «Lettere Giuseppine», 1960, p. 90.

579 Gli aveva scritto il 4 agosto: «Rev. don Croveri. Mi sento ora un po´ fuori centro per darLe pareri circa quanto ella desidera. Però venga qui una delle mattine di questa set-timana. Non ho molto tempo da darle perché questo mio è un riposo fortemente lavorativo. Però avrò il piacere di conoscerla. Certe cose poi sono come le ciliege in un canestro. Come prima impressione non troverei di buon gusto occuparsi dei due Capitoli di Bergamo. Niente di veramente interessante e di edificante. Venga adunque come crede», AR/Int 3018.

1958

711

Monte,580 col prof. Angelo Rossi e col mio nipote don Battista, che si trova con me, da Fusignano.581

7 agosto, giovedìGiornata piena di visite: don Candido [Valsecchi] parroco di Fontanel-

la (Botta). Graditissimo S.E. mgr. Giacomo Testa con Marco Tiraboschi,582 e un Bottini di Bologna: il chierico Bonacina di Carvico, alunno Ceraso-liano.583

A cena invitai i miei cari parenti più intimi Saverio, Alfredo, Giuseppi-no, fratelli: Martino, Zaverio, don Battista, Battista di Giuseppino e Flavio nipoti – Grande pace e letizia cristiana.

8 agosto, venerdìVisite: mgr. Luigi Re che mi invita alla inaugurazione di Notre Dame

di Europa, che non posso accettare,584 don Tino Marchi di passaggio: don

580 Vale a dire il parroco don Pietro Bosio e il coadiutore don Mario Balicco.581 Scriverà il 9 agosto a mons. Battaglia di Faenza: «Don Battista mi ha fatto compagnia

per alcuni giorni. mi conforta il permanere vivo in lui lo spirito sacerdotale che parmi tanto più meritorio in adiunctis. Gran benedizione per lui la presenza e la direzione del suo Arciprete Vantangoli, che deve essere bravo per davvero. Io passo qui in vera tranquillità alcune giornate di riposo lavorativo. Un vero riposo però non l’avremo proprio che al di là di questa povera vita. Sono ben contento di aver passato al Card. Mimmi il calice che il S. Padre in un primo momento aveva offerto al sottoscritto. Se fosse stata obbedienza netta era già per me sacrificio pronto. Il S. Padre lasciandomi a Venezia misertus est mei [Sal 29,11]: e gli sono riconoscente: pur non aven-do rinunziato al segreto della mia pace in avvenire voluntas Dei pax nostra. […] Ieri ho spedito alla S[ocietà] E[ditrice] S[ant’] A[lessandro] le ultime pagine del mio monumentale lavoro Atti della visita di s. Carlo a Bergamo nel 1575. Lo confesso è una grande gioia per il mio spirito. Deus operatur in nobis velle et perficere pro bone voluntate. Per il mio piccolo nome questa è una grazia ed un onore più grande della porpora. Però non nobis Domine non nobis», in baTTa-gLia, Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, cit., pp. 109-110.

582 Marco Tiraboschi, procuratore della Libreria «Pietro Greppi» di Bergamo, agiva sin dagli anni Trenta come fiduciario di mons. Roncalli per i suoi rapporti economici con la famiglia o con persone ed enti della bergamasca; in particolare curava per conto del patriarca l’acquisto di volumi o la sottoscrizione e l’abbonamento a periodici; per i carteggi tra lui, Roncalli, Giaco-mo Testa e don Pietro Forno cfr. g.o. bravi-S. buzzeTTi; F. giupponi, Lettere di Papa Giovanni XXIII nella Biblioteca Civica «Angelo Mai», in «Bergomum», 90 (1995)/3, pp. 69-104.

583 Antonio Bonacina, nato a Carvico nel 1937, sarà ordinato sacerdote nel 1961; studia-va a Roma grazie al lascito della Fondazione Cerasoli dal 1956 e nel 1961 conseguirà la licenza in Sacra Teologia; sarà successivamente insegnante in Seminario (1966-1976) e prevosto di Mapello (1976-1988); dal 1988 è parroco di Brembate Sotto.

584 Dopo le prime esperienze pastorali nella parrocchia di S. Francesca Romana a Milano, don Luigi Re (+1965) si era trovato ad operare a Motta di Campodolcino, in Valle Spluga.

1958

712

Mario Minola parroco di S. Gregorio che trattengo a colazione.Nel pomeriggio sono uscito per visitare i Parroci di Calusco e di Carvico

in condizioni grame di salute…585 E sono tutti più giovani di me. Mio grazie al Signore così buono per me. Però ammonimento a star preparato ad omnia [IC III.15.2].586

13 agosto, mercoledì587

Al Seminario di Clusone.588

Visita all’on. ing. Tarcisio Pacati ammalato. Bravo cristiano: degno nipo-te dei due fratelli Pacati can.co for. e Giov. vic. di S. Lorenzo: l’uno e l’altro profess. in Seminario.589

14 agosto, giovedìA Dorga.590 Grande sorpresa per me di trovarmi a Dorga dopo l’Ago-

sto del 1902 quando vi capitai la prima volta da caporale in zaino in ispalla e per di più consegnato dal capitano Galli coi soldati che erano rimasti

Qui nel 1924 aveva fondato una casa alpina, divenuta nel corso degli anni meta di incontro per giovani interessati ad unire l’escursionismo con occasioni di riflessione spirituale. Si era impegnato nel progetto della costruzione di una statua – alta 14 metri, realizzata dallo scultore Egidio Casagrande – dedicata alla Madonna «Regina d’Europa»: questa verrà infine inaugurata da mons. Montini il 12 settembre 1958. Sull’opera di questo sacerdote di sveda E. berTazzi, Don Luigi Re nella leggenda, Milano 1997; la sua iniziativa viene in ogni caso segnalata dal setti-manale diocesano di Venezia: F. vaLLainC, Nostra Signora d’Europa, in «La Voce di San Marco», 6 settembre 1958, p. 1.

585 Rispettivamente don Luigi Motta e don Angelo Pedrinelli.586 Cfr. supra, appunti del 26 febbraio 1958.587 Dal 9 al 12 agosto l’agenda non viene compilata.588 Don Angelo Rossi ricorderà che «durante la sua visita al Seminario di Clusone (BG)

nei giorni 13-14 agosto 1958, sia durante il pranzo in refettorio dei Superiori, sia in un col-loquio particolare, accennando allo stato di salute precario del papa Pio XII, [Roncalli] uscì con questa espressione: “Preghiamo il Signore che ce lo conservi a lungo. Se dovesse capitare che il Signore lo porti in Paradiso, mi piacerebbe proprio partecipare ad un conclave, eser-citerei la più alta delle mie prerogative come cardinale”. Nel colloquio privato aggiunse: “A me basterebbe aver partecipato al conclave, che il prossimo papa sia bergamasco o no, poco importa”»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., p. 698.

589 Roncalli si riferisce rispettivamente a Pietro Pacati (1873-1942), sacerdote dal 1895, già docente sino al 1939 di Teologia morale al Seminario di Bergamo nonché dal 1912 mem-bro del capitolo della Cattedrale, e al fratello Giovanni (1864-1936), sacerdote dal 1887, già coadiutore a S. Lorenzo e canonico dal 1933.

590 «Si reca a Presolana di Dorga nella villa del Seminario di Lodi, su invito del Vescovo S.E. Mr. Tarcisio Benedetti»: Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/9, p. 344.

1958

713

indietro nella marcia e di cui era toccato a me di curarmi. Ricordi di 56 anni or sono.591 A Dorga tutto fu rinnovato. Resta la chiesa parrocchiale, sempre bella e devota: ma tutto intorno è un incanto. La villa del Semina-rio di Lodi stupenda. Assistetti alla Messa esequiale per mgr. Luigi Fadini di cui pronunciai con semplicità l’elogio rendendo omaggio ai compiti di un buon segretario.592 Diedi l’assoluzione. Mgr. Benedetti vescovo di Lodi disse tanto bene. Convito coi Superiori del Seminario, e conversazione familiare coi chierici. Ore felici e serene per tutti. Poi sempre con don Seno salii al passo della Presolana, discesi per la via Mola sino a Lovere. Di là costeggiando il Garda breve fermata a Tavernola a salutare don Pietro Bonicelli,593 e poi di un colpo solo mi ridussi a Camaitino fra i preparativi della festa dell’Assunta.

591 Si tratta dunque di ricordi risalenti al suo periodo di leva (30 novembre 1901-15 no-vembre 1902): cfr. benigni, Papa Giovanni XXIII chierico e sacerdote a Bergamo, cit., pp. 108-114; sull’episodio specifico si vedano anche supra gli appunti dell’11 novembre 1957.

592 Aveva scritto il 3 luglio precedente a mons. Benedetti: «Ho letto sul “Cittadino” di Lodi la notizia circa la morte di mgr. Fadini. Io lo conobbi bene dal 1905 al 1914. Poi ci vedemmo di raro. Ma in quegli anni fra noi segretari dei Vescovi Lombardi lo ritenevamo già come un candidato alla santità: e intanto edificantissimo esempio a tutti noi. Io l’ebbi sempre in tanta venerazione, per l’insegnamento che egli dava a tutti i segretari vescovili del mondo, da lasciarmi tentare dal desiderio di venire in forma privatissima all’ufficio di trigesima che penso gli verrà fatto da qualcuno <a Lodi> cogliendo io l’occasione del mio ritorno a Bergamo per qualche giorno di riposo, a Sotto il Monte, dopo il 20 luglio corr. Vostra Eccellenza carma, mi dia riservatamente il suo pensiero sopra un gesto che edificherebbe la solidarietà dei segretari vescovili, e non di loro solamente», AR/FSSD X/806.

593 L’anno prima Roncalli gli aveva scritto in occasione dei suoi venticinque anni di presenza a Tavernola: «In queste manifestazioni pur tanto belle ed edificanti del popolo nostro, io preferisco non farmi annunciare né mettermi in pubblico. Chi mi conosce sa anche leggermi nel cuore. Nei miei rapporti spirituali col mio caro don Pietro Bonicelli c’è una intimità di stima e di affezione fraterna che perderebbe della sua vivacità quando prendesse una esteriorità troppo appariscente, come direbbe il buon arciprete Giorgi, di Ta-vernola anche lui, e sonora. Basta alla nostra antica affezione il dirci a bassa voce che noi vi restiamo fedeli, come quando ci incontrammo sui banchi della scuola in seminario, poi collaboratori in quell’opera buona che fu la Casa dello Studente in via S. Salvatore, poi nella ospitalità della casa avita a Vilminore, poi sempre vicini o lontani, l’uno e l’altro intesi a ciò che fu onore e gioia del nostro sacerdozio nella Chiesa del Signore, secondo le disposizioni della sua divina bontà e provvidenza. Venticinque anni di sollecitudini pastorali nella stessa parrocchia, in continuo esercizio di sacre attenzioni al bene delle anime, e di quotidiana pazienza, non fu questo un grande dono, ed un pegno sicuro della grazia che ancora ci ri-serba per l’avvenire del nostro soggiorno breve o lungo che potrà essere quaggiù, in attesa calma e quieta del nostro finale ed eterno ricongiungimento?», lettera del 7 agosto 1957, in giovanni XXIII, Il pastore, cit., p. 347.

1958

714

<Sulla via del ritorno da Dorga breve visita a don Belotti prevosto di Grumello del Monte:594 anche lui un po’ ammalazzato. Però sempre caro e fervoroso>595

15 agosto, venerdì [Assunzione della B.V. Maria]In parrocchia. Tutto assai bene. Mia Messa alle 8. Poi assistetti alla

solenne cantata del prof. don Rossi, e nel pomeriggio ai Vespri e alla pro-cessione in cappa magna. Parlai tre volte e sempre a molta gente toccando in vario tono la gloria di Maria in cielo e la sua presenza sulla terra cavan-done applicazioni pratiche ed incoraggianti.596 Mi fù assicurato che tutti

594 Pietro Belotti (1882-1959), sacerdote dal 1906, già coadiutore ad Adrara S. Martino (1906-1919), direttore della Casa del Clero (1919-1921) e arciprete di Endine (1921-1935) era prevosto di Grumello del Monte – del quale era già stato economo spirituale – dal 1935.

595 Quest’ultimo paragrafo occupa l’ultima parte della pagina d’agenda del 13 agosto.596 Il 10 agosto precedente aveva concluso la stesura del proprio Messaggio per la Festa

dell’Assunta da trasmettere ai fedeli veneziani. In esso indicava che era «intorno allo Speco di Massabielle che si ascoltano più vive le voci della terra intrecciantisi con le voci del cielo. Purtroppo – perché negarlo a noi stessi? – questo incontro, e questo accordo non è perfetto. […] Dispiace tanto il rilievo; ma è proprio da oltr’Alpe, per la penna di pubblicisti e di teologi protestanti: di là, che si è udita anche di questi giorni la espressione in gergo di “pamphlet” circa le Apparizioni di Lourdes, provocante la domanda, come a parodiare le parole della liturgia: “Qui est cette femme? quae est ista? – qui sont ces femmes?”. […] A parte il rispetto alla buona fede vera o presunta di costoro, essi si palesano quali sono, cioè indocili alla verità sfolgorante: indisposti ad ammettere nelle visioni di Lourdes il riflesso della dottrina che il Vangelo, pur fa-miliare alla loro lettura, contiene e dispiega – dottrina storica e teologica – dall’Angelus Domini all’Ecce Mater tua. Veramente anime poverette e cecuzienti, che allo studio delle folle e dei fatti prodigiosi che anche ora continuano a succedere alla Grotta, preferiscono aggirarsi come moscerini in giornate di sole, fra le bottegucce di oggetti religiosi nelle vie di Lourdes, a cercarvi motivi di ammirazione e di scandalo, come se i pellegrini non dovessero apparire ed essere che degli angeli. […] Oh! che grazia è la nostra, miei diletti figlioli, di avere una Madre, e di sentirci uniti intorno a lei, formanti una stessa famiglia nella santa Chiesa Cattolica ed Apostolica, non desiderosi d’altro che di essere lasciati in pace nell’esercizio del nostro sentimento di amore filiale! Oh! tristezza delle case da cui la madre è partita o dove è negletta la sua presenza, come se non contasse per nulla. Tale in verità è la situazione di quelle porzioni pur dense e vaste del mondo cristiano, separate dal centro della cattolica unità, e separate anche fra di loro: e presso le quali il culto di Maria non ha credito: neppure è inteso per quel senso di poesia intima e soave che tanto serve a raddolcire la vita, e ad infondere coraggio nelle ore di maggiore incertezza e di maggiore pena! […] Ricordo un tempo non lontano, in cui ebbe apparenza di vigore un movimento di gruppi etnici, intesi alla armonia dei popoli per mezzo di un vago accordo delle varie chiese separate da Roma e separate fra loro. Niente si ottenne fra i rappresentanti delle Comunità delle Chiese di rito Greco. Meno ancora apparve possibile un’unione colle varie denominazioni delle Chiese Slave, rovesciate poco dopo tutte insieme dalla bufera comunista. Maria, la Madre di Gesù, fu sempre assente da questi convegni effimeri. […] Miei diletti fratelli e figlioli. Che dolcezza e che giocondità nel salutarvi a seguire con me i cori celesti osannanti

1958

715

i cosidetti comunisti di Sotto il Monte parteciparono in perfetta pace e moderazione alla cerimonia: con S. Comunione e presenza alla processio-ne.597 Eccellente Messa di Perosi diretta dal maestro Pagnoncelli – banda musicale di Chignolo. La statua fù condotta su un carro a trazione elettrica con un bel coro di bianche giovinette e fanciulle disposte sul carro stesso e a piedi. Una novità che fù gradita per tutti.

16 agosto, sabato [S. Rocco Confessore]S. Messa a S. Rocco di Bercio con parole di evocazione ed esorta-

zione.598 Nel pomeriggio ricevimento ed accompagnamento trionfale da Camaitino a Cepino, acclamato dalla folla di tutti i paesi del percorso:599

alla gloria della nostra Madre e Regina!»: in «Bollettino», 49 (1958)/7-8, pp. 274-276; ripreso in Scritti e discorsi, III, pp. 608-611. Nella lettera con la quale trasmetteva questo testo al segretario Capovilla, Roncalli, oltre a dirsi come al solito «poco contento» delle sue parole, riconosceva che «il tocco ai Protestanti è poco simpatico e toglie brio alla lettera. Ma è pur verità da dirsi. E pazienza. Ella ne faccia ciò che crede meglio: tagli, cambi, corregga»: XIII anniversario della morte di papa Giovanni, cit., p. 104.

597 Cfr. supra, appunti del 13 agosto 1957. Le righe di Roncalli evidenziano in questo caso come la scomunica comminata dal s. Uffizio nel 1949 agli aderenti al P.C.I. continuasse ad avere – nella diocesi di Bergamo come altrove – applicazioni differenziate. Mons. Capovilla ricorderà molti anni più tardi che già il 30 agosto 1953, accompagnando il patriarca a Sotto il Monte, era rimasto «interdetto e contrariato» di fronte alla concessione della comunione a persone che, in linea di principio, non avrebbero potuto, per le scelte politiche compiute, riceverla: esponendo questi rilievi al patriarca – che continuava a mostrarsi soddisfatto dei suoi compaesani, definiti gente «buona, un po’ rude, di poche parole, ma sana, laboriosa, fedele alla tradizione degli avi» – ne aveva ottenuto una risposta che difendeva l’operato del parroco di Sotto il Monte e disvelava anche l’approccio pastorale del patriarca alla questione: «Figlio mio – aveva indicato il patriarca –, le disposizioni ecclesiastiche in materia sono state necessarie; ne ho condiviso l’opportunità quando furono emanate nel 1949. Ma attenzione, al confessionale si presenta una persona, non il partito, né una ideologia. Questa persona è affidata alla nostra catechesi, al nostro amore e alla nostra inventiva pastorale. Occorre procedere caso per caso, con estrema cautela. Se le impone-te qualcosa in modo drastico, non vi comprenderà, o comprenderà a rovescio; se la respingete, se ne andrà e non tornerà più. Il contadino o l’operaio (l’indotto davanti al cosiddetto dotto) è un po’ diffidente. Allontanarlo equivale a lasciarlo vagare da solo nei deserti dell’aridità»: gio-vanni XXiii, Questo è il mistero della mia vita, I, cit., p. 23.

598 Cfr. supra, annotazioni al 16 agosto 1957.599 Era stato mons. Piazzi, il 31 maggio precedente, a comunicargli «il programma per i

festeggiamenti giubilari al Santuario della Cornabusa. Sarà una settimana di celebrazioni dal 12 al 17 agosto p.v.: parte da tenersi al Santuario rinnovato e parte in Parrocchia. Mi faccio pertanto premura, Eminenza, di significarLe il vivissimo desiderio dei sacerdoti e delle popo-lazioni di tutta la Valle che Vostra Eminenza venga a rendere particolarmente solenni queste celebrazioni, tenendo Pontificale ed Omelia la domenica 17 agosto nella Chiesa Parrocchiale di Cepino, a conclusione della Solenne Settimana», in giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 449.

1958

716

Terno, Ponte S. Pietro: Brembate: Almenno S. Salvatore con mie brevi pa-role alla Parrocchiale: tutta la Valle Imagna esultante.600 Brevi parole di don Minossi vic. for. di Rota fuori!,601 e mia risposta nella parrocchiale.602 Tutta la valle uno splendore in omaggio alla Regina Vallis Imanie. Cena all’Asilo presso la chiesa parrocchiale di Cepino: e tranquillo riposo in canonica fra la care memorie di mezzo secolo fa.603 È consolante constatare come la fedeltà della devozione a Maria sia più che mai viva presso questi buoni Valdimagnini.604

600 Le tre giornate trascorse dal card. Roncalli tra Cepino e il santuario della Cornabusa sono state documentate in Cornabüsa. Angelo Giuseppe Roncalli al Santuario della Madonna Addo-lorata. Reportage fotografico di Dante Frosio, Almenno S. Bartolomeo 2002.

601 Pietro Minossi, nato a S. Pellegrino (BG) nel 1916, sacerdote dal 1940, era par-roco di Rotafuori dal 1956; sarà successivamente cappellano dell’Ospedale di Gandino (1961-64), coadiutore a S. Alessandro in Colonna (1964-65) e a S. Tommaso a Bergamo (1965-81).

602 Nel Liber Chronicus della parrocchia di Cepino, alla data del 16 agosto 1958, è ripor-tato: «Alla sera, ricevimento a Ponte Pietra dell’Em[inentissimo] Cardinale Giuseppe Angelo Roncalli, il quale, giunto nella Chiesa Parrocchiale, ricordò tutti i particolari dell’Incorona-zione della Madonna, avvenuta nel 1908, alla quale egli era presente, come Segretario del Vescovo di Bergamo, Mons[ignor] Radini Tedeschi. Avendo notato i preparativi e l’entusia-smo della gente, si congratulò con i Valdimagnini, chiamandoli “figli degni dei loro padri”»: riprodotto in Papagiovanni. Angelo Giuseppe Roncalli tra la gente della Valle Imagna, cit., p. 20.

603 Si era ormai entrati nella fase conclusiva delle celebrazioni per il cinquantenario dell’incoronazione della B.V. della Cornabusa. Mons. Capovilla ha testimoniato che «per pre-pararsi convenientemente all’incontro agostano 1958, il Cardinale rilesse il capitolo secondo, Valle Imagna, dell’ottimo volume di Sereno Locatelli Milesi: Bergamo Vecchia e Nuova e la Berga-masca, 660 pagine precise e deliziose, magnifico esemplare delle Edizioni Orobiche, messo in circolazione nel 1945, in un momento critico per l’editoria, privo pertanto di cartine geogra-fiche e di figurazioni», Cornabüsa, cit., [p. 7].

604 Roncalli è particolarmente affezionato a queste località, tanto per le memorie che ad esse lo legano sin dall’infanzia, quanto per il fatto più personale dell’antica discendenza dei Roncalli da questi luoghi: negli Appunti per una biografia stesi un anno più tardi scriverà: «Il nome di questa famiglia [Roncalli] lo si trova nelle più antiche pagine della storia ber-gamasca, soprattutto nella Valle Imagna e precisa mente nei comuni di Corna e di Cepino, che hanno ambedue una frazione detta Roncaglia (forse dal nome di ronchi, in dialetto ber gamasco rüc o roncai, dato ai tipici gradoni tagliati nei fianchi della montagna per adat-tare il terreno alla coltivazione della vite). In que sti due paesi si hanno documenti relativi a gente de Roncallis o de Ronchalis fin dagli inizi del 1300. Dalla Roncaglia di Cepino, nel XV secolo, scese a Sotto il Monte un Martino Roncalli, detto Maitino, che edificò la sua casa ai piedi di un poggio. […] Altri Roncalli si staccarono dal ceppo primitivo di Valle Imagna e si diffusero qua e là sul resto del territorio bergamasco e in altri punti d’Italia, prendendo vari soprannomi», in giovanni XXIII, Il Giornale dell’Anima e altri scritti di pietà, cit., pp. 419-420. Su queste notizie era già ritornato in una lettera a d. Gino Marchi dell’11 gennaio 1957, AR/Int 2815.

1958

717

17 agosto, domenicaAlla Cornabusa. Pontificale a Cepino:605 omelia e pranzo con molti pre-

ti e laici – canonici: [Ernesto] Guerini, [Enrico] Rota, [Natale] Consonni, [Federico] Berta e d. Giovanni [Locatelli] – Con me il S[otto] S[egretario] Scaglia e il Senatore Pezzini, l’uno e l’altro carissimi. Con loro salii poi a piedi alla Cornabusa, con qualche fatica ma con buona lena.606

All’arrivo della statua della Madonna, mio ultimo saluto vibrante alla folla con la evocazione cinquantenaria: e buon riposo nel ricordo e nell’amore di Maria Addolorata.

18 agosto, lunedìNotte felice passata alla Cornabusa. Messa alla Grotta ed alcune paro-

le al gruppo dei presenti.607 Discesa un po´ faticosa.

605 «Con la Madonna della Cornabusa da oltre quattro secoli (1510-1958) si distende qui da Cepino in tutta la Valle Imagna, piccola e graziosa, una storia soave e carissima a tutti i figli di terra Bergamasca. Questa storia è intessuta di una variazione vivace di avvenimenti lieti o tristi che la fede religiosa riuscì sempre ad illuminare e a volgere al meglio. […] Ma il fervore religioso della Valle Imagna per la Cornabusa toccò il suo punto più luminoso cinquant’anni or sono – ottobre 1908 – quando il venerato Vescovo nostro, mgr. Giacomo Maria Radini Tedeschi, accogliendo i voti del clero e del popolo Bergamasco oltre che il desiderio unanime dei tanti e innumerevoli devoti della Madonna della Cornabusa, ottenne dalla Santa Sede l’au-torizzazione di incoronare di aureo diadema la piccola statua dell’Addolorata, e del suo Figlio giacente sulle sue braccia materne. Voi crederete alla mia commozione, se vi dico che ho ancora negli occhi quella festa, che io seguii con viva tenerezza di giovane sacerdote. Fu una celebrazione indimenticabile, onorata dalla presenza del grande Cardinale Pietro Maffi, arci-vescovo di Pisa, e dei due prelati monsignori Radini e Marelli; l’uno e l’altro, in successione di vescovi di Bergamo (1905-1914). […] Il popolo di Valdimagna resta solido nella sua fede cristiana e cattolica perché essa è saldata su principi teologici caratteristici: uno la maternità di Maria, consacrata dal testamento di Gesù morente: e l’altro il mistero del dolore umano risolto nella unione con cristo sofferente, e con la Madre sua e nostra, a titolo di redenzione, di salute e di letizia finale per tutti. […] Ed è ben così che si spiega come il figlio della Valle Imagna, dovunque lo si incontri, parla della Cornabusa e della sua Madonna: non già che egli pretenda di godere dei privilegi riservati a lui e negati agli altri cattolici di tutto il mondo, poichè la Madonna è madre di tutti, come di tutti i cristiani cristo è fratello; ma ad indicare una speciale sua vivacità di sentimento, che è legata alla tradizione dei suoi avi e che per lui è grande onore e grande merito di mantenere», La Beata Vergine Addolorata della Cornabusa nel cinquantesimo della incoronazione, 1908-1958. Pensieri al Vangelo della Messa Giubilare, in Scritti e discorsi, III, pp. 612-619 (le cit. alle pp. 612-615).

606 Scaglia rievocherà la giornata trascorsa con il card. Roncalli in Papagiovanni, cit., pp. 251-259.

607 Secondo la cronaca stesa successivamente da don Cesare Carminati, Roncalli, al matti-no, «celebrata la S. Messa, ridiscese per tornare a Venezia, ma accomiatandosi disse: “Tornando alla mia Venezia, porterò nel mio cuore il vostro palpito mariano”», in ibidem, p. 23.

1958

718

Partenza per la Val Brembana col parroco Bosio di S[otto] il Monte. Visita al Parroco Luiselli di Capizzone.608 Arrivo felice a Roncobello ospite del parroco don Franc. Rota con parecchi sacerdoti della forania. Benedi-zione alla Colonia di Cremona: breve sosta a Valnegra con don Gaetano Traini, ed eguale visita all’arciprete Brigenti609 di S. Giovanni Bianco.

19 agosto, martedìRiposo discreto dopo Cornabusa e Roncobello.

20 agosto, mercoledìA Baccanello col clero foraneo.610 Due temi: il Sinodo Veneziano e la

basilica nuova di Lourdes.

608 Giuseppe Luiselli (1897-1963), ordinato sacerdote nel 1921, era stato coadiutore a Peghera, Bariano, Terno d’Isola e parroco a Cassiglio dal 1928; dal 1933 era parroco a Capizzone.

609 Davide Brigenti (1879-1959), sacerdote dal 1906, dal 1928 era parroco di S. Giovan-ni Bianco, dove resterà sino alla morte. Due anni prima Roncalli gli aveva scritto in occa-sione del suo giubileo sacerdotale: «Ero tanto disposto a segnalare la ricorrenza del vostro giubileo, da farmi accarezzare il progetto di venirvi io stesso a trovare, in una visita privata, a San Giovanni, durante l’agosto delle mie vacanze. Ma povere mie vacanze quest’anno: stanno risolvendosi in nulla. […] Ma a Vicenza, a Belluno, come sempre a Venezia il ricordo del mio carissimo don Davide prevosto di S. Giovanni Bianco resta familiare al cuor mio: e domenca 23 io sarò spiritualmente nella restaurata cappella della S. Spina a festeggiare coi vostri fedeli in forma solenne il vostro giubileo sacerdotale. Oh! che grande grazia del Signore per noi: invecchiare, ma tenersi in buona salute, e poter lavorare a servizio di Dio, della sua Chiesa e delle anime. Come siamo rimasti pochi, e quasi soli! In un mio recente passaggio a Sotto il Monte incontrai don Luigi Bonasio, prevosto di Caprino: non lo ve-devo da lunghi anni: ed è vegeto ed ancora robusto. Ma quelli che ci sono passati innanzi, il nostro caro don Negroni di Alzano ecc. ecc.? Guai a ricominciare la litania: io però li ho ben presenti, tutti e ciascuno: ed amo conversare con loro che scorgo a poca distanza, così da poter presto stendere loro la mano, pronto anch’io al passaggio. Questa è la grazia che dobbiamo meritarci dal Signore: tenerci su in grande fervore spirituale e pastorale, ed insie-me considerare gli anni, e mesi, e giorni che ancora ci vorrà concedere, come inchoatio futurae pacis et futurae gloriae. Temere il giudizio del Signore, ma insieme credere fermamente che la sua misericordia sopravvanzerà la sua giustizia: questo è il pensiero che ci conserva nel cuore e nel tratto la letizia sacerdotale più serena, che prolunga nelle anime che il Signore ha posto innanzi a noi l’edificazione il rispetto e l’incoraggiamento. Dunque, caro Prevosto: felicitazioni ed auguri fervidissimi. Per singulos dies benedicimus Deum: come io, umilmente ma fraternamente benedico voi, e tutti i vostri fedeli di S.Giovanni, e le loro famiglie», lettera del 16 settembre 1956, AR/FSSD X/546.

610 «Secondo una tradizione di oltre vent’anni si intrattiene con due conversazioni spiri-tuali col clero delle Vicarie Foranee di Terno e di Chignolo d’Isola nel conventino Francesca-no di Baccanello»: Diario, in «Bollettino», 49 (1958)/9, p. 344; si vedano pure supra gli appunti del 5 agosto 1958, e Pace e Vangelo, I, pp. 141, 343, 570 e 571.

1958

719

Nel pomeriggio a Bergamo incontro alla Casa del Popolo con mgr. Fer-rarese. Visita con lui dell’Alta città e sua ammirazione per le cose inattese vedute: Duomo, S. Maria M[aggiore]: capella Colleoni.

Piacemi sottolineare il convegno coi sacerdoti a Baccanello. Purtrop-po mancavano i parroci di Calusco, Medolago, Suisio, Terno, ecc. Nuovo avviso per me a ringraz. il Signore della buona salute ma tenendomi pron-to a partire. Il sole volge al tramonto, anche per me.

Ricordo il 44 anniv. della morte di S. Pio X, e le ultime ore della vita di mgr. Radini Tedeschi, venerato vescovo mio.611

21 agosto, giovedì<21-22-23: processo Schuster?>Alle 11 mgr. Maini e tre ecclesiastici [della] Curia Milanese per pro-

cesso canonizz. Card. Schuster.612 A pranzo mgr. Mattioli e mgr. [Tullio] Ferrarese che accompagnò con don Carlo alla Ca’ Rossa lo stesso Monsi-gnore.

Cena alle Gerole613 con mgr. Tullio assai lieta e spassosa.

22 agosto, venerdì<Dame del S. Cuore>

611 Cfr. supra, appunti del 20 agosto 1956; aveva ricostruito l’agonia e la morte del ve-scovo di cui era stato segretario all’inizio del secolo in ronCaLLi, Mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi Vescovo di Bergamo, cit., pp. 153-175.

612 L’inchiesta diocesana per la canonizzazione del card. Schuster aveva avuto inizio l’an-no prima e nel 1986 la congregazione per la Cause dei Santi ne decreterà la validità; nel 1994 sarà sancito il riconoscimento dell’eroicità delle virtù di Schuster, che verrà infine proclamato beato da Giovanni Paolo II l’8 maggio 1996. La deposizione di Roncalli, acquisita agli atti del Tribunale diocesano milanese, è stata infine edita in Schuster-Roncalli. Nel nome della santità. Lettere e documenti, a cura di E. Guerriero e M. Roncalli, Cinisello B. 1996, pp. 114-119. In questa sede il patriarca di Venezia affermava di «nutrire una vera venerazione verso il Servo di Dio e ne desi-dero la beatificazione. Io sono convinto che ogni santo ha la sua fisionomia. La fisionomia del card. Schuster presentava indubbiamente una sorpresa per Milano perché era la fisionomia del monaco che non lasciava sospettare la fisionomia del Pastore; quando invece la fisionomia del Pastore si è mano mano spiegata, restava sempre qualche piccola cosa del monaco: questo era detto anche dal popolo, il quale diceva: “È un sant’uomo, ma è sempre un frate”. […] Io più lo guardo e più l’osservo, penso che il Servo di Dio ha cercato veramente di cogliere la perfezione e di portarla non solamente nel suo splendore ma nel suo quadro, nella sua misura: mi ricordo che una volta mi trovavo a colazione con lui a Milano, il Servo di Dio che era reputato che man-giasse come una mosca, invece assaggiava un po’ di tutto e diceva: “Io prendo un po’ di tutto”. In questo ho trovato uno sforzo per non uscire da una santità discreta»: ibidem, pp. 116-117.

613 Cfr. supra, annotazioni al 5 ottobre 1956.

1958

720

A <Villa> Peschiera. Messa alle 8.30. Incontro con P. Filograssi. Al Van-gelo. Cuore Immacolato di Maria: pensieri S. Bernardino e S. Rob. Bellarmi-no.614 Mgr. Giacomo Testa che accompagno a Camaitino <per pranzo> poi a Bergamo in episcopio con S.E. mgr. Piazzi e a Cenate. Vicario Generale di Lodi mgr. Francesco! [ ].615 Breve sosta a Villa Quies dove visito il prof. Cruciani, e addetto alla clinica dott. Silvio Gavazzeni.616 In casa poi intesa con Martino per cambio lavoro. Stanco un poco e con stomaco disturbato.

Avrei visitato volentieri a Villa Quies anche il dott. Antonio Agazzi che mi si disse ivi degente. Ma egli si trova invece alla clinica Castelli e ciò mi domandava un lungo tempo di cui non potevo disporre. Povero dottore che conosco ab infantia!617 Che la grazia del Signore l’assista.––––––––––

Ultimo incontro col prof. Cruciani a Villa Quies.618

23 agosto, sabatoNotte un po’ pesante. Al mattino bicarbonato di soda. Visita di due

giovani Piero Venier! e Biagin! studenti di architettura, lettere di present. a Ing. Angelini.619

614 Gli appunti per l’omelia di Roncalli in AR/Int 3023.615 Fino al 21 giugno di questo anno era stato vicario generale mons. Luigi Fadini; il 25

giugno mons. Benedetti aveva nominato delegato vescovile mons. Alfredo Uggè, che l’11 novembre 1959 verrà ufficialmente designato vicario generale.

616 La clinica di Villa Quies era stata fondata da Silvio Gavazzeni, già istitutore di altre strutture ospedaliere a Bergamo, negli anni Venti: cfr. I cento anni delle Cliniche Gavazzeni. Famiglia, impresa, sanità nella Bergamo del Novecento, a cura di C. Lussana, Bergamo 2004.

617 Il dottor Antonio Agazzi (1885-1958), nato a Sotto il Monte e vissuto a Ponte S. Pietro, medico chirurgo largamente noto nella zona.

618 «Valerio Cruciani, milanese, presumibilmente coetaneo di A.G.R. Roncalli lo stimava e lo sapeva “povero e discepolo di Francesco d’Assisi”. Anima mistica. Docente di ragioneria. Aveva uno studio di ragioneria e di consulenza amministrativa a Milano, in corso Plebiscito. Docente di scuole medie superiori. Insegnò a Milano, Bergamo, Assisi. Trascorse un periodo nelle scuole italiane di Salonicco e del Cairo. Aspirava a trasferirsi a Istanbul durante gli anni della delegazione apostolica di Roncalli. Il ministero della Pubblica Istruzione lo ebbe in grande stima. Era uno studioso, un educatore, un apostolo di carità. Docente a Bergamo negli anni prima e dopo la guerra 1915-1918, conobbe il prof. Don Angelo Roncalli, e fece amicizia anche con i familiari di Sotto il Monte. Agli inizi della “Casa dello Studente” (1918) diede una mano al prof. Don Angelo. Morì presumibilmente dopo la visita del cardinale il 22 agosto»: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 25 gennaio 2008. La presente nota – la cosa è confermata anche dall’impiego di una penna differente rispetto a quella utilizzata in queste giornate – è stata plausibilmente apposta da Roncalli dopo la sua elezione a papa.

619 Il patriarca incontra i veneziani Piero Vernier, nato nel 1935, e Renzo Biasin, nato nel 1937, architetti, che avevano realizzato uno studio sull’Abbazia di S. Egidio di

1958

721

Dopo mezzogiorno don Bepo Vavassori e Giacinto Gambirasio:620 poi Domenico Ambrosioni e Bonomi: due fratelli e don Mario Minola parroco di S. Gregorio.

24 agosto, domenica<Madonna del Bosco>Sempre caro ritorno al santuario della mia infanzia.621 Di là si iniziò

il prodigio della grazia del Signore per me parvus et miserabilis sino all’ono-re che <mi> fu soavità dolcissima [[per me]] di coronare – in nome del Card. Schuster morente [–] quella statua benedetta: 29 agosto 1954, data indimenticabile.622 Mie parole commosse al popolo devoto e alle Auto-rità Civili convenute: prefetto di Como e famiglia, sindaco, ecc. Mi trat-tenni col clero, presieduto da mgr. Ecclesio Terraneo, già Segretario del Card. Schuster. C’era anche – e non lo vedevo da 30 anni – don Enrico Mauri già segret. di mgr. Marelli alla incoronazione della Madonna della Cornabusa:623 8! ottobre 1908.624 Ora intanto al tempio e all’opera di S.M. del Grappa. Oh! gli incontri della vita! Colazione col clero ecc. a mezzo-dì e con don Seno, e coi miei nipoti Zaverio e Angelino, viaggio sino a Bormio e più sù! a Arnoga nella villa montana del Seminario di Como. Ottimo tragitto: Lecco, Lago, Colico, Sondalo, Bormio, etc.

Fontanella particolarmente apprezzato da Roncalli; si veda pure Pater amabilis, p. 44.620 Gli aveva scritto il 12 agosto: «Purtroppo il mio soggiorno qui al paesello non è che

lieve* trasloco del lavoro forte di Venezia, bisognoso di ritiro e di silenzio. Ma una visita del Comm. Gambirasio […] mi sarà carissima. […] Per ogni evenienza amo prevenirla guardando il mio diario, <che> sarebbe il 23 agosto il solo giorno che mi resta in bianco: cioè non fissato per altri impegni», AR/Int 3021.

621 Cfr. supra, appunti del 19 agosto 1956.622 Cfr. Pace e Vangelo, I, pp. 340-341.623 In realtà lo aveva già rivisto il 9 agosto 1955: cfr. Pace e Vangelo, I, p. 561. Enrico

Mauri (1883-1967), sacerdote dal 1908, era stato segretario di mons. Marelli prima a Bob-bio e poi a Bergamo. Rientrato a Milano divenne membro degli oblati dei SS. Ambrogio e Carlo e dal 1918 al 1922 fu assistente nazionale della Gioventù Femminile di A.C. Nel 1922 Roncalli lo aveva incaricato di organizzare l’Opera di S. Pietro Apostolo per il clero indigeno, della quale fu poi direttore sino al 1929. Fondò quindi l’Opera Madonnina del Grappa e diede vita a una famiglia spirituale che venne in seguito riconosciuta come Istitu-to secolare col nome di Oblate di Cristo Re. Tra il 1996 e il 2001 si è svolta la fase diocesana dell’inchiesta per la sua canonizzazione; su di lui si veda r. FaLCioLa, L’uomo che costruiva sogni. Storia di Enrico Mauri, prete, Cantalupa 2004.

624 Rectius 4.

1958

722

25 agosto, lunedìA Bormio-Arnoga. Punto estremo di Italia. Accoglienza di mgr. Bo-

nomini estremamante gentile.625 S. Messa. Parole al Vangelo e Comunione ai Seminaristi. Poi col vescovo visita a Livigno e alla parrocchia Trepalle – la più alta di Europa – parroco Parente! e buoni sacerdoti e religiosi.626 A mezzodì ritorno al Seminario: breve riposo, e felicissimo viaggio anche più gustato che ieri, per la stessa della! comoda strada della Valtellina toccando Tirano dove i miei compagni scesero a visitare la Madonna anche per me che li attesi in auto pregando.627

Fù una gita veramente interessante, piacevole ed istruttiva. Alle 8 della sera eravamo di nuovo a Camatino.

Durante la mia gita venne demolita con un colpo di bomba la vetusta torre Colleonesca di Monte Giglio. Sorpresa e dolore generale per questa distruzione che poteva essere rimandata ancora per lungo tempo.628

26 agosto, martedì [S. Alessandro Martire]Alle Caneve.629 Messa devota in onore di S. Alessandro, e per il def.

sac. Ruggero Romanello perito ieri così tragicamente.630 Ritrovo liturgico con profumo di pietà popolare Mariana: tutto bene e in pace. Tornai da

625 Felice Bonomini (1895-1984), sacerdote dal 1921, era stato nominato vescovo di Terni e Narni nel 1940; nel 1947 era stato trasferito a Como.

626 Dal 1929 la parrocchia di S. Anna di Trepalle, in diocesi di Como, era retta da don Alessandro Parenti, sacerdote dalla forte personalità che ispirerà anche alcune pagine degli scrittori Guareschi e Soldati.

627 Roncalli vi aveva già sostato il 17 agosto 1956: cfr. supra.628 Era stata la Italcementi, proprietaria della cava sul Monte Giglio, a 412 mt. di quota,

dove da secoli svettava la Torre Colleoni – detta appunto anche Torre del Giglio – a demolire questa antica struttura senza alcun preavviso. «La distruzione dello storico monumento – si leggerà su «L’Eco di Bergamo» l’indomani – è avvenuta in clamoroso dispregio a una precisa diffida sia del Comune che della Sovraintendenza ai Monumenti e alle Belle Arti. […] La tor-re faceva parte di una poderosa fortificazione creata da Bartolomeo Colleoni per difendere una vasta zona della riviera dell’Adda sotto il dominio della Repubblica di Venezia. Un tempo esisteva anche un castello addossato alla Torre, andato distrutto nel corso dei secoli a seguito di eventi bellici».

