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NO PROFIT ETC. // MARCH TWOHOUSandTEN

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Page 1: DÉTourNEMENT // N.O6

DÉTourNEMENT INDEPENDENT & PERIODIC WEBZINE // NO PROFIT ETC. // N.O6 MARCH TWOHOUSandTEN

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… in progress: DÉTOURNEMENT è un DIFFUSORE COLLATERALE, in formato WEBZINE, ORIENTATO AD ESSERE VETRINA DI RICERCA

NELLE NUOVE POLITICHE SOCIALI, IL CUI NETWORK, APERTO ALLA PROMOZIONE DI ogni EMERGERE CULTURALE, ATTRAVERSA UNA

PIATTAFORMA D‟UTENZA INCLINE ALL‟USO DEI New Media Work, in una LOGICA POST-ARTISTICA o MEGLIO ATTA alla DEVALORIZZAZIONE

DELL‟Arte ALTA. CONTRO IL FASCIO dei SAPERI STABILITI, CONTRO L‟INQUINAMENTO CULTURALE: X una RICCHEZZA CRITICA, RADICALE

e LIBERTARIA decentrata dal COATTISMO DI MASSA, L‟OBIETTIVO è: RIAPPROPRIARSI DEL PROPRIO MEDIA-SYSTEM MENTALE, CON

L‟AUSILIO di un USO ECQUOresponsabile DEL TERMINE „FREE‟, PREPOSTO AD ESSERE PRATICA DEL FARE OPINIONE o meglio x

LIBERARE IL FARE CRITICO DA qualsivoglia GENERE OBBLIGAZIONALE. INDIPENDENTE E DEMOCRATICO, NEL FARE DELL‟ATTIVISMO LA

PROPRIA FEDE COLLATERALE, IL WEBZINE È MEZZO COOPERATIVO X E DI TUTTI, IN CERCA DI 1 CONTINUA FREE COLLABORATION!

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SOMMARIo

No profit x Luca Maione è.. 02

NO PROFITteroles 03

NO PROFIT CHECK UP interview 05

ECONOMIA vs CULTURA 06

GOSSiP 08

“L‟ISTRUZIONE IN VENDITA” 09

WOMAN TYPE 10

In copertina: Luca Maione, Confusion, video still 3D animation, 2', 2007 ► courtesy of the artist

EDITOR in chief ⋆ Gabriele Perretta

MANAGING editor ⋆ gr.gr.

Art DIRECTOR ⋆ gr.gr.

EDITORs ⋆ Cecilia Geroldi ⋆ gr.gr.

CONTACT ⋆ [email protected]

Page 3: DÉTourNEMENT // N.O6

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No Profit x Luca Maione è ..

un'arma a doppio taglio per quel che riguarda il sistema delle gallerie. Perché da un lato fa pubblicità ai giovani artisti facendoli

conoscere agli addetti ai lavori, ma allo stesso tempo non offre possibilità di guadagni e un rapporto duraturo con la galleria. C'è di

buono però che queste gallerie non hanno paura di far conoscere le nuove leve a differenza della maggior parte delle gallerie italiane.

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~ NO PROFITteroles

MASSIMIZZAZIONE DEL BENESSERE SOCIALE AT HOME. BY gr.gr.

Nell‟era della Free Economy il metodo free, libero e gratuito, sta conquistando ogni fare, ogni massimizzazione del benessere sociale,

tanto più se consideriamo la crescente scarsità economica della grande industria culturale. Eccovi quindi il mondo porsi totalmente

gratuito, limitatamente gratuito o a pagamento: o meglio a costi decisamente inferiori, questo insegna il Web: massimizzare,

minimizzando le risorse! Questo il trend attuale, una vera rivoluzione intellettuale, i cui protagonisti ripensando la propria mission „altro

non hanno‟ che il web, quella grande piattaforma aperta al crollo di molti impedimenti, di vecchi oligopoli e dei prezzi. Un trend fuori

mercato a detta di molti, ma che già lo è! Gli scenari, le identità e i poteri che si affermano in quest‟epoca di globalizzazione, riducono la

capacità degli Stati nazionali di governare sul proprio territorio, aumentando la richiesta di regolazione sociale in settori fondamentali per

la convivenza civile. Si produce così un gap tra la domanda sociale e la capacità dei governi di rispondere con politiche efficaci. Nel

contempo si strutturano nuove forme di governance, secondo logiche di rete in cui non vi è più un attore centrale, bensì una diffusione

del potere tra attori pubblici e privati, sociali ed economici, tra loro indipendenti e nessuno dei quali in una posizione di assoluto

predominio. Si sfugge la categoria dello stato-nazione e di una rappresentanza partitica non più sufficiente, né per rappresentare che

per governare la complessità sociale: è quindi necessario pensare a nuove forme di partecipazione, che coinvolgano le forze civili.

