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Confsport 2 draft

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Page 1: Dicembre v0.2
Page 2: Dicembre v0.2

In copertina:

Jessica Rossi

Presidente

Paolo Borroni

Segreteria di redazione

Orsola Alice Trevisan

Hanno collaborato

Paolo Borroni

Simone Cotini Arianna Landi

Luciano Montanari Antonello Siclè

Orsola Alice Trevisan

Fotografie

Archivio Confsport Italia

La collaborazione a questo

notiziario è da considerarsi

del tutto gratuita e non retribuita

Confsport Italia

Sede Nazionale Via dell’Imbrecciato, 181

00149 Roma Telefono

06.55282936 06.5506622

Fax 06.5502800

Indirizzo mail [email protected]

Sito web www.confsportitalia.it

Dicembre 2012Dicembre 2012

In questo numeroIn questo numero

Page 3: Dicembre v0.2

SOMMARIO Notiziario della Confsport Italia

Anno IV - N. 10 – Ottobre 2012

Page 4: Dicembre v0.2

H o deciso di scrivere questo edito-

riale in quanto sono tante le ri-

chieste di delucidazioni che per-

vengono alla Confsport Italia, da

parte di dirigenti sportivi, commercialisti, avvo-

cati e alcune volte notai, in merito a normative

fiscali o riguardo la stesura di uno statuto.

Le norme sullo sport non sono tante, ma le più

importanti sono senza dubbio quelle fiscali,

che troviamo raccolte sulla guida redatta

dall’Agenzia delle Entrate, e che invito a scari-

care dal nostro sito www.confsportitalia.it. È

vero, non sempre il legislatore è stato chiaro

nella stesura dei provvedimenti,

che spesso hanno dovuto subire

delle modifiche e dei chiarimenti. Di

solito sono gli Uffici del CONI, delle

Federazioni Sportive Nazionali, de-

gli Enti di Promozione Sportiva o

dell’Agenzia delle Entrate, attraver-

so sentenze e risposte ad interpelli,

a dare interpretazione o spiegazioni

alle norme. Una volta chiarite, le

norme devono essere rispettate. È

normale che le piccole Associazioni

Sportive Dilettantistiche, per lo più composte

da tecnici e genitori appassionati, facciano fati-

ca ad assimilarle: ma "ignorantia legis non ex-

cusat". Attraverso il nostro sito internet abbia-

mo sempre cercato, in maniera puntuale e

precisa, di aggiornare le nostre Associazioni e

Società Sportive Dilettantistiche su tutte le te-

matiche che riguardano il mondo dello sport,

tra cui il Decreto Legge del 13 settembre 2012

n. 158, relativo all’obbligo della presenza di

defibrillatori in tutti i centri sportivi.

Mi preme, però, toccare un punto che ritengo

fondamentale per una Associazione o Società

Sportiva Dilettantistica: “l’iscrizione al Registro

CONI”.

A decorrere dal 2 novembre 2005 è

scattato l'obbligo, per le Associa-

zioni e le Società Sportive Dilettan-

tistiche, di iscrizione all'apposito

Registro telematico tenuto dal CO-

NI, al fine di continuare a beneficia-

re delle agevolazioni, prevalente-

mente di natura tributaria, previste

per tali enti dall'articolo 90 della

legge 289/2002, che ha riformato

la disciplina del settore.

Il Registro è lo strumento che il Consiglio Na-

zionale del CONI ha istituito per confermare

definitivamente "il riconoscimento ai fini spor-

4

Page 5: Dicembre v0.2

tivi" alle Associazioni e Società Sportive Di-

lettantistiche, già affiliate alle Federazioni

Sportive Nazionali, alle Discipline Sportive As-

sociate ed agli Enti di Promozione Sportiva. Le

Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche

iscritte al Registro saranno inserite nell'elenco

che il CONI, ogni anno, deve trasmettere ai

sensi della normativa vigente, al Ministero del-

le Finanze - Agenzia delle Entrate e che usu-

fruiranno delle agevolazioni fiscali previste per

l'attività sportiva dilettantistica.

È il rappresentante legale dell'ente a richiede-

re la procedura telematica d'iscrizione, auto-

certificando il possesso di tutti i requisiti. Ciò

determina un'iscrizione provvisoria, che deve

essere validata dal Comitato territoriale del

CONI entro cinque giorni, pena la decadenza,

con l'iscrizione definitiva al Registro delle Asso-

ciazioni e Società Sportive Dilettantistiche.