629 Cfr. supra, appunti del 5 ottobre 1956.630 Don Romanello, assistente diocesano degli uomini di A.C., era morto a Brescia il mat-

tino di lunedì 25 in un incidente stradale: ne viene pubblicato un necrologio in «Bollettino», 49 (1958)/7-8, p. 301. Roncalli ne accenna anche nella lettera inviata in giornata a mons. Piazzi: «L’incidente stradale sulla Brescia-Milano presso Ospitaletto. La causa e la vittima un giovane mio prete, Ruggero Romanello, ottimo soggetto, ed una delle mie più care speranze. Il fiat voluntas Dei mi costa assai»: giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., pp. 452-453.

1958

723

Brusico! visitando la cara chiesa del mio battesimo, brutta al di fuori ma tanto più cara dentro <– e fu l’ultima mia visita a S. Maria – >:631 mia in-fanzia, mia prima Messa.632

In giornata continue udienze nel pomeriggio. Fra queste mgr. Barbi-sotti dei Comboniani: novello vescovo:633 signor Gracis e [ ] dell’Eco di Bergamo: contessa Laura Colleoni Pinetti coi figli: baronessa Scotti Maria e Niny coi figli, ecc. ecc. parroco di Fontanella, Parroco Canini e curato Magni di Desenzano con intesa per il 10 e 11 ottobre alla festa di colà:634 di nuovo Ermanno Farina di Carvico. Sempre lavoro allo scrittoio a racco-gliere le mie povere vele per il ritorno a Venezia e tristezza perdurante per la distruzione improvvisa della torre di monte Giglio. Vivo disagio generale contro spirito e metodi della Italcementi.

27 agosto, mercoledìA Calusco. Benedizione della statua restaurata della Madonna in chiesa

grande. Seguì la benedizione delle nozze di mio nipote Privato di Giusep-pe con Giulia Villa: funzione semplice ma ben fatta. Mie parole infine.635

631 La glossa è stata evidentemente apposta da Roncalli dopo la sua elezione a papa.632 Cfr. supra, appunti del 23 marzo 1956 e del 29 luglio 1957; si veda pure il GdA, p. 239.633 Angelo Barbisotti (1904-1972), di Osio Sotto (BG), aveva frequentato il Seminario

Comboniano dal 1922 al 1926. Nel 1928 era stato ordinato sacerdote e nel 1931 era partito in missione per il Sudan; successivamente aveva svolto il suo ministero nella California del Sud e in Ecuador. Qui gli era giunta la nomina a vicario apostolico di Esmeraldas e il 2 febbraio 1958 era stato consacrato vescovo.

634 Già il 5 agosto il patriarca aveva scritto a don Giovanni Canini dell’impossibilità, per i suoi impegni pastorali a Venezia, di aderire all’invito rivoltogli per il mese di ottobre; il 17 agosto, di fronte alle rinnovate insistenze, gli aveva ribadito: «Caro Prevosto, Bisogna che ella si acqueti circa il desiderio di avermi, almeno come persona decorativa in abito rosso alla processione della domenica 12 ottobre. Le domeniche di ottobre a Venezia sono riservate a grandi manifestazioni di pietà Mariana. Pensi se il Cardinale Patriarca può scambiarle per quattro passi di processione a Desenzano al Serio, anche se Desenzano è degno di onore per-ché la Madonna vi ha da secoli fissato uno dei suoi punti di materno incontro coi suoi buoni figli di terra bergamasca»: cfr. AR/Int 3003 e 3006; su questo si veda pure la lettera a mons. Piazzi del 26 agosto 1958 in giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 452.

635 Privato Roncalli ricorderà nel 1969 che quando si era recato dal «vicario coadiutore, don Egidio Locatelli per combinare il matrimonio a cui avrebbe assistito il Servo di Dio, il vicario con parole un po’ minacciose (parlava di scomunica, di maledizioni, ecc.) mi incaricò di dire al Servo di Dio che lo voleva a Calusco per una festa intera e non per alcune ore. Io rimasi sorpreso dal modo di esprimersi del vicario e lo riferii a mio padre, il quale a sua volta lo riferì al Servo di Dio. Lo zio anzitutto disse che nessun prete poteva scomunicare, che non bisogna preoccuparsi di eventuali maledizioni e certo mostrò dispiacere del modo con cui il vicario si era espresso, tanto che se ne risentì fisicamente per un giorno intero, disposto a sposarmi nella

1958

724

Mi trattenni poi in casa parrocchiale intorno al prevosto don Luigi Mot-ta posto in cattive condizioni di salute. Feci del mio meglio per confortare questo degno sacerdote che fù già mio alunno in Seminario e si trova a Calu-sco da 50 anni e seppe farsi stimare e amare. Mi trattenni anche a colazione coi sacerdoti e con le notabilità del paese ingranditosi a dismisura in questi anni. Presenti il sindaco Airoldi, e il direttore della Italcementi sigr. Crema-schi che mi diede prova di dignità e di garbo. Tornato a Camaitino, cure, saluti e preparazione del ritorno a Venezia, calmo ma ben affacendato.

28 agosto, giovedì [S. Agostino Vescovo Confessore e, Dottore della Chiesa]

A Pavia e a Tortona con don Seno e Zaverio.636 Arrivai alle 10 a Pavia per il Pontificale a S. Pietro in ciel d’oro. Accoglienza del vescovo mgr. Al-lorio calda e squisita.637 Idem presso gli Agostiniani. Molta gente: bel Pon-tificale preceduto da un incontro col Card. Ottaviani di passaggio da Pavia. Mio discorso al Vangelo. Il pensiero [[d]] e l’ammonimento confortatore di S. Agostino per ciascuno, per la Chiesa, per il mondo intero.

Bel convito presso i Padri: ma troppo lungo.638

Alle 16 partenza per Tortona. Breve sosta a Voghera per un saluto alla casa degli Orioniti:639 e a Tortona dove l’ingresso fù solennissimo. Mie parole in cattedrale: cena familiare con mgr. Melchiori arciv.640 presente il Card. Siri,

sua cappella, pur di evitare ogni inconveniente. Lo zio era impegnatissimo, per cui non poteva accettare il desiderio del vicario, tanto che dovette anticipare di qualche ora il mio matrimonio perché doveva recarsi a Tortona»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pon-tificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., p. 832; su questo si vedano supra gli appunti del 1-2 agosto 1958.

636 Rievocherà gli eventi di questa giornata il 29 agosto 1962: cfr. Pater amabilis, p. 426.637 Carlo Allorio (1891-1969), sacerdote dal 1916, era stato nominato vescovo di Pavia

nel 1942.638 Cfr. supra, appunti del 15 agosto 1957.639 Voghera era sede di una delle case dell’Opera della Divina Provvidenza fondata da

don Luigi Orione (1872-1940, canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2004), alla fine dell’Ot-tocento per dedicarsi all’educazione cristiana dei ragazzi; l’Opera aveva poi conosciuto una diffusione internazionale, stabilendo sedi anche in Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Palesti-na, Polonia, Stati Uniti e Gran Bretagna. Sulla nascita e la diffusione di questa congregazione si vedano i sei tomi de Don Luigi Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza: documenti e testimonianze, Roma 1984-1998.

640 Egisto Domenico Melchiori (1879-1963), sacerdote dal 1901, era stato nominato ve-scovo di Nola nel 1924; dieci anni più tardi era stato trasferito alla sede di Tortona; nel 1949 gli era stato conferito il titolo arcivescovile ad personam.

1958

725

sempre amabili! per il suo collega. Seguì il ricevimento delle Autorità una per una con molto garbo. E più tardi il trionfo indimenticabile intorno alla gigantesca statua della Madonna della Guardia, innanzi alla basilica.641 Due discorsi bellissimi di mgr. Melchiori e del Cardinale di Genova.

29 agosto, venerdìGrande giornata presso gli Orioniti. Fino alle 1.30 di notte dalla mia ca-

mera stetti a guardare la porta della Basilica, sempre fiotti di gente. Stamane mi si disse che 30 confessori lavorarono sino a quell’ora. Alle 8 celebrai la S. Messa: immenso popolo. Alle 10 assistetti in cappa alla Messa Pontificale di mgr. Angeleri v[escovo] ausiliare.642 Mio discorso al Vangelo: i 4 splendori: semplicità, umiltà, sacerdozio, sorriso di Maria. Ne fui contento. Pranzo grande nel cortile del Seminario degli Orioniti. Seguì la visita alla Mostra cittadina dei prodotti di Tortona col sindaco e col Generale Zavattari mio antico amico di Istanbul.643 Il gesto fece buona impressione. Poi attesi la grande processione sulla piazza della cattedrale: moltitudine immensa: mie ultime parole di salu-to e di incoraggiamento alla fedeltà di Tortona alla tradizione dei padri. Con mgr. Melchiori salii al Seminario di Stezzano. Ottima accoglienza da tutti: e notte riposante.

30 agosto, sabatoA Stezzano. Seminario di Tortona. Notte buona: S. Messa coi semi-

naristi, con parole alla fine e del Vescovo, incomparabile per gentilezza e saggezza. Ambedue questi Prelati Bresciani Bonomini e Melchiori mi lascia-rono incantato. Ritorno mattinale a Venezia, per la via di Pavia. Passammo da Caravaggio e fui lieto di averlo mostrato a don Carlo Seno.644 Passando da Lodi arrivammo a Rivolta d’Adda, dove fui ammirato della Casa Gene-rale delle Suore Adoratrici fondate dal ven. Francesco Spinelli presso la cui bella tomba fui ben contento di pregare. Come il Signore lavora i suoi

641 Il card. Roncalli era stato infatti invitato a Tortona per benedire insieme al card. Siri la statua della Madonna (14 mt. di bronzo fuso rivestito d’oro), opera di Narciso Cassino, che doveva essere collocata sulla torre appositamente costruita sul Santuario della Madonna della Guardia.

642 Carlo Angeleri (1894-1979), sacerdote dal 1921, era stato nominato ausiliare di Tor-tona nel 1948.

643 Il primo incontro tra i due risale al 7 novembre 1939, quando Zavattari era giunto ad Istanbul come addetto militare: cfr. Vita in Oriente, I, p. 748.

644 Cfr. supra, annotazioni al 4 ottobre 1956.

1958

726

Santi!645 Ivi incontrai parecchie anime sacerdotali distinte. Verso le 16 dopo aver visitata la parrocchiale di Rivolta molto interessante: mi rimisi in viaggio che fù felice.

Alle 21 giungemmo felicemente a Venezia.

5 settembre, venerdì646 [Cattedra di S. Lorenzo Giustiniani]Povero mio S. Lorenzo Giustiniani. Io l’amo tanto e qui lo veggo così

poco onorato. Poco in confronto dei suoi meriti e del mio desiderio.647

Oggi ebbi ospite carissimo il tribolato arciv. di Ferrara mgr. Natale Mosconi: lo confortai col calore della mia fraternità. Egli del resto è tanto degno di ogni riguardo: innocente, spirituale, fervoroso come è.648

645 Francesco Spinelli, nato a Milano nel 1853 da una famiglia bergamasca a servizio dei marchesi Stanga, era stato ordinato sacerdote nel 1875. Aveva intrapreso alcune attività di apo-stolato e di assistenza ai poveri nella bergamasca e nel 1882, dopo l’incontro con la giovane Caterina Comensoli, fondò l’Istituto delle Suore Adoratrici, che si prefiggevano appunto come scopo principale quello dell’adorazione eucaristica. In seguito ad un grave dissesto finanziario che lo aveva coinvolto aveva lasciato la diocesi di Bergamo ed era stato accolto da mons. Bono-melli nel clero di Cremona; si insediò quindi a Rivolta d’Adda, dove proseguì la sua opera, allar-gandola particolarmente all’attività oratoriale e all’assistenza per gli infermi e gli anziani. Morì il 6 febbraio 1913 ed è stato beatificato da Giovanni Paolo II a Caravaggio il 21 giugno 1992.

646 Dal 31 agosto al 4 settembre l’agenda non viene compilata.647 L’attenzione del patriarca verso il santorale veneziano resta fortissima: qui emerge so-

prattutto il rammarico per la freddezza – nonostante le recenti celebrazioni dell’anno giustinia-neo – mostrata dai fedeli della Laguna verso il protopatriarca; cfr. supra anche gli appunti del 5 gennaio 1958.

648 Natale Mosconi (1904-1988) era stato ordinato sacerdote nel 1927; nel 1951 era stato nominato vescovo di Comacchio e, nell’agosto 1954, arcivescovo di Ferrara: guiderà questa dio-cesi sino alle dimissioni nel 1976; su di lui si vedano S. vinCenzi, Momenti dell’episcopato di mons. Natale Mosconi, Lagosanto 2004, e A. zerbini, La diocesi di Ferrara (1954-1976), in Il Vaticano II in Emilia-Romagna, cit., pp. 321-366; cfr. anche gli appunti del 14 aprile 1955 in Pace e Vangelo, I, p. 490. Pochi giorni prima mons. Mosconi, la cui diocesi era stata investita dal caso Giuffrè, aveva spedito alla s. Sede una lettera per presentare le sue dimissioni dalla carica di arcivescovo di Fer-rara e si era ritirato nel monastero benedettino di Praglia; venutolo a sapere, Roncalli lo aveva fatto cercare da mons. Capovilla – presentatosi al monastero, avendo chiesto di vedere mons. Mosconi, il segretario del patriarca si era sentito rispondere: «qui non c’è nessun arcivescovo di Ferrara» – e, una volta accolto a Venezia, lo aveva convinto a recedere dalla sua decisione; in pari tempo il patriarca aveva contattato telefonicamente mons. Dell’Acqua e ottenuto che questi intervenisse presso il prefetto della Concistoriale Mimmi affinché la lettera di Mosconi venisse ignorata, come effettivamente avvenne: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 22 gennaio 2008. Roncalli riceverà Mosconi anche il 27 settembre successivo: cfr. «Bollettino», 49 (1958)/10, p. 403. Differentemente da ciò che era accaduto a Ferrara così come a molte altre diocesi e a numerose congregazioni religiose il patriarcato di Venezia, anche grazie alla sapiente prudenza di mons. Macacek, non verrà colpito dal caso Giuffrè: «Rouffrè! – attenti!», appunta il patriarca su un’agendina nell’aprile 1956: in AR/ISR, f. «Venezia».

1958

727

Altre udienze: Parroco che mi regalò un libro e che spero di rivedere: un sacerdote di Lecce prof. a Molfetta, certo De Simone. Mi voleva in nome di mgr. Beltrame e subito a Molfetta per un congresso ivi dei Seminaristi in materia di Unione della Chiesa: poi certo dot.* Gius[eppe] Boxich presenta-to da P. Montico come direttore in desiderio dell’Ospedale di Verona. Tra il ricevere, il conversare con tenzione! di spirito e lavorare colla penna e colla testa, a sera mi sentii un po’ stanco, che non mi impedì però di combinare con mgr. Loris temi e programmi per tutto questo settembre.

S. Laurenti sis mihi propitius.

11 settembre, giovedì649

Notte turbata dalla caduta del soffitto innanzi alla piccola capella.650 Alle 7 mia S. Messa tutto solo nella grande. Seguirono poi parecchie udienze: Questore Pace che parte per Roma. Bravo uomo e di buon sentimento: sigr. dott. Previtali di Monte Albano e tenore Martinelli:

649 Dal 6 al 10 settembre il patriarca non compila l’agenda. Il Diario, edito in «Bollettino», 49 (1958)/10, p. 402, segnala in particolare che il 7 Roncalli «celebra la messa nel santuario della Madonna del Pilastrello di Lendinara (Rovigo) accolto dall’Ecc.mo Vescovo diocesano Mr. Guido Maria Mazzocco, e dalle Autorità civili della provincia. A sera giunge a Caorle per presiedere alle celebrazioni mariane della forania»; l’8 «celebra la Messa prelatizia nel Duomo di Caorle – amministra la Cresima – assiste pontificalmente alla messa cantata – e alla sera, al santuario dell’Angelo conchiude la processione sul mare: rivolgendo ripetutamente la sua pa-rola ai fedeli». Il 12 settembre si indirizzerà proprio all’arciprete di Caorle mons. Marchesan per esprimere la propria soddisfazione per la recente visita: «Rev.mo e caro Arciprete, voglio aggiungere una parola scritta a quella che le lasciai a voce partendo lunedì sera da Caorle. Pa-rola di vivo compiacimento per il magnifico successo delle sue giornate Mariane: che furono edificazione ed incoraggiamento per tutto il nostro patriarcato. Ho ben seguito con occhio lieto e sereno il contegno di tutti e di ciascuno: folla sempre devota e pia: giovinezza vibrante di schietta devozione appresa in casa, e portata su dallo zelo sacerdotale presso l’altare: Auto-rità civili molto distinte, degne e gentili: cara compagnia di bravi sacerdoti per particolari titoli legati di affetto a Caorle: tutto questo ed altro mi diede pienezza di gioia. Che dire della trion-fale processione sul mare e sulle rive, culminante innanzi al santuario dell’Angelo? Monsignor Scarpa, l’Arcidiacono del Capitolo, conduttore dei nostri pellegrinaggi, diceva con me, ed io convenivo: – Questa è manifestazione ben comparabile alle più solenni di Lourdes, e sotto alcuni aspetti – il mare: le barche: e la compatta testimonianza di una intera popolazione – le supera! Caro Monsignore! Diamone insieme grazie ed onore a Dio benedetto, che riempie di consolazione i collaboratori fedeli del buon apostolato Mariano, che è fiore di apostolato del-le anime per Gesù Salvatore. Ad Jesum per Mariam! Ancora una volta benedico di gran cuore pastore, cooperatore e fedeli di Caorle pia e fedele. Venezia, lì 12 settembre 1958, +Angelo Giuseppe Card. Roncalli Patriarca», in Il compiacimento del Patriarca per le feste Mariane di Caorle, in «La Voce di San Marco», 20 settembre 1958, p. 2.

650 Era caduto un po’ d’intonaco nella zona antistante la cappella del patriarchìo: Testimo-nianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 22 gennaio 2008.

1958

728

ottimi, ottimi!![:] mgr. Spavento mi informa bene dei lavori in corso, con osservazioni circa persone e circostanze ben a proposito.651

Nel pomeriggio mi recai con d. Loris a S. Pietro di Feletto per veder-vi i lavori di sistemazione della villa già Walter ed ora patriarcale anche nell’uso. Li curò don Tino Marchi, e trovo che furono fatti bene e me ne compiacqui.652 Nel ritorno sostammo alla nuova chiesa S. Pio X a Trevi-so parlando cogli ingegneri padre e figlio. Non comprendo il sistema di tutti gli angoli a punta. Nel complesso è vasta.653

Mi recai al Seminario di Treviso per incontrarvi in segno di rispetto e di augurio il nuovo Vescovo mgr. Mistrorigo che parmi si avvii bene.

13 settembre, sabato654

Mattinata ben nutrita di udienze.655 Alle 15.30 partenza in auto con mgr. Schiavon e con Guido [Gusso] verso Faenza.656 Voltammo in varie direzioni, con strade belle e brutte, preoccupati di cercare le tracce della Romea.657 Verso le 18 eravamo alla basilica di Pomposa che però potem-mo appena sogguardare, lasciando il desiderio di ritornare. Prima im-pressione stupefacente.658 Egualmente colpisce la vastità dell’orizzonte,

651 Mons. Spavento era venuto a riferire circa i lavori che interessavano il riassetto dell’ex patriarchìo di S. Pietro di Castello, ibidem.

652 Cfr. supra, appunti del 29 aprile 1958.653 Riemergono le perplessità del patriarca – qui volutamente contenute – sulle espres-

sioni artistiche contemporanee, accantonate solo in occasione della consacrazione della ba-silica di S. Pio X a Lourdes pochi mesi prima. Dopo la beatificazione e la canonizzazione di Pio X erano via via aumentate – particolarmente nel Veneto – le parrocchie a lui intitolate: per un primo censimento cfr. A. niero, Nel suo nome settantotto parrocchie, in San Pio X a cento-cinquant’anni dalla nascita (1835-2 giugno-1985), supplemento a «Famiglia Cristiana», 5 giugno 1985, 23, pp. 118-120.

654 Il 12 settembre l’agenda non viene compilata.655 Il Diario segnala che il patriarca «riceve il col. Ezio Lepori dei Carabinieri. Alle ore 11

celebra la Messa alla “Salute” per il pellegrinaggio Triveneto della Unione Donne di A.C. nel cinquantennio di fondazione. Amministra la Cresima», in «Bollettino», 49 (1958)/10, p. 402.

656 Roncalli vi si dirige perché invitato da mons. Battaglia per l’apertura del Congresso Mariano diocesano.

657 La strada statale Romea, che unisce Mestre a Ravenna, ricalcava un tratto del tracciato dell’antica via creata dai romani che collegava Venezia a Roma.

658 Tra il VI e il VII secolo si era insediato a Pomposa un nucleo di monaci benedettini che aveva scelto questa zona proprio per la sua lontananza dagli altri grandi centri abitati. Il complesso monastico da essi fondato ottenne nel 1001 la totale autonomia, poi rafforzata da donazioni e privilegi. Pomposa, collocata sulla via Romea, divenne un centro monastico di prim’ordine, dotato di una ricchissima biblioteca, meta anche di celebri visitatori, quali Dante

1958

729

la moltitudine dei canali, i segni della invasione del Po. Toccammo vari punti: Codigoro, Ferrara, Ravenna, Lugo e prima ancora Bagnocavallo. La campagna divenuta vero giardino a misura che penetra la Romagna. Scambio di nomi fuori di Lugo e rettifica a S. Agata. Arrivati a Faenza quando il Vescovo Battaglia finiva la cerimonia vespertina. Canto del «Veni Creator[»] e Bened. col S.S. Parole di mgr. Battaglia e, mia risposta coram populo, cortese e incoraggiante.659 In episcopio ottima accoglien-za e cena fraterna, presenti anche: Mgr. Gianfranceschi di Cesena, Carra-ra di Imola, e il Vescovo di Sarsina.660 <Inaug. di due mostre: Missionaria e Arte Sacra. Questa dell’A[rte] S[acra] specialmente interessante>

14 settembre, domenicaA Faenza. Notte felice: Dalle prime luci preparaz. dell’Omelia già

ben avviata a Venezia. Mio Pontificale con lettura [[Ma]] dopo la copiosa

Alighieri e s. Pier Damiani. Dopo la piena del Po della metà del XIII secolo il territorio circo-stante l’abbazia divenne paludoso e malsano, al punto da spingere i benedettini ad abbandonare la struttura e a rifugiarsi a Ferrara. Iniziò così la decadenza di Pomposa e nel XVII secolo il complesso monastico divenne una parrocchia della diocesi di Comacchio. Alla fine dell’800 l’abbazia fu acquisita dal demanio dello Stato e prese avvio il suo lento recupero.

659 Mons. Battaglia riferirà che l’arrivo a Faenza del card. Roncalli fu segnato «da diver-tenti contrattempi. Doveva essere ricevuto ufficialmente dalla varie Autorità nella parroc-chia di S. Agata sul Santerno, ai confini della Diocesi. Invece, avendo cambiato itinerario per una sosta a Pomposa, venne fino a Felisio, a pochi chilometri da Faenza, dove era pure molta gente ad attenderlo per il suo passaggio, previsto dal programma. Una bambina gli presentò un mazzo di fiori. Ed Egli, convinto di essere a S. Agata, ringraziando la bambina disse: “cara fanciulla, il tuo omaggio gentile mi ricorda s. Agata, la protettrice di questa parrocchia”. E cominciò a parlare della Santa. Avvisato dell’errore, tornò subito indietro fino a S. Agata, salutò le autorità, la popolazione, invitandola a farsi ripetere da quelli di Felisio il discorso fatto su s. Agata, perché Lui doveva correre a Faenza, dove era atteso da tempo in Cattedrale. Infatti era cominciata la funzione di apertura del Congresso, che doveva essere inaugurato da Sua Eminenza con parole di circostanza e con la benedizione eucaristica. E intanto si pensò di recitare il Rosario; il Duomo era affollatissimo; poi, visto il ritardo, io iniziai a predicare, nella speranza di vederlo arrivare da un momento all’altro. Finalmente sento un brusìo in fondo alla chiesa, si spalancano le porte ed entra il Cardina-le: respirai! Arrivato al presbiterio, gli rivolsi parole di benvenuto, dicendomi lieto di poter salutare l’antico mio maestro, l’amato collega, lo studioso, il fedele servitore della Chiesa, ecc. Egli, dopo aver risposto al mio saluto con una battuta (temeva che allungassi gli elogi come litania dei Santi) e dopo aver ringraziato il popolo, accennò le finalità e l’importanza del nostro Congresso, esortandoci a celebrarlo con fervore, e impartì la benedizione euca-ristica»: baTTagLia, Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, cit., pp. 47-48.

660 Carlo Bandini (1894-1989), era stato ordinato sacerdote della diocesi di Faenza nel 1920; nel 1953 era stato nominato vescovo di Sarsina, dove resterà sino alle dimissioni nel 1976.

1958

730

lettera Pontificia, della mia Omelia.661 Ad Jesum per Mariam. Eucarestia e N[ostra] S[ignora] d[el] S. Sacramento.662 Cerimonia solenne e devota: e partecipazione viva del popolo – Colazione in casa. Nel pomeriggio: mi recai a Fusignano la parrocchia di mio nipote don Battista,663 dove trovai tutto molto bello: bel paese: campagna circostante fiorentissima e ben coltivata: nuova chiesa ampia e magnifica [[che]] da superare ogni mia aspettativa.664 C’erano più di 100 ammalati come a Lourdes: parlai loro, e

661 «Al Vangelo – ricorderà mons. Battaglia –, prima che Egli cominciasse la sua omelia, io lessi una lettera veramente bella e profonda di Sua Santità Pio XII, inviataci in occasione del nostro Congresso [cfr. Congresso diocesano eucaristico-mariano, Faenza, 14-21 settembre 1958. Documentazione e atti, Faenza 1959] […]. Finita la mia lettura, il Card. Roncalli dichiarò te-stualmente: “Dopo la lettera del S. Padre io dovrei fare come S. Bonaventura. Egli era stato incaricato dal Papa a comporre l’Ufficiatura ad onore del Corpus Domini. Lo stesso incarico aveva ricevuto s. Tommaso D’Aquino. Quando s. Bonaventura alla presenza del Papa in Or-vieto ebbe ascoltato l’Ufficiatura composta da s. Tommaso la trovò così bella, che stracciò addirittura la sua. È quello che dovrei fare io, ma io non sono umile come s. Bonaventura, e vogliate aver la bontà di ascoltarmi”. E lesse la sua omelia», baTTagLia, Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, cit., p. 48.

662 «Nelle feste cristiane, in queste più solenni che hanno al centro l’Eucaristia – indicava Roncalli nella sua omelia –, è sempre bello e utile per noi farci introdurre da Maria, che è ve-ramente la grande e luminosa porta del cielo, e della felice porta: coeli janua, et terrae felix porta. […] Questo congresso, preparato da un anno intero di vibrante ed edificante applicazione, si adorna del duplice titolo di Eucaristico e Mariano […]. Amo subito dirvi come su questo duplice argomento due rilievi si impongono alla mia, alla vostra attenzione. Il primo: le mani-festazioni centenarie di Lourdes […]. Il secondo rilievo: la speciale distinzione dei molteplici rapporti tra Gesù Sacramentato e Maria, di cui il Beato Eymard, membro distintissimo del clero Francese, ormai avviato sulla strada della completa glorificazione anche liturgica, intravvide in tutto il suo fulgore gli sviluppi teologici e mistici quali egli riassume in una breve invocazione, fatta entrare ormai nella pratica dei fedeli, come nuovo titolo di implorazione: Nostra Signora del SS.mo Sacramento, pregate per noi. […] Il B. Eymard lasciò scritto che mettendoci al seguito di Gesù non si lascia mai Maria, e questo bel titolo di Nostra Signora del Sacramento ci mette tutti in ginocchio, come fanciulli seguenti l’esempio della loro buona madre, innanzi al grande mi-stero di amore del suo benedetto Figliuolo Gesù», Gaude, Faventia: Faenza, Esulta! Solenne giornata Eucaristico-Mariana, in Scritti e discorsi, III, pp. 627-633 (le cit. alle pp. 627-629).

663 Aveva preannunciato la sua prossima visita in una lettera a don Vantangoli dell’8 agosto: «Mgr. Vescovo Battaglia mi ha assicurata una mezza giornata libera per Fusignano. Sarò tanto lieto di approfittarne, ma prego che tutto passi senza grandi cerimonie, in multa simplicitate et humilitate»: A 25 anni dalla visita di Papa Giovanni a Fusignano, cit., p. 15.

664 Il giorno successivo osserverà che «riguardando questa terra di Romagna così bella, così ricca, così ben coltivata, l’occhio scorge dappertutto nuove chiese fra le nuove case. Sono il segno della ripresa della nostra pacifica battaglia, del trionfo di Cristo che ritorna sulle spalle del popolo. Il tempo che talora si spreca in divagazioni ed in deplorazioni inutili e fastidiose, vuol essere meglio impiegato in fervore di buone opere di pietà, di cultura, di assistenza sociale, di Vangelo che non invecchia, ma resta fiamma viva di giustizia, di carità e promessa ben sicura di vera prosperità e di vera pace»: Meditazione al clero faentino. La vita eucaristica del Sacerdote, in Scritti e discorsi, III, p. 640.

1958

731

li benedissi uno per uno. Visitai in seguito coll’ottimo arciprete Vantan-goli le costruzioni in corso dell’asilo e patronato, nonché lo stabilimento di pantofole, di una società di cui è presidente il sigr. Grossi. Credo <che> questa visita paziente e compiacente ha potuto fare a questa buona gente più bene che ogni altra manifestazione. Seguì la cenetta presso l’arciprete Vantangoli e felice ritorno a Faenza.

15 settembre, lunedì [Sette Dolori della B.V. Maria]A Faenza – notte bianca dalle ore 1.30 alle 5.30665 – per prepararmi il

discorso al Clero sulle tracce del «Quinque puncta» utilissime recitanda.666

Alle ore 7 fui pronto per la Messa ai Seminaristi. Mie parole sui dolo-ri di Maria: applicazioni semplici di pietà religiosa per un giovane alunno del Seminario.

Alle 10.30 mia relazione al Clero accorso numeroso e assai rispettoso. Svolsi i «quinque puncta» del Gratiarum actio post Missam. Pare con sod-disfazione generale.667 Ascoltai poi con viva [[soddisfazione]] aderenza

665 Cfr. supra, appunti del 15 maggio 1958. 666 Roncalli si richiama a un’antica sequenza il cui testo, come ricordava lo stesso

patriarca, non era rinvenibile «sempre e in tutte le edizioni, nel Canone delle preghiere offerte alla pietà episcopale e sacerdotale»: Meditazione al clero faentino, cit., p. 636. Questo il testo dei Quinque puncta ante, vel post communionem utilissime recitanda: «I – Detestor et abo-minor omnia et singula peccata mea, et omnium aliorum commissa an initio mundi usque in hanc horam, et deinceps usque ad finem mundi committenda: et si possem, impedirem per gratiam Dei, quam supplex invoco. II – Laudo, et approbo omnia bona opera, facta a principio mundi usque in hanc horam, et deinceps usque in finem mundi facienda: et, si possem, ea multiplicarem per gratiam Dei, quam supplex invoco. III – Intendo omnia facere, dicere et cogitare, ad maiorem Dei gloriam, cum omnibus illis bonis intentionibus, quas Sancti unquam habuerunt, vel habebunt, vel habere possunt. IV – Ignosco et dimitto ex toto corde meo omnibus inimicis meis, omnibus me calumniantibus, omnibus mihi de-trahentibus, omnibus quocumque modo mihi nocentibus vel volentibus mala. V – Utinam omnes homines salvare possem moriendo pro singulis! Libenter id facerem per gratiam Dei, quam propterea suppliciter imploro, et sine qua nihil possum». L’allora delegato apo-stolico Roncalli li aveva già illustrati durante la messa celebrata il 1° gennaio 1939, presen-tandoli come «programma di vita religiosa»: Vita in Oriente, I, p. 617; da papa, il 5 maggio 1962, correderà la loro recitazione di un’indulgenza plenaria fissandone le condizioni di acquisizione: Quinque puncta ante vel post Communionem utilissime recitanda Indulgentiis locupletan-tur, in «Acta Apostolicae Sedis», 54 (1962)/7, p. 409. Capovilla ricorderà poche settimane dopo la morte di Giovanni XXIII che «li ebbe familiari, quei cinque punti, da vescovo, car-dinale e patriarca, da papa: detestare il male, favorire il bene, sacrificarsi per la gloria di Dio, perdonare e salvare gli uomini. Particolarmente dimenticare il male ricevuto e perdonare di cuore ai propri detrattori»: CapoviLLa, Giovanni XXIII. Quindici letture, cit., p. 189.

667 «Ora voi conoscete, miei venerabili sacerdoti, – indicava il patriarca al suo uditorio – quanto sia ricco il florilegio delle preghiere tolte dai Salmi, dalle voci dei primi Padri, e dai

1958

732

del mio spirito al suo, la relazione di mgr. Marco Farina prevosto delle Grazie di Bergamo, mio giovanetto penitente del Seminario di Bergamo: sul tema della parrocchia. Anche di lui il clero si mostrò assai soddisfat-to: e lo meritava più che di me. Seguì convito generale in Seminario: poi visita a S. Maria antiqua e alla tomba di S. Pier Damiano in cattedrale,668 e partenza per Venezia dove giunsi alle ore 21. Deo gratias.

16 settembre, martedìQualche udienza: preparazione per la festa di giovedì a Castelfranco.

Revisione della omelia in latino e della sua versione in italiano.Speriamo bene. Il Santo [Pio X] ci segue da lungo e certo segue la

purezza delle mie intenzioni.669

sospiri dei dottori antichi e moderni – da sant’Ambrogio a sant’Alfonso – sotto la indicazione generale della “Præparatio” e della “Gratiarum actio post Missam”. E vedete un poco che cosa attira la mia attenzione da qualche tempo. Al termine delle varie formule suggeriteci ve ne è una che non è propriamente preghiera, ma può divenirlo: è una semplice dichiarazione accompagnata da richiami, o punti, ritenuti di una grande utilità per lo spirito “ante vel post missam utilissime recitanda”. […] In essi io scorgo, come in cinque grandi quadri, il riflesso delle idealità e del-le direzioni ascetiche della vita Eucaristica, egualmente appropriate ai prelati, che ai semplici, vecchi e giovani sacerdoti. […] Sono dunque certamente più che punti, cinque grandi quadri. Nel primo quadro: la coscienza e l’orrore del peccato che invade il mondo intero. Nel secondo: la esaltazione di tutte le opere buone. Nel terzo: la ricerca della volontà e della gloria del Signore in tutto, come contributo alla perfezione spirituale di ciascuno. Nel quarto: la grande e divina legge del perdono, base fondamentale della vera civiltà, cioè dei rapporti tra i componenti la umanità rigenerata in Cristo. Nel quinto: la fiamma dell’apostolato missionario per la conversione di tutto il mondo a Cristo, e con ciò la contemplazione finale del trionfo, in Cristo, della civiltà e della pace universale», Meditazione al clero faentino, cit., pp. 635-637.

668 Pier Damiani (1007-1072) era morto a Faenza ritornando da Ravenna, dove si era recato per risolvere la crisi causata dall’interdetto che Roma aveva lanciato contro la città colpevole di aver appoggiato l’antipapa Cadalo. Era stato inizialmente sepolto nella chiesa del monastero benedettino di Santa Maria Vecchia fuori porta e nel 1826 i suoi resti erano stati traslati nella cattedrale faentina. Il patriarca si era richiamato a Damiani, proclamato dottore della Chiesa da Leone XII nel 1828, anche nel corso dell’intervento tenuto il gior-no prima: Gaude, Faventia: Faenza, cit., pp. 632-633. Mons. Battaglia ricorderà come «nel pomeriggio, prima di lasciare la nostra città, volle recarsi ancora una volta in Cattedrale per pregare nella cappella di S. Pier Damiano. E dopo aver sostato brevemente, andandosene, uscì in questa frase: “Che il Signore ce la mandi buona!”. Oscuro presentimento?»: baTTa-gLia, Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, cit., p. 50.

669 In giornata scrive a mons. Battaglia per inviargli il testo dell’omelia tenuta a Faenza il 14 settembre e preannunciargli l’invio a breve della «divagazione sui Quinque puncta della con-ferenza ai sacerdoti. Il ritorno di ieri sera fu bello, e senza incidenti. Ora penso a Verona e agli Esercizi Spirituali che seguiranno quel Congresso. Che il Signore ci assista e ci santifichi. Io sono ancora commosso per la edificazione che mi diede tutto quanto vidi a Faenza. Stiamo preparati e vigilanti, Deus adiuvabit nos, et corda nostra sua gratia replebit»: baTTagLia, Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, cit., p. 111.

1958

733

17 settembre, mercoledìAnche questa fù giornata di preparazione.670 Alcune visite ufficiali.

Espressione di cortesia che toccano sempre il cuore di qualcuno a cui finiscono per giovare in lumine vitae et charitatis.671

18 settembre, giovedìLa giornata del Centenario della Ordinazione di S. Pio X a Castel-

franco è riuscita al di sopra di ogni attesa.672 Tutti i Vescovi presenti meno Verona, Vicenza, Gorizia e Trieste che si scusarono.673 In più vi erano mgr. [Poma] di Mantova, [Gianfranceschi] di Cesena [Mosconi di] <Ferrara> ed altri. Ecclesiastici [[compresi]] <secolari e> anche i reli-giosi circa 2.000:674 e tutti compresi di dignità e di gioia. Un vero trionfo, di una significazione eloquentissima. Io cantai la Messa: il clero accom-pagnò Kirie, Gloria e Credo della Missa cum jubilo con un Gregoria<no> che rammenterò finché vivo, perfetto, imponente commovente.675 Mia omelia in Latino, forse poco capita da molti ma seguita con inappunta-bile attenzione.676 Fù un atto di omaggio a Pio X restauratore del Canto

670 Invia la traduzione italiana dell’intervento che avrebbe tenuto il giorno dopo a Castel-franco a mons. Pisoni: AR/Int 3036.

671 Il Diario segnala che Roncalli «all’Isola di San Giorgio visita i lavori del Congresso Internazionale di Filosofia. Riceve la Presidenza diocesana del Gruppo Laureati di A.C.»: «Bollettino», 49 (1958)/10, p. 403.

672 Nel messaggio col quale presentava la celebrazione ai fedeli veneziani, Roncalli indica-va che essa costituiva una sua personale proposta, «amabilmente» assecondata dall’episcopato triveneto: Invito del Cardinale Patriarca al clero secolare e regolare del Patriarcato, in «Bollettino», 49 (1958)/9, pp. 306-307. Il 31 agosto precedente – chiedendo a Dell’Acqua l’invio di un messag-gio del papa per la celebrazione – il patriarca aveva indicato anche che «questo convegno epi-scopale e sacerdotale vuole essere un omaggio al sacerdozio in se stesso, ed all’inclito Pontefice che dall’umile cappellanìa di Tombolo al Soglio di Pietro lo illustrò con lo splendore della dot-trina, con la santità della vita e con lo zelo pastorale indefesso e multiforme»: AR/Int 3029.

673 Rispettivamente i monss. Urbani, Zinato, Ambrosi e Santin.674 Il Diario registra la presenza di 17 vescovi «e parecchie centinaia di sacerdoti del clero

secolare e regolare»: «Bollettino», 49 (1958)/10, p. 403. 675 Sulla predilezione roncalliana per il canto gregoriano si vedano supra anche gli appun-

ti del 24 aprile, 15 maggio, 5 giugno e 16 luglio 1958; il patriarca aveva motivato la scelta del gregoriano per «dare tutti insieme la pienezza del gaudio di Pastori di queste inclite e gloriose Chiese Venete, che custodiscono per il presente e trasmettono tesori innumerabili di fede robusta, di pietà religiosa, di apostolato cattolico», Invito del Cardinale Patriarca al clero secolare e regolare del Patriarcato, cit., p. 307.

676 «Si compiono ormai in questa stessa data odierna del 18 settembre non già i cinquanta, ma i cento anni da quando l’umile ma giovane e vigoroso don Giuseppe Sarto veniva elevato

1958

734

Gregoriano, ed alla S. Sede che continua ad insistervi.677

alla dignità sacerdotale per le mani del vescovo di Treviso monsignore Antonio Farina. […] Così uscì da Riese, modesto villaggio della Marca Trevigiana, il figlio di Francesco Sarto e di Margherita Sanson, da una famiglia povera di risorse materiali, ma fecondissima di prole sana e robusta, e di ricchezze spirituali. […] Purtoppo ai nostri dì le antiche famiglie di levitica tribù ricche di figli e di benessere materiale, appartenenti ad elevata posizione sociale non amano più – se non per rara eccezione – offrire i loro fiori più belli al servizio dell’altare. E pur sarebbero così preziosi ad ornamento del sacro rito, e del ministero pastorale. Perciò accade che il Signore si volga ai figli della campagna, e disponga che a loro vengano affidati gli alti uffici, più nobili e più grandi, come chiamò il giovanetto Davide da pastori di Betlemme, come scelse i profeti e gli apostoli fra i figli dei pescatori per affidare loro il magistero e il governo spirituale del mondo. […] Venerabili fratelli nel sacerdozio, lasciateci sperare che il primo frutto della celebrazione centenaria del sacerdozio di San Pio X sarà il fervore rinnovato nel clero giovane ed anziano per la coltivazione delle vocazioni ecclesiastiche e religiose nella nostra terra Veneta ed in tutta Italia. […] A ragione noi lo veneriamo sempre più nei nostri templi Veneti, perché giorno per giorno veniamo scoprendo in Pio X le ricchezze misteriose di natura e di grazia che superano di gran lunga l’aspetto singolare di quella humanitas personale e caratteristica sua che colpì la fan-tasia popolare, ma minaccia di rimpicciolire la figura di lui, volta a volta salutato come “le curé de campagne”, oppure il “Papa tutto religioso”, dove il complimento sembra limitare i confini della sua testimonianza e del suo genio divinatore. Ciò che colpisce in quest’uomo, ex hominibus assumptus, è la chiarezza del disegno di generale ricapitolazione in Cristo, che egli concepì fin dai primordi del suo ministero a Tombolo e a Salzano: da poter dire che egli parlò, scrisse e visse ininterrottamente nella stessa atmosfera spirituale ed apostolica: e che le linee caratteristiche del suo Pontificato si intravvedono già nei primi vent’anni di sacerdozio: si definiscono a Mantova e a Venezia: e si completano dal 1903 al 1914 sul Soglio di Pietro. […] Un secolo è passato da quella sacra immolazione veramente sacerdotale di Giuseppe Sarto. Otto Papi si sono succeduti sulla Cattedra di Pietro: avvenimenti di straordinaria portata hanno sconvolto il mondo e più volte rifatto la carta geografica delle nazioni. Ma il punto fermo segnato da Pio X con ardore apostolico, con intrepidezza di pastore universale, ci fa dire che il piccolo Samuele di Riese si lasciò condurre dalla voce e dalla mano di Dio: ed elevato alla dignità altissima di Romano Pontefice emulò i suoi più grandi predecessori, e solo per un istante parve che ne rimanesse schiacciato. Poi, con il passo sicuro della gente di campagna, intraprese il suo cammino. E fece una strada lunga, difficile e martoriante, che sbalordì quanti credettero che il figlio del cursore comunale si esaurisse tutto nell’offerre dona et sacrificia pro peccatis. Di fatto egli fece questo in modo eminente, e fece tutto il resto, di cui una sola impresa basterebbe alla sua gloria ed immortalità. Impedì alla scienza di falso nome di manomettere il patrimonio della rivelazione e della tradi-zione, e stroncò con decisione che parve audace i rinnovati tentativi di allargare lo scandalo e lo scisma del protestantesimo: salvò la libertà della Chiesa, di cui fu geloso […] Radunò le leggi sparse che attestano la millenaria saggezza della Chiesa Romana e ne fece un codice unico. […] Ebbe altissimo il senso dell’evangelizare pauperibus: e richiamò con voce forte e decisa, e adattò ai tempi moderni le prescrizioni del Concilio Tridentino relative al catechismo ed alla sacra predicazione», Omelia del Card. Angelo Giuseppe Roncalli Patriarca di Venezia alla messa pontificale, in «Bollettino», 49 (1958)/9, pp. 311-318; ripresa in Scritti e discorsi, III, pp. 646-657; per la versione latina cfr. in AR, b. 24, f. «Jo. XXIII, Scritti (Originali e copie), 1958, giugno-ottobre».