In un‟epoca in cui si parla di „fine dello Stato‟, ci si domanda come difendere e promuovere i valori della democrazia, in un‟epoca di così

grandi cambiamenti e quali siano i modi e gli strumenti più adeguati. La risposta delle istituzioni tuttavia non manca: nascono così nuove

istituzioni tipiche dei paesi del common law, nuove autorità indipendenti, caratteristiche di una nuova forma di Stato: uno Stato

regolatore, la cui funzione è „per lo più un‟attività regolativa che si riferirà di norma ad ambiti di attività svolte da privati, di cui attraverso

la regolazione vengono poste condizioni di funzionamento efficiente‟ (A. La Spina e G. Majone, Lo Stato regolatore, Bologna, Il Mulino,

2000, p.23). Lo Stato, quindi, sposta il proprio baricentro su autorità indipendenti, le cosiddette istituzioni non-maggioritarie, manifestanti

una risposta istituzionale all‟ingovernabilità di processi oramai fuori dalla capacità della politica tradizionale, oltrepassando l‟idea

secondo cui la principale, se non l‟unica, fonte di legittimità democratica sia la responsabilità elettorale. Verso un sistema poliarchico al

cui funzionamento partecipano molteplici fattori tra i quali anche l‟attività dei gruppi sociali e la presenza di una cultura civile, attenta non

più a sottolineare forme accentrate di governance bensì verso logiche di rete, tese ad un rimodernamento si quei sistemi democratici

non più rispondenti i propri doveri di gestione e guida di una vita comunitaria, sempre più controllata da imprese multinazionali e

organismi internazionali. Lo Stato in generale ha perso il proprio ruolo e quei suoi tradizionali attori di rappresentanza politico-elettorale,

quali erano i partiti politici, divenuti oramai catch all parties, ovvero partiti piglia tutto, guidati più da sondaggi che da una forte identità.

Tra i fattori più incisivi di questo mutamento vi è il moltiplicarsi di culture ed etnie all‟interno di un territorio inevitabilmente difforme, dove

l‟accrescersi di centri di potere, rende sempre più problematica la creazione di un consenso attorno ad una visione politica unitaria.

Cresce la comunità globale, cresce una società fortemente pluralista, ma si rafforzano simultaneamente anche quei localismi,

difficilmente controllabili da un attore centrale quale è lo Stato-nazione, incapace oramai di competere con altre realtà istituzionali.

Alche la società si unisce e si propone in una moltitudine di realtà come la difesa dei diritti, dell‟ambiente, del patrimonio artistico, la

garanzia di servizi primari ed altre forme che emergono continuamente tra le maglie di una società civile matura e che si interessa e si

impegna in specifici settori che prima delegava allo Stato. Oggi da un lato per la mutata sensibilità e dall‟altro per la manifesta

incapacità delle istituzioni centralistiche, la società si organizza attraverso azioni di pressione, vigilanza, informazione, sensibilizzazione,

proposte di legge, accordi con le autorità locali, centrali e con le stesse controparti: in sintesi, la società si autorganizza, nel proporre un

nuovo modello di società, proprio come la campagna Tocca a Noi di MTV.