L'istituzione del Registro telematico, a partire

dal 2 novembre 2005, ha comportato notevoli

conseguenze, anche di carattere pratico, sulla

disciplina, soprattutto fiscale, da applicare alle

Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche.

Infatti, dal momento che concreta il riconosci-

mento da parte del CONI, l'iscrizione nel Regi-

stro è determinante, ai sensi dell'articolo 7 del

decreto legge 136/2004, per il riconoscimento

delle agevolazioni previste dagli articoli 143 e

seguenti del Tuir, nonché, di riflesso delle me-

desime esenzioni disciplinate dall'articolo 4 del

Dpr 633/72, ai fini dell'Iva.

Va, inoltre, rilevato, solo a titolo di esempio,

che la mancata iscrizione comporta:

l'inapplicabilità delle agevolazioni previ-

ste in materia di imposta di Registro

dall'articolo 90, comma 5, della legge

289/2002;

la non qualificazione dei compensi e in-

dennità erogati a sportivi dilettanti

(nonché ai collaboratori amministrativi,

in dipendenza di rapporti di collaborazio-

ne coordinata e continuativa) tra i redditi

diversi, con la conseguente franchigia di

esenzione, sino a 7.500 euro (articolo 69

del Tuir);

l'inapplicabilità delle disposizioni agevola-

tive previste dalla legge 398/91, circa la

determinazione forfettaria del reddito

d'impresa, per le attività commerciali,

nonché l'abbattimento sempre forfettario

del volume d'affari;

l'inapplicabilità della disposizione deroga-

toria prevista dall'articolo 10 del Dlgs

L’EDITORIALEL’EDITORIALEL’EDITORIALE

5

Page 6: Dicembre v0.2

446/97, sulla determinazione della base

imponibile dell'Irap;

l'inapplicabilità del regime di favore, pre-

visto dall'ultimo comma dell'articolo 149

del Tuir, unicamente a favore degli enti

ecclesiastici e delle Associazioni Sportive

Dilettantistiche.

Alla luce di quanto precede, possiamo conclu-

dere dicendo che l'istituzione del Registro del-

le Associazioni e Società Sportive Dilettantisti-

che ha portato a compimento il disegno di re-

visione proposto dall'articolo 90 della legge

289/2002, affidando un ruolo preminente e

preventivo di controllo capillare al CONI, prima

ancora della fase di accertamento effettuata

dagli uffici finanziari.

Il CONI, con una comunicazione dell’8 settem-

bre 2011 inviata ai Presidenti delle Federazioni

Sportive Nazionali, Discipline Sportive Associa-

te, Enti di Promozione Sportiva e Comitati Re-

gionali e Provinciali del CONI stesso, ha reso

nota una lettera con cui l’Agenzia delle Entrate

prende ufficialmente atto della deliberazione

del CONI del 7 luglio 2011 con la quale viene

previsto che «il riconoscimento provvisorio

attribuito ai propri affiliati dalla FSN, EPS e

DSA… anche in carenza della prevista iscrizione

al Registro sia da intendere quale riconosci-

mento definitivo fino al 31 dicembre 2010».

La lettera del Direttore dell’Agenzia delle En-

trate riveste una notevolissima importanza in

quanto, ai fini dell’attività di controllo sulla

corretta fruizione delle agevolazioni fiscali da

parte delle Associazioni e Società Sportive Di-

lettantistiche, riconosce un effetto retroattivo

ad una eventuale mancanza di iscrizione al Re-

gistro.

Infatti, la nota dell’Agenzia delle Entrate ripor-

ta: «Si potrà procedere al riesame in autotute-

la degli eventuali atti di accertamento emessi

nei loro confronti e al relativo annullamento

per la parte in cui il recupero sia fondato sulla

mancata iscrizione al Registro CONI».

Quindi, per le Associazioni e Società Sportive

Dilettantistiche, regolarmente affiliate alle

FSN, ASD e EPS, che non avevano ancora prov-

veduto a perfezionare l’iscrizione al Registro

CONI, viene definitivamente riconosciuta la

validità delle agevolazioni fiscali di cui avevano

usufruito, solo per le annualità precedenti al

31 dicembre 2010.