677 Il 22 novembre 1903 Pio X aveva promulgato il motu proprio Tra le sollecitudini con l’intenzione di procedere ad un riordino della materia musicale nell’ambito delle funzioni li-turgiche; Pio XII a sua volta aveva affrontato l’argomento nell’enciclica Mediator Dei del 1947

1958

735

19 settembre, venerdìSempre occupazioni da bos triturans [cfr. Dt 25,4; 1Cor 9,9; 1Tm

5,18].678 Poi la preparazione della Omelia per Verona.Scrivo tutto io stesso. Il paziente don Loris raccoglie, assesta e anco-

ra ci intendiamo per la preparazione definitiva.In verità non sono malcontento del «Nobiscum Deus» preferito ad altri

richiami d’ordine teologico.679 Per la seconda parte mi servì bene il Faber sulla fine del suo bel volume sul S. Sacramento, ad illustrazione dei 7 mi-steri Eucaristici: S. Messa, S. Comunione: Benedizione, Visita al SS. Sa-cramento, Esposizione, Viatico, Processione.680 Che il Signore ci aiuti.

20 settembre, sabatoSabato di onore in preparazione alla grande festa di Verona.681

Partimmo: solo con mgr. Schiavon verso le 15 in ferrovia. Ed ivi arrivammo alle 16: io ero in rosso con rocchetto e porpora. Ricevimento

e nell’enciclica Musicae sacrae disciplina del 1955. Da ultimo, il 3 settembre 1958 – Festa di S. Pio X –, la congregazione dei Riti aveva pubblicato l’Instructio de Musica sacra et sacra Liturgia ad mentem litterarum encyclicarum Pii Papae XII «Musicae sacrae disciplina» et «Mediator Dei», in «Acta Apostolicae Sedis», 50 (1958)/13, pp. 630-663 (il commento datone da p. Antonelli o.f.m. viene ripreso dallo stesso «Bollettino», 49 [1958]/10, pp. 383-390).

678 A questa data risale anche una lettera a Giorgio La Pira, già suo ospite a Venezia, che gli aveva scritto pochi giorni prima: «Ho gradito assai – scriveva il patriarca – la sua comunicazione datata dalla Natività di Maria, e vi ho scorto un raggio di quella luce che batte sul cuore di ogni uomo di buona volontà, confidente in Dio, e misericordioso nei confronti dei suoi fratelli. Le dirò in confidenza che, da quando il Signore mi condusse sulle vie del mondo all’incontro con uomini e popoli di ispirazione e di civiltà diversa da quella cristiana, che è somma grazia per noi, ho ripartito le “ore” quotidiane del Breviario, così da abbracciare nella supplicazione sacerdotale, pubblica ed ufficiale, l’Oriente e l’Occi-dente, assegnando parte ai popoli della Grecia, della Turchia, ed alla nobilissima Gallorum Gens. Questo basta alla buona intesa del nostro spirito, mio caro professore La Pira: ed alla partecipazione mia alle sue iniziative di vero apostolato», AR/Int 3037.

679 Cfr. infra, appunti del 21 settembre 1958. L’invocazione «Nobiscum Deus» tornerà per ben quattordici volte nell’omelia.

680 Roncalli si dedicava alla lettura e alla meditazione delle opere di Frederick William Faber (1814-1963) sin dagli anni di seminario: negli appunti di un ritiro del dicembre 1903 aveva definito Il Santo Sacramento, ovvero le opere ed i modi di Dio – che disponeva nell’edizione di Marietti del 1875 –, un «aureo libro»: cfr. GdA, p. 211; a Verona lo richiamerà come «un insigne scrittore ed asceta familiare alla mia giovinezza»: Nobiscum Deus»: Il Congresso Euca-ristico Diocesano a Verona. Omelia del Patriarca: «Nobiscum Deus», in Scritti e discorsi, III, p. 665; cfr. anche Pace e Vangelo, I, pp. 183 e 393.

681 Il patriarca vi si reca su invito di mons. Urbani per partecipare al Congresso eucaristi-co diocesano: cfr. Atti del secondo Congresso eucaristico diocesano, Verona 14-21 settembre 1958, Arti grafiche delle Missioni africane, Verona 1959.

1958

736

assai onorevole alla Stazione con tutte le Autorità e moltissima gente. Ci recammo per breve visita in cattedrale: di là in episcopio per la inau-gurazione del vecchio salone dei Vescovi dipinto dal Brusasorci.682 Mgr. Urbani sempre gentile: mia risposta. Incontro coi sindaci dei vari comuni a Verona: tutti sono bravi cattolici.683 Mie parole incoraggianti anche per loro.

21 settembre, domenica<a Verona>Notte tranquilla. Grande giornata. Alle 9 preparazione del Pontifica-

le a S. Anastasia. Poi processione alla cattedrale col clero in solennità. Ivi rito solenne. Mia omelia: Nobiscum Deus, letta a voce chiara, e mi dicono, bene intesa.684 Pranzo presso le Suore Campostrini [[x]].685 Troppo lun-go infine.686 Nel pomeriggio processione solennissima. Verso la fine sul largo di Porta Nuova, spettacolo incomparabile. Io accompagnai [[l’in]] il S.S. sul carro apposta preparato. Al termine dall’alto di Porta Nuova, ultimo saluto a N.S. e a Verona veramente fedelissima, nobilissima, re-ligiosissima. Spettacolo difficile a riguardare e ad esprimere. Il cuore ne

682 Nell’opera del pittore Domenico Riccio (1516-1567), detto il Brusasorci, si per-cepiva l’influsso di artisti quali il Parmigianino, Giulio Romano e Paolo Veronese; le sue opere principali si trovano tutte a Verona, città nella quale era vissuto sin dalla nascita.

683 È un cenno di compiacimento per la geografia elettorale della regione, saldamente dominata da giunte a guida democristiana.

684 «Dio con noi! Parole sublimi son queste, che esprimono il punto centrale e più alto della ineffabile dottrina contenente, nel Libro Sacro dei due Testamenti, l’augusto, il misterioso congiungimento del divino con l’umano, del cielo con la terra, dell’eterno col temporale. No-biscum Deus. L’ora della redenzione è giunta. L’Angelo Gabriele nel suo colloquio con Maria e nelle sue confidenze con lo Sposo di lei ne pronuncia il benedetto nome: il Verbo di Dio che si fa uomo, si chiama Emmanuele, cioè: Dio con noi. La vita terrena di questo Figlio di Dio e Figlio di Maria fu una conversazione cogli uomini fino alla morte redentrice. Sparito dagli occhi degli uomini, egli resta presso i suoi a continuare con loro l’opera sua: vi resta sotto le specie di pane e di vino fonte di grazia perenne, vi resta nel Sacramento Eucaristico in opera continuata di santificazione. Tre grandi, tre divine opere: la creazione, la redenzione, la santificazione di compiono sotto uno stesso auspicio: Nobiscum Deus»: Il Congresso Eucaristico Diocesano a Verona, cit., pp. 658-669 (la cit. a p. 658).

685 Questo istituto – la cui denominazione ufficiale era «Sorelle Minime della Carità di Ma-ria Addolorata» – era stato fondato a Verona da Teodora Campostrini (1788-1860) nel 1818 con finalità principalmente educative; aveva ricevuto l’approvazione del vescovo di Verona nel 1831 e quella della s. Sede nel 1833 e nel 1848. Nel 1921 esso aveva abbandonato la forma claustrale adottata inizialmente.

686 Cfr. supra, appunti del 15 agosto 1957.

1958

737

conserverà la felicissima [[esp]] rimembranza in eterno.687 E per quelle centinaia <e migliaia> di anime che vi assistettero, l’edificazione sarà [[eterna]] indimenticabile.

A sera ero a Venezia tutto inebriato e rapito.

28 settembre, domenica688

687 «Lo spettacolo che voi offrite oggi allo sguardo di questi venerabili Vescovi che presiedono alle diocesi consorelle, così illustri quanto la vostra Chiesa Veronese – indi-cava Roncalli nel suo saluto finale –, e di quanti qui convennero per associarsi al vostro vibrante omaggio di fede e di amore a Gesù, Re immortale dei secoli, strappa una esul-tante parola di commossa ammirazione. In verità: Vidimus mirabilia hodie [Lc 5,26]. […] Il secondo Congresso Eucaristico Diocesano, giunto a questo suo vertice trionfale odierno, permette di confidare non solo nella robustezza di fede e di carattere dei Veronesi, ma nel rinnovamento e generoso impegno di ciascuno di essi di santificare la vita in tutte le sue manifestazioni private e pubbliche, per la penetrazione ed il rifiorimento di tutto ciò che la civiltà cristiana insegna, impone ed esalta. […] Piacemi stasera ricordare la più celebre conversazione di Gesù nel giorno del suo trionfo: In die resurrectionis: con due discepoli suoi sulla via di Emmaus. A misura che egli parlava, i cuori di questi pellegrini si infiammavano e si commuovevano. Il senso arcano, e insieme la sicurezza dell’eloquio di Gesù, a ricordare le sofferenze patite nei giorni innanzi, come condizione e pegno di un trionfo senza fine, li aveva particolarmente emozionati. […] Miei cari figli di Verona! Nell’episodio richiamato, la storia si ripete. Su vario tono, ci si vuol far credere che la giornata di Cristo attraverso venti secoli accenna ancora una volta al tramonto. Altre idee, altre ispirazioni, tutte però in-tese semplicemente alla bassura delle preoccupazioni e delle vicende materiali, vorrebbero scoraggiare il cristiano credente, e infiacchire la sua fede nel Cristo e nella Chiesa sua, che ne è il prolungamento nei secoli. […] Figli di Verona! Nella emozione che prende anche il mio spirito in questo momento, formulo la preghiera e il voto che la benedizione di Gesù che conchiude queste mirabili giornate del Congresso, resti nei cuori, nelle famiglie e nelle istituzioni, resti nei liberi Comuni e nelle Parrocchie e soprattutto, come nel centro propul-sore di tutte le attività della diocesi, su questa antica Verona, non come saluto languente di qualcosa che sta per finire, ma come aurora luminosa di nuove giornate, che la cristianità vuole vivere nella grazia, nell’onore e nella letizia del Cristo vittorioso e della Madre sua benedetta e benedicente con Lui ai figli suoi», Al popolo di Verona. Ancora parole di saluto benedicente, in Scritti e discorsi, III, pp. 670-672.

688 Dal 22 al 27 settembre Roncalli non compila l’agenda. Sono gli stessi giorni in cui partecipa nella casa dei pp. Cavanis di Col Draga di Possagno a un corso di esercizi per il clero veneziano dettato da mons. Signora, invitato dallo stesso patriarca nel maggio prece-dente (cfr. AR/FSSD X/796); di questo stende alcuni rapidi appunti in GdA, pp. 442-445; tra le carte del patriarca si trovano pure gli appunti predisposti dal patriarca per i suoi colloqui con i presbiteri presenti: «Pensieri per i sacerdoti / Quattro cose importanti per un sacerdote[:] buona testa / cuore mite e puro / carattere felice e disciplinato / lingua be-nedetta e benedicente / Buona testa / È di la che si giudica l’uomo. Chiarezza di percezione, e giudizio pratico fine e discreto. Ciò che dispiace e nuoce: per lo meno non [[costruisce]] <edifica>: è <la> singolarità di presentazione e <qualche forma> di bizzarria: la specie non deve schiacchiare l’individuo: ma neppure l’individuo deve riuscire ingombrante. È

1958

738

A Padova.689 Altra giornata trionfale a chiusura del Congresso Eucarist.

male quando all’elogio di un ecclesiastico si deve aggiungere: è [[x]] <certamente bravo e degno>, ma è un originale: <si> è presso chè! sicuro che non sarà un elemento costruttivo. Il ministero a cui attendiamo è di carattere vasto, che non può riuscire se non perché risulta da elementi compatti, specialmente sui principi generali della attività sociale. [...] Queste sono sempre buone regole per formare delle buone teste sacerdotali. In qualche materia c’è l’abitudine di chiamare sempre in colpa i [[x]] giovani: non ricordando che la storia è lunga: e che 50 anni or sono si era alle stesse condizioni di oggi e forse anche peggio: e che entro 50 anni <con> chi verrà dopo di noi si sarà daccapo. Sono punti massimi che si ripetono quanto alla loro accettazione*, e quanto alla loro contraddizione: così fù ed è del Decalogo e del Vangelo. Sono gli uomini che nella loro variazione e successione sono chiamati a far giudizio e a ricondursi alla legge eterna, non per contraddirla, ma per farle onore. Purtrop-po la più grande frattura dell’ordine intelettuale viene ancora dalla Rivoluz. Francese, e dalle idee Egheliane! da cui coloro stessi che le professano che sono per loro una catena e un cilicio. Questo uomo, l’homme che i Francesi hanno sempre in bocca, ha finito col dare anche al linguaggio consueto e familiare alla gente nostra, ai giovani laici specialmente il tono e il significato delle origini. In fondo sono les droits, la majesté de l’homme che consi-dera come svaniti i sogni dicono loro dei diritti di Dio e del Cristo. E questo è un contagio che com[pro]mette facilmente testa e polmoni. Il richiamo è perciò necessario per noi sacerdoti, giovani e anziani. Non ci si intende sui principi di arte: e vedete come bisogna sopportare tutte le stranezze perché questa è l’arte dei tempi. In filosofia incominciamo a dar ragione ed a convenire su ciò che è contraddizione aperta colla filosofia perenne. Anche per il latino si diventa impazienti: Dove andiamo? Dove andiamo? L’Autorità della S. Chie-sa insiste, iterum atque iterum, et proh dolor v’è chi attesta che in paesi di altra letteratura il latino torna in onore nella cultura ecclesiastica, mentre è motivo di impazienza nei nostri stessi seminari. Su questa materia degli studi ecclesiastici presso di noi quante buone osser-vazioni verrebbero opportune. Piacemi l’accenno in queste giornate commemorative del centenario del Sacerdozio di S. Pio X. A misura che il segreto si disvela la figura del gran Papa si offre a noi con espressioni inattese che ci spiegano la reale vastità della sua cultura ecclesiastica, e la sua grande testa magnifica e robusta si adorna di un nimbo inatteso di alta dottrina. Una lettera intima di lui arrivata fino a me dalla maturità del suo ministero pasto-rale di parroco e di Vescovo attesta che egli <deve> ai primi anni della sua vita pastorale di Tombolo, quando il ministero gli era più tranquillo e meno pressante l’essersi applicato agli studi ecclesiastici, e di averne approfittato come capellano di Tombolo, più che da chierico nell’insigne Seminario di Padova. Cuore mite e [[puro]] semplice / Il Rabbi non ci ha detto il Discite a me[?] [Mt 11,29]: se non per la mitezza e per quella umiltà che si accompagna alle anime grandi e veramente buone: il card. Schuster p.e. della cui vita ascoltammo i tratti salienti – Ricorderò il mio incontro per la consacrazione episcopale di mgr. Kurtef a S. Paolo. Sempre presenti a noi stessi: guardarsi da ogni scatto. Basta uno per compromettere ogni buona opinione. E fuggire la doppiezza. È necessario che chi ci osserva e ci segue sen-ta di potersi fidare di noi. Ciò non esclude che <alla semplicità> si aggiunga l’accorgimen-to. Prudentes sicut serpentes[,] simplices sicut columbae [Mt 10,16]. Un[’]attenzione speciale merita la conoscenza e l’esercizio della buona creanza. Molti preti ne hanno bisogno. Dolore del vescovo quando deve riconoscere che sovente la delicatezza manca e sente il rimprovero dei laici alla mala educazione dei preti», AR/ISR, f. «Venezia».

689 La partecipazione alla conclusione del V Congresso Eucaristico diocesano di Pa-dova era l’ultimo di una lunga serie di impegni extradiocesani per Roncalli: forse era anche

1958

739

Diocesano.690 Duomo gremito per il Pontificale, presenti 12 Vescovi. Mia omelia sulla Triplice presenza di Gesù: reale: sacramentale: mistica: forse un po´ lunga ed alta: ma molto seguita.691

La processione della sera in proporzioni indefinite. Io accompagnai dal carro: tutto ben preparato e riuscito. Raduno finale a Prato de la! Val-le: mio ultimo discorso vibrato e ben seguito: la pronuncia e l’audizione, dicono, perfetta. Il complesso permise la concentrazione devota del mio spirito senza distrarmi per nulla.692

Questa dimostrazione fù una bella corona della pietà intensa e cre-dente del popolo Veneto tutto quanto. Che consolazione per me se

la stanchezza per un anno particolarmente intenso che lo aveva indotto nelle giornate precedenti a scrivere che «l’avanzarsi degli anni dovrebbe impormi maggiori riserve nell’ac-cettare impegni di predicazione extra la mia diocesi. Debbo scrivere tutto prima, e questo mi costa, oltre alla umiliazione costante che io sento della mia pochezza. Che il Signore mi aiuti e mi perdoni», GdA, appunti del 22-26 settembre pp. 444-445.

690 Gli atti sono stati pubblicati in Gesù vivente nell’Eucaristia. V Congresso Eucaristico Diocesano, Padova 1957.

691 «La dottrina del Sacramento Eucaristico amiamo vederla oggi convergere nei suoi tre punti più luminosi: voglio dire nelle tre presenze del Corpus Christi: corpo di Gesù Fi-glio del Padre celeste e Figlio di Maria: 1) La presenza storica che allietò e santificò il mondo intero durante trentatre anni; 2) la presenza eucaristica, che sotto forme che solo la sapienza divina poteva trovare è sensibile su tutte le lande e oltre i mari; 3) La presenza mistica, che riassume la ineffabile penetrazione di grazia, che tocca le singole anime componenti la vastissima famiglia della Chiesa cattolica. Lasciatemi dire, miei diletti fratelli e figliuoli: si tratta di comunicazioni di grazia, che superano e vincono le incertezze della terra, per la virtù di questa triplice presenza del Signore, e sono slancio, incoraggiamento, dispiegamen-to di ali verso le cose più eccelse», Congresso Eucaristico di Padova. Omelia della Messa pontificale, in Scritti e discorsi, III, pp. 683-692 (la cit. a p. 684).

692 «Questo Prato della Valle ancora una volta è come il parlamento delle libere genti Patavine, qui convenute dalla direzione civile di otto province […] a rendere omaggio a Gesù Figlio di Dio e Figlio di Maria, a riversare in lui la piena dei sentimenti, delle ansie e dei propositi per il presente e per l’avvenire: a raccoglierne l’estrema parola, a conclusione del V Congresso Eucaristico Diocesano, che nobilmente corona un anno intero di preghiera, di studio, e di vibrazione di anime intorno al sacramento dell’altare. […] Lo spettacolo che sta innanzi agli occhi fa pensare alle turbe di Palestina, che seguivano Gesù, anelanti, sì, di ricevere da lui il pane del miracolo, ma soprattutto assetate del suo insegnamento e della sua grazia. […] Anche noi cerchiamo Gesù; anzi l’abbiamo trovato e siamo uniti a lui. Non abbiamo dunque motivi di rat-tristarci per qualche prova dolorosa che si prolunga, e per il rumore che fanno alcuni forsennati echeggianti l’antico “crucifige” e il “nolumus hunc regnare super nos”. Non temiamo. Gesù è salito al cielo: ascendit in coelum: anima e corpo: quell’anima e quel corpo che il Verbo Divino aveva assunto per la redenzione del mondo. Ma è rimasto sulla terra con il suo spirito, e nella persona del papa, suo rappresentante visibile: e vi è rimasto sotto le specie Eucaristiche nel Sacramento del suo amore», Chiusura del Congresso Eucaristico di Padova, in Scritti e discorsi, III, pp. 693-697 (la cit. alle pp. 694-695).

1958

740

potessi riuscire a qualche cosa di somigliante qui a Venezia dove pur si tenne nel 1897 un Congresso Euc[aristico] di cui leggevo gli Atti da gio-vinetto di 16 anni che ero.693

5 ottobre, domenica694

S. Messa ai Gesuati.695 Vi trovai raccolta molta gioventù degli istituti vicini. C’era pure lo stato maggiore degli U[omini] C[attolici] guidati dal com. Battagel!: cristiano così esemplare. Mie parole circa il modo di recita-re il S. Rosario: meditando più <che> borbottando.696

Nel pomeriggio con Loris e con Schiavon mi recai a Eraclea dove vidi la bella processione in onore di Maria e ne attesi il ritorno. La bellissima chiesa rigurgitante in pienezza come a Verona e come a Padova. Chiude-vano la settimana Euc. Mariana. V’erano i Parroci delle 7 parrocchie della Foranìa. Parole di occasione ricordando Lourdes e i benefici di questa devozione. Passammo a Jesolo: un po’ meno gente perché parrocchia più

693 Roncalli confidava di poter celebrare un Congresso eucaristico a Venezia – e ne aveva fatto cenno anche a Pio XII – sin dal suo arrivo nella Laguna: cfr. le annotazioni al 31 ottobre 1953 in Pace e Vangelo, I, pp. 161-162. Il Congresso al quale qui faceva riferimento era stato ce-lebrato dal card. Sarto dall’8 al 12 agosto 1897 e la relativa documentazione, dopo essere stata dapprima pubblicata nelle diciannove dispense del Bollettino Illustrativo del XIX Congresso Euca-ristico, era stata edita negli Atti del XIX Congresso Eucaristico (V° italiano) celebrato nell’agosto 1897 in Venezia e Notizie della Mostra d’Arte Sacra, Cordella, Venezia 1898 (554 pp.); sulla sensibilità eucaristica di Sarto si veda A. zambarbieri, Il papa dell’eucaristia, in D. agaSSo, L’ultimo papa santo. Pio X, Cinisello B. 1985, pp. 169-189.

694 Dal 29 settembre al 4 ottobre l’agenda non viene compilata. Il 2 ottobre Roncalli aveva scritto a mons. Benedetti che avrebbe potuto spedirgli da lì a pochi giorni il testo del discorso pronunciato il 27 settembre a Lodi: «Ho passato dei giorni stretto alla catena di pressanti affari che mi tolsero il fiato – indicava Roncalli –. Stasera appena sono riuscito a metterlo in ordine», AR/FSSD X/833.

695 La chiesa di S. Maria del Rosario (nota anche come «Gesuati») si affaccia sul canale della Giudecca, nel sestiere di Dorsoduro.

696 Pochi giorni prima, nei Pensieri del Patriarca per il mese di ottobre, Roncalli aveva rivolto un invito alla «recitazione individuale e collettiva della santa corona, ma non come suol dirsi bia-scicando alla buona, e con la testa distratta, le Ave Maria: ma soffermandoci cogli occhi, colla mente, col cuore innanzi a ciascuno dei quindici misteri, da cui scende così alto insegnamento umano e cristiano, ed offrendo alla Madre Divina le proprie indicazioni particolari secondo le personali circostanze della vita di ciascuno, dei vivi e dei defunti. Il Rosario per un laico buon cristiano è come il breviario per un sacerdote: il recitarlo bene diventa contemplazione, soavità quotidiana, cantico e rapimento. […] L’umile patriarca è solito recitare ogni giorno, e tutto intero, il suo Rosario: e trova modo di associare nelle sue intenzioni le persone che gli sono più vicine del clero e del popolo, le anime particolarmente degne delle attenzioni del cuor suo: poveri, sofferenti ed afflitti»: «Bollettino», 49 (1958)/10, pp. 392-393.

1958

741

piccola: ma sempre un bel cominciare. Così da doversi accontentare. Alle 20 pur viaggiando sotto la pioggia fummo a Venezia. A Eraclea e a Jesolo parlai del S. Padre, e ne raccomandai la salute alle preghiere comuni.697

6 ottobre, lunedìPurtroppo le condizioni del S. Padre in continuo peggioramento. Dal

singhiozzo si è passati ai disturbi circolatori.698 L’augusto infermo ricevette la S. Comunione e l’Estrema Unzione. Tutto lascia temere della sua salute. Dovere mio di pregare e far pregare per lui. Ciò che feci e continuo a fare di buon cuore.699

697 È a questa giornata, infatti, che risalgono le prime allarmanti voci sulle condizioni di salute di Pio XII, che in questo momento si trovava nella residenza di Castelgandolfo. Secondo la testimonianza resa più tardi da mons. Capovilla «nel primo pomeriggio, all’im-barcarsi sul motoscafo, gli venne chiesto [scil. a Roncalli] se in patriarchìo si conosceva il recapito veneziano dell’insigne diagnostico prof. Antonio Gasbarrini, venuto a Bologna per un seminario di studi all’Isola di San Giorgio. La richiesta [della quale si era fatta tramite la Prefettura] partiva dal Vaticano. In motoscafo e in macchina, il Patriarca com-mentò la misteriosa richiesta ed apparve preoccupato più che non comportasse il dubbio insinuato dalla telefonata, nulla essendo trapelato in quei giorni circa le condizioni fisiche del Pontefice. Tuttavia a Eraclea e a Jesolo si dilungò a raccomandare la preghiera “per il nostro Santo Padre della cui salute corrono voci allarmanti”. Lo udimmo ripetere: “Pacelli nel 1904 assistette ai miei esami scritti di laurea in teologia. Fu sempre buono con me. Nel 1929 mi recai a visitarlo alla Nunziatura di Berlino. Lui stesso mi volle nunzio a Parigi, mi creò cardinale, mi promosse patriarca di Venezia. Quel pomeriggio, un po’ fosco e pio-vigginoso, induceva a pensieri mesti. Rientrato in città, avrebbe voluto telefonare a mons. Angelo Dell’Acqua, sostituto della Segreteria di Stato, suo amico dai tempi di Istanbul, ma riguardosamente se ne astenne, tanto più che venne a sapere che il prof. Gasbarrini, rintracciato, era già in viaggio per Castel Gandolfo», L.F. CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni. Cronaca e storia di quarant’anni, 1958 – 28 ottobre – 1998, Bergamo 1998, p. 19.

698 Era stato il bollettino medico firmato da Antonio Gasbarrini, Riccardo Galeazzi Lisi e Ferdinando Corcili, poi pubblicato su «L’Osservatore Romano» del 6-7 ottobre 1958, p. 1, a indicare che «Il Santo Padre […], dopo una notte tranquilla, mentre il singhiozzo che da qualche giorno lo aveva molestato era scomparso, è stato colto da disturbi circolatori cerebrali, di cui attualmente si sta seguendo l’evoluzione».

699 In giornata viene resa nota la Notificazione patriarcale ai «cari figlioli del clero e del laicato»: «Ieri sera alle prime notizie delle condizioni di salute del nostro Santo Padre Pio XII, trovan-domi ad Eraclea e Jesolo innanzi a due foltissime adunanze di fedeli riuniti per la celebrazione centenaria di Lourdes, invitai tutti alla preghiera filiale e confidente. Purtroppo le informazioni di stamane rendono ancora più ansiose le speranze del rinnovarsi della ripresa fisica del sommo pontefice, di cui quattro anni fa potemmo godere il provvidenziale beneficio, a lume e a servizio della Chiesa Cattolica e del mondo intero. La devota ammirazione e l’amore che ci uniscono a Lui vorrebbero prolungare il corso di questa sua giornata terrena, così fulgente e meritoria. È questo un sentimento troppo naturale che ci intenerisce e ci conduce alla elevazione delle preghiere più fervide perché una vita così preziosa per gli interessi universali ci venga in realtà

1958

742

Debbo dire per altro come in altri <casi> fui preso da fenomeni di tele-patia che mi fanno presentire il futuro.700

Fra le visite di oggi: notevole quella di addio del Prefetto Spasiano no-minato a Napoli. Bravo signore discreto e correttissimo: e buon cristiano. I nostri rapporti sempre eccellenti, familiari e cordiali. Avrà buon successo dappertutto.

A sera assistetti alla Messa di don Ang. Rizzati701 alla Nicopeia all’inten-zione del S. Padre. Mie parole sul Consolatrix afflictorum: Salus infirmorum, Auxilium Cristianorum.702

7 ottobre, martedì<M. Alessandrina Motta di Cologno al Serio. S. Sofia, 13>Mia S. Messa alla Nicopeia pro Pontifice nostro. Varie udienze.703

––––––––––Sul volume inviatomi da S. Giorgio e publicato a cura e a spese dell’Isti-

tuto Giorgio Cini circa l’Anno Centenario della celebrazione della morte di S. Lorenzo Giustiniani ho scritto queste parole:

«Caro e prezioso volume che raccoglie ricordi particolarmente graditi e soavi del mio soggiorno a Venezia.

conservata e prolungata. In conformità alle disposizioni date al popolo Romano dal Cardinale Vicario, che è la persona più vicina al Vescovo di Roma, i sacerdoti, a cominciare da oggi, e fino a successive disposizioni, recitino nella S. Messa la colletta “pro re gravi” dalla “Missa pro infir-mo”, i fedeli vengano invitati a recitare il Rosario o altre preghiere secondo la stessa intenzione e inoltre suggerisco che si tengano speciali supplicazioni nelle chiese dove è esposto il SS.mo Sacramento»: «Bollettino», 49 (1958)/10, pp. 363-364.

700 Già in altre occasioni Roncalli aveva lasciato intuire nei suoi scritti di aver avuto pre-sentimenti – senza però chiarire di che genere – sul proprio futuro: cfr. supra le annotazioni al 30 luglio 1957 e gli appunti del 15 agosto 1957; si vedano pure gli appunti del 30 maggio 1954 – giorno della canonizzazione di Pio X – in Pace e Vangelo, I, p. 282. Significative anche le parole scritte in giornata alla nipote Enrica: «Come avete sentito dire bisogna pregare per la buona salute del S. Padre: e non vorrei trovarmi in condizione di partire presto per Roma. Senza aggiungervi altro il nostro dovere è di pregare: non inquietarci perché è il Signore che governa la Chiesa, non lasciarci illudere dalla fantasia. Saper vivere alla giornata, guardare unicamente al Paradiso che ci aspetta ed è ciò che veramente importa per la vita presente e per la futura», Familiari, II, pp. 435-436.

701 Angelo Rizzati (1912-1999), sacerdote dal 1934, era stato cooperatore a S. Pietro di Castello, S. Francesco di Paola e S. Martino di Castello; era stato da poco nominato cappella-no corale della Basilica di S. Marco, Liber Vitae, p. 77.

702 Rituale, Litaniæ Lauretanæ B. Mariæ Virginis.703 Il Diario segnala unicamente l’incontro con il vescovo di Trivento mons. Crivellari:

cfr. «Bollettino», 49 (1958)/10, p. 404.

1958

743

«Benedico sempre di gran cuore, ringrazio la “Fondazione Cini” bene auspicando ai successi progredienti delle sue alte idealità per la irradiazione del pensiero e della cultura religiosa e civile»

1.VIII.59704

8 ottobre, mercoledì [Dedicazione della Basilica Patriarcale]Festa della Dedicazione di S. Marco. Alle 10 discesi in basilica ed

assistetti in cappa alla Messa solenne cantata dall’Arcidiacono Scarpa. Poca gente: per lo più forestieri. In sei anni questa è la seconda volta che assisto a questa Messa. Vi assistetti pure nel 1955.705

Le notizie sulla salute del S. Padre sempre gravi, anzi gravissime.Mia S. Messa con devozione e fervore per lui in capella dove tornai

altre due volte a pregare col S. Rosario. Scrissi a Bergamo e a Ferrara per dispensarmi dagli impegni di domani e di venerdì e di sabbato.706

Ricevetti in mattinata il nuovo prefetto dott. Giuseppe Migliore che viene da Napoli. Incontri di previsioni di lavoro forte con Scarpa, Vec-chi, Bosa, Loris per una eventualità imminente.707

Fine del mio discorso di Lodi.708

704 Roncalli si riferisce al già citato San Lorenzo Giustiniani protopatriarca di Venezia nel V centenario della morte, 1456-1956, edito nel 1959, che raccoglieva gli atti dell’anno giustinianeo; si tratta di un’altra annotazione – la terza su questa agenda del 1958 – risalente al periodo succes-sivo all’elezione papale: cfr. supra, appunti del 22 e 26 agosto 1958; sulla sua esatta collocazione cronologica si veda anche Pater amabilis, p. 34.

705 Cfr. Pace e Vangelo, I, p. 600.706 Scriveva dunque a mons. Piazzi – col quale aveva precedentemente concordato il

suo intervento a Desenzano d’Albino per le feste centenarie dell’Incoronazione della B.V. del Miracolo – che «le condizioni di salute, sempre molto gravi, del S. Padre mi pongono nella non convenienza per un Cardinale, per umile che sia, di andar girando per feste fuori della sua diocesi. […] Siccome fra i suoi diocesani, Eccellenza, ella conta un cardinale, che è l’ultimo della specie, ma si trova interessato al bene della Chiesa con gravissime e tremende responsabilità, come tutti gli altri membri del S. Collegio, mi comprenda se io lo raccomando alla carità delle sue preghiere, “ut in omnibus divinæ protectionis muniamur auxilio: per Christum Dominum nostrum. Amen”»: giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 456; non è stato possibile precisare l’impegno che il patriarca si era assunto con l’arcive-scovo di Ferrara.

707 Il Diario ufficiale segnala che il patriarca «presiede ad una seduta del Comitato Maria-no Diocesano per le celebrazioni centenarie di Lourdes»: «Bollettino», 49 (1958)/10, p. 404.

708 Il 27 settembre il patriarca era intervenuto a Lodi per la celebrazione dell’ottavo centenario della nuova città: per il testo del suo discorso cfr. Nel centenario della nuova Lodi, in Scritti e discorsi, III, pp. 673-682.

1958

744

9 ottobre, giovedìGiornata mesta e di vera afflizione. Alle 3.50 di stanotte è morto il S. Pa-

dre, e morto santamente.709 La tristezza generale supera ogni ricordo. Supera le impressioni per le morti di tutti i Papi precedenti[:] Leone XIII che è tutto dire,710 Pio X, Benedetto XV e Pio XI. Segno di tempi migliorati: e proprio per merito dei tempi mutati dalla azione ben coordinata del S. Padre.711

Mi recai alla Salute per la giornata del clero. Assistetti alla S. Messa cele-br. da mgr. Olivotti. Seguì mia conversazione commossa al Clero. Mi sentivo imbarazzato come talora mi accade parlando ai miei cari sacerdoti. Spesso

709 Il segretario testimonierà che «giovedì 9 ottobre, qualche minuto prima delle 4 del mat-tino, gli amici del Gazzettino mi comunicarono il transito del Papa. Mi recai dal Cardinale che stava al suo tavolo di lavoro. Capì senza ch’io aprissi bocca. Si alzò e mi condusse in cappella a pregare. Alle 6 celebrò la messa “pro defuncto Pontifice”, presenti le suore di casa. Nell’atrio del patriarchio, sotto un ritratto di Pio XII, venne collocato un registro per le firme di cordoglio», CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 20. Roncalli trasmette un telegramma di condoglianze al card. decano Tisserant e redige immediatamente il messaggio col quale annunciare ai diocesani la morte del papa: «Il nostro Santo Padre Pio XII ha chiuso stamane la sua giornata terrena. Ciò che temevamo dalle prime notizie di lunedì scorso è purtroppo accaduto: la Famiglia Cattolica ha perduto il suo Padre. Egli si è allontanato da noi carico di anni, ma ancora più onusto di meriti in faccia al Signore: meriti che si impongono all’edificazione del popolo cristiano. […] Ora il nostro dovere di buoni figliuoli è di raccoglierci spiritualmente intorno alla sua Salma benedetta, consunta dalle fatiche e dal diuturno servizio della S. Chiesa, e accompagnarla verso il suo riposo, come i figli di Giacobbe seguirono l’antico patriarca al suo sepolcro nella valle di Mambre», Al venerato clero e al diletto popolo veneziano, in «Bollettino», 49 (1958)/10, pp. 365-366.

710 «Agli inizi del secolo – osserverà Giovanni XXIII pochi giorni prima della propria morte –, la Roma ufficiale ignorò l’agonia di Leone XIII; e ricordo che, giovinetto seminarista, mentre affrettavo i passi verso il Vaticano per raccogliere notizie del papa malato, sentivo per la strada, nei borghi, certe espressioni irriguardose ed insolenti… Oh – concludeva il papa –, i tempi son mutati in meglio!», CapoviLLa, Giovanni XXIII. Quindici letture, cit., pp. 476-477.

711 Tornerà sui ricordi della morte dei papi della sua vita nel discorso dell’11 ottobre suc-cessivo, sottolineando come non mancassero a questo proposito «richiami di pena»: «Nel 1903, ero appena entrato negli ordini maggiori quando il 20 luglio, a 93 anni di età, si spense l’astro di prima grandezza, Papa Leone XIII, dopo 25 anni di Pontificato. Certo vi furono cerimonie funebri solennissime: ma tutte di carattere ufficiale ecclesiastico, e racchiuse nella basilica di San Pietro. La Roma civile e politica rimase silenziosa e sprezzante! I Papi successivi, San Pio X, Benedetto XV e Pio XI furono certo seguiti in morte con vivo rispetto, e con solennità religiose in perfetto stile liturgico e pontificale. Ma senza vibrazioni insolite. Col nostro Santo Padre Pio XII […] – è ben consolante il riconoscerlo – assistiamo ad una apertura evidente di nuovi cieli, e di qualcosa di misterioso che attesta un graduale miglioramento nei contatti dell’ordine civile coll’ordine religioso e sociale: una tendenza più accentuata fra noi al rispetto di ciò che è sacro: un guardarci – appartenenti a varie tendenze in campo di politica, di economia, di sociologia – un guardarci negli occhi a desiderio di più felice intesa», La commemorazione di S. Santità Pio XII nella parola del Cardinale Patriarca, in «Bollettino», 49 (1958)/10, p. 372.

1958

745

non trovo gli occhi per guardare.712 Di fatto poi, a sera, mgr. Olivotti mi riferì che il clero era rimasto molto ben impressionato.713 Siamo dunque sempre a quello. Sapersi umiliare un poco anche innanzi agli inferiori, è più vantaggio-so che l’affermarsi con disinvoltura.714

10 ottobre, venerdìLutto per la morte del Papa. Unanime in tutta la città e commosso:

una confortante sorpresa.715 La presenza del Papa così viva e così vivace in 18 anni [[alle]] <nelle> circostanze dolorose del fine guerra e del dopo guerra: nonostante le miserie degli attacchi della stampa più famigerata ed indegna,716 [[si]] esercitò una penetrazione profonda nell’anima contem-poranea: e questo semplice suo contegno di distribuzione infaticabile della buona dottrina fù un apostolato che meritò a Papa Pio XII una ricono-scenza senza fine.717

712 «Quante volte – ricorderà Capovilla un anno più tardi –, dopo aver parlato al clero, gli occhi bassi e la voce sommessa, dichiarava ai suoi intimi: “Sapeste quale rossore io provo a dover parlare ai miei sacerdoti”»: CapoviLLa, Giovanni XXIII. Quindici letture, cit., p. 15; cfr. anche supra gli appunti del 24 maggio 1956.

713 «Alla fine della Messa – recita il resoconto pubblicato sulla rivista diocesana – il Patriarca ha detto alcune commosse parole, rievocando la splendente figura del Sommo Pon-tefice defunto, e soprattutto l’esempio luminoso di alta dignità sacerdotale dei suoi quasi sessanta anni di sacerdozio»: in «Bollettino», 49 (1958)/10, p. 367.

714 L’impegno all’umiltà aveva rappresentato un punto fermo nei proponimenti giova-nili di Roncalli, via via sempre più intrecciato all’esercizio della mitezza. Aveva scritto, già vescovo, nel 1928: «mi debbo tenere sempre per un miserabile qual sono, l’ultimo e il più indegno dei Vescovi della chiesa; appena tollerato fra i confratelli per pietà e compassione, non meritevole di altro che dell’ultimo posto: veramente il servitore di tutti, non a parole, ma con profondo senso e manifestazione anche esteriore di umiltà e di sommissione»; ancora nel 1940 parlava dell’umiltà come della «prima virtù degli uomini grandi», GdA, pp. 310 e 352.

715 «Veramente fu di gran lunga superata ogni più ottimistica attesa – scriverà il giorno dopo il patriarca nel Saluto al clero e al laicato sul partire per il Conclave –. Folle innumerevoli di per-sone, di ogni classe e di ogni rango sociale, venute a recare e a sottoscrivere il proprio nome nei registri del patriarchìo: telegrammi e messaggi da tutta la diocesi: preghiere organizzate e seguite per la guarigione prima, poi per il riposo eterno del Santo Padre, rivelatosi grande nei venti anni del suo governo, grandissimo e indimenticabile in questi ultimi mesi di sua vita: degna corona conferitagli trionfalmente dai suoi figli», in «Bollettino», 49 (1958)/10, p. 374. Per una panora-mica delle reazioni in tutta la penisola cfr. de marCo, Le barricate invisibili, cit., pp. 157-161.