È quindi necessario capitalizzare il patrimonio d'esperienze di lotta e di iniziative del mondo del Terzo Settore e non, che ha acquisito un

ruolo non secondario di rafforzamento della coesione sociale ed economica. Benché i primissimi anni ‟90 raccontino un‟Italia, che

caratterizzata da un crollo del vecchio sistema di partiti, aveva creato una diffusa sensazione di cambiamento accompagnata dall‟idea

che potessero risorgere valori quali onestà, altruismo, solidarietà e impegno sociale: il mondo del volontariato completamente assente

come elemento utile alla lettura dei fenomeni in corso, lasciò che i suoi esponenti si affrettassero ad occupare i posti lasciati liberi dalla

classe politica distrutta dalle inchieste giudiziarie, ma data l‟attuale assenza di una ipotetica sinistra italiana, ciò non potrà influire sulle

sorti di un volontariato e di un associazionismo sociale che all‟oggi a seguito dello sblocco dei fondi del 5 per mille 2007 del 30 ottobre

2009, si conferma essere il settore cui gli italiani hanno destinato una quota ingente della propria irpef, con una ripartizione pari a 234,5

milioni di euro, contro i 62,9 milioni dalla ricerca sanitaria e i 57,8 milioni di quella scientifica. Gli italiani hanno quindi premiato quel

settore che più li rappresenta? O di cui hanno più conoscenza?

Un rapporto pubblicato il 19 novembre 2009 dal Centro comune di ricerca (CCR) dal titolo L'impatto del social computing sulla società

dell'informazione e sull'economia dell'UE, sottolinea come il social computing stia modificando la vita di tutti Noi, attraverso l'uso di siti di

social networking quali blog, giochi online multi-giocatori e siti come YouTube, per partecipare ed approfondire maggiormente le proprie

conoscenze e competenze, aderire a organizzazioni politiche o ambientaliste online, sottoscrivere petizioni online e partecipare

attivamente al dibattito sociale e politico. Un maggiore coinvolgimento per una maggiore trasparenza nei processi decisionali di una

cittadinanza attiva.

L‟incontro obbligato con le nuove tecnologie e quindi con Internet, hanno e stanno massimizzando quel potenziale informativo e

dialogico cui ogni cittadino deve espletare, in quanto organo attivo di una più ampia comunità reticolare e decentrata, quale è o -

comunque - dovrebbe essere il settore no profit. A tal proposito esistono già concreti esempi del fare rete, cui il mondo delle

associazioni no profit non può ignorare: concreti esempi di una futuribile democrazia elettronica.

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Nonostante le ancor disuguaglianze di accesso e di disinformazione la Young People We Care (YPWC), organizzazione non

governativa gestita dai giovani e per i giovani, già dal 2005 anno della sua fondazione, sfrutta i new media allo scopo di accrescere le

opportunità dei giovani ghanesi, nella creazione di spazi ed opportunità volte a fornire loro gli strumenti e le risorse necessarie affinché

possano agire al miglioramento delle loro comunità locali. Quello di YPWC è un programma di volontariato capace di raccogliere

supporto e assistenza virtuali tali, grazie ad un programma di Volontariato Online delle Nazioni Unite iniziato nel 2006, dove qualsivoglia

persona può contribuire, senza recarsi in Ghana, ovunque sia e per di più ad un costo decisamente inferiore. I volontari tramite mail,

chat, Skype, blog, Facebook hanno così creato newsletter bimestrali, moderato discussioni attinenti alle tematiche dell‟immigrazione,

corretto documenti etc. etc., creando quindi network di condivisione e diffusione di conoscenze e idee, con il comune scopo di: agire per

il cambiamento dei cosiddetti comportamenti collettivi. Lo scopo come per le più storiche pubblicità sociali è promuovere una più

profonda conoscenza civile di quelle problematiche morali, politiche ed educative di una comunità, sempre più sociale o comunque

sempre più attenta a ciò che si definisce essere un‟utopia democratica: la felicità pubblica.

Nuovi format culturali si evidenziano, nuovi modelli economici si propongono, nuovi asset bancari, come Banca Prossima puntano a

professionalizzare il terzo settore, che - in Italia - risulta essere il più vasto ambito lavorativo. Una nuova banca si affaccia? Certo è che

una nuova impresa sociale opera già.

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NO PROFIT

CHeck

UP

PROFIT // NO PROFIT: AL BALLOTTAGGIO NELL‟ERA dell‟OPEN SOURCE. BY gr.gr.

INTERVISTA a Elisa Legnani, assistente di progetto presso REPORTING SYSTEM, associazione culturale no-profit.

gr.gr.: Cos'è il lavoro gratuito? E ciò che è gratuito è sempre utile?