La Confsport Italia più volte ha richiamato le

Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche

ad una corretta lettura delle normative emesse

dal CONI e dall’Agenzia delle Entrate.

Gli adempimenti per il riconoscimento ai fini

sportivi non sono atti burocratici ma elementi

essenziali per rientrare nella normativa previ-

sta dall'art. 90 della legge 289/02 (e successive

modifiche). Purtroppo ancora oggi risulta che

diverse Associazioni e Società Sportive Di-

lettantistiche non adempiono all’iscrizione al

Registro CONI e questo non è più giustificabile,

alla luce anche delle campagne di sensibilizza-

zione a cui anche noi della Confsport Italia ab-

biamo contribuito.

Credo che i rappresentanti legali delle Associa-

zioni e Società Sportive Dilettantistiche do-

vrebbero prestare un po’ del loro tempo a

questo adempimento, importantissimo per la

loro Associazione o Società Sportiva Dilettanti-

stica, anche per non trovarsi in situazioni a dir

poco “imbarazzanti”.

Come non mai, in questo caso vale il detto “il

tempo è denaro!”.

Paolo Borroni

6

Page 7: Dicembre v0.2

7

Page 8: Dicembre v0.2

F ino a pochi mesi fa, erano pochi coloro i

quali potevano vantare di aver visto le

eccellenti qualità fisiche, tattiche e ca-

ratteriali che Carlo Molfetta esprime nel

quadrato. Fino a pochi mesi fa, c’erano persone

che non sapevano neanche chi fosse Carlo Mol-

fetta ed erano ignare del fatto che proprio lui sa-

rebbe stato uno di quegli atleti che, alle Olimpiadi

di Londra, ci avrebbe reso orgogliosi di essere ita-

liani. Dopo la Finale di Taekwondo che ha disputa-

to contro Anthony Obame, Carlo Molfetta è entra-

to nel cuore di tutte le persone che sono rimaste

incollate al televisore per ammirare la sua incredi-

bile impresa. Oggi, grazie a Carlo, il Taekwondo è

uno sport che vive, non solo per una nicchia di per-

sone appassionate, ma anche per chi fino a quel

momento non aveva mai avuto a che fare con que-

sto sport. Oggi viene voglia di andare a vedere il

Campionato Italiano di Taekwondo che si dispute-

rà l’ 1 e 2 dicembre a Roma e cresce la curiosità di

portare i nostri figli nelle palestre per fargli prati-

care questo sport. Insomma ci sentiamo di ringra-

ziare questo ragazzo, per averci dimostrato che i

sogni possono diventare realtà.

Da dove arriva il tuo soprannome “Lupo”?

Nel 2009, alcune ragazze della Nazionale hanno

iniziato a chiamarmi in questo modo perché dice-

vano che quando sono fuori dal quadrato sono

buono e gentile, come il lupo travestito da vec-

chietta nella favola di Cappuccetto Rosso. Poi,

quando salgo sul quadrato, mi tolgo gli abiti da

vecchietta e mi trasformo nel lupo cattivo.

Quando sei arrivato a Londra, sapevi che avresti

conquistato una medaglia?

Sapevo che avevo le doti e le capacità per farlo,

venivo tra l’altro da un quadriennio positivo. Ga-

reggiavo per la prima volta in una nuova categoria,

e questo mi metteva ad-

dosso un po’ di tensione

in più. Sapevo comunque

di poter arrivare ad una

medaglia: dal bronzo all’o-

ro è semplicemente que-

stione di giornata, se un

giorno sei più in forma,

invece di una medaglia

qualsiasi porti a casa l’oro.

Quando gli sportivi arriva-

no alle Olimpiadi, hanno

un grado di preparazione

non indifferente. Cos’è

che permette ad uno di

arrivare al quarto posto e

Carlo Molfetta e Anthony Obame

8

Page 9: Dicembre v0.2

all’altro di vincere l’Olimpiade?

Su sedici persone che si sono qualificate alle Olim-

piadi, nella mia categoria, almeno dieci avrebbero

potuto vincere l’oro: il livello era altissimo. Quello

che cambia è quanto la preparazione che hai avuto

sia stata mirata per le tue esigenze, quindi abbia

colmato i vuoti che avevi. Per alcuni, le carenze

possono essere la velocità, per altri la resistenza. Si

può anche arrivare alle Olimpiadi con una prepara-

zione non così attenta, oppure con motivazione e

voglia di vincere non sufficienti. Su questi, la diffe-

renza la fa chi pensa: “IO VOGLIO VINCERE LE

OLIMPIADI”, come è

accaduto a me, a Lon-

dra.