716 Sul giudizio espresso dal patriarca si vedano supra le annotazioni al 4, 7, 9 marzo e 23 maggio 1958.

717 Nel suo primo Radiomessaggio Natalizio al mondo, pronunciato il 23 dicembre successivo, Giovanni XXIII ricorderà come «nel corso di un grande Pontificato di quasi venti anni» Pio XII avesse «profuso tesori luminosi di celesta sapienza, e vivissimo fervore di zelo pastorale sopra

1958

746

L’avvenire giudicherà, e benedirà il suo grande e benedetto nome.718

In morte del S.S. Padre Pio XII– 10 ottobre 1958719

Sorella morte,720 annunziatasi bruscamente, ha prestamente compiuto l’uf-ficio suo. Le bastarono tre giorni. Il giovedì 9 ottobre, alle 3.52[,] Pio XII era in paradiso.721 Le braccia di tutti i credenti ve lo portarono, con spettacolo, di cui l’età presente si poteva immaginare incapace: invece apparve meravigliosa: La grazia del Signore è dunque sempre colla sua Chiesa. Una certa mia frase consueta «noi siamo qui sulla terra <non> a custodire un museo: ma a coltivare un giardino fiorente di vita e riservata ad avvenire glorioso» tocca la realtà più consolante.722

il gregge di Cristo»; i suoi celebri radiomessaggi natalizi «non sono che 19 raggi d’una dottrina, che una serie di densi volumi appena basta a contenere. Mirabile attività invero, dottrinale e pastorale, che assicura il nome di Pio XII alla posterità», DMC, I, pp. 98 e 101.

718 Mons. Bortignon ricorderà che il 10 ottobre si recò in patriarchìo: qui trovò il card. Roncalli «con la corona in mano, recitava il rosario per il defunto Pontefice. Mi invitò ad assiste-re con lui, alla televisione, al trasporto della salma del papa da Castelgandolfo a Roma, ma più che seguire la televisione, il Servo di Dio continuò la recita del rosario». Il vescovo di Padova rammentava che nello stesso frangente il patriarca lo aveva «introdotto nel suo studio, e come per una battuta mi mostrò un libro [scil. il trattato De cardinalis dignitate et officio, del gesuita Giro-lamo Piatti] in cui si parlava di cardinali, in cui si poneva il problema se un cardinale che desideri essere papa fa peccato mortale», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 393. Roncalli riferirà a sua volta il giorno seguente, durante il solenne rito di suffragio per Pio XII in San Marco, che mentre seguiva la trasmissione televisiva si era chiesto «se un trionfo di antico Imperatore Romano verso il Campidoglio avreb-be potuto eguagliare – non quanto a manifestazione di potenza militare, ma ad imponenza di dignità, di maestà spirituale ed a penetrazione di sentimento – le proporzioni dello spettacolo che intenerì tanti cuori», La commemorazione di S. Santità Pio XII, cit., p. 370.

719 Il patriarca compila queste righe su un foglio volante – del quale è stato riprodotto il fac-simile in XII anniversario della morte di papa Giovanni, 1963 – 3 giugno – 1975, a cura di L.F. Capovilla, Roma 1975, p. 31 – probabilmente dopo aver assistito alla solenne traslazione di Pio XII da Castelgandolfo a Roma, trasmessa in diretta dalla televisione di Stato.

720 Cfr. FranCeSCo d’aSSiSi, Cantico di frate Sole, in Fonti francescane, cit., p. 181.721 Nella Relazione predisposta in vista dell’inchiesta per la canonizzazione di Giovanni

XXIII, il card. Dell’Acqua ricorderà che avendogli papa Roncalli «mostrato, per essere rico-piato a macchina, il radio messaggio natalizio del 23 dicembre 1958 e avendo riscontrato le seguenti espressioni: “Tutto poi contribuisce a temperare la tristezza di quella dipartita del Padre e Pontefice Nostro (Pio XII°), che amiamo già contemplare come associato nelle regioni celesti ai Santi di Dio… ”, e ritenendole un po’ troppo ardite sulla bocca di un Papa, umilmente osai farlo presente a Papa Giovanni: la risposta fu immediata e decisa: “quod scripsi scripsi… Sta bene: non si modifichi nulla…”», in gaLavoTTi, Processo a Papa Giovanni, cit., p. 476.

722 Sin dagli anni giovanili, anche sulla scorta di varie letture (tra gli altri Bonomelli e Spal-ding), Roncalli aveva maturato una concezione della chiesa come realtà vivente e necessitante di un confronto creativo e non statico con il progresso storico; in anni più recenti l’idea era stata

1958

747

Morto il Papa. Viva il Papa.723

11 ottobre, sabato Da mezzanotte sino alle 6 mi sono occupato esclusivamente del di-

scorso di stasera. Bene omnia fecit: surdos fecit audire et mutos loqui [Mc 7,37]. Poi un[’]oretta di riposo: parecchie udienze724 e nel pomeriggio solenne funerale a S. Marco per il S. Padre Pio XII. Riuscitissimo come folla e popolare e ufficiale: nessuno mancava. Sigr. Gavagnin,725 Comune e Pro-vincia. Messa di Perosi, ordine perfetto. Io cantai la Messa: a cui seguì lettura del mio discorso ascoltatissimo, come da gente che ha ben com-preso l’avvenimento di questi giorni, come plebiscito di compianto, e di ammirazione silenziosa e commossa.726 Qualche cosa del «vere filius Dei

comunicata anche a un suo ex alunno del Seminario di Bergamo inviato come delegato aposto-lico nel Congo Belga, al quale scriveva nel gennaio 1950 che come vescovo non doveva consi-derarsi «preposto alla conservazione di un museo, ma alla coltivazione di un campo vastissimo e fecondissimo»: in XV anniversario della morte di papa Giovanni, 1963-3 giugno-1978, Roma 1978, pp. 96-98; ancora ad Assisi, nell’agosto 1957, aveva indicato ai propri uditori che i cristiani non erano «rimasti sulla terra a custodire delle tombe di apostoli, di santi e di eroi, ma a continuarne la splendida tradizione», Lo Spirito Santo principio di vita soprannaturale, cit., p. 193; sull’argomento si vedano ora le illuminanti pagine di buTTurini, Roncalli a Bergamo (1905-1920), cit., pp. 24-34.

723 Don Giorgio Fedalto ha ricordato che il patriarca Roncalli «venne in Seminario per annunciare la morte del Papa, anzi il Servo di Dio disse: “È morto il Papa, viva il Papa”»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Vene-tiarum, cit., pp. 560-561.

724 Il Diario si limita a segnalare quella con mons. Dante Battaglierin (1904-1978), vesco-vo di Khulna in Bangladesh.

725 Cfr. infra le annotazioni al giorno successivo.726 «Il vostro patriarca, miei diletti signori, si rammenta ancora di avere, 36 anni or sono,

sulla fine del gennaio 1922, pronunciato, con parola semplice, un discorso funebre in onore di Papa Benedetto XV, precisamente nella chiesa parrocchiale di Castelgandolfo accanto alla villa papale, allora silenziosa e disabitata, e sul tema della stessa citazione di San Marco “bene omnia fecit”. […] E l’elogio si compie nella specificazione di due grandi successi che caratterizzano il pontificato di Pio XII: colla continuità del suo insegnamento, alto e divino, aprire l’orecchio ai sordi, e restituire ai muti la favella: che è quanto dire far parlare i silenziosi. […] Riferendosi a Pio XII la storia dirà come il magistero di Lui, che quanto a intensità fu senza esempio, sia stato felicemente intuito come opportuno, efficace e imprescindibile, in questa età in cui – notatelo bene – la società ha lasciato alla Chiesa soltanto la libertà della parola, necessaria per chi non intende camminare nelle tenebre, e perdere di vista la stella polare. Mi è accaduto sovente, par-lando alle anime rette e sincere, di comparare il magistero caratteristico del Santo Padre Pio XII, alla pubblica fontana posta nel punto centrale dell’abitato: città o villaggio che sia. […] Tutti i cittadini possono accedere alla pubblica fontana, approfittarne e goderne il beneficio secondo le varie esigenze della vicenda umana. […] Questo deposito delle verità più sacre messe in evi-denza, questo studio di parlarne, di illustrarle ogni giorno, a cibo spirituale delle anime, fu uno

1958

748

erat iste» [Mt 27,54]. Salutai i miei canonici con sorriso apparente: ma con cuore commosso. Mio sforzo di tranquillità interiore, per grazia di Dio abbastanza riuscito. In casa trovai don Mandro in condizioni pietose.727

12 ottobre, domenicaItinerarium Clericorum all’altare di S. Marco e partenza per Roma con

mgr. Loris.728 Guido [Gusso] precedette in auto coi bagagli.729 Alla sta-zione di S. Lucia: grande folla dei cattolici a salutarmi. Gavagnin nuo-vo sindaco posticcio730 e Tognazzi l’antico, insieme a tutto il fiore della

dei raggi più vividi del magistero pontificale di Pio XII. Ha egli, in tutto e sempre, compiuto il miracolo, mettendo le dita negli orecchi e gridando “effheta”, cioè: apriti? I sordi a cui egli ha parlato hanno corrisposto e corrispondono in pienezza di sensibilità uditiva? Questo è il segreto della grazia. Questo è il merito straordinario del Pontefice, nella sua prima funzione di maestro divino. Nel ministero delle anime è già un grande successo l’aver reso inescusabile la durezza del rifiuto alla verità conosciuta. Grande titolo di onore e di merito dunque il “Bene omnia fecit: surdos fecit audire”! L’altro aspetto del Pontefice Pio XII e dei suoi meriti preclari, il mutos loqui, è il fatto consolante, lo spettacolo di questi giorni, che tempera e raddolcisce la mestizia della dipartita del Padre comune verso le regioni del Cielo», La commemorazione di S. Santità Pio XII, cit., pp. 369-372; poi in Scritti e discorsi, III, pp. 702-709.

727 Per le difficili condizioni di salute di questo sacerdote; cfr. supra, appunti del 21 giu-gno 1956.

728 Cfr. Breviarium, Itinerarium Clericorum. Capovilla ricorderà che il 12 ottobre il patriarca si recò per «un saluto a San Marco, la sua cattedrale; l’adorazione all’altare del Sacramento e la recita dell’itinerarium clericorum, tre avemaria all’altare della Nicopeja, la sosta presso il sepolcro dell’Evangelista, lo scambio di cortesie con ecclesiastici e laici in sagrestia. Poi in motoscafo, lungo tutto il Canal Grande (non attraverso la via breve del Rio Novo), per compiacere la Pre-sidenza del Collegio dei Parroci Urbani, tra il festoso scampanio dei sacri bronzi raggiunse la stazione ferroviaria per il commiato che fu solenne», CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 22; nella deposizione resa nel 1970, l’antico segretario di Roncalli aggiungerà che «tra gli anziani non mancavano quelli che ricordavano la partenza di Pio X nel 1903. Alla stazione la folla era numerosissima: clero, autorità e popolo»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit., p. 68v.

729 L’antico segretario riferirà che in vista della partenza il card. Roncalli «mise ordine nelle sue cose, preparò la valigia con gli abiti per i giorni dei novendiali e del conclave, e la cappa purpurea per la terza obbedienza al nuovo papa; anche il ferraiolo (mantello) per i ricevimenti cui non avrebbe potuto sottrarsi; non portò con sé alcun documento perso-nale, tranne la sua agenda; lasciò al suo posto il testamento che altre volte, ad esempio, sul partire per la Spagna [16-28 luglio 1954] e poi per il Libano [20-31 ottobre 1954], aveva collocato in evidenza», CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 22.

730 Il 28-29 luglio precedente, sulla votazione sul bilancio preventivo, era definitivamente entrata in crisi la Giunta comunale: la determinazione del P.S.I. nell’esigere l’ingresso a pieno titolo nel governo del Comune aveva fatto saltare il delicato equilibrio che reggeva da due anni la città. L’8 settembre, dopo lunghe discussioni, era stata infine formata una Giunta composta dal P.C.I., dal P.S.I. e dal P.S.D.I. – l’estromissione della D.C. e di Tognazzi spiega la durezza del

1958

749

vita Veneziana. Il senatore Ponti mi accompagnò sino a Padova. Di là a Roma viaggio tranquillo e quasi riposante.731 A Roma mgr. Pedroni732 e un gruppo di notabili civili e religiosi alla Stazione:733 l’antico Prefetto di Venezia Peruzzo, ora Consigliere di Stato: assalto di fotografi abbastanza indiscreto.734

13 ottobre, lunedìAlla Domus Mariae. Bene accolto. Prima mattinata in Vaticano: per la

Congreg[azione] Generale. Bene.735

giudizio patriarcale –, che aveva designato come sindaco il socialdemocratico Armando Ga-vagnin. La nuova Giunta avrà vita breve ed entrerà in crisi sul voto di bilancio il 14 novembre successivo: non essendo più possibile percorrere altre direzioni si giungerà allo scioglimento del Consiglio comunale e alla gestione commissariale, che durerà sino al 5 novembre 1960: su tale congiuntura si vedano pieTragnoLi-reberSChak, Dalla ricostruzione al «problema» di Venezia, cit., pp. 2241-2242, nonché le relazioni prefettizie del 3 luglio (prot. 279/6), 4 agosto (prot. 279/7) e 3 settembre 1958 (prot. 279/8), in ACS, Ministero dell’Interno, Gabinetto 1957-60, b. 307, f. 16995/88 «Venezia, Relazioni mensili».

731 Mons. Capovilla ricorderà che in treno, «nello scompartimento riservato, il Cardi-nale prese posto accanto al finestrino. Tirò fuori dalla borsa il suo breviario e l’Imitazione di Cristo; sui sedili c’erano alcuni quotidiani cui diede rapido sguardo incurante di trovare o meno il suo nome tra i papabili. Da mia parte mi premeva rivedere alcuni dattiloscritti per la pubblicazione sulla Rivista Diocesana, tra cui il discorso del 18 settembre a Castelfranco […]. Il Cardinale mi invitò a leggere ad alta voce e suggerì correzioni e varianti», CapoviL-La, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 22.

732 Angelo Pedroni (1914-1992), sacerdote dal 1937, già collaboratore di Roncalli alla nunziatura di Parigi, era in questo momento a disposizione della segreteria di Stato con la qualifica di uditore di Nunziatura di Ia Classe presso la Sezione Affari Ordinari. Nel 1965 sarà consacrato vescovo e inviato come delegato apostolico in Thailandia; seguiranno mis-sioni diplomatiche in Costa Rica, Siria, Belgio, il Lussemburgo e la Comunità Europea.

733 Il 10 ottobre Roncalli aveva comunicato al card. decano Tisserant che sarebbe giunto alla «Stazione Termini, domenica 12 corr. alla ore 18.02. Prenderò alloggio presso la Domus Mariae, Via Aurelia n. 481, tel. 620.061»: CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 121.

734 D’altra parte il nome di Roncalli era stato collocato da subito, insieme a quello dei cardd. Agagianian, Aloisi Masella, Lercaro, Ottaviani, Ruffini e Valeri, tra i papabili; la can-didatura di Siri, seppure ipotizzata da alcuni organi di stampa, non veniva comunemente giudicata praticabile per l’età troppo giovane – 52 anni – dell’arcivescovo di Genova.

735 Una prassi ormai consolidata prevede che durante la sede vacante i cardinali presenti a Roma si riuniscano ogni giorno per dirimere le questioni di ordinaria amministrazione (il ricevimento delle delegazioni dei vari paesi intervenenti al funerale del papa, la lettura del suo testamento, la preparazione del conclave) sia per avviare un confronto comune sulla prossi-ma elezione papale: il contenuto di tali riunioni è coperto dal segreto e anche in questo caso Roncalli non lascia trapelare nulla. L’unica decisione che verrà comunicata di questa riunione è «che il Conclave per la elezione del Sommo Pontefice abbia inizio sabato 25 ottobre, alle ore 16»: L’inizio del Conclave il 25 ottobre, in «L’Osservatore Romano», 13-14 ottobre 1958, p. 2. In

1958

750

Nel pomeriggio cerimonia per la sepoltura del S. Padre. Commo-vente il lato liturgico. Mi rammentò la sepoltura provvisoria di Leone XIII.736 Generale tuttavia il lamento per la obligata assistenza alla depo-sizione della salma nelle tre casse di prescrizione ed ugualmente sgradito il miserabile castello piantato nell’emiciclo della Confessione, da parere un palco per la ghigliottina. [A] Queste due operazioni non occorre che il gran publico vi assista. Una volta posto il velo bianco di seta sulla fac-cia del cadavere, il resto deve essere riservato a pochissimi testimonii.737 Questa è l’impressione dei Cardinali. Alla Domus Mariae ebbi a cena con me mgr. Urbani arc. di Verona, e Piazzi di Bergamo. Ne fui tanto con-tento.738 Il ricordo però più vivo della giornata fù l’ultimo sguardo al viso

base alle informazioni raccolte da Giancarlo Zizola, durante questa giornata Roncalli avrebbe raccolto i primi importanti segnali che si guardava a lui come a un candidato al papato: «chi gli è vicino si accorge subito che esce turbatissimo e scosso. Il cardinale di Torino, Maurilio Fossati, sostiene apertamente la sua candidatura: “Lo vogliamo”. Il cardinale di curia, Gaetano Cicognani, confida “mi vedrà ai suoi piedi”»: G. zizoLa, Quale papa? Analisi delle strutture elettorali e governative del papato romano, Roma 1977, p. 151.

736 Dopo la sua morte il 20 luglio 1903, Leone XIII fu inizialmente sepolto nella Basilica di San Pietro; in seguito, assecondando le sue ultime volontà, la salma fu traslata nella Basilica di S. Giovanni in Laterano.

737 Per la cronaca dei funerali di Pio XII – nella quale si accenna anche al «castello co-struito dinanzi all’Altare Papale» che aveva la funzione di calare, con un suggestivo effetto scenico, la triplice cassa che conteneva la salma del papa nelle Grotte Vaticane – si veda «L’Osservatore Romano», 15 ottobre 1958, p. 2. Giovanni XXIII interverrà sulla questio-ne qui sollevata nel motu proprio Summi Pontificis Electio, del 5 settembre 1962, stabilendo che «Translaticiis funeris caeremoniis persolutis, cunctaque fidelium multitudine a Petria-no templo dimissa, exuviae Summi Pontificis per ianuam, quam a S. Martha appellant, in Cryptas Vaticanas inferantur, prosequentibus dumtaxat Cardinalibus Ordinum Capiti-bus, Cardinali Basilicae Petrianae Arehipresbytero, Cardinali qui fuit extremus a publixis Ecclesiae negotiis, et aliquot Canonicis Vaticanis. In Cryptis vero dum capularis capsa igne ferruminatur, praeter plumbarios, ii tantummodo adesse prasesentes poterunt, quos modo diximus, et defuncti Summi Pontificis consanguinei»: «Acta Apostolicae Sedis», 54 (1962)/11, p. 633. Nel motu proprio Roncalli reagirà anche rispetto al deprecabile compor-tamento del medico di Pacelli, Riccardo Galezzi Lisi – del quale però non fa nessun cenno né nell’agenda né nella corrispondenza di queste giornate –, che aveva diffuso alla stampa i particolari clinici degli ultimi giorni di vita di Pio XII, stabilendo una serie di norme mi-ranti a tutelare la dignità del defunto pontefice.

738 Urbani testimonierà nel 1969 che «a Roma, specialmente nel colloquio lunghissimo che ebbi con lui, la vigilia del suo ingresso in Conclave, ebbi chiara l’impressione che egli dalle visite ricevute da parte di cardinali, sapesse che da parte di non pochi si pensava a lui come al successore di Pio XII»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 468.

1958

751

cadaverico del S. Padre.739 Ah! la grande lezione della morte.740

14 ottobre, martedìSeconda giornata. Alle 10.30 la Congreg. Card. nella sala del Con-

cistoro. Tutto bene: ma tutto segreto. Uscendo di là feci una visita a mgr. Sostituto Dell’Acqua sempre amabile. Informazioni meste ma sempre edificanti circa le ultime ore del Santo Padre.741 Mi confermò la conti-nuata benevolenza per la mia persona e attività. L’ultimo frutto di questo

739 Ne accennerà anche in una lettera a mons. Vecchi pochi giorni più tardi: «Dirò dun-que che l’impressione più forte del primo giorno romano fu l’ultimo sguardo che ho dato al volto cereo del Santo Padre, disteso sul cataletto in San Pietro, prima che il serico velo bianco lo nascondesse per sempre agli occhi dei mortali. Che cosa vale la vita se si occupasse solo delle apparenze? Il confronto viene non agli occhi, ma allo spirito che segue quello Spirito Grande e luminoso in regione vivorum. È là che bisogna sempre puntare le nostre pupille, dove la luce non si spegnerà mai», in «Bollettino», 49 (1958)/11, p. 453.

740 In giornata scrive a mons. Benedetti, che si trovava a Roma «non preoccupato che di far la volontà di Dio: quella del Pater noster. Nel silenzio fra tante chiacchere scriteriate, e vane e non degne che di disprezzo prego Iddio a concedere alla Chiesa – come mi diceva il card. Laurenti sulle soglie del Conclave di Pio XI – il Papa che egli vuole, e non quegli che egli solo permette. Lasci che io la inviti a pregare insieme con me perché questo si adempia», AR/FSSD X/841 (edita in CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., pp. 111-112); anche mons. Vecchi rammenterà che Roncalli, nell’ultimo incontro coi seminaristi a Venezia, «invitò a pregare perché fosse eletto papa non colui che Dio permette, ma colui che Dio vuole»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 605.

741 Nel 1972 il card. Dell’Acqua ricorderà che Roncalli «venne due volte in Segreteria di Stato a farmi visita. Era sua abitudine, del resto, incontrarmi ogni volta che veniva a Roma, anche prima che fossi nominato Sostituto della Segreteria di Stato, essendo stato suo segretario alla Delegazione Apostolica in Turchia. Nel primo incontro si parlò a lungo di Pio XII, e ricordo bene che il card. Roncalli tenne a rinnovarmi il suo rammarico per-ché la domenica precedente la morte del Pontefice si trovava fuori città in visita pastorale, quando gli telefonai per pregarlo di rintracciare il prof. Gasbarrini (dalla Pasqua del 1955 visitava periodicamente Pio XII) che mi risultava trovarsi a Venezia presso la Fondazione Cini per un congresso di medici, ed invitarlo, atteso l’aggravarsi del papa, a venire im-mediatamente a Roma»: in ronCaLLi-deLL’aCqua, Documenti di un’amicizia (1926-1943), cit., p. 78; cfr. supra, annotazioni al 5 ottobre 1958. In un memoriale predisposto per la causa di canonizzazione di Giovanni XXIII Dell’Acqua aggiungerà che la morte di Pio XII «addolorò profondamente» Roncalli «e lo preoccupò per la successione, non tanto per le vacanze di posti di responsabilità, il che avrebbe senza dubbio facilitato il compito del futuro Papa, quanto piuttosto per la persona che difficilmente avrebbe potuto uguagliare Pio XII nella cultura, nella scienza, nella pietà, nella conoscenza del mondo diplomatico in cui si era dimostrato vero maestro, in modo che la Chiesa potesse continuare a godere quel prestigio mondiale a cui l’aveva portata Pio XII»: gaLavoTTi, Processo a Papa Giovanni, cit., pp. 476-477.

1958

752

anno a marzo e al mio ritorno da Lourdes, e la lettera fattami curare bene per la mia omelia del 18 settembre a Castelfranco mi fù motivo di singolare consolazione.742

Oggi ebbi ospite carissimo mgr. Gianfranceschi di Cesena:743 e a cena in amabilissima e preziosa conversazione il Conte Dalla Torre direttore dell’«Osservatore Romano».744

Orandum est, flectis genuis, ut non sit Conclave nefastum Ecclesiae Univer-sae.745

15 ottobre, mercoledì [S. Teresa Vergine]Terza giornata. S. Messa qui in cappella alle figliuole di servizio alla

Domus Mariae. Mie parole su tre punti luminosi che impongono respon-sabilità: 1) Domus Mariae: 2[)] Marta e Maria da imitare [Lc 10,38-42]: 3[)] S. Teresa di Gesù: la grande e la piccola.746 Del resto in giornata gran movimento

742 Per il testo della lettera di Pio XII al card. Roncalli cfr. «Bollettino», 49 (1958)/9, pp. 308-309.

743 Il vescovo di Cesena ricorderà alcuni anni dopo di essere stato invitato da Roncalli «a colazione. Ero con il mio Segretario […]. Oltre al Servo di Dio e noi due c’era solo mons. Ca-povilla. Il Servo di Dio era piuttosto assente, parlava, sì, come era al solito, ma non con il suo solito brio, pareva lo facesse per pura convenienza. Accompagnai il Servo di Dio all’ascensore, dicendogli: “La ringrazio, Eminenza anche di questo gentile invito a colazione. Sarà forse l’ulti-ma volta cui avrò l’onore di partecipare”. Il Servo di Dio rispose, sempre con aria preoccupata: “Zitto, zitto, lei lo sa, come la penso, né il mio nome, né il mio regno, né la mia volontà, quello che Dio vuole”», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., pp. 315-316.

744 Pochi anni dopo Dalla Torre ricorderà che il card. Roncalli era passato a prenderlo «per andare a cena insieme alla “Domus Mariae” ove abitava. Durante la cena, in cui rievocammo una quantità di ricordi, parlava sempre lui, e volentieri; e mi diceva come della Segreteria di Stato non aveva di che lodarsi troppo. Favorito dal Papa, era dagli altri tenuto per troppo facile anche nelle questioni più gravi; ma egli era sempre ricorso al metodo a dir così confidenziale per riuscire gradito e risolvere i diversi ostacoli; […] così come nei suoi rapporti con il Vaticano diceva apertamente le particolari difficoltà che aveva incontrato, sempre tuttavia sostenuto dal Papa», G. daLLa Torre, Memorie, Verona 1965, pp. 181-182.

745 Questo stesso giorno scrive a mons. Battaglia che si trovava a Roma «in pensiero, ed in qualche timore di ben altro: se chi mi conosce nella mia pochezza e miseria non mi aiuta ad ottenermi dal Signore la grazia di tornare sano e salvo alla mia Venezia dove il buon lavoro pastorale è già più che forte per le mie spalle, e dove possa prepararmi più tranquillamente a ben morire. Nei miei contatti qui il mio più vicino è il card. Gaetano [Cicognani], egualmente così buono e confortante per me come è affezionato per il suo Vescovo di Faenza. Caro Mon-signore. Nuove e vive grazie per le due giornate di Faenza. Continuate a pregare secondo le mie intenzioni»: baTTagLia, Il papa buono nei miei ricordi di discepolo, di collega, di amico, cit., p. 112.

746 Cioè s. Teresa d’Avila (1515-1582) e s. Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), la cui festa liturgica era stata celebrata pochi giorni prima.

1958

753

di farfalle intorno alla mia povera persona.747 Qualche incontro fuggitivo che però non turba la mia tranquillità. Dalle 10.30 a mezzodì assisto alla Congreg. per il Conclave. [[Prima di]] <Fra il> mezzodì e [[dal]]le 13 conversazione preziosa con mgr. <Tardini> che trovai amabile e buono. Mostrò desiderio di essere invitato a colazione qui, e verrà.748

Nel pomeriggio mi recai alla clinica Margherita in via Massimo a visitarvi il Card. Celso Costantini degente per operazione grave. O mio diletto amico! Temo tanto per lui.749

Feci una visita poi alla Madonna della Fiducia al [Seminario] Lateranense:750 soffermandomi coi Bergamaschi.

16 ottobre, giovedìQuarta giornata.751

747 Come quella del frustino, cui aveva fatto ricorso più volte in precedenza, l’immagine delle «farfalle» è indicativa della generazione a cui appartiene l’anziano patriarca di Venezia: Roncalli vi era già ricorso per descrivere atteggiamenti privi di concretezza o intesi ad accredita-re voci senza fondamento: cfr. supra, appunti del 16 luglio 1958, Vita in Oriente, I, p. 254, e GdA, appunti del 20 novembre 1898, p. 87.

748 Cfr. infra, appunti del 20 ottobre 1958. Mons. Capovilla, presente a questo incontro, ha testimoniato che in questa occasione «si parlò di Villa Nazareth – l’Istituto di Tardini –, dell’Azione Cattolica, del Mondo Migliore. E non ci furono sondaggi»: ronCaLLi, Giovanni XXIII. Angelo Giuseppe Roncalli, una vita nella storia, cit., p. 419.

749 Costantini morirà il giorno successivo alla visita di Roncalli. Mons. Capovilla testi-monierà che la morte di questo «condiscepolo e amico» fu «molto dolorosa» per il patriarca di Venezia: durante l’incontro in clinica «avevano parlato a lungo della prossima elezione del papa. Alla fine dell’incontro, ammesso io pure a salutare il cardinale che mi conosceva potei udire le ultime battute del dialogo, che verteva sulla Chiesa missionaria, sulla Chiesa della Cina (il cardinale Costantini si mostrava contrariato dei provvedimenti presi contro i nuovi vescovi di quel paese); sui paesi dell’Est di Europa e sulla urgenza di contatti sem-pre più frequenti e rapidi con i vescovi di tutto il mondo»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit., pp. 69v-70r. Anche Giulio Andreotti, che incontrerà Roncalli alla Domus Mariae la mattina del 25 otto-bre, apprenderà qualcosa del contenuto dell’incontro con Costantini: «L’altro giorno – gli avrebbe indicato il patriarca di Venezia –, poco prima che morisse, sono andato a trovare il cardinal Costantini che mi ha detto: questa volta avremo finalmente un Papa orientale. Mi sono meravigliato che un uomo esperto come lui dicesse questo. L’Oriente non esiste che nelle classificazioni generalizzanti degli occidentali. Chieda ad un cinese se sente qualcosa di comune con un turco o con un indiano. È molto più facile per un italiano o un altro europeo che non per un cosiddetto orientale metter pace tra i libanesi e gli egiziani…»: andreoTTi, Ad ogni morte di Papa, cit., pp. 72-73.

750 Cfr. supra, appunti del 7 novembre 1957.751 Durante la giornata il card. Roncalli partecipa alla Congregazione generale dei

cardinali, riceve il conte Cini, l’arcivescovo Ilario Alcini «e altre persone»: CapoviLLa, Mi

1958

754

Sempre visione del futuro Conclave.752

17 ottobre, venerdìQuinta giornata.753 Prima dei novendiali solenni di S. Pietro.754 Vi fui

recandomi la cappamagna di seta prestatami da S.E. mgr. Ronca. Paluda-mento troppo ingombrante.

Mi sentii male per l’infreddatura [[di ieri sera]] presa al ritorno della mia visita alla salma del Card. Celso Costantini, morto appena qualche ora prima.

Non assistetti alla Congregazione chiedendone prima venia al Card. Decano [Tisserant], che fù molto gentile a darmela.755

Mi raccolsi in camera alla Domus Mariae.756 Una visita sola che si ritirò

chiamerò Giovanni, cit., p. 285. Mons. Capovilla testimonierà pure che questo stesso giorno il patriarca di Venezia si era anche recato in visita «alle tombe dei suoi Superiori del Semi-nario Romano al Verano», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit., p. 69v; si dovrebbe dunque collocare in questo stesso giorno – e non al 17 – la sua visita a «San Lorenzo presso le tombe di Pio IX e di Alcide De Gasperi»: CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 285.

752 A questa data risale una lettera alla nipote Enrica, destinata però «a tutti» i familiari, nella quale comunica di trovarsi «molto bene. Di giorno in giorno lavoro senza ansietà e con calma. La notte mi riposo, meglio che a Venezia. Mgr. Loris mi tiene ottima compagnia. Prevedo che prima dei Santi non potrò essere di ritorno a Venezia. E in tutto pazienza. Continuate a pregare per i vivi e per i morti. Tutti possono divenire intercessori», Familiari, II, p. 436.

753 Durante la giornata, presso la casa generalizia delle Suore di Santa Marta, in via Orsini, ha luogo anche un breve ma significativo scambio – del quale è testimone diretto mons. Capo-villa – tra il card. Dalla Costa e Roncalli: l’arcivescovo di Firenze «gli chiede di impegnarsi, di fornire una direttiva: “Lei sarebbe un buon papa”, gli dice. “Ma ho 77 anni” risponde Roncalli. “Dieci meno dei miei”, replica Dalla Costa»: zizoLa, Quale papa?, cit., p. 152.

754 Così erano denominate le solenni esequie del papa, celebrate per nove giorni conse-cutivi nella Basilica di S. Pietro dai cardinali che giungevano a Roma e dai membri della Curia. Il loro svolgimento era stato definitivamente fissato dalla costituzione In eligendis di Pio IV (9 ottobre 1562): erano aperti il primo giorno dalla messa celebrata dal cardinal decano e conclusi dall’orazione funebre per il papa defunto, affidata questa volta a mons. Tondini.

755 Sarà il card. Siri, in sede di interrogatorio per la canonizzazione di Giovanni XXIII, a ricordare come il patriarca gli «manifestò un gran dolore al ventre, prima di una congre-gazione generale dei cardinali»: AR/ISR, Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis Papae XXIII constructus in Curia Archiepiscopali Januen, p. 15.

756 Da questa residenza romana invia al rettore del seminario di Venezia una lettera in occasione dell’apertura dell’anno scolastico nella quale scriveva anche: «Quanto al Papa defunto e assunto in gloria, non resta che continuare l’acclamazione: Viva il Papa! e pregare perché il suo Successore, chiunque esso sia, non rappresenti una soluzione di continuità, ma progresso nel seguire la giovinezza perenne della santa Chiesa, la cui missione è sempre quella di condurre le anime verso le divine altezze della evangelica realizzazione e della

1958

755

presto[:] quella del sigr. Mario Missiroli dirett. del Corriere della Sera.757

A letto senza cena e con rimedii semplici.Due note di questo giorno: [[m]] una visita al Card. Pizzardo:758 e

stamattina mia parte per l’assoluzione al tumulo759 col Card. Mimmi, col patriarca Agagianian, col card. MacIntyre! e card. Wendel.760

santificazione della vita umana, in vista dell’eterna vita», in Scritti e discorsi, III, p. 713.757 Il giorno seguente, in un articolo in prima pagina sul quotidiano diretto da Missiroli,

Silvio Negro scriverà, richiamandosi alle «profezie» di Malachia: «E chi può essere allora il vero “Pastor et nauta”? Nessun dubbio, si risponde, che è il patriarca di Venezia, il quale va a fare spesso le visite pastorali nell’estuario servendosi del motoscafo. E in realtà il nome del cardinale Roncalli è fatto da qualche giorno con anche maggiore insistenza di quello di Agagianian. C’è chi l’ha già fatto Papa e gli ha anche scelto il segretario di Stato, e a un certo settore dei sostenitori quest’ultimo preme non meno del Papa. Obbligo di cronisti ci co-stringe ad aggiungere che c’è chi assicura che Roncalli si chiamerà Leone XIV se sarà eletto […]. Si dice che i cardinali francesi sarebbero per Roncalli, il quale è stato nunzio a Parigi ed ha ricevuto la berretta cardinalizia da Auriol», I francesi appoggerebbero Roncalli e Spellman sosterrebbe la candidatura di Agagianian, in «Corriere della Sera», 18 ottobre 1958, p. 1. Anche il segretario della D.C. registra in queste giornate gli estremi di un colloquio avuto col diretto-re del «Corsera» sul prossimo papa: «Missiroli – scriverà Fanfani – opina che nessuno vorrà un armeno papa [scil. Agagianian], e spera in un papa italiano. Mi pare propenda per il card. Roncalli», A. FanFani, Diario, 20 ottobre 1958, in Fondo Fanfani, Archivio Storico del Senato della Repubblica (Roma).

758 Proprio Pizzardo avrebbe posto a Roncalli nella fase del preconclave una domanda diretta, che dimostra una volta di più quanto l’individuazione del nuovo papa fosse condi-zionata anche dal profilo del nuovo segretario di Stato: «Il card. Pizzardo – testimonierà mons. Capovilla – venne a chiedergli: “Nell’eventualità di una sua elezione, è vero che lei de-signerebbe Montini a segretario di Stato?” […] – Rispose al card. Pizzardo: “Non penso alla eventualità di una mia elezione. Ad ogni buon conto, chiunque sarà il nuovo Papa, il minimo che potrà fare sarà la immediata creazione cardinalizia di Tardini e Montini. Quanto alla se-greteria di Stato il mio pensiero è questo: Il governo della diocesi di Milano è di per sé il mas-simo servizio che un ecclesiastico possa rendere alla Chiesa in Italia, anche con riferimento alla Chiesa universale”»: gaLavoTTi, Processo a Papa Giovanni, cit., p. 467. Sull’antica ostilità del card. Pizzardo verso l’opera di mons. Montini si vedano riCCardi, Il «partito romano», cit., pp. 258-259, e G.B. monTini, Scritti fucini (1925-1933), Roma 2004, pp. LXII-LXVII; 699-704.

759 La cerimonia dell’assoluzione al tumulo – che può appunto avvenire, come nel caso presente, anche dopo la sepoltura – è normata dal Pontificale Romanum, De Officio quod post Mis-sam solemnem pro defunctis agitur; nonché dal Caeremoniale episcoporum, II, 11 (per la convocazione dei quattro cardinali cfr. Intimatio per cursores facienda domi dimisso exemplari, in «L’Osservatore Romano», 15 ottobre 1958, p. 2).

760 James Francis McIntyre (1886-1979), sacerdote dal 1921, era stato nominato ausiliare di New York nel 1940 e trasferito alla sede metropolitana di Los Angeles nel 1948; Joseph Wendel (1901-1960), sacerdote dal 1927, già vescovo di Speyer dal 1943, era stato promosso alla sede di Monaco nel 1952; entrambi, come Roncalli, erano stati creati cardinali nel con-cistoro del 1953.

1958

756

19 ottobre, domenica761

A S. Pietro terzo solenne dei novendiali. Alla fine bel discorso in lati-no di mgr. Tondini.762 Seguì la Congregazione. Ricevimento delle numerose rappresentanze ufficiali dei vari paesi.763

L’acqua si fa bollente circa le personalità che dovrebbero emergere dal Conclave. Dovrebbe apparire giorno per giorno la sincerità delle persone e dei vari gruppi che si formano. Niente di impressionante per me che la gra-zia del Signore rende preparato a tutto [IC III.15.2].764 Nel pomeriggio mi recai a visitare il Card. Fossati di Torino in Salita di S. Saba, 9. Di là mi volsi in via Pietro della Valle per visitare il Card. Ciriaci vivace ed ardente. Qui alla Domus Mariae ricevetti il card. Gaetano Cicognani che mette pure molto interesse alle pr[ossime] orientazioni del Conclave.

20 ottobre, lunedì<Ferretto>

761 Il 18 ottobre Roncalli non compila l’agenda. Secondo le informazioni fornite da mons. Capovilla il patriarca di Venezia aveva accusato durante la notte un «piccolo imbarazzo intestinale»; ugualmente si reca a S. Pietro per i novendiali; durante la giornata l’attenzione dei cardinali si rivolge al medico di Pio XII, Galezzi Lisi, che divulga alla stampa senza alcuna autorizzazione i particolari degli ultimi giorni di vita del papa: Testimonianza di mons. Loris F. Capovilla al curatore, 22 gennaio 2008.

762 Mons. Amleto Tondini (1899-1969) era reggente della Cancelleria Apostolica e a lui competeva la redazione del tradizionale elogio del defunto pontefice: cfr. L’elogio funebre del Sommo Pontefice Pio XII, in «L’Osservatore Romano», 20-21 ottobre 1958, pp. 1-2; ripreso in «Acta Apostolicae Sedis», 50 (1958)/16, pp. 782-787.

763 Ammontavano a 59 le missioni straordinarie «inviate da Capi di Stato e Governi di moltissime Nazioni e da alti Organismi internazionali per assistere al solennissimo Rito funebre in suffragio dell’Anima eletta del Sommo Pontefice Pio XII», L’imponente accolta delle Missioni Straordinarie, in «L’Osservatore Romano», 20-21 ottobre 1958, p. 2.

764 Giungendo a Roma e iniziando gli incontri con gli altri porporati e membri della Curia romana Roncalli si era ben presto reso conto di quanto le voci di una sua «papabilità» fossero fondate e non solamente speculazioni giornalistiche: «dapprima – testimonierà il suo segretario – ne rimase colpito per il timore di essere oggetto di echi e di qualche gioco di corridoio, parendogli strana la candidatura di un uomo di settantasette anni. Tra le per-sone che certamente gli parlarono di questo possono annoverarsi i cardinali Dalla Costa (lo udii io stesso), Gaetano Cicognani, Pietro Ciriaci, Fumasoni Biondi, Ernesto Ruffini e altri. Ho l’impressione che in un primo momento la cosa lo abbia gettato per un poco in una specie di lotta interiore. […] Tra le persone bene informate che davano per certa la candidatura e l’elezione del card. Roncalli c’erano mons. Giovanni Urbani, vescovo di Verona, l’avv. Vittorino Veronese e mons. Gaspare Cantagallo amico di entrambi», Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit., p. 70r.

1958

757

Ottava giornata. S. Messa in casa a suffragio di tutti i miei morti.765 Poi mi sono confessato da mgr. Cavagna Assist. della G[ioventù] C[attolica] Femminile:766e ne fui molto contento.767 «Qui spiritu Dei aguntur hi sunt Fi-lii Dei» [Rm 8,14] [:] S. Paolo, citato dal fù Card. Schuster. Poi sono pas-sato al S. Offizio per un lungo colloquio col Card. Ottaviani. Di là salii ad una visita al Card. Luigi! Masella Camerlengo.768 Seguì poi la Congreg.

765 Scrive un’altra lettera alla nipote Enrica perché si faccia tramite con i parenti della notizia che si sentiva «bene di salute e di spirito, e che non credano alle chiacchiere dei gior-nali. Si avvicinano giornate misteriose per me e per parecchi, anzi per tutti i cardinali. […] È il Signore che chiama, e basta. Bisogna guardare a Lui, e non ad altri, o ad onori oppure a progetti per il resto della vita che ci rimane. Dunque state contenti. Raccomandatemi ai nostri cari morti del Cimitero. Io celebro la S. Messa per loro, e loro otterranno dal Signore quello che sarà il maggior bene dell’anima mia. Dunque, coraggio. Io ho più che mai fidu-cia, quasi la certezza, di tornare a Venezia e a Camaitino. Ciò che interessa è sempre il Pater noster. Il resto non conta nulla nella vita», Familiari, II, p. 437.