Elisa Legnani: Innanzitutto tengo a specificare che l‟Associazione Reporting System si delinea come associazione no profit, e in

quanto tale non svolge un lavoro gratuito. Spesso infatti si incorre in una confusione terminologica: il no profit non è sinonimo di gratuità

o volontariato, ma, come per definizione “un‟organizzazione che, non avendo scopi di lucro, e non essendo destinata alla realizzazione

di profitti, reinveste gli utili interamente per gli scopi organizzativi”. Ciò non significa che le persone che vi lavorano non percepiscano un

compenso, esiste uno stipendio come negli altri lavori, forse solo meno remunerativo.

Personalmente non condivido la pratica del lavoro gratuito, già nella stessa parola lavoro è implicito uno sforzo, un impegno, un

investimento in termini di tempo e spesso di passione, e questo, a mio giudizio, merita un appagamento,un compenso, che sia anche

uno stimolo a fare di più; questa è la filosofia che cerco di seguire nel portare avanti quella parte di lavoro dell‟associazione di mia

competenza. Va detto che in questo periodo di crisi economica e di valori, non è facile trovare i fondi per portare avanti un'attività come

quella del no-profit.

gr.gr.: Acqua, sanità, istruzione ... e Open Source: fino a che punto può un bene pubblico essere privatizzato?

E. L.: La domanda non è semplice e meriterebbe un‟analisi complessa ed approfondita. Tuttavia mi trovo in una posizione di confine:

per un verso, con l‟affidamento totale ai privati o a società miste pubblico-private dei servizi pubblici di rilevanza economica, si incorre

sicuramente nel rischio di trasformare “beni pubblici” in oggetti di speculazione, portandoli a non essere più un diritto; per altro verso

credo che la gestione pubblica di beni e attività vada sicuramente riformulata, migliorata e resa più “snella”. Personalmente non mi

sento di aderire al processo della privatizzazione perché finora non ha dato quel segnale di libera concorrenza che avrebbe potuto

avvantaggiare i consumatori.

gr.gr.: Dall'etica all'economia etica come si ridefinisce il gratuito?

E. L.: Penso che, soprattutto in Italia, l‟approccio verso la responsabilità sociale debba essere sistemico, coinvolgendo e prevedendo un

impegno concreto e sinergico delle imprese, delle istituzioni, delle associazioni di categoria, delle organizzazioni del terzo settore e di

tutti gli attori della società civile. L‟idea di una economia fondata sulla solidarietà e sulla cooperazione, anziché sulla competizione,

permetterebbe di conciliare le esigenze di soggetti diversi come produttori, lavoratori, consumatori e risparmiatori.

Per quanto riguarda il gratuito credo di aver espresso la mia opinione nella precedente risposta.

gr.gr.: Conoscete realtà come Banca Prossima? O altre?

E. L.: Conosco il progetto di Banca Prossima nel sostegno al mondo no-profit laico e religioso, attraverso il Fondo per lo sviluppo

dell'impresa sociale. Sicuramente per l'ambito del no profit, realtà come Banca Etica e Banca Prossima svolgono un compito di notevole

incidenza: tentando di promuovere le cosiddette imprese sociali in un contesto e in un epoca dove ottenere finanziamenti e crediti da

parte di Istituti bancari diventa sempre più difficile e andando a coprire un difetto di sistema che prevede lunghe attese nell'ottenere i

finanziamenti anche a delibera avvenuta. Ma se dovessi suggerire un implemento davvero significativo alla loro attività direi che

sarebbe intelligente farsi portatori di un ruolo che crei un contatto reale tra i loro clienti che intendono interessati ad investire capitale

tramite sponsorizzazioni e la rete di imprese no-profit.

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ECONOMIA vs CULTURA

COME FARE A RENDERE CONCRETA UN‟ATTIVITÀ CULTURALE PROMUOVENDOLA? AD ESEMPIO A RENDERE L‟ARTE,

IL FARE ARTE O LA CONOSCENZA DELL‟ARTE STESSA UN‟ATTIVITÀ? BY C.G.

Domanda del tutto legittima.

Risposta del tutto complessa.