“Voglio vincere le

Olimpiadi” è quello

che tu hai dimostrato

ad ogni incontro. Ma

c’è stato un momento

in cui invece hai pen-

sato “Non ce la fac-

cio”?

Non ho mai pensato

che un avversario po-

tesse essere più forte

di me, anche se in se-

mifinale sono entrato

sul quadrato timoroso. Combattevo con l’atleta del

Mali che era stato per due volte Campione del

Mondo: lui era quello da battere. Da un punto di

vista fisico era spaventoso, mi superava in altezza

di più di 20 cm e più di trenta chili in peso. In più,

era l’incontro che mi avrebbe permesso di andare

a medaglia certa e questa era una tensione aggiun-

tiva. Ho iniziato l’incontro molto concentrato, per-

ché sapevo che se avessi perso l’attenzione ne

avrebbe approfittato. È stato il mio incontro per-

fetto, a livello strategico, quello che ricordo come

una partita a scacchi.

L’ultimo combattimento ha avuto dell’incredibile

e, nel momento in cui avevamo quasi perso le

speranze, hai sorpreso tutti con la tua tecnica e

con una forza d’animo mai vista. Ha sorpreso an-

che te?

C’è da dire che gli ho dato un po’ di vantaggio solo

per fare spettacolo (ride). Scherzo ovviamente!

Ho sempre avuto forza d’animo, fin da quando ero

piccolo. Sono una persona caparbia, cerco sempre

di raggiungere le mete che mi prefiggo. È la stessa

caparbietà che mi ha permesso di non smettere di

fare Taekwondo quando, negli anni che vanno dal

2005 al 2008, ho subito quattro interventi alle gi-

nocchia. Ho riportato sul quadrato quello che ave-

vo fatto fino a quel momento nella vita. Quindi, il

“Non mollare fino all’ultimo secondo” rappresenta

il mio tentativo di raggiungere il sogno che avevo

da bambino.

Che pensieri avevi durante gli incontri vissuti a

Londra?

Al primo incontro, la strizza di poter competere

male e buttare al vento altri quattro anni era il

pensiero preponderante: non me lo sarei mai per-

L’angolo del CampioneL’angolo del CampioneL’angolo del Campione

Carlo Molfetta

9

Page 10: Dicembre v0.2

donato. Al secondo, ho iniziato a pensare che un

piccolo ostacolo lo avevo già superato. In semifina-

le, l’ultimo scalino prima di una medaglia sicura,

sapevo che dovevo tirare fuori un po’ più di corag-

gio. I pensieri, in quei giorni, non sono mai rivolti

all’Olimpiade, ma al momento che si sta vivendo,

incontro dopo incontro. Fino ad arrivare a qualche

secondo prima della Finale: quando pensi che, an-

che se hai già conquistato una medaglia, non c’è

motivo di buttare tutto al vento, ed è il caso di an-

dare a prendersi quella più importante.

Invece quando è toccato ai giudici scegliere la su-

periorità?

Ho corrotto i giudici con mille eu-

ro. (ride)

Scherzi a parte. In quegli attimi ti

passano in mente tante cose,

quindi speri di aver fatto bene.

Vedevo il maestro che era sere-

no, quasi convinto che avessi vin-

to. Io avevo un po’ di rimorsi per-

ché, pur sapendo di aver dato il

massimo, pensavo che avrei po-

tuto fare qualcosa in più. D’altra

parte ho pensato che nonostante

stessi perdendo di 6 punti, avevo recuperato e

fatto Golden Point: ce l’avevo messa tutta.

Come ti fa sentire l’idea di aver inchiodato milioni

di Italiani allo schermo, anche quelli che conosco-

no poco il tuo sport?

Questo mi fa molto piacere, anche se so che

probabilmente è un momento: il Taek-

wondo è una disciplina che si sta

conoscendo solo ora in Italia.

Mi rende felice sapere

che durante quel-

l’ultimo incon-

tro, che

mi

hanno

detto aver

avuto gli indici di

ascolto più alti di tutti,

ho fatto emozionare chi mi

ha guardato, mi inorgoglisce mol-

to.