766 Alfredo Maria Cavagna (1879-1970), originario di Venezia, aveva compiuto gli studi seminaristici a Monza. Era stato ordinato sacerdote dal card. Ferrari nel 1902 e nel 1906 fu scelto da mons. Pasquale Morganti come proprio segretario, prima a Bobbio e quindi a Ravenna. Nel 1922, su richiesta di Armida Barelli, era stato nominato assistente nazionale della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, carica che manterrà sino al 1959. Dopo l’ele-zione a papa, Roncalli lo nominerà proprio confessore, impiegandolo poi in modo del tutto particolare come referente per la preparazione e i lavori del concilio Vaticano II; sui rapporti Roncalli-Cavagna si veda ora M. veLaTi, Giovanni XXIII e la curia romana: stato delle conoscenze e prospettive di ricerca, in «Rivisitare Giovanni XXIII», cit., pp. 685-693.

767 Capovilla rammenta che Roncalli era giunto a questo incontro piuttosto preoccupato di fronte all’eventualità dell’elezione papale: «fu uno stato d’animo passeggero, pienamente acquietato dopo un lungo colloquio con colui che sarebbe stato il suo confessore, mons. Alfredo Cavagna. Parlò candidamente anche con me della soddisfazione interiore provata dopo le parole del pio prelato e arrivò a dirmi: “Non oso credere che si penserà davvero al mio nome; ma se fosse dovrei accettare l’obbedienza non essendomi mai sottratto in vita mia al suo imperio”»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII con-structus in Curia Anxanensi, cit., p. 70r. Dal canto suo mons. Cavagna, rievocando qualche anno dopo questo contatto col futuro Giovanni XXIII, riferirà che «prima di entrare in conclave, io mi trovai con lui alla Domus Mariae, e ricordo che teneva un contegno molto tranquillo; però qualche previsione, sia pure lontana, della sua nomina a papa egli l’aveva», Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., p. 40r/v.

768 La morte di Pio XII aveva reso evidenti le gravi disfunzioni che avevano colpito la Curia nel corso dell’ultimo quadriennio, quello cioè in cui si erano aggravate le condizioni di salute del papa: le udienze di tabella si erano via via diradate; la mancanza di nuovi concistori dopo quello del 1953 aveva ridotto di circa una quindicina di unità la consistenza del plenum del Sacro Collegio (che teoricamente, secondo quanto previsto da Sisto V nella bolla Postquam verus (1586) avrebbe potuto contare su 70 membri) e determinato un innaturale cumulo delle cariche per alcuni cardinali. Per di più dal 1944, anno della morte del card. Maglione, era vacante l’ufficio del segretario di Stato: se quest’ultima scelta poteva rientrare nella strategia

1958

758

Cardinalizia che finì presto oggi. Prima di pranzo ricevetti breviter mgr. Si-gnora arciv. prel. di Pompei: e mi ricordò la profezia di Bartolo Longo, che un giorno il Papa si sarebbe recato laggiù a venerare quella immagine.769

A sera ricevetti l’Assessore della Concistoriale mgr. Ferretto770 che fù tutto di confidenza col card. Pompili!.771 Vero sorriso di questa giornata fù la visita all’Istituto Nazaret fondazione di mgr. Tardini.772 Questi si trattenne a colazione qui alla Domus sempre amabile e spassoso.773 A sera ebbi a cena mgr. Sigismondi.774

di governo della Curia di Pio XII, davvero incomprensibile restava invece la decisione di non nominare un nuovo camerlengo, le cui funzioni erano essenziali al funzionamento della sede vacante, dopo la morte del card. Lauri nel 1941: tanto più che lo stesso Eugenio Pacelli aveva ricoperto tale carica dal 1935 al 1939. A questo avevano dunque provveduto i cardinali pre-senti a Roma il 10 ottobre 1958, designando per tale ufficio il card. Aloisi Masella.

769 L’avvocato Bartolo Longo (1841-1926), stabilitosi nella valle di Pompei, aveva deciso di dedicarsi alla propagazione della recita del Rosario e nel 1876 iniziò la costruzione di una chiesa dedicata appunto alla custodia dell’immagine della Vergine del Rosario. Longo impiantò anche alcune strutture assistenziali e si dedicò particolarmente al recupero dei figli dei carcerati. Quando nel 1901 era stata inaugurata la facciata del santuario di Pompei aveva affermato: «Un giorno da quella loggia noi vedremo la bianca figura del Rappresentante di Cristo benedire le genti accolte in questa piazza, acclamanti la pace universale». Di fatto la prima visita di un papa alla basilica di Pompei fu quella compiuta da Giovanni Paolo il 21 ottobre 1979 (rinnovata nel 2003); sarà lo stesso papa Wojtyla a beatificare Longo il 26 ottobre 1980.

770 Giuseppe Antonio Ferretto (1899-1973), sacerdote della diocesi di Roma dal 1923, già studente del Seminario Romano e officiale del vicariato di Roma, insegnava presso il Pon-tificio Ateneo Urbaniano De Propaganda Fide ed era canonico della Basilica di San Pietro dal 1953. Era assessore della congregazione Concistoriale e sarà nominato vescovo da Giovanni XXIII nel dicembre 1958; sarà creato cardinale nel 1961.

771 Basilio Pompilj (1858-1931), di Spoleto, sacerdote dal 1885, era stato nominato se-gretario della congregazione del Concilio nel 1908; creato cardinale nel 1911, era stato no-minato vicario di Roma nel 1913, anno nel quale aveva ricevuto l’ordinazione episcopale; nel 1914 era stato nominato anche arciprete della Basilica di S. Giovanni in Laterano.

772 Nel 1946, finita la guerra, con l’aiuto di alcuni amici, Domenico Tardini aveva fon-dato lo studentato di «Villa Nazareth» con l’intenzione di dare a giovani privi di mezzi la possibilità di una formazione cristiana e culturale di alto livello. Sarà Giovanni XXIII, dopo la morte del card. Tardini, a costituire il collegio quale «Fondazione Sacra Famiglia di Nazareth» (13 gennaio 1963).

773 Cfr. supra, appunti del 15 ottobre 1958. Anche alcuni testimoni del processo di cano-nizzazione di Giovanni XXIII rammenteranno i commenti di Roncalli sulla ruvida franchez-za del «romanaccio» Tardini: gaLavoTTi, Processo a Papa Giovanni, cit., p. 314.

774 Pietro Sigismondi (1908-1967), di Villa d’Almé (BG), già alunno di Roncalli al Seminario di Bergamo, era stato consacrato vescovo nel 1950 e inviato come delegato apostolico in Congo e Ruanda; nel 1954 era rientrato a Roma per assumere la segreteria della congregazione di Propaganda Fide. È stato il card. Suenens a riferire molti anni più tardi quanto appreso da mons. Jean Jadot – già delegato apostolico negli Stati Uniti – circa

1958

759

21 ottobre, martedìNona giornata. Alle dieci solenne funerale del Card. Celso Costantini a S.

Giov. dei Fiorentini. Ritrovo onorevolissimo per il def[unto] e caro amico. Fù veramente il funerale di S. Bonaventura a Lione.775 Seguì la Congreg[azione] nella sala Concistoriale. Mi è toccata la cella n. 15.776 In casa ebbi a colazione mgr. [van] Lierde, Sacrista dei S.S. Palazzi. Nel pomeriggio quante visite: S.E. Mocchi: S.E. mgr. Ballo:777 m. Guitton con abbé Gaston Courtois:778

un incontro tra Roncalli e Sigismondi nel preconclave: Sigismondi gli aveva riferito che «la sera prima del conclave dell’ottobre 1958 il cardinale Roncalli lo aveva invitato a cena e si era informato dei possibili papabili. Poiché diventava insistente, alla fine Sigismondi gli disse chiaramente che nessuno aveva proposto il suo nome per la candidatura. Pochi giorni dopo l’elezione, Giovanni XXIII chiama Sigismondi per parlare delle questioni della Propagazione della Fede. Sigismondi si presenta piuttosto demoralizzato. Giovanni XXIII, con gentilezza, lo schernisce. Non è il caso di preoccuparsi, lo rassicura, perché anche lui ha vissuto un incidente analogo prima dell’elezione di Pio XI nel 1922. Prima del conclave il cardinale Ratti, futuro papa Pio XI, lo aveva interrogato sulle voci in circolazione e la sua risposta era stata che il nome Ratti non compariva nella lista dei papabili. Quindi Giovanni XXIII aggiunge: “Le dirò ciò che mi rispose Pio XI: ‘Lei ha molte doti, ma certo non ha virtù profetiche!’”»: L.J. SuenenS, Ricordi e speranze, Cinisello B. 1993, p. 107.

775 Bonaventura da Bagnoregio era infatti morto a Lione, sede del concilio convocato da Gregorio X, nella notte tra il 14 e il 15 luglio 1274, assistito dallo stesso papa che dispose pure che i sacerdoti di tutto il mondo celebrassero per lui una messa di suffragio. Aveva scritto alla nipote Enrica il giorno prima che uno suo «carissimo amico, il card. Celso Costantini, è morto di questi giorni qui in clinica. Aveva però 82 anni: e pareva si riavesse dopo una grave operazione. Domani avrà un funerale solenne – immaginati – con una cinquantina di Cardi-nali presenti»: Familiari, II, p. 437.

776 Dunque nel corso della riunione si è proceduto all’assegnazione delle stanze dei car-dinali per l’imminente conclave.

777 Salvatore Ballo Guercio (1880-1967), di Palermo, era stato ordinato sacerdote nel 1903 ed era stato condiscepolo di Roncalli al Seminario Romano. Nel 1920, ordinato vescovo, era sta-to nominato prelato di S. Lucia del Mela. Nel 1933 era stato trasferito a Mazara del Vallo, dove era rimasto sino alle dimissioni nel 1949; era vescovo titolare di Dioclea e risiedeva a Roma.

778 Nella rogatoria parigina per la canonizzazione di Giovanni XXIII, Jean Guitton testi-monierà d’essersi recato da Roncalli alla «Domus Mariae, deux ou trois jours avant le Conclave. Ayant été envoyé par le Figaro comme correspondant pour écrire sur le Conclave. Je Lui de-mandais une audience qu’Il m’accorda aussitôt. Il me reçut d’une façon très aimable. J’avais l’impression très nette qu’Il n’excluait aucune éventualité et qu’Il était humblement candidat au Souverain Pontificat. Cette idée était certainement celle de Monseigneur Capovilla avec lequel je fis connaissance et je restais en correspondance. […] On annonça durant cette audience l’arri-vée du Cardinal Feltin et aussitôt le Serviteur de Dieu me donna congé»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, III, cit., p. 266.

1958

760

S.E. mgr. Ronca: Card. Maurice Feltin:779 avv. Vittorino Veronese.780 S.E. mgr. Roberti Segret. del Concilio. Era un piccolissimo alunno del Seminario Romano: ed è riuscito assai bene.781

22 ottobre, mercoledìDecima giornata. Al mattino Congreg. Cardinalizia. Solite cose di

preparazione al Conclave.782 Colsi l’occasione per una visita a S. Pietro in [[prepar]] vista del grande avvenimento: ut sit protector Ecclesiae suae.783 Mi fù cara l’occasione di visitare la grotta Vaticana per un De profundis ai nostri grandi Papi, soffermandomi specialmente innanzi all’avello del

779 Dieci anni più tardi il card. Feltin ricorderà che Roncalli «la veille de l’ouverture du Conclave, il m’invita à prendre le thé. Nous avons parlé des candidats possibles. Il me dit: “Est-ce que vous avez entendu dire qu’on parlait de moi” “Nullement” répliquai-je»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, I, cit., pp. 30-31.

780 «Due giorni prima dell’ingresso del Patriarca in conclave – ricorderà più tardi Veronese – io passai ad ossequiarlo alla Domus Mariae, dove era alloggiato. Ero in partenza per Parigi e prevedevo che non sarei tornato subito, per la mia nomina a direttore generale dell’UNESCO. Come di consueto, fu molto cordiale ma non ebbi l’impressione che egli prevedesse la sua asce-sa al pontificato; che la cosa invece si profilasse la potei dedurre da qualche espressione, sia pure molto riservata, di mons. Capovilla», Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicariatus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., pp. 453v-454r; Veronese comunicherà queste impressioni anche all’ambasciatore italiano presso la s. Sede Migone: cfr. G. aLberigo, 28 ottobre 1958: un Conclave di transizione, in «Bergomum», 93 (1998)/3, p. 8.

781 Francesco Roberti (1889-1977), sacerdote della diocesi di Pesaro dal 1913, durante la frequenza del Seminario Romano dell’Apollinare aveva conseguito il dottorato il Filoso-fia, Teologia e Utroque Iure. Era segretario della congregazione del Concilio dal 1946 e sarà creato cardinale da Giovanni XXIII nel concistoro del 15 dicembre successivo; nel 1959 sarà nominato prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

782 Mons. Capovilla segnala sotto questa data le visite di Roncalli ai cardd. Federico Te-deschini e Nicola Canali: CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 286.

783 Che il nome di Roncalli sia sempre più quotato tra i cardinali, e che soprattutto lui ne sia sempre più consapevole, è indirettamente testimoniato dal tenore delle lettere inviate in questi ultimi giorni. Il 22 ottobre scriveva dunque al parroco di Sotto il Monte: «nella imminenza del Conclave, che questa volta conta tra i Cardinali un figlio di Sotto il Monte, non vi paia singolare che io chieda umilmente delle preghiere speciali da parte di tutti i buoni fedeli, allo Spirito Santo, per ottenere che tutto riesca alla gloria del Signore, ed al vero bene della S. Chiesa. […] Dappertutto fate preghiere secondo le mie intenzioni che tutto vada bene, non che io diventi successore di s. Pietro, mentre è già troppo per me il titolo e il compito di Cardinale e di Patriarca di Venezia, ma perché il nuovo Papa corri-sponda ai bisogni della S. Chiesa in questi tempi. E speriamo di far presto», CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 113.

1958

761

S.P. Pio XII. Non sapevo che dubitativamente delle trasformazioni ivi operate in quella sacra necropoli: e mi piacquero assai.784

23 ottobre, giovedìUndecima giornata.785 Al mattino la solita Congreg. Cardinalizia.786

Nel pomeriggio ho visitato al Collegio Francese i Cardinali France-

784 Tra il 1939 e l’Anno Santo 1950 era stata intrapresa una vasta opera di riordino dell’area sottostante alla Basilica vaticana, che oltre a permettere di ricavare nuovi spazi per le future sepolture e rialzare il soffito delle Grotte, aveva consentito importanti ritro-vamenti archeologici. Le Grotte Vaticane erano tradizionalmente il luogo di seppellimento dei papi: lo stesso Giovanni XXIII, in una nota del dicembre 1960 – riprodotta già nella prima edizione del Giornale curato da Capovilla del 1964 – indicherà come proprio «locus depositionis» un’ampia nicchia delle Grotte, nella quale verrà effettivamente tumulata la sua salma, poi traslata in Basilica da Giovanni Paolo II nel gennaio 2001.

785 Sotto questa data, «sul punto del mio entrare in Conclave», scrive a mons. Piazzi che la sua «anima si conforta nella fiducia della nuova Pentecoste che potrà dare alla S. Chiesa nel rinnovamento del capo, e nella ricostituzione dell’organismo ecclesiastico nuo-vo vigore verso la vittoria della verità, e del bene e della pace. Poco importa che il nuovo Papa sia Bergamasco o non Bergamasco. Le comuni preghiere debbono ottenere che sia un uomo di governo saggio e mite, che sia un santo e un santificatore»: giovanni XXIII, Questa Chiesa che tanto amo, cit., p. 456. Scrive anche a mons. Zinato di Vicenza, scusandosi di non potersi recare, come promesso in precedenza, a Monte Berico: «saremo uniti in ispirito, per me supplicando in timore et tremore: per tutti in grande abbandono nella mise-ricordia del Signore che a servizio della sua Chiesa a tutto provvede. Quanto a me non so che ripetere: a periculis cunctis libera nos Virgo gloriosa et benedicta. Cara Eccellenza: mundus transit et concupiscentia eius. Qui facit voluntatem Dei manet in aeternum (1 Jo 2, 15-29!)»: CapoviL-La, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 114. Anche mons. Théas, nelle stesse ore, è destinatario di una missiva del patriarca: «Sur le point d’entrer en Conclave, je suis saisi par le souvenir de Lourdes, de son évêque très digne, de la Basilique Saint Pie X et surtout de la Vierge Immaculée de la Grotte. Ces lignes sont une invitation pour Votre Excellence et pour les âmes qui vous entourent, à s’unir à ma prière fervente : “A periculis cunctis libera nos semper Virgo gloriosa et benedicta”. […] Que la Providence nous assiste toujours, et assiste toujours la Sainte Eglise dans l’Amour de Marie. J’ai toujours confiance, Excellence, de pouvoir vous accueillir à Venise pour le 21 Novembre, grande fête de la Présentation. “Sic Deus nos adjuvet”»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, I, cit., p. 426.

786 Durante la giornata il patriarca di Venezia incontra nuovamente il sostituto Dell’Ac-qua: quest’ultimo ricorderà qualche anno più tardi che «il card. Roncalli, con quella sem-plicità che fu la caratteristica di tutta la sua vita, confuso e pensieroso mi disse: “Come avrai notato, don Angelo, sulla stampa appare anche il mio nome quale futuro Papa. Che devo fare?”. Risposi: “Eminenza, si metta nelle mani del Signore: se tale risultasse la sua volontà, non dica di no: lasci fare e affronti il sacrificio che le si domanda. Buoni e bravi collaboratori, non le mancheranno”», cfr. ronCaLLi-deLL’aCqua, Documenti di un’amicizia (1926-1943), cit., p. 78.

1958

762

si.787 Grente,788 che colla sua età è pur in buono stato[,]789 e Rocques! di Rennes:790 assai amabili per la mia povera persona. Fra l’altro ho fatto con don Loris una visita alla tomba del card. Piazza.791 Come mi piace il richiamarlo questo mio antecessore dalla scorza un po’ rude ma dal cuore buono.792

24 ottobre, venerdìDuodecima giornata.793

787 Le fonti attualmente disponibili rimarcano il grande interesse e l’attivismo del gover-no francese per l’elezione papale del 1958 e in particolare dell’attenzione riservata al nome di Roncalli: su questo si vedano aLberigo, 28 ottobre 1958, cit., p. 8, e il mio Processo a Papa Giovanni, cit., pp. 288-292.

788 Georges-François-Xavier-Marie Grente (1872-1959), sacerdote dal 1895, era stato no-minato vescovo di Le Mans nel 1918 (arcivescovo ad personam dal 1943) ed era stato creato cardinale nel 1953. Il 10 giugno precedente Roncalli gli aveva scritto per formulargli gli auguri per il LX di sacerdozio e per invitarlo a Venezia: cfr. Scritti e discorsi, IV, pp. 153-154.

789 Mons. Julien Gouet, che pur non essendone il conclavista accompagnava il card. Gren-te durante le congregazioni cardinalizie preconclavarie, ricorderà che «le cardinal Roncalli vint voir le cardinal Grente, le jeudi soir précédent au Séminaire français. Il avait rendez-vous à dix-huit heures. Quelques minutes auparavant le prince Chigi, maréchal du conclave, se présenta et le cardinal Grente accepta de le recevoir quelques minutes, ce qui eut pour résultat de faire attendre le cardinal Roncalli. Je lui tins compagnie dans un petit salon pendant un quart d’heure et il me dit: “Il y a trois choses que je ne connais pas, l’ennui, l’énervement et la fatigue”. Je rapportai par la suite ces propos au cardinal Grente, qui me dit: “S’il en est ainsi, il y a de quoi faire un pape”. Il ne me parla pas directement du conclave, se bornant à me dire: “C’est le Saint-Esprit qui guide tout”: Processus rogatorialis super fama sanctitatis… etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Parisiensi, II, cit., pp. 296-297.

790 Clément-Émile Roques (1880-1964), sacerdote della diocesi di Albi dal 1904, era stato nominato vescovo di Montauban nel 1929; nel 1934 era stato trasferito alla sede arcive-scovile di Aix e nel 1940 a quella di Rennes. Era stato creato cardinale da Pio XII nel 1946.

791 Nel discorso commemorativo di Piazza pronunciato il 2 dicembre 1957, Roncalli ave-va ricordato la reazione dell’allora prefetto della Concistoriale all’esposizione dei suoi progetti relativi alla Basilica di S. Marco, dove erano stati riuniti i corpi dei patriarchi più recenti: «Io ho già preparato il mio sepolcro nella chiesa carmelitana di Santa Teresa in Corso Italia, a Roma – gli aveva detto Piazza –, accanto al mio Cardinale Rossi che mi consacrò Vescovo, e che vi è sepolto», Parole del Cardinale Patriarca alle solenni Esequie in S. Marco, cit., p. 308.

792 Cfr. supra, appunti del 30 novembre 1957; Roncalli si era già recato in visita alla sua tomba il 12 giugno precedente. Capovilla aggiunge il ricordo della preghiera, nella stessa chiesa, sulla tomba del card. Raffaello Carlo Rossi (1876-1948) e della «sosta a Sant’Andrea della Valle e al Gesù»: CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 286.

793 Il bergamasco mons. Quadri rammenta di aver incontrato Roncalli alla Domus Ma-riae «esattamente il giorno antecedente all’entrata in Conclave, […] e fui subito ammesso al colloquio che durò mezz’ora; durante il colloquio mi disse chiaramente che da come lo guar-davano e da come gli parlavano vedeva con chiarezza che l’avrebbero fatto papa»: Processus

1958

763

Congreg. ora consueta. Visita alla cella: la mia n. 15 al secondo piano: la camera del Comandante delle Guardie Nobili.794 Nel pomeriggio visita a S. Maria Maggiore: un tocco in Cavour presso le Figlie del S. Cuore. Poi passai alla visita delle Suore Zelatrici Missionarie. Varii contatti passeggeri con Car-dinali Pizzardo e Ottaviani a dissipare malintesi dolorosi, indipendenti dalla mia persona. Per me sono occasione di sottrarmi dalle responsabilità ponti-ficali e ne godo.795 Ma quale offesa alla giustizia: quali mistificazioni legate ad interessi personali e di ordine materiale! Deus nos adiuvet.

25 ottobre, sabatoIl Conclave.796 Apertura.

rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., p. 1172. Il 24 ottobre Roncalli incontra anche il suo ausiliare Olivot-ti: questi ricorderà alcuni anni più tardi che il colloquio «fu molto affettuoso. Lo trovai però preoccupato come raramente mi è successo di vederlo. “Monsignore, mi disse, qui le cose non vanno bene”. Ebbe un momento di pausa e poi “Sia fatta la volontà di Dio”. Si interessò delle cose di Venezia e mi congedò con sentimenti di commozione ed affetto particolari. Seppi dal Segretario che a Roma, continue sono le manifestazioni di stima e di affetto dei Cardinali che lo indicavano come futuro pontefice»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Joannis P.P. XXIII constructus in Curia Venetiarum, cit., p. 536.

794 Cfr. supra, appunti del 21 ottobre 1958.795 È dunque sempre più evidente – anche di fronte al rischio di un suo repentino tra-

monto – la forza della candidatura di Roncalli. Il patriarca di Venezia esplicita questa consa-pevolezza a mons. Battaglia di Faenza, preoccupandosi che nell’eventualità della sua elezione a papa fosse impedito al nipote don Battista di giungere a Roma senza un esplicito invito: erano ancora fresche e dolorose le polemiche scoppiate all’inizio dell’anno dopo le inchieste de «L’Espresso» circa le agevolazioni fiscali godute dalla famiglia Pacelli e il card. Roncalli, in un ambiente come quello romano «così viziato dalla maldicenza orale e della stampa», avrebbe trovato «subito tediosa la chiacchiera: ecco il nipote, ecco i parenti. Saremmo alle solite che non potrei permettere. Io sto nel solco di Pio X e basta. Quando sentirete dire che ho dovuto cedere al volo dello Spirito Santo, espresso dalle volontà riunite, vogliate lasciar venire don Battista a Roma, accompagnato con la vostra benedizione. Noi due poi, V.E. ed io, potremo ragionare e intenderci bene in Domino. Quanto a me volesse il cielo ut transeat calix iste! Per questo fatemi la carità di pregare per me ed insieme con me. Io sono al punto che se si dovesse dire di me: Appensus est statera et inventus est minus habens, ne godrei intimamente e ne benedirei il Signore. Di tutto questo naturalmente acqua in bocca»: CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., pp. 114-115. Lo stesso giorno scrive anche al bergamasco Giuseppe Rossi, officiale presso la Penitenzieria Apostolica, che si sentiva «innocente di quanto può e accenna ad accadere. Veramente non c’è entrato nel mio spirito che il pensiero della voluntas Dei, che so benissimo che cosa potrà costare alla mia povera vita. Opta semper et ora ut voluntas Dei integre in te fiat (Imit. Xst. lib. III, cap. 23). Via pacis et vere libertatis», AR/FSSD X/845.

796 Esistono alcuni tentativi di ricostruzione dell’elezione di Giovanni XXIII, ancora però privi di riscontri documentari circa l’andamento degli scrutini e i nomi dei candidati più vo-tati accanto a Roncalli: cfr. A. greeLey, Comment se fait un pape, in «Le Supplément [à La Vie

1958

764

Al mattino Messa solita in casa. Poi benedissi due sposi parenti di mgr. Loris.797 Alle 9.30 in S. Pietro assistenza alla Messa Pontificale di invoca-zione dello Spirito Santo per l’apertura del Conclave.798 Bellissima ceri-monia con un discorso ben indovinato di mgr. Bacci,799 de eligendo Pontifice. In esso affermò alcune cosuccie meritevoli di attenzione e di riforma sul metodo e sui contatti del nuovo Papa col clero, Cardinali di Curia e Ve-scovi ecc: meno libri e discorsi, e più familiarità cogli uomini della Curia e cogli affari.800

Spirituelle]», (1976)/117, pp. 237-242, B. Lai, I segreti del Vaticano. Da Pio XII a papa Wojtyla, Roma-Bari 1984, pp. 31-39, e zizoLa, Quale papa?, cit., pp. 150-159; meno richiamate, ma forse tra le più ricche di spunti per comprendere l’importanza del ruolo dei cardinali della Curia romana nel conclave dell’ottobre 1958, sono le pagine di V. gorreSio, La nuova missione, Mi-lano 1968, pp. 27-40. A questo riguardo occorre ricordare che proprio Giovanni XXIII, oltre a decretare immediatamente la decisione di conservare il conteggio dei voti del conclave dal quale era uscito eletto, nel motu proprio Summi Pontificis electio del 1962 che nel conclave che si sarebbe riunito dopo la sua morte il cardinale camerlengo stendesse una relazione che doveva essere approvata dai tre cardinali capi d’ordine e contenente l’esito degli scrutini; la norma sarà confermata anche nelle costituzioni Romani Pontifici eligendo di Paolo VI (1975) e Universi Dominici gregis di Giovanni Paolo II (1996).

797 La mattina del 25 Roncalli ha un colloquio con Giulio Andreotti per risolvere le ultime questioni amministrative relative alla cessione della Punta della Dogana per la sede del Seminario minore di Venezia: dell’incontro Andreotti registrerà la volontà del patriarca di non lasciare «pendenze» così come alcune frasi piuttosto eloquenti del suo stato d’animo: «“È vero che tutti noi diciamo: a me no, a me no. Ma su qualcuno queste frecce dello Spirito Santo devono pur cadere…”. “Io ho meditato due volte in queste settimane sugli Esercizi di S. Ignazio, perché è necessario tenere bene fermi i piedi sulla terra…”. “… Ho ricevuto un messaggio di augurio dal generale De Gaulle, ma questo non vuol dire affatto che in tal senso votino i cardinali francesi. So che vorrebbero eleggere Montini e sarebbe certo ottimo: ma non è possibile superare la tradizione di scegliere tra i cardinali…”, andreoTTi, Ad ogni morte di Papa, cit., p. 72.

798 La cronaca della cerimonia in Il sacro Rito nella Basilica Vaticana, in «L’Osservatore Romano», 26 ottobre 1958, p. 1.

799 Antonio Bacci (1885-1971), sacerdote della diocesi di Firenze dal 1909, aveva iniziato il suo servizio in segreteria di Stato nel 1922 e nel 1931 era stato nominato segretario dei Bre-vi ai Principi; sarà creato cardinale da Giovanni XXIII nel 1960 e consacrato vescovo dallo stesso papa due anni più tardi.

800 «Praeterea Pastorem agat actuosissimum. Necesse utique est ut doctrina eniteat, ut disciplinam de publicis rationibus, quae inter Nationes intercedunt, optime noscat, ut geren-darum rerum prudentia polleat; sed non in isto omnia. Illius imprimis divinam immaginem in se referat, qui dixit: “Ego sum Pastor bonus. Bonus Pastor animam suam dat pro ovibus suis… Ego sum Pastor bonus; et cognosco meas, et cognoscunt me meae”. “Episcopus animarum” sit. Quamobrem si populorum necessitates, quae hodie habentur, si pericula, quae propulsanda sunt, si discrimina, quae componenda, experiundo noverit; si non tantum in libris haeserit, sed in mediis etiam rebus vitam gesserit; si potissimum tam incensa caritate

1958

765

Alle 16 apertura del Conclave.801 Processione dalla Paolina alla Sistina al canto del Veni Creator.

Poi capella chiusa ai Cardinali:802 inizi. Costituzioni, giuramenti.803 Che lo Spirito Santo exultet in cordibus nostris.

26 ottobre, domenica [N.S. Gesù Cristo Re]Al Conclave. Festa di Cristo Re, giornata di grande trepidazione. Messa

qui alle 6 nella capella di S. Sebastiano vicina all’appartamento del Coman-dante delle Guardie Nobili dove è la mia cella. Emozioni varie nel pri-mo scoprimento delle intenzioni dei Cardinali: più gravi nel pomeriggio, avendo io stesso dovuto leggere il mio povero nome.804 C’è ancora tempo

ferveat ut animam suam dare pro creditis ovibus percupiat, tum procul dubio perfectissimam illam Pontificis Maximi speciem in se referre potest, quae iam vestris mentibus, Eminen-tissimi Patres, refulget, et quae vestris voluntatibus proponitur. Episcopos, quos “Spiritus Sanctus posuit… regere Ecclesiam Dei”, coram admittat libentissime. Eorum dubitationibus ac necessitatibus pro viribus consulat; eorum aerumnas consoletur quam maxime; eorumque incepta pro facultate provehat», Oratio de eligendo Summo Pontifice, in «Acta Apostolicae Sedis», 50 (1958)/18, pp. 858-859. Mons. Capovilla, al di là del compiacimento qui espresso dal patriarca, rammenterà pure che il discorso di mons. Bacci, certamente «dotto, ineccepibile dottrinalmente e rispondente alle generali attese », per «qualche cenno che sembrava suonare critica all’operato di Pio XII non piacque al card. Roncalli e disse che certe cose si potevano manifestare in altra sede e in altro modo»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Johannis papae XXIII constructus in Curia Anxanensi, cit., p. 70v.

801 «Con la Opel Kapitan, targata SCV 30, guidata da Guido Gusso, il Patriarca Roncalli […] partì dalla Domus Mariae alle ore 14 di sabato 25 ottobre salutato da molti ospiti della casa. Quindici minuti dopo, superato l’Arco delle Campane, arrivò in Cortile San Damaso, salì alla seconda loggia dov’era il comandante delle Guardie Nobili, e prese posto nella cella n. 15. Sottostava nell’ingresso la targa: Comandante. Alle 16 la campanella chiamò i cardinali alla Sistina», CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 25.

802 Al conclave dell’ottobre 1958 partecipano 51 cardinali; nelle ore precedenti l’ingresso dei cardinali nella Cappella Sistina era improvvisamente morto il card. Edward A. Mooney, ar-civescovo di Detroit. Non erano invece potuti intervenire, perché impediti oltrecortina, i cardd. Mindszenty e Stepinac: il quotidiano della s. Sede si limiterà a registrare che erano «intervenuti al Conclave tutti gli E.mi Porporati che hanno potuto raggiungere Roma»: L’ingresso degli Em.mi Porporati in Conclave e la chiusura delle porte e delle rote, in «L’Osservatore Romano», 27-28 ottobre 1958, p. 1. Il quorum per l’elezione del nuovo papa era dunque fissato a 35 voti, ovvero i 2/3 + 1 dei porporati che varcano la soglie della Sistina nel pomeriggio del 25 ottobre.

803 Come di prassi il conclave inizia con la lettura delle norme che lo disciplinano, con-tenute in questo caso nella costituzione apostolica Vacantis Apostolicae Sedis promulgata da Pio XII l’8 dicembre 1945; ad essa seguivano i giuramenti di rito prescritti, tanto dei cardinali quanto di tutti coloro che erano coinvolti a vario titolo nella custodia del conclave.

804 Il patriarca di Venezia ha dunque svolto durante la giornata il compito di scrutatore delle schede. L’esito negativo degli scrutini viene comunicato da due fumate nere del comignolo

1958

766

per una sorpresa che mi potrebbe attendere. L’aspetto sino da ora a mia umiliazione e per il mio bene migliore.

In serata mi dispensai dallo scendere nella sala Borgia per il desinare.805 E mangiai poco in camera recandomi poi a pregare, a pregare con [[vita]] viva intensità di rassegnazione, di umiliazione e <di> pace nella capella della Contessa Matilde che vidi per la prima volta. Adiuvat me Dñus et salvat me. Mater mea: fiducia mea, in Te confido: semper filius ut sum.806

27 ottobre, lunedìAl Conclave. II giorno, che sembrava quasi conclusivo e non lo fù.807 Nel-

le sedute del pomeriggio peggio che peggio.808 Per alcune persone è venuta l’ora del «Ignosco et dimitto» che è al quarto posto dei Quinque puncta utilissime recitanda ante vel post Missam!.809 Sì, io passo sopra e perdono di buon cuore

della Cappella Sistina alle 11.53 e alle 18.02: CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 286.805 Il bergamasco mons. Mojoli, minutate presso la congregazione Orientale, riferirà

nel 1968 di aver raccolto, dopo l’elezione di Giovanni XXIII, la voce che «verso la fine [del conclave] il Servo di Dio non partecipava ai pranzi comuni forse per lasciar liberi i cardinali di discutere»: Processus rogatorialis super fama sanctitatis etc. Servi Dei Summi Pontificis Joannis XXIII constructus in Curia Episcopali Bergomensi, cit., p. 300.

806 Questa pagina d’agenda, conclusa da una serie di eloquenti invocazioni, evidenzia la fortissima aspettativa del patriarca di Venezia dell’imminente elezione a papa: i segnali in tal senso non mancavano e se ne farà eco l’antico segretario di Roncalli, che ricorderà come a conclave appena iniziato «Mons. Capoferri, cerimoniere pontificio, mi disse subito: “si tenga pronto. Roncalli sarà papa”»; anche il card. Siri gli aveva lasciato intendere che «questo era l’orientamento»: gaLavoTTi, Processo a Papa Giovanni, cit., pp. 467-468.

807 Le due fumate nere della giornata si hanno alle 11.15 e alle 17.35: CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 286.

808 In alcuni appunti poi editi nel Giornale dell’Anima, Roncalli scriverà nel 1962 che per lui era una «grazia» l’accettare «con semplicità l’onore ed il peso del pontificato con la gioia di poter dire di nulla aver fatto per provocarlo: proprio nulla: anzi con studio accurato e co-sciente di non fornire da mia parte alcun richiamo sulla mia persona: ben contento fra le va-riazioni del Conclave quando vedevo alcune possibilità diradarsi nel mio orizzonte e volgersi sopra altre persone, veramente anche a mio avviso degnissime e venerande», GdA, p. 497. Pochi mesi dopo l’elezione, durante l’udienza concessa agli studenti del Collegio armeno, alla presenza del card. Agagianian, il papa, in una confidenza che non troverà spazio nell’edizione ufficiale del suo discorso in DMC, I, pp. 584-587, indicherà agli alunni: «Sapete che il vostro cardinale ed io eravamo come appaiati nel conclave dello scorso ottobre? I nostri nomi si avvicendavano, or su or giù, come i ceci nell’acqua bollente»: Vent’anni dalla elezione di Giovanni XXIII, 1958 – 28 ottobre – 1978, [a cura di L.F. Capovilla], Roma 1978, p. 25; sulle possibilità della candidatura di Agagianian cfr. il mio Processo a Papa Giovanni, pp. 297-298.

809 Il patriarca ne aveva fatto oggetto di meditazione nel recente ritiro predicato al clero faentino il 15 settembre. Del quarto dei Quinque puncta aveva scritto che si trattava di uno «dei punti più delicati della vita umana, della vita sacerdotale […]: così il precetto del perdono, che si

1958

767

e trovo gusto di perdonare.810 Così il Signore mi [[ne]] mantenga la delizia interiore di farlo e di farlo sempre usque vivam. Questo è il modo più per-fetto di vivere e di morire.811

Stasera sono disceso alla sala Borgia per la cena dei Cardinali in co-mune. Ripresi il mio posto col card. Fossati a destra e col card. Agagia-nian a sinistra.

Vedo che il silenzio del Conclave subisce qualche piccola falla.812

accompagna a quello dell’amore degli uomini come fratelli fra di loro, resta alla base dell’ordine cristiano, difeso anche se volete dallo stesso ordine civile. La dottrina contraria, che si ispira ad altro che alla mitezza ed al perdono, è atroce: illusione e follia. La storia è là a dimostrarlo: la vita quotidiana ne moltiplica i saggi. Saper perdonare e di cuore. Quale segreto di dolcezza e di pace! Il perdono è nel Pater noster: un dono invocato e non possibile ad ottenersi senza il contraccam-bio di un gesto e di un sentimento di eguale natura e proporzione. Che mistero è questo: una misericordia e una giustizia divina, non associabili fra di loro senza una corrispondente risposta da parte dell’uomo nei rapporti coll’uomo. Iddio perdona i peccati fatti alla sua divina maestà: ma non perdona i peccati compiuti dai fratelli quando manchi il perdono fraterno. Specialmen-te interessante il sapere perdonare ai detrattori della nostra buona fama: quando vengono ferite le intimità più profonde del carattere di ciascuno. Per un sacerdote questo è motivo di amarezze difficilmente guaribili, che domandano preghiere speciali di grazia celeste»: Meditazione al clero fa-entino, cit., p. 642. Giovanni XXIII si richiamerà a questo quarto punto anche all’indomani della mancata pubblicazione, da parte dell’«Osservatore Romano», del resoconto del suo colloquio del 7 marzo 1963 con il genero di Chruscev e la moglie: «tutto devesi con diligenza annotare. Deploro e compiango quanti si prestano in questi giorni a giochi innominabili. Ignosco et dimitto», zizoLa, L’utopia di papa Giovanni, cit., p. 232.

810 Le note di Roncalli lasciano intuire che la sua candidatura, così forte sino a questo momento, durante la giornata del 27 aveva subito una seria battuta di arresto. Il richiamo al quarto dei «Quinque puncta» è però ambiguo e può lasciar pensare che l’andamento degli scrutini non avesse suscitato amarezza solo nel patriarca di Venezia, ma anche in qualche al-tro porporato; può darsi anche che, molto più semplicemente, il patriarca reputasse che fosse intervenuto qualcosa che giudicava lesivo per la propria persona al di là delle circostanze, certo eccezionali, in cui ciò era avvenuto. Non è chiaro se ciò si sia ripetuto proprio in queste ore, ma è ormai assodato che il card. Roncalli, durante la sede vacante, era dovuto intervenire più volte per smentire la voce circolante tra i cardinali che egli fosse ammalato o finanche afflitto da una grave forma di diabete; d’altra parte si trattava di un’idea che poteva facilmente attechire tra i porporati se si tengono presenti i malori accusati dal card. Roncalli durante i novendiali e il fatto che ben tre sorelle e un fratello di quest’ultimo erano morti di cancro nel quinquennio precedente: su questo cfr. gaLavoTTi, Processo a Papa Giovanni, cit., p. 291; dello stesso tenore gli appunti del 24 ottobre 1958.

811 Aveva scritto il 28 novembre 1940, durante il ritiro a Terapia sul Bosforo: «Il viver in pace col Signore: il sentirci perdonati ed a nostra volta l’esercizio del perdono agli altri stabi-lisce quella adipe e quella pinguedine di cui parla il Salmista [Sal 62,2] e che fa fiorire perenne il Magnificat sulle nostre labbra»: GdA, p. 359.

812 Nel corso dell’inchiesta romana per la canonizzazione di Giovanni XXIII, il card. Ottaviani rivelerà che la sera precedente l’elezione di Roncalli «quando il numero dei suf-fragi dava per certa la sua elezione, insieme con il card. Ruffini ebbi un colloquio con lui e

1958

768

Unusquisque sibimet ipsi provideat. Io voglio essere sempre più ermetico e fedele: ut pro sua clementia rerum Creator sit <mihi> pr[a]esul et custodia.813

28 ottobre, martedì [SS. Simone e Giuda Apostoli]Conclave al III giorno. Festa dei S.S. Apostoli Simone e Giuda. S. Messa

nella capella Matilde: con molta devozione da mia parte. Invocati con speciale tenerezza i miei Santi Protettori: S. Giuseppe, S. Marco, S. Lorenzo Giustiniani, S. Pio X perché mi infondano calma e coraggio. Al IX e XI scrutinio il mio pove-ro nome ritorna in alto.814 Non credetti bene discendere a desinare coi Cardina-li.815 Mangiai in camera [[con]]. Seguì un breve riposo e un grande abbandono.816

in quella occasione avanzammo l’idea della opportunità della convocazione di un concilio ecumenico», Copia publica transumpti processus ordinaria auctoritate constructi in Tribunali Vicaria-tus Urbis super fama sanctitatis vitae virtutum ac miraculorum Servi Dei Ioannis Papae XXIII, cit., p. 518r/v (E. CavaTerra, Il prefetto del Sant’Offizio. Le opere e i giorni del cardinale Ottaviani, Mila-no 1990, riporta che Ottaviani avrebbe esposto le sue idee a Roncalli solo dopo l’apertura del conclave e con l’affiancamento del card. Ruffini: sul ruolo dell’arcivescovo di Palermo cfr. A. romano, Ernesto Ruffini. Cardinale arcivescovo di Palermo [1946-1967], Caltanissetta-Roma 2002, pp. 489-491). Mons. Capovilla riferirà come testimone diretto che Roncalli «riceveva cardinali nella sua cella o s’intratteneva con l’uno o con l’altro nelle Logge. Lo rivedo a colloquio coi cardinali Fossati, Cicognani, Wyszyński, Siri, Spellman, Ottaviani»: Giovanni XXIII. Nel ricordo del segretario Loris F. Capovilla, cit., p. 50.