L‟Italia da sempre si contraddistingue per l‟elevato patrimonio artistico che potrebbe essere sfruttato come potenziale per l‟eventuale

sviluppo di attività e progetti a carattere culturale. Il Terzo settore dopotutto è costituito da tutte quelle attività che non possono essere

spiegate né come statali né di mercato, quindi rientrano a pieno titolo tutte quelle culturali. Nel nostro Paese questo tipo di attività non

mancano, vi è un considerevole numero di persone che esercitano in questo senso, ovvero producendo iniziative volte alla promozione

della conoscenza, senza avere alcun profitto economico. Non esistono infatti fondi destinati a questo tipo di attività o per essere più

precisi vi sono troppi interessi nella gestione di questi fondi. Essi sono per maggior parte dei casi destinati a fondazioni il cui prodotto

culturale non è sempre del tutto attivo. Un giro di interessi che si spera presto termini.

Un ottimo contributo per la crescita dell‟economia culturale si potrebbe avere cercando di incentivare le aziende ad investire nella

cultura, sfruttare in questo senso anche l‟enorme patrimonio storico ed artistico Italiano. Un‟azione diretta per creare una nuova

economia che produca redditi e cultura in modo che più che dare soldi ad amici e conoscenti si possa favorire il privato nella formazione

culturale (www.t-lab.it/T-LAB/Workshop_-_reportage_video.html). Questo è ciò che dice Antonio Pizzola, presidente dell‟associazione

culturale TestaccioLab durante il workshop Per un economia della cultura, organizzato dalla medesima associazione e tenutosi a

Roma nel giugno scorso. Rendere maggiormente competitiva e appetibile l‟offerta culturale incentivando gli investitori a fare fruttare

idee innovative che sensibilizzino la società verso le forme d‟arte più diverse, ma non solo. In questo modo si verrebbero a produrre non

solo redditi a livello materiale, ma anche culturale. Rischio, competitività, produzione migliore e soprattutto investimento culturale, questi

sono i punti cardine della questione che Pizzola affronta.

Non c‟è solo il problema finanziario ma anche quello legato alla sfera dei diritti. La tutela di chi opera in questo settore è praticamente

inesistente. In Italia non ci sono leggi in grado di patrocinare chi operi nel settore artistico o culturale, forse perché i riflettori sono da

sempre puntati sulla classe operaia o gli organi statali in genere, concentrando tutte le energie e le forme di tutela su di essi. Non esiste

infatti un organo di provvidenza per chi opera nel settore dell‟arte o della cultura in genere.

In Europa lo scenario appare completamente diverso, l‟atteggiamento della stessa popolazione non solo degli organi statali è

completamente differente. La concezione di economia ha già ampliato i propri orizzonti. Si premiano le buone idee non la conoscenza

di determinate persone o l‟anzianità come requisito quasi fondamentale (in Italia) per essere considerati, ma si premiano le buone idee

cercando di tutelarne gli organi. Sembra però che un timido cambiamento stia avvenendo, il Ministero della Gioventù purtroppo senza

portafogli, ha sponsorizzato diverse attività in questo senso tra le quali il workshop sopra citato. Il Ministro G. Meloni non ha mai

nascosto la sua determinazione nel voler combattere contro questo sistema passato e al quanto ridicolo rispetto agli scenari dei nostri

vicini europei. Forse la situazione sta davvero iniziando a cambiare. C‟è da dire infatti che negli ultimi anni sono cresciute ed hanno

acquisito importanza una serie di associazioni a carattere artistico e di attività in genere rivolte alla valorizzazione della cultura, vi faccio

qualche esempio. La sopracitata TestaccioLab è un laboratorio di sperimentazione artistica che abbraccia discipline diverse il cui intento

è quello di promuovere i creativi emergenti. Spinta dalla forte volontà di creare un connubio fra il mondo della creatività e quello

dell‟imprenditoria ha creato un‟interessante iniziativa chiamata MOVE ON 1x100 in cui artisti e professionisti collaborano all‟interno di

uno spazio virtuale che si propone come una testata culturale on-line il cui sito è www.1x100.net. Una rete che opera da diversi anni

contro i pregiudizi e i limiti che vedono le operazioni culturali come qualcosa di non sostenibile, promuovendo modelli di investimenti e

cercando di aprire nuovi orizzonti rispetto alle risorse culturali. TestaccioLab compare sulla scena con il progetto Comunic‟azione una

manifestazione che si svolge a Roma in cui sono presenti mostre, performance, rappresentazioni teatrali e musicali il cui obiettivo

“prioritario del progetto è avviare una riflessione critica sul tema, senza limitarsi però alla denuncia, ma, recuperando dal sommerso le

voci artistiche più interessanti, mostrare mediante forme espressive diverse, altrettante risposte positive alla domanda di contenuti e di

valori” (vedi sito www.testacciolab.net).