Nella tua disciplina, la tua è stata la prima

medaglia d’oro Olimpica. In che posizione ti

mette verso i tuoi compagni di squadra?

Nella stessa condizione di prima.

Ero capitano prima, come lo sono

ora. Non è certo un risultato

che cambia la storia di una

squadra. Conosciamo bene i

nostri curriculum, nell’ambien-

te: i miei compagni mi rispetta-

vano prima, come io rispetto

loro. Ho sempre cercato di es-

sere un capitano comprensibile

e comprensivo, cercando co-

munque di creare uno spirito di

squadra; anche se è questo un

sport individuale, il fatto di lavorare in un ambien-

te sereno consente di dare ancora di più. Spero

che questa medaglia riesca a dare un input in più a

tutti quei ragazzi che stanno crescendo ora nella

Nazionale e che avevano bisogno di capire quanto

l’Italia realmente fosse forte in questo sport. Per

loro, la mia vittoria e il terzo posto di Mauro rap-

presentano un segnale importante. Spero lo capi-

scano anche quei genitori che decidono di manda-

re i propri figli in palestra. Il Taekwondo potrebbe

essere, per i ragazzi, un’ottima scelta, anche di vi-

ta.

Cosa ti ha dato il Taekwondo?

Il rispetto assoluto verso le persone che, al giorno

Quando salgo sul

quadrato, mi tolgo

gli abiti da

vecchietta e mi

trasformo nel lupo

cattivo.

10

Page 11: Dicembre v0.2

d’oggi, è un valore davvero difficile da trovare. Il

Taekwondo forma il carattere e insegna che ambi-

zione e caparbietà sono elementi

fondamentali anche per la vita

fuori dalla palestra.

Tu come hai iniziato questo

sport?

A cinque anni, per via di mio pa-

dre, che lo pratica tutt’ora. Anda-

vo con lui in palestra perché ero una peste.

Ovviamente all’inizio era un gioco: ma, più

crescevo, più lo vivevo e più capivo quanto

mi piacesse, fino ad oggi che è diventato un vero e

proprio lavoro.

Già sognavi le Olimpiadi?

Ho iniziato a sognarle a 12 anni. Poi successe che

ufficializzarono il Taekwondo come sport Olimpico,

a Sidney. Da lì, preso dall’euforia iniziai a firmare

autografi ai miei compagni di scuola e alle profes-

soresse dicendo che prima o poi avrei vinto l’oro

Olimpico.

A chi la devi questa medaglia?

A tutte le persone che mi sono state vicino, sia nei

momenti di gioia che in quelli di sconforto totale. I

miei genitori, gli amici, la mia ragazza.

Oltre la tua, c’è una medaglia d’oro Italiana, che ti

ha reso orgoglioso ed emozionato particolarmen-

te?

Ce ne sono molte. A partire dal fioretto femminile,

che ha vinto bronzo, argento ed oro. Con Elisa Di

Francisca, ad esempio, mi accomuna il fatto che

anche lei, nell’ultimo incontro, era sotto di

un po’ di stoccate e, come me, ha trovato la

forza e la via per recuperare e vincere. Lei mi

ha detto di essersi emozionata a

guardare la mia finale proprio co-

me io mi sono emozionato a guar-

dare la sua, forse proprio per il

fatto di aver avuto questi elementi

in comune.

Il 2 Dicembre combatterai per il Campionato Ita-

liano, a Roma. In che posizione ti metterai ora che

hai vinto l’oro, di fronte ai tuoi avversari?

La stessa posizione di prima. Ero abbastanza titola-

to anche senza oro per affrontare gli Italiani in ma-

niera tranquilla. Ora ho un titolo in più da difende-

re, ma senza fare il gradasso e sottovalutare le co-

se. Prenderò la gara per quella che è: un Campio-

nato Italiano, a cui tengo particolarmente.

Come vedi il tuo futuro?

Vorrei incidere un disco, fare un film (ride). No! Il

mio futuro sarà comunque nel Taekwondo, uno

sport che mi ha dato tanto e mi continua a dare

tante soddisfazioni. Cercherò di creare tanto movi-

mento intorno a questo sport per far capire tutti i

benefici che porta: in Italia può prendere piede.