813 Cfr. Breviarium, Ordinarium divini Officii ad Completorium, Hymnus «Te lucis ante terminum».814 Mons. Capovilla testimonierà che «la mattina del 28, dopo la messa, [il card. Roncalli]

mi aveva chiesto di procurargli l’annuario pontificio, probabilmente per dipanare la questione numerale: i Giovanni erano 22 o 23?»: Giovanni XXIII. Nel ricordo del segretario Loris F. Capovilla, cit., p. 51. Di fatto tra le carte di Giovanni XXIII si conserva copia della velina (ar, b. 2: «Documenti personali», f. 1) – della quale si dà la riproduzione fotostatica a p. 773 – sulla quale il patriarca di Venezia aveva stilato l’elenco dei pontefici che avevano assunto il nome di Giovanni, indicandone la provenienza, le date e la durata del pontificato.

815 Secondo una testimonianza resa da mons. Capovilla «a mezzogiorno del 28 il card. Micara fu udito dire (parlava forte a causa della sua sordità): “Stasera avremo Roncalli papa”. I camerieri, naturalmente, fecero eco a quell’esclamazione»: gaLavoTTi, Processo a Papa Gio-vanni, cit., p. 468.

816 Il conclavista del card. Roncalli ricorderà come «alla terza giornata di votazioni, lo stato di febbrile attesa era come attenuato dall’incombente silenzio e riscaldato dal sole ro-mano. […] La nona e la decima votazione, svoltesi in quaranta minuti, non radunarono su un candidato i due terzi dei voti necessari per l’elezione. Così, tra il disappunto della folla, il comignolo della Sistina emise alle 11.10 la quinta fumata nera. […] Nonostante il trat-tamento accurato e decoroso, cardinali e conclavisti non nascondevano un senso di stan-chezza. Da certe occhiate, poi, e dalle allusioni di qualche conclavista si finì per convicersi che quello sarebbe stato il giorno del gaudium magnum. Dalla Sistina, il patriarca risalì lesto alla sua cella. Sedutosi sul divano, chiese di restare solo. Non sembrava accasciato, no, ma gli leggevo sul volto qualcosa di insolito di cui troviamo traccia in un racconto del cardinale Fossati [che, secondo una testimonianza resa da mons. Capovilla, si incontra con Roncalli

1958

769

All’XI scrutinio, eccomi nominato papa.817 O Gesù anch’io dirò con Pio XII <quando> riuscì eletto papa[:] Miserere mei Deus secundum magnam misericor-diam tuam [Sal 50,3].818 Si direbbe un sogno: ed è, prima di morire la realtà più solenne di tutta la mia povera vita. Eccomi pronto o Signore, ad convivendum et ad commoriendum [cfr. 2Cor 7,3].

alle 14.30 e alle 15.30 di martedì 28]: “Tutti sanno che le celle vengono sorteggiate: al card. Roncalli toccò la numero 15, a me la 16, nell’appartamento della Guardia Nobile. Erava-mo quindi vicini, e non credo di venir meno all’obbligo di un segreto, da cui comunque sarei certo di venire assolto dalla indulgente bontà del Santo Padre, se dico che, a un certo momento, l’amico ha sentito il bisogno di entrare nella cella dell’amico confortans eum, a con-fortarlo (Lc 22, 43)” [M. FoSSaTi, Presentazione a L. aLgiSi, Giovanni XXIII, Torino 19591, pp. 6-7]. Alle 13, mentre mi disponevo ad accompagnarlo alla Sala Borgia per la refezione, mi disse: “Non scendo; prenderò qui un boccone, se mi fate portare qualcosa. Mangiamo insieme”. Guido Gusso, l’aiutante di camera, già fattosi amico dei cucinieri, scese in fretta, e tornò alle 13.20 con la vivanderia. Recitata la prece, seduti l’uno di fronte all’altro si man-giò, per modo di dire, su un traballante tavolinetto: prese un brodo, una fettina di carne, un bicchier di vino, una mela; a me, invece, il cibo non m’attirava. Come avrebbe potuto, se un nodo mi serrava la gola? Dieci parole, sì e no, interruppero quel silenzio. Conchiusa in un quarto d’ora la refezione, si accomodò su una poltroncina a riposare. […] Riaprì gli occhi venti minuti dopo. Seduto al tavolo, scrisse alcune note su tre fogli [scil. il discorso d’accet-tazione], che mise in tasca. Alle 16 i rintocchi della campanella martellarono nei cuori in sussulto: “Eminenza, è ora”»: CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., pp. 26-27.

817 Non è ancora disponibile la documentazione ufficiale del conclave, ma secondo un appunto del diario Tisserant – pubblicato in fac-simile – Roncalli fu «élu avec 36 voix», dunque con un voto in più del quorum richiesto: cfr. Le spine del cardinale, a cura di S. De Andreis, in «Panorama», 324 (6 luglio 1972), p. 56; il dato viene contestato da greeLey, Comment se fait un pape, cit., p. 239, che nonostante l’appunto di Tisserant, sulla base di altre fonti che non definisce, assegna al patriarca di Venezia 38 voti. Il card. Wyszyński ricorderà che «quando venne proclamato l’esito della votazione e quando al Servo di Dio fu chiesto ufficialmente se accettava l’elezione, si fece un lungo silenzio. Non ho potuto allora osser-vare il suo comportamento, poiché egli era seduto relativamente lontano da me. Ha chiesto un momento di tempo per poter riflettere. Nella cappella era sceso un silenzio unito per molti ad un senso di sorpresa per l’esito della votazione, giacché i voti in queste votazioni erano molto sparsi; l’esito finale aveva sorpreso pure me. Dopo un lungo silenzio, l’eletto si era alzato e da un foglietto di carta lesse un breve testo. Disse: “accetto l’elezione e mi chiamerò Giovanni”. La scelta del nome suscitò sorpresa»: AR/ISR, Processus rogatorialis vigore mandati Vicariatus Urbis de die 7 martii 1972 a. in Curia Metropolitana Varsaviensi instructus anno domini 1972, p. 29.

818 Giovanni XXIII si sta rifacendo al testamento di Pio XII pubblicato pochi giorni prima, nel quale veniva indicato che questa citazione del Salmo 50 aveva accompagnato nel 1939 l’accettazione da parte di Pacelli della propria elezione a papa: cfr. Il testamento edificante del «Pastor Angelicus», in «L’Osservatore Romano», 11 ottobre 1958, p. 1; sul conclave che condusse all’elezione di Pio XII si vedano ora Les carnets du Cardinal Baudrillart (20 novembre 1935-11 avril 1939), a cura di P. Cristophe, Paris 1996, pp. 974-976.

1958

770

Dal balcone di S. Pietro circa 300 mila persone mi applaudivano. I riflet-tori mi impedirono di vedere altro che una massa amorfa in agitazione.819

Il discorso di accettazione: «Vocabor Ioannes»820

Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?Audiens verba tua «tremens factus sum ego, et timeo».821 Quae scio de

mea paupertate et vilitate sufficiunt ad meam confusionem.822

Sed cum videam in votis Fratrum meorum Eminentissimorum Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalium signum voluntatis Dei, accepto electionem ab ipsis factam: et caput meum et dorsum meum inclino ad calicem amari-tudinis et ad patientiam Crucis.

In sollemnitate Christi Regis cantavimus omnes: «Dominus iudex noster: Dominus legifer noster: Dominus rex noster». Ipse salvabit nos [Is 33,22] 823

819 Roncalli descriverà successivamente in questi termini le impressioni provate pre-sentandosi alla loggia centrale di S. Pietro: «All’affacciarmi al Balcone della Basilica Vatica-na ricordai il monito di Gesù: impara da me che sono mite e umile di cuore (Mt 11,29). I fari della televisione mi abbagliarono così che non potei vedere nulla, se non una massa amorfa e fluttuante. Benedissi Roma, l’Italia e il mondo come accecato. Pensavo a tutti i proiettori che ormai, ad ogni istante, si sarebbero puntati su di me. E mi dissi: Se non rimani alla scuola del Maestro mite e umile, non capirai niente delle realtà temporali. Sarai cieco»: CapoviLLa, Mi chiamerò Giovanni, cit., p. 35.

820 Il fatto che la sua elezione, dopo tre giorni di scrutini e alcuni importanti segnali del preconclave, non fosse giunta imprevista aveva indotto il patriarca di Venezia a formulare una risposta più articolata di quanto non avvenisse solitamente in simili circostanze alla richiesta del card. decano se era disposto ad accettare l’elezione a papa: tanto più perché il nome scelto rompeva una tradizione secolare. Per sé si tratta di un unicum: i resoconti ufficiali dei conclavi immediatamente precedenti a quello del 1958, così come di quelli che vanno dall’elezione di Paolo VI a quella di Benedetto XVI non riportano alcun testo di un discorso di accettazione – sebbene qua e là le fonti ufficiose disponibili attestino occasio-nalmente il contrario – da parte del neoeletto papa. Quello qui riprodotto, corredato dalle domande, riprodotte in corsivo, formulate dal cardinal decano Tisserant al card. Roncalli dopo lo scrutinio finale, è tratto da «Acta Apostolicae Sedis», 50 (1958)/18, pp. 878-879; poi ripreso in DMC, I, pp. 3-5; per una traduzione italiana cfr. A. e G. aLberigo, Giovanni XXIII. Profezia nella fedeltà, Brescia 1978, pp. 263-264.

821 Breviarium, Officium Defunctorum. 822 Cfr. A. manzoni, I promessi sposi, cap. XXVI, par. 14; la citazione è ripresa anche in

GdA, appunti del 25 novembre-1 dicembre 1940 e 27 novembre-3 dicembre 1960, pp. 350 e 453.

823 Breviarium, Pars Autumnalis, Dominica ultima Octobris, In Festo D.N. Jesu Christi Regis, In I Vesperis; deponendo per la causa di canonizzazione di Giovanni XXIII, mons. Capovilla riscontrerà il significativo lapsus commesso da papa Roncalli nel testo manoscritto di questo

1958

771

Quo nomine vis vocari?Vocabor Ioannes.824 Nomen Nobis dulce, quia nomen patris Nostri: Nomen

nobis suave, quia titulare est humilis paroeciae in qua baptismum accepimus: nomen sollemne innumerabilium Cathedralium, quae in toto orbe terrarum habentur, imprimisque sacrosanctae Lateranensis ecclesiae, Cathedralis No-strae: nomen, quod in serie pervetusta Romanorum Pontificum gaudet de maximo primatu pluralitatis. Sunt enim enumerati Summi Pontifices, quibus nomen Ioannes, viginti duo. Fere omnes breviter in pontificatu vixerunt. Ma-lumus obtegere parvitatem nominis Nostri hac magnifica Romanorum Pon-tificum successione.

Et Sanctus Marcus Evangelista, gloria et protector insignis Nostrae di-lectissimae gentis Venetorum, quem Sanctus Petrus princeps Apostolorum et primus Romanae Ecclesiae episcopus diligebat ut filium suum, nonne appella-batur et ipse a praenomine Ioannes?

Sed nomen Ioannes Nobis et toti Ecclesiae carissimum peculiari modo diligimus: et quidem ob duplicem eius appellationem: scilicet ob appellatio-nem duorum virorum qui propinquiores fuerunt, et sunt, Christo Domino, universi mundi Redemptori Divino et Ecclesiae Fundatori.

discorso, tuttora custodito negli archivi della segreteria di Stato vaticana: «Nel testo delle pa-role di accettazione pubblicato in Discorsi Messaggi Colloqui, vol. I, p. 3, capoverso 3, si legge: “In sollemnitate Christi Regis cantavimus omnes…”. Nel foglietto manoscritto c’è il primo testo preparato che comincia così: “HERI cantavimus…”. Evidente che l’elezione si preve-deva per il 27 ottobre»: gaLavoTTi, Processo a Papa Giovanni, cit., p. 468.

824 In merito al nome scelto da papa, che interrompeva la serie dei «Pio» che durava dal 1922 e che era già stato ampiamente impiegato nell’ultimo secolo e mezzo, R. Boyer ricorderà sulla rivista del Seminario Romano che «nelle conversazioni dei giorni che seguirono la morte di Leone XIII [+20 luglio 1903], il Roncalli non sapeva capacitarsi perché in tutti i testi di storia e perfino, sia pure tra parentesi, nell’Annuario Pontificio ufficiale […] un Giovanni XXIII (Baldassarre Cossa napoletano) venisse collocato tra i sommi pontefici, sebbene storicamen-te dal concilio di Costanza (1414-1418) dichiarato non legittimo. E si augurava che il nuovo papa prendesse il nome di Giovanni, in modo che un vero Giovanni XXIII ponesse fine a tanto sconcerto», Il mio primo anno al Seminario Romano, in «Sursum Corda», 58 (1974)/1-2, p. 40, cit. da benigni, Papa Giovanni XXIII chierico e sacerdote a Bergamo, cit., p. 133. A don Giusep-pe De Luca, ricevuto in udienza privata il 30 ottobre 1958, il neoeletto papa Roncalli avrebbe a sua volta illustrato le ragioni della scelta del suo nome pontificale: «suo padre – scriverà De Luca negli appunti stesi dopo l’incontro – era Giov[anni], il battistero dove divenne cristiano è sopra l’incoronaz(ione) di San Giov[anni]; Marco si chiamava Giovanni, e sua madre Maria; io ho accennato all’indirizzo dell’amore e al fatto che la Madonna restò con San Giovanni. Notabile e solo determinante osservazione: a prendere [come nome] Leone o Pio si seglieva un indirizzo già caratterizzato, definito»: cfr. G. de roSa, Angelo Roncalli e Giuseppe De Luca, in Angelo Giuseppe Roncalli dal patriarcato di Venezia alla cattedra di San Pietro, cit., p. 101.

1958

772

Ioannes Baptista precursor Domini: qui non erat certe ille lux, sed testi-monium erat de lumine: et vere fuit testimonium invictum veritatis, iustitiae, libertatis, in praedicatione, in baptismo paenitentiae, in profuso sanguine.

Et alter Ioannes discipulus et evangelista, Christo et Matri suae dulcissi-mae summopere dilectus, qui supra pectus Domini in cena recubuit, et inde hausit caritatem illam cuius fuit usque ad provectam senectutem flamma vivax et apostolica.

Faxit deus ut uterque Ioannes clamitet in ecclesia universa per humil-limum ministerium pastorale Nostrum, quod ei succedit, quo desideratis-simus Decessor Noster imm. mem. Pius XII optime perfunctus est, eique succedit ceterorum Romanorum Pontificum, quorum maxima laus est in Ecclesia; clamitet Clero et populo universo hoc opus Nostrum, quo cupi-mus parare domino plebem perfectam, rectas facere semitas eius, ut sint prava in directa et aspera in vias planas: ut videat omnis caro salutare Dei (cfr. Luc. 3, 4-6).825

Ioannes autem Evangelista, qui, ut ipse testatur, accepit Mariam ma-trem Christi et matrem nostram in sua, prosequatur, una cum illa, eandem exhortationem, quae respicit vitam et gaudium Ecclesiae Catholicae et Apo-stolicae, itemque pacem et prosperitatem omnium gentium:

«Filioli mei, diligite alterutrum; diligite alterutrum, quia hoc magnum praeceptum Domini est» [1Gv 3,23].

Concedat benignissimus Deus, Venerabiles fratres, ut Nos, qui eodem nomine insignimur ac primus in hac Summorum Pontificum serie, eadem etiam sanctitate vitae, eademque animi fortitudine, usque ad profusionem sanguinis, si Domino placuerit, divina adiuvante gratia, enitere possimus.

825 Roncalli era già ricorso a questo passo durante l’episcopato veneziano: cfr. gli appunti del 1° gennaio 1954, in Pace e Vangelo, I, p. 195, e la lettera a don Giovanni Rossi del 12 aprile 1954: «I miei clero e popolo hanno capito che il mio programma è quello di S. Giovanni Battista ambulare per vias planas, abbassando creste montuose, se ce ne sono e riedificando le valli», AR/FSSD X/190; si vedano pure supra le annotazioni al 20 luglio 1956.

Elenco dei ventidue papi di nome Giovanni redatto da Roncalli durante il conclave

775

INDICE DEI NOMIIndice dei nomi

776

INDICE DEI NOMI

777

INDICE DEI NOMIIndice dei nomi

Abramo (patriarca), 336, 540Acerbi Antonio, 504Acerbi Domenico, 206Acquaderni Giovanni, 602, 615Adamo, 418Adeodata (suora), 153Adornato Giselda, 250, 473Affini Luigi 633Agagianian Grégoire Pierre XV, XVII,

XXII, 63, 117, 381, 641, 642, 643,644, 749, 755, 766, 767

Agata (santa), 383Agazzi Antonio, 190, 442, 720Agazzi Celestino, 448Agazzi Manlio, 442, 485Aglialoro Filippo, 471Agliardi Laura, 413, 414, 551Agliardi Myriam, 230Agnese (santa), 305-306, 383Agnoletti Carlo, 280Agnoletto Attilio, 173Agnoletto Vincenzo, 409Agostini (don), 65Agostini Carlo, VIII, 4, 7, 10, 21, 23, 28,

34, 45, 52, 79, 85, 87, 295, 340, 349,368, 388, 460, 485, 517, 524, 534,570, 602

Agostini Domenico, 363, 524Agostini Maria Luisa, 702Agostini, 101Agostino Aurelio di Ippona (santo), 4,

45, 52, 54, 55, 122, 172, 209, 228,279, 363, 477, 546, 551, 560, 561,

568, 581, 622, 629, 636, 685, 724Airoldi Maria, 709Airoldi, 628Albareda Joaquín Anselmo María, 513Alberico de Foresta (conte), 432Alberigo Angelina, 330Alberigo Giuseppe, V, X, XIV, XXIV,

XXVI, 18, 62, 125, 197, 313, 330,333, 476, 526, 579, 760, 762, 770

Alberione Giacomo, 160Albertario Davide, 497Albertazzi Alessandro, 331Albertazzi Paolo, XXVIIAlberto da Prezzate (santo), 195Alberto I del Belgio, 116Alberto Magno (santo), 339Albrissinotti-Sisoni Giacomo, 429Alcarani, 180Alcini Ilario, 32, 580, 613, 753Alesi Massimo, 27, 31, 232Alessandrini Alessandro Eugenio, 147Alessandrini OSS ROM 577Alessandro (santo), 438, 455Alessandro Sauli (santo), 698Alessandro III (papa), 141, 365, 397Alessandro IV (papa), 145Alessandro VIII (papa), 406Alfonso Maria de’ Liguori (santo,), 11,

45, 175Alighieri Dante (autore), 234, 481Allemand-Lavigerie Charles-Martial, 117Aloisi Masella Benedetto, 511, 749, 757,

758

778

INDICE DEI NOMI

Altan Angelo, 261, 268, 305, 320, 344,389, 517, 572, 588, 624, 639

Amadei Roberto, 11Amati, 217Ambrogio di Milano (santo), 4, 39, 45,

54, 386, 546, 560, 565, 579, 581, 607,655, 732

Ambrosi Augusto, 346, 733Ambrosi Giacinto Giovanni, 63, 119,

156, 209, 234, 396, 399Ambrosini Lando, 636Ambrosioni Domenico 721Ammannati Floris Luigi, 179, 398, 434Anacleto (p.), 535Andrea (p.), 308Andrea (santo), 261Andreaus (industriale) 587Andreaus, 21Andreotti Danese Livia, 408Andreotti Giulio, 60, 65, 66, 219, 232,

233, 407, 408, 513, 680, 753, 764Andriolo Lionello, 230, 399Angelberto, 86Angeleri Carlo, 725Angelini (p.), 214Angelini Armando, 207Angelini Luigi, 443, 444, 720Angelo, 707, 724Anglade Pietro, 63, 139Aniano (santo), 415, 418, 530Anson Peter, 468Antonazzi Giovanni, 68Antoniadis (prof.), 46Antonio Abate (santo), 413Antonio da Padova (santo), 115, 138,

379, 380, 407, 632, 637Antonio di Torino, 380Apano Nicola, XXVIIApcar John Baptist, 77Apollinare di Laodicea (santo), 430Apolloni Ghetti, 568Apollonio Umbro, 232, 332Arcangela (suora), 153Ardigò Roberto, 477Aresi Paolo, 437

Aringhi Paolo, 405Armani, 460Armellina Michelangelo, 161, 181Armellini (vedi: Armellina Michelangelo)Arnaud, 208Arriba y Castro Beniamín de, 458Arrighi Giovanni, 593Arrivabene, 485Artur Jules, 59Arturo da Carmignano, 419Ashley Clarke Henry, 609Audrain Henri, 615Auerbach Erich, 428Aumaitre (abbé), 432Aumann Josef Franz, 646, 647Auriol Vincent, 409

Bacchini (conte), 391Bacchion (seminarista), 26Bacchion Eugenio, 7, 28, 56, 60, 71, 88,

91, 94, 101, 126, 129, 135, 142, 147,148, 173, 189, 207, 211, 234, 241,242, 262, 291, 299, 312, 332, 355,363, 373, 393, 409, 459, 460, 491,494, 497, 531, 532, 538, 608, 635,647, 650, 702

Bacchion Mimma, 147, 211Bacci Antonio 764Badalà Carlo, 244Badalin (seminarista), 29Bagagiolo Alberto, 205Bagagiolo Giorgio, 277, 298, 392, 398,

418, 542, 630Bagagiolo Mario, 19, 277, 630Bajardi (musicista), 562Balconi Lorenzo, 93Baldassarri Salvatore 573Baldelli Ferdinando, XVII, 360, 395, 575,

675Baldi (mons.), 360Baldi Giuseppe, 181, 447Baldo Mario, 37Balducci Ernesto, 504Balicco Mario 706, 711Ballo Guercio Salvatore 759

779

INDICE DEI NOMI

Bandini Carlo 729Banfi Daniele, 173Barabino Giacomo, 87Baradel Angelo 570Baradel Giulio 570Barausse Manuela, XXVIIBarbara (santa), 263Barbarigo Gregorio (beato), 141, 258,

355, 378, 379, 400, 401, 407, 410,433, 434, 451, 479, 552, 582, 670,672, 684, 685

Barbaro Francesco, 99, 219Barbaro Giovanni, 251, 255, 267, 270,

271, 667Barbato Dante, 322Barbato Desiderio, 268, 308, 392, 466,

510Barbato Franco, 39, 72, 216, 322Barbato Margherita, 39, 40Barbato Napoleone, 8, 39, 40, 72, 86,

88, 146,147, 153-156, 158-162,167,169,173, 181, 185-188,194, 195,197, 208, 211, 213, 220, 222, 223,225, 228, 232, 322, 422, 424, 425,428, 540

Barbato Renzo, 39, 40,72, 108Barbato Vittorino, 39, 72, 198, 212, 322Barberini Giovanni, 216Barbiche Bernard, 550Barbieri Fabio, 231, 246, 253, 271, 296,

329Barbiero Giuseppe, VI, 537Barbini Cipriano, 26, 140, 269, 278, 646Barbisan Antonio, 163, 262, 264Barbisotti Angelo 723Barecchia Gastone, 260, 261, 488, 647Barelli Armida 757Bargellini Piero, 60Barnaba (santo), 137Baronio Cesare, 17, 405Barozzi Pietro 663Barrachina Estevan Pablo, 502Barsotti Divo, 504Bartoli Angelo, 192, 196Bartoli Franco, 192

Bartolucci, 63, 64Barzaghi Giuseppe, 339Barzotti, 335Baslini Francesco, 430, 492, 527Bassano Jacopo, 419Bassotto Camillo, 134, 312Bastianetto (seminarista), 26Bastianetto (sig.ra), 39Bastianetto Celeste, 217, 218Bastianetto Marco, 217, 282Bastianetto Piergiorgio, 162, 218, 448,

451, 454Batagel Attilio, 173, 324, 615, 627, 645,

702, 740Batistich Armando, 104, 105, 160Battaggia (seminarista), 29Battaglia Giuseppe, 71, 340, 352, 493, 541,

711, 728, 729, 730, 732, 752, 763Battaglierin Dante, 215, 747Battelli Giulio, 425-426, 464, 507, 686Battelli Giuseppe, XXVII, 11, 134, 330Battisti Edmondo, XXVIBaudrillart Alfred 769Bava Beccaris Fiorenzo, 497Beato Angelico, 378Beatrice d’Este (beata), 383Beauduin Albert, 472Beda (santo), 243Bellagamba (p.), 267Bellano Giuseppe, 473, 567Bellati Bartolomeo, 58, 184, 470Bellin Ivano, 294, 332, 541, 608, 637, 638Bellini Aruro, 31Bellini Giovanni, 279Bello Albino, 383, 540Bello Stéphane, 58Bellocchi Ugo 603Bellotti, 103Belotti Giuseppe, 35, 437Belotti Pietro, 714Beltrame (mons.), 727Belvedere (capostazione), 179Belvederi Giulio, 233, 407, 463, 513,

618, 680, 696Bembo Bernardo, 663

780

INDICE DEI NOMI

Bembo Pietro, 99Benedetti Enrico, 181, 447Benedetti Tarcisio Vincenzo, 162, 494,

561, 604, 712, 713, 720, 740, 751Benedetto da Norcia (santo), 406Benedetto XV (papa), 46, 122, 243, 326,

376, 420, 468, 512, 641, 700, 744,747

Benedetto XVI (papa), 224, 770Benelli Giovanni, 116Benigni Mario, 51, 57, 128, 141, 165,

194, 221, 307Benigno (p.), 650Bennati (comm.), 163, 338Bentivoglio (prof.), 425Bentivoglio Guido Luigi, 65Bentivoglio Leone, 238, 254Benvenuti (comm.), 298, 322Benzoni Giovanni, 173Beorchia (seminarista), 29Beretta, 690Beretta Iride, 485Berger David, 519Bergonzoni Luciano, 452Berlanga Luis, 230Berlendis Giulio, 210Berna Armando, 27, 51, 414, 466Bernabò (industriale), 53, 70, 71, 262Bernardi Gianni, XXVIIBernardi Mario, 707, 708Bernardini Paolo, XXVIIBernardino da Siena (santo), 212, 219,

391, 392Bernardo (p.), 440Bernardo di Clairvaux (santo), 212, 218,

228, 363, 698Bernareggi Adriano, 240, 368, 428, 437,

439, 442, 443, 546Bernareggi Domenico, 546Bernatelli (seminarista), 29Bernoldo di Costanza, 671Berta Federico, 442, 445, 448, 449, 546,

717Bertaldo Bellino (santo), 529Bertin René, 110, 646

Bertoli Bruno, 13, 17, 59, 90, 94, 164,268, 453, 478

Bertoli Giuliano, 99, 178, 251, 572, 643,645

Bertolin Guerrino, 251Berton Bruno, 22, 307, 352, 389, 390Bertone Tarcisio, 115, 381Bertuletti Angelo, 475, 707Bertuletti Fiorino, 155Bertuletti Natale, 256, 349, 446Besozzi (ing.), 454Bessegato Giovanni, 475Beistegui Carlos de, 306, 307Bettanini Giovanni, 214, 215Bettini Giacomo, XXVIIBettinzoli A., 60Bevilacqua Giuseppe, 78, 272, 278, 294,

352, 538Bevilacqua Mario, 150, 205, 255, 262,

278, 297, 298, 422, 459, 642Bevilacqua, 297Bianchi Gianfranco, 464Bianchi Lidia, 95Bianchini (avv.), 424, 465Bianchini, 628Bianchini Giovanni Battista, 96, 106Biasin Renzo, 720Bidault Georges, 117Biffi Emma, 709Biffi Ida, 223, 357, 434Bigi Luciano, 34, 36, 230Billanovich Liliana, 141Bindi Enrico, 550Bini Enrico, 519Birolini Giovanni, 170Bittolo Umberto, 261Bizzarri Luigi, 144, 516, 567Blet Pierre, 407Bo Giorgio, 576, 584Boccaccio Giovanni, 60Boccanegra Giuseppe, 702Boffa (prof), 312, 350, 540Bognetti Gian Piero, 623, 624, 639Bogoncelli (sig.ra), 187Bohm, 77, 85

781

INDICE DEI NOMI

Bolis (sindaco), 447Bolis Pietro, 517Bollani Beniamino, 59, 139, 197, 647Bolognetti Alberto, 333Bolognini Bruno, 709Bolognini Giovanni, 413Bolognini Martino, 85, 92, 127, 412, 454Bombardini Giuseppe, 281Bonacina Antonio, 711Bonaldi Giovanni, 572Bonaldo Giancarlo, 26, 135, 254, 306,

334, 359, 411, 574Bonaldo Oliva, 90Bonalumi Lina, 192Bonaparte Napoleone, 36Bonardet Stanislas, 118Bonardi (mons.), 303Bonardi Mosè (p.), 144Bonasio Luigi, 718Bonaventura da Bagnoregio (santo), 54,

55, 74, 759Bondumier Andrea, 460Bonicelli Gaetano, 167, 168, 354, 419,

421Bonicelli Pietro, 140, 144, 713Bonifacio Giuseppe, 84, 134, 255, 416,

501Bonini (seminarista), 29Bonniat, 596Bonomelli Geremia, 726, 746Bonomi, 721Bonomi Santo, 221Bonomini Felice, 722, 725Bonsignori, 672Borasio Domenico, 318-319Borchard Adolphe, 370Borgongini Duca Francesco, 114, 324,

429Borlini, 584Borromeo Carlo (vedi: Carlo Borromeo)Borromeo Luigi Carlo, 221, 227, 234,

235Borromeo Vitaliano, 332Borsato Gino, 375Borsato Vincenzo, 530

Borsatti (don), 161Borsatti Antonio, 409Bortignon Girolamo, 15, 23, 48, 49, 51,

57, 90, 104, 118, 119, 125, 146, 178,189, 191, 234, 252, 272, 295, 323,361, 374, 383, 384, 399, 401, 402,418, 468, 480, 490, 491, 502, 545,563, 604, 624, 640, 668, 686, 746

Bortolan Gino, 267, 654Bory (coniugi), 208Bosa Giuseppe, 29, 56, 69, 78, 94, 138,

159, 165, 176, 217, 240, 254, 294,304, 309, 314, 359, 362, 471, 480,491, 495, 498, 538, 576, 587, 599,625, 629, 630, 653, 743

Bosatelli Giulio, 572Boschetti Guido, 303Bosco Giovanni (vedi: Giovanni Bosco)Bosello (seminarista), 26Bosio Giovanni Battista, 118, 505Bosio Pietro, 265, 297, 298, 413, 434,

435, 436, 442, 443, 448, 450, 452,454, 455, 638, 690, 706, 709, 711,718

Bossuet Jacques-Bénigne, 34, 40, 41, 209,304, 471, 552, 582, 585

Bottacin Riccardo, 421, 564Botteggia Ongaro, 357Bottinelli Paolo, 431Bottini, 711Bourdaloue Louis, 544Bover José Maria, 537Boxich Giuseppe 727Boyer, 771Branca, 704Branca Vittore, 14, 60, 95, 99, 99, 200,

2002, 203, 269Brandolin, 485Brandolini Rota Sigismondo, 317Brasin Giovanni, 667Bravi Alfredo, 82, 83, 95, 162, 263, 302,

351, 367, 371, 544Brazzo Pietro, 551Bressan Giovanni, 602, 668Bressan Ettore, 347

782

INDICE DEI NOMI

Brigenti Davide, 718Brizio Giuseppe, 414, 437, 441, 497Browne Michele, 267Brugnolo Giuseppe Mario, 44, 662Brunelli Lucio, 452Brunetti (col.), 583Bruni, 203Bruniera Alfredo, 659Bruno Giuseppe, 114Brusasca Giuseppe, 199, 207Brusson Jean-Jacques, 306Brustolin Igino, 268, 353Bugarini Vincenzo, 244Bullo Mario, 50Buonaiuti Ernesto, 470, 477Burotto (seminarista), 29Buschetti Diamante, 256Busetti Giambattista, 140, 190Buto, 130Butturini Lucia, XXVII, XXIX, 134, 484Cabrini (giudice), 308Caburlotto Giovanni, 73, 102, 495, 666Caccia Dominioni Camillo, 671Cacciatore Giuseppe, 45Cadalo (antipapa), 732Cadeddu Davide, 275Caffery Jefferson, 228Cagliaroli Pietro, 584Calavassy Georges, 135, 136, 515Caldara Giovanni, 483Calderari, 148Caleb, 420Calle Bernard Jean Marie, 619, 641, 642Callegari, 377Callegaro Giuseppe, 23, 41, 50, 271, 479Callori di Vignale Federico, 133Cambiaghi Placido Maria, 505Camerino Renzo, 463Camilla Otello, 21, 38, 89, 90, 148, 159,

314, 393, 514, 598Camozzo Ugo, 101, 347, 361, 371Campanini Giorgio, 59Campeggi Lorenzo, XX, 332-334, 561Campostrini Teodora 736Canali Nicola 760

Canavero Alfredo, 497Candiani (notaio), 17, 75, 102, 540Candiani Carlo, 22, 216, 230, 263, 427Canini Giovanni 723Canova Antonio, VII, 378, 469, 470Cantagallo Gaspare 756Canzi Cappellari Silvana, 173Capiluppi Rita, XXVIICapoferri Salvatore 766Capoferri Luciano, 437Capovilla Loris Francesco, XI-XIII,

XVIII, XIX, XXII, XXVI, XXVII,XXIX, 6, 18, 19, 26, 34, 38, 40, 46,50, 53, 71, 72, 80, 85, 87, 91, 97, 108,110, 119, 125, 126, 128, 135, 137,147, 155, 161, 162, 164, 166, 172,174, 177, 180-182, 189-192, 198,202, 204, 211-213, 215, 217, 220, 232,234, 238, 242, 253, 255-257, 259, 260,263, 266, 271, 279, 292, 295, 298,300, 306, 308, 313, 316, 320-324, 326,331, 333, 338, 351, 356, 359, 360,362, 364, 367, 389, 391, 398, 400,407, 412, 413, 416, 417, 419, 421,424, 428, 431, 432, 442, 444, 445,447, 448, 451, 453, 454, 456, 457,459, 462, 463, 470, 479, 483, 484,488, 491, 494, 502, 508, 518, 521,527, 529-532, 545, 546, 559, 562, 565,571, 575, 583, 588, 591, 593, 595,598, 599, 602, 607, 608, 609, 610,611, 613, 618, 619, 621, 622, 628,629, 630, 636, 639, 640, 642, 644,645, 648, 655, 656, 660, 661, 664,674, 676, 678, 683, 686, 692, 693,695, 697, 699, 709, 715, 716, 720,726, 727, 728, 731, 735, 740, 740,741, 743, 744, 745, 746, 748, 749,751, 752, 753, 754, 755, 756, 757,759, 760, 761, 762, 762, 762, 762,763, 764, 765, 766, 768, 769, 770

Cappellari Bartolomeo Alberto Mauro(vedi: Gregorio XVI)

Cappelli Aldo, 48, 125, 256Cappiello Aurelio, 125

783

INDICE DEI NOMI

Capurri, 87Carabellese Francesco, 192Carabellese Romano, 192Caracciolo Alberto, 611Caraffa Filippo, 595Carannante A., 210Cardani (dott.), 398Cardenal (p.), 328, 389Cardin, 282Cariani (artista), 365Carillo 585Carinci Alfonso, 62Carini Isidoro, 648, 649Carissimi Alfredo, 188Carissimi Carlo, 188, 298, 435, 442Carissimi Ettore, 190, 196Carissimi Giacomo, 403Carli Antenore, 300, 477, 488Carlo Borromeo (santo), 73, 74, 93, 158-

160, 188, 197, 231, 245, 255, 259,274, 289, 298, 299, 300, 326, 332,381, 423, 426, 437, 439, 511, 512

Carlo Magno, 544Carloni (suora), 241Carminati Adelina 709Carminati Antonio, 32Carminati Cesare 717Carminati Giacomo 707Carnelutti Francesco, 98, 99, 203, 229,

254, 372, 458Carnovali Giovanni, detto il Piccio 686Caroli Ernesto, 25Caron Giuseppe 622, 623Carozzi Guglielmo, 128, 690Carpino Francesco, 68Carrara 584, 729Carrara Benigno, 93, 340, 401Carrara Maria in Roncalli (cognata AGR),

452, 519, 521Carrara Pietro, 93, 171, 707Carraro Giuseppe, 46, 98, 119, 131, 191,

205, 234, 235, 263, 302, 309, 317,318, 319, 375, 396, 399, 489, 490,506, 517, 561, 570, 573, 584, 599,625, 648, 675, 691, 703, 705

Carrer Igino, 391Carretta Angelo, 89, 108, 123, 147, 487,

502, 543, 658Casaril Luigi, 229, 231, 417Casati 585Casella Mario, 28Casellato Sante 608Cassiani Gennaro, 346Cassini Giocondo, 78Castaldo Alfonso, XXIIICastellano Mario Ismaele, 506Castelletti (mons.) 584Castelli (p.), 102Castelli Alberto, 132, 381, 506, 679Castelli Andrea, 345Castorina Francesco, 102, 269Casula Carlo Felice, 66Catenelli Luigi, 357Caterina de’ Ricci (santa), 550Cattaneo Carlo, 187, 218Catullo Luigi, 84, 134, 459Cauchy Augustin Louis, 117Cavagna Alfredo Maria 757Cavallari Aristide, 7, 35, 363, 429, 524,

602Cavallari Emilio, 363Cavallari Ernesto, 363Cavallari Nerino, 126, 374, 497, 668Cavanis Antonangelo, 177, 684Cavanis Marcantonio, 177, 684Cavazzana Romanelli Francesca, 164Cazzanelli Raffaele 594Ceccato Arnaldo, 279, 469Cecchi Otello, 299, 651Cecilia (santa), 383, 521Cedolin Luigi, 271Centenaro Angelo, 139, 320Centenaro Silvano, 320, 649, 650Cento Fernando, IX, 112-114, 116Cerejeira (vedi: Gonçalves Cerejeira

Manuel)Ceresoli Alessandro, 482Ceriacci (mons.), 264Ceriani Grazioso, 381Ceriotti Giuseppe, 25, 174, 372, 520

784

INDICE DEI NOMI

Cerrato Rocco, 493Cerutti Luigi, 313Cesca Carlo, 35, 98, 162, 172, 244, 255,

519, 571, 640, 661Cessi Roberto, 332Ceyrac François, 342Chateaubriand François Auguste René

de, 68Chenaux Philippe, 56, 489Chialina Vittore Maria, 659Chiereghin Luigi, 375Chilanti F., XIXChiodini (prof.), 362Chiot Giuseppe, 410Cholvy Gérard, 550Choquet Paul-Maurice, 653Chorekchyan Kevork, 77Chruscev Nikita, 3, 94, 233, 650, 767Ciccòlo Fabris Franca, 173Ciceri, 377Cicerone Marco Tullio, 71, 210Cicogna Furio, 458Cicognani Amleto Giovanni, XVII, 64,

539, 541, 638, 650, 750Cicognani Gaetano, XVII, 63, 64, 750,

752, 756, 768Cicuttini Luigi, 89, 267, 304Cimarosto Giorgio, 356Cini Giorgio, 14, 208, 416Cini Vittorio, 14, 21, 22, 31, 34, 53, 61,

65, 75, 92, 96, 99-101, 136, 149, 152,200, 203, 207, 208, 244, 260, 278,302, 303, 312, 330, 369, 371, 389,398, 458, 494, 498, 518, 537, 562,564, 581, 643, 648, 672, 678, 683,687, 704, 742, 743, 751, 753

Cioccetti Urbano, 611Cipriano di Cartagine, 64, 104, 281, 560Ciriaci Pietro, XVII, 393, 395, 678, 679,

756Cirillo (p.), 81Cirillo di Gerusalemme, 560Cisani Tarcisio, 213, 220, 452Cisani Vittorino, 452Cisilino Siro, 572, 572, 572, 572

Cistellini Antonio, 549, 550Clarizio Emanuele, 116Claudel Paul, 34Claudio Claudiano, 551Clauser Fiorenzo, 196Clemente da S. Maria in Punta (Vicentini

Albino), 419Clemente VIII (papa), 481Clemente XII (papa), 415Clivati Sofia, 443Cloche Maurice, 324, 325Cocco, 488Codussi Mario, 310, 365, 444Colini Lombardi Pia, 23Colleoni Bartolomeo, 365, 722Colleoni Gian Angelo (conte), 204, 575Colleoni Pinetti Laura, 723Colli Evasio, 143, 326, 327Colnago (suora), 507Colombo (prof.), 241Colombo (don), 584Colombo Domenico, 518Colombo Francesco, 345Combi Ernesto, 354Comi Gerolamo, 671Comin Valerio, 143Comolli Tommaso, 440Compagnoni Martino, 474Conchetto Mario, 389Confalonieri Carlo, XIII, 62, 155, 335,

364, 513, 580Conforti Guido Maria, 303, 323, 326,

327, 550Congar Yves, 505Consonni Natale, 717Contarini Antonio, 460Contarini Domenico, 314Contarini Gaspare, 99Contarini Maffeo, 460Copello Santiago Louis, 63Corao Carlo, 36, 231, 317, 319, 320, 328,

345, 359, 360, 393, 423, 463, 491Corbi, 268Corbolani Emilia, 549Corcili Ferdinando, 741

785

INDICE DEI NOMI

Corghi Corrado, XXVIICorley F., 77Cornacchiola Bruno, 402Corner Federico, 333Corrado (p.), 697Corrao Bruno, 22, 148Correia da Silva Alves, 112Corsari Mario, 238Cortés Juan Donoso, 548Cortese, 299Cortesi Luigi, 240Corti Mario, 584Cortivo Massimiliano, 203, 207, 277Cossa Baldassarre (vedi: Giovanni XXIII,

antipapa)Costa Franco, 212, 229Costa Nuñes Josè da, 249Costantini Attilio, 41, 355Costantini Celso, 121, 122, 203, 246,

283, 753, 759Costantini Dario, 84, 189, 203, 521Costantini Giovanni, 6, 12-14, 42, 45,

110, 120, 121, 246, 378Costantini Vittorio, 53Costanza d’Ancona (santa), 28Costova Cecilia, 543Cosulich Alberto, 148Coty René 628, 650Courcoux (dott.), 111Courtois Gaston 759Cozien Germain, 580Cozza-Luzi Giuseppe, 513, 226Crainz Guido, 611Craveiro Lopes Francisco Higino, 112Cremaschi (ind.), 724Crescente (prof.), 235Crespi Daniele, 492Cristinelli, 691Cristinelli Aldo, 137, 140, 144, 433Cristofoli Giovanni, 357Criticos Georges, 418Crivellari Pio 589, 590, 610, 612, 742Crivelloni (p.), 231Croveri Mario Domenico, 710Cruciani Valerio, 720

Cuccarollo Cornelio Sebastiano, 47Cucchiaro Antonio, 165Cucco Luigi, 166, 249, 501Cugini Davide, 51Cunha Cintra Manoel Pedro da, 668Cunial Antonio, 570Cunial Ettore, XV, 470, 502, 570, 645Curtarelli Barbara, 242Cuscito Giuseppe, 544