Un altro esempio di associazione culturale si trova a Milano e si chiama Esterni il cui presidente è Beniamino Saiebene. Si tratta di una

e vera e propria impresa culturale (il passaggio da associazioni a società e quasi obbligatorio, per fortuna). La loro attività comincia

all‟incirca quindici anni fa nel 1995, con la nascita di un piccolo festival del cinema a Milano e che oggi noi conosciamo come Milano

Film Festival. Si deve a questa associazione anche la nascita dell‟ormai famosissimo Fuorisalone, che si sviluppa come concezione di

design ampliato agli spazi della città, un design a tutto campo, dopotutto Milano è la capitale del Design! Un‟altra iniziativa molto

interessante realizzato sempre a fine culturale, ma con la collaborazione di aziende è il progetto Alla Riscossa il cui obiettivo è quello di

sensibilizzare i giovani rispetto all‟importanza della storia e della cultura del territorio. Esterni si prefigge di sviluppare progetti culturali in

diversi ambiti tra cui cinema, design, arte, musica, mettendo al centro dei suoi interessi la valorizzazione e trasformazione degli spazi

pubblici. La città come luogo di incontro, aggregazione, socializzazione. Questi progetti sono possibili grazie al connubio fra aziende ed

istituzioni.

Sorge spontanea un‟altra domanda: come si può concretamente realizzare un‟attività culturale?

Lasciando per un attimo in sospeso i problemi inerenti ai finanziamenti e alle agevolazioni, quali sono i meccanismi burocratici per poter

trasformare un interesse, una passione in una vera e propria attività? Purtroppo non so ancora darvi risposta, ma segnalo con mio

grande stupore la nascita di alcuni corsi a Cremona. In questa timida città di provincia nella bassa Lombardia attraversata dal Po si

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stanno sviluppando diversi corsi gratuiti per la creazione di un‟impresa. Esiste cioè una particolare azienda della Camera di Commercio

di Cremona che attraverso finanziamenti stanziati dalla Regione Lombardia e patrocinati dal Ministero della Gioventù e dallo stesso

Comune di Cremona promuove corsi a carattere culturale. Creare un‟ impresa a carattere artistico culturale è uno di questi, realizzato

avvalendosi del contributo e della collaborazione del Liceo Artistico Statale B. Munari di Crema e Cremona insieme al CRAC Centro

Ricerca Arte Contemporanea, all‟Università degli Studi di Milano (Storia dell‟arte). Inoltre attraverso la collaborazione col dipartimento di

Educazione del Museo d‟Arte Contemporanea, al Castello di Rivoli, al Dipartimento educativo Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di

Torino e al PAV (Parco Arte Vivente Torino) è stato possibile effettuare anche un ulteriore percorso formativo non solo visitando i Musei

elencati, ma anche partecipando a workshop e conferenze organizzati dagli stessi enti. Il corso si pronostica interessante, l‟obiettivo

principale è quello di fornire ai giovani diplomati e laureati in campo artistico delle conoscenze pratiche per l‟eventuale realizzazione di

una cooperativa di servizio per la gestione dei laboratori sull‟arte contemporanea nel territorio. Il progetto è stato realizzato

coinvolgendo diverse agenzie, università, musei e docenti esperti nel settore per fornire ai partecipanti una discreta preparazione.

Un‟ottima proposta, un piccolo spiraglio. L‟importante è poter cominciare ad intraprendere il lungo percorso contro un‟economia del

mercato a favore di un economia della cultura.

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GOSSiP PATRIMONIO DI SOCIALITÀ. BY gr.gr.

Gossip, indiscrezioni e pubbliche umiliazioni sono fra noi fin dagli albori della civiltà.