Nel mondo, è uno degli sport più presenti; gli ita-

liani sbagliano a considerarlo uno sport minore.

Tredici porta bandiera a Londra erano atleti di Tae-

kwondo, come la ragazza dell’Inghilterra che ha

letto il giuramento alla cerimonia di apertura delle

Olimpiadi: questo è un dato significativo che ci fa

capire quanto sia un movimento presente in tutto

il mondo.

Arianna Landi

L’angolo del CampioneL’angolo del CampioneL’angolo del Campione

11

Page 12: Dicembre v0.2

N ello sport esistono epoche,

meglio definite “ere”, legate alle

imprese di una squadra o di un

atleta. Chi non ricorda il “Milan di

Sacchi” o il “Napoli di Maradona”? Nella ginna-

stica, sia artistica che ritmica, ci si rifà a cam-

pioni e campionesse che hanno fatto scuola e

storia. Olga Korbut, Nadia Comaneci, le bulgare

nella ritmica, dal gruppo di Raeva-Ralenkova-

Ignatova fino a Panova e Petrova, e quindi le

russe con in testa Alina Kabaeva, un’atleta cha

ha saputo raccogliere più di quanto meritasse

vincendo tutto, ma per questo non “amata” da

tutte le fan della disciplina. Un po’ come sta

accadendo per Eugenia, capace di conquistare

due ori olimpici, 17 iridati e 13 europei. Eppu-

re, per la 22enne di Omsk, non ci sono stati

solo consensi nella sua brillante e gloriosa car-

riera: molte, infatti, le preferiscono le due Da-

rie, Kondakova e, soprattutto, Dmitrieva (sarà

lei la nuova regina della ritmica internaziona-

le?). Non c’è dubbio, comunque, che il periodo

che va dal 2007, ma soprattutto dal 2009, fino

ai Giochi di Londra, passerà alla storia come

l’”Era Kanaeva”.

Nell’artistica, invece, si potrà parlare di un’Era

Statunitense, segnata da tante vittorie delle

ginnaste a stelle e strisce. Dal 2007 (quindi do-

po l’exploit di Vanessa Ferrari, accompagnato

dal successo delle cinesi nella gara di squadra,

ad Aarhus) in poi, su sei gare, due Olimpiadi

(Pechino e Londra) e quattro Mondiali

(Stoccarda, Londra, Rotterdam e Tokio), sono

ben cinque le americane salite sul primo gradi-

no del podio individuale: Johnson, Liukin,

Sloan, Wieber e Douglas, con l’eccezione della

russa Mustafina a Rotterdam.

Nella gare per Nazioni, invece, il bottino statu-

nitense è del 60% con 3 vittorie su cinque gare:

a Stoccarda nel 2007, a Tokio nel 2011 e pochi

mesi fa a Londra. Quando non hanno vinto le

“US girls” sono sempre arrivate seconde. Una

supremazia che sembra destinata a continuare.

Luciano Montanari

Eugenia Kabaeva

(Johnson, Liukin, Memmel, Peszek, Sacramone, Sloan)

12

Page 13: Dicembre v0.2

13

GinnasticaGinnasticaGinnastica

Page 14: Dicembre v0.2

L ’evoluzione della metodologia dell’al-

lenamento ha portato gli atleti a regimi di allena-

mento molto intensi e a tempi di competizioni

molto vicino tra loro, con poche pause per il recu-

pero. Questo ha causato un aumento delle lesioni

da sovraccarico quali tendiniti, borsiti e fratture da

stress. L’atleta infortunato è costretto ad interrom-

pere gli allenamenti e le competizioni per un perio-

do più o meno lungo a seconda della gravità della

lesione.

La fisiologia ci dice che l’interruzione dell’allena-

mento di tre settimane, e quindi l’inattività, in at-

leti evoluti porta alla diminuzione del VO2 max

(volume di ossigeno massimo) del 14% – 16%, non-

ché alla perdita del trofismo muscolare.

Gli atleti non possono abbassare il loro livello di

allenamento e per questo sono stati studiati meto-

di per cui l’atleta, anche se infortunato, sia in gra-

do di allenarsi. Una di queste soluzioni è l’acqua: in

questo ambiente, infatti, l’atleta è in grado sia di

effettuare la riabilitazione, sia di allenarsi, mante-

nendo o incrementando la forza e la resistenza

muscolare. Questo è permesso grazie alle caratte-

ristiche dell’acqua che consente movimenti che

non possono essere effettuati nella riabilitazione a

secco.