Da Ferro Nico, 391Dainese Gianni, 26Dainese Giovanni 687Dal Ben Ferdinando, 357, 538Dal Canton Maria, 374Dal Gal Girolamo, 197Dalla Costa Elia (card.), XXII, 754, 756Dalla Grana Valentino, 26, 334, 411Dalla Libera Sandro, 464Dall’Armi (seminarista), 29Dalla Torre di Sanguinetto Giuseppe,

322, 324, 331, 541, 591, 679, 752Dalla Villa Lino, 529, 536Dalle Masegne Iacobello, 110Dalle Masegne Pierpaolo, 110Dalloz Jacques, 117Daltin Attilio, 22, 264Dal Tin Luciano (seminarista), 29Dal Tin Mario (seminarista), 29D’Amato Cesario, 68, 406Daminelli Giovanni, 148Dandolo Enrico, 268D’Angelo Augusto, 507Daniel-Rops Henry, 184, 185Daniele (profeta), 362Dante Enrico, 513, 531Da Rif Bianca Maria, 60Da Ruos, 87Dauchy Alberto, 381Daujat Jean, 455D’Auria Alfredo, 155, 159Davanzo Lino, 498, 583, 611, 646Davighi Gino, 63Da Villa Aldo, 73, 75, 87, 96, 98, 110,

134, 139, 146, 148, 164, 205, 217,

786

INDICE DEI NOMI

240, 252, 278, 297, 338, 357, 398,414, 415, 416, 475, 502, 503, 515,517, 530, 574, 577, 623, 635, 645,656, 658

Da Villa Antonio, 374De Bernardi, 703De Biasio Giuseppe, 102, 147, 164, 166,

172, 180, 273, 277, 329De Bonis (viceprefetto), 138De Carli G., 115De Carolis (dott.), 358Decases (duchi), 432Decio, 306De Dominici Gino, 139, 203De Felice Luigi, 16, 53, 354, 369De Feo Francesco, 550De Ferrari Carlo, 47, 170, 234, 321, 399,

401, 593, 693Degan (commend.), 463Degan (don), 87Degan Costante, 148De Gasperi Alcide, XIV, 18, 93, 107, 225,

233, 306, 374, 754De Gaulle Charles, 117, 179, 659, 764Degl’Innocenti Maurizio, 323De Grandis Musico 686De Jong Johannes, 114Delacroix Eugène, 231Delay Jean, 194Del Bo Rinaldo, 576Delenda Nicola, 176Del Favero Ernesto, 158Del Ferro Alberto, 390Del Giudice, 87, 424Della Casa Giovanni, 99Della Corte (prof.), 204Dell’Acqua Angelo, XVII, 6, 50, 65, 124,

132, 139, 225, 228, 290, 307, 311,316, 405, 449, 455, 490, 500, 507,511, 514, 533, 540, 541, 557, 569,576, 577, 586, 591, 604, 610, 618,630, 653, 654, 658, 679, 705, 726,733, 741, 746, 751, 761

Dell’Acqua Gianalberto, 464Dell’Andrea Marcello, 20, 296, 667

Dellapiccola Luigi, 473Della Puppa Giuseppe, 96, 304, 360Dell’Armellina Michelangelo, 336Della Salda Francesca, 49Della Sudda Etienne J.M. 617, 617Dell’Oro (comm.), 104, 216Del Monaco Claudio, 433Del Monaco Ettore, 433Del Monaco Giancarlo, 433Del Monaco Mario, 433Delogu Giuseppe, 335Delorme F.-M., 55Del Ton Giuseppe, 380, 507De Luca Giuseppe, 17, 55, 68, 73, 74, 99,

201-204, 282, 296, 576, 687, 696, 771De Luca Raffaele, 430De Marco V., 598, 745Demory Jean-Claude, 117Dennig-Zettler R., 52Dentella, Luigi, 482, 581De Perini Luigi, 55, 84, 89, 122, 130, 246,

304, 412, 422, 499, 502, 587, 598,615, 661

De Piaz Camillo, 504De Pieri (seminarista), 29De Portago Alfonso, 386De Pretis, 701De Rai Antonio, 299, 311, 369, 475, 645De Rocco Saba, 312De Rosa Gabriele, 22, 490De Sanctis, 10Descuffi Joseph Emmanuel, 173, 174,

176, 612De Siervo Ugo, 125De Simone, 727D’Este Alessio, 75, 139, 214, 215, 230,

251, 254, 398D’Este Ida, 374D’Este Mario, 96, 151, 211, 238, 240,

249, 252, 254, 268, 294, 357, 423,521, 566, 608, 650, 668

De Vecchi, 413De Zanche, 608, 637De Zanche Vittorio, 95, 191, 234, 246,

302, 375, 396, 399

787

INDICE DEI NOMI

Diana Roberto, 22, 572, 654Dieci Giovanni, 532Diéguez Alejandro M., 453Di Jorio Alberto, 66, 114Dinon Vittorio, 37, 106, 107, 345, 376,

386, 398, 404, 408, 473, 544Diocleziano (Caio Aurelio Valerio), 268,

306, 540Dionisio di Trieste (p.), 701Di Welles Jacques, 432Dolfin Gian Paolo, 365Domenico Riccio, detto il Brusasorci 736Donà delle Rose Maddalena in Medola-

go, 221Donà delle Rose, 311Donà Mariano, 375Donadi (dott.), 362Donadoni Felice, 485Donadoni Gioconda Carla in Agazzi,

442, 485Donadoni Giovanni, 485Donati Giuseppe, 425, 547Donizetti Annetta, 188Donizetti Pietro (Pierino), 375, 437, 545,

578, 640, 684, 689Dori Eliseo, 377, 498Dorigo Antonio, 163Dorigo Wladimiro, XII, XIV XV, 5, 15,

16, 90, 94, 95, 123, 124, 126, 127,130, 133, 136-138, 153, 154, 173-175, 178, 180, 185, 193, 203, 239,299, 374, 376, 495, 556, 635, 651,652, 653, 680, 681

Dorn Luitpold, 69Dos Santos Lucia, 376Dossetti Giuseppe Luigi, 476Dossetti Giuseppe, 205, 226, 312Dossi Lorenzo, 410Drummond James, 472, 552Durante (sig.ra), 463Ecclesio Terraneo 707, 721Efrem il Siro (santo), 4, 46Egilberto (p.), 11Eijo y Garay Leopoldo, 249Eisenhower Dwight David, 248

Elena Enselmini (beata), 379-380, 383Elia (p. armeno), (vedi: Pecikian Elia)Elia (profeta), 348Eliagarian Bagrad, 298Elisabetta (santa), 474Ellero, 234Emiliani Gerolamo (vedi: Gerolamo E-

miliani)Enselmini Elena, (vedi: Elena Enselmini)Erba Achille, 303Ermagora (santo), 423Ermenegildo (santo), 364Esdra, 499Esposito A., 62Esposito Angelo (fornaio), 177Esposito Angelo (p.) 195Esposito Rosetta, 177Eugenio IV (papa), 565, 682Evaristo (p.), 575Eymard Pietro Giuliano (beato), 730Ezzelino III da Romano, 145, 146Faber Frederick William, 467, 735Facchinello Luigi M., 43Facchinetti (sr.), 338Fadini Giovanni, 92Fadini Luigi 709, 713, 720, 713Faggioli Massimo, XXVIIFagioli Luigi, 280Faillon Etienne-Michel, 196Falconi Carlo, XVIII, XIXFallani Giovanni, 13, 67, 68, 164, 378,

464, 506, 568, 588Fanfani Amintore, XIV, XV, XXII, 43,

125-127, 225, 315, 316, 496, 576,577, 604, 755

Fantin Giovanni, 256, 257Fanton (cav.), 70, 163, 350Fantuzzi (ing.), 308Fappani Antonio, 197Farina Antonio, 734Farina Ermanno, 723Farina Marco, 448 723, 732, 734Farinelli Enrico, 673Farini, 160Fasano (maestro), 670, 691

788

INDICE DEI NOMI

Fassetta Carlo, 317Fassetta Teresa 583Fattore Giovanni, 510Fava, 372Favale Agostino, 381Favaretto Fisca Carmela, 338Favaretto Fisca Giovanni, 81,90, 91, 130,

161, 162, 175, 307, 375, 545, 596,615, 628

Favero (seminarista), 26, 29Fazi Enrico, 181, 447Fazzini Gianni, 270Fedalto Giorgio, 8, 591, 747Federico I Barbarossa, 365Federico II di Svevia, 145Felt Harry D., 176Feltin Maurice (card.), 63-65, 100-102,

117, 342, 641, 667, 681, 759, 760Fenaroli (cav.), 536Ferdinando di S. Sanislao, 153Ferracina Antonio, 84, 422, 459Ferranti (violinista), 448Ferrarese Mario, 278, 395Ferrarese Tullio, 274, 388, 537, 626, 666,

719Ferrari Aggradi Mario, 64, 65, 151, 338,

374, 404, 497, 635, 636, 645, 653, 658Ferrari Andrea Carlo, 26, 27, 47, 222,

325-327, 343, 453, 474, 757Ferrari Annita Maria, 147Ferrari Silvio, 526Ferrari Toniolo Agostino, 102, 241, 242,

244-246Ferrari (pittore) 583Ferreto Giuseppe Antonio 758Ferretto Luigi, 356Ferro Guido, 223, 261, 335Fichera (colonnello), 375Fieschi 662Fietta Giuseppe, 228Filadelfo Nigro 684Filipin, 96Filippi Francesco, 262, 263Filippin Erminio, 96, 144, 186, 555, 625,

631, 648, 703

Filippini Rina, 433Filippo Neri (santo), 481, 698Fillion Louis-Claude, 159Filograssi (p.), 720Finazzi Ilario, 382Finazzi Luigi, 382Finazzi Vittorio, 382Finelli (p.), 151Fioravanzo Monica, 205Fiordelli Pietro, XVIII, 555, 558, 556,

558, 598, 599, 604, 605, 702Fiorese Gino, 465Fiorin Aldo, 163, 306, 307, 324, 343,

352, 358, 416, 424, 488, 592, 627,669, 685

Fogaccia (sig.na), 474Fogaccia Piero, 474Fontana (sindaco), 154Forer Heinrich, 89Foresti Bruno, 196Forlati Ferdinando, 111, 153, 164, 178,

242, 313, 314, 341, 383, 464, 647,666

Formenti Brunati Trincanato Margheri-ta, 274

Formenti Caterina (moglie di GiovanniFrancesco, fratello di AGR), 32, 41,408, 578, 591, 726

Fornaroli Gerardo Maria, 370, 372, 663Fornasir Giuseppe, 544Forni (prof.), 263Forno Pietro, 545Fornoni Tarcisio, 448Forrer Heinrich 593, 593, 594Fortunato (santo), 423Foscari Adriano, 203Foscari Polidoro, 365Foschini Giovanni, 225, 227Fossati Maurilio, XVII, XXII, 132, 228,

405, 504, 587, 678, 750, 756, 767,768, 769

Fouilloux Étienne, XXIX, 118Fracca Aurelio, 86Fragiacomo Pietro, 272Fragoso Carmona Antonio Oscar de, 112

789

INDICE DEI NOMI

France Anatole, 306Franceschini Ezio, 17Franceschini Francesco, 374Franceschini Nicola, 127, 166Francesco d’Assisi (santo), 50, 221, 275,

379, 415, 419, 440, 457, 484, 485,509, 579, 632, 637, 661, 672, 695,698, 699, 700, 708, 720

Francesco di Paola (santo), 632Francesco di Sales (santo), 29, 31, 42, 54,

159, 310, 581, 582, 608, 698Franchetti (barone), 311Franchin, 409Francia Ennio, 141Franco Francisco, XXIIFrancoli Angela 633Franconnet Christine, 550Frassinelli Angelo, 135, 267, 315Freschi Abramo, 24, 156, 158, 161, 231,

299, 348, 350, 395, 536, 538, 575Frescura, 104Fresnay Pierre, 324Freti Fiorina, 190Frigerio, 99Frigo Nenof CeciliaFrizziero Luigi, 48, 77Frosio Giuseppe.Fucci Matteo,Fuin Ettore, 139, 146, 228Fumasoni Biondi Pietro, 756Fumini Mila, XXVIIFusaro (sig.ra), 27, 263Fusaro Ermenegildo (mgr VE), 27, 59,

201, 436Fusco Paolo, 12, 32, 359, 575, 649

Gabanelli Pietro, 188Gabel Emile, 116Gabriele dell’Addolorata (santo), 334Gabrieli Giovanni, 464Gabrielli Luisa, 222Gaddi Clemente, 505Gaeta Franco 663Gaetano da Thiene (santo), 178, 179,

214, 340

Gaggia (ing.), 541Gaggio Angelo, 357Gagliardi Vincenzo, XII, XV, 10, 41, 53,

94, 126, 130, 135, 138, 179, 180, 189,193, 205-207, 232, 271, 299, 322,374, 446, 494, 496, 516, 608, 636,652, 668, 677, 702

Gajard Joseph 580, 641, 642Galan Rosa, 160, 281Galavotti Enrico, V, XXII, XXIX, 67Galavotti Giorgio, XXVIIGalavotti Rino, XXVIIGaleazzi Lisi Riccardo 741, 750Galeotti Roberto, 281Galimberti Sergio, 69Gallarati Scotti Tommaso Fulco, 93, 378,

672, 673Galli Carlo, 300, 583, 712Galli Paolino, 301Galliani Galliano, 550Galloni Francesco, 144, 211, 212Galuppo Giuseppe, 432Galuzzi A., 68Gamba Ulderico, 95, 98Gamba, 530Gambini, 11Gambirasio Giacinto, 43, 504, 661, 721Gambirasio Nunzio, 436Gandini Clemente, 31Garbuggio Giorgio, 262Gardenal G.M., 584Gargitter Joseph, 47, 234, 399, 489, 538,

542, 593, 696, 698, 700Garibaldi Giuseppe 577Garofalo Salvatore, 62Gasbarri Primo, 422, 423, 425, 427, 432Gasbarrini Antonio, 358, 741, 751Gasi Joseph Abangite 692Gasparrini Leporace Tullia, 12Gatti Giuseppe, 425, 547Gatto Eugenio, 41, 52, 53, 176, 204, 374,

496, 497, 497, 575, 588, 670Gavagnin Armando, 747, 748Gavazzeni Silvio, 720Gedda Luigi, 28, 319

790

INDICE DEI NOMI

Gelasio I (papa), 70Gemelli Agostino, 455, 536Genoveffa (santa), 383Gentile Cecilia, 222Gerardo Sagredo, 260Gerichievich Romano, 50, 350, 368, 373,

539, 662, 683Gerlier Pierre, 117, 588, 653Germani Fernando 562, 563Gerolamo (p.) 428Gerolamo (santo), 218, 219Gerolamo Emiliani (santo), 37, 38, 320,

321-322, 340, 365, 428, 504, 588Gerosa (fratelli), 194Gervasoni Gianni, 192, 194, 226, 426,

513Gheddo Piero, 442Ghiotto Tarcisio, 478Ghisleni Airoldi Maria, 482Ghisleni Angelo (nipote AGR), 196, 251,

256, 350, 446Ghisleni Carlo (nipote AGR), 196Ghisleni Ferdinando, 280Ghisleni Michele 709Ghisleni Virginio (nipote AGR), 66, 193,

196, 280, 350, 482, 709Giacinto Odrovaz (santo), 185Giacobbe (patriarca), 344, 490Giacomelli (fotografo), 28, 144, 278Giacomini Giuseppe, 31, 68, 143, 314,

406, 416, 569, 618, 670, 704Giacomo il minore (santo), 310, 311Giacomo il maggiore (ap., santo), 314,

343Giadrossi Tullio, 390Giambelli, 93Gianantonio Luigi, 297Gianfranceschi Augusto, XI, XXVI, 13,

15, 16, 21, 26, 32, 37, 46, 52, 60, 73,76, 85, 88, 89, 101, 102, 122-124,142, 147, 167, 172, 176, 180, 181,198, 202, 215, 241, 246, 253, 259,269, 288, 294, 295, 299, 302, 307,311, 316, 321, 325, 330, 333, 337,340, 343-345, 348, 349, 350, 356,

366, 408, 418, 459, 488, 612, 729,733, 752

Giannuzzi Felice, 181, 447Gidoni Mario, 154, 231, 398, 477, 646,

646Gilroy Thomas, 674, 675Gioachino (p.), 22, 102Gioachino (santo), 185Giobbe Filippo, 406Giobbe Paolo, 406, 638, 672, 692, 693Giona (profeta), 361Giora Virgilio, 391, 477Giordani Igino, 150, 151Giorgi Lucia, 578Giorgis Pietro, 154, 158, 160Gios Pierantonio, 35, 141Giosuè, 420Giotto (Ambrogio Bondone), 378Giovagnoli Agostino, 569, 661Giovanelli Federico Maria, 365Giovanna (sr.), 153Giovanna d’Arco (santa), 59, 383Giovanni Bosco (santo), 4, 31, 36, 311,

312Giovanni Crisostomo (santo), 28, 130,

169, 231, 267, 309, 317, 549Giovanni da Capestrano (santo), VII, 406Giovanni della Croce (santo), 530Giovanni il battista (santo), 414, 418, 474,

538, 772Giovanni l’Elemosiniere, 25Giovanni l’evangelista (ap., santo), 277,

347, 543, 544Giovanni Nepomuceno (santo), 387, 388Giovanni Paolo I (papa, vedi: Luciani Al-

bino)Giovanni Paolo II (papa), 138, 160, 168,

188, 224, 303, 326, 407, 549, 550,569, 593, 656, 691, 719, 724, 726,761, 764

Giovanni VIII Paleologo, 25Giovanni XXIII (antipapa), 771Giovannoni Gianni, 125Giovannoni Giorgio, 125Girolamo (santo), 310

791

INDICE DEI NOMI

Giuffrè Giovanni Battista, 726Giuliana di Liegi (beata), 537Giulio II (papa), 179Giulio Romano (pittore), 736Giuseppe (santo), 32, 55, 72, 105, 159,

300, 307, 344, 347, 348, 349, 351,357, 377, 417

Giuseppe Pignatelli (santo), 109Giussano Pietro, 551Giusti del Giardino Justo, 637Giusti, 66Giustiniani Alvise, 20, 101, 278, 294Giustiniani de Angelini (contessa), 20Giustiniani Leonardo, 99Giustiniani Lorenzo (vedi: Lorenzo

Giustiniani)Giustiniani Marco, 365Giustiniani Paolo, 99Glizé Robert, 179Glorieux Achille Marie Joseph 617Gnignati Enrico 677Gnocchi Carlo 668Gobetti Piero, 275Godfrey William, 432Goldoni Carlo, 332, 432Gomirato Giuseppe, 499, 510, 581Gomulka Wladislaw, 233Gonçalves Cerejeira Manuel, 112, 115,

116, 386Gondi Jean-François Paul de, 548, 549Gonella Guido, 516Gonzaga Luigi (vedi: Luigi Gonzaga)Gottardi Alessandro Maria, XI, 16, 34,

43, 55, 61, 82, 95, 96, 101, 102, 106,136, 139, 148, 153, 211, 212, 223,229, 232, 254, 269, 303, 313, 320,330, 341, 345, 353, 354, 357, 358,381, 383, 384, 393-395, 416-419,442, 445, 446, 456, 459, 475, 496,499, 501, 518, 520, 521, 555, 571,572, 575, 577, 591, 599, 615, 629,632, 640, 642, 647, 649, 675, 683,694

Gotti Battista, 168Gouet Julien 762

Gracis 723Gradenigo Marco, 19, 219Gramatica Luigi, XXVIGrandesso (prof.), 425Grandesso (dott.), 703Grandesso Michele, 255Grano Carlo, 228, 405Granzotto (seminarista), 29Graziano (p.), 162Greatti Mario 203, 207, 278, 279, 294,

299, 436Greggio (sig.ra), 587Gregori (marchese), 398Gregorio di Nazianzo (santo), 42, 64,

150, 405, 695Gregorio Magno (papa, santo), XI, 4,

64, 130, 265, 312, 386, 581, 698Gregorio Nisseno, 560Gregorio VII (santo), 26Gregorio XIII (papa), 160Gregorio XVI (papa), 210, 403Grente Georges-François-Xavier-Marie

762Griffin Bernard William, 114Grignetti Francesco, 306Grignon de Montfort Louis Marie (vedi:

Louis Marie Grignon de Montfort)Grisologo Pietro 582Gritti (sr.), 389Gronchi Carla, 207Gronchi Giovanni, XIV, 70, 143, 205,

331, 374, 576, 605, 682Groppa (giudice), 581Grosoli Pironi Giovanni, 331-332Grossi (ind.), 731Gruppi Luciano, XVGuanella Luigi, 181Guardini Romano, 410Guareschi Giovannino, 722Guarinoni, 322Guasco Maurilio, 504, 661Guasti Cesare, 550Gudin Pierre François, 39Guerini Ernesto, 298, 299, 323, 717Guerinoni (ved.), 40

792

INDICE DEI NOMI

Guerra AgostinoGuerra Agostino, 195, 220, 448, 449Guerriero Elio, 188, 504Guerrini Paolo, 197Guerrino Antonello, 537Guevara Juan Gualberto, 114Gugelmo Olga, 90Gui Luigi, 634Guidi (mons.), 507Guinle-Lorinet Sylvaine, 499Guitton Jean, 759Gusmini Giorgio, 584Gusso (seminarista), 26, 29Gusso Guido (domestico AGR,), XXVI,

91, 108, 134, 156, 160, 167, 185, 197,220, 386, 434, 473, 593, 613, 696,706, 728, 748, 765, 769

Guzzetti Giovanni Battista, 354

Hautecloque Joao de, 115Hegel Georg Wilhelm Friedrich, 59Heim Bruno Bernard, 311, 540, 686, 690Heuss Theodor, 394Hochhuth Rolf 677Holzhauser, 59Huò Tommaso, 428Huonder Anton, 152Hupner*, 465

Ignazio (p.), 625Ignazio di Loyola (santo), 108, 109, 151-

154, 157, 167, 169, 172, 173, 177,212, 340

Innitzer Theodor, 114Innocenzo III (papa), 14, 636Innocenzo X (papa), 210Innocenzo XI (papa), 224Innocenzo XII (papa), 379Involto Giovanni Battista, 464, 465Ippolito (santo), 182Irace F. 600Irvin Davis, 432Isaac Jules 677Isacchi Luigi 672Isidoro Agricola (santo), 368

Ivancich Valentino, 163, 352

Jadot Jean 758Jandelli Evelio, 71, 80, 84, 87, 101, 135,

142, 16, 207,238, 246, 253, 254,268, 295, 300, 307, 322, 333, 345,359, 371, 419, 423, 424, 430, 645

Jannelli Pasquale Simone, 294Jean-Baptiste-Marie Vianney (santo), 476,

524Jemolo Arturo Carlo 651Jeremich Giovanni, 121Jervolino de Unterrichter Maria, 229Joannou Périklès-Petros, 476Joao I del Portogallo, 114Joassart Bernard, 649Jousset, 342Judica Cordiglia G. 27Jungmann Josef Andreas 700

Kandela Jules Georges, 58, 64, 87Kandò Francesco, 306, 307Karam Maurice, 178Kerdreux Michel de, 263Kleiber Manfred, 691Kolbe Massimiliano, 385Kreutzwald Reiner, 393Krof (ing.), 262Kummer Regina, 425Kurteff Kiril Stefan, 430, 738

Laboa Giuseppe, 65La Chapelle (p.), 435La Chauvinière de (conte), 118La Fontaine Pietro, 13, 20, 37, 43, 52,

60, 92, 98, 122, 245, 263, 288, 313,328, 347, 350, 354, 361, 369, 403,422, 470, 524, 595, 602, 688

Lai Benny, 543La Loggia Giuseppe, 471Lambruschini Ferdinando, 133Lamera (p.),160Lanave Giuseppe, 319Landucci Pier Carlo, 401Lanfranchi Mauro, 65

793

INDICE DEI NOMI

La Pira Giorgio, XVIII, 124, 125, 735Latreille André, 499Laurent Roland, 508, 621Laurenti Camillo, 92Laurentin René, 643Lauri Lorenzo, 758Lavitrano Luigi, 471Lazzarato Romano, 409Lazzaro da Sarcedo (Graziani Angelo),

404Lazzati Giuseppe, 312-313Le Bellec Eugène-Joseph-Marie, 507Lebeurier Victor, 641Lechi Teodoro, 414Lecup Fernand, 85Lefèbvre Joseph-Charles, 507Leflaive Anne, 342Legrenzi Giovanni, 365Leita Raffaele, 611Lemans, 342Leonardi Claudio, 476Leonardi Maria, 164Leonardo (santo), 698Leone (p.), 631Leone (santo), 228Leone Magno (papa, santo), 581Leone XII (papa), 177Leone XIII (papa), 14, 117, 230, 331,

377, 385, 386, 407, 535Leone XIII (papa), 641, 696, 744, 750,

771Leoni Leone, 677Lepori Ezio, 728Lercaro Giacomo, XVII, XVIII, XXII,

131, 165, 278, 330, 405, 467, 469,504, 505, 573, 587, 679, 749

Lestocquoy Jean, 83Lestranges de (conte), 575Le Tourneur Giovanni, 65Levantino Laura, XXVIILevorin (seminarista), 26Levorin Paolo, 534-535Li, 342Liberale di Altino (santo), 462Libotta (avv.), 196

Liénart Achille, XVIILierde van Petrus Canisius Jean, 323,

361, 398, 399-402, 408, 531, 532,568, 759

Lipomani Pietro, 504Lizier Pietro, 94, 124, 189, 295, 297, 410Locatelli (sindaco) 187Locatelli Costantino, 32Locatelli Egidio, 592, 707, 708, 717, 723Locatelli Milesi Sereno, 716Lodi Edamo, 184, 219Lombardi Augusto, 518, 603, 709, 713Lombardi Riccardo (dep.), 374Lombardi Riccardo (p.), XIX, 145, 149,

266, 401, 405Lombardi Ruggero, 374, 375Longhin Andrea Giacinto, 327-328Longo Bartolo 758Lorenzo (p.), 294Lorenzo (santo), 515Lorenzo Giustiniani (santo), VI, VII, 3,

4, 7, 9-13, 17, 19, 20, 28, 29, 30, 33,35, 37, 40, 41, 45, 46, 48, 49, 52, 53,58, 60, 61, 64, 65, 80, 82, 84, 87, 88,95, 99, 100, 101, 120, 133, 134,148-150, 163, 184, 185, 200-202,233, 235, 243, 265, 268-270, 297,334, 358, 365, 372, 451, 459, 460,479, 481, 488, 520, 524, 525, 551,552, 559, 561, 564, 565, 603, 624,632, 650, 663, 726, 742, 743, 768

Lorgna Giocondo Pio, 599, 600, 676Louis Marie Grignon de Montfort (san-

to), 537Lozza Angelo, 454Lubich Chiara, 151Luca l’evangelista (santo), 231, 496Lucia (santa) 257, 268, 383, 537Luciani Albino, 425, 481Luciani Edoardo, 425Luciani Patrizia, 425Ludovico il Moro, 648Luigi di S. Carlo (p.), 313Luigi Filippo d’Orleans 583Luigi Gonzaga (santo), 412

794

INDICE DEI NOMI

Luigi Re 711, 712Luiselli Giuseppe 718Lustrissimi Germano, 372, 642Lutero Martino, 311Luzzatto (prof.), 268

Macacek Erminio, XI, XXVI, 7, 12, 14,16, 19, 21, 33, 72, 73, 76, 77, 84, 85,87, 96, 110, 128, 136, 138, 142, 147,161, 162, 164, 166, 172, 180, 181,238, 242, 246, 254, 256, 259, 277,288, 291, 307, 311, 313, 324, 330,333, 343, 344, 349, 353, 358, 393,404, 416, 417, 431, 484-487, 499,501, 521, 726

Macarios (metropolita), 385Macassoli, 413Maccari, 449Macchi Alessandro, 551Macchi Pasquale, 200, 473Maddalena di Canossa, 177Maffeis Emmanuele, 127, 412, 473, 474,

602, 689, 690Maffi Pietro 717Maggi Giuseppe, 93, 536Maggio (avv.), 358Maglione Luigi 757Magni (don), 723Magno (santo), 98Magoga Lucilla Sandra, 427Magrini Andrea, 332Mahieu Bernard P.R., 83, 483Mahteron Joseph, 116Mai Angelo, 192, 210, 226, 426, 474, 513Malagamba Carlo, 277, 608Malatesta Pandolfo, 551Malgeri Francesco, 129, 225, 329Malo Henri, 583Malpensa Marcello, 312Manari Raffaele, 562Mandolini Giuseppe, 208Mandro Giuseppe, 144, 166, 172, 216,

655Manfrin Ugo, 275, 278Mangili, 413

Mangoni Luisa, 68, 73Manin Leonardo, 52Manin Ludovico, 36Manna Paolo, 469Manoukian Agopik, 28Mansourati Ignace, 64Mantiero Antonio, 6, 42, 46, 49, 119,

327-328, 584Mantovani Annibale, 384Mantovani Mario, 384Manzini Giuseppe, 410Manzoni Alessandro, 22, 52, 237, 311,

383, 487, 571, 609, 649, 693, 770Manzoni Gian Enrico, 200, 201Manzoni Mario, 33, 104, 105, 205, 311Maometto, 545Mapelli Giulio, 12, 532Mapelli Luigi 678, 683Marangoni Aldo, 26, 497, 687Marangoni Marino, 375, 636Marangoni, 371Marcato Giovanni, 73, 357, 369, 378,

388, 416Marcello Alessandro, 216, 242Marcello Benedetto, 273Marcello Jacopo, 392Marcello, 485Marchesan (seminarista), 29Marchesan Angelo, 280Marchesan Felice 658, 727Marchesi Enrico (nipote AGR), 552Marchesi Giovanni, 572Marchesi Giuseppe (nipote AGR), 192Marchetti Giuseppe, 252, 255, 268, 666,

695Marchi Fortunato (Tino), 79, 86, 87, 274,

303, 389, 544, 574, 575, 577, 599,602, 611, 645, 711, 716, 728

Marchi Gino, 14, 380Marchi Michele, 507Marchini Giovanni, 86, 355, 357, 373Marchisio (carabin.), 697Marco l’evangelista (santo), 52, 100, 289,

302, 310, 313, 314, 334, 341, 347,358, 370, 371, 378, 379, 380, 397,

795

INDICE DEI NOMI

413, 414, 415, 422, 429, 463, 464,468, 482, 488, 496, 520, 521, 523,530, 533, 534, 539, 541

Marcon Enrico, 63, 139, 140Marelli Giovanni (can.co fratello), 134Marelli Luigi Maria, 438, 707, 717, 721Marenzi (conte), 78, 120Margerie Roland de, 618Margotti Carlo, 63, 65, 139, 156Maria di Magdala, 363, 387Maria Nazarena dell’Addolorata, (sr.),

591Mariani Carlo, 426Mariaxor, 58Marie Bernarde Soubirous (santa), 643,

644Marigo Giuseppe, 362, 377Marin Alessandro, 574, 577, 646Marin Francesco, 427Marino, 81Marinotti Paolo, 332Maritain Jacques, 405, 505Marret Edouard, 185Martano Valeria, XXVII, XXIXMartegani Giacomo, 241Martina, 145Martinelli Giovanni, 196, 208, 406, 727Martinez Gonzalez Eduardo, 90Martino di Tours (santo), 515Marto Francesco, 376Marto Giacinta, 376Marton Giuseppe (rag.), 405Marton Giuseppe, 127Masieri Luigi, 24Masieri, coniugi, 497Mason Mario, 686Massaria Silvio, 146, 148, 154, 163, 306,

477, 498, 646, 660Massimi Massimo (card.), 114Mattarella, 622Mattei Enrico, 374Matteo l’evangelista (santo), 26, 213, 314Mattioli Pietro, 67, 406, 408, 507, 531,

719Mauri Enrico, 721

Mauriac François, 505Maury Émile André Jean-Marie, 614Mazzardis Nardino, 271, 498Mazzarino Giulio, 549Mazzarolli Antonio, 374, 375Mazzei Fioretta, 125Mazzocco Francesca, 217Mazzocco Guido Maria, 209, 234, 399,

528, 727Mazzola Candida, 447Mazzola Elisa, 192, 587, 709Mazzola Giovanni, 447, 587, 598, 615,

661Mazzola Marianna in Roncalli, XXII, 170,

307Mazzolari Primo, XXII, 504Mazzoleni (sig.ra), 26Mazzoleni M., 179Mazzoleni Maria, 709Mazzoleni, 302, 459Mazzon (seminarista), 29Mazzone Umberto, 333Mazzoni Giovanni, 187McCarthy Gertrude, 228McCormick Carroll Joseph, 144McGuigan James Charles, 68McGuire Dominic Mary Paul, 684Mechitar Pietro 572McIntyre James Francis, 755Medolago Albani Stanislao, 35Medolago Giacomina, 451, 452Meggiolaro (seminarista), 29Melchiori Egisto Domenico, 724, 725Melloni Alberto, XXII-XXIV, XXVII,

XXIX, 28, 49, 62, 65, 73, 156, 484Melloni Bartolomea, 298, 302Memo Ezio, 358, 427Ménager Jacques-Eugène-Louis, 349Menegazzi Ferruccio, 273Meneghello Giacomo, 497Menegozzo Emilio, 238Meneguolo (seminarista), 26Menghi Vincenzo, 269Menna Domenico, 197Menzozzi Marino, 321

796

INDICE DEI NOMI

Meo Marino, 17, 19, 33, 40, 41, 46, 52,72, 134, 164, 178, 198, 212, 217, 302,359, 408, 510

Merano (oste), 169Merati Paolo, 92, 449Mercati Angelo, 513Mercati Giovanni, 226, 513Mercier Desiré, 25Mérida Pérez Jesus, 90Merlin Lina 703Merlo Simona, XXVIIMerry del Val Rafael, 328Messiaen Olivier, 473Mezzadri Luigi, 167, 244Mezzanotte Romeo, 125Mezzaroba Umberto, 306-307, 353Miani Gerolamo (vedi: Gerolamo Emi-

liani)Micara Clemente, 422, 423, 768Michail, 56Michelangela (sr.), 153Micheletto, 546Michieletto Enrico, 497Migliore Giuseppe 743Migne Jacques-Paul, XXIX, 156, 428Migne, abate 636, 649Migone Bartolomeo 568, 569, 760Migone Giovanni 569Milan Giuseppe, 26, 135, 254, 334, 411Milani Lorenzo, XVII, XVIIIMilani Vittorio, 352Milesi Francesco Maria, 365, 524Millini, 153Mimbelli Francesco, 518Mimmi Marcello, XVII, 107, 132, 405,

504, 540-541, 542, 543, 557, 562,570, 614, 644, 669, 678, 706, 711,726, 755

Mindszenty Jozsef, XVII, 243, 260, 765Minelli, 389Minerva Francesco, 65, 107Minola Mario, 186, 187, 448, 712, 721Minossi Pietro 716Minozzi (pittore), 280Miozzi 566

Missiroli Mario 683, 684, 755Mistrello Giuseppe, 408Mistrorigo Antonio 691, 705, 728Mocchi Mario, 759Mohammed Shah (Aga-Khan II), 418Mojoli Giuseppe, 69, 531Molgara Luigi, 447Molin Giuseppe, 38, 417Molinari (prof.), 535Molteni Giulio Giuseppe, 220Mondini Domenico, 185Mondino Stefano, 159Mongeri Tecla, 592Monico (farmacista), 166Monico Jacopo, 52, 281, 314, 396, 397,

463, 522, 524Monico Maria, 10, 76, 78, 166, 329, 414Montagna Ugo, 306Montanari Daniele, 434Montesi Wilma, 287, 306, 307, 308, 311,

314Montgomery (don), 163Montico Giorgio, 53, 352, 379, 581, 606,

643, 727Montini Giovanni Battista, XVII, XXII,

18, 19, 80, 93, 133, 154, 172, 182,197, 200-202, 224, 227, 229, 242,250, 282, 354, 406, 473, 499, 504,508, 544, 570, 576, 584, 587, 603,604, 668, 712, 755, 764

Montonati Angelo, 518, 226Mooney Edward A. 765Mora (dott.), 166, 172Moreschi Luigi, 221Morganti Pasquale 757Morghen Raffaello 651Moriconi Pietro, 181, 447Morino Luciano, 126Morlani Enrica, 222Moro Aldo, 507, 666Moro Antonio 610, 623Moro Giovanni, 37, 205, 216, 252, 271,

272, 305, 463, 538, 639Morozzo Della Rocca Roberto, 28Morozzo della Rocca Raimondo, 583

797

INDICE DEI NOMI

Morstabilini Luigi, 442, 445Mortati Costantino 651Moscato Demetrio, 25Moschini Vittorio, 53Moschino Ettore, 258, 261, 344, 538Mosconi Anacleto, 419Mosconi Natale, 331, 726, 733Mosè (profeta), 348, 455, 456Mostardi Faustino, 372Motta (sig.na), 251Motta Alessandrina 742Motta Luigi, 443, 593, 708, 712, 724Mounier Emmanuel, 405, 505Muccin Gioacchino, 154, 160, 198, 208,

234, 423, 427, 487, 488, 538, 590,675

Muccin Mario, 362, 399Muccini Mario, 101Muratori Ludovico Antonio, 512Murri Romolo, 93Musizza Carlo, 63, 69, 70, 315, 353, 495,

539Mussolini Benito, 458, 470Mutti Pietro Aurelio 365, 410, 524, 632,

633, 664, 710Mutto Romeo, 163, 399Muzio Giovanni, 600Muzzi (sig.ra), 680

Naaman Siro, 58Nagy Imre, 245Nahum (profeta), 452Naldi Carlo, 24Napoleone Bonaparte (vedi: Bonaparte

Napoleone)Nardi (mons.), 126Nardis (coniugi), 702Nasalli Rocca di Corneliano Mario, 133Nasser Gamal Abdel, 239Natalini Terzo, 364Nazarius Giovanni Paolo, 339Negrin Egidio, 88, 118, 119, 153, 191,

234, 302, 375, 396, 399, 470, 494,502, 517, 537, 538, 540, 564, 570,571, 573, 584, 667, 705

Negro Silvio, 22, 23Negroni (don), 718Negroni Guido, 431Nenni Pietro, 322, 323Nenof Toma, 539Neri Filippo (vedi: Filippo Neri)Ngo Dinh Diem, 176Nicodemo, 381Nicodemo Enrico, 153, 154, 221, 227,

234, 235, 505Nicolò V (papa), 481Niero Antonio, XX, 14, 19, 22, 54, 90,

164, 278, 390, 411, 415, 450, 451,454, 467, 481, 524, 526, 566, 572,574, 630, 632, 691, 703, 728

Nogara Bernardino, 555, 631Nogara Giuseppe, 17, 35, 156, 158, 218,

219, 267Nono Luigi, 272Nordio, 540Nordio Maria Teresa, 96, 106, 146, 374,

673Noro Luigi, 308, 310, 392Notari, 350Novarese Luigi, 67Novati (pittore), 78, 90, 174, 179, 341Novigent Guibert de, 664Nullo Francesco, 577Nuzzetti Generoso, 97, 104, 105, 401,

426, 432, 463, 479, 491, 534, 537,540, 581, 583, 595

Obeliebato di Malamocco, 481Oberti Armando, 313O’Connel Daniel, 549-550Oddi Agostino, 452Oddi Angelo Pio, 612Oddi Ester, 452Oddi Giuseppino, 452Oddi Silvio, 452Olier Jean-Jacques, 196, 219Olivetti Adriano, 275Olivi Pietro di Giovanni, 54, 55Olivotti Giuseppe, XI, XXVI, 24, 60, 72,

96, 156, 161, 163, 180, 181, 204, 245,

798

INDICE DEI NOMI

253, 259, 261, 268, 279, 288, 304,309, 321, 324, 325, 337, 340, 343,347, 350, 353, 354, 357-362, 366, 368,369, 388, 393, 395, 399, 422, 423,434, 442, 445, 446, 456, 468, 469,475, 486, 488, 498, 518, 520, 534,571, 575, 577, 599, 612, 632, 642,645, 647, 660, 673-675, 694, 744, 745

Ondrak Ambrose L., 44Ongarato Giuseppe, 28, 500Onorio III (papa), 440Orazio Quinto Flacco, 94, 100, 230Orcalli Vito, 205, 206, 374, 375, 520Orecchio A., XIXOrefice Mario Anton 594Origene, 560Orione Luigi, 422, 589, 724Ormesson Wladimir d’, 63, 141-143Orseolo Pietro (vedi: Pietro Orseolo)Ortolani Bruno, 332Ortolani Giuseppe, 332Oselladore Mario, 26, 334, 411, 622Ottaviani Alfredo, XIV, XVII, XXIII, 68,

94, 123, 124, 132, 133, 175, 183, 185,233, 351, 407, 408, 427, 428, 506,508, 556, 557, 576, 577, 635, 652,680, 681, 724, 749, 757, 763, 767,768

Ozanam Antoine-Frédéric, 550

Pacati Giovanni, 712Pacati Tarcisio, 474, 712Pacchiani Geremia, 31, 229Pace (seminarista), 29Pace Armando, 306, 432, 458, 536, 703,

727Pacelli Eugenio (vedi: Pio XII)Pacini Alfredo, 150, 372, 612Padovan Giovanni, 37, 91Pagan Germano, 234, 654Pagano Sergio, 453Paganuzzi, 17Pagnacco (p.), 192Pagnoncelli Carlo, 222Pagnoncelli Giovan Battista, 450, 715

Palandri Luciano, 270, 425, 464Palermo Gervaso, 603Palewski Gastone, 659, 678Palica Giuseppe, 181, 447Pallottini Mario, 625Pallucchini Rodolfo, 142, 231Palma il Vecchio, 365Palutan Gioacchino, 213Pancino, 69, 86Pane Riccardo, XXVIIPangrazio Andrea, 505, 637Panzera Giorgio, 238, 330Paolazzi Giuseppe (p. Edmondo), 230,

440Paoletti, 161, 336Paolino di Aquileia (santo), 544Paolo di Tarso (santo), XIII, 26, 27, 29,

30, 47, 49, 199, 308, 314, 317, 318,328, 336, 337, 338, 496

Paolo VI (vedi: Montini Giovanni Batti-sta)

Paoloni, 160Papasogli Giorgio, 152Papafava Novello, 352, 646Papi, 24Papi (prof.), 459Papini Giovanni, 107Papò Renato, 366, 371, 463Paquola Guido, 37Pardini Giovanni Battista, 137, 323Parente Pietro, 505Parenti Alessandro, 722Parisi, 377Parisi Piero, 48Parmigianino, 736Parola Alessandro, 312Parolin Ludovico, 692Partcevich Iolanda, 465Pascal Blaise, 107Paschini Pio, 408Pascoli Plinio, 406, 507Pasinetti (ing.), 196Pasini Fausto, 205, 391Pasini Ferdinando Fulgenzio, 47Pasquali (ing.), 631