Un tempo tutti gli abitanti di un villaggio si conoscevano, il passato di ciascuno era patrimonio comune, quindi ben poco era privato ed i

pettegolezzi si diffondevano rapidamente, tanto più che le norme sociali vigenti erano rigidamente imposte tramite il discredito. Con la

stampa nacquero in Inghilterra, intorno al 1830, i tabloid o «stampa da un centesimo», zeppa di notizie, di scandali, liti familiari,

ubriacature in pubblico... e benché la moderna tecnologia dell‟informazione abbia rivoluzionato il modo di registrazione e di diffusione

delle informazioni, il gossip si è espanso ed ha invaso tutti gli spazi informativi. Oggi come oggi il villaggio globale non solo rivive alcuni

aspetti del piccolo villaggio, ma li amplifica e li altera, tanto che tra le persone vengono così ad instaurarsi frettolosi e superficiali legami,

basati su frammenti d‟informazioni, meglio se di semplice chiacchiericcio o peggio di reale violazione di quelle norme, cui internet d‟ha

voce dando a chiunque la possibilità di pubblicarle.

Sommare tutte le informazioni disponibili - vere e/o false che siano - con l‟insaziabile curiosità e il desiderio di raggranellare sempre più

aggiornamenti sugli altri, ci porta ad esprimere giudizi incuranti di ciò che è vero o falso, cosicché tutto diviene certo. Ci si basa solo

sulla parziale conoscenza dei fatti e della condizione altrui e si giunge a giudizi errati, che ledono in molti casi la reputazione di un

individuo.

La sete di notizie concerne - soprattutto - tutti quei fatti che benché veri sono anche privati, ed è in questo costante guardare nel buco

della serratura che si crea quel clima gelatinoso di cui siamo pervasi e che promuove un senso di intimità e di comunità tra individui e

gruppi, tanto che circa i due terzi di tutte le conversazioni riguardano il gossip: esso è un vero e proprio aggregatore sociale!

La pubblicazione costante di intercettazioni telefoniche, a carattere privato, sono invariabilmente inserite nei faldoni processuali e resi

pubblici, finendo così pubblicate e lette da un fruitore assuefatto all‟idea che il modello vincente (che fa notizia), è dato dai vari reality e

continua acriticamente a guardare nel buco della serratura. Affinché i fondamenti etici a riguardo della privacy siano rispettati, in quanto

portatori di democrazia, bisogna obbiettivamente riconsiderare la pratica del discredito, che ha intrapreso proprio come il gossip, nuove

e preoccupanti dimensioni, nel colpire una componente principale dell‟identità di un individuo: la reputazione.

Se il carattere di un uomo è ciò che lui è, la reputazione di un uomo è ciò che gli altri possono pensare che sia e come recita la Bibbia:

«Un buon nome vale più di grandi ricchezze».

Nel romanzo di Henry James Il riflettore, scritto nel 1888, un personaggio, al riguardo dell‟atteggiamento prevalente dei media,

proclama: «Non è più possibile tenerla lontana da ogni cosa la luce della stampa. Quello che farò ora è costruire la più grande lampada

mai fabbricata e puntarla in ogni direzione. Allora vedremo cos‟è privato». Ed è proprio cos‟è il privato, la domanda a cui dobbiamo

rispondere.

Il gossip oggi rende l‟individuo, con tutte le sue imperfezioni, noto a centinaia o migliaia di migliaia di persone ... è come marchiare una

persona con la lettera scarlatta. Ma se non è più possibile sfuggire alla responsabilità delle proprie azioni, è pur sempre possibile

nascondersi, non nell‟oscurità, ma nella luce di una sovrabbondanza di informazioni e controinformazioni, notizie e smentite, che

mietono le proprie vittime. Attirando l‟attenzione più sul privato degli individui si crea una disinformazione tale, per cu i veri reati la fanno

da contorno, a scapito quindi di un‟obbiettiva ed onesta visione d‟insieme.

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"L'ISTRUZIONE IN LA PROMESSA DI UN‟ISTRUZIONE ACCESSIBILE, STA MORENDO. BY gr.gr.

VENDITA"

Partendo dall'idea di standardizzare le qualifiche in tutta Europa, in modo che studenti e insegnanti possano muoversi liberamente tra le

università: la riforma di Bologna, dal Fondo europeo della Dichiarazione di Bologna del 1999, pur essendo giudicata positivamente, in

quanto favorisce la libera circolazione poiché i diplomi sono riconosciuti in ciascun paese, contempla una commercializzazione

dell‟istruzione tale da rendere fondamentale la sponsorizzazione da parte dell'industria.