Principi dell’acqua e caratteristiche

della vasca idroterapica

Il principio che caratterizza l’acqua è il principio di

Archimede che enuncia «un corpo immerso in un

liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari

al peso del liquido spostato».

La caratteristica principale dell’acqua è appunto la

riduzione della forza di gravità e la presenza del

galleggiamento che viene utilizzato nei programmi

di idrokinesiterapia per permettere all’atleta la

percezione della posizione corporea corretta.

Possono essere effettuate esercitazioni di resisten-

za, attraverso l’esecuzione di movimenti svolti a

diversa velocità, in quanto, a seconda della veloci-

tà del movimento stesso, il corpo incontrerà diver-

se resistenze (drag) che agiscono su di esso.

Analizziamole singolarmente:

Forza di coesione: è quel-

la forza molto debole che

è diretta parallelamente

alla superficie dell’acqua.

Forza frontale: è la forza

diretta frontalmente ri-

spetto al corpo in movi-

mento. Quando un corpo

si muove nell’acqua, que-

sta forza determina un

aumento della pressione

davanti al corpo, formando una zona ad alta

pressione ed un abbassamento della pressio-

ne nella parte posteriore del corpo stesso,

formando una zona a bassa pressione. Que-

sto causerà dei vortici nella zona posteriore

del corpo dati dallo spostamento dell’acqua

da una zona da alta ad una a bassa pressio-

ne, che porterà alla formazione di mulinelli

che genereranno una forza frenante.

14

Page 15: Dicembre v0.2

Forza frenante: insieme a quella frontale so-

no le due forze più importanti nella riabilita-

zione in acqua. Queste possono essere modi-

ficate variando la forma del corpo e la veloci-

tà del movimento. Una minore superficie di

impatto determina una riduzione della forza

frontale e una riduzione della differenza di

pressione tra la parte anteriore e la parte

posteriore del corpo. Nella riabilitazione di

un atleta indebolito dal punto di vista mu-

scolare è necessario ridurre la velocità di

esecuzione dei movimenti in modo da ridur-

re la resistenza al movimento e quindi ridur-

re le turbolenze. In un flusso turbolento alla

resistenza il movimento è direttamente pro-

porzionale al quadrato della velocità. Questo

permette di aumentare progressivamente la

resistenza con il progredire del recupero.

Un altro principio che caratterizza l’acqua è la leg-

ge di Pascal: «un fluido esercita

una pressione uguale su tutte le

superfici di un corpo immerso a

riposo e a qualsiasi profondità».

Dato che la pressione idrostati-

ca aumenta con l’aumentare

della profondità, la presenza di

edemi o gonfiori in genere sarà

ridotta se gli esercizi sono ese-

guiti al di sotto della superficie dell’acqua.

La vasca di riabilitazione, a differenza delle piscine

di nuoto, è più piccola e ha una profondità variabi-

le. Le vasche di riabilitazione in acqua hanno un’al-

tezza che va da 0,80 m – 1,00 m ad un’altezza di

1,40 m- 1,60 m.

In base all’altezza dell’acqua e quindi in base

all’immersione del corpo nell’acqua, avremo una

diminuzione del peso corporeo. Infatti, se immer-

giamo il corpo fino alle spalle avremo un “peso

acquatico” pari al 7% rispetto a quello terrestre,

mentre se lo immergiamo fino all’altezza delle

spalle avremo un peso acquatico pari al 20% ri-

spetto al peso terrestre.

Questa differenza di peso rispetto a quello terre-

stre ci permette di lavorare precocemente su gran

parte delle patologie.

La differenza di profondità permetterà al terapista

di poter lavorare con un minore o maggiore carico.

La temperatura dell’acqua è essenziale per la rie-

ducazione, ed è compresa tra i 32°C ai 34°C; que-

sto provoca un abbassamento della frequenza car-

diaca dovuto ad una maggiore distensibilità delle

pareti, ma

soprattutto

un rilassa-

mento mu-

scolare e

psicofisico

essenziale

per la riu-

scita di una

buona se-

duta di te-

rapia.