799

INDICE DEI NOMI

Pasquato (comm.), 71Pasquini Aurelio, 96Pasquini Giuseppe, 279, 390, 425Passi Luca, 37, 349, 365, 674Passi Marco Celio (conte), 42, 48, 540Passi Marco, 37, 349, 365Pastega, 492Pastore Giulio, 374Pattaro Germano, 173, 240Pauletti Pier Luigi, 126Pausolin*, 377Pavan Agostino, 374, 375Pavan Giuseppe, 350, 392Pavanini (prof.), 59, 75, 585Pecci Gioacchino (vedi: Leone XIII)Pecikian Elia, 76, 381, 398Pecori Giraldi Corso, 230, 422Pecorini Giorgio, XVIIIPedrinelli Angelo, 128, 186, 443Pedroni Angelo, 749Pegorer Oscar, 26, 334, 359, 411Pélissier Jean, 116Pella Giuseppe, 107, 228Pellegrinetti Ermenegildo, 364Pellegrini Ezio, 42, 107, 171, 176, 208,

298, 299, 305, 317Pellegrini Giuseppe, 474Pellizzoli, 42Pelosi, 299Pelosi (rag.), 645Pelosi Enrico, 17, 279, 341Pennacchio Sergio, 488Pennisi Francesco, 170Pensa Carlo Maria, 589Pensa Maria Grazia, 60Penzo, 217Perego Maria in Scotti, 192, 454, 723Perinetti Carlo, 682Perini (don), 159Perini (sig.), 111Perissotto (seminarista), 26Perissinotto Attilio, 368Perniciano Giuseppe, 471Perosi Lorenzo, 57, 78, 230, 246, 269,

272-274, 303, 327, 369, 386, 402,

403, 425, 450, 462, 486, 491, 530,547, 665, 673, 715, 747

Perth (vedi: Drummond James)Pertile (prof.), 686Pertile Lino, 391Peruzzo Vincenzo, 422, 749Pesce Aldo, 355Pesci Giovanni, 430Pesenti (comm.) 249Pesenti (dott.) 306, 308, 309, 311, 650,

670, 679Pesenti Antonio, XVII, 86Pesenti Giovanni, 196Pesenti Giuseppe, 95, 130, 135Pesenti Graziano, 678, 683Petitot Claude-Bernard, 583Petkanov Ivan Andreev, 216Petrarca Francesco, 76Petrosillo Orazio, 496Pezzini Cristoforo, 194, 717Pezzino Paolo, 185Pezzoli (don) 584Pezzotta Giacomo 698Pflimlin Pierre Eugène Jean, 117, 118Philippe Paolo, 115Piani (mons.), 429Piantoni (dott.), 454, 709Piasentini Giovanni Battista, 50, 61, 87,

191, 209, 234, 399, 487, 642, 561,608, 647

Piatti Girolamo, 746Piazza Adeodato Giovanni, XVII, 12-

15, 28, 34, 52, 65, 7, 89, 99, 126,133, 253, 269, 270, 290, 293, 349,408, 485, 511, 513, 517, 525, 528,530-532, 537, 539, 541, 543, 561,570, 575, 597, 598, 602, 661, 678,680, 683, 701, 762

Piazza Paolo, 392, 596Piazzi Giuseppe, 31, 86, 90, 92, 93, 128,

134, 170, 186-188, 192, 208, 212, 223,239, 240, 249, 375, 414, 433-, 437,442, 445, 448, 449, 474, 520, 535, 546,602, 632, 633, 683, 689, 690, 707, 715,720, 722, 723, 743, 750, 761

800

INDICE DEI NOMI

Piazzi Rosa, 90Picchioluto Gino, 172, 692Piccioni Attilio, 306, 458Piccioni Piero, 306Piccoli, 302, 666Piccolo Lio, 596Pier Damiani (santo), 370, 729, 732Piersanti Isabella, 125Pietragnoli Leopoldo, 164, 430Pietragnoli Pio, 163, 450, 451, 454, 499,

540Pietro (santo), 310, 314, 347, 359, 371,

379, 417, 507Pietro Crisologo (santo), 582Pietro Orseolo (santo), 396, 415, 566Pignatelli Giuseppe (vedi: Giuseppe

Pignatelli)Pignedoli Sergio, 227, 234, 235, 603Pintonello Arrigo, 429Pio IV (papa) 754Pio V (papa, santo), 88Pio VII (papa), 88Pio IX (papa), 117, 453, 518, 529, 625,

660, 664, 754Pio X (papa, santo), VII, XX, XXI,

XXIII, 35, 101, 106, 121, 134, 173,187, 197, 198, 223, 230, 233, 234,252, 265, 273, 274, 280, 327, 328,331, 334, 395, 396, 403, 405, 407,419, 420, 425, 452-454, 459, 460,462-463, 478, 482, 488, 500, 507,513, 520, 525, 526, 535, 551, 556,557, 559, 561, 564, 565, 568, 575,580, 602, 603, 609-611, 614-616,619-621, 624, 632, 641-644, 646,650, 654, 659, 660, 663-665, 669-671, 679-681, 691, 692, 695, 705,719, 726, 728, 732-735, 738, 740,742-744, 748, 763, 768

Pio XI (papa), XIII, XXI, 56, 62, 112,132, 188, 334, 335, 364, 385, 430,471, 472, 482, 483, 512, 624, 631,643, 655, 656, 744, 751, 759

Pio XII (papa), VI, XIV, XVII, XIX,XXI-XXIII, 4, 56-58, 61, 64, 74, 76,

82, 105, 130, 135, 145, 169, 195, 210,117, 224, 247, 250, 272, 281, 292,321, 336, 337, 351, 355, 358, 367,376, 382, 385, 386, 391, 393, 395,397, 407, 414, 418, 419, 449, 460,461, 472, 489, 490, 500, 502, 507,508, 511, 523, 526, 530-532, 537,540-544, 657, 558, 563, 578, 598,606, 607, 611, 618, 619, 621, 625,642, 656, 664, 674, 678-680, 684,686, 702, 712, 730, 734, 740, 741,744-748, 750, 752, 756-758, 761,762, 764, 765, 769

Piolanti Antonio, 519Pioselli (avv.), 497Piovesan Secondo, 260, 489Piretti Maria Serena, 667Pirozzi, 116Pistelli Nicola, 361Pival, 138Pizzardo Giuseppe, XIV, XVII, XXIII,

15, 62, 155, 258, 259, 513, 755, 763Pizzolato Luigi Franco, 312Pizzolugo (dott.), 585Plinio il Vecchio, 18Pollard J.F., 631Polo Marco (don), 163, 173, 658Polo Marco (viaggiatore), 307, 623Poloni Amedeo, 246, 486Poloni Antonio, 346, 393, 667Poloni Luigia, 410Poma Antonio, 327, 387, 733Pompeati Arturo, 149Pompidou Georges, 659Pompilj Basilio, 758Ponti Giovanni, 48, 105, 322, 519, 569,

636, 691, 749Porat Dina, 677Portanova Antonio, 60Portanova Gennaro, 60Potestà Gian Luca, 504Preda D., 218Previtali (dott.), 454, 727Principi Primo, 224, 606Prisca (santa), 303

801

INDICE DEI NOMI

Prodi Paolo, 333, 476Prosdocimi Giovanni, 353Prosperi Giulio, 281Psalty Francesco, 511Puggiotto Giuseppe (mgr VE), 34, 135,

232, 259, 329, 421, 422Pugliese Giuseppe, 541Pupo Raoul, 340

Quadri Bartolomeo Santo, 168, 196, 225,308, 309, 354, 419, 421, 762

Querini Angelo Maria, 99Quintarelli Carlo, 59, 141, 171, 277, 592Quintarelli Ilario, 163, 388, 416, 686, 704Quintavalle Carlo, 275, 278, 310, 339Quinto Gabriele Emidio, 38Quinto Orazio Flacco, 400, 504

Radaelli Giulio, 193Radini Tedeschi Giacomo Maria, IX, X,

35, 134, 141, 187, 197, 208, 220, 282,295, 296, 300, 317, 325, 331, 355,407, 420, 438, 451-453, 474, 496,510, 546, 550, 557, 602, 603, 608,615, 617, 620, 653, 655, 684, 686,698, 709, 716, 717, 719

Radmond (console) 609Radossi Raffaele Mario, 466, 475, 478,

487Raffa (ing.), 638Raffaele (arcangelo), 500, 501Raffaelli Guido, 297Ragazzoni Gerolamo, 407Ramazzotti Angelo, 518, 524, 584, 585,

602-604Ramo (seminarista), 29Ramo Giuseppe, 507, 532Raponi Nicola, 93Ratti Achille (vedi: Pio XI)Rattini Rosa, 448Ravagnin, 28Ravasio Anna, 196Ravasio Melchisedec, 444Ravasio Pompeo, 448Ravasio Sofia, 443

Ravetta Umberto, 100, 101, 246, 371, 428Rea Ildefonso, 406Reale (comm.), 29, 139, 638Reale Emilia, 638Reale Giovanni, 569Reato Ermenegildo, 329Reberschak Maurizio, 14, 430, 458Redossi, 470Refice Licinio, 161, 214, 561Regazzi Gianna in Roncalli, 439Regazzo, 41, 53Reggiani (prof.), 140Reginone di Prüm, 671Reinisch Sullam Giovannina, 60Reitzer Wilhelm, 370Remondi Giordano, XXVIIRenard Alexandre-Charles-Albert-Joseph,

349Resi, 322Respighi Ottorino, 562Respighi Pietro, 48Resta Raffaele, 461Reynaud Paul, 659Rezzara Nicolò, 35, 437, 529, 549Riccardi Andrea, XIX, 56, 125, 153, 224,

225, 327, 472, 573, 595, 755Ricciotti Giuseppe, 548Richelieu Armand-Jean du Plessis de, 549,

583Richiedei Francesco, 197Righetti (p.), 359Righi Vittore Ugo, IX, 112, 113, 116,

157, 701Rigo Paola, 60Rimoldi Albero, 466Rinaldi (avv.), 194, 298Rinaldi Angelo, 300, 477, 488Ripamonti E.M., 221Ripandelli Alberto, 10, 56, 148, 228Risso Paolo, 600Ritter Joseph Elmer, 497Riva Gianstefano, XXVIIRivera Vincenzo, 66, 67Rizzati Angelo, 742Rizzetto Giovanni, 86, 392, 465, 660, 674

802

INDICE DEI NOMI

Rizzi Lorenzo, 539, 571, 597Rizzo (seminarista), 26Roberti Coriolano, 170, 186, 192, 197,

297, 413Roberti Francesco, 760Robilant-Alvarez Pereira Olga da, 115Rocca Giancarlo, 508Roccanfuso, 179Rocco (santo), 450Rocco Carmine, 67Rocco Noè, 30, 31Roccucci Valerio, XXVIIRoche Georges, 508, 596, 597, 610, 619,

621Rodeschini (dott.), 435Rognoni Vercelli C., 218Romanello Ruggero, 75, 80, 163, 252,

492, 502, 516, 722Romano Angelo, 472Romiati (dott.), 203Romilli Carlo Bartolomeo, 604Ronca (prof.), 340Ronca Roberto, XVII, 225, 226, 241,

595, 754, 760Roncali Giovanni Domenico (antenato

AGR), 380Roncalli Adelaide, 447Roncalli Alfredo (fratello AGR), 42, 194,

440, 446, 630, 690, 709, 711Roncalli Ancilla (nipote AGR, figlia di

Giuseppe), 246, 434, 650, 651Roncalli Ancilla (sorella AGR), 16, 57,

171, 689Roncalli Angelino (pronipote AGR), 92Roncalli Angelo (nipote AGR, figlio di

Giuseppe), 196, 246, 357, 361, 446,707, 721

Roncalli Angelo (nonno), 443Roncalli Anna (nipote), 434Roncalli Assunta in Marchesi (sorella

AGR), 127, 196, 368, 464, 701Roncalli Aurelia (nipote AGR), 85, 92,

127, 412, 445, 611, 612, 706, 709Roncalli Battista (nipote AGR), 650, 651,

711

Roncalli Battista (padre AGR), XXII, 170,307

Roncalli Bertramino (nipote AGR), 186,196, 445, 448

Roncalli Carlo (cugino), 439Roncalli Cesira (moglie del nipote Save-

rio), 92Roncalli Chiara (nipote AGR), 434Roncalli Emanuele, 127, 375, 437Roncalli Enrica (nipote AGR, figlia di

Giovanni Francesco), 32, 85, 171,259, 363, 378, 412, 413, 432, 434,445, 483, 519, 521, 578, 587, 630,689, 706, 709, 742, 754, 757, 759

Roncalli Enrica (sorella AGR), 171Roncalli Flaviano (nipote AGR, figlio di

Giovanni Francesco) 161, 164, 189,220, 277, 446

Roncalli Giovanna Elisabetta (sorella delnonno di AGR), 443

Roncalli Giovanni (cugino AGR), 196, 530Roncalli Giovanni Battista (don, nipote

AGR, figlio di Giovanni Francesco),32, 71, 188, 206, 216, 217, 259, 292,352, 436, 440, 442, 446, 493, 494,565, 566, 615, 709, 711, 730, 763

Roncalli Giovanni Francesco (fratelloAGR), 6, 9, 16, 32, 40-42, 62, 85,86, 92, 127, 147, 161, 186, 188-190,192-197, 205, 206, 212, 220, 223,226, 395, 408, 413, 452, 578

Roncalli Giuseppe (fratello), 190, 246,357, 368, 434, 435, 446, 510, 521,578, 630, 650, 690, 711

Roncalli Giuseppina (sr. Maria Angiola,nipote AGR, figlia di Giovanni Fran-cesco), 68, 192, 216, 217, 304, 408

Roncalli Giuseppino (pronipote AGR, fi-glio di Martino e Gianna Regazzi),440

Roncalli Ida (pronipote AGR, figlio diMartino e Gianna Regazzi), 440

Roncalli Marco, XIX, XXIII, 14, 17, 19,68, 127, 142, 148, 188, 315, 316, 347,533

803

INDICE DEI NOMI

Roncalli Maria (nipote AGR, figlia diGiuseppe), 434, 530, 578

Roncalli Maria (sorella AGR), 16, 57, 171,305

Roncalli Maria Letizia (nipote AGR, fi-glia di Giovanni Francesco), 161,164, 416, 434, 441, 612, 682, 706,709

Roncalli Maria Teresa in Ghisleni (sorel-la AGR), 57, 171, 709

Roncalli Mario, 202, 408, 446, 583, 589,615

Roncalli Mariolina (nipote AGR), 416,530

Roncalli Martino (nipote AGR, figlio diGiuseppe), 13, 16, 190, 368, 439, 446

Roncalli Martino/Maitino (capostipiteRoncalli), 413, 716

Roncalli Privato (nipote AGR, figlio diGiuseppe), 186, 196, 446, 482, 723

Roncalli Raffaella (nipote AGR, figlia diGiuseppe), 213, 220, 282, 434

Roncalli Saverio (nipote AGR), 223,Roncalli Zaverio (nipote AGR), 41, 42,

186, 279, 292, 446, 451, 454, 455,639, 706, 709, 711, 721, 724

Roncalli Zaverio (prozio), 357Roncalli Zaverio-Severo (fratello AGR),

42, 92, 189, 194, 368, 413, 422, 440,446, 452, 510, 519, 521, 548, 630,690, 706

Ronchi (prof.), 216Rondi Gian Luigi, 398Ronzini Mario, XXIXRoques Clément-Émile, 762Rosada Lorenzo, 41, 135Rosalia (santa), 383Rosmini Antonio, 425Rossato Pasquale, 479Rosselli Carlo, 275Rossetto Angela, 498Rossi (comm.), 271, 580Rossi (dott.), 414Rossi (prof.), 649Rossi (seminarista), 26

Rossi (sig.ra), 242Rossi Angelo, 190, 192, 220, 297, 436,

448, 517, 690, 707, 711, 712, 714Rossi Antonio, 262Rossi Carlo, 50, 138, 457, 458Rossi Giny, 442Rossi Giovanni, 343, 457, 458, 497, 772Rossi Giuseppe, 69, 272, 763Rossi Mario, 36Rossi Minutelli Stefania, 59, 164Rossi Paolo, 96Rossi Raffaello Carlo, 762Rossini Gioacchino, 208Rossini Torquato, 646Rosso Lina, 272, 273, 341, 359Rosso-Mazzinghi Stefano, 14Rossum Willem Marinus van, 532Rostagno Paolo, 150Rota Angelo, 190Rota Enrico, 717Rota Francesco, 186, 188, 197, 297, 435,

440, 452, 454, 689, 718Rota Gino, 192, 628Rota Giuseppe, 454, 592Rotondi Virginio, XIVRotta Angelo, 69, 323Roux Jacqueline, 342Rovai (ing.) 393Roy Marcella, 38Ruffini (artigiano), 178Ruffini Ernesto, XXIII, 224, 405, 470,

471, 472, 504, 505, 543, 544, 678,696, 749, 756, 767, 768

Ruggeri Giovanni, 572, 578Rumi Giorgio, 668Rumor Mariano, XVI, 329Rusconi Antonino, 34, 139, 149Rusconi Roberto, 454Rusticoni Carlo, 429

Saba Agostino, 231Saccomani Antonio, 338Sagliocco Cristina, 569Saint Just de Teulada, 38Sala Alma 690

804

INDICE DEI NOMI

Sala Edoardo, 442, 454, 552, 690Salazar de Oliveira Antonio, 116Salerno Giuseppe, 471Saliège Jules, 117Salomoni Antonio, 295Salvalajo Pietro, 111Sambin Sergio, 19, 21, 33, 70, 72, 73, 96,

108, 135, 158, 172, 181, 211, 330,353, 389, 459, 495, 572, 640

Sanguineti Mario, 439Sanguinetti, 190Sanson Margherita, 734Santandrea Giovanni, 352Santin Antonio, 119, 156, 157, 158, 234,

340, 341, 399, 468, 469, 495, 733Santin Francesco, 300Santoro Passarelli Francesco, 515Sanvenero-Rosselli Guido, 473Saragat Giuseppe, 66, 67, 221Saretta Luigi, 50, 216Sari Giovanni, 421Sarpi Paolo, 672, 686Sarto Francesco, 734Sarto Giuseppe (vedi: Pio X)Sartor Domenico, 374Sartor Ivano, 36Sartorelli Pierluigi, 253, 682Sartori (prof.), 361Sartori Maria Pia, 389Sartorio Raoul, 126Saviane Giuseppina, 389Savini (prof.), 96Scaggiante Fabiano, 26, 615Scaglia Giovanni Battista, 204, 240, 493,

494, 717Scalabrini Giovanni Battista, 407Scalfari Eugenio, XVIII, 651-653Scapecchi Piero, 77Scaramuzza Amadio, 374, 510Scarfatti (avv.), 540Scarpa (dott.), 204Scarpa (seminarista), 26Scarpa Giuseppe, 84, 110, 142, 261, 276,

329, 354, 459, 521, 540, 542, 566,577, 578, 584, 590, 602, 615, 624,

642, 648, 657, 673-675, 702, 727,743

Scarpa Luigi, 126Scarpa Natalino, 126, 204Scarpa Rosolino, 228, 566Scatena Silvia, XXVII, 185, 315Scattini Guglielmo, 187, 689Scattolin (ing.), 379Scattolin Aldo, 271Scattolin Angelo, 216, 271Scattolin Carlo, 271, 379, 683Scattolin Luigi Angelo, 271, 392Scelba Mario, 204Schiavini Aldo, 263Schiavon Aldo, 58Schiavon Giovanni, 20, 35, 46, 55, 61,

62, 65, 72, 79, 81, 88, 91, 97, 98,101, 103, 108, 113, 131-133, 146,157, 163, 181, 213, 218, 229, 249,251, 253, 255, 259, 263, 268, 277,299, 307, 322, 340, 360, 368, 371,373, 376, 383, 414, 416, 421, 432,433, 446, 459, 462, 465, 470, 471,475, 479, 486, 511, 522, 529, 530,532, 541, 564, 566, 572, 595, 612,639, 660, 661, 672, 689, 703, 728,735, 740

Schirru Paolo, 215, 282Schitz, 548Schoepfer François-Xavier, 681Schuman Robert, 63Schuster Alfredo Ildefonso, 27, 114, 187,

188, 439, 603, 707, 719, 721, 738,757

Sciascia Ugo, 123, 124, 530Scoffon Gervasio, 432, 267Scola Angelo, XXVIIScotti (baroni), 413Scotti Giovanni Maria, 192Scotti Maddalena in Guffanti (Niny), 192,

359, 454, 723Secomandi Gerardo, 642Segneri Paolo, 44, 45, 123Segni Antonio, 66, 106, 200 204, 207,

229, 235, 318-319

805

INDICE DEI NOMI

Segre Renata, 677Selmo Michele, 646Selvaggia di Svevia, 145Selvo Domenico, 314Sembiante Antonino, 139, 148, 163, 416Semenzato Luigi, 94, 102, 144, 315, 355Semplici S., 275Senigaglia (seminarista), 29Seno Carlo, 26, 146, 148, 432, 434, 436,

438, 440, 441, 442, 443, 445, 448,451, 615, 630, 687, 696, 698, 699,706, 713, 721, 724, 725

Seno Riccardo, 14, 84, 101, 153, 155,172, 243, 244, 297, 429, 459, 503,508, 509, 520, 642, 678,

Serventi (ing.), 196Sette Giuseppe, 323-324, 335, 586, 731Sganga (prefetto), 217Sicardo di Cremona, 671Sigismondi Pietro, 194, 437, 445, 758,

759Signora Aurelio, 61, 64, 150, 346, 352,

391, 392, 393, 394, 508, 509, 758Signora Pierina, 392, 394Signore G.G., 469Signorini (mons.), 93, 187Silvestrini Francesco, 28, 84, 181, 272,

273, 277, 297, 416, 417, 422, 429,459, 639

Silvestrini Girolamo, 84, 98, 255, 380,389, 430, 571, 640

Simon Mago, 359Simonato Ruggero, 12, 122Simoncini Carlo, 364-365Simoncini Tito, 364-365, 474Siri Giuseppe, XVII, XXIII, 64, 78, 87-

89, 132, 165, 173, 208, 227, 316, 318,346, 405, 467, 468, 504, 506, 543,678, 724, 725, 749, 754, 766, 768

Sirmond Jacques, 649Sisto V (papa), 757Skiladz Boleslao, 116Soddu Ester, 17Sofia Giovanni, 66, 648Solari Capurro Pedro J., 48

Soldati Mario, 722Soldi Fiorino, 204Sommariva Gisa, 440Sommariva Giuseppe, 141, 440, 536Sonzogni Luigi, 448Soubirous Bernadette (vedi: Marie Ber-

narde Soubirous)Souraty Michel, 178Spada Andrea, 115, 125, 289, 437, 441,

690, 706Spada Mariano, 473Spada Massimo, 260, 293, 489, 490, 625Spalding John, 746Spallazzi Ettore, 61Spallino Lorenzo, 611Spampati Quirino, 297, 400-401Spanio Angelo, 81, 90, 100, 203, 259,

422, 633Spasiano Iole, 32, 367, 457Spasiano Sergio, 14, 32, 81, 91, 94, 127,

130, 165, 205, 277, 367, 496, 635,658, 670, 742

Spavento Gino, 53, 73, 79, 85, 96, 138,148, 153, 163, 172, 205, 255, 269,282, 297, 302, 333, 350, 388, 411,422, 446, 521, 571, 577, 586, 608,639, 640, 645, 728

Spellman Francis, XVII, 755, 768Speranza (avv.) 295Speranza Giuseppe, 410Speronello Francesco Fiorino, 486, 488,

491Spiazzi Raimondo, 543Spigre Paolo, 435Spinelli Francesco, 725, 726Spinola (prosindaco), 658Spolaor (seminarista), 29Spolaor Odino, 33, 78, 144, 187, 247,

324, 369, 496, 502, 566, 575Spolaore (seminarista), 29Spolverini Domenico, 181, 447Sportelli Francesco, XVII, 132, 154, 165,

221, 226, 227, 381, 405, 504, 505Spranga, 40Stabile Francesco Maria, 472

806

INDICE DEI NOMI

Stalin Josif Vissarionovic, 248Stanchi Virginio, 497Stecca Luigi, 338, 394-395, 691Steeb Carlo, 410Stefano (santo), 277, 543, 545Stefano d’Ungheria (santo), 260Stefano di Giovanni, detto il Sassetta, 566Steffiri (famiglia), 187Stein E., 207Stepinac Alojzije, XVII, 765Stonor Edmund, 48Stravinskij Igor Fedorovic, 181, 207Stritch Alphonse, 644Strup Ives, 179Sturzo Luigi, 331Suenens Leo-Jozef, 758, 759Sugranyes de Franch Ramon, 202Sullo Fiorentino, 234Suman Emilio, 143, 388, 436Svampa Domenico, 407

Tacchi Giuseppe, 445Tacchi Sandro, 445Tagliabue Luisa, 466Tagliabue Piero, 447Tagliaferri (Guardia di Finanza), 155Tagliaferri Maurizio 573Taglialapietra (rag.), 646Tagliapietra Giuseppe, 497Tagliapietra, 335Tallone Alberto, 76, 77, 204Tambroni Fernando, 105, 228, 461, 682,

683Taotto (notaio), 465Tappouni Ignace Gabriel, 63, 64, 117Tarcisio (p.), 43, 51Tardini Domenico, XVII, 66, 132, 288,

405, 576, 591, 753, 755, 758Taricone Fiorenza, 10Tassan Guerrino, 294Tassinari, 32Tedeschini Federico 760Tellechea José Ignazio, 65Tenderini (maestra), 38Tenderini Albino, 36, 373, 374, 440, 608

Tenderini Serafino, 36, 373, 374Tengatini Giulio 572Tengatini Pietro, 222Teodoro di Amasea (santo), 422Teodoro Mopsuesteno 560Terenzi Umberto, 24Teresa d’Avila (santa), 530, 680, 752Teresa del Bambin Gesù (santa), 263,

591, 752Terracina, 303Terraneo Ecclesio, 187, 188, 439Terreno V., 159Tertulliano, 540, 560Terzariol Adone, 532, 619Terzi Clelia, 438Terzi Federico, 564Terzi Riccardo, 438Tessari Giovanni Battista, 54Tessaro Giuliana, 267Tessaro Marco, 23, 101, 134, 154, 155,

255, 267, 268, 338, 608, 673, 674,694

Testa Emilia, 449Testa Giacomo, 35, 42, 107, 171, 176-

178,208, 225, 253, 297, 298, 299, 305,311, 317, 334, 412, 437, 445, 449,451, 508, 509, 612, 682, 711, 720

Testa Giuseppe, 334, 416, 547Testa Gustavo, 85, 180, 449, 451, 671,Théas Pierre Marie, XIX, 492, 499-500,

507-508, 557, 588, 597, 610, 611,613, 614, 615, 617, 619, 621, 650,653, 654, 658, 659, 667, 669, 678,679, 681, 761

Thermignon Delfino, 18Thiers Adolphe 583Thomas Becket (santo), 671Tiberghien Jules 602, 617Tiberghien Pierre, 65Tibullo Albio 569Tiezza Nilo, 17Timoteo (santo), 308, 317Tiraboschi Marco 642, 711Tisserant Eugène, XVII, XXII, 63, 69,

117, 441, 508, 511, 512, 557, 602,

807

INDICE DEI NOMI

610, 615, 618, 619, 621, 622, 628,654, 744, 749, 754, 769, 770

Tito (santo), 317, 318Tizzi (gen.) 583Tobia, 501Toesca Pietro, 648Togliatti Palmiro, XVTognazzi Roberto, 14, 37, 81, 91, 94, 134,

138, 161, 162, 165, 178, 181, 201,216, 217, 297, 301, 365, 367, 375,450, 545, 577, 615, 628, 648, 661,668, 748

Toldo Antonio, 102, 103, 173, 179, 180,191, 376

Tomasi Gioacchino, 244, 647Tomasini, 86Tomizawa Benedetto Takahiko, 138Tommaselli Attilio, 316, 502Tommasini (dott.), 541Tommasini Carlo, 271, 273Tommasini Raffaele, 322, 371, 410Tommaso d’Aquino (santo), 39, 59, 210,

214, 339, 411, 481, 501Tommaso da Kempis, 77, 80Tondini Amleto 754, 756Toniato Giuseppe, 260, 261, 338Toniolo Alberto (ing.), 31, 130, 205Toniolo Giuseppe (prof.), 102, 168, 529Toniolo, 387Tonna Edward, 173, 174Toraldo Gilberto, 98Torri Giacomo, 188Torta (seminarista), 29Toscani (seminarista), 29Toschi Massimo, XVII, 26, 27, 457Tosi Giorgio 691Tosi Sante, 108Totaro Pierluigi, 507Toth, 296Toti (don), 93Touvet Raymond, 100, 101Tovini Giuseppe, 549, 550Traini Gaetano, 103, 249, 718Tramontin Silvio, 10, 17, 53, 59, 122, 126,

142, 148, 180, 193, 218, 232, 313,

335, 338, 423, 478, 481, 561, 566,572, 587, 608, 649, 702

Traniello Francesco, 504Traversi Antonio, 451, 452Treccani degli Alfieri Giovanni 623, 624Tredici Giacinto 604, 703Trendafilov Trendafil K, 280Trento Bruno, 368, 369, 608, 640Treschitti (dott.), 261Trevisan (carabiniere), 404Trevisan Gino, 431Trevisan Paolo, 26, 27, 146, 243, 497, 541,

542Trevisanato Giuseppe Luigi, 363, 524Trevisiol Armando, 307, 317, 320, 574,

623, 687Trevisiol Bruno, 26, 497, 541Trevisiol Luigi, 26Triani Pietro, 143Trinchese Stefano, 73, 151, 313, 532Trionfini Paolo, XXVIITrivellato Davide, XXVIITrocchi Vittorio, 430Tronconi Alessandro, 375Trucolo (seminarista), 29Tucci Roberto, 66Turchetto Riccardo, 54, 610, 639Turoldo David Maria, 504Tuzii Franco, 87

Ubertino da Casale, 54, 55Uccelli Pietro Antonio, 355, 378Ugolino (p.), 294Ukmar Giacomo,95Uluhogian Serapione 637, 642Umberto II di Savoia, 116Untergasser Giovanni Battista 700Urbani Giovanni, 13, 102, 146, 150, 151,

167, 170, 215, 217, 227, 234, 235,374, 399, 402, 411, 415, 491, 505,525, 526, 597, 599, 668, 675, 676,705, 733, 735, 736, 748, 750, 756

Urbano IV (papa), 412

Vaccari, 138

808

INDICE DEI NOMI

Vajana Alfonso, 194Valaguzza Renato, 448Valcelli Virgilio, 349Valenti, 194Valentini Bruno, 21, 270, 427, 428Valenziano Crispino, 532Valeri (Valier) Agostino, XX, 332, 333,

334, 561, 566, 648, 749Valeri Manera Mario, 90, 252, 375, 385,

539, 566, 587, 561, 566, 648, 749Valeri Valerio, 63-65, 69Vallainc Angelo Fausto, 100Vallega (mons.), 174Valoti Piermauro, 56, 57, 206-208, 437,

690Valoti Teresa, 57Valsecchi Candido, 443, 711Valtellina Carlo, 221, 437Vantangoli Mario, 178, 180, 352, 446,

730, 731Vasco da Gama, 112Vasken I (catholicos), 77Vassiliadis Edmondo, 95Vavassori Bepo 661, 721Vavassori Giuseppe, 222Vecchi Mario, 84Vecchi Valentino, VIII, XXI, 12, 16, 32,

39, 41, 53, 59, 72, 73, 84, 96,101,110,123, 130, 149, 163, 166, 172, 177,180, 194, 207, 232, 246, 315, 332,335, 336, 342, 359, 388, 393, 411,429, 431, 499, 542, 575, 581, 599,615, 649, 662, 669, 675, 680, 681,743, 751

Vecchio Giorgio, 667Velati Mauro, XXVII, XXIXVenceslao IV, 388Venchierutti Paolo, 34, 72, 111, 172, 268,

298, 371, 583, 585, 601, 615Vendramin (seminarista), 29Ventura, 24, 33Verardo R., 339Vernier Piero, 720Veronese (seminarista), 29Veronese Paolo, 736

Veronese Vittorino, 31, 32, 142, 143, 314,534, 543, 618, 756, 760

Verri Giuseppe, 632Verucci Guido, 576Vespignani (prof.), 497Vettorel (prof.), 418Vettorelli (seminarista), 26Vian Giovanni, XXVII, 88, 122, 164, 425,

481Vian Paolo, 68Vianello Attilio, 255, 269, 416, 418, 544Vianello Gino 571, 691Vianello Rino, 345Vianello Mario, 63, 101, 371Vianello Vittorio, 355Vianney Jean-Baptiste-Marie (vedi: Jean-

Baptiste-Marie Vianney)Vidal (ind.), 587Vidal Arturo, 58, 61, 71-73, 76, 83, 85,

126, 574Vidotti Cesare, 584Vidotti (comm.), 463Vigilio (santo), 415Villa (ing.), 228Villa (p.), 188Villa Aldo, 96Villa Tarcisia, 78, 89, 120, 153Villiers Georges, 342Vincenzo de’ Paoli (santo), 219, 324Vinci Enrico, 492Vingiani Maria, 126, 577Vio Luigi, 35, 98, 101, 207, 338, 389,

547Vio Rino, 106, 153, 269Virgilio, 486, 542Visaggio Tommaso 673, 673, 673Visentin Aldo, 377, 459Vistalli (don), 584Vistosi Gianfranco, 138, 185, 189Vito Francesco, 455Vivaldi (prof.), 362Volpe, 125Volpi di Misurata Giovanni (conte), 414Volpi di Misurata Giuseppe, 17, 217, 518Volpi Giovanni (notaio), 435

809

INDICE DEI NOMI

Voltolina Giuseppe, 181Voltolina Roberto, 31, 59, 147, 154, 181,

203, 262, 415Vuccino Gregorio, 612Vuillemin Pierre, 441

Walter Bas Maria, 87, 424, 645, 728Weiskopf Michael, 699Wendel Joseph, 755Wojtyla Karol (vedi: Giovanni Paolo II)Wolkonsky Zenaide, 609Woolf Stuart, 430Wyszynski Stefan, XVII, 243, 382, 768,

769

Zaccaria (santo), 474Zacchi (prefetto), 249Zaffonato Giuseppe, 35, 158, 218, 234,

237, 264, 302, 396, 399, 668, 675Zampetti (prof.), 58, 419Zampetti, 577Zampieri Giuseppe, 213Zanardi Primo, 320, 421, 540, 608Zancanaro, 96Zanchi Erminia, 263Zanchi Pierino, 454Zane Luigi, 89, 254, 271, 398, 500, 660Zanin Giovanni, 267Zanini Lino, 61, 64, 80, 184, 189, 338,

463

Zaniol Giovanni, 84Zannini Alfeo 636Zanon (maestro), 464Zanoni Luigi, 374Zanoni (sig.ra), 587Zanus Giovanni, 264Zanuso Guglielmo, 102, 253, 257, 384Zardon Silvio, 252, 389, 463, 539, 625,

677Zecchini Caterina, 313Zekiyan Boghos Levon, 572

Zennaro (dott.), 425Zerbi Tommaso, 93Zillio Luciano, 140, 148, 166, 369, 662Zinato Carlo, 103, 119, 150, 151, 166,

211, 234, 313, 323, 353, 371, 399,489, 636, 668, 733, 761

Zizola Giancarlo, 16, 26, 145, 315, 316,343, 507, 573, 650, 750, 754, 764,767

Zoli Adone, 461, 493, 584, 611Zorzi Gedeone, 23Zotti Giorgio, 299Zucca Fabio, 218Zulian Francesca, 129Zulian Giovanni, 129, 416Zuliani Antonio 594Zuliani Marcelliano, 18, 19Zullian, 377

810

INDICE DEI NOMI

1945

727

Indice del volume

IntroduzioneAbbreviazioni e segni convenzionaliIl patriarcato di Venezia

1956: «Ciò che più vale nella vita ecclesiastica: bibere calicempatientiae»

1957: L’anno del Sinodo1958: «Mi chiamerò Giovanni»

Indice dei nomi

p. VXXIX

XXXIII

1

285553

775

ISBN 978-88-901107-6-4

9 788890 110764 I D

IAR

ID

IG

IOV

AN

NI

XX

III

6.2

- PA

CE

EV

AN

GE

LO

, 195

6-19

58

EDIZIONE NAZIONALE DEI DIARI DI

ISTITUTO PER LE SCIENZE RELIGIOSE DI BOLOGNA

Con questo volume prosegue la serie che vuole offrireagli studiosi, in forma filologicamente rigorosa, i diarispirituali, i quaderni e le agende di lavoro di Angelo Giu-seppe Roncalli, divenuto dal 28 ottobre 1958 GiovanniXXIII. Si tratta di materiale reso in parte accessibile ne-gli scorsi decenni con scopi diversi. Riconoscendonel’alto valore storico il Ministero per i beni e le attivitàculturali, su proposta della Fondazione per le scienzereligiose Giovanni XXIII di Bologna, ha deciso di pro-muoverne la puntuale rivisitazione critica e di permetter-ne la pubblicazione nella prestigiosa serie delle EdizioniNazionali, riservata - com’è noto - alle figure maggioridella storia d’Italia e della cultura.

La Commissione nazionale costituita a questo scopo, che vede la presenza di autorevolistudiosi italiani e stranieri, si propone di far crescere, accanto all’affetto devoto che continuaa circondare la figura di Giovanni XXIII, un forte impegno di ricerca sugli scritti di un uomoche ha certo segnato un punto di svolta nella chiesa e nella società del Novecento.

Per la Fondazione che ha progettato questa Edizione Nazionale, tale approccio è l’adempimentofedele dell’impulso molteplice offerto da don Giuseppe Dossetti alla ricerca storica e teologica suAngelo Giuseppe Roncalli: dal 1966 in poi, con scritti e con consigli, e poi accettando di essereiniziatore e presidente onorario della Fondazione, Dossetti ha impegnato se stesso e varie gene-razioni di membri dell’Istituto bolognese nello studio della personalità di papa Giovanni XXIII;a questo studio i volumi di questa serie sperano di offrire nuovi elementi di conoscenza.

Tra il 1956 e il 1958 l’episcopato del card. Roncalli a Venezia giunge al suo culmine. Dopo unintenso triennio di inserimento, contrassegnato particolarmente dalla visita pastorale, Roncallisi sente sempre più interpellato dalle necessità dei suoi diocesani e a questo scopo ridisegna lastruttura della diocesi. Si impegna nella celebrazione del V centenario della morte del protopa-triarca Lorenzo Giustiniani allo scopo di far riscoprire ai cattolici veneziani un tesoro ormai di-menticato. Convoca anche un Sinodo diocesano per promuovere il necessario «aggiornamento»della legislazione canonica e degli orientamenti pastorali. Ma è pure impegnato a prendere po-sizione rispetto al dibattito politico che sta ponendo la Democrazia Cristiana di fronte alla dif-ficile scelta dell’apertura a sinistra. Roncalli, dunque, è sempre più coinvolto quale «padre e pa-store» di Venezia. Ma nell’ottobre 1958 muore Pio XII: in questo modo l’agenda diventa la cro-naca – davvero eccezionale – delle giornate di un cardinale che descrive senza interruzioni lastraordinaria vicenda della propria elezione a papa.

Enrico Galavotti, nato a Mirandola (MO) nel 1971, è borsista presso l’Istituto per le scienzereligiose di Bologna. Ha pubblicato Processo a Papa Giovanni. La causa di canonizzazione diA.G. Roncalli (1965-2000) (Il Mulino, 2005), Il giovane Dossetti. Gli anni della formazione,1913-1939 (Il Mulino, 2006) e ha curato l’edizione degli atti del Colloquio internazionale diBologna Rivisitare Giovanni XXIII (1-3 giugno 2003) per «Cristianesimo nella storia», XXV(2004)/2.

Edizione critica e annotazione a cura di Enrico Galavotti

Angelo Giuseppe RoncalliGiovanni XXIII

Pace e VangeloAgende del patriarca

2: 1956-1958

Volumi usciti:

1: Il Giornale dell’Anima. Soliloqui, note e diari spiritualia cura di Alberto Melloni

4.1: La mia vita in Oriente. Agende del delegato apostolico, 1935-1939a cura di Valeria Martano

5.1: Anni di Francia. Agende del nunzio, 1945-1948a cura di Étienne Fouilloux

5.2: Anni di Francia. Agende del nunzio, 1949-1953a cura di Étienne Fouilloux

6.1: Pace e Vangelo. Agende del patriarca, 1953-1955a cura di Enrico Galavotti

6.2: Pace e Vangelo. Agende del patriarca, 1956-1958a cura di Enrico Galavotti

7: Pater amabilis. Agende del pontefice, 1958-1963a cura di Mauro Velati

Volumi imminenti:

2: Nelle mani di Dio a servizio dell’uomo. I Diari della giovinezza edella prima maturità, 1905-1925

a cura di Lucia Butturini

4.2: La mia vita in Oriente. Agende del delegato apostolico, 1940-1944a cura di Valeria Martano

€ 50,00 (i.i.)

La Commissione per l’Edizione Nazionale dei diari diA.G. Roncalli-Giovanni XXIII, costituita con decre-to del Ministro per i Beni e le Attività Culturali il16 gennaio 2001, è stata presieduta e coordinata daGiuseppe Alberigo sino alla sua scomparsa il 15 giugno2007. Ne fanno parte, insieme ad Alberto Mellonidell’Università di Modena e Reggio Emilia, che at-tualmente la presiede, don Gianfranco Bottoni delladiocesi di Milano, Mons. Giuseppe Croce dell’Archi-vio Segreto Vaticano, Carlo D’Adda dell’Università diBologna, Gabriele De Rosa dell’Università di Roma«La Sapienza», Gianfranco Fioravanti dell’Universitàdi Pisa, Étienne Fouilloux dell’Université Lumière-Lyon 2, Agostino Giovagnoli dell’Università Cattoli-ca del Sacro Cuore di Milano, Claudio Leonardi del-l’Università di Firenze, Valerio Onida dell’Universitàdi Milano, Carlo Ossola del Collège de France di Pa-rigi, Andrea Riccardi dell’Università di Roma III, ilcard. Roberto Tucci e mons. Mario Benigni del Semi-nario di Bergamo, prematuramente scomparso.

SOVRACOP 2008_RONCALLI vol. II 2-04-2008 10:54 Pagina 1