Attualmente con l‟obiettivo di attuare una politica che riconosce solo le competenze necessarie per un mondo del lavoro globalizzato e

flessibile, si stanno riducendo sempre più i programmi universitari, rendendoli simili a quelli delle scuole superiori. Ma con quali riscontri

occupazionali?

Gli istituti d‟istruzione superiore stanno sempre più assumendo la duplice funzione di formare, a basso prezzo, da una parte un gran

numero di individui immettibili sul mercato e dall‟altra plasmare una piccola elite d‟eccellenza. L'Università pubblica democratica, laica,

egualitaria, inclusiva con la porta aperta ad un mondo libero, sta morendo, a favore di un‟istruzione nuovamente disuguale.

La formazione è un bene pubblico, ma le università pubbliche di tutto l‟Occidente faticano a far quadrare i propri bi lanci. Ci troviamo di

fronte alla stessa realtà pubblica di altri servizi e come ovunque le istituzioni cercano di fare quanti più tagli possibili, ridurre i servizi ed

aumentare le tasse universitarie in una prospettiva di un‟educazione seriamente compromessa, tanto più se finanziata da terzi, che in

quanto privati compromettono così una ricerca critica e indipendente, trasformando l'università in un luogo in cui l'economia ha un peso

maggiore dell‟istruzione.

La crescita di un‟istruzione comune è il presupposto per realizzare un‟economia basata sulla cooperazione e di una democrazia

informata, partecipata e controllata dal basso.

Viviamo in un mondo dove le idee, l'innovazione e l‟imprenditorialità sono essenziali per la prosperità e il benessere di tutti noi ed è per

questo che l'istruzione deve rimanere aperta a tutti.

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WOwMAN TYPE

QUOTIDIANITÀ MEDIALI. BY gr.gr.

La situazione delle donne nella cultura e nei media è piena di paradossi e spesso dopo oltre mezzo secolo di storia è proposta

un‟immagine del mondo femminile distorta e parziale. L‟immagine della donna come oggetto del desiderio è ovunque nella pubblicità e

nei maxmedia. Vi sono fatti che sembrano non cambiare affatto e che si ripetono, secolo dopo secolo e al cui centro si pone il corpo

della donna. Ma perché noi lo si accetta? In una società senza morale in cui si accetta tutto e ci si abitua a tutto, ciò che manca è un

strumento critico, affinché la salute, la giovinezza eterna, la bellezza e la seduzione, oltre che l‟amore e il piacere non d iventino merci.

Donne come omaggio, come escamotage per creare quel clima di complicità che hanno l‟odore antico dei vecchi bordelli. Se la regina

di Francia Caterina aveva Escadron volante de la Reine (ventiquattro ragazze tra le più belle nobildonne di Francia) aventi funzione di

agenti a sostegno della Corona, adesso ci sono i modesti drappelli di escort dei vari faccendieri.

In un mondo saturo di sessualità ogni cosa è accostata ad immagini in cui la donna è vista come oggetto sessuale, si contribuisce così

alla formazione di un opinione pubblica che applica schemi sessisti identitari e stereotipati. L‟abitudine è a tal punto radicata, che non si

presta alcuna attenzione e si partecipa alla spettacolarizzazione di qualsiasi cosa giungendo alla banalizzazione della prostituzione,

soprattutto femminile, che trasforma tutto in un reality.

Tutto è riconducibile alle caratteristiche della nostra società in cui prevale la violenza e un aumento di comportamenti rozzi e incivili. Il

macismo diffuso in ogni strato sociale, con pochi ideali ed ancor meno idealisti… pochi sogni ed ancor meno spazio e tempo per

sognare, ecco: la nostra normalità.

Nascostamente si continua a considerare naturale la finalizzazione della vita delle donne alla cura della propria famiglia e dell‟essere

bella e eternamente giovane. I canoni di bellezza sono sempre esistiti, ma mai hanno avuto tanta potenza nell‟influenzare le masse

verso degli stereotipati incroci tra Barbie e maggiorate, come in quest‟epoca. Eppure nonostante le ragazze abbiano migliori risultati

negli studi rispetto i ragazzi, esse continuano a sottomettersi a determinati canoni estetici etc. etc.. Non c‟è merce che non venga

presentata con l‟uso del corpo femminile e ne siamo talmente assuefatti che diviene normale usarlo ed essere usate come oggetti.