Strumenti

didattici

In acqua è quindi possibile effettuare la maggior

parte dei movimenti che possiamo fare sulla terra

15

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ferma, e di conseguenza possiamo utilizzare degli

attrezzi che ci aiuteranno nel recupero dell’atleta

infortunato.

Durante la seduta di idrokinesiterapia oltre ad

esercizi a carico naturale, andremo ad utilizzare

vari attrezzi, alcuni specifici per la riabilitazione

( bacchette di legno, palline ecc.), altri specifici di

vari sport (tavolette, tubi galleggianti, manubri gal-

leggianti ecc.) che ci aiuteranno soprattutto nella

fase del potenziamento.

L’avanzare della tecnologia ha permesso di svilup-

pare dei particolari attrezzi specifici per l’utilizzo

nell’acqua che verranno descritti qui di seguito.

Tapis roulant acquatico.

È un tappeto rotante a funzionamento meccanico.

Il paziente cammina su un nastro continuo di gom-

ma che si muove su speciali rulli. Il movimento del

nastro è regolabile in modo da aumentare la resi-

stenza. Nella fase di slancio, la resistenza è uguale

a quando si cammina normalmente in piscina. La

grande differenza si percepisce nella fase di solle-

vamento sul calcagno. Infatti, in seguito al solleva-

mento sul calcagno, vi è un movimento in avanti

del corpo accoppiato con un movimento all’indie-

tro dell’arto inferiore che muove il nastro del tap-

peto rotante, a differenza della deambulazione in

piscina che sposta il corpo in avanti su un arto infe-

riore fisso che genera resistenza.

Acqua track

È un attrezzo che simula le attività alternanti degli

arti superiori ed inferiori che si verificano nello sci

di fondo. La resistenza per il movimento anteriore

e posteriore degli arti superiori e inferiori è au-

mentata da una mascherina posta anteriormente

all’impugnatura della mano e una posta anterior-

mente al piano del piede.

Acqua skate

È l’attrezzo che simula il movimento pendolare del-

lo schettinatore sul ghiaccio ad alta velocità. Una

mascherina è fissata alla parete laterale di ciascun

scarponcino, aumentando la resistenza al movi-

mento laterale dell’arto inferiore. Il paziente men-

tre si regge sul corrimano esercita i muscoli ab-

duttori dell’arto inferiore in azione e i muscoli ad-

duttori dell’arto che lo segue.

Parallele in acqua

E’ simile alle parallele libere ma in acqua. Il sog-

getto regge il suo peso sui suoi avambracci che so-

no appoggiati sulla porzione piana delle barre pa-

rallele. Il soggetto tiene tutte e due le ginocchia

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estese partendo da una posizione prona

sull’attrezzo e flette le sue anche in avanti, ruotan-

do il dorso sino a una posizione quasi supina. La

torsione in avanti rafforza la muscolatura addomi-

nale e i flessori delle anche. Ritornando nella posi-

zione di partenza sono interessati i muscoli esten-

sori del tronco e delle anche.

Ciclette in acqua

La ciclette subacqua per le braccia è un attrezzo

adatto a rafforzare la muscolatura degli arti supe-

riori. Il soggetto gira il meccanismo con delle pale

subacquee ai suoi lati che generano resistenza.

Fasi della rieducazione in acqua

Possiamo dividere la rieducazione in acqua in di-

verse fasi. Queste hanno una durata che varia a

secondo del soggetto e del tipo di lesione.

Ogni protocollo della rieducazione è soggettivo,

cioè ogni soggetto possiede il proprio, studiato

sulla base della lesione specifica; il protocollo ver-

rà eventualmente modificato in base ai migliora-

menti del soggetto stesso.

Le fasi in acqua sono:

Fase 1: ambientamento all’acqua e mobiliz-

zazione sotto la soglia del dolore;

Fase 2: recupero dell’articolarità della spal-

la, prima fase di rinforzo muscolare e lavoro

propriocettivo;

Fase 3: rinforzo muscolare, lavoro proprio-

cettivo, lavoro sport specifico.

La parte più importante in un protocollo riabilita-

tivo, soprattutto se riguarda uno sportivo, è il

miglioramento dell’escursione articolare ai livelli

precedenti all’infortunio. Infatti, un atleta con

limitata escursione articolare avrà dei deficit a

livello prestazionale.

Simone Cotini

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